Con Madame
Web che, distribuito all’inizio del mese, ha raccolto
recensioni estremamente negative, come Morbius prima di lui,
i film del Sony’s Spider-Man Universe
continuano a raccogliere risultati contrastanti se non pessimi,
come con quest’ultimo nuovo film. Al di fuori dei film animati
dedicati a Miles Morale, la Sony Picture si sta dunque dimostrando
poco incisiva nel realizzare lungometraggi adatti ai supereroi e ad
oggi solo Venom è
riuscito ad ottenere più di un film. Tuttavia, dei film fino ad
oggi distribuiti – ma tenendo in considerazione anche quelli che
arriveranno prossimamente – ci sono alcuni personaggi del SSU che
meriterebbero una seconda possibilità all’interno del MCU. Scopriamo quali.
Carnage
Ad oggi Venom: La furia di Carnage è ritenuto uno dei miglior
film Marvel della Sony. Il sequel,
diretto da Andy Serkis, ha fatto qualche passo falso dal
punto di vista creativo, ma quando Carnage si è
scatenato, è stato come vedere i fumetti prendere vita. Il rating
PG-13 di questo film ha tuttavia smorzato il potenziale del celebre
villain e Woody Harrelson non si è rivelato la scelta
giusta per il ruolo. Tuttavia, i Marvel Studios potrebbero ingaggiare un nuovo
Carnage e ricominciare con un adattamento di “Maximum Carnage” o
un’altra delle storie dedicate al personaggio.
Spider-Woman
Madame
Web, come si accennava, è stato un disastro e c’è da
aspettarsi che la Sony voglia dimenticare al più presto questa
cocente delusione. Tuttavia, sarebbe un vero peccato mettere
definitivamente da parte la Spider-Woman di
Sydney Sweeney, un personaggio ricco di
fascino e potenziale. Certo, la Sony potrebbe riportare Julia
Cornwall sul grande schermo in futuro, ma sarebbe molto più
interessante vedere Sweeney collaborare con i Marvel Studios. Il Multiverso
potrebbe aiutare nel portarla nell’universo giusto, magari dandole
l’occasione di confrontarsi con lo Spider-Man di Tom Holland.
Prowler
Questa è una storia un po’ strana.
Donald Glover ha effettivamente debuttato nel
MCU nei panni di Aaron Davis con Spider-Man:
Homecoming. Questo sembrava essere l’unico ruolo per lui
nel MCU,
ma la Sony lo ha poi arruolato per un cameo live-action nei panni
di Prowler nel film animato Spider-Man: Across
the Spider-Verse. Dato che si parla sempre di Multiverso,
quello interpretato da Glover potrebbe benissimo essere il Prowler
del MCU, che potrebbe dunque facilmente
fare la sua apparizione in Spider-Man 4, ponendo le basi
per l’incontro di Peter con Miles Morales.
Morbius
Morbius non ha
sicuramente riscosso il successo sperato, anzi il contrario. Però
Jared Leto e la sua interpretazione
dell’iconico vampiro sono stati probabilmente la parte migliore di
un film altrimenti terribile e si potrebbe fare di più per Morbius
con l’aiuto della bravura dell’interprete. Nel MCU potrebbe ad esempio essere
contrapposto al cacciatore di vampiri Blade
nell’omonimo
film, introducendo così il personaggio all’interno del MCU e permettergli di mostrare
tutte le sue qualità.
Kraven il Cacciatore
Kraven il
Cacciatore è il protagonista dell’omonimo film, il
prossimo del SSU ad arrivare in sala. Aaron Taylor-Johnson ricopre il ruolo
dell’inarrestabile personaggio, celebre per essersi scontrato
spesso con Spider-Man. Sarebbe interessante vederlo dunque alle
prese con l’Uomo Ragno, magari in uno dei prossimi film a lui
dedicati. Se i Marvel Studios decidessero poi di
affidare a Spidey il costume nero, allora la fusione di questa
trama con “L’ultima caccia di Kraven” potrebbe portare
alla migliore uscita sul grande schermo del web-slinger fino ad
oggi.
Non ce la beviamo, ma dopo essere
stato sollevato dall’impegno con i DC Studios e da
James Gunn in seguito a un breve ritorno nei
panni dell’Uomo d’Acciaio in Black
Adam, Henry Cavill merita un’altra possibilità
di interpretare un supereroe… o un supercattivo, se è per
questo.
Oltre a interpretare Superman,
Henry Cavillha
dimostrato di essere un attore capace di interpretare ogni tipo di
personaggio sullo schermo. Dal burbero Geralt di Rivia in The
Witcher al formidabile cattivo di Mission: Impossible – Rogue Nation, sappiamo
che può portare molto al MCU nella Saga del Multiverso e
oltre. Ecco qualche suggerimento sui possibili ruoli di Henry Cavill nel MCU.
Beta Ray Bill
Creato da Walt Simonson,
Beta Ray Bill è un Korbinite e un membro di una
razza aliena il cui pianeta è stato distrutto da Surtur. Scelto dal
suo popolo per brandire il potente Stormbreaker, in seguito si
dimostra degno di sollevare il martello di
Thor, Mjolnir, diventando uno dei più potenti alleati
del Dio del Tuono.
Si tratterebbe probabilmente di un
ruolo in computer grafica per Cavill, ma con il quale l’attore può
divertirsi.
I Marvel Studios farebbero bene a
mettere in mostra il suo fisico imponente, facendogli indossare
protesi o semplicemente una testa creata in VFX per interpretare
l’eroe che brandisce il martello. Ci piacerebbe molto anche vedere
il botta e risposta tra Cavill e Chris Hemsworth e, con un nuovo
regista al posto di Taika Waititi, il risultato potrebbe essere
spettacolare.
Per il momento, sembra che
Silver Surfer non si unirà a Galactus nel
reboot dei Fantastici
Quattro. Il Divoratore di Mondi sarà invece affiancato
da un altro Araldo, con la possibilità che Norrin Radd
faccia la sua comparsa da qualche parte.
Nei fumetti, Radd proveniva dal
pianeta Zenn-La. Per salvare il suo mondo dal cattivo divoratore di
pianeti, Radd si è offerto di diventare l’araldo di Galactus,
viaggiando nel cosmo per trovare nuovi mondi da consumare per il
suo padrone in cambio della salvezza della sua casa.
Si tratta di un viaggio emozionante
e potente, che crediamo Henry Cavill possa rendere giustizia sullo
schermo; inoltre, è più che imponente fisicamente per interpretare
il Difensore.
Quindi, le voci di corridoio
potrebbero aver sfornato alcune affermazioni piuttosto selvagge su
Henry Cavill nel ruolo di Wolverine, ma c’è un
altro membro degli X-Men per cui pensiamo che sarebbe più adatto.
Sì, stiamo parlando dell’unico e solo dottor Henry “Hank”
McCoy!
Questo ovviamente non funzionerà se
i Marvel Studios decidessero
di presentare la squadra mutante da adolescenti, ma se si sono già
affermati come eroi dopo Avengers:
Secret Wars, allora pensiamo che sarebbe perfetto
per i duri come il ferro. , supereroe altamente intelligente. È
facile dimenticare che Bestia è una potenza, e ci piacerebbe vedere
Henry Cavill svolgere il dovere di dubitare di
interpretare anche Dark Beast.
Si dice che il Dottor
Destino farà il suo debutto nel MCU nella scena post-credits de I
Fantastici
Quattro, il che presumibilmente significa che l’attore
scelto per il ruolo del cattivo dovrà solo prestare la propria voce
al personaggio (almeno per il momento).
Alla fine vedremo cosa si nasconde
sotto la maschera, naturalmente, e Henry Cavill che si scontra con il
Mister Fantastic di Pedro Pascal è una prospettiva innegabilmente
eccitante.
Che si tratti di esplorare la
competenza di Destino con la scienza e la magia, il suo
atteggiamento crudele come dittatore di Latveria o persino un
eventuale tentativo di diventare un supereroe come il famigerato
Iron Man, questo ruolo darà a Henry Cavill molto più da affondare i denti di
quanto non abbia mai fatto Superman. C’è solo un
personaggio che vorremmo vedere interpretare di più…
Sappiamo che è prevedibile, ma non
ci importa! Henry Cavill sarebbe un perfetto Brian
Braddock/Captain Britain, contribuendo a far sì
che questo supereroe risulti credibile e fondamentale per il
MCU come Chris Evans nel ruolo di Captain America.
Dopo tutto, è un tipo di eroe molto
diverso e i Marvel Studios possono scegliere di
esplorare i suoi legami con il governo britannico, il suo status di
protettore del Corpo Multiversale di Capitan Bretagna o di
leader dell’eroica Excalibur. Perché non tutte queste cose?
È difficile pensare a qualcuno
migliore di Henry Cavill per dare vita a Capitan Bretagna
sullo schermo e questo casting è probabilmente atteso da tempo. Ci
piacerebbe molto vedere l’ex Superman in questo ruolo e,
con un po’ di fortuna, essere il protagonista di un franchise tutto
suo. Chi pensate che Henry Cavill l potrebbe interpretare nel
Marvel Cinematic
Universe?
Sappiamo che, dopo
Avengers Infinity War Parte II, la
Marvel non ha ancora annunciato
nessun progetto. Tuttavia possiamo intuire che, nonostante l’ormai
la lunga presenza dei personaggi dei fumetti sul grande schermo,
gli spettatori potrebbero non averne ancora abbastanza, e così si
può ipotizzare una Fase 4 Marvel successiva ai film già
annunciati.
Ecco chi dovrebbero essere i
personaggi che dovrebbero avere uno spazio tutto loro all’interno
del franchise in una ipotetica Fase 4 Marvel:
C’è molta attesa e soprattutto un
sacco di penne affilate, pronte a scrivere, per vie istituzionali e
non, cose tremende sul Joker di Jared Leto che
vedremo in Suicide Squad. Tuttavia potrebbe
aiutare il benessere dei fan e dei critici accaniti prendere il
considerazione qualche elemento che potrebbe caratterizzar questo
Joker e potrebbe giocare a suo favore. Ad esempio, ecco 5 ragioni
per cui il Joker del premio Oscar e frontman dei Thirty
Seconds to Mars potrebbe essere grandioso… nonostante
tutto:
Suicide
Squad si concentrerà sulle gesta di un gruppo di
superattivi dei fumetti DC che accettano di svolgere incarichi per
il governo in modo da scontare le loro condanne.
Il film arriverà al
cinema il 5 agosto del 2016, mentre la data d’uscita italiana sarà
probabilmente spostata nell’autunno.Nel cast
vedremo Will Smith nei panni di
Deadshot, Margot Robbie in quelli di
Harley Quinn, Jay Courtney nel ruolo di
Capitan Boomerang, Cara
Delevingne sarà Enchantress, Joel
Kinnaman nei panni di Rick Flag, Viola
Davis nel ruolo di Amanda Waller e Jared
Leto sarà l’atteso Joker.
The Acolyte ha fatto parlare di sé per settimane,
anche se la maggior parte di esse ha riguardato il possibile
bombardamento di recensioni e i cosiddetti errori di continuità che
in qualche modo mancano di rispetto al più ampio franchise di
Star
Wars.
In poche parole, c’è un sacco di
rumore in giro che ha messo in ombra quella che si preannuncia come
una delle migliori storie raccontate dalla Lucasfilm, di proprietà
della Disney. Anche se le prossime settimane saranno cruciali per
consolidare l’eredità della serie, ci sono molti motivi per cui
dovreste dare una possibilità a
The Acolyte.
In questo articolo, ci occupiamo di
capire perché
The Acolyte è un appuntamento imperdibile per i fan di
Star
Wars, analizzando ciò che fa bene e perché molte delle
lamentele che avete sentito non sono necessariamente valide. Vi
avvertiamo che seguiranno alcuni spoiler.
Espande la storia di Star Wars
esistente in modo importante
È diventato difficile scrollarsi di
dosso la sensazione che la serie sarebbe stata largamente
irrilevante per il più ampio franchise di Star
Wars. Invece, è stato vero il contrario. Anche se non
sappiamo ancora quanto lo Straniero sia importante per la stirpe
dei Sith, è molto probabile che sia il fondatore dei Cavalieri di
Ren e, oltre a questo, stiamo vedendo come la Forza possa essere
esercitata da più di un Jedi.
Questo potrebbe essere cruciale per
ciò che accadrà a Peridea nella seconda stagione di Ahsoka.
Altrettanto importante è il fatto che
The Acolyte spiega molto di ciò che abbiamo visto
nella trilogia prequel. Anche a nord di cento anni prima de
La minaccia fantasma, vediamo un Ordine Jedi
desideroso di evitare scandali e desideroso di impedire a chiunque
altro di usare la Forza. Non c’è quindi da stupirsi che
l’Imperatore Palpatine sia riuscito a eliminarli così facilmente ne
La vendetta dei Sith e questa serie fornisce un
contesto vitale anche senza un personaggio importante come Darth
Plagueis al centro della scena.
La trilogia dei sequel di
Star Wars è stata giustamente criticata per aver
giocato troppo sul sicuro. Il Risveglio della Forza è stato un
rifacimento di Una nuova speranza e la Resistenza che combatte il
Primo Ordine è stata solo l’Alleanza Ribelle contro l’Impero.
L’ascesa di Skywalker ha persino riportato in
vita l’Imperatore Palpatine! Altri film e spettacoli televisivi di
Star Wars distribuiti dalla Disney si sono
attenuti al periodo successivo al
Ritorno dello Jedi o a spazi familiari come gli anni tra
Episodio III ed Episodio IV.
The Acolyte, al contrario, osa fare qualcosa di nuovo
esplorando un’epoca che non è mai stata mostrata prima sullo
schermo.
È un cambio di ritmo rinfrescante
che ha introdotto nuovi personaggi (senza nomi familiari), pianeti
e armi. Se volete qualcosa di nuovo da questo franchise, allora
The Acolyte fa sicuramente al caso vostro.
Non è così brutto come le
“recensioni” vorrebbero far credere
The Acolyte è stato bombardato dalle recensioni? La
questione è ancora dibattuta, ma non si può negare che un numero
insolitamente elevato di recensioni negative abbia colpito siti web
come IMDb e Rotten Tomatoes.
Ci sono molti fan con lamentele
legittime. Poi ci sono i prolifici YouTubers che si guadagnano da
vivere dicendo a una certa sottosezione di “fan” quello che
vogliono sentirsi dire. A ciò si aggiungono le persone che vedono
una serie senza un protagonista maschio bianco e gridano
immediatamente “woke”, facendo della loro missione di vita quella
di denunciare i media tradizionali per aver osato presentare
persone che non sono come loro (abitanti del seminterrato).
Molte delle lamentele non hanno
senso.
The Acolyte non ha infranto il canone; ha a malapena
contraddetto l’Universo Espanso, un’ondata di narrazione che non
significava nulla per George Lucas (odiava Mara Jade, gente) e che
è stata eliminata anni fa.
Forse la lamentela più degna di
nota è la “cattiva” scrittura, come se il franchise di Star
Wars fosse mai stato qualcosa di più di un’insulsa e
sciocca fantascienza. È vero che
The Acolyte non è l’opera più forte della Lucasfilm,
ma è molto più avanti de The Book of Boba Fett, per esempio.
L’azione è di prim’ordine in The
Acolyte
Ahsoka
è stata criticata per la mancanza di battaglie con la spada laser e
di coreografie di combattimento, un giudizio severo su quelle che
secondo noi erano scene d’azione piuttosto solide. Tuttavia, se per
voi queste ultime erano carenti,
The Acolyte è in grado di compensarle.
Fin dalla prima battaglia tra Mae e
il Maestro Indara, questa serie Disney+ ha dato il meglio di
sé fin dall’inizio. Alcuni possono piangere e lamentarsi per il
fuoco nello spazio (perché non l’abbiamo mai visto prima in
Star Wars), ma stanno trascurando alcune delle
migliori scene di combattimento del franchise.
Il
quinto episodio di questa settimana ha offerto forse il più
grande duello di spade laser dai tempi dei prequel, con il
Maestro/Lo Straniero che ha decimato i Jedi che hanno osato
affrontarlo. Ha persino fatto uso di Cortosis, un materiale che
annulla le spade laser estratto dall’Universo Espanso che Headland
presumibilmente odia tanto. A tre episodi dalla fine, speriamo che
il meglio debba ancora venire su questo fronte.
Il miglior cattivo dopo Darth
Vader?
Beh, non proprio, ma il Maestro/Lo
Straniero è ancora uno dei cattivi più convincenti con cui abbiamo
trascorso del tempo nell’era Disney di Star
Wars.
Misterioso, imponente e,
soprattutto, formidabile, non è un’imitazione di
Darth Vader (scusa, Kylo Ren) e non sembra carne da
macello per gli eroi de
The Acolyte. Se finirà per diventare qualcuno di
importante per il franchise più ampio è da discutere, ma a noi
piace passare del tempo con lui.
Il passaggio di Manny Jacinto
dall’imbranato Qimir a “Darth Teeth” è stato uno spasso da vedere e
questo è un personaggio che non vediamo l’ora di rivedere. È un
peccato che non ci siano piani per esplorare il suo passato, anche
se siamo sicuri che i romanzi e i fumetti potranno essere
utilizzati per colmare eventuali lacune.
Star Wars è un
franchise che è sempre stato definito dai suoi cattivi e questa
serie ne ha uno molto buono. Nelle prossime settimane, potrebbe
diventare un grande cattivo…
Le riprese aggiuntive sono spesso
considerate problematiche quando si tratta di realizzare film ad
alto budget, ma nel corso degli anni i Marvel Studios le hanno rese una
parte prevista del processo di produzione. Ciò consente allo studio
di apportare tutte le modifiche che desidera e pianificarle in
anticipo significa poter avere il tempo di sistemare ciò che nel
film non funziona. Dopotutto, abbiamo visto cosa succede quando una
produzione – I Fantastici 4 del 2015, ad esempio –
scopre di dover in qualche modo riportare tutti sul set per
sistemare le cose senza una pianificazione controllata.
È un approccio intelligente, anche
se non sempre ha dato i suoi frutti. Nel corso degli anni, i
Marvel Studios hanno
infatti apportato cambiamenti radicali ai suoi film, a volte in
meglio e talvolta in peggio. Continuando nella lettura si potrà
decidere in quale categoria rientrano i finali alternativi di cui
siamo a conoscenza, ma basti dire che, se questi avessero visto la
luce, l’MCU come lo conosciamo adesso
sarebbe stato completamente diverso.
Avengers: Endgame
Avengers:
Infinity War e Avengers:
Endgame sono stati entrambi oggetto di importanti
cambiamenti durante la produzione. Ad esempio, Hulk è inizialmente
tornato alla fine del film del 2018, esplodendo dall’armatura
Hulkbuster prima di essere sopraffatto da
Thanos. Alcuni concept art per il finale della
Saga dell’Infinito del 2019 rivelano invece che
Tony Stark avrebbe dovuto essere presente quando
Steve Rogers viaggia indietro nel tempo per riportare le Pietre
dell’Infinito al loro giusto posto nella storia.
Potrebbe trattarsi di un depistaggio
o di un’indicazione che Iron Man non era sempre destinato a morire
durante la battaglia finale di Avengers:
Endgame. Se optiamo per la seconda ipotesi, allora
chissà quanto sarebbe stato diverso il MCU nel passaggio alla
Saga del Multiverso (anche se si fosse ritirato, Tony sarebbe
rimasto sicuramente un personaggio importante).
Thor: The Dark World
Thor:
The Dark World aveva un finale completamente diverso e
sembra che sia stato rigirato quando i Marvel Studios hanno cambiato i
loro piani per il Dio del Tuono. L’eroe si sarebbe infatti dovuto
risvegliare sulla Terra dove lo aspettava il padre; dopo aver
trascorso gli ultimi giorni in stato di incoscienza, Odino
avrebbe conosciuto Jane Foster e avrebbe capito
che Thor aveva fatto bene a innamorarsi della donna umana. Di
conseguenza, il Re di Asgard si sarebbe scusato con il figlio.
Purtroppo, Jane avrebbe deciso di
non poter più stare con Thor a causa dei
rispettivi impegni. L’eroe tenta di farle cambiare idea, ma alla
fine capisce che deve compiere il suo dovere e torna ad Asgard dove
sceglie di governare al posto di Odino come Re. Quindi, Loki
sarebbe rimasto morto, Thor sarebbe diventato Re
di Asgard e Odino sarebbe andato finalmente a godersi il suo
desiderato riposo. Non è possibile che Avengers:
Age of Ultron, Thor:
Ragnarok e Avengers:
Infinity War sarebbero stati uguali dopo questi
sviluppi della trama.
Avengers: Age of Ultron
Avengers: Age of Ultron si sarebbe sempre concluso con
Capitan America e Vedova Nera che assemblavano una nuova squadra di
Eroi più potenti della Terra. Tuttavia, Joss
Whedon sperava di introdurre almeno un personaggio
importante in questa sequenza. Si trattava di Captain Marvel e la
controfigura è stata utilizzata mentre Whedon cercava di
capire chi potesse interpretarla. I Marvel Studios e Kevin Feige avevano però altre idee e in
seguito sostituirono Carol Danvers con
Scarlet Witch (con grande disappunto del regista).
Se Joss Whedon avesse fatto di testa
sua, Captain Marvel avrebbe dunque
debuttato nel MCU quattro anni prima dell’uscita
del suo film da solista. È probabile che Whedon avrebbe scelto una
persona diversa da Brie Larson – l’attrice usata era una
controfigura – ma la storia dell’eroina era probabilmente destinata
a svolgersi in modo molto diverso. Che siate d’accordo con Whedon o
con
Feige, è difficile non chiedersi cosa sarebbe potuto
accadere.
The Marvels
Nei momenti finali di The
Marvels, Monica Rambeau ha usato i suoi poteri per
chiudere uno squarcio nella realtà, bloccandosi in un universo
parallelo abitato dagli X-Men. Tuttavia, una versione precedente del
film vedeva Photon ricevere l’aiuto di Carol Danvers e Ms. Marvel. A
quanto pare, il trio avrebbe dunque riparato la lacerazione nella
realtà, il che probabilmente significa che il sequel di Captain
Marvel non è sempre stato caratterizzato da una
componente multiversale.
Questo è stato confermato dai
concept art, per non parlare di una recente
foto dietro le quinte che mostra la Kamala Khan di Iman
Vellani con un casco spaziale. Tuttavia, l’attrice di
Dar-Benn Zawe Ashton ha
rivelato anche l’esistenza di una versione del film che si
concludeva con la combustione del cattivo e di Carol nello spazio!
Sembra che The
Marvels si sarebbe dunque potuto concludere con
Captain Marvel creduta morta e, anche se
siamo sicuri che alla fine sarebbe tornata, è possibile che questo
sia stato pensato come l’addio di Brie Larson al ruolo. È una cosa enorme.
Ant-Man and The Wasp:
Quantumania
I Marvel Studios hanno
rigirato il finale di
Ant-Man and The Wasp: Quantumania settimane prima che il film
arrivasse nelle sale. Tuttavia, in una versione precedente, Scott
Lang e Hope Van Dyne avrebbero indossato nuovi costumi hi-tech per
la battaglia finale con
Kang il Conquistatore. Come nella versione
cinematografica, Janet, Hank, Cassie e Hope tornano sulla Terra, ma
Scott si trova di fronte a un Kang vendicativo e danneggiato dalla
battaglia. I due combattono, ma il cattivo riesce a fuggire anche
dopo il ritorno di Wasp per dare una mano ad Ant-Man. Così, i due
rimangono intrappolati nel Regno Quantico, proprio come Janet.
Cassie avrebbe continuato a cercare
suo padre, ma con Kang a piede libero – e
M.O.D.O.K., se le indiscrezioni precedenti sono
esatte – la Terra-616 avrebbe dovuto affrontare due grandi minacce
che si sarebbero spinte più a fondo nella
Saga del
Multiverso. Con Jeff Loveness incaricato di scrivere
Avengers:
The Kang Dynasty, si stava forse preparando il terreno per quel
film. I Marvel Studios sembra però abbiano
ora altre idee a riguardo.
Negli ultimi anni il cinema italiano
si è caratterizzato per una sempre maggior varietà, con film come
Lo chiamavano Jeeg Robot, TheNest e Il primo
re che hanno riportato grande attenzione sul cinema di genere.
Un altro titolo perfettamente inseritosi in questa corrente è il
film del 2019 5 è il numero perfetto, un
vero e proprio noir con elementi da gangster movie, che
segna inoltre l’esordio alla regia del celebre fumettista italiano
Igort (pseudonimo di Igor
Tuveri). Per l’occasione egli ha deciso di adattare
proprio uno dei suoi fumetti più famosi, pubblicato con grande
successo nel 2002.
Pubblicato dalla Coconino
Press, 5 è il numero perfetto ha avuto vita dopo
circa 10 anni di elaborazione e scrittura. Cominciato a disegnare
nella città di Tokyo, questo rappresenta uno dei massimi capolavori
di Igort, che ha contribuito allo sviluppo della cultura delle
graphic novel in Italia. Tradotto in più lingue e uscito
simultaneamente in 6 paesi, questo ha poi vinto il premio come
libro dell’anno alla Fiera del libro di Francoforte. Di particolare
interesse è il suo spostare la messa in scena del noir classico
dell’immaginario americano alla provincia italiana. Il volume si
presentava dunque come l’opera ideale da trasportare sul grande
schermo.
Presentato alla Mostra del Cinema di
Venezia, 5 è il numero perfetto ha ricevuto numerosi
riconoscimenti di critica e pubblico, fino ad ottenere ben 9
nomination ai David di Donatello. Per gli amanti dei film di genere
e dei film basati su fumetti, è un titolo imperdibile. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
5 è il numero perfetto: la
trama del film tratto dal fumetto
Protagonista del film è
Peppino Lo Cicero, un sicario di seconda classe
della camorra ormai in pensione da anni. Dopo anni e anni di
onorata carriera nel mondo della criminalità, egli può ora godersi
un’esistenza più tranquilla in compagnia di suo figlio
Nino, anch’egli camorrista. La pace di Peppino
viene però tragicamente spezzata quando, proprio in prossimità del
compleanno di Nino, il figlio viene brutalmente assassinato in un
agguato tra clan rivali. Straziato dal dolore, Peppino non vede
altra soluzione che vendicare il povero Nino, abbandonando il
proprio pensionamento per imbracciare di nuovo le armi.
Guidato dal desiderio di vendetta,
egli intraprende dunque un’ossessiva ricerca nei confronti degli
assassini del figlio e di chi ha commissionato il tutto. Per sua
fortuna, Peppino potrà contare anche sull’aiuto di Totò ‘O
Macellaio, amico e complice da sempre, e su quello di
Rita, l’amante di un tempo mai realmente
dimenticata. Più si addentra nel mondo criminale, però, più Peppino
si rende conto di come i codici d’onore a cui egli faceva un tempo
riferimento siano ormai tramontati da tempo. Dovendosi misurare con
nuove dinamiche e nuovi camorristi, egli farà di tutto per ottenere
la sua vendetta.
5 è il numero perfetto: il cast del film
Ad interpretare il ruolo di Peppino
Lo Cicero vi è l’attore Toni Servillo,
il quale ha accettato il ruolo vedendo in questo delle possibilità
che non tutti i giorni il cinema italiano offre. Per la parte,
Servillo si è anche sottoposto ad un particolare trucco facciale,
che lo ha trasformato rendendolo più simile al caratteristico
protagonista del fumetto di Igort. Accanto a lui, nel ruolo di Totò
‘O Macellaio, vi è Carlo
Buccirosso, mentre Rita è interpretata da Valeria Golino.
L’attrice ha poi vinto il David di Donatello come miglior attrice
nonn protagonista per la sua interpretazione. Completano il cast
gli attori Lorenzo Lancellotti nel ruolo di Nino e
Vincenzo Nemolato nei panni di Mr. Ics.
Iaia Forte è invece Madonna, mentre Mimmo
Borrelli è don Guarino.
5 è il numero perfetto: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. 5 è il numero
perfetto è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Chili, Netflix, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 2
maggio alle ore 22:15 sul canale
Rai 5.
01Distribution
diffonde via Facebook il primo trailer di
5 è il numero perfetto, il film diretto da
Igort che segue la storia di Peppino
Lo Cicero (Toni Servillo),
camorrista di seconda classe in pensione, torna in pista dopo
l’omicidio di suo figlio. Questo avvenimento tragico innesca una
serie di azioni e reazioni violente ma è anche la scintilla per
cominciare una nuova vita. Un piccolo affresco napoletano
nell’Italia anni Settanta. 5 è il numero perfetto è la storia di
un’amicizia tradita, ma anche di una seconda opportunità e di una
rinascita.
Il film è basato sull’omonima
graphic novel di Igort e vede protagonisti,
accanto a Toni Servillo, anche Valeria
Golino, Carlo Buccirosso, Iaia Forte, Giovanni
Ludeno, Vincenzo Nemolato, Angelo Curti, Mimmo
Borrelli, Nello Mascia, Rocco Giordano, Emanuele
Valenti, Gigio Morra, Marcello Romolo e lo
stessoIgort.
Il film arriverà il 29 agosto nelle sale italiane.
Ecco la trama della graphic novel
disponibile su Amazon: Dopo cinque anni si conclude la saga di
Peppino Lo Cicero, guappo napoletano in pensione costretto dagli
avvenimenti a tornare in pista. La storia che ha confermato a
livello internazionale il lavoro di Igort, capitano di lungo corso
del fumetto italiano è disegnata in bianco nero e azzurro. Si
tratta della versione integrale rivista e corretta in una
confezione di grande formato. Un vero e proprio affresco
dell’Italia anni Settanta, ambientato a Napoli, raccontato a
cavallo tra ironia e tragedia. Ecco la storia di una rinascita, il
ritorno alla vita di un uomo che si credeva finito e che
attraversando l’inferno delle sparatorie vede riemergere lo spettro
possibile di una vita pacificata. Un pulp vero e proprio che rende
omaggio alla tradizione narrativa della graphic novel, al nero
italiano, al cinema di Sergio Leone e Takeshi Kitano, pur rimanendo
una storia aldilà del genere stesso. Peppino Lo Cicero è un guappo
in pensione, vive la sua vita in ritiro, si occupa di pesca e del
figlio Nino, guappo anche lui. Ma nella missione di oggi Nino cade,
vittima di un agguato. Qualcuno ha tradito. Lo stesso Peppino
rischia la vita, considerato non più troppo pericoloso ma comunque
un intralcio. Peppino però, uomo della vecchia guardia, spinto
dalle circostanze trova la forza di un tempo e ricomincia a
uccidere…
5 è il numero perfetto, di Igort, grande artista e
narratore del fumetto italiano, alla regia cinematografica per la
prima volta con l’adattamento della sua omonima graphic novel, sarà
l’unico film italiano in Concorso alle Giornate degli Autori e sarà
poi in sala il 29 agosto distribuito da 01 distribution.
Un piccolo
affresco napoletano nell’Italia anni Settanta. 5 è il
numero perfetto è una storia di amicizia, vendetta e
tradimento, e in fondo, di una seconda opportunità e di una
rinascita.
In una piovosa e
notturna Napoli anni Settanta, seguiamo le vicende di Peppino Lo
Cicero, interpretato da un irriconoscibile Toni Servillo. Peppino è
un guappo e sicario in pensione costretto dagli eventi a tornare in
azione. Nel film, al fianco di Toni Servillo, Valeria Golino (Rita)
e Carlo Buccirosso (Totò o’ Macellaio).
Il film è
prodotto da Propaganda Italia e da Jean Vigo Italia con Rai Cinema,
ed è una coproduzione con Belgio (Potemkino Film) e Francia (Mact
Productions e Cité Film), prodotto da Marina Marzotto, Elda Ferri e
Mattia Oddone.
Transformers – Il Risveglio è il settimo film del
franchise Transformers, ma
ciò non significa che contenga la trama più recente di questo
universo, nel senso che si svolge prima della maggior parte dei
film precedenti e dopo uno di essi. Analogamente a come la
Lucasfilm ha gestito Star
Wars, alla Paramount Pictures piace saltare nel tempo
quando crea nuove narrazioni di Transformers. I vari
metodi di narrazione dell’universo sono interessanti, ma possono
creare confusione quando i fan cercano di collocare tutti i film in
una linea temporale lineare.
Con l’uscita di
Transformers – Il Risveglio, l’ordine cronologico
dei film è diventato ancora più sconcertante. Il film del 2023,
diretto da Steven Caple Jr. e interpretato da Anthony Ramos,
Dominique Fishback e Michael Kelly, si ispira direttamente alla
trama di Beast Wars. Il film presenta nuovi umani con Noah
ed Elena, che si alleano con gli Autobot e i Maximal per fermare i
Terrorcons, guidati da Unicron. Tuttavia,
Transformers:Rise of the
Beastsè tecnicamente un prequel dei
film originali di Transformers.
Dove si svolge
Transformers – Il Risveglio?
Se tutti i sette film di
Transformers fossero messi in ordine cronologico,
Transformers – Il Risveglio sarebbe il
secondo progetto nella cronologia. Gli eventi dell’ultimo
film hanno avuto luogo nel 1994, quando i Terrorcons sono
arrivati sulla Terra e hanno portato scompiglio nel
pianeta. Prima del loro arrivo, Noah Diaz ed Elena Wallace rimasero
accidentalmente coinvolti nella guerra tra gli Autobot, i Maximal e
i Terrorcons quando Noah tentò di rubare l’Autobot Mirage ed Elena
trovò accidentalmente la Transwarp Key.
La Chiave Transwarp rilascia un
impulso di energia rilevato da Optimus Prime e Unicron. L’oggetto,
molto ambito, permetteva ai Transformers di aprire portali e
viaggiare nel tempo e nello spazio. La Chiave Transwarp è il modo
in cui i Maximal sono arrivati sulla Terra. La Chiave Transwarp era
stata precedentemente divisa in due parti, il che ha fatto
progredire ulteriormente la trama nella ricerca del secondo pezzo.
Gli eventi di Transformers:Rise of the Beasts si
svolgono nel 1994, ma cosa ne è della linea temporale del franchise
di Transformers?
Quando si svolge il film
rispetto a Bumblebee?
Bumblebee, che ha
debuttato nel 2018, si è svolto nel 1987, il che significa che gli
eventi di Transformers – Il Risveglio sono
avvenuti sette anni dopo. Il settimo filmdi Transformersè stato
commercializzato come un sequel diretto diBumblebee, quindi questo ha senso
cronologicamente. In Bumblebee,
che è considerato il primo film della linea temporale dei
Transformers, il pubblico ha appreso che Sam Witwicky non
è stato il primo umano a imbattersi nell’Autobot preferito dai
fan.
Charlie Watson, interpretata da
Hailee Steinfeld, si imbatté in Bumblebee (e gli diede il suo nome)
dopo che Optimus Prime lo inviò sulla Terra per creare una base
operativa mentre i Decepticon stavano costringendo gli Autobot a
lasciare Cybertron. Alla fine di Bumblebee,
Charlie e l’Autobot si separano. Bumblebee assume le sembianze di
una Chevrolet Camaro degli anni ’70 prima di riunirsi con Optimus
Prime e assistere all’ingresso di altri Autobot nell’atmosfera
terrestre. Sette anni dopo, gli Autobot incontrano un nuovo
problema in Transformers – Il Risveglio.
Il terzo film nell’ordine
cronologico della timeline di Transformers è Transformers del 2007, che è il primo film del
franchise e si svolge 13 anni dopo gli eventi di
Transformers – Il Risveglio. Il film introduce il pubblico
in questo mondo di Autobot e Decepticon e il suo successo ha
portato a sei ulteriori film, tra cui quattro sequel diretti e due
prequel.
Transformers è incentrato
sulla guerra in corso tra gli Autobot e i Decepticon, con entrambe
le parti che vogliono l’AllSpark, un dispositivo che ha creato la
razza dei robot. Il film si conclude con Sam Witwicky che
distrugge l’AllSpark e impedisce ai Decepticon di ottenerlo. Mentre
Transformers – Il Risveglio si svolge
tecnicamente 13 anni prima dell’inizio dei film di
Transformers di Michael Bay, i fan non devono guardare
l’uno per capire l’altro.
I film di Michael Bay sui
Transformers si collocano in una linea temporale diversa?
Bumblebee e
Transformers – Il Risveglio riconoscono a
malapena i film che li hanno preceduti, trattandosi di prequel.
Tuttavia, poiché i prequel contengono alcune incongruenze con gli
altri film di Transformers, i film di Michael Bay
potrebbero trovarsi in una linea temporale diversa rispetto a
Bumblebee e Transformers – Il Risveglio.
Questo non sarebbe troppo sorprendente dato l’elemento di fondo del
viaggio nel tempo nel settimo film attraverso la Chiave
Transwarp.
Alcuni eventi di Bumblebee
e Transformers – Il Risveglio contraddicono
completamente quanto stabilito nei film di Bay sui
Transformers. Ad esempio, i prequel affermavano che
Optimus Prime era arrivato sulla Terra molto prima di quanto
affermato nel film del 2007. Quindi forse Transformers – Il
Risveglio fa parte di una linea temporale diversa
rispetto ai primi cinque film di Transformers.
Quando sono arrivati sulla
Terra i Maximals?
Una delle più grandi domande sui
Maximals in Transformers – Il Risveglio riguarda
la durata della presenza della specie Transformers sulla Terra.
L’apertura del film rivela che Unicron ha attaccato il pianeta
natale dei Maximals mentre era alla ricerca della Chiave Transwarp
e i Maximals sono stati costretti a fuggire sulla Terra. Tuttavia,
il film non indica mai quando i Maximal sono arrivati sulla Terra.
Grazie a indizi contestuali, sembra che la razza avanzata dei
Transformers sia presente sulla Terra da migliaia di anni prima del
settimo film dei Transformers.
Data la storia dei Maximals e di
Beast Wars, la razza aliena potrebbe provenire dal futuro
e potrebbe aver usato la Chiave Transwarp per viaggiare nel tempo
fino alla Terra preistorica. Il film non conferma mai questa
teoria, ma un futuro sequel potrebbe spiegare da dove e quando
provengono esattamente i Maximals. Nel complesso,
Transformers – Il Risveglio si colloca nella
linea temporale dei Transformers in modo confuso, ma
almeno i fan hanno qualche risposta.
Il Torneo Tremaghi era al centro
della trama di Harry Potter e il Calice di Fuoco, ma
molte cose sulla competizione sono state tralasciate
nell’adattamento cinematografico. Questo è stato vero per molti dei
film di Harry
Potter. Tuttavia, a causa della natura complessa della
storia che circonda il quarto anno di Harry a Hogwarts, il film
Calice di fuoco è particolarmente noto per aver tagliato
anche importanti dettagli del libro. Questo è stato una delusione
per molti fan, che hanno trovato il Torneo Tremaghi tra gli eventi
preferiti dei libri.
I primi tre libri e film di
Harry Potter avevano stabilito una formula per la serie, ma
tutto questo è stato buttato fuori dalla finestra per Calice di
Fuoco. Prima ancora di arrivare a Hogwarts per la quarta
volta, Harry sapeva che quell’anno sarebbe successo qualcosa di
eccitante. Il Quidditch fu cancellato, gli orari delle lezioni
furono modificati e i funzionari del Ministero erano presenti a
scuola, il tutto per il pericoloso ed emozionante Torneo Tremaghi.
Naturalmente, la competizione ebbe un ruolo nel ritorno di Lord
Voldemort nel filmCalicedi fuoco, ma
altri dettagli importanti furono tralasciati o alterati.
Il Torneo Tremaghi è stato
organizzato in parte da Ludo Bagman
Nei film di Harry Potter,
il Torneo Tremaghi è stato organizzato da Barty Couch Sr. Sebbene
egli abbia avuto un ruolo nella competizione in quanto capo del
Dipartimento di Cooperazione Magica Internazionale, nei libri è
stato il capo del Dipartimento di Giochi e Sport Magici a occuparsi
della realizzazione dell’evento. Si trattava di Ludo Bagman, un
giocatore di Quidditch professionista e fallito, con problemi di
gioco d’azzardo, che era stato escluso dai libri di Harry
Potter.
Crouch e Bagman non andavano
d’accordo. Per un certo periodo, questo ha fatto sì che Bagman
sembrasse uno dei maggiori sospettati di aver messo il nome di
Harry nel Calice, dal momento che sembrava avere un interesse non
etico nella vittoria del Ragazzo che Visse. Naturalmente, alla fine
si è scoperto che aveva scommesso molto sulla vittoria di Harry
nella Coppa Tremaghi e che, se il ragazzo avesse fallito, si
sarebbe trovato in guai seri con i folletti della Gringotts. Quando
tutto si risolse nel libro Calice di Fuoco, Bagman si
diede alla fuga.
Il film Harry Potter e Calice
di Fuoco ha rovinato la prima Prova Tremaghi
La prima Prova Tremaghi fu il
momento in cui Harry dimostrò ufficialmente di essere un
concorrente del torneo. Prima di affrontare la Coda di corno
ungherese, i compagni di Hogwarts di Harry, e anche alcuni suoi
amici, pensavano che fosse troppo giovane e in cerca di attenzioni.
Tutto cambiò quando non solo superò il drago e recuperò l’uovo
d’oro, ma lo fece nel minor tempo possibile (a pari merito con
Viktor Krum). Certo, ha avuto un
po’ di aiuto da Malocchio Moody, ma nel complesso le abilità di
volo di Harry hanno fatto il loro lavoro, cosa che i film di
Harry Potter hanno completamente modificato.
Nel libro Calice di Fuoco,
Harry usò la sua scopa per attirare il drago il più in alto
possibile e si tuffò il più velocemente possibile verso il suolo,
dove si tirò su appena in tempo per evitare di schiantarsi. Era una
manovra di Quidditch che aveva visto eseguire da Krum alla Coppa
del Mondo, il che la rendeva particolarmente sorprendente per un
ragazzo di 14 anni. È stato un momento emozionante che ha tenuto i
lettori con il fiato sospeso, ma è stato escluso dal film. Nel
film, invece, la Coda di Corno si è liberata dalla sua catena e ha
inseguito Harry per tutta Hogwarts (mentre i professori non
facevano nulla) prima di cadere da un dirupo.
Dobby ha avuto un ruolo
importante nella seconda vittoria di Harry nel compito
Tremaghi
Nel film Calice di Fuoco,
Harry deve il suo successo nella seconda Prova Tremaghi a Neville
Paciock, che gli ha indicato l’erba gigliata. Era una soluzione
abbastanza semplice e sensata, vista la passione di Neville per
l’erboristeria, ma è stata comunque una delusione per i fan del
libro. Nei libri di Harry Potter, infatti, era stato Dobby
a dare a Harry la Gillyweed dopo aver sentito il professor Moody
dire alla McGranitt che si chiedeva se Harry avrebbe preso in
considerazione l’uso della pianta magica. Si trattava di un
cambiamento abbastanza semplice, ma con conseguenze più
significative.
La natura dolce di Dobby lo ha reso
subito il preferito dei fan di Harry Potter, rendendo le
sue apparizioni nei libri qualcosa di atteso dai lettori.
Purtroppo, dati i tempi e i costi necessari per portare sullo
schermo un elfo domestico magico, i film hanno incluso Dobby solo
nella Camera dei Segreti e nei Doni della Morte.
Questo significa che il coinvolgimento dell’elfo in Calice di
fuoco, compresa la sua associazione con l’elfo domestico
Crouch Winky, è stato tagliato. In definitiva, questo ha reso la
morte di
Dobby nei film dei Doni della Morte meno d’impatto, poiché Harry lo
conosceva appena nella versione cinematografica della storia.
Il film Calice di Fuoco ha
tralasciato le parti migliori della Terza Prova Tremaghi
Il film Calice di Fuoco ha
dedicato molto più tempo a parlare di quanto fosse terribile e
difficile la terza Prova Tremaghi che al labirinto stesso. Una
volta entrato, Harry incontra solo pochi ostacoli, tutti legati
alla magia del labirinto. Le siepi prendevano vita e cercavano di
afferrarlo, il vento lo trascinava e la nebbia rendeva difficile
vedere. A parte questo, non sembrava esserci nulla a sostegno
dell’affermazione di Silente secondo cui il labirinto avrebbe
“cambiato” coloro che vi entravano.
Questo non era il caso del libro di
Harry Potter. Anche se Harry notò che il labirinto non era
così difficile come si aspettava (in seguito si scoprì che era
dovuto al fatto che Barty Crouch Jr si stava impegnando per
mantenere libera la strada del ragazzo verso la Coppa dei Maghi),
incontrò diversi nemici formidabili. Si è imbattuto nelle
Vescichette e nei Boggart travestiti da dissennatori di Hagrid, ma
è stata la Sfinge che i lettori erano più ansiosi di vedere nei
film di Harry Potter. La creatura dava a Harry un
indovinello e minacciava di attaccarlo se avesse sbagliato: una
scena così emozionante che i fan sono rimasti sconvolti nel vedere
che era stata tagliata.
Il film Il calice di fuoco ha
tagliato le vincite del Torneo Tremaghi di Harry Potter
Nel film Calice di Fuoco,
Silente annuncia agli speranzosi partecipanti al Torneo Tremaghi
che il premio per il vincitore sarà la “gloria eterna”. Se questo
sarebbe probabilmente bastato a un adolescente medio per desiderare
di partecipare, nei libri di Harry Potter la posta in
gioco era un po’ più alta. Oltre alla gloriosa Coppa Tremaghi, il
vincitore dei tre compiti avrebbe ricevuto 1000 galeoni, che i fan
hanno stimato essere l’equivalente di circa 25.000 dollari. Così
come i film di Harry Potter hanno tralasciato questo
dettaglio, hanno anche tagliato quello che Harry ha deciso di fare
con questa ricchezza.
Il Ragazzo che visse non era
entusiasta di accettare il suo premio in denaro, poiché riteneva
che appartenesse di diritto a Cedric Diggory. Cercò di dare l’oro
ai genitori di Diggory, ma questi non erano disposti ad accettare.
Così, in un momento toccante del libro Calice di Fuoco,
Harry lo regalò a Fred e George. I gemelli Weasley erano stati
derubati dei risparmi di una vita da Ludo Bagman e questo oro
avrebbe permesso loro di aprire il loro negozio di scherzi. Era
l’unica cosa positiva del Torneo Tremaghi, ma i film di
Harry Potter l’hanno omessa.
La dinamica delle coppie e le
storyline sentimentali hanno occupato uno spazio importante
all’interno del MCU in tutte prime tra
fasi dell’universo cinematografico, ma chi saranno gli eredi di
Tony Stark e Pepper Potts o Steve Rogers e Peggy Carter?
In vista dell’arrivo della Fase 4,
ecco qualche valida alternativa:
Deadpool e Vedova Nera
La coppia formata dalla versione di
Vedova Nera che risponde al nome di Yelena Belova
e Deadpool è protagonista dei fumetti di
Thunderbolts nei quali la spia viene
mandata da Norman Osborn ad uccidere il suo amato. La missione va
in porto, e Yelena riesce a ricucire la testa decapitata dell’eroe
per per farlo rivivere.
Ora che Natasha Romanoff è morta, ma
potrebbe tornare in qualsiasi modo grazie alle realtà alternative,
e l’arrivo probabile di Deadpool nel MCU, possiamo facilmente immaginare
il realizzarsi di questa strana storia d’amore fra opposti che si
attraggono.
Wolverine e Jean Grey
Wolverine e
Jean Grey hanno vissuto una contorta storia
d’amore sia nei fumetti che nella serie di film sugli
X-Men di inizio millennio, e non c’è dubbio che ci
sia ancora del potenziale inespresso da analizzare magari nella
Fase 4 dopo l’ingresso dei Mutanti nell’universo cinematografico di
Kevin Feige e co.
Mr. Fantastic e la Donna Invisibile
Una delle coppie più amate e famose
del mondo Marvel è certamente quella formata
da Mr. Fantastic e la Donna
Invisibile, i capisaldi della famiglia dei Fantastici
Quattro che potrebbero un giorno sostituire, almeno per
l’immaginario classico, l’assenza di Pepper Potts e Tony Stark.
Black Panther e Tempesta
Ad un certo punto della storia dei
rispettivi personaggi, T’Challa incontra ancora
giovane Tempesta durante una sorta di rito
tradizionale di passaggio nel Wakanda. I due si innamorarono, ma la
sete di vendetta dell’eroe per la morte di suo padre gli impedisce
di vivere tranquillamente il rapporto.
Più tardi riescono a sposarsi e al
matrimonio partecipano tutti i Vendicatori. Non sarebbe uno
scenario da sogno per il futuro del MCU, magari nel franchise di Black
Panther unendo Mutanti e eroi nello stesso film?
Peter Parker e Gwen Stacy
I puristi di
Spider-Man concorderanno nel dire che la miglior
storia d’amore dei fumetti sia quella tra PeterParker e Gwen Stacy. La ragazza è
stata la prima cotta, il primo innamoramento, la prima crisi dopo
la morte, e i film di Amazing Spider-Man hanno dato ampio spazio a
questa dinamica costruendoci attorno il cuore pulsante della
narrazione.
È tempo che il MCU riunisca Gwen e Peter in un
nuovo franchise, a partire dai sequel di Far From
Home, con la trama che potrebbe svolgersi quando i ragazzi
frequentano il college.
È stato diffuso il trailer di
5 cm al secondo, capolavoro che ha consacrato
al grande pubblico Makoto Shinkai già prima che il
maestro si rivelasse campione di incassi al cinema grazie a
Your Name.
Il film, diretto e prodotto da
Shinkai come suo secondo mediometraggio, è composto da tre
parti, Ōkashō (Racconto sui fiori di
ciliegio), Cosmonaut e Byōsoku 5 Centimeter ed è
stato premiato come miglior film all’edizione 2007 dell’Asia
Pacific Screen Awards. Nel 2008 ha vinto
il Lancia Platinum Grand
Prize al Future Film Festival di
Bologna “per la capacità di coniugare poesia, arte e perizia
tecnica, disegno animato e nuove tecnologie. Una storia emozionante
e profonda, dove ogni elemento strutturale del film, dalla
sceneggiatura fino al montaggio, ci comunica grande professionalità
e forte ispirazione”.
Protagonisti di 5 Cm al
secondo sono Takaki e Akari, due studenti delle scuole
elementari uniti da una comune passione per i libri. Quando la
ragazza si trasferisce, i due amici sono costretti a tenersi in
contatto solo attraverso uno struggente scambio epistolare. Così,
qualche tempo dopo, Takaki decide di intraprendere da solo un lungo
viaggio per incontrare per l’ultima volta la sua amica, durante una
sera d’inverno…
In occasione dell’evento al cinema,
5 Cm al secondo sarà accompagnato da Cross Road,
un inedito corto di 2 minuti realizzato da Makoto Shinkai nel 2014
per K-Zai, un’agenzia di formazione per corrispondenza.
Protagonisti del corto sono due studenti con due vite diverse e un
unico obiettivo. Riuscire ad entrare all’università. Riusciranno a
passare il difficile test di ingresso? Le loro strade si
incroceranno alla fine?
Makoto Shinkai è considerato,
soprattutto dopo l’enorme successo mondiale di Your Name
(con oltre 315 milioni di euro incassati), un maestro assoluto
dell’animazione giapponese, grazie alla sua padronanza delle arti
visive e a un’incredibile abilità narrativa. I suoi panorami
iper-realistici, le sue atmosfere malinconiche hanno commosso e
stregato milioni di fan in tutto il mondo in opere come Il
Giardino delle Parole, Oltre Le Nuvole e La Voce delle
Stelle.
5 Cm al secondo è prodotto
da CoMix Wave Inc., la punta di diamante nel panorama delle case di
produzione “alternative” del cinema d’animazione asiatico.
5 cm al secondo arriverà al cinema
solo il 13, 14, 15 maggio.
Siamo nel bel mezzo della stagione
dei premi e, dato che i cinecomics vengono spesso trascurati da questo
punto di vista, ecco cinque titoli che avrebbero meritato un
maggiore successo… inclusa la vittoria come “Miglior Film” agli
Oscar!
Da The Avengers, con cui possiamo dire sia
iniziato “tutto” fino al più recente The Batman, che ha regalato uno sguardo
inedito al Crociato Incappucciato di Gotham City, ecco 5 cinecomics
che pensiamo avrebbero meritato più nomination agli
Oscar.
The Avengers
The
Avengers ha ottenuto una nomination agli
Oscar per i miglior effetti speciali, ma sembra
che l’impatto di questo film non sia stato valorizzato quanto
avrebbe dovuto. I Marvel Studios hanno lanciato una
serie di franchise di supereroi in solitaria in un periodo in cui i
film tratti dai fumetti non erano assolutamente popolari.
In seguito, hanno riunito con
successo questi personaggi – nel bel mezzo dell’acquisizione da
parte della Disney – in un blockbuster diretto da
un regista conosciuto soprattutto per il suo lavoro televisivo, ed
è stato magnifico. Con un incasso di oltre 1 miliardo di dollari in
un periodo in cui questa cifra era una rarità, The Avengers è stato, per molti versi, il vero
capitolo iniziale del MCU
così come lo conosciamo. Anche se non stiamo dicendo che il cast
avrebbe dovuto essere sul palco ad accettare
l’Oscar come “miglior film” nel 2013 questo è
stato un film speciale e, come tale, andava riconosciuto.
Spider-Man 2
Vincitore di un Oscar per i
suoi effetti speciali, Spider-Man 2 è un perfetto esempio di come i
cinecomics siano tipicamente riconosciuti solo nelle categorie
tecniche. Questo rivoluzionario sequel del regista Sam
Raimi è uscito nel 2004, ma è ancora considerato uno dei
migliori adattamenti di fumetti mai realizzati sul grande
schermo.
Tra l’eccezionale interpretazione di
Alfred Molina nei panni del Dottor
Octopus, una storia forte sull’amore e l’amicizia e una
grafica diversa da qualsiasi altra cosa vista prima sullo schermo,
Spider-Man 2 è un film che serve a ricordare
perché anche i blockbuster meritano di essere riconosciuti.
Watchmen
Watchmen
ha fatto un lavoro fantastico di adattamento dell’iconica graphic
novel di Alan Moore e Dave
Gibbon. Sebbene sia vero che lo stile di Zack
Snyder non sia adatto a tutti, questo film è stato
innegabilmente straordinario dal punto di vista visivo.
Non stiamo necessariamente dicendo
che Watchmen sia uno dei cinecomics degni
dell’Oscar, ma sembra che il film sia stato trascurato solo perché
la storia non è troppo facile da digerire. È densa, a volte un po’
troppo complicata e contorta, e brutalmente violenta, ma il tutto
si risolve in un modo che… funziona.
Avengers: Endgame
Questa epopea di tre ore
funziona sotto ogni aspetto, raccontando una storia potente e
commovente che culmina con la celebrazione del franchise di maggior
successo di tutti i tempi. Avengers: Endgame non è stato solo un film, ma
un’esperienza. Robert Downey Jr. meritava sicuramente un
riconoscimento maggiore, così come Josh Brolin per la sua stratificata e
affascinante interpretazione di Thanos.
Naturalmente, entrambi sono stati
aiutati da effetti visivi, quindi è stato facile per questo
cinecomic del 2019 essere trascurato e, in molti casi,
ignorato.
The Batman
The
Batman è stato distribuito con recensioni estremamente
positive lo scorso marzo, ma nei mesi successivi è stato ampiamente
dimenticato. Non sappiamo se dare la colpa alla scarsa attenzione
degli spettatori o a un livello di familiarità con il personaggio
che ha fatto sì che il film passasse troppo rapidamente in secondo
piano.
Dato il suo tono adulto,
l’avvincente storia poliziesca e le fantastiche interpretazioni da
cima a fondo, non vediamo alcun motivo per cui The Batman non sia in primo piano in
manifestazioni come i GoldenGlobe e gli Oscar: i cinecomics
del Batverse meritano sicuramente di più.
Anche la Disney ha ceduto spesso
alla tentazione del sequel e dello spin off, concentrandosi però
sempre sui protagonisti dei suoi film. Di seguito vi proponiamo
invece 5 cattivi Disney che, sottovalutati, meriterebbero un posto
d’onore nella lunga serie di film derivati della casa di
Topolino.
[nggallery id=1922]
Come potete vedere, accanto al
cattivo c’è anche un “suggerimento di casting”. Due casi però sono
particolari: il primo è quello della Regina Narissa che è
effettivamente interpretata da Susan Sarandon
nelle parti in live action di Come
d’Incanto.
Il secondo è quello di Chernabog,
per il quale è stato già annunciato un lungometraggio dedicato,
anche se non ci sono state altre notizie dalla prima voce ufficiale
sul film.
Dal vincitore del premio Oscar
Spike Lee arriva un nuovo film 5 Bloods –
Come Fratelli: la storia di quattro veterani
afroamericani: Paul (Delroy Lindo), Otis (Clarke Peters), Eddie
(Norm Lewis) e Melvin (Isiah Whitlock, Jr.) – che ritornano in
Vietnam. Alla ricerca di ciò che rimane del loro caposquadra,
caduto in guerra (Chadwick
Boseman) e di un tesoro sepolto, i nostri eroi,
riuniti dal preoccupato figlio di Paul (Jonathan Majors),
combattono le forze dell’uomo e della natura – mentre affrontano le
devastazioni durature dell’immoralità della guerra del Vietnam.
Scritto da Danny Bilson,
Paul DeMeo, Kevin Willmott e Spike Lee con Delroy
Lindo, Jonathan Majors, Clarke Peters, Norm Lewis, Isiah Whitlock,
Jr., Mélanie Thierry, Paul Walter Hauser and Jasper Pääkkönen,
Johnny Trí Nguyễn, Lê Y Lan, Nguyễn Ngọc Lâm, Sandy Hương Phạm, con
Jean Reno e
Chadwick Boseman
5 Bambole per la Luna
d’Agosto è il film del 1970 di Mario Bava
con protagonisti nel cast Edwige Fenech, William Berger, Ira
von Furstenberg.
Presentato all’interno della
retrospettiva che la nona edizione del Festival di Roma ha dedicato
al regista Mario Bava, 5 Bambole per la Luna
d’Agosto rientra nella categoria di quei cult un
po’ dimenticati che il celebre “artigiano” del cinema italiano ha
saputo realizzare nel corso della sua longeva carriera dietro la
Macchina da presa.
Il film, pur essendo stato girato e
distribuito nel 1969, appartiene a pieno titolo per via delle
tematiche trattate, il gusto visivo, lo stile, la fotografia e le
altre scelte registiche al filone della new
wave di celluloide che ha caratterizzato la rinascita
cinematografica degli anni ’70, soprattutto nell’Italia del
neorealismo e della commedia, da questo momento in poi dominata dai
generi e dai loro sommi guru; non a caso, la protagonista della
vicenda è una giovane e sensuale Edwige
Fenech, diva e volto caratterizzante del nostro cinema
del decennio seguente.
5 Bambole per la Luna d’Agosto, il film
La pellicola è ambientata in una
lussuosa villa su un’isola deserta dove si incontrano, per una
vacanza apparentemente normale, alcuni uomini d’affari con le
rispettive mogli, oltre ad uno scienziato. L’obbiettivo degli
uomini è convincere il luminare a vendere il brevetto di una sua
nuova invenzione che- per motivi etici- non ha intenzione di cedere
a terzi, a nessun prezzo. Per impossessarsi della misteriosa e
potente formula alla base del brevetto, qualcuno comincia
misteriosamente ad assassinare uno per uno tutti gli ospiti della
dimora.
Su una base narrativa che ricorda
da vicino un classico racconto di Agatha
Christie, come Dieci Piccoli
Indiani, Bava utilizza le sue visionarie doti di
artigiano dell’orrore per creare un racconto carico di suspense e
tensione: attenendosi al gusto che caratterizzerà poi un’intera
epoca cinematografica, orchestra una spirale perfetta di delitti e
nefandezze, mostrando le potenzialità pericolose della natura umana
quando ci sono in gioco interessi e denaro; il tutto re-
interpretato attraverso lo sguardo di una spy story a base di
scienziati, formule, belle donne e pistole fumanti, come se si
trattasse di un film alla Bond, ma senza nessun agente segreto
protagonista. Le inquadrature, le scelte musicali, la location sono
un preludio ad un modo di fare cinema che segnerà un’intera
generazione di registi; e Mario Bava si
riconferma, anche in questo caso, come un precursore dei tempi, in
grado di anticipare ed influenzare i gusti e le scelte tecniche di
numerosi registi che hanno visto in lui un Maestro del genere-
prima ancora che del brivido, della suspense, o dell’orrore.
Anche quando Bava si allontana dai
territori classici del genere che ne hanno segnato la fortuna, non
perde mai il suo inconfondibile “graffio”, una firma che è sinonimo
di qualità.
Dorkly ha realizzato un video in cui sono elencati 5 attori che
si sono presentati su un set in cui stavano lavorando realmente
ubriachi.
Per alcuni attori l’immedesimazione
nel personaggio è davvero tutto anche se in alcuni casi ubriacarsi
non è stato proprio un gesto oculato. Certo le interpretazioni non
hanno risentito dell’eccesso di alcool, ma era davvero
necessario?
Molti attori si sono scontrati con i
team creativi dei cinecomic a cui hanno preso
parte, ma solo una piccola parte ha effettivamente rovinato i
progetti di cui sono stati protagonisti, sia al botteghino che
diminuendo l’interesse dei fan. Nel corso degli anni, molti film di
supereroi sono finiti nel mirino della critica e dei fan, e questo
a volte è bastato a compromettere le loro possibilità di successo.
Poi, c’è stata la rara occasione in cui qualcuno direttamente
coinvolto in uno di questi adattamenti ha contribuito
(inavvertitamente o meno) a farli fallire.
In questo articolo ci concentreremo
sugli attori che hanno causato danni irreparabili ai
cinecomic di cui sono stati protagonisti. Che si siano
rifiutati di promuoverli, che abbiano avuto problemi personali che
hanno spento l’interesse dei fan o che abbiano mostrato un ego
incontrollabile, siamo certi che converrete che questi attori hanno
fatto ben poco per aiutare i loro progetti.
Jim Carrey
Kick-Ass
ha generato polemiche soprattutto sul personaggio di un bambino che
uccide brutalmente dei gangster e li insulta. Il sequel non
presentava nulla di altrettanto scioccante e ha, fortunatamente,
deciso di non adattare uno stupro di gruppo presente nei fumetti.
Jim Carrey ha comunque deciso di non
promuovere il sequel, scelta che ha indubbiamente incrinato le
possibilità di successo di Kick-Ass 2 al botteghino.
Dopo la
tragedia alla Sandy Hook, l’attore ha
dichiarato che non avrebbe potuto in alcun modo contribuire a
commercializzare un film sulla violenza delle armi. Carrey ha
voltato le spalle a Kick-Ass 2 e molti spettatori hanno fatto lo
stesso: il lato positivo è che non si sono persi molto.
Ezra Miller
Una serie di controversie
ha circondato Ezra Miller prima dell’uscita di The Flash, tra cui accuse di adescamento,
aggressione e furto con scasso. La Warner Bros. ha fatto del suo
meglio per ignorare ciò che stava accadendo, solo che l’attore alla
fine ha dichiarato di aver cercato aiuto. Questo è bastato allo
studio per confermare l’uscita di The Flash come previsto, e ne è seguita una
campagna di marketing che ha cercato ripetutamente di convincere i
fan che stavano per sperimentare “il più grande film di
supereroi mai realizzato“.
Miller ha presenziato a una première di scarso
rilievo ma, per il resto, non ha partecipato alla promozione di
questo adattamento dei fumetti DC Comics. Il
problema più grande è stato quello di mesi – se non anni – di
notizie sul comportamento ripugnante di Miller che hanno lasciato un sapore
talmente cattivo in bocca ai fan da indurli semplicemente a non
voler vedere il film con l’attore protagonista.
Edward Norton
L’ingaggio di Edward Norton per L’incredibile Hulk è stato un grande successo
per i Marvel Studios. All’inizio del 2008, ci si
aspettava che questo film fosse un successo molto più grande di
Iron Man, soprattutto con un protagonista degno di
nota come Bruce Banner. Per tutta la durata della
produzione, Norton ha contribuito a plasmare il cinecomic e gli
ancora inesperti Marvel Studios lo hanno seguito
finchè, durante la post-produzione, si è deciso di dire basta e
L’incredibile Hulk è stato finalmente tolto
dalle mani di Norton.
L’attore era furioso e riteneva che
lo studio si fosse rimangiato la parola data; di conseguenza, si
rifiutò di promuovere un film che aveva disperatamente bisogno del
suo protagonista per farsi conoscere. Le scarse prestazioni de
L’incredibile Hulk hanno trasformato il Golia
Verde in un personaggio secondario del MCU
e hanno tagliato le gambe a questo franchise.
Jonathan Majors
Jonathan
Majors non ha danneggiato solo un cinecomic, ma un
intero franchise. I Marvel Studios hanno continuato a
ingaggiare le stelle più brillanti di Hollywood quando hanno
affidato a Majors il ruolo di Kang della Saga del Multiverso, che ha impressionato in
Loki
prima di essere probabilmente la parte migliore di Ant-Man and The Wasp: Quantumania. Tuttavia,
la carriera dell’attore ha avuto una fine scioccante quando è stato
dichiarato colpevole da una giuria di New York di aver aggredito
l’allora fidanzata durante un alterco risalente a marzo 2023.
I Marvel Studios decisero di non
licenziare Majors fino al verdetto ma, a quel punto, lo
avevamo già visto nella seconda stagione di Loki
(le riprese si erano svolte prima delle accuse). Ora, però, il
MCU
si ritrova senza l’attore attorno al quale doveva essere costruita
l’intera Saga del Multiverso e perdere il suo
Kang ha lasciato il franchise in uno stato di
disordine.
Avengers: The Kang Dynasty non dovrebbe avere più
questo titolo e il ruolo di Kang in futuro sarà ridimensionato;
solo il tempo ci dirà se si tratta di una cosa positiva o
negativa.
Dwayne “The Rock” Johnson
Dwayne
“The Rock” Johnson ha promesso che avrebbe modificato
la gerarchia del DCEU grazie al suo Black Adam del 2022. Questo cinecomic doveva
essere un blockbuster di grande successo che avrebbe lanciato una
nuova versione di questo mondo condiviso che, come avete capito,
ruotava intorno all’ex wrestler professionista.
Johnson ha agito alle spalle dei dirigenti per
riportare Henry Cavill nel ruolo di
Superman, si è rifiutato di condividere lo
schermo con lo Shazam di Zachary
Levi e ha voluto praticamente introdurre qualsiasi cosa,
da un potenziale film sulla Justice Society a Hawkman, come parte di una serie di film che
avrebbe supervisionato.
Black Adam è risultato un film pasticciato,
con una grafica torbida, una CGI che ha fatto cilecca e The Rock che ha praticamente interpretato lo
stesso personaggio di tutti gli altri film in cui ha recitato. I
numeri al botteghino non sono stati buoni, le recensioni sono state
ancora peggiori e Johnson ha finito per
allontanare il pubblico da questo franchise già in difficoltà,
tanto che possiamo solo concludere che è stato uno dei principali
fattori che hanno contribuito alla fine del DCEU.
Gli adattamenti per il cinema di
Dragon Ball e L’ultimo
dominatoredell’aria hanno mostrato
che è davero difficile rendere al meglio sul grande schermo lo
spirito ma anche il concept di un anime. Tuttavia esistono
moltissimi prodotti di categoria che meriterebbero un adattamento
live action e di seguito vi proponiamo 5 anime, appartenenti a 5
generi diversi, che potrebbero avere delle interessanti versioniin
carne e ossa al cinema.
[nggallery id=2637]
Film sportivi sulla pallavolo
potrebbero essere una interessante novità, mentre
Pacific Rim ha dimostrto che si può fare
grande spettacolo con il genere mecha. Per quanto riguarda l’action
e il genere romantico, la storia del cinema è piena di film che
hanno ridefinito i generi e le categorie, e lo stesso si può dire
per il fantasy. Che ve ne pare? Quale anime vorreste vedere sul
grande schero il live action?
Sfrutta il successo di
Romanzo Criminale, film e serie, l’esordio nel
lungometraggio di Francesco Maria Dominedò. 5
(Cinque), storia di ragazzi di strada, che si conoscono in
carcere minorile e stringono un patto. Formano una banda,
vivacchiano nella malavita romana, fino al grande salto, che li
coprirà di soldi e droga, portandoli a contatto coi criminali veri
e con problemi più grandi di loro, difficili da gestire.
Sceneggiatura assai simile a quella
di Romanzo (si parte da una storia vera),
locandina assai simile a quella di Vallanzasca. Il
tutto condito però in salsa Dominedò: film indipendente, a basso
budget, operazione artigianale, giovani attori provenienti da serie
tv, fiction, reality. Se dunque, l’ispirazione alla filmografia di
Placido c’è ed è scopertamente denunciata, l’ambizione è senz’altro
diversa. L’obiettivo è l’intrattenimento. E possiamo dirlo
raggiunto: la pellicola intrattiene, a tratti diverte, ha buon
ritmo, nonostante alcune ingenuità. I cinque ragazzi sono ben
caratterizzati, specie Gianni/Stefano Sammarco,
Manolo/Matteo Branciamore ed Emiliano/Alessandro
Borghi.
5 (Cinque), il film
Il primo è il leader del gruppo, è
razionale e concreto “sul lavoro”, ma anche marito innamoratissimo
di Paola/Emma Nitti. La loro relazione sarà messa in crisi
dall’escalation criminale della banda. Convinta l’interpretazione
di Sammarco, anche autore del soggetto del film. è invece Manolo:
l’attore si lancia così in un ruolo opposto a quello di Marco,
interpretato ne I Cesaroni. Veste bene i panni
della scheggia impazzita del gruppo, col suo parlare convulso e i
gesti sconnessi, costantemente esaltato, cocainomane egocentrico,
che però sa procurare i contatti giusti – nell’aspetto, uno strano
incrocio tra Er Monnezza e Serpico. Alessandro Borghi è convincente nel ruolo del
timido Emiliano: il più chiuso, schivo, il meno partecipe, ma che
segue comunque il gruppo per la profonda amicizia che lo lega agli
altri membri. Meno approfondita l’analisi di
Luigi/Christian Marazziti, molto legato alla
sorella Vanessa/Lidia Vitale e al suo miglior amico
Fabrizio/Alessandro Terzigni, un po’ rigido
nell’interpretazione. Attorno ai Cinque, poi, un coro di donne:
madri, mogli, prostitute/lap dancers, organizzatrici di traffici e
boss mafiose. Alcune meglio caratterizzate, come
Lissy/Giorgia Wurth, (la donna di Manolo),
Paola/Emma Nitti (moglie di Gianni), o Vanessa.
Altre, con ruoli cameo più o meno riusciti (tra cui una brava
Claudia Zanella/Elite e Giada De Blanck, che s’impegna, ma
senza risultati eclatanti).
Il regista inserisce poi alcuni
personaggi curiosi, divertendosi a far recitare attori noti “fuori
ruolo”: Rolando Ravello nei panni di un’improbabile coreano,
gestore del locale che veicola lo spaccio per conto dei Cinque.
L’interpretazione sarebbe ottima, se non dovessimo davvero crederlo
coreano. Stesso dicasi per Massimo Bonetti,
zingaro, che rivela un accento smaccatamente romano. Questi i
limiti dell’approccio volutamente artigianale del film,
comprensibili forse in un poliziottesco anni ’70 (che qui si vuole
omaggiare), ma che paiono, oggi, ingenuità eccessive.
Approccio che semplifica a volte
troppo, come nel caso della sceneggiatura. Poco sviluppata in certi
passaggi, incentrata su pochi momenti salienti, che mostrano a
grandi linee il procedere di vita e business dei 5. Le sequenze di
raccordo sono spesso costituite da scene di tipica vita da night
club, con inflazione di corpi femminili discinti e musica a tutto
volume, alla lunga ripetitive. Qui, come in altri momenti, i
movimenti di macchina sono veloci, a tratti vorticosi, con uso
abbondante di zoom. Uno stile che ricorda, in parte, quello dei
videoclip musicali. Il tutto dà dinamismo a 5
(Cinque) e rende l’idea del vortice nel quale i ragazzi
restano intrappolati. I dialoghi scorrono, con alcune buone
trovate. Nel suo complesso, la pellicola ha un buon ritmo ed è
accompagnata da musiche oscure e fumose, opera di Louis Siciliano,
che ben si adattano al contesto.
Il risultato finale in 5
(Cinque) dunque è, come l’ha definito lo stesso regista,
un “fumettone”, che non ha grandi pretese, si rifà al genere del
gangster movie, ma non lo prende del tutto sul serio. È un’opera
prima, punta su molti giovani attori, a volte vincendo la
scommessa, altre con esiti meno convincenti. Insomma, non è
grande cinema, ma può essere un buon modo per trascorrere un’ora e
mezza piacevole.
Chiunque avrebbe il timore di
rimanere prigioniero in un ambiente che può rivelarsi fatale. È ciò
che avviene nel
thriller spagnolo del 2019 4×4, film che pone
il suo protagonista alle prese con un pericoloso imprevisto legato
ad un SUV. Il veicolo in questione è una Toyota
Fortuner modificata, ispirata al popolare pick-up
Toyota Hi-Lux. Diretto da Mariano
Cohn, questo lungometraggio – che ha nel film del 2016
Monolith
un suo simile – si mostra quale opera di tensione, ma le sue radici
si possono ritrovare nella realtà e proprio a partire da essa si
costruisce.
Lo sviluppo del film è infatti
iniziato quando Cohn stava guardando la TV e ha trovato una notizia
su un ladro che era rimasto intrappolato in un’auto che aveva
cercato di rubare in Brasile, e successivamente a Córdoba, in
Argentina. Il produttore e il regista volevano suscitare un
dibattito sull’insicurezza, sulle sue vittime e sui criminali e
hanno deliberatamente evitato di rappresentare il protagonista di
questa storia come un ladruncolo stereotipato. Nasce così un film
che al di là dell’intrattenimento che offre solleva anche
riflesioni di carattere sociale.
Si tratta dunque di un film che può
suscitare l’interesse di pubblici differenti, che troveranno qui
molto di cui divertirsi e su cui riflettere. In questo articolo,
approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a
4×4. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
descrizione del finale. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming
contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di 4×4
Protagonista del film è
Ciro, un ladruncolo da quattro soldi che viene
attirato da un potente e lussuoso SUV parcheggiato al lato di una
via semi-deserta. Il colpo sembra alla sua portata e infatti riesce
facilmente a scassinare la serratura, a entrare nel veicolo e a
cercare di rubare tutto quello che vale la pena portarsi via
dall’interno della macchina. Quello che Ciro non ha ben capito,
però, è che si tratta di un mezzo di ultima generazione dotato di
un sofisticato sistema di sicurezza.
Quando cerca di uscire dal SUV, il
giovane capisce di essere finito in trappola: impossibile aprire le
porte, impossibile infrangere i vetri. Si trova in una vera a
propria gabbia blindata, una cassaforte a prova di bomba in cui è
possibile entrare ma impossibile uscire. Inizia così il calvario di
Ciro, in una nottata dove ne succederanno di tutti colori, tutto
all’insegna della violenza e della follia.
Nel ruolo del delinquente di bassa
lega Ciro Bermúdez vi è Peter Lanzani.
Dady Brieva ricopre invece il ruolo del dottor
Enrique Ferrari, un ostetrico di alta classe malato terminale,
vittima di diversi atti criminali e proprietario del veicolo che
Ciro scassina. Luis Brandoni interpreta Julio
Amadeo, un mediatore di polizia in pensione che interviene durante
la situazione. Completano il cast NoeliaCastaño nel ruolo dell’agente L. Tapia, una
pattuglia femminile in bicicletta e Alejandro
Paker in quello del capo della polizia.
La spiegazione del finale
Verso il finale del film, dopo aver
aver sognato di essere riuscito a liberarsi dall’auto, Ciro si
sveglia trovando Enrique in piedi di fronte a lui. Enrique cerca di
portarlo via per punirlo ancora di più, ma Ciro riesce a scappare –
solo per essere sottomesso ancora una volta nel suo stato di
debolezza. Un agente di polizia interviene e la situazione degenera
in uno stallo pubblico con Enrique che tiene Ciro in ostaggio. La
polizia chiama a quel punto il negoziatore in pensione Julio Amadeo
per parlare con Enrique.
Quest’ultimo, però, porta metà della
comunità dalla sua parte quando parla di come nessuno si preoccupi
di persone come lui o del quartiere quando le cose vanno male ed
Enrique è costretto a gestire le cose da solo quando il governo non
interviene. Con metà del quartiere schierato a favore
dell’uccisione di Ciro da parte di Enrique e l’altra a favore della
sua liberazione, Julio convince finalmente Enrique ad arrendersi e
a rilasciare Ciro. Enrique sale in macchina e fa esplodere
l’ordigno, uccidendo se stesso ed eventuali passanti nel fuoco
incrociato.
Ciro guarda con la faccia triste nel
retro di un’auto della polizia, finalmente liberato dalla
prigionia, ma ora arrestato per il suo errore. I media parlano di
Enrique e dell’evento che si è verificato, avendolo battezzato il
“medico samurai” per le sue forti convinzioni di vedersi
nel giusto; tutti parlano dei cambiamenti che dovrebbe apportare la
comunità per evitare ulteriori calvari e ottenere il sostegno del
governo. Si parla poi di Ciro, che ha ricevuto cure mediche ed è in
attesa di giudizio per i fatti accaduti.
Il trailer di 4×4
e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
4×4 grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV e
Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 8
luglio alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
Prima di diventare celebre a livello
internazionale grazie ad acclamati film come Una poltrona per due, Beverly Hills Cop e
Il principe cerca
moglie, Eddie Murphy si è guadagnato un
proprio posto nel mondo del cinema debuttando come protagonista di
48 ore, film di genere poliziesco ricco
di comicità diretto nel 1982 da Walter
Hill (principalmente noto per aver diretto il cult
I guerrieri della notte). Da Hill scritto insieme a
RogerSpottiswoode e
Steven E. de Souza, il film è noto per aver dato
grande risalto al buddy cop movie, quei film che vedono
due personaggi caratterialmente molto diversi tra loro costretti a
collaborare per un unico fine.
Appartengono a questo filone anche
titoli come Arma Letale o Bad Boys, ma 48
ore fu uno dei primi a definire le regole di questa tipologia
di narrazione, rendendola celebre anche al di fuori degli Stati
Uniti. Prima di arrivare al risultato che oggi ammiriamo, furono
però necessarie numerose riscritture, necessarie a coniugare tanto
le scene prettamente d’azione con i momenti più comici e
spensierati. Il risultato fu infine un successo straordinario, con
circa 80 milioni di dollari guadagnati a fronte di un budget di
appena 12.
Ancora oggi 48 ore è un
film particolarmente significativo all’interno del suo genere, che
non manca di sorprendere spettatori di ogni età, specialmente
quanti sono cresciuti seguendo queste coppie cinematografiche.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a
questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e
al cast di attori. Infine, si elencheranno anche
le principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
48 ore: la trama del film
La vicenda del film si apre
sull’evasione di galera dei detenuti Albert Ganz e
Billy Bear. Arrivati a San Francisco, i due si
dedicano subito a ricercare la refurtiva di vecchio colpo, nascosta
in un luogo segreto di cui solo il loro ex compare
Luther è a conoscenza. Mentre attendono che
quest’ultimo recuperi il malloppo, Ganz e Bear aspettano pazienti
in un albergo, finendo però con l’imbattersi in tre agenti di
polizia, tra cui vi è anche Jack Cates.
Riconoscendo i due evasi, i poliziotti danno inizio ad una
sparatoria nel quale però a perire sono propri i due colleghi di
Jack. Desiderosi di fare loro giustizia, Jack decide di farsi
assegnare il caso, consapevole di avere bisogno di un nuovo
alleato.
La persona ideale risulta essere
Reggie Hammond, anche lui ex membro della banda di
Ganz e Bear, attualmente in carcere per scontare una pena di
quattro anni. Con la promessa di consegnargli i soldi rubati,
l’agente convince Reggie ad aiutarlo: il poliziotto ottiene dunque
un rilascio di 48 ore per il detenuto, durante le quali cercherà di
ritrovare e arrestare i due fuggitivi. Le differenze caratteriali
tra i due, però, saranno particolarmente difficili da superare.
Jack e Reggie dovranno quindi prima di tutto imparare ad andare
d’accordo se vogliono riuscire a trovare i due criminali e
consegnarli alla giustizia.
48 ore: il cast del film
Dopo aver valutato vari interpreti,
ad ottenere il ruolo di Reggie Hammond fu l’attore Eddie Murphy,
che all’epoca non aveva nessuna esperienza pregressa al cinema.
Egli era infatti divenuto celebre prevalentemente grazie al suo
lavoro nello show Saturday Night Live. Quando gli fu
comunicato che aveva ottenuto il ruolo, Murphy chiese però che il
nome del personaggio venisse cambiato da Willie Biggs a Reggie
Hammond, poiché riteneva che Willie fosse un nome troppo
stereotipato per un personaggio di colore. Murphy ebbe poi grande
libertà di improvvisazione sul set e fu solo al termine delle
riprese che scoprì che i produttori avevano quasi pensato di
licenziarlo non ritenendolo sufficientemente divertente.
Nel ruolo del poliziotto Jack Cates
vi è invece l’attore candidato all’Oscar Nick
Nolte. Anche per lui questo fu uno dei primi ruoli
importanti della sua carriera, per il quale venne pagato un milione
di dollari. Per prepararsi alla parte, inoltre, egli condusse
diverse interviste con veri poliziotti, al fine di imparare i
trucchi del mestiere. Nel ruolo del criminali Albert Ganz, Billy
Bear e Luther vi sono invece gli attori James
Remar, Sonny Ladham e David
Patrick Kelly. L’attrice Annette O’Toole
interpreta invece Elaine. Originariamente, tale personaggio
compariva in molte più scene, tra cui alcune di nudo. Queste
vennero poi tagliate in fase di montaggio.
48 ore: il sequel, il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Dato il grande successo del film, a
distanza di 8 anni è stato realizzato il suo sequel ufficiale:
Ancora 48 ore. Nuovamente diretto da Hill
e con Murphy e Nolte di nuovo nei loro rispettivi ruoli, il film
vede coinvolti Reggie e Jack in un nuovo caso da risolvere. A
differenza del precedente, però, in questo caso e Murphy ad essere
indicato come protagonista primario e anche la sua paga aumentò dai
450 mila dollari del primo film ai 7 milioni di questo, complice
anche l’accresciuta popolarità al cinema guadagnata nel corso degli
anni Ottanta. Anche questo sequel si affermò come un grande
successo, con oltre 150 milioni di dollari incassi a fronte di un
budget di 50.
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. 48 ore è
infatti disponibile nei cataloghi di Chili, Google Play,
Infinity e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 25 maggio alle
ore 21:00 sul canale Iris.
Si terrà giovedì 22 ottobre alle
11:00 allo “Spazio Roma Lazio Film Commission” della Festa del
Cinema di Roma la presentazione alla stampa della nona edizione
del 48 Hour Film Project, organizzata
dall’associazione culturale Le Bestevem. Per
la giuria sarà presente il montatore Marco
Spoletini. Maria Theresia
Braun – Programming & Marketing Director di Studio
Universal, Fabio Mongelli – Direttore di
RUFA Rome University of Fine
Artse Daniele
Nannuzzi – presidente AIC, presenteranno i premi
destinati ai vincitori del contest. I giurati internazionali che
non potranno presiedere alla conferenza, saluteranno il pubblico
con dei contributi video, tra questi Aitana
Sánchez-Gijón (Io non ho paura, The
Machinist), Cristina Flutur(Beyond
the Hills, vincitrice del premio alla miglior attrice a Cannes
2012) e Ian Anderson, leader dei Jethro
Tull.
Una competizione mondiale che
coinvolge i cinque continenti e centinaia di città, quaranta quelle
europee e Roma come unica tappa italiana. Una sfida all’ultimo ciak
per vedere chi riuscirà a realizzare il miglior cortometraggio…in
sole 48 ore! L’appuntamento è a Roma, il weekend del 6, 7 e 8
novembre. Il film vincitore gareggerà contro i cortometraggi
provenienti da tutto il mondo al Filmpalooza 2016per
concorrere al gran premio finale e alla possibilità di proiettare
il proprio progetto nella sezione “Court Métrage”
del Festival
di Cannes 2016.
La giuria è altresì composta da
artisti del calibro di Vlad
Ivanov (4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, Palma
d’Oro a Cannes nel 2007), il regista Sydney
Sibilia, il produttore Matteo
Rovere, Leonardo
Cruciano e Nicola
Sganga di MAKINARIUM.
Arriva un nuovo spot dell’atteso
film 47 Ronin, che vede protagonista
assoluto l’attore Keanu Reeves. In
particolare il nuovo contributo video è ricca di nuovi
filmati inediti della pellicola.
Il cast del film che arriverà in
Italia il 14 Gennaio 2013 comprende anche Rinko
Kikuchi, Hiroyuki Sanada,Cary-Hiroyuki Tagawa,Tadanobu Asano,Rick
Genest. La pellicola scritta dal duo di autori
Chris Morgan(Fast ann Furious 6
e Wanted) e Walter Hamada è
prodotta da H2F Entertainment, Mid Atlantic Films,
Moving Picture Compan, e Stuber
Productions, mentre a distribuirla in gran parte
dell’occidente c’è la Universal Pictures.
Guarda tutte le foto del film:
[nggallery id=290]
Dal più tramandato racconto
proveniente dall’antico Giappone, è nato l’epico
fantasy-d’avventura 47 Ronin. Keanu Reeves è il
protagonista nella parte di Kai, un emarginato che si unisce ad
Oishi (Hiroyuki Sanada), il leader dei 47 Ronin. Insieme cercano la
vendetta sul tiranno Signore che ha ucciso il loro Maestro,
bandendo i suoi seguaci guerrieri. Per restituire
l’onore al loro feudo, i guerrieri si troveranno ad affrontare
delle dure prove per distruggere gli ordinari
guerrieri. 47 Ronin è diretto dal visionario Carl Erik
Rinsch (Il Dono). Ispirato nello stile a diversi maestri come
Miyazaki e Hokusai, Rinsch riuscirà a dar vita a meravigliosi
paesaggi e mastodontiche battaglie, mostrando la storia senza tempo
di Ronin alle platee mondiali in un modo mai visto prima
d’ora.
Arriva il 13 marzo 2014 al cinema
47 Ronin, film dalla produzione molto
travagliata che vede tornare Keanu Reeves, fu Neo di
Matrix, nei panni di protagonista di una
storia a metà tra l’action, l’epica e l’epopea giapponese in
costume in salsa hollywoodiana.
In 47
Ronin Kai è un mezzosangue, figlio di un inglese e di
una giapponese, e per questo abbandonato dalla sua stessa madre.
Cresciuto nella foresta insieme ai demoni, viene poi accolto e
nutrito da uno daimyō. Nonostante l’amore paterno dell’uomo e la
passione che nasce tra Kai e la di lui figlia, l’uomo verrà sempre
emarginato e trattato diversamente per la sua condizione di
mezzosangue. Quando però lo daimyō verrà ingiustamente ucciso dal
shōgun, Kai e gli altri samurai, divenuto ronin, ovvero samurai
senza padrone, decidono di vendicare il torto e riporta
l’equilibrio e l’onore nelle loro vite.
Il film è diretto da Carl
Rinsch e scritto da Chris Morgan e
Hossein Amini, si basa sulla leggenda dei
quarantasette Rōnin, un gruppo di samurai che nel diciottesimo
secolo si opposero allo shōgun per vendicare l’uccisione del loro
daimyō. 47 Ronin si inserisce nel filone
di cappa e spada alla giapponese in cui l’eroe outsider riesce a
salvare la fanciulla e a difendere la giustizia grazie alle sue
doti di “diverso”. E su questo elemento viene posto un forte
accento lungo tutto il film, dal momento che Kai (Reeves) in quanto
mezzosangue, è si estraneo agli altri, ma alla fine si rivelerà
anche la principale risorsa del gruppo di ronin vendicativi. Il
concetto di diversità non viene però approfondito e rimane in
superficie, come pretesto utile alla storia. Il film fatica ad
ingranare, riservandosi però per le sequenze finali belle scene di
combattimento e un accenno ti pathos che forse doveva maggiormente
pervadere la pellicola, considerato il genere.
Il sangue e la violenza sono
banditi dai combattimenti con le affilate katane, e l’eleganza e la
velocità del movimento dei samurai prendono il loro posto, così che
lo spettatore vede al posto dei duelli e delle mischie, quasi
balletti a fil di spada. Keanu Reeves, nato da padre per metà hawaiano
e per metà cinese, e da madre inglese, è particolarmente credibile
nel ruolo del mezzosangue, e la sua recitazione energica eppure
controllata rende giustizia ad un personaggio complesso che in
sceneggiatura non viene approfondito. Proprio la scritture del film
sembra essere l’anello debole della catena di 47
ronin, dal momento che gli sceneggiatori sembrano essersi
concentrati di più a far procedere la storia che a farci amare o
odiare i personaggi. Tuttavia la bellezza degli effetti speciali e
la gioia di rivedere Reeves in azione potrebbero costituire dei
buoni pretesti per andare al cinema a godere di una storia che
narra di un’impresa epica e valorosa.
Pochi giorni fa vi abbiamo parlato
di 47 Ronin, film diretto da Carl Rinsch con
Keanu Reeves, riportandovi proprio l’opinione dell’attore
sul film.
Ora, è stata diffusa dalla
Universal Pictures on-line la prima clip ufficiale
del film, film d’azione fantasy, che uscirà a Natale negli
Stati Uniti. Potete vedere la clip qui:
47 Ronin è basato su
fatti realmente accaduti in Giappone nel 18° secolo e diventati poi
leggenda, infatti nel film ci saranno molti elementi fantasy e
fiabeschi. Reeves interpreta Kai, personaggio creato
appositamente per questa versione cinematografica della storia, che
è per metà inglese e per metà giapponese. Egli si unirà ai samurai,
i 47 Ronin, nella loro impresa per vendicare il loro maestro ucciso
dal tiranno Signore. I guerrieri si troveranno ad affrontare dure
prove per raggiungere il loro obiettivo. Kai, però finirà per
innamorarsi della figlia del maestro.
La storia è stata riscritta da
Chris Morgan e Hossein Amini, e uscirà in Italia a
Marzo 2014.
Il cast del film comprende anche
Rinko Kikuchi, Hiroyuki Sanada, Cary-Hiroyuki Tagawa, Tadanobu
Asano e Rick Genest.
Dal più tramandato racconto
proveniente dall’antico Giappone, è nato l’epico
fantasy-d’avventura 47 Ronin. Keanu Reeves è il
protagonista nella parte di Kai, un emarginato che si unisce ad
Oishi (Hiroyuki Sanada), il leader dei 47 Ronin. Insieme cercano la
vendetta sul tiranno Signore che ha ucciso il loro Maestro,
bandendo i suoi seguaci guerrieri. Per restituire
l’onore al loro feudo, i guerrieri si troveranno ad affrontare
delle dure prove per distruggere gli ordinari
guerrieri. 47 Ronin è diretto dal visionario Carl Erik
Rinsch (Il Dono). Ispirato nello stile a diversi maestri come
Miyazaki e Hokusai, Rinsch riuscirà a dar vita a meravigliosi
paesaggi e mastodontiche battaglie, mostrando la storia senza tempo
di Ronin alle platee mondiali in un modo mai visto prima
d’ora.
Guarda tutte le foto del film:
[nggallery id=290]
Il cast del film, che arriverà in
Italia il 13 Marzo 2014, comprende anche Rinko
Kikuchi, Hiroyuki Sanada,Cary-Hiroyuki Tagawa,Tadanobu Asano,Rick
Genest.
Ambientato nel Giappone
tardo-medievale, il dramma d’azione fantasy del 2013 47
Ronin (qui
la recensione) ha come protagonista Keanu Reeves nel ruolo di
Kai, membro di un vero gruppo di samurai che
continua a essere immortalato nel folklore giapponese. Il film
ruota attorno al gruppo di ronin (samurai erranti che non
appartengono a nessuno) del titolo che si mettono in viaggio per
vendicare la morte del loro padrone per mano di un crudele shōgun
(sovrano militare). Questa ardua ricerca fa sì che Kai e i suoi
compagni di guerra si imbattano anche in streghe e in un drago,
proponendo dunque una miscela di storia e fantasia.
Nonostante l’insuccesso economico
con cui si è scontrato, 47 Ronin è comunque
interessante per chi vuole saperne di più sulla storia giapponese.
La sua vicenda centrale è stata reinterpretata in diversi film e
spettacoli, ma questo film si distingue per la posta in gioco più
alta e le sfumature mitologiche. Mentre l’eroe metà giapponese e
metà inglese di Reeves è un personaggio di fantasia, molti altri
membri del cast interpretano figure realmente esistite.
Hiroyuki Sanada nel ruolo del leader dei ronin
Yoshio Oishi e Min Tanaka nel
ruolo del loro ex maestro Lord Asano Naganori ne
sono un esempio, il che rende 47 Ronin in un certo
senso basato su una storia vera.
La vera storia dei 47 Ronin
Come ha rivelato il regista di
47 Ronin, Carl Rinsch, il film è
sempre stato ispirato a una vera storia giapponese. Si tratta della
storia di un vero gruppo di 47 samurai senza padrone che un tempo
servivano il daimyo (signore feudale) Asano
Naganori. Ma quando quest’ultimo attaccò l’influente
funzionario di corte Yoshinaka Kira in un impeto
di rabbia, l’atto disonorevole costrinse Naganori a compiere un
rituale noto come seppuku e a togliersi la vita.
Rimasti senza padrone, i samurai di Naganori escogitarono un
elaborato piano per vendicare la sua morte un anno dopo. I 47
guerrieri raggiunsero poi il loro obiettivo uccidendo Kira. Questo
atto li aiutò finalmente a ri-ottenere l’onore del loro
maestro.
La cronologia di questi eventi,
tuttavia, non è specificata e ci sono più fonti per determinare
l’anno esatto. Citando Rinsch, “47 Ronin è un evento storico. È
realmente accaduto, [nel] 1702 o nel 1703, a seconda dello studioso
a cui si crede“. William E. Deal, nel libro
di saggistica Handbook to Life in Medieval and Early Modern
Japan, aggiunge che anche se l’attacco contro Kira sarebbe
avvenuto il 13 gennaio, i giapponesi commemorano l’evento ogni anno
il 14 dicembre. Rinsch ha anche ricordato che il 14 dicembre “è
un giorno importante”, in cui i giapponesi chiudono scuole e
banche e rendono omaggio alle tombe dei 47 Ronin.
La fine dei 47 Ronin
Alla fine del film 47
Ronin, Kai e il resto dei samurai vengono condannati a
morte per l’omicidio di Kira, poiché era stato loro proibito da uno
shōgun di vendicare il loro defunto maestro. Tuttavia, viene deciso
che i guerrieri seguivano ancora il codice morale dei samurai noto
come bushido. Questo permette loro di morire in
modo onorevole, eseguendo tutti insieme un suicidio rituale. Questo
è in effetti il tragico destino che i veri 47 Ronin dovettero
subire dopo aver ottenuto la loro vendetta. Con il sostegno
dell’opinione pubblica a favore dei Ronin, le autorità giapponesi
furono costrette a offrire loro una morte onorevole invece di
punirli come criminali.
Questa storia vera del seppuku in
cui furono coinvolti i samurai divenne il racconto morale perfetto
per gli anni a venire. Simboleggiando la lealtà incrollabile e
l’onore a cui le persone dovrebbero aspirare, la popolarità di
questa storia continuò a crescere fino all’era
Meiji della storia giapponese (1868-1912). Anche
se in quel periodo il Paese si stava modernizzando e stava subendo
cambiamenti culturali radicali, la storia dei 47 Ronin contribuì a
mantenere l’orgoglio della cultura e dell’identità nazionale.
Commentando i temi filosofici del loro sacrificio, Carl Rinsch
aggiunge: “Ha una vera risonanza emotiva per quella cultura.
Noi in Occidente ne sappiamo molto poco“.
Kai è un personaggio
immaginario
Ciò che alcuni potrebbero non sapere
di Keanu Reeves è la sua etnia mista. Il padre
dell’attore canadese ha origini hawaiane, cinesi, inglesi,
irlandesi e portoghesi. Allo stesso modo, il protagonista di
47 Ronin, Kai, viene trattato come un emarginato
dai giapponesi per le sue origini miste. Questo aspetto razziale e
il personaggio stesso di Kai sono stati creati esclusivamente per
il film. In realtà, non c’era nessun guerriero samurai mezzo bianco
nel gruppo. Come è ovvio, anche gli elementi della stregoneria e
delle bestie simili a draghi sono punti di trama fittizi che
servono solo a drammatizzare la narrazione originale.
Il film che il regista Carl
Rinsch descrive come “Kurosawa sotto anfetamine”
è in definitiva un’opera di storia alternativa con dettagli
pesantemente inventati, proprio come il dramma dell’era Meiji
L’ultimo samurai ha cambiato la sua vera storia. Va
comunque notato che molte altre figure storiche sono ritratte
accuratamente nel film. Ciò che esso non cambia è l’inclusione del
leader del gruppo, Yoshio Oishi, e del loro capo
morto, Asano Naganori, insieme allo shōgun
Tokugawa Tsunayoshi. Era stato questo shōgun a
bollare i samurai come Ronin e a proibire loro di cercare vendetta.
Naturalmente, anche il bersaglio principale dei ronin,
Yoshinaka Kira, compare in modo significativo nel
film.
La storia dei 47
Ronin ha dato vita a un genere a sé stante
Nonostante la narrazione di
fantasia, 47 Ronin non è la prima versione
romanzata della storia originale; alcuni dei migliori film
giapponesi sui samurai l’hanno già sceneggiata in passato. In
effetti, la storia vera ha raggiunto uno status leggendario nel
Paese, tanto che le sue rivisitazioni romanzate nella letteratura e
nella cultura popolare sono collettivamente etichettate come
Chūshingura (che letteralmente si traduce con
Il Tesoro dei Fedeli Servitori). Il classico giapponese in
bianco e nero del 1928 Chūkon giretsu: Jitsuroku
Chūshingura fu il primo film a raccontare la storia dei 47
Ronin. A questo sono seguiti numerosi altri film e spettacoli
televisivi. Gli adattamenti in inglese includono un altro film con
Keanu Reeves: Last
Knights.
Per Carl Rinsch, il
suo film del 2013 è molto simile a Chūshingura,
poiché reinterpreta l’evento storico proprio come hanno fatto altri
film giapponesi sui 47 Ronin. “Chūshingura non è solo una
storia storicamente accurata. È prenderla e farla propria. C’è il
Chūshingura di Hello Kitty, hanno raccontato il ‘47 Ronin’ con
tutte donne“, ha detto Rinsch, ricordando anche come i registi
giapponesi abbiano creato prequel e sequel della storia vera.
Sebbene 47 Ronin non sia riuscito a creare un impatto al cinema, la
storia di quei coraggiosi 47 guerrieri del Giappone del XVIII
secolo continua quindi a vivere nel mondo moderno.
Durante un’intervista con
Collider, Keanu Reeves ha avuto
modo di dire la sua in merito alla lavorazione di 47
Ronin. Di seguito vi proponiamo un estratto delle
dichiarazioni rilasciate dall’attore:
Il regista (Carl Rinsch) voleva
che gli attori parlassero con un accento nativo. Così, quando
abbiamo girato le scene in giapponese, ho cercato di essere il più
familiare possibile con i dialoghi. E’ stato divertente… Sono stato
attratto dalla storia. Quando ho letto la sceneggiatura, aveva
lo stesso tipo di generosità di un Western… Ne parlo sempre come di
una storia di vendetta e di amore impossibile… Sono stato
attratto da questo ragazzo che è un estraneo, che è coinvolto in
questa cultura, ma è al di fuori della cultura e vuole
appartenervi, ed ha la possibilità di lottare per essa… Sto
scoprendo il 3D… Mi è piaciuto molto il modo in cui stanno
utilizzando le potenzialità immersive del 3D . E
‘bellissimo…
Questa è la sinossi del film
47 Ronin, diretto da Carl
Rinsch ed interpretato da Keanu
Reeves: Dal più tramandato racconto proveniente
dall’antico Giappone, è nato l’epico fantasy-d’avventura 47
Ronin. Keanu Reeves è il protagonista nella parte di Kai, un
emarginato che si unisce ad Oishi (Hiroyuki Sanada), il leader dei
47 Ronin. Insieme cercano la vendetta sul tiranno Signore che ha
ucciso il loro Maestro, bandendo i suoi seguaci guerrieri. Per
restituire l’onore al loro feudo, i guerrieri si troveranno ad
affrontare delle dure prove per distruggere gli ordinari
guerrieri. 47 Ronin è diretto dal visionario Carl Erik Rinsch
(Il Dono). Ispirato nello stile a diversi maestri come Miyazaki e
Hokusai, Rinsch riuscirà a dar vita a meravigliosi paesaggi e
mastodontiche battaglie, mostrando la storia senza tempo di Ronin
alle platee mondiali in un modo mai visto prima d’ora.
Il cast del film, che arriverà in
Italia il 13 Marzo 2014, comprende anche Rinko
Kikuchi, Hiroyuki Sanada,Cary-Hiroyuki Tagawa,Tadanobu Asano,Rick
Genest.