Un’altra casa, proprio come in madre! di Darren Aronofsky, diventa l’oggetto del mistero per La vedova Winchester, ghost story dove questa diventa contenitore fisico di un racconto a metà tra il realistico e il paranormale.
Le due dimensioni si sfiorano, senza mai veramente toccarsi, nell’impianto pressoché perfetto del film orchestrato con maestria da Michael e Peter Spierig (i due fratelli australiani reduci dal debole Saw Legacy e dal deludente Predestination), a cui poi spetta le benedizione di una protagonista sempre eccezionale che risponde al nome di Helen Mirren.
L’attrice, coperta di veli neri e determinazione, entra nei panni di un personaggio realmente esistito, la Sarah Winchester scomparsa nei primi anni del Novecento che dal secolo precedente ereditò dal defunto marito William la società Winchester Repeating Arms Company, celebre produttrice di fucili, e un patrimonio inestimabile. Di certo la fortuna non le favorì un’esistenza più lieta, e dopo la morte della figlioletta la donna si trasferì a San Josè, in piena campagna, lontana dai rumori della città, per mettere in piedi una dimora che nascondesse la sua anima fragile e conservasse i sensi di colpa di una vita trascorsa a vendere morte alle persone nella forma di armi.
La Vedova Winchester: intervista a Helen Mirren
Realtà e illusione, fantasmi, visioni, mostri e incubi, insomma niente di nuovo all’ombra di un genere che sembra non volersi rinnovare più di tanto ma che insegue la strada della tradizione con molta sicurezza nei propri mezzi: è il caso qui de La vedova Winchester, pellicola ben giostrata sull’architettura di un set – ricostruito per intero in Australia e ispirato alla casa originale oggi meta di turisti da tutto il mondo – che si presta a lunghi percorsi di smarrimento e terrore, quelli di cui sono completamente schiavi i protagonisti, e che alimentano il senso di claustrofobia, la necessità di uscire e l’obbligo a rimanere lì dentro per risolvere l’enigma ornamentale.
Si, perché in fondo la storia degli spiriti che comunicano con Sarah Winchester e che la spingono ad espiare i suoi peccati attraverso la ossessiva costruzione di questa enorme dimora non è che un pretesto, un’opportunità di far passare sotto lo sguardo dello spettatore una riflessione diversa: la produzione di oggetti mortali in serie, la vendita di armi a scopi bellici, nasconde in sé il piacere dell’industriale moderno che trae piacere e ricchezza da un attività disdicevole. Un discorso che potremmo allargare facilmente all’America della guerra in Iraq, all’imperialismo mascherato da colonialismo democratico, alla piaga dello smercio di armi legale nel paese, alle tragedie nelle scuole e via dicendo.
Tutti temi molto attuali che La vedova Winchester dei fratelli Spierig guardano attraverso la lente dell’intrattenimento e che, con la performance esemplare della Mirren, fanno gravitare un’opera dal voto sufficiente al discreto. Con lode.


La versione giovane di Re T’Chaka, che vediamo nel flashback in apertura del film, è interpretata da Atandwa Kani, che non è altri che il figlio di John Kani, che interpretava T’Chaka in
Dopo che Shuri ha salvato Everett Ross, l’agente della CIA si sveglia e chiede di sapere cosa accade e soprattutto dove si trova: è o no nel Wakanda? Lei sarcasticamente risponde “No, è il Kansas”, un riferimento al classico americano.
Shuri non è affatto una fan dei sandali di T’Challa, calzatura “tradizionale” che il fratello sceglie per il suo primo giorno da re. Così gli offre un tipo di calzature tecnologiche e silenziose, perfette. Dice che l’idea di quelle scarpe le è venuta guardando un vecchio film americano che suo padre le mostrò quando era piccola. Il riferimento è chiaramente alle sneakers di Ritorno al Futuro.
La sequenza di apertura di Black Panther è ambientata a Oakland, in California, ed è difficile credere che si possa trattare di una coincidenza. Ryan Coogler, il regista, è nato e cresciuto lì e la città è anche la sede del movimento della Pantera Nera, un gruppo che avrebbe potuto giocare un ruolo nel radicalismo di N’Jobu.
Si tratta della scena in cui T’Challa annuncia alle Nazioni Unite che il Wakanda si aprirà al mondo, mettendo in comune le forze e le risorse per il bene comune. Quando uno dei presenti gli chiede in che modo una nazione del terzo mondo può aiutare l’umanità, T’Challa sorride a Ross, che ricambia: in questo momento sappiamo che il Marvel Cinematic Universe cambierà per sempre.
Il film porge il suo omaggio alle origini di T’Challa in molti modi, inclusa la presenza dell’erba a forma di cuore, che gli dà i poteri. Uno dei riferimenti più belli al fumetto, però, è la dimensione dei sogni, Djalia, luogo mistico creato dalla memoria dei wakandiani e in cui l’eroe viene trasportato e in cui entra in contatto con gli antenati. Quando tocca a Killmonger diventare re, vediamo che lui viene trasportato nell’appartamento dove il padre è morto, tuttavia all’esterno, dalle finestre, si vede chiaramente la luce del Djalia.
L’aggiunta dei rinoceronti, nella battaglia finale, non è una scelta casuale. Gli animali fanno realmente parte delle storie a fumetti. T’Challa li ha affrontati in una serie limitata degli anni ’80. Non sappiamo in che misura il film si sia ispirato a quelle storie, ma è sicuro che non si tratta di animali scelti a caso.
Nell’appartamento di N’Jobu, si può vedere un poster di Public Enemy. Il gruppo presenta una serie di riferimenti con il film e le parole delle loro canzoni sono straordinariamente allineate con le convinzioni del disgraziato fratello di Re T’Chaka.
In Black Panther, il monte Bashina è la miniera di vibranio su cui sorge il Wakanda e dove, al suo interno, risiede il laboratorio di Shuri. Nei fumetti, la montagna prende il nome dalla prima Pantera Nera della storia, Bashina.
Abbiamo già menzionato il cambio di scarpe di T’Challa grazie alla tecnologia di SHuri. La principessa si rivolge al fratello indicando i sandali e dicendo: “Che sono quelle?”. Si tratta di un riferimento a un video diventato virale che potete
Il film è ambientato pochi giorni dopo gli eventi di Civil War. Lo sappiamo perché all’inizio del film vediamo un notiziario che dà ulteriori informazioni sulla morte del re del Wakanda. Il notiziario menziona anche Zemo, nominato anche da Ross in seguito nel film. L’agente CIA conferma che Zemo è ancora in custodia, il che vuol dire che Bucky è stato completamente scagionato dalle accuse.
Puntuale e attesissimo, anche in Black Panther c’è il cameo di Lee. The Man in persona compare nei panni di uno scommettitore incallito alla roulette, durante la scena del casino. Il personaggio di Lee scambia anche qualche battuta con l’Everet Ross di Martin Freeman.
Nel corso del film sono fatti diversi riferimenti a Bast, la Dea Gatto che è stata determinante nell’investitura della prima Pantera Nera. La Dea è menzionata nei fumetti e nella mitologia egizia. Questi riferimenti conferiscono alla storia più profondità e autenticità.
Chiaramente non è la prima volta che ne sentiamo parlare. In
La scena di combattimento tra T’Challa e Killmonger alla Cascata del Guerriero è brutale ed è il primo posto, nei fumetti, dove i due personaggi vengono alle mani. Accade nella storia degli anni ’70, Panther’s Rage, e la battaglia finisce con il villain che lancia oltre il bordo della cascata l’eroe. Si tratta di un bell’omaggio ai fumetti.
Anche se in Black Panther non ci si riferisce mai a M’Baku come a Man-Ape, ci sono moltissimi riferimenti. Il personaggio indossa una maschera da gorilla, per cominciare e la sua picca, durante lo scontro per diventare Re, è molto simile a quelle che Killmonger vorrebbe mandare in tutto il mondo per armare i suoi fratelli contro l’uomo bianco.
Nonostante muoia per mano di Killmonger, lo vediamo sfoggiare il suo braccio cibernetico, un bell’omaggio ai fumetti. Klaue dice che è un vecchio attrezzo wakandiano per scavare, trasformato un cannone sonico, un chiaro riferimento alla sua controparte del fumetto, che ha poteri sonici.
Durante le run di Christopher Priest, Killmonger fa esattamente la stessa cosa che fa nel film: indossa un costume simile a quello di Black Panther, simile a un leopardo. Nei fumetti Erik ne ha infatti uno come animale domestico. Le sfumature dorate sul costume, sono un ulteriore omaggio a quel leopardo.
Prima del costume però, Killmonger indossa una maschera che sembra essere stata scelta random dal museo che rapina con Klaue. Tuttavia, nei fumetti ne indossa una uguale; un altro omaggio alla fonte.
La scena alla fine dei titoli di coda ci mostra Shuri che dice a tre bambini di lasciare in pace il Lupo Bianco. Scopriamo che è Bucky. Sembra che la principessa scienziata sia riuscita a curare il militare dal lavaggio del cervello dell’Hydra e che lo vedremo di nuovo in sé in
Alla fine del film, T’Challa è avvicinato da un giovanotto che gli chiede chi sia. L’eroe sorride e la scena taglia nel nero, il film finisce. Il giovane attore in questione altri non è che Alex Hibbert, protagonista di Moonlight, il vincitore dell’Oscar a Migliro film nel 2017.
In Black Panther non c’è riferimento alle Gemme ma ci sono certamente posti che possono ricondurle in Avengers: Infinity War. Abbiamo appreso che il Vibranio è arrivato sulla Terra sotto forma di asteroide, mentre quell’erba a forma di cuore prodigiosa può benissimo essere alimentata dai poteri della Gemma dell’Anima.
La storia che racconta il film è ormai nota a tutti, ma di seguito vi raccontiamo dieci piccoli segreti e curiosità relative alla sua produzione e ai suoi protagonisti.


La rappresentazione feroce dell’egoismo
Il personaggio Caravaggio è un uomo “cinematografico” nel senso che la sua stessa vita si presta al racconto e al romanzo, data la tempra fumantina e passionale che caratterizzavano il soggetto. Tuttavia, a questo temperamento umorale, il pittore accostava una fortissima poetica tesa a rappresentare il reale, nella sua più brutale verità. La concentrazione massima per il soggetto ha dato vita agli sfondi caravaggeschi deserti, piatti, in cui la figura balzava quasi da un pozzo oscuro sul primo piano del quadro.
Questo metodo consente allo spettatore di cogliere qualcosa di nuovo in pitture che fanno parte del tessuto culturale comune, come la Testa di Medusa, celebre dipinto su uno scudo e immagine scelta per il manifesto del film, forse per l’assonanza di quell’espressione feroce e sofferente con la vita del Caravaggio stesso.

Ovviamente la nazione africana. Per secoli, i wakandiani hanno minato l’enorme montagna di vibranio, costruendo intorno ad essa la loro cultura e tecnologia. La stessa montagna affonda in tutto il sottosuolo della nazione, dove Shuri, la principessa, è a capo dei laboratori di sviluppo tecnologico, grazie ai quali ogni aspetto della vita della nazione è tecnologicamente avanzatissimo e permette un altissimo tenore di qualità della vita.
Legata saldamente alle miniere di vibranio, nel Wakanda cresce l’erba a forma di cuore, unico posto sulla Terra a possedere questa prodigiosa pianta che conferisce a Black Panther i suoi superpoteri. Zuri, la guida spirituale della Nazione, cura i giardini di erba a forma di cuore, ma incendiati, nel corso del film da Killmonger.
Si tratta dell’oggetto di vibranio più famoso del MCU. Nel 1940, Howard Stark acquistò una limitata scorta di vibranio dal “profondo dell’Africa” per gli Stati Uniti. Tutto il metallo acquistato venne utilizzato per costruire lo scudo che sarebbe stato affidato al Super Soldato, risultato dell’esperimento a cui si sottopose Steve Rogers.
Come Howard Stark, anche lo SHIELD è entrato in possesso di ridotte quantità di vibranio. Nick Fury l’ha utilizzato per costruire The Bus, l’originale mezzo di trasporto della squadra di Coulson e che contiene una stanza rivestita del metallo, ideata per tenere in custodia prigionieri con superpoteri.
Ulysses Klaue, noto venditore e compratore sul mercato nero su scala mondiale, conosce i segreti di Wakanda sin dagli anni ’90, quando ha lavorato con il principe di Wakanda, N’Jobu, per rubare del vibranio e portarlo negli Stati Uniti. Nel corso degli anni, Klaue ha continuato a rubare vibranio con altissimi rischi personali. In
Nel film a lui dedicato, il villain Marvel ruba il metallo a Klaue perché ha bisogno di un materiale all’altezza della formazione del suo corpo perfetto. Per costruirsi il corpo, Ultron ha utilizzato la tecnologia Cradel della dottoressa Helen Cho, poi ha utilizzato il vibranio combinato con la tecnologia aliena dei chitauri, e con lo stesso processo ha ideato il congegno che ha sollevato l’intera Sokovia dal suolo. Nonostante gli Avengers abbiano salvato il mondo dalla distruzione e sconfitto Ultron, è probabile che alcune tracce di vibranio si trovino adesso in Sokovia.
Il corpo di Visione è fatto di vibranio sintetico, la sua intelligenza è quella di Jarvis, mentre i suoi poteri derivano dalla Gemma della Mente. Oltre a essere uno degli Avengers più potenti, Visione è anche la sede della più grande riserva di vibranio sulla Terra, esterna al territorio di Wakanda, nel MCU.
Mentre non si conosce la natura del braccio artificiale del Soldato d’Inverno, è probabile invece che, ricoverato nel Wakanda e rimesso a posto da Shuri, Bucky possa essere dotato di un nuovo braccio artificiale, costruito in vibranio e con la tecnologia wakandiana a disposizione.