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#RomaFF12, Xavier Dolan: sognare in grande e abbracciare il dolore

Capelli ossigenati, sorriso timido, ma sguardo furbo e sfacciato; si presenta così Xavier Dolan alla Festa del Cinema di Roma. Protagonista di uno degli Incontri Ravvicinati con il pubblico, il regista canadese, bambino prodigio che vanta già sei film (e uno in arrivo) a 28 anni, ha incantato la sala.

Arguto e buffo, umile anche se sempre puntuale, capace di caricare di senso profondo affermazioni che dalle labbra di qualcuno altro risulterebbero banali o frasi fatte, Dolan ha raccontato il suo rapporto con il cinema in sei momenti, ognuno corrispondente a uno dei suoi film. Ma prima, allo sceneggiatore, attore, regista, produttore, montatore si chiede: meglio la regia o la recitazione?

“Credo di preferire la recitazione. Ma quando dirigo continuo a recitare, recito insieme a degli attori che ammiro, questo tipo di recitazione non è però gratificante come quando sono io a recitare, però per un paio di anni ho fatto così, anche perché imparo tanto da ciò che vedo davanti a me, dagli attori che si trasformano sotto i miei occhi. Da loro posso imparare moltissimo, e recitare mi manca. Vorrei farlo di più nei prossimi anni, sia per me che per altri.”

J’ai Tué ma Mère, primo film di Xavier Dolan

A 21 anni. Uno dei motivi per cui il tuo cinema ha conquistato il mondo è perché si sente da subit un’urgenza. Cosa ti ha spinto a girare questo film?

“È stato il mio primo film. Non avevo girato corti, non ho fatto una scuola di cinema, il mio nome è impresso soltanto sul diploma del liceo. Quindi volevo iniziare a recitare ma come attore ero disoccupato e così ho detto ‘Potrei ingaggiarmi da solo per raccontare questa sceneggiatura che parla della mia vita’. Non c’era competizione, ero l’unico contendente al ruolo.

Poi però le cose si sono complicate, ho dovuto investire tutti i miei soldi per produrlo e nessuno credeva sarebbe stato possibile, nessuno tranne gli attori che mi hanno aiutato. Tu parli di urgenza, necessità, io parlo di problema. Il film lo racconto per risolvere un problema che vedo nella mia vita e nella società. In questo caso ho deciso di raccontare la mia vita, risolvendo il problema dell’iniziare la mia vita come artista. Siccome gli altri non me lo permettevano me lo sono permesso da solo.”

Les Amours imaginaires, il piano sequenza e la tensione

Come mai hai deciso di girare la scena (mostrata in sala al pubblico, ndr) in piano sequenza senza stacchi?

“Anche se non posso parlare per gli altri registi, sembra che dai film che ho visto, i registi amano le inquadrature senza stacchi. La tensione che si crea con questo espediente. Ma per il regista e per la troupe è una grandissima sfida, perché tutte le persone che lavorano al film vengono coinvolte. È una coreografia che richiede l’attenzione di tutti. E poi dopo tanto lavoro la maggior parte delle volte non funziona. Io però non voglio che queste scene prendano il sopravvento e schiaccino il ritmo del film. Nessun idea può prendere il sopravvento sulla storia che rimane al centro.”

C’è stato un punto di riferimento cinematografico nella tua formazione di regista?

“Diciamo che ho visto qualche film, ma non troppi. Vedo sempre la delusione nella faccia della gente quando mi parlano di un film e poi scoprono che non l’ho visto. Mi vergogno un po’ di questo. Ci sono dei buchi da riempire nella mia cultura cinematografica, ma, ad esempio, nella scena che abbiamo visto di J’ai Tué ma Mère il riferimento è a Wong Kar-wai. La scena alla In the mood for love è così evidente che se il regista la vedesse potrebbe farmi causa. C’è una citazione da un libro, Steal like an artist, sulla possibilità di diventare artisti, ti dà dei consigli se hai potenziale. Qualcuno può pensare che sia superficiale ma io ci ho trovato tanti suggerimenti. La mia citazione preferita è ‘Inizi che sei finto, e poi diventi sei reale’.

Se leggerete questo libro, vedrete che molti artisti dicono che il furto artistico è naturale ed è spontaneo perché tu non sai chi sei fino a che non crei, con il cuore, con l’anima. Lo puoi fare attraverso il furto, ad esempio, sempre la scena in cui cito Wong Kai-wai: chiaramente avevo visto altri rallenty prima in altri film, ma è stato In the mood for love a farmi trovare la mia idea. Ripeti delle idee fino a che non le fai tue. Il rallenty adesso lo uso a modo mio. Credo di aver smesso questo lavoro di prestito con Tom à la ferme. È stato lì che ho cominciato a capire meglio mes tesso, ma puoi farlo solo dopo che hai creato. Il processo di crescita è fatto da prestiti e cose che hai rubato ad altri. Anche Coppola dice in questo film ‘Noi vogliamo che voi rubiate da noi, rubate le nostre inquadrature, le nostre scene, fino a quando arriverà il giorno che saranno gli altri a rubare da voi’”

Laurence Anyways, il rapporto tra felicità e libertà

I tuoi personaggi sono sempre divisi tra libertà e felicità. Tutti cercano la libertà di essere se stessi ma non tutti riescono poi a raggiungere la felicità.

“Penso che ci siano tanti film su persone che non hanno speranza e fortuna e non lottano per averli. Per ottenere qualcosa, oppure lottano ma tutto gli è contro. Sono film che sono molto popolari, li chiamano la pornografia della povertà.in qualche modo amano parlare di persone che non sono privilegiate, reietti che vivono ai margini della società. Ma questi film non danno mai una vera possibilità ai protagonisti.

Io invece amo i combattenti, quelli che hanno speranza. Alla fine la vita è questo: cercare di combattere per quello che sei, ma la società non lo apprezza perché quando si è autentici si mettono le altre persone di fronte alla falsità e ai fallimenti. Ci sono persone che si sono arrese, ma ci sono anche tanti sognatori. I miei personaggi si portano dentro il desiderio di combattere. Non sempre vincono, ma non sono mai dei perdenti.I miei film parleranno sempre di persone che cercano di trovare un loro spazio, ma se non ci riescono sarà sempre e solo colpa della vita, mai del fatto che si sono arresi.”

Tom à la ferme, il genere e i sogni in grande

In che genere classificheresti il tuo quarto film?

“Un dramma psicologico, un thriller psicologico, non saprei definirlo perché mi manca questo tipo di linguaggio. Se mi chiedono che tipo di film è Titanic, per esempio, potrei dire un dramma storico, ma non lo so. Direi però che può essere un thriller psicologico, o almeno è quello che avrei voluto fare.”

Non è la prima volta che nomini Titanic. È vero che lo ami molto?

“Penso che sia una produzione meravigliosa. Gli effetti visivi, gli attori, i costumi, tutto fanno di questo film un capolavoro dell’intrattenimento moderno. Non tutti sono d’accordo però. Due anni fa il mio agente mi porta a una cena, a cui dice ‘parteciparanno solo pochi amici, una cosa informale’. E mi ritrovo a tavola con Paul Thomas Anderson, Ron Howard, Bennet Miller, Charlize Theron e altri. E Bennet chiede qual è per noi il film che ci ha spinti a fare questo lavoro, e c’erano persone che citavano film anni ’30, o di pittori, o di quando erano in luoghi tipo l’Africa. E io ho pensato ‘E ora questi che penseranno quando dirò Titanic?’.

Ovviamente non si tratta di un film che in un contesto intellettuale si va a cercare, ma la questione che era stata posta era non qual è il miglior film di tutti i tempi, ma qual è il film che ti ha fatto venire voglia di fare cinema. Qual è il tuo film preferito. A 8 anni ho visto Titanic, e questo film mi ha detto ‘vola, pensa sempre in grande’. Adesso non sono più insicuro nel parlare dei film che mi sono piaciuti, sono questi i film che mi hanno reso quello che sono: Mamma ho perso l’aereo, Jumanji, Titanic.”

Mommy, la regia come mezzo per darsi un lavoro da attore

Come reagiscono i tuoi genitori quando vedono i tuoi film?

“Non ne parliamo molto, ma sono orgogliosi. Mia madre è venuta con me a Cannes alla proiezione di E’ solo la fine del mondo. Ma non sono loro i personaggi dei film, non hanno paura di riconoscersi nei miei film. Soltanto per il primo, si capisce che è la mia vita.”

Qual è il momento in cui hai deciso di fare il regista?

“Ho deciso di fare il regista per darmi una possibilità come attore. Forse quando ho visto Titanic in me è rimasto qualcosa, ma non è che sono uscito dal cinema e ho detto ‘Mamma farò il regista’. Le ho detto ‘Mamma voglio scrivere una lettera a Leo DiCaprio’. Ma innanzitutto volevo risolvere il mio problema di attore disoccupato. I miei amici lavoravano, qualcuno faceva film, e io me ne stavo a casa, senza lavoro e senza soldi. Sarei morto, ma dovevo fare qualcosa perché avevo detto a tutti che avrei trovato la mia strada. La prima ragione è stata quindi quella di recitare, ma già nei primi giorni di riprese ho capito che non si trattava più solo di quello ma anche del piacere di raccontare le storie.”

È solo la fine del mondo, l’elogio del dolore

È solo la fine del mondoParlando dei film che hai amato, hai detto che uno dei titoli che maggiormente ti hanno colpito di recente è un film italiano. Vorrei che lo rivelassi e spiegassi perché ti ha colpito?

“Due settimane fa ho visto Call me by your name, di Luca Guadagnino. È un film così tenero e saggio, che cambia completamente il modo di guardare i film ma anche di guardare l’amore. Non penso che siamo molti i film che hanno questo potere. Non solo. Il film insegna molto anche sul dolore. Cerchiamo spesso dei film che ci facciano ridere, che siano di sollievo, a volte si dice ‘Ah, quel film era così deprimente!’. Ma quando qualcuno ha sperimentato davvero l’esperienza del rifiuto d’amore o di essere follemente innamorato di qualcuno e di soffrirne, allora si capisce anche qual è la bellezza del dolore, e questo film lo permette.

Non si trova spesso la celebrazione della bellezza del dolore, perché è importante, è il dolore che ti permette di creare, è da questo che sono nati molti miei film, perché soffrivo per qualcuno di cui ero innamorato, o quando avevo il cuore spezzato. Vedendo questo film mi sono sentito profondamente compreso. Questo regista, come me, sa che il dolore apre tante porte.”

#RomaFF12: Cabros de mierda, recensione del film di Gonzalo Justiniano

Un delicato e struggente ritratto della vita durante la feroce dittatura di Augusto Pinochet, che si impadronì del governo in Chile l’11 settembre del 1973, con un colpo di stato. Pinochet si macchiò di crimini contro l’umanità di crudeltà inaudita, tanto che ancora oggi si fa fatica a stimare realmente le cifre dello sterminio di massa che mise freddamente in opera.

Siamo in una baraccopoli di Santiago del Chile, nel 1983, ancora molto distanti dall’11 settembre del 1990, quando finalmente cadde la dittatura. La dolce ma forte Gladys vive assieme a sua madre e a sua figlia, entrambe con lo stesso nome, all’interno di una povera comunità che nasconde sovversivi comunisti che non riescono e non possono accettare l’oppressione militare di Pinochet. Con le tre Gladys vive anche un tenero bambino occhialuto, dell’età di tredici anni e chiamato Vladi. Il padre del bimbo è un oppositore che vive nascosto sotto falso nome.

Un giorno giunge nella comunità Samuel Thomson, un missionario che cerca di diffondere la parola di Dio, ma che probabilmente deve lui stesso trovare delle certezze. Samuel è appassionato di fotografia e documenta con la sua fotocamera e la sua cinepresa S8 la vita, l’oppressione e i tentativi di ribellione delle persone che comincia a conoscere e amare sempre di più, giorno dopo giorno.

Samuel dovrà fare i conti con la passione, con l’amore, con la fede, con l’ideologia e purtroppo anche con la spietata polizia militare.

Gonzalo Justiniano riesce con semplicità a costruire un racconto corale, che descrive teneramente, dall’interno, il lungo periodo della dittatura in Chile. Orchestra bene i registri del racconto, passando dai toni allegri e scanzonati della commedia, fino al dramma più nero, costringendo a riflettere e facendo dimenticare che si tratta solamente di un film. Questo grazie anche a fotografie e filmati di repertorio, giustificati narrativamente dal lavoro di documentazione di Samuel.

Registicamente parlando, non siamo troppo distanti da quanto visto in Detroit di Kathryn Bigelow, ma il suo tono energico è totalmente “Gringos”, a differenza della poesia, della passionalità e della voglia di vivere che Gonzalo Giustiniano riesce a infondere in ogni fotogramma. Un manipolo di attori bravissimi rende impossibile non amare i personaggi interpretati con immensa sincerità. Su tutti spiccano Nathalia Aragonese (Gladys) passionale, determinata, autentica e il piccolo Elías Collado (Vladi) tenero, ironico ai limiti del sarcastico.

I cabros de mierdas del titolo sono i bambini quando si comportano male. Così a volte viene chiamato Vladi, ma anche i biechi torturatori della polizia militare quando vengono riconosciuti dalle donne che li avevano cresciuti, dalle proprie maestre, dai vicini di casa. Forse anche Gladys, Samuel, e tutti i loro amici oppositori potrebbero essere definiti in questo modo, perchè che il loro gioco non è troppo distante da quello dei bambini, visto che si limitano a sbeffeggiare Pinochet, con caricature e scritte sui muri. Certo, non mancano momenti di ribellione armata, ma è nulla, una bazzecola a confronto della violenza inaudita della controparte.

Cabros de Mierdas è un film semplice, sincero, onesto, ma importante, insieme a tanti altri, per ricordare e riflettere su un dramma immane dei nostri giorni. Un piccolo tassello per non dimenticare i desaparecidos persi nelle fredde acque dell’oceano.

Shazam: Zachary Levi sarà il protagonista [Ufficiale]

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L’annunciato adattamento Shazam ha trovato finalmente il suo protagonista. Infatti da quanto apprendiamo dal THR l’attore Zachary Levi è stato ingaggiato per interpretare Shazam, l’eroe DC Comics per il prossimo film dell’universo cinematografico della DC.

Zachary Levi, noto per aver interpretato Chuck nell’omonima serie tv, e per aver preso parte a Thor: The Dark World e Thor: Ragnarok interpreterà Billy Batson che si trasforma al grido Shazam in un supereroe che con ogni probabilità si scontrerà con Dwayne “The Rock” Johnson che interpreterà Black Adam. Anche se su quest’ultimo dettaglio non ci sono conferme.

Shazam sarà diretto da David F. Sandberg (Annabelle: Creation) e si baserà su una sceneggiatura scritta da Henry Gayden e Darren Lemke. Il film che farà parte dell’Universo Cinematografico DC dovrebbe essere pronto per debuttare al cinema nell’aprile 2019. Le riprese cominceranno il prossimo febbraio.

#RomaFF12: Luca Marinelli e il cast di Una Questione Privata sul red carpet

Luca Marinelli, Lorenzo Richelmy e Valentina Bellé hanno sfilato sul red carpet della Festa del Cinema di Roma 2017 per presentare, in Selezione Ufficiale, Una Questione Privata, film basato sul romanzo di Beppe Fenoglio e diretto dai fratelli Taviani. Sul tappeto rosso anche uno dei due registi, Paolo:

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RomaFF 12: Jake Gyllenhaal presenta Stronger

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RomaFF 12: Jake Gyllenhaal presenta Stronger

Terzo giorno per la Festa del cinema di Roma, e terza star del cinema di Hollywood. Infatti l’attore Jake Gyllenhaal sfilerà sul red carpet per presentare al pubblico di Roma, Stronger, sua ultima fatica.

Diretto da David Gordon Green e scritto da John Pollono Stronger vede protagonisti oltre a  Jake Gyllenhaal, anche Tatiana Maslany, Miranda Richardson, Clancy Brown, Lenny Clarke.

Tratto dall’omonimo romanzo di Jeff Bauman & Bret Witter, il film racconta la vicenda di un uomo comune che ha appassionato il mondo intero e lo ha reso un simbolo di speranza dopo l’attentato del 2013 alla maratona di Boston. Il percorso eroico e profondamente personale di Jeff metterà alla prova i suoi legami familiari, definirà l’orgoglio di una comunità e gli darà il coraggio per superare enormi avversità, mentre tenterà di ricostruire la sua vita al fianco della compagna Erin.

La sfida di questo film è stata per me creare qualcosa che risultasse reale e sincero. Rimanere rispettoso della verità, ma non limitarmi ad una semplice ricostruzione. Voglio che il pubblico si senta catapultato nella vita di queste persone, che si innamori di loro. Credo che le persone saranno inspirate dal complesso percorso di Jeff e dall’incredibile amore e sostegno che ha ricevuto da Erin, dalla sua famiglia e da tutte le persone di Boston. E se guardando il film si renderanno conto che c’è gente che si prenderà cura di loro nel momento in cui una tragedia o una grossa delusione colpirà le loro vite, questo mi renderà felice.

RomaFF 12: Last Flag Flying di Richard Linklater

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RomaFF 12: Last Flag Flying di Richard Linklater

Sarà proiettato nella terza giornata della Festa del cinema di Roma, Last Flag Flying di Richard Linklater. Per il suo ultimo film, il regista, considerato uno dei più importanti autori del nuovo cinema statunitense, si è ispirato all’omonimo romanzo di Darryl Ponicsac: nel 2003, trent’anni dopo aver servito insieme in Vietnam, l’ex medico della marina Larry “Doc” Shepherd incontra di nuovo i suoi compagni, l’ex marine Sal Nealon e il reverendo Richard Mueller, per dare degna sepoltura al figlio di Doc, un giovane marine rimasto ucciso nella guerra in Iraq. Con l’aiuto dei suoi vecchi amici, Doc intraprende un viaggio verso la East Coast per riportare il figlio a casa.

Last Flag Flying, il film

In merito al film il regista ha rivelato. Ricordo chiaramente le mie prime impressioni, 12 anni fa, dopo la lettura del romanzo “Last Flag Flying” di Darryl Ponicsac. Subito pensai “ma questo è un film!”. In quel momento la guerra in Iraq si era già rivelata un disastro e il libro batteva molto sui paralleli tra il Vietnam e l’Iraq. Quello che mi colpì di più però erano questi tre personaggi, Doc, Sal e Mueller. Amavo questi ragazzi e avevo voglia di scavare nelle loro vite per creare un ritratto di questi tre veterani del Vietnam di mezza età. Feci un primo tentativo di adattare il libro per il grande schermo nel 2006, ma quella prima versione, ambientata nel 2005, non funzionò.

C’era un problema di tempistiche. La cultura di allora non era pronta ad affrontare la questione della guerra in Iraq, che avevamo tutti davanti agli occhi e di cui non si vedeva la fine. Quando pensi alla storia dei film di guerra, realizzi che i migliori di solito arrivano dopo molti anni, quando la gente è pronta a esaminare i fatti. Quando fu chiaro che il film non sarebbe stato realizzato, ricordo di aver detto a Darryl “prima o poi lo faremo”. Alla fine abbiamo ripreso in mano il progetto un paio di anni fa, riscrivendo gran parte della sceneggiatura.

Ricordo di aver pensato “invece di trattare l’attualità, potremmo strutturarlo come un film storico, ambientandolo nel dicembre del 2003, ai tempi della caccia a Saddam Hussein”. Pensammo che la gente ricordasse quel momento, così che la storia si fondasse su una realtà condivisa, che era proprio l’intento originale del libro.

#RomaFF12: Sally Potter presenta il suo film The Party

#RomaFF12: Sally Potter presenta il suo film The Party

Nel secondo giorno della Festa del Cinema di Roma, la regista e sceneggiatrice inglese Sally Potter è arrivata all’Auditorium Parco della Musica per presentare il suo film The Party, un dramma comico in bianco e nero, che ha per protagonisti Kristin Scott Thomas, Timothy Spall, Bruno Ganz, Patricia Clarkson, Emily Mortimer, Cherry Jones e Cillian Murphy.

Come mai ha deciso di fare questo film in bianco e nero?
In un certo senso il bianco e nero è coloratissimo, perché forza l’immaginazione a perdersi nelle ombre e nelle luci e riempirle con sentimenti. Il bianco e nero è alle radici del cinema e inoltre non è vero che la gente non guarderebbe le cose in bianco e nero, perché sempre più registi giovani creano video musicali in bianco e nero perché pensano sia più eccitante.

Una delle cose più interessanti del film è questo delicato equilibrio tra il dramma e la commedia, quanto è difficile a livello di scrittura e quanto invece magari influisce l’armonia sul set e complicità tra gli attori nel trovare il tono giusto?
Il 95% della commedia è nella scrittura e tutti gli attori possono confermare: se non hanno il testo è un altro tipo di commedia. Il testo ti da il senso, il sub-testo, il ritmo e il significato e solo allora gli attori possono, attraverso il corpo, portare in scena il tempismo comico. Si può dire che questa sia una commedia fisica, con il cuore di una tragedia. Tecnicamente è stata una sfida a livello di scrittura, perché devi immaginare come reagirà il pubblico a questi tempi comici, ma devo ammettere che lavorare con gli attori su questo testo è stata una vera gioia, abbiamo riso tantissimo insieme.

Ha filmato in ordine cronologico, come ha lavorato con gli attori?
Ho lavorato individualmente con ogni attore. Sono andata da loro e abbiamo iniziato insieme a lavorare lentamente e nei dettagli sul testo, sull’aspetto, sulla scena, sulla voce, sui movimenti, su tutto… Quindi quando è arrivato il momento di incontrarli tutti insieme, erano già molto sicuri a livello individuale sulla loro parte. Abbiamo fatto solo due o tre giorni di prove e poi due settimane di riprese: una cosa davvero veloce e intensa.

Leggi anche: The Party, recensione del film di Sally Potter

Il tema centrale della storia è sembrato “la verità”, è corretto?
Sì, esatto. La verità è al centro e tutto gli gira intorno e anche quando le persone pensano di dire la verità, gradualmente realizzano che stanno omettendo qualcosa oppure scoprono qualcosa che non sanno, perché si trovano in situazioni di crisi e si comportano in maniera diversa rispetto alla loro precedente immagine di loro stessi. In questa storia si tratta di capire quale sia il divario tra chi penso di essere e quello che effettivamente faccio in un momento di crisi.

Nonostante sia stato scritto molto prima, questo film riflette anche sulla situazione Brexit rispetto alla politica e la società: secondo lei quanto di quegli aspetti ci sono nel film?
Il referendum sul Brexit in realtà è avvenuto proprio a metà delle nostre due settimane di riprese e posso dirle che erano tutti molto tristi la mattina dopo sul set perché il cast e la crew erano estremamente internazionali, l’esempio vivente di una vita senza confini. Designer argentini, troupe del suono francesi, cinematografi russi, un editor danese, direttore delle luci irlandese… e potrei andare avanti con la lista. Per noi quello era il modo giusto di essere e di lavorare, mentre con la Brexit si va esattamente nella direzione opposta. Isolazione invece che cooperazione. Quando ho iniziato a scrivere non c’era discussione a riguardo, è tutto uscito dal niente, come un terremoto. Quindi forse mentre scrivevo sentivo inconsciamente questa sensazione di imminente divisione nella cultura che nella storia si è tradotta in divisione tra gli individui.

Il film è molto attuale e tratta anche l’argomento delle donne e il potere: qual’è il suo commento a riguardo, anche alla luce dei fatti di cronaca recenti?
Intende il caso Harvey Weinstein? Quello che è accaduto è qualcosa che è diventato visibile ma prima era semplicemente nascosto, ma accade ovunque, non solo nel mondo del cinema. Non solo tra un potente produttore e un attore che ha bisogno di un lavoro, ma ovunque ci sia uno squilibrio di potere. Tra uomini e donne, ma anche tra uomo e uomo. Ad esempio lui aveva anche la reputazione di essere molto severo con altri uomini nella compagnia ed anche questo non veniva raccontato molto. Anche questo fa parte di quella cultura che salva spesso i bulli, ma anche quello è solo un microcosmo di un più grande situazione politica dovuta ad uno squilibrio di potere in uno sistema patriarcale e capitalista, dove la gente viene bullizzata per fare soldi o altro. Questa situazione di Harvey Weinstein probabilmente sta però portando al pubblico a capire la nozione che non è ok umiliare o molestare qualcuno, non è assolutamente un modo giusto di comportarsi e questa è una cosa buona.

#RomaFF12: Luca Marinelli presenta Una Questione Privata dei fratelli Taviani

Ad aprire questa seconda giornata della Festa del Cinema di Roma sono i fratelli Paolo e Vittorio Taviani con la loro ultima fatica cinematografica, Una Questione Privata, melodramma ambientato nell’Italia fascista con Luca Marinelli, Lorenzo Richelmy e Valentina Bellé.

Tratto dall’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio, scrittore e partigiano morto nel 1963, quello dei Taviani è il primo film italiano della selezione ufficiale del festival, un’opera assai complessa e piena di elementi contrastanti.

In Una Questione Privata va in scena il tipico dramma da triangolo amoroso, una storia vista centinaia di volte al cinema, all’epoca però della Seconda Guerra Mondiale. Si parla infatti di amore, gelosia, tradimento e follia ma in contesto assai ingombrante. Uno dei registi, Paolo Taviani, ha spiegato perché la scelta del soggetto del film è ricaduta proprio sulla storia di Fenoglio.

“Io e mio fratello abbiamo sempre amato Beppe Fenoglio ma non eravamo mai riusciti a fare un film utilizzando una delle sue storie. Ogni volta che leggevamo qualcosa di suo e provavamo ad acquistarne i diritti, scoprivamo che qualcuno ci aveva già preceduto.

Siamo sempre arrivati tardi [ride] Anni più tardi poi mi è capitato di leggere Una Questione Privata e quelle pagine mi hanno commosso profondamente […] Così ho telefonato per cercare di acquistare subito i diritti per un film e dall’altro capo del telefono qualcuno mi ha detto che mio fratello Vittorio aveva già telefonato per lo stesso motivo“.

una questione privata paolo taviani

Questa è la genesi di Una Questione Privata raccontata dal regista che ha anche fatto qualche precisazione riguardo l’importanza del contesto storico.

“Nel film si parla di una semplice storia d’amore, un classico triangolo amoroso visto e rivisto […] ma raccontato da un altro punto di vista […] Questa è una storia che il pubblico può amare perché più o meno l’ha vissuta. Il protagonista per colpa dell’amore per un attimo si dimentica della guerra e della sua missione di partigiano […] Quanto al fascismo, beh, non è un tema così antico e dimenticato […] “

Leggi anche: Una Questione Privata, recensione del film dei fratelli Taviani

Parlando di fascismo come concetto astratto e confinato solo ai libri di scuola, Paolo Taviani ha commentato il recente episodio che ha visto coinvolti alcuni tifosi della Lazio che hanno utilizzato l’immagine di Anna Frank in un fotomontaggio per degli striscioni poi esposti allo stadio durante il derby contro la Roma.

“I fascisti sono tornati ma non sono come li conoscevamo […] L’episodio della Lazio mi ha indignato. Non è ammissibile che al giorno d’oggi ci siano persone capaci di commettere simili indecenze […] E’ tutta colpa della scuola che non insegna ai giovani d’oggi l’importanza del passato.

In un certo senso questi ‘nuovi fascisti’ sono incolpevoli perché non sanno, non conoscono la storia dell’Italia […] Gli adulti sono quello che sono, ormai, nel bene e nel male ma adesso è sui bambini che bisogna lavorare per cambiare il mondo. Conoscere la storia a scuola dovrebbe essere una priorità come oggi lo è l’insegnamento dell’inglese. Bisogna fare qualcosa, mettere un argine […] “

Parole dure ma giuste quelle di Paolo Taviani condivise anche dagli attori, soprattutto dal protagonista Luca Marinelli che ha raccontato della sua esperienza sul set.

una questione privata luca marinelli

“Ovviamente non ho mai vissuto la guerra né tantomeno l’epoca del fascismo ma questo film mi ha aiutato a vedere le cosa da un inedito punto di vista. Per me un film è principalmente un’esperienza fisica e vedere sessanta persone sul set, ragazzi di vent’anni prendere parte alle riprese fingendo di essere dei partigiani accampati nelle tende, è stato molto forte e traumatico […] Tutti dicono che i giovani d’oggi non hanno ideali in cui credere e non hanno più valori ma non credo che sia così.

Grazie al rapido accesso ai socila media, vengono costantemente bombardati dalla verità che li circonda, possono leggere il tempo reale notizie da tutto il mondo quindi sono convinto che sappiano riconoscere quali sono i valori che contano e che ci sono persone disposte a morire per i propri ideali. I valori non si sono perduti ma sono soltanto meno chiari”.

Il fascismo è un tema tutt’oggi molto scottante e difficile da trattare che, nel film dei Taviani, ha un ruolo decisamente marginale. La guerra è infatti solo la cornice della storia d’amore tra Fulvia, Milton e Giorgio, tema che è tuttavia impossibile da ignorare.

una questione privata photocall

Ma se realizzare un film come Una Questione Privata crea dibattito ora, che reazione avrebbe suscitato dieci o anche venti anni fa? Per rispondere a questa domanda, Paolo Taviani ha raccontato un piccolo aneddoto legato all’uscita del primo film diretti con suo fratello Vittorio e con Valentino Orsini.

Il film in questione è Un Uomo Da Bruciare, datato 1962, liberamente tratto dalla vita di Salvatore Carnevale, sindacalista socialista di origini siciliane.

“Io e Vittoria abbiamo sempre fatto parte del Partito Comunita e quando abbiamo presentato il film al partito non abbiamo ricevuto pareri entusiastici. Ricordo che Mario Alicata [parlamentare comunista, partigiano nonché critico letterario] si alzò dopo la proiezione e ci disse che avevamo oltraggiato con il nostro film la memoria di Carnevale […]

Quello stesso anno presentammo il film alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia dove fu accolto molto bene da pubblico e critica […] Il giorno dopo andammo a leggere ansiosi le recensioni sui giornali e ci accorgemmo che alcune di loro non erano esattamente positive […]

Quello stesso pomeriggio incontrammo Amendola [si riferisce a Ferruccio Amendola] sulla spiaggia e fu proprio lui a farci ragionare sul fatto che le recensione negative non sono poi così importanti poiché i giornali non sono organismi autonomi ma vengono sempre influenzati dalle linee di partito”.

#RomaFF12: Xavier Dolan sul red carpet dell’Auditorium

#RomaFF12: Xavier Dolan sul red carpet dell’Auditorium

Xavier Dolan, regista prodigio canadese, è stato ospite alla Festa del Cinema di Roma 2017, incontrando il pubblico dell’Auditorium. Di seguito gli scatti dal red carpet.

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Una Questione Privata: recensione del film dei fratelli Taviani

Una Questione Privata: recensione del film dei fratelli Taviani

A più di cinquant’anni dalla pubblicazione postuma del romanzo Una Questione Privata di Beppe Fenoglio, scrittore e partigiano, i fratelli Paolo e Vittorio Taviani portano sul grande schermo un piccolo spaccato di storia d’Italia. Questo film, tuttavia, non è semplicemente l’ennesima rappresentazione cinematografica dell’epoca fascista italiana ma bensì la storia di un amore conteso e tormentato. Si parla dunque di un triangolo amoroso nel bel mezzo della resistenza, di un sentimento così forte da offuscare la mente del nostro protagonist, spingendolo a considerare anche gesti estremi.

Ne Una Questione Privata è l’estate del 1943 quando l’estroversa Fulvia (Valentina Bellè) incontra due giovani studenti, il mite Milton (Luca Marinelli) e l’affascinante Giorgio (Lorenzo Richelmy). I tre ragazzi passano mesi a giocare nei boschi, ad ascoltare musica e in generale a godere della reciproca compagnia. Ma mentre la civettuola Fulvia tiene sulle spine entrambi i ragazzi, nel mondo scoppia la Seconda Guerra Mondiale e i nazifascisti invadono l’Italia. E così un anno dopo ritroviamo Milton, ormai arruolato nei partigiani, in balia tra i ricordi di quella spensierata estate e l’orrore della sua quotidianità in trincea.

Una Questione Privata: il melodramma dei Fratelli Taviani al Festiva di Roma

Una Questione Privata

Quello dei Taviani è il vero e proprio dramma interiore di un uomo pazzo d’amore e di gelosia, alla disperata ricerca di una verità che sembra continuamente sfuggirgli dalle mani. La camera da presa segue infatti pedissequamente il protagonista della storia che si muove tra i boschi e le campagne piemontesi infestati dalla nebbia, come un fantasma in una casa stregata.

La storia è quindi molto semplice, quasi elementare, un classico triangolo amoroso, che però non fa che scontrarsi con una regia eccessivamente rigorosa e affettata. Tutto, dalla fastidiosissima nebbia digitale, al look fin troppo curato dei partigiani che tornando da uno scontro a fuoco, alla recitazione appesantita della Bellè e di Marinelli – molto lontano dalle glorie dello Zingaro di Lo Chiamavano Jeeg Robot -, contribuisce ad affossare un impianto narrativo debole e una sceneggiatura fin troppo scarna e ripetitiva.

Più vicina allo stile teatrale che a quello cinematografico, Una Questione Privata finisce purtroppo col sembrare invece una banale fiction televisiva, sovraccarica di inutili sentimentalismi, primo su tutti l’ossessiva ripetizione di Somewhere Over The Rainbow, leitmotiv dell’intera opera. I flashback, che dovrebbero fornire importanti informazioni sul passato dei tre protagonisti, non sono funzionali alla storia che sembra seguire le ‘regole’ del nonsense narrativo. L’esercizio di stile dei fratelli Taviani si traduce quindi, purtroppo, in un film assurdo e farraginoso, estremamente difficile da seguire e godere.

The Breadwinner, recensione del film prodotto da Angelina Jolie

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The Breadwinner, recensione del film prodotto da Angelina Jolie

Le donne, il burqua, l’inferiorità, la cultura e la tradizione. The Breadwinner, film d’animazione diretto da Nora Twomey e prodotto da Angelina Jolie, affronta con lo strumento dell’animazione argomenti delicati e terribilmente attuali, offrendosi sotto forma di cartone animato, con tanto di risvolto fantastico, a un pubblico di giovani e giovanissimi, occidentali, iniziati così a determinati aspetti delle culture dall’altra parte del mondo. Il film è basato sul romanzo omonimo best-seller di Deborah Ellis.

La storia è quella di Parvana, una ragazzina che vive a Kabul con il padre che ha perso una gamba in guerra, la madre, la sorella maggiore in età da marito e un fratellino molto piccolo. Parvana, in quanto donna, non può uscire di casa da sola, non può acquistare prodotti al mercato, non può imparare a leggere o a scrivere. Fortuna che il padre è un maestro e la inizia alle lettere, ma quando l’uomo viene arrestato, Parvana diventa l’unica a essere in grado di provvedere alla famiglia. Tagliati i capelli e indossati gli abiti di suo fratello maggiore, misteriosamente morto, si finge uomo e comincerà a portare il cibo in casa, sperando sempre di riuscire a riportare il padre in famiglia.

La storia di The Breadwinner si sviluppa parallela al racconto di un eroe, alter ego della protagonista

La Twoney ha un approccio bilanciato al racconto: affronta una storia difficile, in una realtà violenta, ma lo fa ad altezza di bambino, regalando equilibrio alla brutalità della guerra con la narrazione, le storie e il loro potere di arricchire, regalando profondità e spessore alla vita, trasformandola.

The Breadwinner

Narrativamente il pregio del film è proprio quello di creare un parallelo che si sviluppa in crescendo tra la protagonista e l’eroe di un racconto inventato, mentre la prima cerca i modi per portare in salvo la famiglia e il padre e il secondo per affrontare magiche e feroci creature e mettere in salvo il suo villaggio.

La tecnica di animazione ricalca la dicotomia della storia, diventando un vero strumento visivamente prezioso che regala anche una varietà cromatica ed emotiva al film che comunque vive di un messaggio sotteso relativo all’emancipazione femminile, non solo in Afganista. In una società, anche Occidentale, dove la parità non è ancora raggiunta, è sempre utile (anche se forse troppo facile) ricordare che ci sono ancora tante battaglia da combattere e tante menti da aprire.

Nella sua risoluzione felice e allo stesso tempo malinconica, The Breadwinner riesce a toccare lo spettatore a più livelli, rivelandosi un film facile ma prezioso.

Justice League: le incredibili foto dal set

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Justice League: le incredibili foto dal set

La Warner Bros ha diffuso incredibili foto da set di Justice League, l’attesissimo film che vedrà riuniti gli eroi DC Comics.

LEGGI ANCHE: Justice League, incassi: previsto un debutto “epico”

 

Justice League: il trailer finale

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La trama:

Sulla scia della morte di Clark Kent/Superman per mano di Doomsday, il vigilante Bruce Wayne/Batman rivaluta i suoi metodi estremi e comuncia la ricerca di straordinari eroi per assemblare una squadra di combattenti contro il crimine per difendere la Terra da ogni tipo di minaccia. Insieme a Diana Prince/Wonder Woman, Batman trova l’ex star del football al college, ciberneticamente migliorato, Vic Stone/Cyborg, il velocista Barry Allen/The Flash e un guerriero atlantideo, un re, Arthur Curry/Aquaman. Insieme si schierano contro Steppenwolf, l’araldo e il comandante in seconda dell’alieno signore della guerra Darkseid, incaricato da Darkseid stesso di trovare tre manufatti nascosti sulla Terra.

Ecco il primo trailer di Justice League dal Comic Con

Justice League è stato diretto da Zack Snyder, mentre Joss Whedon è entrato nella produzione solo a fine lavoro ed è previsto per il 16 novembre 2017. Nel film vedremo protagonista Henry Cavill come Superman, Ben Affleck come Batman, Gal Gadot come Wonder Woman, Ezra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman, e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast confermati anche: Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem Dafoe, J.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley CollerGoeff Johns e Ben Affleck stesso.

Justice League, incassi: previsto un debutto “epico”

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Justice League, incassi: previsto un debutto “epico”

L’attenzione sulla Justice League cresce sempre di più man mano che ci avviciniamo alla data di uscita del film, e oggi arrivano anche le prime previsione su potenziale incasso del film.

Infatti secondo quanto apprendiamo dai primi sondaggi fatti negli USA, Justice League dovrebbe incassare una cifra trai 110 e i 120 milioni di dollari, dunque confermato quello che potrebbe essere un debutto epico del film. Considerato che le previsione sia per Batman v Superman che per Wonder Woman sono state sempre ampiamente superate, p possibile che il film raccolga anche una cifra superiore a quella prevista.

Quello che è certo è che probabilmente il film supererà l’incasso d’apertura del film con Gal Gadot che fu di 103,2 milioni di dollari e l’incasso potrebbe essere ulteriormente influenzato in positivo anche dalla scia del successo di Thor Ragnarok, aumentando la voglia degli spettatori medi di vedere più film di supereroi.

Justice League: il trailer finale

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La trama:

Sulla scia della morte di Clark Kent/Superman per mano di Doomsday, il vigilante Bruce Wayne/Batman rivaluta i suoi metodi estremi e comuncia la ricerca di straordinari eroi per assemblare una squadra di combattenti contro il crimine per difendere la Terra da ogni tipo di minaccia. Insieme a Diana Prince/Wonder Woman, Batman trova l’ex star del football al college, ciberneticamente migliorato, Vic Stone/Cyborg, il velocista Barry Allen/The Flash e un guerriero atlantideo, un re, Arthur Curry/Aquaman. Insieme si schierano contro Steppenwolf, l’araldo e il comandante in seconda dell’alieno signore della guerra Darkseid, incaricato da Darkseid stesso di trovare tre manufatti nascosti sulla Terra.

Ecco il primo trailer di Justice League dal Comic Con

Justice League è stato diretto da Zack Snyder, mentre Joss Whedon è entrato nella produzione solo a fine lavoro ed è previsto per il 16 novembre 2017. Nel film vedremo protagonista Henry Cavill come Superman, Ben Affleck come Batman, Gal Gadot come Wonder Woman, Ezra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman, e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast confermati anche: Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem Dafoe, J.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley CollerGoeff Johns e Ben Affleck stesso.

Justice League: l’esclusiva clip dedicata a Wonder Woman

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Justice League: l’esclusiva clip dedicata a Wonder Woman

La Warner Bros ha diffuso un contributi inedito sulla Justice League dedicato completamente a Wonder Woman, il personaggio interpretato dalla bella Gal Gadot.

 

LEGGI ANCHE, Justice League: il film sarà più corto di quello che si pensa

Justice League: il trailer finale

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La trama:

Sulla scia della morte di Clark Kent/Superman per mano di Doomsday, il vigilante Bruce Wayne/Batman rivaluta i suoi metodi estremi e comuncia la ricerca di straordinari eroi per assemblare una squadra di combattenti contro il crimine per difendere la Terra da ogni tipo di minaccia. Insieme a Diana Prince/Wonder Woman, Batman trova l’ex star del football al college, ciberneticamente migliorato, Vic Stone/Cyborg, il velocista Barry Allen/The Flash e un guerriero atlantideo, un re, Arthur Curry/Aquaman. Insieme si schierano contro Steppenwolf, l’araldo e il comandante in seconda dell’alieno signore della guerra Darkseid, incaricato da Darkseid stesso di trovare tre manufatti nascosti sulla Terra.

Ecco il primo trailer di Justice League dal Comic Con

Justice League è stato diretto da Zack Snyder, mentre Joss Whedon è entrato nella produzione solo a fine lavoro ed è previsto per il 16 novembre 2017. Nel film vedremo protagonista Henry Cavill come Superman, Ben Affleck come Batman, Gal Gadot come Wonder Woman, Ezra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman, e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast confermati anche: Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem Dafoe, J.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley CollerGoeff Johns e Ben Affleck stesso.

Black Widow: Taika Waititi vorrebbe stravolgere il tono del personaggio

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E’ finalmente al cinema in Italia Thor Ragnarok e in questi giorni il regista Taika Waititi è letteralmente preso d’assalto con domante in merito a tutto il Marvel Cinematic Universe e al suo potenziale coinvolgimento con altri personaggi.

Proprio in merito a ciò gli è stato chiesto durante una recente intervista quale personaggio vorrebbe approfondire in un nuovo film, e per la gioia dei fan ha rivelato che sarebbe molto interessato a Black Widow, Vedova Nera interpretata da Scarlet Johansson.

Thor: Ragnarok, recensione del film con Chris Hemsworth

“In tutta onestà credo che probabilmente potrei portare qualcosa di piuttosto unico in tutti i franchise, quindi mi piacerebbe molto vedere Black Widow. Vorrei vederla in modo unico e con qualcosa di pazzesco tra le mani, un po’ più divertente di quanto ci si aspetta da lei. Conosciamo la sua storia ed è molto oscura e il suo passato è molto dark. Ma qual è la visione più divertente del personaggio e di quella storia?”

E’ interessante come l’approccio del regista si sposi alla perfezione con i toni e le intenzioni dell’universo Marvel, anche se considerato il passato di Black Widow, non è propriamente nelle sue corde. Tuttavia sarebbe comunque interessante vederla in un film standalone che ormai tutti quanti chiedono a gran voce.

LEGGI ANCHE: Thor: Ragnarok, le esclusive foto dietro le quinte

Thor Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

Nelle new entry invece si annoverano il premio Oscar Cate Blanchett (Blue Jasmine, Cenerentola) nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum (Jurassic Park, Independence Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico Grandmaster, Tessa Thompson (Creed, Selma) interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è prevista per il 3 novembre 2017.

La trama di Thor Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi amici Avengers, l’incredibile Hulk.

New Mutants: due affascianti teaser inediti

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New Mutants: due affascianti teaser inediti

La 20th Century Fox dopo il trailer ufficiale ha diffuso due nuovi affascinanti teaser inediti di The New Mutants, l’atteso nuovo film sui mutanti targati Marvel Comics.

 

I due contributi pur essendo molto brevi ma le immagini e il testo che li accompagna hanno suscitato molte speculazioni in quanto potrebbero riferirsi a Rahne Sinclair, Aka Wolfsbane, personaggio interpretato da Maisie Williams, noto per essere Arya Stark di Game of Thrones.

Rahne infatti è una ragazza che ha condotto una vita molto protetta ed è profondamente religiosa e le frasi “Peccati del nostro passato” , il crocifisso e “Alcune cose non possono essere ingabbiate” sono un chiaro riferimenti alla Bestia che Sinclair può diventare quando è la sua rabbia si scatena.

Hugh Jackman scherza con i fan sul costume di Wolverine [Foto]

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Hugh Jackman è stato per molti anni Logan, il noto mutante Marvel Comics, e come molti di voi sapranno il brillante Logan sarà l’ultimo film nel quale l’attore interpreterà l’iconico ruolo.

Negli anni una delle critiche che gli addetti ai lavori e i fan più accaniti hanno riservato ai film nel quale egli interpreta il mutante è stata quella legata al costume. Infatti, l’attore e personaggio non è mai apparso nel costume originale come appare nei fumetti.

LEGGI ANCHE: Logan: le easter eggs dal film con Hugh Jackman

Ebbene oggi l’attore in occasione di Halloween è tornato a scherzare in merito a questo argomento pubblicando una foto che lo ritrae con un acquisto che potrebbe finalmente far avverare i desideri di milioni di fan del personaggio.

Come recita la frase dell’attore che accompagna la foto sarà finalmente la volta buona che lo vedremo nell’inconica tuta gialla?

LEGGI ANCHE: Logan: tutti gli errori del film con Hugh Jackman

Per Hugh Jackman il ritorno nei panni del mutante con gli artigli di adamantio in Logan è stata la sua ottava volta (se si conta anche il cameo di X-Men L’Inizio) nel personaggio. È l’attore che più di tutti rappresenta i mutanti Marvel al cinema, una sorta di Robert Downey Jr per il corrispettivo MCU, e potrebbe essere arrivato alla fine del suo coinvolgimento nel franchise proprio con questo film.

Logan è diretto da James Mangold (già regista di Wolverine L’Immortale), mentre nel cast ci saranno Hugh Jackman, Boyd Holbrook, Richard E. Grant, Stephen Merchant, Eriq La Salle, Elise Neal e Patrick Stewart.

La trama del film

Nel prossimo futuro, uno stanco Logan si prende cura di un malato Professor X, in un nascondiglio sul confine messicano. Ma i tentativi di Logan per nascondersi dal mondo e dal suo passato finiscono quando arriva una giovane mutante, inseguita da forze oscure.

#RomaFF12: Una questione privata dei Fratelli Taviani

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#RomaFF12: Una questione privata dei Fratelli Taviani

Secondo giorno alla Festa del cinema di Roma ed arriva il primo e unico film italiano nella selezione ufficiale, Una questione privata dei Fratelli Taviani con protagonisti Luca Marinelli, Lorenzo Richelmy e Valentina Bellè.

Nel film “Over the Rainbow” è il disco più amato da tre ragazzi nell’estate del ‘43. S’incontrano nella villa estiva di Fulvia, adolescente e donna. I due ragazzi sono Milton e Giorgio, l’uno pensoso, riservato, l’altro bello ed estroverso. Amano Fulvia che gioca con i sentimenti di entrambi. Un anno dopo Milton, partigiano, si ritrova davanti alla villa ora chiusa. La custode lo riconosce e insinua un dubbio: Fulvia, forse, ha avuto una storia con Giorgio. Per Milton si ferma tutto, la lotta partigiana, le amicizie… Ossessionato dalla gelosia, vuole scoprire la verità. E corre attraverso le nebbie delle Langhe per trovare Giorgio, ma Giorgio è stato fatto prigioniero dai fascisti…

In merito al filmi Fratelli Taviani hanno commentato

Oggi, nel nostro tempo ambiguo, tempo di guerra non guerreggiata, Fenoglio ci ha suggestionato con il suo “Una questione privata”: l’impazzimento d’amore, e di gelosia, di Milton, il protagonista, che sa solo a metà e vuole sapere tutto. Da qui siamo partiti per evocare, in una lunga corsa ossessiva, un dramma tutto personale, privato appunto: un dramma d’amore innocente e pur colpevole, perché nei giorni atroci della guerra civile il destino di ciascuno deve confondersi con il destino di tutti.

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RomaFF12: Xavier Dolan incontra il pubblico

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Arriva oggi all’auditorium il 28enne Xavier Dolan, già considerato uno dei più originali e carismatici cineasti della nuova generazione dove alle ore 17.30 presso la Sala Sinopoli, il giovane autore canadese sarà protagonista di un Incontro Ravvicinato con il pubblico.

Dolan parlerà della sua carriera di artista a tutto tondo, regista e sceneggiatore di sei lungometraggi di successo e di due videoclip (fra cui “Hello” di Adele), apprezzato interprete cinematografico e televisivo.

RomaFF12: Detroit di Kathryn Bigelow

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RomaFF12: Detroit di Kathryn Bigelow

Sarà presentato oggi nell’ambito della Festa di Roma 2017 Detroit, nuovo e atteso film di Kathryn Bigelow.

Protagonisti sono John Boyega, Will Poulter, Anthony Mackie, Hannah Murray e Jack Reynor.

Tratto da una storia vera, narra le vicende avvenute a Detroit dal 23 al 27 luglio 1967: le rivolte scoppiate tra le strade della città americana in seguito a un raid della polizia in un bar notturno privo di licenza nel quale alcuni afroamericani festeggiavano il ritorno dal Vietnam di due amici. La tensione culminò nel blitz all’Algiers Motel: tre afroamericani vennero uccisi e altri sette e due donne bianche vennero brutalmente pestati da alcuni agenti. La sommossa che si scatenò come reazione a questi misfatti causò in cinque giorni la morte di 40 persone e più di 1000 feriti.

Detroit arriva nelle sale a 50 anni da quello che è considerato uno dei più grandi scontri razziali della storia degli Stati Uniti.

#RomaFF12: Rosamund Pike sul red carpet dell’Auditorium

#RomaFF12: Rosamund Pike sul red carpet dell’Auditorium

Rosamund Pike, con Scott Cooper e Wes Studi, ha calcato il tappeto rosso della Festa del Cinema di Roma 2017, durante la serata inaugurale della kermesse romana, per presentare, nella selezione ufficiale, Hostiles, film con protagonista Christian Bale.

Ecco le foto:

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#RomaFF12: incontro ravvicinato con Christoph Waltz

#RomaFF12: incontro ravvicinato con Christoph Waltz

Nel primo giorno della dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma iniziano anche gli incontri con personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura. Nella sezione denominata “Incontri Ravvicinati” si avvicenderanno attori, musicisti, registi, scrittori e stranamente anche uno sportivo.

Il primo ospite è stato l’austriaco Christoph Waltz

Con la sua faccia da irresistibile canaglia, incorniciata dal suo originale sorriso sardonico, divenuto, film dopo film, un vero e proprio inconfondibile stilema anatomico. Waltz è amatissimo dal pubblico e a dimostrazione di questo si è formata per i corridoi dell’Auditorium una fila interminabile e paziente, che per ore ha atteso di poter incontrare il protagonista di tanti personaggi memorabili, entrati prepotentemente e giustamente nel panorama del cinema contemporaneo.

Prima dell’incontro, come una sommessa, ma neanche troppo, benedizione tarantiniana, sono passate sul grande schermo le immagini della notissima scena della gara di ballo di Pulp Fiction, con John Travolta e Uma Thurman, quasi a voler sottolineare la paternità di una clamorosa scoperta attoriale.

Waltz nasce a Vienna nel 1956 da genitori scenografi e con i nonni attori. Dopo aver studiato recitazione al Max Reinhardt Seminar di Vienna e al Lee Strasberg Theatre and Film Institute di New York, negli anni Novanta inizia la sua carriera cinematografica lavorando con Krzysztof Zanussi in Vita per vita – Padre Kolbe e in Fratello del nostro Dio. Nel 2009, avviene la svolta fondamentale della sua carriera e Quentin Tarantino gli affida il ruolo che lo renderà celebre, ovvero quello dello spietato istrionico nazista Hans Landa in Bastardi senza gloria, che gli frutta numerosi premi dal Golden Globe al BAFTA, fino all’Oscar® come Miglior attore non protagonista. Da quel momento tutti i più grandi registi faranno a gara per averlo nei loro film: Michel Gondry, Roman Polanski, Terry Gilliam, Tim Burton, Sam Mendes.

Il suo personaggio è quasi sempre un cattivo, o meglio un antagonista caratterizzato da un sarcasmo tanto istrionico quanto crudele, che si bea nel giocare, con ardite disquisizioni, con le sue vittime di turno.

Durante l’incontro, condotto da Antonio Monda, si sono alternati spezzoni di film con momenti di puntuale chiacchierata, spigliata.

Si inizia chiaramente con Bastardi senza gloria. E Waltz ci tiene a sottolineare che non è solito improvvisare ma che segue in maniera ubbidiente tutte le indicazioni e i suggerimenti che provengono dal regista, in quel caso Tarantino. Racconta di come nei suoi film tutto sia scritto sul copione e come ogni particolare sia pensato e progettato in precedenza alle riprese, anche cose che potrebbero sembrare fortuite o frutto di fortunate intuizioni di set, come ad esempio la felice trovata della parola “Bingo!” . Waltz sostiene di essere un estimatore fedele dello script e di considerare importate ogni parola, ogni annotazione, ogni virgola. E nonostante per lui Tarantino sia un grande fabbricatore di immagini, dall’indiscusso talento visivo, è però prima di tutto un geniale e sapiente sceneggiatore.

E’ poi la volta di Carnage di Roman Polanski.

Waltz accenna alle differenze di due forti personalità autoriali come quella di Polanski e Tarantino, ribadendo per entrambi la totale mancanza di improvvisazione e di rispetto quasi religioso dello script.

Christoph Waltz e Antonio Monda
Christoph Waltz e Antonio Monda – Foto di Aurora Leone © Cinefilos.it

Dopo una sequenza di The legend of Tarzan di David Yates gli viene chiesto perché interpreti sempre il ruolo del cattivo. Lui risponde che nella sua carriera non è stato sempre cattivo, ma che il sistema hollywoodiano porta a ripetere fino all’eccesso quello che va bene, quindi dopo i primi ruoli azzeccati è risultato normale vederlo in situazioni similari, garanzia di successo al botteghino. E comunque fare il cattivo, o meglio l’antagonista, permette di divertirsi di più; ruoli del genere, a detta di Waltz, sono pieni di sfumature e offrono a un interprete la possibilità di costruire con vivacità e un’infinità di colori la propria interpretazione.

Non crede nell’immedesimazione, troppe volte mitizzata e sopravvalutata.

Dice che per fare un nazista non c’è bisogno di costruire un campo di concentramento e nemmeno essere internati in manicomio per interpretare un folle. L’importante è scatenare l’immaginazione, seguendo le indicazioni che lo script contiene.

Accenna poi ai suoi punti di riferimento, ammettendo però di non dargli troppo peso, perché le suggestioni e le infatuazioni variano nel tempo, in base alle proprie esperienze e agli stati d’animo. E poi sostiene che ogni attore, per quanto grande possa essere stato, ha fatto buoni film, ma anche film mediocri e a volte decisamente brutti. Cita come esempio Marlon Brando e Humprey Bogart.

Afferma con convinzione che l’ammirazione non deve mai diventare ideologia.

Scorrono altre sequenze, tratte da Downsizing di Alexander Payne, film di apertura alla recente Mostra di Venezia, poi Django di Quentin Tarantino e infine tre momenti tratti dai suoi film preferiti: Il Momento della Verità di Francesco Rosi, Vivere di Akira Kurosawa e I Vitelloni di Federico Fellini. Cita il suo scrittore preferito Jorge Louis Borges e Pierpaolo Pasolini. Racconta della sua infatuazione per l’opera lirica.

Conclude dicendo che la cosa fondamentale è vivere e non valutare.

Thor: Ragnarok, le esclusive foto dietro le quinte

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Thor: Ragnarok, le esclusive foto dietro le quinte

Guarda le esclusive foto dietro le quinte di Thor Ragnarok, il nuovo film Marvel che ha debuttato al cinema questa settimana.

Anticipando cosa il pubblico vedrà in questo nuovo capitolo della saga dedicata al dio del Tuono, il regista Taika Waititi ha descritto Thor: Ragnarok come “una fantastica avventura cosmica, tanto drammatica ed emozionante quanto esilarante e divertente. Il pubblico non potrà che sentirsi parte di questa avventura e vivrà un’esperienza visiva pazzesca”. 

Scritto da Craig Kyle e Christopher Yost, insieme a Eric Pearson che ha firmato anche la sceneggiatura, il film è prodotto da Kevin Feige, mentre Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Brad Winderbaum, Thomas M. Hammel e Stan Lee sono i produttori esecutivi.

Thor: Ragnarok, Tessa Thompson chiarisce il commento sulla sessualità di Valchiria

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Tessa Thompson, interprete di Valchiria in Thor: Ragnarok, aveva dichiarato che il suo personaggio era bisessuale, ma adesso, via Twitter, chiarisce il commento. In un nuovo tweet, l’attrice spiega che sì, Valchiria è bisessuale, nei fumetti come nel film, e a questo lei si è attenuta nella rappresentazione del personaggio, ma è anche vero che nel film questo aspetto non è rilevante.

Thor: Ragnarok – il trailer italiano

Thor: Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

Nelle new entry invece si annoverano il premio Oscar Cate Blanchett (Blue Jasmine, Cenerentola) nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum (Jurassic Park, Independence Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico Grandmaster, Tessa Thompson (Creed, Selma) interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è prevista per il 3 novembre 2017.

La trama di Thor: Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi amici Avengers, l’incredibile Hulk.

CORRELATI:

Thor: Ragnarok – la recensione

Fonte

#RomaFF12: Christoph Waltz sul red carpet dell’auditorium

#RomaFF12: Christoph Waltz sul red carpet dell’auditorium

Christoph Waltz è il primo ospite internazionale della Festa di Roma 2017 a calcare il tappeto rosso dell’auditorium. Con Antonio Monda, Waltz sarà il protagonista di un incontro con il pubblico.

Ecco le foto dal red carpet:

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Marvel: Kevin Feige risponde alle critiche sui toni tutti uguali dei film

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Nonostante Thor: Ragnarok abbia dei toni decisamente più comici rispetto a tutti gli altri film del Marvel Cinematic Universe, è innegabile che lo Studio tenda a costruire i film sempre con la stessa struttura.

Kevin Feige, boss Marvel Studios, ha così replicato a questa critica: “Semplicemente è questo il modo in cui facciamo i film. Credo che tutti i film siano relativamente differenti. Probabilmente questa narrativa piace alle persone perché è prodotta sempre dalla stessa squadra ed è ambientata sempre nello stesso universo cinematografico. Non dico che non ci sono elementi comuni, ma penso anche che Thor: Ragnarok e Spider-Man: Homecoming siano due cose completamente differenti. Entrambi divertenti che piacciono entrambi alla gente. Si tratta di una similarità? Se sì, la accetto. Se questa è una critica accetto anche questa, ma davvero, Homecoming, Ragnarok, Panther, fino a Infinity War, Ant-Man and the Wasp dopo. E poi Captain America ambientato negli anni ’90, questi sono film molto differenti. Se hanno qualcosa in comune è che sono molto divertenti da guardare.”

Sembra che Feige abbia fatto un giro un po’ lungo senza però ammettere che sì, per la maggior parte delle volte, i prodotti Marvel sono tutti simili. Ma se è questo che il pubblico chiede, questo avrà.

Al momento Thor: Ragnarok è in sala. Il film diretto da Taika Waititi vede tornare sul grande schermo Chris Hemsworth nei panni di Thor, con Mark Ruffalo che sarà di nuovo Hulk/Bruce Banner e Tom Hiddleston ancora una volta nei panni di Loki.

Venom: Tom Hardy reciterà anche in motion capture

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Venom: Tom Hardy reciterà anche in motion capture

Arriva indirettamente, da Andy Serkis, la notizia che Tom Hardy utilizzerà anche la motion capture in Venom, film della Fox in cui l’attore interpreta Eddie Brock e il suo alter ego che dà il titolo al film.

Durante la promozione del suo esordio alla regia, Ogni tuo respiro, l’attore e adesso regista ha spiegato a  Yahoo! Movies UK che Tom Hardy presto reciterà utilizzando questa tecnica e visto che il prossimo film dell’attore londinese che prevede la CGI è proprio Venom, sembra che il film che riporterà sul grande schermo il simbionte Marvel utilizzerà la mo-cap.

Inoltre Serkis ha fatto un’interessante precisazione in merito alla performance capture e alla sua considerazione nel mondo del cinema: “È arrivato il momento in cui le persone capiscano che la performance capture è una tecnologia, non un tipo di recitazione. La recitazione è recitazione, e moltissimi attori di alto livello l’hanno provata, come Mark Rylance in GGG oppure un sacco di attori nei film Marvel… Tom Hardy sta interpretando un nuovo personaggio usando la performance capture. Tutto riguarda il concetto ‘Cosa è la natura dell’azione?’ e non c’è differenza tra un attore che indossa costume e trucco e uno che indossa la tuta per la motion capture. Questo è chiaro e semplice.”

Venom: il film sarà Rating R e inaugurerà un Sony Marvel Universe?

CORRELATI:

La sceneggiatura è scritta da Kelly Marcel, Jeff Pinkner e Scott Rosenberg, che si baseranno sui personaggi creati da Todd McFarlane e David Michelinie.

L’uscita è stata fissata al 5 ottobre 2018 per la regia di Ruben Fleischer (Zombieland, Gangster Squad). Tom Hardy interpreterà il protagonista Eddie Brock. Nel cast anche Matt Smith, Pedro Pascal, Riz Ahmed, Jenny Slate e Michelle Williams.

Il personaggio è stato già portato sul grande schermo da Sam Raimi in Spider-Man 3 con Topher Grace nei panni di Eddie Brock.

Venom: 15 diverse versioni del villain di Spider-Man

Hostiles: recensione del film con Christian Bale #RomaFF12

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Hostiles: recensione del film con Christian Bale #RomaFF12

Dopo Out of the Furnace, presentato alla Festa di Roma nel 2013, Scott Cooper torna nella Capitale e alla Festa del Cinema con Hostiles, il suo nuovo film che lo vede ancora una volta dirigere Christian Bale, in un ruolo difficile e sofferente, che, stranamente per il camaleontico attore, si serve più della trasformazione interiore che di quella esteriore.

In Hostiles È il 1892 e Bale è il capitano Joseph J. Blocker, detto Joe, ed è incaricato di riportare nella riserva del Montana il capo Falco Giallo, della tribù degli Cheyenne, malato e in punto di morte. L’incarico non piace a Blocker, che per troppi anni ha passato la vita a dare la caccia ai nativi americani, ma l’ordine arriva dall’alto, dal Presidente, e non si può rifiutare, pena la Corte Marziale.

Il capitano si prepara quindi ad affrontare un viaggio per scortare in sicurezza un uomo che ha ucciso molti suoi sottoposti e amici, un uomo che odia, ma che allo stesso tempo ha subìto molte perdite a causa dello sterminio che i nativi hanno patito da parte dell’”uomo bianco”. In pochissime battute, in un paio di scambi, si arriva al cuore vivo di Hostiles: i confini tra bene e male sono grigi, sottili, confusi e la vittima e il carnefice si confondono perché ognuno ha occupato, almeno in un momento della vita, l’uno o l’altro posto.

#RomaFF12: Scott Cooper con Rosamund Pike e Wes Studi presentano Hostiles

Oltre alla questione razziale e all’ingiustizia storica perpetrata ai danni dei nativi, questioni terribilmente e tristemente attuali, Cooper sembra voler raccontare anche l’universalità del male nella sua forma più democratica. Nessuno è risparmiato ma ognuno sceglie di viverlo nel modo che preferisce. Chiaramente il film si avvale di personalità prestigiose, attori carismatici guidati da Christian Bale, che si lascia affiancare e sostituire in più di una situazione da Rosamund Pike, insieme a Wes Studi, figura affascinante ed eretta nella sua dignità di uomo alla fine dei suoi giorni.

Nonostante la dolente umanità che il regista mette in mostra, il film si attarda leggermente in una prima parte di presentazione, in cui sembra proporci una formula di western classico fine a se stessa, salvo poi crescere nella seconda parte con l’entrata in scena del personaggio di Ben Foster: scheggia impazzita o custode della verità? Hostiles racconta, con la forma classica, rassicurante e selvaggia del western, il viaggio dello spirito attraverso la sofferenza, la perdita e la scelta di non abbandonarsi all’oscurità.

#RomaFF12: Scott Cooper con Rosamund Pike e Wes Studi presentano Hostiles

Scott Cooper, con i suoi attori Rosamund Pike e Wes Studi, hanno aperto la Festa di Roma 2017, dodicesima edizione, con Hostiles, nuovo western del regista americano che racconta una storia di bene, male, vendetta e redenzione ambientato nelle pianure del centro america, nel 1892, quando i nativi erano quasi tutti sterminati e i restanti prigionieri o predoni.

Una storia che racconta quindi il rapporto con il diverso, in un’attualità che sembra pericolosamente ricordare quel periodo. Cooper almeno non può fare a meno di sottolineare come, dallo scorso novembre (dall’elezione di Trump), gli USA siano diventati sempre di più simbolo di una separazione razziale, che cresce di continuo.

Ma il punto di vista “interno”, ovvero di un attore come Wes Studi, che, nativo americano, ha lasciato il segno a Hollywood, interpretando grandi film nel corso degli anni, tra cui L’Ultimo dei Moicani, fino ad Avatar, è leggermente diverso: “Per noi è la continuazione di un processo di adattamento che continua a procedere. Il film parla alla contemporaneità e al passato, ma spero sarà che non così anche per il futuro.”

Protagonista femminile è Rosamund Pike, resa celebre dallo straordinario ruolo di Amy Dunne in L’Amore Bugiardo. L’attrice inglese interpreta una donna che ha perso tutta la sua famiglia a causa dei Comanche e che intreccia il suo cammino e il suo destino con quello per personaggio di Christian Bale, capitano Joseph J. Blocker.Hostiles rosamund pike

“Quello che Scott ha scritto era reale – ha cominciato Rosamund – quindi mi sono basata solo sulla vita. Il mio personaggio si trova ad intraprendere un viaggio tremendo, perdite incolmabili. Quando la incontra il capitano Blocker, non ha più voglia di vivere. E quindi la cosa interessante è stata trovare per lei una nuova ragione per vivere, che potesse essere la fede, la connessione con la sofferenza di un altro, scoprire quanto puoi sopportare quando scopri che la vendetta non è soddisfacente. Il mio personaggio vede e capisce, testimonia e cresce molto.”

In quest’ottica, secondo la Pike, la sua donna non è solo forte quando imbraccia un fucile, ma soprattutto quando si fa carico di essere colei che ricorda al protagonista che è un uomo buono, quando è lei a mandare via l’oscurità dalla sua vita.

E sul potere che le donne hanno sul futuro e sulla società? La Pike è lapidaria e terribilmente attuale: “Abbiamo visto cosa possono causare le donne, quando collaborano.”

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Thor: Ragnarok, la featurette “REVENGERS” [Esclusiva]

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Thor: Ragnarok, la featurette “REVENGERS” [Esclusiva]

In collaborazione con Walt Disney Pictures e Marvel Studios vi sveliamo in esclusiva la nuova featurette “REVENGERS” di Thor: Ragnarok.

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Thor: Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

Nelle new entry invece si annoverano il premio Oscar Cate Blanchett (Blue Jasmine, Cenerentola) nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum (Jurassic Park, Independence Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico Grandmaster, Tessa Thompson (Creed, Selma) interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è prevista per il 3 novembre 2017.

La trama di Thor: Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi amici Avengers, l’incredibile Hulk.