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Serenity – L’isola dell’inganno, recensione del film con McConaughey e Hathaway

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Preceduto da una lunga lista di commenti non proprio lusinghieri, arriva al cinema Serenity – L’isola dell’inganno, il film di Steven Knight con protagonisti Matthew McConaughey e Anne Hathaway. Già questo trio dovrebbe mettere in cassaforte un colpo sicuro, visto che se i due affascinanti attori sono tra i più amati e premiati degli ultimi anni, Knight è uno sceneggiature di razza, la cui ultima regia è quel Locke, con Tom Hardy, che ha stregato il festival di Venezia di qualche anno fa.

Insomma una squadra vincente che porta sul grande schermo una storia ambiziosa, giocata principalmente su un enorme colpo di scena che arriva a fine film (e che non riveleremo in questa sede), ma anche un film ricercato che prova a mescolare generi e suggestioni, dal cinema degli anni ’40 al thriller anni ’80, regalando momenti da vero e proprio guilty pleasure che in qualche misura rendono comprensibili le feroci critiche mosse al film negli USA.

La storia ruota intorno a Baker Dill, un pescatore, un solitario, un uomo che tornato dalla guerra si è portato il conflitto dentro, un conflitto che lo ha allontanato dalla famiglia. Si è così isolato su un’isola al largo della Florida, dove sbarca il lunario portando i turisti sulla sua barca, la Serenity, a pesca di tonni. Un giorno però arriva sull’isola una donna misteriosa, l’affascinante Karen, che si scopre essere una donna dal passato di Baker e che proprio a lui chiede aiuto.

Non sveleremo altro della trama per evitare che sfuggano dettagli importanti a tenere nascosto il colpo di scena finale, tuttavia è innegabile che Steven Knight, scrivendo questa storia, abbia voluto azzardare con i generi e con le suggestioni, dando origine a una storia sicuramente ambiziosa, che però proprio in questa ricchezza di generi trova il suo punto debole, dal momento che non dà allo spettatore indizi per orientarsi dentro alla storia.

Serenity – L’isola dell’inganno è un film sbagliato, un tradimento a ciò che lo spettatore si aspetta su carta, ma probabilmente anche un tradimento rispetto a ciò che dei talenti del genere involontariamente promettono ai loro fan.

Serendipity quando l’amore è magia recensione

Serendipity quando l’amore è magia recensione

serendipity posterAnno: 2001

Regia: Peter Chelsom

Cast: John Cusack (Jonathan Trager), Kate Beckinsale (Sara Thomas), Jeremy Piven (Dean Kansky), Eugene Levy (commesso), John Corbett (Lars Hammond), Molly Shannon (Eve)

Trama: Le vite dell’americano Jonathan e dell’inglese Sara si incrociano in un grande magazzino di New York a Natale. Giovani e carini, entrambi mettono gli occhi su un paio di guanti da regalare ai rispettivi partner. Scocca la scintilla: giusto seguirla? Sara è convinta che sarà il destino a decidere se dovranno rincontrarsi. Si dividono, tornano alle loro vite. Ma qualche anno più tardi, ecco che una serie di tracce e le pieghe della vita fanno sì che i due, che non si sono più visti né sentiti, riprendano a pensarsi e cercarsi. Jonathan è a un passo da un matrimonio apparentemente da sogno, Sarah è una professionista realizzata, fidanzata con un musicista New Age di successo. Il destino chiama gli innamorati, difficile non ascoltarlo. 

Analisi: Un’ora e venti di romanticherie che scorrono senza troppo impegno sui concetti di Destino e Serendipità (trovare qualcosa mentre di sta cercando altro: nel film, trovare l’Amore, cercando regali di Natale), benché un certa superficialità sia concessa a una semplice commedia sentimentale. Non indimenticabile, ma nemmeno da buttare. I due protagonisti (Cusack e Beckinsale), soprattutto lei, sono chiamati a una recitazione quasi costantemente agitata e sopra le righe. Molto meglio gli elementi di contorno, che danno brio e originalità. Su tutti l’irresistibile commesso interpretato da Eugene Levy (il mitico papà Levenstein di American Pie), che si ritaglia un importante ruolo di “aiutante” dell’innamorato Jonathan, tormentando quest’ultimo con il suo folle mix di stachanovismo, stizza e senso degli affari. Non sono da meno Lars Hammond (John Corbett), il musicista New Age che sta con Sarah, villoso flautista che manda in visibilio pubblici di mezzo mondo, né Eve (Molly Shannon), sguaiata quarantenne amica della Beckinsale che finge interessi Flower Power e Bio per tenere su una baracca londinese tutta incensi, thè in foglie e manualetti profumati d’Oriente. Spassoso personaggio secondario è anche il fedelissimo scudiero di Trager, Dean (Jeremy Piven), orgoglioso del suo lavoro al mitico New York Times, dove però, si scopre, ha tra le mani più che altro un sacco di necrologi: e da vero amico, lascia indietro qualche accorato saluto a noti estinti per aiutare Jonathan nell’indagine che lo ricongiunge a Sara. Serendipity

Si può guardare un film per il contorno, visto che vale più del nocciolo? Probabilmente sì, ma con un po’ di fatica. Perché il discorso sul Destino non è soltanto superficiale (ma forse è superficiale l’idea stessa di Destino), ma spinge i belli di turno, e con loro il film, in indesiderati spazi tra il finto filosofico e la caccia al tesoro. Magari chi ama i film romantici non chiede certe cose, ma si accontenta che la complessità la faccia – ne è ben capace – la presenza dell’Amore, con tutte le sfide che pone agli individui, su tutte il saper mollare ogni tranquillità per seguire il vero fuoco, anche se incontrato (o rincontrato) a trentacinque anni suonati, con un matrimonio in calendario, tanta stabilità, genitori felici, suoceri illuminati e una bellissima sposa. Tutto questo c’è, in Serendipity, ma fa il paio con la fragile e a tratti fastidiosa base “concettuale” dell’intero film di Peter Chelsom. Senza, è chiaro, sarebbe un’altra cosa, con un altro titolo.

Serena: trailer del film con Jennifer Lawrence e Bradley Cooper

E’ finalmente online il primo trailer ufficiale di Serena (Una Folle Passione) il nuovo film con protagonisti Jennifer Lawrence e Bradley Cooper nei panni di George e Serena Pemberton, che tornano a recitare insieme per la terza volta dopo Il lato positivo e American Hustle. Eccolo di seguito.

Il film, diretto da Susanne Bier, racconta di George e Serena: i due si trasferiscono da Boston al North Carolina per dare inizio ad un’attività di commercio del legname che comincia ad andare molto bene. Presto Serena si rivelerà al pari di un uomo sorvegliando gli operai, scacciando serpenti a sonagli e addirittura salvando la vita di un uomo nel deserto. I due troneggiano sul loro impero distruggendo tutto ciò che intralcia la loro ricchezza. Ma quando Serena scopre di non poter avere figli, per desiderio di vendetta decide di uccidere il figlio che George aveva avuto prima di sposarlo, accusando il marito di mantenere la famiglia illegittima. Quella che sembrava un’appassionata storia d’amore si rivelerà presto essere una sanguinosa resa dei conti.

Serena uscirà in Italia, distribuito dalla Eagle Pictures, il 30 novembre con il titolo Una folle passione.

Serena slitta l’uscita USA al 2015, niente Oscar per Jennifer Lawrence?

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Come magari già saprete Serena (Una Folle Passione) di Susanne Bier ha avuto vari problemi durante la sua produzione (partita già nel 2012) e questi non sembrano abbandonare la pellicola della regista premio Oscar; infatti il montaggio finale del film sarebbe stato giudicato dagli acquirenti come pessimo o insensato a seconda dei tagli effettuati al montaggio, con Magnolia (i distruttori per l’America) costretta a rimettere mano più volte alla versione finale del film e quindi a ritardarne l’uscita a febbraio 2015.

La questione non tocca l’Europa dove il film uscirà prima al London Film Festival (13 ottobre) e poi nel resto del continente il 30 novembre (Italia compresa). Il problema invece tange, e non poco, la regista danese e il cast artistico di Serena, con Bradley Cooper e Jennifer Lawrence che già in passato avevano dimostrato un certo affiatamento e  che in questo modo non potranno concorrere agli Oscar come migliori attori protagonisti. L’unica soluzione possibile per evitare questa eventualità riguarda alcune proiezioni in cinema selezionati che permetterebbe così al film di essere candidabile per le ambite statuette d’oro.

Una Folle Passione, diretto da Susanne Bier, racconta di George e Serena: i due si trasferiscono da Boston al North Carolina per dare inizio ad un’attività di commercio del legname che comincia ad andare molto bene. Presto Serena si rivelerà al pari di un uomo sorvegliando gli operai, scacciando serpenti a sonagli e addirittura salvando la vita di un uomo nel deserto. I due troneggiano sul loro impero distruggendo tutto ciò che intralcia la loro ricchezza. Ma quando Serena scopre di non poter avere figli, per desiderio di vendetta decide di uccidere il figlio che George aveva avuto prima di sposarlo, accusando il marito di mantenere la famiglia illegittima. Quella che sembrava un’appassionata storia d’amore si rivelerà presto essere una sanguinosa resa dei conti.

Serena uscirà in Italia, distribuito dalla Eagle Pictures, il 30 novembre con il titolo Una folle passione.

Fonte: THR

Serena Rossi: 10 cose che non sai sull’attrice

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Serena Rossi: 10 cose che non sai sull’attrice

Serena Rossi è una di quelle attrici che sta contribuendo a cambiare il volto del cinema italiano e anche del piccolo schermo, grazie alle sue incredibili interpretazioni. L’attrice, che pratica questa professioni da molti anni ormai, è anche un’eccellente cantante, dimostrando di essere molto versatile, capace ed intrigante, conquistando una larga fetta di pubblico.

Ecco dieci cose da sapere su Serena Rossi.

Serena Rossi: i suoi film e i programmi televisivi

1. I film e la carriera. La carriera cinematografica dell’attrice è iniziata nel 2008, quando recita in Liberarsi – Figli di una rivoluzione minore, per poi apparire in Song’ e Napule (2013) e Ti sposo ma non troppo (2014). In seguito, lavora in Troppo napoletano (2016), Al posto tuo (2016), Ammore e malavita (2017), Caccia al tesoro (2017), Io sono Mia (2019), Brave ragazze (2019), 7 ore per farti innamorare (2020), Lasciami andare (2020), La tristezza ha il sonno leggero (2021) e Diabolik (2021).

2. È apparsa in diverse serie tv. Oltre a lavorare in prodotti per il cinema, l’attrice ha anche preso parte in numerosi progetti dedicati per il piccolo schermo. Infatti, ha debuttato nel mondo della recitazione nella soap Un posto al sole (2003-2009), per poi apparire in serie come La moglie cinese (2006), Il commissario Montalbano (2008), Ho sposato uno sbirro (2010), Che Dio ci aiuti (2011-2012) e R.I.S. – Delitti imperfetti (2012). In seguito, lavora in Il clan dei camorristi (2013), Rossella (2013), Il commissario Rex (2015), Squadra mobile (2015), L’ispettore Coliandro (2016-2018), Mina Settembre (2021) e La sposa (2022).

3. È anche doppiatrice. Nel corso della sua carriera, oltre a prestare la propria attività di attrice, ha vestito anche i panni di doppiatrice. Infatti, ha prestato la propria voce diverse volte, sia per parti parlate che cantate, per i film e i corti di animazione Frozen – Il regno di ghiaccio (2013), Frozen Fever (2015), Frozen – Le avventure di Olaf (2017), Ralph Spacca Internet (2018) e Frozen – Il segreto di Arendelle (2019), oltre che per il film Winx Club – Il mistero degli abissi. Inoltre, ha partecipato al doppiaggio dei film Into the Woods (2014), Brothers (2015), Rana Wikrama (2015) e Il ritorno di Mary Poppins (2018), oltre che doppiare Anna nella serie C’era una volta (2011-2018).

serena rossi

Serena Rossi: chi è suo marito

4. Non si è mai sposata. L’attrice non si è mai ufficialmente sposata, ma dal 2008 è fidanzata con il collega Davide Devenuto: i due, che hanno 13 anni di differenza, si sono conosciuti sul set della soap Un posto al sole e da quel momento non si sono più lasciati, divenendo una delle coppie più solide del panorama dello spettacolo italiano.

Serena Rossi: il figlio

5. È madre di un bambino. Dopo otto anni di fidanzamento, l’attrice è diventata madre di un bambino: infatti, il 5 novembre del 2016 è diventata madre per la prima volta di Diego. Molto riservata per suo carattere, la Rossi ha evitato in tutti i modi che il bambino potesse essere al centro di un’eccessiva esposizione mediatica per via del suo lavoro di attrice.

Serena Rossi è su Instagram

6. Ha un profilo ufficiale su Instagram. L’attrice, come tanti suoi colleghi, ha deciso di aprire un proprio account Instagram, seguito oggi da 676 mila persone. La Rossi è molto attiva sul social e con quasi mille posto, le foto che pubblica raccontano la sua vita artistica, la sua passione per ogni forma d’arte e la voglia di farne parte. Inoltre, sono molte le foto che lo vedono protagonista tra momenti di lavoro e momenti di vita quotidiana e di svago.

Serena Rossi in Un posto al sole

7. Ha avuto un ruolo ricorrente nella celebre soap. Nel 2003 l’attrice, ancora agli inizi della sua carriera, viene scritturata per il ruolo di Carmen Catalano in Un posto al sole, ruolo che, a periodi alterni, la Rossi ricoprirà nella soap opera sino alla fine del decennio. Quest’interpretazione la lancia nel mondo dello spettacolo, permettendole di ottenere importanti ruoli da protagonista al cinema, in televisione e a teatro.

serena rossi

Serena Rossi è Mia Martini

8. Ha ridato dignità a Mimì. L’attrice ha descritto il lavoro di Io sono Mia come un processo per ridare dignità a Mia Martini, donna e cantante fragile e allo stesso tempo combattiva, ostinata e piena di amore da dare. Un modo per chiedere scusa ad un’artista così grande. La Rossi è poi stata particolarmente lodata per la sua interpretazione della celebre cantante.

9. Ha interpretato Mia. L’attrice ha avuto modo di precisare che la sua non è stata un’imitazione, ma una vera e propria interpretazione per dare vita al personaggio, mettendoci talmente tanta passione e impegno da lasciare di stucco anche Loredana Bertè, sorella della compianta Mimì.

Serena Rossi: età e altezza

10. Serena Rossi è nata il 31 agosto del 1985 a Napoli, in Campania. La sua altezza complessiva corrisponde a 168 centimetri.

Fonti: IMDb

Serena Rossi e Stefano Accorsi parlano di Lasciami Andare

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Serena Rossi e Stefano Accorsi parlano di Lasciami Andare

Serena Rossi e Stefano Accorsi sono i protagonisti di Lasciami Andare, il nuovo film di Stefano Mordini. Eccoli che raccontano il film in occasione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove viene presentato come film di chiusura.

Marco (Stefano Accorsi) e Anita (Serena Rossi) scoprono di aspettare un figlio. Finalmente un raggio di luce nella vita di Marco, messa duramente alla prova dal dolore per la scomparsa di Leo, il suo primogenito avuto con la prima moglie Clara (Maya Sansa).
Improvvisamente però, nella vita di Marco e della sua ex moglie, irrompe Perla (Valeria Golino), la nuova proprietaria della casa dove la coppia abitava fino al tragico incidente. La misteriosa donna sostiene di sentire costantemente una strana presenza e la voce di un bambino che tormenta sia lei che suo figlio. Marco si ritrova così combattuto tra i legami del passato e un futuro ancora da scrivere.

Serena Codato: 10 cose che non sai sull’attrice

Serena Codato: 10 cose che non sai sull’attrice

Serena Codato è una delle attrici che più si sono distinte nella serie Mare fuori, divenuto un vero e proprio caso televisivo. Pur se ancora alle prime armi e con pochi ruoli dalla sua parte, la giovane attrice ha dato prova di possedere un certo talento, che se coltivato potrà portarla a divenire un volto interessante della nuova generazione di attori.

Ecco 10 cose che non sai di Serena Codato.

Serena Codato: i suoi film e le serie TV

1. È celebre per una nota serie TV. Ad avere reso celebre Serena Codato è la serie Mare fuori, ideata da Cristiana Farina e Maurizio Careddu, nella quale si raccontano le storie di un gruppo di ragazzi rinchiusi nell’Istituto di Pena Minorile di Napoli. La serie, ad oggi composta da due stagioni per un totale di 24 episodi, mescola dramma a temi adolescenziali, passando anche per alcuni toni gangster. Nella serie, inoltre, recita anche l’attrice Carolina Crescentini.

2. Non ha ancora recitato per il cinema. Attualmente l’attrice non ha ancora avuto modo di recitare per il cinema, ma grazie alla popolarità che sta guadagnando è lecito aspettarsi che prima o poi questo debutto arrivi. Non resta dunque che attendere.

3. Ha recitato anche per il teatro. Oltre ad essere comparsa sul piccolo schermo, la giovane attrice ha avuto modo di calcare anche il palcoscenico teatrale. Ha infatti recitato, nel 2011, nello spettacolo Grease, per poi prendere parte l’anno seguente ad Alice nel paese delle meraviglie. Nel 2013, invece, ha recitato nello spettacolo Pinocchio, per la regia di Christian Ginepro.

Serena Codato in Mare fuori

4. Interpreta una dei personaggi principali. In Mare fuori l’attrice ricopre il ruolo di Gemma Doria, una ragazza di Udine vittima di violenza fisica e verbale da parte del fidanzato. Gemma finisce nel penitenziario minorile per aver sparato al ragazzo, dopo che questi aveva gettato dell’acido in viso alla sorella, trovatasi uo malgrado vittima venendo da lui scambiata proprio per Gemma, il vero bersaglio iniziale. Inizialmente si lega a Viola, la quale si diverte a esercitare su di lei la sua influenza negativa, dato che la ragazza sembra avvertire involontariamente l’esigenza di avvicinarsi a un’altra figura dominante.

5. Tornerà anche nella prossima stagione. Come già annunciato, il personaggio di Gemma tornerà anche nella terza stagione della serie, attualmente in fase di riprese. L’attrice riprenderà dunque il suo ruolo, ormai sempre più di rilievo all’interno di Mare fuori. Non è però ad oggi noto quali percorsi intraprenderà Gemma nella nuova stagione.

Serena Codato non è in Un posto al sole

6. Non ha recitato nella popolare fiction. Contriamente a quanto riportato in rete, la Codato non ha mai recitato nella popolare fiction Un posto al sole, né vi ha avuto a che fare in alcun modo.

Serena Codato è su Instagram

7. È presente sul social network. L’attrice è presente sul social network Instagram, con un proprio profilo seguito da 69.5 mila persone e dove attualmente si possono ritrovare solamente 13 post. Questi sono principalmente immagini relative a suoi lavori da attrice e modella, ma non mancano anche curiosità, momenti di svago, eventi a cui ha preso parte e altre situazioni ancora. Seguendola, si può dunque rimanere aggiornati su tutte le sue novità.

Serena Codato: la sua vita privata

8. È molto riservata. Per quanto concerne la vita sentimentale della giovane attrice, dai social pare che Serena Codato sia fidanzata dal 2018 con un ragazzo di nome Davide. Purtroppo non si sa praticamente nulla sulla loro storia d’amore, entrambi sono giovanissimi e formano una bellissima coppia. Sui loro profili social, sia Instagram che Facebook, non ci sono indizi o informazioni di rilievo sulla loro storia d’amore.

Serena Codato: dove è nata, età e altezza dell’attrice

9. Serena Codato è nata a Venezia, il 26 giugno del 2002. Appartiene dunque al segno del cancro.

10. Nel 2022 l’attrice ha compiuto 20 anni. Non si hanno invece notizie circa la sua altezza.

Fonte: StudioSegre, Instagram

Serata conclusiva della due Giorni Venticinque anni Senza/Con Gian Maria Volonté

Venticinque anni fa, il 6 Dicembre del 1994, Gian Maria Volonté finiva l’esperienza terrena nella città di Florina, in Grecia, mentre si trovava sul set del film “Lo sguardo di Ulisse” di Theo Angelopoulos. Il suo funerale si svolge a Velletri, dove risiedeva; le sue spoglie riposano, come da sua volontà, sotto un albero nel piccolo cimitero de La Maddalena, in Sardegna. Venerdì 13 Dicembre, per rendere il doveroso omaggio all’immenso patrimonio artistico e d’impegno civile che è nostro compito custodire e vitalizzare, nello spazio culturale Brancaleone torna l’appuntamento romano di “Io sto con Volonté” rassegna itinerante nata nel 2008 e dedicata all’attore.

Per questa edizione 2019 è stata scelta la location del Brancaleone nel quartiere Tufello, sito in un municipio che da qualche tempo è protagonista di una nuova sferzata culturale grazie all’impegno costruito da esperienze nate basso come Grandecomeunacittà, Astracult  e divenute punto di riferimento e di fruizione culturale di un’intera comunità. Sarà un momento di aggregazione popolare per celebrare il più grande attore italiano per quanto donato alla collettività, un appuntamento di riattivazione della memoria, ringraziandolo per aver messo il suo straordinario talento d’attore al servizio dell’impegno civile, con la caparbietà e un’attitudine alla verità della narrazione che gli ha permesso insieme a Petri, Montaldo ecc. di essere elemento di spicco della rivoluzione culturale degli anni Settanta; ciò in un paese che con l’affievolirsi delle avanguardie di lotta non ha esitato a presentargli il conto, spingendolo dagli anni ‘80 a cercare lavoro all’estero.  Ancora oggi i suoi personaggi sono attuali e utili per decifrare l’anima di una collettività nel pieno di una crisi sociale e di una perdita di memoria.

Questo 2019, in cui ricorre il venticinquesimo anniversario della scomparsa di Volonté, è un solco importante nel nostro paese: quest’anno, infatti, sono passati cinquant’anni dalla strage di Piazza Fontana e dall’omicidio  dell’anarchico Pinelli, particolare sincronismo rammentato in “Tre ipotesi sulla morte dell’anarchico Pinelli”, unico documento cinematografico esistente che ripercorre con esatta verità la storia dell’omicidio del Pinelli, avvenuto il 16 dicembre 1969 nella questura di Milano.

Venerdì 13 dicembre il pubblico sarà accolto dalla mostra fotografica “Gian Maria Volonté, il personale e il politico” a cura di Marco Geppetti che, insieme alla MGMC, gestisce l’archivio dello storico fotografo Marcello Geppetti.  A seguire la presentazione libro di Giovanni Savastano “Gian Maria Volonté, Recito Dunquesono”

Seguirà la proiezione in Anteprima Nazionale del cortometraggio indipendente dedicato a Volonté  intitolato “I Giochi” testo di Christian Raimo, idea scenica e interpretazione di Alessandra Magrini, regia e montaggio video di Valentina D’amore e Stefano Torreggiani, produzione LabTv.

A seguire incontro partecipato con: Antonio Medici, coordinatore della scuola “Gian Maria Volonté”, saggista e direttore del premio Zavattini; Christian Raimo, scrittore e ideatore del fenomeno culturale “Grandecomeunacittà”; Federico Fiume, attore bambino nel film di Elio Petri “La classe operaia va in paradiso”; Giovanni Savastano, autore del libro “Gian Maria Volonté, recito dunque sono”; Artisti 7607 realtà di  fondamentale importanza per i diritti  degli artisti; Astracult. Nel corso della serata saranno proiettate alcune delle esperienze cinematografiche indipendenti del nostro cinema, da cui è possibile intuire le radici del pensiero e l’origine dell’impegno politico da cui scaturisce il grande cinema politico degli anni 70. “Tre ipotesi sulla morte dell’anarchico Pinelli” è uno short-film del 1970 diretto da Elio Petri e Nelo Risi, prodotto da Silvio Clementelli.. L’appuntamento proseguirà dando spazio alle giovani generazioni di cineasti che “sotto il segno di Volonté” portano avanti il difficile percorso dell’arte indipendente. Per l’occasione sarà proiettato il promo, in anteprima nazionale, di “12/12 Piazza Fontana” (2019) di Matteo Bennati e Maurizio Scarcella, e “Dimenticata Militanza” Premio Zavattini 2016 di Patrizio Partino. A seguire andrà in scena il reading musicale “Io sto con Volonté”, scritto e interpretato da Alessandra Magrini con Antonio Carboni alla chitarra.

Programma:

* ore 18:00 mostra fotografica “Gian Maria Volonté, il personale e il politico” a cura di Marco Geppetti che, insieme alla MGMC (Marcello Geppetti Media Company – Lens Forward), gestisce l’archivio dello storico fotografo Marcello Geppetti, uno dei maggiori fotografi del ‘900.

* ore 19:00 presentazione libro di Giovanni Savastano “Gian Maria Volonté, Recito Dunque sono”

* ore 20:30 proiezione di “Dimenticata Militanza” di Patrizio Partino (2016, 15’), Premio Zavattini – 2016

* ore 21:00 incontro con:
· Antonio Medici, saggista e direttore del premio Zavattini;
· Christian Raimo, scrittore, assessore alla cultura del Municipio III e attivista di Grande come una città;
· Artisti 7607, Federico Fiume (attore bambino nel film di Elio Petri: “La classe operaia va in paradiso”),   Alessandra Magrini attrice, curatrice di “Io sto conVolonté”
· Giovanni Savastano, autore del libro “Gian MariaVolonté, recito dunque sono”;
· Matteo Bennati e Maurizio Scarcella registi di “12/12 – Piazza Fontana”;
· Patrizio Partino regista di “Dimenticata Militanza”
· Astracult

* ore 22:30 Christian Raimo introduce “Tre ipotesi sulla morte dell’anarchico Pinelli”, unoshort-film del 1970 diretto da Elio Petri e Nelo Risi, prodotto da Silvio Clementelli.

* ore 23:00 proiezione di “12/12 Piazza Fontana” (2019) di Matteo Bennati e Maurizio Scarcella, e “Dimenticata Militanza” Premio Zavattini 2016 di Patrizio Partino.

Reading musicale “Io sto con Volonté”, scritto e interpretato da Alessandra Magrini con Antonio Carboni alla chitarra , con la partecipazione di Federico Fiume.

Séraphine: recensione del film di Martin Provost

Séraphine: recensione del film di Martin Provost

A due anni di distanza dalla sua uscita in Francia, arriva anche in Italia Séraphine di Martin Provost. Séraphine ha raccolto un grande successo in patria, aggiudicandosi ben sette premi César, tra cui Miglior Film, Miglior Sceneggiatura – scritta dal regista assieme a Marc Abdelnour – e Miglior Attrice – la belga Yolande Moreau. E ha fatto riscoprire la figura e l’opera della pittrice naif Séraphine de Senlis, attiva tra le due guerre.

In Séraphine siamo in Francia, alla vigilia del primo conflitto mondiale. Séraphine Louis (Yolande Moreau), una serva non più giovane, si dedica con abnegazione al suo lavoro, sopportando fatica e umiliazioni. Ma nella sua vita non c’è solo questo. Nel chiuso della sua stanza, Séraphine dipinge, perché – dice – questa è la missione affidatale dagli angeli, le cui voci l’accompagnano da sempre. A cambiare la sua vita è l’incontro con il collezionista d’arte tedesco Wilhelm Uhde (Ulrich Tukur) – amante della pittura naif e scopritore di Rousseau – presso il quale Séraphine presta servizio. Per caso Uhde scopre il talento della donna e la incoraggia a dipingere. Tra i due nasce un forte legame ma, lo scoppio della Prima guerra mondiale riporta Uhde in Germania. Al suo ritorno in Francia, il collezionista si imbatte nuovamente nei dipinti di Séraphine e decide di sostenerla, anche economicamente. Nei primi anni ’30, però, Uhde, a causa della difficile congiuntura economica, non può più farsi carico delle spese di Séraphine ed è costretto a rimandare la mostra a lei dedicata. La pittrice cade allora in un profondo stato confusionale, che la porterà ad essere rinchiusa nell’ospedale psichiatrico di Clermont de-l’Oise, dove morirà nel ’42.

Séraphine, il film

La pellicola celebra dunque questa donna, che sentiva di dover compiere una missione, dettatale da potenze superiori, di cui era puro strumento. Celebra soprattutto un talento naturale, che rischiava di restare sconosciuto, a causa della condizione sociale dell’artista, ultima tra gli ultimi perché povera, donna e pazza. Ma il talento, evidentemente, va oltre tutto ciò. Séraphine però non ha i toni della celebrazione. Non è retorico. Anzi, si adegua alla protagonista, alla sua modestia: mostra il lavoro costante e instancabile di una donna semplice, che vuole dedicarsi a ciò  che per lei è vita: la pittura. C’è una sceneggiatura costruita su episodi di vita quotidiana di una donna qualunque, una serva. Episodi non eclatanti, senza colpi di scena o sensazionalismi. Una donna che però, insospettabilmente, ha qualcosa di speciale. Séraphine dipinge per necessità: per lei l’arte è un moto insopprimibile dell’animo e del corpo. E’ esigenza fisica, come quella di toccare le foglie e abbracciare gli alberi. Anzi, quasi un naturale proseguimento di quell’esperienza. Provost sottolinea quest’aspetto con suggestive inquadrature di Séraphine immersa nella natura, tra i boschi della campagna francese, lì dove raccoglie la materia prima per i suoi colori. Quindi campi lunghi, che la includono in quel tutto nel quale trova tranquillità e quiete. Nell’arte che nasce dalla natura la pittrice traspone la gioia di quei momenti, ma trova anche una catarsi al suo travaglio interiore. Questo valore catartico e il suo rapporto viscerale, corporeo con la tela ricordano – o precorrono, vista l’epoca –  quelli di Pollock),

A dare forza a Séraphine, senza dubbio, l’ottima interpretazione di Yolande Moreau, che abilmente passa dal tono dimesso della serva a quello ispirato dal furor artistico della pittrice; dall’involontaria ironia alla collera, alla commozione. La macchina scruta da vicino il volto della donna, per rivelarne la complessità. Emblematico lo sguardo di Séraphine/Yolande, spesso rapito dall’altrove che la accompagna, ma anche mobile, intenso, mutevole; spia di quel disordine mentale che la condurrà in manicomio. Misurata ed efficace anche l’interpretazione di Ulrich Tukur, nel ruolo di Uhde. L’attore dà corpo a un personaggio più enigmatico rispetto a quello della protagonista, ma anch’egli preda di conflitti interiori, tenuti nascosti (l’omosessualità, il senso di colpa, un carattere scostante, la condizione di straniero). Proprio questo mondo interiore inconfessabile e questa diversità, o divergenza dal canone sociale lo accomunano a Séraphine.

La pellicola ha un ritmo lento, non incalzante: il regista sembra non voler disturbare gli attori, invaderne troppo il campo d’azione con interventi drastici. Li segue con estremo rispetto. Così come non vuole da loro interpretazioni sopra le righe, eccessive, ma piuttosto –  lo dichiara lui stesso in un’intervista – “trattenute”. Il risultato è senz’altro notevole e colpisce proprio per questa sua non invadenza, che rispecchia anche il temperamento di Séraphine: dimesso, ma determinato. Séraphine  patisce forse qualche lungaggine, ma ciò non intacca l’efficacia complessiva dell’opera. Quella che Provost ci offre, infatti, è un’occasione da cogliere: oggi che non siamo più abituati a questo slow cinema, quanto piuttosto a montaggi incalzanti, ritmi veloci, primi piani con luci spietate sui volti degli attori, colpi di scena. Grazie al cinema francese, con Séraphine, possiamo invece immergerci di nuovo in un film “a misura d’uomo”. Scelta che, peraltro, va di pari passo con l’epoca trattata, in cui tutto scorreva più lento, più semplice, meno convulso. Un invito, dunque, anche a recuperare questi ritmi, nel cinema come nella vita.

Sequel: ecco i più inutili mai realizzati

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Sequel: ecco i più inutili mai realizzati

L’idea di sequel al cinema nasconde da una parte il piacere di seguire i propri personaggi preferiti nelle loro avventure, dall’altra il senso di aridità creativa che ormai invade l’industria cinematografica in generale.

Molte volte i sequel, realizzati con il solo scopo di battere cassa, si sono rivelati per i prodotti poveri e raffazzonati che erano già in nuce. Di seguito trovate i sequel più inutili mai realizzati al cinema, o almeno alcuni di essi!

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Sequel, la mostra che espone i poster dei sequel mai realizzati

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Si chiama Sequel, in onore della ‘mania’ di Hollywood, la nuova mostra d’arte organizzata dallo studio iam8bit. Per partecipare alla mostra basta disegnare il poster di un sequel che non è mai stato realizzato, il che, con i tempi che corrono, non è poi la cosa più semplice del mondo.

Ecco di seguito alcuni esempi di opere che verranno esposte alla mostra (qui i dettagli):

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Barbarella 2

Fonte: EW

Sequel per Johnny English

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La Universal e la Working Title stanno lavorando a un sequel che nessuno si aspettava, un prosieguo di Johnny English, film che vide nel 2003 Rowan Atkinson nei panni di un improbabile agente segreto, spalleggiato da Natalie Imbruglia.

Sequel per Independence Day?

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Sequel per Independence Day?

Una voce vuole che Will Smith abbia firmato con la 20th Century Fox un contratto per ben due sequel di Independence Day.

Sequel in vista per Dredd?

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Sequel in vista per Dredd?

Il recente rilancio di Judge Dredd sembra aver convinto gli appassionati, che hanno apprezzato la riproposizione del personaggio,Dredd-foto-film-02

Sequel di Scontro fra Titani

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Sequel di Scontro fra Titani

Considerato l’enorme successo che Scontro tra Titani sta avendo in tutto il mondo, era solo questione di tempo prima che arrivasse un annuncio ufficiale di un sequel. Ed eccolo qui: la Warner ha infatti deciso di proseguire le avventure di Perseo.

Septillion to One: nuovo progetto per Alexander Payne

Alexander Payne sta al momento lavorando sulla preproduzione del suo prossimo film, Downsizing, ma sembra che l’eccellente regista e sceneggiatore americano sia già in cerca di un altro progetto futuro. Secondo quanto riporta The Wrap, la OddLot Entertainment (che ha prodotto in passato Drive e C’era una volta un’estate) avrebbe appena vinto un’estenuante guerra di offerte per accaparrarsi i diritti della sceneggiatura Septillion to One e Alexander Payne sarebbe il regista designato per metterla in scena.

La storia di Septillion to One si basa sulla vera storia di Joan Ginther, la quale vinse la lotteria di stato del Texas ben quattro volte, portandosi a casa più di 20 milioni di dollari grazie in parte al suo dottorato in statistica a Stanford. The Wrap descrive la sceneggiatura di Adam R. Perlman e Graham Sack come una via di mezzo tra Il Lato Positivo e Ocean’s 11. Ecco la sinossi del futuro film:

Il film si focalizza un ex agente dell’FBI troppo zelante che viene relegato al dipartimento truffe della Lotteria di stato del Texas. Egli comincia ad investigare su una bellissima donna che inspiegabilmente ha sconfitto tutte le possibilità ed è riuscita a vincere il jackpot per tre volte. Egli realizza presto che le possibilità sono di una a un miliardo affinché ciò accada, così che si viene a creare un gioco al gatto e al topo con la sospetta, della quale alla fine si innamora.

Basandosi solo sulla sinossi, è comprensibile capire perché la sceneggiatura abbia provocato una guerra di offerte: Payne potrebbe dare una spinta vitale al materiale di base donandogli un tocco melanconico e bizzarro come solo lui potrebbe fare e come ha già fatto nei suoi precedenti film.

 

Fonte: Collider

September 5: la recensione del film di Tim Fehlbaum

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September 5: la recensione del film di Tim Fehlbaum

Il sogno di ogni giornalista è trovarsi nel posto giusto al momento giusto, avere lo scoop e una posizione privilegiata per raccontare una storia epocale, tutto quello che accade in September 5 alla squadra della American Broadcasting Company (ABC). Ma gli eventi del 5 settembre 1972, l’attacco del gruppo terroristico Settembre Nero e la crisi degli ostaggi alle Olimpiadi di Monaco, non erano certo la storia che la troupe si aspettava di dover raccontare. Il thriller diretto da Tim Fehlbaum, ci porta dietro le quinte della redazione, intrecciando abilmente scene drammatizzate con autentici filmati d’archivio della trasmissione di quel giorno della ABC. Il risultato è un’opera cinematografica tesa e coinvolgente che mette in primo piano il ruolo dei media nel documentare eventi storici in tempo reale, ma problematizza anche l’etica di un lavoro di cui oggi sembra si sia persa ogni misura.

La storia di September 5 da una prospettiva inedita

A differenza dell’approccio spettacolare e denso di azione adottato da Steven Spielberg in Munich (2005), September 5 si concentra esclusivamente sul giornalismo e sul modo in cui la notizia viene costruita. La regia di Fehlbaum, dinamica e nervosa, utilizza prevalentemente la camera a mano, i piani molto stretti, per immergere lo spettatore nella frenesia di una redazione alle prese con una situazione senza precedenti. La tensione è palpabile, quasi fisica, e lo spettatore percepisce la pressione crescente che subiscono i giornalisti che si trovano improvvisamente a dover raccontare una tragedia in diretta.

September 5
Peter Sarsgaard, Ben Chaplin e John Magaro in September 5 – Cortesia Paramount Pictures

Il film si regge su un cast di attori straordinari, tra cui spicca Peter Sarsgaard nel ruolo di Roone Arledge, il veterano della ABC che gestisce con lucidità e fermezza una situazione fuori controllo. John Magaro, recentemente visto in Past Lives, interpreta Geoffrey Mason, un giovane produttore che si trova improvvisamente al centro dell’azione, al suo banco di prova con la serie A, mentre Leonie Benesch brilla nei panni di Marianne Gebhardt, un’assistente di studio tedesca che si dimostra essenziale grazie alla sua conoscenza dell’ebraico e del tedesco, ma offre anche il punto di vista dei “padroni tedeschi” in una Germania che aveva voglia di apparire buona agli occhi del mondo. Le interpretazioni concentrate riescono a rendere lo stress dei personaggi, la loro determinazione e i loro dilemmi morali con grande efficacia.

Un campo minato tra etica e professione

Uno degli aspetti più affascinanti di September 5 è il modo in cui esplora il giornalismo televisivo dell’epoca. Fehlbaum ci mostra un mondo analogico, dove telecamere ingombranti, problemi tecnici e difficoltà logistiche rappresentano ostacoli quotidiani e mettono alla prova la volontà di chi insegue le notizie. Il film mette in luce il ruolo dell’informazione come campo minato etico e professionale: come si copre un evento del genere senza cadere nel sensazionalismo? Quali immagini trasmettere, consapevoli che verranno viste da persone coinvolte in prima persona in eventi tragici (i parenti degli ostaggi)? Qual è il confine tra cronaca e spettacolarizzazione della tragedia? Domande ancora oggi attuali, che rendono il film particolarmente rilevante nell’era della disinformazione e delle fake news.

La fotografia di Markus Förderer contribuisce a creare un’estetica che richiama l’epoca, con l’uso di obiettivi vintage e riprese traballanti che aumentano il senso di urgenza. Inoltre, l’integrazione dei filmati d’archivio con le scene girate conferisce al film un senso di autenticità, e aumentato la sensazione di “verità” di ciò che stiamo guardando.

September 5September 5 gode di una indiscutibile efficacia narrativa, e da un punto di vista dello spettacolo forse paga un prezzo ben preciso per la scelta di mantenere l’azione all’interno della redazione, che lascia fuori dal quadro alcuni degli aspetti più complessi, e forse più succulenti per lo spettatote, della crisi degli ostaggi. Il film si concentra dichiaratamente sulle difficoltà del giornalismo, e tralascia il contesto politico più ampio, le tensioni internazionali e le ripercussioni a lungo termine dell’attacco. Questa decisione potrebbe risultare limitante per chi cerca un’analisi più approfondita dell’evento, ma aiuta a mantenere una narrazione focalizzata e compatta.

Un’atmosfera elettrica ad alta tensione

Proprio grazie a questa messa a fuoco così precisa su ciò che vuole raccontare, il film offre una straordinaria capacità di catturare la tensione del momento. Gli scontri tra Arledge e i dirigenti della rete, la lotta per ottenere le immagini più esclusive, la necessità di bilanciare informazione e rispetto per le vittime: tutto questo contribuisce a creare un’atmosfera elettrica che tiene lo spettatore incollato allo schermo. Complice anche una sceneggiatura (nominata agli Oscar 2025) preziosa.

September 5 è un’opera potente, un tributo al giornalismo e alla sua importanza nel documentare la storia. La regia di Tim Fehlbaum, il montaggio serrato e le interpretazioni eccellenti fanno di questo film una delle più riuscite rappresentazioni cinematografiche del mondo dell’informazione. Un film da osservare con attenzione, da studiare per l’eco che alcuni aspetti della storia e del punto di vista adottato per raccontarla hanno nella contemporaneità.

September 5 – La diretta che cambiò la storia: il trailer italiano

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Ecco il trailer di September 5 – La diretta che cambiò la storia, il film presentato a Venezia 81 con Peter Sarsgaard, John Magaro, Ben Chaplin, Leonie Benesch, Zinedine Soualem, Georgina Rich, Corey Johnson, Marcus Rutherford, Daniel Adeosun, Benjamin Walker, Ferdinand Dörfler che uscirà al cinema il 13 febbraio con Eagle Pictures.

La trama di September 5 – La diretta che cambiò la storia

“September 5 – La diretta che cambiò la storia racconta il momento cruciale che ha trasformato per sempre il modo di fare informazione in diretta. Ambientato durante le Olimpiadi di Monaco del 1972, il film ripercorre la trasformazione improvvisa del team di ABC Sports, passato da una tranquilla copertura sportiva alla cronaca in tempo reale del sequestro degli atleti israeliani da parte di un gruppo terroristico. Al centro della storia c’è Geoff (John Magaro), un giovane produttore deciso a farsi strada sotto la guida del leggendario Roone Arledge (Peter Sarsgaard). Con l’aiuto di Marianne (Leonie Benesch), interprete tedesca, e del suo mentore Marvin Bader (Ben Chaplin), Geoff si muove tra le sfide tecniche e le scelte morali di una diretta che ha segnato la storia della televisione.

Separazione: la spiegazione del finale del film horror

Separazione: la spiegazione del finale del film horror

Che si tratti di Chucky, Annabelle o M3GAN, le bambole sono figure piuttosto significative nei film horror. Anche Separazione, film horror del 2022 diretto da , utilizza questo motivo per mostrare la brutale separazione tra una bambina e sua madre. Quando la bambina non riesce a sopportare l’assenza della madre e il padre non è sempre presente, si rivolge alle sue bambole per trovare conforto. Ma sembra che l’amicizia ritrovata con le bambole sia troppo stretta, perché non sembrano interessate all’amicizia, ma a qualcosa di completamente diverso. Che cos’è? Scopriamolo in questo approfondimento sul finale del film.

La trama di Separazione: cosa succede nel film?

Il film Jsegue la storia di Jenny (Violet McGraw), una tenera bambina di 8 anni i cui genitori sono continuamente in lite. Sua madre Maggie (Mamie Gummer), di professione fa l’avvocato, mentre suo padre Jeff (Rupert Friend) è un artista. Jenny è una bambina piena di fantasia che passa le sue giornate in solitudine, circondata da pupazzi e bambole chiamate “Grisly Kin”, che s’inspirano alle opere di suo padre. Dopo il tragico incidente in cui Maggie perde la vita, Jenny rimane sola con il padre e i due insieme cercano di ricostruirsi una nuova vita.

Ma quando Rivers (Brian Cox), il nonno di Jenny fa causa per ottenere la custodia della bambina, insieme alla sua baby sitter (Madeline Brewer) che prenderà il posto della madre di Jenny, nella vita della piccola si manifesta qualcosa di oscuro. I suoi pupazzi sembrano animarsi, trasformandosi in bambole spaventose e terrificanti. Jenny è l’unica persona in grado di vedere queste macabre creature il cui unico scopo sembra quello d’infliggere dolore all’intera famiglia. Che cosa sono veramente queste entità? È Maggie o è qualcos’altro che sta cercando di portare via Jenny a Jeff?

Rupert Friend e Violet McGraw in Separazione
Rupert Friend e Violet McGraw in Separazione. Cortesia di Open Road Film

Le bambole sono vive

Il concetto di “conduit” ha suscitato molta attenzione dopo l’uscita di L’evocazione – The Conjuring. Gli spiriti demoniaci usano le bambole come mezzo per avvicinarsi ai loro ospiti in modo da poterli possedere. Per farlo, hanno bisogno di un ospite psicologicamente più vulnerabile, che in questo caso è Jenny. Secondo lei, è sua madre che è venuta a prenderla. A volte ne ha persino paura. Ma secondo l’amico di lavoro di Jeff, si tratta di uno spirito maligno bloccato in questo mondo. Per esempio, se l’ultima cosa che Maggie voleva quando era viva era portare via Jenny, la sua anima potrebbe voler fare lo stesso.

È ragionevole pensare che lo spirito di Maggie sia “bloccato” e voglia portare via Jenny, anche se non sappiamo se la porterà da qualche parte o se la ucciderà e poi porterà la sua anima con sé nell’altro piano. Maggie potrebbe usare le bambole perché è il suo unico modo per raggiungere la figlia senza spaventarla (anche se non funziona molto bene). D’altra parte, è anche possibile che qualche spirito disumano abbia trovato una crepa nell’anima di Jenny, conseguenza della separazione dalla madre, e stia cercando di impossessarsi di lei, se non della sua anima.

Questo giustificherebbe il tentativo delle bambole di allontanare Jenny dal cornicione verso la fine del film. Questo la ucciderebbe e il demone avrebbe la sua anima. Ma Jenny si tira su sul cornicione ed entra. Tuttavia, Jenny pensa che si tratti di sua madre e si rivolge a lei chiamandola “mamma”. Non sappiamo perché lo spirito reagisca al fatto di essere chiamato “mamma” (visto che non ha la certezza che sia sua madre). Forse richiede che l’ospite si arrenda e non può costringerlo a fare ciò che vuole. Per questo, l’anima usa le bambole come tramite.

Separazione film horror
Una scena da Separazione

La spiegazione del finale, lo spirito porta via Jenny da Jeff?

Sebbene possa avere senso credere che lo spirito stesse cercando di portare via Jenny, il finale dimostra che lo spirito non è un demone ma è proprio Maggie. Verso la fine del film, si scopre infatti che è stata la tata Samantha a investire la donna per poter stare con Jeff, di cui è innamorata. Sebbene questo non abbia nulla a che fare con la trama, giustifica il motivo per cui, dopo che Jenny ha avuto la reazione allergica, Samantha è stata colpita alla testa da un lampadario oscillante. Lo spirito di Maggie sapeva che Samantha stava cercando di uccidere Jenny per poter avere Jeff tutto per sé (anche Samantha ammette a Jeff che voleva mandare Jenny da sua madre, cioè ucciderla).

Lo spirito ha persino cercato di ucciderla, se non di spaventarla, mentre dormiva e quindi di farla andare via. Ma non lo fece. Alla fine Samantha viene però uccisa dallo spirito. Poi, mentre Jeff e l’incarnazione della bambola, alias lo spirito di Maggie, si fissano, con Jeff che le dice che non può portare via Jenny, Jenny dice loro che non vuole più che litighino. Vuole solo riavere la sua mamma e il suo papà. Nei momenti finali del film, lo spirito salva poi Jenny e Jeff dalla morte. Forse lo spirito di Maggie ha capito che non poteva portare via Jenny con la forza e che l’unica persona che poteva prendersi cura di lei era Jeff. Così, lo spirito trova la pace e finalmente se ne va. O forse no?

C’è una scena a metà dei titoli di coda che mostra una delle bambole avvicinarsi a Jenny mentre dorme. Ora, può essere che Maggie sia tornata, ma solo per controllare la figlia, per quanto questo ci sembri spaventoso. Oppure, può essere che mentre lo spirito di Maggie se ne sia andato, un altro spirito demoniaco abbia trovato la strada per entrare nel nostro piano e cercherà di possederla attraverso le sue bambole.

Separazione, dunque, è un’esplorazione di come una madre cerca di raggiungere la figlia, anche nella morte. Il film non parla tanto della ragazza e di suo padre, quanto di lei e di sua madre. Ora, possiamo interpretarlo in qualsiasi modo, ma dobbiamo ammettere che è stato l’amore a riportare Maggie da Jenny, perché voleva assicurarsi che Jenny fosse al sicuro. Anche se sembra surreale, possiamo ammettere che l’amore è qualcosa che possiamo solo sentire ma mai capire veramente, più o meno come gli spiriti. E forse è una cosa positiva.

Separati ma non troppo: trailer della commedia francese

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EUROPICTURES ha diffuso il trailer di Separati ma non troppo, la commedia francese diretta da Dominique Farrugia e interpretata da Gilles Lellouche, Louise Bourgoin, Manu Payet e Marilou Berry. Al cinema dal 13 settembre.

Dominique Farrugia, torna dietro la macchina per realizzare la commedia Separati ma non troppo, odissea dolce-amara sul divorzio ai nostri giorni. Il regista riprende in mano i personaggi di Delphine e Yvan, protagonisti di una sua precedente pellicola, e si interroga su come sarebbero potuti diventare a vent’anni di distanza: lei, infermiera, lui senza posto fisso, due figli e sul punto di divorziare.

Separati ma non troppo racconta con intelligenza e ironia una storia molto comune: tantissime coppie divorziate sono obbligate a vivere sotto lo stesso tetto a causa della mancanza di fondi: questo è quello che accade anche a Yvan (Gilles LELLOUCHE) e Delphine (Louise BOURGOIN), una coppia separata costretta per ragioni economiche a condividere nuovamente lo stesso tetto e la vita di tutti i giorni, stabilendo un equilibrio famigliare completamente nuovo.

Tra battute pungenti, scherzi e ripicche, i due ex coniugi troveranno anche il tempo per ricordare i momenti felici passati insieme. La commedia SEPARATI MA NON TROPPO arriverà nelle sale italiane a partire dal 13 settembre distribuita da EUROPICTURES.

SINOSSI: Delphine e Yvan divorziano. Poiché la situazione economica di Yvan non gli permette di trovare una casa, si ricorda che, in realtà, è detentore del 20% della casa in cui vive ancora la ex-moglie. Torna, allora, a vivere sotto lo stesso tetto con Delphine, in quel 20% che gli spetta: sarà in questa situazione particolare (e, a tratti, assurda) che i due ex-coniugi si renderanno conto della bellezza dei piccoli momenti di felicità di questa convivenza forzata…

Separati ma non troppo al cinema dal 13 settembre

EUROPICTURES annuncia l’arrivo nei cinema italiani a partire dal 13 settembre della commedia francese Separati ma non troppo diretta da Dominique Farrugia e interpretata da Gilles Lellouche, Louise Bourgoin, Manu Payet e Marilou Berry.

Dominique Farrugia, torna dietro la macchina per realizzare la commedia Separati ma non troppo, odissea dolce-amara sul divorzio ai nostri giorni. Il regista riprende in mano i personaggi di Delphine e Yvan, protagonisti di una sua precedente pellicola, e si interroga su come sarebbero potuti diventare a vent’anni di distanza: lei, infermiera, lui senza posto fisso, due figli e sul punto di divorziare.

Separati ma non troppo, la trama

Separati ma non troppo racconta con intelligenza e ironia una storia molto comune: tantissime coppie divorziate sono obbligate a vivere sotto lo stesso tetto a causa della mancanza di fondi: questo è quello che accade anche a Yvan (Gilles LELLOUCHE) e Delphine (Louise BOURGOIN), una coppia separata costretta per ragioni economiche a condividere nuovamente lo stesso tetto e la vita di tutti i giorni, stabilendo un equilibrio famigliare completamente nuovo.

Tra battute pungenti, scherzi e ripicche, i due ex coniugi troveranno anche il tempo per ricordare i momenti felici passati insieme. La commedia SEPARATI MA NON TROPPO arriverà nelle sale italiane a partire dal 13 settembre distribuita da EUROPICTURES.

SINOSSI: Delphine e Yvan divorziano. Poiché la situazione economica di Yvan non gli permette di trovare una casa, si ricorda che, in realtà, è detentore del 20% della casa in cui vive ancora la ex-moglie. Torna, allora, a vivere sotto lo stesso tetto con Delphine, in quel 20% che gli spetta: sarà in questa situazione particolare (e, a tratti, assurda) che i due ex-coniugi si renderanno conto della bellezza dei piccoli momenti di felicità di questa convivenza forzata…

 

Separated: recensione del documentario di Errol Morris – Venezia 81

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Presentato Fuori Concorso all’ottantunesima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, Separated è il nuovo film documentario del regista Premio Oscar Errol Morris. Il film si basa sul reportage di Jacob Soboroff, un corrispondente della NBC News che ha scritto il libro Separated: Inside an American Tragedy. Soboroff conosce l’argomento in modo approfondito, ma per un giornalista che lavora per un’agenzia di stampa mainstream, parla con un candore genuino.

Separated, la separazione familiare dell’amministrazione Trump

Il regista riporta alla mente degli spettatori, soprattutto gli statunitensi, l’ignominiosa politica di “separazione familiare” della prima amministrazione Trump che ha strappato i figli ai genitori e prodotto immagini di bambini, improvvisamente protetti dal governo degli Stati Uniti, avvolti in coperte di alluminio, che dormivano su pavimenti di cemento in recinti. È un resoconto incisivo di come è stata ideata e implementata la politica e per quale scopo, una “crudeltà sfacciata e gratuita”, come afferma nel film l’avvocato dell’ACLU Lee Gelernt, il cui intervento è stato fondamentale allo scopo di spingere un giudice federale a ordinare all’amministrazione Trump di riunire le famiglie.

Evitando di intervistare ideologi sulla questione, il regista raccoglie spunti e tesitimonianze da persone che erano in trincea quando le separazioni familiari sono diventate una delle massime priorità dell’amministrazione, come Scott Lloyd, capo dell’Office of Refugee Resettlement dell’amministrazione Trump, e il comandante Jonathan White, che ha prestato servizio nel Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani e ha combattuto contro questa risoluzione dall’interno. White diventa la coscienza del film, che ha mantenuto la sua umanità mentre altri intorno a lui erano fin troppo disposti a ignorare l’evidente trauma dei bambini strappati ai loro genitori.

La drammatizzazione degli eventi

Come accaduto anche in altre occasioni, Errol Morris fa uso di drammatizzazioni per mettere in scena particolari momenti del racconto. In Separated, il regista crea una trama di una madre di un paese centroamericano che intraprende un lungo viaggio verso il confine con gli Stati Uniti con suo figlio, che ha circa 10 anni. I due sostengono ogni sorta di difficoltà durante il tragitto, e poi le cose peggiorano solo una volta attraversato il confine con gli Stati Uniti: gli agenti federali li arrestano e separano immediatamente madre e figlio.

Queste scene aiutano a far comprendere la realtà emotiva di ciò che genitori e figli hanno attraversato, anche se sarebbe stato utile avere un’indicazione più forte del motivo per cui la madre immaginaria si è sentita costretta a lasciare il suo paese d’origine per gli Stati Uniti. Forse la cosa più scioccante di tutte in Separated è la prova scoperta da Morris e Soboroff che l’amministrazione Trump ha cercato di ostacolare l’ordine del tribunale di riunire le famiglie. E quello che sembra peggio di ogni nefandezza compiuta dall’amministrazione Trump, è che quella di Joe Biden non ha pianificato nessuna normativa che potesse impedire che questo evento si ripetesse. Questo vuol dire che un eventuale secondo mandato di Trump, mai troppo scongiurato, avrebbe il via libera per riprendere la “pratica” da dove l’aveva lasciata.

Separated, lo spettro del ripetersi della Storia

Al netto del contenuto che espone, sempre chiaro, lineare e approfondito, con tutte le “voci giuste”, Errol Morris regala un altro pezzo importante di narrativa della storia americana, con un uso sapiente dei tempi drammatici e della musica, continuamente tesa a tenere alta l’attenzione dello spettatore.

Separate Rooms: Josh O’Connor in trattative per il cast del prossimo film di Luca Guadagnino

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Josh O’Connor è attualmente in trattative per recitare in Separate Rooms, un nuovo film drammatico del regista Luca Guadagnino, secondo quanto riportato recentemente da Variety.

Il film, intitolato Separate Rooms, è un adattamento dell’omonimo romanzo dello scrittore italiano scomparso Pier Vittorio Tondelli. Il libro racconta di uno scrittore italiano, Leo, in lutto per la morte del suo fidanzato.

In Separate Rooms, il trentenne Leo viaggia attraverso Milano, Parigi, Londra e Firenze, mentre Thomas è un giovane pianista berlinese che vive temporaneamente a Parigi quando incrocia per la prima volta Leo. Il libro è diviso in tre parti, chiamate “movimenti”, che alternano flashback e riflessioni. Dopo essersi conosciuti a Parigi, gli amanti iniziano una lunga relazione, incontrandosi e viaggiando insieme in diverse città europee per un periodo di tre anni. I due si incontrano quando lo desiderano, ma vivono separati, appartandosi nelle rispettive solitudini, anche se spesso si scrivono. A un certo punto, Thomas inizia una relazione con una ragazza, che rende Leo profondamente geloso. Poi a Thomas viene diagnosticata una malattia che lo porterà alla morte nella sua città natale, Monaco.

Gran parte del libro, che inizia con la chiamata di Leo a Monaco di Baviera per dare l’addio al suo ex amante, descrive il lutto di Leo e la sua graduale guarigione, mentre ricorda i suoi viaggi in Inghilterra e negli Stati Uniti. Separate Rooms, che probabilmente sarà il prossimo film di Guadagnino, è prodotto dall’italiano Lorenzo Mieli nell’ambito del suo accordo con Fremantle.

Lorenzo Mieli e Fremantle hanno prodotto anche “Bones and All“, film di Guadagnino con Timothée Chalamet, che ha vinto il premio per la miglior regia a Venezia nel 2022, e il suo atteso adattamento di William S. Burroughs “Queer” con Daniel Craig e Drew Starkey.  Il film con ogni probabilità sarà presentato alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.

O’Connor vuole continuare a lavorare con Luca Guadagnino

Luca Guadagnino ha confermato che il film era in lavorazione in un’intervista rilasciata al settimanale italiano La Repubblica, il Venerdì, lo scorso fine settimana. La sceneggiatura del film è stata scritta da Francesca Manieri, che ha lavorato con Luca Guadagnino anche nella serie televisiva HBO-Sky We Are Who We Are.

Al momento non sono disponibili altre informazioni sul casting. Josh O’Connor e Luca Guadagnino dunque torneranno a collaborare. Josh O’Connor sarà uno dei protagonisti del prossimo dramma romantico di Luca Guadagnino, Challengers. In questo film reciterà accanto a Zendaya e Mike Faist.

Senza Sangue: il trailer del film scritto e diretto da Angelina Jolie

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Ecco il trailer di Senza Sangue, il film scritto e diretto da Angelina Jolie che si è lasciata ispirare dall’omonimo romanzo di Alessandro Baricco per questa sua nuova avventura dietro alla macchina da presa. Nel cast del film ci sono Salma Hayek Pinault e Demián Bichir.

La trama di Senza Sangue

Siamo all’inizio del XX secolo e tutto scorre come sempre in casa di Manuel Roca, medico che vive con i suoi due figli in una fattoria isolata, nella campagna bruciata dal sole di una terra di frontiera. Quando quattro uomini armati imboccano la strada sterrata che conduce alla loro casa, in cerca vendetta. Roca tenta disperatamente di proteggere i suoi figli, ma nulla può contro la ferocia degli aggressori.

Molti anni dopo, Nina, ormai adulta e unica sopravvissuta della famiglia, incontra Tito, un venditore ambulante. L’incontro potrebbe sembrare casuale, ma entrambi sanno che non lo è: Tito conosce il motivo della visita di Nina, e lei lo stava cercando. Mentre tra i due si accende un confronto carico di tensione, diventa chiaro che la guerra è finita per molti, ma non per tutti. Il passato continua a bruciare nel presente, e la vendetta, come un’ombra lunga e ineluttabile, assume forme inaspettate.

Senza Rimorso: recensione del film di Stefano Sollima

Senza Rimorso: recensione del film di Stefano Sollima

Stefano Sollima resta in America con il suo nuovo lavoro Senza Rimorso, produzione originale Amazon Prime, e si aggiunge alla lunga lista di registi che si sono misurati con le trasposizioni cinematografiche dei romanzi di Tom Clancy, noto autore di thriller di spionaggio, da cui sono stati tratti ad esempio Caccia a Ottobre Rosso di John McTiernan con Sean Connery, Giochi di potere e Sotto il segno del pericolo, entrambi diretti da Philipe Noyce, protagonista Harrison Ford, ma anche, più recentemente, Al vertice della tensione e Jack Ryan – L’iniziazione. Dunque, anche dopo il successo di Soldado, la sfida per il regista che ha diretto A.C.A.B. e Suburra, ma ha anche aperto la strada alla nuova serialità televisiva italiana con Romanzo Criminale e raggiunto il successo internazionale con Gomorra – La serie, è tutt’altro che semplice.

La trama di Senza Rimorso

Il soldato John Kelly, Michael B. Jordan, fa parte del corpo scelto dei Navy Seals, impegnato in pericolose missioni in zone di guerra. Con la sua squadra deve liberare un agente della CIA, prigioniero ad Aleppo di un gruppo di terroristi siriani. Quando arrivano sul posto, però, John e i suoi si rendono conto che si tratta di un deposito di armi russo e i sequestratori sono in realtà trafficanti di armi russi. Capiscono anche che l’agente della CIA Robert Ritter, Jamie Bell, in missione con loro, ne era al corrente, ma non li aveva informati. L’operazione riesce, ma l’uccisione dei russi rischia di scatenare ritorsioni verso la squadra guidata dal tenente Karen Greer, Jodie Turner-Smith, oltre che pesanti tensioni tra Usa e Russia. John torna a casa dalla moglie incinta, Pam, Lauren London, deciso a lasciare l’esercito. Poco dopo, però, alcuni componenti di quell’operazione vengono uccisi e Kelly scampa per miracolo a un agguato in cui resta uccisa proprio Pam. Solo uno degli aggressori è ancora vivo e John giura a sé stesso che lo troverà. La ricerca dell’assassino di Pam lo porta, assieme alla sua squadra, fino a Murmansk, in Russia. Pian piano però, Kelly si rende conto di essere solo una pedina. Qualcuno sta giocando con le vite di questi soldati per regalare all’America un nuovo nemico contro cui combattere. Riuscirà la squadra dei  corpi speciali a mettersi in salvo, scoprire tutta la verità e assicurare alla giustizia i colpevoli della cospirazione?

senza rimorso filmSenza rimorso ma con qualche perplessità

In questo nuovo capitolo della storia americana di Stefano Sollima, quel che si riconosce subito è lo stile registico. La capacità di creare inquadrature suggestive, di inserirvi elementi realistici, la precisione nei particolari di ogni scena, l’amore per gli inizi in medias res. E poi l’amore per l’acqua. Un’elemento che più di altri il regista trova confacente a sé e al suo modo di creare le atmosfere adatte al film, siano esse cupe e disperanti, come la pioggia incessante di Suburra che dilagava nel finale, o di suspense e azione spettacolare come avviene in questo Senza Rimorso. Insomma, proprio come sul set di Suburra, Sollima continua a scandire spesso e volentieri: “Manda l’acqua”, con esiti sempre coinvolgenti e d’impatto. Così, ecco una Aleppo devastata, dove galline e mucche si muovono tra le macerie e il nemico emerge, appunto, dall’acqua. Ecco il protagonista, un Michael B. Jordan prestante ma inespressivo, usare a suo vantaggio l’elemento, come nella scena della cella, oppure dover impegnare tutte le sue capacità per non soccombervi, come nella sequenza dell’ammaraggio dell’aereo. Il regista pone l’accento su azione e spettacolarità.

Sembra però che manchino alcune caratteristiche tipiche del cinema di Sollima, a partire dalla complessità dei personaggi, dalla pluralità  dei punti di vista. A parte il personaggio interpretato da Jamie Bell, che ha un’evoluzione nel corso del film, gli altri, il protagonista per primo, assomigliano più a una sorta di supereroi che a persone, che abituate a un lavoro pericoloso, capace di metterle a dura prova, ci si aspetta abbiano però le loro fragilità e dubbi. Se è vero infatti che pur di trovare la verità sulla morte della moglie, Kelly non esita a uccidere, è altrettanto vero che coloro che ne fanno le spese sono “i cattivi”. Dunque lui finisce per essere sempre, immancabilmente, “il buono”, che fa del male, ma solo in nome della verità e quando arriva a confondere giustizia e vendetta, uccidendo, paga. Manca quell’approccio problematico e maggiormente realistico, che poneva domande più che abbracciare un punto di vista. Alcune sequenze puramente action nella vicenda sembrano poi create appositamente per esaltare le qualità da supereroe del protagonista, indubbiamente dotato di prestanza fisica e resistenza non comuni. Sembra insomma che Sollima abbracci con convinzione alcuni stilemi dell’estetica americana, rinunciando a qualcosa di più autenticamente suo.

senza rimorso tramaLa sceneggiatura, curata da Taylor Sheridan come per Soldado e da Will Staples, però non sempre funziona. I dialoghi sono spesso retorici e se nella prima parte la narrazione è chiara e coerente, poi qualcosa sembra sfuggire di mano e si cerca di compensare  uno sviluppo confuso con l’infittirsi dell’azione spettacolare. Michael B. Jordan Creed, Creed II, Black Panther – è sempre al centro dell’azione, non spicca però per doti attoriali, e non lo fa neppure Jodie Turner-Smith, nei panni del diretto superiore di John. Entrambi sono a dir poco scarsamente espressivi. Di tutt’altro tenore, per fortuna, Jamie Bell e Guy Pierce, il Segretario Clay.

Anche le musiche non regalano le sorprese, le emozioni inaspettate che di solito punteggiano i lavori di Sollima. La colonna sonora di Jónsi – voce dei Sigur Rós – è efficace nel creare suspense e accompagnare l’incalzare dell’azione, ma non ha momenti davvero eclatanti, così come non ci sono brani di altri artisti che colpiscono in modo particolare, sia per la scelta, sia per il modo in cui sono inseriti all’interno della narrazione, ed è un vero peccato. Senza Rimorso finisce per essere la dimostrazione che una tecnica registica ineccepibile non basta a fare un buon film e lascia allo spettatore più di una perplessità.

Dove vedere in streaming Senza Rimorso

Prodotto da Amazon Original, in associazione con Paramount Pictures, Skydance, Weed Road Pictures e New Republic Pictures, Senza Rimorso è disponibile in streaming su Amazon Prime Video.

Senza rimorso: le differenze tra il libro e il film con Michael B. Jordan

Il personaggio più famoso nato dalla penna di Tom Clancy è senza dubbio Jack Ryan, protagonista al cinema dei film Caccia a Ottobre Rosso, Giochi di potere, Sotto il segno del pericolo, Al vertice della tensione e Jack Ryan – L’iniziazione, ma anche della serie Jack Ryan. In quello che è oggi noto come il Ryanverse, però, c’è un altro personaggio molto avvincente: John Kelly/John Clark. Questo è protagonista del primo dei libri spin-off di Clancy, Senza rimorso.

Questo è stato poi adattato in film nel 2021 dal regista italiano Stefano Sollima, noto per i film Suburra e Adagio ma anche per il lungometraggio statunitense Soldado. Senza rimorso (qui la recensione), riporta dunque un’opera di Clancy sullo schermo, con questo film annunciato come un primo capitolo di un nuovo franchise incentrato sul personaggio di John Clark. Nel gennaio del 2023 è infatti stato confermato un sequel, che adatterà il romanzo Rainbow Six.

Nell’attesa di vedere questo sequel, il passaggio televisivo di questo film del 2021 è un’occasione da non lasciarsi sfuggire per i film di questo genere. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Senza rimorso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle differenze con il libro di Tom Clancy. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

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Guy Pearce in Senza Rimorso

La trama e il cast di Senza rimorso

Protagonista del film è John Kelly, agente della CIA, esperto Navy Seal, deciso a vendicare l’omicidio di sua moglie incinta. Nel corso della sua missione, che ha come unico scopo quello di trovare i responsabili del terribile atto commesso, John sarà affiancato da un compagno dei Navy Seal, Karen Greer e da un misterioso agente della CIA. Ben presto però John si renderà conto di trovarsi al centro di una cospirazione molto più grande di lui, che minaccia di travolgere gli Stati Uniti e la Russia in una grande guerra.

Ad interpretare John Kelly vi è l’attore Michael B. Jordan, mentre la moglie Pam è interpretata da Lauren London. L’attrice Jodie Turner-Smith  interpreta Karen Greer, alleata di Kelly, mentre Jamie Bell è Robert Ritter e Guy Pearce è l’agente della CIA Thomas Clay. Fanno poi parte del film gli attori Todd Lasance nel ruolo di Dallas, Jack Kesy in quello di Thunder e Cam Gigandet in quello di Keith Webb. Colman Domingo, infine, è il pastore West.

Le differenze tra il libro e il film

Chi ha letto il libro Senza rimorso di Tom Clancy noterà subito come il film si discosti in più punti da esso. Ci sono infatti diverse differenze nel racconto proposto da Stefano Sollima e dagli sceneggiatori Taylor Sheridan e Will Staples a partire dal cambio di ambientazione. Mentre il racconto del libro si svolge nel 1970, nel pieno della guerra in Vietnam, quello del film ha luogo nel 2020, con tutti gli eventi proprio di questo moderno panorama politico.

Dopo l’ambientazione, l’altra grande differenza che salta all’occhio è l’aspetto del protagonista. Mentre nel romanzo è descritto come biondo e di pelle bianca, nel film è invece afroamericano. Differenze si ritrovano poi nella donna che John vuole vendicare. Se nel film Senza rimorso è la moglie, nel romanzo – dove John non è sposato – una corriera della droga di nome Pam, di cui John si innamora.

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Jodie Turner-Smith e Michael B. Jordan in Senza rimorso. Foto di Nadja Klier/Nadja Klier – © 2020 Paramount Pictures

Diversa è anche la missione a partire dal quale si svolge il racconto. Nel film John Kelly e il suo gruppo di Navy SEAL pensano di avere a che fare con un gruppo paramilitare pro-Assad, ma dopo averli uccisi, scoprono che i colpevoli sono in realtà dell’esercito russo. Nel romanzo, invece, l’obiettivo è il colonnello dell’aeronautica Robin Zacharias, in possesso di informazioni altamente riservate. Ma prima che possa essere recuperato, il colonnello sovietico Nikolay Grishanov lo giustizia, provocando attriti tra i due Paesi.

Sempre per quanto riguarda la missione, diverso è il modo in cui John viene reclutato per essa. Nel film ciò avviene quando egli viene rilasciato dalla prigione e portato in una stanza dove incontra Greer, Ritter e Clay, con quest’ultimo che lo recluta. Nel romanzo, invece, John viene avvicinato da un funzionario del governo per un’operazione speciale, che egli decide di accettare. Sia nel film che nel libro, però, ad un certo punto la missione viene compromessa.

Nel film ciò avviene quando le operazioni della CIA stanno pianificando un salto HALO in territorio russo. Sebbene stiano volando su un jet passeggeri per evitare di essere scoperti, un caccia russo li individua e li abbatte. Nel libro, invece, è una talpa del KGB a informare i sovietici di una possibile missione di salvataggio in Vietnam. Nonostante la battuta d’arresto, John riesce comunque a catturare il generale russo che sta dietro alla prigionia degli ostaggi di guerra americani.

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Michael B. Jordan in Senza rimorso. Foto di Nadja Klier/Nadja Klier – © 2020 Paramount Pictures

Infine, sebbene all’inizio sembri un alleato di John, il Segretario alla Difesa Thomas Clay si rivela essere un agente corrotto. È lui che ha rivelato l’identità dei Navy Seals e ha permesso ai mercenari russi di attaccarli nelle loro case. La sua missione era quella di provocare una guerra tra Russia e America. Secondo lui, gli americani erano divisi e solo la guerra poteva unirli. Nel libro, invece, ad essere corrotto è il tenente Mark Charon.

L’ultima differenza si ritrova nella finta morte che John inscena. Nel film ciò avviene dopo aver ottenuto una confessione dal Segretario della Difesa Thomas Clay. Si lancia con la sua auto nel fiume Potomac, annegando Clay, prima di uscire a nuoto e fuggire. Presunto morto, Greer gli dà una nuova identità e il suo nome cambia da John Kelly a John Clark. Nel romanzo, invece, egli inscena la sua morte rovesciando la barca dove si trova e sfuggendo così alla cattura.

Il trailer di Senza rimorso e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Senza rimorso grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Infinity+ e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 6 giugno alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Senza Rimorso di Tom Clancy: trailer del film in arrivo su Prime Video

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Prime Video ha diffuso il trailer ufficiale di Senza Rimorso di Tom Clancy, l’atteso film con Michael B. Jordan. Prodotto da Akiva Goldsman, Josh Appelbaum, André Nemec, Michael B. Jordan. Nel cast anche Jamie Bell, Jodie Turner-Smith, Lauren London, Brett Gelman, Jacob Scipio, Jack Kesy, Colman Domingo, Todd Lassance, Cam Gigandet, Luke Mitchell e Guy Pearce. Il film è diretto da Stefano Sollima e scritto da Taylor Sheridan and Will Staples.

Senza Rimorso di Tom Clancy: il nuovo trailer del film

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Senza Rimorso di Tom Clancy: il nuovo trailer del film

Prime Video ha diffuso il nuovo trailer ufficiale di Senza Rimorso di Tom Clancy, l’atteso film con Michael B. Jordan. Prodotto da Akiva Goldsman, Josh Appelbaum, André Nemec, Michael B. Jordan. Nel cast anche Jamie Bell, Jodie Turner-Smith, Lauren London, Brett Gelman, Jacob Scipio, Jack Kesy, Colman Domingo, Todd Lassance, Cam Gigandet, Luke Mitchell e Guy Pearce. Il film è diretto da Stefano Sollima e scritto da Taylor Sheridan and Will Staples.

Senza Prove: trailer italiano del film di Béatrice Pollet

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Senza Prove: trailer italiano del film di Béatrice Pollet

Ecco il trailer di Senza Prove, il film di Béatrice Pollet con Maud Wyler e Géraldine Nakache in anteprima a C-MOVIE FILM FESTIVAL. Senza Prove arriverà al cinema in Italia dal 21 marzo distribuito da Kitchenfilm.

Senza Prove, la trama

Claire e Sophie hanno studiato insieme e sono entrambe avvocate. Claire è felicemente sposata con Thomas e hanno due figlie. Ma la loro vita viene sconvolta, quando la polizia trova vicino alla loro casa, un neonato che si ritiene sia di Claire. Sophie costruisce la sua difesa, anche se Claire sostiene di non aver né visto né sentito che era di nuovo incinta, ma come può non essersene accorta? L’essenza della maternità diventa presto Il fulcro del caso.

Senza Prove, il manifesto

Senza nessuna pietà: tre clip del film con Pierfrancesco Favino

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Senza nessuna pietà: tre clip del film con Pierfrancesco Favino

Guarda tre clip del film Senza nessuna pietà, il film prodotto e interpretato da Pier Francesco Favino e diretto dall’esordiente Michele Alahique. Nel cast anche Greta Scarano, Claudio Gioè, Adriano Giannini e Ninetto Davoli.

 

 

 

Il film, che uscirà l’11 settembre, parla della vita di Mimmo, un uomo che vorrebbe fare solo il muratore, perché gli piace più costruire palazzi che rompere ossa. Invece recuperare crediti, con le cattive, è parte integrante del suo mestiere, almeno secondo il signor Santili, suo zio nonché datore di lavoro. Mimmo vive in un mondo feroce dove si rispettano regole e ruoli, se si vuol tirare a campare senza problemi: giusto o sbagliato che sia, è l’unico mondo che conosce. Tutto cambia quando nella sua vita irrompe Tania, una ragazza bellissima che il Roscio, il suo migliore amico, ha “rimediato” come intrattenimento per Manuel, il figlio di Santili. Costretti da un imprevisto a passare la notte insieme, Mimmo e Tania si scopriranno uniti dal bisogno di sentirsi amati e dalla voglia di sfuggire a un destino già segnato. Ma non si può sperare in una nuova vita senza fare i conti con la vecchia.

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