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Elemental della Pixar sarà il film di chiusura del Festival di Cannes 76

I Pixar Animation Studios tornano al Festival di Cannes 76 il 27 maggio per l’anteprima mondiale del loro nuovissimo lungometraggio Elemental. Presentato Fuori Concorso, il film uscirà nelle sale il 16 giugno negli Stati Uniti e il 21 giugno in Francia. Elemental è il quarto lungometraggio dei Pixar Animation Studios ad essere presentato nella Selezione Ufficiale, dopo Up, Inside Out e Soul.

A Element City fuoco, acqua, terra e aria convivono in perfetta armonia. È qui che vivono Ember, una giovane donna impavida e arguta con una forte personalità, e Wade, un ragazzo sentimentale, amante del divertimento e che segue il flusso. La loro amicizia sfida le convinzioni di Ember sul mondo in cui vivono…

Pete Docter, chief creative officer della Pixar, ha dichiarato che il ritorno di quest’anno a Cannes è particolarmente speciale per lo studio. «Mentre emergiamo tutti dai nostri bozzoli pandemici e ci riuniamo nelle stanze delle storie, nelle giornate di animazione e nelle sessioni di brainstorming improvvisate, è una gioia e un onore riavere la Pixar sulla Croisette. Diretto dallo straordinario narratore Peter Sohn, ‘Elemental’ è divertente, pieno di cuore e, francamente, sbalorditivo da vedere. È stato creato per essere visto dal pubblico sul grande schermo e mi piace che sarà presentato in anteprima mondiale a Cannes».

Elemental, guarda il trailer

La Disney ha chiesto agli attori Adèle Exarchopoulos e Vincent Lacoste di prestare le loro voci agli incredibili personaggi di Element City, Flam (Ember) e Flack (Wade) nella versione francese.

Thierry Frémaux, Delegato Generale del Festival: «Per molti anni, il Festival di Cannes ha accolto film d’animazione provenienti da tutto il mondo. Pixar Animation Studios, con Up, diretto da Pete Docter, ha fatto la storia di Cannes aprendo la 62a edizione del Festival nel 2009. È stato un evento meraviglioso! Questa è un’altra grande opportunità, per presentare l’incredibile Elemental, per la “Last Screening” di questo 76° Festival di Cannes, e per pensare alle nostre vite in modo così potente».

Elemental della Pixar film di chiusura al Festival di Cannes 2023

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Il film Disney e Pixar Elemental, dal 21 giugno nelle sale italiane, sarà presentato in anteprima mondiale il 27 maggio come film di chiusura della 76esima edizione del Festival di Cannes.

Elemental è diretto da Peter Sohn e prodotto da Denise Ream p.g.a., mentre Pete Docter è il produttore esecutivo. La sceneggiatura è di John Hoberg & Kat Likkel e Brenda Hsueh, con un soggetto di Sohn, Hoberg & Likkel e Hsueh. La colonna sonora originale del film è stata composta e diretta da Thomas Newman.

Il film introduce Ember, una tenace, acuta e “ardente” giovane donna, la cui amicizia con un ragazzo di nome Wade, divertente, sdolcinato e “che segue la corrente”, mette alla prova le sue convinzioni sul mondo in cui vivono. Nella versione italiana del film, Valentina Romani è la voce di Ember, una brillante ragazza di fuoco sulla ventina con un grande senso dell’umorismo che ama la sua famiglia ma che a volte si infiamma facilmente; Stefano De Martino è Wade, un attento ed empatico ventenne di acqua che non ha paura di mostrare le proprie emozioni, che sono difficili da non notare; Serra Yilmaz è la voce della mamma di Ember, Cinder; e Hal Yamanouchi del padre di Ember prossimo alla pensione, Bernie.

Elemental arriverà il 21 giugno nelle sale italiane insieme al nuovo cortometraggio Pixar L’Appuntamento di Carl.

Elektra: trama, cast e curiosità sul film con Jennifer Garner

Elektra: trama, cast e curiosità sul film con Jennifer Garner

Agli inizi del nuovo millennio una serie di primi film dedicati ai supereroi si sono manifestati sul grande schermo, anticipando il grande successo che i cinecomic avrebbero ottenuto a partire dal 2008. Tra queste pellicole si annoverano Blade, X-Men, Spider-Man, Daredevil ed Elektra. Diretto nel 2005 da Rob Bowman, quest’ultima pellicola è uno spin-off proprio di Daredevil, dove il personaggio della supereroina protagonista compariva tra i protagonisti. A interpretare il ruolo vi è anche in questo caso l’attrice Jennifer Garner, che dà qui piena centralità ad un personaggio ancora oggi confinato a quell’unico lungometraggio.

Il film, scritto da Zak Penn, Stuart Zicherman e Raven Metzner, è stato realizzato principalmente perché così previsto da obblighi contrattuali. Durante la realizzazione di Daredevil, infatti, la volontà dei produttori era quella di dar vita ad un primo tentativo di universo narrativo rappresentato da più personaggi in più film. Elektra doveva rappresentare il primo di questi, ma il suo risultato fu più deludente del previsto. A fronte di un budget di 40 milioni di dollari, questo arrivò ad incassarne pochi di più, affermandosi come un cocente flop.

Mal giudicato sia dal pubblico che dalla critica, è stato a lungo visto come il film che ha rallentato la presenza di supereroine protagoniste al cinema. Ad oggi Elektra è ricordato principalmente come uno scult, il quale potrebbe anche per questo attirare alcuni spettatori amanti del genere. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Elektra: la trama del film

Le vicende del film si svolgono successivamente agli eventi di Daredevil. Elektra Natchios, l’assassina brutalmente uccisa dal sadico Bullseye viene ora riportata in vita da Stick, maestro cieco di arti marziali e capo della setta ninja dei Casti. L’uomo prende dunque con sé la donna, addestrandola come sua allieva e introducendola alla via del Kimagure, un’antichissima arte che conferisce a coloro che la sanno usare varie abilità, come la preveggenza e il potere di far risorgere i defunti. In breve tempo, Elektra diventa la più abile tra i discepoli di Stick, sino al giorno in cui questa non la allontana da sé senza alcuna spiegazione.

Ferita da ciò, Elektra decide di sfruttare le abilità acquisite per diventare una letale ed infallibile assassina a pagamento. Dopo aver ucciso senza troppe difficoltà il criminale De Marco e le sue guardie del corpo, l’assassina viene poi contattata da un anonimo per uccidere due persone, di cui ancora non sa l’identità. In attesa di ricevere istruzioni, Elektra si trasferisce temporaneamente su una piccola isola, dove conosce Mark Miller e sua figlia Abby. Quando scoprirà che sono proprio loro i suoi due bersagli, Elektra dovrà compiere una serie di complesse scelte tra bene e male, consapevole che ribellarsi potrebbe portarla a scontrarsi con pericoli inimmaginabili.

Elektra cast

Elektra: il cast del film

Ad interpretare Elektra vi è l’attrice Jennifer Garner, che riprende così il ruolo dopo averlo interpretato in Daredevil. L’interprete, però, ha in seguito rivelato di odiare profondamente il film e di essere stata costretta a prendervi parte per via di obblighi legali conseguenti alla sua partecipazione a Daredevil. Nel corso delle riprese l’attrice andò anche incontro a diverse problematiche. Per il ruolo l’attrice avrebbe dovuto bucarsi le orecchie per poter portare i vistosi orecchini previsti come parte del costume di Elektra. La Garner rifiutò però di farsi i buchi e così tale accessorio venne scartato.

Inoltre, durante le riprese del combattimento tra spade, Jennifer Garner si è fatta accidentalmente tagliare le nocche da Will Yun Lee, interprete di Kirigi. L’attrice si è poi fatta sistemare le nocche e quando lei e Lee hanno ripreso le riprese, lui l’ha colpita di nuovo nello stesso identico punto. Nel film sono poi presenti gli attori Goran Visnjic nei panni di Mark Miller e Kirsten Prout in quelli di Abby Miller. Il celebre attore Terence Stamp ricopre invece il ruolo di Stick, il maestro di Elektra, mentre Cary-Hiroyuki Tagawa è Roshi, leader del gruppo di assassini noto come la Mano. Originariamente era previsto anche un cameo di Ben Affleck nuovamente nei panni di Daredevil, ma questo è stato poi eliminato in fase di montaggio.

Elektra: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile vedere o rivedere il film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Elektra è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili, Google Play e Apple iTunes. Per vederlo, in base alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda visione casalinga. È bene notare che in caso di solo noleggio, il titolo sarà a disposizione per un determinato limite temporale, entro cui bisognerà effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno martedì 3 maggio alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Fonte: IMDb

 

 

Elektra, 10 cose da sapere sul personaggio interpretato da Jennifer Garner

Il personaggio di Jennifer Garner entrerà ufficialmente a far part del MCU in Deadpool 3 dopo aver già interpretato il personaggio in Daredevil (2003) e Elektra (2005). Dopo Wolverine (Hugh Jackman) un altro personaggio del passato franchise MCU entrerà in questa nuova Fase. Questi due arrivi confermati annunciano che il film avrà a che fare con il multiverso. Ecco le cose più importanti da ricordare su Elektra Natchios in Daredevil (2003) e Elektra (2005) prima dell’ingresso del personaggio nel MCU in Deadpool 3.

La madre di Elektra fu uccisa quando era bambina

Daredevil ed Elektra

Quando il pubblico conosce per la prima volta Elektra Natchios in Daredevil (2003), il personaggio menziona che sua madre è morta quando era bambina. Daredevil non spiega cosa sia successo alla madre, ma è implicito che sia stata uccisa a causa degli affari di Nikolas Natchios con la mafia. Quando Wilson Fisk ha annunciato che avrebbe ucciso Nikolas Natchios, Kingpin ha detto che “la storia si ripete”. Il film del 2005 ha spiegato meglio cosa è successo alla madre, rivelando che è stata uccisa da Kirigi, un tirapiedi di The Hand

L’addestramento di Stick

Elektra e Stick

Il film di Daredevil non presenta Stick, né affronta l’addestramento di Matt Murdock per diventare un vigilante. Tuttavia, Stick è apparso in Elektra (2005). Il film rivela che Elektra è stata addestrata da Stick, che ha preparato lei e i suoi studenti ad affrontare The Hand. Stick addestrò Elektra nel Kimagure, uno stile progettato per contrastare le forze del Male e sconfiggere il cattivo. Sebbene Daredevil non suggerisse che il personaggio avesse poteri soprannaturali, il film del 2005 stabilì che il personaggio poteva usare il suo addestramento Kimagure per vedere il futuro e persino resuscitare una persona.

Elektra e Matt si sono innamorati

Ben Affleck Daredevil

Elektra Natchios e Matt Murdock si sono conosciuti durante gli eventi di Daredevil (2003). La famigerata lotta al parco giochi tra Matt e Elektra è stata l’inizio della loro relazione, che si è evoluta nel corso del film ed è quasi finita in tragedia. Il personaggio interpretato da Jennifer Garner credeva che Daredevil avesse ucciso suo padre. Il finale di Daredevil ha confermato che Elektra era viva, ma lei e Matt non si sono mai riuniti sullo schermo. Il Daredevil di Ben Affleck non è apparso nel film del 2005 e Matt Murdock non è mai stato citato. Resta da vedere se il Daredevil di Ben Affleck apparirà in Deadpool 3.

Il padre è stato ucciso da Bullseye

Elektra padre

Wilson Fisk, Kingpin, ha ingaggiato Bullseye per uccidere Nikolas Natchios in Daredevil. Ben Urich è stato vicino a rivelare l’esistenza di un Kingpin del crimine a Hell’s Kitchen, il che ha spinto Fisk a trovare qualcuno che si prendesse la colpa. Il padre di Elektra, che era un socio di Fisk, stava cercando di uscire dal giro. Tuttavia, Bullseye ha raggiunto l’auto di Nikolas prima che potesse lasciare la città con Elektra. Sebbene Elektra non sia riuscita a sconfiggere Bullseye e a vendicare suo padre, il cattivo è stato successivamente ucciso da Daredevil.

Elektra è morta in Daredevil

Elektra e Daredevil

Elektra è morta in Daredevil (2003), più o meno. Bullseye aveva pugnalato il personaggio al petto rendendo praticamente scontata la sua dipartita. Tuttavia, alla fine di Daredevil, Matt Murdock trova una collana che solo lei avrebbe potuto dargli, e che è stata messa lì dopo la notte in cui Elektra sarebbe morta. Daredevil (2003) non chiarisce se il personaggio sia effettivamente sopravvissuto o se sia stata resuscitata in qualche modo. Il ritorno in vita di Elektra non è insolito nei fumetti e si sarebbe ripetuto sullo schermo anni dopo, durante la saga di Netflix The Defenders.

Il film del 2005 spiega come Elektra è tornata in vita

Jennifer Garner film

Il film del 2005 ha confermato che il personaggio è morto in Daredevil (2003). Tuttavia, tra il combattimento con Bullseye e la fine del film, Stick ha resuscitato Elektra usando Kimagure. Sebbene Elektra sia una storia per lo più autonoma, il cui unico riferimento a Daredevil è un dipinto su una parete, il film riconosce gli eventi di Daredevil (2003). Una scena di flashback della notte in cui è morta la vede indossare l’esatto costume usato in Daredevil, ad esempio. Nella sequenza di apertura del film, Elektra dice di sapere cosa significhi la morte perché è già morta una volta. In seguito il suo personaggio userà questo potere di resurrezione per riportare in vita Abby.

Gli eventi dopo Daredevil

Elektra Jennfer Garner

Non viene spiegato molto della vita del personaggio interpretato da Jennifer Garner Daredevil (2003), ma non sembra che lavorasse come mercenaria durante gli eventi del film. Presumibilmente, Elektra è diventata un’assassina dopo la sua morte e il suo ritorno. Nel film del 2005 la si vede proprio uccidere senza pietà, ed è implicito che a quel punto abbia ucciso decine o addirittura centinaia di persone. Il rigore morale del personaggio è una questione che viene affrontata per tutto il film, in particolare quando Elektra deve decidere se uccidere o meno un padre e sua figlia.

Elektra ha affrontato The Hand

Elektra The Hand

The Hand era l’antagonista principale del film su Elektra. In questa versione della storia Stick era un nemico giurato del cattivo e ha addestrato Elektra per combattere e sconfiggerla. The Hand era alla ricerca del Tesoro, una persona speciale con il potenziale per essere più potente di qualsiasi altro guerriero e spostare l’equilibrio tra bene e male. Una trama simile è stata affrontata nello show Daredevil di Netflix e in The Defenders. È interessante notare che il personaggio non era l’obiettivo di The Hand, ma Abby.

Elektra aveva un apprendista nel suo film in solitaria

Abby Miller

Il film del 2005 era incentrato sul fatto che Elektra doveva proteggere un padre e sua figlia da The Hand, che per qualche motivo li voleva morti. Più avanti nel film, viene rivelato che Abby è il Tesoro che il cattivo stava cercando. Abby e suo padre ne erano consapevoli, anche se la loro storia non viene affrontata nel film. In ogni caso, dopo aver rifiutato di uccidere Abby e suo padre, il personaggio di Jennifer Garner ha preso con riluttanza la ragazza come sua apprendista. Abby sapeva già combattere ma si è legata con Elektra in una dinamica di maestro/apprendista. Abby è stata anche addestrata da Stick.

L’Elektra di Jennifer Garner in Deadpool 3 deve essere collegata al Multiverso

Deadpool 3

Il modo in cui Jennifer Garner apparirà in Deadpool 3 deve necessariamente essere collegato al multiverso. La Saga del Multiverso del MCU ha già utilizzato questo concetto per riportare in vita i personaggi Marvel del passato. Tra questi, le versioni di Spider-Man di Tobey Maguire e Andrew Garfield in Spider-Man: No Way Home e i camei degli Illuminati in Doctor Strange nel Multiverso della follia. La storia di Deadpool 3 probabilmente vedrà Deadpool visitare diversi universi, in modo simile a come Wade Wilson ha visitato diverse linee temporali in Deadpool 2. Anche se i precedenti film di Elektra si concludono con l’addio del personaggio ad Abby e Mark, ora Deadpool 3 può rivelare cosa è successo 20 anni dopo.

Elegia Americana, recensione del film di Ron Howard

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Elegia Americana, recensione del film di Ron Howard

Insieme a Mank, a Il processo dei Chicago 7 e ad altri titoli che arriveranno a breve sulle piattaforme dell’on demand, Elegia Americana di Ron Howard è trai titoli che più di tutti stanno mirando alla stagione dei premi 2021, che, per ragioni “pandemiche”, è stata spostata alla primavera del prossimo anno invece che al tradizionale periodo di fine inverno. Dunque, anche il film di Howard, adattamento dell’omonimo romanzo autobiografico, arriva direttamente nelle nostre case, su Netflix, a partire del 24 novembre.

La storia è raccontata da J.D. Vance, secondogenito di Bev, donna sola e problematica, che cerca di crescere alla bell’e meglio i due figli, con J.D. c’è Lindsay, una ragazza intelligente e concreta, più grande di lui. Ad aiutare Bev con il suo carattere turbolento, la tendenza a fare le scelte sbagliate e i due figli, c’è Mamaw Vance, madre della donna difficile e nonna burbera ma che profonde un solido e testardo impegno nella salvaguardia dei ragazzi dalla sua stessa figlia. La storia ripercorre a ritroso l’adolescenza di J.D., la sua lotta personale per sollevarsi e staccarsi dall’eredità della famiglia, la sua ferma volontà di laurearsi a Yale, uno dei college più prestigiosi d’America, e l’ambizione di diventare avvocato. Tutto nell’arco di una sola giornata in cui è costretto a tornare a casa perché la madre è andata in overdose ed è in ospedale.

L’Elegia Americana che ha fatto flop negli USA

Accompagnato da una scia di critiche negative che arrivano da Oltreoceano, Elegia Americana è un realtà un bel film, una storia di riscatto solida, un racconto che fila dritto senza colpi di scena, un affresco familiare lungo tre generazioni, tutto raccontato dal punto di vista del protagonista e autore del romanzo da cui il film è tratto. Ma allora perché dagli USA si sono levate voci contrarie? Semplicemente perché Ron Howard, e con lui la sceneggiatrice Vanessa Taylor, mette da parte tutto l’aspetto sociale del romanzo originale e si concentra solo su quello intimo e personale, per cui il pubblico europeo è meglio disposto a raccogliere un racconto che si concentra su sentimenti universali e lascia da parte l’analisi sociale di un Paese straniero.

Il titolo stesso del film (e del romanzo) ci dà la chiave di lettura del racconto originale, ovvero Hillbilly Elegy: A Memory of a Family and a Culture in Crisis. Hillbilly è il nomignolo dispregiativo con cui in gergo si indicano le popolazioni originarie degli Appalachi, e Vance è un figlio delle montagne del Kentuchy, che per luogo comune sono considerate il luogo più arretrato di tutti gli Stati Uniti. Ebbene, il romanzo dà molta importanza quindi non solo al riscatto sociale di J.D. ma anche all’aspetto sociologico della sua presenza in un college di prestigio, con il suo retaggio familiare e culturale, aspetto che nel film è stato liquidato semplicemente da una battuta all’inizio della storia.

Due grandi interpreti: Glenn Close e Amy Adams

Hillbilly Elegy Amy AdamsCon buona pace di J.D., interpretato da Gabriel Basso, che è il protagonista e la voce narrante, il film si fonda principalmente sulle interpretazioni di Glenn Close e Amy Adams. Le due grandi attrici sono alle prese con due ruoli duri e difficili, sopra le righe, sono entrambe imbruttite, rese goffe dal personaggio che incarnano, messe alla prova da un ruolo gridato, in cui alzare la voce, picchiare duro, essere sgradevoli è quanto richiesto dalla storia. E nonostante entrambe siano in grado di dare vita a grandi interpretazioni misurate ed eleganti, anche di fronte alla ferocia delle due donne che interpretano, non fanno una piega e consegnano allo spettatore uno spettacolo di altissima qualità artistica.

L’apporto di Ron Howard è come al solito “invisibile”, il regista si mette completamente al servizio della storia, sceglie in molti momenti, soprattutto in alcune delle sequenze di colluttazioni, che sono anche le più dolorose emotivamente, di rimanere vicinissimo ai personaggi, ai loro volti feriti, alla loro sofferenza, risultato di un disagio sociale che però non viene mai davvero raccontato. Ad impreziosire questo lavoro discreto e impeccabile c’è Hans Zimmer, che per una volta mette da parte le sue musiche trionfali e, insieme a David Fleming, accompagna con delicatezza tutta la storia di J.D., la sua tenacia, il suo riscatto, la sua forza di volontà nello staccarsi e guardare avanti per non affogare e per darsi una possibilità.

Elegia Americana racconta gli affetti, la famiglia, nella sua declinazione problematica e turbolenta, ma allo stesso tempo racconta il coraggio di lottare per se stessi, nonostante quella famiglia, la forza che ci vuole a costruirsi una vita tutta nuova per sé, a realizzare un sogno, senza rinnegare se stessi ma lottando per quello in cui si crede.

El Presidente: Tom Cruise chiama Jack Nicholson

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El Presidente: Tom Cruise chiama Jack Nicholson

Risale all’ormai lontano 2013 l’annuncio di El Presidente, commedia prodotta dalla Warner Bros che avrà come protagonista Tom Cruise. Da allora sono trapelate ben poche notizie inerenti il progetto, ma, in giornata, The Hollywood Reporter ha svelato in esclusiva non solo il nome di colui che si occuperà della regia, ma anche i piani di Cruise per il ruolo di Presidente.

Secondo quanto evidenziato, Tom Cruise, che sembra acquisire sempre più potere nell’economia della produzione, non solo per la regia ha voluto puntare fortemente su Doug Liman, con cui ha già lavorato in Edge Of Tomorrow, film d’azione dalle tematiche sci-fi che vedrà la luce entro il prossimo anno, ma starebbe addirittura tentando di coinvolgere Jack Nicholson a vestire i panni del Presidente. Sembrerebbe che l’opera di convincimento sia culminata in una visita a domicilio in cui Cruise, con cui Nicholson collaborò in Codice d’Onore, avrebbe addirittura affermato che in caaso di rifiuto avrebbe rinunciato a prendere parte alla pellicola.

In attesa di sciogliere le riserve circa la volontà di Nicholson, vi ricordiamo che la sceneggiatura, firmata Jesse ArmstrongDaniel J. Goor e revisionata da Paul Attanasio, racconta di un agente del Secret Service Americano (Tom Cruise) il cui compito sarà quello di proteggere un alcolizzato, rude e donnaiolo ex-Presidente degli Stati Uniti.

Fonte: The Hollywood Reporter

El paraíso: recensione del film di Enrico Maria Artale #Venezia80

Un uomo se ne sta appoggiato alla porta del bagno delle donne, dal quale esce poi una distinta signora che capiamo essere la madre di lui. Prima di tornare sulla pista da ballo del locale in cui si trovano, l’uomo blocca la donna e con fare amorevole le pulisce il naso da un velo di cocaina che le era sfuggito. Inizia così El paraíso, il nuovo film di Enrico Maria Artale presentato nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia. Una prima scena che ci descrive già con grande precisione il rapporto intenso, a tratti morboso, esistente tra la madre e il figlio protagonisti.

Sulla loro relazione si costruisce dunque un film che Artale scrive ricercando percorsi inaspettati ed emozioni sincere, con l’obiettivo di indagare la sottile linea che distingue amore e follia, ma anche semplicemente di offrire una buona storia, che dimostri la forza di rimanere nella mente dello spettatore ben oltre la visione. E di momenti particolarmente toccanti ce ne sono in El paraíso, che piano piano porta alla luce le proprie vere intenzioni e si rivela essere un’opera di genere che utilizza il melodramma e la telenovelas sudamericana come punti di partenza per identificare le emozioni dei propri personaggi.

El paraíso, la trama del film

Proagonista del film è Julio Cesar (Edoardo Pesce), un uomo di quasi quarant’anni che vive ancora con sua madre (Margarita Rosa De Francisco), una donna colombiana dalla personalità trascinante. I due condividono praticamente tutto: una casetta sul fiume piena di ricordi, i pochi soldi guadagnati lavorando per uno spacciatore della zona, la passione per le serate di salsa e merengue. Un’esistenza ai margini vissuta con amore, al tempo stesso simbiotica e opprimente, il cui equilibro precario rischia però di andare in crisi con l’arrivo di Ines (Maria Del Rosario), giovane colombiana reduce dal suo primo viaggio come “mula” della cocaina.

Ossessioni e possessioni

A partire dall’arrivo di questa figura estranea, dunque, si sviluppa una crescente gelosia che da una parte porta alla luce tutta l’ossessione della madre nei confronti del figlio, mentra dall’altra permette a Julio Cesar di assaporare una libertà che gli è nuova. Ines risulta dunque essere il mezzo di contrasto per far emergere tutta una serie di non detti, segreti, ossessioni, paure ma, soprattutto, sentimenti. Perché El paraíso vuole prima di tutto essere questo, un film di emozioni ricercate e raccontate con sincerità, provate da personaggi che non sanno come esprimerle e nel cercare di farlo sono pronti anche a sbagliare.

Proprio per via di questa loro incapacità nel gestire le proprie emozioni, ciò che li circonda sembra venire in loro soccorso, dando forma al loro mondo emotivo attraverso colori, luci, sapori e odori. Artale ha infatti rivelato di aver concepito la messa in scena del film non solo come un richiamo ad un contesto altro, la Colombia, sempre nei pensieri dei protagonisti per svariati motivi, ma anche per raccontare attraverso le immagini ciò che essi non sanno dirsi. Assistiamo dunque ad un film dai toni molto caldi, talvolta acidi, che ci descrivono bene il senso di ossessione che si sviluppa tra Julio Cesar, sua madre e Ines, senza che debbano esternarlo loro a parole.

El paraiso Margherita Rosa de Francisco Baquero Edoardo Pesce

I corpi tragici di El paraíso

Ma se è vero che i personaggi non comunicano davvero tra loro, di certo lo fanno i loro corpi. Artale mantiene una certa vicinanza nei loro confronti, ma non stringe mai troppo su di loro così da lasciargli libertà di movimento ed espressione. Ed è così che i protagonisti hanno modo di trovare la loro dimensione nello spazio, nella casa angusta e labirintica costruita per loro. I loro corpi parlano, si esprimono, manifestano intenzioni ed impulsi, come si può notare ad esempio dal lavoro compiuto dall’attrice Margarita Rosa De Francisco, che con il ruolo della madre dà vita ad una grande prova attoriale.

I corpi dunque comunicano molto più delle parole in El paraíso, ma sono anche lo strumento attraverso cui si esprime il più forte dei legami possibili, che non manca di manifestarsi in un paio di scene che si assesteranno come duri colpi per stomaci deboli. Probabilmente ad essere ricordate saranno in particolare questo tipo di scene, che lo stesso regista ha affermato essere state le immagini da cui si è poi costruito il racconto dell’intero film, ma in El paraíso c’è molto di più, a partire da una generale atmosfera di malinconia, data dal cambiamento più sù descritto e che ci presenta una madre e suo figlio in tutta la loro tragicità di esseri umani.

El Paraiso: intervista ai protagonisti del film di Enrico Maria Artale

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In occasione della presentazione, in Concorso, alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia edizione 80, di El Paraiso, il regista Enrico Maria Artale e i protagonisti Edoardo Pesce e Margarita Rosa de Francisco hanno parlato del film.

El Paraiso, la trama

Julio Cesar ha quasi quarant’anni e vive ancora con sua madre, una donna colombiana dalla personalità trascinante. I due condividono praticamente tutto: una casetta sul fiume piena di ricordi, i pochi soldi guadagnati lavorando per uno spacciatore della zona, la passione per le serate di salsa e merengue. Un’esistenza ai margini vissuta con amore, al tempo stesso simbiotica e opprimente, il cui equilibrio precario rischia di andare in crisi con l’arrivo di Ines, giovane ragazza colombiana reduce dal suo primo viaggio come “mula” della cocaina. Tra desiderio e gelosia la situazione precipita rapidamente, al punto che Julio si troverà a compiere un gesto estremo, in un viaggio doloroso che lo porterà per la prima volta nella sua terra di origine.

El Paraiso: il trailer del film con Edoardo Pesce

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El Paraiso: il trailer del film con Edoardo Pesce

El Paraìso di Enrico Maria Artale, con Edoardo Pesce (David di Donatello per Dogman di Garrone), Margarita Rosa De FranciscoMaria del Rosario e Gabriel Montesi, presentato in Orizzonti alla 80a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, dove è valso il Premio Orizzonti per la Miglior Sceneggiatura a Enrico Maria Artale e il Premio Orizzonti per la Miglior Interpretazione Femminile a Margarita Rosa De Francisco, sarà in sala il 6 giugno distribuito da I Wonder Pictures.

Il film ha vinto anche il Premio Arca – Cinema Giovani come Miglior Film Italiano a Venezia, votato da una giuria di giovani tra i 18 e i 26 anni, ed è stato presentato in numerosi festival in tutto il mondo, tra cui quelli di Santa Barbara, Haifa, San Paolo.

Julio Cesar ha quasi quarant’anni e vive ancora con sua madre, una donna colombiana dalla personalità trascinante. I due condividono praticamente tutto: una casetta sul fiume piena di ricordi, i pochi soldi guadagnati lavorando per uno spacciatore della zona, la passione per le serate di salsa e merengue. Un’esistenza ai margini vissuta con amore, al tempo stesso simbiotica e opprimente, il cui equilibro precario rischia di andare in crisi con l’arrivo di Ines, giovane ragazza colombiana reduce dal suo primo viaggio come “mula” della cocaina. Tra desiderio e gelosia la situazione precipita rapidamente, al punto che Julio si troverà a compiere un gesto estremo, in un viaggio doloroso che lo porterà per la prima volta nella sua terra di origine.

«Il film – afferma il regista – è una storia d’amore tra una madre e un figlio, una tragedia colorata che affonda i propri eroi nelle sfumature cangianti dei loro umori più intimi, nella delicatezza e nella violenza. È il racconto quasi mitologico di un legame basato sul sangue che ho tentato di sottrarre al giudizio, senza voler stabilire se ciò che unisce profondamente i due protagonisti sia un atto di amore, più forte delle convenzioni sociali, o un atto psichico disfunzionale che dimostra l’impossibilità di accettare una naturale separazione. Possiamo davvero tracciare una linea che distingua amore e follia, la forza irriducibile del sentimento dalla paura profonda di restare soli per sempre?».

EL PARAISO è una produzione Ascent FilmYoung Films con Rai Cinema, prodotto da Matteo Rovere, Andrea Paris, Carla Altieri, Roberto De Paolis.

El olvido que seremos, recensione del film con Javier Cámara #RFF15

Arriva a Roma nella Selezione Ufficiale della Festa del Cinema il nuovo film del regista premio Oscar con Belle Époque, Fernando Trueba. El olvido que seremos vuole coniugare pubblico e privato in un affresco familiare, sociale e politico della Colombia recente, mostrando un esempio di rara virtù ma anche di profonda umanità e umiltà. A interpretare il medico e attivista per i diritti umani Hector Abad Gomez, un bravissimo Javier Cámara (Parla con lei, Truman – Un vero amico è per sempre).

El olvido que seremos, la trama

Colombia 1983. Héctor Jr, Juan Pablo Urrego, studia all’università di Torino quando viene richiamato in Colombia, dove vive la sua famiglia, per la cerimonia d’addio del padre, Héctor Abad Gómez, Javier Cámara, all’insegnamento universitario. Medico impegnato in campagne di salute pubblica, insegnante ad Antiochia e noto attivista per i diritti umani, Abad Gómez è sempre stato inviso alle autorità per le sue aspre critiche al governo e alle sue politiche e viene spedito in pensionamento anticipato. Il viaggio verso casa è l’occasione per il figlio di ripensare all’infanzia a Medellín nei primi anni ’70, allo stretto rapporto col padre, alla felice vita di famiglia con la madre e le sorelle. Un periodo aureo in cui la figura del padre è stata per Héctor un punto di riferimento indiscusso. Il presente non è altrettanto roseo e mentre il clima in città si fa pesante, con uccisioni e sparizioni ad opera di gruppi paramilitari, che mirano a colpire qualsiasi forma di dissenso o opposizione sociale e politica, anche Abad Gómez è sempre più a rischio.

Héctor Abad Gómez, l’apostolo dei diritti umani

Sembra lo chiamassero così gli abitanti di Antiochia, soprattutto i meno fortunati, perché è stato il primo ad occuparsi di loro, a dire che la salute pubblica doveva essere un diritto di tutti e ad impegnarsi in prima persona affinché ciò si realizzasse: per far avere a tutti l’accesso all’acqua potabile, con massicce campagne di vaccinazione e di igiene pubblica, ma anche fornendo quando poteva, un aiuto che andava al di là della sua professione. Héctor Abad Gómez è descritto come un uomo dalla sconfinata bontà, che faceva del bene con estrema naturalezza e spontaneità. È con altrettanta facilità e naturalezza che sarà ucciso da gruppi paramilitari in una Colombia dominata dalla violenza. Attraverso le sue scelte Abad Gómez era entrato a far parte di un’opposizione libera: con la fondazione del Comitato per la difesa dei diritti umani ad Antiochia; con la sua attività di editorialista per diversi giornali del paese, in cui denunciava le condizioni di arretratezza e di mancanza delle più elementari misure sanitarie in molta parte della Colombia; con l’attività di politico nel Partito Liberale; fino alla candidatura a sindaco di Medellín per questo stesso partito.

Tuttavia, ciò che interessa a Fernando Trueba non è etichettare politicamente il personaggio. Infatti nel film – adattamento ad opera di David Trueba, fratello del regista, del romanzo El olvido que seremos, scritto dal figlio di Abad Gómez e diventato un testo di culto in America Latina – il protagonista lamenta di essere bersaglio di critiche sia da destra che da sinistra. Intento del regista è dipingere un uomo che aveva a cuore la sua professione e il prossimo e solo in virtù di questo, dei valori umani più alti, non di una appartenenza politica, si impegnava.

Un saga familiare e uno sguardo ampio alla collettività

El olvido que seremosSi potrebbe dire che il padre domina sull’attivista in questo ritratto, che si sarebbe potuto esaltare di più la lotta e l’impegno del protagonista. Non è poi così vero, Trueba trova un equilibrio tra pubblico e privato. Ed è proprio attraverso il secondo che riesce a coinvolgere lo spettatore, facendo presa anche su chi era politicamente lontano dal protagonista. Abad Gómez è un padre di famiglia premuroso e gioviale, con un rapporto privilegiato con l’unico figlio maschio, ma che adora la moglie e le figlie. La vicenda della famiglia nella prima parte del film ha toni allegri e leggeri, e il personaggio principale non può non creare empatia, grazie ad una interpretazione di grande livello da parte di Javier Cámara. La gioiosità del suo personaggio, pur costretto ad operare in contesti difficili in un paese dalle forti criticità, è contagiosa e va di pari passo con la scelta dell’immagine a colori.

Nella seconda parte domina invece il bianco e nero. In quell’universo sereno si affaccia il dolore, la scomparsa di una figlia. L’allegria dell’inizio lascia il posto a una malinconia che non impedisce però al protagonista di dedicarsi a ciò in cui crede. Cámara dà al personaggio moltissime sfumature e tocca diversi registri.

L’ultima parte, la più poetica, è quella in cui sembra essere contenuto il messaggio principale del film. Molti come Abad Gómez sono diventati eroi loro malgrado: volevano solo fare del bene alla collettività, non avevano nessun desiderio di apparire, di essere riconosciuti, non erano mossi da ambizioni personali. Il protagonista, insomma, non fa ciò che fa per essere ricordato. È questo il senso della poesia Aquì, hoy, un testo attribuito a Jorge Luis Borges, che compare nel film e contiene le parole del titolo, El olvido que seremos – l’oblio che saremo.

Tutto il cast del film offre buone prove: un gruppo di donne che si muovono quasi all’unisono intorno a Héctor  e Héctor Jr: la moglie Cecilia, interpretata da Patricia Tamayo, le figlie Mariluz, Maria Teresa Barreto, Clara, Laura Londoño , Vicky, Elizabeth Minotta, Martha, Kami Zeha  e Sol Camila Zárate. Anche i due bambini che interpretano Hector e Sol da piccoli, Nicolás Reyes Cano e Luciana Echeverry, sono molto spontanei e credibili, cosa non facile da ottenere.

El olvido que seremos è prodotto da Caracol Televisión e Dago García Producciones. Per il momento è prevista un’uscita in Francia a primavera. La speranza è di vederlo presto anche in Italia.

El Nido dal 20 Giugno sulle migliori piattaforme digitali

El Nido dal 20 Giugno sulle migliori piattaforme digitali

El Nido, opera prima di Mattia Temponi è una coproduzione italo-argentina, ed è prodotto da Alba Produzioni per l’Italia, 3C Films Group per l’Argentina. Il film sarà disponibile dal 20 giugno (distribuito da Minerva Pictures) sulle migliori piattaforme digitali: SKY PRIMAFILA, CHILI, RAKUTEN, GOOGLE PLAY, AMAZON, APPLE TV.

El Nido è un horror psicologico, che utilizza un genere popolare per mostrarci le distorsioni del nostro mondo. Una riflessione attorno alla nostra contemporaneità e a certe alienazioni dei rapporti umani. Il film, interpretato da Luciano Cáceres (Gato Negro) e Blu Yoshimi (Piuma), è un racconto a più livelli, ricco di colpi di scena, climax e tensioni, sullo sfondo un mondo di finzione immersivo e credibile dove prendono vita personaggi tridimensionali.

El Nido, la trama

Dentro un “EL NIDO”, un rifugio moderno e accogliente, due sconosciuti si incontrano…SARA (Blu Yoshimi): una ragazza problematica e di buona famiglia. IVAN (Luciano Cáceres): un uomo all’apparenza anonimo e innocuo, ma che nasconde un passato oscuro. Sono al sicuro e protetti dal mondo esterno, però la ragazza è stata infettata e si sta lentamente trasformando in un mostro. Ma invece di ucciderla, IVAN decide che proverà a curare SARA. Così comincia la loro discesa in una spirale di manipolazione e inganni.

El Muerto: Sony annuncia un nuovo film Marvel!

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El Muerto: Sony annuncia un nuovo film Marvel!

Sony Pictures ha annunciato il suo primo film Marvel con un protagonista latino, il rapper/attore Bad Bunny infatti reciterà in El Muerto. Dopo aver riavviato Spider-Man come parte del Marvel Cinematic Universe, Sony ha lavorato per trovare altri film Marvel da realizzare utilizzando le centinaia di personaggi dei fumetti a cui ha accesso. Venom con Tom Hardy è stato l’inizio di questa ricerca nel 2018, che da allora ha visto uscire un sequel, seguito da Morbius con Jared Leto. Questi film sono solo l’inizio dei piani di Sony per il proprio universo Marvel con protagonisti i cattivi di Spider-Man e personaggi secondari.

L’attuale lista di film per Spider-Man Universe di Sony ha diversi progetti che hanno ufficialmente una data di uscita nelle sale, a partire da Kraven the Hunter con Aaron Taylor-Johnson all’inizio del 2023. Lo studio ha anche recentemente confermato che Madame Web con Dakota Johnson e Sydney Sweeney uscirà nei cinema nell’estate del 2023. Oltre ai piani per due sequel di Spider-Man: Into the Spider-Verse, Sony sta anche sviluppando film indipendenti per personaggi Marvel come Spider-Woman, Nightwatch, Silver Sable, Black Cat, Jackpot e altri.

Ora, la Sony ha confermato la sua intenzione di realizzare un altro film Marvel, incentrato su El Muerto. Come parte del panel Sony al CinemaCon a cui Screen Rant ha partecipato, lo studio ha annunciato che il rapper/attore Bad Bunny interpreterà il cattivo di Spider-Man, che è anche un wrestler. El Muerto debutterà nelle sale il 12 gennaio 2024. Bad Bunny ha condiviso una breve dichiarazione sul casting al panel:

Amo il wrestling e ora sono un wrestler. È il ruolo perfetto. Sarà epico.

El Muerto: slitta la data d’uscita del film con Bad Bunny

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El Muerto: slitta la data d’uscita del film con Bad Bunny

SONY Pictures ha deciso di rimuovere dalla sua schedule di uscite El Muerto, il film affidato a Jonas Cuaron che doveva avere come protagonista Bad Bunny. A causa dello sciopero degli sceneggiatori, il film è ora sospeso, anche se lo studio sembra intenzionato a portarlo avanti.

Sebbene El Muerto non sia stato ancora cancellato del tutto, il frenetico programma di tournée del rapper e wrestler professionista Bad Bunny potrebbe ulteriormente rendere difficile la realizzazione del film, quindi questo potrebbe essere un ulteriore difficoltà sulla via della realizzazione.

Il cast di supporto non era stato finalizzato, ma secondo quanto riferito lo studio stava corteggiando Mercedes Varnado, la wrestler prestata alla serialità con The Mandalorian, per un ruolo sconosciuto, e Marvin Jones III per interpretare il malvagio Tombstone.

Il progetto dovrebbe essere il primo, tratto dai fumetti Marvel, a vedere protagonista un personaggio latino, il che potrebbe essere invece un incentivo importante per portare avanti la produzione, nonostante le difficoltà.

Il film dovrebbe essere il sesto film dell’universo di Spider-Man di Sony, che è iniziato con i due film di Venom, è proseguito con Morbius, poi con Kraven – Il Cacciatore del quale abbiamo visto di recente il trailer, e infine Madame Web, attualmente in fase di riprese.

Un lottatore ottiene il super potere attraverso una maschera mistica che originariamente ha combattuto Spider-Man in un incontro di wrestling di beneficenza in cui ha quasi smascherato il webslinger prima di essere punto da Spider-Man con un veleno paralizzante“, si legge nella sinossi ufficiale.

El Muerto: rivelata la data delle riprese del film Bad Bunny di Sony

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Oggi arriva un aggiornamento importante per El Muerto e riguarda la sua data di inizio produzione. Questo prossimo film di supereroi che diventerà il quinto film dell’universo di Spider-Man di Sony, che è iniziato con i due film di Venom, Morbius, e il film di prossima uscita Kraven the Hunter, non aveva ricevuto aggiornamenti da un pò. El Muerto sarà interpretato dal cantante Bad Bunny nei panni di Juan Carlos Sanchez, un lottatore con una forza sovrumana.

Secondo quanto riferito, El Muerto inizierà la produzione il 7 agosto 2023 a Los Angeles, in California. Anche se al momento non sappiamo se questa data sarà confermata considerando lo sciopero degli sceneggiatori ad Hollywood che sta paralizzando molte delle produzione in corso.

Quando è la data di uscita di El Muerto?

El Muerto uscirà il 12 gennaio 2024 per Sony Pictures. Gli unici dettagli attualmente noti su El Muerto sono il team creativo del film. Jonás Cuarón sarà il regista, mentre Garreth Dunnet-Alcocer è stato assunto per scrivere la sceneggiatura.

Un lottatore ottiene il super potere attraverso una maschera mistica che originariamente ha combattuto Spider-Man in un incontro di wrestling di beneficenza in cui ha quasi smascherato il webslinger prima di essere punto da Spider-Man con un veleno paralizzante“, si legge nella sinossi ufficiale.

 

El Muerto: lo spin-off Sony di Spider-Man si troverebbe “a un punto morto”

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Nell’aprile 2022 era stato rivelato che un inatteso film spin-off di Spider-Man era in lavorazione alla Sony, basato su un personaggio di Spider-Man particolarmente poco conosciuto, apparso solo in due numeri dei Marvel Comics: El Muerto. Ad interpretare questo ruol era stato scelto Bad Bunny, rapper e musicista portoricano. Ora però, El Muerto, previsto per il 2024, ha ricevuto un aggiornamento che non promette bene. Sembra infatti che il film stia affrontando alcune battute d’arresto e Bad Bunny ha recentemente rilasciato un’intervista con Time nel corso della quale si è discusso brevemente di ciò.

L’attore ha infatti rivelato che le riprese non sono ancora effettivamente iniziate. L’addetto stampa di Bad Bunny ha chiarito in seguito che El Muerto sarebbe “a un punto morto” ma che si trova ancora in fase di sviluppo. I rappresentanti della Sony hanno però rifiutato di commentare la situazione. A parte la data di uscita del film, fissata al 12 gennaio 2024, gli unici dettagli attualmente noti su El Muerto sono il team creativo del film. Jonás Cuarón sarà il regista, mentre Garreth Dunnet-Alcocer è stato assunto per scrivere la sceneggiatura.

Dall’annuncio iniziale dello spin-off, però, non ci sono stati aggiornamenti ufficiali, il che, alla luce anche delle affermazioni di Bad Bunny, lascia immaginare che sicuramente la data d’uscita preannunciata non potrà essere rispettata. È possibile che Sony stia rivalutando i suoi piani per El Muerto, data la risposta piuttosto mista ricevuta all’annuncio del progetto nel 2022, e non sarebbe una gran sorpresa se il film venisse eliminato del tutto. La poca notorietà del personaggio, infatti, avrebbe fatto dubitare i fan circa la necessità di questo progetto al posto di altri più attesi. Non resta dunque che attendere aggiornamenti, per scoprire se El Muerto si inserirà nei piani dell’Universo di Spider-Man della Sony o meno.

Fonte: ScreenRant

El Muerto: lo spin-off di Spider-Man ha trovato il suo regista

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El Muerto: lo spin-off di Spider-Man ha trovato il suo regista

All’inizio di quest’anno al CinemaCon, la Sony Pictures ha annunciato che era in fase di sviluppo un film incentrato sul personaggio relativamente oscuro di Spider-Man, El Muerto, e il progetto ha ora arruolato uno sceneggiatore e un regista. Secondo The Wrap, il regista messicano Jonás Cuarón dirigerà il film, mentre Gareth Dunnet-Alcocer (Blue Beetle) sta attualmente lavorando alla sceneggiatura. Jonás, figlio del premio Oscar Alfonso Cuarón, ha già diretto nel 2015 Desierto con Gael García Bernal.

L’audace spin-off di Spider-Man sarà interpretato dal vincitore del Latin Grammy e dall’artista discografico platino Bad Bunny, nel ruolo del superpotente Luchador Juan Carlos Sanchez. Il personaggio ha fatto solo alcune apparizioni nei fumetti, ma lo studio evidentemente ha deciso di espandere la sua storia per accogliere Bad Bunny, che si diceva stesse cercando la “proprietà da supereroe giusta per se stesso”. El Muerto sarà il primo supereroe latino a essere il protagonista del suo film nell’Universo Marvel di Sony, che include anche le prossime uscite Madame Web, Kraven the Hunter e Spider-Woman. È stato anche confermato che un terzo film di Venom è in fase di sviluppo, insieme a Spider-Man: Across the Spider-Verse, parti 1 e 2.

Bad Bunny, alias Benito Antonio Martínez Ocasio, ha debuttato come attore nel recente film d’azione Bullet Train e ha anche una certa esperienza di wrestling avendo gareggiato in due partite di alto profilo in WWE. El Muerto può sembrare una scelta insolita per dirigere il suo film autonomo, ma i fan sono abituati al fatto che la Sony Pictures prenda decisioni strane in questa fase. Forse c’è ancora speranza per quel film da solista di zia May?

El Muerto: il film è ancora in sviluppo anche senza Bad Bunny

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El Muerto: il film è ancora in sviluppo anche senza Bad Bunny

L’anno scorso al CinemaCon, Sony Pictures ha annunciato che era in fase di sviluppo un film incentrato sull’oscuro personaggio di Spider-Man, El Muerto, con il regista messicano Jonás Cuarón alla regia e Gareth Dunnet-Alcocer (Blue Beetle) a scrivere la sceneggiatura.

Lo spin-off di Spider-Man aveva arruolato il vincitore del Latin Grammy e del disco di platino Bad Bunny per interpretare il superpotente Luchador Juan Carlos Sanchez, ma in seguito abbiamo appreso che l’attore di Bullet Train è stato costretto ad abbandonare il progetto a causa di un conflitto di programmazione. “È pazzesco. A volte non riesco ancora a crederci, ma è il risultato del mio lavoro”, ha detto Bad Bunny parlando dell’ingresso nell’Universo Marvel in quel momento.

“Per come sono, per come lavoro, sono così orgoglioso, molto felice di questo personaggio, di questa opportunità di essere il primo latinoamericano. Non si tratta di ‘sarò il primo latinoamericano ad interpretare un ruolo’, si tratta di riguardare il primo personaggio principale latinoamericano, questa è la cosa importante. Quindi è qualcosa di enorme e sarà epico. So che le persone saranno orgogliose del mio lavoro.”

Report successivi hanno indicato che il film era stato accantonato (o forse addirittura scartato del tutto), ma secondo Variety, El Muerto è ancora molto in fase di sviluppo, con lo studio attualmente alla ricerca di un altro attore per interpretare il protagonista.

Si ritiene che la rimozione di El Muerto dal programma della Sony sia dovuta ai recenti scioperi di Hollywood, poiché la sceneggiatura aveva ancora bisogno di un po’ di lavoro prima che le riprese potessero iniziare. Una volta risolti gli scioperi, sembra che i piani per il progetto siano ripresi.

Se il film dovesse mai vedere la luce, El Muerto vedrà il primo supereroe latino a essere il protagonista del suo film nella SSU (Sony Spider-Man Universe), che include anche le prossime uscite Madame Web, Kraven Il Cacciatore, un trequel di Venom e Spider-Man: Beyond the Spider-Verse.

El Muerto: Bad Bunny abbandona il film di supereroi Sony

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El Muerto: Bad Bunny abbandona il film di supereroi Sony

Secondo quanto riferito, Bad Bunny è uscito dal film El Muerto di Sony. È stato recentemente annunciato che l’imminente film dell’universo di Spider-Man di Sony, El Muerto, sarebbe stato posticipato a tempo indeterminato dalla data di uscita originale del 12 gennaio 2024. Il film era impostato per vedere l’interpretare il cantante / attore Bad Bunny nei panni di Juan-Carlos Sánchez e essere diretto da Jonás Cuarón.

Secondo One Take News, Bad Bunny non interpreterà più il ruolo principale nel film. Tuttavia, il film è ancora nei piani e Sony cercherà un altro attore per riformulare il ruolo da protagonista del film. Non è noto se Bad Bunny rimarrà nel progetto come produttore esecutivo. Il motivo della sua partenza al momento non è stata resa nota, ma si dice che sia il risultato del suo fitto programma di tournée e dei continui ritardi durante lo sciopero degli sceneggiatori. Lo sviluppo del progetto è iniziato quando i dirigenti di Sony sono rimasti colpiti dalla sua interpretazione in Bullet Train del 2022 e hanno voluto costruire un altro progetto attorno a lui.

Quello che sappiamo sul film El Muerto

Il cast di supporto non era stato finalizzato, ma secondo quanto riferito lo studio stava corteggiando Mercedes Varnado, la wrestler prestata alla serialità con The Mandalorian, per un ruolo sconosciuto, e Marvin Jones III per interpretare il malvagio Tombstone. Il progetto dovrebbe essere il primo, tratto dai fumetti Marvel, a vedere protagonista un personaggio latino, il che potrebbe essere invece un incentivo importante per portare avanti la produzione, nonostante le difficoltà.

Il film dovrebbe essere il sesto film dell’universo di Spider-Man di Sony, che è iniziato con i due film di Venom, è proseguito con Morbius, poi con Kraven – Il Cacciatore del quale abbiamo visto di recente il trailer, e infine Madame Web, attualmente in fase di riprese. “Un lottatore ottiene il super potere attraverso una maschera mistica che originariamente ha combattuto Spider-Man in un incontro di wrestling di beneficenza in cui ha quasi smascherato il webslinger prima di essere punto da Spider-Man con un veleno paralizzante“, si legge nella sinossi ufficiale.

El Muerto: 9 personaggi che potrebbero apparire nel nuovo film Sony

Di recente si è diffusa la notizia inaspettata che il popolare rapper Bad Bunny si sarebbe unito allo Spider-Man Universe della Sony con il film El Muerto, nel ruolo del protagonista, Juan-Carlos Sánchez, che è apparso in alcuni fumetti assieme a Spider-Man, ma non è comunque tra gli eroi più popolari di casa Marvel. Il film arriverà nelle sale il 12 gennaio 2024 e, sebbene si sappia ancora poco riguardo alla produzione, sono già iniziate le supposizioni riguardo agli altri eroi che potrebbero presentarsi in questo adattamento.

El Muerto (Marcus Estrada De La García)

Il personaggio di Bad Bunny, Juan-Carlos, non è il primo El Muerto e potrebbe non essere l’ultimo: segue infatti le orme del padre, Marcus Estrada de la García, che ha indossato la maschera prima di lui. Tuttavia, come nei fumetti, probabilmente non durerà a lungo nel film, poiché Marcus viene ucciso poco dopo la sua introduzione.

Questa sarà probabilmente una forza trainante nella storia di Juan-Carlos, proprio come la morte dello zio Ben ha costituito un momento fondamentale per la crescita di Peter Parker. Essendo parte integrante delle origini di El Muerto è estremamente probabile che il personaggio di Marcus sarà presente nel film.

El Dorado

el-dorado-el-muertoEl Muerto ha un legame interessante con Moon Knight, eroe introdotto di recente nel MCU, in quanto anche lui è legato a una sorta di dio protettore. In questo caso, si tratta di El Dorado, una figura misteriosa coinvolta nel rituale di passaggio del titolo di El Muerto di padre in figlio.

Come Khonshu, può essere una figura crudele – ed è colui che ha ucciso Marcus per il fallimento di Juan-Carlos nel rituale iniziale – ma non controlla completamente il suo avatar. Per questo motivo, sarebbe logico supporre che El Dorado sarà l’antagonista principale del film, costringendo El Muerto a entrare in scena come eroe.

Arácnido

Aràcnido El MuertoUno dei maggiori interrogativi sul futuro dello SSU è se incorporerà mai Spider-Man. Questo poteva essere il piano, ma dopo la scarsa risposta a Morbius, sembra sempre meno probabile che Tom Holland – o anche Andrew Garfield o Tobey Maguire – si uniscano a questo franchise.

Tuttavia, si potrebbe adottare un approccio alternativo e introdurre una delle sue versioni alternative, Áracnido: come El Muerto, è il figlio di un luchador che assume il ruolo di supereroe dopo la morte del padre. Se dovesse accadere qualcosa del genere, probabilmente si tratterebbe di un ruolo limitato o di un cameo, per non togliere spazio a El Muerto come protagonista.

Madame Web

Ci sono due film dello SSU che dovrebbero uscire prima di El Muerto: Kraven The Hunter e Madame Web, che sarà interpretata da Dakota Johnson. Madame Web non è mai stata protagonista di un proprio fumetto, anche se, rispetto a Kraven, ci sarebbe molto materiale da cui attingere per le storyline di Madame Web.

Per ampliare e chiarire il futuro dello SSU, è probabile che la Johnson appaia anche in El Muerto: questa scelta potrebbe servire a creare una sorta di team-up in futuro, magari contro i Sinistri Sei, se questo progetto dovesse mai realizzarsi.

Kraven il cacciatore

Kraven the Hunter film 2023Il prossimo film dello SSU sarà Kraven il cacciatore, in uscita nelle sale il 13 gennaio 2023, con Aaron Taylor-Johnson nei panni del più grande cacciatore del mondo. Mentre Venom e Morbius sono divenuti più simili ad antieroi, Kraven il Cacciatore è rimasto fedele al suo ritratto da villain, anche se i fan dovranno vedere se il film si soffermerà su questo aspetto del suo carattere.

Al fine di preservare l’incerta continuità del franchise in crescita, sembra possibile che Kraven comparirà in El Muerto: sarebbe estremamente sorprendente vederlo in qualcosa di più di un cameo, di un easter egg e/o una scena post-credits.

Il Camaleonte

Camaleonte El MuertoAaron Taylor-Johnson sarà affiancato da diversi attori importanti e popolari in Kraven il cacciatore, tra cui Christopher Abbott nel ruolo dell’antagonista principale – che si dice sia lo Straniero – il premio Oscar Ariana DeBose nel ruolo di Calypso e Fred Hechinger nel ruolo del Camaleonte.

È importante notare che Dmitri Dmerdyakov, alias il Camaleonte, è il fratellastro di Kraven, il primo supercriminale di Spider-Man, ed è già apparso nel MCU, anche se i fan potrebbero non saperlo. Mentre Kraven il cacciatore potrebbe introdurre il personaggio, El Muerto potrebbe integrarlo come cattivo a tutti gli effetti e gettare le basi per un film o una serie televisiva tutta sua.

L’avvoltoio

La scena mid-credits di Morbius ha scioccato e confuso molti spettatori riportando in scena l’Avvoltoio di Michael Keaton direttamente da Spider-Man: Homecoming – e il MCU nello SSU. È stato ipotizzato che si tratti di una ramificazione inaspettata dell’incantesimo di Doctor Strange andato in tilt in Spider-Man: No Way Home.

Si sta comportando come Nick Fury durante la Fase Uno del MCU, reclutando altri cattivi o antieroi per un team-up – probabilmente per i Sinistri Sei o qualcosa di simile. Pertanto, forse Keaton riprenderà il suo ruolo ancora una volta in El Muerto. Tuttavia, questo potrebbe diventare più difficile dal momento che l’attore tornerà anche nel DCEU grazie a The Flash.

Black Cat

Black Cat El MuertoPoco dopo l’annuncio che Dakota Johnson avrebbe interpretato Madame Web, è stato rivelato che anche Sydney Sweeney di Euphoria si unirà al cast, anche se il suo ruolo rimane ad oggi segreto. Immediatamente si sono scatenate speculazioni e teorie su chi l’attrice potrebbe interpretare, suggerendo Ana Kravinoff, sorella di Kraven, e Gwen Stacy.

L’idea che va per la maggiore è che l’attrice interpreterà Felicia Hardy, alias Black Cat, con cui Spider-Man ha un tira e molla continuo, e che è un’antieroina che i fan hanno sperato da tanto potesse apparire in live-action, cosa che potrebbe accadere in El Muerto.

Silk

Silk El MuertoEl Muerto potrebbe trovarsi in una situazione difficile cercando di conquistare già in partenza una fetta di pubblico, dato che si tratta di un personaggio sconosciuto ai più, che ricordano probabilmente solo i fan più appassionati di fumetti. Logicamente, il film potrebbe decidere di includere alcuni eroi o villain di successo per attirare più spettatori, ma è anche vero che questi potrebbero distrarre dal focus di El muerto come protagonista.

Per questo motivo, se il film volesse introdurre altri alleati dell’Uomo Ragno, probabilmente vorrebbe limitarsi ad alcuni dei meno conosciuti, il che potrebbe significare Cindy Moon, alias Silk, un personaggio unico nella famiglia di Spider e non molto conosciuto al di fuori dei fan sfegatati dei fumetti. Questo potrebbe essere un buon pretesto per avviare poi una serie televisiva con Silk come protagonista – oppure El Muerto potrebbe continuare parte della sua storia se la serie dovesse uscire prima.

El Muerto e altri 8 film Marvel e DC che nessuno aveva chiesto

El Muerto e altri 8 film Marvel e DC che nessuno aveva chiesto

Se speravate che la Sony Pictures potesse rilasciare annunci su Spider-Woman, Black Cat, o anche The Amazing Spider-Man 3 al CinemaCon, allora rimarrete senza dubbio molto delusi. Abbiamo ottenuto alcuni aggiornamenti sul franchise animato Spider-Verse e la conferma che Venom 3 è in arrivo, ma la “grande” notizia dello studio è che il rapper (e wrestler professionista) Bad Bunny sarà il protagonista di El Muerto.

Personaggio le cui apparizioni nei fumetti si possono contare sulle dita di una mano,El Muerto  è uno dei più oscuri alleati/nemici dell’Uomo Ragno, e questo non è sicuramente un film che i fan Marvel hanno richiesto a gran voce. Tuttavia, non sarebbe la prima volta che Hollywood ha realizzato un cinecomic “non richiesto“: grazie a ComicBookMovie, diamo un’occhiata agli altri predecessori, o meglio film non proprio riusciti e neanche richiesti, di casa Marvel e DC.

Morbius

Morbius MarvelPotremmo partire proprio dalla Sony perché, anche se lo studio ha reso intelligentemente Venom una priorità, non c’era nessuno che volesse disperatamente vedere Morbius portato sul grande schermo in un film tutto suo. È sempre stato un cattivo di serie C dell’Uomo Ragno, e anche se il personaggio ha del potenziale come nemico dell’arrampica-muri, ci sono molti eroi e cattivi più meritevoli di uno spinoff prima del Vampiro Vivente.

La prova è arrivata solo poche settimane fa, quando Morbius è uscito nelle sale. La Sony ha faticato a trovare una storia che giustificasse la messa sotto i riflettori di questo antieroe succhiasangue e, dopo le recensioni negative e i numeri deludenti al botteghino, la permanenza di Jared Leto nei panni di questo personaggio della Marvel Comics sembra destinata ad essere ancora più breve del tempo che ha passato interpretando il Joker del DC Extended Universe.

Superman Returns

Superman Returns filmAnche se i fan erano sicuramente impazienti di vedere un altro film di Superman a metà degli anni 2000, la Warner Bros. ha fatto un grosso passo falso decidendo di far girare a Bryan Singer un sequel dei classici film di Richard Donner. Al tempo, il genere era ancora agli albori per certi aspetti, e cercare di riconquistare l’innocenza degli anni ’70 è servito solo a far percepire l’Uomo d’Acciaio più antiquato e noioso che mai.

È stata anche una decisione che non ha fatto bene al protagonista di Superman Returns, Brandon Routh. Costretto a emulare un’icona amata, questa versione mansueta e per lo più priva di azione dell’iconico supereroe si è rivelata un errore ancora più grande di quanto previsto inizialmente. Naturalmente, abbiamo ottenuto il film su Superman che volevamo con Man of Steel del 2013, anche se le decisioni creative prese in sede di produzione hanno portato a un bel po’ di critiche anche in quell’occasione.

I Fantastici Quattro: Rise of the Silver Surfer

I Fantastici 4 e Silver Surfer cast marvelLa cosa divertente del film dei Fantastici Quattro del 2005 è che, per molti versi, è piuttosto accurato dal punto di vista fumettistico. Ovviamente non stiamo parlando della storia delle origini del Dottor Destino o del personaggio eccessivamente sessualizzato di Susan Storm ma, dal punto di vista creativo, la visione di Tim Story era piuttosto precisa. Questo non compensa le molte cose che il blockbuster ha sbagliato, naturalmente, ed ha ottenuto recensioni talmente negative che nessuno ha sentito bisogno di un sequel o lo ha mai richiesto.

La Fox chiaramente sperava che gettare Galactus e Silver Surfer nel mix sarebbe stato sufficiente a placare i fan e così effettivamente è stato, ma solo per un certo periodo di tempo. Infatti, una serie di grosse disattenzioni nei confronti del personaggio di Galactus tramutatosi in nuvola hanno fatto sì che i fan fossero talmente insoddisfatti del franchise che lo studio è stato costretto a metterlo in stand-by fino al 2015. Il fatto che Fantastic Four: Rise of the Silver Surfer sia mai stato realizzato è davvero sbalorditivo.

Dark Phoenix

dark phoenix marvelL’operato di Simon Kinberg era già stato criticato per il trattamento riservato alla “Saga di Dark Phoenix” in X-Men: The Last Stand, ma ha continuato a scrivere questi film e in qualche modo è riuscito a farsi strada sulla sedia del regista per girare Dark Phoenix, film con cui ha deciso di “rimediare” agli errori del passato rielaborando l’iconica trama di quello che è stato definito uno dei “peggiori disastri del 2019”.

Non solo questo film è stato ritenuto persino peggiore di quello uscito oltre un decennio prima, ma i fan pensano che Kinberg sia riuscito soltanto a rovinare di nuovo la trama. Hanno infatti affermato che non stavano affatto cercando un’altra versione della Fenice (certamente non così presto in questo franchise), e questo è il motivo per cui la Marvel ha messo gli X-Men da parte finché il pubblico si sarà tolto l’amaro di bocca.

Suicide Squad

Suicide Squad del 2016 è stata una grande delusione per i fan, anche se molto di questo può essere attribuito alle interferenze della Warner Bros. Infatti, in preda al panico dopo l’accoglienza mista di Batman v Superman: Dawn of Justice, lo studio ha apportato una serie di cambiamenti radicali alla visione di David Ayer, che hanno condotto alla delusione dei fan. Di conseguenza, sia i fan che i cinefili occasionali erano abbastanza contenti di non dovere più vedere la Task Force X.

James Gunn ha realizzato un grandissimo film con The Suicide Squad. Tuttavia, a causa dell’uscita concomitante su HBO Max, il film ha dovuto lottare molto al box office, e l’unico risultato che è riuscito a guadagnarsi è la certezza che il pubblico non voleva passare altro tempo con nessuna iterazione di questa squadra. Questo è un sentimento che i fan avevano espresso in precedenza, in particolare a causa dei pochi chiarimenti sulla forma che questo progetto avrebbe assunto, se si presentasse come un sequel o un reboot.

Elektra

Elektra filmDaredevil è stata un’altra delusione per i fan e, anche se ha preso qualche ispirazione dai fumetti di Frank Miller, l’esecuzione del film è stata percepita come estremamente difettosa. La morte di Elektra è un buon esempio di questo in quanto, anche se visivamente accurata, non è mai funzionata bene come svolta. Con Jennifer Garner (un totale errore di casting, secondo i fan), obbligata per contratto a tornare per uno spinoff, l’attrice ha recitato in un film a cui teneva ancor meno di noi.Questo è dunque un esempio di film di supereroi della metà degli anni 2000 ben lontano da ciò che i fan avrebbero desiderato di vedere. Qui è morto il franchise di Man Without Fear fino a quando i diritti sono tornati ai Marvel Studios e abbiamo avuto la serie Netflix che, ironicamente, ha anche ucciso Elektra in modo altrettanto insoddisfacente.

X-Men: First Class

Inizialmente i fan desideravano che X-Men: First Class venisse realizzato, almeno fino a quando non è venuto alla luce che questo fosse più un prequel che un reboot e che la vera “Prima Classe” non avrebbe fatto parte del progetto: è diventato subito chiaro che, di tutte le strade che la Fox avrebbe potuto percorrere, questa era la più impopolare.

Tutto sommato, il film di Matthew Vaughn è andato abbastanza bene, ma è giusto dire che nessuno ha chiesto un prequel di una serie che aveva già esaurito il suo potenziale. Dopo la dipartita del regista dal franchise, i tentativi di collegare questa serie con la trilogia originale sono diventati più confusi, contorti e ridicoli: un nuovo inizio sarebbe stato decisamente meglio.

Birds of Prey

Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley QuinnSarebbe sbagliato dire che i fan non hanno chiesto un film di Birds of Prey: è meglio dire che non hanno chiesto questa versione della squadra. C’era molto da amare in questo film grazie ad alcune grandi interpretazioni, scenografie memorabili e il ritmo eccentrico, ma con alcune caratterizzazioni piuttosto bizzarre dei personaggi (la strana Huntress, un’irriconoscibile Cassandra Cain e una debole b), il film non è riuscito a colpire i cuori di tutti.

La Warner Bros. avrebbe fatto meglio a prendere nota di ciò che i fan avrebbero effettivamente desiderato, così Birds of Prey probabilmente sarebbe stato fantastico. Invece, questo palese tentativo di sfruttare la popolarità di Harley Quinn si è ritorto contro lo stesso progetto, e ha messo fine ad un altro promettente franchise prima che potesse partire.

El Jockey: recensione del film di Luis Ortega – Venezia 81

El Jockey: recensione del film di Luis Ortega – Venezia 81

Per analizzare al meglio El Jockey, il nuovo film di Luis Ortega in Concorso all’81esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, possiamo iniziare da Luigi Pirandello e il suo concetto di maschere. Queste rappresentano le molteplici identità che ogni individuo adotta per vivere e integrarsi nella società, ma non sempre la maschera che si indossa, o in cui ci si è trasformati, ci soddisfa. Quando la crisi esistenziale bussa alla porta, l’unica via d’uscita sembra essere la liberazione da quell’identità costruita nel tempo, per evitare l’autodistruzione e ricominciare d’accapo. “Morire per rinascere”, come afferma Abril a Remo in El Jockey, è il cuore pulsante dell’intera pellicola, tema cardine che funge da apertura e chiusura di una storia destinata, però, a ripetersi all’infinito.

Scritto a sei mani dal regista insieme a Rodolfo Palacios e Fabián Casas, il film offre una potente riflessione sull’importanza di cercare il proprio io, anche a costo di trasformarsi profondamente, esplorando il bisogno di spogliarsi di quelle identità imposte dalla vita, quegli abiti che, col tempo, smettono di calzare a pennello, soffocandoci. Nel cast spiccano l’argentino Nahuel Pérez Biscayart, premiato come Migliore promessa maschile ai César 2018, e Úrsula Corberó, che dopo il successo de La Casa di Carta è riuscita a guadagnarsi nuovi ruoli di valore, impedendo così di rimanere impigliata nel solo personaggio di Tokyo.

El Jockey, la trama

Remo Manfredini è un fantino di grande successo, acclamato da tutti e considerato la carta vincente di Sirena, un gangster e imprenditore che gestisce la scuderia per cui Remo gareggia. Se sul piano delle performance Remo è imbattibile, il suo animo è tutt’altro che saldo. Ed è proprio questo che lo conduce in una spirale autodistruttiva, segnale di un crollo imminente, il quale si manifesta in tutta la sua drammaticità il giorno della gara più importante della sua carriera—quella che potrebbe liberarlo dai debiti. L’incidente che subisce durante la competizione, invece di segnare la fine, si trasforma però in un’opportunità: dall’ospedale in cui viene ricoverato, Remo fugge, determinato a cercare il suo vero io.

Cercare se stessi, cersarsi in altre vite

I novantasette minuti di El Jockey si fanno sentire intensamente. Fin dalle prime inquadrature, il film ci immerge nella vita di Remo, intrappolato in un’identità che non gli appartiene. Questo dramma surreale, ricco di metafore e simboli, dipinge il ritratto di un uomo che vede nel suo incidente un’opportunità irripetibile: abbandonare il vecchio sé per esplorare nuove versioni di sé stesso, nella speranza di trovare la libertà. Libertà, soprattutto, dal dolore profondo generato da una frattura interiore che non sa come sanare.

La fuga dall’ospedale, con indosso un cappotto e una borsa da donna, segna il punto di svolta in un’esistenza ormai al collasso, che solo una trasformazione radicale può salvare. Il peso che lo ha consumato e logorato ha un nome: Sirena, il gangster a capo della scuderia per cui lavora. È proprio quando Remo inizia a distaccarsi dalle dinamiche del mondo equestre e, soprattutto, dalla mafia che gli ruota attorno, che ritrova forza e determinazione. Si sente così leggero che persino una bilancia non registra più il suo peso, che ritorna solo quando gli scagnozzi di Sirena salgono con lui: una metafora tagliente di una società che tiene tutti in una morsa spietata.

El Jockey ci dice dunque che combattere per riconquistare sé stessi è possibile, sia sperimentando nuove sfaccettature della propria personalità, sia riscoprendo versioni passate di chi eravamo, o riprendendo il filo da dove si era spezzato. Nonostante ciò, questo processo è ciclico, perché prima o poi sentiremo di nuovo il bisogno di cambiare. È una spirale infinita, parte integrante dell’essere umani. Il film ci suggerisce così che la continua scoperta di sé non si interrompe nemmeno con la morte, perché c’è sempre una rinascita. E il gioco ricomincia. Ma non per questo bisogna smettere di farlo.

El internado: Las Cumbres, la recensione della serie Prime Video

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El internado: Las Cumbres, la recensione della serie Prime Video

Arriva il 19 febbraio su Prime Video El internado: Las Cumbres, una serie spagnola, che mescola teen drama e horror, remoto di una famosa serie trasmessa da Antenna 3 all’inizio degli anni 2000. La serie è prodotta da Globomedia insieme ad Atresmedia Studios e si candida a diventare uno dei prodotti di punta della piattaforma streaming per la fine dell’inverno, dato il suo innegabile appeal sul pubblico dei più giovane e l’importante impronta horror/mistery che attira un pubblico più adulto.

El Interando: Las Cumbres, la trama

El Internado: Las Cumbres trama e cast

La storia è ambientata all’intero del collegio Las Cumbres, situato nell’imponente edificio di un vecchio monastero, a picco su una rupe. L’edificio è circondato da un bosco che sembra nascondere segreti e insidie. Incentrato sulle vicende di un ristretto gruppo di ragazzi, El Interando: Las Cumbres vede dei giovani turbolenti rinchiusi in questo istituto dove la disciplina è ferrea e le punizioni sono anche corporali. Ma naturalmente questo non basta a sedare l’animo naturalmente ribelle dei protagonisti che, tra una festa clandestina e un furbo contrabbando con l’esterno grazie al quale riescono ad ottenere sigarette o altri beni proibiti in collegio, progettano addirittura la fuga. Tuttavia, queste scorribande e infrazioni delle regole non solo verranno scoperte e punite, ma si intrecceranno con un mistero che aleggia su tutto l’edificio, un mistero che arriva da lontano, quando quel posto era un luogo monastico. Presto i ragazzi capiranno che in pericolo ci sono le loro vite e che le presenze misteriose di quelle storie non sono soltanto spauracchi, ma minacce concrete alla loro sicurezza. Si faranno quindi carico di svelare i misteri dell’istituto. 

Creato e sviluppato da Laura Belloso e Asier Andueza sulla serie originale andata in onda tra il 2007 e il 2010, El internado: Las Cumbres è un ottimo prodotto di intrattenimento che riesce a fare della mescolanza dei generi il suo punto di forza. La serie ha per protagonisti degli adolescenti, che quindi portano con sé tutte le problematiche e i turbamenti da cui è caratterizzata quell’età. Primi amori, prime esperienze sessuali, ma anche invidie, vendette, legami viscerali, sentimenti ed emozioni polarizzanti, che solo l’adolescenza conosce. Parallelamente a questa macro trama, si sviluppa l’aspetto mistery, il sangue, le leggende, le maledizioni, una componente thriller e horror che si sviluppa in maniera preponderante man mano che la serie va avanti, nel corso dei suoi otto episodi, e assume il massimo della rilevanza a metà stagione. 

Interpreti carismatici e convincenti

El Internado: Las Cumbres

Questo fa dello show un interessante crocevia di generi, caratteristica che desterà sicuramente interesse. Unitamente a questa componente narrativa, c’è anche quella qualitativa: la serie si presenta realizzata con cura, sia da un punto di vista della messa in scena che della concezione di regia e fotografia, nonostante qualche ingenuità nel reparto degli effetti visivi. Tutto però viene messo sulla retta via dalle interpretazioni dei protagonisti; gli attori scelti hanno tutti volti bellissimi e riescono a caratterizzare al meglio i personaggi che portano in scena. Volti giovani ma molto carismatici, capaci di bucare lo schermo e far affezionare lo spettatore immediatamente alle loro vicende. 

El internado: Las Cumbres è certamente un prodotto che si porta dietro l’eredità di precedenti show spagnoli, che se da una parte hanno avuto grande successo, hanno anche raccolto opinioni negative molto feroci. Tuttavia dare una possibilità a questa serie è d’obbligo, perché riesce a intrattenere, a incuriosire, a portare lo spettatore in un altra dimensione, quella ristretta e claustrofobia del collegio, e mantiene sempre l’equilibrio tra l’aspetto da soap opera e quello legato al mistero sanguinoso da risolvere. 

 

El Conde: recensione del film di Pablo Larraín #Venezia80

El Conde: recensione del film di Pablo Larraín #Venezia80

Un’ombra si staglia ancora oggi sul Cile, anche a decenni di distanza dal suo momento di maggior nitidezza. È l’ombra di Augusto Pinochet, il noto generale che l’11 settembre del 1973 prese il potere con un golpe, dando vita ad un regime dittatoriale tra i più crudeli della storia. Difficile dimenticare quella triste e nera pagina di storia, durata fino al 1990 e mai realmente voltata. Un horror a tutti gli effetti, ed è proprio così che in El Conde il regista Pablo Larraín sceglie di raccontare Pinochet, come un vampiro centenario che continua a succhiare il sangue cileno anche a distanza dalla propria caduta politica.

Questo suo nuovo film, presentato in concorso all’80ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, è dunque un ritorno a quello che è stato l’argomento che ha reso celebre Larraín e il suo cinema, ovvero la dittatura di Pinochet. Da prima affrontata attraverso i suoi effetti sul popolo cileno con Tony Manero e Post Mortem e in seguito nel racconto del referendum che ha portato alla sua caduta in No – I giorni dell’arcobaleno. Una trilogia dove Pinochet non viene dunque mai affrontato di petto e che proprio per via di questa presenza-assenza risulta ancor più spaventoso. Con El Conde, è però giunto il momento di affrontarlo direttamente.

El Conde, tra satira e rilettura storica

El Conde è una commedia dark che ipotizza un universo parallelo ispirato alla storia recente del Cile. Il film ritrae Augusto Pinochet, un simbolo del fascismo mondiale, nei panni di un vampiro che vive nascosto in una villa in rovina nella fredda estremità meridionale del continente: nutre il suo desiderio di malvagità al fine di perpetuare la propria esistenza. Dopo duecentocinquanta anni di vita, Pinochet decide però di smettere di bere sangue e di abbandonare il privilegio della vita eterna, non potendo più sopportare che il mondo lo ricordi come un ladro. Con sua sorpresa, però, troverà una nuova ispirazione per continuare a vivere una nuova vita di passioni attraverso una relazione inaspettata.

Pinochet il vampiro

Pinochet non era mai stato rappresentato al cinema, un tabù a lungo preservato che gli ha permesso di acquisire ancor di più un’aura controversa, considerando anche il suo essere morto nel 2006 senza aver mai scontato neanche un giorno di carcere per i suoi crimini o le sue frodi. Larraín, mostrandolo ora per la prima volta, punta non solo a rivelare la sua vera natura – quella di vampiro – ma anche a scalfire questa sua immagine rimasta ad oggi quasi inviolata o, peggio ancora, dimenticata. Ci viene così presentato questo anziano debilitato, isolato e apparentemente innocuo. Caratteristiche dalle quali però non bisogna lasciarsi ingannare, perché oltre a tutto ciò egli è prima di tutto un vampiro.

Una natura qui usata sì in senso letterale ma, ovviamente, più forte nel suo senso metaforico. Non bisogna infatti aspettarsi un film di vampiri come si è abituati a pensarli, per quanto non manchino spargimenti di sangue e mutilazioni. El Conde è prima di tutto un’opera satirica – unico modo per non scivolare nell’empatia, come affermato dal regista – che deride Pinochet in ogni modo possibile, a partire dal suo essere più preoccupato di venire ricordato come un ladro che non come un assassino. Si costruisce così un racconto che scena dopo scena va ad attaccare il dittatore, ma anche la sua famiglia, da ogni punto di vista possibile.

El Conde Jaime Vadell

Il film più politico di Larraín

Larraín, insieme a Guillermo Calderón, scrive dunque una “origin story” per Pinochet, facendolo divenire l’emblema del male che ciclicamente ritorna e proponendo dunque un monito nei confronti di tale rischio. Per arrivare a far emergere tale avvertimento, egli ci introduce al racconto con una voce narrante  – che all’inizio può far storcere il naso, ma che trova poi spiegazione una volta giunti al finale – dalla quale si viene accompagnati lungo la casa-museo di Pinochet alla scoperta di questa personalità tanto controversa. A dargli volto troviamo l’attore Jaime Vadell, che si fa carico di questo pesante ruolo riuscendo a renderlo sia tragico che buffo, portando così a compimento l’intento del regista.

Certo, rispetto alla trilogia poc’anzi citata, El Conde risulta un film dal minor impatto emotivo (per quanto via sia una costruzione estetica di grandissima eleganza), e forse con qualche libertà artistica di troppo, ma di certo dimostra che Larraín ha ancora da dire a riguardo, proponendo una propria personale interpretazione che, già dalla sua premessa, si può definire irresistibile. Da un punto di vista politico, invece, il film è tanto esplicito quanto feroce e in ciò trova la sua forza. Forse il suo finale potrebbe apparire estraneo alle caratteristiche ad oggi note del cinema del regista, ma forse è così che andrebbe inquadrato El Conde, come un punto d’arrivo che potrebbe dar vita ad una nuova fase nella carriera del regista, per la quale si possono avere grandi aspettative.

El Conde: il trailer del film di Pablo Larrain a Venezia 80

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El Conde: il trailer del film di Pablo Larrain a Venezia 80

Ecco il primo trailer di El Conde, il film di Pablo Larrain che sarà presentato a Venezia 80. Il film immagina la figura di Pinochet nelle vesti di un vampiro.

El Conde è stato presentato come una commedia dark/horror che mostra una storia romanzata del Cile. Il film mostra un Pinochet vampiro, il conte del titolo, appunto, che vive nascosto in una villa in rovina nella fredda punta meridionale del continente. Il film sarà presentato nel Concorso della Selezione Ufficiale della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia 2023.

El Club recensione del film di Pablo Larrain

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El Club recensione del film di Pablo Larrain

Quattro uomini vivono in una casa sperduta su di una costa del sud del Cile, dove il sole sembra apparire una volta all’anno. Le loro attività includono bere vino, guardare la televisione e allenare un levriero per le corse. I quattro sono dei preti inviati in reclusione in quel luogo a causa delle loro azioni disdicevoli. La loro quotidianità verrà sconvolta dall’arrivo di un quinto clerico, seguito dal suo passato. Questo innescherà un processo di revisione della vita del gruppo.

Pablo Larrain è uno dei migliori registi in circolazione. Questo è il suo quinto film, che solo apparentemente si discosta dalla trilogia della dittatura, costituita da Tony Manero, Post-Mortem, e No. Tutti film che analizzavano, senza metterla in primo piano, la dittatura di Pinochet, attraverso gli effetti che questa aveva sulla gente comune. La solita banalità del male.

Il volto che accomunava questi tre episodi e che è presente anche in questo film, è quello di Alfredo Castro, che in tutte e tre le pellicole è un uomo apparentemente semplice ma che non riesce a distaccarsi dal male, rappresentato dalla dittatura, nei primi tre film, e dalla perversione in questo.

Presentato allo scorso festival di Berlino, dove ha vinto l’Orso d’argento, El club narra le vicende e l’indagine su quattro uomini corrotti dalle loro stesse pulsioni, che non riescono ad inquadrare il male che è dentro di loro. Ogni loro azione è volta a sfruttare il prossimo per il proprio piacere, nonostante, a causa dell’abito talare che hanno deciso di indossare, la missione dovrebbe essere l’opposto.

La rarefazione di questa realtà reclusa, in un club esclusivo sul bordo del niente, è ben fotografata da Sergio Armstrong, che inserisce i protagonisti in una specie di nebbia.

Unica interprete femminile, la moglie del regista, Angela Zegers, nel ruolo della perpetua che custodisce i segreti dei quattro preti, strenuamente contro l’indagine dell’inviato della Chiesa, Garcia.

Come nei film precedenti, il male agisce impunemente. E chi lo commette non si rende conto dell’entità di ciò che fa, mentre esiste un ordine superiore, in questo caso la Chiesa, che, messo in imbarazzo dall’evidenza di queste azioni, che per curare, preferisce cancellare, escludere, piuttosto che educare e riparare.

El Ciudadano Ilustre: recensione del film di Mariano Cohn e Gastón Duprat

Giunti al giro di boa, arriva l’autentica sorpresa di questo Venezia 73. Stiamo parlando de El Ciudadano Ilustre (The Distinguished Citizen), film della coppia di registi argentina Mariano Cohn e Gastón Duprat, accolto molto positivamente dalla critica.

La pellicola ha al centro la figura fittizia di Daniel Mantovani, uno scrittore argentino che abita in Europa da oltre trent’anni e che ha raggiunto la definitiva consacrazione dopo aver ricevuto il premio Nobel per la letteratura. Un giorno gli viene recapitata una lettera spedita dal comune di Salas (città in cui è nato e dove sono ambientati tutti i suoi romanzi) con la quale viene invitato a ricevere il più alto riconoscimento del suo paese: la medaglia al Cittadino Onorario. Sorprendentemente (essendo una personalità alquanto schiva), Daniel decide di accettare l’invito e di recarsi per qualche giorno al paese. Le conseguenze della sua permanenza saranno tanto imprevedibili quanto devastanti.

El Ciudadano Ilustre

Girato in maniera asciutta, realistica e profondamente ispirata, e interpretato da un Oscar Martínez davvero memorabile, la vera forza de El Ciudadano Ilustre sta tutta nella sceneggiatura. Attraverso la storia di Mantovani si raccontano tutta una serie di dibattitti ancora aperti nella cultura e nella società dell’Argentina, e si mettono in parallelo due modi opposti di vedere il mondo, rappresentati uno dallo sguardo paesano del Salas, l’altro dalla personalità cosmopolita di Daniel.

Tutte queste tematiche vengono affrontate con disarmante intelligenza e spirito beffardo, senza mai tralasciare quella vena malinconica e amara che la geniale opera di Cohn e Dupart si porta dietro, avvalorando così la celebre massima che recita “Nessuno è profeta in patria!”.

Attraverso un’ideale suddivisione in capitoli assistiamo al viaggio di un’artista che vede il fascino esercitato sui suoi concittadini tramutarsi in disprezzo, e che prende gradualmente consapevolezza di quante insormontabili differenze esistano tra la sua figura e quel paese che da sempre rappresenta la sua fonte primaria di ispirazione.

In questo senso, El Ciudadano Ilustre diventa una riflessione mai scontata e lungimirante sul rapporto tra uomo e produzione artistica, e sull’utilizzo della realtà e della finzione come strumenti per dare vita alla propria opera (la scrittura, in questo caso).

Un’esilarante commedia dai risvolti narrativi travolgenti, intrisa di realismo mai grottesco e di misurata malinconia che si candida a mani basse tra i titoli che andranno a formare il palmarès di questa edizione 2016 del Festival.

 

El Cid, recensione della serie Prime Video con Jaime Lorente

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El Cid, recensione della serie Prime Video con Jaime Lorente

La Casa di Carta e Elité ne hanno fatto un volto amatissimo in tutto il mondo, ma, dopo aver lavorato con e per Netflix, Jaime Lorente è pronto per passare ad Amazon Prime Video, con un nuovo progetto seriale che affonda le sue radici nella tradizione spagnola e presta il suo volto a El Cid, il condottiero medievale, leggendaria figura della Reconquista spagnola. La serie sarà disponibile sulla piattaforma a partire dal 18 dicembre 2020, in tempo per far compagnia agli spettatori in questo insolito periodo natalizio che si sta approssimando.

La serie tv, che prende proprio il titolo dal condottiero, El Cid, racconta la sua storia, il suo epico viaggio, da ragazzino, a eroe di guerra e scudiero del re, alla ricerca del proprio posto nella monarchia, nel mondo, mentre si trova a vivere in un periodo storico che lo mette a contatto con le diverse comunità religiose spagnole. Amore, lealtà e coraggio forgiano lo spirito di un guerriero che è diventato leggenda.

A creare la serie c’è José Velasco, insieme a Luis Arranz e Head Writer, mentre alla regia dei cinque episodi c’è Adolfo Martínez. Zebra Producciones ha affiancato Prime Video per realizzare un racconto storico, epico, che infonde grande cura nei dettagli della messa in scena ma che, come tutte le produzioni spagnole per la tv, sembra proporre una recitazione stentorea che si allontana dai gusti più naturalistici a cui il pubblico è abituato.

El Cid dal 18 dicembre su Amazon Prime Video

Nel cast, assieme a Jaime Lorente nel ruolo di El Cid, ci sono anche  José Luis García-Pérez, nel ruolo di Re Ferdinando Primo Il Grande, Elia Galera nei panni della Regina Sancha La Bella,  Juan Echanove  nei panni del Vescovo,  Alicia Sanz nel ruolo dell’Infanta Urraca, Juan Fernández  nei panni di Rodrigo, nonno del  Cid,  Pablo Álvarez  nel ruolo di Orduño, l’antagonista di Ruy,  Ginés García Millán nei panni del Re Ramiro di Navarra e Zohar Liba, che interpreta Abu Bakr.

Indirizzata ad un pubblico che ama la ricostruzione storica e il poema cavalleresco, El Cid non trascura nemmeno un pizzico di modernità nella messa in scena dei suoi personaggi, dai tratti eroici dei protagonisti, e degli antagonisti, al tratteggio delle figure femminili, volitive e passionali.

Sembra tuttavia scontato che la serie avrà tutto il successo e il pubblico che il Denver de La Casa di Carta riuscirà a trascinare, fino alla fine del primo ciclo narrativo, perché se l’impegno produttivo e artistico dello show si vede sin dalle prime battute, è anche vero che il volto trascinatore di Lorente rappresenta almeno della metà dell’interesse intorno al progetto.

El Chicano: dal 6 agosto on demand, ecco il trailer

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El Chicano: dal 6 agosto on demand, ecco il trailer

EL CHICANO, diretto da Ben Hernandez Bray (stuntman con una carriera di 25 anni alle spalle) e scritto con Joe Carna (regista e autore di The Grey, Narc, A- Team), sarà disponibile dal 6 agosto (distribuito da Cloud 9 Film) sulle migliori piattaforme digitali: SKY PRIMAFILA, CHILI, RAKUTEN, TIM VISION, APPLE TV, INFINITY TV, GOOGLE PLAY, CG DIGITAL e THE FILM CLUB.

EL CHICANO è un film d’azione old school, un tuffo nella Los Angeles dei latinos, delle gang immersa nei rituali, nei combattimenti e nelle vendette vecchio stile.

Il cast è interamente latino americano; gli interpreti principali sono Raúl Castillo (Quando eravamo Fratelli), Aimee Garcia (Dexter serie TV) e George Lopez.

SINOSSI

Quando al detective del dipartimento della polizia di Los Angeles, Diego Hernandez (interpretato da Raul Castillo), viene assegnata un’indagine su un pericoloso cartello della droga messicano, si scoprono i legami col presunto suicidio di suo fratello e contemporaneamente affiora una lotta in atto per il territorio che sta devastando il suo quartiere. Combattuto tra il dovere di attenersi alle regole e le ricerca della giustizia, Diego fa risorgere la leggenda di El Chicano e innesca una sanguinosa guerra per difendere la sua città e vendicare l’omicidio di suo fratello. 

El Campo: recensione del film

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El Campo: recensione del film

In El Campo Santiago (Leonardo Sbaraglia) ed Elisa (Dolores Fonzi) sono una giovane coppia che decide di trasferirsi in una casa di campagna e concedersi un periodo di tempo lontano dalla frenesia della città e del lavoro. Santiago ed Elisa hanno una bambina di un anno e mezzo, Matilda, che nella nuova abitazione mostra immediatamente di trovarsi a disagio. Di notte, al loro arrivo, la casa si presenta con il decadente fascino di una casa da lungo tempo disabitata. Santiago ne è entusiasta mentre Elisa avverte, senza riuscire a spiegarselo, uno strano senso di inquietudine, destinato a crescere e diventare sempre più opprimente nei giorni seguenti.

Presentato durante lo scorso Festival di Venezia nella sezione collaterale La Settimana Internazionale della Critica, El Campo di Hernan Belon è un thriller psicologico votato al minimalismo, che fa della rarefazione degli spazi e degli accadimenti, nonché della dilatazione dei tempi, la sua cifra stilistica.

El Campo è il racconto di una crisi interiore, quella di una donna, Elisa che sradicata dalla grande città e confinata nella desolazione di una tenuta campestre. Il disagio e la frustrazione della donna diventano sempre più palpabili e finiscono col minare il rapporto con il marito, oltre a mettere in discussione le certezze di Elisa su ciò che può essere considerato reale o meno. A poco a poco, nel momento in cui inizia a percepire la crisi di Elisa e ad esserne coinvolto, Santiago diventa un osservatore ravvicinato attraverso cui lo spettatore dovrebbe vedere e vivere l’interiorità scossa e smarrita della donna.

Il riferimento principale di El Campo pare essere il cinema di Roman Polanski (in modo particolare Rosemary’s Baby e L’inquilino del terzo piano per la presenza di vicini inquietanti e potenzialmente diabolici), con i piani di realtà e di allucinazione che si (con)fondono, rendendo impossibile una lettura certa e univoca di quanto accade sullo schermo.

Il regista argentino Hernan Belon però non è Roman Polanski (e ci mancherebbe!) e gestisce assai male il potenziale narrativo di cui dispone, perdendosi in lungaggini, inutili reiterazioni e cadute di ritmo che fanno di una pellicola di soli ottantacinque minuti una litania arrancante, priva di mordente e poco ispirata. Completamente decentrato a livello di costruzione narrativa, El Campo soffre di una premessa estenuante, tirata inutilmente per le lunghe, priva di tensione (anche solo latente) e capace di tenere desta l’attenzione dello spettatore in attesa della risoluzione. Quando poi la storia sembra entrare nel vivo, tutto si risolve frettolosamente, in maniera pasticciata, superficiale, prevedibile (un costante senso di deja vu permea la pellicola dalla prima all’ultima inquadratura) e assai poco interessante.

Poche idee e ben confuse quindi per Hernan Belon che con El Campo confeziona un prodotto di esiziale mediocrità. Nota di demerito per il pessimo doppiaggio italiano, al limite del dilettantismo.

El Camino: il trailer ufficiale italiano del film con Aaron Paul

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El Camino: il trailer ufficiale italiano del film con Aaron Paul

Dopo il primo sguardo a Jesse Pinkman durante i Primetime Emmy Awards, Netflix pubblica il trailer ufficiale di El Camino: il film di Breaking Bad a seguito del post esclusivo di Aaron Paul. L’evento televisivo targato Netflix verrà lanciato a livello globale l’11 ottobre.

EL CAMINO: IL FILM DI BREAKING BAD riunisce i fan della serie con Jesse Pinkman (il vincitore dell’Emmy Aaron Paul). Sulla scia della sua drammatica fuga dalla prigionia, Jesse deve fare i conti con il suo passato per costruire un qualche tipo di futuro. Questo avvincente thriller è stato scritto e diretto da Vince Gilligan, il creatore di Breaking Bad. Il film è prodotto da Mark Johnson, Melissa Bernstein, Charles Newirth, Diane Mercer, Vince Gilligan e Aaron Paul, in associazione con la Sony Pictures Television.

Di recente è stato anche annunciato che Matt Jones e Charles Baker riprenderanno il loro ruoli di Badger e Skinny Pete, gli amici delinquenti di Jesse.

Non è chiaro se Bryan Cranston, che ha interpretato il personaggio principale di Walter White nella serie, apparirà nel film. Mark Johnson, Melissa Bernstein, Charles Newirth, Diane Mercer e Aaron Paul stanno producendo con la Sony Pictures Television.

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