Possiamo finalmente dare un primo
sguardo a Hypnotic, il thriller di prossima uscita
dell’acclamato regista Robert Rodriguez.
Un’immagine esclusiva del film è infatti stata rivelata e mostra
l’attore Ben Affleck,
protagonista del film, in azione. Mentre i dettagli sulla trama del
film rimangono per lo più scarsi e vaghi, con Affleck che dovrebbe
interpretare un detective che sta indagando su una serie di
inspiegabili crimini mentre cerca la figlia scomparsa, la prima
foto ufficiale del film ci permette di avere un’idea di come sarà
il personaggio protagonista.
La foto rivela un Affleck
preoccupato in viso, intento a mostrare quella che sembra essere
una foto polaroid di sua figlia. Oltre ad Affleck,
Hypnotic avrà un cast corale composto da Alice
Braga, JD Pardo, Hala
Finley, Dayo Okeniyi, Jeff
Fahey, Jackie Earle Haley e
William Fichtner. Anche in questo caso, non si sa
molto sui personaggi che tali attori interpreteranno, a parte
Finley, la quale darà volto alla figlia scomparsa di Affleck. Del
film Hypnotic, inoltre, sappiamo che si tratta di un
progetto verso cui Rodriguez nutre una forte passione.
Il regista, noto per film ad alto
budget come Sin City e Spy Kids, ha
raccontato di aver voluto realizzare Hypnotic da ben due decenni
ormai. Ha inoltre descritto il film come “un thriller di
Hitchcock sotto steroidi“, aggiungendo che in esso saranno
presenti “molti colpi di scena, molti turni e molta
energia“. Il film, infine, sarà prodotto dalla
Troublemaker Studios, dalla Studio
8 e dalla Racer Rodriguez. Attualmente,
non vi è ancora una data di uscita ufficiale, la quale verrà però
certamente annunciata nel corso dei prossimi mesi.
Dopo la prima immagine ufficiale e
il trailer, il film
Hypnotic si svela ora un po’ di più
attraverso un primo poster, il cui tema visivo sottolinea come
Ben Affleck si
troverà nel film in mezzo a qualcosa di grandioso e complicato, che
è fuori da ogni controllo o comprensione. In Hypnotic,
l’attore e regista ora al cinema con Air – La storia del
grandesalto, interpreta il detective della polizia
Daniel Rourke, mentre cerca la figlia scomparsa Minnie
(Hala Finley). Presto scopre però che è associata
a una serie di rapine in corso condotte da un uomo misterioso
(William Fichtner) che afferma di essere dotato di
poteri ipnotici.
Con l’assistenza della sensitiva
Diana Cruz (Alice Braga),
Daniel partirà dunque all’inseguimento dell’uomo misterioso legato
a sua figlia e ad una serie di rapine con l’intento di riportare
Minnie a casa sana e salva. Come anticipato nel trailer, però, le
persone con poteri ipnotici possono costringere le loro vittime a
vedere e sentire cose che non sono reali. Il film, e il poster
sembra confermare tutto ciò, sembra dunque promettere giochi
mentali pronti ad ingannare tanto il protagonista quanto gli
spettatori. D’altrone, come riportato anche dalla tagline del
poster, “il controllo è un illusione”.
Hypnotic
è stato diretto da Robert Rodriguez e da lui
scritto insieme a Max Borenstein. Nel cast, oltre
a BenAffleck, vi sono
William Fichtner, Alice Braga, Jeff Fahey, Kelly Frye, JD
Pardo e Hala Finley. Attualmente tale pellicola ha una
data d’uscita nelle sale statunitensi fissata al 12
maggio, mentre non è ancora nota una data per la sua
uscita in Italia. Nell’attesa di scoprire quando Hypnotic
sarà disponibile anche da noi, ecco qui di seguito il suo primo
poster ufficiale:
Hypnosis è un film
‘di genere’, come in Italia ormai raramente si vedono: è quello in
cui si cimentano Davide Tartarini e Simone Julian Cerri
Goldstein – aka 12/77 – in occasione della loro prima
prova sulla lunga distanza, culmine di una collaborazione di oltre
dieci anni.
Hypnosis ci
racconta di Christian, trentenne proiezionista in un multisala,
privo di ogni ricordo di infanzia; per questo, è in cura da anni da
uno psicanalista, padre di una sua amica: sarà lei a convincerlo a
provare a cambiare terapia, rivolgendosi al suo compagno,
ricorrendo alla tecnica dell’ipnosi regressiva. L’esperimento
finirà per portare alla luce memorie rimosse, conducendo i tre in
un paese sperduto, alla scoperta di una verità da incubo, con
nefande conseguenze.
Hypnosis a cavallo
tra thriller paranormale e horror tutto sommato efficace: dà modo
ai più ‘suggestionabili’ di sobbalzare quelle due – tre volte dalla
poltrona, e offre agli appassionati l’opportunità di farsi qualche
risata, non disdegnando un approccio a tratti ironico al genere,
ponendosi se vogliamo, metà strada tra l’horror giapponese a base
di ‘presenze inquietanti’ che è andato per la maggiore negli ultimi
anni, e il gotico ‘padano’ di certi episodi del primo Avati
(complice anche la suggestiva e azzeccata ambientazione
archeo-industriale di Crespi d’Adda), il tutto condito con qualche
ulteriore citazione (una su tutte, quella del villaggio ‘infernale’
de “Il seme della follia” di Carpenter).
Il cast vede protagonisti volti,
noti al pubblico del grande e (soprattutto) piccolo schermo: il più
conosciuto è senz’altro quello di Daniela Virgilio, reduce dal
successo della versione televisiva di “Romanzo
Criminale” (dove interpretava Patrizia); assieme a
lei, Nicola Baldoni, (nel ruolo di Christian) visto ne
“L’ultimo ultras” di Calvagna e in varie fiction televisive e
Federigo Ceci, anch’egli attivo in televisione, ma anche sul set di
“Miracolo a Sant’Anna”. Tra i ruoli ‘di contorno’, da segnalare
quello di una veterana dei palchi, soprattutto teatrali (per quanto
non conosciutissima tra il grande pubblico), come Narcisa
Bonati.
Hypnosis paga
certo le inevitabili lacune derivanti da una produzione dal budget
limitato (sarà forse ozioso chiederselo, ma resta la domanda su
cosa sarebbe stato questo film con maggiori mezzi a disposizione),
con l’aggiunta di qualche passaggio un pò lento e di personaggi un
filo tagliati con l’accetta: la bella ragazza che per fare del bene
finisce per scoperchiare il classico ‘vaso di Pandora’, il giovane
traumatizzato, il medico che forse è più attirato dalle prospettive
di carriera che non dalla salute del proprio assistito… una ‘pecca’
da mettere in conto, quando la storia e il ‘come andrà a finire’
prendono il sopravvento sui protagonisti, oltre a un finale
che forse potrà risultare non immediatamente chiaro ai meno avvezzi
alla narrativa dell’orrore…. nonostante tutto però, è un film
che in fondo funziona e che si può andare a vedere anche solo per
premiare il tentativo di riproporre (anche attraverso un’ampia
distribuzione, con una cinquantina di copie, anche presso i
principali circuiti multisala) il ‘caro, vecchio, cinema di
genere’.
Rilasciato il nuovo trailer nel film britannico
Hyena, thriller diretto
da Gerard Johnson.
L’ultimo film del
regista, Tony, ha
visto Peter Ferdinando nel ruolo di un serial
killer che ha fatto cose davvero molto brutte alle persone prima di
essere scaricate nel Tamigi. In Hyena, invece, si ritrova
dall’altra parte della legge, più o meno, nei panni di Michael
Logan, un ufficiale di polizia con una dipendenza da droghe e un
vago senso di moralità. Lui si ritrova contro un gruppo di
gangster albanesi ancora più disonesti di lui. Insomma, ”Un
anti-eroe dei nostri tempi”, come viene bollato dal film. Ma
riuscirà a vivere abbastanza a lungo per essere un anti-eroe per
altre volte?
Il film sarà nelle sale britanniche
dal 6 marzo 2015.
L’Hydra è stata
responsabile di numerose morti all’interno dell’Universo
Marvel. Ovunque i suoi
membri si recassero, l’unico obiettivo era rispondere ai suoi
bisogni. Perfino gli eroi e le eroine più forti non sarebbero in
grado di sconfiggerlo. Ma cosa lo rende così potente? Sono le
persone, la mitologia che si cela dietro l’organizzazione o è
qualcos’altro?
Sicuramente, uno dei motivi che
rende l’Hydra così potente è il suo logo. Per capire come mai tutti
lo temono, è importante comprendere come funziona…
Le fasce sul braccio come i nazisti
Non è un segreto che l’Hydra sia
l’equivalente della Germania Nazista durante la Seconda Guerra
Mondiale. Ci sono, infatti, alcune somiglianze tra le due
organizzazioni (a cominciare da Red Skull, braccio destro di Hitler
nel MCU).
La maggior parte dei nazisti, come
segno di fedeltà, indossava una fascia sul braccio con una
svastica. Allo stesso modo, i membri dell’Hydra sfoggiano il loro
dell’organizzazione. Alcuni membri ne hanno indossato l’uniforme
anche dopo la fine della guerra.
Le due versioni del simbolo del logo
Sapevate che l’ultimo logo
dell’Hydra è molto diverso da quello utilizzato in precedenza? In
Captain America: The Winter
Soldier, infatti, la versione digitalizzata di Arnim Zola
racconta le origini dell’Hydra, ma in realtà rivela soltanto una
parte della storia…
Come si può vedere dall’immagine in
alto, in passato il simbolo del logo era meno intimidatorio e
assomigliava di più alla testa di un ariete. Spesso veniva usato
anche sottosopra e proprio questa forma sarebbe stata d’ispirazione
per la versione che conosciamo oggi. Col passare del tempo, il
simbolo del logo sarebbe stato riprogettato completamente,
diventando più dettagliato.
Il tempo necessario a progettare il design
Per chi non è appassionato di
fumetti e di cinema, ecco alcuni interessanti retroscena sulla
creazione del logo dell’Hydra, che sono stati sviscerati
dall’artista Ryan Meinerding nell’artbook: “The Art of Captain America: The First
Avenger”.
Meinerding ha spiegato che la
progettazione del logo ha richiesto molto tempo, dal momento che
l’obiettivo era quello di rendere i contorni dei tentacoli simili a
degli ingranaggi, quindi c’era bisogno del tempo necessario per
aggiungere le ventose. Secondo l’artista, gli ingranaggi
rappresentano l’ossessione dell’Hydra nei confronti della
tecnologia e delle armi avanzate.
Il logo è ispirato alla vera forma degli Inumani
Gli Inumani sono senza alcun dubbio
uno dei gruppi di personaggi più interessanti dell’Universo
Marvel. Si tratta di individui
geneticamente superiori agli esseri umani, creati tramite
esperimenti della razza extraterrestre dei Kree per essere usati
come armi.
Sembra che Gli Inumani siano stati
d’ispirazione per il logo dell’Hydra. La loro vera forma ricorda il
personaggio di Cthulhu di H.P. Lovecraft o il personaggio di Davy
Jones della saga di Pirati dei Caraibi. Tuttavia, l’ispirazione
principale proviene da Hive, un disumano bandito dalla Terra a
causa dei suoi poteri parassiti. I suoi adoratori formarono una
società che mirava a riportarlo indietro. Alla fine, questa società
si è evoluta nell’Hydra.
Il primo simbolo del logo era un ariete sacrificale
Questa antica società che in seguito
sarebbe diventata l’Hydra, era in realtà molto più influente di
quanto si possa credere. Lo scopo di riportare Hive sulla Terra era
stato tramandato in tutto il mondo, fino a raggiungere altri gruppi
ed organizzazioni che era dedite ai rituali di morte e alle
uccisioni.
Alla fine, il design venne
influenzato dai miti di origini pagana sul Diavolo. Ecco perché
nella sua forma iniziale, il simbolo del logo dell’Hydra ricordava
un ariete, considerato nell’antichità la primaria incarnazione del
demonio.
È stato soggetto a numerose variazioni di colore
Sappiamo che il logo dell’Hydra è
nero e rosso, ma in realtà è stato soggetto a numerose variazioni
di colore, tra cui nero e blu, nero e verde, nero e bianco, ma
anche grigio e bianco, nero e grigio e perfino un verde neon in
versione digitalizzata, apparso sul monitori di Arnim Zola in
Captain America: The Winter Soldier.
La versione blu è apparsa su alcuni
computer dello SHIELD, mentre la versione verde è stata utilizzata
sia sui computer dello SHIELD sia nella sede centrale dell’Hydra.
Una delle versioni bianche fu usata dall’Hydra durante la Seconda
Guerra Mondiale sull’equipaggiamento e su alcuni veicoli.
Rosso e nero: i colori della bandiera nazista
Un altro elemento che accomuna
l’Hydra alla Germania Nazista è la bandiera. Il logo dell’Hydra e
la svastica sono il simbolo dell’ideologia abbracciata dai membri
dei rispettivi gruppi. Di conseguenza, il loro design doveva
riflette il “messaggio” che questi simboli dovevano inviare.
La bandiera nazista utilizza tre
colori: rosso, nero e bianco. Il logo dell’Hydra ne utilizza due:
rosso e nero. Il rosso è già di per sé un colore molto aggressivo,
ma quando lo si combina con il nero, diventa ancora più impetuoso,
andando ad accentuare la violenza generata da queste
organizzazioni. Anche la svastica è simile ai tentacoli sul logo
dell’Hydra.
Il teschio sul logo richiama il volto di Teschio Rosso
Quando si pensa all’Hydra, è
impossibile non pensare a Teschio Rosso. Il principale nemico di
Captain America, l’esatto opposto di Steve Rogers. Ecco perché la
loro rivalità e i loro combattimenti sono sempre stati così
interessanti e coinvolgenti: si tratta di uno scontro di ideologie,
del bene contro il male.
Se a rappresentare Captain America
sono le stelle e le strisce della bandiera americana, a
rappresentare Teschio Rosso è il logo dell’Hydra. Inoltre, il
teschio del logo ricorda lo stesso leader dell’organizzazione. Non
solo il suo viso è rosso come il colore utilizzato nel logo, ma il
richiamo è palese anche nel nome… Teschio Rosso, appunto!
Il collegamento con la mitologia greca
Arnim Zola lo aveva già spiegato nel
secondo capitolo dedicato alle avventure di Captain America, ma
chiunque conosca un po’ la mitologia greca non avrà particolari
difficoltà a cogliere la sottile connessione. Nei miti, l’Idra di
Lerna è un orribile mostro leggendario simile ad un enorme drago
dotato di diverse teste. Una volta tagliata una testa, molte altre
crescono al suo posto.
Sconfiggere l’Idra di Lerna era una
delle missioni di Eracle. Se ci pensiamo, Steve Rogers è molto
simile a questo antico eroe. Entrambi sono molto forti e hanno
migliorato col tempo le loro abilità umane. La differenza è che
stanno combattendo per scopi completamente diversi.
I tentacoli ricordano le teste di Idra
I tentacoli sul logo nascondono più
di un significato. Sappiamo che sono stati ispirati dalla vera
forma degli Inumani, che i loro contorni e gli spazi tra l’uno e
l’altro ricordano degli ingranaggi, ma potrebbe essere importante
sapere che ricordano anche le già menzionate teste dell’Idra.
Pensateci: l’Idra ha diversi lunghi
colli e una testa che spunta da ogni terminazione. Tutti questi
colli potrebbero essere facilmente associati ai tentacoli sul logo
dell’Hydra, che tanto ricordano quelli di un polipo.
Per praticare sport a livello
professionale bisogna unire una buona dose di perseveranza alla
sofferenza, oltre a dimostrare di possedere l’attitudine e
atteggiamento giusto. Il mondo dell’audiovisivo ha da sempre
ritagliato una fetta di mercato alle storie di pupilli e aspiranti
sportivi che enfatizzano queste premesse, da cui si sviluppa anche
la trama di Hustle, nuovo film con protagonista
Adam Sandler, per la regia di Jeremiah
Zagar e attualmente disponibile su Netflix.
Per l’occasione, il giocatore
professionista dell’NBA Juancho
Hernangómez,”Juanchiviris” ha assunto i
panni di attore, accompagnando Sandler,
Robert Duvall, Ben Foster,
Queen Latifah e tanti altri volti noti del mondo
del basketball in un film che combina dramma e commedia, una storia
di superamento dei propri limiti dentro e fuori dal campo.
Un ritratto sensibile e competente
del mondo del basket
Stanley Sugerman
(Sandler)
è un importante osservatore per i Philadelphia
76ers, apprezzato e rispettato nel suo lavoro da quasi
tutti, compreso il presidente della franchigia (Robert
Duvall), che lo assume come assistente allenatore. Questo
è sempre stato il sogno di Stan, dopo tanti anni di lavoro
separato dalla moglie (Queen Latifah) ma, proprio
il giorno della sua “promozione”, il capo muore improvvisamente. Il
figlio (Ben Foster) gli subentra, ma non confida
troppo in Stan, e afferma che gli permetterà di fare l’assistente
solo se tornerà a dedicarsi allo scouting, andando alla
ricerca del miglior giocatore per la squadra.
E’ durante un viaggio a Maiorca che
Stan individuerà Bo Cruz,
talentuosissimo giocatore che non esita a portare nella terra delle
opportunità. Il processo di integrazione nella squadra non sarà
però affatto semplice, dal momento che Bo non ha
mai giocato con professionisti e ha un passato piuttosto turbolento
alle spalle.
E’ incorporando una serie di
attrazioni che Hustle risulta un prodotto
vincente sulla piattaforma streaming. Partiamo dal tocco di
comicità di Sandler, sempre puntuale nell’incoraggiarci a
far nostra una storia di vita, un racconto che ricalibra il
concetto di campo da basket come battaglia navale in cui capire che
non basta affondare i nostri avversari per comprendere realmente
noi stessi.
Hustle: il “trambusto” non è un
luogo idealizzato
Se amate la pallacanestro, rimarrete
entusiasti dal gran numero di camei nel film, tra grandi stelle del
presente e del passato, allenatori e allenatrici, persino
commentatori. Non a caso, lo stesso Lebron James
ha preso parte alla produzione del film, probabilmente
assicurandosi di restituire ai fan un ritratto veritiero di questa
specifica parte del mondo sportivo. Lo stesso Sandler è un noto appassionato di basket e non
c’è dunque da stupirsi della facilità con cui si inserisce nello
schema narrativo, impreziosendolo con un linguaggio del corpo
scattante e astuto, in poche parole “da allenatore”.
In un film che si prefigge di
parlare della vita stessa attraverso la metafora del gioco
sportivo, è doveroso riconoscere l’energia con cui
Hustle incorpora nel proprio schema narrativo
l’eredità della Mamba Mentality, termine coniato
dal compianto Kobe Bryant, che esplicita una
maniera di affrontare gli ostacoli, sia nello sport che nella vita,
con il duro lavoro e un atteggiamento risolutivo. E’ così che tanto
Stan quanto Bo cercano di capire
in che modo approcciarsi l’un l’altro, innanzittutto: la loro
comunicazione parte da emisferi completamente diversi, due codici
che non riescono ad intersecarsi, bensì rimangono sulla linea tra
l’accoglienza e la chiusura tipica di ogni rapporto
allenatore-pupillo.
Nelle sue due ore di durata, il
campionato di Hustle viene vinto dunque dal
prezioso rapporto tra allenatore e allievo. Mentre
Stanley si impegna per far sì che
Bo creda in se stesso, Bo lotta
per riuscirci davvero e mantenere salda la fiducia nella vita che
gli è stata promessa. Per quanto questi due personaggi abbiano
bisogno l’uno dell’altro in termini di successo professionale e
reciproco beneficio, è nell’empatizzare con le difficoltà
dell’altro che danno maggior significato al percorso che stanno
portando avanti. Questi archi emotivi, scritti con cura, superano
alcune cadute momentanee nella narrazione.
I diamanti grezzi del basket
Hustle tocca anche
vari aspetti dell’industria del basket nel suo complesso; vi sono
osservazioni puntuali sugli aspetti commerciali dell’industria,
sulle politiche a volte troppo sporche e sull’atteggiamento ostile
mantenuto nei confronti delle squadre avversarie. Jeremiah
Zagar non si preoccupa troppo di mettere a punto le basi
dei tecnicismi: la sua narrazione non ha una precisione o
un’esattezza da macchina, e capita che la presa sembri allentarsi.
Tuttavia, sono proprio queste imperfezioni lungo il percorso a
rendere Hustle davvero attraente e fruibile, con
la buona dose di sentimentalismo e populismo che affascinerà il
pubblico sportivo.
Hustle funziona al
meglio quando esce dai cliché di auto-miglioramento e si avvicina
alla commedia nera sabotando il suo stesso discorso: “Le storie
di redenzione vendono. -Sì, ma alcuni non ce la fanno mai“,
dice Sugerman con un tono di accettazione così
carico di realismo da fungere da sublimazione per tutte quelle
migliaia di ragazzi che non ce la faranno, qualunque cosa facciano,
e per quanto si impegnino.
Hernangómez dà
inoltre al suo personaggio la giusta aura di pacatezza allegra ma
instabile, che può diventare aggressiva alla minima provocazione.
Una sorta di Rocky anestetizzato che funziona bene
soprattutto grazie alla presenza di Sandler, colui che conferisce al film le
migliori sfumature grigie, spogliandolo del tipico ottimismo new
age per dare una visione non sentimentale del dietro le quinte del
basket. Il mondo della pallacanestro non è un luogo idealizzato, ci
conferma Hustle. E’ un luogo pieno di
miseria, di competizione e di lobby, dove sono rimasti solo i
migliori: i diamanti grezzi che, con un
ottimo allenatore, potranno andare lontano.
Ambientatonella New York del
1977, Huntersracconta
di un eterogeneo gruppo di cacciatori di nazisti che ha scoperto
come centinaia di ufficiali nazisti di alto rango si nascondano tra
le persone comuni, cospirando per creare il quarto Reich negli
Stati Uniti. L’eclettico team si avventura in una sanguinosa
ricerca per assicurare i nazisti alla giustizia e ostacolare il
loro nuovo piano genocida.
Ecco di seguito 5 buoni motivi per non perdere la serie:
I richiami ai film d’exploitation
Hunters prende ovviamente spunto dallo stile dei film
d’exploitation e dai b-movie degli anni ’70 (epoca in cui
è ambientato anche lo stesso show). L’estetica e i toni della serie
sono coerenti e al tempo stesso intrigante. L’elemento kitsch e la
presenza di una certa dose di violenza sono scelte stilistiche
ponderate tanto quanto la complessità della trama. Se mettiamo per
un attimo da parte le implicazioni storiche, concentrandoci
esclusivamente sul linguaggio dello show come veicolo espressivo
per richiamare eventi passati, la serie potrebbe essere considerata
– soltanto per questo motivo – un grandissimo successo.
Il cast
Al
Pacino, Logan Lerman, Josh
Radnor e Carol Kane compongono il talentuoso cast di
Hunters. Naturalmente, il gigante
Al Pacino è il vero fiore all’occhiello della serie.
Josh
Radnor, nei panni di Lonny Flash, si cimenta con un
ruolo mai affrontato prima. Carol Kane è capace di infondere allo
show la giusta dose di umorismo e di emotività. È davvero un
ensemble portentoso: se gli attori sono uno dei motivi che in
genere vi spingono a guardare un film o una serie, allora i
cacciatori di
Hunters meritano necessariamente la vostra
attenzione.
I collegamenti storici
Sebbene
Hunters sia essenzialmente una storia di finzione,
alcuni eventi e alcuni personaggi presenti nello show hanno davvero
avuto luogo o sono davvero esistiti durante la Seconda Guerra.
Dalla visita all’ufficio di Simon Wiesenthal alla sua presentazione
al direttore della NASA Wernher von Braun e alla sua indagine sulla
vera operazione Paperclip, in più di un’occasione
Hunters spinge lo spettatore a documentarsi su
Google dopo aver assistito a determinate immagini: se una serie
riesce a fare questo, allora può davvero definirsi riuscita.
Mindy e Murray
Di tutti i Cacciatori presenti
nello show, incluso il Meyer Offerman di
Al Pacino, la coppia di personaggi più interessante è quella
costituita dalla coppia Mindy e Murray
Markowitz, marito e moglie sopravvissuti all’Olocausto. La loro
storia e il loro prezioso contributo al gruppo di Cacciatori
vengono delineati in maniera sempre chiara e definita. Due
personaggi isterici, segnati dalle ferite di un passato doloroso,
ma nonostante tutto amorevoli. Sicuramente, i personaggi più
intimamente connessi con la realtà e con la Storia di tutta la
serie.
Capire di cosa si tratta…
Sta allo spettatore decidere, in
totale autonomia, se uno spettacolo vale o meno la visione, e
l’unico modo per farlo è… beh, guardandolo, ovviamente! Se
Hunters non dovessi piacerti, almeno sarai in grado
di partecipare attivamente e in virtù di una certa consapevolezza
alle tante conversazioni esplose sul web proprio a proposito della
serie.
Una delle regole che un
giocatore d’azzardo dovrebbe costantemente seguire è abbandonare il
tavolo da gioco quando si sta vincendo. È quello che avrebbero in
sostanza dovuto fare i creatori e produttori di Hunters
2, poiché ammettiamolo: la scommessa vinta con la prima
stagione è stata un mezzo miracolo. Proporre con tale audacia
narrativa ed estetica pulp un tema difficile quale l’Olocausto e la
caccia ai nazisti sfuggiti dopo la fine della Seconda Guerra
Mondiale era stato un azzardo che aveva convinto principalmente a
causa della novità del’approccio e dell’obiettivo divertimento
sviluppato da personaggi e situazioni. Esattamente quello che manca
in toto in
questa seconda stagione.
Hunters 2, la
trama
Il regista Phil
Abraham e il resto dei creativi dello show tentano di
alzare il tiro adottando due strategie narrative [SPOILER ALERT!]:
adoperare i flashback per mantenere in scena il personaggio della
mente del gruppo
Meyer Offerman (Al
Pacino) e introducendo la caccia all’uomo diretta nei
confronti del villain per eccellenza Adolf Hitler (Udo
Kier). Ebbene, nessuna di queste due soluzioni risulta
minimamente efficace, al contrario appare chiaro quanto siano
entrambe state ideate per ovviare alla evidente mancanza di idee.
Con il passare dei nuovi episodi appare chiaro quanto
Hunters Season 2 non abbia davvero nulla da dire,
né sia in grado di proporre un approfondimento sui personaggi già
conosciuti, riproponendoli in maniera vuota se non addirittura
stereotipata.
Ed ecco allora che anche
gli attori mostrano i propri limiti quando si trovano a dover
interpretare i rispettivi ruoli: se Logan Lerman, Josh Radnor e
tutti gli altri protagonisti erano tutto sommato risultati efficaci
lavorando costantemente sopra le righe e dipingendo figure
“larger than life”, adesso mostrano tutti i propri limiti
non riuscendo a dare sostanza a figure che comunque non ne
posseggono di propria. Se addirittura un istrione leggendario come
Al Pacino fallisce stavolta nel compito di
convincere lo spettatore -e certamente non lo aiuta il disgraziato
twist che il suo personaggio aveva subito alla fine della prima
stagione – risulta
difficile ipotizzare come avrebbero potuto invece eccellere gli
altri. A partire dalla new entry Jennifer Jason
Leigh, più vicina all’essere costantemente irritante col
suo accento fittizio che vagamente credibile. Il culmine viene però
raggiunto quando viene messo in scena il rapporto tra Hitler ed Eva
Braun (Lena Olin), costruito su scenette di
dissidi e ipocrisie quotidiane che non arrivano neppure allo
spessore degli sketch tra i compianti Sandra Mondaini e
Raimondo Vianello.
Una fragilità endamica
Se infine non bastasse la
fragilità endemica su cui
Hunters Season 2 è stata costruita, la serie possiede una tetra
seriosità che in molti momenti stride con le puntate precedenti. Il
problema è che voler rendere drammatici personaggi che fin
dall’inizio non lo sono, e che soprattutto non sono stati settati
per esserlo, produce un effetto controproducente. In questo modo
quelli che avrebbero dovuto essere i momenti maggiormente toccanti
delle nuove puntate – su tutti la conclusione del sesto episodio –
risultano invece un qualcosa di incoerente, non amalgamato con
quanto visto ed espresso in precedenza. E quando si tratta di un
tema complesso da gestire come l”Olocausto, si può facilmente
immaginare quanto grosso sia il rischio di scivolare
nell’involontariamente grottesco…
Difficilmente guardando
un’intera stagione di qualsiasi serie televisiva ci si trova di
fronte a qualcosa da bocciare completamente. Purtroppo
Hunters Season 2 si avvicina pericolosamente a
questo non auspicabile traguardo. Se qualcosa da salvare alla fine
c’è, e non ne siamo convinti, preghiamo voi lettori di
segnalarcelo. In mezzo a tanta pochezza, magari qualcosa a noi
potrebbe essere sfuggito…
Exile Content
Studio ha annunciato mercoledì di aver acquisito i diritti
cinematografici di Hunter’s
Run, un romanzo del leggendario autore George
R.R. Martin.Martin, che è ovviamente meglio
conosciuto per la sua serie di romanzi Le
Cronache del Ghiaccio e del Fuoco e per
lo show di successo Il
Trono di Spade che ne è derivato, ha
co-scritto Hunter’s Runnel 2007 insieme a Daniel Abraham e Gardner Dozois, e ora
quel libro dovrebbe diventare un film.
Secondo l’annuncio,
l’adattamento cinematografico sarà diretto da Mark Raso
(Kodachrome) e basato su una sceneggiatura
co-scritta da Raso e suo fratello Joseph. Il duo sarà anche
produttore esecutivo del film, insieme a George R.R.
Martin, Vince Gerardis, Eric Bromberg, Nando Vila e
Isaac Lee per Exile.“Sono così
contento che dopo quasi 16 anni,Hunter’s
Run diventerà un film“, ha
dichiarato George R.R. Martin in una dichiarazione
sul film. “Sto scoppiando di entusiasmo per il ricco universo
fantascientifico che ho contribuito a creare con i miei cari amici
Daniel e Gardner per esistere oltre le pagine del nostro
libro.“
Hunter’s
Runracconta la storia di Ramón Espejo, un
lavoratore a giornata che vive su un pianeta lontano e tenta di
fuggire dalla povertà in cerca di una vita migliore. Tuttavia, si
ritrova presto coinvolto in un’enorme controversia, poiché
l’omicidio di un diplomatico interplanetario viene presto
attribuito a Espejo, e si ritrova in
fuga. “Ho
incontrato George per la prima volta quando ha proiettato il mio
film Copenhagen nel
suo cinema Jean-Cocteau a Santa Fe e tra le altre cose abbiamo
discusso di un romanzo che aveva scritto che aveva un grande
potenziale come film. Sono entusiasta che da quella piccola
conversazione siamo arrivati a un punto in cui stiamo realizzando
un’avventura fantascientifica innovativa sia dal punto di vista
visivo che narrativo. Hunter’s
Run è
una rivoluzionaria storia di fantascienza sulla sopravvivenza, lo
sfruttamento e la lotta per le libertà universali. Sono
entusiasta di collaborare con Exile per dare vita al brillante
romanzo di George, Daniel e Gardner”, ha dichiarato il regista
Mark Raso.
Figura particolarmente ricorrente e
apprezzata al cinema, i sicari hanno trovato negli ultimi anni
diverse opere a loro dedicate, dove si sviscera la loro
professione, i suoi pericoli e i problemi morali dietro di questa.
Tra queste opere rientra anche Hunter’s Prayer – In
fuga, film del 2017 diretto da Jonathan
Mostow, noto per essere stato il regista di Terminator 3 – Le macchine
ribelli. Al centro della storia raccontata nel suo nuovo film
non vi sono però robot assassini, bensì un killer in carne ed ossa
pronto a difendere una giovane ragazza dai desideri omicidi di uno
spietato boss criminale.
La storia qui narrata è basata sul
romanzo For the Dogs, scritto da Kevin
Wignall e pubblicato nel 2004. Questo ha ottenuto una
buona popolarità sin dal momento della sua prima edizione,
arrivando all’attenzione di diversi produttori. È così in breve
iniziato il suo processo di sviluppo, portando infine il film ad
avvalersi di noti attori e diverse location di grande attrattiva,
come la Germania, la Spagna, la Svizzera, l’Ungheria e la città di
New York. Ricco di adrenalina e promettente intrattenimento,
Hunter’s Prayer – In fuga era così pronto per arrivare
nelle sale di tutto il mondo.
Una volta qui, però, il titolo andò
incontro ad uno scarso interesse da parte del pubblico, attirando
solo l’attenzione dei più affezionati al genere. Il film finì così
per incassare a livello globale una cifra ben al di sotto del suo
budget, stimato intorno ai 17 milioni di dollari. Ad oggi, a tre
anni dalla sua uscita, sembra però giunto il momento di concedere
una seconda possibilità al film, riscoprendone gli aspetti
positivi. Ciò sarà possibile, prima della visione, anche grazie
alle curiosità di seguito riportate, molte delle quali legate
proprio al cast di attori. Per scoprire questa basterà proseguire
nella lettura.
Hunter’s Prayer – In fuga:
la trama del film
Il film si apre in Svizzera, dove la
giovane Ella Hatto si sta recando nella sua scuola per quello che
sembra essere un giorno come un altro. Ciò che non sa, però, è che
a tenerla d’occhio vi è Lucas, un infallibile sicario. Questi è
stato ingaggiato dal multimilionario corrotto Richard Addison, il
quale allo stesso tempo ha già inviato altri killer per uccidere i
genitori della ragazzina, colpevoli di aver parlato con l’FBI
circa i suoi traffici illegali. Al momento di dover eliminare la
giovane Ella, però, Lucas si trova di fronte per la prima volta
nella sua vita da assassino ad un forte senso di compassione. Per
questo non riesce a portare a termine il proprio lavoro, decidendo
invece di aiutare la ragazza a scappare.
Con lei è costretto a scappare però
anche lui, ora ricercato da Addison, il quale lo vuole morto. Nella
loro fuga attraverso l’Europa i due dovranno imparare a fidarsi
l’uno dell’altro e difendersi a vicenda. Se non sarà lui ad
uccidere Ella, infatti, qualcun altro verrà inviato a portare a
termine la missione. Scappare non potrà dunque essere una soluzione
permanente, e i due dovranno iniziare a studiare una strategia per
arrivare dallo stesso Addison e fermare tutto quanto. Lo svantaggio
numerico è però notevole, e per loro farsi strada verso il
criminale sarà più complicato del previsto. Solo la fiducia e la
loro umanità potranno essere decisive per le loro sorti.
Hunter’s Prayer – In fuga:
il cast del film
Per interpretare il protagonista, il
sicario Lucas, i produttori non hanno avuto dubbi: l’attore
Sam
Worthington era la persona giusta. L’attore, noto per
film come Avatar e
Scontro tratitani, venne ingaggiato da subito per il ruolo. Per
prepararsi a questo, egli non solo si allenò fisicamente per le
scene più complesse, ma cercò anche noti modelli a cui ispirarsi.
Oltre ai tanti celebri sicari del cinema, l’attore ha rivelato di
aver basato parte del personaggio sul Terminator interpretato da
Arnold
Schwarzenegger nel secondo film della saga.
Worthington è poi stato particolarmente apprezzato per la sua
performance, avendo dimostrato ancora una volta di possedere grande
carisma e presenza scenica.
Accanto a lui, nel ruolo della
giovane Ella Hatto doveva originariamente esserci l’attrice
Hailee
Steinfeld, divenuta celebre per il film Il Grinta.
Questa tuttavia dovette rinunciare al ruolo a causa di altri
impegni, e al suo posto venne allora scelta Odeya
Rush, già vista in film come L’incredibile vita di
Timothy Green e Piccoli brividi. Nel ruolo dello
spietato boss Richard Addison si ritrova invece Allen
Leech, celebre per essere stato Tom Branson nella serie
televisiva Downton Abbey. Sempre dalla parte dei cattivi
si ritrovano gli attori Amy Landecker e
Martin Compston, nei panni rispettivamente
dell’agente FBI corrotta Gina Banks e in quelli del killer Metzger.
L’attrice spagnola Veronica Echequi, invece, è
Dani, a sua volta serial killer che aiuta però Lucas ed Ella nella
loro fuga.
Hunter’s Prayer – In fuga:
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Per gli appassionati del film è
possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Hunter’s Prayer – In fuga è
infatti disponibile nel catalogo di Infinity e
FilmBox. Per vederlo, basterà sottoscrivere un
abbonamento generale a tali piattaforme, avendo così accesso non
solo al film in questione ma anche ad un’ampia serie di film
correlati e simili. Si avrà così modo di guardarli in totale
comodità e al meglio della qualità video. Il film sarà inoltre
trasmesso in televisione il giorno venerdì 10
novembre alle ore 21:20 sul canale
Italia 1.
Distintasi grazie alla serie
Euphoria, l’attrice Hunter
Schafer è in breve divenuta una delle maggiori star della
sua generazione, richiestissima per il cinema, la televisione ma
anche per il settore della moda, essendo lei una delle più popolari
modelle del momento. La sua è dunque una carriera in piena ascesa,
supportata da un talento, una presenza scenica e un’intensità per
la recitazione con pochi eguali tra i suoi coetanei.
Ecco 10 cose che non sai
sull’attrice Hunter Schafer.
Hunter Schafer: i suoi film e le
serie TV
1. È nota per una celebre
serie TV. Il primo ruolo d’attrice per Schafer è stato
quello nella popolare serie HBO Euphoria, dove
interpreta il personaggio Jules recitando accanto ad attori come
Zendaya,
Jacob Elordi e
Sydney Sweenye.
Ad oggi si tratta dell’unico progetto televisivo a cui ha
partecipando, recitando in entrambe le stagioni ad ora prodotte e
naturalmente sarà presente anche nella terza stagione, attualmente in
fase di sviluppo.
2. Ha diversi film per il
cinema in arrivo. L’attrice deve ancora compiere il suo
debutto sul grande schermo, ma quel momento arriverà presto grazie
a Hunger Games: La ballata
dell’usignolo e del serprente, con protagonista Rachel Zegler.
Diversi sono poi i film per cui Schafer è già confermata come parte
del cast, tra cui si annoverano il thriller Cuckoo, di cui
è protagonista, il misterioso And, nuovo film di Yorgos
Lanthimos con Emma Stone, e
il nuovo film di David Lowery, Mother Mary, con
protagonista Anne
Hathaway.
3. Ha diretto alcuni
videoclip e lavorato come doppiatrice. Da quando è entrata
a far parte del mondo dello spettacolo, Schafer non si è però
limitata solo alla recitazione, ma ha anche diretto due videoclip
musicali, ovvero quelli per il brano hornylovesickmess di
Girl in red, e quello per il brano Why Am I
Alive Now? di Anohni and the Johnsons. Oltre a ciò, ha anche
lavorato come doppiatrice per il film d’animazione giapponese
Belle, doppiando in lingua inglese il personaggio chiamato
Ruka.
Hunter Schafer in
Euphoria
4. Non intendeva far parte
della serie. Come da lei dichiarato, Hunter Schafer non ha
mai avuto intenzione di partecipare alla serie Euphoria. L’agenzia di modelle con cui
lavorava ha però visto il casting e l’ha convinta a fare
un’audizione, suggerendo che sarebbe stata fantastica per la parte.
Presentatasi dunque ai provini, Schafer ha da subito convinto
l’autore Sam Levinson e i produttori e il
personaggio è poi stato riscritto parzialmente sulle sue esperienze
di vita, così che potesse adattarsi meglio a lei.
5. Ha scritto un episodio
della serie. Oltre ad essere tra le protagoniste della
serie, Schafer ha anche partecipato alla scrittura di un episodio
di essa. Parliamo dell’episodio speciale che si concentra
interamente su Jules. A Sam Levinson, creatore e autore della
serie, si è dichiarato entusiasta di questa collaborazione nella
scrittura, soprattutto perché l’attrice ha significativamente
contributo nel tratteggiare con cura e rispetto i momenti dedicati
al rapporto di Jules con il suo percorso di transizione, alle
conseguenze psicologiche che questo ha comportato e al peso emotivo
che da tutto ciò è derivato.
Hunter Schafer in Hunger
Games
6. Il nuovo film della saga
segnerà il suo debutto al cinema. Nel film Hunger Games: La ballata
dell’usignolo e del serpente, prequel di
Hunger Games (2012), ambientato 64 anni prima, Schafer
interpreterà Tigris Snow, cugina maggiore e confidente di
Coriolano, che lo consiglia in tutto. In seguito, come noto, il
personaggio diventerà una stilista nei Giochi e un’alleata di
Katniss Everdeen e della resistenza contro Panem. Il personaggio è
infatti già comparso in versione più adulta nell’ultimo film della
saga, interpretato da EugenieBondurant, mentre per Schafer segnerà il suo
debutto sul grande schermo.
Hunter Schafer è modella per Prada
e Dior
7. È unasupermodella. Prima di diventare celebre come
attice, Schafer ha iniziato a farsi strada nel mondo della moda,
partecipando a sfilate per le maggiori case di moda, come
Prada, Calvin Klein,
Dior, Miu Miu, Tommy
Hilfiger, Maison Margiela, Vera
Wang, Marc Jacobs, Versus
Versace e molte molte altre. Ancora oggi collabora con
molte di queste, tra cui in particolare Prada e Dior. Gli impegni
nel campo della recitazione non le hanno infatti impedito di
portare avanti questa sua attività.
Hunter Schafer e il fidanzato
Dominic Fike
8. Ha conosciuto il
fidanzato sul set. Nella seconda stagione della serie
Euphoria è entrato a far parte del cast l’attore e
cantautore Dominic Fike, il cui personaggio
intreccia un particolare rapporto con Rue e Jules, il personaggio
interpretato da Schafer. La vicinanza tra loro sul set ha poi
portato ad una vera e propria relazione tra l’attrice e Fike,
fotografati insieme in più occasioni a partire dal febbraio 2022. I
due sembra però si siano lasciati nel luglio del 2023.
Hunter Schafer è su Instagram
9.È
presente sul social network. L’attrice è presente sul
social network Instagram, con un proprio profilo verificato seguito
da ben 7 milioni di persone e dove attualmente si possono ritrovare
oltre 100 post. Questi sono principalmente immagini relative a suoi
lavori da attrice e da modella, inerenti il dietro le quinte di
tali progetti o promozionali nei loro confronti. Ma non mancano
anche curiosità, momenti di svago, eventi a cui ha preso parte e
altre situazioni ancora. Seguendola, si può dunque rimanere
aggiornati su tutte le sue novità.
Hunter Schafer: età e altezza
dell’attrice
10. Hunter Schafer è nata
il 31 dicembre 1998 a
Trenton, New Jersey, StatiUniti. È alta
complessivamente 1,78 metri.
Secondo l’affidabile insider
Daniel Richtman, invece, Hunter Schafer sembra destinata a interpretare
Cora. La sinossi della trama rilasciata in precedenza ha rivelato
qualcosa su questo personaggio (potrebbe essere un’ex Blade
Runner?), che unirà le forze con una replicante di Yeoh.
“Nella Los Angeles del 2099,
Cora ha vissuto tutta la sua vita in fuga, un camaleonte costretto
ad adottare numerose identità. Per assicurare un futuro stabile a
suo fratello, assume un’ultima identità ed è costretta a
collaborare con Olwen, una replicante che sta affrontando la fine
della sua vita. I due vengono coinvolti in una cospirazione sempre
più vasta che rappresenta una minaccia esistenziale per una città
che sta lottando per rinascere”.
Vedremo se si rivelerà davvero
questo il ruolo di Hunter Schafer, mentre per ora non resta che
attendere maggiori informazioni riguardo questo atteso progetto
televisivo.
Hunter Schafer con Zendaya in una scena di Euphoria
Amazon Studios e Alcon Entertainment
stanno sviluppando il progetto, con il regista del classico di
fantascienza originale, Sir Ridley
Scott,, a bordo come produttore esecutivo. Silka
Luisa (Shining Girls) sarà la showrunner.
“L’originale Blade
Runner, diretto da Ridley
Scott, è considerato uno dei più grandi e influenti
film di fantascienza di tutti i tempi, e
siamo entusiasti di presentareBlade
Runner 2099 ai nostri clienti globali
di Prime Video”, ha
dichiarato Vernon Sanders, responsabile di Amazon Studios per la
televisione globale, in una dichiarazione rilasciata al momento
dell’annuncio della serie. “Siamo onorati di poter presentare
questa continuazione del franchise di Blade Runner e siamo certi
che, grazie alla collaborazione con Ridley, Alcon Entertainment,
Scott Free Productions e la bravissima Silka Luisa, Blade Runner
2099 manterrà l’intelletto, i temi e lo spirito dei suoi
predecessori“.
I co-CEO e co-fondatori di Alcon
Andrew Kosove e Broderick Johnson hanno aggiunto: “Il pubblico
ha scoperto per la prima volta la brillante visione di Ridley Scott
per Blade Runner 40 anni fa e da allora è diventato uno dei film di
fantascienza più influenti di tutti i tempi. Il seguito di Denis
Villeneuve, Blade Runner 2049, è poi diventato uno dei sequel
meglio recensiti di tutti i tempi”.
Con un salto temporale così lungo
tra questa serie e Blade Runner
2049 di Denis Villeneuve, è altamente improbabile
che Harrison
Fordriprenda il ruolo di Rick
Deckard. Ryan
Gosling è una possibilità, anche se il suo
personaggio di replicante sembra essere morto nei momenti finali
del sequel del 2017.
Questo non significa che non possa
tornare, naturalmente, ma sembra molto più probabile che la serie
introduca un nuovo cast di personaggi con legami minori con i
film.
Mentre le voci sul casting di
X-Men continuano a rincorrersi (dovremmo iniziare
a vedere annunci ufficiali molto presto), si apprende che Mystica
farebbe parte del reboot del Marvel Cinematic Universe e lo
studio potrebbe avere in mente qualcuno per interpretare la mutante
mutaforma. Secondo lo scooper MTTSH, l’attrice Hunter Schafer è stata pensata per
interpretare Raven Darkhölme/Mystica nel prossimo
film. Non è chiaro se questo significhi che la Schafer sia
effettivamente in trattativa per la parte. Tutto ciò che ci è stato
rivelato ad ora è che sarebbe stata presa in considerazione.
Hunter Schafer è diventata un talento molto
richiesto dopo il suo ruolo di spicco in Euphoria
e ha continuato a recitare in film come Hunger Games: La
ballata dell’usignolo e del serpente e il recente horror
Cuckoo. Mystica è stata interpretata da Rebecca
Romain nel franchise della 20th Century Fox e da Jennifer Lawrence da X-Men:
L’inizio in poi. Il personaggio è stato originariamente
introdotto come cattivo, ma ha avuto molto più tempo sullo schermo
come membro della squadra nei film successivi. Al momento la cosa è
dunque da prendere come l’ennesimo rumor relativo al film, per cui
si attendono conferme o smentite.
I due film dedicati a
Deadpool, del 2016 e del 2018 sono stati
ambientati nello stesso universo della Fox. Ora Deadpool e
Wolverine ha portato nel MCU i due eroi del
titolo, e aprirà ufficialmente la strada ai mutanti Marvel verso
l’universo condiviso di Kevin Feige. Ancora non sappiamo quando
arriveranno ufficialmente con il film tutto loro che è stato
annunciato, ma tra alcuni camei, riferimenti e la recente serie
animata X-Men ’97 il
loro debutto potrebbe ormai sempre imminente.
Secondo precedenti indiscrezioni,
Harris Dickinson (Babygirl,
Triangle
of Sadness) e Jack Champion (Avatar,
Scream 6) sarebbero in lizza per interpretare
Ciclope, mentre Sadie Sink, attrice di Stranger
Things, sarebbe la probabile scelta per Jean
Grey. Hunter Schafer potrebbe invece assumere il
ruolo di Mystica. Abbiamo anche sentito che Ayo Edebiri di The Bear è nel radar
dello studio per interpretare Tempesta. Anche
Kitty Pryde e Gambit dovrebbero
far parte della squadra. Al momento, però, non ci sono state
dichiarazioni ufficiali da parte dei Marvel Studios.
Le teorie principali sugli X-Men
nel MCU
La teoria prevalente tra i fan è che
gli Avengers combatteranno gli X-Men quando le
loro rispettive realtà
si scontreranno in un’Incursione. Sembra proprio che il
palcoscenico sia stato predisposto per uno scontro dopo l’arrivo di
Maria Rambeau nella realtà della squadra (un mondo
che si pensa sia Terra-10005). Vedremo cosa succederà. Tuttavia, è
giusto dire che tutti rimarranno scioccati se la squadra mutante
non farà la sua apparizione – costumi dei fumetti e tutto il resto
– nei prossimi film di Avengers.
La star di Euphoria, Hunter Schafer, si è
unita al cast di The Hunger Games: The Ballad of Songbirds
and Snakes, della Lionsgate. Apparirà al fianco di
Tom Blyth e
Rachel Zegler nel tentativo dello studio di
riconquistare quella vecchia magia di Panem.
Schafer interpreterà Tigris Snow,
cugina e confidente di Coriolanus Snow (Blyth), che, come sanno i
fan di “Hunger Games”, un giorno diventerà il sovrano autocratico
del mondo distopico di libri e film.
Distribuito nel 2020, il romanzo
ruota attorno a un giovane Coriolanus Snow (interpretato da
Donald Sutherland nei film), il cattivo principale
di The Hunger Games. Anche prima che il libro
arrivasse sugli scaffali, Lionsgate ha annunciato che era in fase
di sviluppo un adattamento cinematografico. Francis
Lawrence, il regista che ha firmato il secondo,
terzo e
quarto film della saga, tornerà per questo film.
Durante la sua presentazione al
CinemaCon, Lionsgate ha annunciato (tramite Deadline) che
The Ballad of Songbirds and Snakes sta procedendo
nella sua distribuzione. Sebbene rimanga senza un cast, ha una data
di uscita: 17 novembre 2023. The Ballad of
Songbirds and Snakes seguirà la stessa trama del libro,
che vede il 18enne Snow mentore di un tributo al Distretto 12 nel
10° Hunger Games.
Tom Blyth e
Rachel Zegler interpreteranno rispettivamente
Coriolanus Snow e Lucy Gray, Jerome
Lance interpreterà Marcus, il tributo del Distretto
2. Ashley Liao interpreterà Clemensia Dovecote,
una delle amiche più care di Coriolanus e mentore di un tributo del
Distretto 11. Knox Gibson interpreterà Bobbin,
tributo del Distretto 8; Mackenzie Lansing
interpreterà Coral, tributo del Distretto 4; mentre Aamer
Husain interpreterà Felix Ravinstill, il mentore di un
tributo del Distretto 11; Nick Benson interpreterà
Jessup, il tributo del Distretto 12 insieme a Lucy Grey Baird
(Rachel Zegler); Laurel Marsden
interpreterà Mayfair Lipp, che mette il nome di Baird in lizza per
il decimo Hunger Games; Lilly Cooper interpreterà
Arachne Crane, mentore di un tributo del Distretto 10; Luna
Steeples interpreterà Dill, tributo del Distretto 11;
Hiroki Berrecloth interpreterà Treech, tributo del
Distretto 7. Hunter Schafer sarà Tigris
Snow.
“Temete il suo richiamo…” Abbiamo
sentito parlare per la prima volta del secondo film del regista di
Luz, Tilman Singer,
Cuckoo, l’anno scorso, e NEON ha finalmente
rilasciato alcune immagini del film attraverso un teaser trailer
molto inquietante.
L’attrice emergente di EuphoriaHunter Schafer, che di recente ha avuto un ruolo di
supporto nel prequel di Lionsgate
Hunger Games – la ballata dell’usignolo e del serpente,
interpreta un’adolescente di nome Gretchen che va a stare
con il padre estraniato e la sua nuova famiglia sulle Alpi
tedesche, dove scopre alcuni eventi molto sinistri, forse
soprannaturali, che potrebbero essere collegati alla sua stessa
famiglia.
Il teaser non mostra molto, ma
vediamo il personaggio di Schafer entrare in una stanza e tirare
fuori quello che sembra essere una specie di coltello a
serramanico, mentre un’inquietante colonna sonora si sviluppa fino
a un urlo agghiacciante.
Poi, proprio alla fine, si
intravede una figura (creatura?) incappucciata che grida verso la
telecamera.
Cosa sta succedendo? Non ne abbiamo
idea! La sinossi che segue delinea la premessa di base, ma è chiaro
che il film manterrà i suoi più grandi segreti nascosti il più a
lungo possibile, e non abbiamo nulla da eccepire su questo
approccio.
Tra le notizie correlate, Schafer
ha anche firmato per recitare accanto a Noomi Rapace in Palette, un
film horror psicologico su “una donna che soffre di sinestesia
estrema, una rara condizione in cui è in grado di sentire i
colori“. Secondo la sinossi. La donna viene presto
“reclutata in un’industria segreta e di culto del design dei
colori, scoprendo l’oscura realtà di ciò che serve per creare le
più grandi tinte del mondo“.
Secondo quanto riportato,
Hunter Schafer, star degli Euphoria,
è stata arrestata lunedì durante una protesta a favore della
Palestina, durante la registrazione dell’apparizione di Joe
Biden al Late Night With Seth Meyers.
Secondo Vulture, Hunter
Schafer è stata una dei 33 arrestati mentre protestava per
i diritti dei palestinesi con il gruppo Jewish Voice for
Peace lunedì.
Le foto dell’evento la mostrano
mentre indossa una maglietta che chiede un cessate il fuoco
immediato e un’immagine della Reuters la vede scortata fuori dalla
30 Rock da un agente della polizia di New York con le mani legate
dietro la schiena.
L’apparizione di Biden a
Seth Meyers è stata interrotta dai manifestanti.
Ieri, alle primarie democratiche del Michigan, migliaia di persone
hanno spinto per un “voto non impegnato” per inviare un messaggio
al Presidente su Gaza, e la quota di voti non impegnati è stata del
14,2% con il 28% di votanti.
Biden è stato ospite a sorpresa di
Seth Meyers, dove ha risposto a domande che
spaziavano dalla sua età alla
cospirazione conservatrice su Taylor Swift
fino, senza sorpresa, alla guerra tra Israele e Hamas.
Hunter Schafer ha
recitato in Euphoria nel
ruolo dell’adolescente transgender Jules Vaughn. Il ruolo
le ha dato fama mondiale e ha vinto numerosi premi per la sua
interpretazione. Tra gli altri ruoli ricordiamo il prequel di
Hunger Games,
Hunger Games – La ballata dell’usignolo e il film
horror Cuckoo con Dan Stevens e Jessica
Henwick.
Finalmente l’action-thriller
Hunter Killer, in progetto da diversi
anni, sembra aver trovato un certo slancio. Gerard
Butler è tornato a bordo e ora a lui si aggiungerà
Gary Oldman. Il film è tratto dal romanzo di
George Wallace e Don Keith,
dal titolo Firing Point.
La storia racconta le vicende di un
generale russo che, impazzito, rapisce il presidente del suo paese
cercando di dare il via alla Terza Guerra
Mondiale. Alleati contro di lui sono un capitano di
sottomarino, Joe Glass (Butler) e una squadra di
Navy SEAL. Gary Oldman sarà un funzionario
americano.
Inizialmente il Hunter
Killer era stato offerto a Phillip
Noyce, Martin Campbell e
McG ma non ha mai trovato qualcuno davvero
interessato al progetto. Ora Original Films ha acquistato i
diritti per realizzare il film dopo la bancarotta di Relativity
Media.
Intanto vedremo
Gary Oldman nel film love story
intergalattica The Space Between
Us.
I film ambientati all’interno di
sottomarini hanno sempre avuto il loro grande fascino e la loro
fortuna al cinema. Da Caccia a Ottobre Rosso
fino a Kursk,
questi hanno più volte e da più punti di vista diversi narrato le
avventure di eroi spesso invisibili. In modo ancor più rocambolesco
ed esplosivo, si è cimentato in questa missione anche il
lungometraggio Hunter Killer – Caccia negli
abissi (qui la recensione). Diretto
da Donovan Marsh, e arricchito da un cast di
grandi attori hollywoodiani, il film si concentra sugli scontri
generatisi tra la marina americana e quella russa, riportando a
galla antiche rivalità e nuove minacce per l’ordine mondiale.
La sceneggiatura scritta da
Arne Schmidt e Jamie Moss non è
però frutto di un’idea originale, bensì è l’adattamento di un noto
romanzo di genere. Si tratta di Firing Point, scritto da
Don Keith e George Wallace e
pubblicato nel 2012. Questo si basa sul reali esperienze di Keith,
ex comandante di sottomarini americani. Divenuto un grande successo
per la sua precisione nel raccontare la vita all’interno di un
sottomarino e le tensioni generatisi tra i due paesi coinvolti,
questo suscitò da subito l’attenzione degli studios di produzione.
Nel 2018 il romanzo venne così adattato in film, riscuotendo
l’attenzione di tutti i fan di questo particolare genere.
Arrivato in sala il film non si
affermò come un grande successo, incassando poco meno del suo
budget di 40 milioni di dollari. Come la critica ha però fatto
notare, Hunter Killer – Caccia negli abissi riesce a
consegnare allo spettatore una buona dose di dinamico ed esplosivo
intrattenimento. Elemento fondamentale, questo, per un film che fa
della pura azione il proprio punto di forza. Prima di tuffarsi in
una prima o nuova visione del film può essere utile scoprire alcune
delle principali curiosità sul film, molte delle quali legate al
cast e alla loro preparazione.
La trama di Hunter Killer –
Caccia negli abissi
La vicenda del film si apre nelle
profondità dell’oceano, dove un sottomarino americano scompare
misteriosamente mentre era intento a seguirne uno russo. Tale
mistero arriva subito all’attenzione dell’ammiraglio John
Fisk, il quale decide di inviare un USS Arkansas ad
indagare sul luogo. Al comando di questo vi è Joe
Glass, comandante esperto ma dai modo estremamente poco
ortodossi. Nello stesso momento, all’interno del palazzo del
governo russo si verifica un vero e proprio colpo di stato. Il
ministro della difesa Dmitriy Durov prende il
potere strappandolo al presidente Nikolai. Con
tale atto, Durov è pronto a dichiarare guerra agli Stati Uniti,
colpevoli a suo dire di aver oltrepassato i confini nazionali.
Ancora ignaro di quanto stia
accadendo in superficie, Glass e i suoi uomini ritrovano i resti
del sottomarino americano e anche di quello russo. In quest’ultimo
individuano una serie di superstiti, tra cui il capitano
Sergei Andropov. Presi come ostaggi, questi
rivelano in realtà di aver subito un attacco interno da parte di un
altro sottomarino russo. Glass comprende dunque che qualcosa non
sta andando come previsto, e che i russi stanno preparando qualcosa
di imprevedibile. Mentre la minaccia della guerra si fa sempre più
concreta, tentare di porre fine al colpo di stato di Durov sembra
essere l’unica possibilità per ristabilire la pace in terra e in
mare.
Hunter Killer – Caccia negli
abissi: il cast del film
Per interpretare il ruolo del
temerario Joe Glass, l’attore Gerard
Butler si rivelò la personalità giusta. Noto per i
suoi ruoli d’azione in film come 300 e
Attacco al potere, l’attore si dichiarò entusiasta di
poter dar vita ad un personaggio di questo tipo. Per poter
risultare ancor più credibile nei panni di questo, decise di
passare diverso tempo all’interno di un vero sottomarino in
missione, apprendendo così i rituali e le operazioni richieste ai
marines a bordo di questi. Quest’esperienza, dall’attore giudicata
memorabile, lo aiutò a comprendere meglio la difficile ma
emozionante vita di questi capitani. Nel film è poi presente anche
l’attore premio Oscar Gary
Oldman, nei panni dell’ammiraglio Charles Donnegan.
Pur rimanendo sulla terra ferma, l’attore decise di documentarsi
sul ruolo di tali figure, potendo così anche egli risultare
realistico nella sua interpretazione.
L’attore e rapper
Common, già visto in film come Selma – La strada per
la libertà, interpreta l’ammiraglio John Fisk, colui che
assegna a Glass la sua missione. Anche questi, per prepararsi al
ruolo, decise di trascorre diverso tempo con dei veri ammiragli,
imparando i segreti del loro mestiere. Nel film è poi presente
l’attore svedese Michael Nyqvist, divenuto celebre
a livello internazionale per il film Uomini che odiano le
donne. Questi interpreta qui il capitano russo Sergei
Andropov. Per Nyqvist questo è stato uno dei suoi ultimi ruoli
cinematografici prima della morte, avvenuta nel 2017. L’attrice
Linda Cardellini interpreta invece Jayne Norquist,
analista per l’Agenzia di Sicurezza Nazionale, mentre l’attore
russo Mikhail Gorevoy è il ministro russo
Durov.
Il trailer di Hunter Killer –
Caccia negli abissi e dove vedere il film in streaming e in
TV
Per gli appassionati del film è
possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Hunter Killer – Caccia negli abissi è
infatti disponibile nel catalogo di Google Play e Apple
iTunes. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento
generale o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È
bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto un determinato
periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film sarà inoltre
trasmesso in TV il giorno martedì 14 febbraio alle
ore 21:20 sul canale Rai 4.
Dopo i recenti
Geostorm e Nella tana dei
lupi, Gerald Butler torna
all’action-thriller con Hunter Killer – Caccia negli
abissi, diretto da Donovan Marsh
e che vede anche la partecipazione del rapper
Common e del neo premio Oscar Gary
Oldman. Il film, basato sul romanzo Firing
Point, di Don Keith e George
Wallace, e in sala dall’8 novembre, conduce lo spettatore
nel pieno di una guerra fredda mai realmente conclusasi, dove Stati
Uniti e Russia vivono costantemente sul baratro dell’ostilità.
Protagonista del film è Joe Glass
(Gerald Butler), capitano di un sottomarino
americano, che navigando nelle profondità del Mar Glaciale Artico
con il suo equipaggio, viene a conoscenza di un segreto colpo di
stato russo che minaccia di distruggere l’ordine mondiale. Suo
compito sarà quello di infiltrarsi nelle acque nemiche per
recuperare il presidente russo preso in ostaggio, e impedire la
Terza Guerra Mondiale.
È curioso notare come in un
ristretto arco temporale si avvicendino sugli schermi
cinematografici due film ambientati all’interno di un sottomarino.
Oltre a questo Hunter Killer, è Kursk l’altro,
diretto dal regista Thomas Vinterberg e presentato
alla scorsa Festa del Cinema di
Roma. Benché trattino due storie piuttosto diverse,
c’è un elemento comune che è ben presente nel film di Vinterberg ed
è invece carente in quello di Marsh: la tensione. Per un
action-thriller di questo tipo, ispirato a celebri film come
Caccia a Ottobre Rosso, la tensione è
tutto. Elemento fondamentale per attrarre lo spettatore e
conquistarne il favore.
Hunter
Killer presenta una dettagliata ricostruzione della
vita in un sottomarino, e quest’attenzione ai particolari favorisce
certamente la visione, ma le sequenze in grado di generare una
concreta tensione sono poche. Complici i numerosi cliché del
genere, il già visto sull’argomento e una serie di dialoghi
pomposi, risulta complesso provare un vero trasporto emotivo nei
confronti di quanto si sussegue nel film. Il film è strutturato
inoltre su tre diversi piani narrativi, quello ambientato nel
sottomarino, quello che segue il gruppo di militari intenti nel
recupero del presidente russo, e l’ultimo ambientato nelle sale
operative dei servizi segreti. Costruendo tre film in uno, al
regista e agli sceneggiatori va riconosciuto il pregio di essere
stati in grado di tenersi lontani dalla confusione che poteva
generarsi da questo intreccio.
Per ovvi motivi è la storia
all’interno del sottomarino a suscitare maggiore interesse. È qui
che si verificano le dinamiche di gruppo e i rapporti di fiducia
che decretano il successo della missione. All’interno del
sottomarino si verificano le scene madre del film, e, nonostante
manchi un sano senso di claustrofobia, quanto avviene sembra
sufficiente per sopperire in parte a questa mancanza.
Hunter Killer riesce in fin dei conti a
sfoggiare un discreto intrattenimento, senza scadere in un numero
esagerato di assurdità che avrebbero certamente reso il tutto una
farsa. Mantenendosi concreto e realistico il film saprà soddisfare
gli amanti del genere, mancando tuttavia di quelle caratteristiche
che avrebbero potuto decretarne un maggior successo.
Diretto da Jonathan
Marsh e basato sul romanzo di Don Keith e
George Wallace, Hunter Killer – Caccia
negli abissi (qui la recensione) è un film del 2018 con le
interpretazioni di Gerard Butler, Gary Oldman, Common,
Linda Cardellini, Toby Stephens e
altri. La trama si sviluppa a partire da un sottomarino
statunitense che viene misteriosamente distrutto nell’oceano vicino
alla Russia, l’esercito degli Stati Uniti e l’NSA inviano il
Capitano Glass (Geard
Butler) e un sottomarino Hunter-Killer, l’USS
Arkansas, per scoprire cosa è successo. Si scopre così che
l’ammiraglio russo Dmitriy Durov (Michael
Gor) ha organizzato un colpo di stato e ha rapito il
presidente russo Zakarin (Alexander
Diachenko), attaccando il proprio sottomarino.
I capi militari e il Presidente
degli Stati Uniti iniziano dunque a prepararsi alla guerra, ormai
apparentemente inevitabile, ma Glass è determinato a fermarla prima
che avvenga, collaborando con il capitano del sottomarino russo
Andropov (Michael Nyqvist) per
estrarre il Presidente e fermare il colpo di stato. Alla fine di
Hunter Killer – Caccia negli abissi, il capitano
Glass compie dunque la coraggiosa mossa di fidarsi
del capitano russo Andropov e insieme
contribuiscono a evitare l’inizio della Terza Guerra Mondiale. Ma
c’è molto su cui riflettere in questo finale, che analizziamo
dunque qui di seguito.
Perché Adropov ha aiutato
Glass
Dopo aver capito che c’erano ancora
degli uomini all’interno del sottomarino russo affondato,
Glass invia un equipaggio per tirarli fuori e uno
dei sopravvissuti è il capitano della nave,
Andropov. Mentre Glass cerca di far navigare la
USS Arkansas più vicina alla base russa di Polyarny, incontra un
campo impenetrabile di mine acustiche e chiede l’aiuto di Andropov,
nonostante le obiezioni di alcuni membri dell’equipaggio, compreso
l’XO. Andropov è inizialmente riluttante, ma dopo che Glass gli
mostra le immagini che mostravano il sabotaggio della Konek e gli
dice che aveva rischiato la vita del suo equipaggio per salvarlo,
Andropov capisce che può fidarsi di Glass.
Gerard Butler e Michael Nyqvist in Hunter Killer – Caccia negli
abissi
Invece di navigare attraverso il
campo minato acustico, Andropov guida dunque Glass e la USS
Arkansas in quella che sembra essere una grotta con un vicolo
cieco. Glass si fida però a sua volta di Andropov e ordina
all’equipaggio dell’Arkansas di seguire le sue indicazioni; alla
fine la grotta dopo essersi stretta si apre e l’Arkansas emerge
nelle acque russe. Mentre molti degli ufficiali di grado più
elevato di entrambe le parti avevano frequentato le accademie
navali, Glass è orgoglioso di aver fatto la gavetta nei
sottomarini, il che lo ha aiutato a guadagnarsi il rispetto e la
fiducia di Andropov, dato che i due uomini sono fatti della stessa
pasta.
Perché Glass ha dato ad Andropov la
sua moneta
Appena insediato come capitano della
USS Arkansas, Glass rifiuta la moneta dell’equipaggio
dell’Arkansas, conservando invece la sua moneta di ex membro
dell’equipaggio della USS Wichita. Inizialmente dice che terrà
quella, perché è la sua moneta fortunata, ma alla fine del film,
dopo aver lavorato con Andropov per evitare la Terza Guerra
Mondiale, i due uomini si stringono la mano e Glass fa scivolare la
sua moneta della USS Wichita nella mano di Andropov. La riluttanza
di Glass a consegnare la moneta dimostra quanto fosse speciale per
lui, ma dopo gli eventi del film, è il modo più forte per mostrare
ad Andropov il rispetto che ha per il capitano russo.
Andropov e Glass si erano già
scontrati in passato e, sebbene il film non entri nei dettagli, è
chiaro che anche in quella situazione entrambi gli equipaggi erano
riusciti a evitare il conflitto. In effetti, Glass si era
documentato su Andropov e conosceva la sua esperienza e il suo
stile, motivo per cui sapeva che sarebbe stato disposto ad aiutarlo
a navigare nel campo minato. Alla fine, poiché Andropov si guadagna
un così alto grado di rispetto da parte dei suoi uomini, questi si
rifiutano di sparare sull’Arkansas, evitando la terza guerra
mondiale. Grazie al periodo trascorso sull’Arkansas, Glass potrebbe
essere pronto a cambiare la sua moneta con una nuova moneta
fortunata dell’equipaggio dell’Arkansas, ma certamente pensa che
Andropov meriti la sua moneta di Wichita come ricordo.
Common in Hunter Killer – Caccia negli abissi
La spiegazione del finale di
Hunter Killer – Caccia negli abissi
L’azione di Hunter Killer –
Caccia negli abissi si divide principalmente tra due
gruppi, gli ufficiali e i politici, questi ultimi situati lontano
dall’azione. Il contrammiraglio John Fisk
(Common) e Jayne Norquist
(Linda Cardellini) dell’NSA lavorano insieme al
Pentagono per cercare di evitare un’escalation del conflitto,
inviando il capitano Glass e la USS Arkansas e una squadra di Navy
SEALS guidata dal tenente Bill Beaman
(Toby Stephens). Nel frattempo, il presidente
dello Stato Maggiore, Charles Donnegan (Gary
Oldman) e altri politici sono un po’ meno avversi al
rischio.
Alla fine del film, Donnegan ordina
a Glass di colpire i russi prima che distruggano la USS Arkansas,
ma Glass si rifiuta, sapendo che anche un attacco per autodifesa
potrebbe scatenare la Terza Guerra Mondiale, a seconda del rispetto
che Andropov ha nei confronti dei suoi apprendisti a bordo della
nave russa. Allo stesso modo, i marinai russi disobbediscono
all’ordine diretto di Durov di fare fuoco sull’Arkansas. Non solo
disobbediscono agli ordini, ma intercettano anche i missili che
Durov lancia contro l’Arkansas dalla Polyarny. La nave russa
risponde quindi al fuoco e distrugge il posto di comando di
Polyarny, uccidendo Durov e ponendo fine al colpo di Stato.
Sebbene Donnegan e il Presidente
Dover (Caroline Goodall) non stiano certamente
cercando di creare una guerra come Durov, il loro approccio alla
situazione si sarebbe indubbiamente concluso con una catastrofe,
mentre il Capitano Glass, Andropov, il Tenente Beaman e i marinai
russi sono molto più preparati a fare ciò che è necessario per
evitare la guerra. Poiché questi uomini lavorano sul campo, a tu
per tu con i soldati che sarebbero morti in guerra, hanno un
investimento più forte e soprattutto le capacità per occuparsi
della situazione. Inoltre, ognuno di loro gode del rispetto degli
uomini che comanda, il che si traduce in una missione di
successo.
Taika
Waititi è pronto a confrontarsi con la regia
di Thor Ragnarok, terzo capitolo
cinematografico della serie dedicata al noto
personaggio Marvel, ma,
prima di cimentarsi in questa nuova avventura, il regista è atteso
al cinema con Hunt For The
Wilderpeople, pellicola che vede
protagonisti Sam
Neal e Julian Denninson.
A tal proposito vi presentiamo, qui
di seguito, il trailer ufficiale della pellicola.
https://www.youtube.com/watch?v=_fGurAKnavo
Questa la trama del film: Ricky
(Julian Dennison), un ragazzino di città, si
ritroverà in fuga nelle foreste selvagge della Nuova Zelanda in
compagnia del poco gestibile zio adottivo Hec (Sam
Neal) e del cane Tupac. Si scatenerà così una caccia
all’uomo nazionale ed i due saranno costretti a mettere
da parte le loro differenze ed imparare a collaborare per
sopravvivere.
Ecco il trailer italiano e le
immagini ufficiali di Hungry Hearts, il
film diretto da Saverio Costanzo con protagonisti
Adam Driver e Alba Rohrwacher. Il
film presentato alla 71esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia, dove ha conquistato le Coppe Volpi agli attori,
arriverà il 15 gennaio 2015 nei nostri cinema.
Jude è americano, Mina è
italiana. S’incontrano per caso a New York. S’innamorano, si
sposano e presto avranno un bambino. Si trovano così in poco
tempo dentro una nuova vita.
Sin dai primi mesi di gravidanza
Mina si convince che il suo sarà un bambino speciale. E’ un
infallibile istinto di madre a suggerirglielo. Suo figlio deve
essere protetto dall’inquinamento del mondo esterno e per
rispettarne la natura bisogna preservarne la purezza.
Jude, per amore di Mina, la
asseconda, fino a trovarsi un giorno di fronte ad una terribile
verità: suo figlio non cresce ed è in pericolo di vita, deve fare
presto per salvarlo.
All’interno della coppia inizia una
battaglia sotterranea, che condurrà ad una ricerca disperata di una
soluzione nella quale le ragioni di tutti si confondono.
Saverio Costanzo
torna dietro la macchina da presa per Hungry
Hearts, una macchina da presa invasiva, curiosa, che
si muove con particolare attenzione in un piccolo appartamento
newyorkese in cui vivono Mina e Jude. I due si sono incontrati per
caso e si sono perdutamente innamorati.
Dopo la gravidanza inaspettata di
lei, i due si sposano e vanno a vivere nell’appartamento dove si
svolge la nostra storia. Mina però è una mamma atipica, non si fida
dei medici e decide di seguire il suo infallibile istinto di madre
e allevare suo figlio senza la supervisione di un pediatra,
nutrendolo come fosse un vegano e cercando di purificarlo
dall’inquinamento e dalle energie negative del mondo esterno. La
situazione le sfuggirà presto di mano, quando il padre si accorge
che il bimbo non cresce.
Saverio Costanzo
mette in scena un dramma travestito da storia d’amore, travestita a
sua volta da thriller (toccando momenti assimilabili all’horror).
Lo fa con un racconto forte, duro, che non prende posizioni, e che
ci estranea, complici le ottiche deformanti, dal senso di realtà al
quale spesso ci vantiamo di essere attaccati.
Ad interpretare i due innamorati di
questa storia ci sono Alba Rohrwacher e Adam Driver, innamorati complici e bellissimi
sullo schermo. La loro storia d’amore cinematografica non è mai
messa in discussione, e pure davanti alle difficoltà i due si
ricordano sempre vicendevolmente dell’amore reciproco; un dettaglio
molto dolce, che ci impedisce, di nuovo, di prendere una posizione
netta a favore dell’uno o dell’altra. Forse a Costanzo non
interessa schierarsi, ma raccontare un momento, un’inclinazione con
un film duro e particolare, che desta interesse e discussione.
I cuori affamati del titolo
(Hungry Hearts) si divorano fino a
consumarsi, lasciando lo spettatore disorientato e stordito, in un
finale che sembra costruito per dare una conclusione alla storia e
che non soddisfa a pieno le aspettative create dal film.
Saverio Costanzo
torna dietro la macchina da presa per Hungry
Hearts, una macchina da presa invasiva, curiosa, che si
muove con particolare attenzione in un piccolo appartamento
newyorkese in cui vivono Mina e Jude. I due si sono incontrati per
caso e si sono perdutamente innamorati.
Dopo la gravidanza inaspettata di
lei, i due si sposano e vanno a vivere nell’appartamento dove si
svolge la nostra storia. Mina però è una mamma atipica, non si fida
dei medici e decide di seguire il suo infallibile istinto di madre
e allevare suo figlio senza la supervisione di un pediatra,
nutrendolo come fosse un vegano e cercando di purificarlo
dall’inquinamento e dalle energie negative del mondo esterno. La
situazione le sfuggirà presto di mano, quando il padre si accorge
che il bimbo non cresce.
Saverio Costanzo
mette in scena un dramma travestito da storia d’amore, travestita a
sua volta da thriller (toccando momenti assimilabili all’horror).
Lo fa con un racconto forte, duro, che non prende posizioni, e che
ci estranea, complici le ottiche deformanti, dal senso di realtà al
quale spesso ci vantiamo di essere attaccati.
Hungry Hearts, un dramma travestito da storia d’amore
Ad interpretare i due innamorati di
questa storia ci sono Alba Rohrwacher e Adam Driver, innamorati complici e bellissimi
sullo schermo. La loro storia d’amore cinematografica non è mai
messa in discussione, e pure davanti alle difficoltà i due si
ricordano sempre vicendevolmente dell’amore reciproco; un dettaglio
molto dolce, che ci impedisce, di nuovo, di prendere una posizione
netta a favore dell’uno o dell’altra. Forse a Costanzo non
interessa schierarsi, ma raccontare un momento, un’inclinazione con
un film duro e particolare, che desta interesse e discussione.
I cuori affamati del titolo
(Hungry Hearts) si divorano fino a consumarsi,
lasciando lo spettatore disorientato e stordito, in un finale che
sembra costruito per dare una conclusione alla storia e che non
soddisfa a pieno le aspettative create dal film.
Ecco le prime due clip da
Hungry Hearts, il film diretto da
Saverio Costanzo con protagonisti Adam
Driver e Alba Rohrwacher. Il film
presentato alla 71esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia, dove ha conquistato le Coppe Volpi agli attori,
arriverà il 15 gennaio 2015 nei nostri cinema.
Jude è americano, Mina è italiana.
S’incontrano per caso a New York. S’innamorano, si sposano e presto
avranno un bambino. Si trovano così in poco tempo dentro una nuova
vita.
Sin dai primi mesi di gravidanza
Mina si convince che il suo sarà un bambino speciale. E’ un
infallibile istinto di madre a suggerirglielo. Suo figlio deve
essere protetto dall’inquinamento del mondo esterno e per
rispettarne la natura bisogna preservarne la purezza.
Jude, per amore di Mina, la asseconda, fino a trovarsi un giorno
di fronte ad una terribile verità: suo figlio non cresce ed è in
pericolo di vita, deve fare presto per salvarlo.
All’interno della coppia inizia una battaglia sotterranea, che
condurrà ad una ricerca disperata di una soluzione nella quale le
ragioni di tutti si confondono.
Arriva oggi al cinema
Hungry Hearts, il film diretto da
Saverio Costanzo con protagonisti Adam
Driver e Alba Rohrwacher. Il film è stato
presentato alla 71esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia, dove ha conquistato le Coppe Volpi agli attori.
Jude è americano,
Mina è italiana. S’incontrano per caso a New York. S’innamorano, si
sposano e presto avranno un bambino. Si trovano così in poco tempo
dentro una nuova vita.
Sin dai primi mesi di gravidanza
Mina si convince che il suo sarà un bambino speciale. E’ un
infallibile istinto di madre a suggerirglielo. Suo figlio deve
essere protetto dall’inquinamento del mondo esterno e per
rispettarne la natura bisogna preservarne la purezza.
Jude, per amore di Mina, la asseconda, fino a trovarsi un giorno
di fronte ad una terribile verità: suo figlio non cresce ed è in
pericolo di vita, deve fare presto per salvarlo.
All’interno della coppia inizia una battaglia sotterranea, che
condurrà ad una ricerca disperata di una soluzione nella quale le
ragioni di tutti si confondono.
Negli ultimi anni i film o le serie
ambientate nel mondo della cucina hanno conosciuto una forte
espansione, proponendo tanto gli aspetti più affascinanti del mondo
della ristorazione quanto anche quelli più spaventosi, dove si
mette in mostra tutta la frustrazione e la fatica dietro tale
lavoro. Titoli come Boiling Point – Il disastro è
servito,Sì, Chef!,The Menù o la serie
The Bear, sono solo
alcuni tra gli esempi più recenti a riguardo. Ora, un nuovo film,
proveniente dalla Thailandia, si propone di raccontare tale mondo
sotto un nuovo punto di vista. Si tratta di
Hunger, distribuito da Netflix.
Diretto da Sitisiri
Mongkolsiri (Sang Krasue, Girl From
Nowhere) e scritto da Kongdej
Jaturanrasmee, il film è in pochi giorni divenuto uno dei
più visti sulla piattaforma, portando avanti l’onda di successo che
da qualche anno a questa parte sta investendo le opere provenienti
dall’Asia. Grazie a Netflix, in particolare, dal fenomeno Squid Game fino a titoli come
Kill Boksoon,Hellbound e The Glory. Con
Hunger, dunque, ci troviamo nel mondo della cucina
thailandese, per un opera che mescola dramma e thriller alla
scoperta degli orrori che si nascondono in questo ambiente e che
metteranno in pericolo la protagonista.
La trama e il cast di
Hunger
Protagonista di Hunger è
infatti Aoy, una ventenne con la passione per la
cucina, formatasi presso il ristorante di famiglia dove si servono
principalmente piatti a base di noodle. La fama del suo talento si
sparge rapidamente in quel di Bangkok, portandola ben presto a
ricevere una notizia per lei straordinaria. Aoy è infatti invitata
ad unirsi al team “Hunger”, il più lussuoso e rinomato gruppo
thailandese di Chef, diretto da Paul, noto per la
sua ineguagliabile creatività ma anche per la sua ferrea severità
dietro i fornelli. Per Aoy inizia dunque l’esperienza che attendeva
da tutta la vita, ma che ben presto si rivelerà decisamente diversa
da come se l’era immaginata.
Il film ha come protagonista
l’attrice Chutimon Chuengcharoensukying,
conosciuta in patria come “Aokbab” e famosa a
livello internazionale per aver recitato nei panni di Lita nella
serie Bad Romeo. L’attrice è affiancata da
Nopachai Chaiyanam in quelli del severo chef Paul.
L’attore è noto per aver recitato nel film Headshot, ma
anche per aver diretto i film Voice e The Secret
Weapon. Completa poi il cast l’attore Gunn Svasti Na
Ayudhya (Diary of Tootsies) nel ruolo di Tone,
che stringerà amicizia con Aoy. Si tratta naturalmente di attori
poco o per nulla conosciuti dal pubblico occidentale, ma la
possibilità di scoprire questi nuovi interpreti e un altro dei
valori aggiunti dalla distribuzione Netflix.
Altre cose da sapere su
Hunger e la spiegazione del film
Come spesso accade nei film che
affrontano l’argomento cibo, questo diventa elemento a partire dal
quale si possono raccontare le disparità esistenti nella società
attuale. Anche in Hunger, dunque, il cuore del racconto
ruota intorno alla sfrenata esistenza dei ricchi contrapposta a
quella più sobria e salutare dei meno abbienti. Da questi ultimi
proviene Aoy, che si ritrova suo malgrado a scoprire come il mondo
in cui sognava di entrare è in realtà un posto squallido, composto
da persone prive di scrupoli e di pietà verso i meno fortunati. Il
senso del racconto sta tutto qui.
Mentre Aoy cerca di tenere fede alle
proprie radici, cucinando per il desiderio di sfamare, deve
confrontarsi con un contesto che fa del cibo un arte più da
ammirare che non da mangiare. Emerge così l’importanza delle
proprie origini, della famiglia quale caposaldo indimenticabile, il
tutto però alternato ad una tensione e dei momenti da puro film
thriller che amplificano il senso di terrore e disgusto che la
protagonista prova sempre più con il passare del tempo. Alla fine,
per lei sarà necessario compiere una scelta, avendo attraversato il
mondo che sognava e dovendo ora decidere chi davvero vuole
essere.
Il trailer di Hunger e
come vederlo su Netflix
Come anticipato, è possibile fruire
di Hunger unicamente grazie alla sua
presenza nel catalogo di Netflix, dove
attualmente, per via dell’uscita del sequel, è al 4° posto
nella Top 10 dei film più visti in Italia. Per vederlo,
basterà dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla
piattaforma scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo
di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità
video, avendo poi anche accesso a tutti gli altri prodotti presenti
nel catalogo.
Hunger è un
intensissimo film del 2008 diretto da Steve
McQueen che non è da confondersi con la nota stella
hollywoodiana di cui è solo un omonimo. Hunger –
Fame è un film di cui il regista si è anche occupato della
sceneggiatura insieme all’astro nascente Enda Walsh, pluripremiato
drammaturgo teatrale.
In Hunger Belfast,
1981, prigione di Long Kesh. In questo penitenziario situato nella
periferia della capitale nord-irlandese sono rinchiusi i più
pericolosi esponenti dell’IRA macchiatisi di gravissimi atti di
terrorismo. Long Kesh è soprannominato The maze (il
labirinto) ed i settori dedicati ai terroristi sono chiamati gli H-
Blocks per la forma ad H della struttura.
Sono ormai diversi anni che i
detenuti dell’IRA reclamano uno status carcerario speciale che li
distingua dai detenuti comuni; essi pretendono dal governo di sua
Maestà di poter indossare abiti civili, di avere una visita a
settimana ed uno sconto della pena inflitta. Come mezzo di protesta
essi utilizzano il blanket-protest e il
dirty-protest ossia si rifiutano di indossare la divisa di
carcerati (accontentandosi solo di una coperta) e si rifiutano di
lavarsi, vivendo di fatto tra i propri escrementi.
Le guardie carcerarie impongono
loro con la forza e la violenza un minimo di igiene e quando si
decidono ad accontentare in parte le loro richieste lo fanno in
modo denigratorio ossia fornendo loro abiti clowneschi. Bobby Sands
(Micheal Fassbender), il leader dei carcerati politici, decide come
ultima e disperata soluzione di lotta uno sciopero della fame ad
oltranza; nonostante i tentativi di padre Moran (Liam Cunningham)
di farlo recedere da questo intento suicida, Sands vorrà andare
sino in fondo spinto da un’inossidabile volontà e forza
d’animo.
Hunger, il film
Hunger è un film
dalla drammaticità sconvolgente in cui la narrazione segue uno
stile asciutto ed immediato che lascia pochissimo spazio alle
emozioni o ai romanticismi.
Il film non vuole esprimere
giudizi, prendere posizioni o esaltare l’una o l’altra parte, vuole
documentare in modo freddo, spietato e terribilmente crudo la
drammaticità di quegli eventi, la gravità di quello che successe
nel Regno Unito di Margharet Thatcher nei primi anni ’80. Suscitare
dialogo e riflessioni a distanza di 30 anni quando forse è
possibile farlo senza troppe implicazioni politiche ed emotive.
L’asciuttezza e la funzionalità
della struttura narrativa è avvalorata da una voluta e studiata
scarsezza di dialoghi sopratutto nella prima e nell’ultima parte in
cui prevalgono le immagini e le inquadrature che si concentrano
sugli sguardi, sulle espressioni e su ogni particolare importante e
significativo. La seconda parte invece si staglia tra esse come una
rottura espressiva in cui “il dialogo” è l’elemento pregnante e
dominatore della scena. Il frenetico botta e risposta tra il
terrorista e l’uomo di chiesa è una sorta di “partita a tennis”,
un’appassionante e coinvolgente confronto fra due uomini, due
irlandesi entrambe repubblicani divisi dalla concezione della
lotta al comune nemico.
Hunger è anche e
sopratutto un film che vuole mostrare senza fronzoli od orpelli
vari sino a dove un uomo possa giungere e spingersi in nome di un
ideale. Il progressivo deperimento fisico di Bobby Sands è
un lento e drammatico cammino che lo condurrà verso la fine; egli
ne è consapevole ma non per questo men disposto a perseguire il suo
scopo. Il suo corpo diventa strumento di lotta in quanto solo ad
esso ormai può affidarsi e appellarsi contro l’oppressione delle
guardie.
Micheal
Fassbender è strepitoso in una parte difficilissima e
impegnativa oltre ogni limite e non solo perchè gli ha imposto una
considerevole ed impressionante perdita di peso che raggiungerà in
pochi mesi nell’inverno del 2007. Egli si conferma come uno degli
attori più importanti e completi del momento di cui sentiremo
ancora parlare molto in futuro.
Hunger è un film
duro, emotivamente molto intenso e consigliabile a “stomaci forti”.
Un film che nella sua immediatezza e nella sua scarna e diretta
capacità espressiva ha il suo valore principale; un film che si
basa su fatti realmente accaduti e che di quei fatti vuole
rinverdire le memorie del popolo inglese e non solo. Un film che
nel mondo post 11 settembre non ha di certo perso la sua attualità.
Nelle sale dal 27 aprile.
Hunger Ward
è il nuovo lavoro di Skye Fitzgerald, regista e produttore
che da tempo si dedica ai documentari, mettendo al centro questioni
umanitarie. Questo suo nuovo film è un appassionato cortometraggio
sulla guerra civile in Yemen, colpito duramente dal conflitto,
dalla carestia e dalla fame. A soffrirne sono soprattutto i più
piccoli. Il documentario è candidato agli Oscar ed è disponibile in
prima visione assoluta, in esclusiva nazionale, dal 15 aprile su
IWonderfull, piattaforma streaming video di I Wonder
Puctures.
Storie di bambini
inHunger Ward
La Dott.ssa Aida
Aisadeeq e l’infermiera Mekkia Mahdi lavorano nei
reparti specializzati per la nutrizione artificiale di due
grandi ospedali yemeniti e ogni giorno affrontano la dura realtà di
una guerra che dura da sei anni e vede opposti l’Arabia Saudita e i
ribelli sciiti huthi, sostenuti dall’Iran. Alcune forze
occidentali, soprattutto Usa e Regno Unito, foraggiano l’Arabia
Saudita, responsabile di bombardamenti, con armi, intelligence e
supporto operativo. Gli Emirati Arabi sono alleati dei sauditi. Gli
huthi hanno progressivamente preso il controllo del paese. L’Europa
semplicemente non sembra interessarsi del conflitto. In questo
panorama, il nemico contro cui lottano quotidianamente Aida e
Mekkia, si chiama fame, malnutrizione. Ne soffrono i bambini e le
bambine che vengono portati da loro in ospedale ogni giorno,
affinché possano avere una speranza di sopravvivere. Omeima
e Abeer sono due di loro. Hanno 10 e 6 anni e sono
malnutrite. La dottoressa e l’infermiera se ne prendono cura, ma vi
sono anche tanti altri bambini, accompagnati da genitori e nonne.
Ogni bambino ha la sua storia, tutti sono accomunati dalla
malnutrizione in un paese fiaccato dal conflitto e dal pesante
embargo dell’Arabia Saudita, che impedisce l’arrivo di cibo e
medicinali. Se le due bambine ce la faranno, Aida e Mekkia non
possono dirlo, ma fanno ogni giorno del loro meglio, mentre il
paese affronta la peggiore carestia degli ultimi cento
anni.
Il cinema umanitario
di Skye Fitzgerald
Il regista Skye
Fitzgerald è
qui al terzo lavoro della sua Refugee Trilogy – trilogia dei
rifugiati – dopo50 Feet from Syria, sull’impatto civile del conflitto
in Siria, e Lifeboat, sul tema dei rifugiati e dei
migranti, anch’esso nomianto all’Oscar, per la
colonna sonora di William Campbell – Fitzgerald lo ha scelto
anche per questo nuovo lavoro. Il regista afferma di aver voluto
iniziare questa trilogia e intraprendere la strada di quello che
chiama “Cinema Umanitario” perchè, nonostante una lunga
carriera nel documentario, sia come regista che come produttore, si
è reso conto che i suoi lavori precedenti “non raggiungevano
un’audience abastanza ampia, né mettevano in moto un cambiamento
sufficiente. Così ho cambiato il mio approccio per concentrarmi su
un singolo principio fondamentale: l’empatia”. Poiché
l’empatia, prosegue, fa sì che diventi “difficile creare
barriere”. Così si arriva a Hunger
Ward.
Hunger Wardè
spietato ma urgente
Dal punto di vista dei
contenuti, Hunger Ward può essere considerato un
parente dei reportage dalla Libia di Francesca Mannocchi o
dei documenti visivi sul lavoro di organizzazioni umanitarie come
Emergency o Medici Senza Frontiere. C’è lo stesso approccio
realistico, anche crudo, la stessa urgenza e una simile capacità di
creare quell’empatia così fondamentale perchè lo
spettatore senta vicino a sé ciò che, almeno geograficamente, è
spesso molto lontano. Li accomuna la violontà di accendere i
riflettori su realtà dimenticate o rimosse dalla coscienza
dell’Occidente.
Visivamente, invece,
siamo in pieno cinema. Al netto dell’eloquenza intrinseca delle
immagini, il regista riesce a cogliere i dettagli più
significativi, quelli che dicono tutto, e li mette in risalto
grazie al lavoro d’equipe con il fotografo Jeffrey Ball e il
montatore Dan Sadowsky. Accade ad esempio, con i disegni dei
bambini sulla terrazza dell’ospedale, visibili dall’alto, che
riassumono perfettamente la loro lotta per vivere, oltre a
ricordare allo spettatore ciò che si perde, se si perde una di
quelle vite. Non solo, come dice l’infermiera, “è come perdere
un membro della famiglia”, ma si perde il futuro, la capacità
di immaginare un mondo migliore. È questo, viene da dire guardando
quei disegni, tutto ciò che dovrebbero fare quei bambini: giocare,
andare a scuola. Invece si trovano a combattere per vivere. Così
accade anche per la bilancia rudimentale che li pesa al loro
arrivo: un grosso catino appeso a una corda. Da qui arriva un
verdetto temuto, che dice quanto è grave il problema e quante
speranze di sopravvivenza ci sono. Ci sono poi gli edifici
distrutti dalle bombe, le macerie dopo un bombardamento a un
funerale. Dei presenti restano solo scarpe ammassate in un immagine
della quale è difficile trovare eguali nella memoria, a meno che
non si torni alle montagne di scarpe nei campi di concentramento
nazisti. Il grigiore del cemento domina l’ambiente.
Colpisce poi lo sguardo
delle due bambine: sembra quello rassegnato degli anziani. Sembrano
già vecchie. Abeer non sorride, non gioca. Non è retorica ma
un’associazione spontanea di idee quella con i bambinelli di molte
natività, che non sorridono mai. Hanno lo sguardo mesto e grave da
adulti anzitempo, perchè già prefigurano il proprio destino, la
morte precoce.
Di fronte alla morte,
specie quando tocca dei bambini, ci si può chiedere se sia giusto o
meno mostrarla, proporre immagini così forti. Se non possa apparire
ricattatorio nei confronti dello spettatore.
Tuttavia, i 40 minuti
duri, spietati di Hunger Ward sono da vedere per
ricordare in che contesto si vive e capire chi si vuole essere.
L’urgenza che muove il regista chiama lo spettatore alla stessa
urgenza nel decidere come porsi di fronte a un conflitto
dimenticato e a una delle peggiori crisi umanitarie del
pianeta.
Da oggi fino al 15 ottobre si
potrà partecipare al concorso che mette in palio la
possibilità di volare a Berlino e assistere alla
PREMIERE mondiale di Hunger Games Il Canto della
Rivolta parte 2.
Dopo aver acquistato il biglietto in
uno dei cinema che hanno già aperto le prevendite, registrandosi o
accedendo alla community di Distretto13 si potrà, caricando la
foto del proprio biglietto, partecipare al concorso.
Hunger Games il Canto
della Rivolta Parte 2 arriverà al cinema il 19
novembre 2015. Il film è diretto da Francis
Lawrence e vede nel cast Jennifer Lawrence, Josh
Hutcherson, Liam Hemsworth, Woody Harrelson, Elizabeth Banks,
Julianne Moore, Philip Seymour Hoffman, Jeffrey Wright, Stanley
Tucci, Donald Sutherland, Toby Jones, Sam Claflin, Jena
Malone.
Katniss è a capo di una rivolta
contro una Capitol City sempre più determinata ad ucciderla e
Peeta, salvato dalle grinfie del Presidente Snow dopo le torture
subite, sembra essere ormai una persona diversa.