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#RomaFF12: Fiorello protagonista dell’Incontro Ravvicinato

#RomaFF12: Fiorello protagonista dell’Incontro Ravvicinato

Con una giacca rossa come il logo dell’Edicola Fiore, Fiorello è stato protagonista di un incontro ravvicinato con il pubblico all’interno della Festa del cinema di Roma 2017. Lo showman siciliano è stato il mattatore indiscusso di grandi show di successo come Stasera Pago Io, Stasera Pago Io – Revolution, Fiorello Show, Il più grande spettacolo dopo il week-end.

In teatro l’abbiamo visto recentemente in tour con lo spettacolo L’ora del Rosario. Da alcuni anni sfrutta i social e i nuovi dispositivi ne la rassegna stampa quotidiana  L’Edicola Fiore e  nel suo nuovo programma nato per Facebook: Il socialista.

In occasione di questo incontro ravvicinato tenuto in presenza del direttore della Festa del cinema di Roma Antonio Monda, Fiorello ha parlato di cinema senza risparmiare momenti di show.

Non guardo i film coreani che di solito vincono a Venezia, tipo Il volo del calabrone. Io ho iniziato con i film di Maciste che guardavo da bambino al cinema Musmeci di Augusta vicino alla caserma in cui lavorava mio padre. Mio padre, appuntato della Guardia di Finanza, mi portava al cinema alle 16 e mi veniva a prendere alle 20.

foto di Aurora Leone

Monda, per cominciare, ha chiesto a Fiorello di elencare i suoi film preferiti. Si comincia con appunto un film di Maciste intitolato Maciste Gladiatore di Sparta (1965) diretto da Mario Caiano. Viene mostrata una sequenza di un combattimento tra Maciste e una scimmia. Davanti alla palese finzione Fiorello dichiara

Da bambino credi a tutto. Io restavo affascinato anche dalla verosimiglianza dei massi di polistirolo. Ero innamorato di tutto questo. C’era un grado di recitazione pazzesco.

La sua classifica comprende poi E Dio disse a Caino (1970) diretto da Antonio Margheriti, Cinque dita di violenza (1972) di Jeong Chang–hwa, La febbre del sabato sera (1978) di John Bodham, Incontri ravvicinati del terzo tipo (1978) di Steven Spielberg e Che vita da cani (1991) di Mel Brooks.

La seconda parte dell’incontro si è incentrata sui film interpretati da Fiorello. Si parte da Cartoni animati, film diretto dai fratelli Citti.

Nel film si parla di barboni che vivono appunto in cartoni. L’abbiamo girato a Fiumicino e inevitabilmente passava un aereo ogni sette secondi. Gli attori erano tutte persone prese dalla strada che dopo le riprese erano irreperibili e per questo quando si è trattato di montare il film ho dovuto doppiare quasi tutti i personaggi.

Si continua con il film Il talento di Mr. Ripley, film del 1999 diretto da Anthony Minghella. Di questo film è celebre la scena in cui canta Tu vo’ fa l’americano con Jude Law e Matt Damon.

In questo film mi chiamo Fausto e questa scena in cui canto il grande successo di Renato Carosone è stata scritta per me. Inoltre ho girato anche un’altra scena in cui emerge il corpo senza vita di Stefania Rocca e io mi butto in acqua in preda alla disperazione. Questa scena l’ho dovuta ripetere trentasei volte perché dovevo arrivare perpendicolare a una barca ma è stata tagliata in fase di montaggio.

Fiorello conclude con il film Passione di e con John Turturro, film del 2010 e con la rivelazione che in passato ha ricevuto una proposta per il film del 2009 Nine, diretto da Rob Marshall.

Quando mi hanno proposto il ruolo mi hanno detto che la mia battuta era a pagina 121 del copione. La cerco ma non vedo il mio nome scritto. Richiamo e mi dicono di guardare meglio. Leggo la didascalia e scopro che io facevo parte dell’arredamento. Ho rifiutato il ruolo. Mi avrebbe solo rovinato le vacanze.

Tout nous sépare: recensione del film di Thierry Klifa

Tout nous sépare: recensione del film di Thierry Klifa

Presentato all’interno della Selezione Ufficiale della dodicesima edizione della Festa del cinema di Roma, Tout nous sépare scritto e diretto da Thierry Klifa combina borghesia e mondo criminale in un racconto noir dalle tinte forti.

Il film è ambientato in una cittadina della costa francese, tra Sete e Perpignan. Una madre e una figlia rimangono invischiate, a seguito di un omicidio, in un pericoloso giro criminale.

Il regista delinea due mondi molto diversi tra loro ma che nel corso del film finiscono per intersecarsi. Il primo è quello borghese al quale appartengono le due protagoniste. La macchina da presa si muove soprattutto all’interno della loro grande casa piena di libri e di quadri. Il secondo mondo è quello criminale caratterizzato da squallidi palazzoni (mostrati con campi lunghissimi), combattimenti clandestini tra cani, risse, droga e soldi sporchi. Il mondo criminale viene dipinto con inquadrature nervose, concitate.

Tout nous sépare, la recensione

Per quanto riguarda i personaggi la madre (Louise), interpretata da Catherine Deneuve, è delineata come una donna molto forte che deve proteggere la figlia insabbiando il violento omicidio di cui si è macchiata. Già dalla sua presentazione, mentre sorveglia il cantiere a cui lavora, ne scopriamo le caratteristiche: esercita la sua autorità ma vuole proteggere la facciata per bene che ha adottato in pubblico. La figlia Julia, interpretata da Diane Kruger, è una donna fragile, in contrasto. È storpia e tossicodipendente. Il personaggio ci viene presentato a letto, mentre indossa soltanto una leggerissima camicia da notte. Julia nasconde anche un animo sensibile e innamorato del suo pusher Rodolphe, interpretato da Nicolas Duvauchelle. Quest’ultimo, in coppia con Ben (Ken Samaras), rappresenta una variante a metà tra il mondo criminale, come estrazione, e quello borghese, come sensibilità.

Samaras in particolare è un noto rapper francese e per questo film ha dovuto letteralmente cambiare stile, approccio al modo di esporsi di fronte a un pubblico, sia pure mediato dalla macchina da presa. Nicolas Duvauchelle ha già lavorato con Klifa nel 2011 nel film Le yeux de sa mère. I due attori si contrappongono così a due veterane del cinema, come la Deneuve e la Krueger.

Il film è ben costruito e Klifa si ispira in maniera precisa al cinema di Jean – Pierre Melville, maestro del noir e del poliziesco, indugiando anche in oggetti di scena che omaggiano il genere, come il poster de L’uomo che sapeva troppo di Alfred Hitchcock. Il regista ritrae inoltre in modo efficace l’inevitabile scambio che esiste tra borghesia e criminalità e la conseguente contaminazione reciproca con un sottile richiamo a La caduta degli dei di Visconti.

#RomaFF12: Forzen – Le Avventure di Olaf, il red carpet animato

#RomaFF12: Forzen – Le Avventure di Olaf, il red carpet animato

Enrico Brignano e Serena Rossi hanno sfilato sul tappeto rosso della Festa del Cinema di Roma 2017 per presentare il nuovo cortometraggio Disney, Frozen – Le Avventure di Olaf, in cui tornano a prestare la voce ai personaggi del pupazzo di neve Olaf e della Principessa Anna, ruoli già interpretati per Frozen – Il Regno di Ghiaccio.

Il cortometraggio arriverà al cinema in testa a Coco, nuovo film Disney Pixar. Di seguito le foto dal red carpet:

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Last Flag Flying: recensione del film di Richard Linklater

Last Flag Flying: recensione del film di Richard Linklater

Il mite Doc (Steve Carell), ex marine e reduce dal Vietnam, si ritrova a dover affrontare da solo il grande dolore della perdita del figlio, caduto in Iraq sotto i bombardamenti. Incapace di gestire la situazione, chiede aiuto a due vecchi amici ed ex commilitoni, Sal (Bryan Cranston) e Mueller (Laurence Fishburne).

Sopravvissuti ad una guerra che li ha profondamente cambiati, i tre ex Marines adesso svolgono lavori molto più ordinari; Doc infatti si occupa di amministrazione, l’esuberante Sal ha aperto un bar tutto e Mueller invece ha trovato rifugio e consolazione nella religione, diventando un pastore. Dopo trent’anni passati a tentare di riconquistarsi una nuova normalità, è proprio la guerra a farli ritrovare, spingendoli ad intraprendere un viaggio di crescita e redenzione.

Adattamento per il cinema dell’omonimo romanzo di Darryl Ponicsan, nonché sequel del film del 1973 The Last Detail – anch’esso tratto da un romanzo sempre dello stesso autore -, Last Flag Flying è l’ultima fatica cinematografica di Richard Linklater, presentato in anteprima alla dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma.

leggi anche: RomaFF12: Una Questione Privata, recensione del film dei fratelli Taviani

Dopo aver stregato il mondo intero qualche anno fa con il suo meraviglioso Boyhood, Linklater questa volta ci regala un film completamente diverso da qualsiasi cosa vista finora, un film lontano dalla sua estetica e dal suo stile ma non per questo meno convincente.

Last Flag Flying racconta di uno strampalato viaggio on the road compiuto da tre personaggi davvero bizzarri, segnati da un passato oscuro e desiderosi, chi più chi meno, di fare ammenda. Utilizzando la morte del figlio di Doc come espediente narrativo, Linklater fa un’interessante riflessione sulla morte, la guerra e l’ingombrante patriottismo americano, trasformando però di fatto il suo film in un tragicomico inno alla vita.

Last Flag Flying

Last Flag Flying

Pregno di una comicità molto sofisticata ma diretta, Last Flag Flying ci fornisce un ritratto dell’America ben poco lusinghiero ma poi non così lontano dalla realtà. Grazie ad uno straordinario Bryan Cranston e al suo spassoso Sal, scopriamo un Linklater assai cinico e a tratti sacrilego, pronto a sparare a zero sugli States senza mai fare marcia indietro.

Simile per stile a Elizabethtown – film del 2005 diretto da Cameron Crowe -, Last Flag Flying è un film di un Linklater molto più maturo e consapevole che non ha paura di osare e che si muove tra i generi cinematografici differenti con estrema grazia e leggerezza. Un film quindi importante e a tratti scomodo ma che farà impazzire spettatori di ogni età.

I, Tonya: recensione del film con Margot Robbie

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I, Tonya: recensione del film con Margot Robbie

Il 6 gennaio 1994, Nancy Kerrigan, pattinatrice di figura in procinto di partecipare alle Olimpiadi Invernali, viene aggredita e le viene spezzato un ginocchio. La FBI non ci metterà molto a risalire ai colpevoli e a Tonya Harding, altra pattinatrice, anche lei proiettata verso la competizione. I, Tonya racconta di questo fatto di cronaca, facendone il culmine di una biografia intelligente e graffiante, dedicata all’atleta interpretata da Margot Robbie, qui anche in veste di produttrice.

Alla regia Craig Gillespie (esordio con Lars e una ragazza tutta sua) che sceglie di intrecciare le interviste, realmente rilasciate dai principali protagonisti della vicenda (ricostruite con gli attori), ai fatti. Margot Robbie, balzata agli occhi del mondo con prepotenza dopo The Wolf of Wall Street, sfodera le sue qualità più autentiche che esulano dalla sola bellezza.

L’attrice australiana si trasforma, prima che fisicamente, nei gesti e nei movimenti, nella voce e nell’accento, per portare in vita una figura controversa, un’atleta e una cialtrona, una combattente e una vittima, una donna complessa come la sua storia personale, continuamente tesa tra la violenza della sua sfera privata e la disciplina, la grazia, l’eleganza del pattinaggio, caratteristiche che per lei hanno sempre rappresentato un ostacolo importante. Una trasfigurazione, quella della Robbie, che parte dall’interno e arriva alla frangetta cotonata anni ’90 e alle fattezze fisiche, leggermente più massicce rispetto a quelle che madre natura le ha dato.

I, Tonya, il nuovo film di Craig Gillespie

Cresciuta in una famiglia modesta, Tonya ha dovuto fronteggiare da subito una madre despota, che sembrava non nutrire alcun amore per la bambina e la ragazza, un’altra donna controversa, interpretata da Allison Janney, alla prova con un ruolo sgradevole e scomodo.

Sotto l’occhio di Gillespie, il racconto procede spedito, serrato, con diversi momenti in cui si rompe la quarta parete e i protagonisti si rivolgono allo spettatore, continuamente chiamato in causa a testimone del fatti. Un tono che a tratti diventa commedia nera, a tratti assume le vesti di un heist movie sbilenco, con personaggi surreali eppure basati su persone che hanno effettivamente agito come si vede nel film.

La donna e l’atletaI, Tonya

Il fatto di cronaca, culmine della seconda parte del film, diventa la conclusione di una vicenda sportiva che nemmeno per un minuto smette di essere anche umana. Tonya ha dovuto fronteggiare per tutta la sua vita violenza e sofferenza, abituata soltanto a questo tipo di contatto umano e a dinamiche dispotiche. Una pressione che una persona normale non riuscirebbe mai a sopportare, una solitudine estenuante per ogni persona comune, ma che gli atleti che si giocano anni di allenamento in pochi minuti conoscono bene.

Il film è il ritratto di una donna che non riesce a “stare al gioco”, non riesce a scendere a patti con le regole di apparenza e perbenismo. Un’atleta senza costumi costosi, una donna senza una famiglia tradizionale e armoniosa non può vincere e rappresentare gli USA di fronte al mondo. Poco importa che sia stata la prima donna, nella storia del pattinaggio americano, ad eseguire un triplo axel.

I, Tonya e la determinazione di Margot Robbie

I, Tonya pone un forte accento su questo aspetto, lasciandolo continuamente a fare da sfondo a tutta la vicenda. Il film insiste sull’indigenza in cui è cresciuta la protagonista, sull’impossibilità di avere le stesse chance di chi invece, magari meno dotato, nasce in un contesto benestante.

Oltre al privato, Gillespie mette così in scena anche il pubblico, il sociale, caricando ulteriormente la storia di spessore. Ma basterebbe già solo lo stile adottato, le performance, l’assurdità della vicenda, la scrittura, per rendere I, Tonya un prodotto non solo valido, ma brillante, onesto, brutale. Questo e la determinazione di una Margot Robbie che si rivela davvero una scoperta (o una conferma?) portentosa.

L’America vuole qualcuno da odiare o da amare

Ma non si fa in tempo ad archiviare uno scandalo che la stampa già corre dietro ad altro, dimostrandosi la vera e propria history maker del nostro tempo. Mentre le troupe televisive accampate fuori dalla casa di Jeff Gillooly (ex marito, interpretato da Sebastian Stan) smontano le proprie attrezzature, prima che i condannati vengano portati in prigione, la tv manda le immagini dell’arresto di O.J. Simpson.

Era il giugno del 1994, appena sei mesi dopo l’aggressione subita da Nancy Kerrigan, e l’attenzione dell’America si concentrava sul più grande scandalo della sua storia, fino a quel momento. Perché gli americani vogliono qualcuno da amare, vogliono qualcuno da odiare, e vogliono che sia semplice farlo.

Stronger: recensione del film con Jake Gyllenhaal

Stronger: recensione del film con Jake Gyllenhaal

Stronger apre con il 15 Aprile 2013 un’evento catastrofico scosse le vite di tantissime persone in una delle città più tranquille del Nord America: due ordigni vennero fatti esplodere tra la folla al traguardo della Maratona di Boston, un attentato che portò alla morte di 3 persone e oltre 50 feriti. I numerosi fotografi presenti all’evento immortalarono fin da subito la tragica situazione e alcune foto in particolare fecero il giro del mondo, portando in prima pagina uomini e donne che ne divennero così involontariamente protagonisti e simbolo.

Jeff Bauman fu uno di loro: coperto di sangue, su una sedia a rotelle accompagnato da un uomo con il cappello da cowboy, guardava confuso davanti a se mentre realizzava di aver appena perso le gambe nell’esplosione. Lui incarnò così il simbolo del “Boston Strong” quella forza di riprendersi, non arrendersi davanti al nemico e andare avanti, anche se con due arti in meno.

Quello che però quella fotografia non raccontava e quello che le persone però non potevano capire, era ciò che quel ragazzo stava passando. Ed è questa storia, questo spaccato di vita di una persona qualsiasi che si ritrova per caso al centro di uno degli attentati più feroci di quegli anni, che viene raccontata in Stronger, film di David Gordon Green presentato in Selezione Ufficiale alla Festa del Cinema di Roma 2017.

Vedi anche: Jake Gyllenhaal re del tappeto rosso

Stronger
Jake Gyllenhaal in Stronger

In Stronger Jeff (Jake Gyllenhaal) è un ragazzo che lavora in un grande supermercato della zona, abita con la sconclusionata e rumorosa madre divorziata (Miranda Richardson) e vive le partite di baseball al Fenway Park come la sua religione. Come tanti ragazzi della sua età non riesce ad impegnarsi seriamente e per questo motivo Erin (Tatiana Maslany) continua a lasciarlo: è interessata a lui ma molto frustrata dal suo comportamento. Quando scopre che lei correrà la Maratona per raccogliere fondi per l’ospedale in cui lavora, Jeff decide di andare a fare il tifo per lei al traguardo per accoglierla con un grande cartellone e così, magari, riconquistarla. Il resto, purtroppo, è storia.

Recensione del film Stronger

Bauman fu essenziale nelle investigazioni che portarono alla cattura del secondo terrorista, ma ciò che i media non raccontarono, fu svelato da lui un anno dopo l’attentato in un libro memoir scritto insieme a Brett Witter. Ed è proprio in questa zona d’ombra, che il film di David Gordon Green si focalizza. Non tanto sull’attentato in se, già portato sullo schermo egregiamente da Mark Wahlberg in Boston-Caccia all’uomo, uscito lo scorso aprile, ma sul “dopo”. Grande attenzione nei dettagli, alle espressioni del viso, a gli sguardi tra i personaggi, alle emozioni trattenute e a quelle sfociate all’improvviso con violenza, ma soprattutto grande cura nel voler mostrare anche le parti più brutte, intime e nascoste e tutto quello che può passare nella testa di una persona in quella situazione.

Stronger

Jake Gyllenhaal ancora una volta si conferma un grande interprete, capace di esprimere il dramma dello stress post-traumatico, anche solo attraverso un silenzio. Peccato non aver avuto da lui una scena di quelle che possono consacrare una performance, quasi che non sia riuscito a sfogare tutto il mondo di pensieri ed emozioni che era riuscito a capire e fare suo. Ma Stronger è senza dubbio un film corale: certo il trauma lo ebbe Jeff, ma come in un classico effetto domino, la cosa si ripercosse su tutte le persone intorno a lui e così, il cast variegato ha dato un grandissimo supporto a Gyllenhaal.

Leggi anche: Jake Gyllenhaal presenta Stronger

Nonostante tutte queste premesse però, c’è qualcosa che manca. Forse perché è difficile empatizzare con il protagonista, forse perché se si levasse l’attentato dall’equazione la storia non sarebbe così speciale o forse perché semplicemente non ci troviamo davanti ad un eroe, cosa che Bauman sa bene. Ma questo è allo stesso tempo anche il punto di forza del film, perché ci ritroviamo sullo schermo la storia di una persona normale, che come tutti fa errori, si complica la vita, sbaglia, impara e, infine, si riprende.

Stronger è un film che commuove, colpisce, fa arrabbiare ma che ti lascia anche tanta positività, perché se ce l’ha fatta Jeff Bauman a rialzarsi, perché non dovremmo noi?

#RomaFF12: Mazinga Z Infinity, recensione del film di Junji Shimizu

A 45 anni dall’esordio, arriva su grande schermo Mazinga Z Infinity, il nuovo film della Toei Animation con protagonista il capostipite dei mech nato dalla mente di Go Nagai.

In un mondo futuristico e pacifico, la tecnologia dell’energia fotonica ha rivoluzionato il modo di vivere, l’eroe di guerra Koji Kabuto si è ritirato dalla prima linea, trasformandosi in un ricercatore, mentre Tetsuya continua a combattere a bordo del suo robot. Ma quando alle falde del Fuji viene fatta una misteriosa e minacciosa scoperta, gli eroi di ieri e di oggi dovranno far fronte comune per arginare una nuova minaccia che mira a distruggere la Terra.

Tecnicamente, la scelta vincente di Mazinga Z Infinity consiste nell’utilizzo armonico di CGI e animazione tradizionale, tecniche che si fondono alla perfezione specialmente nelle concitate scene di battaglia.

Con una efficace operazione nostalgia, il nuovo lungometraggio d’animazione della Toei mette i fan storici del robot gigante di fronte a una realtà tragica: il tempo passa inesorabile, e se l’affetto verso il ricordo del fan bambino resta immutato, l’approccio degli adulti verso un linguaggio così buonista risulta adesso difficile da digerire, con tanto di tirate paternaliste su quanto sia importante avere una famiglia e dei figli.

#RomaFF12: Go Nagai racconta il suo Mazinga Z Infinity

La scelta di Mazinga Z Infinity è quella di accorpare generazioni e personaggi (Koji e Tetsuya), costruendo un film proiettato verso il futuro, magari il primo tassello di un nuovo franchise, un nuovo inizio. L’ecosostenibilità, l’importanza dei valori della famiglia e dell’eredità regalano un quadro ottimista per quanto didascalico che riesce a dare coesione al film, rimanendo fedele alle tematiche più care all’originale.

Nell’Era cinematografica post-Pacific Rim, quando Godzilla e King Kong stanno finalmente congiungendosi ufficialmente sul grande schermo in quello che promette di essere un nuovo universo condiviso, l’ennesimo, il ritorno di Mazinga, il primo dei mech, sul grande schermo nella sua indissolubile connessione con il Paese in cui è nato, riappropria la cultura giapponese di uno dei fenomeni più caratterizzanti dell’anime e della cultura del Sol levante.

Mazinga Z Infinity rientra a pieno nel fenomeno delle operazioni nostalgia che non prova a parlare al pubblico di oggi, ma ai fan storici, ormai adulti ma ancora amanti del mecha.

Avengers Infinity War: Vin Diesel sull’evoluzione di Groot

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Avengers Infinity War: Vin Diesel sull’evoluzione di Groot

Con l’arrivo dei Guardiani della Galassia in Avengers Infinity War molti fan del Marvel Cinematic Universe si chiedono da tempo quale evoluzione di Groot dovranno aspettarsi dalla pellicola diretta dai fratelli Russo. A rivelare alcuni dettagli sul personaggio ci ha pensato Vin Diesel, storica voce di Groot.

“Sì, interpreto teenage Groot. È davvero divertente, molto divertente. Non posso dire molto a riguardo, ma sta maturando e vedrete una sua versione teenager che troverà un mentore a cui guardare e su cui modellarsi. Il personaggio è eccezionale e i film saranno fantastici. Abbiamo un cast meraviglioso e due grandissimi registi. I Russo permettono agli attori di amalgamarsi sulle scene e permettono ad ognuno di noi di avere i nostri momenti”.

Avengers: Infinity War – nuovo bootleg del trailer

La sinossi: Mentre gli Avengers continuano a proteggere il mondo da minacce troppo grandi per un solo eroe, un nuovo pericolo emerge dalle ombre cosmiche: Thanos. Despota di intergalattica scelleratezza, il suo scopo è raccogliere le sei gemme dell’Infinito, artefatti di un potere sconfinato, e usarle per piegare la realtà a tutto il suo volere. Tutto quello per cui gli Avengers hanno combattuto ha condotto a questo punto – il destino della Terra e l’esistenza stessa non sono mai state tanto a rischio.

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Avengers: Infinity War, 15 villain che potrebbero venire dopo

Avengers: Infinity War arriverà al cinema il 4 Maggio 2018. Christopher Markus e Stephen McFeely si occuperanno della sceneggiatura del film, mentre la regia è affidata a Anthony e Joe Russo.

Il cast del film al momento è composto da Cobie Smulders, Benedict Cumberbatch, Chris Pratt, Vin Diesel, Scarlett Johansson, Dave Bautista, Karen Gillan, Zoe Saldana, Brie Larson, Elizabeth Olsen, Robert Downey Jr., Sebastian Stan, Chris Hemsworth, Chris Evans, Tom Holland, Bradley Cooper, Samuel L. Jacksson, Jeremy Renner, Paul Rudd, Peter Dinklage, Mark Ruffalo, Josh Brolin, Paul Bettany, Benedict Wong, Pom Klementieff e Chadwick Boseman.

Fonte: Comic Book Movie

Jurassic World: Il Regno Distrutto, Jeff Goldblum ancora sul suo ritorno

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Nonostante solo pochi giorni fa Jeff Goldblum abbia rilasciato alcune dichiarazioni sul ritorno di Ian Malcom in Jurassic World: Il Regno Distrutto, l’attore è tornato nuovamente sulla questione rivelando che la sua sarà una “breve” partecipazione al film che vede protagonisti Chris Pratt Bryce Dallas Howard.

“Si tratta di una piccola parte, potrebbero tagliarla interamente! Ma se rimarrò sarò un rametto di prezzemolo o un piccolo contorno, ma spero con un certo impatto!”.

Jurassic World: Il Regno Distrutto – il poster italiano

Il film uscirà al cinema il 22 giugno 2018Chris Pratt Bryce Dallas Howard torneranno nei panni dei protagonisti. Nel cast anche Geraldine Chaplin. Alla regia ci sarà Juan Antonio Bayona (The Impossible, A Monster Calls). Nel cast anche Daniella Pineda in un ruolo importante, Justice Smith, Toby Jones, James Cromwell e Rafe Spall.

La prima immagine ufficiale da Jurassic World: Il Regno Distrutto

Jurassic World: Il Regno Distrutto si baserà su una sceneggiatura di Derek Connolly e Colin Trevorrow. A produrre la pellicola saranno Belén Atienza, Patrick Crowley e Frank Marshall. Produttori esecutivi invece saranno Steven Spielberg, Colin Trevorrow e Thomas Tull.

Fonte: Comic Book Movie

Thor: Ragnarok, svelato il motivo del passaggio dai 100 ai 130 minuti

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Thor: Ragnarok è in finalmente giunto nelle nostre sale con una durata di circa 130 minuti. Tuttavia in origine il regista Taika Waititi era intenzionato a non sforare le 2 ore di durata, chiudendo la pellicola a circa 100 minuti. A chiarire il perché di questo cambio di rotta ci ha pensato lo stesso Waititi in una recente intervista:

“C’è stato un tempo in cui la durata era di 100 minuti. Avevamo anche finito i reshoots quindi sapevamo che saremmo arrivati a questa durata, credevo veramente che ci saremmo fermati sui 100 minuti o comunque non oltre le 2 ore. Tuttavia dopo il Comic Con abbiamo deciso di inserire altre battute nel film.”

Dunque potremmo dire che l’ottima accoglienza da parte del pubblico di questa inedita vena comica della serie ha di fatto portato la produzione ad allungare la pellicola inserendo nuovi intermezzi “comici”.

Thor: Ragnarok – il trailer italiano

Thor: Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

Nelle new entry invece si annoverano il premio Oscar Cate Blanchett (Blue JasmineCenerentola) nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum(Jurassic ParkIndependence Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico Grandmaster, Tessa Thompson (CreedSelma) interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel.

La trama di Thor: Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi amici Avengers, l’incredibile Hulk.

Fonte: Comic Book Movie

Shazam: le prime parole di Zachary Levi da Billy Batson

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Shazam: le prime parole di Zachary Levi da Billy Batson

Dopo l’annuncio che ha finalmente ufficializzato che sarà Zachary Levi a vestire i panni di Billy Batson in Shazam, l’attore famoso per aver interpretato Chuck nell’omonima serie tv, nonchè Fandral in Thor: The Dark World e Thor: Ragnarok, ha finalmente rotto il silenzio dicendosi “onorato di essere parte dell’Universo DC”. Le parole di Levi giungono tramite un post apparso su Twitter accompagnate da una fan art che lo ritrae nei panni di Shazam.

Shazam sarà diretto da David F. Sandberg (Annabelle: Creation) e si baserà su una sceneggiatura scritta da Henry Gayden e Darren Lemke. Il film che farà parte dell’Universo Cinematografico DC dovrebbe essere pronto per debuttare al cinema nell’aprile 2019. Le riprese cominceranno il prossimo febbraio.

Fonte: Comic Book Movie

Justice League: un poster e nuove immagini del team al completo

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Justice League: un poster e nuove immagini del team al completo

Manca davvero pochissimo al debutto sul grande schermo di Justice League, pellicola che rappresenterà un punto cruciale per l’evolversi dell’Universo Cinematografico DC, e, per celebrare questo momento, la rivista Blu-Ray Magazine ha deciso di realizzare 5 differenti copertine dedicate ad ogni membro del team.

Inoltre la Warner Bros ha rilasciato un nuovo poster ufficiale dedicato alla versione IMAX del film.

Justice League: il trailer finale

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La trama:

Sulla scia della morte di Clark Kent/Superman per mano di Doomsday, il vigilante Bruce Wayne/Batman rivaluta i suoi metodi estremi e comuncia la ricerca di straordinari eroi per assemblare una squadra di combattenti contro il crimine per difendere la Terra da ogni tipo di minaccia. Insieme a Diana Prince/Wonder Woman, Batman trova l’ex star del football al college, ciberneticamente migliorato, Vic Stone/Cyborg, il velocista Barry Allen/The Flash e un guerriero atlantideo, un re, Arthur Curry/Aquaman. Insieme si schierano contro Steppenwolf, l’araldo e il comandante in seconda dell’alieno signore della guerra Darkseid, incaricato da Darkseid stesso di trovare tre manufatti nascosti sulla Terra.

Ecco il primo trailer di Justice League dal Comic Con

Justice League è stato diretto da Zack Snyder, mentre Joss Whedon è entrato nella produzione solo a fine lavoro ed è previsto per il 16 novembre 2017. Nel film vedremo protagonista Henry Cavill come Superman, Ben Affleck come Batman, Gal Gadot come Wonder Woman, Ezra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman, e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast confermati anche: Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem Dafoe, J.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley CollerGoeff Johns e Ben Affleck stesso.

Fonte: Comic Book Movie

Avengers 4: Robert Downey Jr. svela il ritorno di altri tre eroi

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Avengers 4: Robert Downey Jr. svela il ritorno di altri tre eroi

Proseguono le riprese di Avengers 4 i cui dettagli restano ancora avvolti nel mistero, tuttavia a far chiarezza su quali Vendicatori ed eroi Marvel faranno ritorno nella pellicola ci ha pensato Robert Downey Jr. che, tramite una foto, ha di fatto ufficializzato il ritorno di Iron Man, Captain America, Vedova Nera e Ant-Man.

New flick, new short chair. #lumbarsupport #marvel #bts

Un post condiviso da Robert Downey Jr. (@robertdowneyjr) in data: 27 Ott 2017 alle ore 13:15 PDT

Avengers Infinity War e Avengers 4: la posta in gioco è alta

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Avengers 4 è ancora un grande mistero. Il film sarà diretto dai Fratelli Russo ma non sappiamo ancora da chi sarà composto il cast né di cosa parlerà il film. Le dichiarazioni di Kevin Feige in merito hanno reso molto chiaro il fatto che il titolo ufficiale del film rappresenta spoiler per Avengers Infinity War, per cui non sarà rivelato fino all’uscita al cinema del film che conclude la Fase 3 dei Marvel Studios.

Fonte: Comic Book Movie

RomaFF12: I, Tonya con Margot Robbie

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RomaFF12: I, Tonya con Margot Robbie

Sarà presentato in sala Petrassi al RomaFF12 I, Tonya di Craig Gillespie che porta sul grande schermo la storia vera della pattinatrice di fama mondiale Tonya Harding. Conosciuta per il temperamento focoso, Tonya fu protagonista di una carriera eccezionale e di uno degli scandali più grandi della storia degli Stati Uniti.

Nel cast del film Margot Robbie, Sebastian Stan, Julianne Nicholson, Allison Janney, Bobby Cannavale, Caitlin Carver.

RomaFF12: Incontro Ravvicinato con Jake Gyllenhaal

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Sarà la giornata dell’incontro Ravvicinato con Jake Gyllenhaal quella di Oggi domenica 29 Ottobre 2017. Infatti alla Festa del cinema di Roma l’attore statunitense incontrerà il pubblico presso la sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica. Gyllenhaal parlerà della sua carriera che lo ha visto interpretare ruoli complessi e profondamente diversi fra loro in film come Donnie DarkoI segreti di Brokeback MountainEnd of Watch – Tolleranza zeroPrisonersLo sciacallo – Nightcrawler e Animali notturni.

L’attore ieri ha sfiato sul red carpet per presentare il suo ultimo film Stronger insieme al vero protagonista della storia,

RomaFF12: Prendre le large di Gaël Morel

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RomaFF12: Prendre le large di Gaël Morel

Alle ore 19.30 la Sala Sinopoli ospiterà la proiezione di Prendre le large di Gaël Morel, il regista di Les Chemins de l’oued (2002), vincitore del premio FIPRESCI al Festival di Toronto, e Après lui, in concorso a Cannes nella sezione Quinzaine des Realisateurs.

Nel suo nuovo film, Morel mostra la storia di Edith, operaia in un’azienda tessile, la cui vita cambia radicalmente quando l’azienda per cui ha sempre lavorato decide di delocalizzare in Marocco. Di fronte alla prospettiva della disoccupazione, con un figlio lontano e senza altri legami, Edith decide di accettare il trasferimento a Tangeri.

Prendre le large di Gaël Morel

In merito al film il regista ha commentato: Ho voluto rendere omaggio a quella classe operaia da cui provengo, girare un film interamente ambientato in quel mondo. Nei miei film ci sono spesso personaggi di origini modeste, ma non necessariamente provenienti dalla classe operaia della mia infanzia. L’idea di un film su una donna che accetta di essere trasferita in Marocco è nata mentre parlavo della situazione dell’industria tessile a Villefranche-sur-Saône con mio padre, che ha lavorato per molto tempo in una fabbrica tessile. Le industrie ancora attive nella regione sono poche.

Sono stato fortunato a poter girare le sequenze in cui Edith lavora ancora in Francia in questi posti che per me significano molto. Le leggi francesi sul lavoro obbligano le aziende a offrire il trasferimento ai lavoratori prima di licenziali, e queste proposte sono una palese farsa. Ma la situazione che ho immaginato è tutt’altro che inverosimile: durante la crisi in Spagna, molte persone hanno preferito trasferirsi temporaneamente in Marocco pur di non restare senza lavoro.

Per Edith, come per tutti i lavoratori, il lavoro è un bene indispensabile su cui basare il proprio orgoglio, la propria dignità e i rapporti sociali. Quale vita sociale si può con un lavoro organizzato in 3 turni 24 ore su 24 al di fuori delle amicizie che si formano all’interno della fabbrica? In una società come la nostra, è difficile vivere una vita dignitosa se non hai un lavoro.

Roma FF12, oggi il Ferrari: Race to Immortality 

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Roma FF12, oggi il Ferrari: Race to Immortality 

Sarà presentato oggi a Roma FF12 in sala Petrassi, alle ore 22.30, Ferrari: Race to Immortality di Daryl Goodrich, che racconta la storia degli amori e delle perdite, i trionfi e le tragedie dei più coraggiosi piloti Ferrari in un’epoca in cui durante la settimana era tutto una “Dolce Vita”, mentre nel weekend un lancio di moneta era sufficiente per stabilire se dovevano vivere o morire.

Anni Cinquanta. L’alba dell’iconica Scuderia Ferrari nel campionato del Mondo di Formula Uno e la fatale decade nella storia delle corse automobilistiche. Mentre le auto rappresentavano i limiti dell’ingegno umano, i piloti vivevano al limite tra la vita e la morte. Al centro di tutto c’era Enzo Ferrari, imponente figura delle corse automobilistiche e patriarca della Ferrari, che si era spinto a sognare la velocità come nessun’altro. Tra la rigida concorrenza all’interno della sua squadra, due delle sue stelle, Peter Collins e Mike Hawthorn, hanno deciso che la loro amicizia è importante quanto vincere la prossima gara.

FERRARI: UN MITO IMMORTALE sarà disponibile in DVD e Blu-ray dal 6 Dicembre distribuito da Universal Pictures Home Entertainment Italia.

Ferrari: Race to Immortality

Ferrari: Race to Immortality racconta la storia degli amori e delle perdite, i trionfi e le tragedie dei più coraggiosi piloti Ferrari in un’epoca in cui durante la settimana era tutto una Dolce Vita, mentre nel weekend un lancio di moneta era sufficiente per stabilire se dovevano vivere o morire.

In merito al film il regista ha commentato: provenendo dal mondo dello sport, ho voluto fortemente fare questo film. La fine degli anni ’50 è stato un periodo incredibile per il mondo delle corse automobilistiche – alimentato da adrenalina, passione, glamour, trionfo e infine tragedia. Il limite tra la vita e la morte era sottilissimo e questi immensi corridori vivevano la vita al massimo, e molti di loro hanno pagato questo scotto a caro prezzo.

Al centro di tutte queste storie, un personaggio enigmatico, un uomo guidato dal desiderio di conquistare a tutti i costi la sua stessa vita che è stata toccata dalla tragedia, un uomo che da solo ha saputo definire un’epoca – Enzo Ferrari. È senza dubbio uno degli uomini più influenti di quel tempo, nessun prezzo era troppo alto, nessuna vita troppo preziosa nella lotta per la vittoria, ma era anche un uomo colpito dal dolore, che possedeva molti lati oscuri che ebbero una certa importanza nel definire tutto il suo vissuto.

Ferrari – Race to Immortality non ha solo un grande protagonista, ma ben sei. Ognuno con storie impegnative e un elemento che le accomuna: tutte hanno a che fare con questa gra

#RomaFF12: Jake Gyllenhaal re del tappeto rosso – foto

#RomaFF12: Jake Gyllenhaal re del tappeto rosso – foto

Jake Gyllenhaal è la grande star del tappeto rosso della Festa del Cinema di Roma 2017 di questa terza giornata.

L’attore ha calcato il red carpet dell’Auditorium per presentare Stronger, film che racconta la straordinaria parabola umana di Jeff Bauman, che ha scritto l’omonimo romanzo biografico che racconta i fatti della Maratona di Boston del 2013, a causa dei quali Bauman ha perso le gambe.

Anche il protagonista della storia e scrittore del romanzo era presente alla Festa. Ecco le foto:

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#RomaFF12: Jake Gyllenhaal presenta Stronger

#RomaFF12: Jake Gyllenhaal presenta Stronger

Jake Gyllenhaal e Jeff Bauman hanno presentato alla Festa del Cinema di Roma il film di David Gordon Green, Stronger, concedendosi alla stampa con una piacevolissima chiacchierata a metà tra vita, esperienze e ciò che un film del genere può insegnarci.

Bauman perse le gambe nell’attentato alla maratona di Boston nel 2013 e la sua esperienza e la sua vita sono state riportate sullo schermo da Gyllenhaal, che per l’occasione ha anche prodotto il film.

“Quando la storia è arrivata tra le mie mani era ancora in una prima bozza e mi sono ritrovato a ridere verso la quarta pagina, che non era assolutamente la mia aspettativa, sapendo di cosa avrebbe trattato la storia e avendo conosciuto Jeff solo attraverso la famosa foto”, ha raccontato l’attore, “Penso che la cosa che mi ha spinto a voler far parte di questa storia così intensamente è stato che probabilmente avevo tanto da imparare da essa. La storia parla di resilienza e difficoltà ma alla fine anche dell’opportunità che abbiamo di riemergere dai momenti più duri della nostra vita. E’ un tipo di storia che ha avuto un grande impatto sulla mia vita e avevo una grande voglia di raccontarla.”

Complici, molto in confidenza, amici, Jeff e Jake si scambiano sguardi e battutine durante le domande e così ricordano il loro primo incontro, “E’ divertente ripensarci ora, perché eccoci qui ad avere la nostra conversazione tradotta in un altra lingua e non avrei mai pensato di ritrovarmi qui seduto” racconta Jake Gyllenhaal e Bauman aggiunge, “Il nostro primo incontro è avvenuto proprio in un ristorante italiano a North Boston, quindi è come se si fosse chiuso il cerchio così!”.

“Incontrare Jeff mi metteva paura: lo vedete per come è, come si comporta, lui è una luce. Ha certe qualità che non avevo mai visto in nessun’altro e mi era stato dato il compito di interpretarlo. Mentre camminavo verso il ristorante ricordo di aver pensato ‘Non ce la faccio, non posso fare questa parte, non ho la sua forza, non c’è in me, non ci posso riuscire, non ho assolutamente quello che ha lui e che lo ha fatto sopravvivere’ e poi invece sono entrato e gli ho stretto la mano ed era la più dolce e gentile persona che avessi mai conosciuto e allora ho pensato che forse ce l’avrei potuta fare.” spiega l’attore, “Ed è proprio quello che fa lui, la sua presenza, la sua storia, fa pensare alle persone che magari ce la potrebbero fare anche loro, gli fa credere. Ed è esattamente così che mi sono sentito e da quel momento siamo diventati amici”.

Jeff Bauman è diventato un simbolo della maratona ma non si sente e non vuole essere chiamato eroe, “Non mi piace il termine eroe, sono altri gli eroi nella mia vita, persone a cui mi rivolgo e che mi ispirano per andare avanti. Ero alla maratona per amore, amore per mia moglie e madre di mia figlia, anche se ancora non era nata. Ero lì per essere presente nella vita di una persona, era la mia prima maratona e avevo creato un cartellone davvero bello, che mi piacerebbe avere ancora. Non sarei potuto essere altrove, semplicemente volevo esserci e non sono quindi un eroe, ma sono un ragazzo normale”.

Il film è focalizzato molto sullo stress post traumatico di Jeff Bauman e Jake Gyllenhaal si è preparato lavorando con amici che ne hanno sofferto, militari o persone che hanno avuto situazioni drammatiche nella loro vita e parlando con loro ha potuto capire una parte di quello che avevano provato.

La parte che ho apprezzato di più del film è proprio questa, non il dolore fisico, le cose che puoi vedere, ma le cose che non puoi vedere, cose che io non ho raccontato.” ha confessato Bauman,“Penso che Jake le abbia capite attraverso il mio viso, cosa potevo aver provato. Il film mostra situazioni anche molto cupe, come ad esempio la scena della doccia: quel momento racconta davvero tanto di come possa essere soffrire di PTSD. Quando succede qualcosa di traumatico la tendenza è l’isolamento e per i primi due anni e mezzo circa ho iniziato a bere per scappare dalla realtà, da quello che stava succedendo nella mia mente e al mio fisico. Il modo in cui Jake è riuscito ad interpretare quei momenti è stato molto potente e mi ha fatto piangere. Ho fatto tantissimi errori e il film me li ha mostrati, ma oggi finalmente sto bene mentalmente, sono un bravo padre e marito.”

“Sia quando scrivevo il libro che durante la produzione del film il mio pensiero era mostrare alle persone che si può sopravvivere, andare avanti e sopratutto non sono soli nella lotta, non è capitato solo a loro. Ed era anche importante fargli capire che devono chiedere aiuto alle persone che gli sono intorno, che è stata la parte più difficile per me nella mia convalescenza, cercare di riconnettermi con le altre persone. Spero quindi che arrivi un messaggio positivo dalla mia storia” riflette Bauman sul messaggio del film, e Gyllenhaal continua, “Quello che mi è parso di capire dalla storia di Jeff è che in quei momenti lui cercava di ricalibrare il suo mondo fisico, il suo mondo emotivo e psicologico, che gli era stato spazzato via letteralmente in un minuto. C’era una grande confusione intorno a lui e quella confusione l’ha anche portato a diventare un simbolo, che in realtà lo ha rallentato ancora di più perché sopraffatto da questa enorme responsabilità. La cosa affascinante della storia di Jeff era che doveva contemporaneamente essere un simbolo e cercare di capire cosa gli era successo fisicamente e penso che le intenzioni di tutti erano buone ma era diventato molto difficile per lui… E questo perché lui è semplicemente un essere umano. E questo è il tipo di combinazione per cui facciamo film, per mostrare a tutti che non è tutto così semplice come sembra e la parte più bella della sua storia è che ora è riuscito ad incarnare questo simbolo e se hai l’onore di parlare con lui, sai certo che ti renderà felice. Fa sentire tutti meglio intorno a lui e mi ha insegnato qualcosa grazie a quasi tutte le interazioni che ha avuto davanti a me.”

Infine Jake ha reso omaggio alle scelte della sorella Maggie Gyllenhaal, quando gli è stato chiesto come ma sia lui che la sorella facevano scelte artistiche e di carriera molto interessanti e di qualità: “Siamo stati cresciuti proprio come è stato cresciuto Jeff: da due genitori incredibilmente complicati. Quello che è sempre stato importante per loro è stato insegnarci a credere che c’è sempre qualcosa da dire che è più importante di noi stessi e ancora oggi agiamo pensando a questo… Facendo cose belle, ma facendo anche qualche casino. Anche se crediamo magari in cose diverse, mia sorella mi ha insegnato tantissime cose. Essere una donna in questa industria è molto diverso rispetto ad essere un uomo e penso che lei stia facendo un lavoro incredibile con la sua carriera, in particolare ora che si sta affermando come filmmaker, sta facendo parte della parte produttiva nella narrazione delle storie e affronta tantissime sfide da attrice. Per lei la cosa più importante è sempre stata essere onesta con se stessa come donna, in particolare riguardo a cosa significa per lei il femminismo e penso che lei sia bellissima. Essendo la mia sorella più grande, mi ha ispirato in talmente tanti modi, che è per questo che ho cercato di essere anche io così ma darei il merito anche ai miei genitori. A volte abbiamo successo, a volte arriva il fallimento, ma questo è quello in cui crediamo.”

 

Detroit: recensione del film di Kathryn Bigelow

Detroit: recensione del film di Kathryn Bigelow

Presentato in anteprima al Festival di New York, Detroit, ultimo film di Kathryn Bigelow, fa parte della Selezione Ufficiale della Festa del Cinema di Roman 2017. Il film affronta la tematica della discriminazione razziale attraverso il racconto delle sanguinose rivolte che hanno coinvolto la città del Michigan.

Detroit, la trama: Luglio 1967. La città è teatro di rivolte, arresti a tappeto, lancio di sassi, saccheggi di vetrine e spari anche contro persone non armate. Il film si concentra su un fatto accaduto realmente: una sanguinosa e violenta retata della polizia in un hotel che coinvolge tre agenti e in cui rimangono uccisi tre afroamericani.

La sceneggiatura firmata da Mark Boal, consueto collaboratore della regista, si concentra anche sulla violenza verbale e psicologica, soprattutto a opera dei corpi armati ai danni delle vittime designate. Kathryn Bigelow  sceglie la macchina a mano per seguire i protagonisti che si trovano con le spalle al muro, senza mai perderle di vista. Le inquadrature insistono su primi e primissimi piani per evidenziare la disperazione degli interrogati e la durezza degli agenti coinvolti nella retata. Questo stile è in netto contrasto con la prima parte del film che invece adotta uno sguardo più ampio sulla città sotto assedio e la folla in rivolta.

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La violenza coinvolge sia masse che individui: la macchina da presa diventa un cacciatore, volto a scovare anche la preda più piccola e nascosta così da sterminarle tutte. A questo uso della macchina, la Bigelow associa anche filmati di repertorio: foto, articoli di giornale, materiale eterogeneo che risalgono a quell’anni, a quei giorni. I documenti fotografici reali esasperano ulteriormente le immagini già crude del film, mostrando i tragici effetti della violenza.

Protagonisti del film sono Will Poulter e John Boyega. Il primo, nel 2014 ha vinto il premio BAFTA dedicato ai giovani, e nel corso degli ultimi anni ha confermato il suo talento, sia con The Revenant – Redivivo di Alejandro G. Inarritu, che in questo caso, diretto dal premio Oscar Bigelow, per la quale interpreta Krauss, un agente di polizia particolarmente spietato. Al suo fianco Boyega, che presto vedremo alla guida di Gipsy Avengers in Pacific Rim: Uprising, e che ha trovato il successo nel ruolo di Finn per la terza trilogia di Star Wars. A Boyega è affidato un ruolo più delicato, quello dell’agente che testimonia la violenza sulla sua stessa “gente”, un personaggio sfaccettato che il giovane interprete porta a casa con successo.

Attraverso la narrazione di eventi avvenuti oltre 50 anni fa, la Bigelow riesce comunque a raccontare uno spaccato di tragica quotidianità in un’America ancora lontana, soprattutto nell’Era di Trump, dalla pace e dall’accettazione alla base di una convivenza civile.

La regista, si dimostra ancora una volta all’altezza di storie dure, con uno sguardo sempre curato e dettagliato, senza risparmiare o edulcorare le vicende narrate.

Abracadabra: recensione del film di Pablo Berger #RomaFF12

Abracadabra: recensione del film di Pablo Berger #RomaFF12

Una commedia nera in salsa aioli, l’intingolo che fa litigare le coppie. Un gazpacho sballato, come quello di Donne sull’orlo di una Crisi di Nervi, che mescola generi cinematografici e cita tanti autori, da Alex De La Iglesia a Pedro Almodovar, ma anche in maniera bizzarra e irriverente lo Scorsese di Taxi Driver,  o ancora  La Febbre del Sabato Sera e L’esorcista. O come la definisce il regista Pablo Berger, Abracadabra è una commedia ipnotica.

In un barrio popolare alla periferia di Madrid, Carmen e Carlos portano avanti in maniera stanca e senza un via di uscita il loro matrimonio. Hanno una figlia adolescente, fissata con Madonna e dai modi alquanto veraci. Carlos è un autentico bifolco, che fa del calcio una ragione di vita e che non degna Carmen neanche di uno sguardo. Lei è una bella donna, devota al marito, ma avrebbe certamente sognato una vita completamente differente. Un giorno, obbligato dalla moglie a partecipare a un matrimonio, Carlos si sottopone ad un esperimento di ipnosi. Si offre volontario per beffarsi del cugino di Carmen, Pepe, da sempre invaghito della donna e mentalista dilettante.

Durante lo spettacolo però succede qualcosa di totalmente  imprevisto, che movimenterà non poco la grigia esistenza di Carlos, Carmen e Pepe.

Pablo Berger è tra i nuovi registi spagnoli da tenere attentamente d’occhio. Il suo Blancanieves (2012), vincitore di dieci premi Goya, era un vero gioiello cinematografico, diverso dalle tante altre trasposizioni della fiaba dei Grimm. Completamente muto, con i sette nani toreri, in un bianco e nero annegante, che ricordava i chiaroscuri della Quinta del Sordo di Goya o le sue incisioni. Originale e colto, con riferimenti e suggestioni che andavano da Louis Bunuel a Guillermo del Toro.

Con Abracadabra Berger spiazza, perché la confezione è apparentemente assai simile a molte pellicole di Alex De La Iglesia, come La Comunidad o Crimen Perfecto. D’altronde aveva esordito proprio al fianco di De La Iglesia. Però mantiene poi una sua straniante originalità e organizza la baraonda cafona dei tanti personaggi con eleganza, puntellando il grottesco con inquadrature che lasciano interdetti, composte con una prospettiva particolare, una simmetria ricercata, inusuale a una commedia; arriva addirittura a inserire dei time-lapse sul traffico caotico di Madrid, per dare un’idea visiva dello scorrere del tempo.

Abracadabra è pieno di trovate e invenzioni bislacche, come i churros cosparsi di zucchero che divengono oggetto del desiderio, le mutande di superman infilate a forza ad un moribondo, la coppia erotomane che ricostruisce fedelmente le esposizioni dell’Ikea, l’agente immobiliare che inscena l’agghiacciante ricostruzioni di un omicidio.

Gli attori sono azzeccatissimi, ben concertati e caratterizzati alla perfezione, sia nei volti che nell’abbigliamento e sono inseriti in un contesto kitsch ormai divenuto stilema di una nuova onda di commedia grottesca iberica. Maibel Verdù spicca su tutti e riesce ad alternare una gamma infinita di registri recitativi, muovendosi con naturale disinvoltura dalla commedia al dramma, tuffandosi a capofitto anche nel sovrannaturale, senza mai perdere di credibilità.

Abracadabra è una baraonda chiassosa e colorata, che diverte etiene incollati allo schermo, talmente assurda e imprevedibile da non lasciare mai nulla per scontato. È autentico cinema “cabrón”, e funziona!

The Party: recensione del film di Sally Potter #RomaFF12

The Party: recensione del film di Sally Potter #RomaFF12

Un bianco e nero vivido ci accoglie in scena, con Kristin Scott Thomas che apre una porta e punta una pistola verso gli spettatori. Inizia così The Party, film scritto e diretto dalla regista inglese Sally Potter, presentato nella selezione ufficiale della Festa del Cinema di Roma 2017.

Ci ritroviamo subito dopo, qualche ora prima, in una modesta casa borghese inglese, durante i preparativi di una festa. Lei, Janet, in cucina prepara delle tartine, lui, Bill, è intento a mettere su un vinile e versarsi del vino rosso. Ma c’è qualcosa di strano: lei continua a ricevere telefonate di congratulazioni e lui sembra perso, fissa il vuoto e si lascia andare su una poltrona in salotto.

Lei è Kristin Scott Thomas, lui Timothy Spall, che iniziano ad accogliere uno ad uno gli amici. C’è la cinica migliore amica di Janet, April (Patricia Clarkson), con il suo partner che la fa innervosire, lo spirituale Gottfried (Bruno Ganz). C’è la collega e amica di Bill, Martha (Cherry Jones), insieme alla sua compagna molto più giovane di lei, Jinny (Emily Mortimer). E infine c’è l’affascinante Tom (Cillian Murphy), un banchiere che poco c’entra con il gruppo di amici, marito di una collega della coppia, che però lo raggiungerà in tempo per il caffè.

Ed è anche da lui, dalla sua entrata in scena in particolare, che si capisce che quella non sarà una serata come le altre: quella che era nata come una serata di festa per celebrare un traguardo lavorativo della padrona di casa, diventerà poco dopo un momento di incontro e scontro inevitabile, dove nessun personaggio riuscirà a nascondersi, affrontando le conseguenze di verità rivelate inaspettatamente.

The Party regge grazie a tre elementi principali, tutti e tre collegati tra di loro e che non potrebbero essere così forti, se non esistessero gli altri due. La sceneggiatura, la regia e la bravura dei suoi interpreti.

Sally Potter ha sviluppato una sceneggiatura quasi teatrale, improntata sul ritmo, le pause e l’equilibrio precario, ma ben riuscito, tra commedia e dramma. Le situazioni più comiche si scaturiscono dai momenti più tragici, le freddure migliori arrivano dopo le rivelazioni più shockanti e la risata è assicurata anche se la situazione è più amara che dolce e spinge alla riflessione. Su questo testo, la Potter non poteva sbagliare nella regia, facendosi aiutare anche dalla scelta di un intenso bianco e nero che non distrae dalle storie personali de gruppo di amici, ma anzi punta i riflettori sui particolari.

Leggi anche: Sally Potter presenta il suo film The Party in conferenza stampa

The PartyMa The Party non avrebbe avuto lo stesso risultato se Sally Potter non avesse scelto un mix di amici vecchi e nuovi ad interpretare i suoi personaggi. La scena viene spesso rubata dalla verve comica della coppia Patricia Clarkson e Bruno Ganz, dall’inquietudine che traspare dagli occhi di Cillian Murphy e dall’apatia di Timothy Spall, ma le performance intense della Scott Thomas e degli altri, confermano la bravura di un certo tipo di attore che non ha bisogno di nascondersi e riesce ad esprimere se stesso attraverso il fisico, uno sguardo o una semplice battuta, anche se bloccato nello spazio ristretto del salotto di una festa.

Il film verrà distribuito in Italia da Academy Two a Febbraio 2018 e speriamo riceva l’attenzione dovuta anche dal pubblico in sala che non si pentirà di aver passato 71 minuti in compagnia della Potter e dei suoi attori.

Sense8: le foto dal set sulla Costiera Sorrentina – ESCLUSIVA

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Sense8: le foto dal set sulla Costiera Sorrentina – ESCLUSIVA

Continuano le riprese del finale di Sense8 e dopo il set parigino, la troupe e il cast al completo si è spostato a Napoli e in particolare sulla Costiera Sorrentina, dove sono state scattate queste immagini esclusive dal set.

Alcuni membri del cast hanno anche posato insieme ai fan. Nelle foto, che ritraggono Max Riemelt, Brian J. Smith, Naveen Andrews e Toby Onwumere in una pausa dalle riprese, si può notare anche Lana Wachowski.

Foto di © Cinefilos.it
Foto di © Cinefilos.it
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sense8
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Sense8
Foto di © Cinefilos.it
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Dopo la chiusura dello show dopo due stagioni, la piattaforma Netflix ha dato il via libera a un episodio finale. Nel cast dell’episodio conclusivo torneranno Tuppence Middleton, Brian J. Smith, Doona Bae, Aml Ameen, Max Riemelt, Tina Desai, Miguel Ángel Silvestre e Jamie Clayton.

#RomaFF12: Go Nagai racconta il suo Mazinga Z Infinity

#RomaFF12: Go Nagai racconta il suo Mazinga Z Infinity

La Festa del Cinema di Roma 2017, in collaborazione con Alice nella città, presenta in anteprima mondiale Mazinga Z Infinity, il nuovo film del robot gigante creato da Go Nagai 45 anni fa e ancora amatissimo.

Proprio il maestro Nagai è arrivato a Roma per raccontare il nuovo film e il futuro del personaggio.

Qual è il rapporto di Mazinga Z e di Go Nagai con l’Italia?

“Quando l’ho pensato, ho indirizzato la mia creatura ai bambini giapponesi. Non immaginavo assolutamente che avrebbe attraversato l’oceano e il mondo, quindi il fatto che i temi scelti, questo robot, abbiano superato il mare e siano arrivati fino a qui, mi rende molto felice.”

I temi del manga sono sempre stati più duri e crudi di quelli dell’animazione, ma adesso questa differenza è stata appianata. Oggi, Mazinga Z parla sempre ai bambini o a un pubblico di adulti?

“Gli stessi protagonisti della storia sono cresciuti e affrontano temi più complicati adesso, ma l’assunto di base è sempre lo stesso, si combatte contro il male. Resta completamente attuale.”

Il film racconta di un nuovo inizio di Mazinga Z. È corretto interpretarlo in questi termini?

“Per la prima volta una storia di Mazinga Z non parte da un’ambientazione giapponese, quindi, sì, c’è un’apertura, un nuovo inizio che speriamo possa dare nuovi frutti. Sicuramente ci saranno nuove strade. Io ho sempre puntato sul futuro e lo stile nuovo del nuovo personaggio preannuncia nuove battaglie.

Il futuro sarà quello che porta in direzione di un universo condiviso in cui si riuniscono le sue creazioni e che dovrebbe ricalcare quello realizzato da Marvel al cinema.”

Il Dottor Inferno dice di essere tornato perché gli umani, i politici sono stati incapaci di gestire la pace. Il nuovo Mazinga Z riflette su questo aspetto?

“Era importante che si parlasse di valori condivisi. I protagonisti si riuniscono per avere uno scopo, un obbiettivo comune. Era importante anche che i temi trattati venissero attualizzati. Nella società moderna, la diversità di pensiero può essere qualcosa di pericoloso, nel senso che se non si ha uno scopo comune è difficile affrontare le difficoltà.”

Come sta vivendo il nuovo conservatorismo in Giappone?

“La situazione politica giapponese va verso la chiusura, certo io non mi andrò ad esporre per quello che penso in merito. Ma da persona sono preoccupato per quelle che possono essere le relazioni con i Paesi che ci stanno intorno, e vorrei che venisse data la priorità alla coesistenza pacifica.”

#RomaFF12: Caterina Murino sul red carpet, foto

#RomaFF12: Caterina Murino sul red carpet, foto

Caterina Murino, attrice italiana che ha fatto innamorare James Bond (è stata una Bond Girl in Casino Royale), è stata protagonista del red carpet della Festa del Cinema di Roma 2017, dove ha presentato Cinque, il cortometraggio di cui è protagonista.

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Chris Hemsworth e Mark Ruffalo intagliano zucche a tema Thor

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Chris Hemsworth e Mark Ruffalo intagliano zucche a tema Thor

In attesa che finalmente Thor Ragnarok debutti negli USA, i protagonisti Chris Hemsworth e Mark Ruffalo si sono divertiti ad intagliare zucche che richiamano i loro personaggi nel Marvel Cinematic Universe. Il video è molto divertente perché i due iniziano una sfida all’ultima zucca intagliata a tema Thor Ragnarok:

 

LEGGI ANCHE: Thor: Ragnarok, Taika Waititi su una scena eliminata dal film

Thor: Ragnarok – il trailer italiano

Thor: Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

Nelle new entry invece si annoverano il premio Oscar Cate Blanchett (Blue Jasmine, Cenerentola) nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum (Jurassic Park, Independence Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico Grandmaster, Tessa Thompson (Creed, Selma) interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è prevista per il 3 novembre 2017.

La trama di Thor: Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi amici Avengers, l’incredibile Hulk.

Black Panther: rivelate le action figure Marvel Legends

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Black Panther: rivelate le action figure Marvel Legends

Mentre l’entusiasmo sul film Black Panther cresce dopo aver visto il primo trailer, oggi sono state rivelate le prime foto della linea ufficiale di action figure sui protagonisti del prossimo film Marvel Studios targate Hasbro. Trai i personaggi oltre al protagonisti anche Erik Killmonger e Nakia.

A rivelarle è stato il THR. 

Le action figure sono acquistabili negli USA con la versione premium che comprende anche una serie di armi in dotazione e il prezzo è di 19.99 dollari.

Marvel Comics rivela il nuovo look di Thor Odinson

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Marvel Comics rivela il nuovo look di Thor Odinson

Marvel Comics ha rivelato i primi concept del nuovo look di Thor Odinson firmati dal fumettista Russell Dauterman. Il Vice President & Executive Editor di Marvel ha così commentato: “”Questo design di Thor Odinson di [Russell Dauterman] è fantastico”:

Questo nuovo design dà a Thor un nuovo costume con ornamento d’oro che si abbina al suo braccio e martello. Inoltre ripristina anche il casco alato di Thor, ma mantiene i suoi capelli corti e la barba, forse per rendere il personaggio più coerente con la versione cinematografica recente di Chris Hemsworth.

Vi ricordiamo che al cinema Thor è tutt’ora protagonista del terzo film dedicato al dio del tuono Thor: Ragnarok, diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

Nelle new entry invece si annoverano il premio Oscar Cate Blanchett (Blue Jasmine, Cenerentola) nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum (Jurassic Park, Independence Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico Grandmaster, Tessa Thompson (Creed, Selma) interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è prevista per il 3 novembre 2017.

La trama di Thor: Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi amici Avengers, l’incredibile Hulk.

Thor: Ragnarok – la recensione

Thor: Ragnarok, Taika Waititi su una scena eliminata dal film

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Thor: Ragnarok, Taika Waititi su una scena eliminata dal film

ATTENZIONE – L’ARTICOLO POTREBBE CONTENERE SPOILER SU Thor: Ragnarok

thor ragnarok Thor: Ragnarok

Taika Waititi, regista di Thor: Ragnarok, aveva già commentato la scelta di sostituire la location della distruzione del Martello di Thor per mano di Hela. Da un vicolo di New York, la scena è stata infatti spostata all’aria aperta, come si vede già nei contenuti promozionali del film.

Ma parlando con CBM, il regista ha commentato un’altra scelta per il cut finale del film, una scelta che riguarda il personaggio di Odino. Durante la lavorazione di Thor: Ragnarok, abbiamo visto delle foto che ritraevano Anthony Hopkins nei panni di un barbone per le strade di New York. La scena doveva rappresentare Odino esiliato da Asgard a opera di Loki, come si vede nel finale di Thor: The Dark World.

La decisione di togliere la scena è stata così spiegata:

“Odino era originariamente a New York, e le persone non capivano perché. Semplicemente non sembrava realistico avere Odino in giro per la città. Lui è uno degli esseri viventi più potenti dell’universo e perché mai dovrebbe girare per New York sperduto. Quello che volevamo fare era onorare il potente re che era stato e portarlo in Norvegia, su quella scogliera, ci è sembrato più degno che farlo morire a New York.”

Questa scelta, e quella di cambiare location alla distruzione del Martello, sono precisamente legate, dal momento che le due scene, la morte di Odino e la distruzione del Mjöllnir, sono consequenziali.

Thor: Ragnarok – il trailer italiano

Thor: Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

Nelle new entry invece si annoverano il premio Oscar Cate Blanchett (Blue Jasmine, Cenerentola) nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum (Jurassic Park, Independence Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico Grandmaster, Tessa Thompson (Creed, Selma) interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è prevista per il 3 novembre 2017.

La trama di Thor: Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi amici Avengers, l’incredibile Hulk.

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Deathstroke: Joe Manganiello pubblica una foto della maschera

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Deathstroke: Joe Manganiello pubblica una foto della maschera

Come molti di voi sapranno Joe Manganiello doveva interpretare Deathstroke nel film di Batman scritto da Ben Affleck e Geoff Johns ma quel progetto non ha mai avuto luce per le ragioni che tutti conosciamo.

Da quando è poi subentrato Matt Reeves sembrava che il personaggio fosse destinato a non apparire più nell’universo. Soprattutto dopo che abbiamo appreso che il personaggio che in precedenza sarebbe dovuto apparire alla fine di Justice League fu tagliato dal montaggio del film.

Beh sembra proprio che Slade Wilson vivrà per combattere ancora un altro giorno, come abbiamo appreso all’inizio di questa settimana. Infatti, Gareth Evans prenderà il timone di un film standalone proprio sul personaggio che sarà interpretato ancora da Joe Manganiello.

Al momento quando esattamente il film sarà lanciato non lo sappiamo ma l’attore ha diffuso su twitter un’immagine che ritrae la maschera di Deathstroke danneggiata, che è un chiaro riferimento al fatto che il personaggio sta per fare il suo debutto nell’universo cinematografico DC.

 

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Deathstroke (noto anche come Deathstroke the Terminator), il cui vero nome è Slade Wilson, è un personaggio dei fumetti DC Comics creato da Marv Wolfman e George Pérez, apparso per la prima volta sulle pagine di The New Teen Titans vol. 1 n. 2 del dicembre 1980. Deathstroke si è classificato al 32º posto nella classifica dei più grandi cattivi nella storia dei fumetti