La notizia non arriva del tutto
inaspettata visti i risultati stellari ottenuti al box office e quella
scena post credits
che apriva la strada ad un secondo capitolo per la vendetta di
Black Manta: come riportato da Deadline, la Warner Bros. sarebbe
già al lavoro sul
sequel di Aquaman, cinecomic che vede
protagonista Jason Momoa nei panni dell’eroe e ha
rilanciato le sorti dell’universo cinematografico DC sul grande
schermo.
Diverse fonti fanno sapere che gli
studios vorrebbero riportare James Wan dietro la
macchina da presa ad una condizione: che sia lui a scegliere il
gruppo di sceneggiatori e a seguire da vicino il processo di
sviluppo.
Lo stesso Wan, in seguito al raggiungimento del miliardo
conquistato al botteghino dal film, aveva diffuso su Twitter i
ringraziamenti a tutti coloro che hanno reso possibile un successo
del genere:
“Un paio di cose da dire. Prima
di tutto, questo film non sarebbe quello che è senza lo
stupefacente lavoro di tutti quelli coinvolti, dai capi
dipartimento a ogni singolo membro della crew, che ha richiesto
eccellenza nella creazione di questa esperienza
cinematografica.”
Vi ricordiamo che
nella scena post
credits veniva mostrato Black
Manta – che tutti credevano morto dopo lo scontro
finale sulle coste della Sicilia – in una stanza/laboratorio di un
personaggio che abbiamo visto brevemente nel film, ovvero
il Dr. Stephen Shin (che ha il volto di
Randall Park). Shin sostiene l’esistenza di un regno sottomarino e
sta cercando di studiare la tecnologia atlantidea grazie ai resti
del casco del villain.
Uscito nel mondo a dicembre e in
Italia l’1 gennaio, Aquaman è
il maggior successo al box office della DC/Warner al cinema, e ha
superato anche gli ottimi risultati di Wonder Woman, nonostante
qualche consenso di critica in meno.
Aquaman
è stato diretto da James
Wan (Insidious, L’evocazione The Conjuring,
Fast and Furious 7) e vede protagonista
Jason Momoa. Con lui ci sarà
Amber Heard nei panni di Mera, Yahya
Abdul-Mateen II,
Patrick Wilson, Dolph Lundgren, Ludi Lin e
Willem
Dafoe.
Aquaman è il re dei Sette Mari. Questo sovrano
riluttante di Atlantide, bloccato tra il mondo della superficie,
costantemente violento contro la vita nel mare e gli Atlantidei che
sono in procinto di rivoltarsi, deve occuparsi di proteggere il
mondo intero.
Il nuovo set di Lego dedicato ai
personaggi di Avengers: Endgame potrebbe aver
rivelato non una, ma ben tre armature che Iron
Man dovrebbe sfoggiare nel corso del film, come potete
vedere qui sotto nelle immagini leak comparse online.
Le foto mostrano una Mark
1, una Mark 5 e infine una Mark
41 (la prima la ricorderete nel capitolo inaugurale del
Marvel Cinematic Universe,
Iron Man del 2008, mentre la seconda è apparsa
brevemente in Iron
Man 3 durante lo scontro fra Tony e Aldrich
Killian).
Saranno queste le armature definitive di Stark in
Endgame? Che ne pensate?
Come confermato dal sito Production
Weekly, sarà “Rust City” il titolo di lavorazione
di Ghostbusters 3, terzo film del franchise
che vedrà alla regia Jason Reitman (il figlio
di Ivan, regista dei primi due capitoli).
Bill
Murray e Dan
Aykroyd torneranno in scena nei rispettivi personaggi
interpretati nei due capitoli di Ivan
Reitman, mentre è Borys
Kit dell’Hollywood Reporter a confermare che la produzione
sta cercando quattro attori adolescenti (due ragazzi e due ragazze)
da affiancare al cast originale.
A quanto pare però, era stato lo
stesso Aykroyd ad anticipare lo scorso
novembre il progetto in un’intervista. “Reitman e Gil
Kenan, insieme ad un ottimo team, stanno facendo di tutto per
riportare l’emozione e lo spirito dei primi due film nel 21°
secolo…“, aveva raccontato l’attore all’Hollywood
Reporter.
Entertainment Weekly ha appreso in
esclusiva che Jason Reitman dirigerà e
co-scriverà il film: “Ho sempre pensato a me stesso come
il primo fan di Ghostbusters, quando avevo 6 anni ero a visitare il
set. Volevo fare un film per tutti gli altri fan. Questo è il
prossimo capitolo della serie originale. Non è un riavvio. Quello
che è successo negli anni ’80 è accaduto negli anni ’80, e questo è
ambientato nel presente.”
Sony Pictures ha stabilito l’uscita
del film per l’estate 2020, con l’intenzione di iniziare le riprese
entro pochi mesi.
Reitman ha firmato anche la
sceneggiatura insieme a Gil Kenan e conta di iniziare le riprese
nella seconda metà dell’anno, probabilmente nei mesi estivi. Fonti
attendibili spiegano che la trama seguirà gli eventi della
pellicola del 1984 e non avrà alcun collegamento con il reboot al
femminile del 2016 diretto da Paul
Feig con Melissa
McCarthy e Kristen Wiig.
La notizia è arrivata ieri in
concomitanza con l’annuncio ufficiale della line-up del listino
Warner Bros. del prossimo anno: il nuovo film scritto e diretto da
Christopher Nolan, ovviamente ancora senza titolo,
arriverà al cinema il 17 Luglio 2020 in formato
IMAX, proprio come il suo precedente lavoro, Dunkirk.
Dopo la pellicola che raccontava
l’evacuazione dell’esercito britannico dalle spiagge della
Normandia, il regista si è dedicato ad altri progetti che
includevano la restaurazione e la creazione di un “viaggio”
itinerante di 2001: Odissea nello spazio in 70mm,
proiettato in vari cinema del mondo, mentre lo scorso autunno,
insieme a Paul Thomas Anderson, ha
promosso un’iniziativa che dovrebbe portare i supporti audiovisivi
casalinghi, le tv per capirci, a diventare viewer
friendly, ovvero facilmente programmabili e settabili da ogni
utente per avere la possibilità di guardare, anche a casa, un film
nella stessa maniera, con la stessa qualità visiva e fotografica
immaginata e voluta dal regista nel momento della realizzazione del
film stesso.
Nolan e Anderson, tra i
registi contemporanei più attenti alla fruizione del loro cinema
secondo la loro specifica visione, hanno parlato con i produttori
di TV della UHD Alliance in merito alla standardizzazione di una
“modalità di riferimento” che visualizzerebbe film e spettacoli in
un modo più accurato secondo l’intento creativo di chi li ha
realizzati. Slashfilm ha condiviso
un comunicato che la Directors Guild of
America ha diffuso in merito alle modalità che questa
standardizzazione tecnica debba prevedere, tramite sondaggio.
“Molti di voi hanno visto il
proprio lavoro apparire sugli schermi televisivi diversamente
rispetto al modo in cui lo avevano effettivamente realizzato
– si legge nella lettera – I televisori moderni
hanno straordinarie capacità tecniche ed è importante sfruttare
queste nuove tecnologie per garantire che lo spettatore domestico
veda il nostro lavoro nella maniera più vicina possibile alle
nostre intenzioni creative originali“.
Sono state diffuse le prime immagini
ufficiali di Tolkien, il biopic sul Professore,
padre della Terra di Mezzo e delle sue avventure, con protagonista
Nicholas Hoult nei panni del protagonista.
Fox Searchlight ha annunciato che il
prossimo film biografico sull’autore – intitolato, semplicemente,
Tolkien – arriverà nei cinema il 10 maggio 2019.
Diretto da Dome Karukoski, il film biografico sarà incentrato sugli
anni formativi del Professore, noto ai più per aver creato la Terra
di Mezzo. Il film racconterà gli anni della formazione, in cui
J.R.R. Tolkien incontra l’amicizia, l’amore e
l’ispirazione per la letteratura, prima della Prima Guerra
Mondiale.
Era lì, nelle trincee della Francia
e nei campi di battaglia di la Somme, che Tolkien sperimentò sia
l’orrore e la solidarietà della guerra in prima persona. Vedere
uomini di diversa estrazione combattere e morire insieme è stato
fonte d’ispirazione per la Compagnia dell’Anello – così come lo era
il gruppo originale di amici di Tolkien, molti dei quali sono morti
durante la Grande Guerra.
Tolkien è diretto da Dome
Karukoski e scritto da David Gleeson e
Stephen Beresford. Oltre a Hoult, il cast include
Lily Collins, Colm Meaney, Anthony Boyle, Patrick Gibson,
Tom Glynn-Carney, Craig Roberts, Laura Donnelly, Genevieve
O’Reilly, Pam Ferris e Derek Jacobi.
Collins interpreta l’amata moglie di
Tolkien, Edith, che ha avuto anche un grande
impatto sulle storie della Terra di Mezzo. Gli spettatori degli
adattamenti cinematografici del Signore degli
Anelli di Peter Jackson probabilmente
ricordano la storia d’amore tra l’umano Aragorn e l’elfo Arwen.
Nel contesto del leggendario di
Tolkien, la storia di Aragorn e Arwen è erede di quella tra l’umano
Beren e l’elfo Lúthien ne Il Silmarillion.
L’ispirazione per queste grandi storie d’amore derivava
direttamente dalla relazione di Tolkien con Edith. Ad oggi, sulla
loro lapide condivisa si leggono i nomi di “Beren” e “Lúthien”.
È stato finalmente diffuso il primo
trailer di The Death and Life of John F. Donovan,
il nuovo film di Xavier Dolan, il primo in lingua
inglese del regista canadese.
Nel cast del film compaiono Kit
Harington, Natalie
Portman, Susan
Sarandon, Kathy Bates, Ben
Schnetzer, Michael Gambon, Bella
Thorne, Thandie Newton, Chris
Zylka, Jacob Tremblay e
Emily Hampshire. Una serie di nomi davvero
impressionanti per il giovane prodigio nordamericano.
La storia verte intorno alla
carriera della star televisiva John F. Donovan
(Harington) che in un momento di crisi allaccerà una relazione
epistolare con Rupert Turner, un aspirate attore
che vive in Inghilterra con sua madre. Questa corrispondenza però
lede la carriera di John dopo che è stata resa pubblica. Dopo dieci
anni, Rupert avrà la possibilità di incontrare il suo idolo.
È stato affidato a Vanity Fair il
primo extended look di Once Upon a Time in
Hollywood, il nuovo film di Quentin
Tarantino che vedrà protagonisti Leonardo
DiCaprio e Brad Pitt, entrambi di ritorno
su un set tarantiniano, ma anche Al Pacino e
Margot Robbie, alla loro prima volta con il
regista di Le Iene.
Ecco le immagini dal film:
1 di 8
La storia
si svolge a Los Angeles nel 1969, al culmine di quella che viene
chiamata “hippy” Hollywood. I due protagonisti sono Rick Dalton
(Leonardo DiCaprio), ex star di una serie televisiva western, e il
stunt di lunga data Cliff Booth (Brad Pitt). Entrambi stanno
lottando per farcela in una Hollywood che non riconoscono più. Ma
Rick ha un vicino di casa molto famoso…Sharon Tate.
Nel cast anche Damian
Lewis, Dakota Fanning, Nicholas
Hammond,Emile Hirsch, Luke
Perry, Clifton Collins Jr., Keith
Jefferson, Timothy Olyphant, Tim Roth, Kurt
Russell e Michael Madsen. Rumer
Willis, Dreama Walker, Costa Ronin, Margaret
Qualley, Madisen Beaty e Victoria
Pedretti. Infine Damon Herriman sarà
Charles Manson.
L’esigenza di raccontarsi e di darsi
un’origine “alta” è alla base di qualsiasi civiltà, un principio
che spinge l’uomo alla ricerca della propria origine storica e
spirituale. Da questa esigenza sono nati i testi sacri delle grandi
religioni monoteiste, sono nati i poemi epici, ma è nata anche la
mitologia relativa a prima che la scrittura esistesse, i miti di
fondazione delle civiltà. La leggenda di Romolo e
Remo, la loro nascita divina, la lupa, i re Amulio e
Numitore, fanno parte del mito fondativo di Roma, il più grande
impero della storia occidentale. A questo mito, Matteo
Rovere fa appello quando presenta, sul grande schermo a
partire dal 31 gennaio 2019, Il Primo Re, il film
che segue il suo successo con Veloce
come il vento.
La premessa di Rovere è chiara
dall’inizio: il regista e sceneggiatore prende gli elementi
concreti del mito, i due fratelli gemelli, le tribù del basso
Lazio, il Tevere che esonda, e li cala nella fangosa realtà di quei
luoghi, selvaggi eppure bellissimi, seguendo un realismo
filologico, a partire dalla messa in scena, passando per i look dei
protagonisti, fino al linguaggio, una forma di proto-latino
studiato appositamente per il film.
Rovere riesce a dare concretezza
alla sua visione con una messa in scena meticolosa, poderosa, che
cala lo spettatore in un mondo perduto, alle porte delle nostre
città contemporanee, in cui la natura stessa con le sue insidie si
fa personaggio. Quello che il regista sembra però non riuscire a
padroneggiare a sufficienza è il ritmo action che il film assume
nei momenti salienti del racconto. Le battaglie sembrano sfuggirgli
di mano, tanto che il suo occhio, concentrato sui mezzi a
disposizione e sulle location incredibili, sembra distrarsi dai
momenti cardine degli scontri, soprattutto nel finale.
I protagonisti di questo racconto
sono i gemelli della leggenda, Romolo e Remo (Alessio
Lapice e Alessandro Borghi), che per l’occasione sono
due pastori, travolti dalla piena del Tevere e catturati dai
guerrieri di Alba. Il loro coraggio e la loro intesa riuscirà a
renderli di nuovo liberi, insieme a un piccolo gruppo di uomini:
reietti, forse criminali, umanità sola e male assortita che seguirà
i due verso il fiume, in cerca di salvezza. Con loro, per volere
del pio Romolo, ci sarà anche la vestale custode del fuoco/Dio.
I due fratelli rappresentano due
modi diversi di concepire l’esistenza e diventano quasi il simbolo
di due umanità differenti. Da una parte c’è l’autodeterminazione,
il “farsi Dio” di Remo, che si incorona re e si autoproclama guida
degli uomini. Di contro, Romolo è un pius, devoto al Dio; lui si fa
portatore dei valori su cui si fonda la tradizione romana antica,
alla sua origine, e da subito sembra un perfetto erede di
quell’antico, immaginario antenato, l’Enea virgiliano, primo eroe
pius. Anche lui “coronerà” il suo percorso e la sua eroica impresa
immergendo la lama dentro al costato di un uomo, facendo
germogliare nel sangue il seme di un nuovo impero.
Il legame di sangue dei due fratelli
sembra più forte di qualsiasi cosa, persino della natura, che è il
primo nemico che i due si trovano a fronteggiare. Lo sforzo epico
di Romolo e Remo sta tutto nell’ostinazione di entrambi di riuscire
a sopravvivere e a trovare un posto da chiamare casa. Contro la
natura, contro gli uomini e infine l’uno contro l’altro, la loro
storia li porterà a confrontarsi con il mondo in base alla loro
diversa concezione della vita e della divinità. Remo proverà a
difendere il legame di sangue, peccando di ybris, andando contro la
volontà di un Dio in cui non crede più, Romolo invece si allineerà
al volere degli dei, si farà lui stesso servitore del Dio, verrà
ricompensato con la vittoria e la gloria, ma lo farà al prezzo del
sangue del fratello.
L’aspetto mistico e rituale si
scontra con l’aspetto moderno dell’autodeterminazione, in questo,
il racconto di Romolo e Remo che ci offre il regista è davvero
inedito, rivoluzionario e mostra una volontà di andatre oltre il
racconto stesso. Se non fosse che Rovere rinuncia proprio a quella
rivoluzione, trasformando Remo in un villain fuori di testa e la
sua autoproclamazione a Dio e re in una follia.
Rovere (come il mito) fa trionfare
Romolo, promuovendo dunque come vincenti i valori tradizionali su
cui si è fondata la prima versione della città di Roma. Un epilogo
già noto, eppure esposto con dei termini che, nel clima politico e
sociale in cui il film arriva al cinema, sembrano estremamente
disturbanti. Nel suo finale, Il Primo Re appare
violentemente schierato, così come il dilagare vermiglio dei
confini dell’Impero Romano nel corso dei secoli, sui titoli di
coda. E non sappiamo quanto questa scelta sia consapevole.
Nell’attesa di scoprire i prossimi
vincitori dei 91° Academy Awards, gli
Oscar 2019, durante la cerimonia che si terrà il
24 Febbraio, ripercorriamo il passato ricordando i 10 più
grandi titoli capaci di conquistare l’ambita statuetta del Miglior
Film.
Via col Vento (1939)
Vincitore di 10 premi
Oscar (tra cui Miglior film, regia, attrice protagonista,
attrice non protagonista, sceneggiatura, fotografia, scenografia e
montaggio), Via col Vento
mi se a segno una serie di record, come il numero di statuette
conquistate che per l’epoca era inusuale e il primo riconoscimento
di tale portata ad un’interprete di colore (Hattie
McDaniel).
Il film diretto da
Victor Fleming con Clark Gable e
Vivien Leigh riscontrò lo stesso successo nel
pubblico, riuscendo a restare in vetta alla classifica dei maggiori
incassi della storia del cinema per più di venticinque anni. Furono
diverse le riedizioni, che permisero alla pellicola di radicarsi
fortemente nella cultura popolare e di rappresentare ancora
oggi uno dei migliori titoli di sempre.
Eva contro Eva (1950)
Nominato a ben 14 premi Oscar
(questo record viene eguagliato, nel 1998, da
Titanic di James Cameron e nel
2017 da La La Land di
Damien Chazelle), Eva contro Eva
riuscì a conquistarne “soltanto” 6, ovvero Miglior Film, Regia,
Attore non protagonista, Sceneggiatura non originale, Costumi e
Sonoro. Piccolo aneddoto, che i cinefili più appassionati
conosceranno: la pellicola di Mankiewicz è l’unica, nella storia
del cinema, ad aver ricevuto quattro candidature per le
interpretazioni femminili: Bett Davis e
Anne Baxter come protagoniste, Celeste
Holm e Thelma Ritter come non
protagoniste.
Viene considerato ancora oggi un
capolavoro della settima arte, citato a più riprese da diversi
titoli contemporanei, ed è stato uno dei primi 50 film ad essere
selezionato per la conservazione dal National Film Registry della
Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti nel 1990. Attualmente si
colloca alla ventottesima posizione della classifica dei 100
migliori film americani di tutti i tempi.
The Hurt Locker (2008)
Unico titolo della lista diretto da
una donna, The Hurt Locker esce nel 2008 e
conquista, qualche mese più tardi, 6 prestigiosi riconoscimenti
durante la cerimonia degli Academy Awards: la pellicola di
Kathryn
Bigelow, racconto al cardiopalma dell’esperienza in
Iraq di un gruppo di artificieri dell’esercito americano, vince
come Miglior Film, Regia, Sceneggiatura originale, Montaggio,
Sonoro e Montaggio sonoro.
La Bigelow è stata la prima regista
donna della storia a vincere l’ambita statuetta, strappandola di
mano all’ex marito James Cameron
nell’anno in cui Avatar era in gara con 9
nomination.
Titanic (1997)
Il kolossal che lanciò
definitivamente le carriere di Leonardo DiCaprio e
Kate Winslet conquista nel 1997 ben 11 premi Oscar
(oggi il record è detenuto soltanto da un altro titolo, Il
signore degli anelli: Il ritorno del Re): Titanic vince
nelle categorie Miglior film, Regia, Fotografia, Scenografia,
Costumi, Montaggio, Sonoro, Montaggio sonoro, Effetti speciali,
Colonna sonora e Canzone originale.
Dopo Avatar, è ad
oggi il secondo film con il maggiore incasso nella storia del
cinema nonché uno dei cento migliori film americani di tutti i
tempi.
Accadde una notte (1934)
Indimenticabile capolavoro di
Frank Capra, Accadde una notte
segna la storia diventando il primo film a vincere nelle cinque
maggiori categorie degli Oscar, ovvero miglior film, regia,
sceneggiatura, attore protagonista e attrice protagonista. Il
record venne “abbattuto” nel 1975 da Qualcuno volò sul nido
del cuculo di Milos Forman.
Oggi si trova al quarantaseiesimo
posto della classifica dei migliori cento film statunitensi della
storia secondo l’American Film Institute.
Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re (2003)
Non c’è ragione che non ci porti ad
affermare che Il signore degli anelli: Il
ritorno del Re abbia cambiato radicalmente la storia del
cinema e del genere fantasy in particolare: il capitolo conclusivo
della trilogia tratta dalla saga di J.R.R.Tolkien
e diretta da Peter Jackson:
uscito nel 2003, il film conquista undici statuette durante la
cerimonia degli Academy Awards (eguagliando il record di
Ben-Hur), tra cui Miglior Film, Regia,
Sceneggiatura, Costumi, Colonna Sonora ed Effetti Speciali.
Acclamato dalla critica e
accolto ancora più positivamente dal pubblico in sala, Il
ritorno del Re occupa oggi la posizione nero 21 della
classifica dei titoli con il maggiore incasso nella storia, con
oltre 1 miliardo di dollari incassati nel mondo.
I migliori anni della nostra vita (1946)
Nel 1946 il film che raccontava lo
stress post traumatico dei veterani della seconda guerra mondiale
prima ancora che il disturbo venisse in qualche modo “approvato”
dalla medicina moderna, riuscì a conquistare – con merito – otto
statuette, tra cui i due premi storici e senza precedenti allo
stesso interprete, Harold Russell.
Gli altri premi riconosciuti a
I migliori anni della nostra vita furono Miglior
Film, Regia a William Wyler, Attore protagonista,
Sceneggiatura originale, Montaggio e Colonna sonora.
Casablanca (1942)
Photo by Popperfoto/Getty Images
Avrà vinto “soltanto” tre premi
Oscar (Film, Regia e Sceneggiatura Non originale), eppure tutti
conoscono Casablanca,
l’hanno visto e amato, perché rimane ancora oggi un intramontabile
classico del cinema hollywoodiano.
Nel 2008, secondo quanto dice la
lista aggiornata, la pellicola diretta da Michael
Curtiz e interpretata da Humphrey Bogart
e Ingrid Bergman, resta saldamente al terzo posto
della classifica dei migliori film statunitensi di tutti i tempi
per l’American Film Institute.
Lawrence d’Arabia (1962)
Come non inserire in questa lista il
kolossal di David Lean che nel 1962 portò a casa
sette premi Oscar, tra cui Miglior Film, Regia, Sceneggiatura e
Colonna sonora? Lawrence d’Arabia si trova
attualmente al terzo posto dell
a classifica dei migliori cento
titoli del cinema britannico del ventesimo secolo (selezionati dal
British Film Institute), con il ruolo che lanciò definitivamente la
carriera di Peter O’Toole.
Il Padrino (1972)
Cosa dire di questo capolavoro
assoluto della storia del cinema che non sia già stato scritto? Nel
1972 Il Padrino,
primo capitolo della trilogia firmata da Francis Ford
Coppola, incassa 135 milioni di dollari, infrangendo così
il record detenuto da Via col Vento, e
successivamente conquista tre premi oscar (su 10 candidature),
ovvero Miglior film, Attore protagonista (Marlon
Brando si rifiutò di ritirare la statuetta durante la
cerimonia come segno di protesta contro le ingiustizie verso le
minoranze e i nativi americani) e Sceneggiatura non originale.
È nelle nostre sale con Creed
II e presto tornerà a vestire i panni di
Rambo, ma sembra che Sylvester
Stallone non sia affatto stanco di lavorare per il grande
schermo. L’inossidabile Rocky ha infatti ripreso a lavorare su un
progetto che porta avanti sin dagli anni ’70.
Si tratta di un film su
Edgar Allan Poe, il celebre autore di letteratura
gotica da cui il cinema ha tante volte saccheggiato trame e
ambientazioni, fino alla realizzazione di The
Raven, il film semi biografico sullo scrittore con
John Cusak e Luke
Evans.
Le opere di Poe sono una grande
passione di Sly, e a testimoniarlo c’è il nuovo video che l’attore
ha condiviso su Instagram in cui mostra il suo prossimo lavoro su
appunti e sceneggiature che sembrano risalire a parecchio tempo fa
(soprattutto il block notes al centro del video sembra ingiallito
dal tempo). Stallone stesso ci
dice che si tratta per lui di “un viaggio senza fine” e che si
odierebbe se solo non provasse a portare a termine il progetto fino
in fondo, dal momento che ci lavora quasi da 50 anni.
Già nel 2017, Sylvester
Stallone aveva postato su Instagram una sua
foto da giovane vestito da Poe, con la seguente didascalia:
“L’unica fotografia rimasta che non è mai stata vista da
nessuna parte. La mia prima vera sceneggiatura parlava del grande
scrittore Edgar Allan Poe, all’epoca desideravo
interpretarlo io e qui si vede uno dei miei costumi. Poi mi sono
reso conto di non essere esattamente adatto alla parte, e così
questo è ciò che rimane. Magari un giorno dirigerò questo film, chi
può dirlo?”.
Sicuramente Sly sembra intenzionato
a portare avanti il progetto adesso e sicuramente non sarà lui a
interpretare il protagonista. Su chi ricadrà la scelta?
In Creed
II, Sylvester Stallone potrebbe dire
addio definitivamente al personaggio di Rocky
Balboa.
Thanos è stata una
presenza costante nei primi dieci anni del Marvel Cinematic Universe,
rivelando se stesso in tutta la sua grandezza e pericolosità
soltanto durante la trama di Avengers: Infinity War, dove
ha affrontato i Vendicatori e collezionato finalmente le gemme
dell’infinito. Una volta “schioccate” le dita, il Titano
Pazzo si è ritirato nel suo ideale paradiso rurale e non sappiamo
quando e in che modo tornerà in Avengers:
Endgame (il capitolo finale della Fase 3).
Tuttavia questa potrebbe non essere
la sua ultima apparizione nell’universo cinematografico: secondo
quanto riportato da Games Radar, si vocifera di un’ulteriore sfida
per il personaggio in un altro cinecomic Marvel dopo
Endgame. Ma quale?
A quanto pare Thanos dovrebbe essere
nel “cast” de Gli Eterni, la
cui uscita nelle sale è stata fissata al 6 novembre
2020. Qualche tempo fa i rumor parlavano della possibile
presenza di Eros/Starfox – fratello del
villain
–Piper, Elysius, Gilgamesh, Ikaris, Sersi, Makkari, Thena e Zuras, ma
è probabile che ci sia spazio per volti noti del MCU legati a questi personaggi.
Sarà davvero così?
Vi ricordiamo che la
regista Chloe Zhao è stata scelta per
dirigere il prossimo franchise Marvel basato sui personaggi creati
da Jack Kirby, Gli
Eterni, mentre Matthew e Ryan
Firpo firmeranno la sceneggiatura per l’avventura
della squadra di supereroi che dovrebbe debuttare nel futuro
prossimo al cinema.
Il progetto include gli esseri
superpotenti e quasi immortali conosciuti dai fan dei fumetti
come Eterni e i
mostruosi Deviants, creati da esseri
cosmici conosciuti come Celestials. Le
fonti dicono a The Hollywood Reporter che
un aspetto della storia riguarda la storia d’amore tra Ikaris, un
uomo alimentato dall’energia cosmica, e Sersi, che ama muoversi tra
gli umani. Il progetto consentirebbe così alla Marvel di assemblare un cast
diversificato.
Amazon Studios ha
diffuso il primo trailer di The
Boys, l’annunciata serie in otto episodi basata
sull’omonima serie a fumetti.
The
Boys racconterà in un modo divertente e irriverente
cosa succede quando i supereroi – che sono famosi come celebrità,
influenti come politici e venerati come dei – abusano dei loro
superpoteri piuttosto che usarli per salvare le persone. E
‘l’impotente contro il superpotere di The
Boys, che intraprende una ricerca eroica per esporre la verità
su “The Seven” e Vought – il conglomerato multimiliardario che
gestisce questi supereroi.
I Supes di “The Seven” sono A-TRAIN
(Jessie T. Usher,
Independence Day: Resurgence), HOMELANDER (Antony Starr,
Banshee), STARLIGHT (Erin Moriarty,
Captain Fantastic), QUEEN MAEVE (Dominique McElligott, House of
Cards) , THE DEEP (Chace
Crawford,
Gossip Girl) e BLACK NOIR (Nathan Mitchell, Supernatural).
Insieme a Quaid, completano il
gruppo BUTCHER (Karl Urban, Star Trek), LATTE DI MADRE (Laz Alonso,
Detroit),
FRENCHIE (Tomer Kapon, Ostaggi) e LA FEMMINA (Karen Fukuhara,
Suicide Squad). Simon Pegg sarà una delle guest star.
Il dramma dei supereroi della
durata di un’ora e mezzo degli Amazon Studios è stato sviluppato e
scritto dallo showrunner Eric Kripke
(Supernatural). La serie Prime Original di otto episodi è
co-prodotta da Sony Pictures Television e prodotta da Kripke, Evan
Goldberg (Preacher) di Point Gray Pictures, Seth Rogen (Preacher) e
James Weaver (Preacher), Neal H. Moritz di Original Film (Prison
Break), Ori Marmur (Preacher) e Pavun Shetty (New Girl), così come
Jason Netter e Ken Levin. Garth Ennis (Predicatore) e Darick
Robertson, che ha creato il fumetto su cui si basa la serie, sarà
anche co-produttore esecutivo.
The Boys è in programma per l’uscita mondiale nel 2019,
esclusivamente su Amazon Prime Video in oltre 200 paesi e
territori.
Manca poco più di un mese all’uscita
in sala di Captain Marvel e la campagna
promozionale dei Marvel Studios si fa sempre più
massiccia per promuovere un film che è già attesissimo, grazie
all’intelligente uso della scena post credits di Avengers: Infinity War.
Di seguito, vi mostriamo alcune
nuove immagini dal film, in cui possiamo vedere non solo Carol, ma
anche la sua amica pilota Maria
Rambeau, due membri della squadra Starforce, Bron-Chare
Minn-Erva, e infine Ronan l’Accusatore, il
personaggio interpretato da Lee Pace e che abbiamo già visto in
Guardiani della
Galassia. In questo film il look di Ronan sarà
leggermente diverso, a giudicare dalle prime immagini di
seguito:
1 di 3
A seguire, inoltre, ecco un motion
poster del film, che mostra l’eroina “caricarsi”:
Vi ricordiamo che alla regia del
film con protagonista Brie Larson, ci
sono Anna Boden e Ryan
Fleck. Il film invecearriverà al cinema il
6 marzo 2019.
Il cast ufficiale: Brie
Larson, Samuel L.
Jackson, Ben
Mendelsohn, Djimon
Hounsou, Lee
Pace, Lashana
Lynch, Gemma
Chan, Algenis Perez
Soto, Rune
Temte, McKenna
Grace, Clark
Gregg, Jude
Law, Annette Bening.
La sinossi: Basato sul personaggio dei fumetti Marvel apparso per la prima volta
nel 1968, il film segue Carol Danvers mentre diventa uno degli eroi
più potenti dell’universo. Quando la Terra viene coinvolta in una
guerra galattica tra due razze aliene, è lì che l’eroina
interverrà. Ambientato negli anni ’90, il cinecomic è un’avventura
tutta nuova che racconterà un periodo inedito nella storia
dell’universo cinematografico Marvel.
Cresce il cast
di The Handmaid’s Tale 3,
l’attesissima terza stagione dell’acclamata serie tv targata Hulu
The
Handmaid’s Tale. Ebbene oggi arriva da
Variety la notizia che Christopher Meloni e Elizabeth
Reaser saranno tra le guest star dei nuovi episodi.
Christopher Meloni (Happy) e
Elizabeth Reaser (The Haunting of Hill House) interpreteranno
rispettivamente il comandante Winslow, un potente e
magnifico comandante che ospita i Waterford in un viaggio
importante mentre Reaser ritrarrà sua moglie, la signora Winslow,
un’amica e fonte d’ispirazione per Serena Joy (Yvonne
Strahovski).
Nella terza stagione
di The Handmaid’s Tale vedremo al centro della storia la
resistenza di June al regime distopico di Gilead e dalla sua lotta
per respingere e capovolgere a suo favore le schiaccianti
probabilità di una vittoria. Vedremo sorprendenti riunioni,
tradimenti e un viaggio nel cuore terrificante di Galaad che
costringono tutti i personaggi a prendere posizione, guidati da una
preghiera provocatoria: “Blessed be the fight.”
Nella serie la società di
Gilead, un tempo nota come Stati Uniti d’America, è governata
da un regime misogino ed estremista che auspica
un ritorno ai valori tradizionali della società. A capo
di Gilead c’è un’élite di potere che schiavizza le poche
donne fertili rimaste per tentare di ripopolare il mondo. Difred,
una delle ancelle del Comandante Waterford, cerca di sopravvivere
alla crudeltà della società in cui vive e al tempo stesso ritrovare
la figlia perduta.
Protagonisti di
The Handmaid’s Tale 3 sono June Osborne/Difred
(stagione 1-in corso), interpretata da
Elisabeth Moss, Comandante Fred Waterford
(stagione 1-in corso), interpretato daJoseph
Fiennes, Serena Joy Waterford (stagione 1-in
corso), interpretata da
Yvonne
Strahovski,Emily/Diglen/Disteven
(stagione 1-in corso), interpretata da Alexis
Bledel. Janine/Diwarren/Didaniel (stagione 1-in
corso), interpretata da Madeline
Brewer, zia Lydia (stagione 1-in corso), interpretata
da Ann Dowd, Luke Bankole (stagione 1-in
corso), interpretato da O. T.
Fagbenle, Nick Blaine (stagione 1-in corso),
interpretato da Max Minghella, Moira
(stagione 1-in corso), interpretata da Samira
Wiley e Rita (stagione 2-in corso, ricorrente
stagione 1), interpretata da Amanda
Brugel.
Il rapporto tra Nick Fury e
Carol Danvers sarà uno snodo importante della
trama di Captain Marvel, cinecomic in arrivo
nelle sale tra poco più di un mese: il futuro leader dello
S.H.I.E.L.D. riconosce in lei un disertore e un potenziale aiuto
per contrastare l’invasione aliena degli Skrull che ha invaso il pianeta
Terra, ma in che modo evolverà questo legame è ancora un
mistero.
Sul loro primo incontro però è
tornato a parlare Samuel L.
Jackson, il veterano del MCU, spiegando i motivi
dell’esitazione iniziale di Fury nei confronti dell’eroina:
“Come la maggior parte delle
persone che incontrano qualcuno che, teoricamente, proviene dallo
spazio, Fury è titubante perché spiazzato dalla diversità.
Carol ci somiglia, ma gli parla di alieni che mutano forma…chi è
lei? È ciò che sembra? È un individuo sicuro? È una persona
pericolosa? Tutte queste cose gli vengono in mente quando la
incontra“.
“Soltanto trascorrendo del tempo
con lei scopre cose che lo portano a credere che sia qualcosa di
diverso dall’impressione iniziale” continua Jackson.
“Scopriranno di essere dalla stessa parte, sono compatrioti con
un senso dell’umorismo simile. E anche per questo Fury è disposto
ad aiutarla a trovare ciò di cui ha bisogno per scoprire chi è,
cos’è come è nata.“
Vi ricordiamo che alla regia del
film con protagonista Brie Larson, ci
sono Anna Boden e Ryan
Fleck. L’uscita al cinema è fissata
al 6 marzo 2019.
Il cast ufficiale: Brie
Larson, Samuel L.
Jackson, Ben
Mendelsohn, Djimon
Hounsou, Lee
Pace, Lashana
Lynch, Gemma
Chan, Algenis Perez
Soto, Rune
Temte, McKenna
Grace, Clark
Gregg, Jude
Law, Annette Bening.
La sinossi: Basato sul personaggio dei fumetti Marvel apparso per la prima volta
nel 1968, il film segue Carol Danvers mentre diventa uno degli eroi
più potenti dell’universo. Quando la Terra viene coinvolta in una
guerra galattica tra due razze aliene, è lì che l’eroina
interverrà. Ambientato negli anni ’90, il cinecomic è un’avventura
tutta nuova che racconterà un periodo inedito nella storia
dell’universo cinematografico Marvel.
Terminate le riprese di Wonder Woman
1984Patty Jenkins si è subito
gettata sulla promozione di I Am The Night, serie
thriller che vede protagonista Chris Pine
prossimamente in onda su TNT, ma non perde mai occasione di parlare
del cinecomic con Gal Gadot.
Come nella recente intervista con
Vanity Fair dove si è accennato ad un eventuale terzo capitolo
delle avventure di Diana Prince al cinema. Queste le sue parole in
merito:
“Ho già delle idee abbastanza
chiare per Wonder Woman 3. Che io lo diriga o meno, so
esattamente come finirei il suo arco narrativo, almeno nella mia
visione di Wonder Woman. Non è un segreto che ho una grande
passione per questo personaggio!”
Se così fosse e la Warner Bros.
decidesse di affidare il terzo film alla Jenkins, sarebbe la
seconda trilogia – dopo quella di Christopher
Nolan sul Cavaliere Oscuro – ad essere raccontata dallo
stesso regista.
Per quanto riguarda il sequel, è
stato confermato dallaregista che Wonder Woman 1984 sarà
ambientato negli anni Ottanta, rivelando al pubblico un’altra epoca
iconica in cui svolgere le imprese
di Diana.
L’ordine cronologico del personaggio
è stato già rimescolato, essendo stata introdotta nell’era
contemporanea di Batman v Superman: Dawn of
Justice per poi tornare al vecchio secolo
con Wonder Woman.
Wonder Woman
1984 vedrà ancora come protagonista Gal
Gadot opposta a Kristen Wiig,
scelta per interpretare la villain Cheetah. L’ultimo acquisto del
cast è Pedro Pascal, di cui non è stato ancora confermato il
personaggio. Il film sarà ambientato durante la Guerra Fredda e la
sceneggiatura è stata curata da Goeff
Johns e Patty Jenkins.
Non aprite quella
porta è un grande classico del genere horror. Se il primo
film della saga (composta da otto pellicole) è stato realizzato nel
1974 con un badget bassissimo e in maniera indipendente, il suo
successo è stato pazzesco.
La saga che si è sviluppata negli
anni a venire ha sempre al centro un unico protagonista,
Leatherface (o Faccia di Cuoio), colui che, armato di motosega, fa
a brandelli i diversi personaggi dei film. Eppure, la sua storia
non è proprio inventata, ma si basa una persona e degli eventi
reali.
Ecco, allora, tutto quello
che c’è da sapere sulla storia vera di Non aprite quella
porta.
Non aprite quella porta è una
storia vera
Leatherface,
conosciuto con il nome di Thomas Hewitt o di Jedidia
Sawyer, è il protagonista della
saga di Non aprite quella porta. Tuttavia, in pochi
sanno che il personaggio di Leatherface si rifà ad una storia vera
e alla persona di Ed Gein, un serial killer del
Wisconsin.
Edward Theodore Gein è considerato
come uno dei peggiori uccisori seriali che la storia americana (e
anche quella mondiale) abbia mai conosciuto: nato nel Wisconsin il
27 agosto del 1906, è responsabile della morte di almeno due donne
e di aver occultato (si stima) circa una ventina di tombe,
commettendo su di esse degli atti di necrofilia e di
squartamento.
La caratteristica che tale per cui
Leatherface si avvicina a questa persona, è il fatto di essersi
costruito della maschere per il viso con la pelle umana delle sue
vittime. Il personaggio della saga, infatti, già nel primo film
della
saga di Tobe Hooper, dimostra una certa “abilità” con
il cucito: dapprima si mette a creare delle facce di cuoio dalle
carcasse di animali morti, per poi passare agli esseri umani.
Questo suo passatempo, per così dire, diventa un modo per
nascondere il suo volto sfigurato che non riesce ad accettare.
La vera storia di non aprite
quella porta
Ed Gein, di fatto, è il
protagonista della storia vera che si cela dietro Non aprite
quella porta e che ha contribuito anche a delineare altri
personaggi cinematografici come, ad esempio, accadde per Norman Bates in Psyco (1961) e ha
influenzato anche
Il silenzio degli innocenti (1991).
Ed Gein era il secondo figli di
Augusta, gran lavoratrice, religiosa fino all’estremo, e George,
padre violento e pesantemente alcolizzato. Gein si lasciò
influenzare pesantemente dalla madre, attraverso le letture della
Bibbia tutti i pomeriggi, il totale isolamento in cui lui e il
fratello dovevano fare i conti, oltre che ricordarsi di quanto il
mondo fosse immorale.
Era la madre la persona con cui
aveva creato un legame morboso con il piccolo Ed: tutte le donne,
al di fuori di lei, erano considerate delle poco di buono, il sesso
si praticava solo per la procreazione e l’autoerotismo era da
condannare. Detto ciò, è chiaro capire come Gein fosse un bambino
insicuro, timido e disturbato, cosa che lo rendeva il bersaglio
principale dei compagni di scuola e contribuì ad isolarlo
socialmente, un valore aggiunto alla sua follia latente.
Nel momento in cui i genitori e il
fratello morirono, la follia di Gein cominciò ad avere libero
sfogo. Nel film di Hooper, Thomas è un ragazzo nato sfigurato che
vive all’interno di un mattatoio con sua fratello Charlie,
ammattitosi dopo essere stato nella Guerra di Corea.
Thomas cresce, la sua repulsione
verso il suo volto e verso la società che lo emargina continua ad
aumentare e, quando il mattatoio chiude, la rabbia repressa di
quegli anni ha libero sfogo, facendo della motosega la sua arma
identificativa. Negli ultimi film del franchise, il personaggio di
Leatherface assume maggiormente i connotati di Ed, facente parte di
una famiglia disagiata e con un evidente ritardo mentale.
Il film non aprite quella porta è
una storia vera
Il Leatherface di Non aprite
quella porta riprende le uccisioni e le mutilazioni perpetrate
da Ed Gein nei confronti della sue vittime, dopo che la morte della
madre e la dubbia morte del fratello non lo lasciano solo e,
quindi, nella completa libertà di agire e di dare sfogo alla sua
pazzia.
Dopo essere stato arrestato nel
novembre del 1957 per sospetto omicidio nei confronti di Bernice
Worden, che venne poi rinvenuta all’interno del capanno
dell’omicida, vennero scoperti innumerevoli orrori che arredavano
la casa. Nel momento in cui le autorità cominciarono a segnalare
tutti i ritrovamenti, venne stimato che Ed aveva conservato delle
ossa umane usate come arredamento, teste di donne come decorazione
muraria, pelle umana conciata e usata come tappezzeria e per
realizzare diversi strumenti, come un tamburo, dei vestiti e i
macabri volti, per non parlare dei crani umani utilizzati come
ciotole.
Durante il processo, lo stesso Gein
ammise di aver razziato il cimitero, violando una ventina di tombe
e confessando diversi omicidi, negando di ricavare piaceri sessuali
dai cadaveri e con il desiderio di voler cambiare sesso dopo la
morte della madre.
Non aprite quella porta: una
storia vera solo in parte
Quella di Non aprite quella
porta è una storia vera solo in parte. Infatti, nella
fattispecie, il personaggio di Leatherface ricorda molto quello di
Ed Gein, ma ha una propria identità ben diversa. Leatherface
(Faccia di cuoio) è un uomo nato con il volto sfigurato, con un
ritardo mentale e che crede di essere costantemente minacciato dal
tutto il mondo esterno alla sua famiglia.
I
film della saga che vedono Leatherface protagonista, subiscono
anche dei cambi di nome del personaggio, con alcune divergenze
biografiche. Se nel secondo film della saga di Tobe Hooper il
protagonista porta il nome di Thomas Hewitt, cresce all’interno di
un mattatoio e, quando questo chiude, la sua follia prende pieno
possesso della persona, Leatherface ha assunto anche il nome
Jedidiah Sawyer: egli ha un legame materno intenso e, dopo alcuni
eventi traumatici, lo rendono ancor di più un bambino solitario che
comincia ad indossare facce di pelle umana su consiglio della
madre, compiendo i suoi assassini perché ritardato mentalmente, con
problemi d’identità e per il terrore che vive e ha vissuto in
famiglia.
Della saga a lui dedicata, sono
stati realizzati ben 8 film, tra cui l’originale, 3 sequel, un
remake, un prequel, un film in 3D e anche un prequel originale:
Non aprite quella porta (1974), Non aprite quella
porta – Parte 2 (1986), Non aprite quella porta – Parte
3 (1990), Non aprite quella porta IV (1994), Non
aprite quella porta (2003), Non aprite quella porta –
L’inizio (2006), Non aprite quella porta 3D (2013) e
Leatherface (2017).
Come riporta Variety, Matt
Smith è ormai nelle fasi finali delle trattative per
ottenere un ruolo in Morbius, spin-off di
Spider-Man targato Sony. Non è chiaro quale personaggio andrà a
interpretare, ma la conferma dovrebbe arrivare a breve.
L’attore tornerà prossimamente al
cinema con Mapplethorpe, biopic dedicato al
celebre fotografo Robert Mapplethorpe, His
House e con il thriller politico Official
Secrets al fianco di Keira Knightley, che
verrà presentato in questi giorni al Sundance Film
Festival.
Jared
Leto sarà il protagonista del secondo spin-off
ufficiale (dopo Venom) di Spider-Man
su Morbius il vampiro vivente. Il
personaggio, creato da Roy Thomas e
da Gil Kane, debuttò sulle pagine del
fumetto The Amazing Spider Man nel 1971, e
i suoi diritti vennero subito acquisiti da Artisan per futuri
progetti cinematografici che non ebbero mai sviluppi. Fino ad
ora.
La Sony continua dunque il suo piano
di espandere un universo parallelo a quello dei Marvel Studios, inaugurato quest’anno
da Venom di Ruben
Fleischer, mentre gli ultimi report fanno sapere che la
produzione di Morbius inizierà già nel
2019, precisamente a Febbraio, e che Daniel Espinosa dirigerà il
film.
A confermarlo è Collider, che ha
raggiunto per un’intervista i produttori Avi
Arad e Matt Tolmach. Per
quanto riguarda invece la sceneggiatura, è stata firmata da Matt
Sazama e Burk Sharpless, che vantano nel proprio curriculum film
comePower
Rangers, Dracula
Untold, The Last Witch
Hunter– L’Ultimo Cacciatore di
Streghe e Gods of
Egypt.
Sul casting di Leto i due produttori hanno dichiarato:
“Quando due attori come Jared
e Tom Hardy accettano parti come queste possiamo ritenerci
fortunati. Di solito sono molto difficili da convincere, ma hanno
amato da subito i personaggi“.
Vi ricordiamo che il primo
spin-off del multiverso di Spider-Man, Venom,
è arrivato nelle sale lo scorso 4 ottobre. Nel cast figurano, oltre
a Hardy, Michelle Williams, Woody Harrelson, Jenny
Slate, Riz Ahmed, Michelle Lee, Reid Scott, Scott Haze, Sam
Medina.
Dopo aver accettato il prestigioso
Cecil B. deMille Award ai
Golden Globes
2019,Jeff Bridges torna a sorpresa
nei panni del Drugo, il suo personaggio de Il Grande
Lebowski, il film di culto dei Fratelli
Coen.
Il video vede brevemente l’attore
ritornare nel costume del personaggio: barba e capelli incolti,
occhiali, pigiamone e quel cardigan inconfondibile. Il video è
brevissimo e non è accompagnato da nessuna didascalia particolare,
solo da una data, quella del prossimo
SuperBowl.
Sembra infatti plausibile che, a
differenza di quanto si possa auspicare, il video è solo
un’anticipazione di uno spot che l’attore girerà appositamente per
il Big Game. Vi lasciamo con l’emozionante (per i fan del film e
del personaggio) video:
Ecco trailer di Parlami di
te (Un homme pressé), la divertente ed
emozionante commedia di Hervé Mimran con
l’eccezionale Fabrice Luchini, Premio Coppa Volpi
per La Corte.
Dopo Il medico di campagna,
Parlami di te è il nuovo vincitore del Premio del
Pubblico all’ultima edizione del France Odeon e sarà dal
21 febbraio al cinema grazie a Bim
Distribuzione.
Protagonista del film, nel ruolo di
Alain, è Fabrice Luchini, attore pilastro del cinema francese che
abbiamo amato in Molière in bicicletta, Potiche – La
bella statuina, Gemma Bovery. Dirigente di un’azienda
importante, completamente assorbito dal lavoro, trascura la
famiglia, gli affetti e se stesso. Colpito da un ictus che gli crea
difficoltà di linguaggio e vuoti di memoria, durante la
riabilitazione Alain prova a concedersi il tempo per vivere,
ricostruire se stesso e i legami con le persone a cui vuole bene,
in particolare sua figlia.
Ispirato a una storia vera di
rinascita, il film vede nel cast anche Leïla Bekhti, Rebecca Marder
della Comédie française e Igor Gotesman.
“La ricostruzione è il tema
principale del film – racconta il regista. Un tema
universale poiché riguarda sia un uomo che conduce una vita agiata,
sia un impiegato che si ritrova disoccupato a 50 anni. Nella corsa
sfrenata al successo, al denaro, alla riuscita, le persone
dimenticano di fermarsi un istante a riflettere su quello che sono,
su quello che desiderano veramente.”
Un racconto commovente e allo
stesso tempo ironico del viaggio di un uomo alla riscoperta di se
stesso e delle cose importanti della vita: la cura di sè, il
rapporto con la propria figlia, i legami di affetto e amicizia.
Disney IT ha diffuso il primo trailer
italiano di Artemis Fowl. Dopo la release dei
video promozionali per Dumbo e
Il Re Leone,
adesso la Casa di Topolino sposta l’attenzione del
suo pubblico anche sul nuovo franchise che sarà inaugurato proprio
da questo film, in arrivo in sala a settembre prossimo.
Diretto da Kenneth
Branagh, l’adattamento cinematografico della serie di
libri fantasy di Eoin Colfer vedrà protagonisti l’esordiente
Ferdia Shaw, Judi Dench, Josh Gad, Lara McDonnell
e Miranda Raison.
Chi è Artemis Fowl? Un genio?
Certo, visto che gioca con la tecnologia come altri giocherebbero
con i soldatini. Un criminale? Indubbiamente: non a caso discende
da un’antica e illustre stirpe di malfattori. Ma Artemis è
soprattutto colui che ha ideato il colpo più audace e fantasioso
del secolo: impadronirsi dell’oro che il Piccolo Popolo custodisce
gelosamente da millenni. Questo è il racconto della sua guerra
privata con fate, folletti, gnomi e troll, e soprattutto con la
superpoliziotta elfica Spinella Tappo: una guerra che assomiglia a
un frenetico videogame e che solo un ragazzo con i nervi saldi di
un James
Bond è in grado di combattere…
A volte ritornano e per fortuna, in
questo caso, perché il maestro dell’animazione giapponese,
Hayao Miyazaki, dopo aver annunciato il ritiro e
la cessazione delle attività dello Studio Ghibli,
da lui co-fondato, è tornato in pista, a lavorare gomito a gomito
con il figlio Goro.
Padre e figlio sono al lavoro su un
nuovo lungometraggio aminato, così come annunciato via Twitter da
Vincent Maraval, fondatore della Wild
Bunch. Nel 2013, Miyazaki aveva annunciato il
pensionamento per limiti di età, ma l’inattività non gli si
addiceva, tanto che nel 2016 è tornato a lavorare su un film dal
titolo How do you live?.
Il film sarà pronto entro qualche
anno, stando a quanto dichiarato dallo stesso autore, che lo scorso
autunno ha spiegato che questo lavoro gli avrebbe portato via più
tempo e che sarebbe stato un adattamento di un romanzo di
Genzaburo Yoshino pubblicato nel 1937.
L’ultimo lungometraggio di
Hayao Miyazaki visto al cinema, è Si alza il
vento, e venne presentato alla Mostra di Venezia,
proprio in occasione dell’annuncio del suo ritiro dalla scena
cinematografica mondiale.
Nicolas Cage sarà
il protagonista dell’adattamento de Il Colore venuto dallo
Spazio, il film diretto da Richard
Stanley, che proverà a portare sullo schermo il racconto
di H. P. Lovecraft. L’attore torna così a fare
squadra con il regista che lo ha diretto in
Mandy.
SpectreVision, la compagnia gestita
da Daniel Noah, Josh C. Waller, Lisa Whalen e
Elijah Wood che ha prodotto
Mandy, sta sostenendo questo nuovo film. La storia
de Il Colore venuto dallo Spazio di
Lovecraft segue i Gardner, una famiglia che si
trasferisce in una remota fattoria nel New England rurale per
sfuggire al caos del 21° secolo. Sono impegnati ad adattarsi alla
loro nuova vita quando un meteorite si schianta nel loro cortile.
Il misterioso aerolite sembra fondersi nella terra, infettando sia
la terra che la zona dello spazio-tempo con uno strano colore
ultraterreno. Con orrore, la famiglia Gardner scopre che questa
forza aliena sta gradualmente mutando ogni forma di vita che tocca…
loro compresi.
“Lovecraft è il padre oscuro
dell’horror moderno, e abbiamo cercato un adattamento che catturi
il vero scopo del suo terrore cosmico per anni – ha dichiarato
il produttore Noah – Richard Stanley – un mago nella sua parte
– porterà finalmente il potere di Lovecraft sullo
schermo”.
Nel cast del film sono stati
confermati Joely Richardson, Tommy Chong, Elliot Knight,
Julian Hilliard e Q’Orianka Kilcher. Le
riprese cominceranno il mese prossimo.
Parte martedì 29 gennaio alle
21.15 la nuova produzione originale Sky Arte
“Inseparabili. Vite all’ombra del genio” scritta e condotta
da Carlo Lucarelli.
La serie, ideata e realizzata da
Bottega Finzioni in esclusiva per Sky Arte (120 e 400 Sky), è
dedicata alle personalità che nel corso della loro vita hanno
ricoperto un ruolo fondamentale per le carriere di scrittori,
attori o artisti, pur rimanendo molto spesso nell’ombra; ogni genio
ha infatti accanto a sé qualcuno che lo sostiene e che, per un
breve o lungo periodo, per ragioni sentimentali o lavorative,
diventa la sua spalla, il suo braccio destro, il consigliere fedele
e lo specchio con il quale confrontarsi.
Questi personaggi all’ombra
dell’artista, ne conoscono gli aspetti più difficili e
contraddittori, che spesso il mondo non conoscerà mai. La serie è
raccontata proprio attraverso questo sguardo “secondario” ed
esplora storie e situazioni molto diverse tra loro: da quella quasi
sconosciuta di Dino Valdi, la controfigura di Totò che
non uscì mai dall’ombra ingombrante del principe della risata, a
quella più nota di Mary Austin, unica donna alla quale
Freddie Mercury rimase legato per tutta la vita.
Tra i protagonisti degli altri
episodi il batterista e produttore discografico Butch Vig,
l’uomo che fece grandi i Nirvana; il maestro di recitazione di
Marilyn Monroe, Lee Strasberg; il poeta Guillaume
Apollinaire per Pablo Picasso; la montatrice e sceneggiatrice
dei film di Hitchcock, Alma Reville; Sòf’ja Andrèevna
Bers, moglie di Tolstoj, e il manager dei Beatles Brian
Epstein.
“Con questa serie – spiega
Lucarelli – abbiamo voluto rimettere in luce chi ha vissuto
nell’ombra, dare voce a chi ha dato un contributo significativo
alla vita degli artisti, ma è stato dimenticato. Abbiamo usato
carteggi, diari, testimonianze, per ricostruire le vite di questi
personaggi oscuri, e ci siamo avvalsi del contributo di esperti e
di immagini d’archivio. Per le riprese abbiamo cercato a lungo una
location che riflettesse il tema alla base del racconto, la dualità
buio / luce e sotto / sopra, e abbiamo trovato ideale il complesso
delle Terme Berzieri a Salsomaggiore, mentre per i contributi degli
esperti abbiamo scelto il suggestivo Teatro di Villa Aldrovandi
Mazzacorati a Bologna”.
GLI EPISODI DI “INSEPARABILI.
VITE ALL’OMBRA DEL GENIO”
29 gennaio, ore 21.15 – Totò e il
suo doppio (Dino Valdi, la controfigura di Totò)
29 gennaio, ore 22.00 – In viaggio
coi Nirvana (Butch Vig, l’uomo che fece grandi i Nirvana)
5 febbraio, ore 21.15 – Il mio
Freddie Mercury (Mary Austin, la custode dei segreti di Freddie
Mercury)
12 febbraio, ore 21.15 – Sognando
con Marilyn (Lee Strasberg, il maestro di recitazione di Marilyn
Monroe)
19 febbraio, ore 21.15 –
L’amicizia secondo Picasso (il poeta Apollinaire per Pablo
Picasso)
26 febbraio, ore 21.15 – Ho
sposato Alfred Hitchcock (Alma Reville, la donna che ha reso grande
Hitchcock)
5 marzo, ore 21.15 – Inseguendo
Tolstoj (Sof’ja, la moglie di di Lev Tolstoj)
12 marzo, ore 21.15 – Io sono i
Beatles (Brian Epstein, il quinto Beatle)
Zachary Levi è solo
l’ultimo di una lunga lista di attori che hanno
vestito in carriera i panni di supereroi Marvel e DC. Tra pochi mesi lo
rivedremo come protagonista di Shazam! mentre i fan del MCU lo ricorderanno per aver
interpretato Fandral, uno dei Tre Guerrieri, in Thor: The Dark World e
Thor: Ragnarok.
All’epoca della sua prima
apparizione nell’universo Marvel Levi dovette sostituire
l’uscente Josh Dallas, mentre nel film di Taika
Waititi l’eroe venne subito ucciso dopo pochissime scene.
Sull’argomento è tornato a parlare proprio il diretto interessato,
spiegando perché condivide quella scelta:
“Quando entrai nel cast di Thor:
The Dark World pensavo che i Warriors Three potessero diventare
personaggi davvero divertenti se sfruttati e sviluppati nel modo
giusto. E invece non fecero nulla […] Certo, se Fandral non
fosse morto in Raganrok, forse avrei potuto essere ancora sotto
contratto con i Marvel Studios e non avrei mai ottenuto il
ruolo di Shazam. Quindi dico, al diavolo, questa è la cosa più
bella di sempre. Sono così felice!“
Abbiamo tutti un
supereroe dentro di noi, ci vuole solo un po’ di magia per tirarlo
fuori. Nel caso di Billy Batson, basterà gridare una sola parola –
SHAZAM! – affinché questo ragazzo adottato di 14 anni si trasformi
nel Supereroe per gentile concessione di un antico
mago.Ancora bambino all’interno di un
corpo divino, Shazam si diverte nella versione adulta di se stesso
facendo ciò che qualsiasi adolescente farebbe con i superpoteri:
divertirsi! Volare? Vedere a raggi X? Saltare i compiti a scuola?
Shazam vuole testare i limiti delle sue capacità con la gioiosa
imprudenza di un bambino, ma dovrà padroneggiare rapidamente questi
poteri per combattere le forze mortali del male controllate dal Dr.
Thaddeus Sivana.
Il cinecomic è atteso per il
2019 e vede nel cast Zachary
Levi, Asher Angel (Billy
Batson), Mark Strong (Dr. Thaddeus
Sivana), Jack Dylan
Grazer (Freddy), Grace
Fulton (Mary), Faithe
Herman (Darla), Ian
Chen (Eugene), Jovan
Armand (Pedro), Cooper
AndrewseMarta
Milans (genitori adorrivi di
Billy, Victor e Rosa Vasquez), Ron Cephas
Jones (Il Mago).
Continua la partnership tra
Sandra Bullock e Netflix dopo il successo di Bird
Box: come riportato da Deadline, il colosso dello
streaming ha annunciato che l’attrice reciterà e produrrà
Reborn, nuovo sci-fi/fantasy mentre la regia verrà
affidata a Chris McKay (The Lego Movie).
Il film adatterà l’omonimo fumetto
di Mark Millar e Greg Capullo,
pubblicato nel 2016. La storia è quella di una donna di
ottant’anni, Bonnie Black, che muore in un ospedale di Manhattan
solo per ritrovare se stessa nell’aldilà di Adystria, una terra
magica di mostri e draghi dove il bene e il male conducono una
guerra eterna.
Vi ricordiamo
con Bird Box Netflix ha
stabilito un record di visualizzazioni pari a 45.037.125. Questo il
numero di account che hanno già visto il film nella sua prima
settimana di rilascio, facendolo diventare “il film più visto
di sempre nei primi 7 giorni di programmazione del servizio
streaming”.
Sandra Bullock: nuova
collaborazione con Netflix dopo Bird Box
Questa prima volta
per Netflix sorprende un po’ dato che
fino ad ora la piattaforma ha professato una totale mancanza
di trasparenza sui numeri e sul successo dei prodotti; il che ha
posto subito dei dubbi sulla bontà di questi numeri. Molti
analisti, infatti si sono affrettati a sottolineare che in realtà
non sappiamo come Netflix sia arrivato a quel numero dal momento
che non sappiamo come la società qualifichi e conti una
visione. Non sappiamo se questi account hanno guardato
intenzionalmente il film o se Netflix sta contando le
visualizzazioni che provengono dall’opzione di riproduzione
automatica. Inoltre, non sappiamo per quanto tempo un utente
deve guardare il film prima che Netflix lo conteggi effettivamente
come valida;
In merito al film, le recensione
su Bird Box sono state
generalmente positive e vanta un impressionante gradimento di
pubblico su Rotten Tomatoes, al
momento stabile al 74%.
Bird
Box è disponibile in streaming su Netflix
evede Sandra
Bullock, nei panni di Maloire, lottare contro un’invasione
aliena. La donna, madre di due bambini, farà di tutto per mettere
in salvo i propri figli dalle sinistre creature extraterrestri, che
tramite il contatto visivo causano una furia violenta negli esseri
umani, portandoli alla pazzia. Con gli occhi bendati, la famiglia
dovrà imbarcarsi in un viaggio di sopravvivenza per non soccombere
alla minaccia, che incombe sulla Terra.
Ognuno dei tre protagonisti di
Glass
dovrà confrontarsi con una figura chiave del suo percorso emotivo:
per David Dunn è il figlio Joseph, per Elijah Price la
madre e per Kevin Wendell Crumb è Casey, la problematica
adolescente che il ragazzo sequestrava in Split e
lasciava andare sul finale.
Proprio sulle scelte del
personaggio e sul suo ritorno in Glass ha parlato
l’attrice Anya Taylor-Joy in un’intervista
con CBM:
“Forse vi sembrerà un pensiero
folle, eppure credo che in Split Casey era fondamentalmente chiusa
in una stanza in un contesto durissimo, e mentre chiunque si
sarebbe comportato diversamente, lei vedeva soltanto la
rappresentazione reale del modo in cui si è sempre sentita. È
Kevin, che tirandola fuori, ha iniziato in lei un processo di
guarigione…è come se l’avesse finalmente vista nel profondo e al
contempo le avesse dato la possibilità di vedersi. Quindi ora
tornerà per fare lo stesso con Kevin, perché in fondo gli vuole
bene.”
“Credo che questi due
personaggi abbiano una connessione molto forte, e vederli riuniti
mi è sembrata la cosa più normale al mondo. Ognuno crea uno spazio
sicuro per l’altro…in fondo Kevin è solo una persona distrutta che
ha dovuto trovare un modo per sopravvivere e le sue mille
personalità gli sono state d’aiuto.”
Interpretato da
Samuel L. Jackson,
James McAvoy,
Bruce Willis e dall’attrice vincitrice del Golden
Globe
Sarah Paulson, Glass porta
avanti le vicende narrate in Unbreakable – Il
Predestinato (2000) eSplit (2016),
entrambi scritti e diretti dallo stesso Shyamalan. Glass
vede David Dunn all’inseguimento dell’identità sovrumana di Kevin
Wendell Crumb, ovvero la Bestia, in un susseguirsi di incontri
sempre più pericolosi. Elijah Price, noto anche con lo pseudonimo
de “l’Uomo di Vetro”, emergerà dall’ombra in possesso di segreti
decisivi per entrambi gli uomini.
Si uniscono al cast
ancheSpencer Treat
Clark (Unbreakable – Il
Predestinato) e
da Charlayne
Woodard (Unbreakable – Il
Predestinato), che
interpretano nuovamente il figlio di Dunn e la madre di
Price.
In Captain Marvel
vedremo in azione anche Maria Rambeau, la miglior
amica e collega pilota di Carol Danvers interpretata sullo schermo
da Lashana Lynch. Proprio l’attrice, in occasione
della set visit di Comicbook, ha svelato qualche dettaglio sul
personaggio e anticipato, forse, un possibile sviluppo di trama per
il futuro del MCU:
“Direi che il suo essere un
pilota da combattimento e una madre single, per di più nera, siano
le sue qualità da supereroe. Si, questo è assolutamente il suo
superpotere. E credo che in lei ci sia una forza quasi ancestrale
[…] È così che abbiamo interpretato il personaggio e la sua storia.
Maria è forte, audace, materna, e ha cresciuto una bambina
fantastica che probabilmente si trasformerà in un
supereroe…d’altronde è stata cresciuta da una di loro!“
La figlia di Maria è Monica
Rambeau, che come Carol
Danvers ha assunto nei fumetti l’identità
di Capitan Marvel: abile pilota,
viene colpita da un’ esplosione di energia cosmica diventando una
supereroina, e passa varie sventure prima di stabilirsi su Photon e
diventare uno dei massimi esponenti dei Vendicatori. Ci sarà spazio
per lei nella Fase 4?
Vi ricordiamo che alla regia del
film con protagonista Brie Larson, ci
sono Anna Boden e Ryan
Fleck. L’uscita al cinema è fissata
al 6 marzo 2019.
Il cast ufficiale: Brie
Larson, Samuel L.
Jackson, Ben
Mendelsohn, Djimon
Hounsou, Lee
Pace, Lashana
Lynch, Gemma
Chan, Algenis Perez
Soto, Rune
Temte, McKenna
Grace, Clark
Gregg, Jude
Law, Annette Bening.
La sinossi: Basato sul personaggio dei fumetti Marvel apparso per la prima volta
nel 1968, il film segue Carol Danvers mentre diventa uno degli eroi
più potenti dell’universo. Quando la Terra viene coinvolta in una
guerra galattica tra due razze aliene, è lì che l’eroina
interverrà. Ambientato negli anni ’90, il cinecomic è un’avventura
tutta nuova che racconterà un periodo inedito nella storia
dell’universo cinematografico Marvel.
Nuove e pesanti accuse di molestie
sessuali sono state rivolte a Bryan Singer, dopo
che ad Ottobre scorso il regista era stato pubblicamente denunciato
dalla rivista Esquire. Stavolta le vittime
sarebbero quattro attori, di cui uno soltanto ha rivelato la sua
identità (Victor Valdovinos): nel servizio di Atlantis si parla
di violenze e rapporti sessuali contro la volontà dei
ragazzi.
“Singer si comportava da tipico
predatore. Prima faceva ubriacare le persone o le drogava e poi le
costringeva a fare sesso con loro“, racconta una vittima.
Tempestiva la riposta dell’avvocato di Singer, che nega qualsiasi
dichiarazione, mentre il suo cliente definisce l’articolo del
magazine una “sbavatura omofobica“.
“Questa inchiesta è iniziata
insieme ai redattori di Esquire” fanno sapere gli autori del
pezzo. “Dopo mesi di ricerche e il vaglio da parte
dell’avvocato, siamo stati autorizzati a pubblicarla.
Successivamente hanno oltraggiato il nostro lavoro e non sappiamo
perché. Ci sentiamo fortunati che l’Atlantic abbia deciso di
lavorare con noi, e siamo grati che il pezzo sia passato attraverso
un altro rigoroso controllo dei fatti e un solido controllo legale.
Vogliamo che le presunte vittime abbiano ora la possibilità di
essere ascoltate e speriamo che la sostanza delle loro accuse resti
al centro dell’attenzione“.
Vi ricordiamo che Singer è stato
accusato per la prima volta nel 2014, da Michael
Egan. Poi nel 2017 è stato Cesar
Sanchez-Guzman ad accusare Singer di averlo costretto
a un rapporto sessuale nel 2003, quando aveva 17
anni. Sanchez-Guzman, all’epoca dei fatti un attore, ha
riportato che Singer si era offerto di aiutarlo con la sua
carriera. Il regista ha tentato di far cadere le accuse e indicando
la bancarotta di Sanchez-Guzman nel 2014 come causa principale
dell’accusa. Adesso, il regista, prima che esca su Esquire un
articolo a sua detta diffamatorio, si difende con un messaggio
pubblico che riporta:
Attenzione: l’articolo contiene spoiler
su Aquaman
La scena post credits di
Aquaman sembra aver posto le basi di un eventuale
sequel in cui Black Manta tornerà in azione per
vendicarsi di Arthur Curry: sullo schermo compare infatti il
villain – che tutti credevano morto dopo lo scontro finale sulle
coste della Sicilia – in una stanza/laboratorio di un personaggio
che abbiamo visto brevemente nel film, ovvero il Dr.
Stephen Shin (che ha il volto di Randall Park). Shin
sostiene l’esistenza di un regno sottomarino e sta cercando di
studiare la tecnologia atlantidea grazie ai resti del casco di
Black Manta.
Oltre a questa credenza, Shin
sembra convinto che intere razze marine rappresentino una minaccia
reale e che il fatto che uno di loro, Aquaman, viva tra gli umani
vada preso come un segnale di avvertimento agli abitanti della
superficie. Insomma, ci sono tutti gli spunti per farci credere che
il dottore sia in realtà un cospiratore intenzionato a sviluppare
delle armi che possano contrastare e debellare le creature del
mare; ed è qui che interverrebbe Black Manta, desideroso di
vendicare la morte del padre e uccidere Arthur Curry e i suoi
alleati atlantidei.
Ma non finisce qui. A quanto pare
ci sarebbero i presupposti per lanciare il prossimo (e finora
ancora provvisorio) capitolo del DCEU: Flashpoint. A rivelarlo
è Neil Daly, che nei mesi scorsi ha organizzato i test
screening di Aquaman, spiegando in un podcast che nella scena è
presente uno specifico ritaglio di giornale che si lega alla trama
delle avventure di Barry Allen e della realtà
alternativa di Flashpoint:
“Mi riferisco a quello sul
presunto rumor della love story fra Wonder Woman e Aquaman, che per la maggior parte
delle persone sembrerà un dettaglio divertente. Tuttavia durente le
riprese del film la Warner Bros. stava ancora pensando alla
produzione di Flashpoint…magari in quella realtà Aquaman e Wonder
Woman si sarebbero frequentati davvero?“.
Come confermato nei mesi
scorsi, John Francis
Daley e Jonathan
Goldstein (insieme allo seneggiatore Dan
Mazeau)stanno lavorando per portare sullo schermo il fumetto
di Flashpoint e le avventure
di Barry Allen aka The
Flash relative a quella particolare storia
editoriale del personaggio. Tuttavia, secondo una penna
dell’Hollywood Reporter, il titolo del film non sarà
appunto Flashpoint ma potrebbe cambiare
in corso d’opera.
Uscito nel mondo a dicembre e in
Italia l’1 gennaio, Aquaman è
il maggior successo al box office della DC/Warner al cinema, e ha
superato anche gli ottimi risultati di Wonder Woman, nonostante
qualche consenso di critica in meno.
Aquaman
è stato diretto da James
Wan (Insidious, L’evocazione The Conjuring,
Fast and Furious 7) e vede protagonista
Jason Momoa. Con lui ci sarà
Amber Heard nei panni di Mera, Yahya
Abdul-Mateen II,
Patrick Wilson, Dolph Lundgren, Ludi Lin e
Willem
Dafoe.
Aquaman è il re dei Sette Mari.
Questo sovrano riluttante di Atlantide, bloccato tra il mondo della
superficie, costantemente violento contro la vita nel mare e gli
Atlantidei che sono in procinto di rivoltarsi, deve occuparsi di
proteggere il mondo intero.