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Gli Aristogatti: il remake in Live-Action ha trovato il suo regista

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È stato scelto il regista dell’annunciato remake ibrido live-action e CGI della Disney sul classico de Gli Aristogatti. A darne notizia è stato il noto sito americano Deadline riporta che il regista e musicista premio Oscar Ahmir “Questlove” Thompson dirigerà il remake, fungendo anche da produttore esecutivo e supervisionando la musica del film. Il film sarà scritto da Will Gluck, che produrrà per Olive Bridge, e Keith Bunin, mentre i produttori esecutivi saranno Tarik Trotter, Shawn Gee e Zarah Zohlman per Two One Five Entertainment.

Ahmir “Questlove” Thompson ha vinto un Oscar nel 2022 per il suo documentario Summer of Soul . Oltre al cinema, è un membro della famosa band di Filadelfia Roots e ha vinto sei Grammy Awards. Gli Aristogatti è stato originariamente pubblicato nel 1970 ed è stato l’ultimo film ad essere approvato personalmente da Walt Disney prima della sua morte nel 1966. Il film segue un gruppo di gatti aristocratici che devono collaborare con un carismatico gatto dopo essere stati rapiti da un maggiordomo nel tentativo di rubare la loro eredità.

Membro fondatore dell’iconica band hip hop di Filadelfia The Roots, il sei volte vincitore del Grammy Thompson ha fatto il salto alla regia con il suo documentario Summer of Soul, sul festival culturale di Harlem del 1969. Il film è stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival del 2021, portando a casa il Gran Premio della Giuria e iniziando la sua serie di riconoscimenti che sarebbero culminati il premio Oscar del 2022. Da allora, Thompson ha soppesato le sue opzioni prima di scegliere il progetto giusto con il quale fare il salto nella fiction, approdando infine alla Disney che lo ha ingaggiato per il suo remake Aristogatti. 

Florida Man: trailer della miniserie Netflix con Edgar Ramírez

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Florida Man: trailer della miniserie Netflix con Edgar Ramírez

Netflix ha diffuso il trailer dell’imminente miniserie poliziesca Florida Man che vede protagonista il candidato al Edgar Ramírez. La miniserie sarà disponibile per lo streaming il mese prossimo, il 13 aprile.

Florida Man è creato e prodotto esecutivamente da Donald Todd (This Is Us), che è anche lo showrunner. Descritto come “un’odissea selvaggia in un luogo soleggiato per persone losche”, il dramma limitato è interpretato da Edgar Ramírez, Anthony LaPaglia, Abbey Lee, Otmara Marrero, Lex Scott Davis, Emory Cohen, Clark Gregg, Isaiah Johnson, Paul Schneider e Lauren Buglioli.

Quando un ex poliziotto in difficoltà (Edgar Ramírez) è costretto a tornare in Florida per trovare la fidanzata in fuga da un criminale di Philadelphia, quello che doveva essere un semplice incarico diventa un viaggio che presto coinvolge segreti familiari e un inutile tentativo di fare la cosa giusta in una situazione tutta sbagliata. Florida Man dell’ideatore Donald Todd è una folle odissea in un luogo pieno loschi individui.

https://www.youtube.com/watch?v=Juyodtul_7s

La serie è prodotta da Jason Bateman e Michael Costigan per la loro società Aggregate Films come parte del loro accordo in esclusiva con lo streamer. Il progetto segna l’ultima collaborazione di Ramirez con Netflix, dopo aver recitato in precedenza nei film The Last Days of American Crime e Yes Day .

Jonathan Majors accusato di aggressione e molestie dopo l’arresto a New York

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Jonathan Majors è stato chiamato in giudizio domenica scorsa per diverse accuse di aggressione e molestie, secondo l’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan. Nella denuncia, l’anonima accusatrice afferma che l’imputato “l’ha colpita in faccia con una mano aperta, provocandole un dolore notevole e una lacerazione dietro l’orecchio”. Afferma inoltre che “le ha messo una mano sul collo, provocandole lividi e dolore sostanziale”.

Majors è stato arrestato sabato a Manhattan in una presunta “disputa domestica”. È stato accusato di diversi capi d’accusa di aggressione di terzo grado, tre capi d’accusa di tentata aggressione di terzo grado, un conteggio di molestie aggravate di secondo grado e un conteggio di molestie di secondo grado.

L’ufficio del procuratore distrettuale afferma che un giudice ha rilasciato Jonathan Majors su sua stessa ammissione e ha concesso un ordine di protezione limitato. Il suo avvocato ha contestato le affermazioni, dichiarando che “Jonathan Majors è completamente innocente ed è probabilmente vittima di un alterco con una donna che conosce”. Il suo avvocato della difesa penale Priya Chaudhry ha aggiunto: “stiamo rapidamente raccogliendo e presentando prove al procuratore distrettuale con l’aspettativa che tutte le accuse vengano ritirate imminentemente”.

Jonathan Majors è uno dei volti in rapida ascesa a Hollywood. In questo momento è nelle sale di tutto il mondo in Creed III in cui interpreta l’antagonista di Michael B. Jordan. Cosa ancora più importante per il suo curriculum e per la sua carriera a lungo termine, Jonathan Majors è l’interprete di Kang il Conquistatore, il prossimo grande villain del Marvel Cinematic Universe e sta conquistando anche molto terreno nel cinema indipendente, tanto che il suo ultimo film, originariamente presentato in anteprima al Sundance, Magazine Dreams, è stato acquisito da Searchlight Pictures e arriverà nelle sale USA l’8 dicembre. L’attore ha anche firmato per una nuova produzione di Amazon Studios.

Liv Tyler torna al Marvel Cinematic Universe a 16 anni di distanza

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Liv Tyler torna nel Marvel Cinematic Universe, 16 anni dopo la sua ultima apparizione nel franchise. L’attrice apparirà in Captain America: New World Order del 2024, riprendendo il suo ruolo da The Incredible Hulk del 2008 nei panni della scienziata Betty Ross, la figlia del generale Thaddeus “Thunderbolt” Ross. Quel ruolo era stato interpretato originariamente dal defunto William Hurt, che è riapparso più volte per i Marvel Studios, a partire da Captain America: Civil War del 2016, in cui Ross era diventato Segretario di Stato.

Harrison Ford è subentrato nel ruolo di Thaddeus Ross per Captain America: New World Order, in cui il personaggio è diventato Presidente degli Stati Uniti. In The Incredible Hulk, Betty Ross di Liv Tyler era l’interesse amoroso per Bruce Banner di Edward Norton; dopo che Norton è stato sostituito da Mark Ruffalo, il personaggio di Tyler è stato menzionato di sfuggita, ma non era mai riapparso prima.

Captain America: New World Order

Julius Onah dirige  Captain America: New World Order, su una sceneggiatura di Malcolm Spellman e Dalan Musson. Il cast comprenderà Anthony Mackie nei panni di Sam Wilson/Captain America, Danny Ramirez nei panni di Joaquín Torres/Falcon, Tim Blake Nelson nei panni di Samuel Sterns/Leader, Carl Lumbly nei panni di Isaiah Bradley e Shira Haas nei panni di Ruth Bat-Seraph/Sabra. L’uscita al cinema è prevista per il 3 maggio 2024.

Jake Schreier dirigerà Thunderbolts e si baserà su una una sceneggiatura di Eric Pearson. Il cast dell’ensemble è composto da Florence Pugh come Yelena Belova, Sebastian Stan come Bucky Barnes/Winter Soldier, Wyatt Russell come John Walker/US Agent, Olga Kurylenko come Antonia Dreykov/Taskmaster, David Harbour come Alexei Shostakov/Red Guardian, Hannah John-Kamen come Ava Starr/Ghost, e Julia Louis-Dreyfus come Contessa Valentina Allegra de Fontaine. Thunderbolts uscirà nei cinema il 26 luglio 2024.

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La bella e la bestia: il cast e le frasi del film con Vincent Cassel

Da sempre le fiabe sono fonte di grandi ispirazioni per il cinema e le sue storie. Nei decenni sul grande schermo si sono avvicendate innumerevoli versioni e reinterpretazioni dei più celebri racconti di questo tipo, arricchendo l’immaginario di generazioni e generazioni di spettatori. Tra le tante, quella di La bella e la bestia è certamente una delle più celebri. Questa è stata portata diverse volte al cinema, tra cui con i noti adattamenti della Disney. Nel 2014 arriva però una versione più fedele al racconto originale (qui la recensione), diretta dal francese Christophe Gans.

Non deve sorprendere che tale film arrivi proprio dalla Francia, poiché è qui che nel 1740 inizia a diffondersi la fiaba, grazie alla scrittrice Madame Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve. Negli anni questo si è arricchito di dettagli e particolarità, arrivando fino alla celebre versione di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont nel 1756. Desiderando dar vita ad un film incentrato proprio sulla tradizionale fiaba, priva delle colorate aggiunte attuate dalla Disney, lo studios di produzione Pathé decise di acquisirne i diritti per una trasposizione tutta francese.

Con i ruoli dei protagonisti andati a due dei più celebri attori del cinema francese e internazionale, il film venne presentato in anteprima al Festival di Berlino. Successivamente, una volta arrivato in sala, il film si affermò come un discreto successo, riuscendo a guadagnare quasi 50 milioni di dollari a livello globale. In particolare, di questo nuovo La bella e la bestia è stata apprezzata l’atmosfera dark, come anche il maggior realismo conferito all’intera vicenda. Proseguendo qui nella lettura sarà poi possibile scoprire tutte le principali curiosità legate alla trama e al cast del film.

La bella e la bestia: la trama del film

La vicenda si apre con la disgrazia che colpisce un ricco mercante di nome Monsieur de Beauffremont, il quale si trova a perdere tutti i propri averi in mare a causa di un violento naufragio. Tale disgrazia costringe l’uomo e i suoi sei figli a trasferirsi in campagna, sperando di poter ricominciare da capo. Con il tempo, la loro situazione economica torna ad un livello di stabilità, e l’uomo decide fare un dono ad ognuno dei figli. La minore di questi, Belle, dolce e aggraziata, chiede però nulla più che una rosa rossa. Per accontentarla, il padre si reca nel bosco in cerca di questa. Qui, tuttavia, finirà nella trappola di una mostruosa bestia, che proporrà all’uomo uno scambio: una vita per una rosa.

Sentendosi colpevole per il rischio a cui il padre va incontro, Belle decide di prendere il suo posto e concedersi a ciò che la bestia vorrà fare di lei. Questa però, colpita dal coraggio della giovane, decide di non ucciderla bensì di tenerla con sé nel suo castello. Prigioniera qui, Belle inizia ad esplorare le tante stanze e i giardini del luogo, imbattendosi infine nel grande segreto della bestia. Un segreto di cui nessuno dovrebbe essere al corrente. Pur rischiando di andare incontro alla furia della creatura, la giovane decide però di aiutarlo a liberarsi dalla maledizione che attanaglia il padrone del castello. Riuscire nel suo intento, però, sarà più difficile del previsto.

La bella e la bestia cast

La bella e la bestia: il cast del film

Protagonista femminile del film è l’attrice Léa Seydoux nel ruolo di Belle. L’attrice, divenuta popolare l’anno prima con La vita di Adele, si dichiarò da subito entusiasta di poter recitare nel ruolo offertole. Suo desiderio era infatti quello di poter recitare in un film in costume di questo tipo, per il quale si preparò a lungo, approfondendo la fiaba per costruire il carattere del proprio personaggio. Accanto a lei, nel film, si ritrova poi il celebre Vincent Cassel nei panni della Bestia. L’attore, allo stesso modo, si dichiarò particolarmente interessato ad interpretare un ruolo del genere, diverso dai soliti a cui era abituato. Per vestire i panni della creatura, però, egli dovette spendere diverso tempo nello studiare i movimenti di questa, al fine di renderne più realistica la resa tramite effetti speciali.

Nel film si ritrovano poi diversi noti attori francesi nei ruoli di contorno. André Dussollier, noto per aver recitato tanto in Francia quanto in Italia, interpreta qui il ruolo del padre di Belle. Lo spagnolo Eduardo Noriega, anch’egli attore di livello internazionale, recita qui nei panni del cacciatore Perducas, che si opporrà alla Bestia. La celebre Sara Giraudeau compare nei panni di Clotilde, una delle sorelle di Belle, mentre Audrey Lamy è l’altra di queste, Anne. L’attrice Yvonne Catterfeld interpreta invece la Principessa, ruolo chiave nel racconto del passato della Bestia. L’attore Nicolas Gob, noto per alcuni ruoli televisivi, interpreta invece Maxime, uno dei fratelli maschi di Belle.

La bella e la bestia: il trailer, le frasi più belle e dove vedere il film in streaming e in TV

Per gli appassionati del film è possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. La bella e la bestia è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno lunedì 27 marzo alle ore 21:15 sul canale Cielo.

Nel film sono inoltre presenti diverse frasi oggi entrate a far parte dell’immaginario comune. Si tratta di battute e affermazioni che descrivono alla perfezione non solo il contesto in cui si svolge la storia ma anche i protagonisti che le pronunciano. Di seguito si riportano le più belle e più importanti del film.

  • “Belle, se non tornerete… – Lo so, ci ucciderete tutti. – No, ne morirò.” (Belle e la Bestia)
  • “Tornare da lui è il mio unico scopo” (Belle)
  • “Mi avete visto per quello che sono. Ditemi ancora che mi disprezzate, ditemelo” (Bestia)
  • “Una vita per una rosa” (Bestia)
  • “Credete che con tempo e pazienza avreste potuto amarmi? – Ma io vi amo già” (Bestia e Belle)

Fonte: IMDb

I cacciatori del cielo, docu-film sulla storia di Francesco Baracca il 29 Marzo su Rai 1

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Per celebrare il Centenario della costituzione dell’Aeronautica Militare, mercoledì 29 marzo alle 21.30 su Rai1 Rai Documentari propone I cacciatori del cielo, primo docu-film sulla storia dell’asso dell’aviazione Francesco Baracca interpretato da Giuseppe Fiorello e con la regia di Mario Vitale, prodotto da Gloria Giorgianni per Anele con Luce Cinecittà, in collaborazione con Rai Documentari, con il Patrocinio e la partecipazione del Ministero della Difesa, Aeronautica Militare e Difesa Servizi, con il Patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, con il sostegno di Intesa Sanpaolo e con Aerea S.p.A. ed Elettronica S.p.A..

Il progetto, scritto da Pietro Calderoni e Valter Lupo, con la collaborazione di Mario Vitale e la consulenza storica di Paolo Varriale, racconta le imprese eroiche, la vita e l’amicizia di quei pionieri del volo che si distinsero per le loro azioni e il loro coraggio durante la Prima Guerra Mondiale e le cui gesta gettarono le basi per la nascita dell’Aeronautica Militare avvenuta il 28 marzo 1923.

Un racconto avvincente che abbraccia temi universali come amicizia, grandi ideali e l’amore e che intervalla alla fiction vera e propria, arricchita da una serie di “interviste ricostruite” ai protagonisti della storia interpretati dai rispettivi attori, preziosi materiali di repertorio, sia foto che filmati d’epoca, e animazioni originali.

Mi chiamo Francesco Baracca. Sono un pilota del Regio Esercito. Prima di diventare aviatore ero al Piemonte Cavalleria. L’aviazione era ancora ai suoi albori, in pochissimi si avventuravano nei cieli… Un giorno assistetti a uno di quei primissimi voli e fu subito una folgorazione! Vedere quell’aereo che si librava nel cielo, vederlo entrare e scomparire tra le nuvole… Capii immediatamente che l’aviazione sarebbe stato il futuro e io volevo farne parte. Poi, il 24 maggio 1915, tutto cambiò”.

Il cast del film I cacciatori del cielo

Giuseppe Fiorello è Francesco Baracca, che per i suoi meriti sarà in breve promosso prima capitano e poi maggiore, assumendo nel frattempo il comando della 91a Squadriglia, la “Squadriglia degli assi”: romagnolo, sanguigno, istintivo e coraggioso, affascinante e colto, di ottima famiglia, generoso, spavaldo ma mai inutilmente votato al sacrificio. Ricordato come “l’Asso degli assi” per aver conseguito il maggior numero di vittorie aeree tra i piloti italiani della Grande Guerra e in assoluto, ottenendo 34 vittorie nei combattimenti aerei, Francesco Baracca si impose rapidamente nell’immaginario collettivo del popolo italiano come un vero e proprio eroe nazionale.

Nel cast, accanto a Giuseppe Fiorello, anche Luciano Scarpa nel ruolo del Comandante Pier Ruggero Piccio, altra figura carismatica dell’aviazione italiana e asso della Grande Guerra, in seguito primo Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare; Claudia Vismara, che dà il volto a Norina Cristofoli, giovane cantante lirica di Udine, bella, timida e allo stesso tempo determinata, che vivrà un’intensa seppur breve storia d’amore con Francesco; Andrea Bosca, che interpreta il personaggio di finzione Bartolomeo Piovesan, meccanico di umili origini addetto alla manutenzione dell’aereo di Baracca e geniale ideatore di fondamentali migliorie nelle prestazioni di volo dei rudimentali velivoli della compagnia. Tra gli altri attori, Ciro Esposito dà il volto a Fulco Ruffo di Calabria, Enzo Garramone veste i panni del Re Vittorio Emanuele II e Rodolfo Corsato di un Colonnello dell’Esercito Italiano, mentre Patrizia La Fonte e Paolo Rozzi interpretano i genitori di Baracca.

La trama del film I cacciatori del cielo

L’arco narrativo del docu-film parte dal 1915, anno in cui Baracca, Piccio e Piovesan, tre uomini molto diversi fra loro per estrazione sociale, provenienza e indole ma destinati a diventare grandi amici, si ritrovano insieme nel campo di aviazione di Santa Caterina, vicino Udine, sede del primo reparto aerei da caccia e del Comando Supremo; l’iniziale difficoltà a resistere contro i raid aerei austroungarici verrà superata dalle innovazioni introdotte dal meccanico Piovesan e dalla maestria di quei pionieri del volo, in primis Baracca, che conseguirà la prima vittoria italiana nella storia dell’Aeronautica, il 7 aprile 1916, a cui ne seguiranno molte altre, rendendolo un’icona nella popolazione italiana, insieme allo stemma del suo aereo, il Cavallino rampante. Un successo che indurrà il Comando Supremo a superare le perplessità iniziali e istituire una squadriglia di élite, la 91a, per le operazioni particolarmente delicate, affidata a Baracca. La disfatta di Caporetto porterà anche la squadriglia ad abbandonare Santa Caterina per trasferirsi in Veneto, sul campo di aviazione di Quinto, vicino Treviso. Per le loro imprese, Baracca e Piccio ottengono la medaglia d’oro al valor militare, fino alla tragica morte dell’asso degli assi, avvenuta a 30 anni il 19 giugno 1918 nel corso di una missione sul Montello, durante la Battaglia del Piave. La sua morte suscitò grande commozione in tutto il Paese.

A suo nome nel 1926 fu inaugurato a Lugo di Romagna il Museo Francesco Baracca, dal 1993 trasferito nella casa natale del pilota, luogo particolarmente suggestivo che ospita anche il caccia originale su cui ha conseguito la sua 30a vittoria, lo SPAD VII S2489, e dove si sono svolte alcune riprese grazie alla collaborazione con il Comune di Lugo di Romagna, Emilia-Romagna Film Commission, Visit Romagna e Consorzio In Bassa Romagna. Le altre riprese sono state realizzate in Veneto a Nervesa della Battaglia, presso la Fondazione Jonathan Collection, dove è stata utilizzata anche la replica volante dello SPAD XIII, uno degli iconici aerei di Baracca, a Villafranca di Verona, a Lonigo e presso il Museo Villa Lattes di Istrana.

I cacciatori del cielo è una produzione Anele con Luce Cinecittà, in collaborazione con Rai Documentari, con il Patrocinio e la partecipazione del Ministero della Difesa, Aeronautica Militare e Difesa Servizi, con il Patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, con il sostegno di Intesa Sanpaolo e con Aerea S.p.A. ed Elettronica S.p.A.. Con il contributo di Emilia-Romagna Film Commission, Visit Romagna, Comune di Lugo di Romagna e Consorzio In Bassa Romagna. Un docu-film da 90 minuti diretto da Mario Vitale, prodotto da Gloria Giorgianni. Produttori Associati Tore Sansonetti e Carlotta Schininà. Scritto da Pietro Calderoni e Valter Lupo, con la collaborazione di Mario Vitale e la consulenza storica di Paolo Varriale. Musiche di Pasquale Catalano e Antonio Fresa – Edizioni Curci.

Il Suo Regno: recensione della serie Netflix

Il Suo Regno: recensione della serie Netflix

Il Suo Regno è una serie tv argentina marchiata Netflix arrivata alla seconda stagione e che è disponibile sulla piattaforma già a partire dal 22 marzo. Ideata e scritta da Claudia Piñeiro e Marcelo Piñeyro – che l’ha anche diretta – è stata inaugurata ad agosto 2021 e la sua fama è esponenzialmente cresciuta fino ad arrivare in 990 Paesi. Lei è una famosa scrittrice di libri thriller e lui un regista dall’esperienza decennale e avevano già collaborato nel 2009 proprio per la trasposizione di un romanzo scritto da lei: Le vedove del giovedì.

Il Suo Regno, la genesi

Un po’ di tempo fa erano stati entrambi contattati da un produttore che gli aveva proposto un progetto che però non era piaciuto a nessuno dei due. Ma la voglia di tornare a lavorare insieme ha mosso i due autori a farsi venire in mente un’idea che sarebbe valsa Netflix e il popolo argentino.

Così nasce Il Suo Regno (El Reino in lingua originale), la storia di una comunità cristiana evangelica di Buenos Aires il cui leader Emilio Vázquez Pena (Diego Peretti) si trova improvvisamente a dover valutare la proposta di una carriera politica. Intrighi, manipolazioni, giochi di potere e scandali sono dietro a ogni angolo, ma anche qualche piccolo, quasi irrisorio, accenno di dolcezza e una buona dose di grottesco.

Ruotando tutto principalmente attorno ai meccanismi della comunità religiosa, Claudia Piñeiro ha ricevuto non poche critiche da parte degli esponenti di tali congregazioni che in Argentina sono molto influenti ed estremamente diffuse. La scelta della tematica è infatti stata abbracciata da lei e Marcelo Piñeyro anche in virtù della recente rapida crescita di gruppi cristiani evangelici in tutto il continente americano e del loro ingente coinvolgimento all’interno di partiti politici di destra.

El Reino Season 2. (L to R) Mercedes Moran, Diego Peretti in El Reino Season 2. Cr. Marcos Ludevid / Netflix © 2023

Ed è esattamente questo che raccontano le due stagioni de Il Suo Regno. La Iglesia de la Luz vanta un numero di fedeli ampissimo che versano donazioni a palate permettendo il costoso stile di vita della famiglia del Pastore Emilio. Per quanto lui sia il predicatore, a tirare davvero i fili del comando e della gestione del loro impero è la moglie Elena (interpretata dalla bravura di Mercedes Morán) e nonostante i continui tentativi nell’insabbiare gli orrori compiuti, la forza della verità sarà come un’ondata inarrestabile.

Dal lato di chi cercherà di scoperchiare il vaso di Pandora c’è la dottoressa a capo delle indagini Roberta Candia (Nancy Dupláa) insieme al gruppo di giovani militanti vittime della Iglesia de la Luz composto da Julio (Chino Darín), Tadeo (Juan Pedro Lanzani) e Remigio (Nico García).

Un racconto trasudante verità

Il Suo Regno trasuda la storia vera del proprio Paese, quello nel quale si svolge. E ci si domanda talvolta quanta possa essere la distanza percepita dallo spettatore argentino tra i fatti narrati e quelli di cronaca e politica. Probabilmente molto poca. Ed è l’aspetto che turba e inquieta durante la visione, soprattutto percependo la familiarità a determinate svolte e soluzioni politiche che solo chi ha ripetitivamente vissuto può avere. Per un italiano rasenterebbe uno scenario distopico.

In ogni caso, la seconda stagione della serie di Claudia Piñeiro e Marcelo Piñeyro, risulta leggera e vaga nel modo in cui attraversa alcuni fatti – per quanto possa sembrare paradossale – perché non va nelle profondità degli abissi dei propri personaggi per poi far condurre gli eventi a partire da questi, ma fa il contrario. Sono i protagonisti a dover essere al servizio del racconto, con il risultato che viene sfiorato tutto senza però che nulla sia mai toccato davvero. L’effetto è un certo distacco nei confronti dell’emotività tirata fuori dagli attori, mentre ci si aggrappa a piccoli fili di trama che provano a intessere ma che spariscono quasi subito. È evidente, dunque, che a catturare l’attenzione debbano essere gli avvenimenti, i casi presentati. Quasi come se ci fosse l’eco di un bisogno di denuncia.

November – I cinque giorni dopo il Bataclan, il trailer del film dal 20 aprile al cinema

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Tratto da fatti realmente accaduti, November – I cinque giorni dopo il Bataclan di Cédric Jimenez (BAC Nord) arriva nelle sale italiane dopo essere stato presentato con successo all’ultimo Festival di Cannes ed essere stato candidato a ben 6 Premi César. In uno spy thriller adrenalinico, il film ricostruisce quei terribili giorni del novembre 2015, quando una serie di attentati terroristici sconvolse la Francia e proietta lo spettatore nel fulcro dei servizi antiterrorismo francesi, in una caccia all’uomo senza esclusione di colpi. Pluripremiato il cast: il Premio Oscar Jean Dujardin e i Premi César Anaïs DemoustierSandrine Kiberlain e Lyna Khoudri.

November – I cinque giorni dopo il Bataclan sarà distribuito da Adler Entertainment a partire dal 20 aprile.

Grosso guaio all’Esquilino: La leggenda del Kung Fu, il trailer del film con Lillo Petrolo

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Prime Video ha svelato oggi il trailer e il poster del film Original italiano Grosso guaio all’Esquilino: La leggenda del Kung Fu con Lillo Petrolo e Carolina Crescentini, Riccardo Antonaci, Ludovica Nasti, Yoon C. Joyce, Ismaelchrist Carlotti, Mario Luciani e Giorgio Colangeli. Il film è diretto da Younuts!, da un’idea di Alessandro Logli, prodotto da Lucky Red in collaborazione con Prime Video e sarà disponibile in esclusiva su Prime Video dal 6 aprile.

Grosso guaio all’Esquilino: La leggenda del Kung Fu racconta la storia di Davide, un tredicenne timido e nerd che vive con sua madre Asia a Roma, nel cuore del quartiere Esquilino. Davide trascorre le sue giornate con il suo amico Yang, tenta costantemente di sfuggire dal bulletto della scuola, Nadir, e sogna di conquistare il cuore di Yasmin. Davide tenta di ritrovare fiducia in se stesso grazie all’arrivo nella sua vita di Martino, un attore di B-Movie al verde che per sopravvivere si finge supremo conoscitore dell’arte marziale del Kung Fu.

Grosso guaio all’Esquilino: La leggenda del Kung Fu, il poster

LA VITA CHE VOLEVI: Netflix annuncia la nuova serie di Ivan Cotroneo

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Netflix annuncia LA VITA CHE VOLEVI, una nuova serie prodotta da Banijay Studios Italy che sarà disponibile solo su Netflix. Le riprese della nuova produzione in 6 episodi sono appena iniziate e si svolgeranno tra Lecce, il Salento e Napoli.

La serie, creata e scritta da Ivan Cotroneo e da Monica Rametta e diretta dallo stesso Cotroneo, vede come protagonisti Vittoria Schisano (Gloria), Giuseppe Zeno (Sergio), Pina Turco (Marina), Alessio Lapice (Pietro) e Nicola Bello (Andrea). La produzione sarà a cura di Massimo Del Frate, Head of Drama per Banijay Studios Italy.

La vita che volevi è una storia di legami, amicizia e scoperta, che racconta della felicità che crediamo di volere (programmata, ordinata, semplice) ma anche di quella che ci sorprende, che scombina la vita. È ciò che accade a Gloria, la protagonista, e che risuona poi in tutti i personaggi della storia.

La vita che volevi, la trama

Gloria, la protagonista de LA VITA CHE VOLEVI, è convinta di aver trovato la felicità a Lecce, dove ha fondato una piccola agenzia turistica e trovato l’amore con Ernesto ma, un giorno, la sua vita viene sconvolta dall’arrivo di Marina, sua amica ai tempi dell’università a Napoli, prima che Gloria iniziasse il suo percorso di transizione.

Marina porta con sé Andrea e Arianna, i figli avuti da due diverse relazioni, ed è incinta di un terzo, il cui padre è Pietro, un giovane dal carattere passionale e forse anche pericoloso.

Gloria preferirebbe non riallacciare i rapporti con Marina, lei le ricorda una parte della sua vita che vorrebbe dimenticare. Marina nasconde però molti segreti e presto in scena arriverà anche Sergio, il padre di Arianna, un uomo tutto d’un pezzo fin da subito molto diffidente nei confronti di Gloria. Per lei, è giunto il momento di fare i conti con “la vita che voleva”, il suo passato e il suo futuro, per scoprire che la felicità a volte arriva in forme inaspettate e che l’amore è l’unica forza capace di rendere la vita degna di essere vissuta.

Venezia 80: a Liliana Cavani e Tony Leung Chiu-wai i Leoni d’Oro alla Carriera

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Sono stati attribuiti alla regista Liliana Cavani e all’attore Tony Leung Chiu-wai i Leoni d’oro alla carriera della 80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia (30 agosto – 9 settembre 2023). La decisione è stata presa dal Cda della Biennale, che ha fatto propria la proposta del Direttore della Mostra, Alberto Barbera.

“Sono molto felice e grata alla Biennale di Venezia per questa sorpresa bellissima”, ha dichiarato, nell’accettare la proposta, Liliana Cavani, che ha partecipato alla Mostra di Venezia già nel 1965 con Philippe Pétain: Processo a Vichy, Leone di San Marco per il documentario, e poi più volte con Francesco d’Assisi (1966), Galileo (1968), I cannibali (1969), tra gli altri, fino a Il gioco di Ripley (2002) e Clarisse (2012).

Tony Leung Chiu-wai – che ha interpretato tre film Leoni d’oro a Venezia, Città dolente (1989) di Hou  Hsiao-hsien, Cyclo (1995) di Tran Anh Hung e Lust, Caution (2007) di Ang Lee –  nell’accettare la proposta ha dichiarato: “Sono colpito e onorato dalla notizia della Biennale di Venezia. Condivido idealmente questo premio con tutti i cineasti con cui ho lavorato. Questo riconoscimento è anche un omaggio a tutti loro”.

A proposito di questi riconoscimenti, il Direttore Alberto Barbera ha affermato: “Protagonista tra i più emblematici del nuovo cinema italiano degli anni Sessanta, con un lavoro che in seguito attraversa oltre sessant’anni di storia dello spettacolo, Liliana Cavani è un’artista polivalente capace di frequentare la televisione, il teatro e la musica lirica con il medesimo spirito non convenzionale, e la stessa inquietudine intellettuale che hanno reso celebri i suoi film. Il suo è sempre stato un pensiero anticonformista, libero da preconcetti ideologici e svincolato da condizionamenti di sorta, mosso dall’urgenza della ricerca continua di una verità celata nelle parti più nascoste  e misteriose dell’animo umano, fino ai confini della spiritualità.  I personaggi dei suoi film sono calati in un contesto storico che testimonia una tensione esistenziale verso il cambiamento, giovani che cercano risposte a quesiti importanti, soggetti complessi e problematici nei quali si riflette l’irrisolto conflitto fra individuo e società. Il suo è uno sguardo politico nel senso più alto del termine, anti-dogmatico, non allineato, coraggioso nell’affrontare anche i più impegnativi tabù, estraneo alle mode, refrattario ai compromessi e agli opportunismi produttivi, aperto invece a una fertile ambiguità nei confronti dei personaggi e delle situazioni messe in scena. Una feconda lezione che è insieme di estetica e di etica, da parte di una protagonista del nostro cinema, che ne definisce la perenne modernità”.

Prosegue Alberto Barbera: “Tony Leung è uno degli interpreti più carismatici del cinema contemporaneo, la cui eccezionale carriera è stata in grado di evolversi in parallelo allo sviluppo del cinema in chiave transnazionale e globale. Affermatosi come star della scena pop di Hong Kong negli anni Ottanta, è oggi internazionalmente riconosciuto come uno degli attori più significativi e versatili della sua generazione, in grado di dare vita a personaggi indimenticabili nei generi più vari e a ogni latitudine. Emblematico del suo stretto rapporto con il cinema d’autore è il ruolo di protagonista nel film In the Mood for Love (2000) di Wong Kar-wai, che garantisce a Tony Leung la Palma d’Oro come miglior attore al festival di Cannes, e l’interpretazione in tre film premiati con il Leone d’oro alla Mostra di Venezia: Città dolente (1989) di Hou Hsiao-hsien, Cyclo (1995) di Tran Anh Hung e Lussuria – Seduzione e tradimento (2007) di Ang Lee. Tuttavia, il suo profilo di star globale è legato altresì alla capacità di attraversare gli immaginari cinematografici in costante mutamento tipici del nostro tempo, segnando con la sua presenza film di grande successo commerciale in generi, lingue e scenari produttivi molto differenti, dal genere di arti marziali in Hero (2002) di Zhang Yimou, all’action-thriller Infernal Affairs (2002-03) di Andrew Lau e Alan Mak, all’epica di guerra La battaglia dei tre regni (2008-09) di John Woo, sino al recente contributo all’universo Marvel in Shang-chi e la leggenda dei dieci anelli (2021). Nel corso dei decenni, oltre a mantenere viva la curiosità per ruoli e cinematografie sempre diversi, grazie alle sfaccettature dei suoi molteplici personaggi ha dato un contributo importante alla ridefinizione dell’immagine tradizionale della star maschile, consacrando la sua unicità sulla scena cinematografica contemporanea”.

Love & Death: Elizabeth Olsen nel trailer della nuova serie crime HBO

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È stato diffuso il trailer ufficiale di Love & Death per l’imminente miniserie True Crime di HBO Max, con Elizabeth Olsen nei panni di una normale casalinga di periferia che diventa un’assassina dopo aver ucciso il suo vicino con un’ascia. Il dramma limitato sarà disponibile per lo streaming negli USA il 27 aprile.

Il video mostra Candy Montgomery interpretata da Elizabeth Olsen mentre inizia una relazione con il marito della sua amica nel tentativo di portare eccitazione nella sua vita. Tuttavia, questa relazione alla fine prende una svolta oscura, dopo che la sua amica viene brutalmente assassinata. Dai un’occhiata al trailer di Love & Death qui sotto:

https://www.youtube.com/watch?v=Z778sJGKB3E

La serie tv Love & Death

Love & Death sarà incentrato su due coppie che vanno in chiesa e si godono la vita familiare in una piccola città del Texas, finché qualcuno non prende in mano un’ascia. È basato sul libro intitolato Evidence of Love: A True Story of Passion and Death in the Suburbs e una raccolta di articoli del Texas Monthly (“Love & Death in Silicon Prairie”, Part I & II).

La miniserie è interpretata da Elizabeth Olsen (WandaVision) nei panni di Candy Montgomery, Jesse Plemons (Jungle Cruise) nei panni di Allan Gore, Lily Rabe (American Horror Story) nei panni di Betty Gore, Krysten Ritter (Jessica Jones) nei panni di Sherry Cleckler, Patrick Fugit (Outcast) nei panni di Pat Montgomery, Keir Gilchrist (Agraphical) nel ruolo del pastore Ron Adams, Elizabeth Marvel (House of Cards) nel ruolo del pastore Jackie Ponder e Tom Pelphrey (Ozark) nel ruolo di Don Crowder.

Love & Death è scritto e prodotto esecutivamente da David E. Kelley ( The Undoing ) attraverso la sua David E. Kelly Productions, con Lesli Linka Glatter ( Mad Men ) alla regia. I produttori esecutivi sono Glatter, Nicole Kidman e Per Saari attraverso Blossom Films, Scott Brown e Megan Creydt attraverso Texas Monthly, Matthew Tinker, Michael Klick e Helen Verno. Lionsgate produrrà la serie limitata.

Loki 2: Owen Wilson rivela la data di uscita

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Loki 2: Owen Wilson rivela la data di uscita

La star della serie tv Loki, Owen Wilson ha rivelato quando i fan della serie Marvel Studios diffusa su Disney+ possono aspettarsi di guardare l’attesissima seconda stagione. L’attore infatti ha risposto “a sorpresa” ad una domanda che gli era stata posta da ET riguardo al teaser della seconda stagione di Loki che è stato allegato ai titoli di coda di Ant-Man and the Wasp: Quantumania,  lasciandosi sfuggire la data di uscita.

Immagino che abbiano una specie di piccola reunion di Tom Hiddleston, io e Jonathan Majors della seconda stagione di Loki, ha dichiarato Wilson. E penso che uscirà alla fine dell’estate o settembre.”

La prima stagione di Loki ha debuttato nel giugno del 2021, il che significa che la seconda stagione arriverà probabilmente poco più di due anni dopo la prima stagione che è andata molto bene su Disney+. Secondo quanto abbiamo appreso la seconda stagione mostrerà molte più scene di Jonathan Majorsrispetto alla prima e vedrà anche il premio Oscar Ke Huy Quan in un ruolo ancora non rivelato.

Ambientato dopo gli eventi di Avengers: Endgame,  Loki  Stagione 1 ha visto il ritorno del Dio dell’inganno dopo che è stato arrestato dall’Autorità del Tempo a causa del danno che aveva fatto alla linea temporale. La seconda stagione vedrà il ritorno nel ruolo di Showrunner e produttore esecutivo Eric Martin. Il nuovo capitolo sarà prodotto esecutivamente anche dal protagonista Tom Hiddleston e dallo sceneggiatore della prima stagione Michael Waldron.

Nicolas Cage ha accidentalmente “bevuto il suo sangue” durante le riprese di Renfield

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Nicolas Cage ha assunto i panni Dracula durante le riprese di Renfield, in un modo particolarmente coerente alla natura del suo personaggio. Sebbene non sia il vero protagonista del film Reinfield, dato che quel titolo va all’omonimo eroe oppresso interpretato da Nicholas Hoult, Cage è un’attrazione decisamente importante all’interno del lungometraggio, con la sua rappresentazione del famigerato succhiasangue Dracula. Come capo orribilmente crudele di Renfield, il personaggio di Cage è stato sin da subito un punto di forza della campagna di marketing del film.

Tuttavia, nonostante Renfield sia, come dichiarato, un sequel del Dracula del 1931 che non presenterà poi molto il vampiro, Cage ha avuto comunque l’opportunità di far sue le parti peggiori del vampiro nel mondo reale. L’attore ha infatti ammesso di aver accidentalmente bevuto il proprio sangue a un certo punto durante le riprese. Di certo non aiuta il fatto che avesse delle vere zanne. “Nessun motivo in termini di metodo, – ha raccontato Cage – ma le zanne erano autentiche, erano di ceramica e piuttosto appuntite. Quindi mi sono morso il labbro un paio di volte che mi ha fatto bere il mio stesso sangue”.

Questo non fa che rendere ancor più iconica l’interpretazione di Nicolas Cage del personaggio. Per quanto riguarda la trama del film, invece, come già rivelato, in Renfield, il giovane che dà il titolo al film è costretto a procurare le vittime del suo padrone ed a eseguire ogni suo ordine, per quanto spregevole. Ma ora, dopo secoli di servitù, Renfield è pronto a scoprire che c’è una vita al di fuori dell’ombra del Principe delle Tenebre. Se solo riuscisse a capire come porre fine alla sua codipendenza. Il film sarà in sala dal 25 maggio.

Fonte: ScreenRant

Quentin Tarantino: 60 anni dentro al cinema

Quentin Tarantino: 60 anni dentro al cinema

Nel 1970, a Los Angeles, un bambino di 7 anni andava al cinema a gustarsi un doppio spettacolo con i genitori al Tiffany Theatre per poi disquisirne con loro nell’auto sulla via del ritorno a casa. Questo bambino andava a vedere La guerra del cittadino Joe e Senza un filo di classe, un drama e una comedy. A sette anni, ribadiamo. Quanti si sarebbero annoiati? Probabilmente molti, ma non lui. Non Quentin Tarantino, proprio quello che andava a fruire pellicole anche violente a nove anni ridendo di gusto o rimanendo estasiato davanti al grande schermo, e che non è cambiato molto da quando era fanciullo, oggi compie sessant’anni. Ed è, oltre che un cinefilo fiero e grato alla settima arte, uno dei registi più influenti della sua generazione.

Cominciamo dicendo che il cinema di Quentin Tarantino è stratificato oltre che citazionista, dentro i suoi film ci sono omaggi a Sergio Leone, Sergio Corbucci, John Woo e perfino Dario Argento. Ecco perché i suoi film possono essere letti e apprezzati a diversi livelli di profondità, come accade solo alle opere d’arte più riuscite. Più riferimenti si colgono e più la lettura del film sarà dettagliata e completa. A volte ci vogliono anche più visioni nel tempo per comprendere, ad esempio, il finale epico di Django Unchained, in cui risuona Trinity, canzone nota per essere parte iconica della colonna sonora di Lo chiamavano Trinità con Terence Hill. E questo è solo un gioco in più che Tarantino fa con il suo pubblico, perché proprio per la componente pop insita nei suoi film, lo spettatore è sempre in grado di avere un’esperienza di grande intrattenimento.

I film di Tarantino – chi più chi meno – sono anche politici. Uno dei più politici è proprio il penultimo, The Eightful Eight, in cui è evidente, più dell’altro sopracitato, la componente razzista e di odio fra sudisti e nordisti americani, fra bianchi e neri, fra uomini e donne. Ed è una visione che richiede grande attenzione per poter essere decodificata al meglio. Perché magari ci si lascia prendere dal suo essere diretto, crudo ed eccessivo. Ma in questo modo di fare un cinema tanto pop, che parla a tutti, si nasconde il suo pensiero. Un po’ come accadeva in Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! di Don Siegel, in cui dietro scene apparentemente brutali e  insignificanti si celava il racconto della situazione politico-sociale statunitense degli anni Settanta. Con sequenze che, iconograficamente parlando, risultavano potentissime. Oltre alle citazioni e ai riferimenti specifici, il cinema di Tarantino è accessibile a tutti. E come tanti altri cineasti ha dei “marchi di fabbrica” volti a distinguere il suo linguaggio e la sua regia, elementi riconducibili a lui e al suo modo di costruire le storie.

Quentin Tarantino sul set di C'era una volta a Hollywood
Quentin Tarantino sul set di C’era una volta a Hollywood – Gentile concessione © Sony Pictures Motion Picture Group

L’auto, il topos più emblematico di Tarantino

Come spesso accade ai narratori, Tarantino sfrutta i topoi per edificarci attorno l’intero impianto narrativo della storia. Questi motivi ricorrenti sono visibili a occhio nudo e per chi ama il suo cinema sarà bastato aver visto almeno tre quarti delle sue opere per individuarli. Il buon Quentin ne ha tanti, ma quello più simbolico è l’automobile. Come dice Vito Zagarrio, “la macchina e la strada sono il “Vanishing Point” tarantiniano, le icone del Mito americano.” La ritroviamo in molte pellicole e spesso sono l’ambiente in cui si svolgono avvenimenti o vengono “consumati” i tipici dialoghi crudi e sopra le righe che il regista tanto ama scrivere. Emblematico è l’uso che se ne fa in Le iene, esordio alla regia di Quentin Tarantino, dove la macchina diventa luogo in cui tutto succede: si narrano storie, si fugge nella speranza di salvarsi (una delle scene d’apertura con Mr. White e Mr. Orange), si muore e si uccide. Uno “spazio metaforico”, come dice Zagarrio, ma anche uno “status symbol” (in Pulp Fiction, secondo film) in cui diventa membro del duo formato da Vincent Vega e Jules Winnifield. Per Tarantino diventa talmente essenziale da dedicarle un’intera sequenza con protagonista Mr. Wolf, quando Vincent e Jules si ritrovano a ripulire con meticolosità l’abitacolo dell’auto completamente imbrattato di sangue.

È anche il mezzo che conduce Beatrix (La Sposa) verso la vendetta, in un bellissimo primo piano in bianco e nero, in cui lei rompe la quarta parete per dialogare proprio con il suo spettatore. O ancora in C’era una volta a…Hollywood, in questo caso la macchina diventa costante luogo in movimento che porta i suoi protagonisti principali, Rick Dalton e e Cliff Booth, a muoversi nei meandri di una florida e soleggiata Los Angeles di fine anni Sessanta. Insomma, è chiaro che Tarantino fa diventare l’automobile una delle sue protagoniste, un po’ come McDonagh fa con i suoi bellissimi paesaggi, che sia Bruges, Ebbing o Inisherin.

Un’inquadratura e un piano

I marchi di fabbrica di Quentin Tarantino sono parecchi. E lui, cineasta che inghiotte non solo generi ma anche stili, non poteva che trasformare le sue pellicole in esposizione di incredibili inquadrature e di peculiari escamotage narrativi. Partiamo dalle inquadrature: una di quelle più ricorrenti è la contre plongeé, un’inquadratura dal basso verso l’alto, anomala e qualche volta straniante. Se pure usata da molti cineasti, Tarantino l’ha personalizzata, affibbiandola spesso al punto di vista di personaggi rinchiusi nei bagagliai delle automobili (di nuovo loro!), tanto che in alcuni casi si parla proprio di truck shot, in cui noi spettatori entriamo nella soggettiva del personaggio morto (diventando cadaveri) o incosciente. Ed è questa la sua potenza a livello visivo. È così che noi pubblico in quel momento dobbiamo sentirci. Tale inquadratura è presente in molte pellicole, ad esempio in Kill Bill, nella scena del massacro dei due pini, quando la Sposa è colpita e giace a terra. La macchina da presa inquadra O-Ren, Vernita, Elle e Budd, mentre guardano una indifesa Beatrix. In quel momento il nostro sguardo si sovrappone a quello della Sposa, e siamo noi, come lei, a guardare i quattro personaggi. La stessa inquadratura la troviamo in Bastardi senza gloria, quando il tenente Aldo Raine e il sergente Donnie Donowitz mutilano i nazisti. Ad un certo punto uno di loro è inchiodato a terra, impossibilitato a muoversi, mentre i due lo guardano con soddisfazione. E  noi, come la vittima, siamo costretti a subire. Stessa cosa accade in Pulp Fiction, quando Jules e Vincent chiudono nel bagagliaio un cadavere e noi diventiamo quel corpo morto che guarda i suoi aguzzini.

Quentin Tarantino Pulp FictionDal punto di vista della scelta dei piani, figlio affezionato del western, Quentin Tarantino ama molto il primo piano e l’utilizzo dello sguardo in macchina, che viene utilizzato dal regista per rendere ancor più suggestiva e coinvolgente la scena. In questo modo i personaggi dei suoi film cercano da una parte di tirare dentro il pubblico, dall’altra di  allontanarlo facendogli sentire la presenza della finzione. Emblematica è la scena di Kill Bill Vol. 2, quando La Sposa rompe la quarta parete per comunicare allo spettatore dove sta andando, ossia ad uccidere Bill. Nei lavori tarantiniani questo espediente continua a ritornare in maniera assidua. Pensiamo anche a Pulp Fiction, quando nella scena del bar Butch guarda in macchina come se dall’altra parte ci fosse una qualche sorta di complice, per poi rivolgersi a Vincent e Marcellus. Come dice sempre Zagarrio “è come se Tarantino ponesse degli accenti sulle frasi, creando degli echi interni ai suoi film, dal punto di vista della sintassi e della costruzione del simbolico oltre che dal punto di vista, più ovvio, delle tematiche.”

Quentin Tarantino è uno di quelli che il cinema lo sa fare. Lo sa maneggiare, sa dialogare con il suo pubblico., facendolo divertire e al contempo stimolandone il pensiero critico. Sa distinguersi, è un regista iconico che negli anni ha occupato un posto di spicco nel discorso cinefilo. Uno di quelli che riesce a coniugare sempre l’industria e l’arte. La sua narrazione è pop, ricca di riferimenti, a cavallo trai generi, e forse proprio per questo ha un fascino irresistibile. Perciò, non ci resta che dirgli: grazie Quentin, e buon compleanno!

Fear the Walking Dead 8: trailer conferma l’enorme salto temporale

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Il trailer di Fear the Walking Dead 8, l’ottava e ultima stagione della serie spin-off di The Walking Dead è stato rilasciato. Il co-showrunner Ian Goldberg ha anche annunciato che Fear the Walking Dead 8 includerà un salto temporale di sette anni.

“L’ottava stagione di Fear the Walking Dead inizia dopo la conclusione della settima stagione, quando le speranze di Morgan (Lennie James) e Madison (Dickens) di salvare Mo da Father non sono andate come previsto”, dice la sinossi. “Ora, Morgan, Madison e il gruppo con il quale sono arrivati sull’isola vivono sotto il cinico governo di Father. Con i nostri personaggi demoralizzati e abbattuti, a Morgan e Madison spetta il compito di far  riacquistare la fiducia del gruppo sulla possibilità di riprendersi la propria esistenza per un futuro migliore. Dai un’occhiata al trailer di Fear the Walking Dead 8 di seguito:

L’ultima stagione è interpretata da Lennie James nei panni di Morgan, Kim Dickens nei panni di Madison, Colman Domingo nei panni di Victor Strand, Danay Garcia nei panni di Luciana Galvez, Austin Amelio nei panni di Dwight, Christine Evangelista nei panni di Sherry, Karen David nei panni di Grace Mukherjee, Jenna Elfman nei panni di June e Rubén Blades. nel ruolo di Daniel Salazar.

I produttori esecutivi di Fear the Walking Dead sono Scott M. Gimple, gli showrunner Andrew Chambliss e Ian Goldberg, oltre a Robert Kirkman, David Alpert, Gale Ann Hurd e Greg Nicotero. È prodotto da AMC Studios.

Captain Marvel: Brie Larson rivela di aver avuto paura di unirsi al MCU

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Dato che il Marvel Cinematic Universe è il più grande franchise cinematografico che abbia mai abbellito Hollywood, basta una sola apparizione in uno dei progetti dello studio per trasformare un attore precedentemente sconosciuto in un nome familiare. In effetti, questa è stata una degli aspetti più spaventosi dell’adesione all’amato franchise per la star di Captain Marvel Brie Larson. In attesa di poterla vedere nel sequel The Marvels, l’attrice ha rivelato di essere stata preoccupata che la troppa notorietà avrebbe influenzato i suoi progetti futuri.

Avevo paura di quello che mi sarebbe successo – ha raccontato la protagonist – Ero tipo, ‘Che mondo è questo, dove queste sono le scelte che devo fare come artista?'”. L’attrice ha poi anche aggiunto: “Quello a cui torno sempre è che devo vivere con me stessa in un modo che nessun altro sa. Le scelte che faccio, devo conviverci, sia che me ne penti o no. Artisticamente, l’ho sempre saputo. Ma per qualche ragione come me è stato totalmente diverso. Puoi seguirmi sul set e dire, ‘Wow, sa davvero cosa sta facendo.’ E poi vado a casa e dico, ‘Non so cosa sto facendo.’ Divento insicura e penso di non essere abbastanza”.

Ad ogni modo, la Larson riesce sempre a vincere la sua insicurezza e continua ancora oggi a far parte dell’MCU. Dopo aver recitato in Captain Marvel, la Larson infatti ha da allora  assunto un ruolo importante in Avengers: Endgame e ha un cameo in Ms. Marvel. Nel prossimo film a lei dedicato condividerà la scena con la Kamala Khan di Iman Vellani e la Monica Rambeau di Teyonah Parris. The Marvels, dopo alcuni rinvii, ha ora una data d’uscita attualmente fissata al 10 novembre.

Fonte: ComicBookMovie

The Walking Dead: Dead City, rivelato logo ufficiale e data di uscita

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Cresce l’attesa per il debutto dell’annunciato primo spin-off di The Walking Dead, The Walking Dead: Dead City, e oggi AMC ha diffuso il logo ufficiale e la data di uscita della premiere della serie con protagonisti Maggie e Negan di Lauren Cohan e Jeffrey Dean Morgan. The Walking Dead: Dead City debutterà entro la fine dell’estate quando il primo episodio sarà presentato in anteprima su AMC e AMC+ il 18 giugno 2023 negli USA.

The Walking Dead: Dead CityLa trama di The Walking Dead: Dead City

La serie segue Maggie e Negan che viaggiano in una Manhattan post-apocalittica isolata dalla terraferma alla ricerca del figlio rapito di Maggie, Hershel. La città fatiscente è piena di morti e abitanti che hanno fatto di New York City il proprio mondo pieno di anarchia, pericolo, bellezza e terrore.

The Walking Dead: Dead City trova Maggie e Negan che viaggiano in una Manhattan post-apocalittica molto tempo fa tagliata fuori dalla terraferma. La città fatiscente è piena di morti e abitanti che hanno fatto di New York City il proprio mondo pieno di anarchia, pericolo, bellezza e terrore. Il cast include anche Gaius Charles come Perlie Armstrong, Željko Ivanek come The Croat, Jonathan Higginbotham come Tommaso, Mahina Napoleon come Ginny, Trey Santiago-Hudson come Jano e Karine Ortiz come Amaia.

Rebel Moon: lo sceneggiatore offre alcuni aggiornamenti sul film di Zack Snyder

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Come anticipato, Zack Snyder tornerà con un nuovo film sul finire di quest’anno, ovvero Rebel Moon, un’epopea fantascientifica originale del regista di Army of the Dead e L’uomo d’acciaio, che debutterà su Netflix indicativamente il 22 dicembre, giusto in tempo per poter essere il più grande film originale dell’anno dello streamer. I fan del regista non vedono l’ora di vedere cosa ha in serbo per loro Rebel Moon, considerando che il trailer non è ancora arrivato. Lo sceneggiatore del film sta però ora condividendo alcuni aggiornamenti sul processo di post-produzione del film.

Shay Hatten, anche scrittore di John Wick 4, che ha collaborato con Snyder sia in Army of the Dead che, appunto, Rebel Moon, ha affermato che “Rebel Moon è in post-produzione in questo momento. Zack [Snyder] sta montando il tutto e ho visto alcuni frammenti. Ho visto scene qua e là e un taglio del trailer. Non ho visto l’intero film, ma ne sono molto, molto entusiasta. Mi sento davvero così fortunato a lavorare con Zack. Glielo dico sempre, ma 300 è stato uno dei primi film vietati ai minori che ho convinto il mio genitori a portarmi a vedere nei cinema, cosa che penso Zack mi odi sentir dire, perché mi fa sembrare super giovane”.

Tuttavia, è stato davvero un’ispirazione per me per molto tempo. – ha continuato Hatten – E penso che con Rebel Moon, la gente vedrà di nuovo che è lui che riesce davvero a liberare la sua immaginazione visiva al massimo. E penso che la gente lo apprezzerà davvero“. Hatten non fornisce dunque particolari elementi di trama, ma anticipa un film visivamente ambizioso, che offrirà numerosi motivi per ricordare quanto Snyder sia un talentuoso creatore di mondi narrativi. Le riprese sono dunque del tutto completate e con il lavoro di post-produzione che prosegue, non dovrebbe volerci molto prima di poter avere un primo trailer di Rebel Moon.

Fonte: ComicBookMovie

John Wick 4 è il miglior debutto al box office per un film R-Rated dal 2020

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John Wick 4 (qui la recensione) ha dato vita ad weekend di apertura al box office da record. Il film, che è stato presentato in anteprima nelle sale il 24 marzo, è il quarto capitolo dedicato all’eroe d’azione di Keanu Reeves, che ha fatto il suo debutto in tali vesti nel film originale del 2014 John Wick. Quel primo capitolo ha raccontato l’assassino in pensione in cerca di vendetta per la morte del suo cane e il furto della sua auto, una missione che da allora ha portato il pubblico in un enorme mondo espanso di caos armato.

Secondo Deadline, il weekend di apertura di John Wick 4 si aggira intorno all’incredibile cifra di 73,5 milioni di dollari. Questa è la migliore apertura del franchise, ma anche la più alta apertura per un film R-rated dai tempi di Bad Boys for Life nel 2020, diventando così il 14° miglior film di tutti i tempi per tale categoria di opere. In genere, le uscite classificate come R hanno infatti un pubblico più limitato e sono di norma i titoli PG-13 ad ottenere incassi molto maggiori. Tuttavia, sia John Wick 4 che Scream VI, anche quest’ultimo con rating R, stanno guadagnando importanti profitti.

Ciò potrebbe indicare che più adulti stanno tornando nei cinema negli ultimi mesi. Questa è un’ottima notizia per gli imminenti nuovi progetti dell’universo narrativo di John Wick, che include lo spin-off televisivo The Continental e Ballerina, con Ana de Armas. Se quest’ultimo si concentrerà sul raccontare la storia della letale assassina vista già in John Wick 3: Parabellum, il secondo racconterà le origini dell’hotel e di tutti i suoi misteri. Nel mentre, è possibile fruire di John Wick 4, attualmente in sala. In Italia, nei suoi primi quattro giorni al box office, il film ha guadagnato poco più di due millioni di euro.

Fonte: ScreenRant

Shazam! Furia degli Dei, il suo secondo weekend in sala è tra i peggiori del DCEU

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Shazam! Furia degli Dei (qui la recensione), dopo un primo weekend di programmazione particolarmente deludente, ha preso ora un’ulteriore brutta botta nel suo secondo fine settimana al botteghino. Il film, come noto, è il sequel del primo capitolo del 2019, Shazam!, che vede l’adolescente Billy Batson (Asher Angel) acquisire la capacità di trasformarsi nel supereroe Shazam (Zachary Levi). In questa nuova avventura, si segue ora Billy e la sua famiglia adottiva, dotata adesso degli stessi poteri, intenti a contrastare i temibili piani delle dee figlie di Atlante.

Tale racconto sembra però non aver generato un particolare interesse tra i fan. Secondo Deadline, nel suo secondo fine settimana in sala il film ha guadagnato circa 9,7 milioni di dollari al botteghino nazionale. Si tratta di un calo di circa il 68% rispetto al weekend di apertura, il che rappresenta uno dei peggiori cali al box office dell’intero DCEU. Gli unici film che hanno subito cali più forti nella seconda settimana sono stati Batman v Superman: Dawn of Justice, che ha comunque incassato 51 milioni di dollari dopo quel calo, e The Suicide Squad del 2021, quest’ultimo dovuto anche alla sua disponibilità su HBO Max al momento della sua premiere.

Questo deludente risultato per Shazam! Furia degli Dei è la prosecuzione di una tendenza al ribasso per l’intero universo DC. Oltre agli scossoni dietro le quinte in seguito alla fusione tra Warner Bros. e Discovery, che ha portato alla cancellazione dell’imminente film di HBO Max Batgirl mentre era in post-produzione, anche il precedente film DC Black Adam ha deluso al botteghino. Shazam! Furia degli Dei ha avuto dunque la sfortuna di uscire nel mezzo di una perfetta tempesta di fattori che hanno portato al suo basso incasso al botteghino. Non resta dunque che attendere che il nuovo DC Universe di James Gunn e Peter Safran abbia inizio per scoprire se i risultati al box office saranno migliori.

Fonte: ScreenRant

Jeremy Renner torna a camminare in un video condiviso sui social

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Jeremy Renner torna a camminare in un video condiviso sui social

Il percorso verso la guarigione sembra procedere senza troppi ostacoli per la star di Hawkeye Jeremy Renner. L’attore, come noto, è stato coinvolto in un terribile incidente con uno spazzaneve all’inizio del 2023, che ha provocato gravi ferite, interventi chirurgici e molto tempo trascorso in ospedale. A distanza di un paio di mesi, Renner sta ancora lavorando sodo per tornare alla normalità e lungo la strada non manca di aggiornare i fan sui social media riguardo i propri progressi. Questa settimana, l’attore ha pubblicato un nuovo video di lui che finalmente fa dei veri passi su un tapis roulant.

Renner ha infatti pubblicato un video sui sui account Twitter e Instagram domenica pomeriggio in cui si mostra mentre cammina dopo il pericoloso incidente. Si tratta di progressi importanti per l’attore, del quale ad un certo punto subito dopo l’incidente si era detto che avrebbe potuto perdere per sempre tale facoltà. Nel post l’attore ha anche scritto “Ora devo trovare ALTRE cose per occupare il mio tempo in modo che il mio corpo possa riprendersi dalla mia volontà”.

Non resta dunque che attendere ulteriori aggiornamenti da parte dell’attore, come anche il poterlo rivedere presente e in forma in un qualche evento pubblico. Nel mentre, Renner può essere visto nella serie in quattro episodi Rennervation, disponibile su Disney+, dove l’attore collabora con esperti costruttori per acquisire grandi veicoli governativi dismessi e reinventarli come “creazioni strabilianti” che servono ad aiutare i bambini nelle comunità di tutto il mondo. Un progetto che l’attore desiderava realizzare da tempo e che dimostra ulteriormente le sue grandi qualità umane.

Fonte: ComicBookMovie

Average Height, Average Build: Robert Pattinson e Robert Downey Jr. nel nuovo film di Adam McKay

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L’annunciata commedia di Adam McKay Average Height, Average Built, incentrata sulla figura di un serial killer aggiunge Robert Downey Jr. e Robert Pattinson a un cast corale con altri nomi importanti della recitazione. I due, infatti, faranno parte di un cast composto da Amy Adams, Forest Whitaker e Danielle Deadwyler per un progetto che deve però ancora essere venduto a uno studio o a uno streamer. Pattinson, stando alle prime indiscrezioni sulla trama, interpreterà un serial killer che arruola un lobbista politico, interpretato dalla Adams, per convincerla a cambiare le leggi in modo da rendere più facili i suoi crimini. Si dice che il serial killer di Pattinson sia diventato una celebrità politica mentre oscura le sue vere motivazioni.

La parte di Downey dovrebbe invece essere quella di un poliziotto in pensione che sta ancora cercando di catturare quello stesso assassino che gli è sfuggito anni prima. Al momento, non si sa invece quale ruolo interpreteranno Whitaker e Deadwyler. Lo stesso Adam McKay e Kevin Messick stanno producendo il progetto attraverso la loro Hyperobject Industries. Average Height, Average Build, inoltre, sarà la seconda collaborazione di McKay con la Adams dopo la satira politica Vice L’uomo nell’ombra, del 2018, in cui interpretava Lynne Cheney, moglie del Dick Cheney interpretato da Christian Bale.

Con quel film, ma anche con il successivo Don’t Look Up, McKay ha dimostrato di saper brillantemente raccontare tematiche importanti attraverso un punto di vista satirico. Con questo nuovo progetto, che sembra avere a che fare in modo piuttosto stretto con il mondo della politica, McKay pare proprio continuerà su questa direzione, potendo vantare ancora una volta un importante cast di interpreti. Non resta dunque che attendere maggiori notizie sul progetto e sui chi si occuperà della sua distribuzione.

Fonte: Deadline

La Barbie di Margot Robbie viene bandita da Barbieland in una nuova sinossi del film

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L’attesissimo film Barbie, terzo lungometraggio da regista per Greta Gerwig, ha recentemente ottenuto una nuova sinossi, anticipando almeno un paio di nuovi dettagli sull’imminente progetto e sulle avventure della bambola titolare. La nuova breve sinossi recita infatti: “Una bambola che vive a Barbieland viene espulsa perché non è abbastanza perfetta e parte per un’avventura nel mondo reale“. Mentre sono stati già rilasciati un teaser trailer e diverse foto del film, questo è il primo dettaglio della trama pubblicizzato che coinvolge la “perfezione” di Barbie.

Il livello di segretezza di cui questa produzione si è vantata sembra essere voluto. Con una bambola iconica come Barbie, una regista d’essai come la Gerwig e l’attrice nota per aver interpretato ruoli spigolosi, le speculazioni sullo stile e sul contenuto del film si sono scatenate sin da subito, ma Robbie ha insistito sul fatto che il film dimostrerà che tutte le ipotesi sono sbagliate, dicendo “il nostro obiettivo è dire, ‘Qualunque cosa tu stia pensando, ti daremo qualcosa di completamente diverso – la cosa che non sapevi di volere’.

Barbie presenta un cast ricco di stelle, che potrebbero essere un grande incentivo per il pubblico. Margot Robbie compare nel ruolo principale insieme a Ryan Gosling nel ruolo di Ken. Ci sono poi America Ferrera, Simu Liu nei panni di un altro Ken, Kate McKinnon, Ariana Greenblatt, Alexandra Shipp, Emma Mackey, Kingsley Ben-Adir. Secondo quanto riferito, Issa Rae interpreterà un’altra Barbie, ma vi sono anche Michael Cera, Rhea Perlman, Will Ferrell come CEO di Mattel e Ncuti Gatwa come un altro Ken. Il film arriverà al cinema dal 20 luglio.

Fonte: CBR

Guardiani della Galassia Vol. 3: James Gunn conferma la durata del film

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Sembra proprio che quello ai Guardiani della Galassia sarà un lungo addio. Dopo aver precedentemente affermato che la durata del terzo film della trilogia sarebbe stato più lungo dei due precedenti, il regista James Gunn ha ora confermato che Guardiani della Galassia Vol. 3 durerà “circa” due ore e mezza. Rispondendo a un fan su Twitter, che ha chiesto se le notizie secondo cui il film sarebbe durato due ore e 29 minuti fossero corrette, il regista – e nuovo CEO dei DC Studios – ha risposto dicendo “è più o meno così lungo“.

Nello stesso post Gunn ha poi aggiunto: “anche se non è ancora esatto. E, lo prometto, neanche un secondo è sprecato. Non c’è niente in eccesso. Era necessario sperimentare l’arco completo per ogni personaggio principale dei Guardiani, non solo per questo film, ma per la trilogia ( o, dovrei dire, trilogy plus)“. Si prospetta dunque un capitolo conclusivo particolarmente intenso per il gruppo di eroi Marvel. Stando a quanto riportato da una prima sinossi, Peter Quill, ancora provato dalla perdita di Gamora, deve riunire intorno a sé la sua squadra per difendere l’universo, oltre a proteggere uno di loro.

Una missione che, se non sarà portata a termine con successo, potrebbe portare alla fine dei Guardiani così come li conosciamo. Torneranno nel cast Chris PrattZoe SaldanaDave BautistaPom Klementieff, Karen Gillan, Will Poulter insieme a Vin Diesel e Bradley Cooper che offriranno ancora le loro voci. Will Poulter interpretà invece il ruolo di Adam Warlock. Guardiani della Galassia Vol. 3 arriverà in sala il 3 maggio 2023 ed è ovviamente uno dei film più attesi dai fan del Marvel Cinematic Universe.

Fonte: Collider

Morto Ivano Marescotti, l’attore aveva 77 anni

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Morto Ivano Marescotti, l’attore aveva 77 anni

Si è spento a 77 anni a causa di una lunga malattia l’attore Ivano Marescotti. Da qualche giorno era ricoverato all’ospedale civile di Ravenna a causa del peggioramento delle sue condizioni fisiche. Lascia la moglie Erika, sposata un anno fa, e la figlia Iliade, nata nel suo matrimonio precedente.

Lo scorso anno a febbraio, aveva annunciato la decisione di ritirarsi dalle scene per dedicarsi esclusivamente al “Teatro Accademia Marescotti” a Ravenna. Tra le sue interpretazioni indimenticabili il dottor Randazzo in Johnny Stecchino di Roberto Benigni. Ha lavorato fra gli altri con Leo de Berardinis, Mario Martone, Carlo Cecchi, Giampiero Solari, Giorgio Albertazzi, Marco Martinelli. L’esordio al cinema è datato 1989, con una piccola parte nel film La cintura. Nello stesso anno l’incontro con Silvio Soldini e la partecipazione al film L’aria serena dell’ovest.

Ha interpretato oltre cinquanta film, lavorando con registi quali Anthony Minghella, Ridley Scott e due volte con Benigni, nel citato Johnny Stecchino e ne Il mostro, Marco Risi, Pupi Avati, Marco Tullio Giordana, Maurizio Nichetti, Carlo Mazzacurati e con Gennaro Nunziante nei film di Checco Zalone. Ha avuto 6 candidature al Nastro d’argento, che vince nel 2004 per l’interpretazione nel cortometraggio Assicurazione sulla vita di Tommaso Cariboni e Augusto Modigliani. Tante le fiction, a partire da La Neve nel bicchiere di Florestano Vancini (1984) fino a Màkari, regia di Michele Soavi (2021), passando per Don Matteo e Che Dio ci aiuti.

Profondamente legato alla sua Romagna (era nato a Bagnocavallo), a partire dagli anni ’90 Ivano Marescotti ha iniziato un approfondito lavoro di recupero del romagnolo, tornando in teatro con i testi di Raffaello Baldini, per poi rileggere e riscrivere alla sua maniera Dante (Dante, un patàca ispirato alla Divina Commedia) e Ariosto (Bagnacavàl, una contaminazione tra il basso romagnolo e l’Orlando Furioso).

Fonte: ANSA

Joker: Folie à Deux, Joaquin Phoenix è di nuovo Arthur Fleck. Le foto dal set

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Dopo le immagini che ci hanno mostrato Lady Gaga sul set con il look della nuova Harley Quinn, ecco arrivare anche alcune immagini di Joaquin Phoenix che, per Joker: Folie à Deux, torna a vestire i panni di Arthur Fleck. Il set, che in questo momento è a Manhattan, ci offre un nuovo sguardo al personaggio che torna a vestire il suo anonimo completo marrone invece dello sgargiante completo rosso che lo ha visto protagonista dell’ormai iconica scena della scalinata.

Joker: Folie à Deux, il film

Joker: Folie à Deux presenterà il ritorno di Joaquin Phoenix mentre riprende il suo ruolo vincitore dell’Oscar come il cattivo DC JOKER. Il sequel presenterà anche il ritorno di Sophie di Zazie Beetz  insieme ai nuovi arrivati ​​Brendan Gleeson, Catherine Keener, Jacob Lofland e Harry Lawtey. Nel cast c’è Lady Gaga che darà vita a Harley Quinn. I dettagli della trama sono ancora per lo più nascosti, ma sappiamo che la maggior parte del film si svolgerà ad Arkham Asylum e conterrà significativi “elementi musicali”. Rumors recenti inoltre hanno anche suggerito che la versione di Gaga su Harley Quinn avrà un ruolo più importante di quanto originariamente riportato, con la storia che si svolge interamente dal suo punto di vista.

Il film di Todd Phillips del 2019 è stato un successo sia di critica che commerciale con un incasso mondiale di oltre 1 miliardo di dollari al botteghino, rendendolo il film con il maggior incasso di tutti i tempi. Ha ricevuto riconoscimenti da numerosi importanti enti premiati, tra cui due Oscar e due Golden Globe, sia per il miglior attore che per il miglior suono originale.

Anime False: recensione della serie tv turca di Netflix con Melisa Sözen e Eylül Tumbar

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Una donna dal passato doloroso e ricco di mistero fugge da un hotel di lusso all’altro insieme alla figlia, che cerca di proteggere a tutti costi. Sembrerebbe l’inizio di un thriller in piena regola ma Anime False serie tv turca in sette episodi che trovate su Netflix – racchiude innumerevoli segreti. Melisa Sözen e Eylül Tumbar sono le due protagoniste di questo racconto così avvincente, madre e figlia unite da un legame indissolubile. Il titolo originale di questo nuovo prodotto turco, Biz Kimden Kaçiyorduk Anne, si basa sull’omonimo romanzo della scrittrice Perihan Mağden.

Il rapporto madre e figlia in Anime False viene portato all’estremo. Se inizialmente lo spettatore è portato a credere che la Madre – che non viene mai chiamata con il suo vero nome – tenga in pugno la figlia, lasciandola incapace di scegliere a lungo andare con gli episodi scopriamo che in realtà non è così. Bambi – nome con cui la madre chiama la figlia ma non sappiamo se sia il suo vero nome – scoprirà presto cosa vuol dire crescere e anche quali conseguenze si porta dietro questo naturale decorso della vita.

Anime False BambiAnime False, la recensione

Bambi ha trascorso tutta la sua vita in hotel sparsi per il mondo insieme alla madre. La madre preferiva tenere nascosto il suo passato e Bambi sapeva di dover tenere sempre sotto controllo la sua curiosità. La vita della coppia madre-figlia è stata una bella avventura, ma la madre inizia a sentirsi minacciata quando si rende conto che sua figlia non è più una bambina. La curiosità di Bambi è cresciuta nel tempo e spesso pone alla madre domande difficili. La serie turca di Netflix Anime False racconta il cambiamento del rapporto tra Bambi e sua madre, soprattutto quando fattori esterni iniziano a minacciare il loro legame.

Bambi è solo una bambina e come tale crescendo in una realtà che le sembrava unica nel suo genere inizia a vedere le cose sotto una luce diversa. “Siamo l’unicità della luna”, questo è quello che le ha insegnato la madre che per tutti questi anni è scappata con il solo scopo di proteggerla. Una paura irrazionale e razionale allo stesso tempo quella di dover vedere andare via i propri figli, lontani dal nido materno che solo una madre può comprendere a pieno. La paura di Madre però è portata all’estremo in questo thriller turco di Netflix dove la donna si sente continuamente minacciata dalle anime false: cioè tutte le persone che non sono come loro, che non hanno sentimenti, che non si curano del prossimo.

A Bambi non dispiace l’idea di questa vita passata a fuggire e spostarsi in continuazione. Ne fa un vanto del loro carattere, del loro modo di fare. Viaggiare le rende uniche anche se dietro questi spostamenti si nascondono diverse cose che la madre le ha nascosto. Bambi a differenza di Madre non ha vissuto mai all’interno di una casa, non sa cosa vuol dire avere una cameretta tutta per se come tutte le adolescenti. Madre dal canto suo si allontana dall’idea di quella famiglia patinata che era disposta a tutto pur di mantenere vive le apparenze. Crescita con una madre dispotica, Madre ha visto crescere negli anni della sua gioventù un odio profondo e viscerale verso i suoi genitori che non l’hanno mai protetta.

Anime False serie tv recensione

In fuga dalla realtà

La fiaba di Bambi, accompagna madre e figlia lungo questo continuo viaggio in giro per il mondo. Ma cosa succede quando l’unica realtà che conosci è circoscritta alla sola fiaba di Bambi? Il libro adesso appare quasi obsoleto, consunto. Ma la storia di Bambi, del cerbiatto e della giovane ragazza, è ancora molto attuale. Nonostante ormai Bambi conosca la fiaba a memoria, la madre continua a leggergliela e si indispone quando scopre che la figlia in realtà non ha più bisogno di lei perché conosce le parole perfettamente. Così come la madre di Bambi, la Madre del nostro racconto cerca di proteggere la figlia dalle Anime False perché rimanere fissi nello stesso posto era un rischio che sua madre non era disposta a correre.

Il loro viaggio in Anime False è una continua fuga dalla realtà. La stessa bambi ormai cresciuta continua a domandare il perché di tutti questi spostamenti, rimandando a lungo la domanda su chi sia davvero il suo padre naturale. Nei vari flashback lo spettatore ha la possibilità di scoprirlo. Il meccanico che lavorava per conto del padre del quale Madre si è perdutamente innamorata ma poi per circostanza che non vengono spiegate l’uomo non farà parte del futuro della vita di Madre. Tra le possibilità di questa sparizione potrebbe esserci la famiglia dispotica: una volta scoperto l’identità del padre della bambina hanno fatto di tutto per separarli. Oppure, ipotesi plausibile, l’uomo stesso si è allontanato per paura.

Madre era figlia di una coppia aristocratica. I suoi genitori erano severi e mantenevano sempre una certa distanza da lei. Da bambina, non era mai stata amata o protetta da loro e questo la distrusse completamente. Disprezzava la madre perché era una donna senza cuore che non si era mai preoccupata dei suoi sentimenti. Così una volta venuta al mondo Bambi, Madre fece la promessa di proteggerla a qualsiasi costo, compreso commettere diversi omicidi.

Difendere a qualsiasi costo quello che ami

Nel corso di Anime False lo spettatore scoprirà diversi colpi di scena che incalzano la narrazione rendendola interessante. Il primo a cui veniamo sottoposti è la narrazione a posteriori della presunta morte dei genitori di Madre. Se per tutti questi anni Madre ha sempre pensato di aver causato la morte dei genitori manomettendo i freni dell’auto, scopriamo che in realtà a perdere la vita sono stati la madre e l’autista. Il padre è ancora vivo e ha aspettato tutti questi anni proprio che la figlia commettesse un passo falso. Rimaste senza soldi durante i loro infiniti viaggi, madre figlia si rivolgeranno a un agente immobiliare per la vendita della casa sulla scogliera, la casa dove Madre è cresciuta. E mentre i molteplici omicidi attirano l’attenzione della polizia, il padre si accorda con quest’ultimi per riuscire a catturare la donna.

Madre e Bambi

Purtroppo, però il suo piano avrà un risvolto drammatico e l’uomo morirà proprio per mano della stessa nipote che stava cercando di “salvare”. Per la prima volta Bambi si sporca le mani e questo sarà l’inizio del declino di Anime False e della loro storia. Cresciuta lontano da tutto e da tutti, bambi ha maturato lo stesso disprezzo per gli esseri umani della madre e una volta che la stessa era il pericolo di morte, ha fatto di tutto per proteggere la sua metà.

Il cammino della vita di Bambi è appena cominciato.

È nei momenti finale della serie Netflix, dopo aver scoperto che il padre del personaggio di Melisa Sözen è vivo, Madre si accorge di una amara verità. Bambi sta crescendo e come il cerbiatto nella fiaba dovrà iniziare a vedersela da sola. Il raggiungimento di questa consapevolezza rende il sacrifico di Madre ancora più catartico e in linea con l’arco narrativo del personaggio. Bambi può badare a ste stessa e lo sa anche lei, ragion per cui non si volta indietro una volta che sente gli spari.

Madre però riesce ancora una volta a salvare la figlia, lasciandole dei soldi necessari per vivere una vita in continua fuga dalla realtà. Il finale aperto lasciato dalla prima stagione di Anime False riecheggia di interrogativi. Bambi si rifarà una vita, troverà finalmente un posto dove costruire la sua casa, lontana dai mostri del passato? Oppure continuerà a seguire le orme della madre e minacciare chiunque osi avvicinarsi a lei? Non sappiamo se esisterà mai una seconda stagione ma una cosa sì: per Bambi l’infanzia è finita.

Jonathan Majors arrestato per presunta aggressione a New York

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Jonathan Majors arrestato per presunta aggressione a New York

Apprendiamo da Variety che Jonathan Majors è stato arrestato sabato a New York con l’accusa di violenza domestica dopo una lite con una donna di 30 anni. Secondo una dichiarazione del NYPD, la donna ha detto agli agenti di essere stata aggredita ed è stata portata in ospedale con “lievi ferite alla testa e al collo”.

Un rappresentante di Majors ha negato le accuse. “Non ha fatto nulla di male”, ha detto il portavoce di Majors in una dichiarazione a Variety. “Non vediamo l’ora di riabilitare il suo nome e chiarire tutto”. Secondo la dichiarazione della polizia, gli agenti hanno ricevuto una chiamata al 911 intorno alle 11:14.

“Un’indagine preliminare ha stabilito che un uomo di 33 anni era coinvolto in una lite domestica con una donna di 30 anni”, ha detto la polizia. “La vittima ha informato la polizia di essere stata aggredita. Gli agenti hanno arrestato il 33enne senza incidenti. La vittima ha riportato lievi ferite alla testa e al collo ed è stata trasferita in un ospedale della zona in condizioni stabili”. La dichiarazione della polizia elencava diverse potenziali accuse: “strangolamento”, “aggressione” e “molestie”.

Jonathan Majors è uno dei volti in rapida ascesa a Hollywood. In questo momento è nelle sale di tutto il mondo in Creed III in cui interpreta l’antagonista di Michael B. Jordan. Cosa ancora più importante per il suo curriculum e per la sua carriera a lungo termine, Jonathan Majors è l’interprete di Kang il Conquistatore, il prossimo grande villain del Marvel Cinematic Universe e sta conquistando anche molto terreno nel cinema indipendente, tanto che il suo ultimo film, originariamente presentato in anteprima al Sundance, Magazine Dreams, è stato acquisito da Searchlight Pictures e arriverà nelle sale USA l’8 dicembre. L’attore ha anche firmato per una nuova produzione di Amazon Studios.

65: Fuga dalla Terra, recensione del film con Adam Driver

65: Fuga dalla Terra, recensione del film con Adam Driver

Che sana ventata d’aria fresca 65: Fuga dalla Terra, un film di genere che torna a durare solamente un’ora e mezzo! Niente lungaggini inutili per dimostrare al pubblico quanto denaro è stato speso in scenografie ed effetti speciali, il che di conseguenza significa una storia che va dritta al punto, pur riuscendo a settare con pienezza e spessore la backstory del protagonista Mills.

65: Fuga dalla Terra, la trama

Dopo un prologo di notevole efficacia nello spiegare le motivazioni che spingono il personaggio interpretato da Adam Driver a pilotare la nave spaziale destinata a portarlo per due anni lontano dalla famiglia, ecco che 65: Fuga dalla Terra si lancia immediatamente nell’azione. La lotta per la sopravvivenza che Mills e Koa – la bambina unica altra sopravvissuta dopo che l’astronave è precipitata – devono affrontare nella Terra preistorica popolata di dinosauri non concede quasi mai momenti di stasi.

Gli sceneggiatori e registi Scott Beck e Bryan Woods, già dimostratisi padroni di questo tipo di narrazione con gli script di A Quiet Place e del sequel, imbastiscono una narrazione dove sono le azioni a delineare e sviluppare i personaggi. Il rapporto che si instaura tra i due non diventa mai qualcosa di “altro’ rispetto alla necessità di salvarsi in un ambiente pericoloso e ostile, al contrario viene definito proprio da questa. Ciò fa sì che allora due diventino i fattori principali per la riuscita del film: l’ambientazione e l’alchimia tra gli attori in scena.

65 - Fuga dalla Terra adam driver
Adam Driver and Ariana Greenblatt stars in 65.

Il ribaltamento del preistorico

Partiamo dal setting, che ribalta con efficacia l’assunto ormai sedimentato nell’immaginario collettivo dal franchise iniziato con Steven Spielberg e il suo Jurassic Park del 1993: oggi siamo in qualche modo abituati a vedere dinosauri in un tipo di ambientazione contemporanea o comunque in un futuro abbastanza vicino da sembrare il nostro presente. 65: Fuga dalla Terra invece inverte l’equazione e precipita due ‘esseri umani” in un mondo incontaminato e preistorico, con almeno un paio di inquadrature che rimandano più o meno esplicitamente addirittura all’incipit di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick.

Il ribaltamento risulta immediatamente convincente senza necessariamente essere innovativo a livello estetico: con pochi ma efficaci tratti il pilota e la piccola passeggera vengono immersi in una giungla tanto realistica quanto inscrutabile, fattore che la rende motivo di costante tensione. Quello che funziona meglio in 65: Fuga dalla Terra sta nell’aver reso azione e tensione precise, grazie a una scansione di montaggio che premia la velocità al posto della ridondanza: i momenti di pericolo sono fulminei e l’azione pur spettacolare non dura mai più del dovuto.

Adam Driver stars in 65.

Se si può parlare di realismo riguardo un film di questo tipo, il lavoro di Beck e Woods ne possiede in quantità maggiore rispetto a molti altri progetti di fantascienza visti negli ultimi anni. Purtroppo il loro sci-fi non possiede una presa più forte presso lo spettatore perché a forza di scarnificare storia e messa in scena perdono leggermente per strada l’impatto emotivo della prima parte del film: quanto seminato in precedenza anticipando la dolorosa backstory di Mills viene infatti eccessivamente esplicitato nella seconda parte, rendendo la psicologia del personaggio e la sua relazione con Koa piuttosto schematiche.

La drammatica fisicità del ruolo di Adam Driver

Nonostante questo Adam Driver offre al pubblico una prova decisamente riuscita, asciugando al massimo possibile la sua interpretazione per lasciare spazio alla drammatica fisicità del ruolo. La sua interazione con la co-protagonista Ariana Greenblatt diventa poi scena dopo scena sempre più precisa e convincente. Se soltanto la storia personale di Mills fosse stata lasciata maggiormente all’intuizione dello spettatore, protetta in quella dimensione affascinante del non-detto, molto probabilmente 65: Fuga dalla Terra sarebbe stato un film avvincente anche a livello emotivo oltre che un comunque più che discreto spettacolo d’intrattenimento. Rimane comunque un divertimento assicurato, anche grazie alla presenza di uno degli attori più talentuosi della Hollywood contemporanea.

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