Sulla scia del bellissimo Room (qui la recensione) di Lenny Abrahamson e della straordinaria interpretazione del giovanissimo Jacob Tremblay, ecco le migliori 20 interpretazioni del cinema recente offerte da attori bambini:
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Sulla scia del bellissimo Room (qui la recensione) di Lenny Abrahamson e della straordinaria interpretazione del giovanissimo Jacob Tremblay, ecco le migliori 20 interpretazioni del cinema recente offerte da attori bambini:
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Au plus près du soleil è un dramma francese virante alla tragedia greca più nera, che ricorda da vicino opere come l’Ippolito portatore di corona oppure il classico Edipo Re, del quale richiama in qualche modo atmosfere, suggestioni e sensazioni mescolandole sapientemente- grazie alla regia di Yves Angelo– ad altre provenienti direttamente dall’universo del noir, e in particolare dalle storie scritte da Simenon. Tutto questo per raccontare la storia di una coppia, Sophie (magistrato) e suo marito Olivier (avvocato): entrambi si muovono nel sottobosco del mondo giudiziario e sono alle prese con casi complessi. La loro esistenza borghese viene sconvolta quando la donna si imbatte nel caso di Juliette, accusata di aver indotto il suo amante all’omicidio. La scoperta che è lei la madre del figlio che avevano adottato diciotto anni prima si abbatte sulle loro vite, soprattutto quando l’uomo comincia ad avere dei contatti con l’altra donna, l’estranea, traghettandola lentamente nella loro vita e innescando una pericolosa catena di eventi autodistruttivi.
Angelo parte da
presupposti curiosi e morbosamente interessanti per tessere le
fitte trame di questo dramma, che ha su carta tutti gli elementi
utili per tenere alta l’attenzione dello spettatore: purtroppo
decide di abbandonare il tocco più “dark” per avvicinarsi invece ai
toni della pura tragedia, disperata e disperante, a base di amori
dati e non ricevuti, gelosie, drammi di uomini e donne comuni alle
prese con eventi più grandi di loro che non sanno gestire, con il
risultato che la narrazione ne risulta appesantita, rarefatta tra i
dedali ciechi delle sue inquadrature ricercate e vicine alla
sensibilità della nouvelle vague, tra primissimi piani e
bruschi stacchi di montaggio, affiancati a veri e propri momenti di
“poesia creativa”, dove il tempo viene sospeso e le immagini si
dilatano sullo schermo inglobando lo spettatore.
Spettatore che viene messo nella condizione di un voyeur impotente delle macabre vicende che si abbattono su questi quattro personaggi, dimostrazione vivente di come piaccia- e anche parecchio- al destino giocare a dadi con le vite degli altri.
E’ stata Ellen Page la star di oggi della Festa del cinema di Roma 2015. L’attrice ha promosso il suo ultimo film Freeheld con Julienne Moore. Per l’occasione l’abbiamo intervista in merito agli X-Men e al suo personaggio, la deliziosa Kitty Pride:
https://youtu.be/Yn8S30QWxCw
Molte volte i fan accaniti di cinema e tv entrano così tanto dentro le loro passioni cinematografiche che arrivano a formulare anche teorie e ipotesi sull’oggetto delle loro passioni.
Anche Aladdin, film della Disney del 1992 ha subito questa sorte, ma dopo tanti anni, sono proprio i registi, Ron Clements e John Musker, a confermare la teoria dei fan secondo cui il mercante che compare all’inizio del film, con quattro dita e con la voce di Robin Williams, è in realtà il Genio camuffato.
Clements ha dichiarato: “Mi sono reso conto che qualcuno ha speculato sul fatto che il mercante all’inizio di Aladdin è il Genio. Ebbene è vero! Era nostra intenzione dall’inizio. Avevamo anche questa parte, alla fine del film, in cui si rivela, e ovviamente Robin aveva dato la voce al mercante. Solo alla fine del montaggio la scena è andata perduta, per cui, sì, è una leggenda metropolitana che si è rivelata corretta”.
Ricordiamo che al momento è in produzione alla Disney un film spin off sul Genio.
L’ Auditorium Parco della Musica si
è riempito per la prima grande star di questa edizione della
Festa del Cinema di Roma: Jude
Law! L’attore si è raccontato partendo da scene chiave
dei suoi film di maggior successo ma ha anche parlato della sua
esperienza con il nostro regista da Oscar, Paolo
Sorrentino.
Jude Law si trova infatti da più di due mesi a Roma per lavorare
all’ultimo progetto di Sorrentino,
The Young Pope, dove interpreta il giovane
papa del titolo e si è dimostrato molto entusiasta del progetto,
“Come tanti altri miei colleghi amavo il lavoro di Paolo
Sorrentino e dopo La Grande Bellezza sognavo di poter lavorare con
lui e lo dicevo a tutti. Nemmeno un mese dopo mi è arrivato questa
sceneggiatura e mi è stato detto che sarebbe stato il suo prossimo
progetto e mi è sembrata un occasione straordinaria. Ora sono qui
da Agosto e giriamo principalmente dentro e nei dintorni di Roma.
Sarà un film di 8 ore per la HBO e io interpreto questo papa
americano inventato ambientato ai giorni nostri e per ora sta
andando molto bene” ha raccontato Jude Law al pubblico. La
sfida più difficile per un attore nell’interpretare un papa?
“Bè al momento posso solo sedermi su una specie di sgabello
scomodo perché se no rovino il costume di scena. Quindi una volta
che sono vestito magari passo anche 14 ore in piedi! L’aspetto è
meraviglioso ma è parecchio faticoso.”
La novità di quest’anno negli Incontri con il pubblico è che vengono proiettate scene tratte da film a cui l’ospite ha partecipato, che poi commenterà aiutato da domande del Direttore Artistico della Festa, Antonio Monda. Dalla filmografia di Jude Law sono state tratte scene chiave da A.I. Intelligenza Artificiale, Il Talento di Mr Ripley, Ritorno a Cold Mountain, Sherlock Holmes, Wilde, Sleuth, Era mio padre, Gattaca, Anna Karenina, Closer e Grand Budapest Hotel.
Partendo da A.I. è stata scontata una domanda su il suo rapporto con Steven Spielberg e Jude Law ha ammesso che il suo film preferito del regista è Incontri ravvicinati del terzo tipo, “Quel film da piccolo mi ha molto colpito, ricordo che lo vidi e ne rimasi terrorizzato. Eppure già all’epoca mi intrigava queste qualità per il quale è poi diventato famoso. L’ho rivisto diverse volte da giovane, da padre e da attore con 20 anni di carriera alle spalle e ogni volta è stata un esperienza straordinaria perché è un film che cresce ogni volta che lo vedi ed è un modo molto interessante per notare l’equilibrio tra la normalità, la vita familiare e questo mondo della fantasia e della magia che ti permette anche di evadere”
Jude Law, look minimal con giacca di pelle nera, si è regalato al pubblico con risposte belle lunghe e qualche confessione! C’è qualche film che rivedendolo gli fa pensare di aver voluto rifare la scena in modo diverso? “In realtà questa è una situazione molto curiosa, perché una volta finiti i film non li rivedo mai e queste scene le sto riguardando per la prima volta dopo tantissimi anni ed è strano rivedermi! Sicuramente farei alcune cose diversamente…ma ero giovane, sono passati 10-15 anni dall’uscita di questi film e ricordo vagamente quello che cercavo di fare come attore a quei tempi”.
Qual’è il tuo approccio al personaggio? Come lo studi? “È un viaggio interessante perché ripensando a come ho iniziato da adolescente lavoravo molto d’istinto: usavo le sensazioni piuttosto che seguire attentamente le istruzioni del regista. Mentre invece sono arrivato a comprendere che una delle cose più belle di questo mestiere è che ti da l’opportunità di imparare di qualcosa di un mondo sconosciuto o scoprire di un preciso momento della storia o insegnarti cose che non sapevi: un vero e proprio strumento di apprendimento. Quindi come attore questo mi permette di costruire il mio personaggio su delle basi ma a volte si esagera. Per concludere possono valere entrambe le impostazioni, dipende da quello che uno trova più idoneo per arrivare ad una preparazione solida del proprio personaggio e anche da quello che il regista chiede dalla tua performance”.
Ma per quanto riguardo il suo Karenin in Anna Karenina, l’attore è partito dalla sceneggiatura e non dal grande classico di Tolstoj, “Non avevo letto il libro ma conoscevo ovviamente la storia grazie ad altre trasposizioni cinematografiche. La cosa che mi ha affascinato di più della sceneggiatura è stato come Tom Stoppard abbia puntato ad un’aspetto più intimistico di questo lavoro, non polarizzando i personaggi e senza trasformare il mio nel cattivo senza riscatto. Era più concentrato sul potere che ha l’amore e il processo di esso. Dopo ho letto il libro e mi sono trovato subito allineato con l’impostazione che aveva dato Tom alla sceneggiatura e dopo l’uscita del film molti mi hanno anche detto che finalmente avevano visto un Karenin riscattato, visto per quello che era e non come la causa principale della fine del rapporto”.
“Mi sento molto fortunato perché alla fine mi sono divertito in tutti i miei lavori e ruoli e penso che sia anche merito della gente con cui ho lavorato e in parte perché mi ritengo davvero fortunatissimo di fare questo mestiere e voglio sfruttare ogni opportunità al massimo. Francamente se uno non si divertisse in situazioni del genere dovrebbe farsi delle domande. È un mestiere straordinario che ad esempio mi porta per lunghi periodi, come nel caso di The Young Pope, a trascorrere tanto tempo in un’altra città. Quale altro lavoro ti permette una cosa del genere? Sono privilegiato!”, tra sorrisi e battute, Law è stato molto apprezzato dal pubblico ma non molto disponibile con foto e autografi, saltando il red carpet e uscendo velocemente a fine incontro.
Per finire gli è stato chiesto di scegliere un film importante per lui e sorprendendo tutti è stata proiettata una scena da La morte corre sul fiume, opera del 1955 di Charles Laughton: “Questo è un film che mia mamma mi fece vedere quando avevo circa 16-17 anni e stava iniziando il mio amore assoluto nei confronti del cinema e questo film mi ha fatto vedere cosa era possibile raggiungere. Io sono molto legato al teatro e alla magia che si crea tra il cast, attori e regista e la nostra fantasia, con cui possiamo arrivare in qualunque luogo rimanendo dentro un teatro. Mentre trovo che non venga utilizzato abbastanza nel cinema questo elemento di teatralità: siamo troppo ossessionati nel far apparire tutto vero, che suoni vero, che sembri vero, che lo sia. Va benissimo e sono un sostenitore di tutto ciò ma non bisogna sottovalutare l’importanza della teatralità. E questo film dà un quadro straordinario di come si possa raggiungere un equilibrio tra una storia vera un po’ cupa all’interno di un involucro quasi fiabesco. È triste pensare quello che poi è successo a Charles Laughton e questo fa pensare molto al destino del cinema poiché gli studios non avevano affatto compreso il suo lavoro e hanno deciso che non avrebbe più lavorato.”
Nella gallery a seguire potete ammirare il nuovo fiammante poster di Star Wars il Risveglio della Forza, con in primo piano tutti i nuovi protagonisti.
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JOHN BOYEGA REPLICA SUI DUBBI “RAZZISTI” IN MERITO A STAR WARS
BB-8 CON CONTROLLO REMOTO [VIDEO]
STAR WARS IL RISVEGLIO DELLA FORZA: I COSTUMI AL D23 [FOTO]
Star Wars Il Risveglio della Forza uscirà sul grande schermo il 18 dicembre 2015 con un cast che include il ritorno di Harrison Ford, Carrie Fisher, Mark Hamill, Anthony Daniels, Peter Mayhew e Kenny Panettiere con le nuove aggiunte John Boyega, Daisy Ridley, Adam pilota, Oscar Isaac, Andy Serkis, Domhnall Gleeson, Lupita Nyong’o, Gwendoline Christie e Max von Sydow.
Dopo diversi progetti leggeri, Peter Sollett si cimenta in un progetto importante per i temi di cui si fa portatore e per le dinamiche delicate e sempre attuali che mette in campo.
Attraverso il grande impegno di due magnifiche protagoniste, Freeheld racconta la storia della pluridecorata detective del New Jersey Laurel. Quando le viene diagnosticato un cancro al quarto stadio, decide di assicurarsi che la sua sudata pensione vada alla sua compagna Stacie. Ma i funzionari della Contea di Ocean (Ocean County – New Jersey), detti Freeholders, non le riconoscono questo diritto. Il Detective Dane Wells (Michael Shannon), e l’attivista per i diritti civili Steven Goldstein (Steve Carell) si uniscono a Laurel e Stacie coinvolgendo altri agenti di polizia e la comunità a sostegno della loro lotta per l’uguaglianza.
Basato sull’omonimo cortometraggio documentario vincitore dell’Oscar e adattato dallo sceneggiatore di Philadelphia, il film narra la vera storia d’amore di Laurel Hester (Julianne Moore) e Stacie Andree (Ellen Page), e della battaglia che condussero per ottenere giustizia di fronte alla legge, una battaglia che, paradossalmente, sembrerebbe essersi conclusa, con una vittoria gloriosa, lo scorso giugno, quando la Corte Suprema degli Stati Uniti ha votato a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso in tutti e 50 gli Stati.
La storia è però
ambientata circa 10 anni fa, quando si stavano appena
ufficializzando le unioni civili e tutto sembra nuovo e
estremamente progressista anche per gli Stati Uniti.
Freeheld è una perfetta confezione per un
progetto con intenti didattici molto precisi che però sbaglia tempi
e luoghi, combattendo battaglie già vinte e che al massimo
potrebbero essere accolte in paesi come l’Italia, dove le coppie di
fatto hanno ancora vita difficile. Da un punto di vista dello
spessore cinematografico, il film si fregia di ottime
interpretazioni, su tutte quelle di
Julianne Moore e
Michael Shannon, ma di una regia didascalica e
per nulla personale che si limita a impacchettare un prodotto già
sulla carta vincente a causa della potenza emotiva della
storia.
L’aspetto invece bello, emozionante, coinvolgente di Freeheld è la storia d’amore, situazione che cinematograficamente non passa mai di moda e che trova sempre un forte riscontro nel pubblico pronto a empatizzare con i protagonisti.
Apparsa per la prima volta su grande schermo con L’Evocazione – The Conjuring, la bambola Annabelle ha così segnato l’immaginario del pubblico da meritarsi uno spin-off tutto suo. Ispirato dai veri fatti di cronaca di Ed e Lorrain Warren, due “indagatori dell’incubo”, la bambola è riuscita con il suo primo film a raccogliere ben 256 milioni di dollari a fronte di un budget di soli 6,5.
Ora lo studio New Line – secondo Tracking Board – ha confermato che il sequel del film, Annabelle 2, è in lavorazione e sarà ancora una volta prodotto da James Wan. Soprattutto sarà scritto ancora da Gary Dauberman, sceneggiatore del primo film, di The Wolves at the Door e di Hellfest, in arrivo sulla CBS.
Sebbene sia acclarato che Alien: Paradise Lost, sequel di Prometheus, vedrà la luce ben prima di Alien 5, il regista Neill Blomkamp ha pensato di tenere alta l’attenzione attorno al quinto capitolo della saga ideata da Ridley Scott, proponendo attraverso Instagram la prima foto del nuovo Pulse Rifle, fucile che per l’occasione sarà dotato del Rail Interface System.
Ecco il post del regista:
Vi ricordiamo che a produrre la pellicola ci sarà Ridley Scott il quale ha confermanto che Alien 5 si svolgerà circa 30/40 anni dopo gli eventi di Aliens. Difficile capire se Sigourney Weaver, a 65 anni, possa interpretare ancora Ripley.
Fonte: Comic Book Movie
Questa edizione della Festa di Roma continua a stupirmi sempre più. Non solo perché i film che proiettano sono notevoli ma perché ogni tanto trovi delle chicche che ti fanno sperare nel genere umano. Ad esempio ieri passeggiavo per l’Auditorium e mi sono imbattuta in diverse signorinelle con delle allegre bottiglie vuote in mano, tutte dirette verso lo stesso punto. Al che ho pensato: vedi che bello? Come si impegnano a fare la differenziata? Poi però ho pensato di approfondire il discorso, e mi sono resa conto che invece andavano tutti spediti verso una sorta di distributore d’acqua dove poter fare il refil una volta svuotata la bottiglietta. La mia mente è volata alla gastroenterite post fontanella del Movie Village di Venezia, e non vi nascondo che ho avuto un certo timore. Però poi ho pensato subito che è una cosa bella che tu non debba necessariamente spendere milioni per bere una cosa vitale come l’acqua, e poter avere qualcosa a disposizione, per la gente. Certo, se ce fosse.
Ragazzi, non c’è un cane. A Venezia almeno quello c’era, e gli abbiamo detto pure due parole, arcane. Ve lo ricordate?
Quest’anno continua ad esserci un vuoto cosmico: trovi posto se vuoi mangiare, fai la fila per poco tempo, trovi posto se vuoi uno Spritz, che gli altri anni dovevi prenotare pure per cenare dar kebabbaro. Giustamente l’anno che i film so belli e che l’organizzazione è un po’ più civile manca la materia prima. Quindi sembriamo una setta di invasati: siamo solo addetti ai lavori, c’è poco da fa costume. Alle cose glam non ci andiamo, si parla solo di film visti e di conferenze stampa. Insomma, per dire, non c’è una groupie di qualche attore da perculare, non scoppiano risse in sala o in fila, fai la pipì in 10 secondi. Che uno gli altri anni faceva in tempo a stamparsi il pressbook di tutti i volumi di Nymphomaniac mentre andava a fa la fila per il bagno. Niente. So pure puliti. Eccheccazzo.
Per giunta siccome siamo solo noi ormai ci conoscono per nome pure gli esercenti dei baretti del posto. Ieri la Stefania, mitica donna che serve Spritz vicino l’Auditorium, mi ha dato direttamente una cofana in busta formato famiglia di chips, ‘tanto stamo tra noi, non te sconvolgi se nun te do’ na ciotola vè?’.
No Stefà, tranquilla. Domani vengo in ciavatte.
Altra esperienza mitica
i cocktail al sakè e il gelato all’azoto del Mazda
Space. Per la serie, le cagate ogni anno ce devono sta’.
Se non so’ i film so’ gli sponsor che s’impegnano.
Una cosa però non manca: la corsa ai gadget, alla roba gratis. Quella c’è sempre. E noi non ci possiamo distrarre un attimo che ce fregano la roba da sotto al naso. Rischi che te giri e tipo Houdini fanno una manovra e ti ritrovi in mutande.
Ieri ci stavano comprando pure Ang. Ma questo lo faccio raccontare a lui, io devo andare in un posto nuovo, in stazione. Ah non lo sapevate? So’ la madrina della Festa. Quest’anno da contratto mi spetta solo apertura e chiusura. Corro a Milano a scegliere il vestito per la premiazione.
SINOSSI
Una giovane donna avvenente sta in spiaggia con quel gran fustacchione di suo marito, un vecchiodemmerda in sedia a rotelle diabetico e più di la che di qua, che ha evidentemente sposato perché un gran tocco di manzo. Insomma lui a una certa vuole fumà, e lei gli dice ‘no coglione, gnegne sei malato, non puoi’. E se ne accende empaticamente una e glie spipacchia in faccia. Poi lui vede un cioccolatino e le dice ‘amo’ che me ne dai uno?’ E lei: ‘ahahhaha sei diabetico, idiota, cor cavolo, soffri tiè me lo mangio io’. Poi si accende l’iPod e si mette a ballare in spiaggia, mentre il marito la guarda impotente come Malgioglio davanti a Dakota Johnson.
Il finale non ve lo spoilero, ma il grande cinema di Sorrentino arriva efficace anche in questa manciata di secondi. La morale è: ‘Anziani. [Pausa scenica]. Se alla vostra mausoleica età ancora v’accollate e non ve la sentite di ammettere a voi stessi che quei movimenti in basso non siano decisamente più libido [altra pausa scenica]. Ma con tante mignotte che ce stanno in giro per il mondo, proprio ‘na mignotta stronza ve dovete trovà?’
Fine.
(Vì)
Quest’anno, grazie al fatto che dietro sta facciata da cazzone si nasconde un serio giornalista che lavora per un ente istituzionale importante (o forse è il contrario), alla Festa di Roma ho la fortuna di non dover lavorare necessariamente in sala stampa, ma all’interno di una comoda redazione allestita dietro ai banchetti degli sponsor.
La solita sculata del Guglielmino, direte voi. E vi capisco.
Però, a parte che grazie al sottoaffollamento generale al momento la sala stampa è più desertica di Tatooine alla vigilia di Natale (e quindi alla fine un allaccio per il PC si trovava) qui nell’acquario di vetro dove m’hanno piazzato in effetti faccio la figura del Gigolò d’avanzo, con tanto di occhiatine ammiccanti da parte di diverse vecchie signore che erano convinte che dal mio libro sarebbe stato tratto un film a breve. Ho provato più volte a spiegar loro che era un saggio, e che la loro proiezione era improbabile, ma hanno insistito due tre volte e alla fine ho ceduto: “Sì, signora, sarà un kolossal e vi reciterò io stesso. Si intitolerà Ercole vs. Prepuzio e uscirà a Natale, andate in sala e non ve ne pentirete”. Volevano il mio numero di telefono e ho risolto dandogli quello dell’inquilino del piano di sotto che litiga urlando con la moglie tutte le domeniche mattina.
Inoltre, dato che leggono
il marchio della suddetta prestigiosa società, entra la qualunque.
Oggi un tizio voleva che gli rintracciassi un amico sulla base di
una foto sbiadita. Tutto molto romantico, se non fosse che in
teoria dovremmo lavorà. Quando mi assento, se non c’è nessun altro
in stanza, devo chiudere con un pesante lucchetto con catena (il
che mi piace perché mi fa sentire una specie di Guardia di Porta o
l’Ercole di cui sopra, in quelle iconiche immagini con Steve Reeves
cinto d’acciaio) altrimenti questi vengono e se fregano tutto,
convinti che tutto sia un gadget. Ieri – m’hanno detto, io stavo
appunto presentando il libro – che una se voleva prende la borsa di
Piquadro che avevo lasciato lì con tutto il
portafogli, le chiavi della macchina, i documenti e i sigari
ciancicati. E non perché fosse una ladra, ma perché se è in un
Festival (sì, vabbè. Festa. Come ve pare) ed è prendibile, per loro
non ha padrone. Senza contare quelle che hanno cercato di
intascarsi copie del mio libro, il che mi potrebbe pure lusingare.
Comunque c’era il mio editore, che è un culturista dalla forza
smisurata (lui sì Ercole, ma pè davèro) e per fortuna stava lì a
controllare. E la scena della signora impaurita che lo ricaccia
fuori dalla borsa dove l’aveva goffamente nascosto ha valso da sola
tutto l’evento.
Oggi nella sezione per bambini Alice nella città è passato Pan, un film dove Peter Pan e Capitan Uncino sono amichetti e fanno il puttantour insieme. In America è stato un flop. Che strano.
Credo che avrò bisogno di tipo diciotto di quei cocktail all’Azoto.
(Ang)
Tracy Morgan è tornato al Saturday Night Live per la prima volta dopo il serio incidente d’auto del giugno del 2014: “è stato terribile, ma mi ha anche mostrato quando amore e supporto ho a questo mondo. Morgan ha raccontato di come abbia incontrato il creatore della serie Lorne Michaels alcuni mesi fa, dicendogli: “‘Lorne, appena mi rimetto in piedi voglio tornare a casa’ ed eccomi qui.”
Nel video in alto 30 Rock con Tina Fey, Alec Baldwin, Jack McBrayer e Jane Krakowski, che fanno all’attore comico una grande sorpresa.
Pan – Viaggio sull’isola che non c’è – È possibile riuscire a dire ancora qualcosa di nuovo e convincente su una storia amata come Peter Pan, dopo le numerose trasposizioni cinematografiche già realizzate (prima fra tutte l’indimenticabile Hook di Stephen Spielberg)? Joe Wright ha conquistato, giustamente, la stima del pubblico con le sue opere precedenti ( tra cui Orgoglio e Pregiudizio, Espiazione, Anna Karenina). Con Pan – Viaggio sull’isola che non c’è si fa carico di una sfida non proprio leggera, di far rivivere la storia dell’orfano Peter, senza invecchiarla.
Per la sua versione, il regista inglese aggiunge componenti nuove e sorprendenti alla storia di Peter, riscattando, con la dovuta moderazione, uno dei cattivi più amati e odiati di tutti i tempi: Capitan Uncino. Peter (Levi Miller), ribelle dodicenne dell’orfanotrofio di Londra, viene rapito e trasportato in un mondo fantastico, popolato da fate e pirati, alla ricerca della sua vera identità e della madre. Con un viaggio spettacolare, Wright ci fa tornare nell’Isola Che non C’è ma, a un primo sguardo, non troviamo il nostro cattivo preferito: dove non si vede Capitan Uncino c’è lo spietato Barbanera (Hugh Jackman) che, a suo modo, aiuta Peter a conoscere se stesso. Sostenuto da Giglio Tigrato (Rooney Mara) e James Hook (Garrett Hedlund), Peter riuscirà a volare verso la verità nascosta dietro il mistero della sua nascita.
Dopo la magnifica prova
registica data in
Anna Karenina che, per spettacolarità, faceva
ben sperare riguardo la buona riuscita visiva di Pan, il regista si
dimostra degno della fiducia riposta. Mantenendo la collaborazione
di Jacquelin Durran, già costumista per
Espiazione e Orgoglio e Pregiudizio, riesce a
creare personaggi visivamente accattivanti e a tirare fuori nuovi
spunti dalla storia senza tempo che tutti conosciamo. Questa volta,
infatti, Peter ha una nuova missione, si arricchisce il suo
bagaglio di relazioni e ripensiamo al passato tra lui e Capitan
Uncino, suo tradizionale nemico che qui è invece un suo
aiutante.
In apertura, una voce fuori campo ci suggerisce che bisogna andare nel passato, per capire il futuro e, in quest’opera di riscatto nei confronti di Uncino, un personaggio che ha sempre dato l’impressione di avere qualcosa in più da dire, effettivamente il suggerimento trova accoglienza. La nuova lettura, che resta di base comunque fedele alla storia originale, è un grande merito del film che, tuttavia non convince fino in fondo.
Visivamente e musicalmente più che riuscito, Pan – Viaggio sull’isola che non c’è non convince infatti nei dialoghi e nella relativa poca importanza data proprio a questa nuova sconvolgente relazione, che sembra restare sullo sfondo. Strizza l’occhio alla filmografia precedente in un divertente gioco di rimandi, ma ci fa sentire la mancanza di quel briciolo di spessore in più in materia di personaggi.
Dopo avervi proposto la recensione di Room, commovente pellicola diretta da Lenny Abrahamson nonchè vincitrice della 40sima edizione del Toronto Film Festival, vi presentiamo ora il primo trailer ufficiale in lingua italiana ed una featurette, resi disponibili sul canale Youtube della Universal Pictures.
La pellicola è l’adattamento cinematografico del romanzo Stanza, letto, armadio, specchio (Room), scritto da Emma Donoghue nel 2010. La scrittrice è presente qui come sceneggiatrice e produttrice. Il romanzo stesso è ispirato al caso Fritzl.
Fonte: Universal Pictures
Dopo aver acceso la curiosità di migliai di fan che, ormai, sperano di vedere Vin Diesel vestire i panni di Freccia Nera in Inumani, l’attore è tornato a parlare di Groot, personaggio a cui tornerà a prestare la voce in Guardiani della Galassia 2.
Stando alle ultime parole dell’attore, Diesel si auspica di poter vedere Groot in una una forma gigantesca.
Ecco quanto evidenziato:
“Ho parlato con James Gunn a riguardo. Non posso dire molto ma amerei vedere un Groot gigantesco. Amerei metterlo in una foresta e vedere quanta massa riuscirebbe a consumare dopo aver divorato tutti gli alberi. Immaginatelo al centro di Central Park a New York. Voglio solo vedere Groot gigante.”
In Guardiani della Galassia Volume 2, che arriverà al cinema nel 2017, torneranno sicuramente Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista e in veste di doppiatori Vin Diesel e Bradley Cooper.
Fonte: Comic Book Movie
Orologi enormi ed edifici che sembrano enormi costruzioni giocattolo: Johnnie To costruisce il suo film incastrandolo in una scenografia (affidata a William Chang e Yau Wai Ming) di stampo teatrale. A metà tra commedia musicale e dramma grottesco, Office 3D è una feroce critica verso l’assetto societario cinese basato saldamente sullo sfruttamento lavorativo del ceto basso borghese e la paura patologica del tempo.
Il signor Ho (Chow Yun Fat), proprietario della società miliardaria Jones & Sunn, che sta per diventare pubblica, ha promesso all’amministratore delegato, sua amante da oltre vent’anni, che ne diventerà la maggiore azionista. Durante questo processo di transizione vengono inseriti nello staff Li Xiang e Kat , due stagisti che si troveranno a essere, loro malgrado, al centro dell’intrigo creatosi all’interno dell’ufficio.
I dipendenti del signor Ho passano quasi l’intera giornata nel loro spazio di lavoro che va a coincidere pericolosamente con l’unico spazio vitale davvero vissuto, a cui per istinto di sopravvivenza hanno dovuto dedicare tutto il loro tempo e la loro forza, dimenticandosi di avere qualcosa o qualcuno al di fuori di esso, nella corsa senza vincitori verso il successo.
I personaggi di To non hanno spessore, forse perché hanno dato l’anima a un lavoro che li rende schiavi senza mai renderli liberi, e ogni giorno mettono in scena il loro personale spettacolo. La svolta musical, oltre a divertire, rende il film per certi versi spaventoso: nessuna emozione traspare dai volti degli attori, che hanno memorizzato la coreografia come dei robot e la seguono alla perfezione mentre le temute lancette dell’orologio scorrono. Il tempo è denaro e il denaro e l’ambizione sono le uniche cose rimaste a queste persone.
Sebbene tutte le componenti del film siano coerenti tra loro e si riconoscano in una struttura narrativa tesa verso un duro humor nero, la visione appare faticosa, a volte noiosa e spinta fin troppo al limite.
Privo di un vero protagonista, poiché teso a rappresentare la spersonalizzazione che la società stessa incoraggia, il film mette in seria difficoltà la capacità dello spettatore di entrare nel suo mondo.
Di fronte a personaggi per i quali sembra essere stato scritto poco e niente, l’empatia di chi guarda non può attivarsi e, sebbene questo renda chiaro il messaggio del regista, non per forza deve bastare allo spettatore per andare avanti fino alla fine del film, la cui durata (119’) appare dunque eccessiva.
Siamo quasi giunti al termine della produzione di Batman V Superman: Dawn of Justice. Secondo quanto dichiarato tramite Instagram da Sean Ray, uno dei visual artist al lavoro sul film di Zack Snyder, sembrerebbe che il team abbia terminato la realizzazione degli effetti speciali che, inevitabilmente, saranno parte integrante di uno dei cinefumetti più attesi di sempre.
Ecco quanto pubblicato da Sean Ray:
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“Temendo le azioni incontrastate di un supereroe pari ad una divinità, il formidabile e fortissimo vigilante di Gotham City decide di affrontare il più riverito salvatore di Metropolis , mentre il mondo si batte per capire di quale tipo di eroe ha bisogno. E con Batman e Superman in guerra, sorge qualcosa di nuovo che mette l’umanitá in un pericolo mai conosciuto prima”.
Ricordiamo che Batman v Superman: Dawn of Justice, Zack Snyder è stato scritto da Chris Terrio, da un soggetto di David S. Goyer. Nel film saranno presenti Henry Cavill nel ruolo di Superman/Clark Kent e Ben Affleck nei panni di Batman/Bruce Wayne. Nel cast ci saranno anche: Amy Adams, Laurence Fishburne, Diane Lane, Jesse Eisenberg, Ray Fisher, Jason Momoa e Gal Gadot. Batman v Superman: Dawn of Justice arriverà nelle sale di tutto il mondo il 6 maggio 2016.
Fonte: Comic Book Movie
Giunto sulle console di mezzo mondo nel lontano 2002, Ratchet & Clank ha riscosso negli anni sempre maggiore successo, scalando le classifiche e guadagnandosi un posto sull’Olimpo del genere platform.
Ebbene a distanza di 13 anni dal debutto su Playstation 2 il duo composto dall’alieno Ratchet ed il robot Clank è pronto all’esordio cinematografico, così come ci dimostra il nuovo trailer ufficiale reso pubblico dalla Gramercy Pictures.
Vi ricordiamo che il debutto al cinema del franchise della Insomniac Games riprenderà le avventure che abbiamo imparato ad amare nei videogiochi della serie e che a firmare la sceneggiatura è stato lo stesso TJ Fixman, già sceneggiatore della controparte videoludica. A dirigere Ratchet & Clank, invece, saranno Jericca Cleland e Kevin Munroe.
Questa, invece, la sinossi ufficiale del film: “Ratchet & Clank racconta la storia di due improbabili eroi impegnati nell’impedire al malvagio alieno Chairman Derek la distruzione di ogni pianeta nella Galassia di Solana. Ratchet, è l’unico sopravvissuto della sua specie, un lombax cresciuto in solitudine in un pianeta retrogrado, senza alcuna famiglia. Clank, invece, è un robot cervelloide. I due, nel corso della loro avventura, si uniranno ad un team di eroi colorati dal nome i Rangers Galattici in modo da salvare la galassia. Sulla loro strada, inoltre, impareranno cosa sono eroismo, amicizia e l’importanza di conoscere le proprie identità.”
Fonte: Comic Book Movie
Festival di Roma 2015: video intervista a Kelsey Mann, Story Supervisor Disney Pixar, Il viaggio di Arlo.
https://youtu.be/5GCVfkt7wSU
Sebbene se ne parlasse ormai da tempo solo ora è giunta l’ufficialità: entrambe le trilogie di Star Wars sono in arrivo al cinema in occasione di una maratona che anticiperà il debutto di Star Wars Il Risveglio della Forza.
L’evento avrà luogo nei cinema americani il prossimo 17 dicembre, mentre le vendite dei biglietti apriranno a partire dal 19 otttobre, in seguito alla pubblicazione dell’attesissimo nuovo trailer.
Una notizia, questa, che sicuramente raccoglierà grandi consensi tra gli appassionati di una delle saghe più longeve ed influenti della cinematografia mondiale.
Star Wars Il Risveglio della Forza uscirà sul grande schermo il 18 dicembre 2015 con un cast che include il ritorno di Harrison Ford, Carrie Fisher, Mark Hamill, Anthony Daniels, Peter Mayhew e Kenny Panettiere con le nuove aggiunte John Boyega, Daisy Ridley, Adam pilota, Oscar Isaac, Andy Serkis, Domhnall Gleeson, Lupita Nyong’o, Gwendoline Christie e Max von Sydow.
Fonte: Comic Book Movie
Diretto da Peter Sollett, che si fa semplicemente portavoce di una potentissima stori di lotta, sofferenza ma in particolare modo, d’amore, Freeheld arriva alla Festa di Roma 2015, accompagnato da una delle sue due splendide protagoniste, Ellen Page.
L’attrice, rappresentante di spicco della comunità LGBT a Hollywood, ha raccontato la sua esperienza nei panni di una donna che, circa 10 anni fa, ha combattuto accanto alla sua compagna morente perché le venissero riconosciuti i diritti che ogni coppia sposata ha già di fronte allo Stato.
“Parte del lavoro è stato parlare con Stacie (Andree, la donna che Page interpreta, ndr). Ho provato a capire cosa ha attraversato, capire come si è innamorata di Laurel (interpretata da Julianne Moore). Ho guardato il documentario un gran numero di volte, ho pianto moltissimo. Tutto il mio processo di costruzione del personaggio è stato basato anche sulla possibilità di capire cosa ha dovuto attraversare lei. Mi sono sentita molto triste a scoprire la sua storia e a sapere cosa è accaduto”.
A partire da giugno, negli USA è possibile sposarsi in tutti e 50 gli Stati: “In USA hanno raggiunto un bel traguardo” commenta la Page, aggiungendo che per lei “la sentenza della Corte Suprema americana ha cambiato molte cose, ma in alcuni Stati ancora si rischia il licenziamento per essere parte della comunità LGBT. Negli anni 50 era un traguardo irragiungibile, ma il cambiamento può avvenire e deve passare attraverso la parità dei diritti. Spero che il film possa avere il potere di mostrare l’impatto che le differenze di trattamento hanno nella vita delle persone”.
Il film è anche la prima prova di Ellen produttrice che commenta così l’esperienza: “Sono stati gli altri produttori a inviarmi il documentario e mi hanno chiesto di interpretare Stacie, io ho detto subito di sì dopo aver visto il film e loro mi hanno coinvolta in maniera molto organica e naturale in tutta la fase di produzione”.
Nel 2007 sempre alla Festa di Roma, Ellen Page presentò Juno, film che le ha regalato la fama mondiale è una nomination agli Oscar. Cosa è cambiato da allora?
“Non sono cambiata, il mio criterio di scelta per un ruolo è sempre lo stesso: se leggo una sceneggiatura che mi piace dico si. Se mi sento coinvolta emotivamente allora va bene. Devo sentire una connessione con il personaggio. Per me è naturale sentirmi coinvolta da questioni che riguardano la parità di diritti delle persone. Ci sono passata in prima personae voglio essere parte di queste cose. Volere una società più giusta porta del bene a tutti”.
In merito alla collaborazione con Julianne Moore, Page non ha altro che elogi: “Lavorare con Julianne è stato molto speciale, non ci eravamo mai incontrate prima ma si siamo connesse subito, è estremamente generosa sul lavoro e ha un cuore grande. Si è commossa con me di fronte a questa storia e come me crede nell’uguaglianza. Ha interpretato molti personaggi gay in passato e credo che come me anche lei volesse far parte di questo progetto perché crede nel suo messaggio”.
Anche sui sui sogni per il futuro Ellen Page ha le idee chiare: “I miei sogni sono molto simili a quelli di Stacy, mi piacerebbe condividere la mia vita con qualcuno. E anche avere un cane”.
Terzo giorno alla Festa di Roma 2015 e terzo Daily, video commento sui titoli di oggi: Pan, Il viaggio di Arlo e Mistress America:
https://youtu.be/us29wu26QMY
E’ oggi il gran giorno di Ellen Page alla Festa del Cinema di Roma 2015, l’attrice è a Roma per presentare il suo ultimo film Freeheld che la vede protagonista al fianco di Julienne Moore e Michael Shannon. Ecco le foto:
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È arrivato a Roma per presentare in anteprima alcune scene de Il Viaggio di Arlo, Kelsey Mann, story supervisor per i Pixar Animation Studios: “Sono molto orgoglioso di presentarvi questo materiale perché la maggior parte delle persone alla Pixar ancora non lo hanno visto, nemmeno mia moglie! Ammetto che alcune sequenze le abbiamo finite solo la settimana scorsa, siete davvero fortunatissimi!”. Mann è entrato nel progetto negli ultimi due anni di cinque di produzione, affiancando il regista Peter Sohn, anche lui coinvolto in seconda battuta.
“Il Viaggio di Arlo parla della storia di questo dinosauro che ha un grande cuore ma che è un fifone. Perde la strada di casa e affronterà un lungo viaggio insieme ad un bambino. Il cuore del film è la storia tra un ragazzo e il suo cucciolo, solo che nel nostro caso il dinosauro è il ragazzo e il cucciolo è il bambino” ci racconta Mann, “Alla Pixar cerchiamo sempre di fare qualcosa di diverso e ci piace iniziare con il ‘What If’ (‘E se’): che cosa sarebbe successo se l’asteroide non avesse colpito la terra e i dinosauri non si fossero estinti? Questa volta abbiamo pensato di rovesciare i ruoli: è una cosa mai fatta ma allo stesso tempo familiare. Non volevamo che questi dinosauri fossero immersi nella tecnologia o spingerci troppo oltre magari facendogli guidare una macchina, ma li abbiamo voluti immergere nella natura selvaggia, ai tempi della frontiera, dai ranch e i contadini.”
Kelsey Mann, come story supervisor si occupa delle ricerche dietro la storia e spiega, “Una parte fondamentale della nostra preparazione è andare nelle location: ad esempio io non avevo mai visto una mandria di bestiame al pascolo e quindi come avrei potuto disegnarla? Inoltre andiamo in giro a sperimentare sensazioni ed emozioni. Davanti ad una grande catena montuosa abbiamo realizzato che ci siamo sentiti insignificanti e questa sensazione dobbiamo riuscire a farla trasparire.Ma il posto numero uno dove andiamo a cercare le nostre storie è dentro di noi, ne parliamo, ne discutiamo, su cosa provavamo a quell’età o quello che fanno i nostri figli e questo aiuta il pubblico ad identificarsi nei personaggi. I migliori film sono proprio quelli dove i creatori sono stati onesti con i loro sentimenti.”
New York City non è un semplice set a cielo aperto, suggestivo, caotico e babilonico. New York è uno “stato della mente”, una condizione emotiva, generazionale, sentimentale che affligge chi ci vive e chi aspira a stabilirsi lì. Figuriamoci chi c’è nato, come Noah Baumbach, di Brooklyn, uno dei cineasti indipendenti più promettenti dell’ultimo decennio- insieme a Wes Anderson, col quale ha spesso collaborato- che cerca fin dai suoi esordi cinematografici di inserire nei propri lavori un’auto- riflessione profonda sul proprio mondo e sui personaggi che lo popolano, frugando tra i suoi ricordi.
Mistress America, il suo ultimo lavoro, è l’erede di una lunga tradizione di commedie sentimental- nevrotiche ambientate della grande mela, ispirato ai film anni ’80 sulla scia di Cercasi Susan Disperatamente o Qualcosa di Travolgente, aggiornato però in chiave 2.0 al linguaggio di Twitter, dei social, della crisi economica e del default.
Alla base della
pellicola c’è, soprattutto, la relazione sentimentale e creativa
tra Baumbach e l’interprete del film, l’indimenticabile
Greta
Gerwig, capace di prestare anima, espressioni e
volto ad una nuova incarnazione di donna nevrotica e tenace,
ambiziosa e sognatrice, inconcludente e fragile, che ha scoperto il
segreto della vita ma nemmeno lo sa: almeno, così appare agli occhi
della giovane Tracy (Lola Kirke), diciottenne
appena trasferitasi in città per studiare al college, la nuova
quasi- sorellastra Brooke. Senza una vita- sociale e sentimentale-
o un nuovo stimolo all’orizzonte, Tracy si sta lentamente lasciando
schiacciare dal suo muro di incomunicabilità verso l’esterno,
finché non decide di chiamare- su suggerimento della madre- la
figlia del suo fidanzato, una quasi- trentenne dalla vita patinata,
indaffarata, vitale e iper-attiva. Una donna che sembra avere il
polso della situazione di tutto, ma che in realtà mostra tutte le
fragilità di chi ancora non ha capito che piega far prendere alla
propria, incerta, esistenza. Conoscersi sarà l’inizio, per
entrambe, di un viaggio per capire realmente cosa vogliono e cosa
stanno cercando.
L’interessante accostamento compiuto dalla Gerwig e da Baumbach con il romanzo cult di Fitzgerald Il Grande Gatsby è quanto mai opportuno: come Nick Carraway e Jay Gatsby, anche Tracy in un primissimo momento rimane affascinata da questa donna, una sorta di proiezione di cosa potrebbe diventare in fieri nella sua vita se solo riuscisse a capire davvero che strada seguire, trovando il coraggio necessario. Ma solo conoscendola in modo approfondito capisce che non tutto è come sembra, e che la vita patinata e rutilante che Brooke ha costruito intorno a sé altro non è che una bolla, un porto- franco sicuro in cui approdare per ripararsi dall’esistenza. Ognuna delle due donne aiuta l’altra ad emergere dal proprio guscio, ad elaborare il proprio dolore e le paure che nascondono, affrontando l’esistenza e tutti gli imprevedibili cambiamenti disseminati lungo il cammino che le aspetta.
Warner Bros. Pictures ha appena rilasciato 34 nuove foto di Our Brand is Crisis, il dramma politico diretto da David Gordon Green (Pineapple Express, George Washington) con Sandra Bullock e Billy Bob Thornton. Our Brand is Crisis uscirà negli USA il 30 ottobre 2015.
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Il cast vocale di Lego Batman sta iniziando a prendere forma. Secondo l’Hollywood Reporter Rosario Dawson sarà la doppiatrice di Batgirl, alleata in costume del Cavaliere Oscuro nota anche come Barbara Gordon, figlia del commissario. La Dawson raccoglie dunque l’eredità di Alicia Silverstone, che aveva incarnato la super-eroina in Batman e Robin di Joel Schumacher.
L’attrice fa anche un piccolo smacco alla Marvel, con la quale è impegnata su Netflix con Daredevil, andando a doppiare un personaggio dell’universo opposto, quello DC Comics.
La BBC ha rilasciato due nuovi trailers del sesto episodio della Stagione 9 di Doctor Who, “The Woman Who Lived”, con Maisie Williams. La puntata andrà in onda sabato 24 ottobre e porterà il pubblico indietro nel tempo, nel 1651, dove un bandito chiamato The Nightmare terrorizza le strade di Londra; lungo il suo cammino incontrerà però il Dottore.
Twentieth Century Fox e James Cameron hanno annunciato che il progetto Battle Angel è tuttora in sviluppo, e ora potrà contare su un regista eclettico e dissacrante: Robert Rodriguez. L’autore di Machete e Sin City sarà dunque al timone del film prodotto da Cameron e Jon Landau per Lightstorm Entertainment, che prenderà il titolo Alita Battle Angel.
“Io e Robert stavamo cercando un film da fare insieme da anni” ha detto Cameron, “così ho spinto per fargli accettare Battle Angel. È una persona davvero collaborativa e siamo già come due ragazzini che devono costruire un go-kart, si divertono sia a livello creativo che tecnico. Questo progetto mi è molto caro e non c’è nessuno di cui possa fidarmi meglio di Robert, con il suo virtuosismo tecnico e il suo stile ribelle. Cercheremo di aiutarci a vicenda per produrre un lavoro davvero epico.”
“Battle Angel è un progetto incredibilmente ricco, epico, e spettacolare, come ogni lavoro di Jim Cameron” ha aggiunto Rodriguez. “Lavorare sulla sua gigantesca sceneggiatura e imparare le tecniche che lo hanno reso un pioniere è come assistere a una vera e propria masterclass, per me. Jim e Jon mi hanno ispirato per decenni, è un onore esplorare il mondo di Alita insieme a loro.
Per molti fan di Harry Potter è impossibile scegliere un capitolo preferito fra tutti i libri della serie, non è così per l’autrice J.K. Rowling. Un utente di Twitter ha infatti domandato alla scrittrice quale fosse il suo capitolo preferito: “In caso dovesse scegliere un capitolo preferito all’interno di tutta la saga di Harry Potter, quale sceglierebbe?”
La Rowling ha risposto “Chapter 34 Deathly Hallows ‘The Forest Again'”, ovvero il capitolo 34 di Harry Potter e i Doni della Morte, Ancora la Foresta.
Harry Potter e i Doni della Morte è il settimo e ultimo libro della serie. Nel capitolo 34 scelto dall’autrice Harry entra ancora una volta nella Foresta Proibita per fronteggiare Voldemort, lungo il suo cammino incontra alcune delle persone a lui molto care non più in vita, come i suoi stessi genitori.
Seth Rogen non ha la minima intenzione di fare campagna per il candidato alle presidenziali Ben Carson. L’attore ha detto al Daily Beast di non aver gradito alcuni commenti del politico riguardo alle armi e all’Olocausto, ma anche sulla controversa questione dell’ultima sparatoria avvenuta in Oregon. Carson avrebbe detto che i ragazzi avrebbero attaccato l’uomo armato. “L’ala destra della politica americana ha lasciato intendere che se la sua politica fosse stata applicata all’Olocausto, gli ebrei non sarebbero stati uccisi” ha detto Rogen, “per me non si tratta solo dell’Olocausto.” “È a proposito dell’Oregon e all’affermazione che i ragazzi non avrebbero dovuto trovarsi in quel posto a farsi sparare.”
“Voglio dire, ho letto molte delle cose che quest’uomo ha detto e semplicemente lo detesto. Quest’uomo è fo*******nte fuori di testa”. Non è la prima volta che l’attore se la prende con Carson, ecco un tweet del 9 ottobre piuttosto chiaro.
Fuck you
@RealBenCarson.
— Seth Rogen (@Sethrogen) 9 Ottobre
2015