È stato annunciato il programma
della trentaseiesima edizione del Torino Film
Festival, che si svolgerà all’ombra della Mole dal 23
novembre all’1 dicembre 2018. Emanuela Martini,
direttore del festival, annuncia che il Gran Premio
Torino sarà assegnato a Jean-Pierre Léaud
e gli verrà consegnato giovedì 29 novembre alle ore 20.15 al Cinema
Massimo 3, prima della proiezione del film diretto da Jean
Eustache, La maman et la putain (Francia, 1973, 35mm,
217’).
Apertura e chiusura del Torino Film
Festival 36
Intanto già solo i titoli di
apertura e chiusura confermano la qualità di una selezione che ogni
anno conferma il valore del festival torinese, giunto con successo
all’edizione numero 36. In apertura il Torino Film Festival
presenterà
The Front Runner, il nuovo atteso film di
Jason Reitman. In chiusura, invece, sarà la volta
di Nanni Moretti, che torna con il docu-film
Santiago, Italia, proiettato a Torino
nell’ultimo giorno di manifestazione.
The Front
Runner è tratto dal libro All the Truth Is
Out: The Week Politics Went Tabloid del giornalista e
sceneggiatore americano Matt Bai. Il film racconta la vicenda che
nel 1988 vide protagonista il senatore americano Gary Hart,
interpretato da Hugh Jackman. Candidato
democratico alla presidenza, mentre era in piena corsa elettorale,
Hart vide sfumare qualsiasi possibilità di vittoria quando trapelò
sui giornali la notizia di una sua ipotetica relazione
extraconiugale con la modella Donna Rice Hughes. Per la prima volta
il gossip sulla vita privata dei politici occupò le prime pagine
dei giornali.
The Front
Runner uscirà nelle sale italiane il 21 febbraio 2019
distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia.
Santiago,
Italia è un film-documentario presentato in prima
mondiale che racconta, attraverso le parole dei protagonisti e i
materiali dell’epoca, i mesi successivi al colpo di stato dell’11
settembre 1973 che pose fine al governo democratico di Salvador
Allende, e si concentra in particolare sul ruolo svolto
dall’ambasciata italiana a Santiago, che diede rifugio a centinaia
di oppositori del regime del generale Pinochet, consentendo poi
loro di raggiungere l’Italia. Prodotto da Sacher Film, Le Pacte,
Storyboard Media e Rai Cinema.
Il film uscirà al cinema giovedì 6
dicembre 2018 distribuito da Academy Two.
La selezione ufficiale del Torino
Film Festival 36
Per quantoriguarda la selezione
ufficale del festival, la più importante sezione competitiva del
festival, riservata a opere prime, seconde o terze, propone 15
film, inediti in Italia. I paesi rappresentati sono: Polonia,
Austria, Lussemburgo, Germania, Francia, Belgio, Grecia, Italia,
Ungheria, Danimarca, Islanda, Brasile, Filippine, Stati Uniti,
Canada. Incentrata sul cinema “giovane”, la selezione dei
film in concorso si rivolge alla ricerca e alla scoperta di talenti
innovativi, che esprimono le migliori tendenze del cinema
indipendente. Nel corso degli anni sono stati premiati autori ai
loro inizi come: Tsai Ming-liang, David Gordon Green, Chen Kaige,
Lisandro Alonso, Pietro Marcello, Debra Granik, Alessandro Piva,
Pablo Larraín, Damien Chazelle. Un cinema “del futuro”,
rappresentativo di generi, linguaggi e tendenze.
Nel 2017 Al Tishkechi Oti /
Don’t Forget Me di Ram Nehari (Israele, Francia, Germania,
2017) ha vinto il premio come Miglior Film e i premi per la Miglior
Interpretazione maschile, all’attore Nitai Gvirtz, e per la Miglior
Interpretazione femminile, all’attrice Moon Shavit (ex-aequo con
Emily Beecham per il film Daphne di Peter Mackie Burns |
UK, 2017); A Fábrica De Nada di Pedro Pinho (Portogallo,
2017) ha ottenuto il Premio Fondazione Sandretto Re Rebaudengo;
Kiss and Cry di Chloé Mahieu e Lila Pinell (Francia, 2017)
ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura.
I titoli di Torino
36
53 WOJNI / 53 WARS
di Ewa Bukowska (Polonia, 2018, DCP, 82’)
Quando Anka e Witek decidono di
avere un figlio, lei rinuncia alla sua carriera di giornalista
mentre lui continua a fare l’inviato di guerra. Anka comincia
allora a vivere nel timore di ricevere la telefonata che annuncia
la morte del marito, finendo per sviluppare una sindrome da stress
post traumatico come quella dei soldati al fronte. L’attrice Ewa
Bukowska esordisce dietro alla macchina da presa con un ritratto
femminile potente, tra dramma familiare e thriller psicologico.
ALL THESE SMALL
MOMENTS di Melissa B. Miller (USA, 2018, DCP, 84’)
Un ragazzino affronta i primi
turbamenti dell’adolescenza: i suoi genitori sono sull’orlo del
divorzio, una compagna di scuola lo corteggia, una giovane che
incrocia sull’autobus accende le sue fantasie. E poi ci sono il
fratellino, gli amici, Brooklyn, la vita che cambia. Un febbrile
racconto di formazione, che guarda, rinnovandolo, al cinema di John
Hughes (la presenza di Molly Ringwald nel ruolo della madre lo
conferma). Con Jemima Kirk (Girls) e Brian D’Arcy James
(Il caso Spotlight).
ANGELO di Markus
Schleinzer (Austria/Lussemburgo, 2018, DCP, 111’)
In cinque capitoli, la vera storia
di Angelo Soliman, figura controversa dell’illuminismo viennese.
Quando arriva dall’Africa in Europa, all’inizio del XVIII secolo, è
appena un bambino. Venduto a una contessa (Alba Rohrwacher), è
battezzato con il nome di Angelo e avviato a un esperimento
educativo. Crescendo, diventa un’attrazione dell’alta società
fino ad una svolta imprevista. Tra alterità, accettazione e
adattamento, l’ipnotica opera seconda di Markus Schleinzer (in
concorso a Cannes 2011 con Michael).
ATLAS di David
Nawrath (Germania, 2018, DCP, 99’)
Walter lavora per una compagnia di
recupero crediti collusa con la malavita: lui e i suoi pignorano e
sfrattano inquilini da appartamenti che interessano agli
speculatori. Un giorno, Walter bussa a una nuova porta, e qualcosa
cambia. Opera prima che sfiora atmosfere noir, basata su personaggi
e volti che portano impressi i segni di una vita e un mondo
faticosi e spietati, ma che riescono a far emergere il calore del
sentimento. In prima mondiale al TFF.
LA DISPARITION DES
LUCIOLES di Sébastien Pilote (Canada, 2018, DCP, 96’)
In una sonnecchiante cittadina della
provincia canadese, la teenager Léo teme di affogare nel tedio,
schiacciata tra una vita di routine, la nostalgia per il padre
lontano e un rapporto irrisolto con la mamma e il patrigno. La
tenera relazione con Steve, un uomo più grande di lei, chitarrista
pigro e debosciato, sembra risvegliarla dal suo torpore. Opera
terza, tagliente e delicata, di Sébastien Pilote, già in concorso
al TFF29 con Le vendeur e al TFF31 con Le
démantèlement.
MARCHE OU CRÈVE di
Margaux Bonhomme (Francia, 2018, DCP, 85’)
Vercors, Elisa è bella e piena di
vita, Manon, sua sorella, è affetta da una grave disabilità. Il
padre (Cédric Kahn) si occupa di loro da quando la madre se ne è
andata dopo l’ennesimo rifiuto di ricoverare la figlia in una
struttura; ma Elisa scalpita, divisa tra il desiderio di autonomia
e il senso di responsabilità verso la famiglia. Il lucido esordio
alla regia di una giovane fotografa, capace di sostenere con
coraggio uno sguardo non pacificato su un tema difficile.
NERVOUS TRANSLATION
di Shireen Seno (Filippine, 2017, DCP, 90’)
Una bimba di otto anni trascorre le
giornate in casa da sola: la madre torna tardi dal lavoro, il padre
è lontano; e così, fra oggetti e piccole epifanie, cresce. Un
delicato e sussurrato coming of age ad altezza infanzia e al
femminile, che cerca nel privato risposte spesso inesistenti e che
racconta il mondo con toni lievi, un’attenzione curiosa per i
dettagli e senza retorica. Mentre la realtà assume proporzioni
inattese. Prodotto da John Torres.
NOS BATAILLES di
Guillaume Senez (Belgio/Francia, 2018, DCP, 98’)
Romain Duris è Olivier, padre,
marito, sindacalista. Quando un mattino la moglie Laura abbandona
la famiglia senza lasciare alcuna traccia di sé, Olivier si vede
costretto dall’oggi al domani a ripensare la quotidianità cercando
di non venir meno al suo dovere lavorativo, al suo impegno politico
ma anche, e soprattutto, al suo ruolo di padre. Un dramma intenso,
sincero e profondamente umano che segna il ritorno in concorso di
Guillaume Senez vincitore del TFF33 con Keeper.
OIKTOS / PITY di
Babis Makridis (Grecia, 2018, DCP, 97’)
Si può essere felici solo quando si
è infelici? Questa è la domanda e la scommessa dell’opera seconda
di Babis Makridis (autore di L). Il risveglio dal coma
della moglie destabilizza e deprime, in modo grottesco, il marito,
un avvocato di successo. Una dark comedy intima e visivamente
raffinata sulla singolare gestione del dolore. Il protagonista fa
pensare ad alcuni personaggi del cinema di Marco Ferreri.
Cosceneggiata (si sente e si vede) dallo sceneggiatore di
Lanthimos.
RIDE di Valerio Mastandrea (Italia, 2018, DCP,
95’)
Una donna e il figlio di dieci anni
affrontano, a modo loro, il lutto per la morte del marito e padre,
avvenuta in fabbrica, mentre tutto attorno crescono l’attesa e il
raccoglimento per il giorno del funerale. Al suo esordio nella
regia, Valerio Mastandrea sorprende dirigendo un dramma stralunato
e orginale, raccontato come una commedia, capace di cambiare fuoco
e registri, e di giocare col naturalismo come col surreale. Risate
e commozione, senza trucchi o facili scorciatoie.
ROSSZ VERSEK / BAD
POEMS di Gábor Reisz (Ungheria, 2018, DCP, 97’)
Una delusione d’amore mette in crisi
il giovane Tamás: la fidanzata Ana lo lascia improvvisamente. Lui,
devastato e confuso, tenta di curare i suoi dolori rievocando la
sua infanzia e cercando di capire la ragione della malinconia che
da sempre lo affligge. Una commedia dai toni fumettistici
sull’impossibilità di essere felici. Opera seconda dell’ungherese
Gábor Reisz, vincitore con For Some Inexplicable Reasons
del Premio Speciale della Giuria e del Premio del Pubblico al TFF
2014.
DEN SKYLDIGE / THE
GUILTY di Gustav Möller (Danimarca, 2018, DCP, 85’)
Confinato al pronto intervento
telefonico per un’indagine interna, un poliziotto di Copenhagen
riceve una chiamata da una donna che sostiene di essere stata
rapita: dovrà gestire la situazione rimanendo sempre vicino al
telefono. Un thriller tesissimo, in tempo reale, capace di
avvincere e di ragionare su realtà e apparenza mettendo in scena un
personaggio e un unico ambiente dal primo all’ultimo minuto. Grande
prova d’attore del protagonista Jakob Cedergren.
TEMPORADA di André
Novais Oliveira (Brasile, 2018, DCP, 112’)
Trasferitasi dalla provincia
brasiliana al grande centro di Contagem e in attesa che la
raggiunga il marito, Juliana diventa impiegata di un’agenzia
comunale per il controllo sanitario. Le sue giornate trascorrono
con poche novità, ma i cambiamenti sono dietro l’angolo. Un’opera
prima tersa, apparentemente fatta di niente: ma c’è dentro il tutto
della vita. Trascinante nella sua semplicità, con un pudore raro e
uno sguardo folgorante sui luoghi. Da applausi Grace Passô.
VARGUR / VULTURES
di Börkur Sigbórsson (Islanda, 2018, DCP, 95’)
Due fratelli dai caratteri opposti
cercano di risolvere i loro problemi economici con il contrabbando
di cocaina, facendo ingerire ovuli a una ragazza polacca che
viaggia da Copenhagen a Reykjavík. Quando la giovane inizia a star
male, con la polizia già sulle loro tracce, tensioni e violenza
esplodono. Un noir ruvido e perturbante, che mostra senza filtri il
lato oscuro di una società – quella islandese, e per estensione
nordeuropea – troppo spesso ingenuamente idealizzata.
WILDLIFE di Paul Dano (USA, 2018, DCP,
104’)
L’attore Paul Dano esordisce come
regista e sceneggiatore, ispirandosi al romanzo Incendi di
Richard Ford. Nel Montana degli anni Sessanta, un adolescente è il
testimone dello sgretolamento del matrimonio dei suoi genitori
(Jake Gyllenhaal e Carey Mulligan). Il padre perde il lavoro e
decide di unirsi ai volontari che cercano di domare un incendio che
devasta le montagne. L’aria poco serena del Midwest è messa in
scena con mano sicura. Mettendo a fuoco le dinamiche familiari, gli
slittamenti degli affetti e soprattutto gli “incendi” emotivi.