Mentre Avatar: La via
dell’acqua di James Cameron è
appena tornato in sala per nuove proiezioni, è stato comunicato che
il film ha ottenuto un profitto particolarmente importante dai suoi
guadagni record al box office. Il pluripremiato sequel di Avatar, che attualmente
è il terzo film di maggior incasso della storia, ha infatti
ottenuto un utile netto di 531,7 milioni di
dollari dopo la sua forte corsa nelle sale. Le entrate del film,
che includono passaggio nelle sale cinematografiche, home-video e
TV/streaming, ammontano a quasi 1,62 miliardi di
dollari mentre le spese, sommando la produzione, il marketing e
altri costi, avevano raggiunto oltre 1,08 miliardi di
dollari.
come noto, Avatar – La via
dell’acqua è stato per sette settimane consecutive al vertice
del box office dopo la sua uscita a dicembre, incassando alla fine
oltre 2,31 miliardi di dollari in tutto il mondo.
Solo il film Avatar originale (2,92 miliardi) e Avengers: Endgame (2,79
miliardi) hanno guadagnato numeri al botteghino maggiori nella
storia del cinema. Il successo di questo nuovo film ha dunque reso
Cameron il primo regista a detenere tre film da due miliardi di
dollari a suo nome (il terzo è Titanic), assicurando anche
all’attrice Zoë Saldaña
l’onore di diventare la prima star a recitare in quattro film che
hanno incassato 2 miliardi al botteghino (i due Avatar e
gli ultimi due Avengers).
Come noto, infine, lo scorso
novembre, Cameron aveva affermato che l’enorme budget di La via
dell’acqua era “un cattivo affare”, insistendo sul fatto che
doveva diventare uno dei quattro maggiori incassi nella storia del
cinema per poter raggiungere il pareggio. Un risultato ampiamente
raggiunto, che ha permesso a Cameron di confermare, oltre al già
annunciato Avatar 3 anche Avatar
4 e Avatar 5, con i quali dovrebbe portare a
compimento l’epico racconto iniziato nel 2009. È molto probabile
che gli incassi di Avatar: La via
dell’acqua cresceranno ancora nel tempo e sarà
interessante scoprire a quali cifre potranno arrivare i successivi
capitoli.
Come ormai noto, la Fase 4 del
Marvel Cinematic Universe
è stata caratterizzata da alti e bassi, generando non poca
confusione tra i fan. La Fase 5, con
Ant-Man and the Wasp:
Quantumania, non ha migliorato le cose, complicando
ulteriormente la situazione e il futuro della Multiverse
Saga. Ora, il co-regista di Avengers: Endgame, Joe
Russo, ha però chiesto ai fan di essere pazienti con la
Marvel e con la Fase 5 del Marvel Cinematic Universe. “Non
c’è nessuno più bravo a raccontare storie del presidente dei
Marvel Studios Kevin Feige in questo momento.
Se hai intenzione di scommettere su qualcuno, scommetti su di
lui“, ha detto il regista nel corso di un’intervista.
“Penso che il tipo di storia che
si è svolto nelle fasi su cui abbiamo lavorato fosse un tipo di
storia molto specifico che si è concluso in quelle fasi e ora è il
momento di una nuova storia, e penso che questa sia la direzione
che la Marvel sta prendendo Ti stanno
raccontando una storia molto diversa, una storia molto nuova e
penso che il pubblico debba solo essere paziente con il
reindirizzamento perché non puoi continuare a raccontare la stessa
storia più e più volte o perdi il pubblico“. Per Russo,
dunque, si tratta solo di avere pazienza, con il quadro generale di
questo nuovo racconto che sarà presto chiaro.
Joe Russo ha poi continuato,
affermando: “penso che stiano prendendo delle oscillazioni
molto grandi e stanno giocando con il tono e stanno sostenendo la
diversità tanto quanto chiunque nello spazio narrativo in questo
momento e tutte queste cose sono enormi vittorie per grandi-
narrazione su scala.” I commenti di Joe Russo arrivano dopo
che i fan, come anticipato, hanno espresso preoccupazione per il
fatto che l’MCU sia diminuito di qualità dopo
la conclusione della Infinity Saga.
Diversi titoli della Fase 4, tra cui Eternals e Thor: Love and Thunder, hanno
ricevuto recensioni contrastanti da parte della critica e hanno
avuto prestazioni inferiori alle aspettative al botteghino.
Le attenzioni sono ora tutte puntate
su Guardiani della Galassia
Vol. 3 in arrivo al cinema il 3
maggio, il quale avrà il compito di risollevare un po’ gli
animi. I due precedenti film diretti da James
Gunn sono tra i più apprezzati dai fan e le
aspettative sono molto alte anche per questo nuovo capitolo, che se
da una parte concluderà le avventure dei Guardiani, dall’altra
introdurrà nuovi personaggi, che potrebbero rivelarsi decisivi per
il futuro dell’MCU. In generale, volendo credere
alle parole di Joe Russo, non resta che attendere e vedere cosa
accadrà nel corso di questa Fase 5, decisamente decisiva in vista
del gran finale della Fase 6.
I creatori di Stranger
Things Matt e Ross Duffer stanno sviluppando un
nuovo dramma di fantascienza intitolato The
Boroughs per Netflix, ad annunciarlo è il The Hollywood
Reporter. La nuova serie vedrà Jeffrey Addiss e Will Matthews
(The Dark Crystal: Age of Resistance)
agire come showrunner del progetto, con l’idea per la serie
sviluppata sempre dal duo di scrittori. La serie sarà composta da
una prima stagione di otto episodi e sarà prodotta da
Addiss, Matthews e i Duffer tramite la loro
società Upside Down Pictures.
Secondo una breve descrizione della
serie, The Boroughs si svolgerà in una
“comunità di pensionati apparentemente pittoresca nel deserto del
New Mexico” e ruoterà attorno a “un gruppo di improbabili eroi che
devono unirsi per impedire a una minaccia ultraterrena di rubare
l’unico cosa che non hanno: il tempo.
“Siamo fan della scrittura di
Jeff e Will da molto tempo, e quando ci hanno presentato la loro
idea per The
Boroughs , abbiamo subito capito che avevano
qualcosa di molto speciale tra le mani“, hanno detto i Duffer
in un comunicato che annunciava la notizia su
Giovedì. “Sebbene gli eroi di The
Boroughs abbiano qualche anno in più rispetto ai
ragazzi di Stranger
Things, sono un gruppo di disadattati
altrettanto adorabile, e non vediamo l’ora che tu ti unisca a loro
in un’avventura che a volte è spaventosa, divertente e
profondamente toccante”.
The
Boroughsè un altro progetto su cui i Duffer
stanno lavorando per Netflix insieme ad una serie
di altri titolo annunciati in sviluppo. Oltre
all’imminente quinta
e ultima stagione di Stranger
Things, il duo di fratelli ha anche
recentemente annunciato unanuova serie
animataambientata nel mondo di Stranger
Things, oltre a uno
spettacolo teatralee una serie spin-off live-action
basata sul franchise di successo. La coppia sta
anche
lavorando a un adattamento di The
Talisman di
Stephen King e Peter Straub , nonché
a un adattamento live-action della serie anime di
successo Death
Note .
In occasione dell’uscita in sala
di La casa – Il risveglio del
male (qui la recensione), il
produttore del franchise di La casa (nonché sua ex star)
Bruce Campbell ha
rivelato che lui e Sam Raimi hanno in programma di
rilasciare nuovi film di La casa con maggior
frequenza. Dopo il successo del primo film di Raimi nel 1981,
Campbell è tornato nei panni di Ash Williams per due sequel e, più
recentemente, per uno show televisivo. Il regista Fede
Álvarez aveva invece diretto il remake del franchise nel 2013, e
ora La casa – Il risveglio del male di Lee
Cronin si propone come sequel-reboot del franchise, con un
legame più profondo con i film originali.
Mentre Campbell non ha fornito
risposte alle domande su un suo possibile ritorno nei panni di Ash
per un futuro film della saga di La casa, ha invece rivela
in un’intervista qual è il piano per il futuro del franchise.
Sostanzialmente, Campbell condivide la speranza di creare una rete
più interconnessa di nuovi film negli anni a venire. “Penso che
le storie progrediranno un po’ di più adesso. Proveremo a farli più
ogni 2 o 3 anni piuttosto che ogni 10 anni. È anche la prima volta
che Sam lavora con suo fratello Ivan per creare una Bibbia
complessiva che dia ai futuri scrittori e registi un’idea di dove
dovrebbe andare questa cosa per legarsi potenzialmente ad alcune di
queste storie”.
“Quindi penso che diventerà un
po’ più interconnesso con il passare degli anni. Ma perché è tutta
una questione di libri. Potrebbe essere un libro nel passato, un
libro nel futuro. È ancora da definire“. Il commento di
Campbell suggerisce dunque che i tre Necronomicon
potrebbero anche essere alla base di storie passate o future. Con
La casa – Il risveglio del male che dimostra che il
franchise può avere successo anche con una nuova ambientazione con
nuovi personaggi e un nuovo regista, il campo di gioco può davvero
essere aperto a nuove voci, ampliando il mondo in modo
entusiasmante. Resta da vedere come proseguirà ora il franchise di
La casa, ma è chiaro che c’è ancora molto da
raccontare.
Il film Venom 3 con
Tom Hardy ha iniziato il suo processo casting
e l’attrice di Ted LassoJuno Temple è
in trattative per unirsi al progetto, prossimo film Sony-Marvel. Mentre l’MCU si sta concentrando sulla
Multiverse Saga, infatti, Sony Pictures continua a costruire il suo
universo condiviso ispirato a Spider-Man. Attualmente c’è
Venom 3 nella fase di
pre-produzione, con Hardy che riprenderà ancora una volta il ruolo
di Eddie Brock.
Mentre i dettagli della trama sono
ancora nascosti, Venom 3 sembra dunque poter vantare un
nuovo membro del cast. Secondo alcune fonti, Temple, meglio
conosciuta per il suo ruolo in Ted Lasso di Apple TV +,
starebbe stringendo un accordo per unirsi al sequel di Venom. La Sony
Pictures, però, non ha ancora commentato riguardo casting di
Temple, il cui ruolo che andrà a ricoprire rimane ancora
sconosciuto.
Ad ora sappiamo unicamente che
Venom 3 concluderà la trilogia dedicata ad Eddie Brock. La
Sony Pictures è stata molto vaga su ciò che il futuro ha in serbo
per Hardy all’interno del Sony’s
Spider-Man Universe dopo questo terzo lungometraggio. Con
altri film nell’universo di Spider-Man di Sony ancora in
corso, è difficile immaginare che Venom non comparirà più sul
grande schermo dopo questo trequel. Un film come Madame Web, che secondo quanto riferito
si occuperà del multiverso, sarebbe il posto naturale in cui il
personaggio potrebbe apparire.
Per ora, ad ogni modo, non resta che
aspettare l’inizio effettivo della produzione, per scoprire di più
sulla trama e sul ruolo che la Temple andrà a ricoprire nel film,
qualora le trattative andassero per il meglio. E dato che il suo
ruolo viene descritto come un personaggio “chiave”, probabilmente
avrà una grande importanza in Venom 3. Per ora ci
limitiamo a ricordare che Venom 3 sarà diretto da
Kelly Marcel, che sta anche scrivendo la
sceneggiatura. Sarà inoltre interpretato ancora una volta da
Tom Hardy e prodotto da Avi Arad,
Matt Tolmach, Amy Pascal e Hutch Parker.
La letteratura per giovani si è
affermata negli ultimi anni come un’inesauribile miniera d’oro per
il cinema. La settima arte ha infatti potuto attingere a piene mani
in un ampio bacino di racconti pensati per i ragazzi, nei quali si
affrontano tematiche, dinamiche e tabù propri di quell’età. Si è
così passati dai film tratti da romanzi per giovani di genere
distopico fino ai più classici racconti di formazione, senza
dimenticare la sfera dell’erotismo. A quest’ultima ci ha pensato la
serie di quattro (ad oggi) lungometraggi
After, tratti dai romanzi di Anna
Todd. Il secondo capitolo di questi, After
2, si è in particolare affermato come un importante
successo.
Questo perché, uscito nell’autunno
del 2020 in vari paesi del mondo, ha contribuito al ritorno in sala
di numerosi spettatori nonostante i timori relativi alla pandemia
da Covid-19. Un risultato che conferma una volta di più il grande
interesse nei confronti di tale serie, dei suoi protagonisti e
delle tematiche affrontate. Questo secondo capitolo, adattamento
cinematografico del romanzo del 2013 After – Un cuore in mille
pezzi, porta infatti avanti il racconto dei due giovani
protagonisti, aggiungendo però nuove dinamiche e proponendo
passioni ancora più intense.
Per tutti gli appassionati di questo
genere di storie, dunque, si tratta di un film da non perdere, che
nel bene e nel male sa trovare il modo di comunicare con gli
spettatori più giovani e in cerca di storie intense, che permettano
di sognare e fantasticare. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e ai suoi sequel. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di After 2
Dopo le dolorose rivelazioni emerse
nel primo film, in questo nuovo capitolo
Tessa e Hardin si
trovano a dover affrontare nuove sfide se vogliono tornare non
uniti più di prima. Tessa, che intanto ha cominciato a lavorare
come stagista nella prestigiosa casa editrice Vance, suscita
l’interesse di altri ragazzi, disposti a farle dimenticare Hardin.
Ma non soltanto la sua sfera sentimentale è un completo caos. Un
improvviso ritorno, infatti, sconvolgerà la ragazza: qualcuno che
non vedeva da tempo farà capolino nella sua vita, senza alcun
preavviso. Hardin, invece, ha disperatamente bisogno di lei e,
sebbene Tessa provi a perdonarlo, non sa ancora quali terribili
segreti nasconde il passato del ragazzo.
A dar volto alla protagonista è di
nuovo l’attrice Josephine
Langford, la quale ha rivelato di essere stata una fan
di After sin dalle sue prime
pubblicazioni su Wattpad. Per sua fortuna, per questo secondo film
ha avuto più tempo per prepararsi. Come noto, essendo stata scelta
all’ultimo per il ruolo, ebbe a disposizione soltanto una settimana
per prepararsi alle riprese del primo. Nei panni di Hardin Scott vi
ancora Hero
Fiennes-Tiffin, da sempre prima scelta per il ruolo.
Per poter assumere tali panni, l’attore si è sottoposto di nuovo a
diverse ore di trucco, volte ad applicare sul suo corpo i tatuaggi
che caratterizzano il personaggio.
Per il ruolo della madre di
Tessa è invece stata scelta l’attrice Selma
Blair, la quale si è dichiarata entusiasta di poter
prendere parte ad un progetto amato dai giovani. Per lei si è
trattata dell’ultima volta nei panni di tale personaggio, essendo
poi stata sostituita da Mira Sorvino a
partire dal terzo film. Dylan Sprouse, conosciuto
principalmente per il suo ruolo di Zack Martin nella serie Zack
e Cody al Grand Hotel, è invece Trevor Matthews, collega di
Tessa presso la casa editrice. Si ritrovano poi nel film anche
Louise Lombard nel ruolo Trish Daniels,
Charlie Weber in quello di Christian Vance,
e Candice King nei panni di Kimberly
“Kim” Vance.
I sequel di After 2, il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
In seguito al buon successo del
film, sono stati realizzati anche After 3, basato su After –
Come mondi lontani e After – Anime perdute e
After 4, basato sull’ultimo libro della
serie, After – Amore infinito. Per il 2023 è invece
previsto After 5 (il cui titolo originale
è After Everything). Questo è però basato sulla novella
prequel, intitotala Before. La trama ruoterà attorno alla
vita di Hardin Scott prima che incontrasse Tessa Young. Il progetto
descriverà in dettaglio una “conversazione più ampia”, con una
trama più ampia che include il trauma del personaggio e la vita
familiare. Poiché il film ritrarrà il personaggio in giovane età,
Hero Fiennes Tiffin non riprenderà il ruolo. Attualmente non è però
nota la data di uscita.
In attesa di vedere i sequel, è
possibile fruire di After 2 grazie alla
sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Infinity+, Netflix e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 20 aprile alle ore 21:20
sul canale Rai 2.
Quello del war movie è un
genere che negli ultimi anni si è sempre più dimostrato interessato
a narrare non tanto i vari conflitti bellici in sé quanto gli
effetti che questi provocano sull’essere umano. Tra stress e
psicosi, è facile ritrovare tutto ciò in opere esemplari come
The Hurt Locker e
Good Kill. Ci
sono però film ancor più estremi di questo genere che puntano tutto
sul confronto tra l’uomo con le proprie paure più grandi. Uno di
questi è Mine
(qui la recensione),
lungometraggio del 2016 e titolo d’esordio per gli italiani
Fabio Guaglione e Fabio Resinaro.
In questa loro opera prima, infatti, il genere viene spogliato e
ridotto all’osso per concentrarsi unicamente sulla psicologia del
personaggio.
Un film estremamente complesso tanto
da realizzare quanto da rendere efficace. I due giovani registi e
sceneggiatori non si sono però fatti scoraggiare, dimostrando una
volta di più la possibilità di realizzare anche opere di produzione
italiana di questo genere. Con le riprese svoltesi nelle Isole
Canarie, dove è stato ricostruito il deserto del Nord Africa,
Mine risulta infatti particolarmente realistico e capace
di generare tensione basandosi unicamente sui pochi elementi presi
in considerazione. Accolto con grande entusiasmo dalla critica
italiana, il film ha così lanciato la carriera dei due cineasti,
interessati a dar vita ad opere diverse da quelle che si è solite
vedere nel cinema italiano.
Venduto a livello internazionale,
ancora oggi Mine è indicato come uno dei migliori atipici
film di guerra. Pur rimanendo sullo sfondo, il conflitto riecheggia
nel soldato protagonista, contribuendo alla formazione di tutte
quelle psicosi che il cinema ha più volte raccontato. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e al suo significato
generale. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama e il cast di Mine
Protagonista del film è il marines
Mike Stevens, il quale insieme al commilitone
Tommy Madison si trova a fuggire nel deserto del
Nord Africa in seguito ad un fallito tentativo di assassinio. Nel
tentativo di rientrare alla base, i due si rendono però conto di
essersi persi e anche il loro strumento gps sembra essere fuori
uso. Per loro sfortuna, vagando nel deserto, si imbattono in un
campo minato. Tommy, che per primo finisce su una di queste, perde
all’istante le gambe nell’esplosione. Nel tentativo di aiutarlo,
anche Mike finirà con il pestare una mina. Impossibilitato a
muoversi, il marines non può che attendere i soccorsi, i quali non
arriveranno però prima di cinquantadue ore. Per Mike ha così inizio
una terribile prova di resistenza, senza acqua né cibo, ed esposto
a tutti i rischi possibili.
Per un film incentrato pressocché su
di un unico attore, costretto ad una prova di resistenza data
dall’immobilità, era assolutamente necessario trovare l’interprete.
Il produttore statunitense propose ai due registi di affidare il
ruolo ad Armie Hammer,
distintosi in quegli anni in film come The Social Network e
J. Edgar. Per i due Fabio, però, questi aveva troppo
fascino per la parte di Mike Stevens ed erano convinti che avrebbe
rovinato il film. Dopo averlo incontrato, però, si convinsero che
questi poteva essere l’attore giusto. Hammer, infatti, si disse
disponibile ad adattarsi al ruolo, preparandosi accuratamente a
tutte le evoluzioni psicologiche che questo necessitava. La sua
interpretazione è stata poi particolarmente lodata.
Accanto a lui, nei panni del
commilitone Tommy Madison vi è l’attore inglese Tom
Cullen, principalmente noto per le serie Downton
Abbey, The Five e Knightfall. Prima di lui i due
registi avevano però considerato attori come Ramy Malek e
Adam Brody.
L’attrice Annabelle
Wallis, nota per film come Annabelle e
King Arthur – Il potere della spada, è invece presente nei
panni di Jenny, la ragazza di Mike. Gli attori Geoff
Bell e Juliet Aubrey interpretano
rispettivamente il padre e la madre del protagonista, mentre
Clint Dyer è il Berbero. Questi fa parte di quella
popolazione autoctona tipica delle zone del Nord Africa e nel corso
del film darà diversi consigli di vita allo stesso
protagonista.
Mine: il significato del
film
Come anticipato, Mine è un
film estremamente atipico per il suo genere. Non solo blocca il
personaggio in mezzo ad uno spazio potenzialmente infinito,
contrariamente ai soliti spazi angusti, ma pone anche una serie di
metafore che lo spettatore è chiamato a raccogliere lungo la
visione. La prima e più importante è naturalmente la mina. Questa
rappresenta infatti la paura di proseguire, di muoversi e andare
avanti. Se lo facesse, infatti, Mike teme che qualcosa di terribile
potrebbe capitare. Rimanendo bloccato, però, il protagonista è
costretto a confrontarsi con una serie di episodi del passato, di
sensazioni e paure. Si sviluppa così un vero e proprio viaggio
nella mente, che porta il protagonista a fare i conti con i propri
demoni interiori. Soltanto nel momento in cui troverà il coraggio
di andare avanti e muoversi, capirà di non essere mai stato
realmente in pericolo.
Il trailer di Mine e dove
vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Mine è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili
Cinema, Google Play, Infinity e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì
20aprile alle ore 21:00
sul canale 20 Mediaset.
La scioltezza e la
versatilità con cui Elizabeth Banks, regista di
Cocainorso, sta attraversando da qualche tempo a
questa parte le pieghe dell’industria dello show business
hollywoodiano è qualcosa che merita sincera ammirazione. Come
attrice ha recentemente centrato due notevoli successi artistici
“impegnati” quali la miniserie Mrs. America e soprattutto il lungometraggio
Call Jane, esordio alla regia di Phyllis
Nagy di cui non si è purtroppo parlato abbastanza ma che
vi consigliamo assolutamente di recuperare.
Dietro la macchina da presa invece Banks continua un percorso
votato alla leggerezza, e Cocainorso non poteva
che dirigersi con coerenza verso tale direzione.
Cocainorso, tratto da una storia
vera
Questa commedia
mescolata al survival-horror che rivisita una storia realmente
accaduta possiede proprio nella sua idea di partenza il DNA
necessario per diventare un piccolo oggetto di culto, fattore che
l’autrice sa sfruttare con intelligenza. L’immersione dello
spettatore nell’universo filmico dominato dall’orso strafatto di
cocaina è immediato, scintillante ed esplicitamente votato al
divertimento. Insomma, Banks si affida ancora una volta al genere
che conosce meglio
per declinarlo nella sua espressione migliore, evitando però
inutili sovrastrutture:Cocainorso
non vuole essere una teorizzazione o un “manifesto” al femminile,
semplicemente cerca di divertirsi a far divertire il pubblico.
In un momento in cui il
cinema di intrattenimento stenta visibilmente nel tentativo di
regalarci contenuti originali, spesso nascondendo tale mancanza
dietro la ridondanza della messa in scena – in particolar modo
quando si possono adoperare a dismisura gli effetti speciali –
Cocasinorso invece punta sulla follia dell’assunto
di partenza e lo sviluppa grazie a una sceneggiatura che accompagna
i vari personaggi in scena (ma leggete pure “vittime designate”,
immaginiamo sappiate bene di che tipo di film stiamo scrivendo…)
dentro una trama capace di proporre momenti di azione ben
congegnati: su di essi si poggia infine una messa in scena mai
indecisa, che non risparmia colpi bassi allo spettatore quando si tratta di mostrare
il proprio lato gore.
A questo gioco
goliardico si prestano recitando a briglia sciolta
Keri Russell,
Alden Ehrenreich, Margo Martindale, O’Shea Jackson
Jr., il
compianto Ray Liotta e altri caratteristi di
lusso (vi risparmiamo una sorpresa o due…). Un cast che riesce con
efficacia a sottolineare l’assurdità di situazioni e avvenimenti
senza però lasciar scivolare il tono dentro la parodia
ridanciana.
Perché l’aspetto forse
più interessante di Cocainorso è proprio quello di
non sbilanciarsi mai veramente in favore della commedia: ovviamente
l’intento è quello di far passare al pubblico un’ora e mezzo di
stralunato divertimento, ma non soltanto necessariamente attraverso
la risata. Il lato horror e la conseguente estetica “forte” che
esso necessariamente comporta sono elementi fondanti del progetto,
e Elizabeth Banks non se ne dimentica nella
maniera più assoluta.
La rappresentazione
dell’animale protagonista è sotto questo punto di vista
emblematica: ai brevi momenti di comicità assurda dovuta
dall’essere “strafatto” si contrappongono quelli in cui diventa una
belva sanguinaria, rendendo Cocainorso un mix con
una sua specifica energia, stridente quanto produttiva.
Il film di Elizabeth Banks risulta un ibrido
interessante, che intrattiene ma tutto sommato non concede quasi
mai momenti di cinema liberatorio (i quali troppo spesso peccano di
una certa frivolezza). Se proprio vogliamo trovare un limite al suo
operato è probabilmente quello di essere fin troppo “intelligente”,
o meglio costruito in maniera tale che la volontà di creare un film
che funzioni si sovrappone alla ricerca dell’imprevisto, di quel
qualcosa di magari imperfetto ma comunque originale, diverso.
Cocainorso, sia ben chiaro nel bene molto più che
nel senso deteriore del termine, è esattamente quello che ci si
aspetta da esso. Frizzante, sanguigno, in poche parole
inattaccabile nel suo essere cinema d’evasione. Eppure si ha
comunque l’impressione che qualche caduta di tono, qualche
variazione inaspettata lo avrebbero reso ancor più interessante. Ma
tant’è, quello che Elizabeth Banks, il suo cast di attori e il
suo bestione zannuto hanno realizzato è decisamente divertente.
Netflix annuncia che la terza parte di
Lupin, la serie francese fenomeno globale,
sarà disponibile dal 5 ottobre in tutti i Paesi in cui il servizio
è attivo.
In questi nuovi 7 episodi
Omar Sy tornerà nel ruolo di Assane Diop al fianco
di Ludivine Sagnier, Antoine Gouy, Soufiane Guerrab e
Shirine Boutella. Creata da George Kay in collaborazione
con François Uzan, la serie è diretta da Ludovic Bernard, Podz
(Daniel Grou) e Xavier Gens e prodotta da Gaumont.
La trama della terza
stagione di Lupin
Assane ora è in
clandestinità e deve imparare a vivere lontano dalla moglie e dal
figlio. Le sofferenze che lui stesso ha causato lo spingono a
tornare a Parigi con una folle proposta: abbandonare la Francia e
ricominciare da capo altrove. Ma gli spettri del passato sono
sempre dietro l’angolo e un ritorno inatteso sconvolgerà i suoi
piani.
Dopo
Tre piani,
Nanni Moretti torna dietro – e davanti – la
macchina da presa con
Il sol dell’avvenire, che tra commedia e dramma
rappresenta una summa del Moretti regista, della sua concezione di
cinema e del rapporto con gli attori, ma anche del Moretti uomo dai
saldi principi, faticoso nei rapporti, scaramantico, con le sue
idiosincrasie, sarcastico e tagliente – metaforicamente e
letteralmente. Il Moretti che tutti conoscono, dai tempi di
Ecce Bombo, insomma. Il film, che sarà in
concorso al prossimo Festival
di Cannes, accanto a Bellocchio e
Rohrwacher, rappresenta anche un momento di
autocritica e riflessione su sé stesso, soprattutto per quel che
riguarda affetti e relazioni. Senza tralasciare la passione
politica che ha sempre contraddistinto il regista.
La trama de Il sol
dell’avvenire
Giovanni,
Nanni Moretti, è un regista alle prese con un
film ambientato nel ’56, al tempo dell’invasione russa in Ungheria.
In questo film,
Silvio Orlando interpreta Ennio, un giornalista
de L’Unità, animatore di una sezione del Pci al Quarticciolo.
Accanto a lui, Barbora Bobulova veste i panni di
Vera, una sarta, attivista del medesimo circolo. Proprio nei giorni
in cui i carri armati entrano in Ungheria, la sezione romana ospita
il circo ungherese Budavari. Ennio e Vera si trovano, come tutti i
militanti del Pci, a dover prendere posizione riguardo ai fatti di
Ungheria. Lo spettatore segue Giovanni e la sua troupe sul set,
alle prese con i problemi quotidiani. Intanto, Giovanni sta
pensando anche a un altro suo progetto cinematografico: un film
incentrato sulla storia d’amore tra due ragazzi, con colonna sonora
di canzoni italiane anni ’60. Nella vita privata del protagonista,
poi, sta per succedere qualcosa di inatteso: sua moglie,
Margherita Buy, che è anche la sua produttrice, vuole
lasciarlo da tempo e sta cercando il modo giusto per dirglielo,
mentre sua figlia, Valentina
Romani, intraprende una relazione sentimentale con un
uomo molto più grande di lei. Le certezze di Giovanni sembrano
crollare e lui si trova spaesato.
Il sol dell’avvenire, summa
morettiana
Il sol
dell’avvenire sembra una summa di tutti i lavori più
iconici di Moretti: da Ecce Bombo a Sogni d’oro,
da La messa è finita, a Palombella rossa. Un
florilegio, un amarcord – con il richiamo felliniano del circo –
pieno di citazioni dei suoi film precedenti. Si parte dal nome del
protagonista, Giovanni, e dalla coperta di Sogni d’Oro,
per arrivare alla sua passione per i dolci, alle disquisizioni
sulle scarpe – imperdibile il monologo sui sabot – al monopattino
che prende il posto della storica vespa, a tante altre che lo
spettatore più appassionato potrà divertirsi a scovare. Complice un
finale rigorosamente top secret, il film sembra la chiusura di una
fase, se non di una carriera – cosa fermamente smentita dal
regista. Ne Il sol dell’avvenire c’è il
Moretti che piace alla follia o si odia. Quello che i detrattori
dicono noiosamente egoriferito e chi lo ama non vede l’ora di
vedere. Perché si riconosce nel suo spirito tagliente e condivide
parecchie delle sue considerazioni, ne apprezza la franchezza e la
coerenza con cui tiene fede alla propria identità, nonostante le
critiche.
Coerenza e coesione ne Il sol
dell’avvenire
Nonostante la struttura complessa –
due film nel film – le sceneggiatrici Federica
Pontremoli, Valia Santella e
Francesca Marciano hanno fatto, insieme con
Nanni Moretti, un ottimo lavoro. Non era facile
tenere tutto assieme, ma ci sono riusciti senza annoiare, dando
dinamicità e riuscendo al tempo stesso a mantenere chiari i diversi
filoni narrativi. Il sol dell’avvenire è
un film estremamente coeso e coerente. Si può dire che i due film,
uno girato e l’altro immaginato dal regista, rappresentino un po’ i
due filoni lungo i quali Moretti si è sempre mosso: quello dei
rapporti umani, privato, e quello politico, da regista e da uomo
politicamente e socialmente impegnato quale è sempre stato.
Entrambi confluiscono nel prodotto finale, restituendo un quadro
completo della personalità del regista e del suo cinema. La durata,
poi, non è eccessiva, e ciò fa sì che il lavoro non si disperda e
diluisca in rivoli poco proficui, risultando anzi, anche poetico in
alcuni momenti.
Lo stupore negli occhi
Un elemento che rimane impresso
anche dopo la visione de Il sol
dell’avvenire ed è ricorrente nel film, è lo sguardo
stupito, esterrefatto del regista di fronte ad alcune cose del
mondo, ad alcuni cambiamenti, talvolta derive, attuali, ma anche ad
alcuni aspetti del carattere o dei gusti altrui, che lo lasciano,
appunto basito. Valga ad esempio il gustosissimo colloquio con i
dirigenti di Netflix. È da apprezzare questo coraggio di stupirsi,
di essere ancora esterrefatti, se è il caso, di indignarsi, anziché
farsi scivolare tutto addosso, come assuefatti. Questo, Moretti
riesce ancora a farlo e forse invita anche lo spettatore a
ritrovare lo stupore, perché, come afferma, “due o tre principi
bisogna pureaverli”.
Moretti cineasta intransigente ne
Il sol dell’avvenire
Il Moretti regista si descrive qui
come lo si immaginava, e forse anche peggio, nel suo essere
dispotico e impositivo: l’ascolto, e il canto delle canzoni sul set
per prepararsi a girare, l’attrice che deve obbedire, altrimenti
viene cacciata, a costo di ricominciare da capo il film. Ma anche
un’idea di cinema chiarissima e difesa a spada tratta, come nella
godibilissima e surreale sequenza del film violento che Moretti
interrompe. È un’estremizzazione, ma risponde a un’etica del
cinema, a una visione reale, a un rifiuto categorico della violenza
come forma di intrattenimento fine a sé stessa: “Comincerete a
piangere perché vi renderete conto di quello che avete
combinato”, dichiara il protagonista al suo giovane collega.
Sulla propria visione del cinema Moretti non ha tentennamenti e non
la mette in discussione, come non mette in discussione
l’istituzione della sala, verso cui dichiara, anche da esercente,
amore incondizionato.
Autocritica privata
Ciò su cui invece il regista pare
riflettere anche in maniera autocritica è il sé privato. Forse è un
segno dei tempi, rappresenta un elemento nuovo. Così, la
convinzione iniziale di essere “delizioso” lascia il posto
al dubbio, alla messa in discussione di sé, alla consapevolezza di
un carattere non facile e a un tentativo di ammorbidimento di
alcuni aspetti, alla ricerca di un dialogo, per andare incontro a
degli affetti che non vuole perdere.
Qualcosa di sinistra ne
Il sol dell’avvenire
Da un regista politico, nel senso
più ampio del termine, per cui ogni inquadratura e sfumatura è un
atto politico, non ci si poteva poi non attendere un riferimento
alla politica in senso stretto, alla sinistra, verso cui, da
elettore e cittadino, Moretti è sempre stato critico in maniera
costruttiva. Basti pensare alla famosa scena di
Aprile in cui esortava l’allora
segretario del PDS D’Alema a dire “una cosa di sinistra”
in un dibattito televisivo. Qui Moretti richiama sarcasticamente
“il sol dell’avvenire” garibaldino prima e partigiano poi, non
ancora apparso all’orizzonte, e pensa bene di intervenire
direttamente, come non sveliamo. Compie però un gesto a suo modo
rivoluzionario, contrario al realismo del “la storia non si fa coi
se”. Il gesto poetico di un sognatore che vuole vedere in qualche
modo realizzata l’utopia in cui ha creduto, che, superato il mezzo
del cammin della propria vita, pensa bene di realizzarsela da sé.
Forse proprio la sua coerenza, il non vergognarsi mai della propria
identità, l’orgoglio nel rivendicarla che c’è ne Il sol
dell’avvenire, una visione non solo del cinema, ma
anche della società, propria di Moretti, che può insegnare molto
alla sinistra italiana. Una visione su cui si può dibattere,
dissentire, discutere, ma pur sempre una visione, che forse i
partiti di sinistra hanno perso da tempo. Una visione in cui anche
il dialogo con le nuove generazioni è importante, per spiegare cosa
è stato a chi non lo sa, non lo ha vissuto.
Il cast de Il sol
dell’avvenire
Infine il cast de Il sol
dell’avvenire: un insieme ben assortito di certezze e
nuovi ingressi, come Barbora Bobulova,
perfettamente integrata nel gruppo. Dal canto suo,
Margherita Buy, al quinto film con Moretti, riesce
ancora a creare un bilanciamento perfetto con il regista e attore,
facendo da contrappeso alla sua figura ingombrante, ricavandosi
anche uno spazio più ampio. Silvio Orlando, che
torna a collaborare con Moretti a diciassette anni di distanza da
Il caimano, interpreta sé stesso ed Ennio
con la consueta misura, ma anche con dei guizzi espressivi degni di
nota. Nel cast anche Mathieu Amalric nel ruolo di
un eccentrico amico finanziatore, e una serie di giovani attori.
Valentina Romani è reduce dal successo di
Mare
Fuori e qui sa calarsi in un personaggio
totalmente diverso. Altri giovani offrono buone prove, come
Blu Yoshimi, molto intensa ed efficace, e
Giuseppe Scoditti. A completare il lavoro, una
colonna sonora in cui ritroviamo il Franco Battiato caro a Moretti
– in un momento davvero poetico del film – ma anche altri classici
della canzone d’autore italiana, come De André o Luigi Tenco,
accanto a Noemi e Aretha Franklin. Il sol
dell’avvenire, prodotto da Sacher
Film e Fandango, con Rai
Cinema e Le Pacte, è in sala dal 20
aprile.
Esce oggi in sala, distribuito da
Universal, Cocainorso, il
nuovo film diretto da Elizabeth Banks. Ispirato alla storia vera del
1985 dell’incidente aereo in cui un corriere della droga perde un
carico di cocaina e un orso bruno la mangia, questa dark comedy
feroce vede come protagonisti un gruppo stravagante di poliziotti,
criminali, turisti e adolescenti che si ritrovano in una foresta
della Georgia, dove un predatore enorme di 230 chili ha appena
ingerito una quantità impressionante di cocaina e si aggira
infuriato in cerca di altra droga… e di sangue.
Cocainorso vede nel cast
Keri Russell (The Americans), la vincitrice
dell’Emmy Margo Martindale (The Americans), il
vincitore dell’Emmy Ray Liotta (I molti santi del
New Jersey), Alden Ehrenreich (Solo: A Star Wars Story),
O’Shea Jackson Jr. (Straight Outta Compton),
Jesse Tyler Ferguson (Modern Family),
Kristofer Hivju (Game of Thrones), Kahyun
Kim (American Gods), Christian Convery
(Sweet Tooth), Brooklynn Prince (Un sogno chiamato
Florida) e il nuovo arrivato Scott Seiss.
Diretto da Elizabeth Banks
(Charlie’s Angels, Pitch Perfect 2) da una sceneggiatura di Jimmy
Warden (La Babysitter: Killer Queen), Cocainorso è prodotto dai
vincitori dell’Oscar® Phil Lord e Chris Miller (Spider-Man: Un
nuovo universo, I Mitchells contro le macchine) e da Aditya Sood
(Sopravvissuto – The Martian) per Lord Miller, da Elizabeth Banks e
Max Handelman (Pitch Perfect franchise) per Brownstone Productions
e da Brian Duffield (Spontaneous). Robin Fisichella (Ma) è il
produttore esecutivo.
Torna per
l’edizione 2023 il Carbonia Film
Festival, un lungo weekend di cinema che da
giovedì 4 a domenica 7 maggio, grazie al
progetto How to Film the
World,proseguirà il suo lavoro di
indagine della contemporaneità. Da sempre il festival ha posto
l’accento su migrazione e lavoro, temi
cruciali del nostro tempo e fortemente radicati nel territorio che
lo ospita. Proprio il territorio sarà
l’altro grande protagonista di questa edizione, in una dimensione
che connette locale e globale attraverso
le nuovegenerazioni e
il loro sguardo sul mondo.
La manifestazione, organizzata
dalla Società Umanitaria di Carbonia, con la
direzione artistica di Francesco Giai Via,
proporrà quattro giornate di cinema, declinato attraverso
proiezioni, incontri e masterclass, musica e fotografia, per
offrire uno spaccato sul nostro tempo, sulla città e sul
territorio, attraverso un approccio
multidisciplinare. CFF – How To Film the
World come sempre intende focalizzarsi sulla
riflessione e l’approfondimento, cercando di favorire un sempre
maggiore dialogo con il pubblico.
L’edizione 2023 porterà a Carbonia
diversi ospiti che con il proprio lavoro ed esperienza hanno
cercato di raccontare la realtà del nostro tempo. Significativa è
in tal senso la presenza di Claire Simon,
regista internazionale che con il suo cinema del reale, fatto di
documentari ma anche di fiction, ha aperto uno spaccato su piccole
e grandi storie del quotidiano. Claire Simon presenterà a Carbonia
il film Il figlio del droghiere, il sindaco, il paese e il
mondo, e incontrerà il pubblico del festival per una
masterclass sul suo cinema. Saranno a Carbonia anche il montatore e
regista Jacopo Quadri che presenterà al
pubblico il
filmUltimina; Paolo
Pisanu con Tutti i cani muoiono
soli; Nicola
Prosatore con Piano Piano, esordio
alla regiasullo sfondo della Napoli degli anni
Ottanta; i registi Giulia
Camba, Michela Anedda, Antonello Carboni,
Peter Marcias.
I FILM
Anche quest’anno il Carbonia Film
Festival propone un programma che alternerà le proiezioni in sala a
momenti di incontro e approfondimento. Si
parte giovedì 4 maggio con la proiezione
de Il figlio del droghiere, il sindaco, il paese e il
mondo, film che racconta la vita del paese di Lussas,
diventato punto di riferimento del cinema documentario in Francia e
nel resto del mondo. Simon per tre anni compie un lavoro di
osservazione della vita del villaggio agricolo, documentando la
quotidianità e la genesi della piattaforma
streaming Tënk, nata proprio a Lussas e dedicata al
documentario d’autore. Al termine della
proiezione Claire Simon dialogherà con il pubblico del
festival.
Protagonista della giornata
di venerdì 5 maggio sarà
invece Jacopo Quadri, montatore
cinematografico e regista che nella sua carriera ha lavorato a più
di 90 lungometraggi, collaborando con autori
come Bernardo Bertolucci, Paolo Virzì, Zhang Yuan, Apichatpong
Weerasethakul, Mario Martone, Gianfranco Rosi. Quadri presenterà al
pubblico il suo Ultimina, bellissimo ritratto di
Ultima Capecchi, 86enne che vive sola vicino al borgo di Sovana,
nella campagna maremmana. Un vero e proprio viaggio nel tempo e nel
passato che, anche attraverso l’aiuto delle fotografie di famiglia,
racconta la storia di una donna che ha attraversato il
secolo a testa alta, non smettendo mai di lavorare.
Sabato 6
maggio fa tappa a Carbonia il tour promozionale – in
collaborazione con Fondazione Sardegna Film Commission –
di Tutti i cani muoiono soli, l’esordio alla regia
del sassarese Paolo Pisanu, prodotto da
Ang film e distribuito da Fandango. Presentato in anteprima al
Bif&st di Bari, dove Orlando
Angius ha vinto il premio come miglior attore
protagonista, il film racconta il ricongiungimento tra un padre e
una figlia, l’ultima speranza di una ragazza senza più nessuno al
mondo, l’ultima occasione di un uomo alla deriva, che ha più
passato che futuro. Mette in scena la storia del tempo perduto che
non ritorna e del destino, a volte imprevedibile, a volte
segnato. Il regista sarà in sala per incontrare il
pubblico.
Domenica 7
maggio consolidato appuntamento con
lo Spazio Sardegna per la presentazione
di alcuni progetti Made in Sardinia. Verranno proiettati i teaser
di Uomini in marcia di Peter
Marcias,film tutt’ora in lavorazione che
racconta lo storico evento della Marcia per il Lavoro ovvero la
mobilitazione che nei primi anni ‘90 riunì forze sindacali,
politiche e sociali del Sulcis Iglesiente per chiedere un nuovo
sviluppo; Le neoavanguardie in
Sardegna di Antonello Carboni, sui
primi gruppi di giovani artisti che a partire dalla fine degli anni
‘50 si riunivano essendo spesso accomunati più dalle teorie che dal
segno; Opplà di Giulia
Camba, un’estate umida nel Sud Sardegna e una bambina di 7
anni che soffre di insonnia e si perde tra realtà e
immaginazione. La regista Giulia Camba presenterà anche il
cortometraggio Eréntzia, un lavoro di ricerca che
riflette sulla componente immateriale dell’artigianato sardo in un
dialogo continuo tra materiali di archivio e immagini filmate nel
presente.
Chiude il programma delle
proiezioni Piano Piano, sorprendente esordio nel
lungometraggio di finzione di Nicola
Prosatore, storia di crescita e di speranza ambientata in
una palazzina di periferia a Napoli nel 1987, anno in cui la
squadra partenopea vinse lo scudetto. Insieme al regista sarà a
Carbonia anche la protagonista del film, Dominique Donnarumma,
volto noto del piccolo schermo per le sue interpretazioni nelle
serie Il Commissario
Ricciardi e Generazione 56k.
SABATO IN
MUSICA
La serata di sabato prevede due
momenti musicali molto diversi ma in qualche modo complementari,
entrambi espressione della ricchezza culturale e artistica del
territorio. Entra a far parte del programma del Festival
anche il classico concerto di
Primavera a cura della Banda musicale
cittadina Vincenzo
Bellini (ore 20,30, Cine-Teatro
Centrale).Il
concertoverrà arricchito dalla proiezione di
un montaggio di filmati di Cinema di Famiglia donati alla Società
Umanitaria attraverso il progetto regionale di raccolta delle
memorie famigliari La tua memoria è la nostra
storia.
Ma il festival vuole anche essere spazio di espressione per giovani
realtà artistiche. Alle 22,30 al Nuovo
Caffé del Portico andrà in scena lo
spettacoloQJAY DjSet DamaDì al Mic:
l’artista urbana classe ’00 made in Carbonia
Alessia Diana, al microfono, accompagnata alla consolle da Jacopo
Piredda, in arte QJAY.
CARBONIA CINEMA GIOVANI /
CFF SCUOLE
Carbonia Film Festival How to Film
the World, attraverso il bando Carbonia Cinema Giovani, è da sempre
fortemente orientato alla formazione e anche quest’anno proporrà un
programma di proiezioni e incontri destinati ai più giovani. Oltre
agli 8 partecipanti, selezionati in tutta Italia tramite il bando
Carbonia Cinema Giovani, di cui due provenienti dal Cineclub
Agorà di Pontedera attraverso una partnership con la rete nazionale
dell’UCCA – Unione Circoli Cinematografici Arci, il programma
coinvolgerà anche gli studenti delle scuole del
territorio. Claire Simon dialogherà con
i ragazzi a partire dalla visione del suo Giovani
solitudini, mentre il direttore artistico del
festival Francesco Giai Via terrà una
masterclass sul tema Festival di Cinema e Territorio: lo
sviluppo creativo di un evento cinematografico in rapporto con il
suo contesto. Jacopo Quadri terrà
invece un incontro pubblico e una masterclass su The
Dreamers, capolavoro di Bernardo Bertolucci di cui Quadri è
stato il montatore e che in questo 2023 compie 20
anni. L’appuntamento è per venerdì 5
maggio alle 17,00 alla Fabbrica
del cinema.
LA MOSTRA
Come da tradizione il Carbonia Film
Festival ospiterà anche quest’anno una mostra fotografica, che sarà
inaugurata giovedì 4 maggio presso gli
spazi della Biblioteca Comunale. La mostra, realizzata dal
fotografo documentarista Alessio Cabras, è un
progetto originale pensato appositamente per il festival nel quale
l’artista, proseguendo un lavoro iniziato nel 2020 e incentrato
sull’adolescenza, compie un viaggio attraverso gli sguardi dei
giovani che vivono la città di Carbonia.
Una serie di 24 scatti
realizzati nei mesi di marzo e aprile 2023 per
approfondire il rapporto tra adolescenti e
scuola ma anche le loro aspettative per il futuro, in
un periodo storico molto complesso come quello che stiamo
vivendo.
Volevo colori
forti, il cui titolo riprende una celebre citazione
del romanzo di Sergio Atzeni Il figlio di Bakunin, è
una serie fotografica in cui i ritratti dei ragazzi e delle ragazze
di Carbonia sono accompagnati dalle immagini di luoghi e paesaggi
da loro abitualmente frequentati.
EVENTI
COLLATERALI
A completare il cartellone anche una
serie di eventi collaterali che coinvolgono il territorio urbano in
connessione con il tessuto rurale e naturalistico. Sabato e
domenica, a partire dalle 19.00, il centro di Carbonia sarà
protagonista dei due Aperitivi Sonori: il 6
maggio al Gsg Concept Store con dj set
di Lady Galluga, alla riscoperta dei suoni soul e funk tra gli anni
‘50 e i ‘70, e il 7 maggio al Nuovo Caffè del
Portico con Agata Eyes in consolle per un tuffo nostalgico
e spensierato negli scintillanti anni ‘80.
La mattina di domenica sarà invece
dedicata alla scoperta del territorio grazie
all’iniziativa Festival in cammino, un
trekking in collaborazione con la Fondazione Cammino
Minerario di Santa Barbara che partirà alle 10.30 dal
Museo del Carbone – Grande Miniera di Serbariu: un percorso
adatto a tutte e tutti verso lo splendido Nuraghe Sirai, ammirando
intorno un paesaggio che è il frutto della stratificazione e del
passaggio dell’uomo tra le epoche.
L’IMMAGINE DEL
FESTIVAL
A firmare il poster di Carbonia Film
Festival 2023, con un nuovo lettering e
un nuovo concept grafico, è
l’illustratrice Camilla
Falsini. È una Carbonia
immaginaria quella rappresentata: come in un collage
emerge nell’immagine uno skyline surreale e
surrealista, che parte da alcuni elementi architettonici
iconici della città e del suo territorio, mentre nel cielo fluttua
un enorme diamante nero che richiama il carbone sulla cui epopea
Carbonia si è fondata. Un paesaggio urbano con un gigantesco
minerale, lieve e che fluttua nel cielo, come nel famoso dipinto
di Magritte, un’eredità
storica che è al contempo destino e possibilità. Se è
vero che Carbonia esiste perché è stata fondata in funzione del
carbone, è altrettanto vero che il peso della realtà storica può
diventare un progetto e un’ipotesi di riscatto e
sviluppo culturale. Un pezzo di carbone può essere
prezioso come un diamante e leggero come aria.
Nel corso della sua carriera il
regista newyorkese Noah Baumbach ha spesso
riflettuto sulla famiglia, con film attraverso i quali esplorarla
in tutte le sue sfumature. Titoli come Il calamaro e la balena,
The Meyerowitz Stories e
Storia di un matrimonio
(ad oggi considerato il suo capolavoro artistico) offrono infatti
acuti racconti sul valore della famiglia, dei legami famigliari e
sulla difficoltà di tenere in piedi questo fragile ma fondamentale
nucleo affettivo. Un altro suo film sull’argomento, forse meno noto
ma altrettanto profondo, è Il matrimonio di mia
sorella, realizzato nel 2007.
Si tratta del lungometraggio
prodotto dopo Il calamaro e la balena, nel quale Baumbach
proponeva il divorzio di una coppia dal punto di vista del figlio
maggiore. Un’opera molto personale, con cui il regista ha
riflettutto sulla propria personale esperienza del divorzio dei
genitori. Con Il matrimonio di mia sorella egli esplora un
territorio simile, in modo altrettanto allusivo e indiretto,
virando però su toni meno drammatici (per quanto dramma e commedia
convivano sempre in modo difficilmente scindibile all’interno dei
suoi film). Il risultato è un’opera tanto divertente quanto
toccanta, che offre nuove possibilità di sguardo sui rapporti tra
consaguinei.
La trama di Il matrimonio di mia sorella
Protagonista del film è
Margot, una nevrotica scrittrice di successo che
vive a Manhattan con il figlio undicenne Claude. I
due si mettono in viaggio per andare a trovare
Pauline, la sorella di Margot, una donna dallo
spirito libero che vive a Long Island, nella vecchia casa di
famiglia, insieme alla figlia Ingrid. Il motivo
della riunione familiare è molto semplice: Pauline, l’indomani, si
sposerà con Malcolm, un musicista disoccupato
dall’animo altrettanto libertino. Appena Margot conosce il futuro
marito della sorella, capisce però di dover fare di tutto per
convincere la donna a desistere dal suo intento, facendo riemergere
vecchie tensioni e frustrazioni.
Margot non ha infatti mai approvato
le scelte di vita della sorella, soprattutto nel momento in cui
scopre di essere di nuovo incinta. Cosa di cui ha però deciso di
non dire a Malcom, tenendolo dunque all’oscuro del suo stato. Dal
canto suo Pauline rimprovera la sorella di aver sfruttato le storie
della loro famiglia per scrivere i suoi romanzi di successo,
lucrando dunque su dolore e aspetti privati. Le due, tuttavia,
invece di confrontarsi apertamente, sfogheranno le loro
frustrazioni su Malcolm e Claude, salvo capire di non poter
continuare a lungo così. La necessità di un definitivo chiarimento
tra loro si farà dunque sempre più inevitabile.
Il cast di Il matrimonio di mia
sorella e il significato del film
Ad interpretare Margot, la
protagonista, vi è l’attrice premio Oscar Nicole Kidman.
Del suo personaggio l’attrice ha dichiarato “spero che si veda
che la sua spigolosità, la cautela e la rabbia sono in realtà una
manifestazione del suo bisogno di proteggersi. Non è in un posto
sicuro, davvero, perché sua sorella non sa come prendersi cura di
lei, e lei non sa come prendersi cura di sua sorella… sentono che
dovrebbero essere molto, molto vicine, ma in realtà non tirano
fuori il meglio l’una dall’altra“. Accanto a lei, nel ruolo di
sua sorella Pauline, vi è invece l’attrice Jennifer Jason
Leigh, all’epoca sposata con Baumbach. Jack Black interpreta
invece Malcolm.
Per prepararsi ai loro ruoli e al
film, gli attori protagonisti hanno vissuto insieme per un certo
periodo di tempo in un’abitazione. “Ci sono state giornate di
prove, in cui si esplorava il testo e concepivano scene, ma allo
stesso tempo si mangiava insieme, si parla e ci si poteva stendere
sul divano e sostanzialmente condividere“, ha raccontato la
Kidman. “Perché gran parte della recitazione riguarda
l’abbattimento di una serie di barriere. Molte volte, come attore,
in particolare se sei famoso, hai molta protezione intorno a te.
Strati interi di autodifesa. E quindi per abbatterli e
improvvisamente entrare in qualcosa di profondamente intimo e
vulnerabile, ci vuole un po’ di tempo“.
Il profondo rapporto generatosi tra
gli attori ha dunque permesso al film di acquisire ciò che Baumbach
ricercava. Egli voleva infatti che guardando Il matrimonio di
mia sorella lo spettatore potesse sentirsi come una mosca sul
muro della casa in cui si svolge la maggior parte del racconto,
assistendo così ad una rappresentazione quanto più possibile
realistica di conflitti famigliari. Ricercando l’imperfezione dei
suoi personaggi, ottenuta poi grazie ai suoi attori, Baumbach ha
così potuto raccontare il bisogno di ognuno di sentirsi vicino ai
propri cari e proteggere e sentirsi protetto da questi, frenato
però da paure o differenze caratteriali sopra le quali sembra
impossibile passare. Nulla che l’aprire sé stessi e mettersi a nudo
non possa però risolvere.
Il trailer di Il matrimonio di
mia sorella e come vedere il film in streaming su Netflix o
altrove
È possibile fruire di Il
matrimonio di mia sorella grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili
Cinema, Google Play, Amazon Prime Video e Netflix. Su quest’ultima piattaforma si
trova attualmente al 4° posto nella Top 10 dei film
più visti in Italia. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video.
Zack Snyder ha
affermato che la televisione può correre molti più rischi del
cinema in termini di produzione, prendendo ad esempio serie tv come
Euphoria, e sostenendo che la TV moderna
può percorrere strade più rischiosi rispetto al cinema. Snyder sa
bene cosa significa correre dei rischi al cinema, dal momento che
ha immaginato lo “SnyderVerse” DC e, più
recentemente, Army
of the Dead oltre all’imminente Rebel
Moon. Euphoria è diventata una serie
culto prodotta da HBO e ideata da Sam Levinson con
Zendaya,
Sydney Sweeney,
Hunter Schafer e Alexa Demie che si
concentra su un gruppo di studenti delle scuole superiori che
affrontano diverse e pesanti difficoltà, tra abusi di ogni tipo e
un percorso decisamente travagliato.
Snyder è recentemente apparso nel
podcast della Pizza Film School
(tramite The Playlist) ospitato dai colleghi registi Joe e
Anthony Russo. Il trio ha discusso della televisione
moderna, che Snyder definisce la sua “età dell’oro”. Il regista
cita Euphoria e la serie thriller coreana di
NetflixSquid
Game come esempi di show perfetti per il mezzo
televisivo e che semplicemente non verrebbero realizzati come
lungometraggi nell’attuale clima hollywoodiano.
“Penso che siamo in una vera e
propria epoca d’oro della TV, nel senso che i programmi TV sono
molto più bravi a mostrarti qualcosa che non hai mai visto prima o
a farti perdere l’equilibrio o a percorrere una svolta che non
avevi previsto… Corrono molti più rischi. “Euphoria”, ad esempio,
stavo guardando la serie è semplicemente incredibile. Quello
spettacolo non dovrebbe esistere; è troppo bella. E questo genere
di cose che guardo e dico: ‘Questo film non verrebbe mai
realizzato; questo film non può esistere.’ Potresti immaginare che
‘Squid Games’ realizzato come film, sarebbe una [cosa] d’essai,
forse. “Euphoria” e “Squid Game” ti portano in posti in cui non hai
idea di dove stai andando o cosa sta succedendo, e penso che sia
quello che la gente vuole.”
Snyder osserva che la TV è
attualmente nella sua “età dell’oro”, ma la verità è che questa
situazione è figlia degli anni ’90 e 2000 in cui si sono prodotto
show del calibro de I Soprano, The Wire, fino ad arrivare a
Breaking Bad e Il Trono di
Spade, serie tv che hanno davvero determinato il corso del
mezzo. Lo streaming ha cambiato drasticamente il panorama della TV,
ma continuano ad esserci una miriade di serie che esplorano il
mezzo cinematografico in modi che i film non sono stati in grado di
fare.
Nonostante siano passato oltre
vent’anni dal primo capitolo della saga di
Ocean’s Eleven, il film di Steven
Soderbergh rimane uno dei progetti più divertenti e
costellati di grandi star della storia recente di Hollywood.
George Clooney,
Brad Pitt,
Matt Damon,
Julia Roberts, Don Cheadle e
altri si univano per portare a segno una rapita ideata da Danny
Ocean, eppure quel cast poteva essere anche più ricco. George Clooney
ha recentemente confermato che sia Mark Wahlberg che Johnny Depp erano stati contattati per
recitare nel film.
“Steven aveva appena girato ‘Erin Brockovich’ e ‘Traffic’, ed è
stato nominato per [un Oscar per] la regia di entrambi i
film”, ha detto George Clooney
durante una discussione con Soderbergh al TCM Film Festival.
“Quindi, le persone volevano davvero lavorare con lui
(…)Detto questo, alcune persone ci hanno detto di
no”, ha aggiunto Soderbergh.
“L’hanno fatto”, ha detto
George Clooney.
“Alcune persone molto famose ci hanno detto di andare subito a
fanculo. Mark Wahlberg, Johnny Depp. Ce n’erano altri. Adesso se ne
pentono. Io invece mi pento di aver fottuto Batman.”
Più avanti, via Variety, Clooney ha
ricordato come hanno convinto la mega star Julia Roberts a firmare per interpretare l’ex
moglie del suo personaggio.“Abbiamo inviato a Julia una
sceneggiatura e ho scritto una nota dicendo: ‘Ho sentito che ora
guadagni 20 [milioni di dollari] per un film'”, ha detto
Clooney. “E le abbiamo inviato una banconota da $ 20 … La
battuta l’ha fatta ridere, e sì, è saltata a bordo.”
Ocean’s Eleven ha ottenuto il plauso della
critica e ha incassato 450 milioni di dollari al botteghino
mondiale. Il film ha dato vita a un franchise che ha portato a due
sequel con il cast originale, Ocean’s Twelve del
2004 e Ocean’s Thirteen del 2007, oltre a uno
spin-off al femminile con Ocean’s 8 del 2018 con Sandra Bullock
e Cate
Blanchette.
La Warner Bros. sta attualmente
sviluppando un riavvio del franchise con Margot Robbie e Ryan Gosling come protagonisti. Robbie
produrrà il film sotto la sua bandiera LuckyChap con Tom
Ackerley e Michelle Graham. Gary
Ross, Olivia Milch e Josey McNamara di
LuckyChap saranno i produttori esecutivi. Village Roadshow è anche
coinvolto nel progetto in qualità di produttore esecutivo.
L’ultima volta che abbiamo
visto
Scarlet Witch di Elizabeth Olsen, è stato nella sua dipartita
in Doctor Strange nel Multiverso della
Follia. Nel film si era seppellisce
apparentemente sotto Wundagore Mountain. I fan con gli occhi di
falco hanno notato un lampo di luce rossa prima che il monte
crollasse su di essa, forse suggerendo che Wanda Maximoff in
realtà sia fuggita in luoghi sconosciuti.
Distruggere ogni copia di Darkhold attraverso il Multiverso ha
contribuito in qualche modo a riscattare l’Avenger dalle sue azioni
malvagie, e i fan sono ora ansiosi di rivedere il suo
personaggio. Durante una recente apparizione
al The Today Show, a
Elizabeth Olsen è stato chiesto se stesse
pianificando un ritorno nel MCU. Sfortunatamente, non ha
rivelato quello che tutti voi vi aspettavate.“È una domanda alla quale è difficile per me
rispondere”, ha iniziato
l’attrice, “perché sento che le mie
parole sono sempre distorte ogni volta che
rispondo”.“Lo spero, ma non ne ho
idea. Quando lo dico, non è per un modo di dire. È perché dico:
‘Sì, lo spero’, e lo dico sul serio.”
Aggiungendo che “assolutamente
non”ha iniziato a girare nulla e confermando
di non aver visto alcun copione, Olsen ha concluso la risposta
sottolineando che“non c’è nessun
contratto”. Questo è in linea con i
commenti passati che l’attrice ha fatto rivelando che ora firma
un’estensione del contratto ogni volta che i Marvel Studios vogliono che faccia un nuovo
film o programma TV. Il
buon senso ci dice che Scarlet Witch sarà una parte importante
diAvengers: The Kang Dynasty e Avengers:
Secret Wars,
anche se c’è la possibilità che il personaggio appaia anche
inAgatha:
Coven of Chaos. In ogni caso non possiamo far
altro che aspettare un annuncio ufficiale!
November – I
cinque giorni dopo il Bataclan racconta proprio ciò che promette nel titolo: il
breve tempo successivo a quel 13 novembre del 2015 che la Francia
(ma non solo) ricorda come una delle infinite ferite inferte dalla
follia degli attentati terroristici che hanno caratterizzato il
nostro secolo.
Diretto da Cédric
Jimenez, presentato al Festival
di Cannes dello scorso anno e candidato a ben sei premi César,
November è fedele allo stile del suo
regista, anche se la sceneggiatura è stata scritta da
Olivier Demangel. L’ultimo film di Jimenez era
stato infatti BAC Nord del 2020, un’altra pellicola ad
altissimo tasso adrenalinico che vedeva sempre le forze dell’ordine
all’opera nello sventare rischi, in quel caso localizzati ad una
zona ristretta della Francia e nell’ambito del narcotraffico.
November – I cinque giorni dopo il Bataclan, la recensione
Il regista di Marsiglia è
infatti avvezzo all’analisi di profili duri, com’era stato nel 2017
per L’uomo dal cuore di ferro, la storia
dell’agghiacciante gerarca nazista Reinhard
Heydrich chiamato proprio da Hitler con l’appellativo che
dà il nome al titolo del film. Ed è attratto da racconti che vedono
messa in scena l’eterna lotta tra chi combatte per il bene e chi lo
fa per il male, tra legalità e crimine, tra buoni e cattivi, come
French Connection del 2014 che raccontava
di un giudice determinato a stanare il capo di un’organizzazione di
stampo mafioso.
È insomma il tema
principale anche di November, quel dubbio
atroce che accompagna il ritmo febbrile di
tutto il film, nella corsa estenuante dei personaggi di
fantasia interpretati da
Jean Dujardin, Anaïs Demoustier, Jérémie
Renier e Sandrine Kiberlain. I
cinque giorni dopo il Bataclan sarebbero appunto il
concentrato delle ricerche che la sezione antiterrorismo della
polizia francese mette in atto con foga e impiegando decine di
operatori istituendo una rete di ricerche senza sosta, nella
speranza di scovare i responsabili della carneficina avvenuta a
Parigi consistita in tre esplosioni nei pressi dello stadio e delle
sparatorie in più luoghi pubblici – tra cui, appunto, il celebre
teatro – causando la morte di 137 persone e 368 feriti.
Ma
nel film di Cédric Jimenez la parte degli
attentati rivendicati dall’ISIS non si vede nemmeno per un attimo.
Tutto il racconto si svolge all’interno delle stanze degli uffici
della polizia, non viene mostrata la vita personale di nessun
agente e tutto convoglia verso il tentativo di riuscita delle
indagini: nei ragionamenti dei protagonisti, nella loro raccolta
ansiosa di tracce, anche le più trascurabili, che potrebbero
ricondurre a un minimo barlume di risoluzione.
Il presidente Hollande,
allora in carica, dichiara lo stato di emergenza e chiude le
frontiere. La Francia è in ginocchio anche perché, a gennaio di
quello stesso anno, era stata attaccata la sede del giornale
Charlie Hebdo. Il regista fa trasudare tutto
questo: la responsabilità profonda che ognuno sente per il proprio
ruolo di fronte alla difesa del Paese, insieme allo smarrimento e
all’angoscia nell’eventualità di prendere piste false. Le riprese
sono alternate tra movimenti di macchina chiari, con lo stile delle
serie tv statunitensi sulle unità anticrimine, e riprese da
videocamere a infrarossi poste sugli elmetti dei soldati, o
dall’alto in notturna con droni. Il ritmo serrato è dunque
agevolato dal punto di vista della macchina da presa, ma non vuole
limitarsi a quello.
Traspare chiaramente in
November il sentimento del regista che vive
le emozioni dei personaggi che riprende, che empatizza con la
paura, il desiderio di riuscita e, forse per alcuni aspetti,
l’ammirazione per l’eroismo di chi ha scelto un mestiere che con
ottime probabilità espone a una morte violenta.
November pone molti interrogativi, e riesce
a far osservare quei fatti partendo dalla prospettiva di chi mette
la propria umanità fallibile al servizio della possibilità di
salvare vite umane e arginare problemi di proporzioni mondiali. Ma
riesce a farlo senza patriottismo e, piuttosto, con un ottimo
andamento registico e narrativo.
Nonostante Netflix
abbia confermato ufficialmente The
Sandman 2 con un annuncio di un rinnovo pubblicato lo
scorso novembre, da allora non abbiamo più ricevuto notizie in
merito al sequel della serie di successo The Sandman. Ebbene oggi però a fornire i
primi aggiornamenti sullo stato delle cose è stato il co creatore
Neil Gaiman e lo ha fatto condividendo un
aggiornamento incoraggiante tramite la sua pagina Tumblr.
“Le sceneggiature sono
scritte. Stiamo lanciando il primo episodio che gireremo. I set
sono in fase di progettazione.” Nel finale di stagione,
Lucifer sembrava radunare i suoi eserciti in preparazione
di una guerra contro Morpheus e The Dreaming, ma se hai letto
“Season of Mists”, saprai che il Signore dell’Inferno non cerca
vendetta nel modo che ti aspetteresti. Sebbene nulla sia stato
confermato, molto probabilmente la seconda stagione introdurrà gli
altri membri della famiglia Endless di Dream: Destiny,
Delirium e (forse) Destruction.
The rumours are true. Netflix is thrilled that so many of you have been
watching Sandman, and the thing we were all hoping would happen…
has indeed happened… pic.twitter.com/zc5CrhsdZK
Tratta dalla premiata serie di
fumetti di DC Comics scritta da Neil Gaiman, THE
SANDMAN è un ricco connubio tra mitologia e fantasy
dark che si intrecciano nel corso di dieci incredibili capitoli
incentrati sulle numerose avventure di Sogno. La serie è ideata da
Gaiman, dallo showrunner Allan
Heinberg e da David S. Goyer, che ne sono
anche i produttori esecutivi, ed è prodotta da Warner Bros.
Television. L’uomo della sabbia, conosciuto anche come Sogno
(Tom Sturridge), è il potente essere cosmico che
controlla il nostro mondo onirico. Quando è catturato
inaspettatamente e tenuto prigioniero per oltre un secolo, Sogno
deve viaggiare attraverso mondi e linee temporali differenti per
riparare il caos causato dalla sua assenza.
Il cast di THE
SANDMAN include inoltre Boyd Holbrook, Patton
Oswalt, Vivienne Acheampong,
Gwendoline Christie, Charles Dance, Jenna Coleman,
David Thewlis, Stephen Fry, Kirby Howell-Baptiste, Mason
Alexander Park, Donna Preston, Vanesu Samunyai (conosciuta in
precedenza con il nome “Kyo Ra”), John Cameron Mitchell, Asim
Chaudhry, Sanjeev Bhaskar, Joely Richardson, Niamh Walsh, Sandra
James-Young e Razane Jammal.
Dopo la notizia che Sydney
Elizabeth Agudong avrà il compito di portare in vita Nani,
arrivano novità in merito a un altro membro del cast del
live-action di Lilo &
Stitch. Un report di Deadline informa che
il vincitore di Emmy e Tony Award Courtney B.
Vance si è unito al cast nei panni di Cobra
Bubbles, interprete di un ruolo chiave nella storia.
Cobra Bubbles è un
uomo duro. Nonostante inizialmente sia un antagonista per Lilo e
Stitch, non è affatto malvagio. In qualità di assistente sociale,
voleva assicurarsi che Lilo, che aveva perso i genitori, potesse
essere adeguatamente curata da Nani poiché anche lei era abbastanza
giovane, nonostante fosse legalmente considerata un’adulta. Il
personaggio si evolve poi nel corso della storia.
Courtney B. Vance è
meglio conosciuto per il suo lavoro in Lovecraft
Country della HBO (per il quale ha vinto l’Emmy Award come
attore guest in una serie drammatica) e The People v. O.J.
Simpson: American Crime Story (un’altra vittoria Emmy come
attore protagonista in una miniserie/film) per aver interpretato il
famoso avvocato Johnnie Cochran. È anche apparso
in film come Caccia a Ottobre Rosso,
Dangerous Minds, Space Cowboys e
La Mummia. Il film sarà diretto da Dean
Fleischer Camp.
Il remake live-action di
Lilo &
Stitch è stato sviluppato per la prima volta nel 2018.
Pubblicato originariamente nel 2002, Lilo
& Stitch è il 42esimo
film d’animazione della Disney. Il film è stato ben
accolto e da allora è stato uno dei film preferiti da molti, con
Stitch che è diventato rapidamente un’altra mascotte iconica della
Disney. Dan Lin e Jonathan Eirich di Rideback produrranno il
remake, mentre Ryan Halprin di Rideback sarà il produttore
esecutivo del nuovo film.
Confermati nel cast del live action
di Lilo &
Stitch ci sono al momento Sydney Elizabeth
Agudong nel ruolo di Nani, Maia Kealoha
in quello della protagonista Lilo, Courtney B.
Vance sarà Cobra Bubbles.
“Lilo è una ragazza hawaiana
solitaria che adotta un piccolo e brutto ‘cane’, che lei chiama
Stitch”, recita la sinossi del film d’animazione
originale. “Stitch sarebbe l’animale domestico perfetto se
non fosse in realtà un esperimento genetico che è fuggito da un
pianeta alieno ed è precipitato sulla Terra. Attraverso il suo
amore, la sua fede e la sua fede incrollabile nell’ohana, il
concetto hawaiano di famiglia, Lilo aiuta a sbloccare il cuore di
Stitch e gli dà la possibilità di prendersi cura di qualcun
altro.
The ghost of Richard Harris, su Sky Arte
lunedì 24 aprile alle 21.15, in streaming solo su NOW e disponibile
anche on demand, è un film diretto da Adrian
Sibley che esplora la vita privata e pubblica di uno degli
attori più significativi della sua generazione, Richard
Harris. Figura intensa ed elettrica sia sul palcoscenico
che sullo schermo, l’attore irlandese nella sua carriera ha
attraversato cinque decenni e generi cinematografici diversi, è
stato premiato come miglior attore a Cannes nel 1964 ed è stato
nominato due volte agli Oscar, nel 1963 e nel 1990.
È
morto nel 2002, lasciando un grande vuoto in chi lo ha amato, in
particolare nei suoi tre figli Damian, Jarede e Jamie, che in
questo film scavano nella memoria e ripercorrono insieme la vita
del padre che avrebbero voluto tutto per sé ma che invece era
spesso assente per lavoro.
Tra
vecchi scatoloni e fotografie in bianco e nero, filmati inediti e
interviste a chi ha lavorato con lui, come Vanessa Redgrave
e
Russell Crowe, il film racconta l’infanzia e gli
esordi di Harris, e prosegue con aneddoti che
ricordano come fosse eccessivo, dipendente dall’alcol e dalla
droga, ma anche profondamene dedito al suo lavoro e capace di
mettersi in gioco: è stato infatti anche un cantante che ha
raggiunto le vette delle classifiche con cinque album, e un poeta
acclamato e prolifico.
The ghost of Richard Harris è un ritratto
di un uomo turbolento, che ha vissuto di alti e bassi, ma che in
fondo era anche padre e nonno affettuoso, che ha deciso di
accettare nella saga di
Harry Potter la parte di
Silente, l’ultima in cui ha recitato al cinema, per far felice
la nipote.
È il 1981 quando Sam
Raimi (recentemente tornato alla regia con Doctor Strange nel Multiverso
della Follia) porta cinque ragazzi in uno chalet di
montagna per farli scontrare con uno spietato demone maligno. Nasce
così La casa, uno dei più celebri cult del cinema
horror, capace di prendere le regole del genere e farne qualcosa di
nuovo. 42 anni, due sequel, un remake e una serie televisiva dopo,
ci spostiamo ora dal bosco alla città con La casa – Il
risveglio del male, diretto da Lee Cronin e prodotto
dallo stesso Raimi. Un cambio di location che aggiorna dunque la
saga, in quello che è a tutti gli effetti un quinto capitolo
reboot.
Nuova location, sì, ma anche
ulteriori altri elementi che, in linea con la politica dei reboot,
hanno l’obiettivo di far sintonizzare questo nuovo film con le
attuali tendenze e sensibilità, del cinema ma non solo. Inutile
girarci però intorno, La casa – Il risveglio del
male è concepito per spaventare e di paura riesce a
suscitarne, tanta. Lo fa già a partire dal nuovo contesto: un
lugubre condominio di Los Angeles. Qui, tra corridoi caratterizzati
dalla semi oscurità e da ampi spazi aperti e abbandonati, vive
Ellie (Alyssa Sutherland), tatuatrice e madre di
tre figli, che riceve la visita di sua sorella Beth (Lily
Sullivan), tecnica del suono per una rock band e da poco
scopertasi incinta.
Una famiglia senza padri, dunque,
che può contare solo sulla forza della propria unione. Il
ricongiungimento delle due sorelle è però compromesso dal
ritrovamento di un antico libro, ricco di inquietanti illustrazioni
realizzate col sangue. Un ritrovamento che, di suo, aggiunge
ulteriore tensione al racconto. Basta poi l’ascolto di alcune
registrazioni di quanto in esso scritto per scatenare un demone in
carne e ossa sulla famiglia. Ed è qui che subentra l’orrore
definitivo: impossessatosi di Ellie, il demone costringerà i
restanti protagonisti ad una crudele, violenta e primordiale
battaglia per la sopravvivenza.
La casa – Il risveglio del male è pura follia
orrorifica
Se il remake del 2013 ha
sconvolto gli spettatori per l’elevato livello di atrocità e
sangue, La casa – Il risveglio del male è pronto a
scioccare ancor di più quanti avranno il coraggio di affrontare la
sua visione. Nel corso dei suoi 97 minuti di durata, il film offre
infatti un continuo alternarsi tra semplice stato di allerta a
momenti di puro orrore. Non ci sono pause, non c’è possibilità di
tirare sospiri di sollievo. Proprio come quando si va sulle
montagne russe, che finché non se ne scende si vive un continuo
senso di terrore (ma anche eccitazione, per i più coraggiosi), così
La casa – Il risveglio del male da quando inizia e fino ai
suoi titoli di coda costringe a confrontarsi con scioccanti
mutilazioni, elementi splatter, jumpscare, sangue a non finire e
molto altro ancora.
Quanto visto nel trailer, già di suo
particolarmente impressionante, è solo parte di ciò che il film ha
da offrire. Il che farà certamente piacere agli appassionati del
genere dallo stomaco forte, che davanti a sequenze come quella in
cui viene adoperata una grattugia o ancora quelle che prevedono lo
smembramento dei corpi, ritroveranno soluzioni visive e idee di
messa in scena realizzate con un certo gusto. Senza dimenticare la
mamma demoniaca interpretata dalla Sutherland: una presenza
memorabile, spaventosa già solo per il trucco che la caratterizza.
Elementi, questi, che fanno di La casa – Il risveglio del
male un horror decisamente convincente che, anche riprendendo
inquadrature tipiche dell’estetica di Raimi o fornendo omaggi ai
classici horror, centra in pieno l’obiettivo di fare paura. Forse
facendone anche troppa.
Quella certa paura di una scrittura più ambiziosa
Tanto orrore, dunque, che è
indubbiamente ciò che un film come La casa – Il risveglio del
male deve offrire ai propri spettatori, ma carente è stata
l’attenzione riposta nella sua scrittura. Certo, abbiamo un cambio
di location che “svecchia” la saga (in modo molto simile a quanto
avvenuto con ScreamVI),
due madri emancipate e attuali riflessioni legate al tema della
maternità e della famiglia non tradizionale. Eppure, Cronin (anche
sceneggiatore del film oltre che suo regista) sembra non aver avuto
il coraggio di usare tali elementi in modo più ambizioso. La paura
generata ad esempio dagli spazi in cui si muovono i protagonisti è
merito più di una regia attenta a valorizzare tali ambienti, che
non di una scrittura che invece si limita ad utilizzarli nel modo
più canonico.
Naturalmente l’aspetto visivo in un
horror ha la precedenza e come già riportato La casa – Il
risveglio del male in questo eccelle. Ma il mancato sostegno
di una sceneggiatura meno prevedibile, meno canonica, si fa sentire
in più momenti. Viene così a mancare, ad esempio, un maggior
approfondimento dei personaggi protagonisti, che avrebbe invece
potuto conferire ulteriore valore tanto alla loro presenza nel film
quanto al film stesso. Conseguenza più evidente di questa carenza è
però la mancanza di un senso di imprevedibilità, attraverso il
quale si sarebbe potuto iniettare nello spettatore un terrore
capace di continuare anche oltre l’uscita dalla sala. La casa –
Il risveglio del male regala invece un shock temporaneo, ma
considerando il livello di questo shock probabilmente va bene anche
così.
Mentre il 18 maggio uscirà in sala
Fast
X, è stato annunciato che Louis
Leterrier si unirà alla Famiglia Toretto
per l’ultimo capitolo del
franchise, Fast
and Furious 11. Leterrier ha sostituito Justin
Lin come regista del decimo capitolo lo scorso maggio, una
sostituzione improvvisa che ha chiaramente portato a qualcosa di
significativo per il team, dal momento che la produzione ha deciso
di confermarlo per l’ultimo capitolo dell’enorme franchise di
Universal.
“Louis è entrato a far parte
del team di ‘Fast & Furious’ senza problemi, con un’innata
comprensione del franchise, che è più forte che mai dopo due
decenni. Sotto la sua direzione, ‘Fast X’ sarà un thriller ad alta
intensità con tutta l’azione spettacolare, le emozioni e i colpi di
scena che i fan si aspettano – e anche di più”, ha dichiarato
Peter Cramer, presidente della Universal Pictures.
“Siamo entusiasti che continuerà a lavorare con la sua magia
sulla sedia da regista”.
Fast X, La fine della
corsa ha inizio
Fast
X uscirà nelle sale il 18 maggio 2023 ed è
diretto dal regista di Transporter Louis
Leterrier, che ha raccolto il timone dopo che Justin Lin ha
improvvisamente abbandonato il progetto a causa di divergenze
creative. Il film è scritto da Justin Lin e Dan Mazeau, con Justin
Lin ancora impegnato come produttore del film.
La fine della corsa ha inizio.
Fast
X, il decimo film della
saga di Fast & Furious, dà il via ai capitoli
finali di uno dei più leggendari e popolari franchise
cinematografici, giunto al suo terzo decennio e ancora sostenuto
dallo stesso cast e dagli stessi personaggi degli esordi. Nel corso
di molte sfide e contro ostacoli impossibili, Dom Toretto
(Vin
Diesel) e la sua famiglia hanno superato in astuzia,
coraggio e abilità tutti i nemici che hanno incontrato sul loro
cammino. Ora si trovano di fronte all’avversario più letale che
abbiano mai affrontato: una minaccia terribile che emerge dalle
ombre del passato, alimentata dalla vendetta, determinata a
disperdere la famiglia e a distruggere per sempre tutto e tutti i
suoi cari.
In Fast Five del 2011, Dom e la sua
squadra hanno eliminato il famigerato boss della droga brasiliano
Hernan Reyes e distrutto il suo impero su un ponte di Rio De
Janeiro. Quello che non sapevano è che il figlio di Reyes, Dante
(Jason
Momoa di Aquaman), ha assistito a tutto questo e ha passato
gli ultimi 12 anni a elaborare un piano per far pagare a Dom il
prezzo più alto. Il complotto di Dante spingerà la famiglia di Dom
da Los Angeles alle catacombe di Roma, dal Brasile a Londra e dal
Portogallo all’Antartide. Si stringeranno nuove alleanze e
torneranno vecchi nemici. Ma tutto cambia quando Dom scopre che suo
figlio di 8 anni (Leo Abelo Perry, Black-ish) è
l’obiettivo finale della vendetta di Dante.
Durante una recente conversazione
con
i fratelli Russo nell’ambito del loro podcast Pizza
Film School, il regista Zack Snyder ha
ammesso che la Warner Bros. ha cercato di spingerlo ad alleggerire
il tono di Justice
League aggiungendo più umorismo.
“La sceneggiatura di
Justice League si è evoluta da quello”, ha detto
il regista rivelando delle note che ha ricevuto dai vertici dello
studio. “Sarò onesto, la sceneggiatura, quello che è
successo con ‘Justice League’, perché avevamo una
sceneggiatura molto… la sceneggiatura originale era molto più
oscura e strana, e poi è uscito ‘Batman
Vs. Superman‘, e lo studio è stato tipo, ‘Non è abbastanza
divertente, le persone vogliono film più divertenti, vogliono cose
divertenti al suo interno.'”
“Siamo tornati indietro e
abbiamo fatto un… abbiamo alleggerito il film in generale. E
direi che
il mio taglio di ‘Justice League’è una sorta di via di
mezzo”, ha continuato Zack Snyder.
“Avevamo apportato le modifiche per lo studio e sarò
franco, Chris [Terrio] e io non siamo i ragazzi più divertenti del
mondo, non siamo come fantastici scrittori di barzellette… sono
solo onesto al 100% riguardo a questo [ride].”
“Avevamo
Ezra Miller ed è piuttosto divertente, quello era un po’ il suo
ruolo, essere The
Flash, ed essere giovane, ed essere un po’ irriverente e in
soggezione nei confronti di Batman e Superman. E ha fatto un ottimo
lavoro, e quella parte è stata grandiosa.” Durante la
conversazione, Snyder ha anche confermato che si parlava
effettivamente di rilasciare Justice League di Zack Snyder come una serie
in sei parti su HBO Max, solo che alla fine la cosa non è accaduta
a causa di alcune “regole legali” non
rivelate.
Legendary e Warner Bros. Pictures
hanno rivelato che l’attesissimo sequel Godzilla
vs. Kong di Adam Wingard si intitolerà
ufficialmente Godzilla
x Kong: The New Empire e uscirà nelle sale
quasi esattamente tre anni dopo il suo predecessore, il 15 marzo
2024.
Mentre i dettagli della trama vengono tenuti pesantemente nascosti,
la sinossi anticipa che il film metterà “L’onnipotente
Kong e il temibile Godzilla contro una colossale minaccia sconosciuta
nascosta nel nostro mondo, sfidando la loro stessa esistenza e la
nostra. Il film approfondisce i le storie di questi Titani, le loro
origini e i misteri di Skull Island e oltre, mentre scopri la
mitica battaglia che ha contribuito a forgiare questi straordinari
esseri e li ha legati all’umanità per sempre.“
Il film è interpretato da
Dan Stevens (Legion; The Guest),
Rebecca Hall (Iron
Man 3; Transcendence), Brian
Tyree Henry (Atlanta ; Eternals), Kaylee Hottle
(Godzilla vs. Kong ; Magnum PI),
Fala Chen (Shang-Chi e La leggenda
dei dieci anelli; The Undoing),
Alex Ferns (The
Batman; Wrath of Man) e Rachel
House (Thor: Ragnarok; Next Goal
Wins). Wingard torna alla regia con una sceneggiatura di Terry
Rossio, Jeremy Slater e Simon Barrett. Godzilla
x Kong: The New Empire arriverà nei cinema il 15
marzo 2024!
I diritti cinematografici di
Namor sono stati a lungo oggetto di
discussione, e la conversazione continua anche dopo il debutto del
personaggio in Black Panther: Wakanda Forever. Durante la
Fase 4 del sequel di Black Panther,Tenoch Huerta ha introdotto per la prima volta
Namor nel MCU e il personaggio è
destinato a fare altre apparizioni nel futuro del franchise.
Tuttavia, proprio come i diritti cinematografici di Bruce Banner/Hulk, i diritti di distribuzione
di Namor sono bloccati tra i Marvel Studios e la Universal Pictures. Questo rende poco chiaro
il suo futuro nel franchise, ma i Marvel Studios vorranno sicuramente tenersi
stretto l’antieroe originale dei Marvel Comics.
Namor ha debuttato pubblicamente nei fumetti
Marvel Comics nel numero 1 del 1939,
diventando così uno dei personaggi originali della Marvel. Nel corso degli
anni, sono stati fatti diversi tentativi per portare Namor in live-action, soprattutto nella sua
serie televisiva in sviluppo negli anni Cinquanta, ma non sono
andati a buon fine. Namor è stato uno dei
principali personaggi della Marvel Comics i cui diritti
cinematografici sono stati venduti ad altri studios, unendosi alla
schiera degli X-Men, dei Fantastici Quattro e di Spider-Man.
Chi possiede i diritti
cinematografici di Namor: Marvel o Universal?
I diritti cinematografici di
Namor sono stati venduti alla Universal Pictures negli anni ’90, insieme ai
diritti di Hulk. Nel 2014 il presidente dei Marvel Studios,
Kevin Feige, ha confermato la cosa. Ciononostante,
Feige ha anche affermato che “intrecci” e “vecchi
contratti” impedivano di andare avanti con un film da solista,
mettendo Namor al centro dell’attenzione.
Ciò ha suggerito che i problemi
risiedono nei diritti di distribuzione del personaggio, il che
significa che un film da solista con Namor non
potrebbe essere prodotto dal MCU, ma il personaggio
potrebbe apparire in qualità di supporto in altri progetti.
I riferimenti a Namor del MCU prima
di Black Panther 2
Black Panther: Wakanda Forever non è stato un
progetto in solitaria per Namor, il personaggio è
apparso come antagonista principale del film, con i
Marvel Studios che si sono
attenuti alle regole determinate dai diritti cinematografici.
Tuttavia, anche prima del debutto del personaggio nel
MCU, il suo regno
sottomarino di Talokan (adattato da
Atlantide dei Marvel Comics) erano stati citati più
volte in diversi progetti.
Una mappa in Iron Man 2 presentava un indicatore
nell’Oceano Atlantico, dove si pensava fosse situata la mitica
città. Il riferimento più significativo a Namor è
arrivato durante Avengers: Endgame, anche se la sua
effettiva connessione con l’antieroe è stata contestata.
Okoye menziona brevemente un terremoto sottomarino
al largo della costa dell’Africa occidentale, apparentemente dove
si sarebbe dovuto trovare il segnalatore della mappa di Iron Man 2. Gli sceneggiatori di Avengers: Endgame hanno poi smentito questa
teoria, ma è rimasta impressa nella mente del pubblico come un
riferimento diretto a Namor e
Atlantide. Tuttavia, in Black Panther: Wakanda Forever è stato
rivelato che la città sottomarina di Namor,
Talokan, si trova in realtà nella penisola dello
Yucatán, non vicino all’Africa.
Namor era il cattivo principale di
Black Panther: Wakanda Forever
Hulk del MCU ha avuto una carriera
incredibilmente fruttuosa dopo il suo film solista del 2008,
distribuito dalla Universal, Namor potrebbe
ottenere lo stesso livello di apprezzamento. In Black Panther: Wakanda
Forever, Namor ha combattuto con la
nuova Pantera Nera del MCU, Shuri, e alle forze del
Wakanda. L’attore Tenoch Huerta viene introdotto nella storia
grazie all’uso del vibranio, poiché viene rivelato che una meteora
di vibranio ha colpito anche la penisola dello Yucatán come il
Wakanda, permettendo agli antenati di Namor di
evolversi in esseri marini e portando alla formazione di
Talokan.
Alla fine di Wakanda
Forever, le due nazioni hanno stretto una timida alleanza,
anche se sembra che questa possa rompersi da un momento all’altro,
una trama che i Marvel Studios
esploreranno sicuramente nel futuro del MCU.
I cambiamenti di Namor nel MCU
rispetto ai fumetti
Nei fumetti,
Namor è il figlio mutante di un capitano della marina
e di una principessa atlantidea, ma la storia delle origini è stata
modificata per la versione MCU del personaggio.
Atlantide è stata adattata a
Talokan, una nazione costruita sul sito di una
caduta di meteoriti di vibranio che aveva influenzato la vita
vegetale circostante. Analogamente all’erba a forma di cuore di
Wakanda, una pianta sottomarina ha dotato gli
antenati di Namor di abilità che garantiscono la
loro sopravvivenza sott’acqua ma rendono impossibile la vita in
superficie.
Tuttavia, la mutazione di Namor gli permette di respirare sia dentro che
fuori dall’acqua e di mantenere il colore della pelle, mentre gli
altri Talokani diventano blu quando sono esposti
all’ossigeno dell’aria. Nei fumetti il personaggio ha contatti con
molti degli Avengers quindi ipoteticamente la sua storia dovrà
essere sviluppata molto più nel dettaglio. Tuttavia, la Fase 4 ha introdotto Namor
come uno dei primi mutanti ufficiali del MCU, insieme a
Kamala Khan in Ms. Marvel e a una variante del
Professor X in Doctor Strange nel Multiverso della
Follia.
La Marvel può usare Namor in un
film da solista?
Namor è sempre
stato uno dei preferiti dal pubblico per una possibile
trasposizione sul grande schermo. Come antieroe piuttosto che come
supereroe, il personaggio è un’aggiunta molto intrigante al
franchise. Tuttavia, la Universal Pictures potrebbe ostacolare i piani
di un possibile film da solista per Namor nel
MCU. La stessa situazione
si è venuta a creare con Hulk: la Marvel non può realizzare un film da solista
del personaggio ma può utilizzarlo per i ruoli di supporto.
Nel 2018, i Marvel Studios hanno descritto la situazione
di Namor come “complicata”, eppure recenti
speculazioni hanno suggerito che i diritti di Hulk e Namor potrebbero
presto tornare ai Marvel Studios, il che
potrebbe rendere possibile la realizzazione di film solisti per
entrambi i personaggi.
La Marvel può usare Namor in un
altro film?
Dopo il suo debutto come personaggio
secondario in Black Panther: Wakanda Forever, la presenza di
Namor nei futuri progetti del MCU rende felici i fan.
Agli inizi del franchise, era facile dare a Bruce Banner lo
sviluppo di cui aveva bisogno, anche se era un personaggio
secondario nei progetti di altri eroi.
Ma qualche anticipazione arriva da
Comicbook.com, dallo scrittore di Avengers: La dinastia Kang, Jeff Loveness, ha
rivelato di essere “entusiasta di scrivere Namor“.
Pur non fornendo esattamente una conferma, questo sembra suggerire
che Namor apparirà in Avengers: La dinastia Kang, il primo evento
crossover degli Avengers nella Fase 6.
Conferenza stampa gremita al cinema
Nuovo Sacher di Roma per la presentazione
de
Il sol dell’avvenire, nuovo attesissimo film di
Nanni Moretti. Con questo lavoro il regista
partecipa al
prossimo Festival di Cannes, assieme ad altri due italiani,
Marco Bellocchio ed Alice
Rohrwacher – “una regista molto interessante”, afferma
Moretti. “Mi dispiace che non ci sia Matteo Garrone”,
aggiunge. Il film, ci tiene a sottolineare con una battuta, non è
certo il suo ultimo: “Forse chiudo questa primissima fase della
mia carriera, alla quale poi seguirà la seconda, di un’altra
cinquantina d’anni, e forse anche una terza”. A chi gli
domanda come si stia preparando a sbarcare sulla croisette di
Cannes, il regista risponde così: “Vado a Cannes con il solito
spirito”. A proposito dell’esperienza di quel festival
aggiunge: “È bello quando c’è una platea che ride e si
commuove. Ancora più bello quando questa è enorme come al Palazzo
del cinema di Cannes”.
La costruzione de Il sol
dell’avvenire di Nanni Moretti
Il primo nucleo de
Il sol dell’avvenire nasce diverso tempo fa:
“Per quanto riguarda il film ambientato nel ’56, alcuni anni
fa, prima di Tre piani con le sceneggiatrici Federica Pontremoli e
Valia Santella cercammo di scrivere un film ambientato a
quell’epoca. Però, non ne eravamo soddisfatti. […] Dopo Tre piani,
aggiungendo alla compagnia Francesca Marciano, ho pensato di tenere
quell’ambientazione del ’56, ma […] volevo raccontare anche la vita
del regista”. Nanni Moretti precisa poi che
Il sol dell’avvenire non è stato influenzato dallo scoppio della
guerra in Ucraina, poiché: “La prima stesura è del giugno
2021”. Le riprese sono iniziate a inizio marzo 2022, ma la
sceneggiatura non ha subito modifiche importanti a seguito degli
eventi. Moretti racconta poi come il finale del film si sia evoluto
nel tempo. Senza anticipare nulla, si può dire che “L’ultima
ventina di inquadrature non era prevista nella sceneggiatura”.
Il loro inserimento è avvenuto in due fasi diverse: la prima,
l’ultimo giorno di riprese, la seconda, a montaggio già
iniziato.
Una scrittura molto femminile ne Il
sol dell’avvenire
Anche in questo nuovo lavoro,
Nanni Moretti torna a collaborare dunque con due
donne, cui se ne aggiunge una terza: Francesca
Marciano. Il regista rimarca la loro influenza positiva:
“Con Santella e Pontremoli lavoro da tanto tempo. Ora anche con
Francesca Marciano. Questo si riflette molto
positivamente sulle sceneggiature e sul mio desiderio di raccontare
figure femminili”. Francesca Marciano aggiunge delle
considerazioni su come sia cambiata la scrittura per il cinema
oggi, rispetto al passato: “E’ normale, per noi che abbiamo una
certa età, trovare che le cose cambiano. […] Per chi scrivere un
film, oggi, ad esempio, è una domanda diversa da quello che poteva
essere 30 anni fa. Roma aveva una quantità di produttori
indipendenti. […] Adesso abbiamo le piattaforme e le sale vuote.
Dobbiamo pensare a fare un cinema che forse non è più in sincrono
con la realtà di oggi. […] Il film non ha un giudizio su questo.
[…] Noi vogliamo fare dei film, Nanni vuole fare film che ancora
assomigliano a lui, alla sua etica, ai suoi principi, a ciò che è
importante per lui. Tutto è diverso, ma […] c’è una coerenza nel
lavoro artistico e immaginativo in questo film. Penso che sia
importante. Penso che sia anche una libertà, oggi più di prima,
fare film che rispondono a una visione del mondo che continua ad
avere il suo potere”.
Il sol dell’avvenire nelle parole
dei protagonisti
Silvio Orlando: “Erano 17 anni che non lavoravo
con Nanni ed ero molto felice che mi avesse richiamato. – L’ultimo
lavoro insieme era stato Il Caimano ndr. […] Vedendo il film sono
stato ancora più felice di essereci, perchè effettivamente è un
film che è un po’ una summa, la chiusura di un cerchio, della
storia personale che ho con Nanni, iniziata con Palombella rossa.
Questo film mi ha scosso dal profondo. […] Non è un film qualsiasi
per me, al di là della mia partecipazione”. Poi scherza:
“Ho detto mille volte nelle interviste che quando Nanni mi
chiama sono molto contento, anche felice, ma quando non mi chiama
sono molto più sereno. Dopo 17 anni di serenità, sono rientrato di
nuovo nella squadra. Però devo dire che questa volta è stato
veramente una passeggiata, è stato tutto molto gradevole”. Il
film è stato girato prevalentemente negli studi di Cinecittà. A
proposito di questo,
Silvio Orlando commenta: “Mi piace moltissimo
recitare in studio. […] perchè c’è più possibilità di
concentrazione. […] Avvicina di più a un’esperienza teatrale. Ti
senti molto più a fuoco in un set ricostruito. Una giornata ne vale
due rispetto a un set dal vivo. Sappiamo come è complicato girare
per le strade di Roma, ad esempio, in questi ultimi anni”.
Barbora Bobulova si
commuove raccontando come è entrata a far parte di quella che
chiama “famiglia morettiana”: “Voi siete una famiglia. Sono
entrata in questa famiglia dall’esterno. Mi sono sentita molto
accolta. […] Per me è stato bellissimo. Mi sono sentita accudita,
accarezzata. Ogni giorno sul set per me era un dono”. Prosegue poi
parlando delle sue affinità col personaggio di Vera, che
interpreta: “Già dal provino […] ho capito che questo personaggio
doveva essere mio. L’ho proprio sentito. A partire dal fatto che
fosse una sarta, mia nonna era una sarta. Poi, l’invasione
sovietica in Ungheria, mia madre è ungherese. Sono vissuta nel
socialismo. C’erano tantissimi elementi che mi rendevano affine a
questo personaggio. Quando Nanni mi ha scelto sono scoppiata a
piangere, come adesso. È stato un viaggio bellissimo. […] È stato
un privilegio anche lavorare con Silvio, mi ha dato
tantissimo”.
Margherita Buy, al suo quinto film con Nanni Moretti,
si dice molto contenta di aver partecipato a un lavoro così
“complesso”: “Ero molto curiosa di vedere anche tutte le altre
storie che si intrecciavano come sarebbero state rese”.
Riguardo al ritorno da attrice al fianco di Moretti e al loro lungo
percorso artistico insieme afferma: “Con Nanni […] prima siamo
stati sposati, poi fratelli, ora separati. Abbiamo fatto tutto il
percorso familiare. È bello ritrovarsi sul set e […] ricominciare
questi rapporti che si interrompono, poi riprendono. Avevamo fatto
Tre piani, film bellissimo, ma c’era una parte di dolore molto
forte che abbiamo vissuto sul set. Questo è stato un film non
facile, però in alcuni momenti mi sono anche molto
divertita”.
Di industria
cinematografica, piattaforme e cambiamenti
Non mancano una serie di domande
sullo stato del cinema italiano, sull’evoluzione dell’industria
cinematografica, sul nuovo mercato delle piattaforme e la crisi
delle sale. Rispetto a questi temi, Moretti espone il proprio punto
di vista.
Lo stato del cinema italiano
Moretti si dice convinto della
validità di molti registi e film italiani, che dimostrano la buona
salute del nostro cinema. Tuttavia, si concentra su ciò che intorno
ad essi si muove, focalizzando l’attenzione sui problemi del
mercato e non solo: “Il cinema italiano è vivo, come sempre. Ci
sono tanti registi, anche giovani – fino ai 65 anni – poi ci sono
Amelio, Bellocchio. […] E’ un cinema vivo di registi e film, però
privo di una cura, di attenzione intorno. Parlo ad esempio della
mancanza di belle trasmissioni sul cinema in televisione. […] A
volte il pubblico dà delle sorprese piacevoli”, cita il caso
dell’ampio successo Le otto montagne, “però intorno a questi film e
registi non c’è un’attenzione, una cura, che meriterebbero”. “I
film d’autore […] un tempo venivano ben preparati, coccolati,
uscivano al momento giusto. […] Ormai ci sono tanti film che
vengono gettati allo sbaraglio. Il pubblico non capisce cosa sta
uscendo, non capisce che tipo di film siano. […] Non è bello”.
Prosegue: “Un problema negli ultimi anni […] è stato, poi, che
tanti film teoricamente commerciali, praticamente, commerciali non
lo sono stati per niente. Questo, a proposito di industria
cinematografica è un fenomeno su cui riflettere”.
Le piattaforme
Sulle piattaforme e il loro ruolo
nell’industria cinematografica, Moretti ha le idee chiarissime e le
riassume, oltre che in una spassosissima sequenza de Il Sol
dell’avvenire, anche in una semplice affermazione: “Le
piattaforme vanno bene per le serie. I film si devono fare per il
cinema”.
Gli esercenti
A chi gli domanda cosa dovrebbero
fare gli esercenti per portare il pubblico in sala, Moretti
risponde così, da esercente della sala nella quale si svolge
l’incontro stampa: “Programmare buoni film” e cita alcuni
dei titoli che hanno fatto parte della programmazione più recente
del Nuovo Sacher. “In questo forse sono un po’ vecchio. Penso
che programmare buoni film sia la cosa principale”.
Nanni Moretti, fieramente contro
corrente
In questo panorama, il regista de
Il sol dell’avvenire rivendica infine il suo
essere stato sempre “contro corrente”, fedele al proprio modo di
fare cinema e alla propria idea di fruizione cinematografica,
indissolubilmente legata alla sala. “Ho sempre reagito andando
contro l’onda del momento. […] A metà anni 80 c’era la tendenza a
fare film fintamente internazionali, con cast e ambientazione
internazionale, in Italia, Firenze, o Venezia. Io ho reagito a
questa tendenza dominante […] con una mia casa di produzione – la
Sacher Film ndr- e producendo film italiani. […] Qualche anno dopo,
i cinema chiudevano […] e io ho aperto questa sala, andando contro
questa tendenza. Così anche più di 15 anni fa, quando gli
esordienti non se li filava nessuno, ho cominciato a fare […] Bimbi
belli, il festival con i registi esordienti. Anche ora, appunto, in
un momento di difficoltà delle sale, ho fatto finta di niente e ho
continuato a pensare, scrivere, girare, montare il mio film per gli
spettatori in un cinema. Quindi, cerco sempre di non preoccuparmi
troppo di quello che sta succedendo intorno”.
Il sol dell’avvenire, prodotto da Sacher Film e
Fandango, con Rai Cinema, Le Pacte, in collaborazione con France 3
Cinema, è in sala dal 20 aprile.
Marvel Studios ha rilasciato una
nuova featurette per Guardiani della Galassia
Vol. 3con lo
sceneggiatore/regista James Gunn, il capo dell’MCUKevin Feige e
il cast del trequel che riflette sul viaggio che li ha portati a
questo punto.
Ci sono alcuni nuovi frammenti di filmati del film, insieme a
approfondimenti su com’è stato dare vita a questi personaggi dopo
che così tante persone hanno dubitato delle possibilità di successo
del franchise nel 2014. Molte persone hanno sostenuto che Guardiani della Galassia sarebbe stato ” Il primo
flop dei Marvel Studios” quando è stato
annunciato, ma è invece diventata una delle proprietà di maggior
successo dei Marvel Studios.
Di recente vi abbiamo
segnalato che la previsione per questo film è che possa
debuttare negli USA con un impressionante $ 130 milioni di incassi
nel primo weekend, anche se questo è un numero che potrebbe
facilmente aumentare man mano che ci avviciniamo alla data di
uscita che è prevista per il 5 maggio 2023.
Guardiani della
Galassia Vol. 3, la trama ufficiale
Guardiani della Galassia Vol. 3, l’attesissimo
terzo e ultimo capitolo della trilogia di Guardiani della Galassia di
James Gunn, che arriverà il 3 maggio nelle
sale italiane. “Nel film Marvel Studios
Guardiani della Galassia Vol. 3, l’amato gruppo
di improbabili Super Eroi sembra po’ diverso ultimamente. Peter
Quill, ancora provato dalla perdita di Gamora, deve riunire intorno
a sé la sua squadra per difendere l’universo, oltre a proteggere
uno di loro. Una missione che, se non sarà portata a termine con
successo, potrebbe portare alla fine dei Guardiani così come li
conosciamo”.
La Universal Studios ha diffuso un
secondo trailer ufficiale di Fast X
(Fast and Furious 10), l’attesissimo decimo capitolo
della saga di
Fast and Furious. A poco più di un mese dalla fine,
Universal Pictures ha lanciato il secondo trailer cheoffre uno sguardo ancora migliore all’epica penultima
avventura per Dominic Toretto (Vin
Diesel) e la sua famiglia allargata.
Fast X, La fine della
corsa ha inizio
Fast
X uscirà nelle sale il 18 maggio 2023 ed è
diretto dal regista di Transporter Louis
Leterrier, che ha raccolto il timone dopo che Justin Lin ha
improvvisamente abbandonato il progetto a causa di divergenze
creative. Il film è scritto da Justin Lin e Dan Mazeau, con Justin
Lin ancora impegnato come produttore del film.
La fine della corsa ha inizio.
Fast
X, il decimo film della
saga di Fast & Furious, dà il via ai capitoli
finali di uno dei più leggendari e popolari franchise
cinematografici, giunto al suo terzo decennio e ancora sostenuto
dallo stesso cast e dagli stessi personaggi degli esordi. Nel corso
di molte sfide e contro ostacoli impossibili, Dom Toretto
(Vin
Diesel) e la sua famiglia hanno superato in astuzia,
coraggio e abilità tutti i nemici che hanno incontrato sul loro
cammino. Ora si trovano di fronte all’avversario più letale che
abbiano mai affrontato: una minaccia terribile che emerge dalle
ombre del passato, alimentata dalla vendetta, determinata a
disperdere la famiglia e a distruggere per sempre tutto e tutti i
suoi cari.
In Fast Five del 2011, Dom e la sua
squadra hanno eliminato il famigerato boss della droga brasiliano
Hernan Reyes e distrutto il suo impero su un ponte di Rio De
Janeiro. Quello che non sapevano è che il figlio di Reyes, Dante
(Jason
Momoa di Aquaman), ha assistito a tutto questo e ha passato
gli ultimi 12 anni a elaborare un piano per far pagare a Dom il
prezzo più alto. Il complotto di Dante spingerà la famiglia di Dom
da Los Angeles alle catacombe di Roma, dal Brasile a Londra e dal
Portogallo all’Antartide. Si stringeranno nuove alleanze e
torneranno vecchi nemici. Ma tutto cambia quando Dom scopre che suo
figlio di 8 anni (Leo Abelo Perry, Black-ish) è
l’obiettivo finale della vendetta di Dante.
La 76esima edizione del
Festival
di Cannes ha svelato il poster ufficiale di
questa sua edizione 2023. Su di esso vi è l’attrice
Catherine Deneuve, immortalata mentre si trova
sulla spiaggia di Pampelonne, per le riprese di La Chamade
di Alain Cavalier. In quel film la Deneuve
interpretava Lucile, che conduce una vita mondana e superficiale,
venata di disinvoltura e gusto per il lusso. Il suo cuore batte
freneticamente, in fretta, con passione. Proprio come il cuore del
cinema che il Festival di Cannes celebra ogni anno: il suo battito
vivo e corposo si sente ovunque. Il cuore della Settima Arte – dei
suoi artisti, professionisti, dilettanti – batte come un tamburo,
al ritmo dell’urgenza che la sua natura eterna impone.
“Gioiosa, audace e romantica,
una giovane donna dai lunghi capelli biondi sorride, fiduciosa, al
suo futuro. È una certa forma di magia che Catherine Deneuve
incarna: pura, incandescente e talvolta trasgressiva. È questa
indicibile magia che il 76° Festival Internazionale del Film
trasmette con questo manifesto senza tempo. Per ribadire il
glorioso presente del cinema e per intravederne un futuro pieno di
promesse. Catherine Deneuve rappresenta ciò che il cinema non
dovrebbe mai smettere di essere: sfuggente, audace, irriverente.
Qualcosa di evidente: una necessità”, è quanto riporta il
comunicato diffuso dal Festival.
La locandina ufficiale del 76°
Festival di Cannes è stata realizzata da Hartland
Villa (Lionel Avignon, Stefan de Vivies) da una foto di
Jack Garofalo sul set di La Chamade. Come
noto, il Festival di Cannes si terrà dal 16 al 27
maggio e il suo programma ufficiale è già stato
svelato, e tra i nomi già annunciati spiccano Martin Scorsese
e Wes Anderson, ma anche Wim Wenders,
Kore-eda Hirokazu e Todd Haynes. Per
quanto riguarda invece l’avventura italiana sulla croisette,
quest’anno è il turno di Nanni Moretti, Marco
Bellocchio e Alice Rohrwacher, tutti e
tre in concorso. In attesa che il Festival abbia inizio, ecco qui
di seguito il poster ufficiale:
Il regista indiano Tarsem
Singh, formatosi come autore di celebri videoclip, è poi
approdato al cinema realizzando film fortemente influenzati dal
fantasy o dalla fantascienza. Titoli come Immortals,Biancaneve o Self/Less presentano
infatti contesti futuristici o fiabeschi, con i quali Singh può
sbizzarrire tutto il suo talento visionario, presentando narrazioni
thriller o avvincenti racconti d’azione. Il suo primo film,
The Cell – La cellula (qui la recensione), del 2000,
presentava già queste caratteristiche ed è probabilmente ancora
oggi il lungometraggio che meglio esprime i suoi interessi
artistici, il tutto calato in un racconto profondamente cupo e ai
limiti della distopia.
Caratterizzato da scenografie
oniriche, con ampi omaggi ad vari artisti contemporanei, da
H.R. Giger a Damien Hirst,
The Cell – La cellula sembra essere un classico thriller
psicologico incentrato sulla figura del serial killer, ma al di là
della trama il film presenta molto più di quanto si potrebbe
pensare. Il regista porta infatti lo spettatore e i suoi personaggi
letteralmente all’interno della mente di un assassino, dando forma
a tutti gli incubi che si agitano in essa. Costato 33 milioni di
dollari, il film ne guadagnò ben 104, a conferma del grande
interesse suscitato nei fan del genere.
Tuttavia The Cell – La
cellula fu anche oggetto di numerose critiche, sia per i suoi
eccessi stilistici che per la sceneggiatura tutt’altro che
perfetta. Negli anni è però stato rivalutato come un titolo a suo
modo degno di nota, che non manca di suscitare ancora un certo
fascino. Prima di intraprenderne una visione, sarà certamente utile
approfondire alcune curiosità relative a tale film. Proseguendo qui
nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e al suo sequel. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti la pellicola nel proprio
catalogo.
The Cell – La cellula: la trama del film
In un futuro non troppo lontano, una
tecnologia sperimentale permette agli psicanalisti di entrare
letteralmente all’interno dell’inconscio dei loro pazienti, per
meglio indagare sulla loro mente e ricorrere a dalle terapie più
efficaci. Catherine Deane specializzata in questo
tipo di tecnologia, viene incaricata dall’ ispettore di polizia
Peter Novak di entrare all’interno della mente di
Carl Stargher, un serial killer finito in coma,
per scoprire il luogo di prigionia della sua ultima vittima. L’uomo
dopo aver catturato le sue prede, le intrappola infatti in una
specie di gabbia destinata a riempirsi d’acqua, facendole così
morire di annegamento.
Catherine comincia così le sue
indagini all’interno della mente del serial killer, scoprendo che
le violenze subite nell’infanzia ne hanno scisso la psiche: da una
parte vi è un un bambino, che riassume la sua parte buona, ma
dall’altra vi è un mostro dispotico che dà forma ai peggiori
istinti del serial killer. Piano piano, Catherine conquista la
fiducia del bambino nel tentativo di scoprire ciò che egli sa
dell’ultima ragazza rapita. Così facendo, tuttavia, finisce per
diventare a sua volta prigioniera nella mente del criminale, dove
può accaderle di tutto.
The Cell – La cellula: il cast del film
Ad interpretare Catherine Deane vi è
l’attrice e cantante Jennifer Lopez,
la quale accettò il ruolo in quanto affascinata dal contesto
immaginato dal regista. Nel film l’attrice appare anche con costumi
e acconciature molto diverse, che simboleggiano i cambiamenti del
suo personaggio. Inizialmente la Lopez aveva richiesto di poter
indossare degli abiti comodi, ma ciò le fu negato in quanto la
scomodità di questi era ideale al malesse vissuto dal suo
personaggio. Accanto a lei, nei panni del serial killer Carl
Stargher vi è Vincent
D’Onofrio, il quale ha rivelato che dopo aver visto la
sua interpretazione sua moglie si è rifiutata di dormire accanto a
lui per ben due settimane.
Ad interpretare il piccolo Carl
Stargher vi è invece l’attore Jake Thomas, noto
principalmente per aver interpretato poi Matt McGuire nella serie
Lizzie McGuire. Nei panni del detective Peter Novak vi è
l’attore Vince Vaughn,
mentre Tara Subkfoff è Julia Hickson, la ragazza
rapita da Carl. Quest’ultima, che doveva recitare sott’acqua in una
scena, non sapeva starci senza tenersi chiuso il naso con le dita.
Per mancanza di tempo, non fu possibile sostituirla con un’altra
attrice e la scena rimase così. Nel film sono poi presenti
Jake Weber nei panni di Gordon Ramsey e
Marianne Jean-Baptiste in quelli della dottoressa
Miriam Kent.
The Cell – La cellula: il
sequel, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Nel 2009 è stato realizzato un
sequel del film, dal titolo The Cell 2 – La soglia del
terrore. Questo è diretto non più da Singh ma da
Tim Iacofano e anche il cast di attori è
completamente diverso. Protagonista è l’attrice Tessie
Santiago, nei panni di Maya, un’investigatrice con la
capacità di leggere nella mente degli altri. Nel film la donna si
trova a dover entrare nella mente di un serial killer che tortura
le sue vittime fino a farle morire, per poi riportarle in vita e
ucciderle di nuovo. Questo sequel è stato però rilasciato
direttamente per il mercato home video, non ottenendo un
particolare successo.
È possibile fruire di
The Cell – La cellula grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Chili Cinema e Rai Play. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
mercoledì 19 aprile alle ore
21:30 sul canale Warner
TV.