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Hugh Jackman chiarisce sulle foto di Wolverine e Kevin Feige condivise su IG

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All’inizio dello scorso mese, alcune storie di Hugh Jackman su Instagram avevano letteralmente mandato in confusione i fan. Il motivo? Secondo alcuni, l’attore stava anticipando, in maniera velata, un possibile ritorno di Wolverine nel MCU.

Da quando l’attore ha salutato ufficialmente l’iconico personaggio con l’uscita di Logan – The Wolverine di James Mangold, sono tantissimi i fan che vorrebbero vederlo ancora una volta nei panni del mutante con gli artigli di adamantio, soprattutto ora che gli X-Men – grazie all’acquisizione della Fox da parte della Disney – si preparano a fare il loro attesissimo debutto ufficiale nell’Universo Cinematografico Marvel.

Purtroppo, quelle storie non si riferivano in alcun modo ad un ritorno del celebre attore nei panni del personaggio che gli ha regalato la fama internazionale. In una recente intervista con ComicBook in occasione della promozione di Reminiscence, Hugh Jackman ha spiegato che non era sua intenzione mandare in agitazione i fan postando quelle immagini (aveva condiviso prima un fan art di Wolveine realizzata dal celebre Boss Logic e poi una foto che lo ritraeva al fianco di Kevin Feige), rivelando il vero motivo dietro quelle condivisioni.

“Per quanto riguarda quella fan art, si trattava di un repost ed è una cosa che mi piace fare. E, ovviamente, amo i fan. Poi sono uscito a fare non ricordo cosa, e quando sono tornato e ho controllato, mi sono reso conto di aver sganciato una vera e propria bomba, ma non era assolutamente mia intenzione. Ho pensato che nessuno mi avrebbe creduto. È andata proprio così. È chiaro che i fan guardino sempre oltre. Ma li adoro anche per questo.”

In un’altra intervista con Jake’s Takes, invece, Jackman ha ribadito perché non tornerà nei panni dell’iconico mutante: “Al di là di tutto i rumor, nessuna possibilità è stata seriamente presa in considerazione, anche perché non ho ricevuto nessuna chiamata da Kevin Feige. Sapevo che Logan sarebbe stato il mio addio al personaggio e questo mi ha permesso di trarre il meglio da quell’esperienza. È un personaggio a cui voglio ancora molto bene, ma so che ho chiuso con Wolverine. Potete dirlo a tutti. Anzi, fatemi un favore: ditelo anche a Ryan Reynolds perché crede che io stia semplicemente scherzando.”

Il futuro di Wolverine al cinema, oltre Hugh Jackman

Dopo l’uscita di Logan – The Wolverine del 2017, Hugh Jackman ha ufficialmente detto addio al personaggio. Al momento non sappiamo ancora chi raccoglierà l’eredità dell’attore australiano sul grande schermo, dal momento che il mutante con gli artigli di adamantio debutterà prossimamente nel MCU. Chiunque si ritroverà ad interpretare il ​​personaggio di Wolverine avrà ovviamente l’arduo compito di doversi confrontare con un ritratto che ancora oggi è uno dei più popolari e dei più amati per quanto riguarda i film di supereroi.

Hugh Jackman celebra il suo Wolverine a tre anni dall’uscita di Logan

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Il 3 marzo 2017 arriva in sala Logan, di James Mangold, e Hugh Jackman, interprete che si trova a vestire per l’ultima volta i panni di Wolverine, ha celebrato sui suoi canali social l’anniversario postando un servizio fotografico che lo vede interpretare il mutante con gli artigli di adamantio.

“Tre anni fa, in questa giornata, Logan usciva in sala. Grazie per molti (intendo davvero MOLTI) anni di sudore, pollo al vapore e il ruolo di una vita.”

Per quanto riguarda il personaggio di Wolverine, gli ultimi rumors riferiscono che sarebbe Henry Cavill il prescelto ad indossare gli artigli ereditandoli da Hugh Jackman, comparendo in Captain Marvel 2. Ma la notizia non ha trovato ancora conferma ufficiale.

Per quanto riguarda Logan, invece, si tratta sicuramente del migliore adattamento dedicato al singolo personaggio e in generale il miglior film sugli X-Men mai visto al cinema. Il film ha debuttato al Festival di Berlino ed è stato nominato agli Oscar per la migliore sceneggiatura adattata, primo cinecomic a raggiungere tale livello di riconoscimento dall’industria.

Per quello che riguarda invece Hugh Jackman, il personaggio di Wolverine gli ha regalato la fama internazionale imperitura, il successo e sicuramente la visibilità che lo ha portato ad interpretare molti dei suoi ruolo più importanti, nel corso della sua carriera, sempre divisa tra cinema e musical.

La prossima volta che vedremo Wolverine al cinema, sarà sicuramente nel Marvel Cinematic Universe e sarà sicuramente con un altro volto. Certo, sarà difficile per i fan imparare ad accettare un altro attore nei panni del mutante canadese, ma se un attore alto e bello è riuscito ad entrare nei cuori degli spettatori interpretando un personaggio che dovrebbe essere, su carta, basso brutto e sgradevole, chiunque può tentare l’impresa di sostituire Hugh Jackman.

Hugh Jackman celebra i 20 anni di X-Men con un piccolo Wolverine

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Hugh Jackman celebra i 20 anni di X-Men con un piccolo Wolverine

Sono passati 20 anni dall’uscita in sala, negli USA, di X-Men. A celebrarlo, sui social, è Hugh Jackman, che nel film interpreta Logan/Wolverine, e che a quel personaggio in particolare deve la sua fama internazionale e l’affetto di molti fan.

Se in partenza non poteva essere più diverso dal personaggio di Len Wein del 1974, visto che l’originale di carta e inchiostro è basso, pelosetto, canadese e non troppo affascinante, Hugh Jackman ha saputo conquistare il suo pubblico, diventando l’unico attore a costituire una coincidenza perfetta tra interprete e personaggio. Nessun altro attore del vasto franchise degli X-Men ha mani interpretato Logan, e Logan è in quasi tutti i film del franchise, contando anche un paio di cameo.

Hugh Jackman celebra i 20 anni di X-Men

Il primo film della saga è raccontato dal punto di vista di Wolverine e Rogue, entrambi in fuga da loro stessi, che trovano una casa presso la Scuola per giovani dotati del professor Charles Xavier, mentre il mondo comincia a sentire la minaccia di uno scontro iminente tra uomini e mutanti. Dalla parte dei “mutanti cattivi”, compare Magneto, signore del magnetismo, vecchio amico di Xavier e con un passato tragico per il quale attribuisce la colpa all’ Homo Sapiens. Wolverine e Rogue si troveranno a fare squadra con i ragazzi di Xavier, Ciclope, Tempesta e Jean Grey, ed entreranno così negli X-Men, un gruppo di mutanti che invece crede nella convivenza pacifica tra mutanti e umani.

Diretto da Bryan Singer, il film vede trai protagonisti, accanto a Hugh Jackman, anche Patrick Stewart, Ian McKellen, Anna Paquin, James Marsden, Halle Berry e Famke Janssen. Il film ha aperto la strada a quello che sarebbe divenuto, di lì a pochi anni (ed è tutt’ora), il “genere” cinematografico più remunerativo di sempre: il cinecomic.

Hugh Jackman canta ‘Who am I?’ in Wolverine The Musical [VIDEO]

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Arriva un video esilarante dell’attore Hugh Jackman che in uno show radiofonico si esibisce cantanti il celebre brano di Les Miserables Who am I? come mai visto prima, con il personaggio di Wolverine.

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Dopo il successo di Les Miserable e ricordando l’iconico ruolo del mutante Marvel, l’attore sigla il mash up definito.

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Hugh Jackman augura un felice Ringraziamento con una gif di Wolverine!

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Sembra che Hugh Jackman sia definitivamente tornato nella parte di Wolverine, dato che ha utilizzato proprio una gif del personaggio (la versione animata degli anni Novanta) per augurare ai suoi fan un felice Giorno del Ringraziamento.

Il riferimento nella didascalia è al regime alimentare che viene sicuramente “tradito” in una circostanza come quella del Thanksgiving, dove il cibo ha un ruolo fondamentale! Ovviamente Hugh Jackman tornerà a essere Wolverine in Deadpool 3.

https://twitter.com/RealHughJackman/status/1595744656297541633?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1595744656297541633%7Ctwgr%5Ede408beb362d4bf8c280714f52baeb40a30eed80%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fscreenrant.com%2Fxmen-hugh-jackman-wolverine-thanksgiving-post%2F

Deadpool 3, quello che sappiamo

Shawn Levy dirigerà Deadpool 3. Rhett Reese e Paul Wernick, che hanno già firmato i primi due film sul Mercenario Chiacchierone, scriveranno anche Deadpool 3, basandosi sui fumetti creati da Rob Liefeld, confermandosi nella squadra creativa del progetto, dopo che per un breve periodo erano stati sostituiti da Lizzie Molyneux-Loeglin e Wendy Molyneux.

Oltre a Ryan Reynolds non ci sono nomi confermati nel cast del film. In Deadpool 2 c’erano Josh Brolin nel ruolo di Cable e Zazie Beetz in quello di Domino, mentre il primo film vedeva la presenza di Morena Baccarin come Vanessa e T.J. Miller come Weasel. Nel cast è stato anche confermato Hugh Jackman, che torna a rivestire i panni di Wolverine/Logan, dopo la sua gloriosa uscita di scena nel 2017 in Logan, di James Mangold.

Paul Wernick e Rhett Reese hanno dichiarato sul film: “È una meravigliosa opportunità per i pesci fuor d’acqua. Deadpool è un pazzo al centro di un film. Far cadere un pazzo in un mondo molto sano di mente, è oro puro. Sarà davvero divertente.” Deadpool 3 uscirà il 6 settembre 2024.

Hugh Jackman approva Kumail Nanjiani nei panni di Wolverine

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Hugh Jackman approva Kumail Nanjiani nei panni di Wolverine

Hugh Jackman ha approva il recente servizio fotografico per Men’s Health che ha visto protagonista l’attore Kumail Nanjiani. Il servizio è stato realizzato a corredo di un’intervista in cui Nanjiani ha svelato nuovi dettagli su Gli Eterni, l’attesissimo cinecomic Marvel che arriverà nelle sale a novembre e in cui l’attore di origine pakistana avrà il ruolo di Kingo.

Nel bellissimo servizio, Kumail Nanjiani ha ricreato i personaggi di alcuni dei suoi film action preferiti: tra questi c’è stato anche Wolverine, l’iconico mutante della Marvel che sul grande schermo è stato interpretato per quasi vent’anni proprio da Hugh Jackman, che nel 2017 ha vestito i panni del personaggio per l’ultima volta in Logan di James Mangold.

Adesso, è stato lo stesso Jackman a commentare lo scatto di Nanjiani nei panni di Wolverine. In una recente intervista con Fox News in occasione di un evento tenutosi a New York, Jackman ha rivelato di aver visto la foto e di esserne entusiasta: “WOW! Sembra davvero che sia sul set di un film degli X-Men. È davvero forte. Se hai fatto tutto quel lavoro, devi per forza toglierti la maglietta!”

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Gli Eterni, diretto da Chloe Zhao, vedrà nel cast Angelina Jolie (Thena), Richard Madden (Ikaris), Kit Harington (Black Knight), Kumail Nanjiani (Kingo), Lauren Ridloff (Makkari), Brian Tyree Henry (Phastos), Salma Hayek (Ajak), Lia McHugh (Sprite), Gemma Chan (Sersi) e Don Lee (Gilgamesh).

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Secondo gli ultimi aggiornamenti, il cinecomic includerà nel MCU gli esseri superpotenti e quasi immortali conosciuti dai lettori come Eterni e i mostruosi Devianti, creati da esseri cosmici conosciuti come Celestiali. Le fonti hanno inoltre rivelato a The Hollywood Reporter che un aspetto della storia riguarderà la storia d’amore tra Ikaris, un uomo alimentato dall’energia cosmica, e Sersi, eroina che ama muoversi tra gli umani.

La sceneggiatura è stata scritta da Matthew Ryan Firpo, mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 6 novembre 2020.

Hugh Jackman annuncia: “Forse non sarò più Wolverine”

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Hugh Jackman annuncia: “Forse non sarò più Wolverine”

Sono ore molto interessanti quelle che seguono l’annuncio da parte di Bryan Singer di un nuovo capitolo degli X-Men con protagonista Apocalypse che uscirà il 27 maggio del 2016. Dopo la notizia bomba arrivata dallo stesso Singer, anche Simon Kinberg, sceneggiatore  eproduttore di X-Men giorni di un futuro passato ha annunciato un contratto quinquennale ocn la Fox per cercare di costruire un universo cinematografico simile a quello della Marvel.

Quasi come conseguenza a questi progetti a media e lunga scadenza, arriva, durante la promozione del BluRay di Wolverine l’Immortale, una dichiarazione schoc di Hugh Jackman che ha annunciato:

Non so ancora se farò o meno il prossimo film (degli X-Men, ndt). Sono molto orgoglioso di questo ultimo film, e sono eccitato all’idea di pensare ad un’altra collaborazine con Jim Mangold. Per me sarebbe molto eccitante, per vedere cosa ne viene fuori (forse relativamente all’idea di chiudere la trilogia di Wolverine, ndr) ma sono molto esigente riguardo al risultato, e se lo sforzo dovesse essere eccessivo e non dovesse portare a quello che mi aspetto, non lo farò.” – “Non c’è ancora nessuna sceneggiatura per un terzo Wolverine – ha continuato Jackman – ma giusto ieri sera ero al telefono con Jim e abbiamo parlato di qualche idea relativa al progetto.”

Wolverine 3Se la cosa può intristire i fan accaniti della saga e del personaggio di Wolverine incarnato sul grande schermo da Hugh Jackman ormai da più di dieci anni, dobbiamo tenere anche presente che Hugh, pur essendo in ottima forma, ha 45 anni, e con X-Men Apocalypse, X-Force di Jeff Wadlow e un possibile terzo film su Wolverine, passerebbero altri cinque anni per l’attore, anni in cui dovrà interpretare un personaggio immortale e sempre giovane. Quindi la domanda è: La Fox ‘ricasterà’ Wolverine? E se dovesse farlo, il personaggio rimarrà – come è in effetti adesso – quello principale all’interno dell’universo cinematografico degli X-Men?Fonte: IGN

Hugh Jackman addio a Wolverine: arrivano conferme

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Hugh Jackman addio a Wolverine: arrivano conferme

wolverineHugh Jackman, l’ormai storico volto di Wolverine nella serie di film dedicati agli X-Men ed al mutante dallo scheletro di adamantio, ha recentemente annunciato, via instagram, che sfodererà gli artigli per un ultima volta. In seguito all’annuncio shock gli appassionati si sono chiesti a quale film facesse riferimento l’attore con la sua dichiarazione, ebbene la risposta è arrivata, via twitter, da James Mangold.

Mangold, che sarà alla regia di Wolverine 3, atteso per il 3 marzo 2017, ha infatti ritwittato il post dell’attore aggiungendo:

“Non vedo l’ora di farlo HJ! Sto soffrendo in silenzio!”

Parole, queste, che confermano sì l’intenzione di abbandonare il celebre personaggio Marvel, ma non in seguito all’atesissimo X-Men Apocalypse atteso per il 27 maggio 2016, ma solo dopo aver portato sul grande schermo il terzo capitolo delle avventure in solitaria di Wolverine.

Fonte: Comic Book Movie

Hugh Grant: 10 cose che forse non sai sull’attore

Hugh Grant: 10 cose che forse non sai sull’attore

Celebre interprete britannico, Hugh Grant si è fatto amare grazie ai suoi ruoli da protagonista in diverse celebri commedie romantiche. Negli anni Grant ha saputo però rinnovarsi anche attraverso ruoli di ben diverso genere, affermandosi presso un pubblico sempre più ampio, e ottenendo in più occasioni importanti riconoscimenti da parte della critica.

Ecco 10 cose che forse non sai su Hugh Grant.

I film di Hugh Grant

I film da giovane di Hugh Grant

1. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attore diventa celebre sin dal suo debutto con il film Maurice (1987), e ottiene poi ulteriore fama grazie a film come Luna di miele (1992), Quel che resta del giorno (1993), Quattro matrimoni e un funerale (1994), Ragione e sentimento (1995), Mickey occhi blu (1999) e Notting Hill (1999), con cui si consacra al grande pubblico. Negli anni successivi recita in celebri commedie come Criminali da strapazzo (2000), Il diario di Bridget Jones (2001), About a Boy – Un ragazzo (2002), Love Actually – L’amore davvero (2003), Che pasticcio, Bridget Jones! (2004), Che fine hanno fatto i Morgan? (2009), e poi in film di vario genere come Cloud Atlas (2012), Professore per amore (2014), Operazione U.N.C.L.E. (2015), Florence (2016), Paddington 2 (2017) e The Gentlemen (2019).

I film oggi di Hugh Grant

A partire dal 2020 Grant ha recitato nei film Glass Onion (2022), Operation Fortune (2023), Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri (2023) e Wonka (2023). Nel 2024 escono ben quattro film con l’attore: Unfrosted – Storia di uno snack americano, Paddington in Perù, Bridget Jones – Un amore di ragazzo e il thriller Heretic.

LEGGI ANCHE: Heretic conferma che Hugh Grant ha avuto fino ad ora un talento inespresso

Hugh Grant e Charlie Hunnam in The Gentlemen
Hugh Grant e Charlie Hunnam in The Gentlemen. Foto di Christopher Raphael

2. Ha preso parte a produzioni televisive. All’inizio della propria carriera Grant ha preso parte ad episodi di diversi film televisivi come La bella e il bandito (1989), Fino al prossimo incontro (1989) e Our Sons (1991). Ha inoltre preso parte a serie come Performance (1991-1993), La tata (1996), A Very English Scandal (2018) e The Undoing (2020), dove è tra i protagonisti, nel ruolo di Jonathan Sachs, accanto a Nicole Kidman. Nel 2024 recita invece in The Regime – Il palazzo del potere, con protagonista Kate Winslet.

 

Hugh Grant in Notting Hill

3. Era la prima scelta per il ruolo. Il regista del film Notting Hill ha dichiarato che Grant era la prima scelta per il ruolo di William Thacker, poiché questi era divenuto esperto nel recitare le sceneggiature di Richard Curtis, che aveva scritto anche questo film. Il personaggio è diventato tra i più celebri nella carriera dell’attore, che vi sarà sempre grato e ricorderà il momento in cui gli fu offerta la parte come uno dei punti di svolta della sua vita.

4. È stato la prima scelta per il ruolo. La decisione di ingaggiare Hugh Grant per Notting Hill è stata unanime, in quanto tra lui e lo sceneggiatore Richard Curtis si è creato un “matrimonio scrittore/attore fatto in cielo”. Roger Michell, regista del film, ha dichiarato che “Hugh fa Richard meglio di chiunque altro e Richard scrive Hugh meglio di chiunque altro” e che Grant è “uno dei pochi attori in grado di pronunciare perfettamente le battute di Richard”.

Hugh Grant in Heretic (2024)
Hugh Grant in Heretic. Cortesia di A24

Hugh Grant in Heretic

5. Il ruolo di Mr. Reed è stato scritto appositamente per lui. Una volta Hugh Grant ha dichiarato in un’intervista: “Mi sto annoiando sempre di più ad interpretare personaggi scontati e di essere etichettato solo con un certo tipo di ruolo”. Gli sceneggiatori e registi di Heretic (qui la nostra recensione), Scott Beck e Bryan Woods, hanno visto questa intervista e hanno scritto il ruolo di Mr. Reed proprio con Grant come scelta principale per il personaggio. L’attore, ritenendolo molto affascinante, ha poi accettato di prendere parte al progetto e cimentarsi con qualcosa di nuovo.

LEGGI ANCHE: Heretic, la spiegazione del finale del film con Hugh Grant

6. Nel film imita un controverso personaggio. Ad un certo punto di Heretic, Hugh Grant fa una breve ma buffa imitazione di Jar Jar Binks, uno dei personaggi più controversi dell’universo di Star Wars. Nonostante ciò, l’attore ha dichiarato: Uno dei miei segreti più inconfessabili è che non ho ancora visto un film di Star Wars. Nella mia infinita meticolosità, ho fatto delle ricerche e ne ho guardato un po’. Penso di averlo visto [Jar Jar Binks] su YouTube”. Ad ogni modo, l’imitazione di questo personaggio è un momento che ben dimostra il macabro umorismo del personaggio.

Hugh Grant in Il diario di Bridget Jones

7. Ha difeso la protagonista del film. I fan del libro hanno reagito negativamente al casting della texana Renée Zellweger per il ruolo di Bridget Jones. La Zellweger ha dichiarato: “Le critiche sono state offensive. Non per il fatto che una ragazza americana interpreti questa parte. Posso capirlo. Ma è l’estremo a cui è stata portata. Ci infilano dentro qualcos’altro come: “Nessuno l’ha mai sentita nominare”; “Che cosa ha mai fatto?”; “La sconosciuta comica texana”. Questo fa male, sapete?”. Hugh Grant è poi intervenuto in difesa della collega: “È molto divertente e ha vissuto a lungo in Inghilterra, padroneggiando l’accento. Sarà un trionfo. So che sarà così”. E così è poi effettivamente stato.

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Julia Roberts e Hugh Grant in Notting Hill

Hugh Grant e Julia Roberts

8. Era restìo all’idea di baciare Julia Roberts. L’attore dichiarò di essere stato piuttosto scontento di dover baciare l’attrice Julia Roberts, sua co-protagonista nel film Notting Hill. Grant disse che il motivo era la bocca di lei, particolarmente grande, che lo rendeva nervoso. Quella battuta generò un po’ di attrito tra i due attori, ma  fortunatamente in seguito l’attrice ha perdonato Grant per il commento, dichiarandosi disponibile a lavorare nuovamente con lui, anche se ciò non si è mai verificato.

 

La moglie e i figli di Hugh Grant

9. Ha avuto cinque figli da due donne diverse. Prima della sua attuale relazione, Grant è stato legato sentimentalmente all’attrice Elizabeth Hurley per tredici anni, dal 1987 al 2000. Dal 2004 al 2007 ha avuto una relazione con l’ereditiera Jemima Khan. È poi diventato padre per la prima volta nel 2011, quando dà alla luce una bambina avuta durante una breve relazione con Tinglan Hong, receptionist in un ristorante cinese. I due danno alla luce un secondo figlio nel dicembre del 2012. Con Anna Eberstein, produttrice televisiva e attuale moglie di Grant, l’attore ha invece avuto gli altri suoi tre figli, nati rispettivamente nel 2012, 2015 e nel 2018.

L’età e l’altezza di Hugh Grant

10. Hugh Grant è nato a Londra, Inghilterra, il 9 settembre 1960. L’attore è alto complessivamente 1,80 metri.

Fonte: IMDb

Hugh Grant torna alla commedia romantica

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Dopo qualche tempo di mancanza dai set, il ritorno avvenuto  ‘in voce’ per Pirates! Band of Misfits (Pirati! Briganti da Strapazzo) e la prossima partecipazione al fantascientifico Cloud Atlas, per Hugh Grant appare arrivato il momento di tornare al suo habitat naturale, quello della commedia romantica.

Il progetto, ancora senza titolo, verrà diretto da Marc Lawrence, col quale Grant ha già recitato in Due settimane per innamorarsi, Scrivimi una canzone e Che fine hanno fatto i Morgan? Stavolta Grant sarà Ray Michaels, sceneggiatore che ha conosciuto la fama e il successo, arrivando a vincere l’Oscar; la storia ce lo mostra però a quindici anni da quei successi, divorziato, depresso e fallito economicamente: così, decide per rimpinguare le sue ormai scarse finanze, accetta di insegnare scrittura presso un piccolo college, col miraggio di avere soldi facili, e giovani fanciulle che pendono dalle sue labbra.

Ciò che il protagonista non mette in conto, è di innamorarsi di una sua studentessa particolare: una madre single che ha deciso di riprendere gli studi. Oltre a Cloud Atlas, la cui uscita è prevista nei primi mesi del 2013, Grant è ancora dato come possibile protagonista del terzo capitolo delle vicende di Bridget Jones, ammesso che venga effettivamente realizzato, cosa sulla quale al momento non vi è alcuna certezza.

Fonte: Empire

Hugh Grant non ha mai guardato Star Wars nonostante la sua imitazione di Jar Jar Binks in Heretic

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Hugh Grant ha recentemente rivelato che, nonostante dia l’impressione di essere Jar Jar Binks nel film horror-thriller Heretic (qui la nostra recensione), appena uscito, in realtà non ha mai visto nessun film di Star Wars. Grant si addentra in un territorio più oscuro con Heretic della A24, dove interpreta un uomo eccentrico ma sinistro di nome Mr. Reed, con un debole per l’umorismo inquietante. Il film, scritto e diretto da Scott Beck e Bryan Woods, segue una coppia di missionari mormoni, interpretati da Sophia Thatcher e Chloe East, che si ritrovano in balia dei giochi mentali sempre più terrificanti di Mr. Reed.

In un’intervista con Entertainment Weekly, Grant ha ammesso di non aver mai visto nessun Star Wars film, per non parlare del primo prequel della serie, La minaccia fantasma, dove Jar Jar Binks ha fatto il suo controverso debutto nel 1999. Ecco cosa ha detto:

Uno dei miei segreti più inconfessabili è che non ho ancora visto un film di Star Wars. Nella mia infinita meticolosità, ho fatto delle ricerche e ne ho guardato un po’. Penso di averlo visto su YouTube.

Il co-sceneggiatore e regista Scott Beck ha aggiunto che l’imitazione di Jar Jar da parte di Grant era un esempio del suo approccio alla recitazione improvvisata:

Quello è stato un esempio di qualcosa che Hugh avrebbe voluto nascondere intenzionalmente finché la telecamera non avesse iniziato a girare, per non tradirsi. E ci sono così tanti momenti nel film in cui iniziavamo a girare una scena e lui seguiva semplicemente il copione per poi aggiungere una piccola parola o una punteggiatura. Era quel momento in cui era semplicemente vero e autentico, ma anche esilarante. Anche se appartiene a un genere più oscuro, la performance sembra realistica ma gioca anche sull’umorismo nero.

Che cosa significa l’imitazione di Jar Jar di Grant

Jar Jar Binks Ahmed Best Star Wars

Le stranezze dell’attore danno un tocco comico e oscuro

Il monologo del signor Reed sul terrore della religione organizzata ha utilizzato diversi riferimenti alla cultura popolare nel discutere i due personaggi di Heretic sulle loro convinzioni, incluso il gioco da tavolo Monopoli. A un certo punto, parlando dell’irrazionalità delle figure messianiche, chiede alle sorelle: “Riuscite a immaginare che tra migliaia di anni la gente accetterà Jar Jar come figura religiosa significativa?” E infine dà la sua imitazione con “Scusate!

Sebbene il signor Reed sia una figura che inizialmente sembra innocua ma è un rapitore minaccioso, Grant sintetizza i suoi istinti comici con un’intensità inquietante, dando un tocco interessante al personaggio.

L’imitazione di Jar Jar Binks da parte di Grant è un’aggiunta sorprendente a Heretic, un film intriso di ombre claustrofobiche e terrore esistenziale. Anche se il signor Reed è una figura che inizialmente appare innocua ma è un rapitore minaccioso, Grant sintetizza i suoi istinti comici con un’intensità inquietante, conferendo un tocco interessante al personaggio.

In un’altra interpretazione da cattivo per Hugh Grant, l’imitazione di Jar Jar aggiunge un tocco imprevedibile, mettendo in mostra il mix inquietante di eccentricità e malizia del signor Reed. Come ha detto il regista Beck, l’imitazione sottolinea la capacità di Grant di portare momenti imprevedibili e di umorismo nero in un ruolo profondamente radicato nella suspense e nell’orrore.

Hugh Grant nel poster di Professore per forza

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La Adler Entertainment ha diffuso il primo poster di Hugh Grant e Marisa Tomei nel film Professore per forza, al cinema dal 15 gennaio 2015.

professore per forza

Nel 1998 lo sceneggiatore Keith Michaels era all’apice della fama: autore di un film di successo che gli era valso l’Oscar, una bellissima moglie, un figlio, un grande senso dell’umorismo e un fascino tutto British. Quindici anni dopo Keith, sulla soglia dei 50, non scrive da tempo, è divorziato, sull’orlo del lastrico. Lontano da Hollywood, si trasferisce per tenere un corso di sceneggiatura in un’università fuori New York, a Binghamton. L’idea di insegnare e di lasciare la città non lo alletta per nulla, ma l’uomo spera di tirar su un po’ di soldi e riacquistare un po’ di autostima, magari seducendo qualche giovane studentessa. Mai e poi mai avrebbe immaginato di incontrare una donna, madre single, che cambierà la sua vita e, soprattutto, di appassionarsi così tanto all’insegnamento, che si rivelerà una vera e propria seconda chance per diventare un uomo migliore.

Professore… per forza (The Rewrite) è il film che vede il ritorno sul grande schermo e in un ruolo da protagonista di Hugh Grant. Diretta da Marc Lawrence – regista con cui l’attore inglese ha lavorato per Two Weeks Notice, Scrivimi una canzone, Che fine hanno fatto i Morgan? – Professore… per forza è una commedia romantica dai toni sarcastici e ironici in cui brilla l’attrice Marisa Tomei al fianco di Grant e che racconta il percorso e la crescita di un uomo e di quanto le seconde chance nella vita possano rivelarsi ricche di sorprese e nuovi talenti. Nel cast anche Allison Janney, J.K. Simmons e Chris Elliott. Professore… per forza sarà distribuito da Adler Entertainment dal 15 gennaio.

Hugh Grant ha creato una storia “enorme” per il suo personaggio eretico e malvagio Mr. Reed

Prima di girare Heretic, in cui Hugh Grant interpreta un ruolo ignobile e malvagio, ha pensato a una storia elaborata ed espansiva per il signor Reed. Il film horror psicologico di A24 diretto da Scott Beck e Bryan Woods vede lo sconosciuto solitario di Grant avvicinato da una coppia di missionari mormoni, che mettono alla prova la loro fede in un’esperienza contorta. Il film Heretic, che ha ricevuto il plauso della critica, vede anche Sophie Thatcher, Chloe East e Topher Grace nei panni dei tre mormoni che incontreranno il signor Reed durante i loro viaggi.

Con il film ora nelle sale, Grant ha rivelato in un’intervista esclusiva a Screen Rant che ha considerato gli attributi che guidano il suo cattivo. Prima delle riprese, l’attore ha parlato con Beck e Woods del retroscena di Reed, descrivendo la sua preparazione come “ossessiva”.

Ho una storia enorme per lui e ho tormentato i registi nel mese precedente le riprese. Più invecchio, più divento ossessivo riguardo alla preparazione.

Grant ha poi rivelato che questo processo lo ha aiutato nella sua interpretazione del signor Reed, ammettendo che gli avrebbe alleviato i nervi. Inoltre, ha affermato che ripensare alla sua analisi e alle sue teorie lo ha portato a sentirsi più a suo agio prima delle riprese.

Penso che mi aiuti in termini di performance, ma sicuramente mi aiuta in termini di nervosismo. Mi sveglio nel panico pensando: “Oh Dio, mancano sei settimane”. E se poi faccio quattro o cinque ore di analisi intensa, mi sento più calmo.

Ciò che Heretic rivela sul passato del signor Reed

Hugh Grant in Heretic (2024)

C’è il desiderio di esplorare di più sul personaggio da tutte le parti

Anche se il passato del signor Reed non è descritto in modo approfondito in Heretic, il film accenna al suo passato. Il thriller è incentrato su una battaglia di convinzioni e una sfida di fede, con il signor Reed che proclama come aveva dedotto l’unica vera religione prima dell’arrivo di suor Barnes (Thatcher) e suor Paxton (East). Con uno studio dedicato alla sua teologia e una prigione piena di donne in gabbia, la coppia potrebbe non essere la prima ad avvicinarsi al signor Reed e ad affrontare le sue “teorie”.

Pertanto, anche se non è chiaro se Grant sia sulla stessa lunghezza d’onda di Beck e Woods, c’è molto di più nella storia del signor Reed che tutti e tre i personaggi sono ansiosi di esplorare. Sebbene definiscano complicata la questione di eventuali espansioni, i due hanno ammesso di avere idee su cosa potrebbero comportare un prequel e un sequel, anche se la morte di Reed nel finale di Heretic sembra lasciare il mistero sul passato del signor Reed, il che potrebbe aprire le porte a un prequel.

Hugh Grant è spaventoso nel trailer di Heretic

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Hugh Grant è spaventoso nel trailer di Heretic

A24 ha diffuso un nuovo trailer di Heretic, il film horror con protagonista Hugh Grant in quello che la stampa estera ha già definito il ruolo più spaventoso della sua carriera.

In Heretic di A24, due giovani missionarie sono costrette a dimostrare la loro fede quando bussano alla porta sbagliata e vengono accolte da un diabolico signor Reed (Hugh Grant, Wonka), rimanendo intrappolate nel suo mortale gioco del gatto e del topo. Il film vede anche la partecipazione di Sophie Thatcher (Yellowjackets) e Chloe East (The Fabelmans) ed è stato scritto e diretto da Scott Beck e Bryan Woods.

Durante un recente incontro con Entertainment Weekly, Hugh Grant ha spiegato cosa lo ha attratto del ruolo del malvagio signor Reed. “Ammettiamolo, nessuno vuole più che io interpreti il ​​protagonista romantico”, ha iniziato, “e grazie a Dio non lo vogliono più. Penso che [Heretic] sia coraggioso perché la religione è un’area leggermente vietata, forse soprattutto negli Stati Uniti. In questo senso, penso che sia audace. Ne sono orgoglioso”.

“I cattivi di solito hanno una facciata, e questo è un ottimo esempio di come quella facciata sia importante per il modo in cui viene raccontata la storia”, ha continuato Grant. “Sarebbe stato ovviamente tutto sbagliato se, dal momento in cui ho risposto alla porta di Sophie e Chloe, fossi stato palesemente psicotico e malvagio. Una rivelazione lenta è la chiave. E in questo caso, davvero il più lenta possibile”.

Secondo Hugh Grant ogni attore preferisce interpretare personaggi cattivi

Alla domanda su cosa lo abbia spinto a un numero maggiore di ruoli da cattivo negli ultimi anni, ha detto: “Ogni attore li preferisce, davvero. Penso che sarebbe difficile trovare un attore o un’attrice che dica: ‘Mi piace semplicemente interpretare brave persone’. Sono duri e sono sempre al limite della noia. Sono persone molto difficili da interpretare, brave persone o eroi. E sembra che ci sia sempre più succo in un personaggio malvagio.”

“È una discussione affascinante sul perché sia ​​così e sul perché il pubblico, fin dall’inizio dei tempi, si sia sempre affezionato ai cattivi anche quando non si affezionava al bravo ragazzo. Quindi è sempre allettante per un attore”, ha concluso Hugh Grant.

Hugh Grant è qui per illuminarci nel nuovo trailer di Heretic

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Hugh Grant è qui per illuminarci nel nuovo trailer di Heretic

È stato presentato un nuovo trailer di Heretic. Il film horror di A24 vede due giovani donne mormoni, Sorella Barnes (Sophie Thatcher) e Sorella Paxton (Chloe East), fare visita al signor Reed (Hugh Grant), ma il loro tentativo di convertirlo prende rapidamente una piega oscura e contorta quando si ritrovano intrappolate nella sua casa. Le recensioni positive e il punteggio del 92% su Rotten Tomatoes hanno generato una notevole attesa dopo il debutto del film al Toronto International Film Festival 2024.

A24 ha rilasciato il nuovo trailer che offre uno sguardo più ravvicinato e agghiacciante su come il signor Reed terrorizza le giovani donne mentre mette alla prova la loro fede. Il trailer vede Suor Paxton parlare felicemente con il signor Reed prima che lei e Suor Barnes siano costrette a scegliere tra due porte, una intitolata “Credenza ‘ e l’altra ’Incredulità ”, per uscire dalla casa. Il signor Reed mostra un atteggiamento inquietantemente giocoso mentre i suoi prigionieri scendono sempre di più nel suo gioco sadico, che lascia intendere un terrore ancora più grande in agguato nella sua casa.

Heretic è un altro film di A24

Il trailer di Heretic fa sembrare il film horror di A24 ancora più ricco di suspense e terrificante di quanto non fosse già apparso nel marketing iniziale. Viene data ulteriore enfasi all’atteggiamento disarmante di Grant, che fa commenti casuali e persino battute mentre Suor Barnes e Suor Paxton lottano disperatamente per la loro libertà. L’interpretazione di Grant ha il potenziale per essere una delle sue migliori di sempre, con la sua sola presenza che aggiunge una notevole tensione in tutte le sue scene.

Il senso di mistero e di terrore è accentuato anche nel nuovo trailer, mentre Sorella Barnes e Sorella Paxton si addentrano nelle profondità oscure della casa del signor Reed. Egli accenna a una verità più grande che devono scoprire e, sia che la scoperta sia letterale o figurata, viene presentata come un memorabile colpo di scena che cambierà l’intera storia. Con un cast ridotto e un’ambientazione fisicamente limitata, Heretic sarà una storia incentrata sui personaggi, con un’atmosfera claustrofobica.

Hugh Grand in Cloud Atlas

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Hugh Grand in Cloud Atlas

Come è ormai risaputo i fratelli Wachowski hanno ripreso a lavorare nell’ombra insieme a Tom Tykwer sul romanzo David Mitchell, Cloud Atlas.

Hugh Dancy: 10 cose che non sai sull’attore

Hugh Dancy: 10 cose che non sai sull’attore

Partito dal basso, l’attore Hugh Dancy si è negli anni affermato per i suoi ruoli in alcune popolari commedie romantiche, conquistando tanto il pubblico quanto la critica. Oggi è apprezzato anche in ruoli diversi, che ne provano il talento e la poliedricità.

Ecco 10 cose che non sai di Hugh Dancy.

Hugh Dancy carriera

1 I film. Il debutto cinematografico dell’attore avviene nel 2001 con Black Hawk Down, di Ridley Scott. Successivamente prende parte ai film Piccolo dizionario amoroso (2003), Ella Enchanted (2004), King Arthur (2004), Shooting Dogs (2005), Basic Instinct 2 (2006), Un amore senza tempo (2007), Il club di Jane Austen (2007), Adam (2009), I Love Shopping (2009), Hysteria (2011), E poi c’è Katherine (2019).

2 Le serie TV. L’attore ha all’attivo anche diverse partecipazioni televisive in serie come Le nuove avventure di Robin Hood (1998), Relic Hunter (2000), Elizabeth I (2005), The Big C (2011), Hannibal (2013-2015), e The Path (2016-2018).

3 Ha fatto anche teatro. Oltre alle numerose produzioni cinematografiche e televisive, l’attore ha partecipato anche a diversi spettacoli teatrali, tra cui To the Green Fields Beyond (2000), Journey’s End (2007), The Pride (2010), Venus in Fur (2012), Apologia (2018).

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Hugh Dancy Instagram

4 Non possiede un account. Particolarmente riservato, l’attore non ha un profilo Instagram personale. Esistono tuttavia numerose fan page che condividono le ultime novità sull’attore, da sue foto tratte da momenti esterni alle riprese a foto promozionali dei suoi progetti.

Hugh Dancy vita sentimentale

5 È sposato. Nel 2007, sul set di Un amore senza tempo, conosce l’attrice Claire Danes e i due annunciano il loro fidanzamento nel febbraio 2009. La coppia si è poi sposata nel settembre dello stesso anno in Francia. Nel dicembre 2012 nasce il loro primo figlio, Cyrus Michael Christopher Dancy, mentre nell’agosto 2018 nasce il secondogenito della coppia, il cui nome non è tuttavia stato rivelato.

Hugh Dancy premi e nomination

6 È stato nominato più volte grazie ad Hannibal. Nella serie, dove recita accanto a Mads Mikkelsen, l’attore interpreta Will Graham, un profiler dell’FBI. Per il suo ruolo l’attore è stato nominato come miglior attore ai Critics Choice Television Award, ai Fangoria Chainsaw Awards, e l’Academy of Science Fiction, Fantasy & Horror Films gli ha assegnato nel 2015 il premio come miglior attore televisivo.

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Hugh Dancy primi lavori

7 È stato scoperto in un bar. Quando dopo la laurea Dancy si trasferì a Londra, iniziò a lavorare come barista in un café. Qui, ascoltando la conversazione di due produttori cinematografici, riuscì a farsi mettere in contatto con Ros Hubbard, casting director di film come La mummia e Tomb Rider. Convincendo poi Hubbard del suo valore, riuscì a farsi assegnare i primi ruoli.

Hugh Dancy Hannibal

8 Anni prima si era presentato per il ruolo di Hannibal. Nel 2007 viene realizzato il film Hannibal Lecter – Le origini del male. Dancy si presentò al provino proprio per la parte del protagonista, ma ad ottenere il ruolo fu l’attore Gaspard Ulliel. Come per uno scherzo del destino, solo pochi anni dopo Dancy si ritrovò ad interpretare Will Graham, nemesi e amico di Lecter nella serie Hannibal.

Hugh Dancy studi

9 È laureato. Dopo aver compiuto gli studi presso il Winchester College, nel quale si mette in mostra in alcune recite scolastiche, e aver conseguito il diploma, l’attore si iscrive all’Università di Oxford, presso il St Peter’s College, alla facoltà di lingua e letteratura, dove poi si laurea.

Hugh Dancy età e altezza

10 Hugh Dancy è nato a Stoke-on-Trent, nel Regno Unito, il 19 giugno 1975. L’altezza complessiva dell’attore è di 178 centimetri.

Fonte: IMDb

HoYeon Jung: 10 cose che non sai sull’attrice

HoYeon Jung: 10 cose che non sai sull’attrice

Giovanissima e già popolare a livello internazionale, HoYeon Jung si è da prima affermata come modella e ora punta ad essere uno dei nuovi volti della recitazione sudcoreana. Grazie alla serie Squid Game, attualmente in vetta alle classifiche di Netflix, la Jung è infatti diventata una star richiesta ovunque, il cui futuro è dunque particolarmente promettente.

Ecco 10 cose che non sai su HoYeon Jung.

HoYeon Jung: i suoi film, le serie TV e la carriera da modella

1. Ha iniziato da giovanissima a fare la modella. Jung ha intrapreso la carriera da modella all’età di 16 anni, pur se inizialmente come freelance. Con la sua partecipazione alla seconda stagione di Korea’s Next Top Model ha poi ottenuto una maggiore attenzione e le prime richieste da importanti agenzie. Da quel momento ha iniziato a sfilare per marchi come Marc Jacobs, Alberta Ferrett, Max Mara, Louis Vuitton, Gucci, Fendi e molti altri. Ad oggi è considerata una delle più importanti modelle asiatiche di sempre.

2. Squid Game è il suo primo lavoro da attrice. Oltre all’attività da modella, la Jung ha sempre manifestato il desiderio di imparare anche a recitare. Ha così iniziato a prendere lezioni a riguardo, anche in lingua inglese, così da poter ricercare qualche ruolo con cui intraprendere una carriera da attrice. L’occasione è arrivata grazie alla popolarissima serie televisiva Squid Game, presente sulla piattaforma di streaming Netflix. Grazie al successo ottenuto, la Jung è ora una vera e propria star ed è stata annunciata tra i protagonisti del film The Governesses, con Lily-Rose Depp, e anche nella serie thriller di Apple TV+ Disclaimer , con Cate Blanchett e Sacha Baron Cohen.

3. Ha recitato anche in alcuni cortometraggi. Prima di recitare in Squid Game, la Jung ha avuto modo di cimentarsi come attrice anche in alcuni video musicali e cortometraggi. Tra questi si annoverano Lee Hyori: Going Crazy (2013), Kim Yeon Woo feat Kyung Park: Move (2014), The Chanel Pharrel Collection (2019), con il cantante Pharrell Williams, e Hot Potato: Taste of Acid. Nel 2022 ha invece recitato nel videoclip The Weeknd: Out of Time, del cantante The Weeknd.

HoYeon Jung altezza

HoYeon Jung: la famiglia e i fratelli

4. È molto legata alla sua famiglia. Cresciuta nel quartiere Myeonmok-dong di Seul, l’attrice si è sempre dichiarata molto legata ai suoi genitori e ai suoi due fratelli. Pur viaggiando spesso per lavoro non manca di tornare ogni volta che può dai propri cari, che l’hanno sempre sostenuta in ogni sua attività. Proprio i genitori, infatti, l’hanno supportata nel desiderio di laurearsi in modellazione alla Dongduk Women’s University parallelamente ai suoi lavori da modella.

HoYeon Jung: fidanzato o marito?

5. È molto riservata sulla sua vita privata. Ora che è diventata una celebrità di livello internazionale, la Jung si è guardata bene dal condividere troppi dettagli di sé. Tra le ricerche più frequenti fatte nei suoi confronti ci sono quelle relative al suo status sentimentale. In molti si sono infatti domandati se l’attrice avesse o meno un marito. La Jung, in realtà, non è sposata, ma dal 2016 ha una relazione con l’attore sudcoreano Lee Dong-hwi, celebre per film come The Handmaiden, Confidential Assignment, New Trial e Extreme Job.

HoYeon Jung  è su Instagram

6. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un profilo verificato e attualmente seguito da 20,7 milioni di persone. All’interno di questo la Jung è solita condividere fotografie riguardanti il suo lavoro da modella, ma non mancano anche post relativi a momenti di svago, con amici o luoghi visitati. Si possono poi ritrovare anche diverse immagini relative alla popolare serie Squid Game. Seguendola sul social, dunque si potrà rimanere sempre aggiornati sulle sue attività.

HoYeon Jung Instagram

HoYeon Jung in Squid Game

7. È diventata la beniamina dei fan della serie. Come anticipato, la Jung fatto il suo debutto come attrice nel 2021 con la serie Netflix Squid Game. In questa interpreta Kang Sae-byeok, un disertrice e borseggiatrice nordcoreana che ha bisogno di soldi per sostenere suo fratello minore e rintracciare sua madre in Corea del Nord. Proprio il personaggio di Sae-byeok, nella serie anche identificato con il codice 067, è diventato uno dei preferiti dai fan e Jung è stata indicata dalla critica come la vera star della serie.

8. Ha sostenuto il primo provino tramite video. Interessatasi al ruolo nella serie, la Jung si è vista consegnare tre scene dalla sceneggiatura dello show, con la richiesta di fare un provino per il ruolo tramite video mentre si trovava a New York per la New York Fashion Week. Già da questo primo approccio i produttori rimasero particolarmente colpiti da lei e il regista Hwang Dong-hyuk le ha poi chiesto di fare nuovamente l’audizione di persona in Corea del Sud, dove a quel punto le è stata immediatamente affidata la parte.

9. Ha studiato molto per prepararsi al personaggio. Per il ruolo di Sae-byeok la Jung ha dovuto fare molta pratica con il dialetto Hamgyŏng, parlando con veri disertori nordcoreani e guardando documentari sui di loro. L’attrice si è poi allenata al fine di imparare le principali arti marziali. Ha poi anche attinto ai suoi sentimenti di solitudine dopo aver lasciato la Corea del Sud per costruire lo stato d’animo del personaggio e ha scritto un diario quotidiano proprio dal punto di vista del suo personaggio.

HoYeon Jung: età e altezza dell’attrice

10. HoYeon Jung è nata a Seul, in Corea del Sud, il 23 giugno1994. L’attrice è alta complessivamente 177 centimetri.

Fonte: IMDb

Howl – L’urlo parla il regista Jeffrey Friedman

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Dal 22 al 29 giugno a Milano, presso il teatro Strehler, è in corso il XXIV Festival Mix Milano di cinema gaylesbico e queer culture. Venerdi 27 giugno è in programma la proiezione del lungometraggio – Howl – L’Urlo, diretto da Rob Epstein e Jeffrey Friedman, produzione Telling Pictures e Werc Werk Works e distribuito in Italia da Fandango. Quella di venerdì sarà un’anteprima nazionale in quanto nelle sale italiane il film sarà proiettato solo dal 27 agosto 2010.

 


Per l’occasione abbiamo incontrato uno dei due co-registi della pellicola, Jeffrey Friedman; cordiale e di grande disponibilità ha dato a noi modo di saperne qualcosa in più su come il film è stato ideato e partorito oltre che confezionato dopo solo 14 giorni di ripresa ed un budget molto limitato. Howl-, presentato al Sundance Film Festival oltre che al 60mo Festival di Berlino, è il titolo di una famosa quanto discussa e rivoluzionaria poesia di Allen Ginsberg uno dei più noti esponenti della cultura beat americana. La narrazione del film oltre che riprendere e analizzare in vari modi i contenuti ed il valore letterario del poema stesso, ripercorre le tappe processuali che videro coinvolto Lawrence Ferlinghetti reo di aver pubblicato, nel 1957, quest’ opera letteraria tacciata di volgare immoralità.
Pochi mesi orsono fu proprio la Allen Ginsberg Estate, ossia l’associazione dedicata al grande poeta, che contattò Friedman ed Epstein, ci racconta lo stesso regista, chiedendo la disponibilità a lavorare su questo progetto.
Friedman ci confida di aver accettato quasi immediatamente l’incarico in quanto, dopo aver riletto “Howl”, conosciuta la prima ed unica volta ai tempi del liceo, ne ha potuto apprezzare istintivamente la forte carica espressiva, la sconcertante attualità oltre che lo stupore, ammette, nel constatare come ancora oggi la sua lettura crei un certo scandalo.
L’intento principale del film, afferma Friedman, è quello di esaltare i contenuti ed il valore della poesia di Ginsberg e per farlo hanno utilizzato tre canali paralleli: il processo, ricostruito fedelmente in base agli atti processuali recuperati; l’intervista a Ginsberg, che trae spunto da un’ intervista concessa a Times durante i giorni del dibattimento ma mai pubblicata; e la terza e più originale componente ossia la lettura del poema accompagnata dalle immagini di animazione. Per questa parte Friedman rivela di aver preso spunto da disegni eseguiti da un amico di Ginsberg che per realizzarli si ispirò proprio dalla lettura di “Howl” oltre che di altre opere del poeta; per affrontare questa parte animata, Friedman, ammette di aver osservato e tratto consiglio anche dalla visione di “The Wall” dei Pink Floyd oltre che di un altro film quale “American Splender”.
Gli si chiede perchè abbiano pensato all’ottimo James Franco quale interprete di Ginsberg; Friedman motiva questa scelta spiegando che Franco è stato inizialmente proposto dal produttore Gus Van Sant il quale riteneva l’attore particolarmente adatto a quel ruolo. I due co-registi hanno da subito potuto avvalorare questa valutazione in quanto di Franco hanno immediatamente colto il talento eclettico oltre che una certa affinità culturale ed intellettuale con il mondo beat. Franco, ci confida Friedman, è attore appassionato di letteratura e arte, lui stesso dedito alla scrittura ed essendo del nord della California, molto sensibile e vicino alla tradizione beatnik. Durante le riprese di – Howl – due protagonisti della stagione beat oltre che figure fondamentali nella vita di Ginsberg, Ferlinghetti e Peter Orlowsky ( che del poeta fu per molti anni compagno di vita ) sono stati contattati, ci rileva Friedman, contribuendo in modo positivo e attivo grazie alle loro memorie di vita vissuta accanto a Ginsberg. Purtroppo Orlovsky è scomparso da pochi mesi mentre Ferlinghetti, ormai molto anziano, ha più volte declinato i vari inviti alla visione del film.
Una delle ultime domande rivolte a Jeffrey Friedman non poteva che toccare il tema  dell’omosessualità, essendo il film presentato all’interno della rassegna Festival Mix Milano. Friedman ci spiega che il loro intento è stato quello di esaltare i momenti di forza espressiva e dirompente sensualità che si possono cogliere in un paio di sequenze del film in cui Ginsberg si abbandona ai propri sensi con Neal Cassady prima e Peter Orlovsky poi ed effettivamente questi risultano come due dei momenti più intensi di –Howl-. Dopo questo lavoro ci sono già progetti in cantiere per il simpatico regista americano? – Ho alcuni lavori in fase embrionale…ma è ancora troppo presto per poterne parlare –ci risponde. A noi non resta che attendere.

 

Howl – L’urlo: recensione del film con James Franco

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Howl – L’urlo: recensione del film con James Franco

La City lights Books di Lawrence Ferlinghetti (Andrew Rogers) pubblica il poema di un giovane e sconosciuto autore newyorkese; un poema destinato a irrompere come un ciclone nello stagnante conformismo intellettuale e letterario dell’America di quel periodo.  Quel poema è Howl – L’urlo e quell’autore si chiama Allen Ginsberg (James Franco).

In Howl – L’urlo Ginsberg è un giovane poeta che la critica avvicina immediatamente al nascente movimento beatnik, un movimento letterario che si oppone ai canoni e alle convenzioni socio-culturali  dominanti negli Stati Uniti del secondo dopoguerra. Il clima censorio che prevale su qualsiasi tentativo di avanguardia artistico-letteraria è inasprito dalla politica poliziesca ispirata dal senatore McCarthy ed è in questo clima di chiusura che il poema di Ginsberg trova una resistenza tanto strenua da degenerare in un’aula di tribunale.

Howl – L’urlo, il film

Ferlinghetti viene messo sotto processo per aver fatto pubblicare un componimento considerato tanto immorale quanto di scarsissima rilevanza letteraria pertanto l’accusa condotta dal pubblico ministero Ralph Mcintosh (David Strathairn) ne chiede l’immediato ritiro. L’avvocato della difesa, Jake Ehrlich (Jon Hamm), tenterà di salvaguardare  il diritto di espressione e la libertà intellettuale di Ginsberg. Il processo si trasformerà in questo modo in un dibattutissimo caso giudiziario in cui non è in gioco solo il destino di una poesia, scritta da un giovane poeta ebreo, ma la libertà individuale di ogni singolo cittadino americano.

Howl – L’urlo, girato da Rob Epstein e Jeffrey Friedman, e prodotto da Gus Van Sant, è in realtà un poetico ed appassionato tributo alla celebre poesia di Allen Ginsberg, di cui il film si pone l’obbiettivo e l’intento di esaltarne e rianalizzarne i contenuti, la potenza espressiva oltre che il valore letterario. Il processo è solo una delle tre componenti parallele di cui il film è strutturato, tre componenti che si alternano di continuo dirigendosi ognuna verso lo stesso fine: riportare alla luce e analizzare nel suo profondo una delle più rivoluzionarie ed apprezzate poesie del XX secolo.

Quindi oltre al dibattimento giuridico, che diventa ulteriore occasione di analisi e riflessione sul poema stesso, il film propone la ricostruzione di un intervista che il Times ottenne da Ginsberg durante i giorni del processo. Qui l’autore da a noi modo di approfondire i temi di Howl – L’urlo oltre che i molteplici e controversi aspetti della sua vita e della sua combattuta sessualità. La terza e più originale componente della narrazione è la parte animata: utilizzando una tecnica già vista in altri film come The Wall dei Pink Floyd, anche qui la parola diventa immagine, disegni animati che seguono il corso frenetico e allucinato del poema, i versi tradotti visivamente e accompagnati da una musica coinvolgente. Parole e immagini che ci immergono nel visionario mondo interiore in cui Ginsberg lascia libero il suo istinto spesso condotto e guidato dalle droghe che assumeva sovente; ma in questo poema c’è tutto ciò che lo tormentava e che lo spinse ad “urlarlo”  con una rabbia che improvvisamente diventa tenera riflessione malinconica.

Il rifiuto delle convenzioni sociali e intellettuali, le battaglie politiche e antimilitariste, l’alienazione a cui conduce la società capitalistica, l’ossessione di una omosessualità cui vorrebbe dare libero sfogo e i ricordi della madre e di Carl Solomon, vittime e martiri degli elettroschok subiti negli ospedali psichiatrici.  La poesia è la grande protagonista di Howl – L’urlo, la poesia estrapolata ed analizzata nelle più varie sfaccettature, il suo autore presentato come un uomo dalla grande potenzialità espressiva. Howl – L’urlo vuole, tramite il caso giudiziario qui narrato, ricordare al mondo di oggi che la libertà espressiva ed intellettuale è un bene che gli uomini, anche nella società contemporanea, non devono dimenticare mai di difendere con le unghie e con i denti.

Howard: la vita, le parole, recensione del documentario Disney+

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Howard: la vita, le parole, recensione del documentario Disney+

Quando si pronuncia il nome di Howard Ashman non sono molte le persone che sanno chi sia. Persino tra gli appassionati della Disney e dei suoi classici d’animazione, il nome di Ashman è quasi sconosciuto. Anche allo scopo di colmare questa lacuna, Disney+ rende disponibile dal 7 agosto Howard: la vita, le parole, un documentario sulla vita e il lavoro di Ashman che, con le sue idee e intuizioni, ha contribuito a rivoluzionare per sempre la grammatica del cartone animato musicale e del musical in generale.

Da sempre amante del teatro, della musica e dello spettacolo dal vivo, Howard comincia la sua carriera come paroliere per le canzoni dei musical. Per tutti gli anni ’70 lavora a New York come sceneggiatore, ma fu alla fine di questo decennio, nel ’79, che avvenne l’incontro che cambiò per sempre la sua vita. Lavorò al musical God Bless You, Mr. Roosvelt insieme ad Alan Menken. Con lui, Ashman instaurò un’amicizia e una collaborazione proficua e duratura che andò avanti fino alla sua prematura morte per AIDS, nel 1991.

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Howard: la vita, le parole recensioneHoward Ashman alla Disney con Alan Menken

Nel 1982, dopo la realizzazione del musical La piccola bottega degli orrori, basato sull’omonimo film di Roger Corman, Ashman e Menken vennero notati dalla Disney che li scelse per lavorare ai suoi prossimi progetti, fino a che non arrivò il momento in cui entrambi furono coinvolti nella realizzazione de La Sirenetta. Si trattava della prima volta che Disney realizzava un film basato su una fiaba, a 30 anni dal flop economico che rappresentò La bella addormentata nel bosco. Il coinvolgimento di Howard Ashman cambiò per sempre volto alla Disney e lui fu trai principali artefici del Rinascimento Disney degli anni ’90.

La coppia scrisse tutte le canzoni de La Sirenetta, de La Bella e la Bestia e tre canzoni di Aladdin. Tutti questi brani sono diventati celebri, premiati con Oscar e numerosi riconoscimenti in tutto il mondo, ma non solo. L’apporto innovativo di Ashman cambiò la produzione del lungometraggio Disney; fu lui infatti a inventare la “I want song” ovvero un pezzo musicale cantato dal protagonista, in cui ci vengono presentati i suoi sogni, le sue aspettative. Scelse doppiatori che venivano dal teatro, mescolò il momento musicale con lo sviluppo della storia, tutti elementi diventati poi fondativi del canone d’animazione Disney.

L’eredità di Howard Ashman

La sua eredità si raccoglie ancora oggi, nei remake in live action di Aladdin e de La Bella e la Bestia (quello de La Sirenetta arriverà a breve) ma anche nella realizzazione vera e propria dei nuovi film d’animazione. Per fare un esempio concreto e alla portata di tutti, senza queste innovazioni e intuizioni non avremmo mai avuto All’alba sorgerò e la celebre sequenza di Frozen in cui Elsa libera il suo potere.

Howard: la vita, le parole racconta proprio questo grande talento, ma lo fa di pari passo con la sua vicenda umana che, involontariamente, divenne megafono di una condizione per la quale ancora oggi si lotta e si protesta. Ashaman era omosessuale e contrasse l’AIDS, faceva parte quindi di quella fetta di popolazione che divenne capro espiatorio perfetto in un momento in cui questa malattia era ancora profondamente sconosciuta, e a causa della quale gli omosessuali venivano demonizzati. E Ashaman usò proprio gli spazi artistici che gli venivano concessi per sfogare la sua frustrazione, puntare il dito contro una società aggressiva e spaventata, ma anche attaccare quella malattia che a poco a poco gli tolse tutto.

La malattia e l’opera

Senza mai naufragare nel manifesto politico, Ashman tradusse in note i suoi sentimenti e lo fece proprio nei film Disney. Due sono gli esempi più importanti di questa esperienza: il primo è la Canzone della folla de La Bella e la Bestia in cui il popolo spaventato dalla Bestia diventa violento e vuole annientarla, come simbolo di ogni suo male. Allo stesso modo, in quanto malato di AIDS e omosessuale, Howard Ashman si sentiva additato da una società che alla base era semplicemente spaventata e ignorante.

Il secondo e forse più doloroso momento in cui Ashman ha infuso il suo personale nel lavoro alla Disney, è stato quando ha scritto il testo di Humiliate the boy, la canzone che Jafar canta in Aladdin quando smaschera il protagonista di fronte a Jasmine e al Sultano. All’epoca Howard era apertamente malato, l’Aids stava cominciando a togliergli il senso del tatto, la vista, pian piano tutto il resto, e così nelle sue parole (della canzone che poi non fu inserita nel film), come Jafar spogliava Aladdin degli abiti, delle certezze e delle ricchezze, così la malattia faceva con lui, togliendogli pezzi della sua esistenza.

Un secondo addio ad Howard

A dirigere Howard: la vita, le parole c’è Don Hahn, produttore di lungo corso alla Disney che con Ashman ha lavorato a La bella e la bestia. Il film mostra tanti filmati d’epoca e immagini inedite della lavorazione e del dietro le quinte dei film Disney, e presenta anche tanti interventi degli attori che hanno lavorato con lui, dei colleghi, della sorella che ne ricorda il talento creativo prorompente già da bambino e del compagno, Bill Lauch, che forse più di tutti fa continuamente i conti con la sua prematura scomparsa.

Proprio per questa natura celebrativa e commemorativa, il documentario non indaga troppo nella vita dell’artista, ma la racconta come una carezza di conforto e diventa quasi un secondo addio per tutti coloro che lo hanno conosciuto in vita e una finestra su un personaggio interessantissimo per chi invece non aveva mai sentito parlare di Howard Ashman.

Howard: la vita, le parole, intervista al regista Don Hahn

Howard: la vita, le parole, intervista al regista Don Hahn

Da agosto è disponibile su Disney+ il documentario Howard: la vita, le parole (qui la nostra recensione), dedicato, appunto, alla vita e alle parole di Howard Ashman. Il nome non dirà molto ai più ma se pensate a Part of your world o a Be my Guest, canzoni memorabili della storia dell’animazione Disney, ecco che una lampadina si accende. Ebbene sì, Ashman è l’autore delle parole di alcune delle canzoni più belle dei classici Walt Disney. Insieme ad Alan Menken ha scritto la storia del genere musicale, del genere animato, ha cambiato la storia e la struttura dei classici Disney e, come apprendiamo grazie a questo documentario, ha denunciato la sua condizione di omosessuale malato di AIDS, che lo ha portato via ai suoi cari troppo giovane e con ancora tanto da dare al mondo dell’arte.

A raccontarne la storia è Don Hahn, regista in forze alla Casa di Topolino che a lungo lavorò con Ashman. Come mai proprio adesso Don ha sentito il bisogno di raccontare la storia del suo amico e collega? Cosa gli ha fatto desiderare di raccontare finalmente la storia di Howard?

Avevo un po’ paura che si sarebbe persa la sua memoria. Sua sorella gestisce un blog, in cui parla di lui, ma non esiste una biografia ufficiale, né in forma di libro né in forma di film. Volevo approfondirne la storia, conoscevo lui e le persone che hanno fatto parte della sua vita. Ho iniziato a mettere insieme gli elementi per vedere se riuscivo a mettere in piedi un film. E alla fine, eccolo, ed è stato più avvincente di quanto pensassi. È la stessa cosa quando pensi di conoscere le persone con cui lavori, ma non è così fino a che non scavi nelle loro vite e vedi le loro lotte.

Il documentario si apre su un dietro le quinte de La bella e la bestia. Come mai questa scelta?

Abbiamo provato molte cose diverse, incluso Howard che raccontava storie alla sua sorellina. Abbiamo ricreato la fantasia che avrebbe potuto essere nella sua mente, ma non era abbastanza avvincente. Il vero titolo della storia di Howard è una vita brillante troppo breve. Quindi quell’apertura era un modo per mostrare, in breve, “Ecco un ragazzo all’apice della sua carriera all’opera su alcuni dei suoi lavori migliori – e il segreto nascosto che nessuno conosceva tranne Howard”. Dopo quella ripresa, non sarebbe stato in giro per ancora molto tempo. Questa è la triste verità sulla storia, e quell’introduzione sembrava il gancio giusto nel resto del racconto. (Ashman morì di AIDS tre giorni prima della prima de La bella e la bestia, nel 1991, ndt).

Howard: la vita, le parole – intervista al regista Don Hahn

Howard: la vita, le parole non è pieno di tutti i suoi successi, hai parlato più della sua famiglia e della storia di questo bambino che cresce. Come hai affrontato la narrazione?

Il soggetto che stavo raccontando era Howard, e lui era così interessante e intelligente, dovevo lasciare che lui conducesse la storia e che lui la raccontasse in qualche modo, quindi niente narratore e niente teste parlanti. Nemmeno io volevo partecipare, non volevo inserire un gruppo di vecchietti che stavano lì a dire quanto fosse bravo. È stato più interessante conoscere l’uomo e la sua arte. È l’uomo che ci ha dato Part of your world o a Be my Guest, ma qui raccontiamo anche cosa è accaduto alla persona. E sono convinto che sarebbe felice di sapere che le sue lotte sono diventate parte della storia che ho raccontato.

Quali sono stati alcuni dei momenti più difficili da lasciare fuori dal montaggio finale?

Mi sono imbattuto in un nastro di Howard e Tina Turner; vorrei che tutti lo potessero sentire. Dura due ore e Tina prepara il pranzo a Howard mentre lui le chiede della sua vita. In quel periodo stava scrivendo una sceneggiatura sulla sua vita. Ma non era fondamentale per la sua carriera perché non è mai stato realizzato. Il suo caro amico Kyle Rennick aveva alcune registrazioni di quando Howard era malato, parlando della sua vita a teatro. Probabilmente dovrei fare un podcast su questi audio, ma dovevo attenermi ai momenti chiave e a ciò che è essenziale per la storia e ciò che non lo è. Ma quelli erano alcuni dei momenti affascinanti.

Come ha reagito la sua famiglia al documentario quando glielo hai mostrato?

Ero terrorizzato. Ma invece di avere una reazione a film completo, ho inviato loro parti del documentario mentre lo realizzavo. Ho finito il primo atto e l’ho mandato. Sono stati di supporto, ma sedersi per intervistarli è stato difficile, specialmente quando ho dovuto sedermi con Bill, il compagno di Howard. Ho dovuto chiedergli di come è stato essere un compagno di vita ma anche un assistente e infermiere. Aveva dedicato molti anni della sua vita a prendersi cura di quest’uomo. Volevo che parlasse di una relazione gay in un momento in cui era difficile. E lui è stato incredibilmente onesto.

Howard: la vita, le parole è disponibile su Disney+.

Howard: la vita, le parole recensione

Howard Lovecraft and the Undersea Kingdom: Mark Hamill darà la voce al dottor Armitage

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Il mito che ormai da generazioni aleggia attorno al personaggio letterario di H.P. Lovecraft è ovviamente innegabile, tanto che l’eredità perturbante e ancestrale lasciata da questo personaggio non ha mancato di dare vita a numerosi adattamenti per il grande e piccolo schermo, molti dei quali tratti proprio dalle sue celebri narrazioni che parlano di un mondo mostruoso e dominato da forze oscure che hanno origine fin dalla notte dei tempi. Ma ciò che più sembra interessare i contemporanei è proprio la vita di questo solitario scrittore, le cui memorie sono state oggetto di una serie di tre fumetti scritti da Bruce Brown e Dwight L. MacPherson e di cui il primo volume – Howard Lovecraft and the Frozen Kingdom – è stato adattato nel 2016 in un film d’animazione. Ora, secondo una recente indiscrezione pubblicata da Deadline, pare che anche il secondo libro, intitolato Howard Lovecraft and the Undersea Kingdom, sarà presto portato sul grande schermo, con addirittura la presenza di Mark Hamill in qualità di voce del dottor Henry Armitage.

Mark Hamill e il suo Joker ancora contro Donald Trump

Dopo la recente perfomance live-action nei panni di Luke Skywaler in Star Wars Il Risveglio della forza – e nei suoi due seguiti, Star Wars Episodio VIII Star Wars Episodio IX – Mark Hamill ha già prestato la sua voce, fin dagli anni ’90, al celebre personaggio di Joker nella nota serie televisiva animata dedicata a Batman, e ora si appresta a unirsi al cast vocale di Howard Lovecraft and the Undersea Kingdom accanto a Christopher Plummer e Doug Bradly, già presenti dal precedente capitolo animato. New entry sarà anche Jeffrey Combs, già avvezzo all’universo di H.P. Lovecraft per il fatto di aver recitato in moltissimi film tratti dalle sue storie, tra vale la pena ricordare il celebre ruolo del professor Herbert West di Re-Animator di Stuart Gordon.

Howard Lovecraft and the Undersea Kingdom e gli altri due volumi della raccolta narrano le avventure semi-biografiche di un giovane H.P. Lovecraft mescolate con riferimenti ad alcune delle sue storie più o meno note e con racconti del tutto originali.

Howard Lovecraft and the Undersea Kingdom e il precedente Howard Lovecraft and the Frozen Kingdom sono attualmente in fase di produzione e saranno diretti e sceneggiati da Sean Patrick O’Reilly, pronti per un rilascio in simultanea per fine 2017 grazie a Shout! Factory.

Fonte: Deadline

Howard il Papero: la Marvel al lavoro su un reboot?

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Howard il Papero: la Marvel al lavoro su un reboot?

Lea Thompson è in procinto di incontrare i vertici Marvel Studios per mettere in tavola una conversazione che potrebbe portare al cinema un nuovo film su Howard il Papero.

Vera e propria icona pop degli anni ’80, il personaggio è apparso come una succulenta easter egg nella scena post credits di Guardiani della Galassia, e da allora James Gunn ha sempre osannato il papero spaziale, pur dichiarando con schiettezza che il film è effettivamente brutto.

La Thompson ha interpretato Beverly Switzler nel film del 1986 e parlando con Inquisitr ha dichiarato: “A dire la verità, sto per andare a aincontrare la Marvel per un nuovo film su Howard il Papero (…) Tra circa tre settimane. Voglio dirigere il remake (ride)! Perché non sognare in grande?”

La battuta sulla volontà di dirigere è chiara, ma l’incontro per realizzare un nuovo film sul personaggio non giunge completamente nuova e a questa notizia potrebbe essere legato anche Gunn.

Howard il papero (Howard the Duck) è un personaggio dei fumetti creato da Steve Gerber e Val Mayerik per la Marvel Comics. Ha fatto il suo esordio nel dicembre 1973 sul numero 19 della serie Adventure into Fear. Negli anni settanta sugli albi pubblicati dall’Editoriale Corno venne presentato con il nome di Orestolo il papero.

Le storie di cui è protagonista sono incentrate sulle disavventure di un papero antropomorfo scorbutico intrappolato in un mondo dominato dagli umani. Le avventure di Howard sono generalmente parodie di storie fantascientifiche e fantasy, scritte in uno stile ironico e combinate con una certa coscienza delle limitazioni del mezzo (metafinzione); è infatti spesso molto sperimentale per essere un fumetto non-underground. Il personaggio ha spesso interagito con altri supereroi della Marvel in più di un’occasione, e nel 1986 uscì anche un film dal vivo ispirato al personaggio intitolato Howard e il destino del mondo.

Howard il Papero: James Gunn sul futuro del personaggio nel MCU

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Howard il Papero: James Gunn sul futuro del personaggio nel MCU

La scena post credits di Guardiani della Galassia ci ha regalato l’ingresso di Howard il Papero nel MCU. James Gunn adora il personaggio, nonostante non abbia grande stima per il film che lo vede protagonista, e ha anticipato quello che potrebbe essere il futuro dello stesso nell’Universo Condiviso della Marvel.

“Sapete, la cosa divertente di Howard è che può comparire dove meno te lo aspetti, quindi chissà dove potrebbe apparire la prossima volta?”.

SEGUONO SPOILER

Howard The Duck (1986)

In Guardiani della Galassia Vol. 2 vediamo Howard comparire effettivamente in un posto a caso, e la sua presenza riesce sempre a strappare un sorriso. Chissà dove lo piazzerà la prossima volta Gunn.

Leggi la recensione di Guardiani della Galassia Vol. 2

In Guardiani della Galassia vol 2, che arriverà al cinema nel 2017, torneranno Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista e in veste di doppiatori Vin Diesel e Bradley Cooper.

Confermati anche Yondu (Michael Rooker) e Nebula (Karen Gillan). Tra le new entry Pom Klementieff, Kurt Russell, Elizabeth Debicki, Tommy FlanaganChris Sullivan.

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Guardiani della Galassia Vol. 2: i migliori momenti del trailer

Al ritmo di una nuova, fantastica raccolta di brani musicali (Awesome Mixtape #2), Guardiani della Galassia Vol 2, racconta le nuove avventure dei Guardiani, stavolta alle prese con il mistero che avvolge le vere origini di Peter Quill. Vecchi amici e nuovi alleati, oltre ai personaggi preferiti dai fan verranno in aiuto ai nostri eroi mentre l’Universo Cinematografico Marvel continua ad espandersi.

Howard Hughes: Alec Baldwin nel cast

Ci sarà anche Alec Baldwin nel cast del prossimo biopic sul miliardario Howard Hughes (purtroppo ancora senza titolo), diretto da Warren Beatty. A quanto sembra, Baldwin interpreterà Robert Maheu, un confidente strettissimo di Hughes, che sembra abbia avuto anche dei dissidi con lo stesso Hughes in numerose situazioni.

Questo biopic è già particolare di per sè: Warren Beatty, infatti, sarà allo stesso tempo produttore, regista e attore che interpreterà proprio l’eccentrico miliardario. Il film sarà finanziato da Ron Burkle, Steve Bing, Arnon Milchan, James Packer e anche dalla Worldview Entertainment.

Il cast è già composto da altre stele del cinema, come Martin Sheen, Matthew Broderick e Annette Bening.

Fonte: Variety.com

How to Talk to Girls at Parties: il trailer del film di John Cameron Mitchell

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The Film Stage ha diffuso il nuovo trailer di How to Talk to Girls at Parties il film diretto da John Cameron Mitchell che vede protagoniste Elle Fanning e Nicole Kidman, prodotto da A24. Il film è stato presentato Fuori Concorso al Festival di Cannes 2017.

La trama di How to talk to girls at parties

Enn è un’adolescente che vive a Londra alla fine degli Anni Settanta. Vorrebbe diventare un punk e godersi la vita al massimo; così, quando viene a conoscenza di una festa alla quale parteciperanno tante ragazze, decide di andarci per fare nuove conoscenze. Da subito nota Zan, una ragazza misteriosa. Tra i due scatta la passione ma Enn scoprirà che Zan fa parte di un gruppo di ragazze aliene inviate sulla terra per preparare un rito di passaggio. Il film è tratto dall’omonimo racconto di Neil Gaiman pubblicato nella raccolta “Fragile Things”.

Nicole Kidman nelle immagini di How to Talk to Girls at Parties

How to Talk to Girls at Parties: Elle Fanning condivide il trailer del film

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Elle Fanning ha condiviso il primo trailer di How to Talk to Girls at Parties, film che sarà presentato Fuori Concorso al Festival di Cannes 2017 e che è stato diretto da John Cameron Mitchell. Nel film anche Nicole Kidman, alla sua seconda collaborazione con il regista, Alex Sharp, Ruth Wilson e Matt Lucas.

La trama di How to talk to girls at parties

Enn è un’adolescente che vive a Londra alla fine degli Anni Settanta. Vorrebbe diventare un punk e godersi la vita al massimo; così, quando viene a conoscenza di una festa alla quale parteciperanno tante ragazze, decide di andarci per fare nuove conoscenze. Da subito nota Zan, una ragazza misteriosa. Tra i due scatta la passione ma Enn scoprirà che Zan fa parte di un gruppo di ragazze aliene inviate sulla terra per preparare un rito di passaggio. Il film è tratto dall’omonimo racconto di Neil Gaiman pubblicato nella raccolta “Fragile Things”.

How to Make Love Like an Englishman: prima foto con Pierce Brosnan

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Arriva online la prima immagine tratta da How to Make Love Like an Englishman, la nuova commedia romantica che vede protagonista Pierce Brosnan al fianco di Salma Hayek e Jessica Alba. Nel film Brosnan interpreta un professore donnaiolo dell’Università di Cambridge le cui idee, convinzioni e, soprattutto, lo stile di vita edonistico, saranno stravolti dall’incontro con il personaggio interpretato dalla bellissima Salma Hayek. La pellicola è diretta da Tom Vaughn (Notte brava a Las Vegas). Al momento il film è in cerca di una distribuzione al Festival di Cannes 2014; non sappiamo, dunque, quando farà il suo esordio nelle sale cinematografiche.

Fonte

How to Have Sex: recensione del film di Molly Manning Walke

How to Have Sex: recensione del film di Molly Manning Walke

La regista ventinovenne Molly Manning Walker ha trionfato nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes di quest’anno con How to Have Sex, il suo debutto come sceneggiatrice e regista, selezionato poi per il concorso di Alice nella città, nell’ambito della Festa del Cinema di Roma 2023. Si è formata come direttrice della fotografia (ha girato Scrapper, passato al Sundance, con Harris Dickinson protagonista) e, alla sua prima prova registica, trasforma quella che poteva essere una storia piuttosto banale di amicizia femminile e dei pericoli dei predatori maschili in qualcosa di molto più interessante. Una vacanza estiva in cui i nightclub diventano prigioni di persone, sudore e dissolutezza, in cui il lenzuolo è un muro di sfida e il concetto di solitudine va molto oltre il semplice sentirsi soli.

La trama: la vacanza “migliore di sempre”

Il film si apre con tre adolescenti britanniche – Tara (Mia McKenna-Bruce, di Persuasione), Em (l’esordiente Enva Lewis) e Skye (Lara Peake, di Brave New World) – che si preparano a trascorrere la “migliore vacanza di sempre” in una città costiera. Presto scopriremo che, per loro, questo significa fare festa il più possibile, bere a tutte le ore del giorno e incontrare ragazzi con cui sperano di andare a letto. “Se non fai sesso in questa vacanza, non lo farai mai“, dice una delle ragazze a Tara, l’unica di loro che non ha ancora perso la verginità. E, ben presto, Tara incontra un ragazzo. Si fa chiamare Badger (Shaun Thomas, di Ali & Ava) e le invita nella sua stanza, che condivide con il suo amico Paddy (Samuel Bottomley, di Tutti parlano di Jaimie) e altri amici. “Cosa diremo? Abbiamo tipo 18 anni, giusto?“, concordano le ragazze minorenni prima di uscire.

Presto iniziano a fare festa tutti insieme e le dinamiche tra i due gruppi cambiano immediatamente. Da un lato, c’è l’eccesso che deriva dal comportarsi esattamente nel modo in cui ci si aspetta che ci si comporti in questo tipo di feste, ubriacandosi e partecipando a tutti i tipi di giochi “divertenti” che coinvolgono il sesso e di cui il giorno dopo si dimenticheranno completamente. Dall’altro lato, ci sono i segreti che si nascondono l’uno con l’altro, nel timore che, se rivelano che non stanno trascorrendo la “migliore vacanza di sempre“, non si sentano più a loro agio.

How to Have Sex (2023)

How to have Sex: un manuale di crescita?

C’è anche la pressione esercitata sulle ragazze affinché si vestano e si comportino in un certo modo per poter fare l’unica esperienza che le farebbe apparire “cool” e confermerebbe che sono “normali”: fare sesso con un ragazzo. E poi c’è l’aspettativa di quanto la prima volta debba essere incredibile e piena di vita, il che significa che non puoi assolutamente dire alle tue migliori amiche che in realtà non lo è stato e che non solo non ti ha fatto sentire amata e appagata, ma che ne hai odiato ogni secondo e, se ci pensi bene, non volevi nemmeno che accadesse.

E poi c’è la gelosia di quelle stesse amiche che vi amano, ma che per il loro bisogno di essere “migliori” e più esperte di voi dicono e fanno cose orribili che nascondono come scherzi. Dopotutto, è naturale che le ragazze debbano competere l’una con l’altra, poiché la società ci dice che l’unico modo per una ragazza di inserirsi e realizzarsi è essere desiderata da un ragazzo. Così, questo strano paradosso diventa la norma: ti diverti come non mai, circondata dai tuoi migliori amici, ma allo stesso tempo ti senti più sola che mai, incapace di parlare delle esperienze estremamente traumatiche e segnanti che stai vivendo per paura di essere giudicata. Si beve per anestetizzare il dolore, isolandosi ancora di più e lasciando che il ciclo continui, diventando improvvisamente “adulti” nel modo peggiore possibile.

L’attimo prima del futuro

Nonostante le ripetute dichiarazioni da ubriachi, del tipo “ti amerò per sempre“, il trio centrale non può sfuggire alla strisciante sensazione che la loro amicizia sia appesa a un filo, mentre l’ombra dei risultati del GCSE e dei diversi futuri che hanno scelto incombe su di loro. Si tratta di uno sguardo senza mezzi termini sulla realtà della pubertà, dell’alcol e delle idee confuse sul consenso sessuale. Walker affronta abilmente le complessità dell’amicizia tra adolescenti, il desiderio di conformismo e la paura sempre presente, forse più che mai in una vacanza alcolica, che tutti gli altri si stiano divertendo più di te.

How to Have Sex non reinventa la formula del coming-of-age, ma grazie a Walker e McKenna-Bruce, e al forte lavoro di supporto dell’intero cast, non ne ha bisogno. Non si tratta di “come fare sesso“, riprendendo il titolo, ma di come il sesso – e soprattutto il consenso “da ubriachi e pentiti” – possa danneggiare in modi apparentemente invisibili. Così, la “migliore vacanza di sempre” può diventare una vacanza che si vorrebbe dimenticare. Ma forse non si può.

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