Per tutti i fan di Bruce
Springsteen, Western Stars, il film che segna il
debutto alla regia del leggendario cantautore, già disponibile su
Infinity in 4K, arriverà anche su Infinity Premiere dal 29
maggio al 4 giugno.
Western Stars è la versione cinematografica
dell’ultimo album di successo internazionale di Bruce Springsteen e
offre ai fan di tutto il mondo l’opportunità unica di vedere “The
Boss” esibirsi in tutte e tredici le canzoni dell’album,
accompagnato da una band e da un’intera orchestra, sotto il
soffitto a cattedrale del fienile della sua centenaria
proprietà.
Uscito a cinque anni di distanza dal suo precedente progetto in
studio, l’album “Western Stars” segna un punto di partenza per
Bruce Springsteen, pur attingendo sempre dalle sue radici. Toccando
temi come l’amore e la perdita, la solitudine e la famiglia, e
l’inesorabile passare del tempo, il docu-film evoca il West
americano – sia il leggendario che il duro – in cui si intrecciano
filmati d’archivio e il racconto in prima persona della
rockstar.
Sembra fantascienza invece è comedy
intelligente, leggermente venata di satira politica, che prende di
mira, in maniera elegante e mai troppo diretta, la contemporaneità:
Space Force è la nuova serie Netflix,
disponibile in piattaforma a partire dal 29 maggio, per 10
divertenti episodi nati dalla collaborazione di Greg
Daniels e Steve Carell.
Collaudati professionalmente grazie
a The Office, in cui il primo scrive e il
secondo interpreta, Daniels e Carell firmano insieme uno show che
presenta immediatamente, nei primi minuti del pilota, la sua natura
ibrida. A metà tra situation comedy a sfondo familiare e
workplace comedy, Space Force vede
l’attore nominato all’Oscar tornare al suo “primo amore”, la
commedia seriale che proprio con The Office lo aveva fatto
conoscere al mondo. Ma se Michael Scott è un personaggio bizzarro e
sopra le righe in un contesto che ricerca la risata demenziale, il
generale Mark R. Naird, protagonista della nuova
serie Netflix, è un valoroso soldato, un uomo d’azione,
integerrimo, volitivo, convinto di essere arrivato al grado più
alto di soddisfazione professionale e pronto a godersi tutti i
benefici di questa promozione.
La premessa di Space Force
La serie infatti si apre con la
cerimonia di assegnazione a Naird della quarta stella, il massimo
riconoscimento per un ufficiale della USA Air Force. A fronte di
questa promozione, Naird si aspetta un cambiamento importante nella
sua carriera, ma proprio durante la prima riunione con lo Stato
Maggiore, gli viene assegnata una missione impensabile: guidare la
Space Force, una nuova divisione delle forze armate degli Stati
Uniti che porterà la nazione a dominare di nuovo lo spazio, la Luna
e, in tempi brevi, anche Marte. Insomma, un’ispirazione
dall’assurdità della vita reale che si pone come premessa
esilarante alla serie di Daniels e Carell. Sicuramente le ambizioni
trumpiane hanno ispirato il duo che, come ogni comico che si
rispetti, non può che attingere dalla realtà per raccontarne le
contraddizioni e riderci su.
La promozione di Naird alla
Space Force cambia la sua vita. Lo ritroviamo
un anno dopo a lavorare in una base segreta, che segreta poi non è,
con la figlia che non si è affatto ambientate nella nuova scuola e
la moglie in prigione, condannata a 40 anni di reclusione per un
crimine che non ci è mai dato sapere, almeno non nella prima
stagione. Da questo presupposto, che occupa i primi minuti del
pilot, parte l’avventura di Naird, che si divide tra ufficio e
casa, tra colleghi e famiglia, faticando a tenere tutto insieme ma
tentando sempre di farlo con grande professionalità, una devozione
incondizionata verso la moglie e un grande amore per la figlia.
Un esilarante John
Malkovich
Nell’orbita di Naird ruotano
diversi personaggi, tutti caratterizzati in maniera molto precisa
dalla scrittura di Daniels che, accantonando i toni demenziali di
The Office, punta di più su una comicità costruita su dialoghi e
rapporti tra gli interlocutori. Questo presuppone anche una certa
evoluzione dei personaggi, nell’arco della stagione, che denota la
natura ibrida di Space Force. Eccellenti sono i
dialoghi tra il protagonista e Adrian Mallory, scienziato civile a
capo dell’area scientifica della Space Force, che ha lo stile di
John Malkovich e a cui il grande attore regala
il suo atteggiamento aristogratico, una certa ambiguità sessuale e
un piglio assolutamente gustoso, perfettamente complementare alla
rigidità di Carell/Naird.
Oltra a Mallory, altri personaggi
importanti che si sviluppano man mano nel corso della serie sono il
dottor Chan (Jimmy O. Yang), visto con diffidenza
da Naird perché orientale; il capitano Angela Ali (Tawny
Newsome), pilota di elicotteri che desidera diventare
astronauta; Tony, il social media manager della Space Force
(Ben Schwartz). Insieme a loro ci sono un’altra
serie di personaggi, marginali, che non hanno una precisa origine o
direzione, ma che vengono sparsi nel corso degli episodi ad
aggiungere colore e movimento ad una trama che troppe volte procede
a stento. Data la follia della premessa che però trova riscontro
nel mondo reale, questo aspetto ondivago della storia e della
struttura dei personaggi all’interno di essa non rappresenta per
forza in demerito, quanto una semplice caratteristica di Space
Force.
In un panorama seriale saturo di
prodotti indirizzati principalmente ad un pubblico teen,
Space Force è una commedia che, giocando con le
diverse declinazioni del genere, consegna al pubblico in prodotto
originale per il contesto e rassicurante per il linguaggio. E
Carell che torna al piccolo schermo e alla comedy è una garanzia
assoluta.
Anica, Apa, Ape, Lara e tutte le
associazioni delle imprese dell’audiovisivo hanno firmato e diffuso
il protocollo che da ora in avanti permetterà ai set di riaprire in
sicurezza per riprendere l’attività di produzione audiovisiva. Dopo
la chiusura definitiva dei set a marzo, la produzione deve infatti
riprendere a funzionare, ammesso che si possa procedere in
sicurezza per tutti gli operatori di settore.
Ovviamente le linee guida rispettano
i dettami che sono stati attuati fino a questo momento anche per
altre attività, considerando però che il principio della distanza
sociale non può essere applicato al lavoro sul set. Di seguito,
trovate sia il comunicato ufficiale delle associazioni, sia la
versione integrale del protocollo.
Ecco il
comunicato:
Le organizzazioni dei
lavoratori, degli artisti, delle imprese di produzione
cineaudiovisiva, degli autori hanno trovato oggi convergenza sul
testo del protocollo di sicurezza per tutte le fasi della
lavorazione di un’opera, dagli uffici al set.
Il documento è il risultato di
un intenso lavoro di confronto ed è la sintesi delle proposte
emerse dalle diverse categorie, nel solco di quanto già indicato
nel protocollo sanitario condiviso il 24 aprile scorso dal Governo
e dalle Parti Sociali, Associazioni dei datori di lavoro e
Organizzazioni sindacali dei lavoratori, e delle norme vigenti
in materia di sicurezza sul lavoro.
Il documento prevede in
dettaglio i comportamenti, le responsabilità, le procedure da
adottare, gli strumenti da utilizzare per evitare la possibilità di
contagio da Covid-19 nella delicata fase di ripresa della
produzione, in particolare sui set.
Il rigore e il buonsenso hanno
guidato le parti nel trovare le soluzioni più adatte – alla luce
delle conoscenze attuali, delle competenze specifiche per ogni
reparto e delle raccomandazioni della comunità scientifica – per
garantire la sicurezza nei processi di lavoro della produzione
cineaudiovisiva.
Il fermo di tutti i set a marzo
è stata una scelta di responsabilità di tutti gli operatori
coinvolti e le regole condivise per la ripresa testimoniano la
convinzione che si può lavorare in sicurezza sui set.
La salute di ogni persona è
stata al centro dell’interesse di tutte le parti coinvolte, che
confermano l’intenzione di tornare a lavorare subito, rimarcando la
capacità del settore, in tutte le sue componenti, di concorrere
alla crescita del benessere materiale e immateriale del
Paese.
Il protocollo sarà ora
sottoposto alle istituzioni preposte sulla base dell’attuale
normativa.
Ecco il
protocollo integrale:
Protocollo per la tutela dei
lavoratori del settore cine-audiovisivo
Premessa
Le parti sono addivenute alla
formulazione del presente protocollo, da sottoporre all’esame e
alla verifica di congruità rispetto alle norme emergenziali
attualmente in atto, al fine di convenire le modalità di
funzionamento delle aziende del settore del Cineaudiovisivo.
Tale protocollo è stato redatto
tenendo presente le condizioni generali di funzionamento
ragionevolmente riscontrabili in tutti gli ambienti di lavoro.
Sulla base della effettiva
condizione di ciascuna delle attività sotto dettagliate, così come
in ipotesi di modifiche della condizione emergenziale, potranno
essere valutate e/o adottate integrazioni, modifiche o quant’altro
si rendesse più adeguato alle nuove evoluzioni del quadro generale
e particolare.
Il presente documento è diviso in
due parti, con riferimento alle due macro tipologie di ambiente di
lavoro tipiche della produzione e alle attività specifiche
caratteristiche di ciascuna di esse:
Uffici di produzione / preparazione attività di produzione
Set / troupe / attori e generici
Il protocollo declina le attività di
prevenzione e protezione necessarie in ciascuno degli ambienti/fasi
di lavoro sopracitate, come previsto dal “Protocollo condiviso di
regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della
diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”
sottoscritto da Governo e Organizzazioni dei lavoratori il 24
Aprile 2020.
Il protocollo assume e considera
imprescindibili, per la ripresa dell’attività di produzione, la
presenza di:
Responsabile sicurezza aziendale RSPP, figura prevista dal DL
81/08, di nomina aziendale, che collabora alla redazione del DRV
con le figure sotto indicate;
Medico competente aziendale, figura prevista dal DL 81/08, che
collabora con RSPP;
Comitato per l’applicazione e la verifica delle regole del
protocollo di regolamentazione, che comprenderà RSPP, MEDICO
COMPETENTE, RLS a livello centrale o territoriale (Protocollo 24
aprile 2020);
Responsabile alla sicurezza nominato dai lavoratori RLS, altra
figura prevista dal DL 81/08, la cui attività può essere supportata
dal RLST (rappresentante territoriale alla sicurezza nominato dalle
OO.SS.), anche esso di supporto consultivo alle figure di cui al DL
81/08:
Professionista sanitario e/o soccorritore di supporto operativo
ed emergenziale sul set per le questioni sanitarie;
Preposto Covid, figura responsabile all’interno del Comitato.
Dovrà essere scelto tra le altre figure del Comitato (RSPP, Medico
Preposto), in alternativa potrà essere incaricato a tale scopo il
Professionista sanitario e/o Soccorritore.
Il presente protocollo è soggetto ad
aggiornamento:
in adeguamento alle ordinanze delle Autorità nazionali
competenti e alle eventuali ordinanze regionali più
restrittive;
in adeguamento alle ordinanze delle Autorità sanitarie
competenti e a eventuali raccomandazioni della comunità
scientifica, in particolare rispetto alla scelta e alla fornitura
dei migliori materiali sanitari e DPI disponibili.
Il presente protocollo, in tutte le
sue parti fa riferimento alla definizione di “contatto stretto” del
Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie
(ECDC):
una persona che vive nella stessa casa di un caso di
COVID-19;
una persona che ha avuto un contatto fisico diretto con un caso
di COVID-19 (per esempio la stretta di mano);
una persona che ha avuto un contatto diretto non protetto con
le secrezioni di un caso di COVID-19 (ad esempio toccare a mani
nude fazzoletti di carta usati);
una persona che ha avuto un contatto diretto (faccia a faccia)
con un caso di COVID-19, a distanza minore di 2 metri e di durata
maggiore a 15 minuti;
una persona che si è trovata in un ambiente chiuso (ad esempio
aula, sala riunioni, sala d’attesa dell’ospedale) con un caso di
COVID-19 per almeno 15 minuti, a distanza minore di 2 metri;
un operatore sanitario od altra persona che fornisce assistenza
diretta ad un caso di COVID19 oppure personale di laboratorio
addetto alla manipolazione di campioni di un caso di COVID-19 senza
l’impiego dei DPI raccomandati o mediante l’utilizzo di DPI non
idonei;
una persona che abbia viaggiato seduta in aereo nei due posti
adiacenti, in qualsiasi direzione, di un caso di COVID-19, i
compagni di viaggio o le persone addette all’assistenza e i membri
dell’equipaggio addetti alla sezione dell’aereo dove il caso indice
era seduto (qualora il caso indice abbia una sintomatologia grave
od abbia effettuato spostamenti all’interno dell’aereo,
determinando una maggiore esposizione dei passeggeri, considerare
come contatti stretti tutti i passeggeri seduti nella stessa
sezione dell’aereo o in tutto l’aereo).
Il collegamento epidemiologico può
essere avvenuto entro un periodo di 14 giorni prima o dopo la
manifestazione della malattia nel caso in esame.
Il presente protocollo assume come
attività preliminare e obbligatoria in ciascuna delle fasi/ambienti
successivamente distinti, la formazione del personale, come
descritta a seguire:
Formazione del
personale
Tutto il personale degli uffici di
produzione, delle attività di preparazione, del set dovrà ricevere
specifica formazione circa l’utilizzo di DPI e regole di
distanziamento sociale. Questa attività dovrà preferibilmente
essere sviluppata a distanza (per esempio webinar o risorse già
disponibili online) ove possibile e non tramite corsi frontali,
quanto meno nei limiti di cui al DL 81/08.
E’ richiesto l’impegno a rispettare
responsabilmente ogni disposizione relativa al contrasto e al
contenimento
della diffusione del virus Covid-19
negli ambienti di lavoro e fuori da questi.
PARTE PRIMA: REGOLE
SPECIFICHE UFFICI DI PRODUZIONE / PREPARAZIONE ATTIVITA’ DI
PRODUZIONE
Le attività sono organizzate
come segue:
Regole igieniche generali
Negli uffici di produzione/ambienti
di preparazione è necessario mantenere le seguenti norme
igieniche
Mettere a disposizione soluzioni idroalcoliche per il lavaggio
delle mani.
Evitare abbracci e strette di mano.
Mantenimento di una distanza interpersonale di almeno un metro
o, laddove necessario, utilizzo mascherine e/o DPI come da
indicazioni dell’Autorità Sanitaria.
Igiene respiratoria (starnutire e/o tossire in un fazzoletto
(monouso) evitando il contatto delle mani con le secrezioni
respiratorie).
Evitare l’uso promiscuo di bottiglie e bicchieri.
Non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani.
Coprirsi bocca e naso se si starnutisce o tossisce.
Pulire quotidianamente le superfici con disinfettanti a base di
cloro o alcol.
Evitare assembramenti in aree comuni (per esempio in mensa o
negli altri spazi di pausa).
Consumare i pasti mantenendo una distanza di almeno un
metro.
Evitare le riunioni se non strettamente indispensabili. In caso
sia necessario tenere una riunione, mantenere una distanza di
almeno un metro tra i partecipanti e/o DPI come da indicazioni
dell’Autorità Sanitaria
Utilizzo dei DP
Al personale devono essere forniti adeguati DPI. Questi
includono:
mascherine chirurgiche;
guanti monouso.
L’utilizzo di specifici DPI, come da indicazioni dell’Autorità
Sanitaria, è obbligatorio qualora si verifichino situazioni di
contatto ravvicinato e non sia possibile mantenere una distanza
interpersonale di almeno un metro.
L’utilizzo dei guanti monouso è obbligatorio in specifici
contesti, come ad esempio personale addetto alla pulizia degli
ambienti o alla ristorazione o nell’utilizzo di oggetti condivisi,
come ad esempio attrezzi di lavoro.
I guanti monouso devono essere cambiati ogni volta che si
sporcano ed eliminati correttamente nei rifiuti
indifferenziati.
I guanti monouso devono essere cambiati ogni volta che vengono
a contatto con bocca naso e occhi.
E’ assolutamente consigliabile l’utilizzo di app per il contact
tracing (dell’app “immuni” o di app raccomandate dalle autorità
regionali).
Gestione ambienti indoor e sanificazione degli
spazi
un buon ricambio dell’aria in tutti gli ambienti dove sono
presenti postazioni di lavoro e personale, aprendo con maggiore
frequenza le diverse aperture: finestre e balconi.
Pulizie quotidiane delle superfici toccate più di frequente
(es. porte, maniglie, finestre, vetri, tavoli, interruttori della
luce, servizi igienici, rubinetti, lavandini, scrivanie, sedie,
maniglie passeggeri, tasti, tastiere, telecomandi, stampanti,
distributori automatici) tramite uso di acqua e sapone e/o con
alcool etilico al 75% e successivamente con una soluzione di
ipoclorito di sodio diluita allo 0,5%.
Negli edifici dotati di specifici impianti di ventilazione
(Ventilazione Meccanica Controllata, VMC) che movimentano aria
attraverso un motore/ventilatore e consentono il ricambio dell’aria
di un edificio con l’esterno è opportuno mantenere attivi
l’ingresso e l’estrazione dell’aria 24 ore su 24, 7 giorni su 7
(possibilmente con un decremento dei tassi di ventilazione nelle
ore notturne di non utilizzo dell’edificio).
Negli edifici dotati di specifici impianti di ventilazione
(Ventilazione Meccanica Controllata), deve essere eliminata
totalmente la funzione di ricircolo dell’aria per evitare
l’eventuale trasporto di agenti patogeni.
La sanificazione degli ambienti dovrà essere eseguita
obbligatoriamente ogni volta fosse riscontrata positività al
tampone per SARS-COV2 in una persona che ha avuto negli ultimi 9
giorni accesso agli ambienti (lavoratori interni o esterni), al
primo utilizzo dell’ambiente, ed effettuata periodicamente in base
al tipo di location.
Gestione ambienti outdoor
Per la gestione degli ambienti outdoor non sono previste
specifiche indicazioni, né è necessaria procedura di sanificazione,
salvo specifiche necessità differenti. I mezzi mobili sono
considerati ambienti indoor.
E’ opportuno tuttavia provvedere a pulizie quotidiane delle
superfici toccate più di frequente (per esempio tavoli, mobilio,
servizi igienici) tramite uso di acqua e sapone e/o con alcool
etilico al 75% e successivamente con una soluzione di ipoclorito di
sodio diluita allo 0,5%.
Sintomatologia – Personale
La presenza di una TC corporea > 37.5, così come la presenza
di sintomi compatibili con COVID-19 (tosse, febbre, sintomi
influenzali) deve precludere l’accesso agli uffici e agli altri
ambienti interessati.
Il riscontro di febbre o sintomi compatibili con COVID-19 in un
membro del personale deve portare, qualora possibile e secondo le
procedure disposte dall’autorità sanitaria, a esecuzione di tampone
per SARS-COV2 e isolamento della persona con sintomi in attesa del
risultato del tampone, come da disposizioni dell’Autorità
Sanitaria.
Il reintegro in servizio è da valutare di caso in caso da parte
del medico competente aziendale.
Esecuzione tamponi
La valutazione circa l’opportunità
di eseguire tamponi per SARS-COV2 va riservata unicamente al
personale medico competente e deve seguire le indicazioni
ministeriali e rilasciate dall’ISS. In generale, l’esecuzione
dei tamponi va riservata a al personale che:
Abbia avuto contatto stretto (vedi definizione sopra) negli
ultimi 14 giorni con persona con COVID-19.
Abbia avuto contatto stretto negli ultimi 14 giorni con persona
con sintomi compatibili con COVID-19 che non abbia eseguito tampone
per SARS-COV2.
Abbia contratto infezione COVID-19 documentata tramite tampone
e non abbia conferma
laboratoristica di avvenuta guarigione (negatività tampone per
SARS-COV2 ripetuto a distanza di 24 ore).
Presenti o abbia presentato negli ultimi 14 giorni sintomi
compatibili con COVID-19 e non abbia documentazione di negatività
tampone per SARS-COV2.
Accesso esterni
L’accesso di persone esterne deve essere limitato ai casi di
assoluta necessità.
Propedeutica all’accesso di persone esterne deve essere la
certificazione da parte degli stessi circa il fatto di non aver
presentato sintomi compatibili con COVID-19 negli ultimi 14 giorni
e di non aver avuto contatti stretti negli ultimi 14 giorni con
persona con COVID-19, nonché la misurazione della temperatura
corporea.
Mensa e spazi comuni
L’accesso agli spazi comuni, comprese le mense aziendali, deve
essere contingentato, con la previsione di una ventilazione
continua dei locali, di un tempo ridotto di sosta all’interno di
tali spazi e con il mantenimento della distanza di sicurezza di un
metro tra le persone che li occupano.
Occorre garantire la sanificazione periodica e la pulizia
giornaliera con appositi detergenti dei locali mensa, delle
tastiere dei distributori di bevande e snack.
La consumazione di alimenti o bevande a buffet non è mai
consentita.
Trasporto dei materiali
Il personale responsabile del trasporto del materiale è da
considerarsi a tutti gli effetti alla stregua degli altri operatori
dell’attività di ufficio/preparazione/cantiere e per tale ragione
deve seguire le raccomandazioni contenute in questa parte del
documento.
Procedura da seguire in caso di sintomaticità o
positività al tampone di un membro del personale
La presenza di sintomi compatibili con COVID-19 (febbre, tosse
o sintomi simil-influenzali) in un membro del personale deve
portare a:
precludere l’accesso agli ambienti di lavoro alla persona
stessa;
e secondo le procedure disposte dall’autorità sanitaria,
esecuzione di tampone per SARS-COV2 e isolamento della persona con
sintomi in attesa del risultato del tampone.
La positività al tampone per SARS-COV2 in un membro del
personale deve portare a:
precludere l’accesso agli ambienti di lavoro alla persona
stessa;
isolamento fiduciario;
esecuzione tampone in tutti i contatti stretti (vedi sopra
definizione);
precludere l’accesso agli ambienti di lavoro ai contatti
stretti in attesa del risultato del tampone;
sanificazione degli uffici e di tutti gli ambienti di lavoro
indoor;
il reintegro sarà possibile alla guarigione (negatività tampone
per SARS-COV2 ripetuto a distanza di 24 ore).
Qualora un membro del personale sia un contatto stretto
(contatto con persona positiva COVID-19 negli ultimi 14 giorni) è
opportuno:
precludere l’accesso agli ambienti di lavoro alla persona
stessa;
esecuzione di tampone per SARS-COV2 e isolamento.
Medico competente aziendale
Il medico competente aziendale, di
concerto con il ‘Comitato per l’applicazione e la verifica delle
regole del protocollo di regolamentazione’, ha le seguenti
funzioni:
Accertare l’esecuzione dell’attività formativa di cui alla
premessa, che sarà a cura del Preposto Covid;
Accertare il rispetto delle procedure di distanziamento, uso di
DPI, isolamento e test dei sospetti prevista in questo documento,
attività che saranno a cura del Preposto Covid;
Gestire i casi sintomatici o positivi per COVID-19;
Autorizzare il reintegro sul posto di lavoro del personale con
sintomatologia compatibile con COVID-19 o con pregressa infezione
COVID-19 (assenza prolungata);
informare/formare i lavoratori sul rischio di contagio da
SARS-CoV-2 e sulle precauzioni messe in atto dall’azienda.
PARTE SECONDA: REGOLE
SPECIFICHE PER SET / TROUPE / ATTORI E GENERICI
Le attività sono organizzate
come segue:
Formazione del personale
In aggiunta alla formazione generale
per tutto il personale, formazione diretta e individuale al
personale e agli artisti che presentassero difficoltà nell’uso dei
DPI potrà essere eseguita sul set dal personale designato dal
‘Comitato per l’applicazione e la verifica delle regole del
protocollo di regolamentazione’ presente al momento delle riprese,
quanto meno nei limiti di cui al DL 81/08.
E’ fortemente raccomandato
l’utilizzo di app per il contacttracing, come ad
esempio l’app “Immuni”, quando disponibili.
Regole igieniche generali
Sul set è necessario mantenere le
seguenti norme igieniche:
Mettere a disposizione soluzioni idroalcoliche per il lavaggio
delle mani.
Evitare abbracci e strette di mano.
Mantenimento della distanza interpersonale di almeno un metro e
utilizzo di mascherine come da disposizione dell’Autorità
Sanitaria.
Igiene respiratoria (starnutire e/o tossire in un fazzoletto
evitando il contatto delle mani con le secrezioni
respiratorie).
Evitare l’uso promiscuo di bottiglie e bicchieri.
Non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani.
Coprirsi bocca e naso se si starnutisce o tossisce.
Pulire quotidianamente le superfici con disinfettanti a base di
cloro o alcol.
Evitare assembramenti in aree comuni (per esempio mensa e spazi
comuni).
Consumare i pasti mantenendo una distanza di almeno un
metro.
Utilizzo dei DPI
Al personale devono essere forniti
adeguati DPI, in base alla specificità del loro lavoro, in aggiunta
alle previsioni di cui al DL 81/08 e secondo le indicazioni sotto
specificate.
Qualora il lavoro preveda una
distanza interpersonale minore di un metro, è necessario uso di
mascherine e/o altri DPI conformi alle disposizioni delle autorità
scientifiche e sanitarie
L’utilizzo delle mascherine chirurgiche sul set è
obbligatorio.
L’utilizzo dei guanti monouso è da riservare a specifici
contesti, come ad esempio personale addetto alla pulizia o alla
ristorazione o nell’utilizzo di oggetti condivisi, come ad esempio
attrezzi di lavoro.
I guanti monouso devono essere cambiati ogni volta che si
sporcano e smaltiti correttamente nei rifiuti indifferenziati.
I guanti monouso devono essere cambiati ogni volta che vengono
a contatto con bocca naso e occhi.
I guanti antinfortunistici, previsti per particolari attività,
andranno igienizzati quotidianamente, e ogni volta che vengono a
contatto con occhi, naso e bocca.
L’utilizzo di guanti monouso e di mascherine FFP2/FFP3 e di
schermi di protezione per il viso è obbligatorio nel caso di
professionisti per cui il contatto ravvicinato, in particolare con
il cast, è connesso alle prestazioni stesse (truccatori,
acconciatori, microfonisti, assistenti costumi, sarte, attrezzisti
di set ecc.). Verranno recepite le eventuali ulteriori disposizioni
che potranno essere emanate dalle Autorità Sanitarie in
merito.
Le attività lavorative e/o preparazioni sul cast che non
possono essere svolte con l’uso dei guanti saranno ridotte al
minimo e verranno svolte con le dovute misure igieniche di
sicurezza secondo le indicazioni correnti dell’Autorità
Sanitaria.
Tutti i DPI monouso devono essere correttamente smaltiti nei
rifiuti indifferenziati al termine dell’utilizzo.
Gestione ambienti indoor e sanificazione del
set
Per la gestione degli ambienti
indoor si fa riferimento al documento prodotto dall’ISS e
disponibile a
https://www.iss.it/documents/20126/0/Rapporto+ISS+COVID-19+n.+5_2020+indoor.pdf/1ceb8b0e-c72b-ef12-75f2-484ff4dcf59d?t=1587114078746.
Si garantisce:
un buon ricambio dell’aria in tutti gli ambienti dove sono
presenti postazioni di lavoro e personale aprendo con maggiore
frequenza le diverse aperture: finestre e balconi. Il ricambio
dell’aria deve tener conto del numero di lavoratori presenti, del
tipo di attività svolta e della durata della permanenza negli
ambienti di lavoro. Durante il ricambio naturale dell’aria è
opportuno evitare la creazione di condizioni di disagio/discomfort
(correnti d’aria o freddo/caldo eccessivo) per il personale
nell’ambiente di lavoro.
Pulizie quotidiane delle superfici toccate più di frequente
(es. porte, maniglie, finestre, vetri, tavoli, interruttori della
luce, servizi igienici, rubinetti, lavandini, scrivanie, sedie,
maniglie passeggeri, tasti, tastiere, telecomandi, stampanti,
distributori automatici) tramite uso di acqua e sapone e/o con
alcool etilico al 75% e successivamente con una soluzione di
ipoclorito di sodio diluita allo 0,5%.
Negli edifici dotati di specifici impianti di ventilazione
(Ventilazione Meccanica Controllata, VMC) che movimentano aria
attraverso un motore/ventilatore e consentono il ricambio dell’aria
di un edificio con l’esterno è opportuno mantenere attivi
l’ingresso e l’estrazione dell’aria 24 ore su 24, 7 giorni su 7
(possibilmente con un decremento dei tassi di ventilazione nelle
ore notturne di non utilizzo dell’edificio).
Negli edifici dotati di specifici impianti di ventilazione
(Ventilazione Meccanica Controllata), deve essere eliminata
totalmente la funzione di ricircolo dell’aria per evitare
l’eventuale trasporto di agenti patogeni.
La sanificazione del set dovrà essere eseguita
obbligatoriamente:
Al primo ingresso in un ambiente, e prima dell’inizio delle
riprese in ogni nuovo ambiente.
Al termine delle riprese giornaliere.
Ogni volta si riscontrassero sintomi compatibili con COVID-19
(tosse, febbre, sintomi influenzali) o fosse riscontrata positività
al tampone per SARS-COV2 in un operatore sul set.
Gestione set outdoor
Per la gestione dei set outdoor non
sono previste specifiche indicazioni, né è necessaria procedura di
sanificazione, salvo necessità specifiche. I mezzi mobili sono
considerati ambienti indoor.
E’ opportuno tuttavia provvedere a pulizie quotidiane delle
superfici toccate più di frequente (per esempio tavoli, mobilio,
servizi igienici) tramite uso di acqua e sapone e/o con alcool
etilico al 75% e successivamente con una soluzione di ipoclorito di
sodio diluita allo 0,5%.
Le postazioni semi-chiuse, “gazebo video village, ecc.” vanno
igienizzate quotidianamente.
Trasporti del personale e del cast
Per il personale si raccomanda l’utilizzo di mezzi propri.
Il numero degli individui trasportati su mezzi comuni dovrà
permettere di mantenere un’adeguata distanza tra le persone,
I trasporti del cast principale andranno effettuati con mezzi a
uso esclusivo della produzione.
Si raccomanda che tutto il cast artistico utilizzi modalità di
spostamento che garantiscano la massima sicurezza. Qualora ciò non
fosse possibile, la produzione valuterà specifiche modalità di
intervento.
Gli autisti, essendo parte integrante della troupe, dovranno
seguire lo stesso protocollo.
I mezzi andranno igienizzati dopo ogni trasporto.
Catering
I lavoratori dovranno mantenere il distanziamento di almeno un
metro durante le pause.
Dovranno essere allestite più postazioni di craft e catering,
sia per la distribuzione degli alimenti che per il loro consumo,
distinte tra cast, troupe e generici. Se necessario verranno
applicati turni di pausa alternati.
Le zone catering dovranno essere sanificate quotidianamente e
dovrà essere garantita la pulizia con appositi detergenti dei
locali e delle tastiere dei distributori di bevande e snack.
Dovranno essere usati piatti e posate monouso compostabili e
pietanze pre-porzionate.
La consumazione di alimenti o bevande a buffet non è mai
consentita.
Rapporti con i fornitori
Al fine di ridurre la possibilità di contatto con il personale,
l’accesso ai fornitori esterni dovrà essere regolato attraverso
l’individuazione di procedure ad hoc per ogni location.
gli autisti dei mezzi di trasporto dovranno rimanere
all’interno dei mezzi di trasporto o nelle loro immediate
adiacenze.
La consegna dovrà avvenire in una zona filtro.
Il materiale trasportato dovrà essere igienizzato prima
dell’uso.
I dipendenti che dovranno recarsi presso le sedi dei fornitori,
dovranno utilizzare i DPI di prassi. I guanti monouso andranno
sostituiti prima di effettuare l’ingresso nel set.
Costumi di scena
Al fine di limitare il rischio di
trasmissione dell’infezione i costumi di scena saranno individuali
e non condivisi dai singoli attori/generici, finché non saranno
stati igienizzati.
Strumenti per il trucco e l’acconciatura, microfoni,
materiali di scena e props.
Al fine di limitare il rischio di
trasmissione dell’infezione è necessario che gli strumenti
utilizzati per truccare, pettinare e microfonare gli attori siano
monouso oppure a uso esclusivo dei singoli componenti del cast
oppure igienizzati dopo ogni utilizzo e a fine giornata.
Disposizioni specifiche per il cast
Gli attori in scena che non possono
operare nel rispetto delle distanze di sicurezza, stabilite dal
Governo e le Autorità Sanitarie, come riportate nel DVR valutato e
approvato preventivamente dal medico competente, prima dell’inizio
delle riprese, in base alla specificità del progetto e/o delle
caratteristiche delle scene:
saranno sottoposti ai test scientifici più affidabili per
accertare le condizioni di salute, escludere la positività a
COVID-19, immediatamente prima dell’inizio delle riprese che li
interessano.
ripeteranno tali test con cadenza almeno settimanale, anche in
assenza di sintomatologia.
si impegnano a rispettare responsabilmente ogni disposizione
relativa al contrasto e al contenimento della diffusione del virus
Covid-19 negli ambienti di lavoro e fuori da questi.
Interazioni attori e personale
Gli attori dovranno disporre di un camerino o di uno spazio
adeguato, a uso esclusivo, da utilizzare nelle pause di lavorazione
e come spogliatoio. Tale spazio sarà igienizzato ogni volta che
verrà destinato a un attore differente.
Gli attori dovranno utilizzare mascherine adeguate quando non
in scena, oppure non impegnati in attività di trucco o
acconciatura.
Gli attori in scena e i membri della troupe dovranno mantenere
le distanze di sicurezza durante la recitazione. Tali distanze
dovranno essere mantenute anche tra gli attori stessi, ove
possibile.
Generici sul set
Le scene che prevedono l’utilizzo
dei generici, qualora anch’essi impossibilitati all’utilizzo dei
dispositivi di protezione individuale, dovranno essere ridotte al
minimo indispensabile.
Nelle scene in cui l’utilizzo di
generici è imprescindibile, saranno adottate tutte le
precauzioni:
ove possibile, devono recarsi sul set già pronti per le
riprese, senza interazione con i reparti costumi, trucco,
acconciatura.
Quando in scena, la distanza di sicurezza tra i generici, tra i
generici e gli attori, tra i generici e la troupe dovrà sempre
essere rispettata, ove possibile.
Qualora fossero previste scene in cui non sia possibile
garantire la distanza di sicurezza tra i generici, oppure tra i
generici ed il cast, saranno previsti test preventivi per i
generici coinvolti, al fine dir verificare l’eventuale positività
al Covid-19.
Quando non in scena, essi dovranno rispettare lo stesso
protocollo di sicurezza del personale della troupe.
Controllo personale sul set
E’ opportuno controllare quotidianamente in ingresso e uscita
la TC al personale sul set tramite utilizzo di termo-scanner.
La presenza di una TC corporea > 37.5, così come la presenza
di sintomi compatibili con COVID-19 (tosse, febbre, sintomi
influenzali) deve precludere l’accesso al set.
Il riscontro di febbre o sintomi compatibili con COVID-19 in un
membro del personale sul set deve portare a:
precludere l’accesso al set alla persona in oggetto
esecuzione di tampone per SARS-COV2 e isolamento della persona
con sintomi in attesa del risultato del tampone;
sanificazione del set.
Le raccomandazioni del punto sopra sono da considerarsi
applicabili anche nella situazione in cui la sintomatologia venga
sviluppata presso il domicilio.
Valutazione personale set prima delle
riprese
Il medico competente applicherà le indicazioni delle Autorità
Sanitarie.
Il medico competente, in considerazione del suo ruolo nella
valutazione dei rischi e nella sorveglia sanitaria, potrà suggerire
l’adozione di eventuali mezzi diagnostici qualora ritenuti utili al
fine del contenimento della diffusione del virus e della salute dei
lavoratori.
Il medico competente effettuerà le comunicazioni all’azienda
riguardo l’idoneità alla mansione specifica.
Il medico competente effettuerà altre comunicazioni che
risultassero obbligatorie agli enti preposti.
L’esecuzione di tamponi deve seguire le raccomandazioni
dell’Autorità Sanitaria e va riservata primariamente al personale
che:
Abbia avuto contatto stretto (vedere definizione sopra) negli
ultimi 14 giorni con persona con COVID-19;
Abbia avuto contatto stretto negli ultimi 14 giorni con persona
con sintomi compatibili con COVID-19 che non abbia eseguito tampone
per SARS-COV2;
Abbia contratto infezione COVID-19 documentata tramite tampone
e non abbia conferma laboratoristica di avvenuta guarigione
(negatività tampone per SARS- COV2 ripetuto a distanza di 24
ore);
Presenti o abbia presentato negli ultimi 14 giorni sintomi
compatibili con COVID-19 e non abbia documentazione di negatività
tampone per SARS-COV2.
In caso di disponibilità e autorizzazione da parte
dell’Autorità Sanitaria, l’esecuzione di tamponi sarà estesa a
valutazione preventiva del personale sul set anche in assenza delle
condizioni sopra menzionate. Tale valutazione sarà ripetuta con
cadenza settimanale.
Inoltre, in presenza di test sierologici certificati come
affidabili, è indicata la loro esecuzione al personale sul set e la
sua ripetizione a cadenza almeno quindicinale.
Procedura in caso di sintomaticità o positività al
tampone di un membro del personale del set
La presenza di sintomi compatibili
con COVID-19 (febbre, tosse o sintomi simil-influenzali) in una
persona che opera sul set deve portare a:
precludere l’accesso al set alla persona stessa;
esecuzione di tampone per SARS-COV2 e isolamento nella persona
con sintomi in attesa del risultato del tampone;
sanificazione del set;
la positività al tempone per SARS-COV2 in una persona che opera
sul set deve portare a
precludere l’accesso al set alla persona stessa;
esecuzione tampone in tutti i contatti stretti (vedere sopra
definizione);
precludere l’accesso al set ai contatti stretti in attesa del
risultato del tampone;
sanificazione del set;
il reintegro nello staff sarà possibile alla guarigione
(negatività tampone per SARS- COV2 ripetuto a distanza di 24
ore);
Qualora una delle persone che opera
sul set sia un contatto stretto (contatto avvenuto fuori dal set) è
opportuno:
precludere l’accesso al set alla persona stessa;
esecuzione di tampone per SARS-COV2 e isolamento.
Medico competente aziendale
Il medico competente aziendale di
concerto con il ‘Comitato per l’applicazione e la verifica delle
regole del protocollo di regolamentazione’ ha le seguenti
funzioni:
Accertare l’esecuzione dell’attività formativa di cui al punto
1, che sarà curata del Preposto Covid;
Accertare il rispetto delle procedure di distanziamento, uso di
DPI (attività che saranno a cura del Preposto Covid) isolamento e
test dei sospetti prevista in questo documento;
Gestire i casi sintomatici o positivi per COVID-19;
Autorizzare il reintegro sul posto di lavoro del personale con
sintomatologia compatibile con COVID-19 o con pregressa infezione
COVID-19 (assenza prolungata).
DVR, Formazione
Ai fini della realizzazione del DVR
per le eventuali specificità di reparto che potrebbero verificarsi
nelle diverse fasi della lavorazione, in allegato al presente
documento le tabelle di sintesi per le diverse fasi della
lavorazione.
Per eventuali lavorazioni più
complesse, è indicata la redazione di specifici protocolli di
reparto
Il titolo rimanda ai fratelliDardenne, ma qui si fronteggiano bande di
criminali afroamericani, a suon di rap nella periferia
statunitense, lontani anni luce dall’Europa raccontata con realismo
dai due registi. All Day and a
Night sembrerebbe solo un film crudo e violento, se
non fosse per il barlume di speranza che filtra nell’oscurità della
notte dei sobborghi di Oakland. Nonostante ciò, il nuovo lavoro di
Joe Robert Cole, originale Netflix visibile on demand dal 1 maggio, condivide
col cinema dei fratelli belgi l’interesse per gli ultimi e la
volontà di inquadrare le problematiche che pongono all’attenzione
in una prospettiva socio-politica e morale.
All Day and a
Night, la
trama
Periferia di Oakland, Jahkor
(Ashton Sanders) finisce in prigione per duplice
omicidio. Qui inizia a ripensare alla sua vita e alle scelte che lo
hanno portato fino a lì. Lui che non voleva immischiarsi negli
affari sporchi del quartiere e sognava di sfondare come rapper. Lui
che non voleva seguire le orme del padre J D (Jeffrey
Wright), violento e tossicodipendente, che finirà i
suoi giorni in carcere. Lui che sognava di evadere dal quartiere,
ma ha visto amici provarci e tornare su una sedia a rotelle, mentre
altri amici, quelli che avevano scelto i soldi facili, lo
invitavano ad unirsi a loro. Si è convinto, è entrato nel gioco
sporco ed è finito in una guerra tra bande, in cui gli è toccato il
ruolo del killer. Ora sconta la sua pena, con un figlio appena nato
fuori. Dentro, un padre e tanti nemici. Ora si domanda se c’è una
scelta che può ancora fare.
Il mondo senza scampo di
Joe Robert Cole
Quella di Joe Robert
Cole, regista e sceneggiatore del film, è una visione
disperante, di un determinismo più feroce delle morti e del sangue.
Il regista insiste moltissimo su questo punto, forse troppo.
Dunque, ecco la metafora del quartiere come prigione, e la voce off
del protagonista che non manca di sottolinearlo con i suoi
commenti: “Dovrebbe essere diverso qui dentro rispetto a fuori,
ma a casa semplicemente non vedevo le mura”; “quando una
vita normale è meno probabile di una vincita alla lotteria”
hai solo la possibilità di “scelte non scelte”, puoi
“solo essere l’uomo nero per qualcuno”. Una vita, quella
di Jahkor, già segnata, perché fuori o dentro, in fondo, è lo
stesso. In questa periferia l’atmosfera non può che essere oscura,
l’ambientazione quasi sempre notturna, freddi i colori. Il tutto è
ben reso dalla fotografia di Jessica Lee
Gagne.
La critica sociale in
All Day and a Night
Parte integrante di questa visione è
una forte critica al sistema politico-sociale. Un sistema che non
offre alternative a ragazzi come Jahkor, che non vorrebbero finire
nel vortice della criminalità. L’America terra di opportunità, si
scopre come un paese che non ne offre a chi ne ha più bisogno. È
ancora una volta l’America dei bianchi opposta a quella dei neri, o
dei “negri”, come i personaggi del film si chiamano tra
loro nello slang del quartiere, cui nessuno sembra dare ascolto e
riconoscere dignità, se non il mondo criminale.
Lo sguardo del regista vede Jahkor
come una specie di martire, come mostrano alcune eloquenti
scene in cui la scelta delle posture e delle inquadrature rimanda
chiaramente a una metafora cristologica. Il protagonista
Ashton Sanders conferma ancora il suo talento dopo
il successo di Moonlight e sa diventare il simbolo
di un’intera categoria sociale. Accanto a lui, un cast coeso: da
Kelly Jenrette, nel ruolo della madre
Delanda, a Jeffrey Wright, in quello del
padre J D, agli amici d’infanza T Q, Isaiah John e
Lamark, Christopher Meyer, alla fidanzata
Shantaye, Shakira Ja’Nai Paye. Cole, dal canto
suo, è bravo a costruire metafore attraverso le immagini, ma questa
sua abilità registica è al servizio di una visione che appare a
volte forzatamente esasperata. Tra gli amici di Jahkor, ad esempio,
nessuna eccezione, nessuno spiraglio di speranza. Neanche al suo
amico Lamark, che “ha fatto tutto per bene”, è andata
meglio. Quest’eccessiva insistenza rischia di annoiare lo
spettatore.
La struttura di All day
and a Night tra prevedibilità e buone intuizioni
All Day And A Night – Ashton Sanders, Jeffrey Wright – Photo
Credit: Netflix / Matt Kennedy
Il determinismo di Cole porta con sé
la prevedibilità, il dipanarsi della trama di All Day
and a Night non riserva particolari sorprese.
D’altronde, il percorso di chi nasce ai margini è segnato, al punto
che ci viene mostrato in flashback, partendo dall’omicidio commesso
e dalla condanna di Jahkor. È prevedibile come quel gesto si sia
determinato. Il romanzo di formazione – alla criminalità – del
piccolo protagonista, perfino il suo resistere fino a un certo
punto, coltivando il sogno di fare musica, lo sono. Perciò
viene spesso meno la tensione e il ritmo è altalenante,
nonostante la buona idea di costruire il film su tre piani
temporali diversi. L’infanzia, i giorni precedenti
l’omicidio e il carcere si alternano costantemente e risollevano da
qualche calo di attenzione – il montaggio e di Mako
Kamitsuna. La parte che riesce invece a creare
un’autentica suspense è quella che si svolge tra le mura del
carcere, dove un possibile agguato è atteso in ogni momento.
Nel complesso, però, la
struttura funziona e il regista riesce a tenerne le redini proprio
grazie a qualche buona intuizione.
La scelta, una
contraddizione?
Nell’approccio utilizzato non sembra
esservi spazio per la scelta. Eppure, se da una parte si insiste in
maniera anche eccessiva sulla mancanza di vie d’uscita,
sull’ineluttabilità del dipanarsi degli eventi, dall’altra, si dà
al protagonista una possibilità, un’altra strada da percorrere, ma
è lui che sceglie di non farlo, che non resiste. Anche qui, lo
sguardo di Cole è indulgente con Jahkor e non manca di sottolineare
le difficoltà che incontra e che lo fanno desistere. Ma egli opera
pur sempre una scelta. Scelta è pure quella riguardo al farsi
carico o meno del ruolo di padre, che solo lui può prendere.
Scelta, infine, è quella del
regista di concedere al suo protagonista, allo spettatore, alla
realtà che racconta con passione, una speranza, anche prendendosi
il rischio di scivolare in una contraddizione e suscitare qualche
perplessità, pur di accendere una luce nel buio di queste vite ai
margini.
È senza dubbio uno dei film più
apprezzati di questa stagione, come ha appena confermato il
David di Donatello per il Miglior
Documentario, il più importante premio assegnato dal
cinema italiano, che Selfie di Agostino
Ferrente (già autore dell’acclamato ‘L’Orchestra di Piazza
Vittorio’ e, con Giovanni Piperno, de ‘Le cose belle’) ha
conquistato a coronamento di un anno trionfale: presentato in prima
mondiale al Festival di Berlino, finalista agli EFA, designato come
“Film della Critica” dal Sindacato Critici Cinematografici,
vincitore di oltre 15 riconoscimenti in festival nazionali ed
esteri, acclamato dalla stampa italiana e internazionale.
Un documentario che riesce a
riportare tanto una cronaca e una realtà sociale, quanto a
raccontare delle vite vere, intimamente, in modo coinvolgente, con
commozione ed entusiasmo. In modo ‘spettacolare’ si direbbe, se non
fossero vite profondamente reali. Partendo dalla vicenda
individuale e tragica di un ragazzino di 16 anni, Davide Bifolco,
colpito a morte durante un inseguimento da un carabiniere che lo
aveva scambiato per un latitante. E dal ricordo che ne fanno due
suoi amici, Alessandro e Pietro, dentro al Rione Traiano di Napoli,
che accettano la sfida del regista di raccontare la loro
quotidianità, i sogni, le difficoltà e aspirazioni, riprendendosi
con un cellulare sotto la sua direzione.
Un selfie cinematografico che
instaura un rapporto tra i ragazzi, il regista, e un piccolo mondo
pieno di quella umanità spesso offuscata dai pregiudizi di una
stampa interessata solo agli aspetti bui, che magicamente diventa
universale. Un potente congegno emotivo che ha saputo conquistare
spettatori ovunque.
Selfie è una co-produzione
Francia-Italia, prodotto da Marc Berdugo, Barbara Conforti insieme
a Gianfilippo Pedote, una produzione Arte France e Magneto in
coproduzione con Casa delle Visioni e con Rai Cinema in
collaborazione con Istituto Luce Cinecittà e Reel One. Ha ottenuto
il Patrocinio di Amnesty International Italia, che ha accompagnato
il film in tante delle proiezioni e dibattiti pubblici che il film
ha saputo animare in tutta Italia lungo quest’anno. Per l’Italia è
distribuito da Istituto Luce Cinecittà.
Ecco la dichiarazione del regista,
Agostino Ferrente: “Che bello che il nostro piccolo “Selfie”
sia stato inserito nella programmazione di MioCinema.it! Questo mi
suscita varie emozioni. Perché penso agli altri titoli che ne fanno parte, film che
hanno vinto Palme d’Oro, Premi Oscar… e ciò naturalmente mi
inorgoglisce.
Perché penso che dopo tanti anni
la mia strada incrocia di nuovo quella di Lucky Red, che quindici
anni fa, tra titoli che hanno fatto la storia del cinema, ha
distribuito anche il mio primo documentario lungometraggio,
“L’Orchestra di Piazza Vittorio”. Andrea Occhipinti ha saputo
allora rischiare su un progetto coraggioso e innovativo, come penso
e spero accadrà con Miocinema, se davvero riuscirà ad aiutare le
sale che sostengono il cinema indipendente.
Si, sono tra i convintissimi che
il luogo ideale dove vedere (e sentire) un film, sia la sala, virus
permettendo. Anch’io, nel mio piccolo, animo un piccolo ostinato
cineclub, l’Apollo 11 di Roma, dove programmiamo titoli
indipendenti che spesso non trovano spazi nei circuiti più
strutturati.
Credo e spero che MioCinema
possa tenere vivo l’amore per la sala, che possa lavorare con e per
le sale, concretamente, in attesa che non sia più necessario essere
obbligati a stare a casa per vedere un film, ma che quella rimanga
un’opportunità in più, per rivederlo, o per vederlo quando in sala
non c’è più.
Mi emoziona, infine, l’idea che
a presentare il film insieme a me, ci sarà una donna meravigliosa
come Luciana Castellina, una delle intellettuali italiane più
importanti, sempre in lotta contro ogni tipo di discriminazione
razziale, sociale, di genere, e con lei Fabio Ferzetti, uno dei
critici italiani più autorevoli, peraltro uno dei giurati che
premiarono uno dei miei primi lavori in un festival di corti più 25
anni fa. Il corto si intitolava “Opinioni di un pirla” e anche
quello era molto “auto-biografico”.
Il franchise di Star
Wars è pieno zeppo di grandi dinamiche tra i
personaggi, che definiscono davvero bene il contesto in cui spesso
gli stessi agiscono o si muovono. Che si tratti di amicizie come
quella tra Han Solo e
Chewbacca o di storie d’amore come quella tra
Anakin e Padmé, seguire i
personaggi della saga e le loro relazioni è una delle più grandi
gioie dell’essere un fan di Guerre Stellari.
Ovviamente, una delle relazione più
affascinanti di sempre all’interno del franchise è quella che
esiste tra maestro e apprendista, che si tratti dei Jedi o dei
Sith.
Screen Rant ha classificato i 10 migliori rapporti tra maestro
e apprendista che hanno contribuito a definire ancora di più le
dinamiche dell’universo di Star
Wars:
Luke Skywalker & Leia Organa
Probabilmente non è giusto inserire
questa coppia in un elenco del genere, ma ciò che abbiamo potuto
vedere sul passato di Luke e Leia
ne L’Ascesa di Skywalker ha lasciato intuire
quanto potenziale ci fosse nella loro relazione passata. Uno
dei momenti salienti del film di J.J. Abrams è infatti il flashback
dell’allenamento Jedi di Leia da parte di Luke.
La storia di Leia che rinuncia al
suo Destino è piuttosto tragica, e le ragioni della sua scelta si
sposano alla perfezione con lo spirito della Principessa. Semmai
questa dinamica maestro/apprendista tra i due fratelli dovesse
essere esplorata maggiormente in futuro (nonostante la saga degli
Skywalker sia ufficialmente giunta la termine), siamo certi che
sarà fantastico.
Luminara Unduli & Barriss
Offee
Una delle relazioni più bizzarre
dell’universo di Star
Wars è sicuramente quella tra Luminara
Unduli e Barriss Offee, ma è al tempo
stesso una relazione unica, raccontata attraverso un livello di
profondità che forse ha pochi eguali.
Si tratta forse del rapporto più
“accademico” tra apprendista e maestro Jedi: i due personaggi hanno
un evidente rispetto reciproco, con Luminara che si dedica al
Consiglio Jedi e all’Ordine Jedi con estremo rigore, e con Barriss
che cerca di seguire le sue orme, almeno fino alla sua caduta.
Darth Maul & Savage Opress
Darth Maul e
Savage Oppresse hanno sempre avuto delle grosse
difficoltà ad adattarsi all’Ordine dei Sith. Come ha detto più
volte Sidious, esiste solo una vera realtà a cui i Sith devono fare
riferimento, una realtà a cui Maul e Savage non sono mai riusciti
ad adattarsi.
Tuttavia, la relazione tra i due è
veramente fantastica durante la loro apparizione nella serie
animata The Clone Wars, con Maul che sembra
finalmente mostrare di avere come interessate soltanto la cura e
l’addestramento del fratello. Proprio grazie alla loro
collaborazione, nella serie i due si migliorano anche come
individui e non sono come maestro e apprendista.
Qui-Gon Jinn & Obi-Wan Kenobi
Senza il romanzo “Master &
Apprentice“, è difficile immaginare che la coppia formata
da Qui-Gon Jinn e Obi-Wan Kenobi possa entrare a far
parte di questa classifica, se ci basiamo soltanto su quanto visto
ne La minaccia fantasma. Ma, proprio grazie agli
eventi narrati in quel libro, possiamo tranquillamente dire che
entrambi i personaggi, proprio grazie al loro rapporto, meritano
una menzione.
L’aspetto più affascinante di questa
coppia è sempre stato lo scontro tra le loro diverse ideologie.
Mentre Qui-Gon era più concentrato sulle profezie Jedi e sulla
Forza vivente, e non ha mai voluto far parte del Consiglio Jedi,
Obi-Wan è sempre stato più presente e più radicato nell’Ordine col
passare del tempo, nonostante il suo atteggiamento quando era molto
più giovane.
Darth Sidious & Count Dooku
Non per
tutte le relazioni maestro/apprendista i fan fanno sempre il tifo,
come è evidente quando di parla di Darth Sidious e
del Conte Dooku, la cui relazione viene sviscerata
nel dettaglio nella serie The Clone
Wars.
I due burattinai
hanno combattuto la guerra, con Sidious che si è servito di Dooku
per tutto il tempo, in maniera anche piuttosto subdola,
considerando che il Conte credeva davvero di avere un posto
nell’Impero a venire. La relazione, per certi versi simile a quella
con Maul, evidenzia davvero tutto il genio malefico di
Sidious.
Darth Sidious & Darth Vader
Al pari di quella con Dook, anche la
dinamica tra Sidious e Darth Vader è
semplicemente fenomenali, in quanto aggiunge molto sia alla
struttura dei singoli personaggi che a quella del canone
dell’intera saga, in particolare per quanto riguarda il tragico
destino di Anakin.
Per molto tempo, non si sono fidati
l’uno dell’altro, e gli eventi del romanzo “I Signori dei
Sith” e la varietà dei fumetti dedicati a Vader lo
evidenziano. Sono immensamente potenti, ma sembrano disprezzarsi a
vicenda.
Yoda & Luke Skywalker
Un posto d’onore avrebbe meritato
anche il rapporto tra Obi-Wan e Luke, ma sono Yoda e Luke – è innegabile –
il vero duo che meglio rappresenta l’essenza del rapporto tra
maestro e apprendista, con l’allenamento di Luke che rappresenta
uno dei momenti salienti della trilogia originale.
Ne
Gli Ultimi Jedi, i due sono stati protagonisti di un
momento tanto brillante quanto toccante, con Yoda che impartisce
ancora più saggezza a Luke; la loro relazione incapsula davvero il
passaggio della conoscenza, così come l’idea che non si finisce mai
di insegnare e neanche di apprendere quando si tratta della
Forza.
Kanan Jarrus & Ezra Bridgerù
Alcuni potrebbero sostenere che Yoda
e Luke meritano di essere più in alto in questa classifica di
Kanan ed Ezra, ma quest’ultimi
hanno un legame estremamente unico e speciale come maestro e
apprendista.
Dato che Kanan non ha mai progredito
da Padawan, almeno fino a quando non è stato nominato cavaliere
dalle Guardie del Tempio. Per quattro stagioni di
Rebels è cresciuto con Ezra: i due hanno imparato
l’uno dall’altro, con Kanan che si è allenato mentre allenava Ezra,
che era a sua volta un Jedi unico. I due costituivano una vera
famiglia come parte dell’equipaggio dell’astronave Ghost.
Anakin Skywalker & Ahsoka Tano
Il miglior rapporto maestro e
apprendista in Star
Wars potrebbe essere rappresentato da
Anakin e Ahsoka: eppure, la loro relazione merita
soltanto la seconda posizione. Come Kanan ed Ezra, i due sono
cresciuti insieme e, a differenza di molti Jedi in quel periodo, i
due avevano un’immensa cura l’uno per l’altro: il fatto che Ahsoka
avesse lasciato il Consiglio era un fattore determinante per la
sfiducia nei confronti di Anakin.
I due sono fratello e sorella, e
sono entrambi molto potenti e si eliminano a vicenda in davvero
potente. Alcune delle loro cose migliori accadono quando sono
insieme, come nell’episodio “Il crepuscolo
dell’apprendista” di The Clone Wars, o quando
Vader raccoglie la spada laser di Ahsoka nell’episodio
“Vittoria e morte” dopo che i due – o almeno Ahsoka – non
sono più Jedi.
Obi-Wan Kenobi & Anakin
Skywalker
Da quando sono usciti i film della
trilogia prequel, il duo maestro/apprendista di Star
Wars più celebre della serie è diventato senza dubbio
quello formato da Anakin e
Obi-Wan. Lo scontro tra i due, ma anche l’amore,
la cura e l’emozione che nutrono l’uno per l’altro tenuti nascosti
sotto le spoglie di Jedi; ma anche quanto sono bravi ad agire come
squadra, quanto si fidano l’uno dell’altro… ogni aspetto della loro
relazione è davvero sorprendente.
Ogni minuto in cui si trovano
insieme è fantastico, sia nei prequel che nella serie The
Clone Wars, con la “Battaglia degli Eroi” che è uno dei
momenti più strazianti di sempre: l’ammissione dell’amore di
Obi-Wan per Anakin, che lo chiama finalmente “fratello”, è uno dei
momenti più belli e devastanti dell’intera saga.
Prima di diventare il
Captain America del MCU che tutti conosciamo e amiamo,
Chris Evans aveva già esplorato il territorio dei
fumetti con i due film sui Fantastici Quattro e
con l’adattamento di Scott Pilgrim vs. the World. Adesso, in una
nuova intervista, Evans ha spiegato i motivi che lo hanno spinto ad
accettare il ruolo della Torcia Umana nel primo
Fantastici 4 del 2005.
Il personaggio di Johnny
Storm/Torcia Umana è stato creato da Stan Lee e Jack
Kirby. Evans ha interpretato il personaggio nel film I
Fantastici 4 del 2015 e nel sequel I Fantastici 4
e Silver Surfer del 2007. Entrambi i film sono stati dei
modesti successi al botteghino, con il primo che ha incassato 333
milioni di dollari in tutto il mondo e il secondo che ne invece
incassati 301 milioni. Il ruolo della Torcia Umana è stato
successivamente interpretato da Michael B. Jordan nel reboot Fantastic 4 – I Fantastici Quattro del 2015,
diretto da Josh Trank.
In un nuovo podcast di The Hollywood
Reporter (via
Screen Rant),
Chris Evans ha spiegato perché decise di accettare il
ruolo di Johnny Storm all’inizio della sua carriera: “All’epoca
il genere supereroistico stava appena decollando. Era da poco
uscito lo Spider-Man di Sam Raimi. Era da poco uscito il primo
X-Men. Non sempre ricordo le telefonate che mi annunciano di aver
ottenuto una determinata parte. Ma quella di Fantastici 4 la
ricordo benissimo. C’erano tante questioni in ballo all’epoca. Ero
appena stato scaricato. Avevo bisogno di una rivincita. Ricordo di
aver risposto al telefono e di aver pensato: ‘Oh,
sì!’.”
Chris Evans ricorda I Fantastici 4
e spiega perché accettò il ruolo della Torcia Umana
A proposito della sua esperienza sul
set del film, Evans ha poi ricordato: “È stato un ruolo che ho
interpretato davvero con grande piacere. Ed è stato anche l’assegno
più alto che avessi ricevuto fino a quel momento. È stato come se
avessi imboccato la giusta via, come se avessi vinto qualcosa da
poter investire per cercare di fare qualcosa di ancora più
importante. Sono stato davvero fortunato nella mia carriera. Anche
prima dei Fantastici Quattro, c’è sempre stato qualcosa che mi ha
fatto pensare che forse avrei potuto sopravvivere facendo
l’attore.”
Dopo I Fantastic 4,
Chris Evans ha ricoperto il ruolo di Captain
American in ben 7 film dell’Universo Cinematografico Mavel. Dopo
l’ultimo Avengers:
Endgame, è stato protagonista
di Cena
con delitto – Knives Out, l’omaggio al giallo
di Rian
Johnson, acclamato tanto dalla critica quanto dal
pubblico. Di recente l’attore ha recitato nella serie Defending
Jacob, disponibile su Apple
TV+, in cui figura anche tra i produttori esecutivi.
Prossimamente lo vedremo nell’annunciato nuovo adattamento
de La
Piccola Bottega degli Orrori.
Era il 2018 quando Jim Caviezel ci aveva dato gli
ultimi aggiornamenti ufficiali sul sequel de La
Passione di Cristo di Mel Gibson, film in
preparazione dal 2016. Ora, abbiamo un aggiornamento dello
sceneggiatore Randall Wallace, che rivela che lui
e Gibson hanno discusso molto del progetto ma, sembra, almeno per
ora si tratta di qualcosa che dovrà aspettare per essere
realizzato.
Durante un’intervista rilasciata in
occasione del 25° anniversario della pubblicazione Steelbook
Blu-ray Braveheart,Randall
Wallace ha parlato del sequel che si intitolerà
The Resurrectione seguirà le
vicende di Gesù dopo la morte. Ecco cosa ha dichiarato Wallace:
“È un progetto di cui parliamo
molto. Al college la mia specializzazione era la religione,
dopodiché ho fatto un anno di seminario focalizzando i miei studi
proprio sulla resurrezione. Sarà il Monte Everest dei film e ne
stiamo parlando parecchio. Si tratta di un progetto che vale
parecchio, quindi al momento ce lo teniamo stretto“.
The Resurrection sarà il sequel de La Passione di
Cristo
La Passione di
Cristo, distribuito nel 2004, ha incassato 611 milioni di
dollari al botteghino globale, con un budget di soli 30 milioni di
dollari. Fino all’uscita di Deadpool,
è stato il film con il rating R con il maggiore incasso nella
storia del cinema. Quindi, dal punto di vista finanziario, è facile
capire perché uno studio avrebbe abbracciato la storia e il
progetto. Dall’altro lato, c’è davvero una storia da raccontare ed
è qualcosa che sia Gibson che Randall Wallace sono
piuttosto interessati a esplorare.
Non si sa molto altro del film ma
sappiamo che Jim Caviezel dovrebbe tornare come
Gesù. Oltre a ciò, nessun altro attore del cast è stato
confermato.
La Snyder Cut di
Justice
League, ufficialmente denominata adesso Zack Snyder’s Justice
League, sarà un film molto diverso rispetto a quello
arrivato nelle sale nel 2017. Dopo che Snyder decise di abbandonare
il progetto nel bel mezzo della post-produzione, Joss
Whedon(The Avengers) venne incaricato di
occuparsi delle riprese aggiuntive.
Secondo una stima approssimativa, il
25% della versione cinematografica del film apparterebbe al taglio
originale di Snyder, mentre il restante 75% sarebbe frutto
dell’operato di Whedon: ciò significa che la maggior parte del
lavoro di Snyder non è stato considerato durante il montaggio
finale del film destinato alle sale.
Adesso la Snyder
Cut arriverà ufficialmente su HBO Max il prossimo anno,
con i fan che non vedono l’ora di vedere la versione del film così
come Snyder l’aveva inizialmente concepito. Ciò significa che nel
film vedremo anche diversi personaggi che nella versione
cinematografica non sono stati inclusi, come
Darkseid (sostituito da SteppenWolf) o
Martian Manhunter: sì, anche il Segugio di Marte
dovrebbe apparire nella Snyder Cut, dal momento che si tratta –
come confermato dallo stesso Snyder attraverso una serie di
storyboard – dell’alter ego del Generale Calvin
Swannick interpretato da Harry Lennix ne
L’Uomo d’Acciaio e in Batman v Superman: Dawn of Justice.
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Zack Snyder sembra aver confermato
che nella Snyder Cut di Justice League vedremo anche Martian
Manhunter
Dunque, vedremo davvero il
personaggio di Martian Manhunter nella
Snyder Cut di Justice
League? Sembrerebbe proprio di sì, come riportato
anche da
WeGotDiscovered: lo stesso Harry Lennix,
infatti, ha
twittato un’immagine del Generale, a dimostrazione che nella
versione inedita del film ritroveremo il personaggio alle prese con
la trasformazione nel suo alter ego. Inoltre, lo stesso
Zack Snyder ha repostato il tweet di Lennix
attraverso il suo account Vero, confermando
implicitamente che nella Snyder Cut vedremo finalmente
Martian Manhunter.
Vi ricordiamo che la Justice
League Snyder Cut uscirà
nel 2021 sulla piattaforma streaming di Warner
Bros HBO MAX che è disponibile negli USA
dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la
versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO
MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in
Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere
una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere
programmato su SKY CINEMA, o su SKY ATLANTIC. Tuttavia,
quest’ultima è solo una supposizione dunque non ci resta che
aspettare ulteriori notizie.
Captain America e Black Widow saranno solo amici e alleati
nel MCU, ma nei fumetti hanno
effettivamente un figlio insieme. O almeno ce l’hanno in una linea
temporale possibile, nei fumetti. Il film d’animazione del 2008
Next Avengers: Heroes of Tomorrow ha presentato la
prossima generazione di Vendicatori e i personaggi si sono
dimostrati così amati da essere presto introdotti nel multiverso
dei fumetti Marvel. E indovinate chi è il
leader di questa squadra? James Rogers, figlio di Steve e
Natasha.
Il personaggio proveniente da una
linea temporale distopica in cui il mondo è stato devastato da
Ultron. James, che guida la squadra formata da Francis Barton
(figlio di Hawkeye e Mockingbird) e Azari T’Challa (figlio di
Black Panther e Tempesta), possiede la forza super umana di suo
padre e forse l’invecchiamento ritardato di sua madre. Impugna
persino uno scudo di energia su modello di quello di Cap. Quando
Kang il Conquistatore lancia i Vendicatori di oggi nel futuro,
Steve e Natasha si trovano faccia a faccia con il loro bambino.
Vedremo il figlio di Captain America e Black
Widow al cinema?
Ci sono molte cose che sono rimaste
inesplorate su James, tuttavia. Ad esempio, è presumibilmente una
creazione geneticamente modificata di qualche tipo, dato che
Natasha non può concepire bambini a causa della mutilazione subita
nella Stanza Rossa, durante il suo addestramento. Questa storia è
davvero sorprendente, visto che, nonostante la mole di persone che
entrambi hanno amato nel corso della loro storia a fumetti, non c’è
mai stata una storia trai due, o una relazione che non fosse
professionale.
Le versioni del MCU dei due personaggi,
Scarlett Johansson e
Chris Evans, hanno probabilmente più chimica delle
loro controparti a fumetti, come visto in Captain America: The Winter
Soldier. Detto questo, non sembra del tutto fuori
questione immaginare che James Rogers possa apparire nel MCU ad un certo punto, ora che nei
prossimi anni avremo sicuramente la possibilità di esplorare il
multiverso, soprattutto con What
if…? e con il sequel di Doctor Strange.
Il nuovo numero di
Total Film è tutto dedicato all’attesissimo Tenet, il
nuovo film di Christopher Nolan che arriverà prossimamente
nelle sale di tutto il mondo. Sulla scia del
nuovo trailer diffuso online pochissimi giorni fa, lo speciale
del noto magazine ci regala non solo una serie di nuove immagini
esclusive, ma anche alcuni dettagli emersi direttamente
dall’intervista rilasciata da Nolan alla rivista.
A proposito della trama del film,
Christopher Nolan ha spiegato di voler provare
a rivoluzionare il genere spionistico: “È un
film veramente ambizioso e dalla portata gigantesca. Prende un
genere, vale a dire il film di spionaggio, e cerca di esplorare
tramite esso un nuovo territorio. È un film che prova a portare il
pubblico in un viaggio che potrebbero non aver mai fatto prima, e
che potrebbe essere davvero inaspettato.”
Il regista ha anche parlato della
chiacchieratissima scena dell’aereo
esploso davvero sul set del film, spiegando quanto segue:
“Avevo progettato di usare delle miniature, parti di set e un
mix di effetti visivi. Poi abbiamo iniziato a fare i conti e
abbiamo capito che sarebbe stato molto più conveniente utilizzare
un vero aereo e girare quella sequenza dal vivo. La scena è
riuscita alla grande grazie a Scott Fisher, il supervisore agli
effetti speciali, e a Nathan Crowley, lo scenografo. Con
quest’ultimo ho parlato tanto del modo migliore per riuscire a
girare la scena utilizzando la macchina da presa. È stato davvero
emozionante.”
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Christopher Nolan anticipa che
Tenet esplorerà nuovi territori del genere spionistico
John David Washington è il nuovo protagonista nel
nuovo film di fantascienza, Tenet,
di Christopher
Nolan. Armato di una sola parola – Tenet
– e in lotta per la sopravvivenza di tutto il mondo, il
Protagonista viaggia attraverso un crepuscolare mondo di spionaggio
internazionale per una missione che si svolgerà in qualcosa al di
là del tempo reale. Non viaggio nel tempo. Inversione.
Ci sono grandi novità per
She-Hulk, la serie Marvel in sviluppo per Disney+. Sebbene il “momento A-Force”
durante la battaglia finale di Avengers:
Endgame sia risultato a qualcuno un po’ forzato, è
stato un ottimo modo per mostrare al pubblico un quadro completo
del roster al femminile in casa Marvel (Cinematic
Universe). Non si erano mai viste così tante eroine tutte
insieme sullo schermo, e la scena ha fomentato tutti, oltre ad
offrire ai fan tanto materiale per immaginare il team up dei
sogni!
Fino a questo momento Captain
Marvel è stata l’unica eroina della Casa delle Idee a
essere protagonista di un film da solista, mentre la pandemia ha
fermato l’uscita, ritardandola di qualche mese, del film dedicato a
Vedova Nera, che tutti aspettiamo con grande impazienza. Ma la
Marvel si vuole davvero impegnare,
in questa direzione, tanto che, come sappiamo, anche la Scarlet
Witch di Elizabeth Olsen sarà protagonista di una serie (al fianco
di Visione), mentre su Disney + sono in fase di sviluppo serie su
Hawkeye, Ms. Marvel e She-Hulk, tutti con donne nel ruolo principale.
Dopo Black Widow e Captain Marvel, spazio a
She-Hulk
L’attesa per Black
Widow e il successo di Captain
Marvel fanno bene sperare, un team up al femminile
scritto bene e prodotto con criterio può solo arricchire
l’immaginario comune agli spettatori di cinecomic, dare nuovi
spunti e idee per lavorare con personaggi interessanti e variare la
scena cinematografica contemporanea. Tanto che si hanno già le
prime idee su quale possa essere the next big thing in casa
Marvel.
Sembra che
She-Hulk, prevista per Disney+, sarà non solo una serie su
Jennifer Walters, parente di Bruce Banner e affetta dallo stesso
problema… verde, ma che l’avvocatessa possa avere al suo fianco un
personaggio di tutto rispetto e di primo piano nel panorama
marveliano. Secondo le fonti di
We Got This Covered, infatti, per doppiare il duo Thor/Hulk,
She-Hulk sarà affiancata nientemeno che dalla Thor/Jane Foster di
Natalie Portman!
Una replica di Thor: Ragnarok?
Ovviamente, l’idea potrebbe essere
liquidata come una pallida copia del duetto esploso con Thor:
Ragnarok, ma il fatto che queste eroine si possano
incontrare sembra uno dei presupposti più sicuri che ci sono per
dare fondamento alla Fase 4, ancora avvolta nella nebbia del
mistero. Potrebbe essere un binomio interessante e potrebbe
aggiungere sicuramente sfumature differenti a quanto già visto e
immaginato da Taika Waititi.
A parte l’annuncio ufficiale
della serie in produzione durante l’ultimo Comic-Con,
She-Hulk è un progetto ancora in fase embrionale,
almeno stando a quanto si sa di ufficiale, e ci sarà ancora molto
tempo per fare congetture e previsioni su chi sarà la
prescelta.
A causa della pandemia di Covid-19,
anche il nuovo film di Edgar
Wright, Last Night
in Soho, è stato posticipato. L’ultima fatica del
regista della “Trilogia del Cornetto” e di Baby Driver sarebbe dovuta arrivare nelle sale
americane il prossimo 8 ottobre, ma adesso il film, come rivelato
dallo stesso Wright via
Twitter, è stato posticipato al 23 aprile 2021.
Ispirato a
Repulsion di Roman Polanski e a A Venezia…
un dicembre rosso shocking di Nicolas Roeg, Last Night in
Soho racconterà la storia di una giovane donna che verrà
misteriosamente trasportata negli anni ’60, avendo così la
possibilità di conoscere il suo idolo. Al momento questi sono gli
unici dettagli sulla trama disponibili.
Annunciata la nuova data di uscita
di Last Night in Soho, il nuovo film di Edgar Wright
A proposito di Last Night
in Soho, Edgar
Wright aveva dichiarato: “Mi sono reso conto che
non avevo mai raccontato una storia nel centro di Londra, in
particolare a Soho, un quartiere dove ho trascorso tantissimo tempo
negli ultimi venticinque anni. Con Hot Fuzz e Shaun
Of The Dead ho parlato di luoghi in cui siete vissuti, mentre
questo parlerà della Londra in cui sono esistito.”
Last Night
in Soho non è l’unico progetto cinematografico che
Edgar
Wright ha in cantiere: come confermato lo scorso anno,
il regista sarà impegnato anche con la realizzazione di un
documentario sulla rock band Sparks, di cui ha già
raccolto del materiale e filmato il concerto al O2 Forum Kentish
Town di Londra nel 2018.
Il franchise de Il Pianeta
delle Scimmie dovrebbe continuare con un nuovo film della
saga che potrebbe arrivare entro pochi anni, e adesso il regista
Wes Ball ha deciso di aggiornare sullo stato della
pre-produzione. Iniziata ufficialmente nel lontano 1968, la saga de
Il Pianeta delle Scimmie ha una lunga tradizione alle
spalle, tornata negli ultimi anni alla ribalta grazie al successo
dei film della trilogia reboot firmati da Rupert
Wyatt prima e da Matt
Reeves poi.
Per quanto riguarda Wes
Ball, il regista americano si è fatto conoscere grazie
alla saga di Maze
Runner, basata sui romanzi di James
Dashner, di cui ha diretto tutti e tre i capitoli
cinematografici. Inizialmente, sempre per conto della Fox, Ball
avrebbe dovuto dirigere il live action di Mouse Guard, tratto dai fumetti e dalla
graphic novel di David Petersen, ma il
progetto è stato definitivamente cancellato. All’inizio del 2020, è
stato poi confermato alla regia del nuovo film della saga de
Il Pianeta delle Scimmie, che non sarà un reboot,
ma “un’estensione” della trilogia iniziata nel 2011: ciò significa
che con molta probabilità rivedremo anche l’amato personaggio di
Cesare interpretato da Andy Serkis.
Adesso, in una recente intervista
con
Discussing Film, Wes Ball ha spiegato di
essere già impegnato con lo sviluppo del nuovo film e di tenere
regolarmente delle call via Zoom con lo sceneggiatore Josh
Friedman per discutere dello script “in continua
evoluzione”. Ball ha spiegato di aver lavorato a tantissime
idee per il film durante la quarantena e che lui e il suo team di
lavoro non hanno mai smesso di pensare al concept del nuovo
capitolo. Il regista ha anche rivelato che il film “potrebbe
entrare in una sorta di produzione virtuale molto presto, dal
momento che sarà in larga parte girato grazie all’impiego della
CGI.”
Il nuovo film della saga de Il
Pianeta delle Scimmie potrebbe entrare in produzione prima del
previsto
Il nuovo capitolo della saga de
Il Pianeta delle Scimmie porterà avanti la storia
di Cesare, il protagonista della serie reboot (interpretato da
Andy Serkis) iniziata 2011 con L’alba
del pianeta delle scimmie e proseguita nel 2014 e nel
2017 rispettivamente con Apes Revolution – Il pianeta
delle scimmie e The War – Il pianeta delle
scimmie. Ricordiamo che Wes Ball sarà
anche a capo della produzione del film, con il suo partner alla
Oddball Entertainment, Joe Hartwick.
Il Pianeta delle
Scimmie (Planet of the Apes) è una media franchise
composto da nove film, due serie televisive e vari libri, fumetti e
videogiochi. È basato sul romanzo “Il pianeta delle scimmie (La
Planète des Singes)” di Pierre Boulle, pubblicato
per la prima volta nel 1963 in cui gli esseri umani si scontrano
per il controllo della terra con scimmie intelligenti (Simius
sapiens).
Josh Trank, regista dello sfortunato reboot di
Fantastic 4 – I Fantastici Quattro del
2015, non vuole che i fan chiedano a gran voce – come fatto dai
sostenitori di Zack Snyder per Justice
League – la release della Director’s
Cut del suo film. La Fox ingaggiò Trank dopo il successo
del suo debutto alla regia, Chronicle. Purtroppo, una
serie di divergenze creative, unite ad una massiccia sessione di
riprese aggiuntive, hanno completamente stravolto il risultato
finale.
I Fantastic 4 – I Fantastici Quattro che
abbiamo visto nelle sale non è il film che Josh Trank aveva concepito e più volte, nel
corso degli anni, il regista ha raccontato – almeno dal suo punto
di vista – cosa sia effettivamente successo durante la
travagliatissima produzione del cinecomic. Ora che la Snyder Cut di Justice League
verrà ufficialmente rilasciata, i fan hanno capito che le case di
distribuzione sono molto attente e sempre vigili a quelle che sono
le loro richieste (forse più del dovuto!), e sembra che nuovi
movimenti a favore delle release di determinate Director’s Cut
stiano prendendo piede (è il caso, ad esempio, di Suicide Squad di David Ayer,
con sempre più fan che stanno chiedendo al regista, su Twitter, se
vedremo mai il suo taglio del film).
Sulla scia di quest’ondata di
entusiasmo, sembra che i fan si stiano coalizzando per chiedere
alla Fox (ora di proprietà della Disney) la release della
Director’s Cut di Fantastic 4 – I Fantastici Quattro. A quanto
pare, però, la cosa non sembra minimamente interessare Josh Trank. Quando un fan gli ha scritto su
Twitter: “Ci stiamo attivando per la tua versione di
Fantastici Quattro”, il regista ha risposto con un secco:
“Non c’è bisogno.”
Josh Trank non vuole che i fan si
mobilitino per la release della Director’s Cut del suo Fantastici
Quattro
L’atteggiamento restio di Josh Trank è probabilmente sintomatico di una
vicenda sicuramente dolorosa e fortemente stressante che il regista
intende soltanto lasciarsi alle spalle. Probabilmente, a differenza
dei suoi colleghi, Trank non sente l’esigenza di mostrare al
pubblico come sarebbe stata la sua versione del film, progetto dal
quale lo stesso nel corso degli anni si è pubblicamente distanziato
più e più volte.
L’esperienza di Josh Trank con Fantastic
4 – I Fantastici Quattro è soltanto uno dei
numerosi esempi di registi che spesso si sono trovati a dover
lottare contro gli studi cinematografici, ma in tal senso ne
rappresenta sicuramente uno dei più estremi. Quanto accaduto con la
Fox ha inoltre spinto Trank ad accontonare il suo spin-off della
saga di Star
Wars dedicato a Boba
Fett e l’adattamento del
videogame Shadow of the Colossus. Il regista
ha ribadito di non essere più interessato a trasporre sul grande
schermo “videogame o proprietà di altro genere.”
Quello che stiamo vivendo non è
certamente un momento facile per l’industria cinematografica, e al
tempo stesso non lo è per tutti gli appassionati che non vedono
l’ora di tornare in sala. Negli ultimi due mesi abbiamo visto i
calendari delle uscite delle più importanti case di distribuzione
cinematografiche completamente stravolti, con film che sono stati
addirittura posticipati di un anno.
Anche i Marvel Studios, purtroppo, non hanno potuto
fare altro che adeguarsi all’attuale situazione, con Black
Widow che è stato posticipato da Maggio e Novembre, e
con Gli Eterni
– uno dei film più attesi della Fase 4 del MCU – che da Novembre uscirà adesso
direttamente il prossimo anno. Era da un po’ di tempo che non
avevamo aggiornamenti sul film, ma grazie a Kit
Harington sappiamo adesso qualcosa in più sullo
stato del cinecomic dedicato ai personaggi dei fumetti creati da
Jack Kirby.
Naturalmente, anche il cast del film
è piuttosto confuso in merito all’attuale situazione e,
soprattutto, in merito a quando sarà possibile tornare sui set
cinematografici. In un recente Q&A con i fan (via
CBM), Harington ha dichiarato quanto segue: “Gli Eterni è
finito. Abbiamo terminate le riprese. Adesso, solo Dio sa cosa
succederà… in generale e con il film. Io non ne ho proprio idea.
Ora come ora, non so proprio cosa accadrà… in generale.”
Kit Harington aggiorna su Gli
Eterni, uno dei titoli più attesi della Fase 4 del MCU
Probabilmente, prima dell’uscita del
film, Kit
Harington si aspettava di dover prendere parte ad una
sessione di riprese aggiuntive durante l’estate, per poi partire
con il tradizionale press tour. I piani sono stati
totalmente stravolti, con Gli Eterni che dal
6 novembre di quest’anno è stato posticipato al 12 febbraio
2021.
Il film arriverà nelle sale, ma la
diffusione dei primi materiali ufficiali potrebbe non essere così
vicina. Inoltre, l’attuale situazione mondiale potrebbe avere
effetti anche sulla promozione dei film, quindi è probabile che i
fan debbano aspettarsi una gestione della Fase 4 del MCU molto diversa dalle
precedenti.
Gli Eterni, diretto
da Chloe Zhao, vedrà nel cast Angelina
Jolie (Thena), Richard
Madden (Ikaris), Kit
Harington (Black Knight), Kumail
Nanjiani (Kingo), Lauren
Ridloff (Makkari), Brian Tyree
Henry (Phastos), Salma
Hayek (Ajak), Lia
McHugh (Sprite), Gemma
Chan (Sersi) e Don Lee
(Gilgamesh). La sceneggiatura è stata scritta
da Matthew e Ryan
Firpo, mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 12
febbraio 2021.
Secondo gli ultimi aggiornamenti, il
cinecomic includerà nel MCU gli esseri superpotenti e quasi
immortali conosciuti dai lettori come Eterni e i mostruosi
Devianti, creati da esseri cosmici conosciuti come Celestiali. Le
fonti hanno inoltre rivelato a The Hollywood Reporter che un
aspetto della storia riguarderà la storia d’amore tra Ikaris, un
uomo alimentato dall’energia cosmica, e Sersi, eroina che ama
muoversi tra gli umani.
All’inizio del mese vi avevamo
riportato una
notizia a dir poco sensazionale: Tom Cruise collaborerà con l’imprenditore
ed inventore sudafricano Elon
Musk e con la NASA alla
realizzazione di un nuovo film d’azione che sarà ambientato nello
spazio. Adesso, come riportato da
Deadline, il progetto in questione ha finalmente trovato un
regista: si tratta di Doug Liman, che aveva già
lavorato con Cruise in Edge of Tomorrow e Barry Seal –
Una storia americana.
Al momento non si conoscono
ulteriori dettagli sull’ambizioso progetto, che rappresenterà
ufficialmente il primo lungometraggio di finzione girato
interamente nello spazio. Non sappiamo chi sarà lo studio che si
occuperà di finanziare e distribuire la pellicola, né chi si
occuperà di scrivere la sceneggiatura. Un progetto, dunque, ancora
in una fase embrionale ma che inizia piano piano a prendere forma,
e che al momento vede Cruise impegnato con l’azienda aerospaziale
SpaceX (fondata nel 2012 da Musk) e con la
NASA per cercare di capire in che modo poter realizzare il film e,
soprattutto, permettere all’attore di poter realizzare i suoi
stunt.
Tra i piani di Tom Cruise e del regista Doug
Liman ci sarebbe anche la realizzazione di un altro film
per conto della Paramount Pictures, che dovrebbe intitolarsi
Luna Park e che dovrebbe raccontare di una storia
ambientata sempre nello spazio; anche su quest’altro progetto,
però, i dettagli sono piuttosto scarsi. Inoltre, Liman è da tempo
impegnato con la scrittura dell’annunciato sequel di Edge of Tomorrow, che dovrebbe vedere il
ritorno di Cruise al fianco di Emily Blunt.
Doug Liman dirigerà l’annunciato
film con Tom Cruise che verrà interamente girato nello spazio
Nell’ultimo decennio, Tom
Cruise si è imposto come una delle più grandi
star a livello mondiale del cinema d’azione. La natura adrenalinica
dell’attore e il suo desiderio di sfidare costantemente i limiti,
lo hanno spinto ogni volta a realizzare da solo i propri stunt,
anche quelli più pericolosi, come accaduto più volte sul set dei
vari film della saga di Mission
Impossible, nonostante i vari incidenti che
comunque non hanno mai fermato lo spirito indomito dell’attore.
Ricordiamo che appena sarà possibile
tornare sui set cinematografici, Tom Cruise riprenderà la produzione di
Mission Impossible
7 e 8, i due
nuovi capitoli della saga che saranno diretti entrambi
da Christopher McQuarrie, già regista degli
episodi
Rogue NationeFallout. I
due film verranno girati in contemporanea e faranno il loro debutto
nelle sale americane rispettivamente il 19 novembre 2021 e il 4
novembre 2022.
Pluripremiato e generalmente
apprezzato, Silvio Orlando è uno dei più noti
attori del panorama cinematografico italiano. I suoi personaggi
sono oggi iconici, vere e proprie maschere dell’italianità, e la
sua capacità di passare con naturalezza dal dramma alla commedia lo
ha da sempre caratterizzato per l’essere un interprete versatile e
carismatico.
Ecco 10 cose che non sai di
Silvio Orlando.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Silvio Orlando: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. Orlando debutta al cinema nel 1988 con il
film Kamikazen – Ultima notte a Milano, per poi affermarsi
grazie a titoli come Sud (1993), Ferie
d’agosto (1996), Auguri professore (1997), Nirvana
(1997) e Preferisco il rumore del mare (2000). Recita poi
nel film La stanza del figlio (2001), con Laura
Morante, Luce dei miei occhi (2011), e
Il caimano (2006), con ottiene grandi riconoscimenti.
Negli anni seguenti è invece nel cast dei film Il papà di
Giovanna (2008), con Alba
Rohrwacher, Il grande sogno (2009), con
Riccardo
Scamarcio, La
passione(2010), Missione di
pace (2011), Un castello in Italia (2013), di
Valeria Bruni
Tedeschi,La variabile
umana (2013), La sedia della
felicità(2014), e Un paese quasi perfetto
(2016).
9. Ha preso parte a note
produzioni televisive. All’inizio della sua carriera,
l’attore ottiene buona visibilità recitando nella serie TV
Zanzibar (1988), per poi recitare in Felipe ha gli
occhi azzurri (1991), Michele alla guerra (1994),
La vita che verrà (1999), Padri e figli (2005) e
Il delitto di Via Poma (2011). Nel 2016 recita nella serie
The Young
Pope, che vanta un cast internazionale comprendente
Jude
Law. Nel 2019 prende poi parte alla seconda stagione,
The New
Pope, a cui si aggiunge l’attore John
Malkovich.
8. Ha partecipato al
doppiaggio di un film. Nel 2003 Orlando debutta come
doppiatore per il film d’animazione Opopomoz, diretto da
Enzo D’Alò. Qui dà voce al personaggio di Peppino,
nella storia che si incentra sul malvagio tentativo di Sua
Profondità di impedire la nascita di Gesù. Ambientato nell’odierna
Napoli, il film vanta pertanto un cast di noti doppiatori
napoletani, tra cui lo stesso Orlando.
Silvio Orlando: chi è sua
moglie
7. È sposato con
un’attrice. Dall’ottobre del 2008 Orlando è sposato con
l’attrice Maria Laura Rondanini, nota in
particolare per aver recitato nel ruolo di Madre Basilicata in
La grande bellezza. I due si sono incontrati nei primi
anni del 2000, ed hanno sempre indicato la comune napoletanità come
una delle componenti fondamentali del feeling instauratosi tra di
loro.
6. Hanno più volte recitato
insieme. Nel corso degli anni la coppia ha formato un vero
e proprio sodalizio artistico. Hanno infatti recitato insieme nei
film Il consiglio d’Egitto (2002) e Il posto
dell’anima (2003), come anche nel film televisivo Il
delitto di Via Poma. Hanno poi più volte condiviso il
palcoscenico per spettacoli teatrali.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Silvio Orlando in The New Pope
5. Ha dovuto recitare in
inglese. Per la serie diretta da Paolo
Sorrentino, l’attore si è dovuto cimentare con la
recitazione in lingua inglese. Stando a quanto da lui affermato,
questa si è rivelata una sfida particolarmente ardua da portare a
termine, e per non sfigurare accanto agli altri co-protagonisti ha
dovuto esercitarsi a lungo. Per la versione italiana, ha invece
curato il doppiaggio di sé stesso.
4. È estremamente attratto
dal suo personaggio. Nel raccontare il personaggio del
cardinal Voiello, Segretario di Stato, l’attore afferma che è uno
dei ruoli che più gli hanno dato soddisfazioni nella sua carriera.
Si è in particolare dichiarato attratto dalla sua complessità,
dalle innumerevoli sfumature che riesce ad avere nel corso della
storia.
Silvio Orlando in Si nota
all’imbrunire
3. Di recente ha recitato a
teatro. Una delle grandi passioni dell’attore è il
teatro, a cui non manca mai di tornare. Nella primavera del 2019,
infatti, è stato protagonista dello spettacolo Si notaall’imbrunire, dove recita nei panni di Silvio, un uomo
ritiratosi a vita privata che nel ricevere la visita dei suoi
famigliari svelerà una serie di stranezze, derivate dalla sua
solitudine. Nello spettacolo, l’attore recita anche insieme alla
moglie.
Silvio Orlando in La scuola
2. È il protagonista del
film. Apripista per una serie di film a tema scolastico,
La scuola vede come protagonista Orlando nei panni del
professor Vivaldi, insegnante di italiano e storia, amato dagli
alunni per il suo modo di fare umano e comprensivo. L’intera storia
è ripercorsa attraverso i suoi ricordi, che si alternano con il
presente, nel quale si svolge l’ultimo giorno di scuola.
Silvio Orlando: età e altezza
1. Silvio Orlando è nato a
Napoli, Italia, il 30 giugno 1957. L’attore è alto
complessivamente 162 centimetri.
Sarà Scott
Derrickson a firmare il sequel di
Labyrinth, in collaborazione con TriStar Pictures.
Il film riporterà sul grande schermo il mondo del fantasy culto del
1986 con David Bowie. Il progetto vede il
coinvolgimento della famiglia Henson, che si annoverano trai
produttori del film, Lisa Henson e Brian Henson
di The Jim Henson Company.
A firmare la sceneggiatura è stata
chiamata Maggie Levin che ha già firmato
Into the Dark, mentre la regia di Derrickson ci
lascia intuire che forse il regista di Doctor
Strange ha
lasciato la sedia di regia di Doctor Strange in the Multiverse of Madness,
altro sequel con protagonista Benedict Cumberbatch
di casa Marvel, proprio per mettere le mani
su questo materiale che è molto allettante per un nerd.
Nel film del 1986, seguiamo le
avventure di Sarah, una giovanissima Jennifer Connelly, che deve salvare suo
fratello più piccolo che per sbaglio è stato offerto a Jareth, Re
dei Goblin, interpretato da David Bowie. Per
farlo, la ragazza dovrà affrontare molti ostacoli in un pericoloso
mondo fantastico.
Mettere mano a questa mitologia può
essere davvero molto pericoloso, se si considera il fandom del film
originale. Pericoloso perché nel mondo in cui i social e il fan
service guidano, in maniera neanche tanto celata, le scelte di
alcune produzioni, un prodotto del genere rischia di essere un
ibrido che perde di vista la qualità di scrittura per assecondare
un pubblico che, comunque, non sarà mai felice al 100%.
La Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica della Biennale di
Venezia partecipa a We Are One: A Global Film
Festival, il festival digitale prodotto e organizzato da
Tribeca Enterprises e YouTube, a
cui collaborano 21 festival cinematografici
internazionali, il cui programma è stato annunciato oggi
all’indirizzo web www.weareoneglobalfestival.com.
We Are One: A Global Film Festival sarà online per
10 giorni dal 29 maggio al 7 giugno2020 esclusivamente su
YouTube.com/WeAreOne.
“Siamo onorati e felici di
partecipare a We Are One – ha dichiarato il
Direttore della Mostra di Venezia, Alberto Barbera
– come segno di simpatia e solidarietà per i nostri amici del
Tribeca, offrendo allo stesso tempo al pubblico
mondiale un assaggio di ciò che facciamo a Venezia per sostenere
concretamente i registi emergenti. Il nostro contributo al
programma include tre cortometraggi (uno di un maestro, Guillermo
Arriaga, due di giovani e talentuose registe, Kostantina Kotzamani
e Clemence Poésy), nonché due lungometraggi realizzati nell’ambito
del nostro programma speciale chiamato Biennale College – Cinema,
di cui siamo particolarmente orgogliosi. Completano il programma,
sei film in Virtual Reality provenienti dalle selezioni del
Concorso VR, l’innovativa sezione introdotta dalla Mostra di
Venezia per la prima volta tre anni fa”.
In particolare, la Mostra di
Venezia contribuisce al programma online di We Are
One: A Global Film Festival con i seguenti titoli:
Electric
Swan di Kostantina Kotzamani
(Grecia, 2019) – cortometraggio
No one left
behind di Guillermo Arriaga
(Messico, 2019) – cortometraggio
The Tears’
Thing di Clemence Posey (Francia,
2019) – cortometraggio
Passenger
– Venice VR 2019
The Waiting
Room – Venice VR 2019
Bloodless
– Venice VR 2017, vincitore del Best VR Story
Isle of the
Dead – Venice VR 2018, vincitore del Best VR
Story
On Off
– Venice VR 2017, Biennale College
Daughters of
Chibok – Venice VR 2019, vincitore del
Best VR Immersive Linear Story
Beautiful
Things di Giorgio Ferrero (Italia,
2017) – lungometraggio Biennale College Cinema
Mary is Happy, Mary is
Happy di Nawapol
Thamrongrattanarit (Thailandia, 2013) –
lungometraggio Biennale College Cinema
Dopo una ricca carriera nel settore
musicale, Chiara Iezzi è oggi una promettente
interprete, divista tra l’Italia e gli Stati Uniti. Divisa tra
recitazione, scrittura, regia e produzione, oggi la Iezzi ha
abbracciato il cinema a 360° gradi, distinguendosi per i suoi
numerosi progetti di livello internazionale.
Ecco 10 cose che non sai di
Chiara Iezzi.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Chiara Iezzi: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in diversi
lungometraggi. Il primissimo ruolo cinematografico
dell’attrice risale al 2004, quando ottiene il ruolo di una
compositrice musicale nel film Christmas in Love,
cinepanettone che vede la presenza dell’attore Danny
DeVito. Nel 2016 ottiene invece il suo primo vero e
proprio ruolo, interpretando Anna in Il ragazzo della
Giudecca, con Giancarlo Giannini. Nel 2017 è
invece Esther nel film di fantascienzaThe Broken
Key. Prossimamente reciterà invece nel lungometraggio
intitolato Sidus.
9. Ha recitato in alcune
serie TV. Dopo essere comparsa in alcuni episodi delle
serie comedy Sensualità a corte (2008) e I soliti
idioti (2010), l’attrice ottiene maggior popolarità grazie al
ruolo nella serie di Disney Channel Alex & Co, dove
interpreta Victoria Williams, mamma di Linda e proprietaria della
scuola dove si svolgono le vicende.
8. Ha scritto, diretto e
prodotto un cortometraggio. Con la sua società, la
Licantro Bros Film, nel 2014 la Iezzi avvia la produzione del
cortometraggio The Age of Wars, da lei anche scritto,
diretto e interpretato. Tale progetto, tuttavia, non è ancora stato
reso pubblico poiché in lavorazione per una sua versione più
estesa.
Chiara Iezzi ha partecipato a The
Voice of Italy
7.È stata
concorrente del noto programma. Affermata cantante, nel
2015 la Iezzi si mette alla prova partecipando alla terza edizione
del programma televisivo The Voice of Italy. Qui riesce ad
attirare l’attenzione dei giudici, dapprima entrando nella squadra
capitanata dal rapper J-Ax, e in seguito in quella di Roby e
Francesco Facchinetti.
Chiara Iezzi: chi è suo marito
6. Si è sposata
civilmente. Nell’agosto del 2014 vengono ufficializzate le
nozze tra la cantante e attrice ed un ex rabbino ortodosso di nome
Meir. Sulla coppia vi sono poche informazioni, poiché questi
preferiscono mantenere una certa riservatezza per quanto riguarda
la propria vita privale. È tuttavia noto che il loro matrimonio è
avvenuto con formula civile sull’isola di Cipro.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Chiara Iezzi è su Instagram
5. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 31,4 mila persone. All’interno
di questo la Iezzi è solita condividere numerose foto di suoi
momenti di svago quotidiano, il più delle volte in compagnia di
amici o colleghi. È inoltre possibile vedere le sue storie
Instagram, salvate in evidenza nella home del suo profilo.
4. Condivide molti dei suoi
progetti professionali. Il profilo social è però il canale
privilegiato attraverso cui l’attrice condivide informazioni sui
suoi progetti da interprete. All’interno di questo si ritrovano
infatti immagini promozionali ma anche interviste e foto tratte da
conferenze stampa o eventi di gala.
Chiara Iezzi e la musica
3. Ha vinto al Festival di
Sanremo. Nel 1996, in coppia con sua sorella firma un
contratto con la Sony Music Italia, e le due si presentano al
Festival di Sanremo nella categoria giovani come Paola & Chiara. Le
due torneranno anche l’anno successivo, vincendo il primo premio
nella categoria “Nuove proposte” grazie al brano Amici come
prima.
2. Ha intrapreso la carriera
da solista. Progressivamente, a partire dal 2006, Chiara
ha perseguito una carriera da solista, staccandosi dal duo composto
con la sorella. In seguito, ha pubblicato quattro EP e quattro
singoli. Tuttavia, dal 2016 si dedica in modo quasi esclusivo alla
sua carriera da attrice, passione avuta sin da bambina.
Chiara Iezzi: età e altezza
1. Chiara Iezzi è nata a
Milano, Italia, il 27 febbraio 1973. L’attrice è alta
complessivamente 160 centimetri.
Distribuito in sala nel novembre
del 2019, Gli uomini
d’oro ha raccolto buoni consensi all’interno
della produzione cinematografica italiana. Scritto, diretto e
montato da Vincenzo Alfieri, il film ripercorre un
reale fatto di cronaca della metà degli anni Novanta, condendolo
tanto di tinte noir quanto di situazioni da commedia nera.
10. Narra di una pericolosa
rapina. Il film è ambientato a Torino nel 1996, dove un
semplice impiegato delle poste vede sfumare la propria pensione
anticipata per via di una riforma governativa. Per vendetta, decide
di rapinare il furgone portavalori che ha guidato per anni. Per
farlo, si avvale dell’aiuto di alcuni amici, ma nel momento in cui
nella banda entreranno anche due veri criminali, le cose si
complicheranno in modo pericoloso.
Gli uomini d’oro: la storia
vera
9. È ispirato ad una storia
vera. La vicenda narrata nel film avvenne realmente nel
giugno del 1996, ed è nota come la “rapine alle poste di Torino”.
L’evento ebbe grande risalto mediato all’epoca, specialmente per
via della somma derubata e per l’efferatezza degli omicidi legati
all’evento. La banda criminale, proprio per via del bottino di
oltre 2 miliardi di lire, venne soprannominata “gli uomini
d’oro”.
8. Fu un colpo ben
organizzato. Per quanto gli autori della rapina vennero
infine individuati, il loro piano era inizialmente progettato a
regola. Durante il trasporto del contante nel blindato, infatti, la
banda avrebbe scambiato le reali banconote con pezzi di carta
dall’uguale peso. Tuttavia, nel dimenticare uno dei sacchi
contenenti il vero denaro, il gruppo si rovina con le sue mani,
lasciando così sufficienti prove per l’operazione che infine li
smaschererà.
Gli uomini d’oro: la colonna
sonora del film
7. Vanta una colonna sonora
molto apprezzata. Le musiche originali del film sono state
curate dal compositore Francesco Cerasi, il quale
ha realizzato per la pellicola otto brani dai titoli Calcio di
rigore, La buca, Se credi che una cosa sia impossibile, La rapina
del lupo, L’infarto, L’amore, Dancing with wolves e C’è
differenza. La colonna sonora può essere ascoltata anche in
streaming grazie alla piattaforma Spotify.
Gli uomini d’oro è in
streaming
6. È possibile trovarlo
sulle principali piattaforme. Per chi volesse vedere o
rivedere il film, è possibile farlo grazie alla sua presenza su
alcune delle principali piattaforme di streaming oggi in
circolazione. Questi è infatti presente nel catalogo di
Rakuten TV, Chili e iTunes. Per poterlo vedere, basterà noleggiarlo
o acquistarlo alla cifra indicata.
Parte delle cose che non sai sul
film
Gli uomini d’oro: il cast del
film
5. Giampaolo Morelli è il
protagonista. Nel ruolo di Luigi, impiegato delle poste in
cerca di vendetta, vi è l’attore Giampaolo
Morelli. Nel raccontare come ha lavorato sul proprio
personaggio, questi ha raccontato di essersi concentrato sulle sue
motivazioni. Per quanto il suo sia un gesto criminale, infatti,
l’attore ha cercato di far trasparire come questo sia stato dettato
da una situazione tragica, cercando quindi di rivelare l’uomo oltre
il rapinatore.
4. Fabio de Luigi ha un
ruolo inedito. Nel film è presente anche l’attore Fabio De
Luigi nei panni di Alvise Zago. Per lui si è trattato
di un vero e proprio cambio di tono, trovandosi a lavorare su
sfumature noir. Per costruire il suo personaggio, De Luigi si è
principalmente concentrato sul rendere credibile il suo accento
torinese, per poi ricercare anche una personalità nelle movenze del
personaggio.
3. Edoardo Leo si è
sottoposto ad una trasformazione fisica. Per ricoprire il
ruolo di Lupo, uno dei veri criminali del film, Edoardo
Leo ha raccontato di aver guadagnato circa dieci chili
di muscoli per poter risultare ancor più minaccioso.
Particolarmente impegnativo è stato il lavoro svolto per ottenere
un accento che potesse contribuire a questa minacciosità.
Gli uomini d’oro: il finale del
film
[ALLERTA
SPOILER]
2. È strutturato in
capitoli. Il film si divide in tre capitoli, chiamati “il
playboy”, “il cacciatore” e “il lupo”. Ognuno di questi narra gli
eventi dalla prospettiva di uno dei protagonisti. Alla fine, queste
tre linee narrative si ricongiungono per arrivare alla tragica
conclusione della storia degli uomini d’oro.
1. Tutt’oggi vi sono
misteri irrisolti sul crimine. Come riportato anche nel
finale del film, sono ancora molti gli interrogativi senza risposta
relativi alla rapina del 1996. Quello che più di altri ancora oggi
rimane senza alcuna risposta né indizio è dove siano finiti parte
dei soldi rapinati. Un’ingente somma, infatti non fu mai ritrovata,
e ancora oggi nessuno dei criminali ancora in vita ha mai
confessato.
Sono passati dieci anni da quando la
folle visione di Edgar Wright, Scott
Pilgrim vs the World, basata sull’omonimo fumetto, è
arrivata al cinema. All’epoca il film era pieno di giovani volti di
attori semi sconosciuti, tutti o quasi che hanno fatto carriera e
che sono diventati volti molto molto noti per il grande
pubblico.
Ecco dove sono e cosa fanno, oggi, i
protagonisti di Scott Pilgrim vs the World:
Michael Cera
Prima di diventare Scott
Pilgrim, Cera era conosciuto già come George-Michael Bluth nella
serie cult Arrested Development, andata avanti
fino al 2019. Lo abbiamo visto in Superbad e in
Juno. Il suo fascino da nerd un po’ imbranato lo
ha fatto amare dalle ragazze e lo ha reso simpatico ai ragazzi, e
in più, i grandi sforzi che il suo Scott compie per vincere il
cuore di Ramona sono all’altezza di quelli di un vero eroe.
Si muove ancora oggi con elasticità
tra cinema e tv. Lo abbiamo visto in This is the
End, in Molly’s Game e in Magic
Magic, mentre nel 2019 ha detto addio al suo personaggio
icona di Arrested Development.
Ellen Wong
Wong è la vendicativa ex
fidanzata di Scott, Knives Chau. E chi può biasimarla? Lei e Scott
erano felici fino a che lei non ha scoperto che le fantasie di lui
erano tutte per un’altra ragazza. La sua rabbia è comprensibile, lo
sappiamo tutti, ma i suoi metodi sono un pochino oltre la linea del
lecito!
L’attrice canadese ha iniziato la
sua carriera in TV ed è stata scelta per il suo ruolo di Knives
perché è stata in grado di padroneggiare facilmente l’intensa
coreografia di combattimento. Dopo Scott Pilgrim,
Wong è tornata in TV, apparendo nella serie The Carrie
Diaries e, più recentemente, nella tanto acclamata
Glow.
Mary Elizabeth Winstead
Senza Ramona, la storia non
sarebbe neanche esistita. Per tutti è comprensibile perché Scott
perde la testa per lei. I suoi grandi occhi sono proprio difficili
da ignorare, e difficili da dimenticare per i suoi malvagi ex!
Dopo la sua esperienza nel film
Sky High nel 2005, Scott Pilgrim è stato il film
che ha fatto notare Mary Elizabeth Winstead al
mondo. Da allora, è apparsa nel film indipendente acclamato dalla
critica Smashed (2012), per il quale ha ricevuto
una nomination all’Independent Spirit Award. Elizabeth Winstead ha
anche interpretato la figlia di Bruce Willis nei film Die Hard ed è
apparsa nel tanto discusso 10 Cloverfield Lane. Più recentemente, si è
stabilita in TV, apparendo al fianco di Ewan
McGregor nella serie TV Fargo, che è sfociata in una
storia d’amore tra i due.
Webber interpreta Stephen
Stills, il cantante solista e il chitarrista della band di Scott.
Webber non ha avuto una carriera molto attiva come attore, Avendo
recitato in molti film ma sempre in ruoli marginali.
In compenso è anche regista e spesso
dirige la moglie, Teresa Palmer, nei suoi film.
Alison Pill
Pill interpreta l’ex di
Scott Kim Pine, che ha rotto con lui quando lui si è trasferito.
Successivamente si riuniscono, e diventa la batterista della sua
band. Prima di Scott Pilgrim, Pill è apparsa in
Milk (2008), Confessions of a Teenage
Drama Queen (2004) e Dan in Real Life
(2007).
Dopo Scott Pilgrim, Pill ha avuto
una carriera molto ricca: è apparsa in serie di grande impatto e
successo, coem Newsroom,American Horror
Story e addirittura in Star Trek- Picard,
al fianco di Patrick Stewart.
Johnny Simmons
Nei panni di Giovane Neil
Nordegraf, coinquilino di Stills, Simmons interpreta il fanboy
della band Sex Bob-omb alla perfezione. Fa il tifo per Scott e
vuole essere come lui. Prima di Scott Pilgrim, Simmons ha recitato
in Jennifer’s Body (2009), Hotel for
Dogs (2009) e Evan Almighty (2007).
Dopo Scott Pilgrim, Simmons ha
continuato il suo lavoro nel mondo del cinema partecipando a
21 Jump Street (2012), Noi siamo infinito (2012) ed altri, compresa
la bella Girl Boss.
Aubrey Plaza
L’attrice di commedia
interpreta Julie Powers, una vera rogna in Scott Pilgrim. Lei è
cattiva, è la ragazza che vorresti evitare in qualsiasi situazione
sociale. Plaza ha già una lunga lista alle spalle, nel suo cv,
prima di Scott Pilgrim, è stata in Parks and
Recreation, 30 Rock (2006), Mystery Team
(2009) e Funny People (2009).
Da quando è apparsa in Scott
Pilgrim, è rimasta sul grande schermo, partecipando a Dirty
Grandpa (2017) e brilla come protagonista in
Ingrid Goes West (2017), che racconta di uno
stalker dei social media che si trasferisce a Los Angeles per
perseguitare la sua stella di Instagram preferita.
Kieran
Culkin
Il più giovane e meno
famoso fratello di Macaulay interpreta Wallace Wells, l’amico del
college gay di Scott, che potrebbe essere innamorato di lui. Ama
ascoltare le conversazioni di Scott e ha una straordinaria capacità
di scrivere a velocità superveloce.
Culkin recita sin da piccolo, a
volte insieme al suo fratello più famoso, in Mamma ho perso l’aereo (1990) e
Mamma ho perso l’aereo mi sono smarrito a New York
(1992). Quando è riuscito a staccarsi dall’ombra del fratello
maggiore, Culkin è apparso in She’s all that
(1999) e The Cider House Rules (1999). Dopo Scott
Pilgrim, Culkin ha recitato principalmente in parti minuscole in
serie TV come Fargo e Succession. Wallace rimane il suo ruolo
più famoso fino ad oggi.
Anna Kendrick
Ora il suo nome non ha
bisogno di alcuna introduzione. Kendrick interpreta la sorella più
piccola di Scott, Stacey, che è molto ma molto più matura del
fratello. Non ha problemi a iniettare morale e lezioni di vita
nella vita di Scott. Scott Pilgrim è arrivato in un momento in cui
Kendrick era in vetta, a Hollywood, grazie alla sua prova in
Tra le Nuvole, per la quale ha ricevuto una
nomination agli Oscar, ed aveva già recitato nella saga dal
successo mondiale Twilight, dove interpretava
Jessica, una delle compagne di classe di Bella (Kristen
Stewart) al liceo.
Tra i membri del cast di Scott
Pilgrim, Kendrick è tra le star più grande, soprattutto a seguito
del grande successo della trilogia di Pitch Perfect. Oltre al doppiaggio di
Trolls e Trolls World Tour, l’attrice ha un radioso e
impegnato futuro, sia al cinema che in tv.
Jason Schwartzman
Schwartzman era all’epoca
il volto più noto di quel cast di semi-sconosciuti. Interpreta
Gideon Graves, il settimo malefico ex fidanzato di Ramona, leader e
fondatore della League of Ramona’s Evil Ex-Boyfriends. Nella serie
a fumetti è il principale cattivo di Scott.
Schwartzman, nipote di Francis Ford
Coppola, ha inaugurato la sua carriera di attore nel 1998 con
Rushmore, ed ha recitato in molti film, tra cui
Marie Antoinette (2006), The
Darjeeling e Limited (2007).
Dopo Scott Pilgrim, Schwartzman ha
allargato il suo campo di interesse alla scrittura e alla regia,
diventando anche produttore esecutivo. Tra gli altri, ha
sceneggiato anche L’Isola dei Cani (2018) ed ha diretto alcuni
episodi di Mozart in the Jungle.
Mae Withman
Withman interpreta Roxy
Ritcher, la quarta ex fidanzata cattiva di Ramona, nella storia, è
nata sulla luna ed è per metà un ninja.
Ha cominciato a recitare da piccola,
e la ricordiamo in Un giorno…per caso, al fianco
di George Clooney, nel 1996, ma l’abbiamo vista
anche in Noi Siamo Infinito. Dopo Scott Pilgrim si è
distinta soprattutto nel lavoro in tv e nel doppiaggio.
Brandon Routh
Interprete di Todd Ingram, Routh è
passato alla notorietà planetaria attraverso il personaggio di
Superman. Il suo Ingram è il terzo fidanzato cattivo di Ramona. È
anche un vegano, noto per tradire sia la sua dieta vegana che la
sua ragazza, Envy Adams, credendo di poter cavarsela con qualsiasi
cosa perché è una rock star.
Dopo Scott Pilgrim, come accennato,
la sua carriera è stata legata ai fumetti. Tra
Superman per il cinema (e la tv) e Athom per la
tv, Brandon è un volto noto e amato dai nerd.
Brie Larson
Non ha certo bisogno di
presentazioni il premio Oscar Brie Larson, che in
Scott Pilgrim interpreta Envy Adams, fidanzata tradita di Todd
Ingram. Prima di Scott Pilgrim vs the World,
Larson è apparsa in molti film, per lo più indipendenti,
costruendosi una grande carriera.
La svolta è arrivata con
Room, del 2015. Il film le è valso l’Oscar e anche
l’entrata nel cono di luce della notorietà di massa, situazione che
l’ha portata anche a firmare un contratto multifilm con i Marvel Studios, per i quali è diventata
Captain
Marvel.
Chris Evans
Appena prima
dell’esplosione della sua carriera, e dei suoi bicipiti,
Chris Evans è stato Lucas Lee, il secondo
prepotente ex fidanzato cattivo di Ramona. Prima di Scott Pilgrim,
Evans era già stato la Torcia Umana per Fox, nei due film sui
Fantastici Quattro, ma nel 2011 diventa
Captain America e questo ruolo gli cambia decisamente
la vita.
Dopo sette film, oltre diversi
cameo, per i Marvel Studios, Evans è pronto a
voltare pagina. Nel suo futuro c’è la regia e diversi film e serie
tv in cui l’attore si mette alla prova e che saranno sicuramente
amati dal foltissimo gruppo di fan che si è costruito negli anni
grazie al Marvel Cinematic
Universe.
Quasi tutti i più grandi attori
trasmettono il loro sconfinato talento, inevitabilmente, ai loro
figli. Per chi ama il cinema, si tratta di una cosa a dir poco
fantastica. Di esempi, in tal senso, ce ne sono tantissimi:
Will Smith,
Meryl Streep, Robin Williams… sono tutti attori che
hanno insegnato alla loro prole l’arte della recitazione.
Capita poi che molto spesso i figli
di queste grandi star interpretino dei ruoli di supporto negli
stessi film in cui recitano i loro genitori, andando spesso ad
interpretare il figlio o la figlia del personaggio che i loro
illustri genitori interpretano in quel determinato film.
Bright Side ha raccolto 10 film in cui 10 attori recitano al
fianco dei loro figli e grazie ai quali – per tutti noi cinefili –
è possibile apprezzare ancora di più queste relazioni tanto
affettive quanto lavorative:
Will Smith e Jaden Smith
Abbiamo conosciuto questa coppia
indimenticabile nel film La ricerca della felicità(The Pursuit of
Happyness) del 2006. Il piccolo Jaden è riuscito a conquistare
il cuore del pubblico alla sola età di 8 anni. La chimica tra
Will Smith e il piccolo protagonista ha
permesso al film dell’italiano Gabriele Muccino di rappresentare al meglio la
relazione padre/figlio.
Il film è ispirato alla vita di
Chris Gardner, un imprenditore milionario che durante i primi anni
’80 visse giorni di intensa povertà, con un figlio a carico e senza
una casa dove poterlo crescere. Nel 2013 Smith e il piccolo Jaden
sono tornati a lavorare insieme nel film After Earth di M. Night Shyamalan, dove hanno recitato ancora
una volta nei panni di padre e figlio.
Ben Stiller e Jerry Stiller
Ben Stiller e suo padre Jerry (scomparso di recente) hanno recitato
insieme in molti film, tra cui Zoolander e Pesi
massimi. La loro collaborazione più celebre, però, è
sicuramente quella ne Lo spaccacuori(The
Heartbreak Kid), uscito nle 2007, nel 2007, dove hanno
interpretato proprio una coppia di padre e figlio.
Il film, diretto da
Bobby e Peter Farrelly, racconta
la storia di Eddie Cantrow, proprietario di un negozio di articoli
sportivi, quarantenne e celibe, che un giorno capisce di non aver
realizzato molto in campo sentimentale, e che forse sia arrivata
l’ora di accasarsi. I suoi dubbi esistenziali vengono alimentati
dal padre Doc, malato di sesso.
Kirk, Michael e Cameron
Douglas
3 geneazioni di Douglas a confronto
nella commedia Vizio di Famiglia(It Runs in
the Family), diretta nel 2003 da Fred
Schepisi. Si tratta di tre grandi attori, con anche il più
giovane del terzetto, Kirk, che proprio grazie a questo film
dimostrò di aver ereditato tutto il talento del padre e del
nonno.
La storia del film ruota attorno a
tre generazioni di una famiglia newyorkese di successo, ciascuno
con una serie di problemi in cui vengono evidenziati i delicati
rapporti tra padre e figlio. Kirk Douglas (scomparso di recente) è stato il
primo della stirpe ad iscrivere il suo nome nell’olimpo delle
stelle di Hollywood grazie a film come Orizzonti di Gloria
e Spartacus;Michael Douglas, premio Oscar per Wall
Street, è stato protagonista di alcune delle pellicole più
celebri degli anni ’80/’90.
Meryl Streep e Mamie Gummer
Meryl Streep è una delle grandi attrici del
nostro tempo: film dopo film, ci mostra quanto siano eccezionali le
sue capacità recitative, continuandoci a stupire sempre. Sua
figlia, Mamie Gummer, non è certamente da meno,
sebbene, per ora, siano relativamente pochi i film in cui ha
recitato.
La prima volta che le abbiamo viste
insieme è stato in Un amore senza tempo nel 2007. Ma è stato grazie
a Dove eravamo rimasti(Ricki and The
Flash), l’ultimo film del compianto
Jonathan Demme, che madre e figlia hanno mostrato i
loro talenti combinati. Il film racconta di Linda, una rock star
ormai sulla via del tramonto che, per seguire la sua passione
musicale, ha abbandonato la famiglia in Indianapolis e si è
costruita una nuova vita a Los Angeles formando una band.
Charlie Sheen e Martin Sheen
Martin Sheen, noto
per il grandissimo Apocalypse Now di Francis Ford Coppola, è il padre di
un altro celebre attore, ossia Charlie Sheen, star per oltre 10 anni della
celebre sit-com Due uomini e mezzo.
Nonostante i due abbiano dei
caratteri molto diversi, hanno recitato insieme in ben due film:
Codice criminale del 1998 e Wall
Street del 1987; in entrambi hanno interpretato padre e
figlio.
Donald e Kiefer Sutherland
Kiefer Sutherland è
stato il grande protagonista della serie 24, che è
riuscita a rimanere in onda per 9 anni, riscuotendo un discreto
successo. Per di più, è il figlio del talentuoso Donald Sutherland, visto di recente nella
trilogia di Hunger
Games nel ruolo del temibile Presidente Snow. I due
Sutherland hanno recitato per la prima volta insieme nel 1996, nel
film Il momento di uccidere di Joel
Schumacher.
La loro seconda apparizione insieme
sul grande schermo è avvenuta di recente, nel film Il fuoco della giustizia(Forsaken)
del 2015, in cui John Henry, un pistolero dal passato torbido, fa
ritorno nella città natale con la speranza di ricucire il rapporto
con il padre.
Sylvester e Sage Stallone
È impossibile non riconoscerlo.
Rocky Balboa è uno dei pugili più celebrati della
storia, anche se si tratta di un personaggio immaginario. Di tutta
la saga, il film Rocky V ha una trama forse meno
accattivante, sebbene presenti un elemento significativo:
l’apparizione del figlio maggiore di Sylvester Stallone, Sage.
Nel film, uscito nel 1990 e diretto
da John G. Avildsen, possiamo vederli mentre
giocano ad interpretare padre e figlio in modo tanto naturale
quanto divertente. Avildsen – scomparso nel 2017 – aveva diretto
anche il primo capitolo della saga, vincitore di tre premi Oscar,
incluso miglior film e miglior regia.
Robin e Zelda Williams
Nel 2004 esce House of D –
Il mio amico speciale, il primo grande film in cui il
compianto Robin Williams recita insieme a sua figlia,
Zelda. Nel film il magnifico attore, scomparso nel 2014, affronta
un ruolo molto complesso, poiché interpreta un bidello afflitto da
disabilità mentale.
Esordio alla regia di David
Duchovny, il film racconta dell’artista americano Tom
Warshaw (interpretato dallo stesso Duchovny) che, nel cercare di
risolvere la sua problematica vita adulta, non può fare a meno di
riflettere sulla sua straordinaria infanzia.
Tom e Colin Hanks
L’incomparabile Tom Hanks ha recitato con suo figlio Colin nel
film The Great Buck Howard del 2007. In questo
film, il protagonista principale è sorprendentemente Colin, non
Tom.
Diretto da Sean McGinly e
interpretato anche da John Malkovich e Emily Blunt, nel film il giovane Colin sfida
suo padre a colpi di talento, interpretando un ragazzo che lascia
il college per realizzare il suo sogno: diventare un grande
scrittore.
Clint e Scott Eastwood
Potremmo dire che quella formata da
Clint e Scott
Eastwood è una delle coppie padre-figlio più famose di
Hollywood. Entrambi hanno costruito un’eccellente carriera basata
su film classici e indimenticabili, con il gigante Clint che ad
oggi è una figura che non può non essere associata al cinema
americano per eccellenza.
Ha collaborato con suo figlio Scott
in ben quattro film: Flags of Our Fathers, Di nuovo in
gioco, Invictus – L’invincibile e Gran
Torino. Altri film celebri in cui ha recitato il più
giovane di casa Eastwood sono Snowden, Fast &
Furious 8 e Pacific
Rim – La rivolta.
Il film di animazione di Lorenzo Mattotti che ha incantato il
Festival
di Cannes e ha ottenuto il Premio come Miglior Regia ad Alice
nella città, sarà protagonista il 26 maggio alle
17.30 di un evento speciale educational
online promosso da Indigo
Film, Rai Cinema, Bim
Distribuzione e Scelte di Classe_ il progetto didattico
di Alice nella città che porta il cinema a
scuola.
Dichiara Lorenzo Mattotti:
“Sono felice che “La famosa invasione degli orsi in Sicilia”
diventi un’occasione per un’esperienza formativa di didattica a
distanza. In questo momento di difficoltà per il Paese e per il
mondo della scuola credo che ognuno debba fare la propria parte e
anche un film, se presentato nel giusto modo, può trasformarsi in
un momento di confronto e di crescita. In fondo, è di questo che il
romanzo di Dino Buzzati parla: di come è difficile diventare grandi
rimanendo fedeli a se stessi, di quanto sia importante imparare a
convivere con gli altri e di quanto sia fondamentale rispettare la
natura. Mi sembrano tutti temi fortemente attuali. Mentre
realizzavo “La famosa invasione degli orsi in Sicilia” ho
sempre pensato ai ragazzi, volevo poter fare un film a loro misura,
perché sono loro il nostro futuro.”
L’evento, che si svolgerà sulla
piattaforma di Mymovies Live, coinvolgerà 500 studenti e
docenti della Scuola Primaria e Secondaria di Primo Grado di 11
regioni, che avranno l’opportunità di vedere il film e, a
seguire, incontreranno il suo autore, Lorenzo
Mattotti che, in diretta streaming dal suo studio di
Parigi, risponderà alle loro domande e potrà raccontare (e
mostrare) come è nata l’idea del film e come hanno preso vita dalla
sua matita i suoi protagonisti animati.
La diretta con Lorenzo
Mattotti sarà visibile on line sia sulla pagina del
film che sulla pagina di alice nella città
Per i docenti verrà inoltre
organizzato da Scelte di classe un incontro di
film literacy sul film, in collaborazione con TIMVISION –
Institutional Partner dell’iniziativa, per fornire agli insegnati
strumenti utili per proseguire poi il lavoro con i ragazzi.
L’evento nasce con l’intento di
sostenere ed affiancare il mondo della scuola che, in piena
emergenza Covid-19, si è trovata ad affrontare una situazione
inedita e a sperimentare la didattica a distanza senza avere
momenti di confronto con gli studenti.
A inizio marzo oltre 9.000 studenti
di tutto il territorio nazionale avrebbero dovuto vedere al cinema
La famosa invasione degli orsi in Sicilia e incontrare il
suo autore all’interno del progetto dal titolo “La famosa invasione
degli orsi…a scuola!”
Per questo motivo e per andare
incontro ai tanti che ne facevano richiesta, i promotori hanno
scelto di trasformare l’appuntamento in
un’occasione di didattica online come segnale di
ripartenza, nella speranza di riprendere l’evento
completo con il nuovo anno scolastico, confidando nella riapertura
delle scuole e delle sale.
Chris Evans ha ufficialmente detto addio al
personaggio di Captain America con l’uscita nelle
sale di Avengers:
Endgame, il cinecomic campione d’incassi che ha
segnato la fine delle avventure di Steve Rogers all’interno del
MCU. In una recente intervista con
The Hollywood Reporter, Evans è tornato a parlare del ruolo che
gli ha regalato la fama internazionale e dei suoi iniziali dubbi
sull’accettare o meno la parte.
“La sofferenza sarebbe stata
soltanto mia”, ha spiegato Chris Evans ricordando il momento in cui gli
era stato offerto un contratto per nove film, spiegando come
all’epoca i suoi problemi con l’ansia lo abbiano quasi spinto a non
accettare di unirsi al MCU. “Alla fine si è rivelata
la decisione migliore che potessi prendere, e devo dire grazie
soltanto a Kevin Feige per aver insistito e per avermi impedito di
commettere un errore gigantesco”, ha continuato Evans.
“Ad essere sinceri, tutte le
cose che inizialmente temevo non si sono mai avverate. Mi sono
innamorato del personaggio di Steve Rogers praticamente da
subito”. L’attore ha poi rivelato di aver trovato una grande
spalla e scoperto un grande amico in
Chris Hemsworth, che nel MCU interpreta Thor, il figlio di
Odino: “È stato bello lavorare in quel periodo con Chris,
perché vedevo che anche lui si stava impegnando in qualcosa di
davvero grande. Voglio dire: all’epoca Robert Downey Jr. era già
Robert Downey Jr. e Scarlett Johansson era già Scarlett
Johansson. Io e Chris eravamo ancora degli attori sconosciuti e già
avevamo i nostri stand-alone, quindi abbiamo condiviso le nostre
ansie e le nostre paure. E devo dire che la cosa ha reso il tutto
molto più confortante.”
Chris Evans torna a parlare del ruolo di Captain America
Solo: A Star Wars Story, il secondo spin-off della
saga di Star
Wars, non è stato propriamente un successo, tanto che la
Lucasfilm, dopo l’uscita nelle sale del film di Ron
Howard, ha deciso di accantonare ufficialmente l’idea
della serie antologia (iniziata con Rogue
One) e di concentrarsi, almeno per ora, sul futuro
“televisivo” della saga (con la seconda stagione di The
Mandalorian annunciata ufficialmente e una serie
dedicata a Obi-Wan Kenobi che dovrebbe entrare in
produzione quanto prima).
Nonostante
Solo abbia avuto una produzione travagliatissima
(Ron Howard è subentrato a Phil
Lord e Chris Miller dopo il loro
licenziamento a causa di alcune “divergenze creative”) e sia stato
un vero flop al box office, il fandom di Star
Wars sembra comunque essere molto legato al film: in
molti, infatti, vorrebbero vedere cosa è successo a Han,
Chewbacca e Qi’ra tra gli eventi di
Solo e quelli di Una Nuova Speranza (soprattutto
a causa di quel sorprendente cameo di Darth Maul
nel film).
Adesso, a due anni esatti
dall’uscita del film al cinema (negli Stati Uniti è uscito il 25
maggio del 2018), su Twitter (come riportato da
CBM) è esploso nuovamente l’hashtag
#MakeSolo2Happen, che esorta la Lucasfilm a
realizzare il sequel dello spin-off. Il fatto che l’hashtag sia
tornato in trend-topic dimostra ancora una volta quanto il fandom
di Star
Wars sia legato al film e quanto vorrebbe vedere il
ritorno del giovane Han sul grande schermo. Con il lancio di
Disney+,
si potrebbe anche pensare ad un eventuale sequel da lanciare
direttamente sulla piattaforma di streaming o magari ad una serie
tv che continui la storia del contrabbandiere e del suo gruppo di
amici.
#MakeSolo2Happen: i fan di Star
Wars tornano a farsi sentire su Twitter e chiedono il sequel di
Solo
Almeno per il momento, non sembra
che la Lucasfilm sia intenzionata a realizzare un sequel di
Solo,
quindi molte delle domande lasciate dal film sono destinate ancora
a non avere una risposta. Tuttavia, se c’è una cosa che abbiamo
imparato dal movimento #ReleaseTheSnyderCut in
merito alla Snyder Cut di Justice League
(che il prossimo anno arriverà ufficialmente su HBO Max), è che le
case di distribuzione possono davvero ascoltare i fan se lo
vogliono…
Solo: A Star Wars Story è un film del 2018 diretto da
Ron Howard con Alden
Ehrenreich, Woody
Harrelson, Emilia
Clarke, Donald Glover e
Thandie Newton. Attraverso una serie di audaci bravate
nel profondo di un mondo criminale oscuro e pericoloso, Han Solo fa amicizia con il suo
futuro possente copilota Chewbacca e incontra il famigerato
giocatore d’azzardo Lando Calrissian, in un viaggio che determinerà
il futuro di uno degli eroi più improbabili della saga di
Star
Wars.
Frank Marshall, il
produttore del leggendario franchise di Jason
Bourne, spera di poter realizzare un sesto film della
celebre saga con protagonista Matt Damon. Il franchise basato sui romanzi di
Robert Ludlum è iniziato ufficialmente nel 2002 e
da allora il personaggio di Jason Bourne è diventato uno degli eroi
del cinema d’azione più amati di sempre. Dopo quattro film della
saga principale, il franchise ha dato vita anche ad uno spin-off
con Jeremy Renner(The Bourne Legacy) e
ad una serie tv attualmente in produzione (Treadstone),
collegata e basata sulla serie di film.
L’ultimo film del franchise ad
essere arrivato nelle sale è stato Jason
Bourne del 2016, diretto da Paul
Greengrass e interpretato – tra gli altri – anche dal
premio Oscar Alicia Vikander. Nonostante il film non sia
stato accolto positivamente dalla critica, è riuscito comunque ad
incassare 415 milioni di dollari in tutto il mondo (un sorta di
piccolo record, soprattutto perché uscito quasi 10 anni dopo
The Bourne Ultimatum – Il ritorno dello sciacallo del
2007). Nel corso degli anni, anche Matt Damon si è dichiarato più volte
disponibile a tornare nei panni dell’ex sicario della CIA.
Adesso, sembra che anche
Frank Marshall, storico produttore del franchise,
sia interessato a continuare con le avventure del personaggio. In
una recente intervista con
Collider (la stessa in cui ha parlato del futuro di Jurassic Park e confermato che James Mangold dirigerà
Indiana Jones 5), Marshall ha espresso il suo interesse
nel realizzare un sesto film del franchise. Il produttore ha
provato a contestualizzare le sue speranze, dichiarando per
potrebbe esserci l’opportunità per un nuovo regista di rilanciare
la saga.
Il produttore Frank Marshall spera
di realizzare un nuovo film di Jason Bourne: sarà un reboot o un
sesto capitolo?
Paul Greengrass ha
diretto tutti gli episodi della saga di Bourne, ad
eccezione del primo The Bourney Identity (diretto da
Doug Liman) e dello spin-off The Bourne
Legacy (diretto da Tony Gilroy). Il fatto che
Greengrass potrebbe non tornare dietro la macchina da presa,
significa che forse la Universal sta pensando ad un vero e proprio
reboot della saga: ciò potrebbe significare che anche il ritorno di
Damon non sia scontato e che un altro attore potrebbe raccoglierne
l’eredità.
Un altro grande interrogativo
riguarda lo spin-off The Bourney Legacy e il possibile ritorno di
Jeremy Renner, dal momento che gli eventi di
quel film sono stati in larga parte ignorati dal quinto capitolo
del 2016. Aaron Cross e Jason Bourne si riuniranno sul grande
schermo per il nuovo film? Per adesso si brancola nel buio…
Bourne è una serie
cinematografica di film di spionaggio con
protagonista Jason Bourne, ex agente della CIA,
interpretato da Matt
Damon. Il soggetto dei film sono
i romanzi di Robert Ludlum, mentre
la sceneggiatura è di Tony Gilroy.
I film sono prodotti e distribuiti nelle sale cinematografiche
dalla Universal Studios. La serie ha inoltre generato
uno spin-off incentrato su di un altro agente, Aaron Cross,
interpretato da Jeremy Renner.
Nonostante tutti i problemi che ha
dovuto affrontare in fase di produzione (inclusa una battaglia
legale con Amazon), alla fine Un Giorno di Pioggia a New York, l’ultimo film
di Woody
Allen, è uscito in diversi paesi europei (Italia
inclusa), riscuotendo un ottimo successo e incassando oltre 20
milioni di dollari. Adesso il film si prepara ad essere lanciato
sulle piattaforme on demand britanniche, e proprio per tale
occasione Allen ha rilasciato una nuova intervista al
Daily Mail.
Parlando del successo commerciale
del film, nonostante tutte le polemiche (legate anche alla vita
privata del regista) che lo hanno accompagnato prima e dopo
l’uscita, Woody
Allen ha spiegato: “Non sento di essere stato
‘vendicato’ perché significherebbe che in qualche modo mi sentivo
preoccupato. Non vorrei passare come una persona insensibile, ma
non lo ero. Ovviamente so bene di essere oggetto di gossip e di
essere al centro di scandali, ma non posso lasciarmi disturbare o
anche solo distrarre da queste cose. Continuo a vivere la mia vita.
Lavoro. Suono il jazz. Seguo lo sport. Vedo i miei amici. Non ho
mai letto nulla di ciò che mi riguarda. Anche perché si tratta di
accuse false che sono servite ad inscenare un vero dramma da
tabloid.”
In seguito agli ultimi avvenimenti
personali che hanno caratterizzato la vita di Allen, numerose star
di Hollywood hanno pubblicamente difeso il regista, tra cui
Scarlett Johansson,
Kate Winslet e anche la sua ex partner ed ex musa
Diane Keaton. Altre, come Timothée Chalamet (protagonista – tra l’altro
– di
Un Giorno di Pioggia a New York), lo hanno invece
condannato, specificando di non voler più lavorare con lui.
Woody Allen sul successo di Un
Giorno di Pioggia a New York e sul voltafaccia di Timothée
Chalamet
A proposito del voltafaccia di
Chalamet – che vedremo prossimamente in Dune di
Denis Villeneuve – Woody Allen ha
ribadito quanto già raccontato nella sua autobiografia
“A proposito di
niente” (edita in Italia da La nave di
Teseo): “Timothée disse a mia sorella che era importante
per lui dissociarsi da me perché concorreva all’Oscar con Chiamami
Col Tuo Nome. È stata una mossa strategica. Che cosa posso
mai fare? Anche se Dylan dicesse di essersi inventata tutto e
chiedesse scusa, ci sarebbe comunque qualcuno che continuerebbe a
credere alla sua versione. Posso soltanto ignorare tutto e
continuare a lavorare ed andare avanti. Sono circondato da persone
che conosco da tantissimo tempo. Loro sanno la verità.”
Infine, parlando della sua
personalità e del fatto che gran parte del mondo lo “etichetti”
come un intellettuale, Allen ha spiegato: “Credo di essere una
persona normalissima. Le persone mi hanno sempre visto come un
intellettuale, cosa che non sono. Leggo solo fumetti da quando
avevo 18 anni. Però ho sempre portato gli occhiali e quando i
direttori di casting guardando qualcuno come me, che non sono
propriamente un Sylvester Stallone, allora finiscono sempre per
affidargli il ruolo del professore. Di conseguenza, tutti pensano
che io sia un intellettuale. Funziona così.”
Ricordiamo che il prossimo film di
Woody
Allen sarà Rifkin’s Festival, girato in Spagna e
realizzato grazie al sostegno della Tripictures. Il film avrà come
protagonisti Elena Anaya, Louis
Garrele Gina Gershon, e
racconterà la storia di una coppia americana sposata che si reca al
San Sebastián Film Festival. La coppia resta folgorata dalla magia
del festival e dei film in concorso, oltre che dalla bellezza e dal
fascino della Spagna. La donna avrà una relazione con un brillante
regista francese, mentre l’uomo si innamorerà di una bellissima
donna spagnola del luogo.
Dopo che la Warner Bros. ha
ufficialmente confermato l’arrivo della Snyder Cut di Justice League
su HBO Max il prossimo anno, si è cominciato a parlare anche della
possibilità di vedere la Director’s Cut di Suicide
Squad, il cinecomic del 2016 diretto da David
Ayer che, al pari del film di Zack
Snyder, è stato drasticamente cambiato in fase di
post-produzione.
Prima lo stesso Ayer aveva condiviso
su Twitter una
GIF del Joker di Jared Leto, lasciando intuire che presto ci
sarebbe stato un annunciato legato alla sua versione del film; poi
è tornato sui suoi passi, dichiarando che al momento nulla bolle in
pentola e che, ovviamente, spera un giorno di poter mostrare al
mondo il suo taglio del cinecomic con Margot Robbie.
Adesso il regista ha preso
nuovamente la parola sempre tramite il suo profilo Twitter e, in risposta
alla domanda di un fan, ha confermato non solo che la Director’s
Cut di Suicide
Squad esiste, ma che è anche quasi completa, ad
eccezione di alcuni effetti visivi.
David Ayer torna a parlare della
Director’s Cut di Suicide Squad, rivelando che il suo taglio è
quasi completo
Ora che i fan hanno finalmente
ottenuto ciò che volevano, ossia la release della Snyder Cut di Justice League,
sembra che l’attenzione adesso sia tutta per il Suicide
Squad di David
Ayer: non è escluso che un movimento simile a quello
messo in piedi dai fan con #ReleaseTheSnyderCut
possa portare la medesima “fortuna” anche al taglio inedito del
cinecomic dedicato alla Squadra Suicida.
Sempre via Twitter, David
Ayer ha specificato: “Il mio
taglio non è l’apoteosi del cinema. È semplicemente meglio di ciò
che il pubblico ha visto al cinema. E sì, avrebbe senso
aggiornarlo”.E ancora:“Il mio taglio sarebbe facile da completare.
Sarebbe incredibilmente catartico per me. È estenuante farsi
prendere a calci in c**o per un film che ha ricevuto un trattamento
alla ‘Edward mani di forbice’. Il film che ho realizzato non è mai
stato visto.”
A proposito di Suicide
Squad, di recente David
Ayer aveva rivelato che avrebbe potuto dirigere il
sequel. Dopo aver espresso attraverso i social tutto il suo supporto e la sua
ammirazione nei confronti di James
Gunn, il regista ha rivelato a proposito
di The Suicide
Squad che gli sarebbe stata offerta la
possibilità di dirigerlo: “Mi è stato offerto di farlo, ma
ho preferito intraprendere un’altra strada”, ha spiegato
Ayer.