A distanza di diversi mesi
dall’uscita del film in terra francese, arriva il 20 settembre, in
Italia, Un figlio all’improvviso, basato
sull’omonima pièce teatrale di Sebastien Thiery,
co-protagonista e co-regista del film. La storia potrebbe
essere apparentemente banale: lo scambio di identità. Momo è un
ragazzo sordo che, dopo qualche ricerca, è riuscito a risalire alle
identità dei suoi presunti genitori biologici che in passato lo
abbandonarono all’orfanotrofio a causa della sua disfunzione
uditiva.
Tutto parte da una scatola di
cereali e da una quotidiana spesa al supermercato di fiducia. Il
ragazzo si presenta a una coppia, dando per scontato che lo
riconoscano e lo accolgano a braccia aperte: è convinto che i due
coniugi (interpretati dal suo Christian
Clavier–Catherine Frot) che si trova
davanti siano davvero i suoi genitori. Al momento del non
riconoscimento scatta la rabbia. Del tutto giustificabile: lo
avevano abbandonato e, ora che ritorna, non lo riconoscono
nemmeno. I coniugi Prioux non hanno mai avuto figli e l’idea
di averne uno loro, capitato all’improvviso… crea di certo
discussioni di ogni tipo.
Girato in luoghi chiusi e ristretti,
di base e di origine esplicitamente teatrale, dove i protagonisti
della vicenda (alla quale si aggiunge un’improvvisa futura nuora)
sono costretti a confrontarsi tra loro, il film di Thiery, più che
indagare il passato del figlio, indaga il futuro della coppia. Una
coppia benestante che ha sempre vissuto tenendosi per mano, non
facendosi particolari problemi riguardo al fatto di non avere avuto
figli; non sono mai arrivati, il destino ha deciso così. E quello
stesso destino ha deciso di “dargliene” uno. Un figlio
all’improvviso esprime, con numerosi primi piani e un’attenzione ai
dettagli, quello che i personaggi cercano in tutti i modi di
dire.
Coadiuvato da
Vincent Lobelle, Thiery mette in scena un film
buffo, straniante, ma pieno di umanità. Il personaggio di Momo
nasce da un quesito interessante: i figli sono considerati figli
ina base allo stato di famiglia, a un cognome, o sono tali per
l’amore che si da loro indipendentemente dall’albero
genealogico?
Buffo e anche un po’ piacione (vi è
quasi uno sforzo nel mantenere costante la nota di ironia e
surrealismo), Un figlio all’improvviso è una vera e
propria avventura all’insegna della comprensione, della tolleranza
e dell’amore. Certo, si ride spesso e volentieri degli
equivoci e dei fraintendimenti e potrebbe risultare apparentemente
una commediola leggera: ma il retrogusto amaro che si palesa di li
a poco è impossibile ignorarlo, così come diventa impossibile
affezionarsi a Momo.
Amanti e detrattori di Netflix
a raccolta. Che siate o meno degli estimatori della più famosa
piattaforma di streaming online, non potrete evitare di porgerle
l’ennesima attenzione. Perché è arrivato Bojack Horseman
5, la quinta stagione di Bojack Horseman,
uno dei prodotti originali Netflix
più amati di tutti i tempi.
Creata quattro anni fa da
Raphael Bob-Waksberg, e disegnata da Lisa
Hanawalt, la serie incentrata su un cavallo-attore cinico
e alcolizzato è entrata pian piano nel cuore di milioni di
spettatori. I riconoscimenti formali non hanno tardato ad arrivare,
dalle vittorie ai Critic’s Choice Television Awards fino alle
candidature agli Emmy.
Merito soprattutto delle
interpretazioni personalissime delle star che prestano la voce ai
personaggi animati. A partire da Will Arnett che
riesce a rendere la complessità e la cupezza del protagonista
tanto bene da aver affermato che quello di Bojack è forse il ruolo
più difficile della propria carriera. Al suo fianco grandi attori
come Amy Sedaris, Alison Brie, Aaron Paul e guest star del calibro di
Jessica Biel, Zach Braff, Rami Malek, J.K.Simmons e molti altri.
Menzione d’onore, stavolta
obbligatoria, per il doppiaggio italiano di Bojack Horseman
5. Dirette da Loris Scaccianoce e
ValentinaMiccichè, le voci di
Francesco Pucci (Bojack), Giò-Giò
Rapattoni (Princess Caroline), Chiara
Gioncardi (Diane) e Massimo Bitossi (Mr.
Peanutbutter) sono perfette, un orgoglio nostrano e un richiamo
nostalgico ai tempi d’oro del doppiaggio Simpson.
Quando si vedono le stagioni di
Bojack, ognuna rigorosamente composta da 12 episodi, si sale
sulle cosiddette montagne russe delle emozioni. Pare un
cliché, ma è inevitabile farsi coinvolgere. Nelle ultime stagioni
Bojack, volente o nolente, è annegato negli abissi del suo passato.
Seconda e terza serie lo ponevano di fronte alle proprie
mancanze come amico e come figura (pseudo)paterna, errori
evidentemente irrecuperabili, proprio come la fine di Sarah-Lynn.
Muoiono le persone, in Bojack Horseman 5.
In un panorama di film e serie tv
animate dove i protagonisti sembrano (e sono) immortali, dove Bart
rimane un mascalzone di otto anni e Brian Griffin può risorgere
dopo poche puntate, lo show Netflix se ne frega anche di questi
stereotipi e ci pone di fronte alla morte (per cancro, per
overdose, per infarto, non certo per idealismo) di persone non
perfette, mai belle, ma spaventosamente concrete.
E il conseguente dolore della
perdita, l’impossibilità di tornare indietro, si sussumono nella
figura sempre più tormentata di Bojack. Che nella quarta stagione
fa i conti con le proprie origini, intese come discendenza diretta.
La storia di Beatrice Sugarman-Horseman (stagione 4, episodio 2) è
forse una delle trame più struggenti mai partorite da una serie tv.
Sulle note stupende di “I will always think of you”, sfidiamo
chiunque a non versare qualche lacrima nel vedere nonna Sugarman
lobotomizzata e Beatrice bambina lasciata a sé stessa.
Tornati ai giorni nostri, la
relazione tra Bojack e sua madre sembra evolversi in senso
positivo, finché la donna – ormai affetta da demenza senile – non
mette a repentaglio la vita della ritrovata sorellastra Hollyhock.
E Bojack sprofonda nell’ennesimo abisso di alcol e droghe, in
attesa di nuovi sviluppi.
Che sono arrivati. Eccoli, in
questa quinta stagione che – ormai da prassi – parte piano, senza
apparenti premure. Spariscono i riferimenti, una volta
numerosissimi e più o meno divertenti, al vecchio show anni ’90
Horsin’ Around, lasciando che tutto sia assorbito dalla nuova
crime-series di cui Bojack è protagonista: Philbert. Il set, come
il mood, sono metacinematografici. Devono rispecchiare un
“detective spartano, solitario, in equilibrio precario sopra una
collina di desolazione”. Più Bojack di così…
BoJack (left, voiced by Will Arnett) in Netflix’s “BoJack
Horseman.” Photo courtesy of Netflix.
Bojack Horseman 5
funge poi da definitiva consacrazione di quelli che, già in
precedenza, si erano rivelati due mostri sacri: Diane e Princess
Caroline. Come già in passato, le due donne rubano più volte la
scena (e la puntata) al protagonista. Perfetta incarnazione, ognuna
a suo modo, delle donne del nuovo millennio, Diane e Princess
Caroline sono in costante lotta con sé stesse e con il mondo che le
circonda, neofemminista e ipocrita allo stesso tempo.
Avevamo lasciato Diane con la
chiusura del suo matrimonio con Mr. Peanutbutter, e la ritroviamo
sola e con la volontà illusoria di riprodursi nella propria
personale versione di “Magia, Prega, Ama”. Ma Diane non è un
personaggio fittizio, nel senso che non le bastano un nuovo taglio
di capelli e tante buone intenzioni per stare meglio con sé stessa.
La sua mancanza di legami con le proprie origini è superata solo
dall’incapacità, in qualche modo similare, di crearsi dei rapporti
duraturi. E così Diane continua a spezzarsi. Ma
sopravvive.
Come tutti in questa serie, dove
ogni personaggio porta un bagaglio emozionale tale che alla fine,
nel faticoso atto di cadere e rialzarsi, coglie anche l’occasione
per mandare lo spettatore a quel paese.
Uno show così crudo e critico come
Bojack Horseman, non poteva mancare di dire la sua anche sul
movimento “MeToo”e sull’ondata di femminismo hollywoodiana,
denunciandone però anzitutto le ambiguità. All’indomani delle
denunce sessiste e delle false dichiarazioni/pentimenti che ne sono
conseguite, Bojack punta il dito contro il pubblico sovrano che
fraintende e santifica, giudica e condanna senza pietà e
raziocinio. La morale è sempre in stile Horseman: nessuno si
emenda, nessuno si pente davvero.
Allora è inutile scavare troppo a
fondo, “il dolore fisico è molto peggio della sofferenza emotiva
prolungata”, dice Bojack in uno slancio di sartriano citazionismo.
Forse per questo nella serie rimangono invariati, anzi “inanimati”,
alcuni personaggi secondari come Todd e Mr. Peanutbutter, emblema
di una certa superficialità leggera (che è tale forse anche per
stemperare il clima altrimenti troppo serioso di Bojack), e che è
tuttavia necessaria per rispecchiare alcuni lati del carattere
umano. Se Mr. Peanutbutter rappresenta fin dal principio della
serie il lato più positivo e solare di alcune persone, Todd doveva
incarnare quel versante più celato dell’animo umano, quello fatto
di vizi, dipendenze, e apatia. Ma con il tempo il suo personaggio è
arrivato solo ad un’ambivalenza inerte, e persino la trattazione di
una tematica tanto nuova e delicata coma la asessualità risulta
poco accattivante, se non proprio di cattivo gusto.
Ma si sa, Bojack Horseman gioca
scorretto, persino quando sembra stia trasmettendo un messaggio
particolarmente educativo. Persino quando si rende conto della
propria fama e del successo mondiale che ha riscosso.
Per questo, nel pieno della propria
consapevolezza di essere una delle serie tv più amate e in voga del
momento, lo show di Raphael Bob-Waksberg ci prende
in contropiede. E in questa quinta stagione tinge tutto di un
sottile, eppur palpabile ottimismo. Ebbene sì, stavolta il
messaggio è positivo. Positivo in stile Bojack, ma pur sempre
positivo.
Senza spoilerare un finale che
comunque non è affatto come ci si aspettava, la serie non sprofonda
più – come invece aveva fatto in passato – nell’oscuro baratro
della disperazione, condita di una buona dose di psicofarmaci e
autoindulgenza. Stavolta tutto sembra appianarsi, forse non
risolversi, ma quanto meno equilibrarsi. E tutto sa di troppo
“semplice”.
Se la sofferenza interiore come ci
è stata mostrata nell’arco delle prime quattro stagioni è lunga e
tortuosa, ma estremamente interessante, la via della guarigione e
lo scioglimento di alcuni drammi diventano automaticamente più
banali e quindi meno interessanti? Cosa ne è allora dello show
empatico, drammatico, lunatico e tanti altri -atico che gli sono
stati attribuiti?
Forse niente altro che il puro
rifiuto, mai gridato troppo forte, di attribuirsi – o farsi
attribuire – le classiche false etichette. Di sfuggire a quella
“obsolescenza programmata” che vorrebbe definire forzatamente
Bojack Horseman quale prodotto di intrattenimento
fine a sé stesso, con un inizio, uno svolgimento e una fine. Nella
speranza invece, che uno show del genere possa ambire a qualcosa di
più che uno schermo piatto e una piattaforma di streaming.
Torna al cinema un appuntamento
ormai consueto, quello con la storia dell’arte. Partito da
un’idea di Cosetta Lagani direttore artistico
Cinema D’Arte Sky, il progetto di portare
nelle sale cinematografiche il nostro meraviglioso patrimonio
artistico è cominciato nel 2014, con Musei
Vaticani, Firenze e gli Uffizi,
San Pietroe le Basiliche Papali di
Roma, fino ad approdare ai grandi successi
Raffaello – Principe delle Arti(2017) e
Caravaggio, l’Anima e il Sangue (2018).
Quest’ultimo ha portato in sala una cosa come 175.000 spettatori,
ottenendo un successo senza precedenti e diventando un vero e
proprio caso cinematografico, essendo il primo film d’arte a
classificarsi ai primi posti al botteghino.
Sulla scia di questa felice onda, si
è deciso di concentrarsi su Michelangelo – più “Angelo che Michel”
come ebbe a sottolineare Ludovico Ariosto – cogliendo la qualità
quasi divina del suo portento artistico.
Se nel 1965 il film con
Charlton HestonIl Tormento e
l’Estasi, ci aveva messo di fronte ad un Buonarroti
estremamente romanzato, inserito in una storia a tutto tondo, in
Michelangelo – Infinito si opta per il particolare
connubio tra il film documentario e la pièce teatrale.
Per la regia di Emanuele
Imbucci, qui anche sceneggiatore assieme a Sara
Mosetti e al professore di storia dell’arte
Tommaso Strinati, il film prende da subito
un’impostazione didattica, facendo salire in cattedra
nientepopodimeno che Giorgio Vasari, il primo grande biografo di
Michelangelo, nonché suo enorme estimatore. Con le sembianze e
l’interpretazione perfetta di Ivano Marescotti,
Vasari ci introduce al “pittore, scultore et architecto” toscano
tramite le parole delle sue Vite de’ più eccellenti pittori,
scultori et architettori (parafrasate per
l’occasione, onde essere maggiormente comprensibili).
E si parte con una panoramica
diacronica e filologicamente attendibile, che va dalle primissime
opere in bottega sino agli immortali capolavori che l’artista
toscano fece per le committenze più prestigiose. A dare corpo e
voce a Michelangelo un perfetto Enrico Lo Verso,
somigliantissimo nelle fattezze (un po’ meno nell’intercalare
siciliano che ogni tanto emerge). Lo Verso restituisce un uomo
tormentato, arrabbiato e mai soddisfatto, pronunciando le parole
esatte che emergono dagli scritti michelangioleschi, Rime
e Lettere pervenuteci sino ad oggi.
I due protagonisti sono posti in
un’ambientazione particolare, una sorta di “Limbo”, diverso per
ciascuno dei due. Se quello del Vasari è rappresentato da un teatro
anatomico, in legno, all’interno del quale lo scrittore decanta le
lodi di Michelangelo, proprio come si trovasse su un palcoscenico,
il Limbo personalissimo dell’artista è un luogo fumoso, pieno di
blocchi di marmo e pozze d’acqua, specchio del carattere duro e
spigoloso dell’uomo.
Ma le vere protagoniste sono le
opere, sculture, dipinti, affreschi, che grazie alla
risoluzione in Ultra 4K HDR vengono indagate in tutta la loro
consistenza materica.
La fotografia, affidata al
bravissimo Maurizio Calvesi ( quattro volte
vincitore del David di Donatello), fa scivolare luci e ombre sulle
superfici (per lo più scultoree) che – dapprima lisce e rifinite –
si fanno via via sempre più scabre, ruvide, taglienti, il
cosiddetto “non-finito michelangiolesco” (I Prigioni, La Pietà
Rondanini, etc) sintomo del tormento di un animo mai soddisfatto
del proprio lavoro.
L’empatia col pubblico, già
presupposta dalla magnificenza di immagini tanto belle, è
edulcorata dalle musiche di Matteo Curallo, che di
volta in volta cambiano a seconda del pezzo che stiamo ammirando,
sperimentando persino un accenno di rock nella ripresa del
prodigioso Mosè di San Pietro in Vincoli, che nella torsione del
busto e nell’atto di alzarsi ci fa davvero venir voglia di urlare
“Perché non parli?!”.
La collaborazione dei Musei Vaticani
ha permesso a Michelangelo – Infinito di varcare
le porte non solo della Cappella Sistina, ma anche di quella
Paolina, opera meno conosciuta e ultima fatica che Michelangelo
realizzò per Paolo III Farnese. Per quanto riguarda la volta e la
parete sistina, il film si avvale della FULL CGI che ha permesso
alla troupe, grazie anche all’aiuto di storici dell’arte esperti
come il professor Vincenzo Farinella, di ricostruire l’ambiente
vaticano prima dell’arrivo di Michelangelo, nel 1508.
Di grande effetto, ça va sans dire,
la dettagliata esposizione visiva del Giudizio Universale sulle
parole ispirate di Dante.
Michelangelo –
Infinito è il sesto prodotto di un progetto votato
all’Arte, che troppo spesso, incredibilmente nel nostro Paese viene
messa in secondo piano. Ma i risultati positivissimi al botteghino
dimostrano come invece ci sia bisogno del “Bello”, di assistere
commossi a quei capolavori senza tempo.
Il connubio tra antico e moderno è
evidente sin nella scelta del titolo, l’accostamento del nome di
Michelangelo a quell’aggettivo che, più di trecento anni dopo, gli
verrà attribuito da Rodin quando affermava: “Tutte le opere che
Michelangelo fece sono così angosciosamente oppresse che paiono
volersi spezzare da sole. Quando divenne vecchio giunse a spezzarle
davvero. L’arte non lo appagava più. Voleva
l’Infinito”.
Sintomo che la storia dell’arte può
legare epoche diverse, uomini e culture differenti esprimendosi in
un linguaggio universale che parla dritto al cuore.
Alla presentazione di
Michelangelo – Infinito, docu-film di
Emanuele Imbucci sulla vita artistica di
Michelangelo Buonarroti, interviene anzitutto Cosetta
Lagani, responsabile del soggetto e della direzione
artistica del film.
«Siamo al sesto film di un
progetto partito cinque anni fa con Sky, creato con la convinzione
che la storia dell’arte potesse essere raccontata in modo diverso,
coinvolgente e positivo, portando così nei cinema di tutto il mondo
il nostro patrimonio artistico, e divulgando la cultura del
bello» afferma la direttrice di Sky 3D «I dati tecnici
parlano chiaro. A novembre 2014 siamo usciti al cinema con Musei
Vaticani 3D, caso cinematografico del primo film d’arte tanto di
successo da classificarsi al primo posto al botteghino con 31.000
spettatori.
Nel Febbraio 2018, Caravaggio
anima e sangue ha sorpreso tutti, riuscendo a portare 175.000
spettatori nelle sale. È evidente da questi dati che C’è davvero il
bisogno del Bello. Di diffondere e far godere l’arte ad un pubblico
sempre più vasto ed interessato».
«Con Michelangelo – Infinito ci
siamo trovati dinnanzi ad una nuova sfida narrativa» continua
CosettaLagani «Abbiamo
impostato il racconto in un mondo di finzione, senza rinunciare
alla storia delle opere, che vengono spiegate attraverso occhi,
emozioni e voci dei protagonisti. Non abbiamo però voluto
rinunciare all’adesione al dato filologico, avvalendoci di
professionisti del settore, come il professor Vincenzo
Farinella che ha collaborato con sua consulenza e preziosi
documenti alla ricostruzione della Cappella Sistina.
Abbiamo cercato di trovare un
rapporto di empatico col pubblico ma allo stesso tempo tutto doveva
essere assolutamente documentato e autorevole. Tutti i dialoghi
sono ricostruiti traendo citazioni direttamente dalle Rime e
Lettere di Michelangelo. Per quanto riguarda Vasari i
monologhi sono una parafrasi attentissima di alcuni stralci tratti
da Le Vite de’ più eccellenti pittori, scultori et architettori
(nelle varie dizioni giuntina e torrentiniana ndr)».
«È stato un lavoro lungo, e ampi
ringraziamenti vanno a Sara Mosetti,
Claudio Strinati e al regista
Emanuele Imbucci che hanno stilato la
sceneggiatura» spiega Cosetta Lagani, e conclude
specificando:
«Desidero ringraziare tutte
quelle entità,le istituzioni e i musei che hanno collaborato in
questo film; nonché le varie eccellenze nel campo cinematografico,
come il direttore della fotografia Maurizio Calvesi, il costumista
Maurizio Millenotti, lo scenografo
Francesco Frigeri, il compositore Matteo
Curallo e il responsabile effetti digitali
Giuseppe Squillaci.
E poi naturalmente si
ringraziano i Musei Varticani e Vatican Media, nonché il Mibac che
ha collaborato alle riprese, e la lucky red di Andrea
Occhipinti che ha accolto con entusiasmo questo
progetto».
Prende la parola il regista
Emanuele Imbucci: «Questo film supera il
concetto di documentario d’arte, supera l’idea di portare su
schermo la moderna storia dell’arte, e vi immette invece un
contenuto certamente autorevole ma mescolandolo alla finzione dei
due interpreti. Attraverso le parole di Michelangelo e di Giorgio
Vasari parliamo della creazione delle opere d’arte» dice il
direttore del film «Abbiamo deciso di porre i due protagonisti
entro due ambientazioni differenti, piuttosto irreali, che
potessero essere una sorta di “Limbo” personalissimo dell’artista e
dello scrittore. Per realizzare il Limbo michelangiolesco, siamo
arrivati fino a Carrara, cava di marmo dove lo scultore attingeva
enormi blocchi per le sue opere. L’imponenza di quello spettacolo
della natura, la sfida che Michelangelo aveva fatto verso questi
colossi, doveva essere citata. Quindi nel suo Limbo abbiamo
inserito dei blocchi di marmo vero (dal valore inestimabile,
pensate che per posizionare alcuni blocchi ci dovevano essere
squadre intere che li spostassero con grande cura) in mezzo a pozze
d’acqua che fungessero da specchio, nel cui riflesso l’artista
evidentemente vedeva l’opera già fatta e finita, come era solito
dire». Continua il regista
«La forte emotività trasmessa è
coadiuvata da fotografia e musiche che sicuramente collaborano al
racconto e si approcciano con dovere al progetto. Coordinati sempre
con professor Farinella per essere filologicamente coerenti,
per i musei vaticani e sistina dobbiamo rivolgere un sentito grazie
a Giuseppe Squillaci (effetti speciali), col quale ci siamo
studiati bene forma cappella e mappa delle giornate di
Michelangelo».
«Per quanto riguarda il Limbo di
Vasari esso è rappresentato da un teatro anatomico, in legno,
semicircolare, avvolgente e accogliente, come accogliente è la
figura dello scrittore (mentre al contrario il Limbo
michelangiolesco, fatto di materiali duri e ostici, rispecchia il
carattere spigoloso e duro dell’artista)».
Intervengono quindi gli unici due
attori del film, Enrico Lo Verso, che veste con
grande verosimiglianza i panni di Michelangelo, e ringrazia il
grande lavoro di preparazione fatto assieme al regista «grazie
al quale ho capito quale atteggiamento ci fosse nella preparazione
di tutto il film, ricerca ed emozione congiunte che mi hanno
permesso di avvicinarmi con molto rispetto per raccontare il
percorso creativo di questo genio dell’arte».
Il bravissimo Ivano
Marescotti interpreta Vasari, il narratore. «Io
conoscevo Vasari così come lo si studiava a scuola,
superficialmente, alla stregua di Dante, tanto per prendere un buon
voto. Poi da adulto li ho conosciuti meglio entrambi» dice
Marescotti «Poi grazie a questo film ho scoperto che mentre il
rinascimento finisce definitivamente con Michelangelo, Vasari dà
inizio a tutta la critica d’arte contemporanea, stabilendone i
modi, i criteri e le fonti. Nel film non ci si limita ad indicare
dove si trovano le singole opere d’arte. Ci si basa di più invece
sullo stupore che le immagini regalano, una continua meraviglia
filmica anche grazie al lavoro fatto da musica e fotografia, che
mostra bene la materialità delle opere. Veniamo immersi nel mondo
immaginifico del Vasari che afferma semplicemente che Michelangelo
è il più grande artista del passato, del presente e del futuro, in
eterno».
Il film si basa su ricerca
scientifica-artistica molto dettagliata tra bibliografia ed elenco
dettagliato delle opere prodotte dal grande artista nel corso della
sua carriera.
La consulenza scientifica è stata
affidata al Professor Farinella, che si sofferma
sui momenti in cui il film mostra l’ingresso in Cappella Sistina,
nel tentativo di ricostruire qualcosa che non esiste più, ovvero la
decorazione 400esca, quella prima del marzo 1508 quando
Michelangelo stravolgerà tutto per sempre.
«Per decisione di Giulio II si
volle cancellare quello che esisteva precedentemente»
spiega il professore di Storia dell’arte «attraverso documenti
figurativi e fonti, abbiamo tentato una ricostruzione filologica ma
anche fantasiosa, perché non abbiamo nessuna immagine che ci
restituisca l’aspetto della cappella Sistina così come doveva
essere prima del 1508. Sappiamo che la volta era stata decorata da
un certo Pier Matteo d’Amelia, nel 1479, ma possiamo ricostruirla
solo grazie ad un disegno preparatorio ora conservato agli Uffizi.
Nel 1508 a causa di un cedimento, si era venuta a formare una
grossa crepa, e questo fu il pretesto di Giulio II per smantellare
la vecchia decorazione della cappella e farne fare una
nuova».
«Per ciò che riguarda la parete
d’altare, sappiamo che prima del Giudizio di Michelangelo, vi si
trovavano – nel 1480 – le decorazioni del Perugino, tra
cui la Pala dell’Assunta, a cui poi è tuttora dedicata cappella. Vi
erano inoltre un ritratto di Sisto IV della Rovere e poi
affreschi del Ghirlandaio e Botticelli. Con l’arrivo di
Michelangelo Si intervenne pesantemente.
Grazie ad un artista
contemporaneo, Marco Romano, abbiamo reinventato alcuni
dipinti di perugino che dovevano trovarsi su quella parete prima
che fosse distrutta, per dare un’idea del “pre” Giudizio.
Il Giudizio andava a rompere una
composizione completamente armonica creata negli anni precedenti. È
una rottura attraverso un mondo metafisico che spezza con
l’andamento del resto della cappella».
“Al di la di tutto quello che si
vede, quello che colpisce di questo film è il ritratto di
Michelangelo, un uomo disperatamente critico anche verso se stesso.
Nelle lettere ammette la propria durezza e la propria solitudine.
L’Aspetto drammatico del personaggio fuoriesce perfettamente nel
monologo finale, un Michelangelo sconfitto che si allontana
incredulo per non aver potuto raggiungere la perfezione come la
voleva lui”.
Il film sarà distribuito in 300
copie da Lucky Red e poi proiettato su Sky
Cinema. Michelangelo – Infinito rimarrà nelle
sale dal 27 settembre sino al 3 ottobre.
Emilia Clarke ha
celebrato la chiusura di Game of Thrones con un
tatuaggio commemorativo che la renderà per sempre la “madre dei
draghi“. L’attrice ha condiviso su Instagram una immagine in cui
compare sorridente e con il polso destro sollevato, all’interno del
polso possiamo vedere un tatuaggio con tre piccoli draghi. La
didascalia alla foto dice: Madre dei draghi per
sempre. @_dr_woo_ si è
accertato che la mamma ricordasse per sempre i suoi
piccoli.
L’attrice è stata vista l’ultima
volta in pubblico agli Emmy Awards 2018, dove lo
show della HBO ha postato a casa ben due
prestigiosi premi, quello al migliore attore drammatico,
Peter Dinklage, e quello alla migliore serie
drammatica.
Emilia Clarke è
tra i pochi attori di Game of Thrones ad aver
attraversato più o meno indenne tutte le stagioni della serie HBI,
insieme a Kit Harington, Sophie Turner, Maisie Williams,
Peter Dinklage e pochi altri. L’ottava e conclusiva
stagione che andrà in onda nel 2019 vedrà concludersi il percorso
del suo personaggio, Daenerys Targaryen, che
avevamo lasciato, ignara, tra le braccia del nipote.
Per quanto riguarda il suo futuro
cinematografico, l’attrice ha avuto diverse possibilità di uscire
dal personaggio, ma nemmeno la partecipazione a Solo: A
Star
Wars Story sembra averle dato il successo fuori da
Westeros (e Essos). Adesso, grazie alla prossima commedia romantica
natalizia di Paul Feig, la Clarke tornerà a
brillare sul grande schermo.
Sono tutt’ora in corso le riprese
di Six Underground, nuovo film originale
Netflix diretto da Michael Bay,
protagonista Ryan Reynolds. Proprio l’attore
dal set ha postato un divertente video sul sul profilo instagram,
in una pausa dalla lavorazione. Nel video Reynolds
esalta la pace e la calma che caratterizzano le riprese del film,
mentre alle sue spalle accade qualcosa di decisamente poco
tranquillo.
È stata diffusa la tracklist della
colonna sonora originale di Venom, il film SONY in
arrivo il 5 ottobre e con protagonista Tom Hardy.
Oltre a contenere la nuova canzone di Eminem, la
colonna sonora del film è formata da brani musicali originali
firmati da Ludwig Göransson, compositore
svedese, che ha assegnato a ogni traccia il titolo che indica il
rispettivo momento nel film. Proprio per questo c’è da aspettarsi
qualche piccolo indizio in merito alla trama del film proprio
nell’elenco a seguire. Quindi, se si vogliono evitare spoiler di
qualsiasi sorta, è meglio non proseguire con la lettura.
Eccola tracklist della soundtrack di Venom
1. Space Exploration
2. Symbiotes Arrive
3. First Contact
4. Eddie’s Blues
5. Run, Eddie, Run
6. What’s Wrong With Me
7. Panic at the Bistro
8. Humans… Such Poor Design
9. Self Defense
10. Pedal to the Metal
11. Eyes, Lungs, Pancreas
12. You Want Up?
13. Venom Rampage
14. Annie, I’m Scared
15. Parasite
16. Unexpected Ally
17. Battle on the Launch Pad
18. You Belong With Us
Le prime tracce confermano l’origine
alinea del simbionte che arriva sulla Terra ma è la traccia numero
16 che comincia a solleticare la fantasia, quel Unexpected
Ally (Alleato inaspettato) che potrebbe potenzialmente
suggerire un’alleanza tra Venom e un altro simbionte durante il
culmine del film. Inoltre sembra molto interessante è anche la
traccia che si intitola You Belong to Us (Tu
appartieni a noi). Potrebbe essere possibile, stando a queste
traccia, che il film finirà con Eddie Brock che rimane legato al
simbionte; questa cosa lascerebbe aperte molte vie, nonché le
possibilità per un sequel.
Tom Hardy, Michelle
Williams, Woody Harrelson, Jenny Slate, Riz Ahmed, Michelle Lee,
Reid Scott, Scott Haze, Sam Medina formano il cast di
Venom, diretto
da Ruben Fleischer e in sala dal 4
ottobre 2018.
Wes Anderson è al
lavoro su un musical ambientato a metà del secolo e come
protagonista ha scelto un recente attore Premio Oscar, anche se non
ne è stato ancora rivelato il nome. Negli ultimi anni molti degli
attori che hanno lavorato con Anderson sono arrivati all’Oscar e ce
ne sono almeno altrettanti che hanno dimostrato di avere doti
adeguate a un musical.
A parte la location, un villaggio
fittizio della Francia degli anni ’50, si sa ancora molto poco
della commedia musicale che seguirà il grandi successo de L’Isola dei
Cani, l’ultimo film in stop motion del regista con cui
ha conquistato il premio alla regia all’ultimo festival di
Berlino.
Tra i recenti vincitori di un Oscar
ci sono infatti Frances McDormand e Cate
Blanchett, entrambe amiche e collaboratrici di Wes
Anderson, mentre Emma Stone, Eddie Redmayne,
Gary Oldman e Brie Larson hanno lavorato
in musical o hanno avuto una carriera musicale, come quella della
Larson all’inizio degli anni 2000.
Tra questi attori papabili,
ricordiamo anche Jean Dujardin che, pur avendo
vinto un Oscar senza cantare, ha comunque recitato in un musical,
The Artist, appunto, ed è francese, cosa che
potrebbe avere qualcosa a che fare con la collocazione geografica
della storia che verrà raccontata nel film.
Chi di questi è stato scelto dal
regista di The Grand Budapest Hotel?
Proseguono a Los Angeles le riprese
di Once Upon A Time in Hollywood, decimo lavoro
firmato da Quentin Tarantino che vedrà
protagonisti Leonardo DiCaprio e Brad
Pitt e sarà ambientato negli anni Sessanta, sullo sfondo
degli omicidi di Cielo Drive.
Il film arriverà nelle sale
cinematografiche il 9 agosto 2019 e
questo è tutto ciò che conosciamo finora sul nuovo progetto del
regista americano:
1Le foto dal set
Con l’uscita nelle sale fissata
al 9 agosto 2019, proseguono senza sosta
a Los Angeles le riprese del film, di cui abbiamo avuto un assaggio
grazie alle foto rubate sul set.
Non c’è ancora traccia di Margot
Robbie ma soltanto dei due protagonisti Leonardo
DiCaprio e Brad Pitt in compagnia del
regista Quentin Tarantino, con il quale i due
avevano già lavorato rispettivamente in Bastardi senza
gloria e Django Unchained.
Sarà Cary Fukunaga
(True Detective) a dirigere Bond
25. A confermarlo ufficialmente è l’account Twitter del franchise che dà
finalmente una buona notizia ai fan che cominciavano a dubitare che
la produzione riuscisse a mettere in piedi un film dopo l’abbandono
di Danny Boyle.
Michael G. Wilson, Barbara Broccoli and
Daniel Craig announced today that
#Bond25 will begin filming at Pinewood Studios on 4 March 2019
under the helm of director, Cary Joji Fukunaga with a worldwide
release date of 14 February 2020. (1/2) pic.twitter.com/Oyzt826sXd
Michael G. Wilson, Barbara
Broccoli e Daniel Craig annunciano oggi che #Bond25 batterà
il primo ciak ai Pinewood Studios il 4 marzo 2019 per la regia di
Cary Joji Fukunaga. L’uscita in tutto il mondo è prevista per il 14
febbraio 2020. “Siamo lieti di lavorare con Cary. La sua
versatilità e innovazione lo rende una scelta eccellente per la
prossima avventura di James Bond” hanno dichiarato Michael G.
Wilson and Barbara Broccoli.
Fukunaga è il primo regista nella
storia del franchise a non essere britannico, segno che forse
per Bond
25 la produzione ha deciso di ampliare gli orizzonti,
e forse anche la scelta del prossimo Bond potrebbe cadere su un
attore non britannico.
Gli ultimi due film di
James Bond sono stati diretti da Sam
Mendes che ha incassato con i suoi film rispettivamente
1,1 miliardo di dollari per Skyfall (il Bond di
maggior successo di sempre, con un Oscar all’attivo) e 880 milioni
con Spectre.
Dato il successo che Mendes ha
raggiunto con i film, quando ha annunciato che non avrebbe più
diretto un Bond Movie, la EON e la MGM si sono
date da fare per cercare un rimpiazzo all’altezza.
Cary Fukunaga ha
trovato il successo internazionale grazie a True Detective, serie
culto in cui ha dimostrato una grandissima capacità e padronanza
del mezzo cinematografico. Dopo la sfumata regia dell’adattamento
da Stephen King di IT, passata a
Andy Muschietti, Fukunaga aspetta ancora la sua
grande occasione per tornare sullo schermo d’argento in grande
stile. E parlando dell’agente 007 e della sua nuova avventura,
siamo sicuri che lo stile non mancherà.
Un altro “remake” di A Star
Is Born è comparso online nel divertentissimo
trailer parodia che vede protagonisti i Muppet Kermit la Rana e
Miss Piggy nei panni dei personaggi interpretati sullo schermo da
Bradley Cooper e Lady Gaga.
Qui sotto potete dargli uno
sguardo. Che ne pensate?
In questa nuova versione di una
tormentata storia d’amore, Cooper interpreta il musicista di
successo Jackson Maine, che scopre la squattrinata artista Ally e
si innamora di lei. Ally ha da poco chiuso in un cassetto il suo
sogno di diventare una grande cantante, fino a quando Jack la
convince a tornare sotto i riflettori. Ma mentre la carriera di
Ally inizia a spiccare il volo, il lato privato della loro
relazione perde colpi a causa della battaglia che Jack conduce
contro i suoi demoni interiori.
A Star
Is Born presenta canzoni originali eseguite dal vivo
nel film da Cooper e Lady Gaga, da loro scritte in collaborazione
con altri artisti come Lukas Nelson, Jason Isbell e Mark
Ronson. Il cast include anche Andrew Dice Clay, assieme a
Dave Chappelle e Sam Elliott.
A Star
Is Born è prodotto da Bill Gerber, Jon Peters, Bradley
Cooper, Todd Phillips e Lynette Howell Taylor. Ravi Mehta, Basil
Iwanyk, Niija Kuykendall, Sue Kroll, Michael Rapino e Heather Parry
sono i produttori esecutivi. La sceneggiatura è di Eric Roth
e Bradley Cooper & Will Fetters. A collaborare con Cooper troviamo
il direttore della fotografia candidato all’Oscar® Matthew
Libatique (Il cigno nero), la scenografa Karen Murphy
(It Comes at Night), il montatore tre volte candidato
all’Oscar® Jay Cassidy (American Hustle, Il lato positivo, Into
the Wild), e la costumista Erin Benach (Drive).
I supervisori delle musiche del film sono Julia Michels (Pitch
Perfect) e Julianne Jordan (Edge of Tomorrow).
Warner Bros. Pictures presenta, in
associazione con Live Nation Productions, in associazione con Metro
Goldwyn Mayer Pictures, una produzione Jon Peters/Bill Gerber/Joint
Effort, A Star is Born. Nelle sale
dal 5 ottobre 2018, il film sara distribuito nel mondo dalla Warner
Bros. Pictures.
Introdotta nei fumetti nel 1992 come
una speciale squadra di villain, la Starforce è un
gruppo di guerrieri Kree riuniti dalla Suprema Intelligenza,
composto tra gli altri da Ronan
l’Accusatore e Korath Il Persecutore.
La sua controparte dei Marvel Comics ha anche sfidato
gli Avengers quando gli eroi tentarono
di fermare l’avanzata dei Kree, ma cosa sappiamo davvero del team
che farà parte del film su Captain Marvel?
Di seguito 10 segreti (e una teoria
dei fan che potrebbe esser stata confermata dal trailer ufficiale rilasciato
pochi giorni fa):
1Suprema intelligenza
Una
forza malvagia ha manipolato la Starforce e
l’intera Guerra Kree-Shi’ar: l’Intelligenza Suprema, anche nota
come Supremor, un vero e proprio membro
funzionante del team nascosto a tutti tranne che a Minn-Erva. Con
il suo piano malvagio intendeva annientare la maggior parte dei
Kree.
Att-Lass ha cercato di
derubare Iron Man
Il
personaggio di Att-Lass è comparso per il suo
grande ritorno nell’evento crossover “Infinity” del 2014,
presentandosi come una nuova versione di Titanium Man e
collaborando con alcuni dei più grandi nemici di Iron Man per
rapinare la Stark Tower.
La teoria dei fan sulla
Starforce
Grazie al primo trailer ufficiale di
Captain Marvel siamo venuti a conoscenza di un
dettaglio fondamentale della trama del film: Carol
Danvers torna sulla Terra da disertore e non ricorda nulla
della sua vecchia vita se non qualche flash, il
che spiegherebbe come ha fatto a lavorare con la squadra
malvagia della Starforce.
Secondo alcune teorie, il film potrebbe aver
adattato parzialmente un arco dei fumetti in cui l’uso dei suoi
poteri scatena in Carol Danvers una fortissima emorragia cerebrale
che provoca massiccia perdita di memoria; e se il personaggio di
Jude Law si rivelasse effettivamente l’alieno Kree
Yon-Rogg, allora si confermerebbe l’ipotesi che
questi ha usato la perdita di memoria di Captain Marvel per
reclutarla nella guerra Kree-Skrull.
Continuano le riprese di Spider-Man: Far From
Home, il sequel di Spider-Man:
Homecoming, che vedrà svilupparsi ulteriormente il ruolo
da nuovo Vendicatore dell’Uomo Ragno interpretato da Tom
Holland. Dopo la sua avventura su Titano e la sua
disintegrazione, Parker avrà accumulato esperienza necessaria per
una nuova avventura in solitaria (previa risurrezione in Avengers 4), e con
l’eroe cresce anche il ragazzo, nelle foto dal set di nuovo insieme
alla sfuggente Michelle (Zendaja).
A vedere le foto dal set, la prima
osservazione frivola che salta alla mente è che il giovane Peter ha
ereditato dal suo mentore Tony Stark lo stesso gusto per le donne,
brillanti, spiritose, intelligenti e… più alte di loro! Il
“mistero” di Michelle non è ancora stato sciolto, ma sembra sempre
più chiaro che si tratta di un personaggio completamente nuovo per
l’universo dell’Uomo Ragno che, per caso, si fa chiamare MJ, senza
nessun legame con la Mary Jane Watson dei fumetti.
Spider-Man: Far From
Home sarà diretto ancora una volta
da Jon Watts ed uscirà nelle sale
il 5 luglio 2019.
Confermati nel cast del film il
protagonista Tom
Holland nei panni di Peter
Parker, Marisa Tomei in quelli di zia
May e Zendaya in quelli di Michelle.
Il film sarà girato in diverse
città europee oltre che a New York. Le
fortunate del Vecchio Continente sono Londra,
Venezia e Praga.
Si è già detto in diverse occasione
che l’arrivo di Captain Marvel nel Marvel
Cinematic Universe sarà l’introduzione di un nuovo eroe in
grado di guidare e definire le sorti dell’universo condiviso.
Questa introduzione di personaggio, sebbene sia stato detto da
molti che è avvenuta tardi e che da tempo si sentiva la necessità
di una eroina donna, arriva in realtà perfettamente in tempo con il
previsto abbandono di uno dei personaggi che hanno dato forma al
MCU fino a questo momento: Captain
America.
Sebbene, infatti, Tony Stark sia
senza dubbio il personaggio più carismatico dei film Marvel, Cap ha
plasmato la storia del MCU, soprattutto nella seconda parte, con la
Guerra Civile e le sue scelte che hanno condizionato gli eventi a
seguire. Adesso, un altro capitano arriva a prendere il suo posto
(visto che Avengers 4 sarà
l’ultimo film di Steve Rogers/Chris Evans), e in
comune con lui non avrà soltanto il nome, ma anche una connessione
biografica.
Il trailer di Captain
Marvel ci ha rivelato che anche Carol Danvers ha avuto un
addestramento difficile, e che come Steve era nelle forze armate
USA. Come abbiamo appreso nel film del 2011, Steve era un ragazzo
di Brooklyn, profondamente patriottico e puro, che voleva servire
il Paese e combattere durante la Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia
era estremamente gracile, fino a che il Dr. Abraham Erskine
(Stanley Tucci), riuscendo a vedere il potenziale
di Steve, un ragazzo dal cuore buono che non si arrendeva mai, non
lo scelse per il suo esperimento del Super Soldato. Il resto è
diventato storia.
Con la sponsorizzazione di Erskine,
infatti, Rogers venne accettato nell’esercito, seguendo un
addestramento di base a Camp Lehigh a Wheaton, nel New Jersey.
L’esperienza di Rogers nell’allenamento di base è stato un inferno
per il giovane patriota. Sempre l’ultimo in marcia, in difficoltà
nel salire sulla corda, cose che lo rendevano un bersaglio perfetto
per le altre reclute. Ovviamente, grazie al siero del Super
Soldato, Rogers è diventato il perfetto esemplare fisico
di Capitan America, ma i ricordi delle sue prove al campo di
addestramento sono rimaste sempre con lui.
In Captain Marvel,
Carol Danvers si schianta sulla Terra e apparentemente non ha
memoria della vita che ha condotto prima di entrare a far parte
della squadra d’elite Kree chiamata Starforce. Con l’aiuto di Nick
Fury (Samuel L. Jackson), Carol cerca di
intraprendere un viaggio alla scoperta di sé e del suo passato
sulla Terra. Questo include anche la sua precedente carriera come
colonnello nell’Aeronautica degli Stati Uniti, dove il suo socio e
gregario era Maria Rambeau (Lashana Lynch).
Il trailer lascia intuire che Carol
recuperi piano piano i ricordi di quando era un pilota da
combattimento, e prima di questo, la sua formazione di base per
diventare un aviatore. E, come Steve Rogers cinque decenni prima,
sembra che Carol non fosse un perfetto soldato fin dall’inizio.
Anche lei ha avuto problemi a imparare a salire sulla corda,
cadendo rovinosamente nella polvere. La scena che mostra come Carol
cade e come si rannicchia in posizione fetale riflette direttamente
quello di Steve, durante il suo allenamento. Naturalmente, come
Steve, Carol si alza sempre e alla fine ottiene i suoi superpoteri,
diventando molto più di un semplice essere umano. Ma entrambi le
loro vite eroiche hanno avuto un inizio difficile.
Con Steve Rogers atteso per l’ultima
volta in Avengers 4 e con Carol Danvers che invece
debutterà nella contemporaneità del MCU nello
stesso film (il suo standalone è ambientato negli anni ’90), i
parallelismi trai due personaggi potrebbero essere anche più
tragici, con un passaggio di testimone drammatico per Rogers e per
i suoi fan. Sono entrambi ex soldati, eroi, patrioti con costumi
che richiamano la bandiera americana, sarebbe la scelta più logica
per la Marvel al cinema.
Tuttavia, i personaggi restano molto
diversi e tanto Steve è stato ligio e deciso, tanto Carol sarà
impulsiva e in conflitto con se stessa, il che offre una
prospettiva di grande interesse sul futuro del Marvel
Cinematic Universe.
Vi ricordiamo che alla regia di
Captain Marvel con
protagonista Brie Larson, ci
sono Anna Boden e Ryan
Fleck. Il film invecearriverà al cinema
l’8 marzo 2019.
Il
cast ufficiale: Brie
Larson, Samuel L.
Jackson, Ben
Mendelsohn, Djimon
Hounsou, Lee
Pace, Lashana
Lynch, Gemma
Chan, Algenis Perez
Soto, Rune
Temte, McKenna
Grace, Clark
Gregg, Jude
Law, Annette Bening.
Arriva da Entertainment
Weekly la conferma della data d’uscita in sala del film
basato sulla serie iTv, Downton Abbey. Il film arriverà nelle sale USA
il 20 settembre 2019, il 13 in Inghilterra.
“Da quando la serie è finita, i
fan di Downton aspettano il prossimo capitolo della famiglia
Crawley – ha detto il presidente della Focus
Feature (che produce), Peter Kujawski, in
una dichiarazione ufficiale – Siamo entusiasti di far parte di
questo incredibile gruppo di registi, attori e artigiani, guidati
da Julian Fellowes e Gareth Neame, nel riportare il mondo di
Downton sul grande schermo il prossimo settembre”.
Anche se i dettagli della trama
sono stati scarsi, il produttore esecutivo, Gareth
Neame, ha offerto questa descrizione molto vaga della
trama: “Il copione di Julian affascina, emoziona e intrattiene
e nelle mani di Brian Percival cercherà di offrire al pubblico
tutto ciò che desidera da un film su Downton Abbey.”
Downton Abbey: al
via le riprese del film – prima foto
Sono confermati nel
cast Maggie Smith, Hugh Bonneville, Laura
Carmichael, Michelle Dockery e Elizabeth
McGovern, già star della serie, mentre si aggiungono alla
squadra per la trasposizione cinematografica
anche Imelda Staunton, Geraldine James, David
Haig, Tuppence Middleton, Simon Jones, Kate Phillips
e Stephen Campbell Moore.
La serie, ideata e principalmente
scritta dall’attore e scrittore Julian Fellowes, è ambientata fra
il 1912 e il 1926, durante il regno di re Giorgio V, nella
tenuta fittizia di Downton Abbey
nello Yorkshire del Conte e
della Contessa di Grantham. La serie segue le
vite dell’aristocratica famiglia Crawley e dei loro servitori
a partire dal 15 aprile 1912, data di affondamento del RMS
Titanic. Alla notizia della tragedia, la famiglia Crawley è
sconvolta nell’apprendere che il cugino del conte, James Crawley, e
suo figlio Patrick, erede della loro proprietà, nonché della
cospicua dote della Contessa Cora, sono deceduti nel naufragio.
Nuovo beneficiario diventa il giovane Matthew, cugino di terzo
grado della famiglia e avvocato a Manchester. I Crawley,
soprattutto la Contessa Madre Violet, inorridiscono al pensiero che
ad una persona “che lavora” – senza la minima intenzione di
adattarsi alla vita aristocratica da loro condotta – spettino i
loro interi averi. Sullo sfondo s’intrecciano le vicende della vita
dei numerosi domestici.
Amazon Studios ha
diffuso il secondo trailer di Beautiful Boy, il
film tratto dai romanzi “Beautiful Boy: A Father’s
Journey Through His Son’s Addiction” di David Sheff e da
“Tweak: Growing Up on Methamphetamine” del figlio Nic
Sheff.
Nel cast del film, insieme ai
protagonisti Steve Carell e Timothée Chalamet, anche Maura
Tierney e Amy Ryan.
Dati i trascorsi di
Carell e Chalamet con l’Academy, è probabile che le loro
interpretazioni vengano considerate per una nomination agli Oscar
2019, cosa che non sorprenderebbe affatto. Dopotutto con Chiamami
col tuo nome, il giovane attore ha dimostrato di essere un
interprete brillante e sensibile, mentre Carell conferma a ogni
titolo ormai il suo poliedrico talento.
Scritto
da Luke Davies (Lion) e diretto dal
belga Felix Van Groeningen (sua la regia di
Alabama Monroe), Beautiful Boy vede nel
cast Timothée Chalamet, Steve
Carell, Amy Ryan, Maura
Tierney, Timothy
Hutton, Amy
Forsyth, Ricky Low,
e Kaitlyn Dever.
L’uscita nelle sale è
fissata al 12 ottobre 2018, in tempo per entrare
nella corsa della Award Season del prossimo anno.
Beautiful Boy, la recensione del film con Steve
Carell
Nonostante tutti i dettagli che
ormai sono conosciuti e ufficiali, anche in seguito alle riprese aggiuntive, la trama di
Avengers 4 è ancora un mistero. È quindi
inevitabile che in molti facciano ipotesi, in base alle
informazioni ricavate dalle comunicazioni ufficiali e dagli altri
film, che possano anticipare gli eventi del film che chiuderà la
Fase 3 del Marvel Cinematic Universe.
Direttamente da GeekTyrant.com arriva una delle
teorie più dolorose che circolano in rete, e che tutti speriamo sia
assolutamente falsa. Ecco cosa accadrà a Tony
Stark secondo questa triste teoria:
“Dopo gli avvenimenti di
Infinity War, Tony torna sulla Terra e fa del suo meglio per andare
avanti, esaudisce il suo desiderio con Pepper di diventare padre:
ha un figlio. Poco dopo però Ant-Man si presenta alla sua porta con
la prova che i viaggi nel tempo sono possibili, così, Tony, che non
ha mai superato la scomparsa dei suoi amici Vendicatori e
soprattutto di Peter Parker, elabora un piano per invertire lo
schiocco di Thanos… Questo piano avrà un prezzo altissimo:
rinunciare alle linea temporale in cui diventa
padre.
Arrivato su Vormir seguendo le
indicazioni di Nebula, verrà chiesto a Tony un sacrificio
importante. Teschio Rosso può scrutare nelle anime delle persone
che si trova di fronte, e così infatti apprende che il padre di
Thanos si chiamava Alars, chiamando il Titano “figlio di Alars”,
appunto. Così, l’ex villain di Captian America, scrutando l’animo
di Tony, lo mette di fronte a una scelta dolorosissima: sacrificare
la linea temporale in cui ha un figlio, per annullare gli effetti
dello schiocco di Thanos, oppure lasciare che il mondo continui,
tenendosi suoi figlio e la sua famiglia felice, con i suoi compagni
Vendicatori morti.”
Considerando il ruolo da leader di
Iron Man all’interno del gruppo dei Vendicatori
(con buona pace di Steve Rogers), Tony sembra il
personaggio giusto a cui chiedere un sacrificio del genere.
Tuttavia non sappiamo ancora quando si svolgerà Avengers
4, ovvero se seguirà le vicende di Infinity
War in continuità, oppure se comprenderà un gap di qualche
anno.
Arriverà il prossimo 11 ottobre
distribuito da Officine UBU, Il
complicato mondo di Nathalie, la toccante commedia
francese diretta da David e Stéphane
Foenkinos. Di seguito il trailer italiano del film:
E se quando tutto sembra andare
storto, la vita ti chiedesse solo di sorridere un po’ di più? Di
questo e molto altro racconta la toccante commedia francese
Il complicato mondo di Nathalie, il ritratto
sincero e ironico di una donna alle prese con gli improvvisi
cambiamenti e le difficoltà di un periodo di passaggio come i 50
anni. Per la regia di David e Stéphane
Foenkinos, il film, con il Premio César Karin Viard (La
famiglia Bélier, Delicatessen), sarà dall’11 ottobre al cinema con
Officine UBU.
Ecco il poster italiano del
film:
Protagonista del film è
Nathalie, professoressa di lettere divorziata e madre di una
giovane ragazza, alle prese con un momento delicato, pieno di
insoddisfazione e nostalgia, che la costringerà alla fine a cercare
più a fondo le motivazioni del suo malessere. Nel frattempo però,
non sempre i suoi comportamenti e il suo sarcasmo saranno ben
accolti da familiari, amici e colleghi…
La storia di una donna schietta e
senza peli sulla lingua, ma che si fa amare perché umana, unica,
vera, tra appuntamenti stravaganti, una figlia che cresce e
incontri che le cambiano la vita.
“Sono stata immediatamente attratta
dal ruolo di Nathalie – dichiara Karin Viard parlando
dell’originalità del suo personaggio. Spesso ci vengono raccontate
storie di donne che si avvicinano ai cinquant’anni che vogliono
andare a letto con uomini più giovani o altre che sono
semplicemente alla frutta. Qui invece abbiamo a che fare con un
personaggio complesso, come piacciono a me. Un personaggio pieno di
sfaccettature.”
A seguito dell’accordo fra Disney e Fox, con la prima che
ha finalmente acquisito tutte proprietà cinematografiche
dell’altra, gli X-Men e i Fantastici
Quattro torneranno “a casa” per la gioia dei fan. Questo
vuol dire che adesso i Marvel Studios, in seno alla
Disney, non solo potranno utilizzare la parola “mutanti”, ma anche
avere accesso a tutti quei personaggi che fino a questo momento gli
erano preclusi.
Nelle scorse settimane il CEO della
Disney, Bob Iger, ha già confermato che i nuovi
eroi si uniranno al MCU e se tutto andrà come previsto, nel 2019
l’universo condiviso guadagnerà tutti i personaggi che ben
conosciamo.
Ma come potrebbero essere
introdotti senza alterare la continuity raggiunta finora? Ecco
quattro possibili soluzioni (via ScreenRant):
1Inhumans
Originariamente la Marvel aveva programmato un
film su Inhumans prima di Avengers:
Infinity War, con la famiglia reale di Attilan che si
sarebbe poi unita agli altri supereroi del MCU, ma dal momento che
il terzo capitolo sui Vendicatori è stato ispirato per la maggior
parte dai fumetti di Infinity del 2013 di Jonathan
Hickman, i piani sono cambiati.
È
giusto pensare che l’idea iniziale avrebbe portato
Thanos ad attaccare la città degli
Inuhumans e quindi la fonte di ogni mutazione
inumana, provocando un evento cosmico unico nel suo genere, con un
rilascio di energia in tutto il mondo che avrebbe innescato geni
mutanti latenti.
In
un futuro “futuribile” dai Marvel Studios i bambini nascerebbero
con geni X attivi, non dormienti, e le loro mutazioni si
innescherebbero al raggiungimento della pubertà – proprio come nei
fumetti.
Il gene X latente potrebbe
diventare la chiave per il MCU
La
chiave per introdurre i mutanti potrebbe già essere in uno dei
mutanti del MCU. Quando Scarlet Witch e
Quicksilver sono stati introdotti al cinema, la
Fox deteneva aveva i diritti sui personaggi, motivo per cui
Avengers: Age of Ultron ce li ha presentati come
due gemelli figli di “miracoli” e sopravvissuti a pericolosi
esperimenti con lo scettro di Loki.
Tuttavia il dizionario visivo Marvel ha
suggerito che la Gemma della Mente presente nello scettro non ha
attribuito poteri a chi non ne aveva, ma che potrebbe aver
svegliato qualcosa che già c’era, e che potrebbe essere proprio
quel gene mutante che adesso può essere nominato. Non si fa ancora
riferimento a una mutazione, ma la direzione sembra
segnata.
Nei fumetti, i mutanti “latenti” sono persone
nate con un gene X dormiente, e se il gene X viene attivato,
solitamente da un potere esterno, la loro mutazione verrà attivata
e questi avranno accesso alle loro abilità. Secondo questa teoria,
Wanda e suo fratello Pietro potevano semplicemente essere le uniche
persone esposte alla Pietra della Mente in possesso dei geni X
dormienti, e ciò spiegherebbe perché i poteri di
Quicksilver sembrano così stranamente estranei
alla Pietra della Mente: gli esperimenti di Strucker hanno
innescato poteri latenti che erano già lì.
Lo scorso luglio una foto pubblicata
da Samuel L. Jackson direttamente
sul set di Captain Marvel aveva lasciato
immaginare che nel film sull’eroina avremmo rivisto un noto
“personaggio” dei fumetti originali.
Nello scatto infatti
compariva la stampa di una bandiera dove sono erano stati
posti i due loghi dello SHIELD e dell’eroina sopra la sagoma di un
gatto. Da lì le speculazioni: ci sarà
anche Chewie, il gattino
di Carol Danvers, nel cinecomic?
Il nome dell’animaletto è un omaggio
alla saga di Star
Wars, di cui Carol è grande appassionata e che la sua controparte originale venne portata nello spazio
dalla padrona. Sarà poi Rocket Raccoon a
rivelare che Chewie fa parte di una specie aliena felina conosciuta
con il nome di Flerken. Quindi Chewie non è un normale gatto di
compagnia, ma un animale dotato di superpoteri come
il teletrasporto e la capacità di
liberare oggetti mostruosi dalla sua bocca.
Ebbene queste teorie sembrano esser
state confermate dal primo poster ufficiale del film, perché se
notate in basso a sinistra appare proprio la sagoma di Chewie!
Vi ricordiamo che alla regia del
cinecomic con protagonista Brie Larson,
ci saranno Anna
Boden e Ryan Fleck. Il film
invecearriverà al cinema l’8 marzo
2019.
Il
cast ufficiale: Brie
Larson, Samuel L.
Jackson, Ben
Mendelsohn, Djimon
Hounsou, Lee
Pace, Lashana
Lynch, Gemma
Chan, Algenis Perez
Soto, Rune
Temte, McKenna
Grace, Clark
Gregg, Jude
Law, Annette Bening.
La sinossi:
Basato sul
personaggio dei fumetti Marvel apparso per la prima volta nel 1968,
il film segue Carol Danvers mentre diventa uno degli eroi più
potenti dell’universo. Quando la Terra viene coinvolta in una
guerra galattica tra due razze aliene, è lì che Captain Marvel
interverrà. Ambientato negli anni ’90, il cinecomic è un’avventura
tutta nuova che racconterà un periodo inedito nella storia
dell’universo cinematografico Marvel.
Continuano le riprese
di IT: Capitolo Due con la produzione ferma a
Port Hope, in Canada, per alcune scene in cui Pennywise compare in
tutta la sua familiare e raccapricciante presenza. Nelle foto
diffuse da Just Jared, vediamo Bill Skarsgård in costume prepararsi a
entrare nel ruolo che gli ha garantito il successo internazionale e
un posto di privilegio negli incubi dei più piccoli.
La seconda parte dell’adattamento
da Stephen King, diretta da Andy
Muschietti, sarà la decisiva. Se la prima parte si era
concentrata sui piccoli protagonisti, trasformando lo stratificato
e complesso romanzo in una storia per ragazzi alla Stand By
Me con qualche jumpscare in più. Nulla da
togliere al film come prodotto horror di intrattenimento, ma
eravamo molto lontani dalla profondità della letteratura di
King.
Adesso, con l’introduzione dei
personaggi protagonisti adulti, il prodotto dovrebbe anche cambiare
natura, e la scelta di inserire il
rito di Chud nel film sembra indicare che questa sarà la
direzione che intende percorrere la produzione. Già la conferma che
il film prevederà la scena con Adrian Mellon
(interpretato da
Xavier Dolan) lascia intendere che l’approccio sarà
più fedele non solo alla storia, ma anche ai temi originali del
romanzo.
Ecco le immagini dal set:
Il cast di protagonisti adulti
vedrà James McAvoy nei panni di Bill,
Jessica Chastain in quelli di
Bev, Jay
Ryan sarà Ben, Isaiah
Mustafa Mike, Bill
Hader Richie, James
Ransone Eddie, Andy
Bean Stan. Bill
Skarsgård tornerà a interpretare Pennywise il Clow
Ballerino.
L’uscita nelle sale
di IT: Capitolo
Due è fissata al 6 settembre
2019.
Il trailer di Captain
Marvel ha confermato che il film con Brie
Larson è la “next big thing” da aspettare al
cinema, per gli amanti dei cinecomic e dei film d’azione, ma anche
per gli estimatori del progetto Marvel Studios.
I fan sono impazziti in rete nel
vedere Carol Danvers, i Kree, il giovane
Nick Fury e i flashback della vita da pilota della
protagonista, ma anche i VIP hanno dimostrato di aver apprezzato
molto il filmato promozionale e alcuni di loro, appartenenti alla
grande famiglia Marvel, hanno affidato il loro entusiasmo alla
rete.
In particolare, sottolineiamo la
presenza di Chris Evans tra i commentatori più entusiasti visto che
sembra innegabile un parallelismo tra Captain Marvel e Captain
America (interpretato proprio da Evans). I due personaggi sembrano
destinati a darsi il cambio alla guida del MCU, e mentre Cap è
arrivato alla fine del suo contratto con Avengers 4, Carol Danvers
è appena all’inizio della sua carriera da supereroe.
Vi ricordiamo che alla regia del
cinecomic con protagonista Brie Larson,
ci saranno Anna
Boden e Ryan Fleck. Il film
invecearriverà al cinema l’8 marzo
2019.
Il cast
ufficiale: Brie Larson, Samuel
L. Jackson, Ben
Mendelsohn, Djimon
Hounsou, Lee
Pace, Lashana
Lynch, Gemma
Chan, Algenis Perez
Soto, Rune
Temte, McKenna
Grace, Clark
Gregg, Jude
Law, Annette Bening.
Il Canale Youtube della Illumination
ha reso disponibile il nuovo trailer di Il Grinch,
la nuova avventura animata dello studio di Cattivissimo
Me, basata sull’omonimo racconto del Dr.
Seuss, Il Grinch e la favola di
Natale!. A dare la voce all’antipatico e verde
protagonista, nella versione originale, c’è Benedict
Cumberbatch, doppiato in italiano da Alessandro
Gassman.
Come loro ottavo film interamente
animato, la Illumination racconta la storia di un cinico brontolone
che decide di rubare il Natale ma alla fine si lascia commuovere
dal generoso spirito natalizio di una ragazzina e cambia idea.
Divertente, commovente e visivamente sbalorditivo, è una storia
universale sullo spirito del Natale e sull’indomabile forza
dell’ottimismo.
Dopo il poker di comiche per
Ghostbusters e la coppia formata da Blake
Lively e Anna Kendrick con cui sta promuovendo A
Simple Favor, la sua nuova commedia, Paul
Feig ha scelto Emilia Clarke di
Game of Thrones come sua nuova “donna
cinematografica”.
Il regista è infatti al lavoro su
una nuova commedia natalizia che avrà come protagonista femminile
la “madre dei draghi”, mentre come controparte maschile è stato
scelto Henry Golding, star di Crazy Rich Asians. Il
titolo della commedia è Last Christmas.
Sin dal 2011, anno di uscita di
Le Amiche della Sposa, Paul Feig
ha diretto donne in commedie scritte da donne, cimentandosi delle
declinazioni del genere, come la cop comedy, la parodia di James
Bond e persino il tanto osteggiato e sottovalutato
Ghostbusters, mentre adesso sta promuovendo la
comedy/mistery/thriller A Simple Favor, che
potrebbe arrivare in Italia la prossima primavera.
Secondo THR, Clarke e Golding
condivideranno lo schermo in questo nuovo sforzo cinematografico di
Last Christmas. I dettagli della trama sono scarsi al momento ma si
sa che il film si svolgerà a Londra e che sarà ambientato durante
una vacanza romantica trai due protagonisti. Emma Thompson ha
scritto la sceneggiatura mentre Bryony Kimmings si occuperà
della produzione.
Henry Golding è al
suo secondo ruolo importante al cinema, mentre Emilia
Clarke è attesa da tutto il mondo nell’ultima stagione di
Game of Thrones, in cui riprenderà per l’ultima
volta il ruolo di Daenerys Targaryen, che l’ha resa celebre in
tutto il globo terracqueo.
Jurassic World: Il Regno
Distrutto non è stato il successo che ci si aspettava data
l’eredità del primo film diretto da Colin
Trevorrow, fatto testimoniato anche dal nuovo
avvicendamento alla regia del franchise (per il terzo capitolo
tornerà Trevorrow e Juan Antonio Bayona, regista
del secondo, lascerà la postazione).
È normale quindi che Screen Junkies abbia preso il film
come il suo target per realizzare un nuovo trailer onesto in cui il
sottotitolo del film sembra essere non più “la vita trova una via”
ma “lo stupido trova sempre una via”, locuzione altrettanto vera in
alcuni degli action pasticciati che arrivano al cinema. Sempre
essere stato proprio questo il caso di Il Regno Distrutto.
Ecco di seguito l’esilarante trailer
onesto del film:
Il film è uscito al cinema
il 07 giugno 2018. Chris
Pratte Bryce Dallas
Howardtornano nei panni dei protagonisti. Nel
cast anche Geraldine Chaplin. Alla regia
c’è Juan Antonio Bayona (The
Impossible, A Monster Calls). Nel cast
anche Daniella Pineda in un ruolo
importante, Justice Smith, Toby Jones, James
Cromwell e Rafe Spall.
Jurassic World: Il Regno
Distrutto si basa su una sceneggiatura
di Derek Connolly e Colin
Trevorrow. A produrre la pellicola Belén Atienza,
Patrick Crowley e Frank Marshall.
Produttori esecutivi Steven Spielberg, Colin Trevorrow e
Thomas Tull.
Sono ufficialmente iniziate ad
Atlanta le riprese aggiuntive di Avengers 4,
quarto capitolo sui Vendicatori che chiuderà la Fase 3 del Marvel Cinematic Universe.
Il film arriverà al cinema ad
Aprile 2019, preceduto da Captain Marvel (che
vedremo al fianco degli eroi contro Thanos), ed è stato diretto
da Anthony e Joe Russo.
Ecco di seguito tutto ciò che
sappiamo finora sui reshoot di Avengers 4:
1Gli attori confermati per il
reshoot
Tra i primi avvistati sul set di Atlanta
durante le riprese aggiuntive ci sono Chris Evans
(che lo scorso Marzo ha rivelato che Avengers 4
segnerà la fine dei suoi giorni come Captain
America), Scarlett
Johansson (con il vecchio look di Natasha
Romanoff), Paul Rudd, Jeremy Renner e
Robert Downey
Jr.
Per quanto riguarda i membri del cast di
Guardiani della Galassia, Zoe
Saldana si è lasciata scappare qualche dettaglio durante
la promozione di Avengers: Infinity War rivelando
che “tutti torneranno in autunno per finire il quarto episodio
sui Vendicatori“.
Alcune riprese aggiuntive sono
state effettuate durante la produzione principale
A
quanto pare la maggior parte delle riprese aggiuntive sono state
realizzate durante la produzione principale del film, diversi mesi
fa. Lo suggeriscono le parole di Elizabeth Olsen,
che durante l’ACE Comic Con di Seattle ha rivelato che i fratelli
Russo tendono a “montare il film mentre giriamo, prevedendo
ogni contrattempo e programmando ogni cosa” (riferendosi a
Infinity War, ma è probabile che lo stesso
procedimento sia stato adottato per Avengers
4).
Come riportato da Variety poche ore
fa, la Disney avrebbe incluso alcuni personaggi del Marvel Cinematic Universe – tra cui
Loki e Scarlet Witch – nei
progetti che andranno a comporre il palinsesto del nuovo servizio
streaming in arrivo nel 2019. Si tratterebbe infatti di miniserie
da sei o otto episodi dedicate ai supereroi già apparsi negli
adattamenti cinematografici nelle quali torneranno gli attori che
li hanno interpretati sul grande schermo (in questo caso
Tom Hiddleston e Elizabeth
Olsen). Insomma dei veri e propri spin-off spalmati su una
durata maggiore e divisi in puntate.
Sebbene non sia ancora arrivato un
commento ufficiale da parte di Disney e Marvel, Variety scrive che
Kevin Feige dovrebbe ricoprire lo stesso ruolo di
produttore e supervisore.
Vi ricordiamo che la piattaforma
streaming Disney ha già confermato nel suo catalogo una serie
inedita su Star
Wars ideata da Jon Favreau, un’altra
basata sui film di High School Musical e il live
action di Lilli e il Vagabondo.
Il trailer di Captain Marvel diffuso in rete
ha mostrato al mondo Brie Larson nei panni di
Carol Danvers, nelle sue diverse incarnazioni, nel
corso del film diretto da Anna Boden e Ryan
Fleck. Da Nick Fury, allo SHIELD, a un negozio
Blockbuster, il trailer è ricco di indizi e
di dettagli che possono darci suggerimenti sulla trama, le
ambientazioni, l’anno di svolgimento dei fatti che vedranno nascere
una nuova eroina del grande schermo, la prima protagonista della
Casa delle Idee al cinema. Ecco tutti i dettagli che vi siete persi nel
trailer di Captain
Marvel:
1UNA VITA DI COMBATTIMENTI
Stando al trailer, i caratteri distintivi di
Captain Marvel sono semplici; per quante volte cada, si alza
sempre. Carol Danvers non è il tipo che si arrende; che sia una
bambina che vuole fare la pilota, o un’adulta che combatte durante
un allenamento, o un supereroe che si batte per salvare il mondo,
la sua vita è fatta di combattimenti. Questa particolare sequenza,
mostra Carol rialzarsi, sempre, in ogni fase della sua
vita.
UNO SGUARDO AL VERO CATTIVO
Il montaggio termina con
Carol che si confronta per la prima volta con un misterioso nemico,
ma chi potrebbe mai essere? Il costume sembra identificarlo con un
Kree, mentre il colore della pelle sembra suggerire il personaggio
di Jude Law. Vuol forse dire che non dovremmo fidarci di quel
personaggio? Che sia in realtà Yon-Rogg?
I
POTERI DI CAPTAIN MARVEL
Kevin Feige ha descritto
Carol Danvers come il più potente eroe del MCU. “I suoi poteri sono
fuori scala – ha dichiarato – e una volta introdotta, sarà il
personaggio più forte che abbiamo mai avuto”. Il trailer non
anticipa molto in merito ai suoi poteri, tranne che per un paio di
scene in cui proietta raggi di energia. La sequenza più
affascinante è l’ultima del trailer, in cui vediamo energia
infuocata intorno al corpo di Carol. Nei fumetti, Captain Marvel ha
il potere di trasformarsi nella forma di Binary, in cui può
attingere al potere di un “buco bianco” e manipolare le energie
stellari a un livello senza precedenti. E questa scena sembra
proprio la trasformazione in Binary.
Il reboot di Charlie’s
Angels vedrà Patrick Stewart
co-protagonista, al fianco di una squadra tutta la femminile in un
ruolo che pensavano essere già stato assegnato. L’attore inglese
interpreterà infatti Bosley, un altro! Il ruolo era già stato
assegnato ad Elizabeth Banks, che avrebbe dovuto
guidare i nuovi angeli, Kristen Stewart,
Naomi Scott e EllaBalinska, nelle loro avventure, ma
adesso THR conferma che anche
Stewart interpreterà Bosley.
Il report di The Hollywood Reporter
informa però che le tre nuove agenti non avranno due capi ma che
Stewart e Bakns saranno lavoratori paralleli, nel senso che mentre
la Bosley della Banks lavorerà con le protagoniste, il personaggio
di Patrick Stewart lavorerà con una crew diversa, e già questo
elemento della trama porta una ventata di novità nel format. Sembra
però plausibile che per il premiato attore inglese possa trattarsi
di una parte molto piccola, forse poco più di un cameo in un film
con un concept tutto da scoprire.
Kristen Stewart,
Naomi Scott e Ella Balinska
saranno le protagoniste del reboot di Charlie’s
Angels. Il film sarà diretto da Elizabeth
Banks e le riprese inizieranno a Berlino a Settembre.
Charlie’s
Angels è originariamente una serie televisiva
prodotta da Aaron
Spelling e Leonard Goldberg,
andata in onda dal 1976 al 1981 sul canale statunitense ABC. Ne
sono stati trasmessi 118 episodi, preceduti da un film-pilota
andato in onda sei mesi prima dell’inizio effettivo della serie (21
marzo 1976). I tre “angeli” della prima stagione sono Sabrina
Duncan (interpretata da Kate Jackson), Jill
Munroe (Farrah Fawcett) e Kelly Garrett
(Jaclyn Smith).
“Tutti conoscono il Freddy Mercury personaggio pubblico,
audace, impertinente, ma nessuno è mai riuscito a separarsi
dall’idea della natura mitologica di questo artista
– Rami Malek, più minuto di quanto ci si
aspetti, strabuzza gli occhi mentre spiega com’è stato interpretare
una delle figure più importanti della storia della musica in
Bohemian Rhapsody, il film diretto da
Bryan Singer che uscirà nelle sale a fine Novembre
– Ecco perché ogni giorno della lavorazione del film è stato
estremamente difficile: interpretare qualcuno che significa così
tanto per le persone non era affatto facile, ma dovevo cercare un
modo. L’ho trovato scovando l’unico punto in comune che avevo con
lui: l’infanzia da emigrato in terra straniera, io che sono
americano di prima generazione, la ricerca di un’identità…cose che
in fondo ci rendono esseri umani, l’uno uguale
all’altro.“
L’attore è arrivato a Roma in
compagnia del collega Gwylim Lee (che sullo
schermo recita la parte di Brian May, il
chitarrista dei Queen) discutendo del lungo
processo di riprese e del lavoro di interpretazione.
“Non penso di poterlo definire un peso o un onere, ma
riuscite a immaginare quanto complesso e pesante sia stato
per me entrare nei panni di un mito?“, spiega Malek.
“L’importante era rendere giustizia all’eredità lasciata da
Mercury e per farlo mi sono completamente immerso in ciò che era,
preso lezioni di canto e di pianoforte, studiato con un coach per
l’accento e con un coreografo per riprodurre le sue movenze. Tutto
pagando di tasca mia, perché quando accettai il ruolo non c’erano
nemmeno i finanziamenti per il film.“
Della
stessa opinione è Lee, la cui somiglianza fisica con May è
incredibile, d’accordo con quanto detto dal collega: “La
prospettiva di vestire i panni di un personaggio così amato può
spaventarti all’inizio, ma ho cercato di concentrarmi su ciò che
potevo ottenere. E in tal senso l’aiuto di Brian è stato
fondamentale, nel modo in cui mi suggeriva come dovevo suonare e
stare sul palco dando l’impressione di farlo senza sforzo.
D’altronde ci era stato richiesto di stare sul palco come se quella
era la cosa che avevamo fatto per tutta la vita.”
Malek
ha poi raccontato quanto sia stato complicato ricreare la sequenza
integrale del Live Aid (l’evento benefico che nel
1985 coinvolse i Queen e tantissimi altri artisti musicali in giro
per il mondo): “Dovevamo riprodurre la performance cercando
immedesimarmi quanto più possibile in Freddy, e nel mentre pensavo
a come l’avrebbe vista lui, cosa avrebbe
fatto“.“La parte più complicata?
Ricreare il concerto nella maniera più accurata possibile.
Ripetendo le scene all’infinito finché non fossero state perfette,
e questo lavoro ci portava via un sacco di energie. Ogni giorno
giravamo il frammento di una canzone, prima Bohemian Rhapsody, poi
We are the champions…ma è lì che ci siamo resi conto dell’energia,
dell’adrenalina che iniziava ad entrarci nelle vene, unendoci non
soltanto come gruppo di attori ma anche come band.”
Dall’hacker di
Mr.Robot al palcoscenico di Bohemian
Rhapsody, Rami Malek sembra non aver
smarrito lo stesso spirito che guida le sue scelte professionali in
una carriera ormai in ascesa: “Ci sono stati i
momenti in cui dovevo accettare un ruolo per pagare le bollette,
eppure è sempre subentrata la mia sensibilità personale e ho sempre
voluto fare qualcosa che potessi guardare in futuro ed esserne
orgoglioso. Ancora oggi non accetto ruoli per consolidare il mio
status, o perché altrimenti si dimenticheranno di me. Anzi mi piace
la sfida, sottopormi a cose nuove, e come artista cerco di
collaborare con chi prova lo stesso. E in questo mi sento simile a
Freddy, un uomo che è riuscito ad influenzare così tante persone
trasferendo agli altri la sua ricerca di un senso di
appartenenza.”
Bohemian Rhapsody, recensione del film
con Rami Malek