Tra i prodotti Disney + annunciati
al Comic Con di San Diego
del 2019, uno di quelli che promette maggiori emozioni è lo
show su Hawkeye, Occhio di Falco, uno dei
Vendicatori “minori” che ha attraversato il cambiamento più
radicale nel corso degli ultimi film. Dalla Guerra Civile, dalla
quale è uscito agli arresti domiciliari, a Infinity
War, dove, pur non avendo partecipato alle vicende
cinematografiche, ha subito la perdita devastante della famiglia.
Fino a Endgame, dove lo abbiamo ritrovato
trasformato in puro spirito di vendetta.
Adesso, per Clint Barton, è arrivato
il momento di andare avanti con la propria vita e con la propria
carriera di supereroe, guardando al futuro e a chi raccoglierà la
sua eredità. Ecco quali sono i punti cardine confermati della serie
Disney + Hawkeye.
Jeremy Renner riprende il suo
ruolo
Nonostante alcune recenti
controversie, Jeremy Renner rimarrà nel ruolo di
Clint Barton per la prossima serie di Hawkeye. Insieme a
Black Widow, che finalmente avrà un
film da solista il prossimo anno (anche se, dal trailer
recentemente pubblicato, è chiaro che è molto, troppo tardi),
Occhio di Falco è uno degli unici Vendicatori originali del
MCU a non avere il proprio film da
solista, né tanto meno una propria trilogia.
Anche Hulk ha avuto dei film tutti
per lui, sebbene non con Mark Ruffalo nel ruolo, ed è il
personaggio più difficile da raccontare di una storia da solista.
Questa sarà la sesta apparizione sullo schermo di Renner nel ruolo
del tiratore scelto del fu SHIELD.
Clint Barton allenerà Kate Bishop
per diventare Occhio di Falco
Nei fumetti, quando Clint
Barton si ritira dalla sua attività di supereroe, il mantello di
“Occhio di Falco” passa ad una giovane eroina in erba che risponde
al nome di Kate Bishop. La storia delle origini di Kate nei fumetti
è un po’ diversa dalla storia di origine che avrà nello show.
Nel materiale di origine, Kate è un
membro dei Giovani Vendicatori a cui è stato dato il nome Occhio di
Falco quando si è opposta a Steve Rogers, il quale le disse che
l’unica altra persona ad assumere quel nome era stato Clint Barton.
Nella prossima serie Disney +, sarà Clint stesso ad allenare Kate,
in modo che possa essere la sua erede.
La premiere arriverà nel 2021
Non è stata fissata una data di
uscita ufficiale per Hawkeye – o per nessuno dei prossimi show
Disney + della Marvel – ma è stata annunciata una
finestra di uscita per entusiasmare i fan. La serie arriverà sul
servizio di streaming della Casa di Topolino in rapida crescita
alla fine del 2021.
Questa data renderà Hawkeye la
quinta serie MCU di Disney +. Falcon and the
Winter Soldier, le cui riprese sono già in corso, sarà la prima ad
arrivare per la fine del 2020, seguita da WandaVision e Loki all’inizio del 2021. La
misteriosa serie di antologie What If …? arriverà a metà del 2021 e
infine Hawkeye alla fine del 2021.
Jonathan Igla è a capo della
sceneggiatura
La Marvel ha assunto Jonathan Igla in
qualità di capo sceneggiatore per lavorare alla serie Hawkeye. Igla
ha scritto molto pre la tv, e tra le serie che ha firmato ci sono
Masters of Sex, Pitch e Sorry for Your Loss, con protagoniste
Elizabeth Olsen del MCU e Kelly Marie Tran, la Rose
Tico di Star
Wars.
Ma il suo lavoro più popolare è Mad
Men. Igla ha ottenuto vari premi nel suo lavoro su Mad Men. È anche
accreditato come redattore esecutivo della storia nell’acclamato
episodio finale della serie, “Person to Person”.
Hailee Steinfeld è nella lista dei
casting
Sebbene
non sia stato annunciato chi interpreterà Kate Bishop nella
prossima serie di Hawkeye, è stato confermato che Hailee
Steinfeld è nella lista dei casting. Steinfeld ha più che
dimostrato di essere una performer competente, da quando ha battuto
15.000 concorrenti per il ruolo di Mattie Ross nel remake di
Il Grinta dei fratelli
Coen e ha finito per ottenere una nomination agli
Oscar.
Da allora ha mostrato le sue
inflessioni comiche (che le potrebbero servire nel MCU) nei sequel di
Pitch Perfect e ha conquistato i fan dei
fumetti come voce di Gwen Stacy in Spider-Man: Un Nuovo
Universo.
Sono stati annunciati i primi nomi
del cast del reboot di Mamma ho perso
l’aereo, la commedia del 1990 diretta da
Chris Columbus e interpretata da Macaulay
Culkin, divenuto negli anni un vero e proprio cult ed un
classico delle festività natalizie grazie ai numerosi passaggi
televisivi.
Il reboot di Mamma ho
perso l’aereo sarà destinato a Disney+, il neonato
servizio di streaming della Casa di Topolino che ha debutto in
America lo scorso novembre e che in Italia arriverà a marzo
2020.
Al momento, il cast del reboot
annovera Archie Yates, giovanissimo attore che ha
esordito al cinema con l’acclamato JoJo
Rabbit di Taika Waititi, insieme a Ellie
Kemper (nota per essere la protagonista della serie
Unbreakable Kimmy Schmidt) e a
Rob Delaney (attore e comico americano famoso per
essere il co-protagonista e il co-sceneggiatore dello show
Catastrophe).
La trama del reboot di
Mamma ho perso l’aereo è attualmente
avvolta nel mistero. Bob Iger, CEO della Disney, aveva dichiarato
che il reboot sarabbe stato una “rivisitazione della pellicola
originale destinata alle nuove generazioni”. È probabile
che il piccolo Yates interpreti un personaggio molto simile a
quello di Kevin McCallister, mentre per quanto riguarda la Kemper e
Delaney è ipotizzabile che i due interpreteranno i suoi
genitori.
Il nuovo film sarà diretto da
Dan Mazer (Nonno Scatenato) e
sceneggiato da Mikey Day (Brittany Non Si Ferma
Più) e Streeter Seidell (CollegeHumor). Il reboot sarà prodotto
da Hutch Parke e Dan Wilson.
Nel 1990, il primo
Mamma ho perso l’aereo divenne uno dei
più alti incassi dell’anno, con oltre 934 milioni di dollari.
Diretto da Chris Columbus e sceneggiato da
John Hughes, il film ha dato vita ad un vero e
proprio franchise composta da ben 4 sequel destinati sia al grande
che al piccolo schermo: soltanto il primo, uscito nel 1992, ha
visto ancora una volta Macaulay Culkin come
protagonista.
Già nel trailer finale di
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker abbiamo visto una scena in cui Rey e
Kylo Ren sembrano distruggere insieme una statua di Darth Vader.
Non sappiamo se quello che abbiamo visto risponda a realtà o a una
visione, tuttavia il momento sembra tanto importante da riprodurlo
in un poster diffuso questa mattina dai canali ufficiali del
film.
Si tratta senza dubbio di una scena
iconica, che potrebbe ricollegarsi a quanto dichiarato da
Rian Johnson ne Gli Ultimi
Jedi. In quel film si mettevano in discussione
diversi punti fondamentali per la saga: l’elitarietà della Forza,
il potere della predestinazione, l’importanza del libero arbitrio,
il desiderio di rompere con il passato e con ciò che poteva o
doveva essere il destino scritto.
In questa immagine, potente ed
eroica, vediamo i due giovani rappresentanti del Lato Chiaro e del
Lato Oscuro abbattere l’icona del passato, l’emblema della
predestinazione. Anakyn Skywalker era il “prescelto”, corrotto da
Palpatine e votatosi al Lato Oscuro che, alla fine della sua vita,
trova quel che di buono era rimasto in lui. I due giovani
distruggono l’icona e sembrano promettersi a vicenda e promettere
ai fan un futuro di inaspettati cambiamenti, soprattutto un futuro
dove il sangue e il destino saranno meno importanti del libero
arbitrio.
Ecco il poster:
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, scene inedite nel nuovo trailer
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, capitolo conclusivo della nuova
trilogia del franchise diretto da J.J.
Abrams, arriverà nei cinema a dicembre
2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
La Marvel TV così come
abbiamo imparato a conoscerla negli ultimi 10 anni non esisterà
più. La divisone della Marvel Entertainment dedicata alla
serie, infatti, verrà ufficialmente inglobata all’interno dei
Marvel Studios, sotto la supervisione
di Kevin Feige.
Nonostante l’annunciata serie
animata dedicata a Tigra & Dazzler (che
debutterà su Hulu) e la serie live action su
Helstrom restino in fase di sviluppo,
entrambe rappresenteranno gli ultimi progetti supervisionati da
Jeph Loeb, fino a poco tempo fa a capo della
divisione televisiva della Casa delle Idee. La chiusura della
Marvel TV comporterà non
soltanto lo stop alla produzione di nuovi progetti seriali, ma
anche il licenziamento di diversi dipendenti nell’immediato
futuro.
Karim Zreik,
attuale vicepresidente senior della programmazione e produzione
della Marvel TV, entrerà
ufficialmente a far parte del gruppo Marvel Studios e
continuerà a supervisionare i progetti attualmente in corso.
La notizia non arriva come un
fulmine a ciel sereno, vista la cancellazione negli ultimi mesi di
numerose serie tv targate Marvel. Di recente abbiamo appreso
che sono state cancellate sia Cloak &
Dagger (destinata a Freeform) che
Runaways (trasmessa da Hulu), insieme
ovviamente a Daredevil, Jessica Jones, Luke
Cage e tutte le altre serie Marvel che erano approdate sul
colosso dello streaming Netflix. Agents of SHIELD,
serie di punta della Marvel TV, debutterà con la settima
e ultima stagione nel 2020.
Continuano così i piani dei
Marvel Studios e di
Kevin Feige per espandere oltre i confini del
grande schermo l’Universo Cinematografico Marvel: ricordiamo che la Casa
delle Idee è attualmente al lavoro sulle annunciate serie che
debutteranno sulla neonata Disney+, tra le quali figurano
The
Falcon and the Winter Soldier, WandaVision, Loki,
Hawkeye, She-Hulk, Moon
Knight e Ms. Marvel.
Da Sense
8 a The
Matrix 4, Toby Onwumere ha
senza dubbio fatto un salto di qualità, forte dell’amicizia, nata
sul set della serie Netflix, con Lana
Wachowski. L’attore, che nello show chiuso alla
seconda stagione interpreta uno degli 8 protagonisti, entra nel
cast dello sci-fi avvolto dal mistero ma già molto atteso dai fan
della trilogia originale.
Proprio ieri è arrivata la conferma
che anche Jonathan Groff
(Mindhunter) si è unito al cast. Vi
ricordiamo che nel cast sono stati già confermati Yahya
Abdul-Mateen II, Keanu Reeves e
Carrie-Anne Moss e che il nuovo capitolo del
franchise sarà diretto da Lana Wachowski.
Secondo quanto riportato da
Justin Kroll di Variety, quello di Reeves
non sarà il solo Neo sullo schermo, ma la versione più “anziana”,
dal momento che la produzione sarebbe in cerca di un attore più
giovane da affiancargli sempre nei panni del protagonista. Altre
indiscrezioni suggeriscono invece che Morpheus, il
personaggio interpretato nella trilogia originale da
Lawrence Fishburne, farà il suo ritorno.
“Non potremmo essere più
entusiasti di rientrare in The Matrix con Lana“, ha dichiarato
Toby Emmerich, presidente della Warner Bros, “Lana è una vera
visionaria, una regista creativa e originale e siamo entusiasti che
stia scrivendo, che dirigerà e produrrà questo nuovo capitolo
dell’universo di Matrix“.
La sceneggiatura del film è stata
firmata a sei mani con Aleksandar Hemon e David Mitchell, mentre
diverse fonti sostengono che le riprese dovrebbero iniziare nei
primi mesi del 2020. “Molte delle idee che Lilly ed io abbiamo
esplorato vent’anni fa a proposito della nostra realtà sono ancora
più rilevanti ora. Sono molto felice di avere questi personaggi
nella mia vita e sono grata per questa possibilità di lavorare
ancora con i miei brillanti amici“, ha detto la Wachowski.
Il trailer internazionale di
Ghostbusters: Legacy contiene una
brevissima scena in più e, montato in maniera leggermente
differente rispetto a quello ufficiale che abbiamo visto due giorni
fa, risulta molto più accattivante!
A più di trent’anni dall’uscita
nelle sale dell’iconico Ghostbusters, il cast originale,
composto da Bill Murray, Dan Aykroyd, Ernie Hudson,
Sigourney Weaver e Annie Potts di nuovo insieme per
ridar vita a una delle saghe cinematografiche più amate della
storia. Diretto da Jason Reitman, il film sarà nelle sale
dall’estate 2020 prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner
Bros. Entertainment Italia. Tra i protagonisti anche
Mckenna Grace, Finn Wolfhard, Carrie Coon,
Paul Rudd.
Sinossi:
Ghostbusters: Legacy, diretto da Jason
Reitman e prodotto da Ivan Reitman, il nuovo capitolo della saga
originale Ghostbusters. Arrivati in una piccola città, una madre
single e i suoi due figli iniziano a scoprire la loro connessione
con gli Acchiappafantasmi originali e la segreta eredità lasciata
dal nonno. Ghostbusters: Legacy è scritto da Jason Reitman
& Gil Kenan.
Sarà lungo 7000 (settemila!)
anni l’arco temporale narrativo de Gli
Eterni, il nuovo film della Fase 4 del
Marvel Cinematic Universe,
attualmente in fase di riprese, con protagonista un cast stellare,
guidato da Angelina Jolie e Richar
Madden.
Il film desta grande curiosità e
soprattutto è avvolto dal mistero, dal momento che metterà in scena
dei personaggi che sono potenzialmente molto rischiosi. Le prime
immagini del film, mostrate lo scorso fine settimana al CCXP di San
Paolo hanno mostrato delle ambientazioni convincenti ma anche dei
salti temporali importanti.
Adesso veniamo a conoscenza del
fatto che il film percorrerà un arco narrativo di circa settemila
anni, un tempo comprensibilmente giustificato se si calcola che i
protagonisti del film sono tutti immortali.
La più importante implicazione che
ci sottopone questa notizia, confermata da Kevin Feige in persona a
Collider, è che il
film si immergerà in profondità nel passato del MCU più che mai. Non è chiaro come
la trama possa sostenere i molti salti di tempo che senza dubbio
saranno inclusi, ma visto che Eternals sarà diverso da qualsiasi film precedente
dell’universo Marvel, è possibile che anche la
storia segua uno schema diverso.
Gli Eterni,
diretto da Chloe Zhao, vedrà nel cast
Angelina Jolie (Thena), Richard
Madden (Ikaris), Kit Harington (Black
Knight) Kumail Nanjiani (Kingo),
Lauren Ridloff (Makkari), Brian Tyree
Henry (Phastos), Salma Hayek (Ajak),
Lia McHugh (Sprite), Gemma Chan
(Sersi) e Don Lee (Gilgamesh).
Secondo gli ultimi aggiornamenti, il
cinecomic includerà nel MCU gli esseri superpotenti e quasi
immortali conosciuti dai lettori come
Eterni e i
mostruosi Devianti, creati da esseri
cosmici conosciuti come Celestiali. Le
fonti hanno inoltre rivelato al The Hollywood
Reporter che un aspetto della storia riguarderà la storia
d’amore tra Ikaris, un uomo alimentato dall’energia cosmica, e
Sersi, eroina che ama muoversi tra gli umani.
La sceneggiatura è stata scritta
da Matthew e Ryan
Firpo mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 6
novembre 2020.
È con un post condiviso attraverso
il suo account Instagram che
Vin Diesel ha annunciato quando vedremo finalmente
il primo trailer ufficiale di Fast and Furious
9: le prime immagini del film arriveranno a gennaio
2020!
Sono trascorsi più di due anni da
quando il pubblico ha visto per l’ultima volta Vin
Diesel nei panni di Dominic Toretto: l’attesa nei
confronti di Fast and Furious 9 è stata
resa più sopportabile per i fan del franchise action grazie
all’uscita nelle sale di Hobbs and Shaw – Fast
and Furious, primo spin-off della saga con
protagonisti Dwayne Johnson, Jason Statham e la
new entry Idris Elba.
Su Instagram, Diesel ha spiegato che
il primo trailer ufficiale di Fast and
Furious 9 arriverà a gennaio 2020 e la data esatta
del lancio online verrà rivelata il prossimo 18 dicembre.
Potete vedere il post condiviso dall’attore di seguito:
In Fastand Furious
9 reciteranno i veterani del
franchise Vin Diesel, Charlize
Theron, John
Cena, Michelle
Rodriguez, Jordana
Brewster, Ludacris, Tyrese
Gibson e Helen Mirren. Nel cast
anche Michael Rooker e Cardi
B.
La regia sarà firmata da
Justin Lin, già regista di numerosi capitoli del
franchise, mentre la release del film è stata spostata al
22 maggio 2020 (inizialmente il film sarebbe
dovuto arrivare al cinema quest’anno). Non sono state fornite
spiegazioni ufficiali che hanno motivato questa scelta, ma è
evidente che nei piani della Universal Pictures ci sia la volontà
di garantire alla saga il miglior posizionamento al box office
possibile in una stagione già ricchissima di blockbuster molto
attesi.
Ricoriamo che il decimo capitolo
della saga è già in pre-produzione. Secondo quanto riferito, il
capitolo numero 10 della saga concluderà definitivamente la serie
principale Fast and Furious, a seguito
degli eventi che vedremo nel nono capitolo. Questa informazione ci
fa pensare che alla fine del franchise si sia pensato più a un
dittico di chiusura che a due film separati.
Arrivato al cinema oltre 11 anni fa,
Iron Man ha concluso eroicamente la sua
cavalcata su grande schermo la scorsa primavera, con
Avengers: Endgame, in cui
compie il sacrificio estremo e salva il mondo. La sua influenza sul
Marvel Cinematic Universe
si è fatta sentire rispetto a tutti i personaggi ed ha sicuramente
catturato l’immaginario collettivo con il suo atteggiamento un po’
sbruffone ma dal cuore grande.
Pensavamo di sapere tutto di lui, ma
il responsabile dello sviluppo visivo dei Marvel Studios, Ryan
Meinerding, ci ha riservato una sorpresa molto
gradita, proprio in merito a come appare Iron Man
e a come sarebbe potuto essere nei film.
In particolare, via
Instagram, Meinerding ha diffuso dei concept del
Vendicatore corazzato realizzati per il film di Jon
Favreau e mai utilizzati: “Ho realizzato questi
concept per aiutare a capire come avrebbe funzionato la sequenza di
semi in post-produzione”.
Nella galleria in basso sono inclusi
alcuni altri concept art rilasciati ufficialmente da Adi Granov,
dai disegni alternativi di Iron Monger a Tony Stark in azione. Sono
tutti davvero fantastici e offrono uno sguardo affascinante al
lavoro che ha portato alla creazione di Iron Man quando l’Universo
cinematografico Marvel era ancora solo un’idea
nella mente di Kevin Feige!
Si tratta di vere e proprie opere
d’arte che meriterebbero uno spazio apposito, nonostante servano
solo da strumento per i filmmaker per mettere a punto le meraviglie
visive che gli spettatori vedranno sul grande schermo.
Da personaggio minore dei fumetti,
Iron Man ha segnato irrimediabilmente la
storia del cinecomic ma anche quella del cinema in generale e
questo fenomeno culturale importantissimo sembra sicuramente un
merito condiviso non solo da Feige, Favreau e Robert Downey
Jr. ma anche da tutti gli artisti che, come abbiamo visto,
hanno contribuito alla realizzazione visiva dell’eroe al
cinema.
I destini di John
Travolta e Quentin Tarantino tornano ad
incrociarsi per una questione abbastanza divertente che riguarda
l’ultima fatica del celebre regista e sceneggiatore, ossia
C’era una volta a Hollywood: Travolta,
che ha visto il film, ha infatti dichiarato di aver scovato al suo
interno un errore.
In occasione di un recente Q&A a
seguito di una proiezione del suo ultimo film, The
Fanatic, l’interprete di Vincent Vega in
Pulp Fiction ha spiegato di aver
riscontrato un errore storico nella scena della resa dei conti
finale tra Cliff Booth (Brad Pitt), Rick Dalton
(Leonardo DiCaprio) e i seguaci di Charles
Manson.
“Il personaggio di Leonardo
DiCaprio sta tornando a casa dall’Italia o da dove si
trovava”, ha spiegato Travolta ai fan presenti al Q&A.
“La voce narrante dice che ha preso un Boeing 747. Bene: il 747
è stato collaudato per la prima volta nel febbraio 1969, ma è
entrato ufficialmente in servizio nel gennaio 1970. Mancavano nove
mesi! Avrebbe dovuto essere su un Boeing 707!”.
Ma com’è possibile che John
Travolta sia così informato sul mondo dell’aviazione?
Forse non tutti sanno che l’attore possiede il brevetto di pilota
di aerei di linea ed è un vero e proprio appassionato di storia
dell’aeronautica. Inoltre, l’errore scovato da Travolta dimostra
quanto egli non sia soltanto un amico e collega di Quentin
Tarantino, ma anche un attento osservatore dei suoi
film.
Ad ogni modo, un simile errore nel
nono film di Tarantino potrebbe essere giustificato dal fatto che
tutta la pellicola non è altro che una versione di Hollywood e
della storia di quel determinato periodo storico (il 1969) filtrata
attraverso i ricordi nostalgici dello stesso regista.
Tra i più grandi film della carriera
di John Travolta, è impossibile non annoverare
Pulp Fiction, il capolavoro di
Quentin Tarantino che nel 1994 contribuì a
rilanciare la carriera del divo de La Febbre del Sabato
Sera e Grease, tanto da fargli conquistare la sua
seconda candidatura agli Oscar come Miglior Attore
Protagonista.
Ricordiamo che C’era una
volta a Hollywood ha ricevuto 5 nomination
ai Golden Globes
2020, incluso Miglior Film (Musical o Commedia),
Miglior Regia, Miglior Attore Protagonista (Musical o Commedia)
per Leonardo DiCaprio e Miglior Attore
Non Protagonista per Brad Pitt.
Arriverà nei cinema di tutto il
mondo il 13 dicembre La Vita Nascosta, il
nuovo film di Terrence Malick già visto e amato al
Festival
di Cannes 2019. Il film non ha ancora una data di distribuzione
italiana, ma la Fox Searchlight ha acquistato i diritti di
distribuzione del film nel nostro Paese, cosa che fa sperare i fan
in una uscita all’inizio del 2020.
Ecco la clip del film:
La storia di A Hidden
Life è quella vera di Franz Jägerstätter, un contadino
austriaco che visse nel borgo di Sankt Radegund: fervente
cattolico, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si rifiutò di
arruolarsi, definendosi obbiettore di coscienza.
Star Wars: Gli Ultimi
Jedi non ha entusiasmato i fan, che hanno
criticato moltissimo alcune scelte del regista Rian
Johnson. Ad oggi, però, il film rimane quello con la
maggiore portata rivoluzionaria all’interno del franchise e sembra
che la sua scena conclusiva sia la chiave per capire l’intero mondo
di Star Wars.
Ricordiamo che la scena conclusiva
del film vedeva la Ribellione scampare alla minaccia di Kylo Ren,
ormai Leader Supremo, ma, dall’altra parte della Galassia, un
bambino, orfano e schiavo, usava la Forza per sollevare un manico
di scopa e svolgere i suoi compiti, mentre indossava un anello con
il simbolo dei ribelli e guardava, speranzoso, il cielo
stellato.
La democratizzazione della Forza ha
portato a numerosissime critiche, in quanto molti credevano che si
trattasse di un dono per pochi, per gli Skywalker, ad esempio. Per
questo, nel film di Johnson, Rey è figlia di nessuno. Anche lei,
che viene dal nulla, può essere in grado di sentire la Forza, senza
predestinazione, senza retaggio nel sangue. Questo dettaglio potrà
ancora essere confutato da L’Ascesa di
Skywalker, al cinema dal 18 dicembre, ma la scena
finale parla chiaro: la Forza può scorrere in chiunque.
Proprio questo è il succo della
spiegazione che Kathleen Kennedy ha fornito
durante un’intervista rilasciata a io9 in merito al film
in uscita e al proseguimento della saga. Commentando l’ultima scena
di Episodio XIII, la produttrice ha
dichiarato:
“Il vero significato della Forza
è il senso di Star Wars. Sicuramente sarà anche parte di Episodio
IX. Ma la Forza è una parte enorme della conversazione sul futuro
della saga e su cosa racconterà dopo Star Wars. Una volta che
archivieremo Episodio IX e continueremo a raccontare altre storie,
la Forza sarà il fondamento di Star Wars.”
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, scene inedite nel nuovo trailer
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, capitolo conclusivo della nuova
trilogia del franchise diretto da J.J.
Abrams, arriverà nei cinema a dicembre
2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Sappiamo ormai da diverso tempo –
anche per stessa ammissione del diretto interessato – che
Quentin Tarantino si ritirerà (o dovrebbe
ritirarsi, il condizionale in questi casi è sempre d’obbligo!) dopo
il suo decimo film.
Quale sarà l’ultima avventura di
Quentin Tarantino sul grande schermo è al centro
di dibattiti e speculazioni ormai da diverso tempo: sarà la sua
chiacchieratissima versione vietata ai minori di Star
Trek? Oppure il terzo capitolo della saga di
Kill Bill?
Lo scorso luglio era stato lo stesso
Tarantino a rivelare che lui e Uma Thurman stavano
“seriamente” considerando l’idea di un nuovo capitolo della saga
con protagonista Beatrix Kiddo. Oggi, in una recente intervista con
Andy Cohen, il regista e
sceneggiatore di Pulp Fiction e C’era una volta a
Hollywood ha aggiornato in merito al progetto, spiegando di
avere “un’idea interessante” su ciò che vorrebbe fare con
il terzo potenziale film.
“Proprio ieri ho cenato con Uma
Thurman”, ha spiegato Tarantino. “Eravamo in un ristorante
giapponese davvero molto figo. Ho un’idea in merito a ciò che mi
piacerebbe fare con Kill Bill 3. Ed il punto di tutta la questione
è proprio questo: conquistare l’idea alla base del film. Cosa è
successo esattamente alla Sposa dall’ultima volta? Cosa voglio fare
adesso? Non mi interessa trovare un’idea che non funzioni e che
possa risultare ridicola. Beatrix non lo merita. Adesso ho un’idea
che potrebbe essere interessante. Ad ogni modo, non ci lavorerei
subito. Ci vorrebbero almeno tre anni a partire da ora. Ma è
sicuramente nei miei piani.”
In attesa che Tarantino ci delizi
con nuovi aggiornamenti sul possibile Kill Bill
3, ricordiamo che il suo ultimo film,
C’era una volta a
Hollywood, ha ricevuto 5 nomination ai
Golden Globes
2020, incluso Miglior Film (Musical o Commedia),
Miglior Regia, Miglior Attore Protagonista (Musical o Commedia) per
Leonardo DiCaprio e Miglior Attore Non
Protagonista per Brad Pitt.
È stato diffuso un nuovo simpatico
spot tv di Dolittle, il nuovo film con
Robert Downey Jr. in cui l’attore fa le audizioni
agli animali per entrare nel cast della sua avventura nei panni del
veterinario che parla con gli animali.
Nel cast
vocale del film ci sono Rami Malek, Emma
Thompson, Michael Sheen, Selena Gomez, Octavia Spencer, Antonio
Banderas, John Cena, Marion Cotillard e Tom
Holland.
Robert Downey
Jr. è impegnato al momento nel press tour di Avengers:
Endgame, che si concluderà il 26 aprile con l’uscita
del film in tutto il mondo (da noi in Italia il film è programmato
per il 24 aprile).
Il Dottor Dolittle
è stato creato dall’autore britannico Hugh
Lofting nel 1920. L’epoca Vittoriana, un medico decide di
curare animali invece che persone perché si scopre in grado di
parlare con loro.
Già nel 1967 c’era stato un
adattamento per il cinema, con Rex Harrison
che interpretò il personaggio e il film che vinse due Oscar, per la
migliore canzone e per gli effetti visivi.
Il sito Production Weekly ha
riportato il titolo di lavorazione per The
Batman, che naturalmente potrebbe dare qualche
indicazione sulla storia che il film racconterà, mentre intanto la
data di inizio delle riprese si fa sempre più vicina.
Il sito conferma che il titolo
provvisorio del film è Vendetta.
Purtroppo, a parte questo, non ci sono altre informazioni sulla
produzione. In relazione a Batman, la parola Vendetta può assumere
diversi significati, tutti abbastanza consoni al personaggio.
Il cast di The
Batman è formato da molti volti
noti: Andy Serkis sarà Alfred e Colin
Farrell sarebbe in trattative per interpretare Oswald
Chesterfield aka Pinguino, Zoe Kravitz (la nuova
Catwoman dell’universo DC), Jeffrey Wright
(commissario Jim Gordon) e Paul Dano (Enigmista),
infine John Turturro sarà il boss Carmine Falcone.
Nel cast anche Peter Sarsgaard ma c’è ancora
mistero sul suo ruolo.
HN Entertainment ha suggerito che le
riprese del cinecomic si svolgeranno presso i Leavesden Studios di
Londra (gli stessi della saga di Harry Potter ma anche di
Batman v Superman: Dawn of Justice,
Justice League, Wonder Woman e del sequel Wonder Woman 1984) mentre l’uscita
nelle sale è stata già fissata al 25 giugno 2021.
“The Batman esplorerà un caso di
detective“, scrivono le fonti, “Quando alcune persone
iniziano a morire in modi strani, Batman dovrà scendere
nelle profondità di Gotham per trovare indizi e risolvere il
mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai criminali di
Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery sarà
disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti e dei
film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono tutti
sospettati“.
A 35 anni dall’arrivo in sala del
primo film sugli Acchiappafantasmi, Ghostbusters:
Legacy sarà il primo “vero” seguito del franchise con
protagonisti Bill Murray, Dan Aykroyd,
Ernie Hudson,
Sigourney Weaver e Harold Ramis.
Il trailer del film, diretto da
Jason Reitman e arrivato ieri in rete, ci ha dato la possibilità di
dare un primo sguardo al film che, oltre all’atmosfera di cinema
per ragazzi anni ’80 e al tono devoto, rispetto agli originali,
presenta già dei riferimenti e degli omaggi al film del
1984. Ecco di seguito i riferimenti all’originale nel trailer
di Ghostbusters: Legacy.
I tasti del pianoforte
Subito dopo il minuto 1 del
trailer, poco prima di vedere il nome di Jason Reitman e subito
dopo che il personaggio di Paul Rudd pronuncia le parole “una
trappola per fantasmi”, si sentono suonare tre tasti di pianoforte.
Le note sono certamente inquietanti, in linea con Ghostbusters, ma
non si tratta della prima volta che ascoltiamo questa combinazione
di tasti.
Nel film originale, poco prima che
la squadra incontri il loro primo fantasma, i tre protagonisti
trovano una pila verticale di libri sul pavimento, alta quanto
loro. Dopo averla esaminata, Ray Stantz (Dan
Aykroyd) si distrae e dice: “Senti, senti l’odore di
qualcosa?” Subito dopo che Ray dice: “Ascolta” sentiamo esattamente
la stessa combinazione dei tasti del piano che ascoltiamo qui.
La colonna sonora originale
Anche il secondo
riferimento è sonoro. Quando si tratta della colonna sonora di
Ghostbusters, la canzone di Ray Parker Jr. è certamente la prima
cosa a cui la maggior parte delle persone pensa, ma va ricordato
che la colonna sonora di Elmer Bernstein per il film è
straordinariamente buona, nonché ormai iconica.
Durante la sequenza in cui Paul Rudd
sta condividendo con i due bambini la storia degli
Acchiappafantasmi originali, e vediamo scene del primo film
rielaborate come filmati di notiziario, è possibile ascoltare un
pezzo della colonna sonora che, nel film, era stato utilizzato per
indicare gli incontri con i fantasmi. È appena accennato, ma è
proprio lì, a beneficio dei fan attenti.
Spore, muffe e funghi
Questo trailer ci conferma
che le voci in merito alle quali il film seguisse le famiglie di
uno dei Ghostbusters originali erano vere. Il trailer ci dà la
risposta in merito a chi sarà il patriarca dei protagonisti del
film, e una scena molto specifica ci dà il suggerimento
definitivo.
Vediamo la giovane ragazza usare un
familiare pezzo di equipaggiamento di Ghostbusters per farsi strada
in uno scantinato pieno di cose interessanti. Oltre a trovare uno
zaino protonico lì, vediamo anche una raccolta di piastre di Petri
etichettate con nomi di vari microbi. Nel Ghostbusters originale,
Egon Spengler dice a Jeanine che raccoglie “spore muffe e funghi”.
Abbiamo appena trovato la sua collezione.
Le tute
Mentre gli altri attrezzi
dei vecchi Acchiappafantasmi che compaiono nel trailer di
Ghostbusters: Afterlife non fanno parte della lista, il
ritrovamento delle tute è un momento molto emozionante, e potreste
averlo perso. Inoltre, la tuta che si vede nel video è quella di
Egon Spengler.
Se non aveste collegato la presenza
del rilevatore ectoplasmatico con le collezione di muffe, il nome
sulla tuta vi renderà chiaro che la ragazzina che vediamo nel
trailer è la nipote di Egon Spengler!
Miniera Shandor
Questo è probabilmente
l’indizio potenzialmente più interessante trai vari riferimenti nel
trailer. Vediamo due bambini avvicinarsi a un cartello che recita
Shandor Mining Co. Considerando che la presenza spettrale che
vediamo all’inizio del trailer proviene dal sottosuolo, sembra che
qui si concentrerà il centro della nostra storia.
Il serio fan di Ghostbusters
riconoscerà il nome Shandor. Nello specifico, nel film originale,
Egon fa riferimento a Ivo Shandor in quanto fu l’architetto che
progettò il condominio di New York City al centro del film
originale. La domanda è: si tratta semplicemente di un Easter Egg
che i fan possono riconoscere o è, come sembra più probabile a
questo punto, esattamente il nodo che collega questo film al film
originale?
Chiamalo destino
Nello stesso tempo in cui
vediamo il nome Shandor sullo schermo, sentiamo una voce familiare.
Si tratta di quella di Bill Murray. È il dialogo del primo film in
cui Peter Venkman diventa filosofico con Ray Stantz dopo che sono
stati cacciati dalla loro università.
La battuta si riferisce a come Peter
crede che le cose accadano per predestinazione. Ciò implica che
qualunque cosa stia succedendo in Ghostbusters:
Legacy, potrebbe anche accadere per una ragione.
Sembra di nuovo che si provi a stabilire una connessione diretta
tra questo film e il primo, e suggerisce anche che, sì, gli
Acchiappafantasmi originali potrebbero tornare in qualche modo.
Il mastino di Gozer
Per un film di
Ghostbusters, quello che vediamo poco nel primo trailer sono i
fantasmi. C’è una breve occhiata a qualcosa che potrebbe essere
Slimer, ma potrebbe anche non essere lui. Tuttavia, sembra apparire
un altro piccolo animale spaventoso del primo film. Il mastino
demoniaco che sedeva al fianco di Gozer.
Verso la fine del trailer vediamo
un’enorme zampa artigliata cofano della macchina di Paul Rudd, e
insieme ad essa si sente un ringhio molto familiare. Sembra che i
mostri che abbiamo visto possedere Sigourney Weaver e Rick Moranis
nel primo film potrebbero essere tornati. Questa è anche una prova
in più che la trama di Ghostbusters:
Legacy si collegherà direttamente al primo film.
Nella giornata di ieri sono state
ufficialmente annunciate le nomination dei
Golden Globes 2020, la cui cerimonia di
premiazione si svolgerà il prossimo 5 gennaio.
Le scelte dell’Hollywood Foreign
Press Association in merito alle migliori produzioni
cinematografiche e televisive dell’anno che sta per chiudersi ci
indicano in linea di massima quale sarà l’orientamento della
stagione dei premi (Oscar inclusi) in materia di candidature, salvo
gli immancabili colpi di scena dell’ultimo minuto.
Come da tradizione, l’annuncio delle
nomination – che si tratti dei Globi d’Oro o di qualsiasi altro
premio – comporta sempre una certa dose di disappunto, soprattutto
in vista di quei film, quei registi o quegli attori che secondo la
maggioranza non hanno ricevuto la giusta considerazione.
Di seguito abbiamo raccolto i più
grandi titoli e le più grandi personalità (tra registi e attori)
“snobbati” dalla 77esima edizione dei Golden
Globes:
Piccole Donne
Il nuovo adattamento
dell’iconico romanzo di Louisa May Alcott farà il
suo esordio nelle sale cinematografiche a breve ed è già uno dei
film più attesi della stagione 2019/2020. La regista Greta
Gerwig (Lady Bird) ha diretto un cast a dir poco stellare,
che include – tra gli altri – Saoirse Ronan, Emma Watson,
Timothée Chalamet, Laura Dern e Meryl
Streep. Ciononostante, il film è riuscito a conquistare
soltanto due candidature: Migliore Attrice Protagonista in un film
Drammatico (Saoirse Ronan) e Miglior Colonna Sonora Originale
(Alexandre Desplat).
Lo scarso apprezzamento che
l’Hollywood Foreign Press Association ha dimostrato nei confronti
della pellicola potrebbe condizionare il resto della stagione dei
premi e rendere la corsa di Piccole Donne
agli Oscar meno appetibile di quello che la Sony Pictures avrebbe
desiderato.
Adam Sandler, Uncut Gems
Per quanto concerne gli attori, il
più grande snobbato di questa edizione è sicuramente Adam
Sandler, che ha ricevuto grandi lodi da parte della
critica per la sua interpretazione nella commedia drammatica
Uncut Gems. Diretto da Josh
Safdie e Benny Safdie, il film vede
Sandler nei panni di Howard Ratner, un gioielliere vittima del
gioco d’azzardo, raccontandone gli alti e bassi della dipendenza,
inclusi i metodi sperimentati dall’uomo per cercare di restare a
galla.
Il film arriverà nelle sale
americane soltanto a Natale, ma per Adam Sandler
si è parlato fin dall’inizio di una possibile candidatura agli
Oscar. Nonostante la vittoria di un National Board of Review e di
una candidatura ai Critics’ Choice, l’HFPA lo ha deliberatamente
escluso dalla cinquina del Miglior Attore. Solo il tempo ci dirà se
toccherà all’Academy onorare il suo lavoro con una sorprendente ma
a quanto pare più che meritata nomination…
Robert De Niro, The Irishman
Si è ampiamente discusso dell’ultima
epopea cinematografica di Martin Scorsese. Ancor
prima del suo arrivo su Netflix, il film aveva già fatto parlare di sé per la
lunga e travagliata lavorazione e per l’utilizzo della tecnica del
de-aging. A The
Irishman è già stato conferito il titolo di
capolavoro, anche se la lunga durata avrà certamente messo a dura
prova lo spettatore più pigro.
Il film è riuscito a conquistare una
serie di candidature importanti, ma con grande sorpresa il
protagonista Robert De Niro è stato escluso dalla
cinquina del Miglior Attore in un film Drammatico: alla sua
interpretazione del sicario Frank Sheeran, l’HFPA ha preferito le
interpretazioni di Christian Bale, Antonio Banderas, Adam
Driver, Joaquin Phoenix e Jonathan
Pryce.
When They See Us
Per quanto riguarda il mondo della
televisione, una delle più grandi sorprese è stato vedere come
When They See Us, la miniserie creata e diretta da
Ava DuVernay e basata sul noto caso della jogger
di Central Park del 1989, sia rimasta letteralmente a mani vuote,
senza riuscire a conquistare neanche una nomination. La
miniserie aveva fatto incetta di candidature all’ultima edizione
degli Emmy Awards (ben 11), portando a casa il premio per il
Miglior Attore Protagonista in una miniserie o film per la
televisione, conferito al talentuosissimo Jharrel
Jerome.
Tuttavia Netflix, che ha prodotto e
distribuito la miniserie, non potrà di certo ritenersi
insoddisfatta, dal momento che grazie ad altri suoi suoi show – tra
cui The
Crown, Unbelievable e The
Politician – è riuscita a mettere a segno un totale
di 17 candidature.
Bombshell
Un altro film che non è ancora
arrivato al cinema, ma che sta già raccogliendo numerosi consensi,
soprattutto per la presenza nel cast di tre attrici straordinarie:
Charlize Theron, Margot Robbie e Nicole
Kidman. Eppure, nonostante l’incredibile e attuale storia
vera alla base del film (le accuse di molestie sessuali ai danni di
Rogert Ailes, ex direttore di Fox News interpretato nel film da
John Lithgow), il dramma biografico di Jay
Roach sembra non essere riuscito a conquistare totalmente
i membri dell’HFPA.
Soltanto due le candidature ricevute
dal film, entrambe per le attrici: la Theron nominata come Migliore
Attrice in un film Drammatico e la Robbie candidata come Migliore
Attrice Non Protagonista. Vedremo se una maggiore attenzione verrà
riservata a Bombshell nei mesi a venire:
riuscirà il film a fare meglio in vista dei prossimi Oscar?
Noah Baumbach, Storia di un matrimonio
L’ultima fatica di Noah
Baumbach, Storia di un
matrimonio, è riuscita a conquistare ben sei
candidature, quasi tutte nelle categorie principali; ma a quanto
pare Baumbach deve essere apprezzato più per le sue doti di
sceneggiatore che di regista. Il film ha infatti ricevuto una
candidatura per la Miglior Sceneggiatura Originale, ma Noah
Baumbach non è riuscito a rientrare nella cinquina per il Miglior
Regista.
È innegabile che il lavoro svolto da
Baumbach con Adam Driver e Scarlett Johansson – un lavoro
che ha conferito ancora più intensità alle loro struggenti
interpretazioni – non abbia nulla da invidiare a quello degli altri
illustri colleghi nominati, ossia Bong Joon-ho, Sam Mendes,
Todd Phillips, Martin Scorsese e Quentin
Tarantino.
Lupita Nyong’o, Noi
Il debutto sul grande schermo di
Jordan Peele, Scappa – Get
Out, ha permesso al regista e sceneggiatore
statunitense di conquistare addirittura un premio Oscar. Ecco
perché c’era moltissima attesa per la sua seconda creatura
cinematografica, Noi, una storia
affascinante dalle atmosfere dark, in cui all’intero cast è stato
chiesto di interpretare due ruoli: il personaggio della storia ed
il suo relativo doppelganger.
Tra questi, il più importante è
sicuramente Adelaide/Red, interpretato dal premio Oscar
Lupita Nyong’o. Una performance bizzarra e al
tempo stesso sbalorditiva, che a quanto pare non sembra aver
conquistato il cuore dei membri dell’HFPA: l’attrice, infatti, non
è stata candidata per la sua interpretazione. Al suo posto, nella
categoria “Drama”, le favorite sono risultate Cynthia
Erivo, Scarlett Johansson, Saoirse Ronan, Charlize Theron
e Renée Zellweger. Un brutto colpo per tutti gli
appassionati del genere horror…
Matt Damon, Le Mans ’66 – La Grande Sfida
Le Mans ’66 – La Grande
Sfida è un altro di quei film che in molti pensavano
sarebbe diventato uno dei protagonisti della stagione dei premi.
Così non è stato, dal momento che l’ultima fatica di James
Mangold non è riuscita a conquistare nessuna importante
nomination, fatta eccezione per il co-protagonista
Christian Bale, incluso nella cinquina del Miglior
Attore in un film Drammatico.
E proprio a proposito di questa
categoria, non si può fare a meno di notare come Matt Damon
– altro co-protagonista del film – sia stato altamente
snobbato. Naturalmente, i Golden Globes non sono un indicatore
preciso e infallibile di quelle che saranno le nomination degli
Oscar: speriamo, quindi, che Damon possa avere ancora una
possibilità!
Avengers: Endgame
Nonostante abbia infranto qualsiasi
record e sia diventato il film con il maggior incasso nella storia
del cinema, Avengers: Endgame è stato
completamente snobbato dalle candidature dei Golden Globes, non
riuscendo a conquistare alcuna nomination, nonostante la Disney
abbia spinto il film a suon di campagne promozionali in occasione
della stagione dei premi. Ma lo sappiamo: i cinecomic hanno da
sempre un rapporto piuttosto complicato con i premi e le
candidature, nonostante i recenti successi di Deadpool,
Logan e Black Panther (che
a modo loro sono riusciti a scrivere la storia del genere) e le
quattro nomination conquistate quest’anno da
Joker di Todd
Phillips.
Avengers:
Endgame non ha raccolto i medesimi consensi,
nonostante il successo planetario, gli effetti speciali
sbalorditivi e una storia profondamente incentrata sui personaggi.
Probabilmente, viste le numerose candidature ottenute da
The Irisham e le recenti dichiarazioni di
Martin Scorsese sui film Marvel, il dibattito sui cinecomics e sul loro essere o meno cinema
continuerà ancora a causa delle decisioni dell’HFPA…
Euphoria
Tornando a parlare di piccolo
schermo e di serie tv, insieme a When They See
Us non si può non annoverare Euphoria tra i grandi snobbati di
quest’anno. Nonostante sia stata elogiata dalla critica, che ne ha
particolarmente apprezzato l’autenticità nel raccontare la cruda
realtà giovanile, la serie creata da Sam
Levinson per HBO con protagonista Zendaya
non ha ricevuto neanche una candidatura.
Un vero e proprio smacco nei
confronti di uno show che si è fatto notare per la finezza della
scrittura e per la bellezza delle immagini. Un prodotto che avrebbe
meritato maggiore considerazione in questa stagione dei premi, dal
momento che sempre più raramente si utilizzano forme così eleganti
per raccontare di sofferenze ed abissi così profondi.
Joker
ha incassato oltre 1 miliardo di dollari al box office mondiale,
ricevendo il plauso della critica fin dalla sua anteprima
all’ultima edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia
(dove è stato addirittura premiato con il Leone d’Oro): non
sorprende, dunque, che il film di Todd Phillips risulti tra i grandi
protagonisti dell’ultima edizione dei Golden
Globes, le cui nomination sono state
annunciate nella giornata di ieri.
Joker,
cinecomic DC vietato ai minori, è riuscito a portare a casa ben
quattro candidature, di cui tre in altrettante categorie
principali: Miglior Film Drammatico, Migliore Regista (Todd
Phillips), Miglior Attore in un film Drammatico (Joaquin
Phoenix) e Miglior colonna sonora originale
(Hildur Guðnadóttir).
Variety è
riuscito ad intervistare il regista Todd Phillips in merito all’attenzione
riservata dall’Hollywood Foreign Press Association
(l’organizzazione di giornalisti professionisti che assegna i Globi
d’Oro) al suo film. Ecco le parole di Phillips in merito:
“Quando ho proposto per la
prima volta il film alla Warner Bros., non ho mai pensato a incassi
o a nomination. Pensavo solo a come avrei potuto convincerli a
realizzare il film. Per quanto concerne l’interesse del pubblico,
credo abbiano giocato diversi fattori: sicuramente la performance
così coinvolgente di Joaquin Phoenix… si era totalmente immerso in
quello che stava facendo. Sul set dicevo sempre al direttore della
fotografia che non avevamo bisogno di effetti speciali perché
Joaquin era il nostro grande effetto speciale. Prima ancora di
iniziare a girare, sapevo quanto avesse investito in questo ruolo e
io stesso sapevo di avere tra le mani qualcosa di molto
speciale.”
Nel corso della medesima intervista
è stato chiesto a Todd Phillips un commento sul
chiacchieratissimo sequel del film: ci sarà o non ci sarà? Evitando
di scendere nei dettagli, il regista ha commentato brevemente:
“È veramente troppo presto per dirlo. Vi giuro che non ho
ancora neanche parlato con Joaquin di quello che potrebbe o non
potrebbe succedere.”
Joker
diretto da Todd Phillips vede nel cast Joaquin Phoenix, Zazie
Beetz, Frances
Conroy, Brett
Cullen, Dante
Pereira-Olson, Douglas
Hodge e Josh Pais ed è
arrivato nelle sale il 4 ottobre 2019.
Contrariamente alle altre apparizioni del personaggio
nei Batman di Tim
Burton, nella trilogia del Cavaliero
Oscuro di Christopher
Nolan e in Suicide
Squad, il film è ambientato negli anni Ottanta e
racconta l’evoluzione di un uomo ordinario e la sua trasformazione
nel criminale che tutti conosciamo.
Da sempre solo in mezzo alla folla,
Arthur Fleck (Joaquin
Phoenix) desidera ardentemente che la luce risplenda
su di lui. Cercando di cimentarsi come comico di cabaret, scopre
che lo zimbello sembra invece essere proprio lui. Intrappolato in
un’esistenza ciclica sempre in bilico tra apatia, crudeltà e, in
definitiva, tradimento, Arthur prenderà una decisione sbagliata
dopo l’altra, provocando una reazione a catena di eventi.
Il mito di Baby
Yoda non accenna a tramontare, e mentre la serie
The Mandalorian, in onda su
Disney +, continua a raccogliere consensi, il piccolo e tenero
alieno appartenente alla stessa razza del famoso maestro Jedi,
continua ad essere uno dei personaggi più amati dell’anno.
Sul canale Youtube stryder
HD viene infatti proposto un nuovo video in cui l’alieno verde
scende in campo contro le armate di Thanos sulle pianure wakandiane
in Avengers: Infinity War. Ecco di
seguito l’esilarante video in cui per le truppe del Titano Pazzo
non resta scampo.
Senza apparentemente nessun tipo di
problemi, Baby Yoda si adatta perfettamente all’universo MCU, quasi come se avesse sempre
aspettato dietro le quinte di entrare in scena tra le fila dei
Vendicatori. Basta vedere in che modo la battuta di Bruce Banner si
adatta all’arrivo di Baby Yoda e Mando, che arrivano proprio quando
la battaglia sembra persa. Il tema musicale di Star
Wars, inoltre, sembra così naturale con la scena montata in
quel modo.
Steve Rogers / Captain America
(Chris Evans) è il nonno di Peter Quill /
Star-Lord (Chris Pratt)? La teoria, abbastanza
“selvaggia” sta impazzando in rete da un bel po’, e parte
dall’osservazione di un fan molto attento che ha intercettato Laura
Haddock in Captain America: Il Primo
Vendicatore.
Andiamo con ordine: un fan del
MCU ha visto che Laura
Haddock, attrice che in Guardiani della
Galassia interpreta Meredith, la mamma di Peter
Quill, compare anche nel primo film di Cap nei panni di una fan del
Super Soldato. Questo ha portato ad alcune speculazioni. La donna
non può essere, per questioni anagrafiche, la mamma di Peter, ma
potrebbe essere sua nonna. E se durante quell’incontro, magari
intimo, con Cap, l’eroe le avesse lasciato in grembo una bambina,
la futura mamma di Peter?
A rispondere sulla questione è
intervenuto James
Gunn, che, dopo lo stop dai social a seguito del licenziamento
da parte di Disney, sta riprendendo la sua intensa attività social,
rispondendo a molte domande dei fan.
Il regista ha smentito la teoria. Su
Twitter ha citato un articolo che riporta la teoria, smentendola. A
sostegno della sua risposta, Gunn cita anche il fatto che abbiamo
effettivamente incontrato il nonno di Peter Quill in entrambi i
film sui Guardiani, interpretato da Gregg Henry.
In effetti, la questione si scontra
anche con ciò che tempo fa Chris Evans disse di
Steve. In un’intervista, l’attore disse che Captain
America potrebbe essere ancora vergine (ai tempi di
The Avengers). Prima della
trasformazione, Steve non era certo un adone, benché avesse un
grande cuore. Dopo la trasformazione, quando le donne cadevano ai
suoi piedi, è stato molto preso da faccende molto importanti e
serie, cosa che forse lo ha tenuto lontano della attenzioni delle
signorine, inoltre l’amore con Peggy non è stato forse mai
consumato prima del suo incidente trai ghiacci. Per cui la stessa
teoria che Cap possa essere il nonno di Peter Quill non sta affatto
in piedi.
Per fortuna, gli eventi di
Endgame hanno rimesso le cose al loro
posto, e Steve ha avuto tutto ciò che avrebbe sempre meritato dalla
vita, una famiglia, dei figli, l’amore della sua vita.
Arriva da Collider la notizia che
Jonathan Groff
(Mindhunter) si è unito al cast di
The
Matrix 4, attualmente in produzione con la regia
di Lana Wachowski.
Il ruolo è al momento segreto ma
sembra che Groff si schiererà con Neil Patrick
Harris, già confermato nel
cast, dalla parte dei nuovi cattivi contro cui si scontreranno
i nuovi eroi di quest’altro capitolo. Vi ricordiamo che nel cast
sono stati già confermati Yahya Abdul-Mateen II,
Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss e
che il nuovo capitolo del franchise sarà diretto da Lana
Wachowski.
Secondo quanto riportato da
Justin Kroll di Variety, quello di Reeves
non sarà il solo Neo sullo schermo, ma la versione più “anziana”,
dal momento che la produzione sarebbe in cerca di un attore più
giovane da affiancargli sempre nei panni del protagonista. Altre
indiscrezioni suggeriscono invece che Morpheus, il
personaggio interpretato nella trilogia originale da
Lawrence Fishburne, farà il suo ritorno.
“Non potremmo essere più
entusiasti di rientrare in The Matrix con Lana“, ha dichiarato
Toby Emmerich, presidente della Warner Bros, “Lana è una vera
visionaria, una regista creativa e originale e siamo entusiasti che
stia scrivendo, che dirigerà e produrrà questo nuovo capitolo
dell’universo di Matrix“.
La sceneggiatura del film è stata
firmata a sei mani con Aleksandar Hemon e David Mitchell, mentre
diverse fonti sostengono che le riprese dovrebbero iniziare nei
primi mesi del 2020. “Molte delle idee che Lilly ed io abbiamo
esplorato vent’anni fa a proposito della nostra realtà sono ancora
più rilevanti ora. Sono molto felice di avere questi personaggi
nella mia vita e sono grata per questa possibilità di lavorare
ancora con i miei brillanti amici“, ha detto la Wachowski.
Al recente Brazilian Comic
Con è stato presentato il primo trailer
ufficiale di Wonder Woman 1984, ma la
convention nerd è stata anche una ghiotta occasione per la regista
Patty Jenkins – presente all’evento insieme alla
star Gal Gadot – di parlare del futuro del
franchise sul grande schermo.
Naturalmente, come tutti i grandi
franchise che si rispettino, le avventure di Diana Prince al cinema
potrebbero non terminare con l’uscita di Wonder Woman
1984 e a tal proposito la Jenkins ha rivelato di
avere già una storia pronta per un terzo potenziale film. Queste le
sue dichiarazioni in merito riportate dall’Hollywood
Reporter:
“In realtà conosciamo già
l’intera storia di un terzo possibile film. Si tratta solo di
cambiare alcune idee, soprattutto in merito a quando potremmo
realizzarlo. Di sicuro non vogliamo realizzarlo nell’immediato. È
stato bello realizzare i primi due film quasi back-to-back, ma
credo che adesso ci sia bisogno di una pausa. Mi piacerebbe
dedicarmi ad altri progetti nel mezzo, senza contare che Gal ha
altre cose da fare. Non mi piace prendere decisioni con largo
anticipo. Dobbiamo vedere se entrambe avremo ancora voglia di fare
un altro film: se così sarà, lo faremo quando sarà il
momento.”
Ma un terzo possibile capitolo
dedicato a Wonder Woman non è l’unica progetto
legato al franchise che sembra occupare i pensieri di Patty
Jenkins. Sempre in occasione dell’ultima edizione del
CCXP, la regista ha rivelato che lei e la Warner Bros. hanno
considerato la possibilità di uno spin-off dedicato alle
Amazzoni.
La regista non ha rivelato
particolari dettagli, ma stando a quanto raccontato da un
giornalista di CinePop su Twitter, la
Jenkins dovrebbe essere coinvolta nel progetto solo in qualità di
produttrice esecutiva e non di regista. Se il progetto dovesse
essere confermato, si tratterebbe del secondo spin-off ambientato
nell’Universo DC dopo l’annunciato film dedicato alle Creature della
Fossa viste in Aquaman.
Vi ricordiamo
che Wonder Woman 1984 uscirà
il 6 giugno 2020. Il film è stato definito
dal produttore Charles Roven un sequel “inusuale“, che
poterà in scena lo stesso personaggio grazie al lavoro dello stesso
team creativo e che seguirà gli eventi del precedente capitolo, ma
che i fan non dovrebbero aspettarsi un seguito tradizionale
definendolo “la prossima iterazione della
supereroina”.
“Il film racconterà un lasso di
tempo completamente diverso e lo spettatore avrà solo un assaggio
di ciò che che Diana ha fatto o affrontato negli anni intermedi.
Abbiamo cercato di mettere insieme una storia del tutto diversa che
potesse rispettare le stesse emozioni del passato, portare un sacco
di umorismo e molta azione coraggiosa. E soprattutto, toccare le
corde del cuore.“
L’ordine cronologico del personaggio
è stato già rimescolato, essendo stata introdotta nell’era
contemporanea di Batman v
Superman: Dawn of Justice per poi tornare al
vecchio secolo con Wonder Woman. Il sequel
vedrà ancora Gal Gadot nei panni di
Diana Prince opposta a Kristen Wiig, scelta
per interpretare la villain Cheetah. Nel cast figureranno
anche Chris Pine (volto del redidivo
Steve Trevor) e Pedro Pascal.
Dopo l’uscita di Suicide
Squad nelle sale, i fan della DC hanno reclamato a gran
voce un film interamente dedicato al personaggio di Harley
Quinn: quel sogno sembra essersi finalmente concretizzato
con Birds of Prey, che arriverà nelle
sale a febbraio del prossimo anno.
Dovranno ricredersi, però, tutti
quelli che speravano che il cinecomic Birds of
Prey con protagonista Margot Robbie
sarebbe stato un film interamente dedicato alla Mattacchiona (anche
a causa della campagna promozionale che, tra immagini, trailer e
poster, ha privilegiato il personaggio della supercriminale),
perché stando ad alcune recenti dichiarazioni della regista
CathyYan, il film
racconterà sì la storia di Harley Quinn, ma al tempo stesso non
sarà una pellicola interamente dedicata a lei.
“È la storia di Harley, ma è
anche la storia di tutte queste altre donne”, ha spiegato la
regista in una recente intervista con Screen Rant, facendo
riferimento agli altri personaggi che vedremo nel film. “E in
un certo senso la storia di una richiama quella dell’altra. Ecco
perché il sottotitolo ‘The Emancipation of One Harley Quinn’: si
tratta di una storia che viene portata avanti. All’inizio del film
troviamo Harley da sola, senza il Joker: durante il film scoprirà
che non ha bisogno di nessuno se non di se stessa. Non stringerà
per forza amicizia con queste altre donne, ma il loro incontro le
porterà ad intraprendere un vero processo di emancipazione. Mi
piace il fatto che non sia il film di Harley Quinn: è una cosa
sulla quale ho riflettuto tanto quando ho letto la sceneggiatura. È
un film dal respiro molto più ampio: non si può parlare neanche di
un film di squadra per certi versi…”
A detta della regista, quindi,
Birds of Prey avrà modo di concentrarsi
su ogni singolo personaggio femminile che vedremo entrare in azione
al fianco di Harley Quinn: “Le vediamo
insieme, come fossero una squadra. Ma ci sarà anche la possibilità
di trascorrere del tempo con ognuna di loro. Tutte sono le
protagoniste del film e questo aspetto mi piace tantissimo. Credo
che una storia così non sia mai stata raccontata in questo
modo.”
Sempre intervistata da Screen Rant,
CathyYan ha poi parlato del
modo in cui il film affronterà i problemi legati alla salute
mentale di Harley, problemi che saranno strettamente connessi
all’evoluzione del personaggio: “In lei coesiste una profonda
dualità. C’è Harley Quinn, ma c’è ancora la dottoressa Harleen
Quinzel, con tutta la sua intelligenza. E credo che sia proprio
questo che definisca, almeno in parte, il suo superpotere. Al tempo
stesso però è facilmente manipolabile, ha un’autostima molto bassa…
per non parlare di tutti i problemi nati dalla relazione con il
Joker. Insomma, è una grande opportunità per esplorare la donna
dietro Harley Quinn, esplorare quella dualità e approfondire la sua
psiche”.
E a proposito della relazione tra
Harley Quinn e il Joker, già
esplorata in Suicide Squad di David Ayer, la
produttrice Sue Kroll ha invece specificato –
sempre alle pagine di Screen Rant – che
Birds of Prey sarà “un film autonomo,
non collegato a Suicide Squad. Non è un sequel, né una
continuazione di quella storia. Lei e il Joker si sono lasciati.
Birds of Prey sarà il viaggio dell’emancipazione di Harley Quinn e
di tutte queste altre donne.”
Birds of
Prey, diretto
da CathyYan, arriverà
nelle sale il 7 febbraio 2020. Nel cast
anche Mary Elizabeth Winstead, Jurnee
Smollett-Bell (rispettivamente Cacciatrice e Black
Canary), Rosie Perez (Renee Montoya)
e Ella Jay Basco (Cassandra Cain).
Ewan McGregor interpreta invece uno dei
due principali villain del film, Maschera
Nera, alter ego di Roman Sionis.
Chi conosce i fumetti lo ricorderà come uno dei più grandi
nemici di Batman (negli anni Ottanta esplose proprio come nemesi
del Cavaliere Oscuro) nonché temibile boss mafioso di Gotham
City.
Di seguito la nuova sinossi ufficiale:
“Avete mai sentito la storia del
poliziotto, dell’uccello canoro, dello psicopatico e della
principessa mafiosa? Birds of Prey (e la fantasmagorica rinascita
di Harley Quinn) è una storia contorta raccontata dalla stessa
Harley, come solo Harley può farlo. Quando il malvagio narcisista
di Gotham, Roman Sionis, e il suo zelante braccio destro, Zsasz,
puntano gli occhi su una ragazza di nome Cass, la città si rivolta
per cercarla. I percorsi di Harley, Cacciatrice, Black Canary e
Renee Montoya si incontrano e l’improbabile quartetto non ha altra
scelta che allearsi per abbattere Roman.“
I primi character poster di
Wonder Woman 1984 ci hanno
mostrato la prima foto ufficiale alla Barbara Ann Minerva di
Kristen Wiig. Dai fumetti sappiamo che il
personaggio dell’attrice comica si trasformerà ad un certo punto in
Cheetah, avversario di Diana.
Sempre dai testi originali, sappiamo
che il costume di Cheetah è in qualche modo impegnativo perché fa
parte di quegli abiti che, in live action, potrebbero risultare
ridicoli, per cui è probabile che vedremo un costume della villain
adattato alle esigenze del grande schermo, così come capitato
diverse volte nella storia dei costumi dei supereroi.
Da Instagram e da alcune
dichiarazioni che ha rilasciato Patty Jenkins al
CCXP di San Paolo, adesso, abbiamo più informazioni su ciò che sarà
il costume di Cheetah. La Warner Bros ha usato il
social per diffondere i primi character poster del film, in cui
vediamo Diana, Steve, Minerva stessa e Maxwell. Nel poster dedicato
al personaggio della Wiig, vediamo che Minerva indossa abiti a
stampa animalier, che potrebbero rappresentare uno stadio mediano
dello sviluppo del costume, che sarà, secondo le dichiarazioni
della regista, comune fondato su elementi practical. Nessuna tutina
in CGI, dunque!
In merito al costume, Jenkins ha
dichiarato che si tratterà principalmente di effetti pratici,
quindi un costume vero e proprio da indossare, ma che si arriva
“ad un punto in cui sei un po’ oltre ed hai bisogno di
aiuto.”
Vi ricordiamo che Wonder Woman
1984 uscirà il 6 giugno 2020. Il
film è stato definito dal produttore Charles Roven un sequel
“inusuale“, che poterà in scena lo stesso personaggio
grazie al lavoro dello stesso team creativo e che seguirà gli
eventi del precedente capitolo, ma che i fan non dovrebbero
aspettarsi un seguito tradizionale definendolo “la prossima
iterazione della supereroina”.
“Il film racconterà un lasso di
tempo completamente diverso e lo spettatore avrà solo un assaggio
di ciò che che Diana ha fatto o affrontato negli anni intermedi.
Abbiamo cercato di mettere insieme una storia del tutto diversa che
potesse rispettare le stesse emozioni del passato, portare un sacco
di umorismo e molta azione coraggiosa. E soprattutto, toccare le
corde del cuore.“
L’ordine cronologico del personaggio
è stato già rimescolato, essendo stata introdotta nell’era
contemporanea di Batman v
Superman: Dawn of Justice per poi tornare al
vecchio secolo con Wonder Woman. Il sequel
vedrà ancora Gal Gadot nei panni di
Diana Prince opposta a Kristen
Wiig, scelta per interpretare la villain Cheetah. Nel
cast figureranno anche Chris Pine (volto del
redidivo Steve Trevor) e Pedro Pascal.
La Disney e la Lucasfilm ci hanno
ormai abituato alla totale segretezza che vige attorno alla trama
degli episodi di Star
Wars, e naturalmente Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker non sfugge a questa regola, considerato
che si tratta non solo del capitolo finale della trilogia sequel,
ma anche dell’atto finale dell’intera saga degli Skywalker.
Nonostante i numerosi trailer
internazionali, le immagini promozionali, gli spot e le featurette
di Star Wars: L’Ascesa di Skywalker,
possiamo tranquillamente affermare di non conoscere ancora nel
dettaglio la trama del film di J.J. Abrams: molto
riguardo al film è ancora avvolto nel mistero e siamo certi che non
mancheranno i momenti più emozionanti o le scene “a rischio
convulsioni”, così come i colpi di scena.
E proprio in materia di colpi di
scena e di svolte narrative impreviste che è stato intervistato
Richard E. Grant, tra le new entry di Episodio IX
nei panni del Generale Pryde. Quando – in una recente intervista
con Yahoo – è stato
chiesto al noto attore britannico quale sarà, a suo avviso, il
momento del film che sconvolgerà maggiormente gli spettatori, Grant
ha fatto riferimento ad un grande plot twist che
riguarderà uno dei personaggi principali, affermando:
“Ci sarà un grande plot twist
che riguarderà uno dei personaggi, ed è qualcosa che non mi sarei
mai aspettato di vedere. Ha senso tanto dal punto di vista emotivo
quanto da quello della storia, e ho pensato che fosse qualcosa di
particolarmente intelligente. Credo sia incredibile prendere
qualcosa che è iniziato con il primo film nel 1977 e, dopo nove
episodi, portarlo ad una risoluzione.”
Ovviamente, Richard E.
Grant non ha potuto rivelare il nome del personaggio in
questione. È probabile che questo grande colpo di scena possa
riguardare uno dei nuovi personaggi della trilogia sequel, forse
Rey o Kylo Ren, ma non è escluso che tale svolta narrativa possa
riguardare anche il personaggio di Finn, dal momento che nel film
verranno esplorate le origini dell’ex Stormtrooper; o ancora, è
probabile che il grande plot twist possa essere collegato
al personaggio di Palpatine, il cui ruolo nella storia è stato
tenuto nascosto fin dall’uscita del primo trailer ufficiale.
Per scoprirlo bisognerà attendere il
18 dicembre, quando Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker farà finalmente il suo debutto nelle sale
italiane.
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, capitolo conclusivo della nuova trilogia
del franchise diretto da J.J. Abrams,
arriverà nei cinema a dicembre 2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Tra i nuovi personaggi che verranno
introdotti nell’attesissimo Black Widow, il cinecomic
interamente dedicato al personaggio della Vedova Nera interpretata
nel MCU da Scarlett Johansson, figura anche
Red Guardian, che avrà il volto di David
Harbour, star della serie Stranger Things e del recente reboot di
Hellboy.
Il primo trailer
ufficiale di Black Widow ci ha
permesso di dare un primo sguardo a quello che sarà il look del
Guardiano Rosso, ma adesso è grazie alla Hasbro
che possiamo osservare ancora più nel dettaglio il costume che
sfoggerà l’agente speciale nel cinecomic in arrivo al cinema il
prossimo anno.
La società statunitense che produce
giocattoli, infatti, ha annunciato la nuova linea di action figure
interamente dedicata al cinecomic che darà ufficialmente il via
alla Fase 4 dell’Universo Cinematografico Marvel. È proprio una prima
immagine ufficiale delle bambole giocattolo ad offrirci uno sguardo
completo al costume di Red Guardian, con tanto del
tradizionale scudo che il Difensore brandisce nei fumetti.
Non abbiamo la conferma che anche
nel film vedremo David Harbour entrare in azione
con lo scudo, dal momento che questo tipo di action figure si
basano generalmente su concept art e non sul prodotto finito.
Potete vedere l’immagine delle
action figure di Black Widow, che includo
anche i personaggi di Vedova Nera e di Taskmaster, di seguito:
La regia di Black
Widow è stata affidata a Cate
Shortland, seconda donna (dopo Anna Boden con Captain Marvel) a dirigere un titolo
dell’universo cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson (The Disappearance of Eleanor Rigby).
Insieme alla Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence Pugh,
e Rachel
Weisz.
Dopo lo straordinario successo
di Avengers:
Endgame, diventato il maggiore incasso mondiale
di sempre, Scarlett
Johansson riprende il suo ruolo di Natasha
Romanoff/Black Widow.
Nancy, folgorante
debutto al lungometraggio della sceneggiatrice e regista Christina
Choe premiato al Sundance Film Festival, al
Sitges Film Festival, dopo esser stato presentato
il 15 novembre in anteprima italiana come pellicola d’apertura al
RIFF Rome Independent Film Festival arriverà nelle sale italiane il
12 dicembre grazie a Mariposa Cinematografica e 30 Holding.
Nancy, un teso dramma psicologico
in cui nulla è quello che sembra, vede protagonista la
pluripremiata Andrea Riseborough (Birdman,
Mandy, Morto Stalin Se Ne Fa Un Altro, La Battaglia dei Sessi,
Animali Notturni,
Oblivion) nei panni di una giovane donna tormentata
che decide di presentarsi a quelli che sostiene essere i propri
veri genitori, che la credevano scomparsa da trent’anni.
La Riseborough, interprete dotata e
camaleontica dall’impressionante filmografia, è affiancata da uno
straordinario Steve Buscemi (Fargo, Le Iene, Boardwalk
Empire) e da un gruppo di eccellenti caratteristi del grande
schermo con esperienze di assoluto prestigio nella serialità
televisiva: Ann Dowd (The Handmaid’s Tale, The
Leftovers, Masters of Sex), J. Smith-Cameron
(Succession, Rectify) e John
Leguizamo (John Wick, Bloodline, E.R.). Nancy è un
racconto intimo e perturbante che esplora con sorprendente
originalità il tema dei legami che uniscono le persone tra loro, e
che coglie con grande potenza l’identità di un’epoca nella quale i
confini tra verità e menzogna si confondono continuamente.
Realizzato da un team produttivo
composto all’80% da donne (contro una media di settore del 12%) e
forte di interpretazioni intense e ricche di sfumature, di un ritmo
incalzante e di una colonna sonora ipnotica, Nancy è stato salutato
dalla critica internazionale come uno dei migliori debutti del
2018.
La trama del film Nancy
Nancy (Andrea Riseborough) è una
ragazza di 35 anni dall’indole tormentata e con una vita difficile:
è sola, non ha un impiego stabile, vive con una madre malata e
burbera (Ann Dowd) e non riesce a sfondare come scrittrice. Nel suo
mondo la realtà e la finzione si con- fondono, e nemmeno
l’incontro con un uomo gentile e affranto come lei, Jeb (John
Legui- zamo), sembra poter cambiare le cose. Un giorno però Nancy
si imbatte in una trasmissione televisiva nella quale Leo (Steve
Buscemi) ed Ellen (J. Cameron-Smith), una coppia che aveva visto
sparire nel nulla la propria bambina trent’anni prima, mostrano
come sarebbe oggi il volto della loro figlia, e quel volto somiglia
incredibilmente a quello di Nancy. La ragazza deciderà di
contattare i due spiegando di esser stata rapita da bambina e da
lì inizierà un percorso fatto di verità sofferte, speranza e
diffidenza.
In occasione del lancio del
Morandini 2020 – storico dizionario dei film e
delle serie tv che quest’anno dedica la copertina al film
di Bellocchio “Il Traditore” –
Zanichelli e Il Cinemino lanciano
una singolare iniziativa per tutti gli appassionati cinefili: sulla
pagina ufficiale Facebook della Casa Editrice, dall’11
dicembre 2019 al 20 febbraio 2020, una selezione di film e
serie tv si sfideranno in più confronti ad eliminazione diretta.
Sarà quindi il pubblico a decretare i vincitori del
contest.
Inoltre, il film vincitore sarà
proiettato al Cinemino durante una serata esclusiva il 27 febbraio
2020.
Il nuovo Morandini 2020 edito da Zanichelli
Come da tradizione, anche quest’anno
il Morandini 2020, la storica guida alle
produzioni cinematografiche e televisive, sceglie per la copertina
un film italiano: quello ritenuto il migliore della passata
stagione. Quest’anno la “bibbia dei cinefili” premia l’ultimo
lavoro di Marco Bellocchio Il
Traditore.
Dopo due anni consecutivi di
vittoria, Paolo Virzì passa idealmente il testimone al cineasta più
anticonformista del panorama italiano, Marco
Bellocchio, che conquista la vetta con la sua ultima opera
“Il Traditore”, aggiudicandosi ben 4 stelle.
Premiato con 7 Nastri d’Argento e un
Globo d’Oro, Il Traditore è un
“un’opera politica, civile, di denuncia sociale dove (…)
l’Autore documenta i fatti con una precisione, una puntualità e
un’asciuttezza di linguaggio e di immagini davvero
ammirevoli.”
Francesco Favino, protagonista
poliedrico, padroneggia con lucidità e carisma il ruolo del “boss
dei due mondi” “che sceglie di parlare non per vendetta, ma
perché non si riconosce più in quella che per lui era una sorta di
confraternita, una società di mutuo soccorso con regole e leggi
interne, diventata una banda criminale che scatena guerre insensate
e uccide innocenti, donne e bambini compresi”.
Il Morandini 2020
(16.500 opere censite nella versione cartacea, 27.000 in quella
digitale, dal 1902 all’estate del 2019), promuove altri film
celebri della passata stagione cinematografica: 4 stelle anche per
Domani è un altro giorno di Simone Spada,
con Valerio Mastandrea e Marco Giallini. “È una commedia
drammatica esistenziale di forte impatto emotivo, che offre
leggerezza, ma mai in modo superficiale, diversi spunti di
riflessione.”
Matteo Rovere, con Il
Primo Re, riceve invece 3 stelle; nel suo film
muscoloso e cinetico, fatto di terra e sangue e privo di
sentimento, racconta l’epica tragedia di Romolo e Remo.
“Spudorato, coraggioso, brutale, ambizioso”, si legge
nella guida.
Stesso punteggio per
Dafne di Federico Bondi – un film intenso
e delicato che affronta con sensibilità il rapporto padre-figlia
“senza retorica e senza paternalismo” – e per
Il Grande Spirito di Sergio Rubini.
L’opera n°13 di Rubini è una vera e
propria “dichiarazione d’amore per le proprie radici
contaminate da un discutibile progresso”.
UNA STAGIONE DI GRANDI SERIE
TELEVISIVE
Il Morandini 2020,
oltre ai film, dedica un’ampia appendice alle serie tv italiane ed
estere; nella sua ultima edizione raccoglie oltre 1100 titoli.
Nella guida, una menzione speciale è
riservata alla serie tv Il Commissario
Montalbano: da 13 stagioni intrattiene il pubblico
italiano con le rocambolesche avventure del Commissario Salvo
Montalbano, che con acume e i suoi metodi non sempre del tutto
ortodossi risolve casi complessi e difficili da gestire.
“Dall’ottima penna di Andrea Camilleri, – si legge infatti
nel Morandini – la serie più tipicamente italiana e insieme
meglio riuscita che sia mai stata realizzata nel Belpaese, con un
Luca Zingaretti di una bravura raramente vista in Italia e così
perfetto per il personaggio da dare l’impressione che i libri siano
stati scritti per lui”.
Un grande successo anche per la
serie Gomorra: con taglio
cinematografico, un ottimo cast e splendide musiche, la serie
ispirata al romanzo di Roberto Saviano racconta la lotta per il
mantenimento del potere da parte del clan Savastano di
Secondigliano, in cui spicca il giovane Ciro detto «L’immortale».
“Azione e complotti, sparatorie e tradimenti, per una serie
italiana di ottimo livello, dove la legge sembra impotente e la
narrazione si svolge fra i gruppi criminali che detengono il potere
assoluto sul territorio”.
Saverio Costanzo scrive e dirige la
trasposizione dei romanzi di Elena Ferrante e dà vita alla serie
L’amica geniale, prodotto tv
italo-statunitense acclamato dal pubblico, dalla critica e anche
dal Morandini. La prima stagione si rifà al primo libro, nel quale
si narra il legame fra Elena Greco e Lila Cerullo che crescono
insieme, tra enormi difficoltà, in un quartiere degradato della
Napoli Anni ‘50.
Bocciato invece
Baby, il teen drama tutto
italiano firmato Netflix. Liberamente ispirata allo scandalo romano
delle baby squillo dei Parioli, la serie narra le vicende di due
adolescenti parioline senza problemi economici che per ozio, per
insicurezza e per autolesionismo finiscono per prostituirsi.
“L’ambientazione ammicca troppo a serie americane, abusa di
stereotipi e di dialoghi improbabili. Le validi interpreti
avrebbero meritato una sceneggiatura migliore”, afferma senza
mezzi termini la critica Morandini.
Mentre comincia la stagione dei
premi (Oscar, Golden Globes, David di Donatello, Nastri d’Argento
ecc) e tutti premiano i film, la Rete degli Spettatori lancia il
PREMIO ALLO SPETTATORE, un concorso che dà la possibilità al
pubblico di vincere gli accrediti per i principali festival
italiani.
I film più in vista godono di
distributori potenti e lanci milionari e gli spettatori non hanno
problemi a vederli. Ci sono però dei film quasi invisibili che a
volte valgono molto di più. Ecco l’obiettivo della Rete: scovare
spettatori-esploratori, curiosi, appassionati, che hanno voglia di
condividere i loro pensieri. Spettatori che meritano un premio.
Partecipare al concorso è facile:
basta aver visto uno dei 18 film della rassegna A TUTTO SCHERMO (la
lista completa la trovate a questo link) e
scrivere una recensione attraverso i social: per esempio un post su
Facebook, oppure un tweet o un video per Instagram o YouTube con le
vostre opinioni, ricordando di taggare Rete degli Spettatori.
Le migliori recensioni saranno
pubblicate sui nostri canali e parteciperanno a inizio 2020 alla
premiazione ufficiale del Premio allo Spettatore. Regolamento
completo a questo link.
Si apre nell’immacolato panorama
dei ghiacciai dell’Antartide il nuovo film di Richard
Linklater, intitolato Che fine ha fatto
Bernadette?, trasposizione dell’omonimo romanzo, e
con protagonista assoluta l’attrice premio Oscar Cate
Blanchett. Un luogo, quello mostrato in apertura, che
si rivelerà fondamentale per lo sviluppo del personaggio. Nel
silenzio e nel candore di un luogo così ai confini del mondo, la
protagonista avrà modo di perdersi e ritrovarsi, portando a
compimento tanto la storia quanto la metafora che si porta sulle
spalle. Sfortunatamente, il nuovo lungometraggio dell’autore di
Slacker e Boyhood si
rivela essere un prodotto confusionario, trasposizione poco
riuscita di un omonimo romanzo evidentemente difficile da riportare
in immagini.
La storia è quella di Bernadette
Fox (Cate
Blanchett), leggenda nel campo dell’architettura ma da
tempo ritiratasi a vita privata, e che dietro i grandi occhiali
scuri nasconde modi scostanti e un’abrasiva ironia nei confronti
del mondo e delle persone. Quando come premio per la pagella
perfetta sua figlia Bee chiederà a lei e al padre Elgie un viaggio
in Antartide, Bernadette si preparerà come può all’imminente
viaggio, che sembra scombussolare la sua routine. Incapace di
gestire intoppi e disastri del quotidiano, Bernadette abbandonerà
infine i preparativi, facendo perdere le sue tracce. Sarà a quel
punto proprio Bee, insieme a suo padre, a dover ricomporre il
puzzle e scoprire che fine ha fatto sua madre.
Che fine ha fatto Bernadette?: il
film
Un film di Linklater è facilmente
riconoscibile per il suo approccio alla storia, ai personaggi, per
i temi che animano il racconto e per il suo saperli far emergere
con grande spontaneità. Sono caratteristiche queste che, seppur più
camuffate rispetto ad altre occasioni, si ritrovano anche
in Che fine ha fatto Bernadette?,
nuovo film dell’autore texano. Per permettere di entrare nel mondo,
e nella testa, di Bernadette, Linklater costruisce una prima parte
del film ricca di eccessi, dialoghi, personaggi che si incontrano e
scontrano. Li fa muovere senza fornire grandi spiegazioni sul loro
passato e sulla loro vera natura. L’effetto è, col senno di poi,
funzionale al tema della storia. Partecipando al caos della vita
quotidiana della protagonista, anche lo spettatore ne rimane
frastornato, ritrovandosi incastrato in quello stesso limbo
avvertito da Bernadette, incapace di dar vita a nuovi progetti
artistici.
Nel momento in cui tutti questi
incastri raggiungono l’apice, ecco che si apre una seconda parte di
film dedicata alla ricerca di un nuovo equilibrio, il quale ha
inizio con la fuga che genera la domanda del titolo. Fuggire dalla
Seattle caotica per la pacifica Antartide diventa così
rappresentazione visiva del moto che porta alla possibilità di
uscire da una fase stagnante della propria vita, per dare nuovo
sfogo alla vena creativa. Una grande metafora nella quale chiunque
artista può ritrovarsi, e che stando a quanto affermato dal regista
è proprio ciò che lo ha attratto di più del progetto.
Allo stesso tempo, circondata da
dispositivi elettronici e dalle ultime trovate della tecnologia,
Bernadette sembra trarre un beneficio solo effimero da questi, i
quali vengono a sparire dallo schermo nel momento della fuga in
Antartide. Tale massiccia presenza, seguita poi da totale assenza,
sembra sottolineare ulteriormente come la creazione artistica
dipenda esclusivamente da sé stessi, di fatto non potendo delegare
tale talento alle intelligenze artificiali che oggi ci circondano,
e che sembrano non poter essere di nessun aiuto a riguardo.
Che fine ha fatto Bernadette? è
una trasposizione dal mancato potenziale
Nonostante l’universale e
apprezzabile tematica, il film vive tuttavia di una serie di
incidenti di percorso che lo rendono probabilmente uno dei lavori
meno rilevanti dell’autore. Assegnato a Linklater dalla casa di
produzione Annapurna, il film soffre l’adattamento
di un romanzo epistolare di difficile riproposizione
cinematografica. Ciò si nota in particolare nell’inclusione di una
serie di sotto trame che non trovano adeguato approfondimento,
finendo con l’apparire elementi superflui e poco incisivi. Tra
tutte, quella riguardante i criminali russi è certamente la più
evidente.
Benché funzionale alla metafora, lo
stesso caos generato nella prima parte del film impedisce la
possibilità di entrare facilmente in empatia con la protagonista,
che risulta criptica forse troppo a lungo. Nonostante alla
sceneggiatura vi sia la mano di Linklater, noto per il suo talento
a riguardo, il film appare sbilanciato nella proposizione degli
eventi, generando lunghi periodi di vuoto in cui il film sembra non
partire mai realmente.
Fortunatamente alla regia vi è
Linklater, che pur se non al suo meglio, sa costruire una messa in
scena e una gamma di inquadrature e movimenti di macchina mirati a
raccontare più di quanto non facciano le parole, che dal canto loro
escono senza freni dalle bocche dei personaggi principali. Data la
sua presenza, il film riesce in fin dei conti a non cadere
nell’anonimato. Nella sua interpretazione di Bernadette, invece,
Cate Blanchett si muove, come il film in sé, sul
filo del rasoio, a volte eccedendo nella caratterizzazione, altre
risultando emotivamente coinvolgente, sempre però con la classe che
la contraddistingue.
Difficile negare che
Che fine ha fatto Bernadette? sia un
mezzo passo falso per Linklater, che negli anni ha incantato con
film di ben più alta levatura, e che in questa occasione poco o
nulla aggiunge al suo percorso artistico. Nonostante il suo
impegno, il film manca di sfoggiare il suo potenziale, rimasto
inespresso, dovendosi accontentare di essere una discreta commedia
sul processo artistico e la genitorialità.