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Shazam 2 è ufficiale, annunciata la data di uscita

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Shazam 2 è ufficiale, annunciata la data di uscita

Shazam 2 è ufficiale! La Warner Bros. ha infatti annunciato la data di uscita del sequel del cinecomic DC con protagonista Zachary Levi, che arriverà nelle sale americane il 1 aprile 2022!

Al momento Shazam 2 non sembra avere concorrenti diretti nella data scelta dalla major per la release: c’è da dire, però, che il film arriverà al cinema una settimana prima del sequel di Spider-Man: Un Nuovo Universo e di un misterioso film evento targato Universal che farà il suo debutto l’8 aprile 2022.

Lo scorso aprile abbiamo appreso che sarà Henry Gayden ad occuparsi ancora una volta della sceneggiatura del sequel, con David F. Sandberg (Annabelle 2: Creation) pronto a tornare dietro la macchina da presa. Le riprese del sequel dovrebbero partire all’inizio del 2020.

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Shazam! è uscito nelle sale lo scorso 3 aprile. Nel cast Zachary Levi, Asher Angel, Mark Strong, Jack Dylan Grazer, Grace Fulton, Faithe Herman, Ian Chen, Jovan Armand, Cooper Andrews, Marta Milans e Djimon Hounsou.

La sinossi: Abbiamo tutti un supereroe dentro di noi, ci vuole solo un po’ di magia per tirarlo fuori. Nel caso di Billy Batson, basterà gridare una sola parola – SHAZAM! – affinché questo ragazzo adottato di 14 anni si trasformi nel Supereroe per gentile concessione di un antico mago. Ancora bambino all’interno di un corpo divino, Shazam si diverte nella versione adulta di se stesso facendo ciò che qualsiasi adolescente farebbe con i superpoteri: divertirsi! Volare? Vedere a raggi X? Saltare i compiti a scuola? Shazam vuole testare i limiti delle sue capacità con la gioiosa imprudenza di un bambino, ma dovrà padroneggiare rapidamente questi poteri per combattere le forze mortali del male controllate dal Dr. Thaddeus Sivana. 

Fonte: ComingSoon.net

Matteo Garrone presenta Pinocchio, il suo sogno realizzato

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Matteo Garrone presenta Pinocchio, il suo sogno realizzato

Un progetto lungo quattro anni e finalmente in sala, a partire dal 19 dicembre, ma desiderato da una vita. Matteo Garrone ha presentato alla stampa romana il suo Pinocchio, ennesima rivisitazione della fiaba di Collodi ma vero e proprio sogno realizzato per il premiato regista di Dogman che, affidandosi agli spettatori, regala ai suo fan la sua ultima opera.

“Il pubblico dirà se ne è valsa la pena realizzare questo sogno. Siamo convinti di aver fatto del nostro meglio – spiega Garrone, in conferenza stampa – Ho disegnato questa storia a sei anni e Pinocchio mi accompagna da allora. Come registra era difficile resistere alla tentazione, ho avuto la fortuna di avere dei compagni di viaggio straordinari. Mi hanno aiutato a fare un film con una sua leggerezza e ironia.”

Il regista, noto per il tono fiabesco con cui affronta anche la realtà più cruda (Reality) si era già spinto nel campo della propto-fiaba, ma non aveva mai toccato così da vicino il genere: “Ho iniziato con ‘Il racconto dei racconti’ a esplorare un territorio magico, ma questo film ha una storia a sé per il legame che ho con il libro di Collodi. Sono felice e riconosco ogni fotogramma di questo film come un mio film. Ho cercato di fare un’opera popolare, che potesse arrivare a tutti come fa il capolavoro da cui è tratto. Questo è stato il grande sforzo che abbiamo fatto, volevamo far riscoprire questo grande classico tanto vivo nell’immaginario collettivo in ognuno di noi.”

Come la sua storia ci insegna, Matteo Garrone non è mai troppo lontano dalle suggestioni pittoriche che lo affascinano: “Sono partito dalle origini di Pinocchio, dai disegni di Enrico Mazzanti che è stato il primo illustratore. Quei disegni li sono stati i punto di partenza. Ho messo nella fotografia e nel paesaggio la pittura dei Macchiaioli, ma anche tanto del Pinocchio di Comencini. Ci sono anche degli aspetti di Tim Burton che è un regista che ammiro tanto, anche se quelli verso di lui non erano omaggi premeditati. Volevamo sorprendere e incantare il pubblico, su questo aspetto devo ringraziare Massimo Ceccherini che oltre per la Volpe mi ha aiutato tantissimo anche nel rendere più comiche altre situazioni con il resto dei personaggi.”

Sulla lettura che invece ha dato alla storia classica, Matteo Garrone si tiene stretto a quelli che sono i legami naturali più autentici e primordiali: “La chiave di lettura più spontanea è che siamo di fronte alla storia d’amore tra un padre a un figlio. I gesti e gli sforzi che fa per ritrovarlo sono un potentissimo atto d’amore, così come il bambino che comprende la forza della redenzione e dell’amore per il padre. Se vogliamo andare più in profondità è anche una storia universale perché racconta il cedere di un bambino verso le tentazioni, credo tutti lo abbiamo provato qualche volta e tutti ci possiamo riconoscere in Pinocchio.”

pinocchioOltre al citato Massimo Ceccherini, che, oltre a co-firmare con Garrone la sceneggiatura, nel film interpreta la Volpe al fianco di Rocco Papaleo-il Gatto, il cast è impreziosito da Robert Benigni che, dopo la sua personale incursione nella fiaba di Pinocchio, ora interpreta Geppetto, e da Gigi Proietti, nei panni di Mangiafuoco.

L’attore premio Oscar da sempre legato al racconto di Collodi, ha detto: “Pinocchio è la nostra storia, è come il sole ed è davanti a noi ogni giorno. All’interno ci sono tutti gli insegnamenti di vita che si possono immaginare. In questo film c’è la bellissima storia d’amore del padre per il figlio, se ci pensate Geppetto è il padre più famoso del mondo al pari di San Giuseppe ed entrambi sono falegnami. Sono due padri adottivi di figli che risorgono, il racconto è quasi evangelico. Garrone, che considero uno dei più grandi registi di tutti i tempi, riesce davvero a rendere le sue immagini sullo schermo come un quadro dei macchiaioli in questo film, racconta già con le sole immagini. Lui sa far emozionare, commuovere e divertire. Questo Pinocchio è un regalo per il mio cuore e per quello di tutti gli italiani. È per tutti, dai 4 agli 85 anni”.

Pinocchio di Matteo Garrone arriverà al cinema il 19 dicembre, in tempo per le vacanze di Natale, e sarà distribuito da 01 Distribution.

Michelle Monaghan: 10 cose che non sai sull’attrice

Michelle Monaghan: 10 cose che non sai sull’attrice

L’attrice Michelle Monaghan potrà non essere un nome particolarmente familiare, ma negli anni si è costruita una solida carriera partecipando a numerosi film d’azione, commedie e thriller ad alta tensione. Celebre anche per i suoi ruoli televisivi, come quello nella prima stagione della serie True Detective, la Monaghan si è negli anni guadagnata le attenzioni di critica e pubblico, che l’hanno seguita nel crescere della sua filmografia, apprezzandone la versatilità.

Ecco 10 cose che non sai su Michelle Monaghan.

Michelle Monaghan: i suoi film

1. Ha recitato in numerosi lungometraggi. L’attrice debutta al cinema nel 2002 con il film L’amore infedele. Negli anni successivi la sua popolarità cresce grazie alla partecipazione a film come The Bourne Supremacy (2004), Mr. & Mrs. Smith (2005), Mission: Impossible III (2006), Gone Baby Gone (2007), Lo spaccacuori (2007), Trucker (2008) e Un amore di testimone (2008). L’attrice si fa ulteriormente notare con i suoi ruoli in Somewhere (2010), Parto col folle (2010) e Source Code (2011). Negli ultimi anni ha invece partecipato ai film La formula della felicità (2014), Pixels (2015), Boston – Caccia all’uomo (2016) e Mission: Impossible – Fallout (2018).

2. È celebre per i ruoli televisivi. Dopo aver recitato in alcuni episodi delle serie Young Americans (2000), Law & Order – Unità vittime speciali (2001) e Boston Public (2002-2003), l’attrice è divenuta celebre per il ruolo di Maggie Hart nella prima stagione della serie True Detective (2014). Dal 2016 al 2018 è invece tra i protagonisti della serie The Path, dove recita accanto all’attore Aaron Paul.

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3. Ha ricoperto il ruolo di produttrice. Nel corso della sua carriera l’attrice si è cimentata anche come produttrice, una prima volta per il film Trucker e in seguito per la serie The Path.

4. Ha ricevuto nomination a importanti premi per i suoi ruoli. Per il suo ruolo nella serie True Detective l’attrice è stata nominata come miglior attrice non protagonista ai premi Satellite Awards e Golden Globe.

Michelle Monaghan è su Instagram

5. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un proprio profilo, seguito da 1,1 milioni di persone. All’interno di questo l’attrice è solita condividere fotografie scattate in momenti di svago, in compagnia della propria famiglia o dei propri amici. Non mancano tuttavia anche immagini e video promozionali dei suoi progetti da interpreti.

Michelle Monaghan: la sua vita privata

6. È sposata e ha dei figli. Nel 2000, durante un party, l’attrice conosce Peter White, grafico australiano. I due si sono sposati poi cinque anni dopo, nel 2005. La coppia ha poi avuto due figli, nati rispettivamente nel 2008 e nel 2013.

Michelle Monaghan e la Fiorentina

7. Sostiene la squadra di calcio italiana. Nel febbraio del 2019 l’attrice ha fatto sapere tramite i propri profili social di aver assistito ad una partita della squadra di calcio Fiorentina contro l’Inter, seduta in Curva Fiesole con tanto di sciarpa viola, simbolo della squadra toscana.

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Michelle Monaghan in True Detective

8. Sedurre il protagonista è stata la cosa per lei più difficile. Nella serie l’attrice interpreta la moglie del personaggio di Woody Harrelson. Desiderosa di liberarsi del proprio infelice matrimonio, la donna sedurrà poi Rust Cohle, interpretato da Matthew McConaughey. L’attrice ha dichiarato che la scena si è rivelata particolarmente difficile da girare, per via dell’alto tasso erotico. Tuttavia con l’aiuto del collega le riprese sono andate per il meglio.

9. Ha accettato subito il ruolo. Gli ideatori Cary Fukunaga e Nic Pizzolato proposero il ruolo all’attrice, che non appena ebbe letto la sceneggiatura di alcuni episodi accettò la parte, pur non sapendo ancora alcuni dei risvolti narrativi del suo personaggio.

Michelle Monaghan età e altezza

10. Michelle Monaghan è nata a Winthrop, in Iowa, Stati Uniti, il 23 marzo 1976. L’altezza complessiva dell’attrice è di 170 centimetri.

Fonte: IMDb

Cube – Il Cubo: 10 cose che non sai sul film

Cube – Il Cubo: 10 cose che non sai sul film

Diretto nel 1997 dal regista di origini italiane Vincenzo Natali, Cube – Il cubo è diventato negli anni un piccolo cult, a cui è seguito un sequel e un prequel. Di genere thriller, l’opera si è inoltre guadagnata un suo buon seguito di fan, attratti dalla sua struttura e dai colpi di scena. Il film è inoltre diventato fonte di ispirazione per quei film basati su sadici giochi in cui i personaggi devono trovare la soluzione agli indovinelli proposti per riuscire a sopravvivere, come il caso esemplare della saga Saw.

Ecco 10 cose che non sai su Cube – Il cubo.

Cube – Il cubo: la trama del film

1. È strutturato su pochi ambienti. Protagonisti del film sono un gruppo di persone che, senza ricordarsi come vi siano giunti, si ritrovano intrappolati in un cubo dal quale sembra esistere solo una via d’uscita, mentre ogni altra conduce ad una fine atroce.

2. I personaggi vengono sottoposti a sfide sempre più difficili. Nel procedere degli enigmi, i protagonisti si troveranno alle prese con un sempre maggiore livello di difficoltà, che li costringerà a ponderare bene le loro scelte prima di addentrarsi oltre, rischiando la morte.

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Cube – Il cubo: il cast del film

3. È composto da attori poco noti. Per la sua natura di piccolo film indipendente, il film non ha potuto permettersi l’utilizzo di attori di richiamo, ma si è avvalso di alcuni interpreti divenuti poi celebri in seguito al film. Tra questi si hanno Maurice Dean Wint, Nicole de Boer, David Hewlett e Wayne Robson.

4. Il cast ha odiato una sequenza in particolare. Gli attori del film hanno dichiarato di aver particolarmente gradito la sequenza girata nella stanza di colore bianco, mentre quella meno apprezzata è stata quella nella stanza di color rosso, sia per la difficoltà che richiese per le riprese quanto per la sua natura particolarmente violenta.

5. Il regista voleva girare il film in ordine cronologico. Inizialmente il regista programmò le riprese secondo un ordine cronologico, ma tuttavia costretto ad abbandonare tale idea per via della difficoltà riscontrata nel funzionamento delle porte dei cubi.

Cube – Il cubo è in streaming

6. È disponibile in streaming. Per gli appassionati del film, o per chi desiderasse guardarlo per la prima volta, sarà possibile farlo grazie alla sua presenza su alcune popolari piattaforme streaming. Tra queste vi sono Chili, Apple iTunes e Netflix. Per riprodurre il film basterà noleggiarlo, acquistarlo o semplicemente sottoscrivere un abbonamento alla piattaforma di riferimento.

Cube – Il cubo: esiste un sequel

7. È stato realizzato un sequel del film. Nel 2002 viene realizzato un sequel del film intitolato Il cubo 2 – Hypercube. Il film ripropone pressoché la medesima struttura, solo con nuovi personaggi e nuove trappole da superare. La grande novità è data dalla diversa ambientazione, dove si introduce la quarta dimensione e l’iperspazio.

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Cube – Il cubo: il trailer del film

8. Ha attratto numerosi spettatori. Il film ha conquistato la curiosità di numerosi spettatori grazie al suo trailer, dove vengono brevemente presentati i personaggi e il contesto in cui si muovo. Non vengono tuttavia mostrati i numerosi pericoli a cui sono sottoposti, generando così curiosità negli spettatori, desiderosi di sapere come proseguiranno le avventure dei protagonisti.

Cube – Il cubo: il finale del film

9. Ha un finale inaspettato. Tra le cose che maggiormente hanno conquistato il pubblico vi è il finale del film, dove la vera natura dei protagonisti viene a svelarsi, generando un susseguirsi di situazioni inaspettate, che accentuano di conseguenza la crescente cupa atmosfera del film.

Cube – Il cubo: le recensioni del film

10. Ha ricevuto critiche generalmente positive. Sull’aggregatore statunitense di recensioni Rotten Tomatoes, il film riporta una percentuale di gradimento dei critici del 63%. Questi lodano in particolare la sceneggiatura e la messa in scena, funzionali alla tensione del film. Più alto è invece la percentuale di gradimento da parte degli spettatori, stabilita al 76%.

Fonte: IMDb

 

 

 

 

The Irishman: la storia vera dietro al film di Martin Scorsese

The Irishman: la storia vera dietro al film di Martin Scorsese

Disponibile su Netflix dal 27 novembre, The Irishman è il nuovo film del regista premio Oscar Martin Scorsese, che torna per l’occasione a lavorare con i suoi attori feticcio Robert De Niro e Joe Pesci, e dando vita alla sua prima collaborazione con Al Pacino. Il film, costato all’incirca 200 milioni di dollari, è tratto dal romanzo I Heard You Paint Houses, di Charles Brandt. Basato sulla vita del sicario Frank Sheeran, il film attraversa numerosi decenni di storia americana per dar vita ad una lunga odissea nel mondo della criminalità organizzata.

Ispirato ad una storia vera, e con personaggi realmente esistiti, il film non è ovviamente fedele in modo dettagliato alla realtà degli eventi narrati. Alcuni aspetti vengono raccontati tradendo una certa accuratezza in nome dell’intrattenimento cinematografico. Di seguito si riporteranno una serie di domande basate sul film, e che rispondono a quanto di differente c’è tra il film e i fatti a cui è ispirato.

Frank Sheeran ha davvero confessato sul suo letto di morte di aver ucciso Jimmy Hoffa?

Stando alla vera storia dietro The Irishman, Frank Sheeran ha effettivamente rivendicato la responsabilità della morte, nel 1975, del sindacalista Jimmy Hoffa. Prima di morire di cancro, Sheeran raccontò la sua storia a Charles Brandt, che l’ha riportata poi nel pagine suo libro di saggistica del 2004, intitolato I Heard You Paint Houses. Il libro è poi diventato la base per il film diretto da Martin Scorsese.

Frank Sheeran è realmente stato in prigione?

L’FBI accusò Sheeran di associazione a delinquere e strozzinaggio, venendo condannato a 32 anni di prigione. Dopo nove anni, l’avvocato Charles Brandt ottiene la libertà condizionale per Sheeran, ormai settantunenne, per motivi medici. È così che Brandt, che avrebbe poi scritto il libro, è divenuto amico di Sheeran.

Robert De Niro assomiglia al vero Frank Sheeran?

A parte i capelli lisci e un po’ di peso in eccesso, De Niro, alto all’incirca 178 centimetri, non condivide una grande somiglianza con l’irlandese Frank Sheeran, il quale era invece alto 195 centimetri. Tuttavia De Niro, noto principalmente come attore italoamericano, condivide con Sheeran delle origini irlandesi, ereditate da parte di suo padre.

Frank Sheeran ha davvero sviluppato le sue capacità di sicario durante il servizio nella seconda guerra mondiale?

Stando alle dichiarazioni di Sheeran, egli prese parte a numerose esecuzioni di prigionieri di guerra tedeschi durante i suoi lunghi 411 giorni sul campo. Alcuni di questi vengono descritti nel libro I Heard You Paint Houses di Charles Brandt. Sheeran raccontò che se anche un soldato tedesco si fosse arreso dopo aver ucciso uno dei suoi amici più cari, la resa non lo avrebbe comunque salvato dall’essere ugualmente giustiziato.

In un caso, la sua unità si imbatté in una corriera militare tedesca che trasportava cibo e acqua sulle montagne Harz. Dopo aver permesso alle donne di fuggire, lui e i suoi compagni mangiarono ciò che volevano, sporcando il resto con i propri rifiuti. Dopo di che, racconta Sheeran, ordinarono ai rimanenti tedeschi di scavare le proprie tombe, dove poi li giustiziarono e seppellirono. Sheeran afferma di non aver avuto esitazioni nel fare ciò che doveva fare. La sua capacità di porre fine alla vita altrui in modo freddo e spietato divenne la più grande caratteristica nel momento in cui divenne un sicario della mafia.

Sheeran confessò a Brandt che gli ordini ricevuti dai suoi comandanti nell’esercito non erano poi tanto diversi da quelli che gli furono dati in seguito dai capi criminali. “Era proprio come quando un ufficiale ti diceva di riportare un paio di prigionieri tedeschi dietro la linea e di fare una cosa rapida. Semplicemente facevi quello che dovevi fare.

Frank Sheeran era una figura popolare nell’ambiente criminale?

Date le sue origini irlandesi e non italiane, Sheeran non era incline a divenire una figura centrale in ambiente criminale, ma era anzi un personaggio “periferico” in quel di Philadelphia. Sheeran viveva inoltre a Scranton, in Pennsylvania, città per lo più estranea all’attività mafiosa.

Come ha fatto Frank Sheeran a conoscere Jimmy Hoffa?

Dopo essere stato dimesso dall’esercito nell’ottobre 1945, esattamente il giorno dopo aver compiuto venticinque anni, Frank Sheeran trovò lavoro come camionista. Per guadagnare dei soldi extra, inizia a commettere piccoli crimini. I suoi sforzi criminali hanno in seguito attirato l’attenzione dei capi della mafia Russell Bufalino e Angelo Bruno. Bufalino, che era il capo della nota famiglia criminale Bufalino, prese Sheeran sotto la sua ala e divenne il suo mentore. Fu proprio Bufalino a mettere in contatto Sheeran con il sindacalista Jimmy Hoffa, che supervisionava il sindacato i cui membri includevano camionisti come Sheeran. I due divennero amici intimi, con Hoffa che si avvaleva di Sheeran per protezione personale e omicidi di quanti ostacolavano il loro cammino.

Frank Sheeran si era sposato due volte?

La storia di Sheeran lo vede sposarsi un prima volta con un’immigrata irlandese di nome Mary, poco dopo il ritorno dalla seconda guerra mondiale. I due hanno a lungo vissuto in Pennsylvania, dando alla luce tre figli. La coppia divorziò poi nel 1968. Nel film di Scorsese Mary è interpretata dall’attrice Aleksa Palladino. Sheeran sposò poi  una donna di nome Irene, interpretata nel film da Stephanie Kurtzuba.

Che cosa significa il titolo del libro “I Heard You Paint Houses“?

Il titolo del libro, “I Heard You Paint Houses“, è una metafora che si riferisce all’assassinio di un malcapitato. La “vernice” in questione altro non è che il sangue della vittima che schizza sul pavimento e sulle pareti. Come visto nel film, queste furono probabilmente anche le prime parole che Jimmy Hoffa pronunciò a Frank Sheeran, tramite una telefonata. Sheeran avrebbe poi menzionato gli “schizzi di vernice” anche durante la sua confessione per l’omicidio di Hoffa.

Si potrebbe facilmente presumere che questa espressione faccia parte del gergo criminale. Tuttavia, non lo è. In effetti, sembra che non ci sia traccia della frase “ho sentito che dipingi case”, se non nel libro di Charles Brandt. Di conseguenza, è lecito chiedersi se in realtà tale espressione sia mai stata realmente detta. Brandt sostiene che i mafiosi della famiglia criminale Bufalino nella Pennsylvania nord-orientale hanno il loro specifico gergo. Fu probabilmente l’agente letterario Frank Weimann a scegliere tale frase per il titolo del libro.

Qual è stato il motivo della mafia per uccidere Jimmy Hoffa?

Frank Sheeran era molto fedele al suo mentore, il boss della mafia di Philadelphia Russell Bufalino. Quando Bufalino e altre figure della criminalità organizzata si schierarono contro di Hoffa, Sheeran non poté non stare al fianco di Bufalino, tradendo di fatto la sua amicizia con Hoffa. Quando Jimmy Hoffa andò in prigione nel 1967 per manipolazione della giuria, tentata corruzione e frode, Hoffa installò al suo posto un debole di nome Frank Fitzsimmons come presidente del sindacato International Brotherhood of Teamsters .

Sebbene Hoffa esercitasse ancora un proprio potere dalla prigione, Fitzsimmons era ora responsabile del fondo pensioni degli Stati centrali dei Teamsters, un fondo da miliardi di dollari. Sotto Hoffa, i prestiti concessi dal fondo erano legittimi, il che significa che ci si assicurava che fossero garantiti e rimborsati nel fondo. I Fitzsimmons, al contrario, fecero dei cattivi prestiti alla mafia che non furono mai rimborsati.

Una volta uscito di prigione, Hoffa intendeva mettere le mani sui registri della Cassa pensione e rendere noti tutti i crediti che Fitzsimmons aveva accumulato. Hoffa progettò anche di candidarsi nuovamente come il presidente dei Teamsters contro Fitzsimmons nel 1976, un’elezione che probabilmente avrebbe vinto. Se Hoffa avesse riprso il controllo del fondo pensione, la mafia avrebbe perso la sua gallina dalle uova d’oro. Colpire direttamete Hoffa era dunque un modo quasi garantito per risolvere il problema.

Quante persone hanno ucciso il vero Frank Sheeran?

Charles Brandt, autore del romanzo, afferma che Sheeran confessò di aver ucciso all’incirca 25-30 persone. Tuttavia, Sheeran non riusciva a ricordare un numero esatto. Tuttavia non esistono prove concrete per dimostrare che Frank Sheeran abbia mai ucciso realmente una sola persona.

Sheeran è anche l’unico ad aver sostenuto che Hoffa abbia commesso un omicidio. L’unica prova di Brandt a riguardo sono alcune citazioni dello stesso Hoffa, noto per il suo carattere irascibile, il quale sembra aver affermato di voler uccidere diverse persone, tra cui John F. Kennedy, suo fratello Bobby e altri. Tuttavia, non ci sono prove che Hoffa abbia mai effettivamente concretizzato tali dichiarazioni.

Cosa ha motivato Frank Sheeran a confessare la storia secondo cui avrebbe ucciso Jimmy Hoffa?

La ragione più logica per cui Frank Sheeran avrebbe confessato sul letto di morte di aver ucciso Jimmy Hoffa era che si trovava al verde e desiderava lasciare dei soldi alla sua famiglia. È ovvio che trasformare la sua storia di vita in un libro avrebbe potuto permettergli di fare ciò. Il libro di Charles Brandt divenne infatti un bestseller del New York Times e l’autore vendette in seguito i diritti cinematografici al regista Martin Scorsese.

Tuttavia è bene aggiungere che Sheeran aveva anche precedentemente affermato di non aver ucciso Jimmy Hoffa. Nel 1995, dichiarò infatti al Philadelphia Daily News, di non aver avuto nulla a che fare con quel caso, e nel 2001 indicò Sal Briguglio come l’assassino.

Qual è stato il motivo per cui il film ha richiesto un budget di circa 200 milioni di dollari?

Ad aver fatto lievitare il budget del film sono stati gli effetti speciali necessari per permette ad Al Pacino, Robert De Niro e Joe Pesci di sembrare più giovani di 30 anni. L’Industrial Light & Magic ha gestito il processo di invecchiamento. Netflix ha acquisito il film dopo che diversi studi di produzione si sono ritirati a causa del budget crescente. The Irishman è ad oggi il film più costoso della carriera del regista Martin Scorsese.

Fonte: HistoryVSHollywood

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Baz Luhrmann dirigerà l’adattamento di The Master and Margarita

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Baz Luhrmann dirigerà l’adattamento di The Master and Margarita

Con il biopic su Elvis Presley attualmente in fase di pre-produzione, Baz Luhrmann ha nel frattempo già trovato il suo prossimo progetto cinematografico: si tratta dell’adattamento del romanzo The Master and Margarita, fantasy con venature soprannaturali dello scrittore e drammaturgo russo Michail Bulgakov.

Il romanzo originale, edito in Italia col titolo “Il maestro la Margherita”, si contraddistingue per lo spiccato contenuto satirico e racconta delle persecuzioni politiche inflitte a uno scrittore e drammaturgo definito il “Maestro” e al suo amore Margherita Nikolaevna da parte delle autorità sovietiche degli anni ’30. È stato pubblicato per la prima volta tra il 1966 e il 1967.

A proposito del progetto, Baz Luhrmann ha dichiarato: “Sento un’incredibile connessione con la storia raccontata in The Master and Margarita. A lungo ho cercato di ottenere i diritti su questo romanzo straordinario. Sono eccitato all’idea di avere finalmente l’opportunità di realizzare un mio adattamento di quest’opera rivoluzionaria.”. Luhrmann svilupperà il progetto insieme alla sua società, la Baz & Co.

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In attesa di nuovi dettagli sul progetto, ricordiamo che il regista sarà impegnato a breve con le riprese del sopracitato biopic dedicato a Elvis Presley, che vedrà Austin Butler (C’era una volta a Hollywood) nei panni delle leggenda del Rock’n’Roll e Tom Hanks (Un amico straordinario) in quelli del suo manager, il Colonnello Tom Parker. Le riprese del film partiranno a febbraio 2020 e si svolgeranno in Australia, città natale di Luhrmann.

Fonte: Deadline

Justice League: ecco Henry Cavill con il costume nero di Superman

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Zack Snyder ha fatto la gioia dei fan di Justice League nelle ultime ore, quando attraverso il suo account Vero ha finalmente condiviso un’immagine mai vista prima del tanto chiacchierato costume nero di Superman che Henry Cavill avrebbe dovuto indossare nel film.

A sciogliere i dubbi di alcuni fan che hanno pensato che l’immagine in questione provenisse in realtà dal backstage de L’Uomo d’Acciaio, è stato lo stesso Snyder, che nei commenti sotto l’immagine ha rivelato che nella versione originale del film, Cavill avrebbe dovuto indossare proprio il costume nero.

Più o meno un anno fa, il costumista Michael Wilkinson aveva spiegato che Snyder “era  estremamente rispettoso dei fumetti e voleva una rappresentazione del personaggio fedele all’originale, ed infatti tradizionalmente il costume era nero nel momento della rinascita“.

Di recente, sempre su Vero, Zack Snyder aveva confermato l’esistenza della versione ribattezzata #SnyderCut del film (esistenza messa in discussione dallo stesso Henry Cavill), postando un’immagine che ne confermava anche la durata: 214 minuti, quindi circa tre ore e mezza.

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Nelle ultime settimane sono emersi ulteriori dettagli circa la lavorazione “travagliata” di Justice League, con Snyder che ha spiegato che i cambiamenti apportati in itinere sono stati causati da varie interferenze con lo studio:

“Partivamo con l’idea che una minoranza di persone non aveva amato Batman v Superman, e questo ha avuto un effetto anche sul film successivo. La mia versione originale del film, che avevo scritto insieme a Chris Terrio, non è mai stata girata. L’idea reale, difficile, e spaventosa, non è mai stata realizzata per le paure dello studio, e io e miei collaboratori eravamo insicuri proprio a causa della reazione scatenata da Batman v Superman […]

Sarebbe stata una lunga storia da raccontaresaremmo finiti in un futuro a distanza dove Darkseid conquistava la Terra e dove Superman cedeva all’equazione dell’anti vita. Alcuni membri della Justice League sopravvivevano in quel mondo combattendo, Batman rompeva il suo patto con Cyborg e Flash tornava indietro nel tempo per dire qualcosa a Bruce…

The Suicide Squad: svelato il ruolo di Idris Elba nel film?

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The Suicide Squad: svelato il ruolo di Idris Elba nel film?

Tra le new entry che vedremo nell’attesissimo The Suicide Squad di James Gunn, una delle più interessanti è sicuramente Idris Elba, lanciatissimo attore britannico che ha preso parte a numerosi franchise di successo, incluso Star Trek, Fast and Furious e persino l’Universo Cinematografico Marvel.

È da un po’ di tempo ormai che i fan speculano in merito al ruolo che Idris Elba potrebbe avere in The Suicide Squad: inizialmente alcune voci insistevano sul fatto che l’attore avrebbe sostituito Will Smith nei panni di Deadshot, rumor che è poi stato prontamente smentito, accompagnato dalla conferma che Elba avrebbe interpretato un nuovo personaggio.

Ebbene oggi, grazie al sito FandomWire (via Screen Rant), sembra che il ruolo che Idris Elba avrà nel film sia stato finalmente svelato: secondo quanto riportato dalla fonte, la star della serie Luther dovrebbe vestire i panni di Vigilante, personaggio che nell’Universo DC ha assunto numerose identità; quale sarà l’ater ego che Elba andrà a ricoprire non è ancora chiaro.

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In attesa di una conferma ufficiale, vi ricordiamo che il cast ufficiale di The Suicide Squad comprende i veterani Margot Robbie (Harley Quinn), Viola Davis (Amanda Waller), Joel Kinnaman (Rick Flag) e Jai Courtney (Captain Boomerang) insieme alle new entry Idris Elba, Michael Rooker, Peter Capaldi, Nathan Fillion, Sean Gunn, David Dastmalchian, Storm Reid, Taika Waititi e John Cena. Nel film reciteranno anche Pete Davidson, Juan Diego Botto, Joaquin Cosio, Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio Ruiz, Alice Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.

Secondo le ultime indiscrezioni, Nathan Fillion dovrebbe interpretare Arm-Fall-Off-Boy, che i lettori dei fumetti ricorderanno come il criminale con la capacità di staccare i propri arti e usarli come armi, potere guadagnato grazie ad un elemento metallico antigravità.

Altri nomi circolati nelle ultime settimane sono Ratcatcher e Peacemaker, ma i report segnalano che Sean Gunn potrebbe vestire i panni di Weasel e Flula Borg quelli di Javelin; Pete Davidson potrebbe interpretare Blackguard, mentre Michael Rooker Savant.

Avengers: Endgame, una versione alternativa dell’incontro tra Hulk e l’Antico

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In Avengers: Endgame abbiamo visto il ritorno del personaggio dell’Antico interpretato da Tilda Swinton, protagonista di una scena insieme all’Hulk di Mark Ruffalo, che arriva a New York per chiedere al potentissimo mago la Gemma del Tempo.

Nei giorni scorsi l’artista Karla Ortiz, che ha lavorato ad Avengers: Endgame per conto dei Marvel Studios, ha condiviso attraverso il suo profilo Twitter un concept inedito che rivela una versione alternativa dell’incontro tra l’Antico e Hulk.

“Uno dei miei contribuiti preferiti al film è sicuramente una variazione della scena dove Hulk incontra l’Antico”, ha spiegato la Ortiz a proposito del concept, che ci mostra la scena com’era stata inizialmente concepita: in effetti, il bozzetto presenta una situazione molto diversa rispetto a quanto visto nel film, con Hulk che arriva nel passato e trova l’Antico in totale relax su una sedia sdraio, intento a sorseggiare una bevanda.

Come rivelato dall’artista, il concept risale al 2016, quindi a tre anni prima dell’uscita del cinecomic di Anthony e Joe Russo nelle sale.

Potete ammirare il concept di seguito:

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Ricordiamo che Avengers: Endgame è il film di maggiore incasso dell’anno, nonché il più grande successo dei Marvel Studios, che con l’avventura diretta da Anthony e Joe Russo hanno chiuso un arco narrativo lungo 22 film e 11 anni, portando a termine un esperimento produttivo senza pari.

Film evento del decennio, è riuscito in un’impresa che sembrava impossibile: ricapitolare un discorso narrativo iniziato nel 2008 da Iron Man, riunendo sul grande schermo tutti i personaggi del Marvel Universe. Gli incassi hanno premiato lo studio di Kevin Feige, raggiungendo e superando in cima alla classifica Avatar di James Cameron.

Nel cast del film Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom Holland, Chadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd e Brie Larson.

Fonte: ComicBookMovie

Wonder Woman 1984: ecco perché Diana non userà più spada e scudo

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Wonder Woman 1984: ecco perché Diana non userà più spada e scudo

Il primo trailer ufficiale di Wonder Woman 1984 ha fornito ai numerosi fan un’ingente quantità di elementi sui quali discutere. La cosa che certamente non è passata inosservata è il fatto che Diana Prince sembra aver appeso al chiodo la spada e lo scudo che brandiva nel primo film.

Quelle armi hanno contribuito a rendere ancora più iconico l’arsenale della guerriera amazzone, tanto in Wonder Woman quanto in Batman v Superman: Dawn of Justice e Justice League. Perché allora non le vedremo nella prossima avventura in solitaria di Diana?

In una recente intervista in occazione del Brazilian Comic Con, Gal Gadot ha spiegato i motivi per cui in Wonder Woman 1984 non vedremo Diana Prince entrare in azione con la spada e lo scudo:

“Avevamo intenzione di rinunciare alla spada perché c’è qualcosa di veramente aggressivo collegato a quell’oggetto”, ha spiegato l’attrice. “Se hai una spada, devi usarla! Così abbiamo deciso di rimuoverla e lo stesso abbiamo fatto con lo scudo, che non abbiamo ritenuto necessario. Diana è una divinità, sa combattere, è estremamente forte. Ha tante abilità… e poi ha il lazo.”

Di seguito l’estratto dall’intervista:

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Vi ricordiamo che Wonder Woman 1984 uscirà il 6 giugno 2020. Il film è stato definito dal produttore Charles Roven un sequel “inusuale“, che poterà in scena lo stesso personaggio grazie al lavoro dello stesso team creativo e che seguirà gli eventi del precedente capitolo, ma che i fan non dovrebbero aspettarsi un seguito tradizionale definendolo “la prossima iterazione della supereroina”.

Il film racconterà un lasso di tempo completamente diverso e lo spettatore avrà solo un assaggio di ciò che che Diana ha fatto o affrontato negli anni intermedi. Abbiamo cercato di mettere insieme una storia del tutto diversa che potesse rispettare le stesse emozioni del passato, portare un sacco di umorismo e molta azione coraggiosa. E soprattutto, toccare le corde del cuore.

L’ordine cronologico del personaggio è stato già rimescolato, essendo stata introdotta nell’era contemporanea di Batman v Superman: Dawn of Justice per poi tornare al vecchio secolo con Wonder Woman. Il sequel vedrà ancora Gal Gadot nei panni di Diana Prince opposta a Kristen Wiig, scelta per interpretare la villain Cheetah. Nel cast figureranno anche Chris Pine (volto del redidivo Steve Trevor) e Pedro Pascal.

Fonte: ComicBookMovie

Roman Polanski rompe il silenzio: “Provano a fare di me un mostro”

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Roman Polanski ha concesso una lunga intervista al settimanale francese Paris Match – in uscita in patria nella giornata di oggi – nella quale ha parlato per la prima volta della recente accusa di stupro mossagli da Valentine Monnier, fotografa, modella e attrice francese.

Si tratta di fatti accaduti oltre quarant’anni fa e caduti in prescrizione, sui quali Roman Polanski – di recente nelle nostre sale con il suo ultimo film L’Ufficiale e la Spia – ha finalmente rotto il silenzio. L’intervista con il settimanale francese è stata realizzata a Parigi lo scorso 5 dicembre: Polanski – da sempre restio a raccontarsi ai microfoni dei giornalisti – ha ritenuto che fosse opportuno questa volta chiarire la sua posizione.

Sulla copertina della rivista – che ripropone un austero primo piano del regista ottantaseienne – viene riportata una dichiarazione dello stesso Polanski: “Provano a fare di me un mostro”. Parole dure e certamente sentite, che anticipano le impetuose dichiarazioni rilasciate dal regista di capolavori quali Rosemary’s Baby, Chinatown e Il Pianista, che proprio a causa delle tumultuose vicissitudini personali si ritrova ancora oggi a dover fare i conti con una grossa macchia che sembra aver infangato tanto il suo nome quanto il suo lavoro.

“Oggi è diventato tutto possibile”, dichiara Roman Polanski. “Si licenzia il capo di McDonald’s perché ha avuto una relazione consensuale con un’impiegata o un ministro della difesa perché quindici anni prima ha messo la mano sul ginocchio di una giornalista. È assurdo! Si mette in discussione tutto: il fatto che la Terra sia rotonda, l’evoluzione, l’esistenza dei due sessi, i vaccini… siamo piombati in una sorta di neo-oscurantismo.”

Valentine Monnier sostiene di essere stata violentata dal regista nel 1975, all’età di 18 anni. Quando viene chiesto a Polanski di rievocare la loro relazione, il regista commenta: “Non ricordo niente di quello che racconta, perché è falso. Lo nego assolutamente. È facile accusare quando tutto è prescritto da decine di anni e si sa che non ci potrà essere una procedura giudiziaria a discolparmi. Mi accusa di averla picchiata, ma io non picchio le donne! Dice che le avrei chiesto: ‘Do You Want to Fuck?’, ma perché in inglese? Cita come testimoni due persone che oggi sono morte… comodo così! […] È una storia aberrante.”

Roman Polanski torna quindi a parlare anche dei fatti del 1977, quando venne accusato a Los Angeles di violenza sessuale ai danni di una ragazzina di tredici anni, Samatha Geimer: “Mi dichiarai colpevole per un rapporto illecito con una minorenne. Quello che ho fatto è profondamente deplorevole. L’ho scritto anche a Samantha, con cui mi mantengo in contatto. Ogni volta che lanciano una nuova menzogna contro di me, tornano a lei […] Sono anni che chiede che vengano ritirate le accuse contro di me. Ha scritto più volte al procuratore che il trauma che le causa il circo mediatico è molto peggiore di quello che le feci subire io. Nel 1977 ho commesso un errore e la mia famiglia ne paga il prezzo dopo quasi mezzo secolo.”

Il regista commenta poi la situazione degli ultimi anni, fra le tante accuse di violenza emerse e l’immediata capacità di formulare giudizi senza che effettivamente vi sia un responso della legge, tirando in ballo anche Harney Weinstein: “Oggi si rovinano reputazioni, carriere e vita con poche parole. Quanti innocenti ci sono nel mazzo? Ci sono senz’altro accuse giuste, ma non si cerca più di distinguere il vero dal falso. Weinstein in persona ha dissotterrato il mio passato in occasione della campagna Oscar 2003, quando aveva due film in lizza contro Il Pianista. Il suo ufficio stampa mi definiva ‘uno stupratore di bambini’.”

Fonte: ComingSoon.it

Venom 2: un riferimento alle origini di Carnage nelle nuove foto dal set

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Attraverso il suo account Instagram, Tom Hardy ha prima diffuso e poi prontamente rimosso alcune nuove immagini dal set di Venom 2, sequel che sarà diretto da Andy Serkis (alla sua terza regia dopo Ogni tuo respiro e Mowgli – Il figlio della giungla) e che vedrà il ritorno di Hardy nei panni dell’antieroe del titolo.

Si tratta di due scatti dal set di Venom 2 che ritraggono rispettivamente Serkis in azione sul set e lo stesso del St. Estes Orphans che riporta la scritta “Home for Unwanted Children”: quest’ultimo è un chiaro riferimento al personaggio di Cletus Kasady, alter ego di Carnage, che nel sequel sarà interpretato da Woody Harrelson, già apparso nella scena post-credits del primo film; nei fumetti il St. Estes è il luogo dove è cresciuto Cletus.

Potete vedere le immagini – diffuse poi da ComicBookMovie – di seguito:

LEGGI ANCHE – Venom 2: Tom Hardy pubblica la prima foto dal set

Come già annunciato dal finale del precedente capitolo, in Venom 2 assisteremo allo scontro tra il simbionte e Cletus Kasady, aka Carnage, uno degli antagonisti più celebri dei fumetti su Spider-Man.

Nel cast del sequel anche Michelle Williams (Fosse/Verdon) nei panni di Anne Weying, Woody Harrelson (Zombieland: Double Tap) nei panni di Cletus Kasady/Carnage e Naomie Harris (No Time to Die) nei panni di Shriek e l’attore inglese Stephen Graham.

Nel frattempo è stato ufficializzato anche il nome di Robert Richardson in qualità di direttore della fotografia. “Ciò che era rimasto inesplorato nel primo film esploderà nel secondo, soprattutto grazie al personaggio centrale” ha dichiarato Richardson, “Ma ora abbiamo Woody Harrelson, che ovviamente farà la sua grande entrata, vedremo cos’altro accadrà con la collaborazione tra Sony e Marvel.”

Vi ricordiamo che Tom Hardy tornerà a interpretare Eddie Brock anche nel sequel di Venom, progetto già in sviluppo dopo l’inaspettato successo al box office dello scorso autunno, e a confermarlo è stata la produttrice Amy Pascal.

The Irishman: 26 milioni di streaming nella prima settimana

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The Irishman: 26 milioni di streaming nella prima settimana

In occasione della UBS Global TMT Conference a New York, Ted Sarandos, chief content officer di Netflix, ha rivelato i dati ufficiali relativi alla visione sulla piattaforma di streaming di The Irishman, l’ultimo film di Martin Scorsese con protagonisti Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci.

Stando ai numeri riportati da Sarandos, nella prima settimana l’ultima fatica cinematografica di Scorsese è stata vista da ben 26.404.081 spettatori (di cui 13.2 soltanto negli Stati Uniti). Si tratta del numero complessivo di account che hanno visto almeno il 70% del film: soltanto il 18% di questi utenti ho visto l’intero film (che – bisogna ricordarlo – dura ben tre ore e mezza!) nel giorno di lancio, lo scorso 27 novembre.

Sarandos ha stimato che entro un mese il film verrà visto da 40 milioni di persone. Un successo assolutamente ragguardevole, che a quanto pare però non riuscirà ad eguagliare il record stabilito da un’altra pellicola del colosso dello streaming, ossia Bird Box: il thriller fantascientifico con protagonista il premio Oscar Sandra Bullock, infatti, soltanto nella prima settimana di rilascio era stato visto da ben 45.037.125 di utenti.

Resta che l’operazione The Irishman ha già raggiunto risultati più che notevoli: ne sono una testimonianza non soltanto l’apprezzamento da parte del pubblico ma anche l’attenzione che la critica sta riservando alla pellicola e il posto d’onore che l’epopea mafiosa di Scorsese si è già conquistato all’interno della stagione dei premi.

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Ricordiamo, infatti, che The Irishman ha ottenuto 14 candidature ai Critics Choice Awards (tra cui Miglior Film e Miglior Regista), 5 candidature ai Golden Globes (incluso Miglior Film Drammatico e Miglior Regista) e 4 candidature ai SAG Awards (incluso Miglior Cast). La pellicola è stata inoltre eletta il Miglior Film del 2019 dalla National Board of Review e dal New York Film Critics Circle.

Fonte: Deadline

Avengers: come dovrebbero essere i costumi se fedeli ai fumetti

Avengers: come dovrebbero essere i costumi se fedeli ai fumetti

Portare un supereroe sul grande schermo è sempre un’operazione complicata, e lo sa bene Kevin Feige che con gli Avengers ha fatto un ottimo lavoro, pur prendendosi qualche licenza. Ebbene sì, perché per quanto amati e apparentemente perfetti, i Vendicatori non sono, originariamente, proprio come appaiono sullo schermo (non tutti almeno)!

Ecco delle immagini che ci mostrano come dovrebbero apparire gli Avengers se avessero dei costumi fedeli alla loro controparte a fumetti!

Ant-Man

Nel caso di Ant-Man, il cambio di costume tra film è fumetto è stato fortunato. Durante le prime apparizioni a fumetti di Ant-Man, il suo aspetto era buffo, indossava spandex e l’elmetto di controllo delle formiche era un’enorme cupola d’argento simile al casco di un alieno. Solido per la fantascienza, ma roba rozza sul grande schermo. Fortunatamente, l’eroe di Paul Rudd sembra molto più come se indossasse una tuta da combattimento ad alta potenza. E mentre entrambi i caschi ricordano un aspetto simile a una formica, la versione MCU è più rock.

Black Panther

L’aspetto del principe Wakandiano non è cambiato molto nel corso degli anni. È sempre stato una variazione su un body nero. Di tanto in tanto, la maschera viene bucata ad altezza mento e bocca e, a volte, ha un mantello, una collana di denti o accessori d’oro. La Pantera del MCU è più o meno la stessa, ma sfoggia un abito molto più tecnologico, con motivi che contengono protezioni al vibranio, cosa che rende la sua tuta molto meno elegante di quella dei fumetti.

Captain America

La cosa migliore per Captain America nel MCU è il suo costume classico, nonostante cambi in maniera più o meno sottile nel corso della storia. La differenza più evidente è la trasformazione dello scudo iconico. In origine, era semplicemente a forma di scudo, prima che si evolvesse nello scudo circolare che usa oggi. Come la maggior parte dei costumi del MCU, Captain America ha un aspetto più tattico delle sue origini a fumetti, dove è spesso disegnato con un’armatura a squame. Steve Rogers ha però indossato un costume più naive e simile a quello dei fumetti all’inizio della sua carriera come Cap, per poi evolvere i suoi indumenti in una tuta tattica.

Falcon

Falcon non potrebbe essere più diverso nel MCU rispetto alla sua controparte a fumetti. Il suo è un costume da supereroe esagerato: rosso e bianco, con enormi ali rosse e una scollatura profonda che lascia un sacco di petto nudo e non protetto. Completato da un vero falco da compagnia. Il Falcon del MCU è un ragazzo in abiti militari e un set di ali tecniche altamente avanzate. Gli occhiali sembrano comunque molto più utili e stilosi della maschera bianca dei fumetti!

Hulk

L’Hulk dei film e quello dei fumetti sono entrambi grandi mostri verdi di rabbia, ma l’Hulk del MCU ha fatto alcuni passi da gigante sull’aspetto originale di Hulk. Quando Bruce Banner si trasformò per la prima volta nel gigante seminudo, era grigio. Hulk ha assunto una tonalità verde in breve tempo, occasionalmente regrediva alla sua forma grigia e oscillava tra l’essere stupido o l’essere intelligente a seconda del colore e di qualunque scrittore volesse lasciare il segno sul personaggio in quel momento. Nel MCU, Hulk è semplicemente “verde comune”.

Iron Man

È giusto dire che la versione di Iron Man del Marvel Cinematic Universe è praticamente l’eroe con il costume più simile a quello dei fumetti. Anche se Tony ha cambiato le armature più volte di quanto possiamo contarne, le sue armature cinematografiche sono una rappresentazione abbastanza accurata di come appariva nei fumetti negli anni 2000. E sotto l’armatura? Robert Downey Jr. è nato per il ruolo.

Occhio di Falco

Se c’è un Vendicatore sullo schermo che sembra significativamente diverso dalla sua controparte a fumetti, è Occhio di Falco. Per il grande schermo, Clint Barton ha lasciato a casa la sua sgargiante maschera appuntita e l’uniforme per assumere un aspetto più tattico. Le due versione, a fumetti e cinematografica, si sono avvicinate un po’ nel 2012, quando il costume a fumetti di Occhio di Falco è stato ridisegnato per assomigliare più alla versione del film, e meno a un Wolverine viola. C’è una ragione per cui non abbiamo mai visto quella maschera di vecchia scuola sul grande schermo: è ridicola.

Quicksilver

Il Quicksilver del MCU non deve essere confuso con il Quicksilver degli X-Men di Fox, che ha origini mutanti più accurate rispetto ai fumetti. Il Quicksilver dei fumetti ha indossato una tonnellata di costumi diversi, che vanno da un tuta verde con un tema del fulmine, fino a diversi costumi blu… con il tema del fulmine. Il MCU in maniera molto intelligente incorpora il modello del costume nell’attrezzatura atletica di Quicksilver, ma questo è un altro esempio in cui siamo felici di non avere il pacchetto completo di tutina in spandex.

Scarlet Witch

Quando il colore del tuo costume è nel tuo nome, non puoi davvero fare troppi cambi di guardaroba, ma il MCU ha fabbricato un costume molto meno rilevante per la Scarlet Witch in live action. Nei fumetti, non ha nient’altro che un body scollato e un copricapo a punta. Fortunatamente per la valutazione MPAA del MCU, il costume sullo schermo di Scarlet Witch è più “collezione di moda autunnale” che “assistente del mago cattivo” (con grande gioia anche di Elizabeth Olsen!).

Spider-Man

Abbiamo perso il conto di quanti Spider-Men abbiamo avuto sul grande schermo, ma questo nuovo ragazzo del MCU è adeguato. Da quando è apparso in Civil War, Spidey ha fatto impazzire i fan con la precisione del suo costume. Nessuna cinghia, nessun logo che sembra appartenere a una bevanda energetica; solo puro Spider-Man. Nonostante una misteriosa mezza cintura che accessoria il costume in Homecoming.

Thor

Quando Thor apparve per la prima volta nel 1962, fu decorato con le migliori caratteristiche pseudo-norrene, comprese le ali più grandi che tu abbia mai visto su un elmetto e ginocchiere che avrebbero fatto arrossire un portiere. Più strani di tutti, tuttavia, sono i sei dischi che rivestono la parte anteriore della tunica di Thor, che sono così iconici che sono rimasti invariati nonostante i molti cambiamenti al costume, e appaiono persino sul suo costume da film… anche se nessuno è veramente sicuro del loro utilizzo. Il Thor del film indossa solo occasionalmente l’elmetto alato, mentre quello dei fumetti preferisce una rasatura pulita.

Vedova Nera

Quando si tratta dell’aspetto di Black Widow tra i fumetti e lo schermo, in realtà non ci sono abbastanza differenze da menzionare. Mentre il suo vestito da fumetto è cambiato sottilmente negli anni, entrambe le versioni condividono tutte le basi: capelli rossi, tuta nera e oggetti d’arma da polso. In breve, i costumi sono sono quasi identici, a parte forse per una scollatura più generosa nei fumetti!

Visione

Nelle pagine dei fumetti della Marvel, Vision è un androide con un design semplice: una faccia rossa brillante e un costume verde e giallo, con una gemma solare sulla fronte. Il Vision dei film è decisamente più simile a un robot, coperto da motivi e disegni inconfondibilmente meccanici, come se qualcuno volesse che la gente fosse assolutamente sicura che questo ragazzo è un robot. Manca all’appello il collettone giallo!

War Machine

L’aspetto di War Machine è sempre stato una variante dei design delle armature inutilizzate o modificate di Tony Stark. Quindi, se l’universo ha un Iron Man, War Machine sarà il suo gemello imperfetto, probabilmente munito con più pistole e una combinazione di colori più seria. Il War Machine del MCU sembra uscito dalle pagine dei fumetti.

Deadpool: la Marvel pensa a due modi per introdurlo nel MCU?

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Deadpool: la Marvel pensa a due modi per introdurlo nel MCU?

Arrivano nuove indiscrezioni sul futuro del personaggio di Deadpool all’interno dell’Universo Cinematografico Marvel dopo la fusione tra Fox e Disney.

Sono in molti a chiedersi in quale film del MCU farà il suo debutto ufficiale Deadpool e nelle ultime ore un nuovo report di We Got This Covered potrebbe aver anticipato qualcosa di realmente concreto – il condizionale è d’obbligo, non trattandosi di una notizia ufficiale! – in merito all’ingresso del Mercenario Chiacchierone nella grande famiglia Marvel.

Stando a quanto riportato dalla fonte, pare che i Marvel Studios stiano pianificando due diversi modi per introdurre il personaggio nell’Universo Marvel: questi due modi corrisponderebbero di fatto all’introduzione di due diversi Deadpool (entrambi interpretati da Ryan Reynolds) collegati uno all’X-Universe della Fox e l’altro allo stesso MCU.

La prima versione di Deadpool, quella collegata all’X-Universe, dovrebbe apparire in un cameo nell’atteso Doctor Strange in the Multiverse of Madness: in uno dei suoi viaggio attraverso le numerose realtà connesse con il MCU, lo Stregone Supremo dovrebbe incontrare il Mercenario Chiacchierone ed altri personaggi appartenenti all’Universo degli X-Men.

La seconda versione di Deadpool invece, ossia quella che verrà introdotta nei successi film del MCU, sarà una versione del personaggio che – almeno apparentemente – è sempre stata presente nel MCU, al pari di quanto fatto dalla Casa delle Idee con lo Spider-Man di Tom Holland: questo per evitare che il Mercenario Chiacchierone appaia come una sorta di viaggiatore interdimensionale che arrivà nel MCU da un’altro universo.

Sarà davvero così? Ricordiamo che negli ultimi anni We Got This Covered ha anticipato diversi scoop che si sono poi rivelati veritieri, come ad esempio Taskmaster come villain di Black Widow.

LEGGI ANCHE – Deadpool: Disney conferma un futuro per il Mercenario Chiacchierone

Vi ricordiamo che a confermare l’ingresso di Deadpool nel MCU era stato Alan Horn, presidente di Walt Disney Studios, durante il CinemaCon di Las Vegas, rassicurando il pubblico accorso al panel che presto arriverà un altro titolo della serie di film con Ryan Reynolds.

The Grudge: lo “spaventoso” trailer vietato

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The Grudge: lo “spaventoso” trailer vietato

La Sony Pictures ha diffuso il nuovo trailer di The Grudge, l’atteso reboot dell’omonimo film horror di successo. Il nuovo contributo è un trailer vietato. The Grudge si basa sulla saga horror lanciata da Takashi Shimizu nel lontano 2004.

Il nuovo film è diretto da Nicolas Pesce (The Eyes of My Mother) e prodotto nuovamente dal maestro dell’horror Sam Raimi.

The Grudge è un film horror il reboot di un classico dell’horror, il “Ju-On: The Grudge” di Takashi Shimizu scritto e diretto da Nicolas Pesce , basato su una storia di Jeff Buhler e Pesce, e prodotto da Sam Raimi, Robert Tapert e Takashige Ichise. Il film si svolge nella stessa timeline concomitante come pellicola dello stesso nome 2004.

Il film debutterà in Italia al cinema dal 24 Febbraio distribuito da Sony Pictures.

The Grudge, la trama

Una madre single e un giovane detective, Muldoon (Andrea Riseborough), scoprono che una casa di periferia è maledetta da un fantasma vendicativo che condanna coloro che vi entrano con una morte violenta. Ora corre per salvare se stessa e suo figlio dagli spiriti demoniaci della casa maledetta del suo quartiere. – Sony Pictures Entertainment

The Grudge, il cast

In The Grudge protagonisti sono Andrea Riseborough come detective Muldoon, Demián Bichir, John Cho come Peter, Betty Gilpin nel ruolo di Nina Spencer, Lin Shaye come Faith Matheson, Jacki Weaver, e William Sadler. Fanno parte del cast anche Frankie Faison nel ruolo di Mr. Matheson, Tara Westwood nel ruolo di Fiona, Nancy Sorel nel ruolo dell’agente Cole, Stephanie Sy nel ruolo di Amnio Nurse, Joel Marsh Garland come il Detective Greco, David Lawrence Brown nel ruolo di Sam Landers, Junko Bailey nel ruolo di Kayako, Robin Ruel nel ruolo del Dr. Friedman, Zoe Fish nel ruolo di Melinda Landers  eBradley Sawatzky nel ruolo dell’ufficiale Michaels.

Nancy: recensione del film con Andrea Riseborough

Nancy: recensione del film con Andrea Riseborough

Nancy si guarda allo specchio, e la macchina da presa si pone in modo tale che lo spettatore possa vederne inquadrato solo mezzo volto. Ed è così che si vede anche lei, incompleta, priva di quel qualcosa che le spiegherebbe davvero chi è. Attraverso inquadrature di questo tipo, tanto semplici quanto efficaci, la regista Christina Choe costruisce il suo film d’esordio, Nancy, da lei anche scritto. Una storia costruita su di un personaggio alla ricerca di sé stesso, pronto a perdersi pur di assaporare qualcosa di vero in un mondo sempre più artefatto e circondato da maschere digitali.

Le vicende del film ruotano dunque intorno a Nancy (Andrea Riseborough), ragazza sola e dalla vita difficile, che un giorno si imbatte in una trasmissione televisiva nella quale Leo (Steve Buscemi) ed Ellen (J. Cameron-Smith), una coppia che aveva visto sparire nel nulla la propria bambina trent’anni prima, mostrano come sarebbe oggi il volto della loro figlia, il quale somiglia incredibilmente a quello di Nancy. La ragazza deciderà di contattare i due, convinta di esser stata rapita da bambina e di essere la figlia della coppia. Da lì inizierà un percorso fatto di verità sofferte, speranza e diffidenza.

Nancy: il film

Formatasi attraverso alcuni documentari da lei realizzati, la regista Christina Choe, tratta con la stessa ricerca di verità il materiale della storia. In particolar modo si concentra sul raccontare la sua protagonista attraverso una messa in scena eloquente, basata su alcune scelte registiche adatte allo scopo. Per esprimere il senso di oppressione nulla è allora meglio di un formato 4:3, che imprigiona ulteriormente Nancy all’interno della già di suo angusta e cupa casa. Nel momento in cui il personaggio uscirà dai propri confini l’inquadratura si allarga, permettendo ad un maggior respiro di vivere la scena, di pari passo alla serenità avvertita dalla protagonista.

Fa dunque parlare l’inquadratura e la macchina da presa la regista, supportando così una sceneggiatura non particolarmente avvincente. Il punto debole del film sembra infatti essere proprio questa, che nonostante le buone premesse sembra non voler sviluppare ulteriormente il rapporto tra Nancy e i presunti genitori, lasciando così che nulla di realmente concreto né attraente accada. Nel seguire il percorso della protagonista verso la verità sul suo passato si finisce infatti con il sentirsi distaccati da lei, senza qualcosa che permetta davvero di entrare in empatia con il personaggio.

Se la sceneggiatura risulta carente nella seconda parte del film, e la regia di Choe pur se affascinante non può reggere da sola il film, ad aggiungersi ai pregi troviamo allora le interpretazioni dei tre personaggi principali. Andrea Riseborough risulta convincente nei panni di Nancy, proponendone un ritratto contenuto e misterioso al punto giusto, mentre Steve Buscemi e J. Cameron-Smith si affermano come due caratteri diversi di una coppia, completandosi a vicenda e costruendo insieme quel senso di protezione e diffidenza avvertiti ugualmente dalla protagonista.

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Nancy: la ricerca del proprio io

In fin dei conti quello di Nancy può essere visto come un viaggio alla ricerca di sé stessi, di un sé che forse si era e che ora si è dimenticato. Risulta allora chiaro il perché nella prima parte del film il personaggio sia costantemente in relazione con diversi dispositivi, dal cellulare al computer, divisa tra chat, blog e portali di vario tipo. In questo mondo dove il proprio io si frammenta attraverso innumerevoli profili social, Nancy è così alla ricerca di quel qualcosa che possa farla sentire unica e vera. Tali dispositivi e profili vengono infatti a sparire nel suo spostarsi a casa dell’anziana coppia, dove ha inizio la vera ricerca.

Una ricerca che si va basando su piccoli dettagli, da vecchie foto alla propria cameretta rimasta immacolata, fino ad una casa sull’albero che c’era, e che ora non vi è più. Un film che dunque fa ricercare il proprio cuore all’interno di piccoli e brevi frammenti. Elementi probabilmente non sufficienti perché la storia possa dirsi compiuta, ma che propongono un’atmosfera che può facilmente trovare il suo pubblico. Ciò che certamente più rimane del film, è la scoperta di una nuova regista che dimostra di saper utilizzare il mezzo, e dalla quale è lecito aspettarsi film più maturi per il futuro.

The Batman: Danny DeVito approva Colin Farrell come nuovo Pinguino

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L’attesissimo The Batman di Matt Reeves darà al pubblico l’occasione per rivedere sul grande schermo alcuni iconici villain dell’Uomo Pipistrello, già apparsi in precedenza al cinema. Tra questi figura anche il Pinguino, che nel film in arrivo nelle sale tra due anni avrà questa volta il volto di Colin Farrell.

In attesa di scoprire come l’attore irlandese se la caverà nei panni della nemesi in The Batman, è innegabile quanto nell’immaginario collettivo sia ancora scolpita l’incarnazione di Oswald Cobblepot da parte di Danny DeVito nel capolavoro Batman – Il ritorno di Tim Burton, uscito nel 1992.

In una recente intervista con Fandango in occasione della promozione di Jumanji – The Next Level, è stato proprio Danny DeVito a commentare il casting di Colin Farrell, con il quale ha avuto modo di lavorare proprio di recente nel live action di Dumbo, sempre firmato da Burton.

DeVito ha approvato il casting di Farrell, e ha dichiarato: “Penso sia una cosa grandiosa, perché Pinguino è veramente un grande ruolo. Oswald Cobblepot è un personaggio davvero, davvero complesso. Si tratta di una sfida enorme… un po’ come quando interpreti King Lear o Amleto: con Oswald non c’è alcuna differenza. Credo che sia un ruolo che tutti dovrebbero interpretare e penso che Colin sia un attore incredibile. Non vedo l’ora di vedere i colpi di scena.”

LEGGI ANCHE – The Batman: il titolo di lavorazione anticipa dettagli della trama

Il cast di The Batman è formato da molti volti noti: Andy Serkis sarà Alfred e Colin Farrell sarebbe in trattative per interpretare Oswald Chesterfield aka Pinguino, Zoe Kravitz (la nuova Catwoman dell’universo DC), Jeffrey Wright (commissario Jim Gordon) e Paul Dano (Enigmista), infine John Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast anche Peter Sarsgaard ma c’è ancora mistero sul suo ruolo.

HN Entertainment ha suggerito che le riprese del cinecomic si svolgeranno presso i Leavesden Studios di Londra (gli stessi della saga di Harry Potter ma anche di Batman v Superman: Dawn of Justice, Justice League, Wonder Woman e del sequel Wonder Woman 1984) mentre l’uscita nelle sale è stata già fissata al 25 giugno 2021.

The Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono le fonti, “Quando alcune persone iniziano a morire in modi strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono tutti sospettati“.

Warner Bros annuncia le date d’uscita di The Matrix 4 e The Flash. Fuori Akira

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Warner Bros ha fissato una serie di date di uscita nel prossimo anno per alcuni dei suoi film più attesi. Tra questi ci sono le uscite di The Matrix 4 (21 maggio 2021) e, finalmente, di The Flash (1 luglio 2022).

Trai titoli che erano invece già previsti per i prossimi anni e che invece sono eliminati dal calendario Warner Bros, annoveriamo Akira, il live action affidato a Taika Waititi, la cui data è stata invece ora occupata da The Matrix 4.

Per quanto riguarda The Flash, il film si aggiunge ad Aquaman 2, previsto per il 16 dicembre 2022, come secondo titolo di quell’anno, mentre altri film DC sono già in programma: Birds of Prey (7 febbraio 2020), Wonder Woman 1984 (5 giugno 2020), The Batman (5 giugno 2021), The Suicide Squad (6 agosto 2021) e Black Adam ( 22 dicembre 2021).

Warner Bros ha anche annunciato che il film di Mortal Kombat verrà anticipato al 15 gennaio 2021, rispetto al marzo dello stesso anno, prima data annunciata del film. L’elenco degli annunci prevede anche l’annuncio di tre slot senza titolo, il 16 ottobre 2020, il 5 marzo 2021 e il 29 gennaio 2021. Mentre altri tre film sono stati rimossi dal programma, due del 2020 e uno del febbraio 2021.

Noir in Festival 2019: tutti i vincitori della 29° edizione

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Noir in Festival 2019: tutti i vincitori della 29° edizione

Si è chiusa questa sera la 29ma edizione del Noir in Festival, che ha portato a Como e Milano il meglio del genere, dal cinema alla letteratura passando per le serie TV.

Durante la serata conclusiva, presso l’Auditorium dell’Università IULM, la giuria internazionale composta dall’attrice Lucia Mascino, dalla regista francese Patricia Mazuy e dalla produttrice e direttrice del festival di Sofia Mira Staleva, ha assegnato il Black Panther Award 2019 a BACURAU di Kleber Mendonça Filho e Juliano Dornelles, con la seguente motivazione: “Un film forte, magnifico e toccante, capace di raccontare in modo semplice una situazione complessa. Pur giocando con i generi, ogni singola scena è una combinazione unica di violenza e humour. È un film che fa ridere, tremare e pensare allo stesso tempo. Che goduria per il pubblico!”.

La giuria popolare del Premio Caligari, composta da 80 tra studenti universitari e appassionati, guidata dai critici Paola Jacobbi, Carola Proto e Giulio Sangiorgio, ha invece concluso nel pomeriggio le sue votazioni assegnando ex aequo il Premio Caligari 2019 a LA PARANZA DEI BAMBINI di Claudio Giovannesi e LO SPIETATO di Renato De Maria.

Padri e figlie: 10 cose che non sai sul film

Padri e figlie: 10 cose che non sai sul film

Tra i film statunitensi del regista italiano Gabriele Muccino, Padri e figlie viene descritto proprio dal suo autore come uno dei più personali e sentiti, trattante le tematiche della genitorialità, della crescita e del perdono. Il film è arricchito da un cast di grandi attori hollywoodiani, e ha ricevuto una buona accoglienza di pubblico tanto negli Stati Uniti quanto in Italia.

Ecco 10 cose che non sai su Padri e figlie.

Padri e figlie: la trama del film

1. È basato su un’acclamata sceneggiatura. Protagonista del film è Jake David, romanziere premio Pulitzer rimasto vedovo, costretto a combattere contro un disturbo mentale e intento a crescere nel miglior modo possibile la giovane figlia Katie, di cinque anni, la quale rischia di essergli portata via per via del suo stato di salute.

2. La narrazione procede su due binari paralleli. Venticinque anni dopo, Katie è diventata un’assistente sociale tirocinante. La ragazza conduce una vita sregolata fatta di serate sfrenate e sesso senza limiti. Da anni lontana dal padre, Katie combatte ancora contro i demoni della propria infanzia, tormentata dall’incapacità di abbandonarsi a veri sentimenti.

3. La sceneggiatura aveva ricevuto numerosi apprezzamenti. Nel 2012 la sceneggiatura del film, scritta da Brad Desch, fu inserita nella “Black List” delle migliori sceneggiatura non realizzate. Tre anni dopo il progetto fu affidato al regista italiano, che già aveva affrontato simili temi.

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Padri e figlie: il cast del film

4. È composto da un cast di grandi celebrità. Nel ruolo del protagonista Jake David si ritrova l’attore premio Oscar Russell Crowe, mentre in quelli di Katie adulta l’attrice Amanda Seyfried. Nel film recitano anche Aaron Paul, nel ruolo dell’interesse amoroso di Katie, Diane Kruger, in quello della zia di Katie, e infine le attrici Quvenzhané Wallis, Octavia Spencer e Jane Fonda.

5. Vanta diversi premi Oscar nel cast. Il film raccoglie tre vincitori del premio Oscar, ovvero Crowe, Spencer e Fonda. Vi è inoltre la giovane Wallis, la più giovane nominata nella storia del premio.

6. È il quarto film statunitense di Gabriele Muccino. Per l’italiano Gabriele Muccino Padri e figlie è la quarta esperienza cinematografica americana, avendo precedentemente realizzato i film Quello che so sull’amore (2012), Sette anime (2008) e La ricerca della felicità (2006).

Padri e figlie è in streaming

7. È disponibile in streaming. Per gli appassionati del film, sarà possibile guardarlo comodamente da casa propria grazie alla sua presenza nei cataloghi di diverse piattaforme streaming. Tra queste si annoverano Chili, Infinity e TIM Vision. Per riprodurre il film sarà sufficiente noleggiarlo o sottoscrivere un abbonamento alla piattaforma di riferimento.

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Padri e figlie: le canzoni del film

8. Il film contiene alcune celebri canzoni. All’interno del film si ritrova la colonna sonora scelta e curata da Paolo Buonvino, alla sua sesta collaborazione con Muccino. Tra i braci più celebri si hanno Fathers & Daughters, scritta e cantata da Michael Bolton, la quale ripercorre tutti i momenti più intensi del film. Sempre di Bolton è il brano Close to you (They Long to be), mentre è possibile ritrovare anche un brano interpretato da Jovanotti, ovvero quello intitolato Amore mio.

Padri e figlie: il trailer del film

9. Ha commosso numero spettatori. Ancor prima di arrivare in sala il film ha attratto a sé numerosi spettatori grazie al suo trailer, dove si evoca l’atmosfera del film, fatta di dolcezza paterna e drammaticità per gli inaspettati risvolti della vicenda raccontata.

Padri e figlie: le frasi più belle del film

10. Vi sono numerose frasi divenute celebri. All’interno del film si ritrovano numerose frasi diventate caratteristiche del film, che ne racchiudono i temi e le emozioni. Ecco alcune delle frasi più belle del film.

Non tutte le persone che ti amano ti lasceranno (Aaron Paul)

Quel libro parlava di me ma in realtà parlava della vita e di come non abbia mai rinunciato a me era un modo per dirmi quanto fosse grande il suo amore per me e anche il suo addio, è di questo che parla davvero il suo libro, vuol dire non devi arrenderti, mai e poi mai, la vita sarà per tutti complessa e anche ingiusta e alcune volte dolorosa, insomma tu ne hai già passate tante ma non possiamo fermarci, dobbiamo andare avanti e credere fermamente che un futuro per noi esista, questo malgrado le esperienze difficili vissute in passato, l’unica cosa che posso dirti è che ti voglio bene e addio! (Amanda Seyfried)

Gli uomini vivono senza amore, le donne no! (Diane Kruger)

Fonte: IMDb

 

 

The Lodge: trailer del film con Jaeden Lieberher

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The Lodge: trailer del film con Jaeden Lieberher

Eagle Pictures ha diffuso il trailer ufficiale di The Lodge di Severin Fiala e Veronika Franz, in arrivo nei cinema italiani dal 16 gennaio 2020 distribuito da Eagle Pictures.

Già autori dell’acclamato “Goodnight Mommy”, i registi austriaci Veronika Franz e Severin Fiala firmano un nuovo thriller inquietante con un finale straordinario e inaspettato.

Al centro della vicenda i piccoli Aidan e Mia (rispettivamente Jaeden Martell e Lia McHugh), fratello e sorella che, a seguito della scomparsa della madre, vivono insieme al padre Richard (Richard Armitage) e alla sua nuova compagna Grace (Riley Keough). Mentre stanno trascorrendo le vacanze di Natale in uno chalet di montagna, un impegno improvviso riporta l’uomo in città, creando così l‘occasione per la ragazza di familiarizzare con i figli. Ma una volta rimasti soli, per i tre avrà inizio un angosciante incubo.

Nel cast il giovane attore Jaeden Lieberher, già protagonista nei panni di Bill Denbrough del primo capitolo di “IT” di Andy Muschietti, l’attrice Riley Keough, apparsa in “Hold the Dark “, “Under the Silver Lake” e “La casa di Jack”, e Richard Armitage, protagonista nella trilogia “Lo Hobbit” di Peter Jackson.  Il film è stato presentato in anteprima alla 37° edizione del Torino Film Festival nella sezione non competitiva After Hours dedicata al cinema di genere.

La trama di The Lodge

In The Lodge Richard, dopo il suicidio della moglie, decide di trascorrere le vacanze di Natale nel suo chalet di montagna con i due bambini e la nuova giovanissima compagna. Un impegno improvviso lo riporta in città per una notte, creando così l‘occasione per la ragazza di familiarizzare coi figli. Una volta soli un’oscura presenza si manifesta facendo riemergere nella ragazza i traumi di un doloroso passato. Richard si rende conto dell’incombente pericolo e tenta di tornare a casa ma potrebbe ormai essere troppo tardi…

18 Regali: trailer con Vittoria Puccini e Eduardo Leo

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18 Regali: trailer con Vittoria Puccini e Eduardo Leo

Lucky Red ha diffuso il primo trailer ufficiale di 18 Regali, ispirato alla straordinaria storia di Elisa Girotto, la donna che ha commosso il mondo lasciando 18 regali per i futuri compleanni della figlia quando ha scoperto di avere poco tempo per vederla crescere.

18 Regali il nuovo emozionante film, ispirato alla storia vera di una donna che con un immenso gesto d’amore trova il modo per sconfiggere l’ineluttabilità del destino e restare accanto alla figlia durante la sua crescita.  Grazie alla magia del cinema è possibile far convergere passato e futuro, mettendo in scena l’incontro tra madre e figlia. Il film celebra la vita e la potenza dell’amore di una madre che con grande coraggio e determinazione riesce a superare ogni confine.

La trama del film 18 Regali

Come ogni anno Alessio (Edoardo Leo) consegna alla figlia Anna (Benedetta Porcaroli) un regalo lasciatole da Elisa (Vittoria Puccini).

È il giorno del diciottesimo compleanno di Anna e da scartare le rimane l’ultimo regalo, ma un desiderio di ribellione e un senso di vuoto incolmabile la spingono a scappare dalla festa organizzata dal padre. Si ritrova a vagare di notte in mezzo alla strada e una macchina, non vedendola, la investe. Al suo risveglio Anna si ritrova faccia a faccia con la madre che non ha mai conosciuto. Il destino le regala così l’occasione di conoscere Elisa, e farsi conoscere a sua volta, in uno straordinario viaggio ricco di emozioni e speranza.

SAG Awards 2020: tutte le nomination del sindacato degli attori

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SAG Awards 2020: tutte le nomination del sindacato degli attori

Le nomination ai Golden Globes 2020 hanno proiettato nel vivo la stagione dei premi 2019/2020, con gli altri annunci che si susseguono a ruota. Oggi è stato il turno dell’annuncio delle nomination ai SAG Awards 2020, i premi che il sindacato degli attori assegna alle migliori performance dell’anno, per cinema e tv.

America Ferrera e Danai Gurira hanno annunciato i nomi dei candidati trai quali spiccano quello di Scarlett Johansson, a segno con due nomination (migliore attrice drammatica protagonista e migliore non protagonista), Taron Egerton, la cui interpretazione di Elton John potrebbe portarlo fino alla cinquina degli Oscar, e il cast di La favolosa Signora Maisel, che ha ottenuto ben quattro candidature.

Ecco tutte le nomination ai SAG Awards 2020

Outstanding Performance by a Male Actor in a Leading Role:

Leonardo DiCaprio (“Once Upon a Time in Hollywood”)
Adam Driver (“Marriage Story”)
Taron Egerton (“Rocketman”)
Joaquin Phoenix (“Joker”)

Outstanding Performance by a Female Actor in a Leading Role:

Cynthia Erivo (“Harriet”)
Scarlett Johansson (“Marriage Story”)
Lupita Nyong’o (“Us”)
Charlize Theron (“Bombshell”)
Renée Zellweger (“Judy”)

Outstanding Performance by a Male Actor in a Supporting Role:

Jamie Foxx (“Just Mercy”)
Tom Hanks (“A Beautiful Day in the Neighborhood”)
Al Pacino (“The Irishman”)
Joe Pesci (“The Irishman”)
Brad Pitt (“Once Upon a Time in Hollywood”)

Outstanding Performance by a Female Actor in a Supporting Role:

Laura Dern (“Marriage Story”)
Scarlett Johansson (“Jojo Rabbit”)
Nicole Kidman (“Bombshell”)
Jennifer Lopez (“Hustlers”)
Margot Robbie (“Bombshell”)

Outstanding Performance by a Cast in a Motion Picture:

“Bombshell” (Lionsgate)
“The Irishman” (Netflix)
“Jojo Rabbit” (Fox)
“Once Upon a Time in Hollywood” (Sony)
“Parasite” (Neon)

Outstanding Performance by a Male Actor in a Television Movie or Miniseries:

Mahershala Ali (“True Detective”)
Russell Crowe (“The Loudest Voice”)
Jared Harris (“Chernobyl”)
Jharrel Jerome (“When They See Us”)
Sam Rockwell (“Fosse/Verdon”)

Outstanding Performance by a Female Actor in a Television Movie or Miniseries:

Patricia Arquette (“The Act”)
Toni Collette (“Unbelievable”)
Joey King (“The Act”)
Emily Watson (“Chernobyl”)
Michelle Williams (“Fosse/Verdon”)

Outstanding Performance by a Male Actor in a Drama Series:

Sterling K. Brown (“This Is Us”)
Steve Carell (“The Morning Show”)
Billy Crudup (“The Morning Show”)
Peter Dinklage (“Game of Thrones”)
David Harbour (“Stranger Things”)

Outstanding Performance by a Female Actor in a Drama Series:

Jennifer Aniston (“The Morning Show”)
Helena Bonham Carter (“The Crown”)
Olivia Colman (“The Crown”)
Jodie Comer (“Killing Eve”)
Elisabeth Moss (“The Handmaid’s Tale”)

Outstanding Performance by a Male Actor in a Comedy Series:

Michael Douglas (“The Kominsky Method”)
Bill Hader (“Barry”)
Andrew Scott (“Fleabag”)
Tony Shalhoub (“The Marvelous Mrs. Maisel”)

Outstanding Performance by a Female Actor in a Comedy Series:

Cristina Applegate (“Dead to Me”)
Alex Borstein (“The Marvelous Mrs. Maisel”)
Rachel Brosnahan (“The Marvelous Mrs. Maisel”)
Catherine O’Hara (“Schitt’s Creek”)
Phoebe Waller-Bridge (“Fleabag”)

Outstanding Performance by an Ensemble in a Drama Series:

“Big Little Lies” (HBO)
“The Crown” (Netflix)
“Game of Thrones” (HBO)
“The Handmaid’s Tale” (Hulu)
“Stranger Things” (Netflix)

Outstanding Performance by an Ensemble in a Comedy Series:

“Barry” (HBO)
“Fleabag” (Amazon)
“The Kominsky Method” (Netflix)
“The Marvelous Mrs. Maisel” (Amazon)
“Schitt’s Creek” (CBC Television)

Outstanding Action Performance by a Stunt Ensemble in a Comedy or Drama Series:

“Game of Thrones”
“GLOW”
“Stranger Things”
“The Walking Dead”
“Watchman”

Outstanding Action Performance by a Stunt Ensemble in a Motion Picture:

Avengers: Endgame
“Ford v Ferrari”
“The Irishman”
“Joker”
“Once Upon a Time in Hollywood”

Dune: per Oscar Isaac il nuovo adattamento sarà sconvolgente

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Dune: per Oscar Isaac il nuovo adattamento sarà sconvolgente

Durante una recente chiacchierata in occasione della promozione di Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, è stato chiesto ad Oscar Isaac di parlare anche dell’attesissimo Dune, il secondo adattamento cinematografico del romanzo di Frank Herbert (dopo quello del 1984 diretto da David Lynch).

Con profondo entusiasmo, Isaac ha elogiato la nuova versione di Dune ad opera di Denis Villeneuve (Blade Runner 2049) che lo vedrà impegnato nei panni del duca Leto Atreides, al fianco di Timothée Chalamet (che sarà Paul Atreides) e Rebecca Ferguson (che sarà invece Lady Jessica).

“Sarà una cosa completamente diversa”, ha spiegato Oscar Isaac ad Entertainment Weekly parlando del paragone tra il lavoro di Villeneuve e il primo adattamento di Lynch. “Non potevo immaginare nessuno più adatto di Denis al tono del romanzo originale di Frank Herbert. Ci sono alcune cose che sono da incubo… c’è questo elemento brutale nella storia. È scioccante. È spaventoso. È molto viscerale. E so per certo che io e Denis, ma anche io, Timothée e Rebecca, abbiamo lavorato come una famiglia, ricercando l’emozione. Sono davvero eccitato. Penso che sia bello sentirsi parte di qualcosa di nuovo… di così unico e speciale.”

Considerata la nota complessità del romanzo originale, le parole di Oscar Isaac fanno ben sperare nel lavoro di adattamento di Denis Villeneuve. Ricordiamo che il film arriverà nelle sale americane il 18 dicembre 2020.

LEGGI ANCHE – Dune: tutti i dettagli sui personaggi del reboot

Di seguito la prima sinossi ufficiale di Dune:

Percorso mitico e carico di emozioni, Dune racconta la storia di Paul Atreides, un giovane brillante e dotato nato sotto un grande destino al di là della sua comprensione, che dovrà viaggiare verso il pianeta più pericoloso dell’universo per assicurare alla sua famiglia e alla sua gente un futuro: mentre forze maligne esplodono in un conflitto per avere il controllo esclusivo del pianeta e della risorsa più preziosa esistente (una merce in grado di sbloccare il più grande potenziale dell’umanità), a sopravvivere saranno solo quelli che potranno sconfiggere la loro paura“.

In Dune Timothée Chalamet interpreterà il protagonista Paul Atreides, nato sul pianeta Caladan dal matrimonio fra il duca Leto Atreides I e la sua concubina Lady Jessica. Nel cast anche Javier BardemZendayaOscar IsaacRebecca FergusonStellan SkarsgardDave BautistaCharlotte Rampling Jason Momoa.

Hydra: 10 curosità sul logo dell’organizzazione criminale

Hydra: 10 curosità sul logo dell’organizzazione criminale

L’Hydra è stata responsabile di numerose morti all’interno dell’Universo Marvel. Ovunque i suoi membri si recassero, l’unico obiettivo era rispondere ai suoi bisogni. Perfino gli eroi e le eroine più forti non sarebbero in grado di sconfiggerlo. Ma cosa lo rende così potente? Sono le persone, la mitologia che si cela dietro l’organizzazione o è qualcos’altro?

Sicuramente, uno dei motivi che rende l’Hydra così potente è il suo logo. Per capire come mai tutti lo temono, è importante comprendere come funziona…

Le fasce sul braccio come i nazisti

Non è un segreto che l’Hydra sia l’equivalente della Germania Nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Ci sono, infatti, alcune somiglianze tra le due organizzazioni (a cominciare da Red Skull, braccio destro di Hitler nel MCU).

La maggior parte dei nazisti, come segno di fedeltà, indossava una fascia sul braccio con una svastica. Allo stesso modo, i membri dell’Hydra sfoggiano il loro dell’organizzazione. Alcuni membri ne hanno indossato l’uniforme anche dopo la fine della guerra.

Le due versioni del simbolo del logo

Sapevate che l’ultimo logo dell’Hydra è molto diverso da quello utilizzato in precedenza? In Captain America: The Winter Soldier, infatti, la versione digitalizzata di Arnim Zola racconta le origini dell’Hydra, ma in realtà rivela soltanto una parte della storia…

Come si può vedere dall’immagine in alto, in passato il simbolo del logo era meno intimidatorio e assomigliava di più alla testa di un ariete. Spesso veniva usato anche sottosopra e proprio questa forma sarebbe stata d’ispirazione per la versione che conosciamo oggi. Col passare del tempo, il simbolo del logo sarebbe stato riprogettato completamente, diventando più dettagliato.

Il tempo necessario a progettare il design

Per chi non è appassionato di fumetti e di cinema, ecco alcuni interessanti retroscena sulla creazione del logo dell’Hydra, che sono stati sviscerati dall’artista Ryan Meinerding nell’artbook: “The Art of Captain America: The First Avenger.

Meinerding ha spiegato che la progettazione del logo ha richiesto molto tempo, dal momento che l’obiettivo era quello di rendere i contorni dei tentacoli simili a degli ingranaggi, quindi c’era bisogno del tempo necessario per aggiungere le ventose. Secondo l’artista, gli ingranaggi rappresentano l’ossessione dell’Hydra nei confronti della tecnologia e delle armi avanzate.

Il logo è ispirato alla vera forma degli Inumani

Gli Inumani sono senza alcun dubbio uno dei gruppi di personaggi più interessanti dell’Universo Marvel. Si tratta di individui geneticamente superiori agli esseri umani, creati tramite esperimenti della razza extraterrestre dei Kree per essere usati come armi.

Sembra che Gli Inumani siano stati d’ispirazione per il logo dell’Hydra. La loro vera forma ricorda il personaggio di Cthulhu di H.P. Lovecraft o il personaggio di Davy Jones della saga di Pirati dei Caraibi. Tuttavia, l’ispirazione principale proviene da Hive, un disumano bandito dalla Terra a causa dei suoi poteri parassiti. I suoi adoratori formarono una società che mirava a riportarlo indietro. Alla fine, questa società si è evoluta nell’Hydra.

Il primo simbolo del logo era un ariete sacrificale

Questa antica società che in seguito sarebbe diventata l’Hydra, era in realtà molto più influente di quanto si possa credere. Lo scopo di riportare Hive sulla Terra era stato tramandato in tutto il mondo, fino a raggiungere altri gruppi ed organizzazioni che era dedite ai rituali di morte e alle uccisioni.

Alla fine, il design venne influenzato dai miti di origini pagana sul Diavolo. Ecco perché nella sua forma iniziale, il simbolo del logo dell’Hydra ricordava un ariete, considerato nell’antichità la primaria incarnazione del demonio.

È stato soggetto a numerose variazioni di colore

Sappiamo che il logo dell’Hydra è nero e rosso, ma in realtà è stato soggetto a numerose variazioni di colore, tra cui nero e blu, nero e verde, nero e bianco, ma anche grigio e bianco, nero e grigio e perfino un verde neon in versione digitalizzata, apparso sul monitori di Arnim Zola in Captain America: The Winter Soldier.

La versione blu è apparsa su alcuni computer dello SHIELD, mentre la versione verde è stata utilizzata sia sui computer dello SHIELD sia nella sede centrale dell’Hydra. Una delle versioni bianche fu usata dall’Hydra durante la Seconda Guerra Mondiale sull’equipaggiamento e su alcuni veicoli.

Rosso e nero: i colori della bandiera nazista

Un altro elemento che accomuna l’Hydra alla Germania Nazista è la bandiera. Il logo dell’Hydra e la svastica sono il simbolo dell’ideologia abbracciata dai membri dei rispettivi gruppi. Di conseguenza, il loro design doveva riflette il “messaggio” che questi simboli dovevano inviare.

La bandiera nazista utilizza tre colori: rosso, nero e bianco. Il logo dell’Hydra ne utilizza due: rosso e nero. Il rosso è già di per sé un colore molto aggressivo, ma quando lo si combina con il nero, diventa ancora più impetuoso, andando ad accentuare la violenza generata da queste organizzazioni. Anche la svastica è simile ai tentacoli sul logo dell’Hydra.

Il teschio sul logo richiama il volto di Teschio Rosso

Quando si pensa all’Hydra, è impossibile non pensare a Teschio Rosso. Il principale nemico di Captain America, l’esatto opposto di Steve Rogers. Ecco perché la loro rivalità e i loro combattimenti sono sempre stati così interessanti e coinvolgenti: si tratta di uno scontro di ideologie, del bene contro il male.

Se a rappresentare Captain America sono le stelle e le strisce della bandiera americana, a rappresentare Teschio Rosso è il logo dell’Hydra. Inoltre, il teschio del logo ricorda lo stesso leader dell’organizzazione. Non solo il suo viso è rosso come il colore utilizzato nel logo, ma il richiamo è palese anche nel nome… Teschio Rosso, appunto!

Il collegamento con la mitologia greca

Arnim Zola lo aveva già spiegato nel secondo capitolo dedicato alle avventure di Captain America, ma chiunque conosca un po’ la mitologia greca non avrà particolari difficoltà a cogliere la sottile connessione. Nei miti, l’Idra di Lerna è un orribile mostro leggendario simile ad un enorme drago dotato di diverse teste. Una volta tagliata una testa, molte altre crescono al suo posto.

Sconfiggere l’Idra di Lerna era una delle missioni di Eracle. Se ci pensiamo, Steve Rogers è molto simile a questo antico eroe. Entrambi sono molto forti e hanno migliorato col tempo le loro abilità umane. La differenza è che stanno combattendo per scopi completamente diversi.

I tentacoli ricordano le teste di Idra

I tentacoli sul logo nascondono più di un significato. Sappiamo che sono stati ispirati dalla vera forma degli Inumani, che i loro contorni e gli spazi tra l’uno e l’altro ricordano degli ingranaggi, ma potrebbe essere importante sapere che ricordano anche le già menzionate teste dell’Idra.

Pensateci: l’Idra ha diversi lunghi colli e una testa che spunta da ogni terminazione. Tutti questi colli potrebbero essere facilmente associati ai tentacoli sul logo dell’Hydra, che tanto ricordano quelli di un polipo.

Fonte: Screen Rant

Ghostbusters: Legacy, il regista della versione al femminile fa il tifo per il film

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Paul Feig, regista della versione al femminile di Ghostbusters, ha commentato il trailer di Ghostbusters: Legacy dimostrando grande entusiasmo per il franchise e per ciò che il film “autorizzato” mostrerà al pubblico.

Nel 2016 Feig ha diretto un capitolo molto sfortunato del franchise, che ad un cast di grande talento ha unito una scrittura intelligente che però non ha trovato riscontro nel pubblico, e si è scontrato contro un muro di diniego da parte del fan duri e puri del franchise: chi sono queste donne che vogliono prendere il posto di Rey, Winston, Peter e Egon?

Ebben, il film è stato in fiasco, con buona pace delle talentuose attrici coinvolte, ma Paul Feig non serba rancore, e su Twitter ha esternato il suo entusiasmo in occasione del trailer del film di Jason Reitman: “Questo sembra eccezionale. Complimenti vivissimi a Jason Reitman e al suo cast e alla crew. Non vedo l’ora di vederlo! #siamotuttighostbusters” .

https://twitter.com/paulfeig/status/1204395154943152131?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1204395154943152131&ref_url=https%3A%2F%2Fmovieplayer.it%2Fnews%2Fghostbusters-afterlife-regista-versione-femminile-commenta-trailer_73813%2F

Ghostbusters: Legacy, tutti i riferimenti all’originale nel trailer

A più di trent’anni dall’uscita nelle sale dell’iconico Ghostbusters, il cast originale, composto da Bill Murray, Dan Aykroyd, Ernie Hudson, Sigourney Weaver e Annie Potts di nuovo insieme per ridar vita a una delle saghe cinematografiche più amate della storia. Diretto da Jason Reitman, il film sarà nelle sale dall’estate 2020 prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia. Tra i protagonisti anche Mckenna Grace, Finn Wolfhard, Carrie Coon, Paul Rudd.

Sinossi: Ghostbusters: Legacy, diretto da Jason Reitman e prodotto da Ivan Reitman, il nuovo capitolo della saga originale Ghostbusters. Arrivati in una piccola città, una madre single e i suoi due figli iniziano a scoprire la loro connessione con gli Acchiappafantasmi originali e la segreta eredità lasciata dal nonno. Ghostbusters: Legacy è scritto da Jason Reitman & Gil Kenan.

Black Widow: gli eventi del film cambieranno la prospettiva su Natasha in Infinity War e Endgame

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Il film su Black Widow è la next big thing in casa Marvel Studios. Il film sulla Vedova Nera con protagonista Scarlett Johansson è un progetto a cui Kevin Feige ha dimostrato di tenere molto e che ci mostrerà pezzi del passato di Natasha pur non essendo ambientato in un periodo in cui la donna era giovanissima.

“Sapevamo di voler fare un film con Scarlett Johansson perché lei è Natasha Romanoff e non una storia con una Vedova Nera più giovane a cui il pubblico non era legato.” Queste le parole di Feige in occasione del CCXP di San Paolo in Brasile, dove spiega chiaramente perché non avrebbe avuto senso un film con un’attrice più giovane al posto di Johansson.

Tuttavia, in merito a ciò che il film mostrerà, Feige ha commentato: “Esploreremo il passato di Nat e come questo abbia influenzato le avventure vissute tra Civil War e Infinity War. Ci sono cose che lei fa in Infinity War e Endgame che vedrete in una nuova luce dopo Black Widow.” Non sappiamo con esattezza a cosa si riferisce il produttore, ma siamo abbastanza consapevoli del fatto che le motivazioni di Natasha siano legate a quello che per lei è il concetto di famiglia, in concetto che nella sua esperienza ha trovato e capito soltanto con i Vendicatori, che sono stati per lei padri, amanti e fratelli.

Black Widow: teaser trailer ufficiale con Scarlett Johansson

La regia di Black Widow è stata affidata a Cate Shortland, seconda donna (dopo Anna Boden di Captain Marvel) a dirigere un titolo dell’universo cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è stata riscritta nei mesi scorsi da Ned Benson (The Disappearance of Eleanor Rigby). Insieme alla Johansson ci saranno anche David Harbour, Florence Pugh, e Rachel Weisz.

Dopo lo straordinario successo di Avengers: Endgame, diventato il maggiore incasso mondiale di sempre, Scarlett Johansson riprende il suo ruolo di Natasha Romanoff/Black Widow.

Hawkeye: le conferme sulla serie Disney +

Hawkeye: le conferme sulla serie Disney +

Tra i prodotti Disney + annunciati al Comic Con di San Diego del 2019, uno di quelli che promette maggiori emozioni è lo show su Hawkeye, Occhio di Falco, uno dei Vendicatori “minori” che ha attraversato il cambiamento più radicale nel corso degli ultimi film. Dalla Guerra Civile, dalla quale è uscito agli arresti domiciliari, a Infinity War, dove, pur non avendo partecipato alle vicende cinematografiche, ha subito la perdita devastante della famiglia. Fino a Endgame, dove lo abbiamo ritrovato trasformato in puro spirito di vendetta.

Adesso, per Clint Barton, è arrivato il momento di andare avanti con la propria vita e con la propria carriera di supereroe, guardando al futuro e a chi raccoglierà la sua eredità. Ecco quali sono i punti cardine confermati della serie Disney + Hawkeye.

Jeremy Renner riprende il suo ruolo

jeremy rennerNonostante alcune recenti controversie, Jeremy Renner rimarrà nel ruolo di Clint Barton per la prossima serie di Hawkeye. Insieme a Black Widow, che finalmente avrà un film da solista il prossimo anno (anche se, dal trailer recentemente pubblicato, è chiaro che è molto, troppo tardi), Occhio di Falco è uno degli unici Vendicatori originali del MCU a non avere il proprio film da solista, né tanto meno una propria trilogia.

Anche Hulk ha avuto dei film tutti per lui, sebbene non con Mark Ruffalo nel ruolo, ed è il personaggio più difficile da raccontare di una storia da solista. Questa sarà la sesta apparizione sullo schermo di Renner nel ruolo del tiratore scelto del fu SHIELD.

Clint Barton allenerà Kate Bishop per diventare Occhio di Falco

Kate BishopNei fumetti, quando Clint Barton si ritira dalla sua attività di supereroe, il mantello di “Occhio di Falco” passa ad una giovane eroina in erba che risponde al nome di Kate Bishop. La storia delle origini di Kate nei fumetti è un po’ diversa dalla storia di origine che avrà nello show.

Nel materiale di origine, Kate è un membro dei Giovani Vendicatori a cui è stato dato il nome Occhio di Falco quando si è opposta a Steve Rogers, il quale le disse che l’unica altra persona ad assumere quel nome era stato Clint Barton. Nella prossima serie Disney +, sarà Clint stesso ad allenare Kate, in modo che possa essere la sua erede.

La premiere arriverà nel 2021

Occhio di Falco

Non è stata fissata una data di uscita ufficiale per Hawkeye – o per nessuno dei prossimi show Disney + della Marvel – ma è stata annunciata una finestra di uscita per entusiasmare i fan. La serie arriverà sul servizio di streaming della Casa di Topolino in rapida crescita alla fine del 2021.

Questa data renderà Hawkeye la quinta serie MCU di Disney +. Falcon and the Winter Soldier, le cui riprese sono già in corso, sarà la prima ad arrivare per la fine del 2020, seguita da WandaVision e Loki all’inizio del 2021. La misteriosa serie di antologie What If …? arriverà a metà del 2021 e infine Hawkeye alla fine del 2021.

Jonathan Igla è a capo della sceneggiatura

La Marvel ha assunto Jonathan Igla in qualità di capo sceneggiatore per lavorare alla serie Hawkeye. Igla ha scritto molto pre la tv, e tra le serie che ha firmato ci sono Masters of Sex, Pitch e Sorry for Your Loss, con protagoniste Elizabeth Olsen del MCU e Kelly Marie Tran, la Rose Tico di Star Wars.

Ma il suo lavoro più popolare è Mad Men. Igla ha ottenuto vari premi nel suo lavoro su Mad Men. È anche accreditato come redattore esecutivo della storia nell’acclamato episodio finale della serie, “Person to Person”.

Hailee Steinfeld è nella lista dei casting

Hailee Steinfeld BumblebeeSebbene non sia stato annunciato chi interpreterà Kate Bishop nella prossima serie di Hawkeye, è stato confermato che Hailee Steinfeld è nella lista dei casting. Steinfeld ha più che dimostrato di essere una performer competente, da quando ha battuto 15.000 concorrenti per il ruolo di Mattie Ross nel remake di Il Grinta dei fratelli Coen e ha finito per ottenere una nomination agli Oscar.

Da allora ha mostrato le sue inflessioni comiche (che le potrebbero servire nel MCU) nei sequel di Pitch Perfect e ha conquistato i fan dei fumetti come voce di Gwen Stacy in Spider-Man: Un Nuovo Universo.

Mamma ho perso l’aereo: annunciato il cast del reboot Disney+

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Mamma ho perso l’aereo: annunciato il cast del reboot Disney+

Sono stati annunciati i primi nomi del cast del reboot di Mamma ho perso l’aereo, la commedia del 1990 diretta da Chris Columbus e interpretata da Macaulay Culkin, divenuto negli anni un vero e proprio cult ed un classico delle festività natalizie grazie ai numerosi passaggi televisivi.

Il reboot di Mamma ho perso l’aereo sarà destinato a Disney+, il neonato servizio di streaming della Casa di Topolino che ha debutto in America lo scorso novembre e che in Italia arriverà a marzo 2020.

Al momento, il cast del reboot annovera Archie Yates, giovanissimo attore che ha esordito al cinema con l’acclamato JoJo Rabbit di Taika Waititi, insieme a Ellie Kemper (nota per essere la protagonista della serie Unbreakable Kimmy Schmidt) e a Rob Delaney (attore e comico americano famoso per essere il co-protagonista e il co-sceneggiatore dello show Catastrophe).

La trama del reboot di Mamma ho perso l’aereo è attualmente avvolta nel mistero. Bob Iger, CEO della Disney, aveva dichiarato che il reboot sarabbe stato una “rivisitazione della pellicola originale destinata alle nuove generazioni”. È probabile che il piccolo Yates interpreti un personaggio molto simile a quello di Kevin McCallister, mentre per quanto riguarda la Kemper e Delaney è ipotizzabile che i due interpreteranno i suoi genitori.

Il nuovo film sarà diretto da Dan Mazer (Nonno Scatenato) e sceneggiato da Mikey Day (Brittany Non Si Ferma Più) e Streeter Seidell (CollegeHumor). Il reboot sarà prodotto da Hutch Parke e Dan Wilson.

LEGGI ANCHE – Mamma ho perso l’aereo: 10 cose che non sai sul film

Nel 1990, il primo Mamma ho perso l’aereo divenne uno dei più alti incassi dell’anno, con oltre 934 milioni di dollari. Diretto da Chris Columbus e sceneggiato da John Hughes, il film ha dato vita ad un vero e proprio franchise composta da ben 4 sequel destinati sia al grande che al piccolo schermo: soltanto il primo, uscito nel 1992, ha visto ancora una volta Macaulay Culkin come protagonista.

Fonte: Nerdist

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