Netflix annuncia l’arrivo di
Natale a tutti i costi, l’esilarante commedia di
Natale con protagonisti Christian De Sica e
Angela Finocchiaro, insieme a Dharma
Mangia Woods e Claudio Colica, scritta e
diretta da Giovanni Bognetti. Il film è in arrivo
solo su Netflix dal 19 dicembre e sono ora
disponibili il Trailer ufficiale, il
Poster e le prime immagini dal
film.
Dopo venticinque anni la famiglia perfetta si separa: i figli,
Alessandra e Emilio, abbandonano il nido e la provincia e vanno a
vivere in città lasciando i genitori, Carlo e Anna, finalmente
soli. I ragazzi nel giro di pochi mesi, presi dalla loro nuova
vita, limitano i rapporti con i genitori a qualche breve chiamata,
disertano i funerali dei parenti, non si presentano più ai
compleanni e come ultima goccia, non trascorreranno il Natale
insieme alla loro famiglia. Carlo e Anna, arrabbiati e disperati,
decidono quindi di mentire fingendo di aver ereditato sei milioni
di euro da una vecchia zia pur di riavere i loro figli. Il piano
sembra funzionare e, spinti dalla speranza di poter avere la loro
fetta di eredità per realizzare i loro sogni, i figli si
ripresentano magicamente, assicurando persino di non potersi
perdere il Natale in famiglia. Quanto potrà durare e quali
conseguenze avrà la bugia di Carlo e Anna? Riusciranno a
festeggiare il Natale con i loro figli? E a quale costo?
Il film è prodotto da Iginio Straffi e
Alessandro Usai per Colorado Film
in associazione con Sony Pictures International
Productions in collaborazione con RTI, e
vede nel cast anche Iaia Forte, Fioretta Mari, Francesco
Marioni, Alessandro Betti. Natale a tutti i costi
è basato sul film “Mes Très Chers Enfants” scritto e
diretto da Alexandra Leclère, una produzione UGC. Natale a
tutti i costi sarà disponibile solo su
Netflix dal 19 dicembre.
Zoe Saldana, che è trai protagonisti di
Avatar: la via dell’acqua e aveva già recitato in
Avatar, rivela il suo incredibile processo di audizione per il film
originale. L’attrice ha interpretato Neytiri,
protagonista femminile e interesse amoroso di Jake
Sully, nel 2009. Nel sequel, Neytiri non è solo la
protagonista femminile, ma anche una madre poiché ha avuto dei
figli con Jake nel tempo trascorso tra la storia del film originale
e gli eventi di La via dell’acqua.
Ora,
Zoe Saldana ha approfondito il surreale processo di
audizione per Avatar del 2009 al The Tonight Show con Jimmy Fallon. Nel modo in cui
Saldana pone la storia, non si poteva certo capire di
cosa trattasse veramente Avatar, quando il film le è stato
inizialmente proposto. Ecco cosa ha raccontato l’attrice:
“Prima mi hanno detto che si
trattava di questo robot, questa donna robot. Ho pensato che fosse
come Alita: Battle Angel. Ma era ambientato come nella giungla. E
io ero tipo, ‘beh, non ha davvero alcun senso. Dovevo interpretare
una principessa guerriera che era un robot, ma forse era come un
robot senziente, cos’era?” Ma Mali Finn, che all’epoca era il
direttore del casting, e il cui ruolo fu preso poi da Margery
Simkin, mi chiamò. All’epoca vivevo ancora a New York, e mi
proposero di registrare un video con l’audizione. A volte
chiedevano cose tipo ‘Indossa qualcosa di attillato, voglio che ti
arrampichi e fai delle ruote’. E io dicevo ‘okay’… Spostiamo dei
mobili.’
Sento di essere stata in grado
di ottenere la parte grazie al [mio background di danza]. E poi una
volta, mi hanno chiamato e mi sono messa di nuovo registrata per
loro, e loro mi hanno detto ‘fai solo tutti questi suoni’ *La
lingua rotola* E io sono tipo ‘beh, okay’ pensando come James Cameron, una principessa guerriera robot
che è nella giungla, e io sto facendo come *roteare la lingua*
rotolare la mia R, non so cosa sia, ma mi piace. Mi hanno portato
da New York a Los Angeles e mi hanno portato a Lightstorm. Ero tipo
“oh mio dio, vado a incontrare il mio idolo, James Cameron”. E mi
hanno rinchiuso in un ufficio, il che è stato un po’ spaventoso. E
mi hanno dato la sceneggiatura. E la sceneggiatura era così spessa
(fa un gesto con le dita). Mi hanno dato tre ore per leggerlo, io
ne ho prese sei. Perché tutta la direzione che descriveva l’intero
mondo di Pandora era davvero bizzarra per me. E l’inglese non è la
mia prima lingua, quindi è stato un po’ difficile. E poi entra Jim,
ed è stato così gentile. E lui ha detto: “Sei pronta a incontrare
te stessa?” E io ho risposto “Cosa?” E in quel momento, la mia
anima ha lasciato il mio corpo. E poi mi ha accompagnata nel suo
ufficio, vedo questa grande ruota di una nave, non avevo idea che
fosse la ruota del Titanic. Vedo il braccio del Terminator. Ero
tipo, oh mio dio, sto vivendo un’esperienza fuori dal mio corpo. E
il suo ufficio era bello e grande e con tutte queste cose che aveva
tenuto da tutti i suoi film. E sul tavolino c’era una scultura del
mio personaggio, Neytiri. Mentre osservo la scultura, è seduto di
fronte a me come se mi stesse osservando. E penso “non è strano,
non è strano, non comportarti in modo strano”.
E dopo due settimana
Zoe Saldana ha ricevuto la chiamata che le ha cambiato
completamente la vita. Ora la vedremo tornare nel ruolo di Neytiri
in
Avatar: la via dell’acqua.
La serie si muove a
cavallo di un crocevia di generi, spostandosi tra la commedia,
l’horror, il mistery e ovviamente, il coming of are con elementi
teen, dal momento che protagonista assoluta dello show è una
sedicenne Mercoledì Addams, alle prese con le
difficoltà di “trovare un suo posto nel mondo”. Il cliché
dell’adolescente difficile è qui aumentato all’ennesima potenza,
dal momento che la casa Mercoledì non è soltanto un’adolescente, ma
è una Addams, per cui possiede tutta una serie di caratteristiche
che non sono proprio “alla moda” tra gli adolescenti. Innanzitutto
è allergica ai colori, per cui veste solo di bianco e nero, poi non
ride mai, né mostra alcuna emozione, anche se non è escluso che ne
provi qualcuna, come il desiderio di giustizia, che per lei è più
voglia di vendetta, oppure fascinazione per cose macabre, nonché
uno spiccato odio verso la madre Morticia (Catherine
Zeta-Jones) e verso tutto ciò che lei rappresenta.
Mercoledì, la
trama
Quando, per vendicare
uno scherzo subìto da suo fratello Pugsley, decide di sguinzagliare
dei piagna contro la squadra di nuovo della scuola, Mercoledì viene
comprensibilmente espulsa e si ritrova spedita alla
Nevermore Academy, la scuola per reietti guidata
da Larissa Weems (Gwendoline
Christie), integerrima Preside ed ex compagna di
scuola proprio di Morticia. Per Mercoledì si tratta di una
condanna: essere costretta a frequentare la stessa scuola della
madre e implicitamente essere spinta verso il suo stesso percorso
accademico, fatto di trofei sportivi, successi scolastici e
ovviamente la corona di reginetta, l’ultimo anno. Ma la ragazza non
si farà scoraggiare e promette un’evasione con i fiocchi. Fino a
che, nella vicina cittadina di Jericho, un terribile mostro non
comincia a uccidere in maniera feroce gli studenti della scuola. Il
mistero sull’identità e le motivazioni del mostro convince
Mercoledì a rimanere alla Nevermore e lì, suo
malgrado, comincerà a trovare uno spazio per lei…
Tre punti di forza
I punti di forza
indiscussi di Mercoledì di Netflix sono tre: in primo luogo la
messa in scena, dai costumi di Colleen Atwood alle
scenografie, alla musica firmata da Danny Elfman, la serie dimostra una cura che
purtroppo non è scontata nelle produzioni della piattaforma ma che
rivela grande impegno nei confronti di questo prodotto in
particolare, probabilmente grazie all’impronta artistica di Burton,
che da sempre ha fatto delle scenografie caratteristiche e di tutto
il decor l’aspetto più indicativo dei suoi film. Il secondo aspetto
interessante della serie è senza dubbio la storia; sviluppata in
maniera non troppo banale ma comunque molto classica, la trama di
Mercoledì è un mistery che si articola lungo un
preciso percorso a tappe e che non lascia indietro nessun
dettaglio. Avvincente quanto basta dal voler sapere sempre “cosa
succede dopo”, fino anche all’ultimo episodio che lascia la porta
aperta a un secondo ciclo, la storia non è sorprendente ma riesce a
coinvolgere lo spettatore, merito soprattutto di Jenna Ortega.
E qui siamo al terzo
punto di forza dello show. La giovane interprete, molto più grande
del suo personaggio, è magnetica, la sua Mercoledì
irresistibile, tanto che forse non è troppo credibile come outcast.
Tutti le ruotano intorno, non solo gli spettatori, ma professori,
studenti, pretendenti amiche e innamorati, e soprattutto potenziali
rivali tra le mura scolastiche.
Jenna Ortega, il carisma
“problematico” di Mercoledì
Proprio il carisma di
Ortega è un’arma a doppio taglio. Se la
Mercoledì di Christina Ricci
era all’apparenza dimessa e scostante, che con parole e azioni però
rivelava la sua vera natura nefasta, queste iterazione del
personaggio è molto più accattivante. Occhio grandi, ciglia
lunghissime, labbra carnose, questa sedicenne è un concentrato di
carisma ed è impossibile non rimanere attratti da lei. L’effetto è
quindi contraddittorio, perché mentre lei continua a sentirsi
reietta tra i reietti, chi le sta intorno non fa altro che
cercarla, adularla e, in alcuni casi, eleggerla a proprio
avversaria, che nel linguaggio delle high school è
comunque un riconoscimento di valore. Questa adolescente con gli
hobby per la scrittura, la scherma e il violoncello è sin troppo a
suo agio in questo contesto, è sicura di sé, non sbaglia mai e
sembra inevitabilmente destinata al successo. Inattaccabile e
impermeabile a quello che le succede, la vedremo poco a poco cedere
alla normalità e ai sentimenti, i quali se da una parte per lei
sono sintomo di debolezza, diventano un modo per umanizzarla e
avvicinarla al pubblico.
Diverso è bello, fino a un certo
punto
Ma anche in questo caso
la serie dice una cosa facendone una opposta: l’inno alla
diversità, e all’importanza di esserlo, così in tema per il nostro
tempo, si schianta contro questa normalizzazione di
Mercoledì che si apre agli altri. Per cui il
messaggio sembra essere che va benissimo ed è importante essere
diversi, purché si mantenga un minimo di normalità per consentire
agli altri di avere accesso alla nostra persona. Non si tratta di
un demerito della serie, che comunque fa il suo dovere da un punto
di vista dell’intrattenimento, ma è chiaro che siamo ancora lontani
dal concetto di accettazione del reietto, quello vero, senza doti o
carisma. Tutti i reietti con
doti particolari che ci vengono presentati sono tutti
bellissimi.
In questo senso,
Mercoledì perde il suo potenziale di
rappresentazione pur rimanendo un ottimo prodotto di
intrattenimento, ben confezionato e interpretato. Alla fine tutti
vorremmo uscire con la protagonista, o essere lei, e questo
sentimento, per quanto vincente nell’ottica del successo della
serie, sembra tradire lo spirito di un personaggio che è sempre
stato piuttosto macabro e respingente e per questo
affascinante.
Paramount+ presenta il
trailer della nuova attesissima serie drammatica
1923,
interpretata dal premio Oscar Helen Mirren e dal candidato all’Oscar
Harrison Ford. Realizzata dal candidato
all’Oscar Taylor Sheridan, prequel di 1923.
1923
debutterà domenica 18 dicembre negli Stati Uniti e in Canada e
lunedì 19 dicembre su Paramount+ nel Regno Unito e in
Australia. In Italia, 1923
debutterà su Paramount+ nel corso del
2023.
1923, la
trama
1923, il
nuovo capitolo della storia della famiglia Dutton, introdurrà una
nuova generazione di Dutton guidata dal patriarca Jacob (Ford) e
dalla matriarca Cara (Mirren). La serie esplorerà i primi anni del
XX secolo, quando pandemie, siccità storiche, la fine del
proibizionismo e la Grande Depressione affliggono l’Ovest montano e
i Dutton che lo chiamano casa.
Oltre a
Harrison Ford e
Helen Mirren, 1923 è interpretato anche da Darren Mann
(“Animal Kingdom”), Michelle Randolph (“A Snow White Christmas”),
James Badge Dale (“Hightown”), Marley Shelton (“Scream”), Brian
Geraghty (“Big Sky”), Aminah Nieves (“Blueberry”) e Jerome Flynn
(“Game of Thrones”).
Prodotto da MTV Entertainment
Studios, 101 Studios e Bosque Ranch Productions, 1923 è prodotto
esecutivamente da Taylor Sheridan, John Linson, Art Linson, David
C. Glasser, Ron Burkle, David Hutkin, Bob Yari e Ben Richardson.
1923 è l’ultima novità nel crescente programma di Sheridan su
Paramount+, che oltre a 1883 e MAYOR OF KINGSTOWN, comprende TULSA
KING e le prossime serie LIONESS e LAND MAN.
Dopo la presentazione
di Bones
and All del 12 Novembre al
The Space in Piazza Duomo, Luca Guadagninoè
tornato a Milano per incontrare il pubblico al
Cinema Anteo. Dopo la proiezione del film, il
regista ha raccontato i dettagli della realizzazione del
lungometraggio, rispondendo alle domande dell’audience.
Cinque anni dopo Chiamami col tuo nome, la combo Luca
Guadagnino–
Timothée Chalamet torna al cinema per un nuovo
film. Bones
and All è di nuovo la storia di un amore giovanile tra
due outsider, ma ha poco a che vedere con il film del
2017. Dall’Italia ci spostiamo negli Stati Uniti: i protagonisti
non sono più due giovani omosessuali ma due cannibali solitari, dal
mondo borghese si passa ai margini della società. Ciò che resta dal
film precedente è invece il potere immaginifico della storia e la
spettacolarità delle inquadrature di Guadagnino.
L’idea
dietro Bones and All
A differenza di Chiamami col tuo nome, questo film
non è stato scritto da Luca Guadagnino. Il
regista ammette di non essersi interessato in prima persona al
progetto di Bones and All, ma confessa anche di
essersi presto appassionato al romanzo Fino all’osso di
Camille DeAngelis (da cui è tratto il film).
”Non ho partecipato al film nelle sue fasi di sviluppo. Non
avevo letto il romanzo, non avevo preso i diritti né partecipato
alla scrittura della sceneggiatura, che era stata affidata
a David
Kajganich. Bones and All
era stato sviluppato per un regista che io stimo, Antonio
Campos.”
Fortunatamente per
Guadagnino, Campos ha
scelto di non fare il film. ”A quel punto, quando perse il
suo regista, David mi propose di fare
ilfilm.‘‘ Guadagnino
confessa poi di aver avuto qualche resistenza: ”In
parte perché avevo molte cose da fare, in parte perché
non avevo un particolare slancio verso una storia di cannibali,
stesso slancio che non avevo per l’ennesima storia di signori in
piscina dopo A bigger splash per Chiamami col tuo nome.” Tuttavia,
non appena ha letto la sceneggiatura di David
Kajganich , che già aveva collaborato
con Guadagninoper
A Bigger
Splashe Suspiria,
il regista è stato catturato dalla storia e ha iniziato ad
immaginarsi come metterla in scena.
Il primo pensiero va
a Timothee Chalamet
A progetto concluso,
Guadagnino mostra il suo entusiasmo verso
ambientazioni – gli Stati Uniti della Route 66 – e protagonisti
diversi dal suo mondo. In particolare i protagonisti, si è legato
molto a Maren (Taylor
Russell) e Lee (Timothée
Chalamet). Dice di loro:
”Sono personaggi così dolenti, soli e
abbandonati, sono i figli negletti di un’idea di realizzazione
di sé molto americana.”Guadagnino ha colto in
questi aspetti la potenzialità del film, ”Mi sembrava molto
bella l’idea che i personaggi avessero un forte rapporto con il
paesaggio, si stagliassero contro un paese
contraddittorio, gigantesco, potente ma anche fragile come gli
Stati Uniti”.
Per quanto riguarda i personaggi, il
regista di Bones and All dice chiaramente di
aver pensato subito a Timothée non
appena ha ”scoperto” il personaggio di Lee nella
sceneggiatura. ”Mi aveva commosso leggere di lui. Ho subito
pensato, in maniera istintiva, al
mio Timothée. Ho detto:
se Timothée accetta, allora questo
potrebbe essere davvero il primo film che girerei
in America. E così tutto è partito.”
Un film on the road tra le back
valleys americane
Con Bones
and All, Guadagnino attraversa
l’oceano e porta la sua troupe in America. La dimensione spaziale è
assolutamente rilevante nel film. Il paesaggio e la cura degli
ambienti sono elementi cardine di Bones and
All. Dalle praterie americane invase dal colore, alle
cittadine rurali fatte di piccole botteghe e supermercati
sgarrupati, tutti gli spazi sono curati ed esaltati dalla macchina
da presa. Una grande rilevanza viene data anche alle abitazioni:
gli interni domestici in cui Marion,Lee e gli altri
personaggi si trovano a vivere sono molto comunicativi: case mobili
squallide e spoglie, piccoli nidi d’amore, case di anziani, ogni
spazio racconta qualcosa di rilevante per il film.
Lo scoglio dell’epica della
frontiera
Altro elemento
essenziale del film è il viaggio. Il
viaggio da un lato dà linearità alla storia –
in Bones and All mancano completamente i
flashback, dall’altro è emblematico del ricco percorso compiuto
da Lee e Marion, un percorso
di crescita che è anche lo sviluppo di un amore e un’iniziazione.
Il viaggio per le vallate americane non è cosa nuova. La novità,
questa volta, è che un regista intimista e italiano come
Guadagnino decide di affrontare questo percorso.
Parlando di viaggio, il confronto con i registi americani
sull’epica della frontiera appare inevitabile.
Nonostante ciò,
Guadagnino non sembra cercare, e tantomeno temere,
questa comparazione. ”Cerco di evitare di lavorare con una
cifra che parte dal lavoro di altro regista. Preferisco lasciarmi
guidare dall’inconscio di spettatore più che
concentrarmi con le sinapsi sui registi
che stimo.” E aggiunge: ”Hoavuto invece
un’azione diretta nel guardare al lavoro dell’artista americanoWilliam
Eggleston, che prende a soggetto l’America delle
cosiddette back valleys, il retro delle strade
principali.” Per Guadagnino, il lavoro di
Eggleston sui paesaggi, sulla luce e con le
inquadrature è stato fondamentale per la creazione della fotografia
di Bones and All.
Perché Taylor Russell come
protagonista?
Se con Timothee
Chalamet il sodalizio era già avviato, per la protagonista
di Bones and AllGuadagnino
ha scelto la giovane attrice Taylor Russell.
”L’avevo già vista recitare nel film Waves. Nel
film, Taylor interpreta la parte
della sorella del protagonista, poi ad un certo punto il fratello
finisce in galera e nell’ultima parte lei prende in mano
il film come protagonista. Quando ho iniziato a lavorare
al Bones and All, ho ripensato a Waves. Ho
fatto con Taylor una chiamata via Zoom e ho
parlato con questa donna. Taylor è una donna ma
sembra una bambina: ho trovato in lei i tratti giusti per farle
interpretare il personaggio diMaren.” E la cosa
ha funzionato: Russell e Chalamet sono un ottimo
match, coinvolgente perché in primo luogo coinvolto.
Ancora una volta, in Bones
and All l’armonia domina un film di
Guadagnino, e questo aspetto si percepisce
nonostante la stranezza dei personaggi, l’assurdità della storia
d’amore e la desolazione della storia.
Il mega panel dei
Marvel Studios al Comic-Con
2022 di San Diego ha fornito una moltitudine di
notizie sulla Fase 5 dell’MCU. Ora che anche
Black Panther: Wakanda Forever è uscito
in sala, la Fase 4 può dirsi conclusa. Resta fuori
solo lo Speciale Natalizio di Guardiani della Galassia e
poi si entrerà a pieno nella Fase 5 MCU.
Le
Fasi4, 5 e 6 fanno tutte parte
della nuova Saga del Multiverso
dell’MCU (le prime tre fasi compongono invece la
Saga dell’Infinito). Vediamo dunque i progetti che
costituiranno l’essenza della Fase 5. Come è già
successo in passato, i Marvel Studios potrebbero
cambiare questa tabella di marcia con progetti aggiuntivi,
cancellazioni, o riprogrammazioni. In ogni caso, ecco tutto quello
che sappiamo per ora sulla Fase 5.
1Thunderbolts
La Fase 5 si chiuderà con il
film dei Thunderbolts,
in arrivo nel 2024. La squadra di antieroi Marvel
uscirà allo scoperto nell’MCU con Thunderbolts: nel film appariranno
personaggi come Soldato d’Inverno, Yelena Belova,
U.S Agent, Red Guardian, Abominio,
Taskmaster. La squadra sarà guidata dalla Contessa
Valentina Allegra de Fontaine.
Il perché il fondatore dei Thunderbolts
Barone Zemo non sia nel roster dei personaggi rimane un
mistero, o per lo meno un aspetto da chiarire.
Una nuova immagine dietro le quinte
del mai realizzato Spider-Man 4 rivela uno
sguardo ravvicinato a quello che sarebbe stato il costume di
John Malkovich nei panni di Avvoltoio, il
cattivo pianificato del film. Dopo aver interpretato per la prima
volta il personaggio in Spider-Man del 2002,
Tobey Maguire è tornato per due sequel con il
regista Sam Raimi, tra cui l’acclamato
Spider-Man 2 nel 2004 e il controverso
Spider-Man 3 nel 2007.
Nonostante la tiepida accoglienza
ricevuta da Spider-Man 3, un quarto film di Raimi
era in lavorazione ma la Sony alla fine ha accantonato il progetto.
Negli ultimi anni sono emersi dettagli riguardanti il film di
Spider-Man demolito, rivelando che John Malkovich avrebbe dovuto interpretare una
versione molto oscura dell’Avvoltoio.
Ora, lo scrittore e disegnatore di
fumetti Ken Penders ha rivelato uno sguardo più da
vicino a come sarebbe stato il costume di Avvoltoio in
Spider-Man 4 di Sam Raimi. Anche
se l’immagine non mostra Malkovich che indossa il costume, dà
un’indicazione di come il personaggio sarebbe stato portato in vita
sullo schermo, incluso il tono generale più scuro che era stato
immaginato per l’iconico cattivo.
Before Tobey & Sam were bid adieu by Sony,
work actually had begun on SPIDER-MAN 4, and I visited friends who
were working on the Vulture's costume intended for actor John
Malkovich. Once production shut down, all materials were turned in.
I've sat on this for almost 15 years. pic.twitter.com/iY3VmzUrHI
Illumination ha
pubblicato su Twitter un nuovo poster del film di
Super
Mario Bros. – il film. Il poster key art
stuzzica la memoria dei fan del gioco, mostrando l’iconica location
del videogioco, il Castello di Peach, che sarà inclusa nel film, e
che apparentemente prenderà in prestito il design per i suoi
interni da Super Mario 64. Ecco di seguito
l’immagine:
Nella versione originale ChrisPratt sarà affiancato dall’ex di
Filadelfia Charlie Day nei panni di Luigi,
Anya Taylor-Joy nei panni della Principessa
Peach, Jack Black nei panni di Bowser,
Keegan-Michael Key nei panni di Toad, Seth Rogen nei panni di Donkey Kong,
Fred Armisen nei panni di Cranky Kong,
Kevin Michael Richardson come Kamek e
Sebastian Maniscalco come Spike.
Come rivelato da Adi Granov su Instagram,
i primi concept art della tuta di Ironheart per
Black Panther: Wakanda Forever mostrano una resa
più elegante rispetto al prodotto finale del film. Granov dice che
questo primo progetto per l’armatura di Ironheart era
l’unica ripresa che aveva fatto, ma è comunque contento di come il
concept designer Phil Saunders ha interpretato
l’armatura nel film finito.
Il sequel del MCU onorerà il defunto Chadwick Boseman mentre continuerà l’eredità
del suo personaggio, T’Challa. Black
Panther: Wakanda Forever è arrivato nelle sale l’11
novembre 2022. Il presidente dei Marvel Studios,
Kevin Feige, ha confermato che T’Challa, il
personaggio interpretato al compianto Chadwick
Boseman nel primo film, non verrà interpretato da
un altro attore, né tantomeno ricreato in CGI.
Nel film Marvel Studios
Black Panther:
Wakanda Forever, la Regina Ramonda (Angela
Bassett), Shuri (Letitia
Wright), M’Baku (Winston Duke), Okoye (Danai
Gurira) e le Dora Milaje (tra cui Florence Kasumba)
lottano per proteggere la loro nazione dalle invadenti potenze
mondiali dopo la morte di Re T’Challa. Mentre gli abitanti del
Wakanda cercano di comprendere il prossimo capitolo della loro
storia, gli eroi devono riunirsi con l’aiuto di War Dog Nakia
(Lupita
Nyong’o) e di Everett Ross (Martin
Freeman) e forgiare un nuovo percorso per il regno del
Wakanda. Il film presenta Tenoch Huerta nel ruolo
di Namor, re di Talokan, ed è interpretato anche da
Dominique Thorne, Michaela Coel, Mabel Cadena e
Alex Livinalli.
James
Gunn rivela quali tra gli eroi DC i fan vogliono
maggiormente vedere entrare a far parte dell’Universo DC, e la
risposta potrebbe essere un po’ sorprendente. Ora che Gunn è co-CEO
dei DC Studios, sta lavorando con Peter Safran per
mappare cosa riserva il futuro per quell’universo condiviso. Ciò
include anche capire cosa il pubblico vuole vedere dalla prossima
serie di film e programmi TV DC. Anche se questo includerà l’uso di
personaggi che sono già consolidati nel DCU, Gunn è stato anche aperto a anticipare nuovi
personaggi che potrebbero unirsi all’universo. Ha stuzzicare il suo
potenziale interesse per Mister Terrific, Lobo e altro, ma questa è
solo una parte dell’equazione.
Il co-CEO dei DC Studios ha
precedentemente utilizzato i social media per chiedere ai fan chi
volevano vedere unirsi alla DCU. Il nuovo piano per i personaggi
DCU di James Gunn includeva la richiesta
all’enorme fandom di quale eroe che non ha già avuto il proprio
film / show tv vogliono vedere entrare a far parte della DCU. Le
risposte includevano alcuni suggerimenti non sorprendenti come i
membri di Batfamily Batgirl e
Nightwing, ma non erano il suggerimento più
popolare. Secondo James Gunn, Booster
Gold era l’eroe più richiesto per unirsi alla DCU. Il
regista ha ancche chiarito che questo non garantisce che si stia
già sviluppando un film su Booster Gold, ma è comunque affascinato
dai risultati.
James McAvoy rivela la sua unica critica al franchise
degli X-Men quando riflette sul suo ruolo di fondatore degli X-Men,
il Professor Xavier, nella serie di film Marvel prodotta dalla Fox. McAvoy
si è unito al franchise nel film prequel di Matthew
Vaughn del 2011 X-Men: L’inizio nei panni
della versione più giovane del personaggio interpretato per la
prima volta da Patrick Stewart, riprendendo il suo
ruolo in tre film successivi. X-Men: L’inizio ha
presentato al pubblico Charles Xavier di McAvoy nel 1962, dove
incontra il giovane Erik Lensherr (Michael
Fassbender) e riunisce un gruppo di giovani mutanti
per opporsi all’Hellfire Club di Sebastian Shaw (Kevin
Bacon), con i film seguenti che esplorano in seguito
conflitti con i nemici degli X-Men, comprese le Sentinelle, così
come il reclutamento dei membri più riconoscibili della
squadra.
In un’intervista con GQ,
McAvoy ha riflettuto sul suo periodo nei panni di Charles
Xavier nel franchise X-Men di Fox innanzitutto alla luce
di un suo eventuale ritorno nell’ambito del MCU. L’attore ha avuto
modo di rivelare l’unica critica che ha avuto in merito al ruolo e
ai film in cui lo ha interpretato (X-Men:
L’inizio, X- Men: Giorni di un futuro passato, X-Men:
Apocalisse e X-Men:
Dark Phoenix). L’attore ha rivelato di ritenere che i
seguenti film non sfruttassero la dinamica stabilita per la prima
volta tra Xavier e Lensherr nel primo film ed esplorassero
ulteriormente la complessa relazione della coppia.
“La mia più grande critica a ciò
che abbiamo fatto durante i quattro film dopo la prima esperienza,
è stato che non abbiamo approfittato del rapporto tra [Xavier e
Magneto], che ha davvero costituito la spina dorsale del primo
film. Quindi mi chiedo come avremmo mai potuto sfruttare
quell’incredibile arma che avevamo?”. Mentre, in merito alla
sua partecipazione al MCU,
James McAvoy ha dichiarato: “Sicuramente
non ho ricevuto la chiamata. E se la avessi ricevuta, sicuramente
non te lo direi.”
Sony Pictures Animation ha
ingaggiato Joaquim Dos
Santos(Voltron: Legendary Defender, La leggenda
di Korra), il candidato all’Oscar Kemp
Powers(Soul) e Justin
K. Thompson(Piovono polpette) per dirigere
Spider-Man: Accross the Spider-verse,
utilizzando una sceneggiatura scritta da Phil
Lord e Chris Miller (che
tornano anche come produttori insieme a Amy Pascal, Avi Arad e
Christina Steinberg) in collaborazione con David
Callaham(Shang-Chi
e La Leggenda dei Dieci Anelli, Wonder Woman
1984).
Non è stato ancora confermato, ma
sia Shameik Moore che la candidata
all’Oscar Hailee
Steinfeld dovrebbe tornare a doppiare
rispettivamente Miles Morales e Gwen Stacy. Nel sequel dovrebbero
ritornare anche gran parte degli attori che hanno prestato le loro
voci nel primo film, tra cui Jake
Johnson, Brian Tyree Henry, Lily Tomlin, Luna Lauren Velez,
Zoë Kravitz, John Mulaney,
Oscar Isaac e Kimiko Glenn. La
voce del villain sarà, in originale, doppiata da Jason
Schwartzman.
Will Smith affronta il modo in cui il suo
famigerato momento degli Oscar 2021 potrebbe influenzare il
successo del suo prossimo film,
Emancipation – Oltre la libertà. Smith ha subìto un
duro colpo alla carriera in seguito all’incidente agli Oscar di
quest’anno. Durante la stessa cerimonia in cui ha ricevuto il suo
primo premio come miglior attore, l’attore veterano ha invece
trovato un lato oscuro della medaglia dal momento che ha reagito in
modo violento, con uno schiaffo ai danni di Chris Rock, a una
battuta, seppure di cattivo gusto. Le conseguenze hanno visto
diversi progetti di Will Smith rinviati e numerosi colleghi
di Hollywood hanno espresso la loro rabbia.
L’ira si è per lo più placata negli
otto mesi successivi allo schiaffo. La prima uscita
post-slap di Smith,
Emancipation – Oltre la libertà, debutterà questo
dicembre negli USA. Il film è un thriller storico che segue il
personaggio di Smith mentre sfugge dai cacciatori di schiavi nelle
paludi della Louisiana, avventurandosi a nord in cerca della
libertà. Emancipation è diretto da Antoine
Fuqua, ed è il tipo di film che probabilmente
guadagnerebbe un notevole clamore agli Oscar se non fosse per il
pregresso di SMith con l’Academy (che lo ha espulso). Mentre
parlava con il giornalista Kevin McCarthy (tramite Variety), Will Smith ha parlato della possibilità che il
contraccolpo riemergesse prima dell’uscita del film.
“Capisco perfettamente: se
qualcuno non è pronto, lo rispetterei assolutamente e gli
concederei lo spazio per non essere pronto. La mia più grande
preoccupazione è la mia squadra: Antoine ha fatto quello che penso
sia il più grande lavoro di tutta la sua carriera. Le persone di
questa squadra hanno svolto alcuni dei migliori lavori della loro
intera carriera e la mia speranza più profonda è che le mie azioni
non penalizzino la mia squadra. A questo punto, è quello per cui
sto lavorando. Spero che il materiale – la potenza del film,
l’attualità della storia – spero che il bene che si può fare apra
almeno il cuore delle persone per vedere, riconoscere e supportare
gli incredibili artisti dentro e fuori questo film.”
Emancipation – Oltre la libertà racconta la storia
incredibile di Peter (Will
Smith), un uomo nato schiavo che fugge dalla schiavitù
affidandosi al suo ingegno, alla sua fede incrollabile e all’amore
profondo per la sua famiglia per tentare in tutti i modi di eludere
i cacciatori a sangue freddo e sopravvivere alle spietate paludi
della Louisiana alla ricerca della libertà. Il film si ispira alle
foto della schiena di “Whipped Peter” (Peter il fustigato) scattate
durante una visita medica dell’esercito dell’Unione e pubblicate
nel 1863 su Harper’s Weekly; in particolare, una delle immagini
nota come “La schiena flagellata” (The Scourged Back), che mostra
la schiena nuda di Peter completamente ricoperta da cicatrici,
frutto di tutte le frustate ricevute dai suoi schiavisti, contribuì
alla crescente opposizione pubblica alla schiavitù.
Emancipation – Oltre la libertà è diretto da
Antoine Fuqua, da una sceneggiatura di William N.
Collage. Il film è prodotto da Will Smith e Jon Mone per conto di
Westbrook Studios, Joey McFarland per conto di McFarland
Entertainment e Todd Black per conto di Escape Artists. Chris
Brigham, Antoine Fuqua, James Lassiter, Heather Washington, Cliff
Roberts, Glen Basner e Scott Greenberg sono i produttori
esecutivi.
La Universal svela il primo poster
ufficiale del film Cocain orso, ed è esattamente
quello che ci si può aspettare. Dopo aver diretto Pitch
Perfect 2 e Charlie’s Angels del 2019, entrambi accolti
piuttosto male, l’attrice e regista Elizabeth Banks si è diretta in una direzione
completamente diversa con il suo terzo lungometraggio dietro la
macchina da presa: un thriller chiamato Cocainorso. Ispirato da
un’incredibile storia vera, il film in uscita seguirà un orso bruno
che si scatena in una furia omicida in una foresta del Kentucky
dopo aver involontariamente ingerito cocaina.
Ora, tre mesi prima dell’uscita
nelle sale, il primo poster ufficiale di Cocain
orso è stato svelato su Twitter. Basti dire che il poster
è esattamente quello che ci si aspetterebbe da un film su un orso
che ingerisce cocaina. Il poster evidenzia che il film è “ispirato
da eventi reali” con un sottotitolo “un film stupefacente”.
L’attore Warwick
Davis è noto per aver recitato in alcuni dei più celebri
film cult degli anni Ottanta, ma anche per la sua partecipazione a
grandi saghe fantasy o di fantascienza. Oggi Davis vanta dunque uno
status da icona, personaggio estremamente popolare e amato dal
grande pubblico, che continua giustamente a celebrarlo. Con ogni
sua interpretazione, Davis non solo regala nuove emozioni ma
abbatte continuamente limiti e stereotipi.
2. Ha recitato anche per la
televisione. Oltre ad aver recitato in popolarissimi film
per il cinema, l’attore ha preso parte anche a numerosi progetti
per la televisione. In particolare, ha recitato nei film
L’avventura degli Ewoks (1984) e Il ritorno degli
Ewoks (1985). Ha poi recitato nelle serie Le cronache di
Narnia (1989-1990), Il magico regno delle favole
(2000), Merlin (2010), Life’s Too Short (2011) e
Doctor Who (2013). Dal 2022 è uno dei protagonisti della
serie Willow.
3. È anche sceneggiatore e
produttore. Oltre ad essersi distinto come attore, Davis
ha nel corso della sua carriera ricoperto anche il ruolo di
sceneggiatore. Ha infatti partecipato alla scrittura di Agent
One-Half, delle serie Life’s Too Short e Dwarves
Assemble e del cortometraggio Making of Star
Wars Caravan of Courage an Ewok Adventure. Per questi
progetti, a lui molto cari, Davis ha poi ricoperto anche il ruolo
di produttore.
Warwick Davis in Harry Potter
4. Ha interpretato un
professore di magia. Nella saga di Harry Potter
l’attore ha ricoperto più ruoli, ma quello principale e più iconico
è quello del professor Filius Vitious, insegnante di incantesimi e
direttore di Corvonero, caratterizzato naturalmente dalla bassa
statura, che gli rende necessario salire su una pila di libri per
vedere al di là della cattedra. Il personaggio sarà presente in
quasi tutti i film, acquisendo sempre più importanza, specialmente
ne I Doni della Morte, dove lo si può ritrovare anche
intento in alcuni duelli contro i Mangiamorte.
Warwick Davis in Star Wars
5. Ha interpretato diversi
personaggi nel corso della saga. La carriera di Davis è
strettamente legata alla saga di Star Wars, per la quale
ha interpretato diversi personaggi. In Il ritorno dello
Jedi, suo debutto cinematografico, ha interpretato il
guerriero ewok Wicket. W. Warrick, poi ripreso anche per i film
L’avventura degli Ewok e Il ritorno degli Ewok.
In La minaccia fantasma ha invece è comparso brevemente in
tre ruoli differenti, mentre ha poi interpretato Wollivan in
Il risveglio della forza, Weeteef Cyubee in Rogue
One, Wodibin in Gli ultimi Jedi, Weazel in
Solo, e infine di nuovo Warrick in L’ascesa di
Skywalker.
Warwick Davis in Willow
6. Il film è stato scritto
appositamente per lui. Dopo aver lavorato con l’attore sul
set di Il ritorno dello Jedi, George
Lucas decise di dar vita ad un film dove Davis potesse
essere il protagonista indiscusso, dimostrando le proprie qualità
come interprete. È così nato Willow, film fantasy divenuto
un vero e proprio cult, per il quale l’attore si è dovuto preparare
imparando un accento diverso dal suo solito, apprendendo come
prendersi cura di un bambino, come cavalcare un cavallo, come
combattere con la spada e come eseguire la magia.
7. Ha ripreso il ruolo a
trent’anni di distanza. In più occasioni Davis ha espresso
forte interesse all’idea di poter tornare ad interpretare Willow,
per scoprire cosa è cambiato nel corso della sua vita. Dopo anni di
speculazioni, l’occasione è infine arrivata grazie alla serie
Willow, disponibile dal 30 novembre su Disney+. Davis ha raccontato a riguardo di
essersi sentito sopraffatto dalle emozioni nel corso delle
riprese, avendo non solo avuto la possibilità di interpretare
nuovamente il suo caro personaggio ma anche di rivedere alcuni
luoghi dove era stato girato il film, ritrovandoli sempre
meravigliosi.
Warwick Davis: la moglie e i figli
8. È sposato. Sul
set del film Willow, che lo ha reso particolarmente
celebre, Davis conosce l’attrice Samantha D.
Burroughs, anch’ella affetta da nanismo. I due si sposano
poi nel 1991 e sono ancora oggi una coppia molto solida. Dal loro
matrimonio sono nati quattro figli, dove i primi due sono però
deceduti subito dopo la nascita. Annabelle è
invece nata nel 1997 e Harrison, l’ultimo figlio
della coppia, è nato nel 2003.
Warwick Davis è su Instagram
9.Ha un
profilo sul social network. Warwick Davis è presente sul
social network Instagram, con un profilo seguito attualmente da
99.2 mila persone. Su tale piattaforma egli ha ad oggi pubblicato
appena una ventina di post, principalmente relativi a momenti
trascorsi in compagnia di amici o della famiglia in varie
occasioni. Non mancano però anche curiosità legate al suo lavoro
che l’attore condivide con i propri fan. Seguendolo si può dunque
rimanere aggiornati sulle sue attività.
Warwick Davis: età e altezza dell’attore
10. Warwick Davis è nato a
Epsom, in Inghilterra, il 3 febbraio del 1970. L’attore,
affetto da nanismo, è alto complessivamente 1,07 metri.
Angela Bassett in Black
Panther: Wakanda Forever - Credit Marve/Disney
I Marvel Studios lanciano la loro
campagna per gli Oscar di Black
Panther: Wakanda Forever mettendo in risalto la
performance dell’attrice Angela Bassett. Dalla sua uscita nelle sale
questo mese, il sequel di Black Panther ha
incassato 676 milioni di dollari in tutto il mondo, senza segni di
rallentamento. Inoltre, proprio come il suo predecessore, l’uscita
è stata accolta con elogi dalla critica e pubblico entusiasta.
Black
Panther: Wakanda Forever segna la chiusura della Fase
4 del MCU.
La Marvel punta i riflettori sulla
regina Ramonda di Angela Bassett nella loro campagna per
gli Oscar per Black
Panther: Wakanda Forever. Il poster, che pone
l’accento sul ruolo fondamentale di Bassett nel film e tutto il
coinvolgimento nella storia, chiarisce che la Marvel intende
presentare il film per le nomination agli Oscar in “tutte le
categorie”.
A profound take on life and legacy. Critics
are hailing Marvel Studios’ BLACK PANTHER: WAKANDA FOREVER as,
“emotionally powerful, poignant, and a cultural force to be
reckoned with.” pic.twitter.com/4yk6N2h7sa
Il sequel del MCU onorerà il defunto
Chadwick Boseman mentre continuerà l’eredità
del suo personaggio, T’Challa. Black
Panther: Wakanda Forever è arrivato nelle sale l’11
novembre 2022. Il presidente dei Marvel Studios,
Kevin Feige, ha confermato che T’Challa, il
personaggio interpretato al compianto Chadwick
Boseman nel primo film, non verrà interpretato da
un altro attore, né tantomeno ricreato in CGI.
Nel film Marvel Studios
Black Panther:
Wakanda Forever, la Regina Ramonda (Angela
Bassett), Shuri (Letitia
Wright), M’Baku (Winston Duke), Okoye (Danai
Gurira) e le Dora Milaje (tra cui Florence Kasumba)
lottano per proteggere la loro nazione dalle invadenti potenze
mondiali dopo la morte di Re T’Challa. Mentre gli abitanti del
Wakanda cercano di comprendere il prossimo capitolo della loro
storia, gli eroi devono riunirsi con l’aiuto di War Dog Nakia
(Lupita
Nyong’o) e di Everett Ross (Martin
Freeman) e forgiare un nuovo percorso per il regno del
Wakanda. Il film presenta Tenoch Huerta nel ruolo
di Namor, re di Talokan, ed è interpretato anche da
Dominique Thorne, Michaela Coel, Mabel Cadena e
Alex Livinalli.
Bones and All di Luca
Guadagnino si presenta come la storia di due ragazzi
cannibali, ma il suo vero significato è molto più profondo. Il film
segue il viaggio di Maren (Taylor
Russell) e Lee (Timothée
Chalamet) negli Stati Uniti dell’era reaganiana, il
loro legame romantico e il percorso di crescita e scoperta di sè
che passa anche attraverso l’orrore che condividono: la loro natura
di cannibali.
Bones & All è una storia d’amore,
non una storia di cannibali
I protagonisti di
Bones and All saranno anche dei cannibali, ma
la loro storia è soprattutto una storia d’amore. Con
Chiamami col tuo nome, Guadagnino
ha adottato un approccio più diretto, raccontando quella che
potrebbe essere una storia d’amore controversa ma di facile
comprensione; questa volta, il regista si serve della metafora del
cannibalismo per rappresentare qualcosa che la società disprezza e
in modo che il pubblico possa capire che i due protagonisti sono
diversi da tutti gli altri. Infatti, la maggior parte delle persone
faticherebbe a empatizzare con una storia di cannibalismo, ma il
sentirsi diversi dagli altri è un qualcosa che ci accomuna molto
più facilmente. Questo è il cuore pulsante del film: non il
cannibalismo di Maren e Lee, ma
il fatto che si amano perché riescono a vedersi per quello che
sono. È anche il motivo per cui il finale lascerà molti con il
cuore spezzato, perché il fatto che Maren perda
Lee cibandosene come testimonianza assoluta del
loro amore reciproco è un’immagine estremamente potente quando si
capisce cosa alimenta questo amore.
Cosa significa davvero mangiare
qualcuno in “Bones & All”
Il concetto di
mangiare qualcuno “fino all’osso” viene introdotto nel film da
Jake, uno dei tanti personaggi cannibali di Bones and All. Michael
Stuhlbarg fa un lavoro fenomenale nell’interpretare
Jake in questa scena, creando un’atmosfera
estremamente inquietante: descrive a Maren e
Lee che Brad (David
Gordon Green) – con cui sembra avere una relazione
romantica – in origine non era un eater, ma è Jake
che lo ha convertito. In seguito, dice a Maren e
Lee che, nel momento in cui mangeranno qualcuno
fino all’ossa, la potenza di questo atto cannibale cambierà per
sempre la loro vita. Questo fa pensare che mangiare qualcuno in
quel modo faccia parte della crescita, ma la dicitura fino all’osso
potrebbe anche avere un significato nell’economia della storia
d’amore tracciata nel film.
Nel corso di Bones and All, Maren e
Lee si nascondono da tutti coloro che non sono
cannibali. Prima di incontrare Lee,
Maren si imbatte in Sully, la cui
attrazione per Maren viene confermata alla fine del film. Tuttavia,
Maren non ricambia mai i sentimenti che Sully prova per lei. Al
contrario, è estremamente cauta con lui. D’altro canto, però, si
apre completamente a Lee e non ha nulla da nascondergli. Ecco
perché la prima volta che Maren mangia qualcuno “fino all’osso” è
alla fine del film, quando decide di mangiare Lee. “Bones and all”
suona molto simile all’espressione “warts and all“, che si
riferisce a tutte le qualità di una persona, comprese quelle
negative. Ciò significa che, in un contesto romantico, mangiare
qualcuno “fino all’osso” potrebbe riferirsi alla condivisione
dell’amore con qualcuno che ci accetta completamente per quello che
siamo, proprio come Maren e
Lee.
Il road trip di Bones & All ha a
che fare con la propria casa e identità
Il road trip di
Bones and All inizia come il viaggio di
Maren alla ricerca di sua madre; tuttavia, questo
raggiunge un epilogo insperato quando la madre tenta di ucciderla.
Inoltre, l’avventura di Maren e
Lee attraverso il Midwest degli Stati Uniti ha un
significato molto più profondo: uno dei temi principali di Bones and All è l’identità, in particolare il
modo in cui questi due giovani personaggi stanno capendo chi sono
in questo mondo estremamente complicato. Il concetto di casa è
molto importante per le loro identità, per ragioni diverse.
Maren sta compiendo un viaggio alla scoperta di se
stessa e di chi è senza più il padre nella sua vita, e parte di
questo processo consiste nel trovare un posto da chiamare casa.
Questo obiettivo viene raggiunto, almeno per un po’, quando lei e
Lee si sistemano alla fine del film. Dall’altra
parte, Lee va costantemente a trovare la sorella minore a casa. È
un simbolo di come la casa di una persona sia sempre una parte di
essa, che si tratti di famiglia, ricordi, valori o altro.
D’altra parte, l’ambientazione nel
Midwest si collega a un messaggio universale che il film trasmette
sull’identità. La relazione romantica tra Jake e
Brad, insieme a una scena che presenta un incontro
sessuale tra Lee e un altro uomo, allude al fatto che la trama
cerca anche di affrontare la questione dell’omosessualità in
America. Come già detto, sentirsi diversi dagli altri è un’emozione
piuttosto universale, ma sapere che gli altri vedono qualcuno in
modo diverso può portare quella persona a nascondere parti di sé.
Nel Midwest americano ci sono molti pregiudizi e spesso odio verso
le comunità emarginate: per questo motivo, l’ambientazione di
Bones and All assume ancora più
significato.
Bones and All sarà eccessivo per alcuni
spettatori, ma è ben lontano da ciò che ci si aspetterebbe da un
film sul cannibalismo. Mentre film come Fresh
usano il cannibalismo per creare una sorta di anti-romanzo, questo
film è forse la storia più romantica dell’anno. La ricchezza
tematica di Bones and All garantisce che il film
venga analizzato a lungo alla ricerca di significati più
profondi.
Onorata con il riconoscimento alla
carriera ai Gotham Awards 2022,
Michelle Williams ha ritirato il suo premio dalle mani
del collega e amico
Paul Dano (che ha sostituito Steven Spielberg, che ha contratto
il Covid), e nel discorso di ringraziamento ha porto lei stessa un
tributo a Mary Beth Peil, l’attrice che in
Dawson’s Creek interpretava la nonna di Jen, il personaggio culto
di Williams.
A partire dal minuto 1:51:50, ecco
l’introduzione di paul Dano e il discorso di ringraziamento di
Michelle Williams:
The Fabelmans è scritto da Spielberg insieme
al drammaturgo Premio Pulitzer Tony Kushner, storico collaboratore
del regista, due volte candidato all’Oscar® per le sceneggiature di
Lincoln e Munich. I produttori sono la candidata all’Oscar® Kristie
Macosko Krieger, Spielberg e Kushner.
The Fabelmans, uno spaccato intenso
e personale dell’infanzia americana del XX secolo, è il racconto di
formazione di un giovane che scopre uno sconvolgente segreto di
famiglia e il potere salvifico del cinema. Il film, che ha già
vintoil Premio del Pubblico al Festival di
Toronto, è interpretato dalla quattro volte candidata all’Oscar®
Michelle Williams, Paul Dano, Seth
Rogen, Gabriel LaBelle e dal candidato all’Oscar® Judd Hirsch,
con le musiche del premio Oscar® John Williams, la fotografia del
premio Oscar® Janusz Kaminski e il montaggio dei premi Oscar®
Michael Kahn e Sarah Broshar.
Prodotto da Amblin
Entertainment, The Fabelmans è un’esclusiva per l’Italia
Leone Film Group con Rai Cinema e sarà al cinema dal 22 dicembre
con 01 Distribution.
Everything Everywhere All at Onceha portato a
casa il premio principale durante la cerimonia dei Gotham Awards
2022, i premi al cinema indipendente USA. Il film ha portato a casa
anche il premio alla migliore performance da non protagonista,
assegnato a Ke Huy Quan, meglio noto per il suo ruolo di
Data ne I Goonies e di Shorty in Indiana
Jones e il Tempio Maledetto.
“Pachinko” (Apple+) – WINNER
“Severance” (Apple+)
“Station Eleven” (HBO Max)
“This Is Going To Hurt” (AMC+)
“Yellowjackets” (Showtime)
TELEVISION PERFORMERS
Bilal
Baig (“Sort Of”)
Ayo Edebiri (“The
Bear”)
Janelle James (“Abbott Elementary”)
Matilda Lawler (“Station Eleven”)
Britt Lower (“Severance”)
Melanie Lynskey (“Yellowjackets”)
Sue Ann Pien (“As We See It”)
Minha Kim (“Pachinko”)
Zahn McClarnon (“Dark Winds”) Ben Whishaw (“This Is Going To Hurt”) – WINNER
BREAKTHROUGH NONFICTION SERIES
“The
Andy Warhol Diaries”
“The Last Movie Stars”
“Mind Over Murder”
“The Rehearsal” “We Need to Talk About Cosby” – WINNER
BREAKTHROUGH DIRECTOR
Charlotte Wells (“Aftersun”) – WINNER
Owen Kline (“Funny Pages”)
Elegance Bratton (“The Inspection”)
Antoneta Alamat Kusijanovic (“Murina”)
Beth De Araújo (“Soft & Quiet”)
Jane Schoenbrun (“We’re All Going to the World’s Fair”)
BEST SCREENPLAY
Kogonada (“After Yang”)
James Gray (“Armageddon Time”)
Lena Dunham (“Catherine Called Birdy”) Todd Field (“Tár”) – WINNER
Sarah Polley (“Women Talking”)
BREAKTHROUGH PERFORMER
Frankie
Corio (“Aftersun”)
Kali Reis (“Catch the Fair One”) Gracija Flipovic (“Murina”) – WINNER
Anna Diop (“Nanny”)
Anna Cobb (“We’re All Going to the World’s Fair”)
OUTSTANDING SUPPORTING PERFORMANCE
Mark
Rylance (“Bones and All”)
Brian Tyree Henry (“Causeway”) Ke Huy Quan (“Everything Everywhere All at Once”) –
WINNER
Raúl Castillo (“The Inspection”)
Gabrielle Union (“The Inspection”)
Nina Hoss (“Tár”)
Noémie Merlant (“Tár”)
Hong Chau (“The Whale”)
Ben Whishaw (“Women Talking”)
Jessie Buckley (“Women Talking”)
OUTSTANDING LEAD PERFORMANCE
Cate Blanchett (“Tár”) Danielle Deadwyler (“Till”) – WINNER
Dale Dickey (“A Love Song”) Colin Farrell (“After Yang”)
Brendan Fraser (“The Whale”)
Paul Mescal (“Aftersun”)
Thandiwe Newton (“God’s Country”)
Aubrey Plaza (“Emily the Criminal”)
Taylor Russell (“Bones and All”)
Michelle Yeoh (“Everything Everywhere All At Once”)
BEST INTERNATIONAL FEATURE
“Athena”
“The Banshees of Inisherin”
“Corsage”
“Decision to Leave” “Happening” – WINNER
“Saint Omer”
BEST DOCUMENTARY FEATURE
“All That Breathes” – WINNER
“All the Beauty and the Bloodshed”
“I Didn’t See You There”
“The Territory”
“What We Leave Behind”
BEST FEATURE
“Aftersun”
“The Cathedral”
“Dos Estaciones” “Everything Everywhere All at Once” – WINNER
“Tár”
I Gotham Independent Film Awards
sono premi cinematografici statunitensi destinati al cinema
indipendente, assegnati annualmente a partire dal 1991. Presentati
dall’organizzazione non a scopo di lucro Independent Filmmaker
Project (IFP), i premi erano originariamente destinati solo ai film
prodotti negli Stati Uniti nord-orientali, in particolare nello
stato di New York, per poi ampliarsi nel corso degli anni a tutti
gli Stati Uniti.
Non tutti i film western raccontano
storie grossomodo inventate basate sullo scontro tra cowboy e
indiani o sul continuo espandersi della frontiera statunitense. Ci
sono infatti molti film che propongono uno sguardo più attento
sulla vita di personalità realmente esistite in quel tempo. Tra
questi si colloca il film Oceano di fuoco –Hidalgo, diretto nel 2004 dal regista
Joe Johnston (noto per aver diretto anche
Jurassic Park III e
Captain America – Il primo
vendicatore). Tale film narra infatti la storia di un noto
cowboy e del rapporto con il suo straordinario cavallo Mustang.
Girato in stati americani quali
California, Dakota del Sud, Montana e Oklahoma, ma anche in
Marocco, dove si sono svolte le scene relative alla corsa tra
cavalli, Oceano di fuoco – Hidalgo propone dunque una
storia poco nota ma estremamente epica, nella quale in molti hanno
ritrovato metafore sulla politica attuale, negate però dallo
sceneggiatore John Fusco. Si tratta dunque di un
film particolarmente epico, realizzato con un imponente budget di
100 milioni di dollari. Pur non avendo ottenuto il successo
sperato, la pellicola ha negli anni guadagnato sempre più fama, sia
per la presenza di noti attori che per alcune scene divenute molto
celebri.
La storia di Oceano di fuoco –
Hidalgo è infatti quantomai appassionante, ricca di tutti
quegli elementi che rendono questa tipologia di film irresistibili.
Gli appassionati di contesti western ma in cerca di racconti
diversi dai soliti, troveranno in questo film il titolo giusto da
vedere. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
storia vera. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Oceano di fuoco – Hidalgo:
la trama e il cast del film
Ambientato nel 1897, il film ha per
protagonista il cowboy Frank T. Hopkins, un tempo
tra i Pony Express più veloci dell’esercito degli Stati Uniti e
ora, tra i problemi d’alcolismo e il rimorso per quanto compiuto in
guerra, finito ad esibirsi in alcuni show insieme al suo cavallo
Hidalgo. Quando un giorno Frank viene invitato a
partecipare all’Oceano di Fuoco, una gara di sopravvivenza di 3000
miglia nel deserto arabo, la vita sembra concedergli quella seconda
opportunità che attendeva. Arrivato in Medio Oriente, però, Frank
si troverà a doversi scontrare con numerosi ostacoli, rappresentati
sia dalle avverse condizioni naturali sia dall’ostilità degli altri
partecipanti.
Ad interpretare Frank T. Hopkins vi
è l’attore Viggo
Mortensen, scelto sulla base del successo della
trilogia di Il Signore degli
Anelli. Per tale ruolo, l’attore si allenò al fine di
poter eseguire personalmente quanti più stunt possibile, senza
ricorrere a controfigure. Al termine delle riprese, Mortensen
decise anche di adottare uno dei cavalli utilizzati, più
precisamente quello chiamato T.J., che appare anche sulla locandina
del film. Accanto a Mortensen si ritrovano anche Omar
Sharif, interprete dello Sceicco Riyadh, ammiratore di
Hopkins, e Zuleikha Robinson in quelli di Jazira,
la sua figlia che stringe una tenera amicizia con il
protagonista.
Oceano di fuoco – Hidalgo:
la vera storia dietro al film
Come anticipato, Oceano di fuoco
– Hidalgo racconta le vicende che vedono Frank T.
Hopkins (vissuto dal 1865 al 1951) partecipare alla
competizione nota come Oceano di Fuoco nel deserto arabo. Il
resoconto di tale competizione sarebbe descritto nelle memorie
dello stesso Hopkins, consultate dallo sceneggiatore al momento
della scrittura della sceneggiatura. Che Hopkins sia esistito è
certo, ma ci sono molti dubbi sia sulla sua partecipazione alla
competizione indicata sia sull’esistenza stessa di quest’ultima.
Anzi, quanto raccontato da Hopkins è oggi generalmente ritenuto
come falso, interamente frutto della sua fantasia.
Hopkins racconta di come la
competizione Oceano di Fuoco si sia svolta per oltre mille anni in
Arabia Saudita, prevedendo l’attraversamento a cavallo di 3 mila
miglia di deserto e di come egli sia stato il primo non arabo a
prendervi parte. Tutto ciò è in seguito stato smentito, con anche
il governo dell’Arabia Saudita che ha precisato come una tale
competizione non abbia mai avuto luogo. La storia raccontata dal
film, dunque, non può essere considerata come basata su eventi
realmente avvenuti, nonostante è così che sia stata pubblicizzata.
Oceano di fuoco – Hidalgo è piuttosto basato sulla
fantasia dello stesso Hopkins, personalità su cui ancora oggi ci
sono scarse documentazioni.
Oceano di fuoco – Hidalgo:
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Oceano di fuoco – Hidalgo grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Chili Cinema, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
lunedì 28 novembre alle ore 21:10
sul canale Rai Movie.
Gianluca Mangiasciutti si posiziona
ufficialmente dietro la macchina da presa con L’uomo
sulla strada, per regalare una pellicola drammatica
dalle venature romantiche che sancisce il suo esordio in regia. Per
corroborare il suo prodotto, il regista cala nei panni dei suoi
protagonisti un’intensa Aurora Giovinazzo, conosciuta soprattutto
per Freaks Out, e un cupo Lorenzo Richelmy dallo sguardo
magnetico.
L’opera prima di
Mangiasciutti è stata presentata ad Alice nella città, sezione a parte della Festa
del Cinema di Roma 2022. Il film può vantare già una vittoria,
ossia il Premio Solinas come miglior soggetto
scritto. L’uomo sulla strada è distribuito da Eagles Pictures e
arriverà nelle sale italiane dal 7 dicembre.
L’uomo sulla strada, la trama
Irene (Aurora
Giovinazzo) ha 8 anni quando, in una mattinata
trascorsa in compagnia del padre a raccogliere funghi, si trova ad
assistere alla sua morte improvvisa. Il colpevole, il cui volto lei
vede attraverso il finestrino della sua utilitaria, fugge via senza
neppure soccorrerlo o chiedere aiuto. Passano dieci anni, la sua
vita è cambiata. Essendo lei l’unica testimone dell’incidente,
nessuno è riuscito a trovare il pirata della strada, ma Irene è
decisa a scovarlo e fargliela pagare. Non ha altri obiettivi nella
vita, se non quello di ricordarsi il suo volto che da allora la
tormenta.
Quando inizia a lavorare in una
fabbrica, abbandonando momentaneamente la scuola, la ragazza
incontra Michele (Lorenzo
Richelmy), il proprietario, nonché unico responsabile
della morte del padre. Lei non lo riconosce, non sa chi sia. Lui
invece non ha dubbi a riguardo, e dopo l’incontro con Irene il
senso di colpa inizia a crescere a dismisura. I due però cominciano
a frequentarsi e gradualmente a provare dei sentimenti l’uno per
l’altra, in una relazione pericolosa che nasconde un terribile
segreto.
Una narrazione che si ferma in
superficie
Mangiasciutti predispone la
narrazione con un incidente scatenante intrigante, ponendo sul
piatto diegetico un thriller che sembra strutturarsi su buone
premesse. Il regista decide di focalizzarsi sulla
protagonista, Irene, con un approccio quasi
totalizzante, conferendole un temperamento
impulsivo/aggressivo su cui tenta di fare un lavoro di formazione.
Giovinazzo a primo impatto sembra ricordare l’Amanda Clarke di
Revenge: in questo caso il suo obiettivo è trovare
l’assassino del padre, anche a costo di mettere a repentaglio la
sua vita già molto incrinata. La ricerca ossessiva, che dovrebbe
permeare tutto il tessuto narrativo di L’uomo sulla
strada, dopo alcune sequenze diventa però quasi effimera e
nel progredire del racconto si discioglie come ghiaccio al
sole.
Il desiderio di vendetta inizia
gradualmente a non scandire più le scene che si susseguono dopo il
primo atto, cedendo il passo solo alla tematica amorosa
rappresentata dalla relazione pericolosa e fragile di Irene e
Michele che, nel tentativo di stabilizzarsi in fretta all’interno
della pellicola, perde un po’ di mordente. Molti anche i momenti
appena accennati e ai quali non si concede lo spazio di un
approfondimento per raggiungere un climax ultimo pregno di
patos. Lo script attraverso cui i personaggi devono costruirsi non
sembra porre l’accento sulla loro tridimensionalità, ed è
come se la mdp avesse paura ad andare oltre, fermandosi in
superficie tramite un montaggio di primi piani che purtroppo però
oltre a restituire le emozioni del momento – grazie alla bravura
degli attori e al setting ridotto all’osso per risaltarne la
presenza – non riesce a connettere davvero lo spettatore al vero
cuore dei protagonisti.
Il punto di forza è la
suspense
L’universo hitchcockiano si è sempre
fondato sull’elemento della suspense come
meccanismo principale per confezionare un prodotto attrattivo. Tale
tecnica, che costituisce il punto cardine delle pellicole del
cineasta – si ricordi La finestra sul cortile o
Pyscho – è sempre stata indispensabile per avere una
fruizione il cui effetto ansiogeno è predominante. Lo spettatore è
indotto a partecipare attivamente nonostante non possa agire
direttamente da buon voyeur quale sia, e questo induce ad avere uno
sguardo sulla scena molto più trepidante. Il successo di un buon
thriller sta nel saperlo usare con astuzia, e Mangiasciutti riesce
ad inserirlo in modo funzionale in L’uomo sulla
strada.
Sin dalla prima sequenza
dell’omicidio si conosce il volto del pirata della strada, ma mai
quello del padre, le cui fattezze rimangono ignote per poter
veicolare l’attenzione esclusivamente sull’assassino, unica vera
ossessione di Irene. Questo artificio narrativo il regista
lo sfrutta per stabilire la rotta attraverso cui il racconto si
dipanerà, che non è approfondire la fragilità psicologica
della protagonista a causa del trauma, ma piuttosto il legame con
il colpevole del reato. Quando la vita di Irene comincia a
intrecciarsi inconsapevolmente con quella del “killer”, il loro
rapporto agli occhi di chi lo osserva oltre la quarta parete
diventa molto più inquietante.
Lo spettatore, a differenza della
protagonista, sa cosa è realmente accaduto e soprattutto conosce
l’identità della persona che le sta di fronte. In tal modo egli
vive quell’ansia caratterizzante della suspense che lo induce a
domandarsi cosa succederà quando la verità sarà portata alla
conoscenza di Irene. È questa la principale ragione per cui
l’attenzione rimane alta, nonostante la presenza di alcune scene
statiche.
È chiaro dunque che L’uomo
sulla strada sia stato più un test per Mangiasciutti, una
preparazione del terreno per le prossime opere il cui risultato
sarà di certo più completo e approfondito. I presupposti ci sono
tutti affinché il regista possa creare storie di un livello alto,
sia nella disposizione narrativa che contenutistica. Seppur nella
pellicola si evinca la sofferenza nel dispiegare la storia, non si
può negare che Mangiasciutti conosca l’arte della cinematografia.
Semplicemente, con il tempo, saprà masticarla meglio.
L’universo degli Addams si è
risvegliato con l’arrivo di Mercoledì,
serie televisiva firmata da Tim Burton, approdata il 23
novembre sulla piattaforma Netflix.
Obiettivo del regista era far rivivere uno dei personaggi più
iconici e anticonformisti del piccolo schermo, quello
dell’inquietante e gotica Mercoledì,
adolescente sopra le righe e figlia di Morticia e Gomez Addams. Un
outsider che porta in scena una outsider, questo il rapporto fra la
Mercoledì e
Tim Burton, e che “battezza” la sua
protagonista.
Degli Addams, creati dalla fantasia
di Charles Addams, sono state realizzate molte
versioni in passato, ma è stato solo Barry Sonnenfeld con le sue
pellicole del 1991 e del 1993 a conferire un taglio macabro e
mortuario a Mercoledì,
con l’impeccabile interpretazione di Christina Ricci, scatenandone il successo.
Seppur Tim Burton abbia scelto di focalizzarsi sul
coming of age di Mercoledì,
la popolarità di questa stravagante famiglia non è mai scemata.
Ecco perché nelle serie non potevano mancare degli
Easter Eggs riconducibili agli adattamenti più
famosi degli Addams, a partire proprio dalla sitcom degli
anni Sessanta. Scopriamo insieme quali sono.
1Scooby Doo
Nel quarto episodio, Woe What a
Night,Mercoledì ha una sorta di diverbio con
lo sceriffo Donovan Galpin, il quale cerca di placare la sua
inclinazione all’investigazione dicendole “Senti Velma, perché
tu e la banda di Scooby non vi dedicate ai vostri compiti e
lasciate le indagini ai professionisti?“
Il
riferimento è senza dubbio alla terza puntata della prima stagione
di Speciale Scooby, che si chiamava Scooby Doo
incontra la famiglia Addams, anche se il titolo originale è
Wednesday is Missing, andata in onda 23 settembre del ’73.
In quella puntata crossover, gli Addams lasciano il gruppo di
investigatori insieme a Mercoledì e Pugsley, ma quando lei
scompare, la compagnia di detective è obbligata a risolvere il caso
della sua scomparsa prima del ritorno dei genitori.
Più grande è il sogno, più alto è
il prezzo. Guarda il nuovo trailer di BABYLON
di Damien Chazelle con
Brad Pitt, Margot
Robbie e Diego Calva.
#BabylonIlFilm dal 19 gennaio 2023 al cinema. Dal Premio Oscar
Damien Chazelle, regista di LA LA LAND e WHIPLASH,
un racconto memorabile ambientato nella Los Angeles degli anni
’20.
BABYLON, una storia di ambizioni smisurate e di
eccessi oltraggiosi, che ripercorre l’ascesa e la caduta di
molteplici personaggi in un’epoca di sfrenata decadenza e
depravazione nella sfavillante Hollywood. Con
Brad Pitt, Margot
Robbie e Diego Calva, e un cast corale che comprende
Jovan Adepo, Li Jun Li e Jean Smart. SCRITTO E DIRETTO
DA Damien Chazelle PRODOTTO DA Marc
Platt, p.g.a., Matthew Plouffe, p.g.a., Olivia Hamilton, p.g.a.
PRODUTTORI ESECUTIVI Michael Beugg, Tobey Maguire, Wyck Godfrey, Helen Estabrook,
Adam Siegel.
CAST
Brad Pitt, Margot
Robbie, Diego Calva, Jean Smart, Jovan Adepo, Li Jun
Li, P.J. Byrne, Lukas Haas, Olivia Hamilton, Tobey Maguire, Max
Minghella, Rory Scovel, Katherine Waterston, Flea, Jeff Garlin,
Eric Roberts, Ethan Suplee, Samara Weaving, Olivia Wilde
La nuova serie originale
Disney+, Il mistero
dei templari – La serie prodotta Disney Branded
Television prodotta da ABC Signature per Disney+ proseguirà poi ogni mercoledì con un nuovo episodio a settimana.
Il mistero dei templari – La serie, quando esce
e
Disney+, Il mistero
dei templari – La serie in streaming debutterà il 14
dicembre sulla piattaforma streaming con i primi due episodi.
Il mistero dei templari – La serie, la trama e il
cast
La vita di Jess Valenzuela
(Lisette Olivera) viene stravolta quando un
enigmatico sconosciuto le dà un indizio su un tesoro secolare che
potrebbe essere collegato a suo padre, morto da tempo. Jess ha un
talento per risolvere gli enigmi e la sua abilità viene messa alla
prova quando lei e i suoi amici seguono una serie di indizi
nascosti in manufatti e monumenti americani. Ma riuscirà Jess a
superare in astuzia un trafficante di antichità del mercato nero in
una corsa per trovare il più grande tesoro perduto della storia e
scoprire la verità sul passato della sua famiglia?
Oltre a Lisette Olivera, la serie è
interpretata da Zuri Reed (Flatbush Misdemeanors) nel
ruolo di Tasha, l’amica di Jess che si unisce alla caccia al tesoro
e che sarà costretta a riconsiderare il suo modo di pensare per
aiutare la sua migliore amica; Antonio Cipriano (Jagged Little
Pill a Broadway) nei panni di Oren, un simpatico ma
egocentrico imbranato con una conoscenza enciclopedica delle teorie
cospirative che cerca di riconquistare l’affetto di Tasha; Jordan
Rodrigues (Lady
Bird) nel ruolo di Ethan, il migliore amico d’infanzia di
Jess di cui è innamorato sin dal giorno in cui si sono conosciuti;
Jake Austin Walker (Rectify) nei panni di Liam, un
musicista in difficoltà che piace a tutti, sempre con il dente
avvelenato, che proviene da una lunga stirpe di cacciatori di
tesori; Catherine Zeta-Jones (Chicago) nel
ruolo di Billie, una miliardaria tosta, esperta di antichità
sul mercato nero e cacciatrice di tesori che vive secondo il
proprio codice; e Lyndon Smith (Parenthood) nei panni
dell’agente dell’FBI Ross, un investigatore ostinato che si rende
conto che una cospirazione più grande è in atto. Inoltre,
Harvey Keitel (Pulp
Fiction), che ha interpretato Peter Sadusky nel franchise
cinematografico de Il mistero dei Templari, si unisce al cast della serie
come guest star nello stesso ruolo. Jerry Bruckheimer,
Cormac e Marianne Wibberley, Jonathan Littman e KristieAnne Reed
sono gli executive producer della serie insieme a Rick Muirragui,
che è anche sceneggiatore. Anche Jon Turteltaub è executive
producer. Mira Nair è regista ed executive producer.
L’attore Jonathan
Majors è impegnato tra cinema e televisione solo da pochi
anni, ma è già diventato un nome estremamente popolare grazie alla
sua partecipazione a progetti di alto profilo. Ora che è stato
scelto come prossimo grande cattivo del Marvel Cinematic Universe, la sua
popolarità è destinata a crescere negli anni e sempre più egli avrà
modo di dar prova di tutto il suo talento.
2. Ha preso parte ad alcune
serie TV. Oltre a recitare per il cinema, Majors è apparso
anche in alcune serie TV di particolare popolarità. Ha infatti
recitato in When We Rise (2017) ed è poi stato tra i
protagonisti della serie horror Lovecraft Country – La terra dei
demoni (2020). Nel 2021 ha invece recitato nell’ultimo
episodio della serie Marvel Loki, dedicata al celebre dio
dell’inganno e con protagonista Tom
Hiddleston.
3. È anche
produttore. Majors non si sta interessando solo di
recitazione, ma anche di produzione. Prossimamente, infatti, egli
ricoprirà il ruolo di produttore esecutivo per i film The Man
in My Basement e Magazine Dreams, nei quali comparirà
naturalmente anche come attore. Majors sta dunque dimostrando di
volersi occupare sempre di più di cinema a 360°, sostenendo
attivamente i progetti che lo vedono coinvolto e nei quali crede di
più.
Jonathan Majors è Kang nel Marvel
Cinematic Universe
4. È entusiasta del
ruolo. Come noto, Majors interpreterà Kang il
Conquistatore nella Saga del Multiverso della Marvel. Dopo
essere comparso in Loki, egli sarà presente anche in
Ant-Man and the Wasp: Quantumania e in Avengers: The Kang
Dynasty. L’attore si è detto entusiasta di poter dar vita
a tale personaggio e in particolare di interpretare un cattivo
tanto complesso e pericoloso. Sarà lui il grande protagonista delle
prossime fasi dell’MCU e l’attore si sente particolarmente
gratificato dal ruolo assegnatogli.
5. Si sta sottoponendo ad un
duro allenamento. L’attore ha affermato che l’aspetto più
difficile del dover interpretare Kang è il dover raggiungere una
forma fisica impeccabile. Per rendere minaccioso il personaggio,
Majors si sta infatti sottoponendo ad un durissimo allenamento
fisico fatto di ore ed ore in palestra ed una rigida dieta a base
di pollo, tacchino e riso. Stando a quanto svelato da alcune foto,
l’attore sta però riuscendo nell’intento di metter su una massa
muscolare incredibile, che renderà Kang ancor più pericoloso.
Jonathan Majors in Loki
6. Ha tenuto nascosto il suo
coinvolgimento nella serie. Come noto a chi ha visto la
serie Loki, l’attore compare nell’ultimo episodio nei
panni di Colui Che Rimane, una delle varianti di Kang il
Conquistatore. Benché ci fossero molte teorie sul coinvolgimento
del personaggio nella serie, Majors è riuscito a mantenere il
segreto sulla propria partecipazione fino all’ultimo. L’attore ha
infatti affermato di non parlare molto con le persone e di tenere
sempre un profilo basso nel proprio quotidiano. Ciò gli ha permesso
di preservare il segreto e l’effetto sorpresa.
Jonathan Majors in Creed 3
7. Sarà l’avversario del
protagonista. Nel nuovo capitolo della serie di film
spin-off della saga di Rocky, dove Michael B. Jordan interpreta
Adonis Creed, figlio di Apollo, Majors interpreta Anderson Dame, ex
amico di Adonis in cerca di riscatto. Parlando del personaggio,
l’attore ha anticipato che sarà un’antagonista molto umano e che
sarà difficile per gli spettatori odiarlo proprio per via del suo
difficile vissuto e il suo desiderio di riscatto. Majors ha poi
affermato di essersi affezionato molto al personaggio e di
considerarlo tra i suoi preferiti di sempre.
Jonathan Majors non è su Instagram
8. Non possiede un
account. Cercando l’attore su Instagram si potrà notare
come egli non possieda alcun account. Majors ha infatti confermato
di non avere profili ufficiali sul noto social network, preferendo
per ora non condividere le proprie attività su di esso. Come noto,
l’attore ci tiene ad essere quanto più riservato possibile e non
sembra intenzionato a gestire anche le responsabilità di un account
su Instagram. Tuttavia è possibile seguire alcune fan page molto
attive nel condividere novità legate unicamente alla sua vita
professionale.
Jonathan Majors: chi è la sua
fidanzata
8. È molto
riservato. Come anticipato, Major è molto riservato circa
la sua vita al di fuori del set e non è solito condividere
particolari a riguardo. Non è dunque noto se attualmente egli sia
più o meno impegnato in una relazione. L’attore ha però rivelato di
aver una figlia di 9 anni, ma non ha svelato chi sia la madre della
bambina né se abbia ancora una frequentazione sentimentale con tale
donna. Majors si è però detto molto attento alla formazione della
figlia, seguendola passo passo affinché possa crescere come una
persona responsabile e attenta alle dinamiche del mondo.
Jonathan Majors: età, altezza e fisico dell’attore
10. Jonathan Majors è nato a
Lompoc, California, Stati Uniti, il 7 settembre del 1989.
L’attore è alto complessivamente 1,83 metri. L’attore è inoltre
noto per il suo fisico particolarmente possente, atletico e
muscoloso, sfoggiato nel corso di alcuni servizi fotografici e per
la preparazione ai film Creed III e Ant-Man and the
Wasp: Quantumani.
È stato diffuso il primo poster di
Bussano
alla Porta (Knock At The Cabin), il nuovo
film di M. Night Shyamalan che arriverà nelle
sale italiane il prossimo 2 febbraio 2023, distribuito da
Universal. Eccolo:
Mentre sono in vacanza in una
baita isolata, una bambina e i suoi genitori vengono presi in
ostaggio da quattro sconosciuti armati che chiedono alla famiglia
di compiere una scelta impensabile per evitare l’apocalisse. Con un
accesso limitato al mondo esterno, la famiglia deve decidere in
cosa credere prima che tutto sia perduto.
Prodotto dal visionario regista
M. Night Shyamalan, Bussano alla Portaè
interpretato da
Dave Bautista (Dune,
Guardiani della Galassia), dal candidato al Tony Award e
all’Emmy Jonathan Groff (Hamilton, Mindhunter), da
Ben Aldridge (Pennyworth,
Fleabag), dalla candidata al BAFTA Nikki
Amuka-Bird (Persuasione, Old), dall’attrice esordiente
Kristen Cui, da Abby Quinn
(Piccole donne, Landline) e da
Rupert Grint (Servant,
la saga di
Harry Potter).
Universal Pictures presenta una
produzione Blinding Edge Pictures, in associazione con FilmNation
Features e Wishmore Entertainment, Bussano
alla Porta (Knock At The Cabin) un film di
M. Night Shyamalan. La sceneggiatura è di
M. Night Shyamalan e Steve Desmond & Michael
Sherman, basata sul bestseller nazionale “The Cabin at the End of
the World” di Paul Tremblay. Il film è diretto da M. Night
Shyamalan e prodotto da M. Night Shyamalan,
Marc Bienstock (Split, Glass) e Ashwin
Rajan (Servant, Glass). I produttori
esecutivi sono Steven Schneider, Christos V. Konstantakopoulos e
Ashley Fox.
Deadline riporta che
Studiocanal produrrà un adattamento live-action della serie di
Hugo PrattCorto Maltese, con
Frank Miller che firmerà il progetto in veste
di creatore, sceneggiatore e produttore esecutivo. In
collaborazione con Canal+, Studiocanal svilupperà sei episodi della
durata di un’ora.
L’EP della serie è Jemma
Rodgers (The Railway Children Return), insieme a Silenn
Thomas, l’ultimo dei quali è CEO di Frank Miller
Ink. La supervisione degli effetti visivi è Phil
Tippett, il cui lavoro include i franchise di
Star
Wars e Jurassic Park e
Willow. Studiocanal EVP Global Production Ron
Halpern e Executive Managing Director TV Francoise Guyonnet
supervisioneranno per lo studio.
Hugo Pratt ha
lanciato la serie nel 1967. Maltese è un audace capitano di mare le
cui avventure si sono svolte nella prima parte del 20° secolo. Il
racconto d’avventura riccamente disegnato fondeva fantasia e realtà
mentre Maltese entrava in contatto con alcuni dei personaggi più
influenti della letteratura – Jack London, Ernest Hemingway, Butch
Cassidy – mentre attraversava mari e oceani.
Frank Miller, che ha co-diretto con
Robert Rodriguez i primi due film di Sin
City, e i cui fumetti e graphic novel includono
300,
The Dark Knight Returns Batman: Year One e
Daredevil: Born Again, quest’anno ha lanciato un
nuovo banner editoriale, Frank Miller
Presents.
“Ho scoperto Corto Maltese per
la prima volta leggendo i libri al Forbidden Planet di New York da
giovane”, ha detto Miller. “Poi durante i miei viaggi, ho
studiato e scoperto un’edizione in un’edicola a Roma. L’opera
d’arte era così espressiva e così audace che è saltata fuori dalla
carta da giornale. Mi ha spazzato via. Era pieno di magia e
avventura romantica. Maltese è un mascalzone che potrebbe parlare
con gli dei. Per me ha mostrato il potere del fumetto in cui il
linguaggio non è una grande barriera. Da allora sono un fan di
Corto Maltese. Questo è il viaggio dell’eroe nella sua forma più
classica, e non potrei essere più onorato di contribuire a portare
in questa serie il romanticismo, l’eroismo e il misticismo di fondo
della creazione di Pratt”.
Patrizia Zanotti,
stretta collaboratrice di Pratt, ha affermato che c’era un alto
livello di rispetto per Miller e le sue opere da parte del creatore
di Corto Maltese, scomparso nel 1996. “Hugo
Pratt ha apprezzato il lavoro di Frank Miller fin dall’inizio,
tanto che lo ha pubblicato sulla rivista Corto Maltese nel 1988.
Pratt come Miller sono studenti del fumetto classico americano come
Milton Caniff con il loro uso di ombre, inchiostri drammatici e
pennellate audaci. Chi meglio di Frank Miller per reinterpretare il
mondo di Hugo Pratt dopo tutti i personaggi e i mondi che il
leggendario creatore ci ha portato? Pratt sarebbe entusiasta di
vedere rivivere il suo personaggio Corto Maltese attraverso un
autore che ha la straordinaria capacità di portare avanti miti
senza tempo presentando personaggi iconici alle nuove generazioni.
Pratt ha detto attraverso uno dei suoi personaggi che “nulla è
scritto che non possa essere riscritto”.
Arthouse, label di I
Wonder Pictures dedicato al cinema più autoriale e innovativo,
porta in sala dal 22 dicembre il film Vincitore del Premio
della Giuria al Festival di Cannes, Eo del
regista polacco Jerzy Skolimowski, già vincitore a Cannes
del Premio alla Miglior Sceneggiatura con Moonlighting, e a
Venezia del Gran Premio della Giuria con Essential
Killing.
Presentato Fuori Concorso alla
40esima edizione del Torino Film Festival, Eorilegge
un classico di Bresson, Au hasard Balthazar, e mettendosi
nella testa di un asino – animale intelligente e sensibile,
costretto allo spettacolo dell’umana violenza e dell’umana
insensatezza – ne visualizza i pensieri, i ricordi, i desideri.
Attraverso gli occhi e le vicissitudini di Eo, Skolimowski
mette in scena un inedito ritratto delle relazioni sociali e
dei cambiamenti culturali in atto nel mondo moderno.
Eo, la trama
Vincitore del Premio della Giuria
a Cannes, e selezionato per rappresentare la Polonia agli Oscar, è
la storia di un asino di nome EO, che liberato da un circo polacco
inizia un viaggio attraverso l’Europa fino a giungere in Italia,
incontrando e conoscendo le gioie e i dolori dell’umanità più
varia. Una versione poetica, tenera, dolceamara e profondamente
umanista di un “road movie”, un ritratto delle relazioni sociali e
dei cambiamenti culturali in atto nel mondo moderno, che ci aiuta a
estendere i confini della nostra empatia. L’ottantacinquenne Jerzy
Skolimowski, in una rilettura di un classico di Bresson, ci porta
dentro la testa dell’asino, animale intelligente, caparbio e
sensibile, costretto allo spettacolo dell’umana insensatezza, e ne
visualizza i pensieri, gli amori, i ricordi, i desideri.
Gabriel LaBelle as Sammy
Fabelman in The Fabelmans, co-written, produced and directed by
Steven Spielberg.
Leone Film Group e
Rai Cinema presentano il poster italiano e le nuove immagini di
The
Fabelmansdi
Steven Spielberg che, dopo il
debutto nelle sale americane, si conferma uno dei film più attesi
della stagione cinematografica.
The Fabelmans è il nuovo film del regista
quattro volte Premio Oscar Steven Spielberg – un’ icona nella
storia del cinema – e la sua opera più intima e personale in cui
per la prima volta mette in scena la sua vita, la sua famiglia, i
suoi sogni, in un racconto di formazione appassionante e
universale.
(from left) Sammy Fabelman
(Gabriel LaBelle), Mitzi Fabelman (Michelle Williams), Burt
Fabelman (Paul Dano), Natalie Fabelman (Keeley Karsten), Reggie
Fabelman (Julia Butters) and Lisa Fabelman (Sophia Kopera) in The
Fabelmans, co-written, produced and directed by Steven
Spielberg.
Sammy Fabelman (Gabriel
LaBelle) in The Fabelmans, co-written and directed by Steven
Spielberg.
Gabriel LaBelle as Sammy
Fabelman in The Fabelmans, co-written, produced and directed by
Steven Spielberg.
Il film, che ha già
vintoil Premio del Pubblico al Festival di
Toronto, è interpretato dalla quattro volte candidata all’Oscar®
Michelle Williams, Paul Dano, Seth
Rogen, Gabriel LaBelle e dal candidato all’Oscar® Judd Hirsch,
con le musiche del premio Oscar® John Williams, la fotografia del
premio Oscar® Janusz Kaminski e il montaggio dei premi Oscar®
Michael Kahn e Sarah Broshar.
Prodotto da Amblin
Entertainment, The Fabelmans è un’esclusiva per l’Italia
Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema e sarà al cinema
dal 22 dicembre con 01 Distribution.
Da quando ha assunto il ruolo di
capo dei DC Studios, James Gunn ha accennato sui social a progetti
di diversi eroi che potrebbero apparire nel futuro del DCU. Negli
ultimi anni la popolarità dei film prodotti dai DC Studios è stata
in calo, tanto che il contorto e disordinato DCEU
è stato ribattezzato DCU,
probabilmente influenzato dal MCU dei Marvels Studios,
con il regista di Suicide SquadJames Gunn al timone. La nuova direzione dello
studio mira a costruire una storia coerente per il franchise e a
farlo progredire ottimamente, introducendo nuovi personaggi e
consolidando quelli già affermati dell’ormai defunto
DCEU, tra cui Superman e
Batman.
James Gunn, insieme al co-CEO Peter
Safran, ha assunto questo nuovo incarico il 1° novembre
2022, ripromettendosi di portare lo studio in una nuova direzione e
di iniziare a far crescere la domanda di progetti DC. Da allora,
Gunn è stato molto attivo sui social media
postando immagini di alcuni personaggi DC Comics meno noti,
sollevando domande su chi potrebbe potenzialmente arrivare sul
grande schermo nelle future proprietà del DCU.
1Jonah Hex
Jonah Hex ha avuto una
carriera nel live-action superiore a quella di chiunque altro
(eccetto Superman) a cui James Gunn si è riferito su Twitter. Da quando
Josh Brolin lo ha interpretato nel film del
2010, Jonah Hex, è apparso come personaggio in DC’s Legends
of Tomorrow e ha avuto una lunga carriera nei progetti di
animazione DC. Il 16 novembre 2022, James
Gunn ha postato un’immagine di Hex per celebrare il 50°
anniversario del personaggio nei fumetti DC; oltre a celebrarne
l’icona, pensiamo che Gunn abbia suggerito che un altro adattamento
di Hex potrebbe essere in programma nel prossimo futuro.
Jonah Hex è un personaggio
incredibilmente ricco di materiale da cui attingere e, se adattato
nel nuovo DCU, il
cinico cacciatore di taglie potrebbe rifondare il nuovo franchise
con alcuni progetti più grintosi. È noto che James Gunn sia un grande fan dei film western,
quindi è probabile che questo burbero cowboy possa arrivare presto
sul grande schermo. In definitiva, il fatto che James Gunn sia
stato incredibilmente attivo sui social media non può che essere
una buona notizia per i DC Studios: sta cercando di far parlare di
sé e di suscitare entusiasmo per le nuove storie del DCU.