Arriva nelle sale italiane il 24
maggio Nobili Bugie, film scritto e diretto da
Antonio Pisu (con la collaborazione di
Federico Tolardo). Il cognome Pisu non è un
caso di omonimia: Antonio è infatti figlio d’arte del grande
Raffaele, che in questo film veste i panni del protagonista,
il Duca Pier Donato Martellini. Nobili Bugie
è una commedia corale ambientata sul finire della Seconda Guerra
Mondiale.
Una famiglia di nobili –
composta dall’anziano duca Martinelli, dalla moglie
Romola (Claudia Cardinale) e dal figlio Jean
Jacques (Paolo Rossi) – è sull’orlo del lastrico.
Un giorno si presenta alla loro porta una famiglia di ebrei in
fuga che, con l’invitante offerta di lingotti d’oro, chiede asilo a
Villa La Quiete. Ma quando la guerra finisce, i duchi e la loro
strampalata servitù metteranno su una serie di pantomime
dietro l’altra per ingannare i rifugiati e far credere loro
di essere ancora braccati dai tedeschi.
L’unica location di Villa La Quiete
funge da palcoscenico per questa farsa italiana dal
sapore estremamente nostalgico. Ci sediamo in platea,
piuttosto che al cinema, ci sembra di essere a teatro. Una
messinscena, quella di Nobili Bugie, che se vista
dal vivo, con attori in carne e ossa, avrebbe sicuramente
giovato di più. Ci saremmo trovati di fronte ad una commedia degli
equivoci in stile Molière, dove le situazioni
paradossali e la recitazione un po’ calcata avrebbero
potuto essere giustificabili in virtù dello straniamento
temporale di brechtiana memoria.
Ma il linguaggio del cinema è ben
diverso. E il taglia e cuci continuo del montaggio, associato a una
regia acerba, non aiuta certo alla fruizione della storia. Si ha
come l’impressione di essere di fronte ad una serie di sketches
comici in stile “Premiata Ditta” (e in questo senso la
presenza di Tiziana Foschi è significativa).
L’umorismo, che dovrebbe essere la
caratteristica predominante della pellicola, è spesso datato e gli
attori ricordano con nostalgia quella comicità da “Bagaglino” che
oggi appare superata. Eppure il film regge, merito sicuramente di
un cast di ottimi attori: dal divertentissimo
Raffaele Pisu alla bravissima Claudia
Cardinale, passando per il trio di servitori di
Nini Salerno, Tiziana Foschi
e Federico Tolardo, che strappa più di una
risata.
Nobili Bugie non è
solo commedia però. C’è un fil rouge sottilissimo, quasi invisibile
eppure presente, che serpeggia lungo tutta la commedia. E non
fa certo ridere. Si tratta del contesto storico dei Colli
Bolognesi durante la Seconda Guerra Mondiale. Uno dei luoghi che
più ostinatamente si oppose al fascismo, culla di partigiani
che combatterono con le unghie e con i denti gli orrori della
dittatura.
In campo lungo il Bologna
Football Club, quel Bologna portato alla ribalta da
Árpád Weisz, e in qualche modo con lui crollato
all’indomani delle deportazioni ebraiche, che di Weisz causarono la
morte.
In questo senso Nobili
Bugie ha il sapore agrodolce di un racconto di
Stefano Benni, un Bar Sport
(racconto e film omonimo del 2011) frutto delle menti di due
giovani sceneggiatori che hanno voluto guardare il lato tragicomico
della storia d’Italia.