Nella cornice colorata del
Cinema Barberini, dopo la proiezione dei primi due
episodi di Pesci piccoli. – Un’agenzia. Molte idee.
Poco budget,
serie prodotta e ideata dai The Jackal con
Mad Entertainment, e in collaborazione con
Amazon
Prime Video, abbiamo incontrato in conferenza stampa
il gruppo comico partenopeo – Fabio Balsamo,
Gianluca Fru, Aurora Leone,
Ciro Priello – con la protagonista Martina
Tinnirello e il regista Francesco
Ebbasta. Il cast è approdato a Roma per presentare la
prima serie comedy dei The Jackal che, come dimostra l’anteprima
dei primi due episodi, ha un animo vivace e pieno di estro. I The
Jackal, arrivati con quel loro sorriso bonaccione illuminando
l’intera sala 4, prima di condividere il piccolo schermo come
colleghi, sono amici da una vita. Veri e sinceri. E il loro legame,
come in tutti gli altri medium nei quali abbiamo ritrovato i loro
volti – a partire dalle web series – è sempre stato la loro carta
vincente, ed è la chiave di volta anche di Pesci
piccoli. – Un’agenzia. Molte idee. Poco budget.
Per il loro debutto in piattaforma,
che ricordiamo sarà su Amazon Prime
Video l’8 giugno, il titolo della
serie è alquanto curioso e particolare e suscita,
inevitabilmente, molto interesse. È Ciro Priello, componente del
gruppo, a spiegare subito come è nato questo nome: “Non avevamo
idea di come chiamare la serie. Un giorno arrivò Aurora
(Leone, ndr) sul set e ci propose di chiamarla Pesci piccoli
come metafora del fatto che siamo una piccola agenzia in un mare di
agenzie più grandi. La motivazione ci è piaciuta e il titolo è
stato dato. Noi poi abbiamo fatto altri lavori in passato, però per
definizione questa è la prima serie comedy che va su una
piattaforma streaming, che è Amazon Prime.” “A differenza
dei nostri altri progetti, questa è la prima volta che i The
Jackal, come azienda, producono una serie. Non ci siamo solo noi
come volti, ma tutta la squadra costituita da venti persone”,
conclude Gianluca Fru, altro cuore del gruppo.
Pesci piccoli – Un’agenzia. Molte
idee. Poco budget: un gruppo che si conosce
Il segreto del loro successo, e
dunque anche della
serie stessa, va perciò ricondotto alla loro forte e duratura
amicizia, che per questo progetto è stata il vero grande motore. A
far funzionare la nuova macchina seriale di Pesci
piccoli.- Un’agenzia. Molte idee. Poco budget è
soprattutto il fatto che i The Jackal non hanno filtri l’uno con
l’altro. “Ci vediamo talmente tanto, e tutti i giorni, che
quello che ci diciamo tutto quotidianamente. Sul set siamo sempre
stati molto trasparenti, e non ci sono stati particolari
disaccordi. Le visioni che abbiamo, anche discordanti, le viviamo
tutti i giorni. La serie l’abbiamo affrontata con grande emozione,
perché per noi è un progetto molto importante, ma rimanendo quelli
di sempre”, dice Fabio Balsamo, una delle figure più
caratteristiche dei The Jackal. “La nostra fortuna è che
parliamo sempre di tutto, anche delle cose che ci piacciono meno.
Credo che sia la nostra più grande forza”, conclude Ciro
Priello.
Essendo un gruppo così consolidato,
l’interazione lavorativa con coloro che non ne fanno parte poteva
perciò essere un rischio o un problema. Eppure per il regista
Francesco Ebbasta non ci sono state difficoltà nell’entrare
dentro questo nucleo familiare molto stretto e intimo, ma
anzi il lavoro svolto con i The Jackal gli ha permesso di far
risaltare con facilità, ed equamente, tutte e quattro le
ingombranti personalità. “Il motivo per cui sono un gruppo così
stretto sta, secondo me, nel requisito per poter accedervi. Conosco
tutti i Jackal dal loro giorno zero, e ciò che mi sorprende
lavorando con loro non è tanto il talento eterogeneo che hanno, ma
la capacità e la sensibilità molto rara di riuscire a riconoscere,
anche dopo quindici anni di esperienza, di avere bisogno di una
squadra per lavorare al meglio. Questo è un grande talento, e loro
ce l’hanno.”
Fra tradizioni napoletane e
lavoro
Nel guardare i primi episodi, poi, è
stato chiaro sin da subito quali fossero veramente i due
protagonisti indiscussi: la Napoli delle
tradizioni, dei modi di dire e di fare, che funge anche da
sfondo, e il lavoro, in questo caso specifico
relativo alla comunicazione e all’agenzia, che costituisce in
generale la cifra tematica ricorrente nei prodotti del gruppo
comico. “La serie racconta un’altra sfumatura del lavoro”,
dice Francesco Ebbasta, “volevamo parlare di quei piccoli
contesti lavorativi, di provincia, in cui decine di persone
lavorano tutti i giorni nella comunicazione, che si svegliano
prestissimo la mattina per andare a fare il tik tok per la
paninoteca all’angolo. Dato che anche noi siamo partiti da un
contesto molto piccolo, per l’appunto provinciale, ci siamo chiesti
come facessero questi esseri umani, nell’epoca in cui tutti sono
famosi e tutti sono delle star, a convivere con questi esempi molto
alti di riferimento, ma nonostante questo svegliarsi la mattina
tutti i giorni alle 7, leggere una moltitudine di e-mail, e fare il
proprio lavoro. Pur consapevoli del fatto che quello che fanno non
cambierà il mondo. Questi erano un po’ gli eroi che
volevamo raccontare, quelli che riescono a
ritagliarsi dei rituali all’interno dello stesso ufficio
come la ball delle merendine o il karaoke, e riescono a
sopravvivere in questo contesto di supereroi, di influencer famosi,
continuando ad andare avanti, a far bene, a innamorarsi fra loro.
Si trattava, quindi, di raccontare la capacità di vivere il
quotidiano e di farlo all’interno di un gruppo, che è la cosa più
importante quando fai questo lavoro.”
Mentre per quanto riguarda Napoli,
il discorso è molto più d’identità che paesaggistico: “Napoli
ce l’abbiamo nel sangue”, continua il regista, “questo non
significa che dobbiamo per forza raccontare la città, che nella
serie fa comunque da sfondo, però i personaggi se la portano dietro
perché è parte di loro, per esempio nell’accento, che io preferisco
portare in scena perché dà loro verità, o nelle scelte musicali.
Abbiamo voluto conservare questo rimando alla tradizione pur
trattando un argomento che è tutto fuorché tradizionale, perché
questo tema delle web agency non era mai esploso prima. Non
riusciamo, anche trattando generi diversi o storie diverse, a fare
a meno di essere napoletani: ce l’abbiamo dentro e ci
appartiene.”
Elementi nuovi,
inserti autobiografici
In Pesci piccoli. –
Un’agenzia. Molte idee. Poco budget, la protagonista,
Martina Tinnirello, non fa parte del gruppo comico
e questa è una vera e propria sorpresa per il pubblico. A spiegare
le ragioni di tale scelta ci pensa il regista: “L’innesco di
ogni prodotto di sitcom a cui siamo affezionati, e la serie ha
tanti riferimenti e omaggi anche a quelle con cui siamo cresciuti,
avviene sempre per un elemento esterno che viene introdotto
nell’equilibrio oramai stabile. A noi piaceva l’idea che un nuovo
elemento, ossia il meta testo, andasse in qualche modo a innescare
una serie di dinamiche all’interno di un gruppo consolidato”.
“Inserirsi in un gruppo consolidato non è per niente
semplice”, gli fa eco Aurora Leone aggiungendosi al discorso,
“ e quello che ci è piaciuto di Martina è stata la sua capacità
di interpretare un ruolo che è di rottura e dovrebbe risultare
antipatico, con una capacità espressiva molto sviluppata e una tale
ironia da farlo diventare il personaggio che piace.”
Nonostante ci sia una protagonista
estranea al gruppo, Pesci piccoli. – Un’agenzia. Molte
idee. Poco budget è comunque un prodotto che parla
dei The Jackal, e che ha al suo interno molti inserti
autobiografici. “L’ispirazione di tutto quello che accade nella
serie viene dalla nostra vita reale. Anche gli aneddoti”, dice
Gianluca Fru, “alcune cose sono vere, tipo la ball delle
merendine, un elemento che abbiamo davvero nei nostri uffici,
mentre altre cose sono solo vagamente ispirate da racconti di
terzi. Però in linea generale abbiamo raccontato il nostro
quotidiano. Noi ci siamo sentiti dei pesci piccoli con tante idee e
poco budget.” “In realtà ci identifichiamo ancora in pesci
piccoli perché non è solamente il budget a determinarci, ma anche
l’atteggiamento verso il lavoro”, conclude Fabio Balsamo,
“essendo un gruppo riusciamo ad equilibrarci sempre, sia quando
ci esaltiamo che quando ci abbattiamo troppo. Quindi la
mentalità è sempre quella di imparare e crescere, in un
mondo che ha tanto ancora da offrirci. E noi dobbiamo ancora
evolvere. Quindi saremo sempre dei pesci piccoli.”
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