Esce in sala con I Wonder
Pictures dal 20 luglio Piggy di Carlota Pereda. In
esclusiva per voi ecco una clip dal film con protagonista
Laura Galán.
Protagonista di Piggy è Sara
(Laura Galán), un’adolescente sovrappeso vittima
di bullismo da parte una cricca di ragazze coetanee. A osservare
l’ennesimo abuso, un uomo misterioso che darà una svolta
inaspettata alla vita della ragazza. Posta di fronte
all’opportunità di vendicarsi del costante e gratuito body shaming,
Sara dovrà decidere se essere complice di un terribile segreto o
far prevalere il comune senso etico e morale.
https://www.youtube.com/watch?v=Im3wpPnYhXM
Piggy, la trama
L’adolescente Sara è schernita e
bullizzata costantemente dai suoi coetanei. Incompresa anche dalla
sua stessa famiglia, la ragazza vive un’esistenza isolata. Ma
quando, dopo l’ennesimo abuso da parte di alcune compagne, avrà
l’inaspettata occasione di vendicarsi delle sue aguzzine, scoprirà
quanto può essere semplice passare da vittima a carnefice. Tra
Carrie e Non aprite quella porta,
Piggy è uno slasher psicologico mozzafiato, inquietante e
sanguinario splendidamente diretto dalla nuova maestra dell’horror
iberico Carlota Pereda e sorretto dalla feroce interpretazione di
Laura Galán.
I WONDER PICTURES ha diffuso
il trailer italiano dell’horror spagnolo Piggy di Carlota Pereda. Un
piccolo fenomeno che, dopo aver ottenuto sei candidature ai Goya in
Spagna, ha inanellato nel corso del 2022 una serie di fortunati
passaggi nei principali festival internazionali – tra cui le
anteprime al Sundance 2022 e come evento speciale ad Alice nella
Città alla Festa del Cinema di Roma 2022 – ricevendo il plauso
della critica.
Protagonista di Piggy è Sara
(Laura Galán), un’adolescente sovrappeso vittima di bullismo
da parte una cricca di ragazze coetanee. A osservare l’ennesimo
abuso, un uomo misterioso che darà una svolta inaspettata alla vita
della ragazza. Posta di fronte all’opportunità di vendicarsi del
costante e gratuito body shaming, Sara dovrà decidere se essere
complice di un terribile segreto o far prevalere il comune senso
etico e morale. PIGGY di Carlota Pereda sarà nelle sale italiane
dal 20 luglio distribuito da I WONDER PICTURES.
La trama di Piggy
L’adolescente Sara è schernita e
bullizzata costantemente dai suoi coetanei. Incompresa anche dalla
sua stessa famiglia, la ragazza vive un’esistenza isolata. Ma
quando, dopo l’ennesimo abuso da parte di alcune compagne, avrà
l’inaspettata occasione di vendicarsi delle sue aguzzine, scoprirà
quanto può essere semplice passare da vittima a carnefice. Tra
Carrie e Non aprite quella porta, Piggy è uno slasher psicologico
mozzafiato, inquietante e sanguinario splendidamente diretto dalla
nuova maestra dell’horror iberico Carlota Pereda e sorretto dalla
feroce interpretazione di Laura Galán.
Dal cortometraggio del 2018 Cerdita,
Carlota Pereda ha tratto il film
Piggy presentato in anteprima al Sundance
Film Festival 2022 e, in territorio italiano, ad
Alice nella città alla Festa del
Cinema di Roma 2022. Riflettendo su come il concetto
di vendetta possa piegarsi a istinti diversi nella mente e nel
corpo, Piggy esplora il sodalizio silenzioso tra
due parti unite emotivamente, altamente distruttivo nella messa in
scena di una propria verità che confonde al massimo l’antinomia tra
vittima e carnefice.
Piggy: un nuovo capitolo dell’horror di formazione?
Sara è
un’adolescente sovrappeso che assiste al rapimento da parte di uno
sconosciuto di un gruppo di ragazze che la bullizzano regolarmente.
Quando la polizia inizia a fare domande, Sara
tace, combattuta tra il rivelare la verità e il proteggere l’uomo
che l’ha salvata.
Rinnovando la collaborazione con
Laura Galàn, già protagonista del cortometraggio
da cui è nato Piggy, Carlota
Pereda cerca di elaborare una nuova versione del
coming-of-age, che ha a che fare soprattutto con la carne, la
propria e quella delle persone con cui entriamo in contatto.
Instradata da Raw di Julia
Ducournau, vero caposaldo dell’horror di
formazione, in cui il passaggio alla maturità ha a che fare
necessariamente con la veracità carnale, la regista spagnola parte
del successo del suo cortometraggio, a suo modo innovativo,
cercando di estendere la narrazione per poter costruire un vero e
proprio film attorno a Sara.
Piggy perde l’anima del suo cortometraggio
Gli ideali visivi e la parvenza di
organicità della trama rimangono visibili oltre i vari difetti di
Piggy ma, purtroppo, non riescono ad elevare il
film di Pereda rispetto ad altri progetti
indipendenti attinenti al genere horror e presentati sempre
nell’ambito dei festival indipendenti americani; basti pensare a
Speak No Evil di Christian
Tafdrup, certamente artigianale ma affilatissimo nella
scrittura. Al contrario, Piggy comprime l’arguzia
del cortometraggio nelle brevi sequenze iniziali, per poi lasciare
spazio alla storia del dopo, tutto quello che non vorremmo
nè dovremmo sapere. Carlota Pereda opta per
l’analisi delle conseguenze, di ciò che accade dopo che un singolo
e silenzioso gesto di consenso ha dato via a una caccia al mostro
in paese. Così facendo, tuttavia, toglie a Piggy
l’angosciante atmosfera di terrore con cui avevamo lasciato
Sara nel cortometraggio, chiedendoci veramente
come avremmo dovuto porci nei confronti di questo personaggio.
Sara è
continuamente difesa: nessuno può andare contro a una ragazza
bullizzata perchè è facile credere che venga continuamente vessata.
In realtà, Sara è un coniglio, come quello che
viene offerto alla ragazza bionda quando fa compere all’inizio del
film nella macelleria dei suoi genitori. Il come la sua
paura approvi la violenza, le consenta di agire quasi “sotto
copertura”, viene completamente atterrito da un ritmo incostante,
che cerca in una soluzione finale visivamente impattante di
accaparrarsi la comprensione dello spettatore. La verità è che,
dallo sguardo interrogativo, quasi minimalista del cortometraggio,
sull’horror popolare dell’Estremadura, si passa a una ricreazione
più convenzionale dello slasher yankee. Pereda guarda di traverso a
molteplici riferimenti (De Palma, Tob
Hopper, King…) e, pur rimanendo fermo
alla sua idea originale, che denuncia l’oppressione dei diversi
nelle piccole società rurali, questo Piggy – meno
sottile, più esplicito -, non è più come quello che ha vinto il
Goya.
Un silenzio agghiacciante dall’effetto ambiguo
Pereda fa del suo
personaggio il centro di una sorta di body horror che non ha
bisogno di ferite o di violenza esplicita per essere inquietante.
Allo stesso tempo, fa della sua vita il palcoscenico per
una’esistenza spaventosa sotto molteplici aspetti. Le molestie
subite da Sara sono solo il preludio di qualcosa
di più cruento e lo scopriamo nell’intervallarsi tra sequenze di
violenza adolescenziale e piccole fratture del quotidiano con toni
sanguinosi. Da vittima propiziatoria e disumanizzata,
Sara diventa testimone di una sorta di rabbia
selvaggia che, in un modo o nell’altro, sembra nutrirsi del suo
dolore.
Ben presto, la trama mette insieme
una sorta di connessione diabolica tra la sofferenza di
Sara e la crudeltà inflitta dall’assassino. A quel
punto, Pereda si sforza di mostrare una sorta di
legame tra la storia e il corpo del suo personaggio che provoca un
profondo disagio. È possibile racchiudere due idee simili nello
stesso spazio senza che una giustifichi l’altra? Il bisogno
inarrestabile di essere compresi, anche attraverso la violenza,
emerge prepotentemente ma, al di là di una premessa azzeccata,
Piggy non riesce a tenere testa ai propri
intenti.
Una macabra miscela di storia
d’amore moralmente poco casta e thriller slasher morbosamente
giustificato: questo è Piggy, il film spagnolo
diretto da Carlota
Pereda,
che osa esplorare l’angoscia adolescenziale,
la crudeltà e l’estrema diffidenza con un racconto sanguinoso come
il sapore della rabbia perplessa e incancrenita. Questo body horror
femminista di un’impavida regista esordiente, corredato dalla
brillante performance d’esordio di Laura Galan,
infesta lo schermo con un’angoscia che fa venir voglia di
distogliere lo sguardo, più che con il semplice gore inquietante.
Cosa che gli permette di accostarsi ad altri film horror spagnoli
come
Venus,
Sorella morte e
La abuela – Legami di sangue.
La trama di Piggy:
di cosa parla il film?
Protagonista
di Piggy è Sara, una giovane
adolescente, è estremamente consapevole del suo peso corporeo, per
il quale viene costantemente derisa e bullizzata dai suoi “amici” e
dai vicini della piccola città. La situazione non è molto migliore
nemmeno in casa di Sara, poiché la madre è sempre severa con lei e
la incolpa quasi sempre delle sue azioni. Una mattina, come di
consueto, si trova all’interno del negozio di carne gestito dalla
famiglia, quando vede le sue amiche radunate all’esterno. Altre tre
ragazze della sua età che vivono nel quartiere,
Maca, Claudia e
Roci, discutono con il loro amico
Pedro di andare ad una festa quella sera.
Poco dopo, Claudia e Maca entrano
nel negozio di Sara per prendere della carne che la madre di
Claudia aveva ordinato. Sebbene non facciano nulla di strano, Sara
è sicura che le ragazze faranno sicuramente qualcosa di cattivo e,
dopo un po’, scopre che Maca ha pubblicato una foto di Sara e della
sua famiglia sui social media e le ha chiamate “maiali”. Sara si è
ormai abituata a questi commenti dispregiativi, ma la rabbia si
accumula sempre di più dentro di lei. Le cose peggiorano però
quello stesso pomeriggio, quando nella piscina locale le stesse
Maca e Roci maltrattano Sara e quasi cercano di annegarla.
Poiché Claudia è una che considera
ancora sua amica, Sara le chiede aiuto, ma Claudia non si schiera
dalla sua parte. Le tre fuggono poi via con i vestiti di Sara e la
ragazza è costretta a percorrere la lunga strada verso casa in
costume da bagno. Mentre cammina, vede improvvisamente un furgone
bianco fermarsi dietro di lei. Questo è guidato dallo straniero che
aveva visto prima in piscina. Accettando il telo che le offre per
coprirsi, Sara rimane scioccata nel vedere Claudia prigioniera
all’interno del furgone, che le chiede aiuto. La giovane
adolescente non sa come reagire, se salvare quella che credeva sua
amica o ignorarla come ha fatto lei poco prima.
Laura Galán in Piggy. Cortesia di I Wonder.
Cosa fa lo sconosciuto a Maca, Roci
e Claudia?
Sara, alla fine, riesce a tornare a
casa, ma non dice a nessuno ciò che ha visto. Più tardi, nel
pomeriggio, viene mandata in un negozio di ferramenta a prendere
delle luci nuove per il padre ed è qui che la madre le viene
incontro. Portando con sé Sara, la madre si reca alla piscina
pubblica, dove ormai si è riunita la polizia, poiché il bagnino è
stato trovato morto sott’acqua. Sebbene Sara non voglia raccontare
a nessuno gli incidenti di prima, perché rievocare gli atti di
bullismo sarebbe traumatico, la madre rende pubblico che la figlia
è stata in piscina. Quando sta per essere interrogata dalla
polizia, la ragazza mente dicendo di essere andata al fiume e di
non aver visto nulla in piscina.
I telegiornali dicono che il bagnino
è stato ucciso dal fidanzato della cameriera, entrambi scomparsi,
ma non viene sollevato alcun sospetto contro lo sconosciuto, che ha
sicuramente commesso l’omicidio, uccidendo un’altra donna quella
sera in città. A casa di Sara, la madre di Claudia viene a cercare
informazioni sulla figlia, che non è ancora rientrata. La donna
dice che ha provato a chiamare Sara, ma che lei non risponde, il
che ricorda a Sara che quel pomeriggio aveva lasciato il suo
telefono da qualche parte. Forse rendendosi conto che si sarebbe
messa nei guai se il telefono fosse stato trovato dalla polizia,
Sara decide di andare a cercarlo.
Prende il telefono del padre e
ripercorre il cammino che aveva fatto quel pomeriggio, chiamando
continuamente il suo numero per rintracciare il telefono. Nel
frattempo, anche i genitori delle altre ragazze si preoccupano che
le loro figlie non siano tornate a casa, soprattutto perché c’è un
assassino a piede libero, e decidono di andare a cercarle.
Utilizzando un’applicazione di tracciamento del segnale,
rintracciano i telefoni delle ragazze e raggiungono la stessa area
boschiva in cui Sara sta cercando il proprio telefono. Proprio
quando lo trova, vede arrivare lo strano uomo del pomeriggio che le
si avvicina.
Nonostante sia un assassino
violento, l’uomo aveva sviluppato un certo affetto nei confronti di
Sara e sembrava interessato all’adolescente. Anche se il motivo per
cui ha commesso gli altri omicidi non viene mai rivelato, l’uomo ha
rapito le tre ragazze sicuramente perché le aveva viste maltrattare
e molestare Sara. Al momento, l’uomo chiede alla ragazza di stare
tranquilla e si nascondono insieme in un edificio abbandonato. A
Sara questo momento sembra piuttosto romantico, probabilmente
perché era la prima volta nella sua adolescenza che condivideva una
vicinanza così stretta con un uomo. Nel frattempo genitori delle
ragazze scomparse seguono il segnale dei telefoni delle figlie.
Laura Galán e Richard Holmes in Piggy. Cortesia di I
Wonder.
Raggiungono così la stessa
costruzione, ma quando si guardano intorno si imbattono nel corpo
morto della cameriera scomparsa dal bordo della piscina. Mentre il
corpo viene portato via dalla polizia, Sara torna a casa e viene
nuovamente chiamata da Pedro. Il ragazzo la mette di fronte
all’accusa di aver mentito e dice che Claudia aveva inviato un
video di lei in piscina quel pomeriggio e Pedro era a conoscenza
del fatto che lei era effettivamente stata lì. Sara racconta allora
a Pedro degli atti di bullismo e gli promette di dire la verità
alla polizia se lui verrà accusato di qualche reato, ma il ragazzo
la tradisce subito.
La madre di Claudia e i genitori
delle altre due ragazze affrontano dunque i due adolescenti per
strada e la madre di Sara esce allo scoperto per proteggere la
figlia. Scoppia una rissa e la polizia arriva quando Pedro rivela
davanti a tutti che Sara ha ammesso di essere andata in piscina. La
ragazza viene così immediatamente prelevata dalla polizia per
essere interrogata. Durante l’interrogatorio, la madre si comporta
in modo estremamente difensivo nei confronti della figlia. Protegge
Sara non permettendo ai poliziotti di fare troppe domande e, quando
finalmente possono andarsene, rivela il motivo per cui lo ha
fatto.
La madre di Sara aveva trovato
l’asciugamano che la ragazza aveva avvolto intorno a sé al ritorno
dalla piscina. Era lo stesso asciugamano che le aveva dato
l’assassino, un asciugamano che apparteneva a Claudia e sul quale
c’erano anche le sue iniziali. La madre di Sara capisce che la
figlia sa qualcosa che sta nascondendo e quindi non vuole che si
metta nei guai. Mentre tornano a casa, l’assassino irrompe
nell’abitazione di Sara e aggredisce il padre quando questi lo
trova all’interno. Il padre cerca di reagire, ma alla fine viene
ucciso dall’uomo. Sara è ormai tornata a casa e ha uno sfogo contro
la madre, perché sente che i suoi genitori non la capiscono e grida
che vuole solo che muoiano.
Nello stesso momento, l’assassino
entra in scena e uccide la madre. Poi prende Sara e la porta via
con il suo furgone. L’assassino la trasporta poi protettivamente in
un grande mattatoio abbandonato fuori città, dove si era rifugiato.
La mattina dopo, Sara si sveglia all’interno di quel luogo poco
illuminato e mentre lo ispeziona si imbatte in Claudia e Roci,
tenute in ostaggio lì. Le ragazze sono state incatenate alle mani e
ai piedi, con la bocca imbavagliata. Chiedono disperatamente
l’aiuto di Sara, che fa del suo meglio per slegarle. Tuttavia,
proprio in quel momento, l’assassino ritorna e Sara deve decidere
rapidamente da che parte stare.
Pilar Castro, Lía Lois, Mabel del Pozo e Fred Tatien in Piggy.
Cortesia di I Wonder.
La spiegazione del finale di
Piggy: Sara salva i suoi amici o li uccide?
Mentre Claudia e Roci rimangono
ancora appese alle catene, Sara si nasconde dall’assassino e deve
attraversare l’intero mattatoio, quasi come un animale che cerca di
sfuggire al macello. Nel farlo, si imbatte anche nel cadavere della
sua terza amica, Maca, che era stata la più crudele con lei e a cui
è toccata la sorte peggiore, poiché la ragazza è stata uccisa e
fatta a pezzi. Alla fine, viene Sara viene però catturata
dall’assassino e, mentre grida che non vuole morire, l’uomo le
assicura che non le farà alcun male. Poi la porta davanti alle due
ragazze prigioniere e la aizza contro le due prepotenti. L’uomo
consegna a Sara il suo coltello e le dice che uccideranno le due
bulle insieme.
Sara ci pensa per qualche secondo,
mentre il suo volto esprime in modo incontrollato tutto l’odio e la
rabbia che prova nei confronti delle due per i loro continui abusi
nei suoi confronti, ma alla fine decide di non cedere a questo odio
totalizzante. Sara si gira e tenta di pugnalare l’assassino, ma lui
è pronto a difendersi. Segue una lotta e anche le due ragazze
prigioniere riescono a dare una mano pur se legate. Sara alla fine
riesce ad uccidere l’assassino e può tirare un sospiro di sollievo.
Claudia e Roci le chiedono di nuovo aiuto ma Roci si riferisce
ancora una volta a Sara chiamandola “maialina”.
È quasi come se Roci non si rendesse
conto di quanto sia sbagliato, e Piggy vuole
così mostrare la normalizzazione dell’abuso nella società, cosa che
lo fa quasi diventare inconscio. Sentendosi chiamare così, Sara
raccoglie un fucile spara verso le sue due amiche. Per un momento
viene dunque fatto credere che le abbia uccise, ma si capisce poi
che anche stavolta non ha ceduto alla rabbia ed ha in realtà
sparato alle catene che le trattengono, liberandole. Sara esce dal
mattatoio e si dirige verso la strada principale come stordita da
tutto quello che è appena successo e, sulla strada principale,
ferma Pedro, che stava passando in moto. Chiede il suo aiuto e gli
dice di portarla in città.
Il trailer e dove vedere il film in
streaming e in TV
È possibile fruire di
Piggy grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes
e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 4
dicembre alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
In occasione dell’uscita al cinema
di Piggy, il nuovo film di
Carlota Pereda con Carmen Machi, Laura Galán,
Claudia Salas, Pilar Castro, Fred Tatien, Camille Aguilar, José
Pastor, Mabel del Pozo, Stéphanie Magnin, Irene Ferreiro, Julián
Valcárcel, Fernando Delgado-Hierro, Chema del Barco,
Cinefilos.it offre la possibilità ai suoi lettori di
assistere gratuitamente al film in
anteprima.
La proiezione del film è previste il
19 luglio in diverse sale italiane. Ecco l’elenco completo delle
sale che aderiscono all’iniziativa:
Fiumicino (RM) – Uci Cinemas Parco Leonardo – Via Gian Lorenzo
Bernini, 20/22, 00054 Fiumicino RM
19-lug 20.30
Milano – Uci Cinemas Bicocca – Via Chiese, 20126 Milano
MI 19-lug 21.00
Genova – Uci Cinemas Fiumara – Via Paolo Mantovani, 16151
Genova GE 19-lug 20.30
Orio (BG) – Uci Cinemas Orio al Serio – Via Portico, 71, 24050
Orio al Serio BG 19-lug
20.30
Moncalieri (TO) – Uci cinemas Moncaglieri – Via Fortunato
Postiglione, 2, 10024 Moncalieri TO
19-lug 20.30
Montano Lucino (CO) – Uci Cinemas Como – Via G. Leopardi, 1/A,
22070 Montano Lucino CO 19-lug
20.30
Savignano sul Rubicone (FC) – Uci Cinemas Romagna – Piazza
Metropolis, 47039 Savignano sul Rubicone FC
19-lug 20.30
S.G. Lupatoto (VR) – Uci Cinemas Verona – Via Monte Pastello,
37057 San Giovanni Lupatoto VR
19-lug 20.30
Bologna – Pop UP Cinema Arlecchino – Via delle Lame,
59/A, 40121 Bologna BO 19-lug
21.00
Per prenotare il tuo invito
gratuito valido per 2 ingressi clicca qui (link) riceverai una e-mail di conferma invito fino
ad esaurimento posti.
Piggy, la trama
Sara (Laura Galán) vive in un piccolo paese, alternando lo studio
con il lavoro, dato che temporaneamente supporta i genitori nel
negozio di macelleria. Soprannominata “Piggy“,
per il suo sovrappeso, è costretta a subire ripetuti atti di
bullismo, che culminano un pomeriggio in piscina.
In occasione dell’uscita al cinema
di Piggy, il nuovo film di
Carlota Pereda con Carmen Machi, Laura Galán,
Claudia Salas, Pilar Castro, Fred Tatien, Camille Aguilar, José
Pastor, Mabel del Pozo, Stéphanie Magnin, Irene Ferreiro, Julián
Valcárcel, Fernando Delgado-Hierro, Chema del Barco,
Cinefilos.it offre la possibilità ai suoi lettori di
assistere gratuitamente al film in
anteprima.
La proiezione del film è previste il
19 luglio in diverse sale italiane. Ecco l’elenco completo delle
sale che aderiscono all’iniziativa:
Roma
Uci Cinemas
Porta di Roma
6
Galleria
Comm Porta di Roma, Via Alberto Lionello, 201, 00139 Roma
RM
19-lug
21.00
Fiumicino
(RM)
Uci Cinemas
Parco Leonardo
15
Via Gian
Lorenzo Bernini, 20/22, 00054 Fiumicino RM
19-lug
20.30
Milano
Uci Cinemas
Bicocca
1
Via Chiese,
20126 Milano MI
19-lug
21.00
Genova
Uci Cinemas
Fiumara
1
Via Paolo
Mantovani, 16151 Genova GE
19-lug
20.30
Orio
(BG)
Uci Cinemas
Orio al Serio
2
Via
Portico, 71, 24050 Orio al Serio BG
19-lug
20.30
Moncalieri
(TO)
Uci cinemas
Moncaglieri
1
Via
Fortunato Postiglione, 2, 10024 Moncalieri TO
19-lug
20.30
Montano
Lucino (CO)
Uci Cinemas
Como
1
Via G.
Leopardi, 1/A, 22070 Montano Lucino CO
19-lug
20.30
Savignano
sul Rubicone (FC)
Uci Cinemas
Romagna
1
Piazza
Metropolis, 47039 Savignano sul Rubicone FC
19-lug
20.30
Molfetta
(BA)
Uci Cinemas
Molfetta
8
Via dei
Portuali, 12, 70056 Molfetta BA
19-lug
20.30
S.G.
Lupatoto (VR)
Uci Cinemas
Verona
4
Via Monte
Pastello, 37057 San Giovanni Lupatoto VR
Per prenotare il tuo invito
gratuito valido per 2 ingressi clicca qui (link) riceverai una e-mail di conferma invito fino
ad esaurimento posti.
Piggy, la trama
Sara (Laura Galán) vive in un piccolo paese, alternando lo studio
con il lavoro, dato che temporaneamente supporta i genitori nel
negozio di macelleria. Soprannominata “Piggy“,
per il suo sovrappeso, è costretta a subire ripetuti atti di
bullismo, che culminano un pomeriggio in piscina.
Il finale di
Pig, film del 2021 con
Nicolas Cage, ha spiegato il suo obiettivo principale:
sovvertire le aspettative degli spettatori rifiutando qualsiasi
conflitto violento e, di conseguenza, un climax convenzionale. La
storia di Pig avrebbe potuto seguire la strada di John Wick: Rob (Cage), uno chef in pensione che vive
nelle profondità della foresta dell’Oregon, parte per la città alla
ricerca del suo amato compagno – un maiale, rubato da delinquenti
violenti. Tuttavia, invece di terminare con un crescendo di
violenza, Pig offre un messaggio rilevante contro la
vendetta e chiude il cerchio nel momento in cui Rob accetta il suo
dolore senza vendicarsi.
Alla fine, Rob non riavrà
il suo maiale e i suoi nemici riusciranno a scappare, ma
questo è irrilevante rispetto al vero scopo di Pig:
imparare a fare pace con il passato. Pig è stato uno dei
migliori film del 2021, anche se richiede pazienza da parte del
pubblico. Dopo il furto del maiale di Rob, il film prende un corso
narrativo completamente diverso, ma non subisce alcun cambiamento
di tono; sullo schermo non avvengono cambiamenti drastici, ma se
gli spettatori guardano più da vicino, il finale di Pig
spiega come la psiche di Rob sia stata alterata per sempre e che ha
scelto di scegliere un percorso di guarigione.
Cosa succede nel finale di
Pig?
Quando gli spettatori arrivano al
finale di Pig, molti personaggi sono stati introdotti, ma
solo tre rimangono al centro del climax della storia: Rob, Amir e
il padre di Amir, Darius. Dopo un’indagine approfondita e
conversazioni approfondite con personaggi del suo passato, Rob
scopre che dietro il furto del suo maiale c’è Darius. Darius offre
allo chef in pensione una cifra ragionevole in cambio dell’animale,
insistendo sul fatto che se Rob non abbandona
l’inseguimento, ucciderà il maiale.
Alcuni spettatori potrebbero essere
insoddisfatti del finale agrodolce di Pig. Tuttavia, ha
senso: si scopre che Darius sta bluffando, poiché i delinquenti che
ha assunto per rubare il maiale hanno maneggiato male l’animale,
che quindi è già morto. Rob rivela di non aver mai avuto bisogno
del maiale per cacciare i tartufi: lo rivuole perché è l’unica cosa
che conta per lui.
Dopo aver appreso la verità sul
destino del suo maiale durante la cena che ha preparato per Darius,
Rob torna alla sua baita isolata devastato, ma qualcosa sembra
essere cambiato in lui. Finalmente si lava il viso insanguinato che
prima si rifiutava di pulire e ascolta la cassetta della moglie
defunta senza sentire il bisogno di spegnerla.
La cena di Rob
spiegata
Le numerose recensioni positive di
Pig si spiegano con le sfumature dei suoi personaggi. Per
capire il significato della cena di Rob alla fine del film, è
importante prima comprendere il dramma che circonda Amir e la sua
famiglia. All’inizio del film, Amir racconta a Rob del matrimonio
infelice dei suoi genitori e di come la cena al ristorante di Rob
sia stato il loro momento più felice prima che la madre di Amir
morisse suicida.
Tuttavia, in seguito si scopre che
la madre di Amir è viva e in coma in una struttura di cura. Per
ottenere ulteriori informazioni sul suo maiale, Rob decide di
servire a Darius lo stesso piatto e la stessa bevanda che aveva
preparato per Darius e sua moglie anni prima. Come previsto,
questo riapre vecchie ferite del passato e colpisce Darius
emotivamente, facendogli confessare la verità su ciò che è
accaduto al maiale di Rob.
Il vero significato del maiale
di Robin
Per Rob, il maiale non ha mai
riguardato veramente il maiale
Parte del motivo per cui
Pig funziona è che l’attrazione emotiva della storia si
basa molto sull’attenzione ai dettagli. Fin dai primi minuti del
film anti-vendetta, gli spettatori vedono come il maiale sia per
Rob qualcosa di più di una semplice risorsa per la caccia al
tartufo. I due condividono i pasti, dormono l’uno accanto all’altro
e fanno passeggiate ogni giorno. Rob avrebbe potuto riempire il
vuoto della sua routine senza sbalzi con un altro compagno, ma non
vedeva l’animale come un modo per combattere la solitudine.
Il maiale era un amico, lui le voleva bene e si prendevano
cura l’uno dell’altro.
La straziante conclusione
diPig mostra che Rob non è mai venuto a patti con la morte
della moglie e ora che il suo maiale non c’è più…
Per questo motivo, sente il bisogno
di lottare per riaverla. Soprattutto, la perdita dell’amato maiale
fa riaffiorare ricordi dolorosi sulla moglie di Rob e la
sua ricerca ossessiva riflette l’urgenza di evitare il
confronto con il passato. La straziante conclusione
diPig mostra che Rob non è mai venuto a patti con la morte
della moglie e ora che il suo maiale non c’è più, non gli resta
altra scelta che imparare cosa significa lasciare finalmente andare
qualcuno.
Qual è il significato dell’arco
di Rob?
Il maiale è il viaggio di Rob
per imparare che il dolore non è una ragione per cercare di
dimenticare il passato.
Le azioni di Rob sono difficili da
interpretare per la maggior parte del film, e Cage è perfetto per
il ruolo con espressioni solenni che possono dire molto senza una
sola parola. Incarna la natura anti-vendetta del
film attraverso l’atteggiamento passivo del personaggio
nei confronti dei nemici che si è fatto lungo il cammino. Rob passa
l’intero film con un’aria sconfitta, ma non abbandona i suoi
obiettivi.
Pig avrebbe potuto
prendere la strada più facile strutturando l’arco narrativo di Rob
come una tipica storia di vendetta. Rob non vuole avere nulla a che
fare con le persone che gli hanno portato via il maiale; il suo
unico desiderio è riaverlo. È quasi come se la vita di Rob si
fermasse dopo che gli hanno portato via il maiale, perché lascia il
comfort della sua casa senza guardarsi indietro, non si cambia mai
i vestiti né si lava il viso, e non ricorre a nessun convenevole.
Durante il viaggio incontra diversi volti del suo passato, che non
significano nulla per lui, sia che lo trattino male o meno.
Anche quando Rob scopre che il suo
maiale è stato trattato male e ucciso, non se la prende con Darius,
che pure deve combattere le sue battaglie. Al contrario, Rob
affronta la situazione come il momento in cui impara
finalmente che ciò che non può essere sostituito non deve essere
dimenticato o ignorato, perché i ricordi sono preziosi e
sono l’unica cosa che rimane.
Cosa succede a Rob alla
fine?
Cage offre una delle migliori
interpretazioni della sua carriera nei momenti finali di
Pig, mescolando dolore e resistenza in un unico sguardo
solenne. Il futuro di Rob non si basa su alcuna redenzione, ma
piuttosto sull’accettazione della vita così com’è. Prima degli
eventi del film, la sua vita era un perpetuo rinvio del
lutto; preferiva ignorare i lividi del dolore piuttosto
che affrontare i suoi demoni e andare avanti.
Ora sa di non poter
sostituire le cose che ha amato e perso, quindi Rob probabilmente
non cercherà un altro maiale.
Prima di tornare a casa, Rob decide
di riprendere la collaborazione con Amir, il che implica che
continuerà a cercare tartufi nel bosco, questa volta usando gli
alberi come guida. Ora sa di non poter sostituire le cose che ha
amato e perso, quindi probabilmente non cercherà un altro maiale.
Lo stesso vale per la moglie: può finalmente ascoltare le sue
cassette senza rimorsi, sentendo la sua presenza intorno a sé.
Come è stato accolto il finale
di Pig
Pig ha fatto guadagnare a
Nicolas Cage alcune delle migliori recensioni degli ultimi anni,
contribuendo a dare il via al suo ritorno a Hollywood. Oltre che
per la sua interpretazione, il film è stato lodato per il suo
viaggio imprevedibile ed emotivamente soddisfacente che si è
concluso con un finale perfetto.
Quentin Tarantino ha elogiato
il finale creativo del film
Molti critici hanno
sottolineato che il film sovverte le aspettative, offrendo
un’impostazione che sembra un ripoffdi John
Wick, solo per consegnare qualcosa con un
messaggio genuino e molto cuore. Ty Burr del Boston
Globe ha commentato la fine del film:
“Pig” è un film riflessivo e ben
fatto per un pubblico pronto a ricevere schifezze: è una perla
prima dei porci”.
Il pubblico ha anche lodato il
finale per aver portato la storia a una conclusione piena di
emozioni. Anche se c’è un certo dibattito su dove Rob si trovi alla
fine in termini di dolore, molti fan, come MainRadiance
di Redditor, sono stati colpiti dallo strazio, dal dolore e dalle
emozioni umane degli ultimi momenti del film:
Mi sono sentito davvero
emozionato dalla scena della cucina fino alla fine.In sala
piangevo e trattenevo i singhiozzi, ma quando l’hanno “rivelato”
non sono più riuscito a trattenermi.Questo film mi ha
spezzato il cuore.
L’acclamato regista
Quentin Tarantino ha recentemente condiviso il suo amore per
Pig , definendolo uno dei migliori film
degli ultimi cinque anni. Ha anche elogiato il finale per il modo
inventivo in cui prende l’impostazione e la capovolge:
[Il film si configura come tutte
le vendette-matiche che Nic Cage sembra aver fatto negli ultimi
cinque anni… questo si prefigura come tale, ma non lo fa nel modo
più creativo possibile”.
Brillante conduttore e autore
televisivo, Pif, nome d’arte di
Pierfrancesco Diliberto, è oggi tra le personalità
più richieste del mondo dello spettacolo. Negli anni si è distinto
per il suo impegno politico, che lo ha portato con la leggerezza
della commedia a trattare in modo originale il problema della mafia
in Italia. Distintosi in seguito anche come regista, i suoi film
hanno ottenuto importanti riconoscimenti, consolidandone il
successo. Ecco 10 cose che non sai su Pif.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Pif: i suoi film e le serie TV
10. Si è affermato come
regista. Nel 2013 Pif si afferma al cinema con la sua
prima opera da regista, La mafia uccide solo
d’estate, che diventa da subito un grande successo di
critica e pubblico. Nel 2016 porta in sala la sua opera seconda,
In guerra per
amore, dove dirige l’attrice Miriam
Leone. Anche questo suo secondo film ottiene
importanti riconoscimenti, confermando l’influenza di Pif
all’interno dell’industria. Attualmente sta completando la
realizzazione del suo terzo film da regista, intitolato E noi
rimanemmo solo a guardare, dove recita l’attrice Ilenia
Pastorelli. Per la televisione ha invece diretto il
documentario Roberto Saviano: Uno scrittore sotto scorta
(2016) e la serie documentario Caro Marziano (2017).
9. Ha recitato anche in film
altrui. Oltre ad aver ricoperto il ruolo del protagonista
nei propri film, Pif è apparso al cinema anche in Pazze di
me (2013), che ne ha segnato il debutto con il ruolo di
Ludovico. Ha poi recitato nel film Momenti di
trascurabile felicità (2019), ricoprendo il ruolo del
protagonista Paolo. Per La mafia uccide solo d’estate
è stato invece Arturo Giammaresi, mentre per In guerra per
amore ha dato vita al personaggio di Arturo.
8. Ha preso parte a
produzioni televisive. In televisione, Pif è noto per la
sua partecipazione a programmi come Le Iene, Il testimone
e Caro Marziano. Recentemente è invece stato la voce
narrante della serie La mafia uccide solo
d’estate, tratta dal suo film e interpretata dall’attrice
Anna
Foglietta.
Pif: chi è la sua fidanzata
7. Ha avuto una relazione
con una collega. Grazie al suo lavoro in televisione, nel
2011 l’attore conosce la conduttrice Giulia
Innocenzi, specializzata in inchieste giornalistiche nelle
aree sociali di degrado. I due intraprendo una relazione, che
rendono pubblica soltanto nel 2013. Particolarmente riservati, la
coppia rilascia poche dichiarazioni sulla loro relazione, mentre
nel 2016 annunciano la separazione, pur rimanendo in buoni
rapporti.
Pif ha pubblicato un libro
6. È l’autore di un
romanzo. Nel 2018 Pif pubblica il libro … che dio
perdona a tutti, dove attraverso la storia di Arturo l’autore
porta il lettore a riconsiderare i rapporti che ci legano gli uni
agli altri, dal comportamento quotidiano alle parole di
solidarietà, uguaglianza e verità. Edito da Feltrinelli, il romanzo
è stato descritto come una storia agrodolce della stessa unicità
che vive nei film scritti e diretti da Pif.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Pif e Le Iene
5. È stato uno dei più noti
inviati del programma. A partire dal 2001 Pif,
inizialmente tra gli autori del programma Le Iene, ne
diventa uno degli inviati principali. Celebri, in particolare, sono
i suoi servizi realizzati nel corso di feste della Lega Nord o in
Sicilia, dove si finge un abitante dell’Italia settentrionale. È
così divenuto noto per le sue inchieste politiche, tratto
distintivo del suo interesse come autore.
4. Ha condotto il
programma. A partire dal gennaio del 2016 viene annunciato
come conduttore ufficiale del programma, ruolo che riveste insieme
alla collega Nadia Toffa. Con loro il programma
conosce una nuova popolarità, anche grazie alla capacità di Pif di
portare alla luce alcuni tra gli aspetti più trascurati della
società italiana.
Pif in Il testimone
3. Ha ideato il noto
programma. Dal 2007 Pif porta in televisione il programma
Il testimone, da lui ideato e condotto. Questo si propone
di raccontare storie, eventi e persone attraverso l’occhio della
telecamera che lo stesso conduttore porta con sé durante i
reportage. Questa tecnica di ripresa permette allo spettatore una
visione della realtà concreta, trasmettendo il messaggio sociale
presente in ogni puntata.
Pif: l’origine del suo nome
d’arte
2. Ha rivelato l’origine del
suo celebre soprannome. Divenuto celebre con il nome di
Pif, questi è un nome d’arte assegnatogli dal collega Marco Berry
de Le Iene. Sembra che Pif altro non sia che un’originale
abbreviazione di Pierfrancesco, vero nome dell’attore e
conduttore.
Pif: età e altezza
1. Pif è nato a
Palermo, in Sicilia, Italia, il 4 giugno 1972. L’attore e
conduttore è alto complessivamente 183 centimetri.
Divenuto popolare grazie a diverse
celebre serie TV a cui ha preso parte, l’attore Pietro
Sermonti vanta anche molteplici e importanti
collaborazioni cinematografiche. Nel corso degli anni ha infatti
saputo affermarsi tanto per i suoi ruoli comici quanto per parti
più drammatiche. Ciò gli ha permesso di dimostrare le proprie doti,
guadagnando la stima di critica e pubblico. Ecco 10 cose
che non sai di Pietro Sermonti.
Parte delle cose che non sai di Pietro Sermonti
Pietro Sermonti: i suoi film e le
fiction
1. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attore debutta al cinema con il film
Piccoleanime (1998), per poi tornare al cinema
in SoloMetro (2007) e ancora Sweet Sweet Marja
(2007), Roulette (2007), Amore, bugie e calcetto
(2008), Sleepless (2009) e Boris – Il
film (2011), che gli permette di ottenere una buona fama
anche sul grande schermo. Da quel momento recita infatti in film
come Smetto quando
voglio(2014), Confusi e
felici (2014), Sei mai stata sulla
Luna? (2015), Smetto quando voglio
– Masterclass (2017), Smetto quando voglio
– Ad honorem (2017), Lasciati
andare(2017), Terapia di coppia per
amanti (2017), Bentornato Presidente (2019) e
Bangla (2019).
2. Ha preso parte a celebri
serie TV. Dopo aver recitato nella serie
Carabinieri (2002), l’attore ottiene una discreta
popolarità grazie a Elisa di Rivombrosa (2003-2004) e
La moglie cinese (2006). Grande notorietà gli è però data
dalla serie Un medico in famiglia, dove dal 2001 al 2009
recita nel ruolo di Guido Zanin. Conferma poi il suo successo
recitando nella popolare serie Boris (2007-2010), dove dà
vita all’iconico Stanis La Rochelle. Negli anni successivi torna in
televisione per recitare in Nero Wolfe (2012) e Tutto
può succedere (2015-2018).
Pietro Sermonti e Margot
Sikabonyi
3. Ha avuto una relazione
con la collega di set. Durante le riprese della fiction
Un medico in famiglia, l’attore ha modo di conoscere
Margot Sikabonyi, che ricopre il personaggio di
Maria Martini. I due sviluppano in breve tempo un feeling, dando
vita ad una relazione che si protrae per diverso tempo. Si lasciano
poi senza fornire particolari motivazioni, con l’attrice ha
affermato che quello vissuto è stato il suo primo vero amore, ma
che non permetterà più di innamorarsi sul set.
Pietro Sermonti ha una moglie?
4. Non è sposato.
Attualmente l’attore sembra essere single, avendo terminato da poco
la relazione con l’attrice Margherita Vicario. Tra le altre storie
d’amore celebri di Sermonti vi è stata anche quella con la
conduttrice televisiva Alessia Marcuzzi. Tuttavia, l’attore non ha
mai fornito ulteriori dettagli sulla propria vita privata,
preferendo tenere i media lontani da questa.
Pietro Sermonti e il calcio
5. Voleva diventare un
calciatore. Da ragazzo, Sermonti aveva come sogno quello
di diventare un calciatore. Inizia ad allenarsi giocando nelle
giovanili della Juventus, ma per problemi fisici è costretto ad
abbandonare. Ciò non gli impedisce però di praticare tale sport a
livello amatoriale, prendendovi infatti parte a scopi benefici,
giocando ad esempio per alcuni anni nella Nazionale Italiana
Attori.
Parte delle cose che non sai di Pietro Sermonti
Pietro Sermonti in Un medico in
famiglia
6. Ha abbandonato la
serie. Dopo aver recitato nelle stagioni 3, 4 e 6,
l’attore ha confermato che non sarebbe tornato a recitare nella
celebre fiction, poi protrattasi fino al 2016. Sermonti giudicava
infatti completo l’arco narrativo del proprio personaggio, e ha
ulteriormente motivato la scelta con il desiderio di intraprendere
nuove strade nel campo della recitazione.
Pietro Sermonti in Boris
7. Nella serie interpreta un
attore che interpreta un medico. Per un incredibile
coincidenza, nella serie Boris, dove l’attore ricopre
il ruolo di Stanis La Rochelle, si è ritrovato a dar vita
nuovamente ad una parte legata al mondo della medicina. Sermonti ha
affermato di essersi divertito molto a dar vita a questo
personaggio, potendo prendere in giro in modo ironico e affettuoso
quanto fatto invece con serietà in Un medico in
famiglia.
8. Il ruolo è stato scritto
per lui. Amico da anni con gli sceneggiatori di
Boris, Sermonti ha affermato di aver particolarmente
apprezzato il ruolo che questi avevano scritto per lui. Data la
profonda amicizia, gli sceneggiatori hanno infatti potuto assegnare
all’attore una parte che ne liberasse le vene più deliranti della
sua personalità, ottenendone un personaggio particolarmente
comico.
9. Si ritiene ben diverso
dal suo personaggio. Stanis La Rochelle è una personalità
prevalentemente sgradevole, ricca di presunzione ed egocentrismo.
Sermonti ha ribadito di non ritrovarsi affatto in questi aspetti,
ma che dargli voce è stata una delle sfide più entusiasmanti,
poiché si è visto costretto ad attingere ad un repertorio che non
gli è proprio. Mettendosi alla prova, l’attore ha così potuto
svelare nuove sfumature del suo talento.
Pietro Sermonti: età e altezza
10. Pietro Sermonti è nato a
Roma, Italia, il 25 ottobre 1971. L’attore è alto
complessivamente 183 centimetri.
In occasione della presentazione
alla stampa di Le Vele Scarlatte, abbiamo incontrato il
regista, Pietro Marcello, che ha parlato del suo
ultimo film che ha aperto la Quinzaine des Realisateurs di
Cannes 2022. Il film è al cinema dal 12 gennaio
distribuito da 01 Distribution.
Le Vele Scarlatte, la trama
Da qualche parte nel nord della
Francia, Juliette, giovane orfana di madre, vive con il padre,
Raphaël, un soldato sopravvissuto alla prima guerra mondiale.
Appassionata di musica e di canto, Juliette ha uno spirito
solitario. Un giorno, lungo la riva di un fiume, incontra una maga
che le predice che delle vele scarlatte arriveranno per portarla
via dal suo villaggio. Juliette non smetterà mai di credere nella
profezia. Liberamente ispirato a Le vele
scarlatte di Aleksandr Grin,
scrittore russo pacifista del XX secolo, il film di Pietro Marcello
è un racconto popolare, musicale e storico, al confine con il
realismo magico.
Le Vele Scarlatte è un film di
PIETRO MARCELLO con JULIETTE JOUAN,
RAPHAËL THIÉRY, NOÉMIE LVOVSKY con la partecipazione
speciale di LOUIS GARREL e con YOLANDE
MOREAU.
Con il recente successo alla
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia, il giovane Pietro Castellitto è
attualmente uno degli attori più richiesti del momento. Sul set sin
da piccolo con ruoli nei film diretti dal padre, egli ha da due
anni a questa parte dimostrato una notevole maturità, che lo ha
portato anche ad esordire come sceneggiatore e regista. Nel suo
futuro lo attendono numerosi ruoli importanti, grazie ai quali
l’attore potrà dare dimostrazione del suo talento e affermarsi
all’interno del panorama cinematografico italiano.
Ecco 10 cose che non sai di
Pietro Castellitto.
Pietro Castellitto: i suoi film da
attore e da regista
10. Ha recitato in noti
lungometraggi. Il suo debutto sul grande schermo avviene
con il film Non ti muovere (2004), diretto da Sergio
Castellitto. Successivamente, compare anche in La
bellezza del somaro (2010), È nata una star? (2012),
con Rocco
Papaleo, e Venuto al
mondo (2012), con Penelope
Cruz. La grande popolarità arriva però grazie a
La profezia
dell’armadillo (2018), dove interpreta Secco. Nel 2020
torna poi al cinema con il ruolo di Federico Pavone nel film
I predatori, mentre
prossimamente sarà Cencio nell’atteso Freaks Out, con
Claudio
Santamaria.
9. Reciterà in un’attesa
serie televisiva. Castellitto è stato scelto per
interpretare il celebre calciatore della Roma Francesco Totti nella
serie televisiva che si intitolerà Speravo de morì prima.
Questa sarà basata sul libro Un capitano, e racconterà gli
ultimi due anni della carriera del calciatore, ma anche la sua vita
privata con la moglie e i figli. Il progetto è attualmente in fase
di riprese, e dovrebbe arrivare in televisione nel corso del 2021.
È però già stata
rilasciata una prima promettente foto dell’attore nei panni
dell’amato Totti.
8. Ha scritto e diretto un
film. Nel 2020 Castellitto ha presentato al Festival di
Venezia il suo primo film da regista I predatori, di cui è
anche interprete nel ruolo di Federico Pavone. La trama ruota
intorno a due famiglie di estrazione sociale e culturale totalmente
differente. I Pavone e i Vismara sono infatti rispettivamente dei
ricchi borghesi e dei fascisti proletari. La vicenda ruota così
intorno al loro inevitabile scontro, che porterà alla luce
inaspettati segreti. Il film, distribuito da 01 Distribution,
arriverà nelle sale italiane a partire dal 22 ottobre.
Pietro Castellitto e I
predatori
7. Ha ottenuto un importante
riconoscimento. In occasione del Festival di Venezia, dove
il suo film I predatori era presente nella sezione
Orizzonti, Castellitto ha vinto il prestigioso riconoscimento per
la migliore sceneggiatura. L’esordiente regista ha così ritirato il
premio con un bizzarro discorso iniziato con l’affermazione
“soltanto gli infami e i traditori sono bravi neiringraziamenti“, dedicando poi la vittoria a “chi non
la pensa come me, perché solo legittimando l’altro si può avere uno
scambio. La competizione è con la storia, non con il nostro
tempo“. Tale evento ha certamente contribuito a suscitare una
certa attenzione nei confronti del film, prossimamente atteso in
sala.
6. Il film è nato da un suo
disagio. Come dichiarato in alcune interviste, il giovane
Castellitto ha iniziato ad ideare il film sin dall’età di 22 anni.
L’evento scatenante sarebbe stata una crisi nella sua carriera
d’attore. Da quel momento ha cominciato a ideare un film basato sul
suo disagio, sulle frustrazioni che riguardano l’impossibilità di
reinventare il mondo. Da qui sono nati i personaggi protagonisti
del film I predatori, tra cui il suo Federico Pavone.
Pietro Castellitto in Venuto al
mondo
5. Ha recitato nel film
diretto da suo padre. Nel 2012, prima di interrompere la
propria carriera da interprete per dedicarsi agli studi di
filosofia, Castellitto ha recitato nel ruolo di Pietro nel film
Venuto al mondo, diretto da suo padre Sergio. Il
lungometraggio si basava sull’omonimo romanzo di Margaret
Mazzantini, madre dell’attore, ed aveva come protagonista
l’attrice premio Oscar Penelope Cruz. Il ruolo
ricoperto dal giovane Castellitto era proprio quello del figlio di
lei, che intraprende un viaggio con la madre dall’Italia a
Sarajevo.
Pietro Castellitto è su
Instagram
4. Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da oltre 7 mila persone.
All’interno di questo Castellitto ha ad oggi condiviso un totale di
57 post. Molti di questi sono dedicate a sue attività quotidiane,
come anche a curiosità a lui legate. Molto presenti però sono le
immagini relative al suo lavoro come interprete, tra cui anche
quella che lo ritrae con il premio vinto allo scorso Festival di
Venezia e la locandina promozionale del suo film da regista I
predatori.
Pietro Castellitto ha una
fidanzata?
3. È molto
riservato. L’attore è diventato una delle personalità più
chiacchierate della sua generazione a partire dal 2018, anno in cui
ha ottenuto grande popolarità con il film La profezia
dell’armadillo. Da quel momento in molti hanno iniziato a
seguirlo sui social cercando di scoprire di più della sua vita
privata. Castellitto però ha sempre evitato di condividere dettagli
a riguardo, preferendo non far intromettere i media nella sua vita
al di fuori del mondo dello spettacolo. Ad oggi, per tanto, non è
possibile stabilire se egli abbia o meno una fidanzata.
Pietro Castellitto: quale agenzia
lo rappresenta
2. È rappresentato da una
nota agenzia. Attualmente Castellitto sembra essere sotto
contratto con la IPC Promozioni Cinematografiche, agenzia che si
occupa di gestire numerosi attori, attrici e registe nel panorama
dello spettacolo italiano. Sul sito di questa è possibile ritrovare
le principali informazioni su di lui, tra cui varie foto e tutti i
lavori da lui svolti, sia al cinema che in televisione che altrove.
Grazie a questo profilo sarà così possibile rimanere aggiornati
sulle sue attività future.
Pietro Castellitto: età e
altezza
1. Pietro Castellitto è nato
a Roma, Italia, il 16 dicembre del 1991. L’attore e
regista è alto 185 centimetri.
Pietro Castellitto è sicuramente tra coloro
che, nonostante una stagione cinematografica osteggiata in tutti i
modi dalle miopi decisioni del Governo e l’innegabile difficoltà
dovuta alla pandemia, hanno spiccato di più negli ultimi mesi nel
panorama cinematografico italiano.
Forte di un esordio dietro la
macchina da presa, I Predatori, che ha riscosso molto successo
sin dalla presentazione a Venezia, in Orizzonti, dove ha vinto il
premio per la sceneggiatura, e di un ruolo che lo ha rilanciato
agli occhi di un pubblico ultra popolare, quello di Francesco
Totti, nella serie Speravo de morì prima di Sky, l’attore,
sceneggiatore e regista e sotto gli occhi di tutti.
Durante un’intervista con il
Corriere della Sera, Pietro Castellitto ha rilasciato delle
dichiarazioni che hanno fatto discutere, perché rivolte, con tono
negativamente critico, al movimento del MeToo, che
a poco a poco sta cambiando le regole del gioco nel mondo dello
spettacolo, anche arrivando a decisioni estreme:
“Per fare l’attore devi saper
dire le bugie e fare gli scherzi – ha dichiarato Castellitto
– Se non scherzi più, il tuo percorso è stato sacrificato alle
consuetudini e al perbenismo dominante. Negli anni ’20 Al Capone
faceva soldi gestendo alcol e droga, oggi li fai perpetuando il
bene. Penso ai milioni incassati dagli studi legali attraverso il
monumento all’ipocrisia del #MeToo, battaglia sacrosanta, ma se
Kevin Spacey mi mette la mano sulla coscia gliela sposto, non gli
rovino la vita chiedendo pure i soldi; io vedo la volontà di
potenza che sfrutta questa crociata morale per ingrassarsi, sto
parlando come amante di Nietzsche, che studiai a Filosofia. Ho
anche compiuto un viaggio in Germania sulle sue tracce, ho dormito
nella casa museo dove ha ideato Zarathustra… “
Pietro
Castellitto, che presenta in Orizzonti la sua opera prima,
che scrive, dirige e interpreta, I Predatori,
parla del film e della stesura di una sceneggiatura complicata che
gli ha permesso di vincere il premio per la Migliore Sceneggiatura
in Orizzonti.
I
predatori, film d’esordioalla
regiadi Pietro Castellitto
è stato presentato in Concorso in Orizzonti alla
77° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia, dove ha vinto il premio per la migliore
sceneggiatura. Protagonisti sono Massimo Popolizio, Manuela
Mandracchia, Pietro Castellitto, Giorgio Montanini, Dario Cassini,
Anita Caprioli, Marzia Ubaldi, Antonio Gerardi, Nando Paone,
Vinicio Marchioni, Claudio Camilli, Liliana Fiorelli, Renato
Marchetti, Giulia Petrini, Francesco Borghese.
Sono profondamente felice
– dichiara il regista – che il mio film venga presentato
nella sezione Orizzonti. Lo sconquasso della pandemia ha distrutto
molte certezze aprendo le porte a un nuovo scontro fra culture e
visioni del mondo, premessa fondamentale per qualsiasi era
artistica. C’è un che di bellico in quest’alba veneziana e farne
parte è motivo di orgoglio. Ringrazio Alberto Barbera e tutti i
selezionatori per la fiducia data. Spero di esserne
all’altezza.
Pietro.
Nel film I
predatori È mattina presto, il mare di Ostia è
calmo. Un uomo bussa a casa di una signora: le venderà un orologio.
È sempre mattina presto quando, qualche giorno dopo, un giovane
assistente di filosofia verrà lasciato fuori dal gruppo scelto per
la riesumazione del corpo di Nietzsche. Due torti subiti. Due
famiglie apparentemente incompatibili: i Pavone e i
Vismara. Borghese e intellettuale la prima, proletaria e
fascista la seconda. Nuclei opposti che condividono la stessa
giungla, Roma. Un banale incidente farà collidere quei due poli. E
la follia di un ragazzo di 25 anni scoprirà le carte per rivelare
che tutti hanno un segreto e nessuno è ciò che sembra. E che siamo
tutti predatori.
I predatori è
una produzione FANDANGO con RAI
CINEMA prodotto da Domenico Procacci e Laura
Paolucci, opera realizzata con il sostegno della Regione Lazio
Fondo regionale per il cinema e l’audiovisivo.
Col film che s’intitola Pietro, il
regista Daniele Gaglianone ha gareggiato al Festival del Cinema di
Locarno 2010. L’ambientazione è a Torino, nei “grigi” quartieri in
periferia. Il protagonista Pietro sta superando l’età della
giovinezza, ma dei problemi psicologici ne frenano il
raggiungimento della maturità. Più che la goffaggine nei movimenti,
in lui conta la continua “sudditanza” ai comandi del fratello
Francesco, tossicodipendente. I due giovani vivono insieme, in un
appartamento fatiscente.
In Pietà ogni vita che nasce è un
atto d’amore fatto di carne ed ossa… ma se si è privati dell’amore
sin dalla nascita, come si può imparare ad amare? Kang-do
(Lee Jung-jin) è sempre stato solo, si muove come
un automa, indifferente a tutto ciò che lo circonda, sembra vivere
in perenne anestesia, col disgusto per il genere umano stampato in
faccia. Per vivere – o meglio – per sopravvivere, Kang-do lavora al
servizio degli usurai, riscuotendo i debiti che la gente disperata
di Cheonggyecheon ha contratto nel tentativo di risollevare le sue
sorti e, quando non ottiene ciò che vuole, non batte ciglio nel
tagliare una mano o una gamba e riscuotere dalla pensione
d’invalidità perché “se muori l’assicurazione non paga”. Poi, una
donna piomba nella sua non-vita, dice di essere sua madre e riesce
a farsi strada nell’animo addormentato dello spietato strozzino di
Cheonggyecheon. Mi-sun, interpretata magistralmente da CHO
Min-soo, in realtà è solo una donna che cerca vendetta e,
forgiata dalla sofferenza, non è meno crudele di Kang-do.
Pietà, il film
Tesa nello sforzo di portare a
termine il suo piano, si fa sua complice e si sottomette all’unica
forma di affetto che Kang-do, inesperto, riesce a donarle: un misto
di violenza e amore, eros&thanatos che si legano
indissolubilmente fino allo scioglimento della loro storia. Si può
provare Pietà per un mostro? Dopotutto, Mi-sun ci riesce e, come
una Madonna, cura le ferite invisibili dell’uomo nascosto dietro la
cruda violenza. La città coreana di Cheonggyecheon, nella quale il
film è ambientato, diventa essa stessa un personaggio, specchio
della disperazione e dell’indifferenza di un dio che sembra aver
abbandonato l’umanità a se stessa.
Vincolato dagli stilemi della
recitazione tipicamente orientale, Pietà di
Kim Ki-duk, sembra indebolirsi quando la scena non
è totalmente controllata dai due protagonisti, la cui
interpretazione riesce a dare lo spessore artistico di cui la
materia trattata necessita. Il regista, che nei momenti di più
forte intensità emotiva investe letteralmente gli attori, senza
preoccuparsi di osare e di sfidare le regole stilistiche del
“buon cinema”, riesce a dare un taglio fortemente avanguardistico e
inedito al film.
Leone d’oro alla 69esima Mostra d’Arte Cinematografica di
Venezia, Pietà è stato scelto per rappresentare la
Corea del Sud agli Oscar, in corsa nella categoria “miglior film
straniero”.
Si è spento a 92 anni Piero
Tosi, il costumista italiano nominato cinque volte al
premio Oscar e vincitore del riconoscimento alla carriera nel
2014.
“Ci ha lasciato oggi Piero Tosi,
amico di una vita del Maestro e suo collaboratore fin dagli esordi
della sua carriera. L’Oscar alla carriera del 2014 corona una vita
di collaborazioni con i più grandi registi del cinema italiano.
Sarà seppellito nella tomba di famiglia di Franco Zeffirelli,
accanto al Maestro e a Anna Anni, suoi amici di sempre dai tempi
dell’Istituto d’arte di Porta Romana”. A diffondere il comunicato è
stata la Fondazione Franco Zeffirelli.
Piero Tosi ha lavorato nell’epoca
d’oro del cinema italiano, collaborando con Zeffirelli, Luchino
Visconti e Vittorio De Sica, tra gli altri. Ha firmato, tra gli
altri, i costumi di Senso, Il Gattopardo, Ieri, oggi domani, La
Traviata e Storia di una Capinera.
In occasione
del centenario della nascita esce
PIERO PICCIONI – A MODERN GENTLEMAN: The
refined and bittersweet sound of an italian Maestro. Piero
Piccioni è senza dubbio il più “dandy” dei compositori italiani di
musica da film. Il più elegante, nell’arte come nella vita. Nel
centenario della nascita del compositore, CAM
Sugar, in collaborazione con Decca
Records, celebra la sua arte con una
raccolta che attinge dalle sue più e meno note
opere, accanto a un prezioso gruppo di brani che,
sorprendentemente, sono rimasti del tutto inediti fino ad oggi. Il
risultato è un viaggio alla riscoperta del suono unico, abbagliante
e inconfondibile del compositore torinese: un “Piccioni’s
touch” morbido, sensuale ed emozionante che si percepisce
in ogni composizione su cui ha lavorato durante la sua lunga
carriera, spaziando dal jazz alla bossa nova, al funk, alla disco e
alla musica orchestrale. Un tocco che dona armonia e coerenza ad un
corpus di colonne sonore che si distingue come una delle più
prestigiose e importanti discografie del mondo: musica
destinata a durare per sempre, senza mai risultare fuori tempo.
Nel cd e doppio LP compaiono
capolavori come Significa Amore, tratta dal
film “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”
(per cui Piccioni vinse il David di Donatello come miglior
musicista nel 1975), Pop’s Lolly, dal “3 Notti
d’amore”, nella cui session spunta anche Gato Barbieri al sax,
o Papa Funky, dalla colonna sonora di “In
viaggio con papà”, dove Piccioni commenta il rapporto Sordi-Verdone
con una miscela spensierata di generi diversi, unendo jazz, funk e
rock insieme, con il suo stile inconfondibile.
“Nel centenario della sua
nascita non potevamo non dedicare una pubblicazione a Piero
Piccioni, uno dei migliori compositori italiani di colonne
sonore e uno dei più grandi della scuderia CAM Sugar – spiega
Filippo Sugar, Presidente e CEO del
Gruppo Sugar– Il progetto si inserisce in un
contesto che dedicheremo all’opera del Maestro con le prime uscite
digitali previste per i prossimi mesi che comprenderanno molti
inediti. Accanto ai brani noti e storici facciamo sempre molta
attenzione a fare un lavoro culturale di ricerca e recupero negli
archivi riportando alla luce brani che meritano di essere
riscoperti e che hanno un sound che può avere un significato molto
importante per l’ascolto contemporaneo”.
Piero Piccioni(Torino 1921- Roma 2004), enfant prodige, ascolta jazz fin
dall’infanzia. A tredici anni, autodidatta impressionato
dall’ascolto dei dischi di Duke Ellington, scrive già canzoni che
vengono pubblicate dalla casa editrice Carisch. Nel 1937 fa
un’audizione per la EIAR e gli viene commissionato di suonare per
un programma musicale su Radio Firenze. A 17 anni Debutta come
pianista alla radio, dove ritorna nel 1944 con l’orchestra ‘013’,
da lui costituita: la prima orchestra di jazz che trasmette ai
microfoni e la prima formazione jazzistica stabile italiana.
Parallelamente al jazz Piccioni esercita la professione di
avvocato e inizia a studiare filosofia. Nel 1949 a New York,
dove vive per un anno e mezzo, viene chiamato a sostituire il
pianista Al Haig in un programma televisivo, suonando insieme a
Charlie Parker, Kenny Dorham, Tommy Potter e Max
Roach. È stato l’unico musicista italiano ad aver suonato
con Charlie Parker.
Compositore di oltre 300
colonne sonore per il cinema, sceneggiati televisivi, musiche
per radio, balletto e orchestra, inizia a scrivere
colonne sonore negli anni ’50. Michelangelo
Antonioni gli commissiona la musica per il documentario di
un suo allievo, Luigi Polidoro. Il primo film per il quale scrive
le musiche è “Il mondo le condanna” di Gianni Franciolini del 1952,
seguito da “La spiaggia” di Alberto Lattuada del 1953. Piccioni
compone le musiche di 13 dei 17 film di Francesco
Rosi e lavora molto con Alberto Sordi in
un lungo sodalizio umano e professionale. Tra le sue musiche più
famose, quelle dei film “Il caso Mattei” di Francesco
Rosi, “Un italiano in America” e “Polvere di stelle”
dello stesso Sordi. Tanti registi hanno affidato al suo genio
musicale le loro pellicole: Francesco Rosi, Mario
Monicelli, Alberto Lattuada, Luigi Comencini, Luchino Visconti,
Antonio Pietrangeli, Elio Petri, Bernardo Bertolucci, Roberto
Rossellini, Vittorio De Sica, Tinto Brass e Dino Risi tra
gli altri. Sue anche le colonne sonore di “Travolti da un insolito
destino nell’azzurro mare di agosto” e “Tutto a posto e niente in
ordine” di Lina Wertmuller, e di “Il bell’Antonio”
di Mauro Bolognini.
Tra i prestigiosi riconoscimenti
ottenuti nella sua lunga carriera il David di
Donatello come miglior musicista per la colonna sonora di
“Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”
(1974), il Nastro d’argento per la colonna sonora
di “Salvatore Giuliano” di Francesco Rosi (1963), il Prix
International Lumiere (1991), il premio Anna Magnani (1975) e il
premio Vittorio De Sica (1979).
Pierfrancesco
Favino – È lui stesso a dire che il termine star evoca
alla sua mente solo l’immagine del famoso brodo. E questo già la
dice lunga sul suo understatement, sull’umiltà con la quale
affronta il mestiere d’attore. Tuttavia, considerata la popolarità
raggiunta, le collaborazioni illustri in Italia e all’estero, la
versatilità che ormai tutti gli conosciamo, che lo rende capace di
spaziare nei più svariati registri cinematografici e di giocare coi
più disparati dialetti dello stivale, pare che l’attore romano
dovrà proprio abituarsi ad essere definito star.
Tante, negli ultimi quindici anni,
le pellicole cui ha dato sapore e carattere, passando con
disinvoltura dalla commedia al dramma e viceversa: da L’ultimo
bacio di Muccino a Romanzo criminale, da Saturno contro a
Figli delle stelle. Senza dimenticare le interpretazioni
televisive: dal giovane medico di Amico mio, al ciclista Gino
Bartali, al sindacalista Di Vittorio. Personaggi forti e
determinati i suoi, uomini tutti d’un pezzo, balordi, ma anche
bravi ragazzi, uomini d’oro, o simpatiche canaglie e cinici
egoisti. Ad ognuno ha saputo dare una caratterizzazione precisa,
fatta di movenze, sguardi, atteggiamenti, inflessioni linguistiche,
sempre perfettamente in sintonia col personaggio, tanto da renderlo
fotografia vivida e spesso memorabile. Stiamo parlando di
Pierfrancesco Favino.
Tutto ha inizio il 24 agosto del
1969, quando nasce in quella stessa Roma dove tutt’ora vive. Sul
fatto che abbia un forte legame con la sua città sussistono pochi
dubbi: si dice che ami vivere il suo quartiere – il Celio – e che
non si sottragga al contatto con la gente. È proprio nella Capitale
che muove i primi passi da attore, inizialmente come studente
dell’Accademia d’Arte Drammatica, poi sul palco, sotto la sapiente
direzione di maestri come Proietti e Ronconi.
Prosegue quindi approdando alla tv – che continuerà a frequentare
con una certa assiduità – nel ’91 con la partecipazione a Una
questione privata di Alberto Negrin, cui segue la
serie tv Amico mio (1 e 2, 1993 e 1998).
Nel frattempo, esordisce anche al
cinema, con Pugili di Lino Capolcchio (1995). Due anni dopo è nel
cast del film di Stefano Reali In barca a vela contromano, accanto
a Valerio Mastandrea e Antonio
Catania, in un piccolo ma ben caratterizzato ruolo: quello
del disinvolto dottor Castrovillari. Nello stesso anno è diretto da
uno dei nostri più grandi registi: Marco
Bellocchio, in Il principe di Homburg. Nel 2000, non si
lascia sfuggire l’occasione di farsi dirigere da Luigi Magni, che
firma la sua ultima opera, La carbonara. Qui Pierfrancesco
Favino recita accanto a Fabrizio Gifuni,Valerio Mastandrea e al grande Nino
Manfredi. Nel 2001 lo vuole Gabriele Muccino, per la sua
commedia sentimentale sui trentenni in crisi L’ultimo bacio.
Altro film sulla generazione degli
“enta” è la seconda prova dietro la macchina da presa di Luciano
Ligabue Da zero a dieci (2002), dove Pierfrancesco
Favino interpreta Biccio. È poi scelto da Enzo Monteleone
per una pellicola drammatica: veste i panni del sergente Rizzo in
El Alamein – La linea del fuoco, che ricostruisce le vicende legate
all’omonima battaglia, protagonisti un plotone italiano opposto
alle forze inglesi in Egitto nel 1942. Per l’efficace prova
d’attore non protagonista, è tra i candidati al David di
Donatello.
Il 2003 lo vede partecipare alla
commedia corale, esordio registico di Maria Sole
Tognazzi, Passato prossimo, con Paola Cortellesi, Claudio
Santamaria, Valentina Cervi. Al centro del film un gruppo
di amici che si ritrovano nella casa di campagna di una di loro
(Paola Cortellesi) per passare il fine settimana,
ricordando il loro passato insieme e immaginando il loro futuro.
Nel 2004 arriva un’altra collaborazione importante, che porterà
a Pierfrancesco Favino ancora una candidatura
al Nastro d’Argento come miglior attore non protagonista, quella
con Gianni Amelio per Le chiavi di casa, accanto a Kim Rossi
Stuart. Per ora, però, non arrivano premi pesanti, come non sono
ancora arrivati ruoli da protagonista. Pierfrancesco
Favino è infatti considerato un buon caratterista, in
grado di ricoprire brillantemente ruoli di comprimari, ma non
adatto a quelli di primo piano. Tuttavia, è innegabile che anche
nei più piccoli ruoli affidatigli, l’attore romano riesca sempre a
fornire una caratterizzazione precisa, vivida e realistica, che
lascia il segno e resta nella memoria.
Il primo a scommettere di più sulle
sue doti è Michele Placido, che lo vuole per il
suo Romanzo criminale (2005), tratto dall’omonima
opera narrativa di Giancarlo De Cataldo, e
liberamente ispirato alle vicende della Banda della Magliana. E la
scommessa è senz’altro vinta. Il film è strutturato in tre episodi,
che rispecchiano le fasi e i passaggi di potere all’interno del
gruppo criminale. Favino è protagonista del primo episodio, nei
panni del Libanese: colui a cui si deve l’idea del “salto di
qualità” della banda, dalla piccola criminalità al crimine
organizzato, che controlla droga e prostituzione a Roma, stringe
alleanze con la mafia siciliana e con le alte sfere di un potere
politico più o meno corrotto.
Il Libanese pensa in grande, si
ispira agli imperatori romani e vuole ottenere con la forza un
riscatto sociale che non è riuscito a guadagnare con altri mezzi. E
come Giulio Cesare, finirà pugnalato per vendetta
da uno degli scagnozzi che si tiene intorno, in una delle sequenze
più intense del film. Pierfrancesco Favino
mette al servizio del personaggio la sua fisicità imponente, qui
quasi da orso (assieme all’andatura claudicante messa a punto per
il personaggio), e un’espressività truce, adattissima
all’occasione. Ciò non significa però che nel corso della pellicola
non mostri un ampio repertorio espressivo, che spazia appunto dallo
sguardo più torvo, alle lacrime, in un’interpretazione di altissimo
livello. Accanto a lui, degni protagonisti degli altri due episodi
della pellicola, Kim Rossi Stuart/Il Freddo, che
ritrova dopo Le chiavi di casa, e Claudio
Santamaria/Il Dandi, con cui aveva condiviso il set di
Passato prossimo. Il film fa il pieno di riconoscimenti,
collezionando sette Nastri d’Argento e dieci David di
Donatello. Pierfrancesco Favino li
porta a casa entrambi, il primo come Miglior Attore protagonista e
il secondo come Miglior Attore non protagonista. La pellicola
ottiene uno straordinario successo di pubblico e la popolarità
dell’attore romano cresce vistosamente, assieme al credito
accordatogli dalla critica e dagli ambienti cinematografici. Il
riscontro è tale che dal film viene tratta una fortunata serie
televisiva (giocata però più sulla rappresentazione di tipi umani
dai modi stereotipati, che banalizzano certi tratti tipici della
romanità. Nulla a che vedere con la complessità e la sapidità dei
personaggi del film).
Altri affermati registi italiani
vogliono Pierfrancesco Favino nei loro cast. Nel
2006 lo sceglie Giuseppe Tornatore per
interpretare il ruolo di Donato Adacher ne La sconosciuta,
protagonista Ksenia Rappoport. Lo stesso fa
Ferzan Ozpetek che, dopo aver scelto Gassman per
Il bagno turco, Accorsi e Margherita Buy per Le fate ignoranti,
Barbora Bobulova per Cuore sacro, ora punta proprio su Favino per
farne il personaggio cardine di quell’affresco corale su amicizia,
amore e morte, che è Saturno contro (2007). Anche in questo caso,
il compito non è facile: Davide è un uomo equilibrato, sicuro di
sé, risolto, con una vita tranquilla, che condivide con il
suo compagno Lorenzo/Luca Argentero e un nutrito gruppo di amici,
per i quali è figura di riferimento. Ha un lavoro che lo soddisfa
(scrive favole) e una bella casa. Questo universo quasi perfetto
entra in crisi con la morte improvvisa di Lorenzo. Per buona parte
del film, il personaggio si mostra forte, quasi spavaldo di fronte
all’accaduto, nascondendo in qualche parte remota di sé il dolore
causato dalla scomparsa del compagno. Poi, tutto emergerà,
reclamando il suo spazio.
E solo dopo aver vissuto realmente
il lutto e averne acquisito consapevolezza, lui e i suoi amici,
colpiti anch’essi profondamente dalla perdita, potranno
ricominciare a vivere.Pierfrancesco
Favino convince anche nei panni dell’omosessuale alle
prese con il lutto e commuove davvero nella sequenza clou del film
quando, in preda a tentazioni suicide, scoppia in lacrime. Un filo
di rigidità si percepisce solo in una delle prime scene, quella del
bacio con Argentero, in cui certamente Ozpetek è bravo a sfruttare,
volgendolo in positivo, l’imbarazzo dei due protagonisti.
Nello stesso anno, all’attore viene
offerta la possibilità di partecipare con un cameo a una produzione
made in USA: Una notte al museo di Shawn Levy, con
Ben Stiller. Pierfrancesco
Favino non si lascia scappare l’opportunità, che in
seguito sfrutterà ancora con successo, riscuotendo un discreto
apprezzamento oltreoceano. Il 2008, infatti, è l’anno della sua
partecipazione a Le cronache di Narnia: il principe Caspian di
Andrew Adamson. Ma è anche quello di Spike Lee,
che lo vuole nel cast di Miracolo a Sant’Anna.
Tuttavia, non dimentica l’Italia e ritrova Maria Sole
Tognazzi, che lo dirige in L’uomo che
ama, di nuovo accanto a Ksenia Rappoport.
Nel 2009 torna a solcare l’oceano e partecipa, in un piccolo ruolo,
ad Angeli e demoni di Ron Howard, tratto dal best seller di Dan
Brown, protagonista Tom Hanks.
Nel 2010 torna in Italia per
collaborare con un altro regista nostrano di grande sensibilità:
Silvio Soldini.Pierfrancesco
Favino interpreta Domenico in Cosa voglio di più, storia
della travolgente passione e dell’amore clandestino tra lui, uomo
sposato e con due figli, e Anna/Alba Rhorwacher, anche lei sposata,
con Alessio/Giuseppe Battiston. Il loro incontro metterà tutto in
discussione. Nelle difficoltà quotidiane di Domenico e Anna, anche
un affresco sociale dell’Italia di oggi. Nello stesso anno,
l’attore romano ritrova Lucio Pellegrini, con cui aveva collaborato
nel 2005 per il documentario La vita è breve, ma la giornata è
lunghissima, stavolta per la commedia Figli delle
stelle. Pellegrini mette insieme un cast di tutto
rispetto, che raccoglie, oltre a Pierfrancesco
Favino, Giuseppe Battiston, Claudia Pandolfi,
Paolo Sassanelli, Giorgio Tirabassi, Fabio Volo per
raccontare la vicenda tragicomica di un gruppo di precari che per
dar una svolta alle loro sorti, decidono di rapire un membro delle
istituzioni, ritenute responsabili della loro condizione
esistenziale: un ministro.
Sennonché, essendo alquanto
maldestri, rapiscono per errore un onesto sottosegretario. Seguono
grottesche ed esilaranti avventure che innescano una riflessione,
seppur velata dal sorriso, sia sulla stagione del terrorismo in
Italia, che sulla difficoltà delle attuali generazioni di trovare
modelli di intervento e di lotta sociale diversi da quelli passati.
Caustica ironia anche su alcuni vizi tipici italiani (su tutti,
l’ipocrisia). Nel gruppo dei precari
sfruttati, Pierfrancesco Favino è Pepe, che
aspetta da anni un posto d’insegnante di educazione fisica, e
intanto lavora, indignato, in un fast food. Pepe è un omone grande,
grosso e capellone, ma dal cuore tenero, appassionato di indiani
d’America ma con uno spassosissimo accento pseudo-ternano, che a
trentotto anni vive ancora coi genitori. Completa l’affresco
l’abbigliamento vintage anni ’80. Il rischio di sfociare nella
macchietta comica è alto, ma l’attore romano lo schiva abilmente,
regalando ancora una volta una caratterizzazione ricca di sfumature
e perfettamente credibile.
Lo stesso anno, Favino
partecipa al sequel di L’ultimo bacio, Baciami ancora, accanto a
Stefano Accorsi e Vittoria Puccini, sempre per la regia di Gabriele
Muccino. Mentre il 2011 lo vede protagonista di un’altra pellicola
diretta da Lucio Pellegrini: La vita facile, dove ritrova proprio
Accorsi e Puccini per una commedia sui (tanti) vizi e le (poche)
virtù italiane, rese ancora più evidenti dalla cornice africana in
cui la vicenda è ambientata. Inoltre, lo vedremo nella prossima
fatica di Carlo Verdone Posti in piedi in Paradiso.
Un capitolo a parte, come detto
all’inizio, è quello delle fiction televisive. In particolare,
ricordiamo le sue interpretazioni del ciclista Gino Bartali in Gino
Bartali – L’intramontabile (2006), diretto da Alberto Negrin, col
quale aveva esordito in tv nel 1991. All’interpretazione di
Bartali, Pierfrancesco Favino si applica, al
solito, con abnegazione e meticolosità, si cimenta con l’accento
toscano (come farà due anni dopo, quando interpreterà il partigiano
“Farfalla” per Spike Lee). Segue una rigorosa preparazione
fisico-atletica e percorre svariati chilometri su due ruote perché,
dice, vuole rendersi conto di quali pensieri attraversino la mente
di un ciclista mentre corre. (E la risposta è: nessun pensiero, se
non la preoccupazione di riuscire ad arrivare alla fine, macinando
una pedalata dopo l’altra e cercando di non farsi travolgere dalla
fatica). Nel 2007 vince il premio come Miglior Attore protagonista
al Roma FictionFest per la fiction tv Liberi di giocare, per la
regia di Francesco Miccichè, dove recita accanto a Isabella
Ferrari. Nel 2009 ottiene lo stesso riconoscimento per la sua
interpretazione di Giuseppe Di Vittorio in Pane e libertà, ancora
sotto la regia di Alberto Negrin. Qui veste i panni del
sindacalista pugliese – ancora una volta lavora egregiamente
sull’aspetto linguistico, dimostrando anche in questo grande
versatilità- che promosse la coscienza di classe tra i contadini
meridionali, per poi arrivare ai vertici del sindacato. Guadagna
per lo stesso ruolo il Premio Internazionale Flaiano come Miglior
interprete.
Solo una volta finora si è
cimentato nella regia, in occasione di un video promozionale di
raccolta fondi per l’Associazione Parent Project, costituita da
genitori di bambini affetti dalla distrofia muscolare Duchenne, che
finanzia progetti di ricerca (2008). L’attore è anche impegnato con
Oxfam Italia, che opera in Africa con vari progetti.
Pierfrancesco
Favino è uno di quegli attori che sta contribuendo a
cambiare la storia del cinema italiano recente grazie alle sue
incredibili interpretazioni. L’attore, che ha avuto diverse
occasione di poter lavorare in grandi produzioni americane, ha
sempre preferito rimanere in terra italiana, regalando
interpretazioni memorabili ed entrando nel cuore del pubblico per
il suo talento e la sua innata simpatia.
Ecco dieci cose da sapere su
Pierfrancesco Favino.
L’ultimo film nel quale lo si potrà
vedere per il 2024 è invece Napoli –
New York, dove recita nel ruolo di Domenico Garofalo, che
aiuterà i due giovani protagonisti a sbarcare a New York e
intraprendere una nuova vita. Per il ruolo, l’attore si è trovato a
dover recitare sia in dialetto napoletano che in inglese,
cimentandosi dunque nuovamente con una doppia lingua.
Pierfrancesco Favino e Antonio Guerra in Napoli – New York.
Cortesia di 01 Distribution
2. Ha lavorato molto anche
per il piccolo schermo. L’attore ha prestato la sua
attività recitativa anche per il piccolo schermo, partecipando a
numerosi progetti. Infatti, ha iniziato la sua carriera recitativa
con Una questione privata, film per la tv del 1992, per
poi proseguire con Correre contro (1996), Bonanno
(1999), Padre Pio (2000) e Gli insolitiignoti (2002). Inoltre, ha partecipato in molte serie e
miniserie come Amico mio (1993-1998), Ferrari
(2003), Gino Bartali – L’intramontabile (2005), Liberi
di giocare (2007), Pane e libertà (2009), Il
generale Della Rovere (2011), Qualunque cosa succeda
(2014) e Marco Polo (2014-2016). Nello 2023 ha recitato
nel ruolo di sé stesso nella serie Call My Agent – Italia.
3. È anche doppiatore e
produttore. Nel corso della sua carriera, l’attore ha
indossato panni diversi da quelli abituali. Infatti, ha indossato
molte volte quelli da doppiatore, prestando la propria voce per il
doppiaggio italiano di Daniel
Day-Lewis in Nine e Lincoln,
Vincent Cassell in Il racconto dei
racconti e Michael Shannon
in Revolutionary Road.
Inoltre, ha praticato anche l’attività di produttore, lavorando
alla realizzazione del film Senza nessuna pietà e
Padrenostro.
Pierfrancesco Favino in Il
traditore
4. Ha persuaso Bellocchio a
dargli la parte. Per interpretare Tommaso Buscetta in
Il traditore, l’attore ha dovuto convincere Marco
Bellocchio, regista del film, poiché egli non era convinto
del suo provino al cento per cento. Dopo che ebbe modo di sostenere
un’ulteriore prova, Favino convinse tutti di essere l’interprete
giusto per la parte. I numerosi premi poi vinti testimoniano la sua
estrema bravura per questa interpretazione.
Pierfrancesco Favino e Toni Servillo in Adagio. Cortesia di 01
Distribution
Pierfrancesco Favino in
Adagio
5. Si è trasformato
fisicamente. Per assumere il ruolo dell’ex criminale di
Romeo “Cammello” Baretta in Adagio, Favino
si è sottoposto ad un trucco intensivo che lo ha profondamente
trasformato, quasi rendendolo irriconoscibile. Ha poi messo su una
certa massa muscolare, di fatto dando vita ad un’interpretazione
molto intensa e fisica, che ha dunque ribadito il suo volersi
mettere alla prova con ruoli sempre inediti.
Pierfrancesco Favino è Bettino
Craxi
6. Ha interpretato Bettino
Craxi. Per il film Hammamet, dove l’attore
interpreta il controverso politico Bettino Craxi, Favino è stato
protagonista di una trasformazione impressionante. Egli si è
infatti reso irriconoscibile non solo per via del massiccio trucco
prostetico, che lo ha portato ad assomigliare moltissimo al vero
Craxi, ma anche per via del modo di parlare e di muoversi. Favino,
infatti, ha studiato a lungo la figura del politico, cercando di
fare sue le principali caratteristiche di Craxi.
Pierfrancesco Favino ha recitato in Una notte al
museo
7. Ha recitato nella celebre
commedia statunitense. Nel corso della sua ventennale
carriera, Favino ha avuto modo in diverse occasioni di recitare
anche in film di produzione statunitense. Una delle sue esperienze
più celebri a riguardo è quella nella popolare commedia Una
notte al museo, dove l’attore ha avuto modo di impersonare
Cristoforo Colombo sotto forma di statuetta di bronzo.
Pierfrancesco Favino ne Il traditore
Pierfrancesco Favino nella saga di
Le Cronache di Narnia
8. Ha fatto anche da
interprete sul set. Pierfrancesco Favino è poi tornato a
lavorare in una produzione internazionale con Le Cronache di Narnia – Il principe Caspian, dove
interpreta il Generale Glozelle, recitando anche accanto al
connazionale Sergio
Castellitto. In quanto poliglotta, Favino ha anche
spesso fatto da traduttore per il regista Andrew
Adamson.
Pierfrancesco Favino, la moglie e
le figlie
9. Non si è mai
sposato. L’attore non ha ancora praticato il passo che
conduce verso l’altare. Tuttavia, è fidanzato da moltissimi anni
con la collega Anna Ferzetti. I due si conoscono
infatti dal 2003 e sono insieme da allora, affermandosi come una
delle coppie più longeve e solide del mondo dello spettacolo
italiano. Dall’unione con la sua compagna di lunga data, l’attore è
diventato padre di due bambine: Greta (nata nel
2006) e Lea (nata nel 2012). Favino si è sempre
dimostrato molto attento ad evitare che le due bambine venissero
sovraesposte mediaticamente per via del suo mestiere, cercando
dunque di crescerle nel più normale dei modi.
L’età e l’altezza di Pierfrancesco
Favino
10. Pierfrancesco Favino è
nato il 24 agosto del 1969a Roma.
La sua altezza complessiva corrisponde a 180 centimetri.
Sarà presentato in concorso alla
77esima edizione della Mostra del cinema di Venezia,
Padrenostro il nuovo film con protagonista
Pierfrancesco Favino, diretto da Claudio Noce. Nel
cast anche Barbara Ronchi, Mattia Garaci, Francesco
Gheghi, Anna Maria De Luca, Mario Pupella, Lea Favino, Eleonora De
Luca, Antonio Gerardi, Francesco Colella, Paki Meduri, Giordano De
Plano.
La sua figura forte, magnetica,
eroica, assurge ad archetipo di un’intera generazione di uomini per
i quali le emozioni erano percepite solo come debolezza e obbligate
a essere camuffate da silenzi. Nel dicembre del 1976, quando mio
Padre subì l’attentato, io avevo un anno e mezzo: abbastanza per
comprendere la paura, troppo pochi per capire che quell’affanno
avrebbe abitato dentro di me per molto tempo. Non sono mai riuscito
a dirglielo. Scrivere questa lettera a mio Padre tracciando i
contorni di una generazione di bambini “invisibili” avvolti dal
fumo delle sigarette degli adulti non è stato facile; provare a
farlo mutando le parole da private in universali è stata una
grande sfida come cineasta e come uomo.
Padrenostro: la
trama
Roma, 1976.
Valerio ha dieci anni e una fervida immaginazione. La sua vita di
bambino viene sconvolta quando, insieme alla madre Gina, assiste
all’attentato ai danni di suo padre Alfonso da parte di un commando
di terroristi. Da quel momento, la paura e il senso di
vulnerabilità segnano drammaticamente i sentimenti di tutta la
famiglia. Ma è proprio in quei giorni difficili che Valerio
conosce Christian, un ragazzino poco più grande di lui.
Solitario, ribelle e sfrontato, sembra arrivato dal nulla.
Quell’incontro, in un’estate carica di scoperte, cambierà per
sempre le loro vite.
Dopo la vittoria del meritatissimo
David di Donatello come miglior attore non protagonista per
“Romanzo di una strage”, di Marco Tullio Giordana, la
carriera di Pierfrancesco Favino sembra non fermarsi
più. In di questi giorno la notizia del suo ingaggio
per il prossimo film di Ron Howard (“A Beautiful Mind”, “Il Codice
Da Vinci”), intitolato “Rush”, incentrato come sappiamo da tempo,
sul mondo della Formula 1.
Nella serata a bordo lago di sabato
18 giugno, infatti, Pierfrancesco
Favino incontrerà il pubblico del festival
proprio in occasione della presentazione
di Nostalgia, ultimo lavoro di Mario Martone (in sala
per Medusa) tratto dall’omonimo romanzo di Ermanno Rea. Favino
interpreta Felice, un uomo ritornato a Napoli per la madre dopo
quarant’anni di assenza, che si troverà a riscoprire i luoghi ma
anche i fantasmi del proprio passato. La proiezione del film sarà
preceduta da un incontro con l’attore, che riceverà
il Premio Bardolino del BFF assegnato
per meriti artistici ad un personaggio del mondo del cinema.
Nella serata conclusiva, domenica 19
giugno, torna il grande cinema di Mario Martone con Qui
rido io, che riceverà il prestigioso Premio Ciak
d’Oro assegnato ad uno dei film più apprezzati dell’ultima
stagione.
Il film, incentrato sulla figura del
celebre attore e commediografo Eduardo Scarpetta acclamato
all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, sarà proiettato nel corso
della serata nella suggestiva cornice del lungo lago di Bardolino
in collaborazione con Ciak, media partner della manifestazione. A
ritirare il premio e presentare il film sono attesi il
regista Mario Martone,
l’attrice Cristiana Dell’Anna, tra i
protagonisti della pellicola, e Ippolita Di
Majo, sceneggiatrice del film con Martone.
L’appuntamento con la seconda
edizione di Bardolino Film Festival,
manifestazione organizzata e sostenuta dal Comune di Bardolino con
la direzione artistica di Franco Dassisti, è dal 15 al 19
giugno 2022.
Il programma completo del festival sarà annunciato prossimamente
nel corso della conferenza stampa di presentazione.
Si intitola
Hammamet il nuovo film di Gianni
Amelio con protagonista Pierfrancesco
Favino nei panni di Bettino Craxi. Il
film sarà un biopic dedicato alla vita e alla caduta di un uomo di
Stato italiano, una figura ispirata a Craxi.
Le prime immagini che mostra
ADNKronos in anteprima, mostrato Favino con il
trucco di scena, un risultato davvero notevole in quanto a
somiglianza, come si può notare nelle
foto (qui).
La trasformazione dell’attore romano
si deve a un processo di trucco e prostetica che è stato utilizzato
anche su Christian Bale in Vice – l’uomo
nell’ombra, per trasformare l’attore premio Oscar in
Dick Cheney.
Le due foto in cui vediamo
Pierfrancesco Favino rimandano a un momento
fondamentale della vita di Craxi, il momento prima di salire sul
palco per l’apertura del Congresso del Psi, svoltosi a Milano negli
ex locali dell’Ansaldo nel 1989.
Il film, tuttavia, non sarà una
biografia ufficiale, ma una ricostruzione con personaggi ispirati
alla realtà e altri di fantasia, in cui si riconosce la figura di
Craxi e in cui il racconto privato serve a illuminare quello
pubblico. Sembra si tratti dello stesso approccio che Paolo
Sorrentino ha utilizzato nei suoi ritratti cinematografici di
Giulio Andreotti (Il Divo) e
Silvio Berlusconi (Loro).
Nel cast di Gianni
Amelio, oltre a a Pierfrancesco Favino,
ci sono anche Renato Carpentieri, Claudia Gerini, Livia
Rossi, Luca Filippi.
Il titolo del film prende il nome
della città tunisina in cui Craxi si rifugiò e dove morì mentre
erano ancora in corso i procedimenti giudiziari nei suoi
confronti.
Celebre per avere donato ulteriore
fascino all’agente segreto più celebre della storia del cinema,
Pierce Brosnan si è negli anni distinto per le sue
interpretazioni in film di grande successo popolare. Versatile e
carismatico, l’attore continua ancora oggi a regalare al suo
pubblico ruoli affascinanti e spesso controversi.
9. Ha interpretato il
celebre 007. Nel 1995 l’attore ha debuttato nel ruolo del
celebre James Bond con il
film GoldenEye. Particolarmente apprezzato da critica e
pubblico, l’attore viene così confermato per i successivi titoli
Il domani non muore mai (1997) e Il mondo non
basta (1999). Nel 2002 recita per l’ultima volta, con gran
dispiacere dei fan, nei panni del celebre agente segreto per il
film La morte può attendere, che in termini di incasso
mondiale batte tutti i precedenti film realizzati su 007.
8. Ha preso parte a
produzioni televisive. Ad aver contribuito alla popolarità
dell’attore è stata la serie Mai dire sì, dove Brosnan
ricopre il ruolo di Remington Steele. In seguito è apparso anche in
miniserie come Il re di Hong Kong (1998), Il giro del
mondo in 80 giorni (1989), e Mucchio d’ossa (2011).
Dal 2017 al 2019 ha poi ricoperto il ruolo di Eli McCullough nella
serie The Son, comparendo in circa 20 episodi.
Pierce Brosnan: sua moglie e i suoi
figli
7. Ha sposato
un’attrice. Nel 1980 Brosnan ha sposato l’attrice
australiana Cassandra Harris, dalla quale ebbe nel
1983 il figlio Sean. Brosnan decise però di adottare anche i due
precedenti figli della donna, Charlotte e Christopher.
Sfortunatamente, il loro matrimonio finì nel momento in cui la
Harris scomparve in seguito ad una malattia, nel 1991.
6. La sua nuova moglie è una
giornalista. Nel 1994 l’attore intraprende una relazione
con la giornalista Keely Shaye Smith. Nel 1997 nasce il loro primo
figlio, Dylan, mentre nel 2001 arriva la figlia Paris. In quello
stesso anno i due decidono di sposarsi, e tutt’oggi sono
un’affermata coppia del mondo dello spettacolo.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Pierce Brosnan è 007
5. Avrebbe dovuto ricoprire
il ruolo già anni prima. Quando nel 1986 Roger Moore
rinunciò al ruolo dell’agente James Bond, dopo ben
sette film, i produttori pensarono subito a Brosnan come suo
sostituto. Questi tuttavia, per via del suo impegno con la serie
Mai dire sì dovette rinunciare alla parte, che fu dunque
assegnata ad un altro attore. Nel 1994, tuttavia, ormai libero da
altri impegni, Brosnan venne ricontattato e scelto per il
ruolo.
4. È stato l’unico 007 degli
anni Novanta. Sin dal debutto del personaggio sul grande
schermo, i suoi interpreti si sono spesso divisi il ruolo
attraverso i decenni. Brosnan è invece stato il primo attore ad
aver avuto l’esclusiva sull’agente segreto per tutti gli anni
Novanta. In tale decennio, non vi sono infatti stati altri volti
per il personaggio se non quello di Brosnan.
3. La morte può
attendere è il film che ha apprezzato di meno. Tra i
quattro film dedicati a James
Bond girati dall’attore, l’ultimo di questi, La morte può
attendere è anche quello da lui meno apprezzato. Brosnan si
lamentò infatti di alcuni effetti speciali non all’altezza delle
intenzioni, come anche di alcuni risvolti di trama a suo dire non
coerenti con il personaggio.
Pierce Brosnan: il suo 2020
2. Ha diversi progetti in
arrivo. Nel giugno del 2020 l’attore tornerà a recitare
per il film NetflixEurovision Song Contest: la storia dei
Fire Saga, commedia musicale con protagonisti
Will Ferrell e Rachel
McAdams. Nello stesso anno reciterà nel fantasy
The King’s Daughter, dove ricoprirà il ruolo di Re Luigi
XIV, accanto all’attrice Kaya
Scodelario.
Pierce Brosnan: età e altezza
1. Pierce Brosnan è nato a
Drogheda, in Irlanda, il 16 maggio 1953. L’attore è alto
complessivamente 186 centimetri.
Creato dalla mente dello scrittore
Ian Fleming nel 1953, il personaggio di James Bond, apparso per la prima volta come
protagonista di un libro, è diventato uno dei più iconici della
storia del cinema, interpretato da ben sette attori differenti nel
corso degli anni.
Tra questi, c’è stato anche Pierce Brosnan, erede di Timothy Dalton, che
ha interpretato 007 dal 1995 al 2002, precisamente in
GoldenEye, Il domani non muore mai, Il mondo
non basta e La morte può attendere. Sebbene l’attore
abbia avuto successo anche grazie ad altri generi cinematografici e
ad altri ruoli, il fandom di 007 brama ancora la sua opinione in
merito a tutto ciò che riguarda Bond, soprattutto in merito a chi
sarebbe, dal suo punto di vista, il candidato ideale per sostituire
l’attuale Bond in carica, ossia Daniel Craig.
Durante la promozione del suo nuovo
film False Positive, Brosnan ha discusso la questione con
People, rivelando che sono ben due i nomi che gli vengono in
mente quando si tratta di riflettere sulla prossima incarnazione
dell’agente: “Mi viene in mente Idris Elba. Ha una presenza
scenica davvero potente e una tensione vocale senza precedenti.
Sarebbe magnifico. E poi ci sarebbe anche Tom Hardy, che può fare
davvero grandi cose. Entrambi possono farle, in realtà. Daniel ha
lasciato un’impronta davvero indelebile, e quindi ora c’è la
possibilità di andare avanti percorrendo nuove strade.”
Ricordiamo che Daniel Craig vestirà per l’ultima volta i
panni di
James Bond in No Time to
Die, che sarà diretto e co-scritto da Cary
Fukunaga e interpretato, tra gli altri, anche da
Rami Malek, Léa Seydoux, Christoph Waltz, Lashana
Lynch e Ana de Armas. Il film,
posticipato innumerevoli volte a causa della pandemia di
Coronavirus, arriverà nelle sale italiane il prossimo 30
settembre.
James
Bond fa ormai parte del panorama culturale da oltre 60
anni. Sean Connery è stato il primo attore a vestire
i panni dell’iconica spia britannica nel film Agente 007 –
Licenza di uccidere del 1962, seguito poi da una manciata di
altri attori, tra cui George Lazeny, Roger
Moore, Timothy Dalton, Pierce Brosnan e, più recentemente, Daniel Craig. Brosnan ha interpretato 007 per
un totale di 4 film, debuttando nel ruolo del personaggio in
GoldenEye del 1995.
Il suo primo capitolo fu ben accolto
dalla critica e fu un successo al botteghino, incassando oltre 356
milioni di dollari in tutto il mondo, un netto miglioramento
rispetto ai film di Bond del decennio precedente. Tuttavia, non
tutti i successivi film di Brosnan, tra cui Il domani non muore
mai (1997), Il mondo non basta (1999) e La morte
può attendere (2002), sono stati in grado di raggiungere le
stesse vette, e l’ultimo capitolo di Brosnan ha ottenuto recensioni
contrastanti.
Pierce Brosnan offre una risposta
intrigante al potenziale ritorno di James Bond
Dopo la scarsa accoglienza di La
morte può attendere, che è stato comunque un successo
finanziario, Brosnan ha lasciato 007 nello specchietto retrovisore
nel 2002, e l’attore Daniel Craig ha preso il suo posto con
Casino Royale nel 2006. Craig è rimasto nel ruolo per
cinque film in totale e ha dato l’addio al personaggio con No Time To Die del 2021. In seguito all’acquisizione
del franchise da parte di Amazon, James Bond
26 è confermato e alcuni hanno chiesto che Brosnan
riprenda il suo ruolo.
In una recente intervista a GQ, è stato chiesto a Brosnan se
fosse al corrente delle richieste di tornare a vestire i panni di
un Bond più anziano e se fosse effettivamente disposto a farlo.
Sebbene Brosnan, 71 anni, ammetta di essere “interessato” a un
ritorno nel franchise, afferma di ritenere che sarebbe meglio
lasciare che sia un nuovo attore a sostituirlo.
“Ne ho sentito parlare. Certo,
come potrei non essere interessato? Ma ora la situazione è
delicata. Penso che sia meglio lasciare che il cane che dorme resti
a riposo, davvero. Lo penso anch’io. È un’idea e un concetto
piuttosto romantico, ma credo che tutto cambi, tutto crolli. Penso
che sia meglio lasciar fare a un altro uomo, davvero. Sangue
fresco”.
Cosa significa l’interesse di
Brosnan per un James Bond 26
Amazon ha acquisito il distributore
di Bond, MGM, nel 2022 e il mese scorso è stato confermato che i
produttori di lunga data del franchise, Barbara
Broccoli e Michael G. Wilson, hanno
ceduto il controllo creativo totale alla società. Sono passati 4
anni da No Time To Die e i rapporti hanno suggerito che
Broccoli e Wilson non hanno fatto progressi significativi su un
nuovo film, apparentemente non sapendo dove portare il personaggio.
Amazon, tuttavia, una volta che l’accordo avrà superato
l’approvazione delle autorità di regolamentazione nel corso
dell’anno, si muoverà sicuramente in fretta per far decollare un
altro film di James Bond, il che significherà ingaggiare un nuovo
attore.
Considerando che probabilmente
Amazon vorrà che il prossimo Bond si rivolga a un pubblico il più
ampio possibile, non è chiaro se Brosnan potrebbe tornare. Il capo
di Amazon Jeff Bezos, del resto, ha
recentemente pubblicato un sondaggio su X chiedendo ai fan chi
volessero come nuovo 007, e Henry Cavill è stata una delle scelte più
popolari. Detto questo, dato che Amazon vuole sicuramente creare
una sorta di universo cinematografico di Bond con spinoff e show
televisivi, è certamente ipotizzabile che Brosnan possa anche
apparire in un progetto unico nei panni di uno 007 più anziano.
A riconoscimento di una lunga
e ricca carriera davanti alla machina da presa, e dietro
in veste di produttore, Pierce Brosnan riceverà il
premio onorario CONTRIBUTO EUROPEO AL CINEMA MONDIALE.
Tra i
numerosissimi titoli di Pierce Brosnan ricordiamo
MR. JOHNSON (1990 di Bruce Beresford, IL TAGLIAERBE (1992) di Brett
Leonard, IL CASO THOMAS CROWN diretto da
John McTiernan (1999) e IL SARTO DI PANAMA
diretto da John Boorman (2001), solo per citarne alcuni. Film
d’azione, romantici, commedie – Pierce Brosnan non
ha tralasciato nessun genere interpretando l’agente del KGB
Valeri Petrofsky in QUARTO PROTOCOLLO diretto da
John Mackenzie (1987), il killer nevrotico Julian Noble in
THE MATADOR diretto da Richard Shepard (2005),
Gideon in CACCIA SPIETATA per il regista David Von
Ancken (2006), Richard in AMORI DIVORZI E RAPINE
diretto da Joel Hopkins (2013) o ancora l’ex primo ministro
britannico Adam Lang in L’UOMO NELL’OMBRA diretto
da
Roman Polanski (2010).
Pierce Brosnan riceverà
il premio contributo europeo al cinema
Ogni
volta ci ha turbati, emozionati, ispirati – cantando canzoni
degli a Abba nei panni di uno dei padri in
MAMMA MIA! diretto da Phyllida Lloyd
(2008) di Philip l’arrabbiato uomo d’affari vedovo in LOVE IS ALL YOU NEED diretto da
Susanne Bier (2012, del duro ex agente Peter
Deveraux nell’action thriller THE NOVEMBER MAN
diretto da Roger Donaldson (2014).
Dal
1995 al 2002 ha impersonato l’agente segreto più famoso del
mondo, James
Bond, in GOLDEN EYE, IL DOMANI NON MORE MAI
(per cui ha ricevuto una nomination agli EFA), IL
MONDO NON BASTA, e LA MORTE PUO’ ATTENDERE..
Oltre
al suo lavoro davanti alla macchina da presa, Pierce Brosnan ha da
lungo tempo una passione per l’arte di realizzare film. Ha fondato
una sua casa di produzione e fino ad oggi ha prodotto 11 film
tra cui THE NEPHEW (1998), IL CASO THOMAS CROWN (1999), THE MATCH
(1999), EVELYN (2002), LAWS OF ATTRACTION – MATRIMONIO IN APPELLO
(2004), THE MATADOR (2005), SHATTERED – GIOCO MORTALE (2007), THE
GREATEST (2010), THE NOVEMBER MAN (2014) e I.T.
(2016).
Ha
appena terminate la lavorazione di THE FOREIGNER, un film di Martin
Campbell, co-interpretato con Jackie Chan. Attualmente è impregnate
nelle riprese di THE ONLY LIVING BOY IN NEW YORK accanto Jeff
Bridges per il regista Marc Webb e lo vedremo in ACROSS THE RIVER
AND INTO THE TREES, tratto dal’omonimo romanzo di Ernest
Hemingway, per la regia di Martin Campbell.
E’ un
grande piacere per l’European Film Academy conferire il premio d
CONTRIBUTO EUROPEO AL CINEMA MONDIALE a Pierce Brosnan per la sua
straordinaria dedizione al cinema.
Pierce
Brosnan sarà uno deli ospiti d’onore della 29ma Cerimonia di
Premiazione degli European Film Awards, il 10 Dicembre a
Breslavia, Capitale Europea della Cultura 2016.
Dopo essersi cimentato nella regia
di alcuni film davvero strampalati come The Big Tease
e Saving Grace, il comico Craing
Ferguson è tornato dietro la macchina da scrivere per una
nuova sceneggiatura dal titolo Out Last Man, tratta
dal romanzo thriller I Dodici di Stuart
Neville. Assieme all’assistenza di Ted
Mulkerin, il nuovo soggetto di Ferguson
racconta le vicende di un ex sicario dell’IRA uscito di prigione
dopo 20 e ossessionato dalla vendetta contro gli autori della sua
incarcerazione. Alla regia dovrebbe esserci Terry
Loan, mentre come protagonista si è optato immediatamente
per il fascino e il carisma di Pierce Brosnan. In
questi giorni le trattative per la vendita del soggetto si stanno
concludendo a Berlino, mentre Ferguson continua con
il suo talk show dal titolo The Late Late, edito
dalla CBS, in cui si intervista da solo.
Sarà Pierce
Brosnan il protagonista di I.T., il
thriller che sarà diretto dal regista italiano Stefano
Sollima, che si è imposto al pubblico con il suo film
ACAB. L’ex 007 sarà un editore di
successo che si ritrova a contrapporsi ad un giovane scontento IT,
consulente ed esperto di tecnologia. Sollima oltre ad aver
diretto ACAB: All Cops Are Bastards,
sarà presto in televisione dove ha diretto per Sky la miniserie
Gomorra. I.T. sarò prodotto
da David T. Friendly, Craig Flores , Nicolas
Chartier e Beau St. Clair. Proprio
quest’ultimo è partner dell’attore con cui dirigono una casa di
produzione. Dan Kay ha scritto la sceneggiatura
basata su un’idea di Friendly Films banner . Le riprese del
film dovrebbero iniziare nel 2014. Per quanto riguarda l’interprete
del giovane I.T. al momento non si sa nulla.
Ospite al The Tonight Show con
Jimmy Fallon per promuovere Black
Adam, Pierce Brosnan ha parlato della sua prima
volta in un film di supereroi, ma ha anche detto che poteva essere
Batman per Tim Burton, durante il processo di
casting per il film che poi ha visto vincere Michael
Keaton. Ma in merito alla possibilità di interpretare il
Crociato di Gotham, Brosnan ha dichiarato:
“Ricordo di aver detto qualcosa
di stupido a Tim Burton, ho detto che non riuscivo a capire perché
un uomo dovesse indossare le mutande sopra ai pantaloni… Ma ecco
qua il miglior attore possibile ha ottenuto il lavoro e poi è
finita che il dottor Fate e io ci siamo incontrati nel momento
giusto”.
Il cast completo
di Black
Adam, oltre a Dwayne
Johnson nei panni dell’anti-eroe del titolo,
annovera anche Noah
Centineo (Atom Smasher), Quintessa
Swindell (Cyclone), Aldis
Hodge (Hawkman) e Pierce
Brosnan (Doctor Fate). Insieme a loro ci saranno
anche Sarah Shahi, che interpreterà Isis,
e Marwan Kenzari, che sarà invece
l’antagonista principale (anche se il personaggio non è stato
ancora svelato).
Black
Adam, che sarà diretto da Jaume
Collet-Serra (già dietro Jungle
Cruise, sempre con Johnson), ha dovuto far fronte a non
pochi problemi durante il suo travagliatissimo sviluppo. Inoltre,
la pandemia di Coronavirus ha ulteriormente complicate le cose e
costretto la produzione del film all’ennesimo rinvio. L’uscita del
film nelle sale americane è fissata per il 29 luglio 2022. Black
Adam uscirà al cinema in Italia giovedì 21 ottobre 2022.
Il progetto originale della Warner
Bros. su Shazam!aveva
previsto l’epico scontro tra il supereroe e la sua
nemesi, Black
Adam appunto, una soluzione esclusa dalla sceneggiatura
per dedicarsi con più attenzione al protagonista e alla
sua origin story. A quanto pare, il film
su Black
Adam dovrebbe ispirarsi ai lavori di Geoff Johns dei
primi anni duemila.