Uscirà il 7 febbraio 2019,
distribuito da Medusa Film, 10
giorni senza mamma, la nuova commedia di
Alessandro Genovesi con
protagonisti Fabio De Luigi, Valentina
Lodovini e Diana Del Bufalo.
Cinefilos.it offre la possibilità a pochi
fortunati di vedere il film gratis, in anteprimail 3 febbraio alle ore 11.00 (in alcuni
cinema alle 20.00, consultare bene gli orari di inzio
spettacolo)! Ci sono a disposizione tanti inviti
gratuiti validi per l’ingresso di 2 persone, per ognuna delle
città.
Cosa succede se una mamma sempre
presente decide di partire per dieci giorni lasciando i tre figli
con un papà fino ad allora praticamente assente? Una sequela di
disastrosi ed esilaranti eventi che travolgeranno Carlo
(Fabio De Luigi) obbligato a fare il “mammo” a
tempo pieno.
Carlo e Giulia (Valentina
Lodovini) hanno tre figli: lui è un papà distratto e
assorbito dal lavoro, lei è una mamma che si è dedicata alla
famiglia rinunciando alla sua carriera. I figli sono Camilla,
un’adolescente ribelle di 13 anni in pieno sviluppo ormonale e
sentimentale, Tito 10 anni, furbo e sempre pronto a fare scherzi
“innocui”, la piccola Bianca di 2 anni che non parla, usa i gesti e
si prende ciò che vuole. Giulia, stanca della routine, comunica
alla famiglia che sta per partire per dieci giorni di vacanza.
Trovandosi da solo, Carlo si ritrova all’improvviso in un vero e
proprio incubo!
Tra cene da preparare, inserimento
all’asilo, confidenze imbarazzanti della più grande, giochi
sfrenati con gli amici del figlio, liti, disastri sfiorati e
appuntamenti saltati al lavoro, Carlo sopravvive a questi dieci
interminabili giorni anche grazie al prezioso aiuto di una “Mary
Poppins” molto particolare (Diana Del Bufalo).
Sarà servito questo tempo per conoscere meglio i propri figli e
riavvicinare la famiglia? Alla fine fare il mammo è poi una cosa
così tremenda? Una cosa importante però è successa: Bianca ha
finalmente detto PAPÀ!
Patty Jenkins è
attualmente impegnata con la promozione di I Am The
Night, serie che andrà in onda sulle reti di TNT e che
vede protagonista Chris Pine, e ha da poco
concluso le riprese di Wonder Woman
1984, atteso sequel ambientato durante gli anni della
guerra fredda che uscirà nelle sale nel 2020.
Sul suo contributo al DC
Universe e sul futuro dell’universo condiviso, argomento
dibattuto e in continua discussione visti i risultati brillanti
degli standalone e meno incisivi dei film corali come
Justice League, la regista ha parlato
in un’intervista con L’Hollywood Reporter al Sundance Film Festival:
“Trovo che progetti come Justice
League siano estremamente impegnativi, ma anche fantastici se ben
fatti. Allo stesso tempo, quando riunisci tutti quei personaggi
nello stesso momento della timeline le cose diventano
complicate…per questo credo che Justice League 2 possa aspettare
e spero che non arrivi così presto al cinema. Abbiamo personaggi
incredibili con cui raccontare storie che sono entusiasta di
esplorare; voglio vedere Aquaman 2, e voglio vedere Flash,
quindi mai dire mai…alla fine penso che tutti dovrebbero avere il
loro momento per brillare.“
Per quanto riguarda Wonder Woman 1984, è stato
confermato dalla Jenkins che la storia riprenderà dagli negli anni
Ottanta rivelando al pubblico un’altra epoca iconica in cui
svolgere le imprese di Diana.
L’ordine cronologico del personaggio
è stato già rimescolato, essendo stata introdotta nell’era
contemporanea di Batman v Superman: Dawn of
Justice per poi tornare al vecchio secolo
con Wonder Woman.
L’ordine cronologico del personaggio
è stato già rimescolato, essendo stata introdotta nell’era
contemporanea di Batman v Superman: Dawn of
Justice per poi tornare al vecchio secolo
con Wonder Woman.
Inarrestabile Aquaman:
raggiungendo quota 1.09 miliardi tra America e resto del mondo il
film di James Wan supera in classifica Il
ritorno del cavaliere oscuro, fermo a 1.085, e
diventa di diritto il cinecomic DC con il più alto incasso della
storia.
Secondo le previsioni Aquaman
dovrebbe eguagliare, se non addirittura migliorare i numeri
ottenuti da Captain America: Civil
War nelle prossime settimane, trovandosi a 63 milioni
di dollari dal concorrente Marvel.
Come riportato da Deadline, la
Warner Bros. sarebbe già al lavoro sul sequel di Aquaman,
cinecomic che vede protagonista Jason
Momoa nei panni dell’eroe e ha rilanciato le sorti
dell’universo cinematografico DC sul grande schermo. Diverse
fonti fanno sapere che gli studios vorrebbero
riportare James Wan dietro la macchina
da presa ad una condizione: che sia lui a scegliere il gruppo di
sceneggiatori e a seguire da vicino il processo di sviluppo.
Uscito nel mondo a dicembre e in
Italia l’1 gennaio, Aquaman è il maggior successo al box
office della DC/Warner al cinema, e ha superato anche gli ottimi
risultati di Wonder Woman, nonostante
qualche consenso di critica in meno.
Aquaman è
stato diretto da James
Wan (Insidious, L’evocazione The Conjuring,
Fast and Furious 7) e vede protagonista Jason
Momoa. Con lui ci sarà Amber
Heard nei panni di Mera, Yahya
Abdul-Mateen II, Patrick Wilson, Dolph Lundgren, Ludi
Lin e Willem Dafoe.
Aquaman è il re dei Sette Mari.
Questo sovrano riluttante di Atlantide, bloccato tra il mondo della
superficie, costantemente violento contro la vita nel mare e gli
Atlantidei che sono in procinto di rivoltarsi, deve occuparsi di
proteggere il mondo intero.
È stata diffusa una nuova immagine
ufficiale di Dark Phoenix, il film di
Simon Kinberg che vedrà tornare sul grande schermo
i mutanti Marvel, per l’ultima volta sotto il
tetto della 20th Century Fox.
L’immagine mostra un Magneto
apparentemente in difficoltà, curato e fasciato, forse dopo uno
scontro molto violento, portato su una sedia a rotelle da Hank
McCoy in versione umano. Nell’immagine ci sono anche dei personaggi
nuovi, inediti nel franchise al cinema.
La foto raffigura: Magneto
(Michael Fassbender), Bestia (Nichokas
Hoult), Tempesta (Alexandra Shipp),
Nightcrawler (Kodi Smit-McPhee), Red Lotus
(Andrew Stehlin) e Selene (Kota
Eberhardt).
Inoltre, per celebrare il suo ruolo
di Jean Grey/Fenice, Sophie Turner ha sfoggiato un
nuovo tatuaggio sull’indice sinistro, una piccola fiammella, come
si vede di seguito dalla foto condivisa su Instagram dall’attrice.
Dark Phoenix sarà il debutto alla regia di
Simon Kinberg che ha rivelato di aver
concepito il film come l’inizio di un nuovo capitolo per
la serie di film di X-Men.
“Lo vedo come un nuovo capitolo.
Lo vedo come qualcosa che prende il franchise e lo lancia in una
direzione diversa con toni diversi. E questo non significa che
il prossimo avrà lo stesso tono, significa solo che il prossimo può
avere un tono diverso. Penso che per molti anni, gli X-Men di
Bryan [Singer] abbiano davvero trasformato il genere dei supereroi
nel 2000 o 2001 quando è uscito il primo. Questo arriva quasi
20 anni dopo. È molto tempo fa. E a quel tempo, i film
sui supereroi non erano molto popolari, in realtà. C’erano
stati alcuni fallimenti a metà degli anni ’90, e non c’erano stati
molti film sui supereroi, e in quel periodo l’approccio
sugli X-Men era davvero rivoluzionario.”
In Dark Phoenix, gli X-Men devono
fronteggiare uno dei loro peggiori nemici: uno di loro, Jean Grey.
Durante una missione di soccorso nello spazio, Jean resta quasi
uccisa quando viene investita da una oscura forza cosmica. Una
volta tornata a casa, scopre che questa forza non solo l’ha resa
infinitamente più potente, ma anche molto più instabile.
Combattendo con queste entità dentro di lei, Jean libera i suoi
poteri in modi violentissimi, che nemmeno lei riesce a capire o
contenere. Con Jean completamente fuori controllo, ferendo le
persone che più ama, si inizia a sfaldare il tessuto che tiene
insieme gli stessi X-Men. Ora, con la famiglia che cade a pezzi,
devono trovare un modo per rimanere uniti, non solo per salvare
l’anima di Jean, ma per salvare il pianeta da alieni che vorrebbero
utilizzare questa forza per governare sulla galassia.
Diretto da Simon
Kingberg, con Sophie
Turner, Jennifer
Lawrence, James McAvoy, Michael Fassbender, Evan
Peters, Nicholas Hoult, il film sarà in sala il 6
giugno 2019.
Come saprete Billy Dee
Williams riprenderà il ruolo di Lando
Calrissian in Star
Wars: Episodio IX, terzo e ultimo capitolo della nuova
trilogia del franchise le cui riprese sono ancora in corso in
Inghilterra. Proprio l’attore ha pubblicato nelle ultime ore una
simpatica foto sul suo profilo Twitter per far sapere ai fan che
“la forza scorre ancora forte nel personaggio“.
Vi ricordiamo che nel cast del film
torneranno anche Daisy Ridley, Adam Driver, John
Boyega, Oscar Isaac, Lupita Nyong’o, Domhnall Gleeson, Kelly Marie
Tran, Joonas Suotamo e Billie
Lourd insieme ai veterani del
franchise Mark Hamill e Anthony
Daniels. Le new entry sono invece Matt
Smith, Naomi Ackie e Richard E.
Grant.
Il ruolo di Leia Organa sarà
interpretato di nuovo da Carrie Fisher,
usando del girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza. “Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
John Williams, che
ha composto la musica di ogni capitolo ufficiale della saga dal
1977 a oggi, tornerà per concludere il suo lavoro in “una galassia
lontana lontana”. A produrre il film ci
saranno Kathleen Kennedy, J.J. Abrams e Michelle
Rejwan, i produttori esecutivi saranno Callum
Greene e Jason McGatlin. La troupe
include Dan Mindel(Direttore della
fotografia), Rick Carter e Kevin
Jenkins (scenografi), Michael
Kaplan(costumista), Neal
Scanlan (FX di doridi e
creature), Maryann Brandon e Stefan
Grube(Montatori), Roger
Guyett (Supervisore VFX), Tommy
Gormley (Primo assistente alla regia)
e Victoria Mahoney (Regista seconda
unità).
Intervistata da Josh Horowitz al
Sundance Film Festival, dove presentava il film
Wounds, Zazie Beetz ha svelato
qualche dettaglio della lavorazione di Joker,
cinecomic che la vedrà protagonista insieme a Joaquin
Phoenix nei panni della mamma single Sophie Dumond. Di
seguito la sua dichiarazione:
“Non posso dire nulla. È un film
grintoso e dark. Ma non ho visto ancora nulla del montato…La
sceneggiatura era grandiosa, ed è stata riscritta mentre lo stavamo
girando. Andavamo da Todd, il regista, per rivedere la scena e il
giorno dopo, durante la sessione di trucco e parrucco memorizzavamo
le battute. E avremmo dovuto sbrigarci a girare tutto perché
Joaquin aveva perso tantissimi chili…“.
Le riprese sono terminate il mese
scorso a New York e non sembra che saranno necessarie sessioni di
reshoot per gli attori.
Joker ruota attorno all’iconico
arcinemico di Batman ed è una storia originale e autonoma mai vista
sul grande schermo. L’esplorazione di Arthur Fleck (Joaquin
Phoenix), un uomo trascurato dalla società, non sarà solo lo studio
di un personaggio grintoso, ma anche il racconto di un tema molto
più ampio.
Vi ricordiamo che il
film arriverà nelle sale il 4 ottobre
2019, come ufficializzato nelle ultime settimane dalla
Warner Bros. La produzione diJoker si
sovrapporrà a quella dello spin-off, annunciato nei mesi scorsi,
con protagonista Jared Leto.
Contrariamente alle altre
apparizioni del personaggio
nei Batman di Tim
Burton, nella trilogia del Cavaliero
Oscuro di Christopher
Nolan e in Suicide
Squad, Joker sarà
ambientato nel 1980 e racconterà l’evoluzione di un uomo ordinario
e la sua trasformazione nel criminale che tutti conosciamo.
Possibile l’ispirazione al fumetto
di Alan Moore The Killing Joke, dove il noto
villain è mostrato come un comico fallito che inizia a commettere
atti violenti dopo che è entrato in contatto con sostanze chimiche
nocive.
“Sono tre o quattro anni
che chiedo al mio agente perché non esista un film su questi
personaggi da realizzare con budget inferiori, che possa studiarli
per bene…certo non aver mai pensato al Joker, perché aveva già
avuto diverse rappresentazioni“, ha raccontato Phoenix in una
recente intervista. “Prendo molto tempo quando si
tratta di accettare un ruolo Il processo è sempre lo stesso: leggo
la sceneggiatura e incontro il regista, che è ciò che ho fatto con
con Todd [Phillips], e ho subito pensato che fosse un progetto
molto interessante. Aveva una speciale comprensione di questo
mondo, unico nel genere, e mi spaventa a morte.“
Sono stati assegnati i SAG
Awards 2019, i premi che gli attori consegnano ai loro
colleghi per la stagione cinematografica. Mai come
nell’edizione di quest’anno ci sono state moltissime sorprese e i
riconoscimenti sono arrivati ad attori che difficilmente avremmo
predetto, almeno in qualche categoria.
Tra le sorprese più grandi c’è senza
dubbio la vittoria di Emily Blunt per A
quiet place, nella categoria migliore attrice non
protagonista, mentre il cast di Black Panther ha
portato a casa il prestigiosissimo premio per cast d’insieme in un
film.
I veri snobbati della serata però
sono stati Amy Adams, per
Vice, e il cast di A star is Born, che almeno nella categoria
migliore attrice era dato per favorito.
Ecco di seguito tutti i
vincitori:
Outstanding Performance by a Male
Actor in a Leading Role: Rami Malek, “Bohemian
Rhapsody”
Outstanding Performance by a
Female Actor in a Leading Role: Glenn Close, “The Wife”
Outstanding Performance by a Male
Actor in a Supporting Role: Mahershala Ali,
“Green
Book”
Outstanding Performance by a
Female Actor in a Supporting Role: Emily Blunt, “A
Quiet Place”
Outstanding Performance by a Cast
in a Motion Picture: “Black
Panther”
Outstanding Performance by a Male
Actor in a Television Movie or Miniseries: Darren Criss, “Assassination of Gianni
Versace”
Outstanding Performance by a
Female Actor in a Television Movie or Miniseries: Patricia Arquette, “Escape at
Dannemora”
Outstanding Performance by a Male
Actor in a Drama Series: Jason Bateman,
“Ozark”
Outstanding Performance by a
Female Actor in a Drama Series: Sandra Oh, “Killing Eve”
Outstanding Performance by a Male
Actor in a Comedy Series: Tony Shalhoub, “The Marvelous Mrs.
Maisel”
Outstanding Performance by a
Female Actor in a Comedy Series: Rachel Brosnahan, “The Marvelous Mrs.
Maisel”
Outstanding Performance by an
Ensemble in a Drama Series: “This Is Us”
Outstanding Performance by an
Ensemble in a Comedy Series: “The Marvelous Mrs. Maisel”
Outstanding Action
Performance by a Stunt Ensemble in a Comedy or Drama Series:
“Glow”
Outstanding Action
Performance by a Stunt Ensemble in a Motion Picture: “Black Panther”
Con l’arrivo di Endgame sempre più
vicino, cominciano a venire svelati anche tanti piccoli segreti
relativi alla realizzazione di Avengers: Infinity War,
rivelazioni dal backstage che riguardano anche cose aggiunte o
tolte dal film all’ultimo momento, durante la lavorazione.
Di seguito, ecco 20 segreti dal
backstage che nemmeno i fan conoscono.
Robert Downey Jr. e la tuta
MoCap
Tutti gli attori del
MCU hanno lavorato molto per le
loro performance, e una delle cose che molti di loro hanno dovuto
sopportare è stato indossare una tuta MoCap. In particolare,
Tom Holland non indossa mai il costume di
Spider-Man e tutti i suoi movimenti sono catturati dall’apposita
tuta per ricreare le evoluzioni del personaggio.
Tuttavia, un solo attore non ha mai
accettato di indossare una tuta MoCap. Secondo un report dal set di
Digital Spy, Robert Downey Jr. ha rifiutato di
indossare un indumento del genere, optando invece per indossare
pantaloni neri e la sua corazza Iron Man. “Hanno cercato di
mettermi dentro a uno di quei cosi, ma no”, ha detto Downey
Jr.
La storia dell’Ordine Nero
Una delle più grandi novità
di Avengers: Infinity War è
stata l’aggiunta della fedele squadra di seguaci di Thanos
conosciuta come Ordine Nero. Mentre ognuno di questi personaggi
aveva una personalità e un insieme di poteri distinti, non si sa
molto delle loro origini o del loro background. Una prima stesura
della sceneggiatura però prevedeva molto più spazio per loro.
Secondo il commento alla versione
Blu-ray, le origini dell’Ordine Nero erano state esplorate nel
film, tranne per il fatto che sarebbe stato troppo materiale da
aggiungere. Secondo il co-regista Joe Russo,
“Alla fine il film stava diventando troppo affollato, troppo
difficile da seguire”. E così sono stati fatti dei tagli.
Lo Spider-Sense senza CGI
Una delle prime scene che
la gente ha visto nei trailer originali di Avengers:
Infinity War è stata l’attivazione del senso di ragno di
Peter Parker a causa dell’apparizione della gigantesca nave sopra
Manhattan. Lo Spider-Sense è stato rappresentato sotto forma di
peli del braccio di Peter che si sollevavano, avvertendolo del
pericolo che incombeva sulla città.
In un film con così tanti effetti
visivi, sembra facile immaginare che la scena sia stata realizzata
con l’utilizzo della CGI, ,a si tratta di un effetti practical. Nel
commento al film, i Fratelli Russi rivelano come è stato realizzata
la ripresa. “Un sacco di gente pensa che sia un lavoro di CG
– dice Anthony Russo– ma in realtà è
stato ottenuto da un soffio molto delicato sull’orecchio di
Tom.”
La conversazione sui capelli è
stata improvvisata
C’erano così tante grandi
star in Avengers: Infinity War, che le persone
spesso dimenticano che la cosa per cui erano più entusiasti i fan
era il nuovo look di Captain America,
con la barba. Quando il particolare è stato rivelato nei primi
trailer del film, la gente è stata davvero tutta d’accordo sulla
bellezza del nuovo look, non solo di Cap, ma anche di Thor, visto
che nel film anche lui ha la barba.
Sia lui che Steve Rogers si prendono
un momento per complimentarsi vicendevolmente sul campo di
battaglia, e sembra che il momento sia stato improvvisato. Secondo
Entertainment Weekly, è stato Evans a suggerire che i due vecchi
amici commentassero i loro cambiamenti di look per rendere la loro
riunione un po’ più divertente e realistica.
Thanos doveva stringere il pugno
per usare le gemme
Con un nemico potente come
Thanos che scatena il caos in tutta la galassia, sarebbe stato
difficile dimostrare che gli eroi potevano avere una possibilità
realistica di batterlo. Anche quando si sono avvicinati a fermarlo,
ci sono voluti tutti i loro sforzi e la loro forza per mettere
davvero in difficoltà il Titano Pazzo.
I Fratelli Russo sapevano che
avrebbero avuto bisogno di una regola che potesse dare agli eroi
una esile speranza di battere Thanos. Nel commento del Blu-ray, il
co-sceneggiatore Stephen McFeely ha rivelato che
hanno scelto la regola che Thanos doveva stringere un pugno per
usare le Gemme dell’Infinito, al fine di dare agli eroi una
possibilità di combattere e porre un limite il potere del
Guanto.
Robert Downey Jr. ha comprato sedie
personalizzate
Realizzare un film così
costoso come Avengers: Infinity War richiede un
cast e una troupe enormi che lavorano duramente quanto possono.
Sebbene il pubblico veda solo le stelle sullo schermo, ci sono
sempre molte persone sul set senza le quali il film semplicemente
non sarebbe stato realizzato.
Robert Downey Jr.,
avendo lavorato per decenni come attore a Hollywood, sa che i film
non si realizzano senza il duro lavoro di una grande squadra,
motivo per cui ha ringraziato l’intero cast e la troupe con sedie
personalizzate, secondo Cinemablend. Ogni sedia aveva il nome del
membro della crew e il logo del film cucito sulla stoffa, oltre a
una piastra con incise le seguenti parole “un sincero
ringraziamento dal profondo del mio reattore arc”.
I “Cani Spaziali” sono stati
aggiunti dopo lo screening test
Durante la battaglia finale
del Wakanda in Avengers: Infinity War, gli eroi,
così come gli eserciti wakandiani, sono costretti ad affrontare gli
Outriders, una razza di creature geneticamente ingegnerizzate
progettate per obbedire agli ordini del loro padrone ad ogni costo.
A un certo punto, Rocket Raccoon nota il loro aspetto canino
chiamandoli “cani spaziali”.
Questa battuta non era
originariamente nella sceneggiatura e in realtà proveniva da un
focus group che ha avuto luogo dopo uno screening di prova. Nel
commento del Blu-ray, Anthony Russo dice che
qualcuno stava parlando della scena dicendo: “Conosci quei cani
spaziali?” I realizzatori hanno pensato che fosse divertente e
l’hanno aggiunto alle battute di Bradley
Cooper.
Banner e Hulk hanno una relazione
disfunzinale
I fan che stavano
aspettando di vedere Hulk in azione in Avengers: Infinity
War saranno stati un po’ delusi quando è diventato
evidente che il gigante verde non aveva voglia di uscire a giocare.
La teoria prevalente era che Hulk fosse stato spaventato dal
pestaggio subito da Thanos a inizio film, ma la storia vera è in realtà molto
più interessante.
La dinamica della relazione tra
Banner e Hulk è stata rivelata nel commento sul Blu-ray. “In
definitiva quello che è accaduto, è che Hulk è stanco di fare
l’eroe per Bruce Banner” ha detto Joe Russo.
Il co-sceneggiatore Stephen McFeely ha anche
notato che l’arco di ogni personaggio doveva essere riassunto nel
modo più breve possibile, quindi per Banner era solo un “deve fare
affidamento su se stesso”.
“Strana alchimia”
Una delle parti più
eccitanti di Avengers: Infinity War era che così
tanti eroi si sarebbero incontrati per la prima volta. Ovviamente,
alcuni di loro avevano già lavorato insieme, ma i fan non vedevano
l’ora di vedere Tony Stark incontrare Peter Quill o Spider-Man
chiacchierare con il dottor Strange.
Come rivela Joe
Russo nel commento del film, l’idea di far incontrare
personaggi è stata definita “strana alchimia”. I realizzatori hanno
detto che hanno impiegato molto tempo per decidere quali eroi
avrebbero funzionato meglio, messi insieme. Russo ha detto:
“Sapevamo che questo film, in particolare, era un evento
crossover e una delle cose più divertenti sarebbe stata l’alchimia
che si sarebbe venuta a creare tra alcuni personaggi”.
Quasi ogni inquadratura ha degli
effetti visivi
Un film enorme come
Avengers: Infinity War, che prevede un sacco di
azione, è destinato ad avere un sacco di scene con effetti visivi.
Queste riprese sono ciò che rende il film vivo e portano molta
energia alla storia. Infatti il film è quasi interamente composto
da scene che comprendono effetti visivi di qualche tipo.
Secondo il produttore esecutivo
Victoria Alonso, intervistato in una featurette
contenuta nel Blu-ray, il film è composto da 3000 inquadrature,
2900 delle quali comprendono VFX (per i quali è stato nominato agli
Oscar 2019). Ciò significa che circa il 96% delle scene del
film contiene effetti visivi, lasciando solo circa una inquadratura
su 25 interamente realizzata solo con mezzi pratici.
Loki è stato eliminato prima per
alzare l’interesse
Fin dalla prima scena del
film, è chiaro che in Avengers: Infinity War ci
saranno molte perdite; il primo a lasciare tragicamente la scena è
Loki, che incontra la sua fine per mano di Thanos dopo aver
rinunciato al Tesseract per salvare il suo
fratello, Thor.
Questa scelta è stata fatta
intenzionalmente dai registi per mettere il pubblico al limite. Nel
commento sul Blu-ray per il film, Joe Russo ha
dichiarato: “Volevamo mettere il pubblico fuori gioco e fargli
capire che la posta in gioco sarebbe stata significativa e che il
costo sarebbe stato molto alto”.
Il destino di Mascella d’Ebano è
stato ispirato da Indiana Jones
Quando Tony Stark e Peter
Parker si troveranno a bordo della massiccia astronave dell’Ordine
Nero, dovranno affrontare Mascella d’Ebano, un membro dell’Ordine
Nero con poteri significativamente pericolosi, per liberare il
Dottor Strange e proteggere la Gemma del
Tempo.
Mascella d’Ebano viene fatto
esplodere nello spazio attraverso un buco nello scafo della nave
dopo che Peter Parker ha pensato di imitare quel “vecchio film”:
Aliens. Tuttavia, il momento è stato ispirato da
un film completamente diverso. Nel commento del film, Joe
Russo ha rivelato che la sconfitta di Mascella d’Ebano si
è ispirata alla scena di I predatori dell’Arca Perduta, dove invece
di combattere un nemico, il Dr. Jones decide di risparmiare tempo e
sparargli.
Captain America doveva apparire più
tardi
L’apparizione di Capitan
America è stata eccezionale. Il personaggio piomba apparentemente
dal nulla per salvare Scarlet Witch e Visione. Tuttavia, se le cose
fossero rimaste le stesse delle prime bozze della sceneggiatura,
Steve Rogers avrebbe fatto il suo ingresso molto più tardi al film.
In realtà, non sarebbe apparso prima di due ore dall’inizio del
film.
Nel commento del film, il
co-sceneggiatore Stephen McFeely afferma che in
una bozza originale, Cap non appare fino a quando non affronta
Corvus Glaive per salvare Vision. Joe Russo ha notato che far
comparire Capitan America così tardi sarebbe stato
deleterio per il film.
Chris Hemsworth non voleva un Thor
serio
Thor era sempre stato il
personaggio serio e “disconnesso” nei precedenti film di Avengers,
molto probabilmente a causa della natura più “antica e nobile”
della sua origine. Tuttavia, tutto è cambiato in Thor: Ragnarok, che ha dato al
personaggio un impulso di umorismo che si è rivelato vincente.
Chris Hemsworth ha amato il cambiamento e voleva
che venisse mantenuto in Avengers: Infinity
War.
Secondo un report dal set di
Cinemablend, Hemsworth era preoccupato che il suo personaggio
tornasse a essere serio come prima. “Ho chiamato Joe e Anthony
e ho detto: ‘Sentite, non scrivetemi il vecchio Thor’ – ha
detto Hemsworth – ‘ora abbiamo un nuovo Thor’ “. Così il
personaggio è riuscito a mantenere il suo nuovo senso
dell’umorismo, e persino a fondersi bene con i Guardiani della
Galassia.
Robert Downey Jr. ha riscritto
alcune sue scene
Robert Downey
Jr. è una sorta di patriarca della famiglia dei Marvel Studios, essendo stato il tizio il cui
ruolo come Tony Stark ha dato il via all’intera faccenda. È sempre
stato un elemento importante dell’universo, ed i fan sono
ovviamente sia eccitati che impauriti nel vedere cosa riserva il
futuro a Iron Man in Avengers: Endgame.
Downey Jr. è così in contatto con
questo personaggio, visto che lo ha interpretato per dieci anni,
che ha spesso lavorato con i registi per riscrivere le sue scene.
Durante una visita sul set, Joe Russo ha detto a
Digital Spy: “Ci siamo seduti con Robert per ottenere la
massima autenticità possibile nella scena – e per ottenere tutti
quei colori di Tony Stark che Robert conosce meglio di chiunque
altro”.
La battuta del “panino al tonno”
era in ogni stesura dello script
Quando si lavora su un film
con la mole di fatti da raccontare come Avengers: Infinity
War, ci sono sicuramente molti cambiamenti nelle varie
stesure. Questo è assolutamente vero per la storia tentacolare del
film, la cui sceneggiatura ha subìto innumerevoli riscritture e
nuove bozze, anche mentre il film veniva girato.
Tuttavia, c’era una battuta
particolare che ha fatto tutta la strada dalla prima stesura al
grande schermo: “Non direi no a un panino al tonno” ovvero
la battuta di Wong (che tornerà in
Endgame) a inizio film. La battuta è stata
praticamente l’unica cosa che ha persistito in ogni riscrittura
della sceneggiatura del film, stando a quanto si ascolta nei
commenti al film, nella versione Blu-Ray.
Thanos su Xandar è stato eliminato
per evitare ripetizioni
È stato rivelato attraverso
i dialoghi che Thanos ha ottenuto la Gemma del Potere su Xandar, ma
i fan si sono chiesti perché non è stato mostrato quel momento.
Considerando che il film era già lungo due ore e mezza, era logico
lasciare la scena fuori dal montaggio finale, ma c’era un motivo ancora più logico a
sostegno della scelta.
Nel commento al film, i registi
rivelano di aver discusso di includere una scena di Thanos che
conquista la Gemma del Potere, ma alla fine si è deciso di
tagliarla perché sarebbe stata troppo ripetitiva. “Se Thanos è
andato a Xandar per conquistare quella gemma, si sa cosa è
successo – ha detto lo sceneggiatore Christoper
Markus– c’è stata una grande battaglia e Xandar l’ha
presa”.
Tony e Steve si incontravano in una
versione del film
Parte di ciò che ha reso
Avengers: Infinity War un film così straziante è
stato il fatto che i Vendicatori erano separati dagli eventi di
Capitan America: Civil War, nel senso che non
erano in grado di lavorare insieme per cercare di impedire a Thanos
di raggiungere i suoi obiettivi. Tuttavia, in una bozza iniziale
della sceneggiatura, Tony e Steve finivano per incontrarsi, a un
certo punto.
Nella traccia dei commenti al film,
i registi rivelano che avevano pianificato di avere una scena in
cui Tony e Steve si incontravano all’inizio del film. Tuttavia,
alla fine hanno deciso il contrario, con Stephen
McFeely che ha spiegato: “Abbiamo provato la scena in
alcune bozze ma poi abbiamo eliminato quel momento”.
Mark Ruffalo e Tom Holland hanno
ricevuto script falsi
Dopo che molte persone
hanno avuto la possibilità di vedere Avengers: Infinity
War ed è stato abbastanza sicuro iniziare a parlare del
finale, la gente ha iniziato a ricordare come Mark
Ruffalo abbia praticamente rovinato l’intera faccenda in
un’intervista, un anno prima. Tutto questo nonostante il fatto che
Ruffalo avesse ricevuto una sceneggiatura finta.
E Ruffalo non era l’unica persona
che ha problemi a tenere sotto controllo gli spoiler per il film.
Anche a Tom Holland è stata data una sceneggiatura
falsa prima dell’inizio delle riprese, in modo che non rivelasse dettagli
importanti prima dell’uscita del film.
In realtà, tutto il cast ha avuto
script falsi
Per quanto dare script
falsi a Tom Holland e Mark
Ruffalo fosse importante per tenere segreto il film, i due
non sono stati gli unici membri del cast a ricevere false
sceneggiature. Infatti, a ogni attore del film è stata assegnata
una sceneggiatura che non era affatto vicina a ciò che sarebbe
stato effettivamente girato, al fine di proteggere i segreti del
film da assolutamente tutti, una strategia che ha funzionato molto
bene.
“Abbiamo scritto pagine false
per la sceneggiatura, abbiamo distribuito pagine false. Nessuno
degli attori ha effettivamente letto l’intera sceneggiatura –
ha detto Joe Russo a Kinowetter in vista della
data di uscita del film – Quindi speriamo che tutti vedano il
film il prima possibile, prima che qualcuno riveli loro qualsiasi
cosa”. La stessa strategia è stata probabilmente utilizzata
durante le riprese di Avengers: Endgame.
Come conseguenza dell’accordo
firmato fra Disney e Fox, con la prima che
ha finalmente acquisito tutte proprietà cinematografiche
dell’altra, gli X-Men e
i Fantastici Quattro torneranno “a casa”
per la gioia dei fan. Questo vuol dire che adesso i Marvel Studios, in seno alla Disney, non solo
potranno utilizzare la parola “mutanti”, ma anche avere accesso a
tutti quei personaggi che fino a questo momento gli erano
preclusi.
Ecco tutto quello che sappiamo in merito, tra le dichiarazioni
dei produttori e le ipotesi sulle modalità di introduzione degli
eroi nel MCU:
L’annuncio ufficiale
Per mesi abbiamo seguito gli
aggiornamenti sulla gara tra Disney e Comcast per l’acquisto di
diritti cinematografici e televisivi in mano alle 21th Century Fox,
che per i fan avrebbe significato il fatidico ritorno a casa di
X-Men e Fantastici 4.
Fortunatamente la vittoria è andata
alla Disney, che in un comunicato stampa ha dichiarato:
“L’accordo offre a noi l’opportunità di riunire sotto lo stesso
tetto X-Men, Fantastici 4 e Deadpool, che con la famiglia Marvel potrebbero dare vita a mondi
più ricchi e complessi con storie interconnesse che il pubblico ha
dimostrato di amare.”
È stato chiaro fin da subito che
questi franchise sarebbero stati “riavviati” per adattarsi al
Marvel Cinematic Universe (ma
bisogna capire in che modo e quanto) e che tutti quei progetti
annunciati precedentemente come Multiple Man,
Doctor Doom e X-Force sarebbero stati messi in
cantiere, almeno per ora. Qui potete leggere maggiori
informazioni a riguardo.
Kevin Feige chiede “pazienza” ai fan
Durante la promozione
di Black
Panther, Kevin Feige aveva
avuto modo di parlare del futuro dei Marvel Studios anche in merito
all’accordo firmato di recente da Disney e Fox, lasciando
campo aperto per un eventuale ritorno “a casa” dei supereroi
tanto desiderato dai fan.
Purtroppo la risposta di Feige non sembrava presagire nulla di
buono almeno per adesso, dunque l’ipotesi più accreditata è che gli
X-Men potrebbero raggiungere
il MCU non prima di un
paio di anni. Queste le parole del presidente dei Marvel Studios:
“La verità della questione, a
quanto ho capito, è che l’accordo tra Disney e Fox deve essere
ancora studiato per bene. Per ora non c’è stata comunicazione,
mentre noi ci stiamo concentrando su tutti i progetti che abbiamo
già annunciato. Se e quando l’accordo avrà luogo, inizieremo a
pensarci ma fino ad allora, abbiamo molto lavoro da fare che ci
terrà impegnati“.
Il futuro di Deadpool
Come conseguenza di una scelta
editoriale ben precisa e mirata al suo pubblico, la Disney ha
evitato di produrre film vietati ai minori in passato, ma cosa
accadrà quando avrà tra le mani i diritti di personaggi r-rated
come Deadpool? A
quanto pare, come dichiarato dal CEO Bob Iger, il
successo del franchise del mercenario chiacchierone porterà lo
studio a prendere in considerazione alcune modifiche della sua
politica.
“Deadpool è stato e sarà sempre
marchio Marvel, ma pensiamo che ci possa
essere l’opportunità di introdurre l’etichetta r-rated anche nel
nostro universo. Vedremo poi come reagirà il pubblico“.
Il piano di Kevin Feige
Il multimilionario accordo
tra Disney e Fox,
che se andrà come previsto vedrà la conseguente cessione dei
diritti cinematografici
di X-Men, Deadpool e Fantastici
Quattro, apre al MCU una
serie di scenari interessanti dal punto di vista della direzione
creativa che i Marvel
Studios intraprenderanno in futuro.
Tuttavia Kevin Feige resta ancora cauto
sull’argomento, dichiarando che per ora non ci sono progetti
concreti:
“Per ora ci siamo concentrati
sull’uscita di Ant-Man and The Wasp, poi finiremo la produzione di
Captain Marvel, il montaggio di Avengers 4 e le riprese di Spider-Man: Far From Home, quindi
sarà un anno piuttosto impegnativo. […] Non potremo parlare di
Fantastici 4 nel MCU finché non ne avremo la
certezza: ecco perché per adesso ho solo idee e vaghi sogni sul
loro arrivo“.
Diverse settimane fa i fratelli
Russo hanno partecipato ad un interessante Q&A dove, tra
aneddoti e racconti di produzione, si è scherzato sul loro
possibile addio al mondo dei cinecomic. Ma a quanto pare, l’unico
modo per farli tornare nel business sarebbe affidargli un film
su Secret Wars, basato sulla trama di uno dei
fumetti più amati dai fan (e dai Russo stessi):
“La speranza è poter mettere le
mani sui personaggi Marvel della Fox, come X-Men e
Fantastici Quattro, anche se il mio supereroe preferito rimane
Hulk, anzi, i fumetti di Incredible Hulk # 181, dove c’è la prima
apparizione di Wolverine. Dall’altra parte sentiamo che la missione
dell’universo Marvel è continuare ad espandere e
sorprendere le persone; con scelte di casting, con nuove storie
storie…Ma se dovessimo arrivare in questo mondo di eventi
crossover, fumetti come Secret Wars offrirebbero tantissimi
spunti…e tra l’altro era uno dei nostri preferiti da piccoli. Tutto
dipende dall’esito dell’affare Fox/Disney.“
Vi ricordiamo
che Secret Wars è stato il primo
crossover della Marvel Comics, pubblicato nel 1984 con un
titolo che fu nuovamente utilizzato per un altro fumetto evento
uscito nel 2015. Si tratta di una miniserie di 12 numeri
scritta da Jim Shooter e disegnata da Mike Zeck i cui eventi sono
considerati tra i più importanti della storia Marvel.
I personaggi
Proprio nei giorni scorsi era stato
Kevin Feige a chiarire che gli X-Men, i Fantastici
Quattro e Deadpool non sarebbero stati gli unici personaggi dei fumetti Marvel ad avere una possibilità di
“ritorno” nel MCU. Queste le sue parole in
merito:
“La verità è che sono entusiasta
per tutti loro, e non sono solo per i nomi dei supereroi che
conosciamo già al cinema, ma per quel centinaia di personaggi che i
fumetti ci offrono. Ora che la Disney è così vicina dall’ottenere
l’ accesso a qualunque cosa, sento che il sogno di bambino si
realizzerà.”
È arrivato il momento delle riprese
aggiuntive di Avengers: Endgame anche per
Mark Ruffalo, che insieme a Don
Cheadle è stato “beccato” sul set del film da un fan. Qui
sotto la foto che testimonia la presenza dei due attori durante i
reshoot del film ad Atlanta.
Dovrebbe trattarsi delle ultime
sessioni di lavoro extra per il team dei Marvel Studios, dopo che nelle scorse
settimane avevamo visto all’opera Zoe Saldana e
Karen Gillan nei panni di Gamora e Nebula.
Le prime foto di scena di
Wonder Woman 1984 hanno confermato
il ritorno di Steve Trevor,
personaggio interpretato da Chris Pine che avevamo
visto morire alla fine del film del 2017. Ma che ne sarà dell’eroe
e grande amore di Diana Prince dopo gli eventi del sequel? Questa è
stata la risposta dell’attore in una recente intervista con ET:
“Penso che Steve abbia concluso
il suo percorso, e che la sua parte sia fatta. Auguro a Patty e
alla squadra tutta la fortuna del mondo.”
Questo significa che non rivedremo
mai più Trevor nei successivi film del franchise? Proprio ieri vi
avevamo riportato le dichiarazioni di Patty
Jenkins sull’eventuale Wonder Woman 3,
per il quale la regista avrebbe già delle idee abbastanza chiare:
“Che io lo diriga o meno, so esattamente come finirei l’arco
narrativo di Diana, almeno nella mia visione di Wonder Woman. Non è
un segreto che ho una grande passione per questo
personaggio!”
“Per me, questa versione del
personaggio è un po’ diversa – aveva dichiarato in
un’intervista Chris Pine– I tavoli
sono girati, e io sono un cervo nella luce dei fari (due
espressioni da urban dictionary che indicano che il suo personaggio
si trova in una situazione completamente nuova e che è pervaso da
uno stato di eccitazione misto ad ansia e paura)”.
In altre parole, sembra che adesso
Steve Trevor non sarà più il leader del gruppo, ma sarà poco più di
una spalla per Diana, che ormai, a settant’anni dal suo “debutto”
nei panni di eroina, è molto più abile a muoversi nel mondo degli
uomini. Purtroppo non abbiamo ancora indizi su come Trevor tornerà
in vita.
È stato confermato
dalla Jenkins che Wonder
Woman 1984 sarà ambientato negli anni Ottanta,
rivelando al pubblico un’altra epoca iconica in cui svolgere le
avventure di Diana.
L’ordine cronologico del personaggio
è stato già rimescolato, essendo stata introdotta nell’era
contemporanea di Batman v Superman: Dawn of
Justice per poi tornare al vecchio secolo
con Wonder Woman.
Wonder Woman
1984 vedrà ancora come protagonista Gal
Gadot opposta a Kristen Wiig,
scelta per interpretare la villain Cheetah. L’ultimo acquisto del
cast è Pedro Pascal, di cui non è stato ancora confermato il
personaggio. Il film sarà ambientato durante la Guerra Fredda e la
sceneggiatura è stata curata da Goeff
Johns e Patty Jenkins.
L’immaginario collettivo in merito
a Zac Efron sta per essere radicalmente cambiato
dal suo prossimo film, Extremely Wicked. L’attore,
che ha trovato il successo grazie a ruoli canterini e che facevano
leva prevalentemente sul suo fisico statuario (ad esempio
Baywatch) è il protagonista di un biopic su
Ted Bundy, il più famoso e temibile serial killer
della storia degli Stati Uniti. Il titolo completo del film è
Extremely Wicked, Shockingly Evil, And Vile.
Zac Efron ha
spesso interpretato personaggi carismatici, divertenti e
affascinanti, il che lo rende perfetto per il ruolo del serial
killer, perché gioca sulle nozioni preconcette del pubblico
sull’attore, proprio come è accaduto con il vero Ted Bundy che appariva un uomo
estremamente affascinante e normale.
Per buona parte del trailer, ci
viene mostrato un padre amorevole e un fidanzato devoto, che
affascina i media e tutti quelli che lo circondano. E se si
riuscisse a mettere da parte il fatto storico, ovvero la vera ed
accertata colpevolezza di Bondy, il trailer sembra effettivamente
instillare il dubbio sulla sua colpevolezza. In questo, la scelta
di Efron è stata perfetta, oltre ad offrire all’attore un buon
palcoscenico per ampliare il suo ventaglio di possibilità ed
esperienze.
Extremely Wicked,
Shockingly Evil, And Vile è in anteprima al
Sundance Film Festival questo mese, anche se non
c’è ancora una data d’uscita ufficiale negli USA, né tantomeno
sappiamo se il titolo arriverà in Italia, ma forse grazie alla fama
di Efron, ci riuscirà.
Come riporta l’Hollywood Reporter,
Kristen Stewart sarà la protagonista della
commedia romantica Happiest Season, la cui regia
verrà affidata a Clea Duvall segnando il suo
esordio dietro la macchina da presa. La sceneggiatura è della
stessa Duvall, scritta a quattro mani con Mary Holland, mentre il
progetto vede la produzione di Temple Hill, Marty Bowen, Isaac
Klausner e Jaclyn Huntling.
Mackanzie Davis
(Black Mirror, Blade Runner 2049, Tully)
è invece nelle fasi finali delle trattative per interpretare
l’altro personaggio principale del film, storia di una giovane
donna che vuole chiedere alla compagna di sposarla salvo scoprire
che questa non è ancora riuscita a fare coming out con i
suoi genitori.
La Stewart ha appena concluso le
riprese del reboot di Charlie’s
Angels, la cui regia è stata affidata ad Elizabeth
Banks e che vedrà nel cast anche Naomi
Scott, Ella
Balinska, Patrick
Stewart, Djimon Hounsou e
Sam Claflin.
Charlie’s
Angels è originariamente una serie televisiva
prodotta da Aaron
Spelling e Leonard Goldberg,
andata in onda dal 1976 al 1981 sul canale statunitense ABC. Ne
sono stati trasmessi 118 episodi, preceduti da un film-pilota
andato in onda sei mesi prima dell’inizio effettivo della serie (21
marzo 1976). I tre “angeli” della prima stagione sono Sabrina
Duncan (interpretata da Kate Jackson), Jill
Munroe (Farrah Fawcett) e Kelly Garrett
(Jaclyn Smith).
Per quanto riguarda la Davis, sarà
presto al cinema con il reboot del franchise di Terminator,
sequel diretto del secondo capitolo con Arnold
Schwarzenegger,Linda
Hamilton, Diego
Boneta e Gabriel Luna.
La notizia non arriva del tutto
inaspettata visti i risultati stellari ottenuti al box office e quella
scena post credits
che apriva la strada ad un secondo capitolo per la vendetta di
Black Manta: come riportato da Deadline, la Warner Bros. sarebbe
già al lavoro sul
sequel di Aquaman, cinecomic che vede
protagonista Jason Momoa nei panni dell’eroe e ha
rilanciato le sorti dell’universo cinematografico DC sul grande
schermo.
Diverse fonti fanno sapere che gli
studios vorrebbero riportare James Wan dietro la
macchina da presa ad una condizione: che sia lui a scegliere il
gruppo di sceneggiatori e a seguire da vicino il processo di
sviluppo.
Lo stesso Wan, in seguito al raggiungimento del miliardo
conquistato al botteghino dal film, aveva diffuso su Twitter i
ringraziamenti a tutti coloro che hanno reso possibile un successo
del genere:
“Un paio di cose da dire. Prima
di tutto, questo film non sarebbe quello che è senza lo
stupefacente lavoro di tutti quelli coinvolti, dai capi
dipartimento a ogni singolo membro della crew, che ha richiesto
eccellenza nella creazione di questa esperienza
cinematografica.”
Vi ricordiamo che
nella scena post
credits veniva mostrato Black
Manta – che tutti credevano morto dopo lo scontro
finale sulle coste della Sicilia – in una stanza/laboratorio di un
personaggio che abbiamo visto brevemente nel film, ovvero
il Dr. Stephen Shin (che ha il volto di
Randall Park). Shin sostiene l’esistenza di un regno sottomarino e
sta cercando di studiare la tecnologia atlantidea grazie ai resti
del casco del villain.
Uscito nel mondo a dicembre e in
Italia l’1 gennaio, Aquaman è
il maggior successo al box office della DC/Warner al cinema, e ha
superato anche gli ottimi risultati di Wonder Woman, nonostante
qualche consenso di critica in meno.
Aquaman
è stato diretto da James
Wan (Insidious, L’evocazione The Conjuring,
Fast and Furious 7) e vede protagonista
Jason Momoa. Con lui ci sarà
Amber Heard nei panni di Mera, Yahya
Abdul-Mateen II,
Patrick Wilson, Dolph Lundgren, Ludi Lin e
Willem
Dafoe.
Aquaman è il re dei Sette Mari. Questo sovrano
riluttante di Atlantide, bloccato tra il mondo della superficie,
costantemente violento contro la vita nel mare e gli Atlantidei che
sono in procinto di rivoltarsi, deve occuparsi di proteggere il
mondo intero.
Il nuovo set di Lego dedicato ai
personaggi di Avengers: Endgame potrebbe aver
rivelato non una, ma ben tre armature che Iron
Man dovrebbe sfoggiare nel corso del film, come potete
vedere qui sotto nelle immagini leak comparse online.
Le foto mostrano una Mark
1, una Mark 5 e infine una Mark
41 (la prima la ricorderete nel capitolo inaugurale del
Marvel Cinematic Universe,
Iron Man del 2008, mentre la seconda è apparsa
brevemente in Iron
Man 3 durante lo scontro fra Tony e Aldrich
Killian).
Saranno queste le armature definitive di Stark in
Endgame? Che ne pensate?
Come confermato dal sito Production
Weekly, sarà “Rust City” il titolo di lavorazione
di Ghostbusters 3, terzo film del franchise
che vedrà alla regia Jason Reitman (il figlio
di Ivan, regista dei primi due capitoli).
Bill
Murray e Dan
Aykroyd torneranno in scena nei rispettivi personaggi
interpretati nei due capitoli di Ivan
Reitman, mentre è Borys
Kit dell’Hollywood Reporter a confermare che la produzione
sta cercando quattro attori adolescenti (due ragazzi e due ragazze)
da affiancare al cast originale.
A quanto pare però, era stato lo
stesso Aykroyd ad anticipare lo scorso
novembre il progetto in un’intervista. “Reitman e Gil
Kenan, insieme ad un ottimo team, stanno facendo di tutto per
riportare l’emozione e lo spirito dei primi due film nel 21°
secolo…“, aveva raccontato l’attore all’Hollywood
Reporter.
Entertainment Weekly ha appreso in
esclusiva che Jason Reitman dirigerà e
co-scriverà il film: “Ho sempre pensato a me stesso come
il primo fan di Ghostbusters, quando avevo 6 anni ero a visitare il
set. Volevo fare un film per tutti gli altri fan. Questo è il
prossimo capitolo della serie originale. Non è un riavvio. Quello
che è successo negli anni ’80 è accaduto negli anni ’80, e questo è
ambientato nel presente.”
Sony Pictures ha stabilito l’uscita
del film per l’estate 2020, con l’intenzione di iniziare le riprese
entro pochi mesi.
Reitman ha firmato anche la
sceneggiatura insieme a Gil Kenan e conta di iniziare le riprese
nella seconda metà dell’anno, probabilmente nei mesi estivi. Fonti
attendibili spiegano che la trama seguirà gli eventi della
pellicola del 1984 e non avrà alcun collegamento con il reboot al
femminile del 2016 diretto da Paul
Feig con Melissa
McCarthy e Kristen Wiig.
La notizia è arrivata ieri in
concomitanza con l’annuncio ufficiale della line-up del listino
Warner Bros. del prossimo anno: il nuovo film scritto e diretto da
Christopher Nolan, ovviamente ancora senza titolo,
arriverà al cinema il 17 Luglio 2020 in formato
IMAX, proprio come il suo precedente lavoro, Dunkirk.
Dopo la pellicola che raccontava
l’evacuazione dell’esercito britannico dalle spiagge della
Normandia, il regista si è dedicato ad altri progetti che
includevano la restaurazione e la creazione di un “viaggio”
itinerante di 2001: Odissea nello spazio in 70mm,
proiettato in vari cinema del mondo, mentre lo scorso autunno,
insieme a Paul Thomas Anderson, ha
promosso un’iniziativa che dovrebbe portare i supporti audiovisivi
casalinghi, le tv per capirci, a diventare viewer
friendly, ovvero facilmente programmabili e settabili da ogni
utente per avere la possibilità di guardare, anche a casa, un film
nella stessa maniera, con la stessa qualità visiva e fotografica
immaginata e voluta dal regista nel momento della realizzazione del
film stesso.
Nolan e Anderson, tra i
registi contemporanei più attenti alla fruizione del loro cinema
secondo la loro specifica visione, hanno parlato con i produttori
di TV della UHD Alliance in merito alla standardizzazione di una
“modalità di riferimento” che visualizzerebbe film e spettacoli in
un modo più accurato secondo l’intento creativo di chi li ha
realizzati. Slashfilm ha condiviso
un comunicato che la Directors Guild of
America ha diffuso in merito alle modalità che questa
standardizzazione tecnica debba prevedere, tramite sondaggio.
“Molti di voi hanno visto il
proprio lavoro apparire sugli schermi televisivi diversamente
rispetto al modo in cui lo avevano effettivamente realizzato
– si legge nella lettera – I televisori moderni
hanno straordinarie capacità tecniche ed è importante sfruttare
queste nuove tecnologie per garantire che lo spettatore domestico
veda il nostro lavoro nella maniera più vicina possibile alle
nostre intenzioni creative originali“.
Sono state diffuse le prime immagini
ufficiali di Tolkien, il biopic sul Professore,
padre della Terra di Mezzo e delle sue avventure, con protagonista
Nicholas Hoult nei panni del protagonista.
Fox Searchlight ha annunciato che il
prossimo film biografico sull’autore – intitolato, semplicemente,
Tolkien – arriverà nei cinema il 10 maggio 2019.
Diretto da Dome Karukoski, il film biografico sarà incentrato sugli
anni formativi del Professore, noto ai più per aver creato la Terra
di Mezzo. Il film racconterà gli anni della formazione, in cui
J.R.R. Tolkien incontra l’amicizia, l’amore e
l’ispirazione per la letteratura, prima della Prima Guerra
Mondiale.
Era lì, nelle trincee della Francia
e nei campi di battaglia di la Somme, che Tolkien sperimentò sia
l’orrore e la solidarietà della guerra in prima persona. Vedere
uomini di diversa estrazione combattere e morire insieme è stato
fonte d’ispirazione per la Compagnia dell’Anello – così come lo era
il gruppo originale di amici di Tolkien, molti dei quali sono morti
durante la Grande Guerra.
Tolkien è diretto da Dome
Karukoski e scritto da David Gleeson e
Stephen Beresford. Oltre a Hoult, il cast include
Lily Collins, Colm Meaney, Anthony Boyle, Patrick Gibson,
Tom Glynn-Carney, Craig Roberts, Laura Donnelly, Genevieve
O’Reilly, Pam Ferris e Derek Jacobi.
Collins interpreta l’amata moglie di
Tolkien, Edith, che ha avuto anche un grande
impatto sulle storie della Terra di Mezzo. Gli spettatori degli
adattamenti cinematografici del Signore degli
Anelli di Peter Jackson probabilmente
ricordano la storia d’amore tra l’umano Aragorn e l’elfo Arwen.
Nel contesto del leggendario di
Tolkien, la storia di Aragorn e Arwen è erede di quella tra l’umano
Beren e l’elfo Lúthien ne Il Silmarillion.
L’ispirazione per queste grandi storie d’amore derivava
direttamente dalla relazione di Tolkien con Edith. Ad oggi, sulla
loro lapide condivisa si leggono i nomi di “Beren” e “Lúthien”.
È stato finalmente diffuso il primo
trailer di The Death and Life of John F. Donovan,
il nuovo film di Xavier Dolan, il primo in lingua
inglese del regista canadese.
Nel cast del film compaiono Kit
Harington, Natalie
Portman, Susan
Sarandon, Kathy Bates, Ben
Schnetzer, Michael Gambon, Bella
Thorne, Thandie Newton, Chris
Zylka, Jacob Tremblay e
Emily Hampshire. Una serie di nomi davvero
impressionanti per il giovane prodigio nordamericano.
La storia verte intorno alla
carriera della star televisiva John F. Donovan
(Harington) che in un momento di crisi allaccerà una relazione
epistolare con Rupert Turner, un aspirate attore
che vive in Inghilterra con sua madre. Questa corrispondenza però
lede la carriera di John dopo che è stata resa pubblica. Dopo dieci
anni, Rupert avrà la possibilità di incontrare il suo idolo.
È stato affidato a Vanity Fair il
primo extended look di Once Upon a Time in
Hollywood, il nuovo film di Quentin
Tarantino che vedrà protagonisti Leonardo
DiCaprio e Brad Pitt, entrambi di ritorno
su un set tarantiniano, ma anche Al Pacino e
Margot Robbie, alla loro prima volta con il
regista di Le Iene.
Ecco le immagini dal film:
1 di 8
La storia
si svolge a Los Angeles nel 1969, al culmine di quella che viene
chiamata “hippy” Hollywood. I due protagonisti sono Rick Dalton
(Leonardo DiCaprio), ex star di una serie televisiva western, e il
stunt di lunga data Cliff Booth (Brad Pitt). Entrambi stanno
lottando per farcela in una Hollywood che non riconoscono più. Ma
Rick ha un vicino di casa molto famoso…Sharon Tate.
Nel cast anche Damian
Lewis, Dakota Fanning, Nicholas
Hammond,Emile Hirsch, Luke
Perry, Clifton Collins Jr., Keith
Jefferson, Timothy Olyphant, Tim Roth, Kurt
Russell e Michael Madsen. Rumer
Willis, Dreama Walker, Costa Ronin, Margaret
Qualley, Madisen Beaty e Victoria
Pedretti. Infine Damon Herriman sarà
Charles Manson.
L’esigenza di raccontarsi e di darsi
un’origine “alta” è alla base di qualsiasi civiltà, un principio
che spinge l’uomo alla ricerca della propria origine storica e
spirituale. Da questa esigenza sono nati i testi sacri delle grandi
religioni monoteiste, sono nati i poemi epici, ma è nata anche la
mitologia relativa a prima che la scrittura esistesse, i miti di
fondazione delle civiltà. La leggenda di Romolo e
Remo, la loro nascita divina, la lupa, i re Amulio e
Numitore, fanno parte del mito fondativo di Roma, il più grande
impero della storia occidentale. A questo mito, Matteo
Rovere fa appello quando presenta, sul grande schermo a
partire dal 31 gennaio 2019, Il Primo Re, il film
che segue il suo successo con Veloce
come il vento.
La premessa di Rovere è chiara
dall’inizio: il regista e sceneggiatore prende gli elementi
concreti del mito, i due fratelli gemelli, le tribù del basso
Lazio, il Tevere che esonda, e li cala nella fangosa realtà di quei
luoghi, selvaggi eppure bellissimi, seguendo un realismo
filologico, a partire dalla messa in scena, passando per i look dei
protagonisti, fino al linguaggio, una forma di proto-latino
studiato appositamente per il film.
Rovere riesce a dare concretezza
alla sua visione con una messa in scena meticolosa, poderosa, che
cala lo spettatore in un mondo perduto, alle porte delle nostre
città contemporanee, in cui la natura stessa con le sue insidie si
fa personaggio. Quello che il regista sembra però non riuscire a
padroneggiare a sufficienza è il ritmo action che il film assume
nei momenti salienti del racconto. Le battaglie sembrano sfuggirgli
di mano, tanto che il suo occhio, concentrato sui mezzi a
disposizione e sulle location incredibili, sembra distrarsi dai
momenti cardine degli scontri, soprattutto nel finale.
I protagonisti di questo racconto
sono i gemelli della leggenda, Romolo e Remo (Alessio
Lapice e Alessandro Borghi), che per l’occasione sono
due pastori, travolti dalla piena del Tevere e catturati dai
guerrieri di Alba. Il loro coraggio e la loro intesa riuscirà a
renderli di nuovo liberi, insieme a un piccolo gruppo di uomini:
reietti, forse criminali, umanità sola e male assortita che seguirà
i due verso il fiume, in cerca di salvezza. Con loro, per volere
del pio Romolo, ci sarà anche la vestale custode del fuoco/Dio.
I due fratelli rappresentano due
modi diversi di concepire l’esistenza e diventano quasi il simbolo
di due umanità differenti. Da una parte c’è l’autodeterminazione,
il “farsi Dio” di Remo, che si incorona re e si autoproclama guida
degli uomini. Di contro, Romolo è un pius, devoto al Dio; lui si fa
portatore dei valori su cui si fonda la tradizione romana antica,
alla sua origine, e da subito sembra un perfetto erede di
quell’antico, immaginario antenato, l’Enea virgiliano, primo eroe
pius. Anche lui “coronerà” il suo percorso e la sua eroica impresa
immergendo la lama dentro al costato di un uomo, facendo
germogliare nel sangue il seme di un nuovo impero.
Il legame di sangue dei due fratelli
sembra più forte di qualsiasi cosa, persino della natura, che è il
primo nemico che i due si trovano a fronteggiare. Lo sforzo epico
di Romolo e Remo sta tutto nell’ostinazione di entrambi di riuscire
a sopravvivere e a trovare un posto da chiamare casa. Contro la
natura, contro gli uomini e infine l’uno contro l’altro, la loro
storia li porterà a confrontarsi con il mondo in base alla loro
diversa concezione della vita e della divinità. Remo proverà a
difendere il legame di sangue, peccando di ybris, andando contro la
volontà di un Dio in cui non crede più, Romolo invece si allineerà
al volere degli dei, si farà lui stesso servitore del Dio, verrà
ricompensato con la vittoria e la gloria, ma lo farà al prezzo del
sangue del fratello.
L’aspetto mistico e rituale si
scontra con l’aspetto moderno dell’autodeterminazione, in questo,
il racconto di Romolo e Remo che ci offre il regista è davvero
inedito, rivoluzionario e mostra una volontà di andatre oltre il
racconto stesso. Se non fosse che Rovere rinuncia proprio a quella
rivoluzione, trasformando Remo in un villain fuori di testa e la
sua autoproclamazione a Dio e re in una follia.
Rovere (come il mito) fa trionfare
Romolo, promuovendo dunque come vincenti i valori tradizionali su
cui si è fondata la prima versione della città di Roma. Un epilogo
già noto, eppure esposto con dei termini che, nel clima politico e
sociale in cui il film arriva al cinema, sembrano estremamente
disturbanti. Nel suo finale, Il Primo Re appare
violentemente schierato, così come il dilagare vermiglio dei
confini dell’Impero Romano nel corso dei secoli, sui titoli di
coda. E non sappiamo quanto questa scelta sia consapevole.
Nell’attesa di scoprire i prossimi
vincitori dei 91° Academy Awards, gli
Oscar 2019, durante la cerimonia che si terrà il
24 Febbraio, ripercorriamo il passato ricordando i 10 più
grandi titoli capaci di conquistare l’ambita statuetta del Miglior
Film.
Via col Vento (1939)
Vincitore di 10 premi
Oscar (tra cui Miglior film, regia, attrice protagonista,
attrice non protagonista, sceneggiatura, fotografia, scenografia e
montaggio), Via col Vento
mi se a segno una serie di record, come il numero di statuette
conquistate che per l’epoca era inusuale e il primo riconoscimento
di tale portata ad un’interprete di colore (Hattie
McDaniel).
Il film diretto da
Victor Fleming con Clark Gable e
Vivien Leigh riscontrò lo stesso successo nel
pubblico, riuscendo a restare in vetta alla classifica dei maggiori
incassi della storia del cinema per più di venticinque anni. Furono
diverse le riedizioni, che permisero alla pellicola di radicarsi
fortemente nella cultura popolare e di rappresentare ancora
oggi uno dei migliori titoli di sempre.
Eva contro Eva (1950)
Nominato a ben 14 premi Oscar
(questo record viene eguagliato, nel 1998, da
Titanic di James Cameron e nel
2017 da La La Land di
Damien Chazelle), Eva contro Eva
riuscì a conquistarne “soltanto” 6, ovvero Miglior Film, Regia,
Attore non protagonista, Sceneggiatura non originale, Costumi e
Sonoro. Piccolo aneddoto, che i cinefili più appassionati
conosceranno: la pellicola di Mankiewicz è l’unica, nella storia
del cinema, ad aver ricevuto quattro candidature per le
interpretazioni femminili: Bett Davis e
Anne Baxter come protagoniste, Celeste
Holm e Thelma Ritter come non
protagoniste.
Viene considerato ancora oggi un
capolavoro della settima arte, citato a più riprese da diversi
titoli contemporanei, ed è stato uno dei primi 50 film ad essere
selezionato per la conservazione dal National Film Registry della
Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti nel 1990. Attualmente si
colloca alla ventottesima posizione della classifica dei 100
migliori film americani di tutti i tempi.
The Hurt Locker (2008)
Unico titolo della lista diretto da
una donna, The Hurt Locker esce nel 2008 e
conquista, qualche mese più tardi, 6 prestigiosi riconoscimenti
durante la cerimonia degli Academy Awards: la pellicola di
Kathryn
Bigelow, racconto al cardiopalma dell’esperienza in
Iraq di un gruppo di artificieri dell’esercito americano, vince
come Miglior Film, Regia, Sceneggiatura originale, Montaggio,
Sonoro e Montaggio sonoro.
La Bigelow è stata la prima regista
donna della storia a vincere l’ambita statuetta, strappandola di
mano all’ex marito James Cameron
nell’anno in cui Avatar era in gara con 9
nomination.
Titanic (1997)
Il kolossal che lanciò
definitivamente le carriere di Leonardo DiCaprio e
Kate Winslet conquista nel 1997 ben 11 premi Oscar
(oggi il record è detenuto soltanto da un altro titolo, Il
signore degli anelli: Il ritorno del Re): Titanic vince
nelle categorie Miglior film, Regia, Fotografia, Scenografia,
Costumi, Montaggio, Sonoro, Montaggio sonoro, Effetti speciali,
Colonna sonora e Canzone originale.
Dopo Avatar, è ad
oggi il secondo film con il maggiore incasso nella storia del
cinema nonché uno dei cento migliori film americani di tutti i
tempi.
Accadde una notte (1934)
Indimenticabile capolavoro di
Frank Capra, Accadde una notte
segna la storia diventando il primo film a vincere nelle cinque
maggiori categorie degli Oscar, ovvero miglior film, regia,
sceneggiatura, attore protagonista e attrice protagonista. Il
record venne “abbattuto” nel 1975 da Qualcuno volò sul nido
del cuculo di Milos Forman.
Oggi si trova al quarantaseiesimo
posto della classifica dei migliori cento film statunitensi della
storia secondo l’American Film Institute.
Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re (2003)
Non c’è ragione che non ci porti ad
affermare che Il signore degli anelli: Il
ritorno del Re abbia cambiato radicalmente la storia del
cinema e del genere fantasy in particolare: il capitolo conclusivo
della trilogia tratta dalla saga di J.R.R.Tolkien
e diretta da Peter Jackson:
uscito nel 2003, il film conquista undici statuette durante la
cerimonia degli Academy Awards (eguagliando il record di
Ben-Hur), tra cui Miglior Film, Regia,
Sceneggiatura, Costumi, Colonna Sonora ed Effetti Speciali.
Acclamato dalla critica e
accolto ancora più positivamente dal pubblico in sala, Il
ritorno del Re occupa oggi la posizione nero 21 della
classifica dei titoli con il maggiore incasso nella storia, con
oltre 1 miliardo di dollari incassati nel mondo.
I migliori anni della nostra vita (1946)
Nel 1946 il film che raccontava lo
stress post traumatico dei veterani della seconda guerra mondiale
prima ancora che il disturbo venisse in qualche modo “approvato”
dalla medicina moderna, riuscì a conquistare – con merito – otto
statuette, tra cui i due premi storici e senza precedenti allo
stesso interprete, Harold Russell.
Gli altri premi riconosciuti a
I migliori anni della nostra vita furono Miglior
Film, Regia a William Wyler, Attore protagonista,
Sceneggiatura originale, Montaggio e Colonna sonora.
Casablanca (1942)
Photo by Popperfoto/Getty Images
Avrà vinto “soltanto” tre premi
Oscar (Film, Regia e Sceneggiatura Non originale), eppure tutti
conoscono Casablanca,
l’hanno visto e amato, perché rimane ancora oggi un intramontabile
classico del cinema hollywoodiano.
Nel 2008, secondo quanto dice la
lista aggiornata, la pellicola diretta da Michael
Curtiz e interpretata da Humphrey Bogart
e Ingrid Bergman, resta saldamente al terzo posto
della classifica dei migliori film statunitensi di tutti i tempi
per l’American Film Institute.
Lawrence d’Arabia (1962)
Come non inserire in questa lista il
kolossal di David Lean che nel 1962 portò a casa
sette premi Oscar, tra cui Miglior Film, Regia, Sceneggiatura e
Colonna sonora? Lawrence d’Arabia si trova
attualmente al terzo posto dell
a classifica dei migliori cento
titoli del cinema britannico del ventesimo secolo (selezionati dal
British Film Institute), con il ruolo che lanciò definitivamente la
carriera di Peter O’Toole.
Il Padrino (1972)
Cosa dire di questo capolavoro
assoluto della storia del cinema che non sia già stato scritto? Nel
1972 Il Padrino,
primo capitolo della trilogia firmata da Francis Ford
Coppola, incassa 135 milioni di dollari, infrangendo così
il record detenuto da Via col Vento, e
successivamente conquista tre premi oscar (su 10 candidature),
ovvero Miglior film, Attore protagonista (Marlon
Brando si rifiutò di ritirare la statuetta durante la
cerimonia come segno di protesta contro le ingiustizie verso le
minoranze e i nativi americani) e Sceneggiatura non originale.
È nelle nostre sale con Creed
II e presto tornerà a vestire i panni di
Rambo, ma sembra che Sylvester
Stallone non sia affatto stanco di lavorare per il grande
schermo. L’inossidabile Rocky ha infatti ripreso a lavorare su un
progetto che porta avanti sin dagli anni ’70.
Si tratta di un film su
Edgar Allan Poe, il celebre autore di letteratura
gotica da cui il cinema ha tante volte saccheggiato trame e
ambientazioni, fino alla realizzazione di The
Raven, il film semi biografico sullo scrittore con
John Cusak e Luke
Evans.
Le opere di Poe sono una grande
passione di Sly, e a testimoniarlo c’è il nuovo video che l’attore
ha condiviso su Instagram in cui mostra il suo prossimo lavoro su
appunti e sceneggiature che sembrano risalire a parecchio tempo fa
(soprattutto il block notes al centro del video sembra ingiallito
dal tempo). Stallone stesso ci
dice che si tratta per lui di “un viaggio senza fine” e che si
odierebbe se solo non provasse a portare a termine il progetto fino
in fondo, dal momento che ci lavora quasi da 50 anni.
Già nel 2017, Sylvester
Stallone aveva postato su Instagram una sua
foto da giovane vestito da Poe, con la seguente didascalia:
“L’unica fotografia rimasta che non è mai stata vista da
nessuna parte. La mia prima vera sceneggiatura parlava del grande
scrittore Edgar Allan Poe, all’epoca desideravo
interpretarlo io e qui si vede uno dei miei costumi. Poi mi sono
reso conto di non essere esattamente adatto alla parte, e così
questo è ciò che rimane. Magari un giorno dirigerò questo film, chi
può dirlo?”.
Sicuramente Sly sembra intenzionato
a portare avanti il progetto adesso e sicuramente non sarà lui a
interpretare il protagonista. Su chi ricadrà la scelta?
In Creed
II, Sylvester Stallone potrebbe dire
addio definitivamente al personaggio di Rocky
Balboa.
Thanos è stata una
presenza costante nei primi dieci anni del Marvel Cinematic Universe,
rivelando se stesso in tutta la sua grandezza e pericolosità
soltanto durante la trama di Avengers: Infinity War, dove
ha affrontato i Vendicatori e collezionato finalmente le gemme
dell’infinito. Una volta “schioccate” le dita, il Titano
Pazzo si è ritirato nel suo ideale paradiso rurale e non sappiamo
quando e in che modo tornerà in Avengers:
Endgame (il capitolo finale della Fase 3).
Tuttavia questa potrebbe non essere
la sua ultima apparizione nell’universo cinematografico: secondo
quanto riportato da Games Radar, si vocifera di un’ulteriore sfida
per il personaggio in un altro cinecomic Marvel dopo
Endgame. Ma quale?
A quanto pare Thanos dovrebbe essere
nel “cast” de Gli Eterni, la
cui uscita nelle sale è stata fissata al 6 novembre
2020. Qualche tempo fa i rumor parlavano della possibile
presenza di Eros/Starfox – fratello del
villain
–Piper, Elysius, Gilgamesh, Ikaris, Sersi, Makkari, Thena e Zuras, ma
è probabile che ci sia spazio per volti noti del MCU legati a questi personaggi.
Sarà davvero così?
Vi ricordiamo che la
regista Chloe Zhao è stata scelta per
dirigere il prossimo franchise Marvel basato sui personaggi creati
da Jack Kirby, Gli
Eterni, mentre Matthew e Ryan
Firpo firmeranno la sceneggiatura per l’avventura
della squadra di supereroi che dovrebbe debuttare nel futuro
prossimo al cinema.
Il progetto include gli esseri
superpotenti e quasi immortali conosciuti dai fan dei fumetti
come Eterni e i
mostruosi Deviants, creati da esseri
cosmici conosciuti come Celestials. Le
fonti dicono a The Hollywood Reporter che
un aspetto della storia riguarda la storia d’amore tra Ikaris, un
uomo alimentato dall’energia cosmica, e Sersi, che ama muoversi tra
gli umani. Il progetto consentirebbe così alla Marvel di assemblare un cast
diversificato.
Amazon Studios ha
diffuso il primo trailer di The
Boys, l’annunciata serie in otto episodi basata
sull’omonima serie a fumetti.
The
Boys racconterà in un modo divertente e irriverente
cosa succede quando i supereroi – che sono famosi come celebrità,
influenti come politici e venerati come dei – abusano dei loro
superpoteri piuttosto che usarli per salvare le persone. E
‘l’impotente contro il superpotere di The
Boys, che intraprende una ricerca eroica per esporre la verità
su “The Seven” e Vought – il conglomerato multimiliardario che
gestisce questi supereroi.
I Supes di “The Seven” sono A-TRAIN
(Jessie T. Usher,
Independence Day: Resurgence), HOMELANDER (Antony Starr,
Banshee), STARLIGHT (Erin Moriarty,
Captain Fantastic), QUEEN MAEVE (Dominique McElligott, House of
Cards) , THE DEEP (Chace
Crawford,
Gossip Girl) e BLACK NOIR (Nathan Mitchell, Supernatural).
Insieme a Quaid, completano il
gruppo BUTCHER (Karl Urban, Star Trek), LATTE DI MADRE (Laz Alonso,
Detroit),
FRENCHIE (Tomer Kapon, Ostaggi) e LA FEMMINA (Karen Fukuhara,
Suicide Squad). Simon Pegg sarà una delle guest star.
Il dramma dei supereroi della
durata di un’ora e mezzo degli Amazon Studios è stato sviluppato e
scritto dallo showrunner Eric Kripke
(Supernatural). La serie Prime Original di otto episodi è
co-prodotta da Sony Pictures Television e prodotta da Kripke, Evan
Goldberg (Preacher) di Point Gray Pictures, Seth Rogen (Preacher) e
James Weaver (Preacher), Neal H. Moritz di Original Film (Prison
Break), Ori Marmur (Preacher) e Pavun Shetty (New Girl), così come
Jason Netter e Ken Levin. Garth Ennis (Predicatore) e Darick
Robertson, che ha creato il fumetto su cui si basa la serie, sarà
anche co-produttore esecutivo.
The Boys è in programma per l’uscita mondiale nel 2019,
esclusivamente su Amazon Prime Video in oltre 200 paesi e
territori.
Manca poco più di un mese all’uscita
in sala di Captain Marvel e la campagna
promozionale dei Marvel Studios si fa sempre più
massiccia per promuovere un film che è già attesissimo, grazie
all’intelligente uso della scena post credits di Avengers: Infinity War.
Di seguito, vi mostriamo alcune
nuove immagini dal film, in cui possiamo vedere non solo Carol, ma
anche la sua amica pilota Maria
Rambeau, due membri della squadra Starforce, Bron-Chare
Minn-Erva, e infine Ronan l’Accusatore, il
personaggio interpretato da Lee Pace e che abbiamo già visto in
Guardiani della
Galassia. In questo film il look di Ronan sarà
leggermente diverso, a giudicare dalle prime immagini di
seguito:
1 di 3
A seguire, inoltre, ecco un motion
poster del film, che mostra l’eroina “caricarsi”:
Vi ricordiamo che alla regia del
film con protagonista Brie Larson, ci
sono Anna Boden e Ryan
Fleck. Il film invecearriverà al cinema il
6 marzo 2019.
Il cast ufficiale: Brie
Larson, Samuel L.
Jackson, Ben
Mendelsohn, Djimon
Hounsou, Lee
Pace, Lashana
Lynch, Gemma
Chan, Algenis Perez
Soto, Rune
Temte, McKenna
Grace, Clark
Gregg, Jude
Law, Annette Bening.
La sinossi: Basato sul personaggio dei fumetti Marvel apparso per la prima volta
nel 1968, il film segue Carol Danvers mentre diventa uno degli eroi
più potenti dell’universo. Quando la Terra viene coinvolta in una
guerra galattica tra due razze aliene, è lì che l’eroina
interverrà. Ambientato negli anni ’90, il cinecomic è un’avventura
tutta nuova che racconterà un periodo inedito nella storia
dell’universo cinematografico Marvel.
Cresce il cast
di The Handmaid’s Tale 3,
l’attesissima terza stagione dell’acclamata serie tv targata Hulu
The
Handmaid’s Tale. Ebbene oggi arriva da
Variety la notizia che Christopher Meloni e Elizabeth
Reaser saranno tra le guest star dei nuovi episodi.
Christopher Meloni (Happy) e
Elizabeth Reaser (The Haunting of Hill House) interpreteranno
rispettivamente il comandante Winslow, un potente e
magnifico comandante che ospita i Waterford in un viaggio
importante mentre Reaser ritrarrà sua moglie, la signora Winslow,
un’amica e fonte d’ispirazione per Serena Joy (Yvonne
Strahovski).
Nella terza stagione
di The Handmaid’s Tale vedremo al centro della storia la
resistenza di June al regime distopico di Gilead e dalla sua lotta
per respingere e capovolgere a suo favore le schiaccianti
probabilità di una vittoria. Vedremo sorprendenti riunioni,
tradimenti e un viaggio nel cuore terrificante di Galaad che
costringono tutti i personaggi a prendere posizione, guidati da una
preghiera provocatoria: “Blessed be the fight.”
Nella serie la società di
Gilead, un tempo nota come Stati Uniti d’America, è governata
da un regime misogino ed estremista che auspica
un ritorno ai valori tradizionali della società. A capo
di Gilead c’è un’élite di potere che schiavizza le poche
donne fertili rimaste per tentare di ripopolare il mondo. Difred,
una delle ancelle del Comandante Waterford, cerca di sopravvivere
alla crudeltà della società in cui vive e al tempo stesso ritrovare
la figlia perduta.
Protagonisti di
The Handmaid’s Tale 3 sono June Osborne/Difred
(stagione 1-in corso), interpretata da
Elisabeth Moss, Comandante Fred Waterford
(stagione 1-in corso), interpretato daJoseph
Fiennes, Serena Joy Waterford (stagione 1-in
corso), interpretata da
Yvonne
Strahovski,Emily/Diglen/Disteven
(stagione 1-in corso), interpretata da Alexis
Bledel. Janine/Diwarren/Didaniel (stagione 1-in
corso), interpretata da Madeline
Brewer, zia Lydia (stagione 1-in corso), interpretata
da Ann Dowd, Luke Bankole (stagione 1-in
corso), interpretato da O. T.
Fagbenle, Nick Blaine (stagione 1-in corso),
interpretato da Max Minghella, Moira
(stagione 1-in corso), interpretata da Samira
Wiley e Rita (stagione 2-in corso, ricorrente
stagione 1), interpretata da Amanda
Brugel.
Il rapporto tra Nick Fury e
Carol Danvers sarà uno snodo importante della
trama di Captain Marvel, cinecomic in arrivo
nelle sale tra poco più di un mese: il futuro leader dello
S.H.I.E.L.D. riconosce in lei un disertore e un potenziale aiuto
per contrastare l’invasione aliena degli Skrull che ha invaso il pianeta
Terra, ma in che modo evolverà questo legame è ancora un
mistero.
Sul loro primo incontro però è
tornato a parlare Samuel L.
Jackson, il veterano del MCU, spiegando i motivi
dell’esitazione iniziale di Fury nei confronti dell’eroina:
“Come la maggior parte delle
persone che incontrano qualcuno che, teoricamente, proviene dallo
spazio, Fury è titubante perché spiazzato dalla diversità.
Carol ci somiglia, ma gli parla di alieni che mutano forma…chi è
lei? È ciò che sembra? È un individuo sicuro? È una persona
pericolosa? Tutte queste cose gli vengono in mente quando la
incontra“.
“Soltanto trascorrendo del tempo
con lei scopre cose che lo portano a credere che sia qualcosa di
diverso dall’impressione iniziale” continua Jackson.
“Scopriranno di essere dalla stessa parte, sono compatrioti con
un senso dell’umorismo simile. E anche per questo Fury è disposto
ad aiutarla a trovare ciò di cui ha bisogno per scoprire chi è,
cos’è come è nata.“
Vi ricordiamo che alla regia del
film con protagonista Brie Larson, ci
sono Anna Boden e Ryan
Fleck. L’uscita al cinema è fissata
al 6 marzo 2019.
Il cast ufficiale: Brie
Larson, Samuel L.
Jackson, Ben
Mendelsohn, Djimon
Hounsou, Lee
Pace, Lashana
Lynch, Gemma
Chan, Algenis Perez
Soto, Rune
Temte, McKenna
Grace, Clark
Gregg, Jude
Law, Annette Bening.
La sinossi: Basato sul personaggio dei fumetti Marvel apparso per la prima volta
nel 1968, il film segue Carol Danvers mentre diventa uno degli eroi
più potenti dell’universo. Quando la Terra viene coinvolta in una
guerra galattica tra due razze aliene, è lì che l’eroina
interverrà. Ambientato negli anni ’90, il cinecomic è un’avventura
tutta nuova che racconterà un periodo inedito nella storia
dell’universo cinematografico Marvel.
Terminate le riprese di Wonder Woman
1984Patty Jenkins si è subito
gettata sulla promozione di I Am The Night, serie
thriller che vede protagonista Chris Pine
prossimamente in onda su TNT, ma non perde mai occasione di parlare
del cinecomic con Gal Gadot.
Come nella recente intervista con
Vanity Fair dove si è accennato ad un eventuale terzo capitolo
delle avventure di Diana Prince al cinema. Queste le sue parole in
merito:
“Ho già delle idee abbastanza
chiare per Wonder Woman 3. Che io lo diriga o meno, so
esattamente come finirei il suo arco narrativo, almeno nella mia
visione di Wonder Woman. Non è un segreto che ho una grande
passione per questo personaggio!”
Se così fosse e la Warner Bros.
decidesse di affidare il terzo film alla Jenkins, sarebbe la
seconda trilogia – dopo quella di Christopher
Nolan sul Cavaliere Oscuro – ad essere raccontata dallo
stesso regista.
Per quanto riguarda il sequel, è
stato confermato dallaregista che Wonder Woman 1984 sarà
ambientato negli anni Ottanta, rivelando al pubblico un’altra epoca
iconica in cui svolgere le imprese
di Diana.
L’ordine cronologico del personaggio
è stato già rimescolato, essendo stata introdotta nell’era
contemporanea di Batman v Superman: Dawn of
Justice per poi tornare al vecchio secolo
con Wonder Woman.
Wonder Woman
1984 vedrà ancora come protagonista Gal
Gadot opposta a Kristen Wiig,
scelta per interpretare la villain Cheetah. L’ultimo acquisto del
cast è Pedro Pascal, di cui non è stato ancora confermato il
personaggio. Il film sarà ambientato durante la Guerra Fredda e la
sceneggiatura è stata curata da Goeff
Johns e Patty Jenkins.
Non aprite quella
porta è un grande classico del genere horror. Se il primo
film della saga (composta da otto pellicole) è stato realizzato nel
1974 con un badget bassissimo e in maniera indipendente, il suo
successo è stato pazzesco.
La saga che si è sviluppata negli
anni a venire ha sempre al centro un unico protagonista,
Leatherface (o Faccia di Cuoio), colui che, armato di motosega, fa
a brandelli i diversi personaggi dei film. Eppure, la sua storia
non è proprio inventata, ma si basa una persona e degli eventi
reali.
Ecco, allora, tutto quello
che c’è da sapere sulla storia vera di Non aprite quella
porta.
Non aprite quella porta è una
storia vera
Leatherface,
conosciuto con il nome di Thomas Hewitt o di Jedidia
Sawyer, è il protagonista della
saga di Non aprite quella porta. Tuttavia, in pochi
sanno che il personaggio di Leatherface si rifà ad una storia vera
e alla persona di Ed Gein, un serial killer del
Wisconsin.
Edward Theodore Gein è considerato
come uno dei peggiori uccisori seriali che la storia americana (e
anche quella mondiale) abbia mai conosciuto: nato nel Wisconsin il
27 agosto del 1906, è responsabile della morte di almeno due donne
e di aver occultato (si stima) circa una ventina di tombe,
commettendo su di esse degli atti di necrofilia e di
squartamento.
La caratteristica che tale per cui
Leatherface si avvicina a questa persona, è il fatto di essersi
costruito della maschere per il viso con la pelle umana delle sue
vittime. Il personaggio della saga, infatti, già nel primo film
della
saga di Tobe Hooper, dimostra una certa “abilità” con
il cucito: dapprima si mette a creare delle facce di cuoio dalle
carcasse di animali morti, per poi passare agli esseri umani.
Questo suo passatempo, per così dire, diventa un modo per
nascondere il suo volto sfigurato che non riesce ad accettare.
La vera storia di non aprite
quella porta
Ed Gein, di fatto, è il
protagonista della storia vera che si cela dietro Non aprite
quella porta e che ha contribuito anche a delineare altri
personaggi cinematografici come, ad esempio, accadde per Norman Bates in Psyco (1961) e ha
influenzato anche
Il silenzio degli innocenti (1991).
Ed Gein era il secondo figli di
Augusta, gran lavoratrice, religiosa fino all’estremo, e George,
padre violento e pesantemente alcolizzato. Gein si lasciò
influenzare pesantemente dalla madre, attraverso le letture della
Bibbia tutti i pomeriggi, il totale isolamento in cui lui e il
fratello dovevano fare i conti, oltre che ricordarsi di quanto il
mondo fosse immorale.
Era la madre la persona con cui
aveva creato un legame morboso con il piccolo Ed: tutte le donne,
al di fuori di lei, erano considerate delle poco di buono, il sesso
si praticava solo per la procreazione e l’autoerotismo era da
condannare. Detto ciò, è chiaro capire come Gein fosse un bambino
insicuro, timido e disturbato, cosa che lo rendeva il bersaglio
principale dei compagni di scuola e contribuì ad isolarlo
socialmente, un valore aggiunto alla sua follia latente.
Nel momento in cui i genitori e il
fratello morirono, la follia di Gein cominciò ad avere libero
sfogo. Nel film di Hooper, Thomas è un ragazzo nato sfigurato che
vive all’interno di un mattatoio con sua fratello Charlie,
ammattitosi dopo essere stato nella Guerra di Corea.
Thomas cresce, la sua repulsione
verso il suo volto e verso la società che lo emargina continua ad
aumentare e, quando il mattatoio chiude, la rabbia repressa di
quegli anni ha libero sfogo, facendo della motosega la sua arma
identificativa. Negli ultimi film del franchise, il personaggio di
Leatherface assume maggiormente i connotati di Ed, facente parte di
una famiglia disagiata e con un evidente ritardo mentale.
Il film non aprite quella porta è
una storia vera
Il Leatherface di Non aprite
quella porta riprende le uccisioni e le mutilazioni perpetrate
da Ed Gein nei confronti della sue vittime, dopo che la morte della
madre e la dubbia morte del fratello non lo lasciano solo e,
quindi, nella completa libertà di agire e di dare sfogo alla sua
pazzia.
Dopo essere stato arrestato nel
novembre del 1957 per sospetto omicidio nei confronti di Bernice
Worden, che venne poi rinvenuta all’interno del capanno
dell’omicida, vennero scoperti innumerevoli orrori che arredavano
la casa. Nel momento in cui le autorità cominciarono a segnalare
tutti i ritrovamenti, venne stimato che Ed aveva conservato delle
ossa umane usate come arredamento, teste di donne come decorazione
muraria, pelle umana conciata e usata come tappezzeria e per
realizzare diversi strumenti, come un tamburo, dei vestiti e i
macabri volti, per non parlare dei crani umani utilizzati come
ciotole.
Durante il processo, lo stesso Gein
ammise di aver razziato il cimitero, violando una ventina di tombe
e confessando diversi omicidi, negando di ricavare piaceri sessuali
dai cadaveri e con il desiderio di voler cambiare sesso dopo la
morte della madre.
Non aprite quella porta: una
storia vera solo in parte
Quella di Non aprite quella
porta è una storia vera solo in parte. Infatti, nella
fattispecie, il personaggio di Leatherface ricorda molto quello di
Ed Gein, ma ha una propria identità ben diversa. Leatherface
(Faccia di cuoio) è un uomo nato con il volto sfigurato, con un
ritardo mentale e che crede di essere costantemente minacciato dal
tutto il mondo esterno alla sua famiglia.
I
film della saga che vedono Leatherface protagonista, subiscono
anche dei cambi di nome del personaggio, con alcune divergenze
biografiche. Se nel secondo film della saga di Tobe Hooper il
protagonista porta il nome di Thomas Hewitt, cresce all’interno di
un mattatoio e, quando questo chiude, la sua follia prende pieno
possesso della persona, Leatherface ha assunto anche il nome
Jedidiah Sawyer: egli ha un legame materno intenso e, dopo alcuni
eventi traumatici, lo rendono ancor di più un bambino solitario che
comincia ad indossare facce di pelle umana su consiglio della
madre, compiendo i suoi assassini perché ritardato mentalmente, con
problemi d’identità e per il terrore che vive e ha vissuto in
famiglia.
Della saga a lui dedicata, sono
stati realizzati ben 8 film, tra cui l’originale, 3 sequel, un
remake, un prequel, un film in 3D e anche un prequel originale:
Non aprite quella porta (1974), Non aprite quella
porta – Parte 2 (1986), Non aprite quella porta – Parte
3 (1990), Non aprite quella porta IV (1994), Non
aprite quella porta (2003), Non aprite quella porta –
L’inizio (2006), Non aprite quella porta 3D (2013) e
Leatherface (2017).