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Star Wars Episodio IX: ecco perché Colin Trevorrow è stato licenziato

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Abbiamo riportato qualche giorno fa che Colin Trevorrow è stato licenziato dalla Lucasfilm, allontanato dalla regia di Star Wars Episodio IX.

Adesso, tramite Vulture, veniamo a conoscenza di alcuni dettagli che avrebbero motivato la scelta di Kathleen Kennedy, che ha già dichiarato che il rapporto con Trevorrow era diventato ingestibile.

Ecco quanto riporta la rivista: “Durante la produzione di Jurassic World, Trevorrow ha speso tantissime energie per far valere le sue opinioni e le sue scelte. Ma visto che era stato assunto da Steven Spielberg, nessuno poteva dirgli ‘sei licenziato’. Dopo che il film ha toccato il tetto del mondo, e ha scelto di fare The Book of Henry, è stato insopportabile. Appena sono uscite le recensioni di quel film, c’è stato subito sentore che Kathy avrebbe deciso di scaricarlo perché non erano affatto contenti di lavorare con lui. Lui è un ragazzo difficile. Ha davvero tanta fiducia in sé, diciamo così”.

Colin Trevorrow lascia la regia di Star Wars Episodio XIII

Al momento le riprese sono previste per Gennaio 2018, ma a questo punto ci aspettiamo uno slittamento. Intanto già fioccano i nomi per sostituire Trevorrow e tra questi spiccano JJ Abrams e Rian Johnson, i registi di Episodio VII e VIII.

CORRELATI:

Il prossimo appuntamento con la saga è a dicembre con l’Episodio VIII. Il film sarà diretto da Rian Johnson e arriverà al cinema il 15 dicembre 2017. Il film racconterà le vicende immediatamente successive a Il Risveglio della Forza.

In Star Wars Gli Ultimi Jedi torneranno Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Lupita Nyong’o, Domhnall Gleeson, Anthony Daniels, Gwendoline Christie e Andy Serkis. Gli altimi attori unitisi al cast sono Benicio Del Toro, Laura Dern e Kelly Marie Tran.

Justice League: Zack Snyder non parteciperà alla promozione

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Justice League: Zack Snyder non parteciperà alla promozione

Le vicende private di Zack Snyder lo hanno spinto ad allontanarsi dalla produzione di Justice League quando le riprese del film erano già inoltrate.

Al suo posto è subentrato Joss Whedon, che aveva già fatto la fortuna di The Avengers e che è stato scelto da Snyder di concerto con la produzione.

Tuttavia Snyder rimarrà nei credits del film, insieme a Whedon, anche se non parteciperà alla campagna promozionale del film che partirà a breve.

Parlando con SuperBroMovies , il pubblicista del regista di 300 ha confermato che Snyder non prenderà parte al tour promozionale del film, confermando la sua decisione di voler rimanere estraneo per un po’ ai riflettori.

Justice League: trailer del film dal Comic-Con 2017

CORRELATI:

Ecco il primo trailer di Justice League dal Comic Con

Justice League sarà diretto da Joss Whedon, che ha sostituito alla fine della produzione Zack Snyder, ed è previsto per il 10 novembre 2017. Nel film vedremo protagonista Henry Cavill come SupermanBen Affleck come Batman, Gal Gadot come Wonder Woman, Ezra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman, e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast confermati anche: Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem Dafoe, J.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley CollerGoeff Johns e Ben Affleck stesso.

L’Inganno: una clip dal film con Kirsten Dunst

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L’Inganno: una clip dal film con Kirsten Dunst

Universal Pictures International Italy ha diffuso una nuova clip in italiano de L’Inganno, il film di Sofia Coppola che arriverà al cinema il prossimo 21 settembre.

L’inganno recensione del film di Sofia Coppola

Il film segna il ritorno della Coppola dietro la macchina da presa a quattro anni dall’uscita al cinema del suo ultimo film, The Bling Ring, che aveva come protagonista Emma Watson.

L’inganno è il remake del film diretto da Don Siegel e basato sul romanzo omonimo del 1966 scritto da Thomas P. Cullinan.

Colin Farrell e Nicole Kidman nel trailer originale di L’Inganno di Sofia Coppola

Il film originale era interpretato da Clint Eastwood e raccontava la storia del caporale nordista Jonathan McBarney che, dopo esser scampato alla cattura da parte di alcuni soldati sudisti, viene condotto nell’isolato collegio femminile della signora Martha, inizialmente solo come esempio di carità cristiana da offrire alle fanciulle. In pochi giorni il caporale riesce ad entrare nelle grazie tanto della direttrice quanto della sua socia Edwina, nonché delle stesse giovani educande del luogo, tanto che Martha non sembra più intenzionata a consegnarlo ai sudisti appena guarito, piuttosto ad offrirgli un posto da factotum.

L’ultimo film diretto da Sofia Coppola è stato A Very Murray Christmas con protagonista Bill Murray, realizzato in esclusiva per Netflix. Il film è uscito a dicembre 2015.

Nel cast di The Beguiled  oltre a Colin Farrell e Nicole Kidman, anche Elle Fanning e Kirsten Dunst.

L’inganno: recensione del film di Sofia Coppola

L’inganno: recensione del film di Sofia Coppola

A distanza di quattro anni da The Bling Ring, Sofia Coppola torna dietro la macchina da presa con un richiamo alle origini con L’inganno. Come fu per la sua Opera Prima (Il Giardino delle Vergini Suicide, 1999), la regista trae nuovamente spunto dalla letteratura, e segnatamente dal romanzo The Beguiled (intitolato anche A painted Devil) di Thomas Cullinan, edito nel 1966. A farle da controcanto però stavolta, trova un precedente di tutto rispetto: quel La Notte Brava del Soldato Jonathan di Don Siegel (1971) che portava sullo schermo nientepopodimeno che la presenza di un Clint Eastwood d’annata.

Siamo nel pieno della Guerra Civile americana. In una Virginia ormai presa d’assalto dalle truppe Nordiste, solo la magione di Miss Martha (Nicole Kidman) sopravvive – a stento – nella campagna rurale. La villa è abitata da poche donne – due istitutrici e cinque alunne – uniche volenterose sopravvissute all’esodo di massa dei sudisti verso territori più pacifici. La vita delle fanciulle è però scombussolata dall’entrata in scena di un soldato nordista ferito, il Caporale John McBurney (Colin Farrell), che chiede loro asilo e assistenza medica. Col passare del tempo la presenza maschile porterà a galla i desideri sessuali sopiti delle donne più adulte, mettendole per forza di cose l’una contro l’altra. Sino al precipitare degli eventi finale.

L’inganno, il film

Sofia Coppola vince con questo film il premio per la Miglior Regia al Festival di Cannes 2017, dimostrando – se mai ce ne fosse stato ancora bisogno – di non essere solo una figlia d’arte (e autoproducendosi per la prima volta senza l’aiuto di papà Francis).

La regista svolge il suo lavoro con maestria, muovendo poco la macchina da presa come suo uso, e soffermandosi sui campi lunghi che preludono alle scene migliori.Tuttavia il difetto maggiore di questa pellicola risiede proprio nel suo essere un esercizio di stile “perfettino”. Pare che Sofia abbia fatto prendere lezioni di etichetta a tutte le protagoniste del suo film, affinché assumessero i tratti distintivi di una “vera fanciulla del Sud”. Etichetta che la stessa Coppola sembra applicare pedissequamente al suo film, e che per questo però pecca di coraggio.

La storia non azzarda abbastanza, tralasciando (volutamente o meno) tematiche spinose come la (quasi)pedofilia, la sessualità femminile e la tortura. Quel gioco “al dottore e all’ammalato” su cui ci si sofferma in diverse scene, avrebbe potuto dare l’imput per narrare un qualcosa di diverso. Invece si ha come l’impressione di trovarsi dinnanzi ad un’opera Incompiuta: un Misery Non Deve Morire senza l’infermiera psicopatica; un The Others senza fantasmi; un Via Col Vento senza Rhett.

Venezia 74: a Mektoub, My Love: Canto Uno il Mouse d’Oro

Venezia 74: a Mektoub, My Love: Canto Uno il Mouse d’Oro

La nona edizione del Mouse d’Oro – il premio dei siti di cinema – assegnato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia va a Mektoub, My Love: Canto Uno di Abdellatif Kechiche, votato il miglior film del Concorso dai collaboratori degli oltre 80 siti di cinema che compongono la giuria, mentre il Mouse d’Argento al miglior film fuori della competizione va all’animazione Gatta Cenerentola di Ivan Cappiello, Dario Sansone, Marino Guarnieri, Alessandro Rak.

In passato il Mouse d’oro ha premiato grandi maestri internazionali, presenti al Lido anche quest’anno: William Friedkin, Frederick Wiseman, Tsai Ming Liang. Una giuria che ha saputo dimostrare di abbattere pregiudizi critici (Philomena, Il caso Spotlight, Her e la serie Olive Kitteridge) ma anche scovare perle di rara intensità.

La tradizione continua anche quest’anno con due riconoscimenti che vanno in una direzione all’apparenza semplice, ma in realtà molto ricercata. Mektoub, My Love: Canto Uno di Abdellatif Kechiche che continua il percorso di ricerca dell’autore sul linguaggio motivo del corpo in risposta a quello razionale della parola. Mektoub, My Love: Canto Uno ha conquistato una media di 8,55, una delle più alte mai registrate nei nove anni del premio. Tra i film fuori dal concorso ufficiale la preferenza della giuria va all’inconsueta animazione italiana Gatta Cenerentola di Ivan Cappiello, Dario Sansone, Marino Guarnieri, Alessandro Rak (7,79).

Nato nel 2009 su idea di Hideout.it, il premio Mouse d’Oro è cresciuto nel corso degli anni, arrivando a coinvolgere una giuria sempre più numerosa e variegata per un totale di 81 siti italiani di cinema e oltre 150 giurati.

Il premio, nato per dare visibilità ai siti di cinema, è diventato un vero e proprio circuito di webzine, redazioni e blog che si occupano di informazione, critica  e servizi cinematografici. Un insieme di punti di vista e voci differenti, che attraverso il Mouse d’Oro “mediano” le loro preferenze, identificando film capaci di mettere d’accordo le diverse anime di un luogo vasto come il web. Un vero e proprio termometro che misura i gusti e le preferenze del pubblico interessato al cinema.

I giurati singoli esprimono un voto numerico da 1 a 10 per tutti i film presenti al Festival. La classifica viene stilata calcolando la media per sito di appartenenza che va quindi a formare il voto definitivo.

Outrage Coda: recensione del film di Takeshi Kitano

Outrage Coda: recensione del film di Takeshi Kitano

Si conclude la 74° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, con la sua convincente e solida selezione di opere. In attesa della cerimonia di premiazione e di sapere chi saranno i vincitori, è stato proiettato il film di chiusura Outrage Coda, l’ultima fatica di Takeshi Kitano.

In Outrage Coda Otomo, è un sopravvissuto di una sanguinosa guerra tra organizzazioni criminali giapponesi. Ora lavora in Corea del Sud alle dipendenze di Chang, un un potente criminale che ha contatti anche con la Yakuza in Giappone. Uno sgarro in Corea nei confronti di Otomo, a opera di un inetto affiliato della lontana e potente famiglia Hanabishi, scatenerà una guerra con l’organizzazione di Chang e all’interno della gerarchia della stessa Yakuza, facendo vacillare i delicati equilibri di potere tra i vari esponenti. Il  conflitto  assume dimensioni irreparabili e sfugge completamente di mano. Quando anche la vita di Chang verrà messa in pericolo, Otomo decide di tornare in Giappone per sistemare la faccenda personalmente e definitivamente.

Kitano sostiene che in questo film non voleva  affermare la violenza, quanto piuttosto far sentire il vuoto e la tristezza che vi stanno dietro.

Outrage Coda è prodotto, diretto e interpretato, con lo psudonimo di Beat Takeshi, da Takeshi Kitano, autore di culto che ha regalato opere memorabili, come Sonatine (1993), Dolls (2002) e Zatoichi (2003). Il film è uno yakuza-movie che percorre pedissequamente tutti i canoni e gli stilemi di questo genere cinematografico nipponico. E’ sorretto da una buona interpretazione, volutamente classica e stereotipata, da parte di tutto il foltissimo cast, sormontato da tutti da un convincente Beat Takeshi.

Outrage Coda risulta comunque estremamente verboso, privo di ritmo, faticoso da seguire, soprattutto per i continui intrecci gerarchici che man mano si avvicendano in una guerra futile e già vista sullo schermo innumerevoli volte. L’azione latita, le storie dei personaggi, quella di Otomo soprattutto, risultano deboli, gli sprazzi di violenza non ce la fanno a sorreggere tutta la fragile impalcatura filmica e il finale, seppure convincente, appare debole e prevedibile.

Un Kitano di servizio, stanco e ben lontano dai capolavori di poesia o violenza che lo hanno fatto amare al pubblico di tutto il mondo.

Venezia 74: a Ex Libris di Wiseman il premio FIPRESCI

Venezia 74: a Ex Libris di Wiseman il premio FIPRESCI

Ogni anno la FIPRESCI – Federazione Internazionale Stampa Cinematografica – assegna i suoi Premi interni alla Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia attraverso una Giuria selezionata che premia i migliori film all’interno delle due sezioni ufficiali del festival cinematografico.

Quest’anno la Federazione Internazionale è lieta di assegnare il Premio Fipresci per il Concorso Ufficiale a EX LIBRIS – THE NEW YORK PUBLIC LIBRARY di Frederick Wiseman, documentario presentato in Concorso alla 74a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica e che ha raccolto il plauso della critica durante il suo passaggio alla kermesse.

Il premio è stato assegnato con la seguente motivazione: “Essenziale e tempestivo tributo ai legami intellettuali condivisi dalle nostre comunità per la dedizione nei confronti di un bene cittadino consacrato alla conservazione della cultura e per il suo richiamo alla necessità di rinutrimento costante dello spirito di conoscenza e verità.”

Ex Libris: New York Public Library recensione del doc di Frederick Wiseman

Ex Libris del celebre documentarista Frederick Wiseman è dedicato ad una delle più celebri istituzioni culturali al mondo, luogo di conoscenza e apprendimento con le sue 92 filiali dislocate a Manhattan, risorsa reale per tutti gli abitanti della Grande Mela, città multiforme e cosmopolita. La New York Library è sinonimo di profonda fiducia americana nel diritto individuale di conoscenza e informazione. È una delle istituzioni più democratiche in America in cui tutti sono benvenuti.

A ritirare il premio presso l’Hotel Excelsior, per conto del regista Frederick Wiseman, Michele Casade Massari, Advisor della casa di distribuzione I Wonder Pictures che distribuirà prossimamente la pellicola in Italia in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.

I premi collaterali di Venezia 74

Assegnati da associazioni di critici cinematografici, cineclub e circoli di cultura cinematografica, associazioni culturali i premi collaterali di Venezia 74.

Premio Arca CinemaGiovani

miglior film di Venezia 74: FOXTROT di Samuel Maoz

miglior film italiano: BEAUTIFUL THINGS di Giorgio Ferrero

Premio del Pubblico BNL – Giornate degli Autori

GA’AGUA (LONGING) di Savi Gabizon

Premio Brian

LES BIENHEUREUX di Sofia Djama

Premio Circolo del Cinema di Verona – 32. Settimana internazionale della critica

TEAM HURRICANE di Annika Berg

Premio Civitas Vitae

IL COLORE NASCOSTO DELLE COSE di Silvio Soldini

Premio Fair Play cinema

EX LIBRIS – THE NEW YORK PUBLIC LIBRARY di Frederick Wiseman          

menzione speciale: HUMAN FLOW di Ai Weiwei

Premi Fedeora (Federazione dei Critici Europei e dei Paesi Mediterranei)

miglior film: EYE ON JULIET di Kim Nguyen

miglior regista esordiente: SARA FORESTIER  per M

miglior attore: REDOUANNE HARJANE per M

Premio FEDIC

LA VITA IN COMUNE di Edoardo Winspeare

menzione speciale: NICO, 1988 di Susanna Nicchiarelli

menzione FEDIC – Il giornale del cibo: LE VISITE di Elio Di Pace

Premio FIPRESCI

EX LIBRIS – THE NEW YORK PUBLIC LIBRARY di Frederick Wiseman          

miglior film d’esordio: LOS VERSOS DEL OLVIDO di Alireza Khatami

Premio Fondazione Mimmo Rotella

GEORGE CLOONEY, MICHAEL CAINE e AI WEIWEI

Premio Enrico Fulchignoni – CICT-UNESCO

HUMAN FLOW di Ai Weiwei

Premio Future Film Festival Digital Award

THE SHAPE OF WATER di Guillermo del Toro

menzione speciale: GATTA CENERENTOLA di A. Rak, I. Cappiello, M. Guarnieri, D. Sansone 

GdA Director’s Award – Giornate degli Autori

CANDELARIA di Jhonny Hendrix Hinestroza

Premio Green Drop 

FIRST REFORMED di Paul Schrader   

Premio Human Rights Nights al Cinema dei Diritti Umani

THE RAPE OF RACY TAYLOR di Nancy Buirski

menzione speciale: L’ORDINE DELLE COSE di Andrea Segre

menzione speciale: HUMAN FLOW di Ai Weiwei

Premio Interfilm

LOS VERSOS DEL OLVIDO di Alireza Khatami

Premio Label Europa Cinemas

M di Sara Forestier                                                                                                       

Premio Lanterna Magica (CGS)

L’EQUILIBRIO di Vincenzo Marra

Premio La Pellicola d’Oro

DANIELE SPINOZZI migliore direttore di produzione di un film italiano per Ammore e Malavita

RICCARDO MARCHEGIANI migliore direttore di produzione di un film internazionale per Mektoub My Love: Canto Uno

ROBERTO DI PIETRO premio al miglior macchinista per Hannah

Premio Leoncino d’Oro Agiscuola

THE LEISURE SEEKER di Paolo Virzì  

segnalazione cinema for UNICEF 2017: HUMAN FLOW di Ai Weiwei

Premio Lizzani

GÉRÔME BOURDEZEAU e DOMINIQUE BATTESTI

IL COLORE NASCOSTO DELLE COSE di Silvio Soldini

Premio Lina Mangiacapre

LES BIENHEUREUX di Sofia Djama

Premio Mouse d’Oro

MEKTOUB, MY LOVE: CANTO UNO di Abdellatif Kechiche

Mouse d’Argento: GATTA CENERENTOLA di A. Rak, I. Cappiello, M. Guarnieri, D. Sansone 

Premio NuovoImaie Talent Award

FEDERICA ROSELLINI per Dove cadono le ombre

MIMMO BORRELLI per L’equilibrio

Premio Open

GATTA CENERENTOLA di A. Rak, I. Cappiello, M. Guarnieri, D. Sansone

Premio Francesco Pasinetti – SNGCI

AMMORE E MALAVITA di Manetti Bros.     

premio speciale: GATTA CENERENTOLA di A. Rak, I. Cappiello, M. Guarnieri, D. Sansone 

premio speciale: NICO, 1988 di Susanna Nicchiarelli                                                                       

Premio Gillo Pontecorvo – Arcobaleno Latino

MIAO XIAOTIAN, CEO di China Film Coproduction Corporation

Premio Queer Lion

MARVIN di Anne Fontaine

Premio Mario Serandrei – Hotel Saturnia & International per il Miglior contributo tecnico – 32. Settimana internazionale della critica

LES GARÇONS SAUVAGES di Bertrand Mandico

Premio Sfera 1932

LA MÉLODIE di Rachid Hami   

Premio del Pubblico SIAE – 32. Settimana internazionale della critica

TEMPORADA DE CAZA di Natalia Garagiola

Premio SIGNIS

LA VILLA di Robert Guédiguian

menzione speciale: FOXTROT di Samuel Maoz

Premio C. Smithers Foundation – CICT-UNESCO

THE SHAPE OF WATER di Guillermo del Toro

Premio Sorriso Diverso Venezia 2017 – Ass Ucl

IL COLORE NASCOSTO DELLE COSE di Silvio Soldini

Premio Soundtrack Stars

ALEXANDRE DESPLAT per The Shape of Water

premio speciale: AMMORE E MALAVITA di Manetti Bros.

premio alla carriera: ANDREA GUERRA

Premio UNIMED

LA VILLA di Robert Guédiguian

menzione speciale: BRUTTI E CATTIVI di Cosimo Gomez

Venezia 74: i vincitori delle Giornate degli Autori

Venezia 74: i vincitori delle Giornate degli Autori

La Giuria Ufficiale delle Giornate degli Autori presieduta dalla regista iraniana Samira Makhmalbaf ha assegnato, nell’ambito della Selezione Ufficiale, il GdA Director’s Award al film CANDELARIA di Jhonny Hendrix Hinestroza.

La Giuria era composta dai giovani europei del programma 28 Times Cinema, che ha decretato il film vincitore con la seguente motivazione:

Questo è uno di quei rari casi in cui un film trasmette generosità e calore al pubblico mostrando un modo non convenzionale di riscoprire l’amore tra due anziani che lottano per sopravvivere a Cuba. Nella sua forma visiva, il film mette insieme le performance di due attori eccezionali, una cinematografia carica di significato, i caldi colori latini, uno sviluppo della storia inaspettato e un profondo messaggio sociale.

Il Premio comprende un contributo in denaro di 20.000 Euro che viene egualmente ripartito tra il regista e il venditore internazionale del film, che si impegna a utilizzare la cifra ricevuta per la promozione dell’opera.

PREMIO DEL PUBLICO BNL 

Promosso da BNL Gruppo BNP Paribas

LONGING di Savi Gabizon

LABEL EUROPA CINEMAS

M di Sara Forestier vince il Label Europa Cinemas (premio dedicato ai film di produzione e co-produzione europea)

La giuria ha assegnato il premio con la seguente motivazione: Abbiamo scelto di premiare M per la sua poetica e sincera descrizione delle differenze, per la regia magistrale e le interpretazioni eccellenti di tutto il cast. M è una affascinante rappresentazione della relazione tra due persone ferite dalla vita. È un film che ha tutto il potenziale per arrivare e commuovere il pubblico più giovane.

PREMI FEDEORA

La Giuria della Federazione dei Critici Cinematografici Europei e del Mediterraneo ha assegnato i seguenti premi ai film della Selezione Ufficiale delle Giornate degli Autori:

Miglior FilmEYE ON JULIET  di Kim Nguyen

Per la maniera ispirata attraverso la quale la tecnologia diventa strumento in grado di ad avvicinare le persone tra loro attraverso la compassione e la dignità.

Miglior regista esordiente –  Sara Forestier  per il film M

Per la semplicità, il calore e il coraggio con i quali la regista descrive gli ostacoli di una storia d’amore difficile, unica e potente.

Miglior attoreRedouanne Harjane per il film M

Per l’interpretazione sfaccettata, commovente e sincera di un giovane uomo che deve lottare contro l’emarginazione sociale

NUOVO IMAIE TALENT AWARD

Federica Rosellini protagonista di DOVE CADONO LE OMBRE di Valentina Pedicini

Mimmo Borrelli protagonista de L’EQUILIBRIO di Vincenzo Marra

PREMIO EDIPO RE

Valentina Pedicini regista di DOVE CADONO LE OMBRE

PREMIO LANTERNA MAGICA

L’EQUILIBRIO di Vincenzo Marra

Venezia 74: incontro con Kirsten Dunst e Pilou Asbæk e le sorelle Mulleavy per Woodshock

Esordio cinematografico delle sorelle Laura Mulleavy, Kate Mulleavy, Woodshock è stato presentato a Venezia 74 nella sezione Cinema del Giardino, la parte della Mostra dedicata al cinema più sperimentale, rischioso, che però grazie ad eventi del genere riesce ad avere una vetrina internazionale.

Laura e Kate hanno portato il film al Lido, in compagnia degli attori protagonisti, Kirsten Dunst e Pilou Asbæk. Fondatrici del marchio di moda Rodarte, le due registe, che si sono cimentate anche con la sceneggiatura, hanno raccontato una storia dal sapore molto europeo, stando a quello che ci ha raccontato Asbæk, attore danese, ora molto noto per il suo ruolo di Euron Greyjoy in Game of Thrones (sì, ha letto lo script dell’ottava stagione), unico a non essere statunitense nel cast principale del film.

Il progetto nasce da molto lontano, dall’amicizia che le due registe hanno con Kirsten Dunst, che ha anche prodotto il film. Le tre donne si sono trovate subito in sintonia sulla storia e sulla sua messa in scena, che si ambienta prevalentemente nelle foreste secolari comprese nel Parco Nazionale di Redwood. Il luogo, insieme a i due attori, è il vero protagonista: un ambiente denso e vivo, ma oscuro. Per effettuare riprese all’interno del bosco le registe hanno infatti utilizzato attrezzatura a spalla, nessun cavalletto, neanche un elemento “umano” a contaminare la location antica e viva di vegetazione antica e oscura.

Pilou Asbæk in particolare ha raccontato che in una pausa delle riprese ha accompagnato la figlia piccola a fare una visita al parco nazionale, e quando era in quei posti così affascinanti un albero è crollato, generando delle vibrazioni simili a quelle di un terremoto, uno spettacolo naturale bello e terribile. Di questo fascino così primordiale risente anche il film.

Per la Dunst, quello di Therese, protagonista che cade in depressione dopo la morte della madre, il ruolo è stato simile a quello interpretato per Lars Von Trier, emotivamente destabilizzante allo stesso modo, anche se, a quanto racconta l’attrice, il set delle sorelle Mulleavy era più disteso, trattandosi di due donne che conosceva già come amiche. “Alla fine delle riprese, però, non avrei mai e poi mai pensato di dover interpretare di nuovo il personaggio.”

Ma come è entrato Pilou in un progetto al femminile portato avanti con così tanta passione e comunione? L’attore ha spiegato che è “saltato a pie’ pari” nel film. Dopo il miglior provino della sua vita per Money Monster di Jodie Forster (ruolo che poi non ha ottenuto) è entrato in contatto con Laura e Kate, che gli hanno offerto la parte vincendo una rischiosa scommessa. L’attore ha riconosciuto l’atmosfera e la qualità visiva europea del film, sentendosi subito a suo agio nella parte. Pilou incarna alla perfezione la controparte maschile di Kirsten Dunst, che in Woodshock assume una’apparenza eterea, da fata dei boschi, completamente in sintonia con Redwood.

Le Mulleavy non sono nuove del tutto al mondo del cinema, pur avendo esordito dietro la macchina da presa con Woodshock: sono state costumiste per Darren Aronofsky in Il Cigno Nero (occupandosi anche di moda, appunto) e dall’esperienza sul set hanno capito che volevano fare il passo ulteriore e dedicarsi al cinema in maniera completa.

Il risultato di questo desiderio realizzato, Woodshock, è uno strano ibrido che dalla videoarte passa al cinema sperimentale, regalando un massiccio bagaglio emotivo allo spettatore, lavorando sui silenzi dell’uomo e della natura.

Hannah: recensione del film con Charlotte Rampling

Hannah: recensione del film con Charlotte Rampling

La fine del festival si avvicina inesorabile e oggi alla Mostra del Cinema di Venezia è stato presentato l’ultimo film italiano in concorso del regista Andrea Pallaoro, dal titolo Hannah, con una protagonista d’eccellenza, la bella e talentuosa Charlotte Rampling.

Dopo l’arresto del marito, Hannah (Charlotte Rampling) si ritrova tutta sola in una casa circondata dai suoi ricordi più dolorosi, costretta ad adattarsi alla sua nuova vita. La donna così cerca di riempire le sue giornate con svariate attività, come il corso di recitazione e la piscina, che oltre al lavoro la tengano impegnata e le impediscano di pensare a tutti i suoi problemi, distaccandosi così dalla realtà. Ma ben presto i fantasmi del suo passato torneranno a presentarle un conto assai salato…

Hannah - Andrea Pallaoro

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A cinque anni di distanza dal suo esordio cinematografico con Medeas – film presentato nella sezione Orizzonti a Venezia 70 -, Andrea Pallaoro, italiano di nascita e americano d’adozione, prova stavolta a far breccia nel cuore di pubblico e critica a Venezia 74 con la sua nuova fatica cinematografica, Hannah. Nonostante la sua bellissima opera prima, quello presentato quest’anno in concorso al festival è un film che purtroppo non convince. Si tratta di un dramma psicologico, claustrofobico e forse un po’ pretenzioso, un falso film d’autore che spreca di fatto il talento di una leggenda del cinema come Charlotte Rampling facendola recitare quasi con una mano legata dietro la schiena. La protagonista è evidentemente una donna sofferente che, pur di non abbandonarsi al pianto e alla disperazione, sfogando così tutta la sua frustrazione, preferisce mostrarsi dura e quasi apatica risultando così troppo fredda per il pubblico che non riesce ad entrare in sintonia con il suo personaggio.

Hannah - Andrea Pallaoro

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La camera di Pallaoro segue pedissequamente ogni spostamento di Hannah ma di fatto non fa alcuno sforzo per rendere la storia di questa donna chiara ed appassionante. Tutto è silenzioso e incredibilmente statico, la narrazione è lenta e sembra che l’unico obiettivo del regista sia quello di sfinire il suo pubblico. Niente del passato di Hannah ci viene rivelato ma, facendo attenzione ai pochi indizi concessi da una sceneggiatura già fin troppo scarna, riusciamo a mettere insieme alcuni pezzi di questo confuso puzzle; grazie al ritrovamento di una busta misteriosa – il cui contenuto non verrà mai rivelato – nascosta in casa dal marito, intuiamo che l’arresto del suo consorte potrebbe in effetti essere collegato ai dissapori che la donna ha con il figlio che non le parla e non le permette di vedere il nipote. L’unico accenno di umanità di una Rampling brava ma fin troppo pietrificata nella sua espressione di dolore, è racchiuso infatti proprio in uno sfogo di Hannah che, dopo essere stata cacciata dalla festa del suo nipotino, sembra avere un crollo emotivo improvviso. In quel preciso istante il film sembra quasi intenzionato a prendere una direzione diversa abbandonandosi ad un finale inaspettato e drammatico ma poi ci ripensa, la Rampling si asciuga le lacrime, e torna a vagare solitaria per la città.

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Dopo di noi: ultimo appuntamento in attesa dei premi

Dopo di noi: ultimo appuntamento in attesa dei premi

Giuro che ieri alla festa ci volevo andare davvero. Una volta tanto, che dopotutto, mi son detto, siamo quasi verso la fine e pure se mi distruggo un po’ sticazzi, me lo sono meritato.

Mi ero ingiacchettato e incravattato, spalmato la barba di olio profumato, pettinato i capelli, lucidato gli occhiali, rinfrescato le parti basse. Una specie di Tony Manero lidense, magari meno scattante in pista da ballo ma comunque pronto a folleggiare per tutta la notte. Ovvero dalle 23.00 (orario infausto in cui iniziano le feste qui a Venezia) alle 23.30 (orario infausto in cui mi piglia una cecagna che nemmeno se mi bombo di Rohipnol), ma va bene, ci voglio andare. Davvero.

La festa ha luogo praticamente a Treviso, ma parte una comoda navetta ogni mezz’ora. Che cavolo, mica si può sempre essere asociali. Mi affaccio al balcone. Scroscia che Nicolas Cage la manda. Ma proprio il diluvio, come qui non s’era mai visto né quest’anno né mai. I taxi sono irraggiungibili, lo starting point della navetta che ve lo dico a fà. Mi spiace ragazzi, ho sbagliato tutto. Una volta che ci volevo venire scroscia.

Ecco perché è meglio che non insistete, quando dico ‘no dai, non ce vengo alla festa. È meglio per tutti’. Vado a letto e sogno roba alla Aronofsy, evidentemente il temporale mi turba. Stamattina fatico ad alzarmi dal letto ma ormai siamo sostanzialmente alla fine. Il Lido si svuota come i testicoli di un bufalo dopo l’accoppiamento e sul gran viale che porta all’Excelsior ci siamo solo io, dei portantini sudati e un brachiosauro di plastica, con cui scatta selfie per supplire a quello mancato con Sam Neill, noto protagonista di Jurassic Park che un po’ come Landis ha prestato la sua immagine a tutti, pure ai peggio stracciaculi in giro per questa palude di tristezza, ma non a me. Ma chi se ne frega. Che te ne fai di un selfie con Sam Neill quando hai un fottuto selfie con un fottuto brachiosauro? Al Jurassic Park, come al Lido, si sa, chi è che comanda la Terra.

I film sono finiti e già posso dire che mi porterò nel cuore- oltre ai deliri di Darren Aronofsky, che mi svegliano di notte – l’amore sconfinato tra vecchiacci di Virzì, la spietata crudezza di Clooney e la favola zoofila di Guillermo del Toro. Gli altri me li so già scordati quindi non fate che me chiedete come sono quando torno a Roma perché è come quando esci dall’esame e ti chiedono ‘che ti ha chiesto?’. Non te lo ricordi mai.

Siccome oggi è anche la giornata in cui ci tempestano di comunicati con i premi collaterali dai nomi più buffi e immaginabili possibili, in attesa del gran finale è ora che a dare i nostri attesissimi premi ci pensiamo pure noi. Dobbiamo farlo in maniera compita e professionale, quindi ci ubriacheremo a merda, alla faccia delle coliche.

Ang

Anche io volevo andare alla festa, non che non sia andata alle altre ma ve lo dicevo ieri, io me diverto di più quando c’è Ang. Poi ieri per dire era pure una festa comoda, di quelle che nessuno chiama i servizi segreti per scoprire se la persona che porti con te (è che è visibilmente una persona a modo, che lavora al festival, che ha accredito, e soprattutto dentro ce so 10 stronzi ed è mezzanotte, abbiamo giàccenato e non ambiamo a morì come ne La grande abbuffata) è un tagliagole pagato da qualcuno che entra solo per prendere a mozzarelle de bufala in faccia cantanti neomelodici.

Ma come già raccontato sopra, è successa una cosa nuova: è venuta giù tutta l’acqua del Comune di Roma (e detto tra noi nonostante qua le secchiate non manchino rimane un mistero come la sala stampa a volte oscilli tra l’olezzo di un kebabbaro e l’odore dello zoo safari di Fasano). Ma va bene. Insomma ieri io e Ang ci mandavamo messaggi sul meteo che se ci intercettavano li rivendicava l’ufficio stampa dell’isis come istruzioni strategiche per annegare il Molise, indecisi se rischiare o tagliare. Alla fine abbiamo capito che era meglio andare a dormire che nuotare nel guano più di quanto non si nuoti in questi giorni.

Torniamo al cinema, manca poco per capire come andrà a finire il Festival. Oggi giornata dedicata all’ultimo italiano in concorso, Andrea Pallaoro, che presenta al lido la sua ultima fatica, Hannah. Capiamo dopo 20 minuti anche noi lo sforzo. Lui è un regista italiano che lavora all’estero, che tutti invidiano con livore perché fino a ieri i suoi film li guardava con fatica anche la fidanzata, e oggi si ritrova per magia ad avere Charlotte Rampling nel cast.

Ovviamente tutti, per l’invidia di cui sopra, lo chiamano Palla Oro (aggiungendoci anche un ‘gnè gnè gnè’ di matura disapprovazione) mentre lui sostiene di chiamarsi Pallàoro, con l’accento sulla à. Che è un po’, diciamocelo,  come la storia di ieri di Mastranzo e Mastronzo.

Ma noi gli italiani li amiamo, quindi oltre ai soliti premi che domani la gran giuria autonominata e che non ha nessuna autorità composta da Ang, me, un Marinelli qualsiasi e qualsiasi persona abbia il cognome oscilli tra Mainetti e Manetti, assegnerà i classici premi ai quali siete abituati, il prestigioso premio GCCMNF in primis, l’ ICEFAC assieme alla gran presidentessa di giuria Cristiana Paternò, la Coppa Polpi, il Tardo d’oro, il Collammare e poi ci pensiamo domani in base ai un corposo brief davanti a un paio di Spritz, che finalmente stasera Ang mi farà l’onore di ingurgitare perché calcoli o no, come dice Marilena Vinci, ‘troppa acqua fa ruggine’ . A voi fedeli sedici lettori anticipiamo che a Pallaoro abbiamo deciso di nominare un premio, che ovviamente si chiama Palla d’oro. State con noi, dopo una sbronza professionale vi spoileriamo la lista come se fosse la trama di It.

Loving Pablo: recensione del film con Javier Bardem e Penelope Cruz

Ci aveva già pensato qualche anno fa Andrea Di Stefano con il suo Escobar a raccontare la storia del famoso e temuto Pablo Escobar senza ottenere un grande successo per poi cedere il testimone alla fortunata serie targata Netflix, Narcos, ormai arrivata alla terza stagione, amatissima dal pubblico. Stavolta però è il regista Fernando León de Aranoa a tentare ancora una volta di avvicinarsi alla figura di Pablo Escobar, presentando alla Mostra del Cinema di Venezia il suo ultimo film, Loving Pablo, con Javier Bardem e Penelope Cruz.

Tratto dal romanzo Loving Pablo, Hating Escobar, il film racconta la storia dell’ascesa e del declino del signore del narcotraffico, Pablo Escobar, interpretato da Javier Bardem, dal punto di vista di una delle sue amanti, la più famosa, la giornalista Virginia Vallejo (Penelope Cruz), anche autrice del libro. La storia comincia nel 1983, anno dell’incontro di Virginia e Pablo in un’occasione mondana, data anche dell’inizio della loro lunga e travagliata relazione.

LEGGI ANCHE, Venezia 74: Mektoub, My Love: Canto Uno recensione del film di Adbellatif Kechiche

Partendo dall’interessante punto di vista di Virginia, purtroppo il regista Aranoa non riesce a sviluppare bene la storia trasformando il suo Loving Pablo in una sorta di pessima fiction nazional popolare. Nonostante gli strepitosi Javier Bardem e Penelope Cruz – di nuovo fianco a fianco a quasi dieci anni di distanza da Vicky Cristina Barcelona di Woody Allen -, il film non riesce proprio a spiccare il volo; alla sceneggiatura raffazzonata e poco convincente si aggiunge l’interpretazione quasi macchiettistica in alcuni punti della Cruz che continua, come il suo collega Bardem per tutta la durata del film, a recitare in un inglese dal marcato e fastidioso accento spagnolo. La scelta del bilinguismo di Loving Pablo disorienta e irrita ma non è purtroppo l’unica pecca del film; nella prima parte lo spettatore viene guidato dalla voce narrante di Virginia che, con poche semplici frasi ad affetto, introduce un nuovo capitolo della storia. Tuttavia questo espediente viene poi abbandonato bruscamente quando si avvicina la fine di Pablo e quindi la storia tra lui e Virginia passa in secondo piano, rivoluzionando la struttura iniziale del film.

Loving Pablo - Fernando León de Aranoa

leggi anche: Venezia 74: Ammore e Malavita recensione del film dei Manetti Bros.

Tutto è troppo esagerato e sopra le righe, dall’accento della bella Penelope, al suo look eccessivamente volgare, senza dimenticare il trucco di Bardem che, in alcune scene finali, sembra la caricatura di Pablo Escobar. Ma se i protagonisti proprio non riescono a brillare, i personaggi secondari sembrano avere una marcia in più; un esempio lampante è quello di Peter Sarsgaard che, anche se confinato ad un ruolo decisamente marginale come quello dell’Agente Neymar della DEA, riesce comunque ad avere i suoi quindici minuti di gloria e ad essere molto più incisivo della coppia Bardem-Cruz. Nonostante le buone intenzioni di Fernando León de Aranoa e di Javier Bardem – anche produttore per l’occasione – il biopic Loving Pablo risulta un film assai approssimativo, con pesanti problemi alla sceneggiatura e confusionario nella sua messa in scena. Ci dispiace dirlo ma, se davvero siete alla ricerca di un prodotto di qualità che vi racconti la storia di Pablo Escobar, Narcos è ancora la scelta migliore.

Leggi anche: Venezia 74: The Third Murder recensione del film di Kore-Eda Hirokazu

Intervista esclusiva a Michael Caine a Venezia 74

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Intervista esclusiva a Michael Caine a Venezia 74

Abbiamo avuto il piacere e l’onore di intervistare il grande attore Michael Caine. L’attore inglese era a Venezia 74 per presentare MY GENERATION di David Batty, presentato Fuori Concorso alla 74° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.

 

Michael Caine a Venezia 74

MY GENERATION è un vivo e suggestivo racconto personale attraverso gli anni ’60 londinesi narrato dall’icona del cinema Michael Caine. Basato su ricordi e filmati d’archivio mozzafiato, questo documentario vede Caine viaggiare indietro nel tempo per parlare dei gruppi e talenti musicali più significativi della storia (The Beatles, Twiggy, David Bailey, Mary Quant, Rolling Stones, David Hockney e altri nomi stellari).

MY GENERATION – Michael Caine

MY GENERATION utilizza attentamente l’audio interattivo delle conversazioni di Caine con interventi di celebrità – Paul McCartney, Keith Richards, Mary Quant, Marianne Faithfull, e molti altri – mescolate a materiali di archivio inediti per portare lo spettatore nel cuore degli anni Sessanta. MY GENERATION di David Batty verrà distribuito in Italia da I Wonder Pictures.

Natalie Dormer nel trailer italiano di JUKAI: la foresta dei suicidi

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Guarda il trailer di JUKAI: la foresta dei suicidi di Jason Zada con protagonisti Natalie Dormer, Taylor Kinney, Eoin Macken e Stephanie Vogt.

Il film arriverà nelle sale italiane il 28 settembre distribuito da Midnight Factory.

Diretto da da Jason Zada, con Natalie Dormer, protagonista della saga di successo “Il Trono di Spade”, JUKAI: la foresta dei suicidi ha già avuto un grandissimo successo negli Stati Uniti.

Un horror classico, inquietante e diabolico, ambientato nella Foresta dei suicidi realmente esistente alle pendici del Monte Fuji, luogo in cui le cronache locali riportano il maggior numero di suicidi in Giappone.

Flatliners – Linea Mortale: trailer ufficiale italiano

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Flatliners – Linea Mortale: trailer ufficiale italiano

Guarda il trailer ufficiale italiano di Flatliners – Linea Mortale, il film di Niels Arden Oplev con Ellen Page, Diego Luna, Nina Dobrev, James Norton e Kiersey Clemons che debutterà al cinema dal 23 novembre 2017.

In Flatliners – Linea Mortale, cinque studenti di medicina, sperando di farsi un’idea del mistero che si nasconde oltre i confini della vita, si avventurano in un esperimento audace e pericoloso. Interrompendo il proprio cuore per brevi periodi di tempo, ognuno provoca a se stesso un’esperienza di premorte.

Mentre la ricerca diventa sempre più pericolosa, i ragazzi sono costretti ad affrontare i peccati delle loro vite precedenti, oltre a doversela vedere con le conseguenze paranormali causate dallo sconfinamento nell’aldilà.

Flatliners – Linea Mortale

007: tutti i film su Sky Cinema 007

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007: tutti i film su Sky Cinema 007

Tutta la saga completa degli 007, arricchita da immagini, speciali e documentari in prima serata si comincia con VIVI E LASCIA MORIRE sabato 9 settembre alle 21.15 su Sky Cinema 007 (canale 304) E su Sky On Demand una ricca collezione dedicata

Dopo il successo delle passate “edizioni”, da sabato 9 settembre a domenica 8 ottobre Sky Cinema Hits (canale 304) si trasforma in Sky Cinema 007, il canale interamente dedicato alla spia più famosa del mondo, nata dalla penna di Ian Fleming, con tutta la saga completa degli 007, arricchita da contenuti speciali e documentari. Su Sky On Demand sarà inoltre sempre disponibile una ricca collezione dedicata.

Il mio nome è Bond, James Bond”. In attesa del 25esimo film ufficiale della saga, che vedrà nuovamente come protagonista Daniel Craig e che arriverà nelle sale cinematografiche di tutto il mondo nel 2019, il canale 304 torna ad ospitare l’agente segreto con licenza di uccidere, tra Aston Martin, Dom Pérignon, Bond Girls e Martini rigorosamente “agitato, non mescolato”.

Sky Cinema 007 ospiterà tutti i film della saga, dai primi classici come LICENZA DI UCCIDERE e SI VIVE SOLO DUE VOLTE con Sean Connery, passando per LA SPIA CHE MI AMAVA e OCTOPUSSY: OPERAZIONE PIOVRA con Roger Moore e IL DOMANI NON MUORE MAI con Pierce Brosnan, fino ai più recenti QUANTUM OF SOLACE, SKYFALL e SPECTRE con Daniel Craig.

Oltre ai 24 film ufficiali, prodotti da MGM, la programmazione sarà arricchita anche da altri film dedicati all’agente 007, non appartenenti alla serie ufficiale, come JAMES BOND – CASINO ROYALE (1967), MAI DIRE MAI (1983) e il pilota della serie Climax CASINO ROYALE (1954).

Si parte nel weekend di sabato 9 settembre con una maratona dedicata di tutti i film in ordine cronologico e la prima serata, alle 21.15, con VIVI E LASCIA MORIRE, la prima pellicola della saga interpretata da Roger Moore per commemorare la sua recente scomparsa.

Ogni domenica l’appuntamento sarà invece dedicato all’ActorDay, una giornata interamente dedicata alle star più celebri che hanno interpretato l’agente 007. Si parte il 18 settembre (dalle 14.30) con Daniel Craig, il 24 settembre (dalle 11.10) sarà la volta di Sean Connery, mentre l’1 ottobre toccherà a Timothy Dalton e Pierce Brosnan (rispettivamente dalle 12.30 e dalle 17). Per concludere, l’8 ottobre la giornata sarà dedicata a Roger Moore (dalle 10.30).

SKY CINEMA 007 – Da sabato 9 settembre, il canale interamente dedicato a James Bond, con la qualità dell’alta definizione, tutti i film disponibili in italiano e in lingua originale, anche su Sky Go e su Sky On Demand con una ricca collezione.

Venezia 74: Ra Di Martino e Corrado Sassi raccontano Controfigura

Presentato nella sezione Cinema nel Giardino, Controfigura, primo lungometraggio di Ra di Martino, racconta la storia di un attore che aiuta una troupe cinematografica, in fase di scouting location, a strutturare un film che sembra non avere ancora direzione.

Nel film, Filippo Timi e Corrado Sassi interpretano il divo e la sua controfigura, due protagonisti diversi che a modo loro guidano la narrazione. Il film della Di Martino è però un remake di un film del 1968, con Burt Lancaster, un riadattamento che parte da un racconto di John Cheever.

“Il film originale mi colpì perché si trova in un film sbagliato. Lui è un divo in un film che non ha direzione – ha esordito la regista al suo esordio con un minutaggio importante – The Swimmer è sempre stato nei miei pensieri. Poi lavorando a Marrakech, che è una città araba molto turistica, che accetta non solo diversi tipi di turismo, ma anche tante comunità diverse, mi ha incuriosito sia la convivenza sia tutte le piscine che ci sono, Quindi andava bene per il film e mi ha ricordato Los Angeles, con tutte queste architetture variegato. Volevo raccontare la città ma non in modo ovvio. Ho unito il desiderio di un remake di The Swimmer con un racconto originale della città.”

L’intenzione della regista era quella di raccontare anche la città, quindi, ma attraverso un approccio diverso rispetto a quello del documentario, un approccio che permettesse alla storia di entrare nelle case, chiedendo agli abitanti del posto un angolazione particolare. In questo modo è stato possibile sfruttare la storia per offrire uno sguardo complessivo al posto.

La scelta di Timi è stata guidata dalla conoscenza e dalla collaborazione pregressa trai due, inoltre, aggiunge la Di Martino: “Filippo non è mai noioso, anche nei momenti di pausa, e visto che il progetto prevedeva anche una certa mole di backstage, mi è sembrata la persona più adatta per un progetto ibrido.”

Il personaggio di Corrado Sassi è in realtà l’alter ego del protagonista, per stessa ammissione dell’attore, che spiega: “Io sono la parte più nascosta di un personaggio che ha un ruolo più riconosciuto.”

“Ho sentito molto vicino il ruolo – aggiunge – per gli sforzi fisici e mi è sembrato adatto alla mia ricerca dell’irraggiungibile. È una componente sempre presente nella mia ricerca artistica. Il senso di spaesamento del personaggio poi mi appartiene anche nella vita di tutti i giorni.”

La natura anarchica della storia del film è però, a differenza di quello che si può immaginare, un punto di forza della storia. Come racconta Ra Di Martino: “Trovo che sia interessante nona vere una direzione precisa, le cose delimitate non danno apertura, non comprendono errori.”

Per Sassi: “Ho fatto i miei primi tre film con Matteo Garrone, e sono quindi preparato per l’improvvisazione. Anche Matteo non lavorava con uno script preciso ma aveva un’idea di quello che voleva raccontare. Così si può approfittare di quello che succede, degli incontri e delle situazione. Matteo come Ra sembrano non avere un’idea precisa di ciò che vogliono raccontare, ma si capisce che poi c’è una direzione verso cui andare. A me poi piace moltissimo l’improvvisazione.”

Nel cast di Controfigura anche Valeria Golino. Il film esordirà in sala il 13 ottobre, con una proiezione al MAXXI a Roma, mentre sono programmate altre presentazioni al pubblico in cinema e teatri, in Italia, mentre si cerca la strada dei festival all’estero.

Thor Ragnarok: i ‘Revengers’ nel nuovo spot tv

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Thor Ragnarok: i ‘Revengers’ nel nuovo spot tv

Marvel Entertainment ha diffuso un nuovo divertente spot per Thor Ragnarok in cui il nostro eroe propone un nome per la squadra che sta mettendo insieme allo scopo di sconfiggere Hela (Cate Blanchett).

Che ne pensate di ‘Revengers’?

Thor Ragnarok – il trailer italiano

Thor Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

Nelle new entry invece si annoverano il premio Oscar Cate Blanchett (Blue Jasmine, Cenerentola) nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum (Jurassic Park, Independence Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico Grandmaster, Tessa Thompson (Creed, Selma) interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è prevista per il 3 novembre 2017.

La trama di Thor Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi amici Avengers, l’incredibile Hulk.

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Benedict Cumberbatch nel trailer di The Current War

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Benedict Cumberbatch nel trailer di The Current War

È stato diffuso, dal canale Youtube di eOne Films, il primo trailer di The Current War, il biopic su Thomas Edison che vede protagonista Benedict Cumberbatch, alla sua ennesima interpretazione di una figura storico/letteraria brillante.

Nel cast del film ci sono Michael Shannon e Benedict Cumberbatch che interpretano rispettivamente George Westinghouse e Thomas Edison, mentre Nicholas Hoult è Nikola Tesla.

Si tratta di un progetto che sarà prodotto e distribuito da The Weinstein Company. La regia è stata affidata a Alfonso Gomez-Rejon, di cui abbiamo visto lo scorso anno il delizioso Quel fantastico peggior anno della mia vita, mentre la sceneggiatura è firmata da Michael Mitnick.

Benedict Cumberbatch è Thomas Edison in The Current War – foto

Ambientato a partire dal 1880, il film si concentra sulla storica guerra delle correnti elettriche che coinvolse i pionieri del campo George Westinghouse, sostenitore della corrente alternata per il sistema di distribuzione dell’energia, e Thomas Edison, che invece difendeva la maggiore efficienza della corrente continua.

Timur Bekmambetov, che all’inizio era stato preso in considerazione per la regia, produrrà Current War al fianco di Steve ZaillianGarrett Basch.

Assassinio sull’Orient Express: un nuovo banner con tutti i sospettati

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Ecco un nuovo banner di Assassinio sull’Orient Express in cui sono schierati tutti i protagonisti, o meglio i “sospettati” di omicidio nel nuovo adattamento del classico di Agatha Christie. [nggallery id=3120]

Kenneth Branagh non si limita a dirigere il nuovo, omonimo, adattamento per il grande schermo del classico di Agatha Christie, ma sarà impegnato anche nell’interpretazione del celebre investigatore belga Hercule Poirot.

Assassinio sull’Orient Express: il trailer del film di e con Kenneth Branagh

Johnny Depp dovrebbe interpretare Ratchett; Michelle Pfeiffer sarà Mrs. Hubbard. A Daisy Ridley andrà il ruolo di Mary Debenham, mentre Judy Dench incarnerà la Principessa Natalia Dragomiroff. Michael Pena sarà un passeggero cubano di nome Marquez. Willem Dafoe interpreterà il detective Gerhard Hardman. Nel sontuoso cast figurano anche Leslie Odom Jr.Tom BatemanLucy Boynton e Derek Jacobi

Assassinio sull’Orient Express, sceneggiato da Michael Green, è prodotto da Ridley Scott, Simon Kinberg, Mark Gordon e dallo stesso Branagh, insieme a Michael SchaeferAditya Sood e Judy Hofflund. Le riprese del film si sono concluse.

Thor Ragnarok: ecco dove è collocato sulla timeline del MCU

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Thor Ragnarok: ecco dove è collocato sulla timeline del MCU

Il divertente mockumentary che spiega l’assenza del Dio del Tuono da Civil War è, purtroppo, non canonico, ma dal set di Thor Ragnarok, per bocca del produttore Brad Winderbaum, arrivano alcuni dettagli che ci aiutano a collocare il film di Taika Waititi nella timeline del MCU:

“Non è che cinque minuti dopo la fine di Ultron si comincia questo film. Si tratta di un paio di anni dopo gli avvenimenti di quel film… Questo film si ambienta… sapete, è difficile. Nella timeline del MCU, le cose che accadono si sovrappongono a volte, specialmente ora, nella Fase Tre. I film non sono così concatenati come nella Fase Uno, durante la grande settimana di Nick Fury e tutto il resto. Quindi Thor Ragnarok si svolge tra Civil War e Spider-Man Homecoming, approssimativamente lì in mezzo.”

Thor Ragnarok – il trailer italiano

Thor Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

Nelle new entry invece si annoverano il premio Oscar Cate Blanchett (Blue Jasmine, Cenerentola) nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum (Jurassic Park, Independence Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico Grandmaster, Tessa Thompson (Creed, Selma) interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è prevista per il 3 novembre 2017.

La trama di Thor Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi amici Avengers, l’incredibile Hulk.

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Star Wars Gli Ultimi Jedi: i toni saranno molto più dark

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Nello stesso numero di Empire che ci ha proposto nuove immagini da Star Wars Gli Ultimi Jedi, troviamo delle altre dichiarazioni di John Boyega (Finn) in merito al film, ai suoi toni e a quello che dovremo aspettarci dall’Episodio VII.

L’attore ha dichiarato: “Questo è il secondo film nella trilogia, quindi è facile tracciare parallelismi con L’Impero Colpisce Ancora in termini di toni dark. Scaviamo nei personaggi: li sfidiamo e le cose diventeranno difficili per tutti. Ma non volevo diventasse troppo oscuro. Una delle cose che ho preso da J.J. Ambrams era il senso di divertimento e gioco che è indicativo di Star Wars tanto quanto la famosa battuta ‘Sono tuo padre'”.

Star Wars Gli Ultimi Jediun esclusivo backstage dal D23

La sinossi: “In Star Wars Gli Ultimi Jedi della Lucasfilm, la saga Skywalker continua quando gli eroi de Il Risveglio della Forza si uniscono alle leggende della galassia in un’epica avventura che svelerà i misteri della Forza e le scioccanti rivelazioni del passato risalenti all’Era antica. Star Wars Gli Ultimi Jedi arriverà nei cinema USA il 15 dicembre 2017.”

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FIRST LOOK – Carrie Fisher in Star Wars Gli Ultimi Jedi

Il film sarà diretto da Rian Johnson e arriverà al cinema il 15 dicembre 2017. Il film racconterà le vicende immediatamente successive a Il Risveglio della Forza.

In Star Wars Gli Ultimi Jedi torneranno Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam DriverDaisy RidleyJohn BoyegaOscar IsaacLupita Nyong’oDomhnall Gleeson, Anthony Daniels, Gwendoline Christie e Andy Serkis. Gli altimi attori unitisi al cast sono Benicio Del ToroLaura Dern Kelly Marie Tran.

Thor Ragnarok racconterà il destino di Sif e dei Tre Guerrieri

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Thor Ragnarok racconterà il destino di Sif e dei Tre Guerrieri

In Thor Ragnarok rivedremo sia Lady Sif che i Tre Guerrieri, quattro potenti combattenti che sono stati trai protagonisti dei primi due film sul Dio del Tuono, interpretati da Jaimie Alexander, Ray Stevenson, Tadanobu Asano e Zachary Levi.

Durante la visita sul set, ScreenRant ha intervistato il produttore del film, Brad Winderbaum, che ha spiegato in maniera molto sintetica che il film mostrerà brevemente i quattro personaggi e che conosceremo la loro sorte.

Sembra che non vedremo Sif e i Tre Guerrieri, ma sapremo cosa accadrà loro?

“Questo non è necessariamente vero. E sì.”

Sintetico, come detto, ma chiaro.

Thor Ragnarok – il trailer italiano

Thor Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

Nelle new entry invece si annoverano il premio Oscar Cate Blanchett (Blue Jasmine, Cenerentola) nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum (Jurassic Park, Independence Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico Grandmaster, Tessa Thompson (Creed, Selma) interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è prevista per il 3 novembre 2017.

La trama di Thor Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi amici Avengers, l’incredibile Hulk.

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Mektoub, My Love: Canto Uno recensione del film di Adbellatif Kechiche

Vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 2013 con l’acclamato film La Vie d’Adele, il regista tunisino Adbellatif Kechiche torna nel circuito dei festival presentando al pubblico della Laguna la sua nuova fatica cinematografica Mektoub, My Love: Canto Uno.

Un giovane scrittore in erba, Amin (Shaïn Boumédine), torna a casa per le vacanze, in visita da Parigi, nel suo paese natale, un piccolo villaggio di pescatori del sud della Francia. Durante tutta l’estate il ragazzo ha l’occasione dei riabbracciare i suoi familiari, i suoi amici più cari e di godere di tutto il divertimento e la spensieratezza di quel piccolo angolo di paradiso.

Mektoub, My Love: Canto Uno - Adbellatif Kechicheleggi anche: Venezia 74: Ammore e Malavita recensione del film dei Manetti Bros.

Dopo l’emozionante La Vie d’Adele, Kechiche si perde tra le bellezza di una Francia selvaggia e serena, dove il tempo sembra essersi fermato, non esiste una sola preoccupazione al mondo e dove splende sempre il sole. Mektoub, My Love: Canto Uno è un film orizzontale, senza colpi di scena, battute d’arresto o accelerate improvvise; è il semplice racconto di un’estate spensierata fatta di mare, risate e tanto divertimento, paradigma della gioavinezza. Il giovane Amin, ‘costretto’ a vivere in una città come Parigi, definita grigia, fredda e tetra, dopo aver mollato la facoltà di medicina per inseguire il sogno di diventare uno scrittore, sembra essere alla disperata ricerca di ispirazione. Attraverso la fotografia sembra riuscire a soddisfare solo in parte le sue esigenze creative ma gli abitanti del suo piccolo paesino gli forniscono costantemente materiale per le sue sceneggiature. Il protagonista di Kechiche è un ragazzo timido e riservato ma affamato di bellezza, elemento predominante del film che pullula di donne giovani e bellissime, sia giovani che mature, che il regista non ha paura di mostrarci in tutto il loro splendore. A turbare però i sogni di Amin è Ophelie (Ophélie Bau), la sua vecchia amica d’infanzia, di cui il ragazzo è chiaramente innamorato ma che ha una tresca con suo cugino Tony (Salim Kechiouche), un don Giovanni senza scrupoli. La ragazza rappresenta, in mezzo a quel mare di carne e sensualità, in concetto stesso dell’eros, tanto caro al regista e protagonista di ogni scena.

Mektoub, My Love: Canto Uno - Adbellatif Kechicheleggi anche: Venezia 74: The Third Murder recensione del film di Kore-Eda Hirokazu

Mektoub, My Love: Canto Uno – primo capitolo, a detta del regista, di una trilogia sulla giovinezza – non è un film particolarmente significativo o interessante poiché non racconta una storia ma è il semplice resoconto di una vacanza estiva di giovane spensieratezza in compagnia di amici, parenti e conoscenti dell’ultimo minuto, una sorta di Spring Breakers tutto europeo. Il pubblico, un po’ come Amin, è lo spettatore passivo del divertimento degli altri che, tentano di convincerlo a partecipare ai festeggiamenti, senza riuscirci. Ma proprio come il ragazzo trae piacere nell’osservare le sue bellissime e formose amiche, straripanti di vitalità, dimenarsi sulla pista dalla ballo come se non avessero un solo problema al mondo, così anche noi non possiamo far altro che stare a guardare, quasi ipnotizzati, quel meraviglioso spettacolo offertoci da Kechiche. La forza di Mektoub è infatti proprio lo stile del regista tunisino che riesce a concretizzare la sua fame di bellezza in un film che diventa un’esperienza sensoriale completa e trascinante, uno spettacolo per gli occhi dal quale è difficile staccarsi.

L’importanza di essere Mastranzo: il ritorno di Ma(i)netti

L’importanza di essere Mastranzo: il ritorno di Ma(i)netti

Anni fa ero in vacanza a Parigi con la mia fidanzata (oggi mia moglie). Eravamo al Musée d’Orsay ad ammirare i quadri degli impressionisti, romanticamente mano nella mano trasportati dalle emozioni che solo l’arte pura sa regalare. A un certo punto entra nella sala un tizio, con la fidanzata. Sono un po’ come noi, ma di molto meno svegli. Si mettono davanti a un quadro, doveva essere ‘Colazione sull’erba’ e lui, riflessivo, e ad alta voce, si pone una delle questioni universali (in italiano): “Ma che differenza c’è tra Manet e Monet?”. Capite? Una domanda che apre una visione del suo sguardo sul mondo. Cosa vuoi rispondere a una domanda del genere, se non che “uno ha il nome con la O, l’altro il nome con la A”?

Per lui era motivo di questione. Era una cosa importante. Non riusciva a considerare che la quasi omonimia fosse casuale. Forse immaginava che fossero lo stesso pittore in due versioni provenienti da due dimensioni parallele, forse che avesse dovuto cambiare nome per qualche motivo, come quel tipo che si chiamava “Felice Mastronzo” e dovette cambiare il nome in “Mastranzo”, anche se gli amici gli mandarono poi biglietti con su scritto “per noi rimani sempre Mastronzo”. Ma ancora più risolutiva fu la risposta della fidanzata: “Che uno è impressionista e l’altro no”. Sbagliata, ovviamente, ma affascinante. Come se il cambio di una vocale nel cognome potesse dettare le regole di uno stile pittorico. Li abbiamo presi per il culo per settimane e ogni tanto ancora lo facciamo. Ma la vita insegna che quello che semini prima o poi lo raccogli, quindi ieri sono stato punito per tutta la mia ridanciana attività contro l’ignoto avventore dell’Orsay. Si fa tanto parlare di rinascita del cinema di genere in Italia, e sti cazzo di registi di genere si chiamano tutti nello stesso modo. Mainetti, Manetti, Minetti. Ah, no. La Minetti è la cantante cieca, ma in finale sticazzi, al giorno d’oggi se fai cinema di genere in Italia poi fà il regista pure se sei cieco, basta che ci metti Giampaolo Morelli, Alessandro Borghi, Claudio Santamaria o Luca Marinelli, il film ha successo pure se li riprendi dalla cintola in giù, forse anche di più.

Comunque, qui al Lido c’erano sia Gabriele Mainetti – noto per Lo chiamavano Jeeg robot ma qui presente per aver prodotto un corto di Claudio Santamaria come regista. Guardacaso proprio Claudio Santamaria – che i Manetti Bros., che invece come vi dicevo ieri portavano il loro film, Ammore e Malavita, con Giampalo Morelli, guardacaso proprio Giampaolo Morelli. Anyway, cosciente dei miei limiti, per tutta la giornata mi sono ripetuto: “Stai seguendo i Manetti, non scrivere Mainetti. Stai seguendo i Manetti, non scrivere Mainetti. Stai seguendo i Manetti, non scrivere Mainetti. Stai seguendo i Manetti, non scrivere Mainetti” come se fosse un mantra. L’ho detto anche in redazione: “Oh ragà, è pazzesco. Mi confondo sempre tra i Manetti e Mainetti, non trovate sia buffo?”. Tutti a ridere. Purtroppo qualcuno ha nominato Gabriele Mainetti mentre stavo concludendo il pezzo e scrivendo il titolo.

Indovinate chi ha fatto passare il titolo ‘Mainetti Bros. e il musical napoletano’ in ogni dove, sul sito, nella newsletter, sui social media, ovunque? E indovinate chi ha bestemmiato la sera tardi, quando se ne è accorto? La verità è che stiamo quasi in chiusura e stiamo tutti cotti, infatti – a parte me – non se ne è accorto quasi nessuno. Probabilmente nemmeno Manetti, i Mainetti, la Minetti, Manet, Monet, Morelli, Marinelli, Mastranzo, Mastronzo, Santamaria e Borghi che ieri sono andati alla festa del film tutti insieme e poi a fare il puttantour del Lido mentre io sono rimasto a casa a crogiolarmi nella vergogna e nello scempio. Non è vero, in realtà ho pensato ‘sticazzi’. Sono rimasto a casa perché avevo voglia – e come vedete, bisogno – di dormire, anche perché oggi devo essere bello e in forma per un evento importante. Presento infatti (spot mode on) il libro ‘Heroes: i piccoli protagonisti degli anni ‘80’ di Chiara Guida (spot mode off). Se siete dei frequentatori abituali di Cinefilos il nome dell’autrice non vi suonerà nuovo, essendo lei uno dei due capi di questa meraviglioso e sfavillante carrozzone. Dicono che Abdellatif Kechiche abbia presentato un film pieno de fregna e de culi – che strano, lui che ha vinto la Palma d’oro a Cannes praticamente con un porno – ma io dovevo prepararmi le domande e quindi nada. Lo recupererò più avanti, magari solo le scene salienti. Vi saluto e vado a farmi intelligente, che più bello di così non posso.

Ang

Sono per l’appunto di ritorno dalla presentazione del libro della nostra cara responsabile editoriale, si Chiara, quella che ce vo’ talmente bene che non ci censura manco quando parliamo di culi e di Marinelli nello stesso post. La presentazione è andata molto bene, anche perché il libro che è bellissimo, è venuta moltissima gente, anzi alla fine eravamo pure troppi, nel senso che senza accorgercene, mentre Chiara e Ang erano alle prese con le domande del pubblico il buffet era stato preso d’assalto da una combriccola de crucchi che ha iniziato a sbocciare pensando che fosse aperto a tutti, e alla fine pareva ‘na festa di Toni Servillo. Io ero un po’ stravolta, come fai non esserlo quando passi la giornata in sala a vedere film e poi ti trascinano a feste assurde in cui la musica è la stessa dei corsi di aerobica che fai in palestra, per cui dopo cinque minuti in cui ancheggi non gliela puoi fare, e ti viene naturale iniziare a fare la stessa sequenza di squat che fai col trainer a tempo di musica, solo che tu sei in pista, in mezzo a gente improponibile.

In più vorrei aggiungere la mia ansia da prestazione legata alla presenza nel locale della festa di Luca Tommassini, noto coreografo ormai di fama internazionale che ha lavorato coi più grandi, per dirvi persone del calibro di Madonna e Rihanna. Io, che sono nota per avere alcune passioni scultissime, appena l’ho visto in pista (è l’autore delle coreografie del film dei Mainetti, Marinelli, Manet… Manetti, imbecille!) ho iniziato a sentirmi male. Mi sono venute le allucinazioni, ho iniziato a vedere apparizioni di Beyoncé e mi sanguinavano glitter dagli occhi. Per cui ho pensato che o dovevo farmi un selfie con lui o dovevo dargli prova della mia immensa bravura dance. Perché diciamocelo, sto lavorando sui movimenti di Shakira essendo costretta per motivi che ora non sto qui a dirvi a seguire un umiliante corso de Zumbademmerda, ma sulla dance, ehi, non ne ho per nessuno. Così ho improvvisato qualche coreografia anni ’90 in pista, ma mentre mi dimenavo col mio solito partner Fantasia mi sono resa conto con la coda dell’occhio che Tommassini era più interessato al buffet che al mio Moonwalk.

Così, umiliata, ho ripiegato sul gin tonic, tornando a casa su una navetta col logo Ammore e Malavita che me sembrava la definizione sul dizionario della mia, di vita. Ammore per il cinema e Malavita alcolica. Ora tutto questo spiegone era solo per dirvi che oggi ci sono volute ore dal truccatore per avere un viso che non sembrasse un angelo caduto dal cielo de faccia, e con le bombe a mano nella capoccia sono andata alla presentazione del libro delle persone a cui tengo di più in questa landa disperata. Nonostante il mio orgoglio amicale, il mio atteggiarmi a ‘ehi, sono miei amici questi fantastici ragazzi che parlano così bene di cinema’, sono riuscita a fare demmerda i primi 10 secondi di diretta Facebook, perché va bene che lavoro col digitale, va bene che so smanettona, ma io dirette Facebook raramente le uso, anche perché con gli stalker alla frutta che me ritrovo avrei seri problemi a geolocalizzarmi così, a cuor leggero. Insomma approfitto di questo spazio per chiedere scusa ai video spettatori, e dire grazie a quel fantastico uomo che mi ha imbruttito, facendomi sentire una cretina digitale mi hai permesso di riprendermi da quella botta di inerzia che ti fa trascinare tra un martedì e un mercoledì come se fosse un lunedì, e sono tornata in me.

Chiudo con una palese marchetta nei confronti di chi mi ospita in questo spazio virtuale (Chiara cazzo non censurarmi), nonché migliore amica che si possa avere. Comprate il libro, fatevi un bellissimo regalo (disponibile dall’8 settembre a questo link).

Il colore nascosto delle cose: recensione del film

Il colore nascosto delle cose: recensione del film

Una storia d’amore diversa e delicata è al centro del nuovo film di Silvio Soldini, realizzato a diversi anni di distanza dal suo ultimo lavoro Il Comandante e la cicogna (2012).

Il colore nascosto delle cose racconta la storia di Teo, un creativo pubblicitario quarantenne, donnaiolo e scapestrato. Teo  è completamente preso dal suo lavoro e vive una relazione vaga e stanca con una donna che vorrebbe da lui delle certezze in più. Come se non bastasse ha un amante e sempre uno sguardo pronto per nuove eventuali avventure. Un giorno conosce per caso Emma, una grintosa quanto tenera osteopata che ha perso la vista all’età di sedici anni e dopo infinite difficoltà per accettare la drammatica situazione e se stessa è riuscita a costruirsi una vita normale. Teo, quasi per gioco, si innamora di Emma, entrando prepotentemente nella sua vita, senza curarsi troppo dei suoi sentimenti e delle conseguenze che ne potrebbero derivare.

Silvio Soldini dice che aveva da tempo l’idea di lavorare sul tema dei non vedenti, soprattutto dopo aver girato un documentario intitolato Per altri occhi. Durante la realizzazione di questo progetto ha avuto modo di scoprire persone piene di vita e di estrema ironia, rimanendo stupito ed entrando in un mondo sconosciuto che non si aspettava minimamente.

Il colore nascosto delle coseHa constatato che, nonostante il loro handicap, le persone non vedenti lavorano, fanno sport, viaggiano, fruiscono di film e di cose che nell’immaginario comune sono godibili solamente di chi può vedere. Soldini afferma “Mi sono poi reso conto che al cinema non avevo mai visto niente di tutto ciò, che i ciechi erano spesso dipinti in modo drammatico, scontato, o con dei quasi super-poteri. Così ho deciso di filmare una storia d’amore con una non vedente come accade nella vita. Raccontare l’incontro tra due mondi lontanissimi, di un uomo che cambia, del coraggio di affrontare la vita, con leggerezza e profondità. E raccontare Emma e Teo come fossero due di noi, due persone amiche”.

I due protagonisti sono interpretati da Adriano Giannini e Valeria Golino. Entrambi molto bravi e perfettamente calibrati. Ma un plauso va sicuramente a lei, per essere riuscita a restituire sullo schermo la vita di tutti i giorni di una persona priva della vista, attraverso piccoli gesti, espressioni quasi impercettibili, microscopiche gaffe, alternando dolcezza e caparbietà, incertezza e sensualità.

Quello che si potrebbe obiettare è forse l’ovvietà di alcuni snodi narrativi e una costruzione un po’ stereotipata della trama, che porta purtroppo a intuire fin dalle prime battute come si concluderà la storia. Inoltre stride un’eccessiva caratterizzazione negativa del personaggio maschile. Nonostante questo, Il colore nascosto delle cose è un film garbato, che affronta il problema della diversità da handicap, in maniera non scontata e soprattutto mai lacrimevole.

Aladdin: iniziano le riprese, ecco il cast al completo

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Aladdin: iniziano le riprese, ecco il cast al completo

Sono ufficialmente iniziate le riprese Aladdin, il nuovo film live action targato Walt Disney Pictures che sarà diretto da Guy Ritchie e basata sull’omonimo film d’animazione.

Inoltre l’attore Will Smith ha diffuso la prima foto dal set che lo ritrae al fianco di altri interpreti Mena Massoud che sarà Aladdin, Naomi Scott che sarà Jasmine e Marwan Kenzari che sarà Jafar.

 

Nel cast del nuovo Aladdin anche Navid Negahban (Homeland) che interpreterà il Sultano.

Aladdin vinse due premio Oscar, per la colonna sonora e per la canzone originale “A whole new world”.

Aladdin

Dan Lin che ha prodotto i due film su Sherlock Holmes per la Warner Bros, produrrà anche Aladdin con la sua Lin Pictures company mentre Jonathan Eirich sarà il produttore esecutivo. La sceneggiatura del live-action è stata scritta da John August.

Il film d’animazione originale del 1992 raccontava di un giovane straccione che trova un genio intrappolato in una lampada e coglie l’opportunità fortunata per mettere in mostra le sue straordinarie doti umane e conquistare il cuore di una bella principessa, non senza affrontare prima un temibile nemico. Il genio, nella versione originale, venne doppiato dall’inarrivabile Robin Williams, mentre nel doppiaggio italiano il compianto attore venne sostituito dal bravissimo Gigi Proietti.

Penelope Cruz e Javier Bardem: i sovrani di Spagna sul red carpet di Venezia 74

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Coppia super sexy nella vita, Penelope Cruz e Javier Bardem hanno presentato Fuori Concorso a Venezia 74 Loving Pablo, una ricostruzione, l’ennesima, della straordinaria e fuorilegge vita di Pablo Escobar.

Di seguito le immagini dal red carpet del film:

Il Festival di Venezia 2017 si svolge al Lido dal 30 agosto al 9 settembre.

Segui il nostro speciale di Venezia 74

Heath Ledger come Joker in una clip inedita dal documentario

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Heath Ledger come Joker in una clip inedita dal documentario

E’ stata diffusa una clip inedita del documentario I Am Heath Ledger, nel quale possiamo ammirare l’attore come Joker durante la lavorazione di The Dark Knight di Christopher Nolan

La clip del documentario racconta di quando l’agente di Ledger ha ricevuto la chiamata che confermava che l’attore avrebbe interpretato Joker nel prossimo film di Christopher Nolan. Il coach di Ledger e gli amici parlano della sua trasformazione nel Joker. 

Heath Ledger come The JokerGUARDA ANCHE:I Am Heath Ledger: il trailer del documentario sul compianto attore