L’outsider. Così
Variety ha intitolato la cover story del numero di
ottobre dedicata a Casey Affleck. E mai termine è
stato più appropriato. Vissuto nell’ingombrante ombra della
popolarità del più famoso fratello Ben, ma anche
dell’amico d’infanzia Matt
Damon e del cognato Joaquin Phoenix –
ha sposato e poi divorziato dalla sorella Summer –
Caleb Casey Affleck è finalmente sotto i
riflettori grazie alla sua acclamata performance in
Manchester by the Sea. L’interpretazione del
solitario custode Lee Chandler nel dramma familiare di Kenneth
Lonergan, che ha fatto il giro dei principali festival del mondo
raccogliendo reazioni e critiche entusiasmanti pressoché unanimi, è
considerata una delle migliori dell’anno.
Manchester by the
Sea recensione del film con
Casey Affleck
Manchester by the
Sea rilancia in modo prepotente la carriera dell’attore
nato a Falmouth e cresciuto a Cambridge, nel Massachusetts; una
carriera non sempre decifrabile, maturata soprattutto nel cinema
indipendente – con alcune incursioni nel mainstream – in ruoli che
spesso non hanno reso sufficiente giustizia al suo talento
introspettivo e alla sua espressività minimale ma intensa.
Primo nome tutelare della carriera
di Casey Affleck è Gus Van Sant.
Dopo aver recitato da giovanissimo in alcune serie tv, debutta sul
grande schermo in Da Morire (1995), dove condivide
il set con Nicole Kidman, Matt Dillon e
Joaquin Phoenix, suo futuro amico e cognato, e
partecipa a Will Hunting – Genio Ribelle (1997),
trampolino di lancio per il fratello Ben e l’amico
Matt Damon, che vincono l’Oscar per la migliore
sceneggiatura originale. Damon e Casey
Affleck scrivono insieme al regista lo script di
Gerry (2002), opera più indipendente e
sperimentale (mai distribuita in Italia) con cui Gus Van
Sant apre la “trilogia della morte” completata
poi con Elephant e Last Days.
I progetti di
Casey continuano a coinvolgere i suoi legami più
stretti. Dopo aver lavorato con il fratello Ben in
200 Cigarettes di Risa Bramon
Garcia e In cerca di Amy di Kevin
Smith e con la compagna Summer (nella
produzione teatrale This is Our Youth, scritto
proprio da Lonergan, così come nel film Lui, lei e gli altri di
Lisa Krueger), raggiunge Matt
Damon nel sontuoso cast di Ocean’s Eleven – Fate
il vostro gioco di Steven Soderbergh, al
fianco di George Clooney e Brad
Pitt, nel ruolo dell’esperto di macchine e trasporti
Virgil Malloy. I siparietti ingaggiati con Scott
Caan, interprete del fratello Turk, mostrano il versante
più ironico e leggero della recitazione dell’attore. Le commedie,
del resto, non mancano nel curriculum di Casey
Affleck, da quelle più demenziali come American
Pie 1 e 2 a quelle più romantiche, come
l’opaco remake americano de L’ultimo bacio di
Gabriele Muccino, The Last Kiss,
diretto da Tony Goldwyn nel 2006, dove interpreta
Jim, marito e padre insoddisfatto incarnato da Giorgio
Pasotti nella versione italiana.
Titoli sbiaditi o fallimentari come
Lonesone Jim di Steve Buscemi e
Soul Survivors – Altre vite di
Stephen Carpenter si affiancano ai patinati
seguiti Ocean’s Twelve e Ocean’s
Thirteen, firmati sempre da Soderbergh.
Il 2007 è però l’anno della svolta. Non solo è efficacemente
diretto dal fratello Ben nel suo applaudito
debutto alla regia Gone Baby Gone, tratto dal
romanzo di uno scrittore amato dagli Affleck come
Dennis Lehane, ma fa suo il ruolo della
consacrazione ne L’assassinio di Jesse James per mano del
codardo Robert Ford, dove ritrova Brad
Pitt.
Casey Affleck è
Bob Ford
Il western psicologico e
crepuscolare di Andrew Dominic è in concorso alla
64esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. A portarsi a
casa la Coppa Volpi è Pitt, ma l’artefice della performance più
sorprendente è senz’altro l’attore classe 1975, che offre una prova
memorabile, a partire dall’aspetto vocale (apprezzabile solo in
versione originale), nel ritrarre un personaggio, come quello di
Bob Ford, roso dall’aspirazione ad essere prima
accettato dal proprio mito Jessie James e poi a volerlo
sostituire.
Grazie all’interpretazione ambigua,
fragile e inquietante di Robert Ford,
Affleck vince il riconoscimento del National Board
of Review come miglior attore non protagonista e ottiene in questa
categoria tutte le nomination che contano, dai Golden Globe ai Sag
fino all’Oscar, cedendo solo allo Javier Bardem di
Non è un paese per vecchi dei fratelli Coen.
Il post nomination non va però come
Affleck aveva sperato. “Mi è stato detto che le cose sarebbero
cambiate, che avrei avuto più opportunità. Ma le
opportunità non sono mai arrivate”, ha
raccontato a Variety. Non aiuta la scelta di
scrivere e dirigere nel 2010 il cognato Joaquin
Phoenix in I’m still Here!, mockumentary
sull’addio di Phoenix alla recitazione per la carriera di rapper,
presentato fuori concorso alla 67esima edizione del festival
veneziano. Il film spiazza e disorienta la critica, ma ha
ripercussioni anche sul piano umano. La direttrice della fotografia
Magdalena Gorka e la produttrice Amanda
White lo denunciano per molestie sessuali, comportamenti
irregolari durante la lavorazione e violazione del contratto;
entrambe le cause sono risolte attraverso un accordo
extra-giudiziario.
Casey Affleck si è
sempre dichiarato estraneo alle accuse, ma la vicenda è oggi
ritornata agli onori della cronaca dopo il buzz generato da
Manchester by the Sea anche in ottica premi. È già
successo quest’anno con Nate Parker, regista,
sceneggiatore e interprete di The Birth of a
Nation, finito nell’occhio del ciclone della stampa per il
caso giudiziario nel quale fu coinvolto a 19 anni, quando fu
accusato di stupro da una ragazza, al termine del quale fu
dichiarato non colpevole. Le due situazioni sono molto diverse – la
donna che accusò Parker si è tolta la vita nel 2012 – ma non si può
escludere che le vecchie accuse possano incidere, in negativo,
nella corsa all’Oscar.
La sua natura di interprete
difficilmente “collocabile” emerge ancora una volta dalla scelta di
un personaggio controverso e malato come il vice sceriffo Lou Ford
di Killer Inside me di Michael
Winterbottom (2010), trasposizione dell’omonimo romanzo di
Jim Thompson. Nè il film di
Winterbottom, in concorso al Festival di Berlino,
né tantomeno la commedia Tower Heist – Colpo ad alto
livello di Bret Ratner (2011) possono
offrire a Casey Affleck il riscatto che cerca. Non
lo fanno nemmeno il drammatico Il fuoco della
vendetta di Scott Cooper (2013),
nonostante il grande cast coinvolto, e l’indipendente Senza
santi in paradiso di David Lowery (2013)
con Rooney Mara, comunque apprezzato dalla
critica. Casey partecipa a un successo globale come
Interstellar di Christopher Nolan (2014), ma in un
ruolo minore, sacrificato dalla narrazione: interpreta infatti Tom,
figlio di Cooper (Matthew McConaughey) e sorella
di Murph (Jessica Chastain), da adulto.
Difficile capire quale
fattore abbia inciso maggiormente sulla mancata esplosione di
Casey Affleck: il caso giudiziario, l’indubbio
carattere introverso, una certa reticenza a scegliere ruoli adatti.
Ironia della sorte è ancora una volta una componente della sua
“famiglia” a far cambiare traiettoria alla sua carriera.
Matt Damon, che doveva inizialmente essere regista
e protagonista di Manchester by the Sea, rinuncia
prima a dirigere il film e poi a interpretarlo – per The
Martian – a condizione che sia Casey a sostituirlo. Damon,
che resta nelle vesti di produttore, sa che il ruolo è nelle corde
dell’amico. E non sbaglia.
Dopo L’ultima
tempesta targato Disney, un flop, e Codice
999 di John Hillcoat, è proprio il film
di Lonergan a ri-proiettare Casey
Affleck tra i protagonisti dell’imminente stagione dei
premi e tra i nomi più interessanti del panorama attoriale
americano. Statuetta o meno – se la vedrà con Tom
Hanks, Denzel Washington – l’inerzia
della sua carriera è di nuovo mutata. Molti sono i progetti che
vedranno l’attore impegnato nei prossimi mesi, sempre più coinvolto
anche nella scrittura. Ritornerà alla regia con il survival drama
Light of my Life, di cui è autore dello script;
affiancherà Robert Redford sul set di The
Old Man and the Gun di David Lowery, con
cui ha già girato in estate un film misterioso con Rooney
Mara. Sarà, inoltre, nel thriller The
Villain di Mikael Marcimain, di cui ha
scritto la sceneggiatura.