La battaglia finale di Avengers:
Endgame ha riunito sul grande schermo, e per la prima
volta nella storia del MCU, quasi tutti i personaggi
finora introdotti al cinema in un’epica sequenza d’azione che non
dimenticheremo facilmente. E tra i momenti più importanti c’è anche
il female-assemble delle supereroine (esclusa Vedova Nera,
morta per ottenere la gemma dell’anima su Vormir) che proteggono la
corsa del guanto dell’infinito in mano a Spider-Man fino al Regno
Quantico.
Tuttavia, ironia della sorte,
l’unico attore assente sul set durante le riprese della scena era
proprio Tom
Holland, come spiegato dal supervisore della WETA (la
società degli effetti speciali che si è occupata del film),
Matt Aiken in un’intervista con Cinemablend:
“Tom Holland era l’unico del
cast che non era in grado di essere lì quel giorno, e sapevamo che
Spider-Man avrebbe dovuto consegnare il guanto a Captain Marvel all’inizio di quella sequenza.
Quindi abbiamo ricreato il supplente di Spidey in digitale e
terminato le riprese un paio di settimane più tardi, quando Tom
Holland è diventato disponibile, e aggiunto la sua sagoma
digitalmente.”
Ecco cosa succede quando decidi di
riunire nello stesso film più di cinquanta attori, e il ritmo della
lavorazione procede spedito senza possibilità di pause lungo il
percorso… Di fatto Peter Parker interagisce con tutte le eroine per
finzione, perché in realtà il suo interprete ha girato questa
sequenza da solo.
Nel frattempo possiamo dare uno
sguardo ad una manciata di nuove immagini ufficiali e in alta
risoluzione di Endgame che mostrano, tra le altre cose, anche la
battaglia che ha portato alla sconfitta di Thanos e del suo
esercito.
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018),
l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo,
Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco,
i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le
azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta
per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero
esserci.
La rivista Empire ha dedicato uno
spazio del suo prossimo numero a Dark
Phoenix, descritto come il gran finale della saga
degli X-Men in mano alla Fox. Come saprete la
Disney ha di recente acquisito tutti i diritti sui personaggi ed è
facile ipotizzare che i Mutanti arriveranno presto nel Marvel Cinematic Universe per
unirsi al franchise.
Per l’occasione il magazine ha
raggiunto il regista Simon Kinberg per
un’intervista, pubblicando qualche foto inedita dal film, per
parlare del lavoro sul set e del processo creativo:
“Credo che tutti abbiamo fatto
pace con l’idea che questi personaggi siano giunti alla conclusione
del loro percorso. Quindi se questo doveva essere il nostro ultimo
film, facciamo in modo che resti impresso, no? […] Mi sono
avvicinato a questa sceneggiatura immaginandola come il culmine di
questo ciclo. Si tratta dell’ultima storia degli X-Men, ed era
diversa dagli altri capitoli a cui ho lavorato in veste di
produttore, dove ci chiedevamo cosa sarebbe successo dopo. Stavolta
ho messo in gioco tutto“.
E quando gli si chiede se abbia già discusso con Kevin
Feige della possibilità di vedere gli X-Men nel MCU, Kinberg risponde che
“Tutto ciò di cui abbiamo parlato era il funzionamento della
macchina marketing della Disney, perché non gli è stato permesso di
dire altro. Onestamente non so cosa intendano fare con l’universo
dei Mutanti“.
Qui sotto potete dare uno sguardo al cast sul set di Dark
Phoenix.
Dark Phoenix è già
stato apostrofato da Kinberg come l’inizio di un nuovo capitolo per
la serie di film di X-Men.
“Lo vedo come un nuovo capitolo.
Lo vedo come qualcosa che prende il franchise e lo lancia in una
direzione diversa con toni diversi. E questo non significa che il
prossimo avrà lo stesso tono, significa solo che il prossimo può
avere un tono diverso. Penso che per molti anni, gli X-Men di Bryan
[Singer] abbiano davvero trasformato il genere dei supereroi nel
2000 o 2001 quando è uscito il primo. Questo arriva quasi 20 anni
dopo. È molto tempo fa. E a quel tempo, i film sui supereroi non
erano molto popolari, in realtà. C’erano stati alcuni fallimenti a
metà degli anni ’90, e non c’erano stati molti film sui
supereroi, e in quel periodo l’approccio sugli X-Men era
davvero rivoluzionario.”
Il produttore Hutch
Parker l’ha inoltre inscritto nella categoria “thriller
hitchcockiano”, in omaggio al maestro del genere, parlandone in
un’intervista con ScreenRant durante il WonderCon di Anaheim,
California, confermando la linea editoriale del franchise che ha
sempre dato un tono specifico ad ogni film.
A pochi giorni dall’uscita nelle
sale Disney, via IGN, ha diffuso una nuova clip tratta da Aladdin,
il live action che rivisiterà il classico d’animazione del 1992 con
attori in carne e ossa e i brani della colonna sonora originale di
Alan Menken. Nel video Will Smith, che sullo
schermo interpreta il Genio della lampada, intona le note di “Il
principe Alì”, fanfara che accompagna l’ingresso ad Agrabah del
protagonista.
Vi ricordiamo che Aladdin è
diretto da Guy Ritchie e
vede Mena Massoud nel ruolo dell’affascinante
furfante Aladdin, Naomi Scott nel ruolo
della bellissima e indipendente principessa Jasmine
e Will Smith nei panni dell’incredibile
Genio con il potere di esaudire tre desideri per chiunque entri in
possesso della sua lampada magica.
Aladdin vanta
una colonna sonora composta dall’otto volte Premio
Oscar Alan Menken(La Bella e la
Bestia, La
Sirenetta), che comprende nuove versioni dei brani
originali scritti da Menken e dai parolieri, vincitori
dell’Oscar, Howard Ashman (La
Piccola Bottega degli Orrori) e Tim
Rice (Il Re Leone), oltre a due brani
inediti realizzati dallo stesso Menken e dai compositori vincitori
dell’Oscar e del Tony Benj Pasek e Justin
Paul (La
La Land, Dear Evan Hansen).
Il cast del film vede
inoltre la presenza di Marwan
Kenzari nel ruolo del potente stregone Jafar,
mentre Navid Negahban veste i panni del
Sultano, preoccupato per il futuro di sua
figlia; Nasim Pedrad è Dalia,
la migliore amica e confidente della principessa
Jasmine, Billy Magnussen interpreta il
principe Anders, il bellissimo e arrogante pretendente di Jasmine,
e Numan Acar è Hakim, braccio destro di Jafar
e capitano delle guardie del palazzo.
Nella versione italiana
Naomi Rivieccio, finalista a X Factor 2018,
interpreterà le canzoni della Principessa
Jasmine offrendo al pubblico una nuova versione degli
indimenticabili brani inclusi nella celebre colonna sonora del film
originale, tra cui la canzone premiata con l’Oscar “Il Mondo È Mio”
(“A Whole New World”). “Come tutti, anche io sono
cresciuta con i film d’animazione Disney”, racconta
Naomi, “e Aladdin è sempre stato uno
dei miei preferiti. È una storia ricca di azione, comicità, magia e
amore. Ha delle sonorità a dir poco travolgenti. Un mondo
incredibile. È un vero onore poter interpretare le canzoni di una
delle Principesse Disney che amo di più e in cui più mi identifico
perché Jasmine, come me, è una ragazza indipendente, ironica e
tenace. Inoltre l’attrice che la interpreta nel film si chiama come
me: Naomi! Forse era destino…”
In apertura di Cannes
2019, presentato in Concorso, The Dead don’t
Die è il nuovo film di Jim Jarmusch,
che sulla carta si presentava come un instant cult. Uno zombie
movie hipster, apparentemente stralunato, che piuttosto che seguire
la lezione vincente di Shaun of the Dead o dei
classici di Romero, traccia una propria strada,
perfettamente in linea con lo stile del suo autore.
Siamo a Centerville, “un posto
davvero carino”, come recita l’insegna all’ingresso della
cittadina, un luogo comune di ogni piccolo centro ddella provincia
americana, con una tavola calda, un motel, una stazione di benzina,
una centrale di polizia, un carcere, tutti i “luoghi comuni” nel
senso stretto della parola, che caratterizzano questi centri
abitati. I protagonisti sono una coppia di poliziotti, Cliff e
Ronnie (Bill
Murray e Adam Driver); i due, di pattuglia, si
accorgono che gli strumenti elettronici sono in tilt. La causa è il
fracking polare che ha spostato l’asse di rotazione della Terra,
una motivazione scientifica che però dà inizio all’apocalisse
zombie, evento che sembra non sorprendere troppo il razionale
Ronnie.
Gli zombie di The Dead
don’t Die sono esattamente come la storia del cinema ce li
ha raccontati prima, solo che non fanno eccessivamente paura, sono
piuttosto degli stereotipi delle abitudini e dei vizi della società
contemporanea, non solo dell’America Trumpiana, una società pigra,
spinta dall’inerzia. E questo sembra essere il ritmo del film
stesso, che procede lentamente come i nostri amici zombie, per i
quali non si può non provare simpatia, soprattutto se sono
interpretati da Iggy Pop. Il nodo, se così
possiamo chiamarlo, del film di Jarmusch arriva proprio nella
contrapposizione tra la volontà di raccontare la contemporaneità,
senza farlo con la dovuta cattiveria, e la tranquillità con cui il
regista traccia un ritratto con toni apparentemente svogliati ma
che risultano fedeli al suo modo di comunicare con pubblico, attori
e generi.
Il risultato è la dichiarazione,
inequivocabile, che per Jarmusch quella che stiamo vivendo noi
adesso sia già un’Apocalisse e che gli zombie siamo affettivamente
noi. La metafora, inevitabile per un film sui non morti, è
lapalissiana, forse meno incisiva di quanto il genere ci ha
mostrato all’inizio della sua storia cinematografica con Romero.
Forse c’è dell’autocompiacimento nei riferimenti meta-testuali,
nelle gag che strizzano l’occhio alla cultura pop, nello giocare a
carte scoperte con una scrittura che infrange non solo la
comunicazione tra personaggi e pubblico, ma anche quella tra
personaggio e attore che lo interpreta. Tuttavia si può comunque
godere di un sorriso compiaciuto per buona parte del film.
Certo, la sostanza sembra latitare
e il film si riduce proprio a questo, a un sorriso soddisfatto per
aver colto l’ennesima citazione, condizione che in assoluto non
rappresenta un male, ma che senza dubbio lascia una sensazione di
insoddisfazione rispetto a ciò che ci si aspetta dal regista.
Resta, del film, la bellezza di un cast che sebbene non è sfruttato
al 100% delle possibilità, regala personaggi incredibili, tra cui
spiccano quelli interpretati da Tilda Swinton e da Adam Driver.
Avengers:
Engdame è stato il film delle “ultime volte”, come
quella di Robert Downey Jr. nei panni di Iron Man,
forse quella di Chris Evans con il costume di
Captain America e, ovviamente, quella di Stan Lee
e dei suoi cameo nel Marvel Cinematic Universe. Il
celebre fumettista è infatti morto qualche mese dopo aver girato la
sua ultima apparizione, e per ricordarla i fratelli Russo hanno
condiviso su Twitter una foto scattata sul set.
Chi ha visto il film saprà che Lee
interpreta un hippie a bordo di una macchina d’epoca che arriva
sfrecciando nella sede originale dello S.H.I.E.L.D. gridando
“Fate l’amore, non la guerra!“. La scena
è stata girata nell’estate del 2018, pochi mesi prima della sua
scomparsa.
Sull’apparizione di Endgame e il
“ritorno” negli anni Settanta, dove è ambientata una parte del
cinecomic, i Russo hanno poi spiegato che si trattava di “un
ultimo cameo commovente, con un tono completamente diverso dagli
altri. Dovevamo inserirlo in una zona dove esatta per quel tono, e
quella ci sembrava l’area del film che faceva al caso nostro
[…]“
“Winter Soldier fu la nostra
prima volta con Stan, e quando venne sul set si respirava
un’energia incredibile e stimolante. Si vedeva che era eccitato
all’idea di essere lì. Parlava con tutti, faceva battute, insomma
era una persona magnetica.”, ricordano i Russo. “Per
qualche ragione, ogni volta che giravamo il suo cameo, aumentavano
gli spettatori sul set…e se c’è una cosa che amavamo di lui, che ci
confondeva da morire, era che voleva sempre più battute“.
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018),
l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo,
Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco,
i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le
azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta
per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero
esserci.
Più di un anno fa la Lucasfilm
annunciava che David
Benioff e D.B. Weiss,
showrunner e sceneggiatori di Game of
Thrones, avrebbero scritto e prodotto una nuova trilogia
di Star
Wars, ma ora abbiamo la conferma ufficiale che il
primo film ad arrivare nelle sale dopo Episodio IX: The Rise Of
Skywalker sarà proprio il loro.
Sapevamo che D&D stavano
lavorando ad un progetto per il franchise e che nel frattempo anche
Rian Johnson, regista di Episodio VIII:
Gli Ultimi Jedi avrebbe sviluppato una nuova serie di
film, ma non era chiaro quale team avrebbe avuto la precedenza.
Grazie alle dichiarazioni del CEO Disney Bob Iger possiamo
finalmente toglierci ogni dubbio.
Resta da capire se Benioff e Weiss
daranno vita ad una trilogia o a tre titoli separati e non
collegati (anche se il contratto ufficiale comprende di fatto tre
film), ma staremo a vedere. I due sono attualmente nell’occhio del
ciclone a causa dei riscontri negativi sulla stagione conclusiva
del Trono di Spade, giudicata fin troppo distante
dalla bellezza degli esordi. Riusciranno a farsi perdonare con Star
Wars e a conquistare l’affetto dei fan?
Vi ricordiamo che Star
Wars: The Rise Of Sywalker, capitolo conclusivo della
nuova trilogia del franchise diretto da J.J.
Abrams, arriverà nelle sale a dicembre
2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia Organa sarà
interpretato di nuovo da Carrie Fisher, usando del
girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza. “Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
Star Wars: The
Rise Of Skywalker, le teorie sul significato del titolo
Arrivano nuovi aggiornamenti su
Cruella,
il live action Disney che porterà sul grande schermo le avventure
di Crudelia De Mon e che vedrà Emma
Stone nel ruolo di protagonista: secondo Variety infatti,
Emma Thompson sarebbe alle prime fasi di una
trattativa per il film, ma non è chiaro quale personaggio potrebbe
interpretare.
L’attrice era già comparsa in due
altri titoli della casa di Topolino, ovvero La bella e la bestia, nei panni
di Mrs. Potts, e Saving Mr. Banks, dove prestava
il volto all’autrice di Mary Poppins, P. L. Travers. Per quanto
riguarda il live action, dietro la macchina da presa siederà
Craig Gillespie (I,Tonya, Lars e
una ragazza tutta sua e Fright Night – Il vampiro
della porta accanto) mentre la sceneggiatura è stata
curata da Tony McNamara.
Alex Timbers, acclamato
sceneggiatore di Broadway e della serie Mozart in the
Jungle, era stato il primo nome associato al progetto,
tuttavia il cambio di piani di lavorazione e la voglia di
affrettare la schedule ha costretto la Disney a scegliere un altro
regista e a programmare l’inizio delle riprese l’anno prossimo. Vi
ricordiamo che la celebra antagonista de La carica dei
101 era già stata ritratta al cinema nel classico animato
del 1961 e in carne o ossa da Glenn Close nella
pellicola del 1996 prodotta da John Hughes.
Si è aperta sotto un cielo che
prometteva pioggia (che poi è arrivata) la settantaduesima edizione
del Festival
di Cannes 2019, e lo ha fatto in grande stile, con il
ritorno sulla croisette, in concorso, di Jim
Jarmusch.
Il regista statunitense ha portato
al Festival il suo ultimo film, una zombie comedy hipster,
perfettamente in linea con il suo cinema. Per raccontare questa
storia, Jarmusch ha scelto una serie di attori con cui aveva già
lavorato, come Bill Murray,Adam
Driver e Tilda Swinton, ma presenti alla
cerimonia inaugurale del festival c’erano anche Sara
Driver, Luka Sabbat, Adam Driver, Selena Gomez, Chloe
Sevigny, che hanno salito la montée de marches insieme a
Thierry Frémaux.
Il film è scritto e diretto da
Jarmusch e nella prima sinossi si legge: il più grande cast di
zombie mai smembrato, con Bill Murray, Adam Driver, Tilda
Swinton, Chloë Sevigny,
Steve Buscemi, Danny Glover, Caleb Landry Jones, Rosie Perez,
Iggy Pop, Sara Driver, RZA, Selena Gomez, Carol Kane, Austin
Butler, Luka Sabbat e Tom Waits.
Non c’è niente di meglio di un
avversario comune per unire dei nemici giurati, così alla vigilia
del 72° Festival
di Cannes 2019, i pennuti arrabbiati ed incapaci di volare e i
maialini verdi di Angry
Birds 2 – nemici amici per sempreAngry
Birds 2 – nemici amici per sempre si sono
presentati insieme di fronte alle telecamere. Qualcosa di insolito
è accaduto in occasione di un photo-call avvenuto nel pomeriggio di
oggi al molo del Carlton Hotel quando i protagonisti del film hanno
fronteggiato il loro nuovo nemico armati delle loro caratteristiche
fionde. L’attore Josh Gad (“Chuck”), il filmmaker
John Cohen e il regista Thurop Van
Orman hanno svelato una nuova scena del sequel che uscirà
nelle sale italiane il 12 settembre distribuito da Warner Bros.
Entertainment Italia.
“È fantastico essere a Cannes,
soprattutto per un film di cui sono molto orgoglioso” dice il
regista Van Orman. “Josh ed io eravamo qui a
Cannes nel 2016 per presentare il film – dice Cohen, che aggiunge –
anche questo ci ha aiutato ad essere il film più visto in 52 paesi
nel mondo. Dopo il videogame, ora che Angry Birds è diventato anche
un successo cinematografico, siamo davvero entusiasti di poter
raccontare nuove storie e divertirci con questi
personaggi”.
Chi ha visto Avengers:
Endgame saprà che Steve Rogers, una volta archiviata
la battaglia contro Thanos e dopo aver celebrato la morte di Tony
Stark insieme ai colleghi Vendicatori, decide di viaggiare ancora
una volta nel Regno Quantico per restituire tutte le gemme
dell’infinito alla rispettiva timeline in cui erano custodite. In
una di queste realtà passate incontra Peggy, l’amore della sua
vita, e si concede quel famoso ballo promesso in Captain
America: Il Primo Vendicatore. Ma cosa è accaduto negli
altri salti temporali? Chi ha incontrato?
A quanto pare, come confermato da
Anthony e Joe Russo in un’intervista, Cap è
tornato su Vormir per riportare la gemma dell’anima al suo
protettore originario, Teschio Rosso,
confrontandosi dunque con il suo primo vero antagonista del
MCU.
“Si, Steve dovrebbe aver
incontrato Teschio Rosso” hanno dichiarato, “Ma nessuno sa
come funzionino le regole quando si restituisce la gemma
dell’anima. Conoscendo il personaggio, probabilmente avrà applicato
la sua politica del ‘niente soldi indietro’ “. Ovviamente i
registi fanno riferimento alla questione della morte di Vedova Nera
o di Gamora, che non possono essere resuscitate semplicemente
restituendo la gemma.
Forse le variabili di queste
timeline alterate e dei viaggi nel tempo saranno approfondite nella
serie animata What If? in arrivo su Disney +? Che
ne pensate?
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018),
l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo,
Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco,
i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le
azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta
per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero
esserci.
Nelle settimane successive
all’uscita di Avengers:
Endgame diversi titoli del MCU sono tornati al centro della
discussione (merito forse della grande capacità di intreccio di
questa saga durata undici anni), compreso l’allora criticato e
snobbato Age of
Ultron, non esattamente il più amato capitolo sui
Vendicatori. Tuttavia, e ciò si evince dalle parole dei fratelli
Russo intervistati da Slate, quel film ricopre ancora oggi un ruolo
fondamentale per come ha portato avanti la costruzione del
personaggio di Iron Man e le sue ragioni.
In particolare, i registi di Endgame
pongono l’accento sulla scelta compiuta da Tony, discutibile
all’epoca, di progettare un androide che servisse come prototipo di
una difesa globale da eventuali minacce esterne (quello che si è di
fatto realizzato in Infinity War):
“Tony non aveva torto, stava
arrivando una grande minaccia e i Vendicatori avevano bisogno di
costruire un’armatura in giro per il mondo. Ma quand’è che le
libertà civili vincono e vengono prima della capacità del governo
di proteggere i suoi cittadini? Pensiamo che un discorso del genere
sia interessante e che, in una certa misura, gli eroi sono dovuti
passare passare attraverso questo conflitto. C’era un senso di
destino già scritto, che dovevano affrontare per vincere, quindi
sia lui e che Cap avevano ragione.”
I Russo fanno riferimento a due
scene precise del MCU: la prima, di Age of
Ultron, in cui Cap e Tony discutono apertamente su cosa
sia giusto e cosa sbagliato in termini etici nell’idea di Ultron;
la seconda, di Endgame, quando Iron Man torna sulla Terra dopo la
battaglia su Titano urlando in faccia a Steve e sostenendo di aver
previsto tutto, l’arrivo di Thanos e l’insufficienza delle difese
disponibili per evitare il disastro.
Come dare torto a Stark, visto
l’evolversi della situazione da Civil War a oggi?
Della stessa opinione sembrano i registi, che hanno accompagnato
questi personaggi e i loro viaggi esistenziali per lungo tempo.
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018),
l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo,
Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco,
i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le
azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta
per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero
esserci.
Chiuso il sipario della Fase 3 i
Marvel Studios si preparano a spalancare le
porte della Fase 4 con l’ambizione e l’entusiasmo maturati negli
anni, da Iron Man fino a Avengers: Endgame, che ha segnato
la fine di un’era e l’inizio di un futuro ancora più luminoso.
Ma quali eroi e quali villain
potrebbero popolare il MCU nei prossimi anni?
Ecco qualche candidato:
Daredevil
Con la cancellazione della serie
Netflix, la speranza di vedere i Defenders sul grande
schermo è definitivamente morta. O forse no? Può un personaggio
così popolare come Daredevil avere ancora accesso
al MCU? O meglio, è giusto tenere in
panchina un eroe così amato e potenzialmente irrinunciabile?
Sarebbe davvero fantastico rivederlo
in azione dopo il flop del film con Ben Affleck, con nuove
consapevolezze e una scrittura degna del suo mito nei fumetti.
Squirrel Girl
Andando avanti il MCU potrebbe correre sempre più
rischi sostenuto dal successo dei suoi primi undici anni di vita, e
quale momento migliore se non questo per introdurre nell’universo
cinematografico un personaggio come Squirrel
Girl?
Per alcuni sarà quasi una parodia di
un supereroe, e in qualche modo lo è, ma le caratteristiche
auto-ironiche e l’imprevedibilità delle sue azioni la rendono la
perfetta candidata per un franchise sulla falsa riga di Guardiani della Galassia.
Beta
Ray Bill
Beta Ray Bill,
creato nel 1983, deve la sua popolarità alle numerose serie
animate, videogiochi e altri prodotti basati sul personaggio, che
in realtà era previsto anche nella primissima stesura di Thor: Ragnarok. Come
avrete notato, i Marvel Studios hanno poi deciso di
includere solo una sua statua nel film e non l’eroe in carne e
ossa.
Stiamo parlando di un alieno
antropomorfo dall’aspetto spaventoso che per quanto strano possa
sembrare, è uno dei pochi personaggi degni di sollevare il Mjolnir
ed è colui che brandisce la Stormbreaker nei fumetti. Insomma,
Thor 4 chiama a gran voce il suo
prossimo eroe…
Silver Surfer
Silver Surfer è
senza dubbio uno dei personaggi più interessanti dell’universo
Marvel, ma il cinema non è mai
riuscito a restituircene una versione degna di nota. Inserito come
antagonista nel secondo capitolo dei Fantastici 4, questo antieroe
dalle incredibili potenzialità meriterebbe un trattamento
migliore.
E ora che l’accordo tra Fox e Disney
è terminato, Silver Surfer sembrerebbe disponibile per l’ingresso
nel MCU…
Moon Knight
L’impegno sulla rappresentazione
della diversità iniziato con Black Panther ha mostrato quanto i
Marvel Studios tengano ad un
discorso sempre più universale nel racconto della società
attraverso i supereroi. Perché parlare di temi importanti senza
dimenticare l’intrattenimento è fondamentale, e l stesso approccio
meriterebbe uno standalone su Moon Knight.
Il personaggio è un mercenario
trasformatosi in vigilante che potrebbe essere la versione MCU di Batman, e ancora più
intrigante è il fatto che questo eroe lotta con la malattia
mentale.
Norman Osborn
I problemi relativi alla gestione
dei diritti dei personaggi di Spider-Man non ci impediscono di
sognare l’arrivo nel MCU di Norman
Osborne, uno degli antagonisti più importanti di Peter
Parker nei fumetti già portato al cinema da Willem Dafoe nei lavori
di Sam Raimi.
Ci piacerebbe rivederlo senza il
costume Green Goblin, magari in una riflessione su ciò che un uomo
diabolico come lui può diventare da solo, privo di superpoteri.
Insomma, il villain perfetto per il post-Thanos.
M.O.D.O.K.
La Marvel detiene i diritti su
M.O.D.O.K fin dall’inizio del MCU, ma c’è una ragione se il
personaggio non ha ancora ottenuto il suo adattamento sul grande
schermo: è davvero troppo bislacco e difficile da identificare.
Stiamo parlando di un genio folle
con cui gli sceneggiatori potrebbero divertirsi molto, anche se è
il design a spaventarci. Correre il rischio e tentare
l’impossibile? I Marvel Studios ci hanno già stupito
in passato, quindi perché non sperare in un altro colpo
vincente?
Mephisto
I Marvel Studios hanno già esplorato
la direzione cosmica utilizzando Thanos e le gemme dell’infinito
come forza trainante del MCU, e nulla toglie che potrebbero
proseguire su questa strada anche in futuro.
Una scelta logica
per sostituire il Titano Pazzo allora sarebbe
Mephisto, la risposta biblica della Marvel a Satana: parliamo di un
eroe posseduto dal demone Ghost Rider già apparso nella serie
Agents of S.H.I.E.L.D., dotato di natura
intrigante e magiche abilità.
Galactus
Ora che Thanos è
stato sconfitto dai Vendicatori, il futuro del MCU ha un posto vuoto per il
prossimo grande villain. lasciato vuoto. Chi potrebbe essere
allora la nuova minaccia per la Terra?
Forse Galactus, gigante di dimensioni lunari,
che si nutre di pianeti per saziare la sua fame ed è da tempo nelle
liste dei più desiderati dai fan?
Finora non sappiamo nulla dei piani
dei Marvel Studios per la Fase 4, ma si
può immaginare che l’universo cosmico diventerà una parte più
importante della storia. E se così fosse, sarebbe perfettamente
logico avere come prossimo cattivo Galactus.
D’altronde la trama delle gemme
dell’infinito è arrivata al capolinea, e gli eroi avranno bisogno
di un’altra enorme minaccia da debellare, e non ci sarebbe niente
di più entusiasmante che vedere in azione
Avengers, X-Men e
Fantastici Quattro mentre collaborano per
sconfiggere questo villain.
Doctor Doom
Victor Von Doom
(aka Dottor Destino) è uno degli uomini più
intelligenti dell’universo Marvel, oltre che uno dei più
malvagi mai incontrati nei fumetti. Insomma, il candidato perfetto
ad entrare nel MCU contro i nostri eroi. Con
l’addio di Loki
(almeno al cinema) il franchise avrà bisogno di qualcuno della sua
stessa statura, popolarità e importanza, e il Dottor Destino
potrebbe essere la scelta più adeguata.
Quanto contano gli effetti speciali
nella riuscita di un cinecomic? Che ruolo hanno all’interno del
film? Il successo di un blockbuster dipende unicamente dalla cgi e
dalla magia delle immagini? Sono domande a cui si può rispondere
abbastanza velocemente. E le immagini che vedete qui sotto, a cura
di Framestore (società che si occupa della
post-produzione dei film Marvel) dove vengono confrontate le
scene di Avengers:
Endgame prima e dopo l’intervento dei vfx, sono più
che esaustive.
Degli ottimi effetti visivi
immergono lo spettatore nell’avventura dei supereroi, lo
trasportano in altre dimensioni e annullano il senso di
incredulità, tanto sono ormai vicini al realismo. Lo dimostrano
queste foto del backstage dove vengono illustrate le varie fasi che
portano al risultato visto in sala.
Ovviamente quando parliamo di
cinecomic, non basta saper raccontare una buona storia e avere
personaggi di spessore, ma è necessario che questi siano inseriti
in un contesto che – per quanto immaginario – possa avvicinarsi
alla realtà, a qualcosa che si riesce a toccare con mano.
Qui sotto trovate frame relativi
alla battaglia finale di Endgame, la creazione del nuovo Hulk e la
scena del guanto dell’infinito, gli eroi in azione tra cui Captain Marvel e Captain America e la
parentesi della New Asgard con Korg e Thor.
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018),
l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo,
Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco,
i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le
azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta
per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero
esserci.
La carriera di un regista è
determinata in parte dalle scelte che si fanno lungo un percorso di
affermazione: c’è chi preferisce passare dalla gavetta al cinema
d’autore, rimanendo nell’ambiente underground dell’industria, chi
si getta in progetti ambiziosi e meno in vista, chi invece accetta
di servire i bisogni e le strategie degli studios dirigendo grossi
blockbuster sacrificando la propria identità.
Il caso di Peter
Jackson, ad esempio, è interessante per capire i
meccanismi del potere hollywoodiano e al tempo stesso la capacità
del filmaker di rimanere fedele a se stesso nonostante il successo
e il corteggiamento delle major. Dopo un inizio con produzioni a
basso budget è arrivata la trilogia del Signore degli
Anelli, la consacrazione e i remake (King
Kong), poi la parentesi intimista di Amabili
Resti e il ritorno in grande stile con i tre capitoli de
Lo Hobbit, e diversi lavori come produttore e
supervisore.
È però Empire a rivelare che anni
fa, prima dell’annuncio di James Wan al timone del
progetto, Jackson venne considerato per la regia di
Aquaman e contattato dalla Warner Bros non
una, ma ben due volte, rifiutando l’offerta dell’ex ceo Kevin
Tsujihara. Insomma, la prova del fatto che il regista non ama
scendere a compromessi a meno che non sia coinvolto
sentimentalmente con la storia.
“Kevin mi chiese se ero un fan
di Aquaman. Risposi no, e sei mesi dopo mi rifece la stessa
domanda. Dissi di no, Kevin te l’ho già detto. Non sono un tipo da
supereroi. Leggo Tintin ….e quei film sono difficili. Voglio solo
girare qualcosa per cui nutro una profonda passione, e ora sono più
contento di lavorare sui miei documentari. Non prevedo di fare un
altro film nei prossimi due anni.”
Non stupisce affatto che Tsujihara
avesse puntato Jackson per un cinecomic come Aquaman, dala la sua
esperienza con gli effetti speciali e la gestione delle scene in
larga scala. E non sorprende che abbia ripiegato con un altro
esperto in materia di action-horror come Wan, che si era fatto
notare per la saga di Conjuring e l’ottimo lavoro
svolto in Fast & Furious 7. Fortunatamente il box
office ha sorriso alla Warner, che grazie al miliardo superato dal
re dei mari può tornare a respirare dopo il quasi flop di Justice League.
Aquaman 2: ecco quando arriverà al
cinema
Vi ricordiamo che Aquaman 2 uscirà al
cinema il 16 dicembre 2022. Lo studio ha
annunciato ufficialmente il sequel del film con Jason
Momoa all’inizio di questo mese, confermando
che David Leslie Johnson-McGoldrick scriverà
la sceneggiatura.
Attualmente l’incasso del film lo
ha fatto classificare al 20° posto della classifica mondiale di
tutti i tempi. Johns-McGoldrick ha
collaborato con Will Beall nella sceneggiatura
di Aquaman. Johnson-McGoldrick ha
iniziato a lavorare sulla sceneggiatura tre anni fa dopo aver letto
i fumetti di Aquaman mentre era sul set
di The Conjuring 2 di Wan.
L’uso del guanto dell’infinito è
stato fatale per tre personaggi del MCU da Infinity
War ad Avengers:
Endgame, come mostrato dalla coppia di film che ha
concluso la saga delle gemme dell’infinito: prima
Thanos, che una volta raccolte tutte le gemme ha
schioccato le dita per realizzare il suo folle piano (riequilibrare
le sorti dell’universo e dimezzare la sua popolazione), poi
Hulk, indicato come l’eroe più adatto per
resistere agli effetti dello schiocco, che ha riportato indietro le
vittime della Decimazione, e infine Iron
Man, l’ultimo a sacrificarsi in Endgame per
sconfiggere definitivamente il Titano e il suo esercito.
Ma quale altro eroe avrebbe potuto
indossare il guanto? Forse Captain America, che
durante la battaglia in Wakanda si era ritrovato faccia a faccia
con Thanos resistendo alla sua furia? A questa domanda ha risposto
uno degli sceneggiatori, Christopher Markus, in
una recente intervista con L’Hollywood Reporter:
“Penso che Steve Rogers ne
sarebbe capace, perché è abbastanza forte da impugnare il guanto e
sopravvivere. In quel momento di Infinity War Thanos è
impressionato dalla volontà di Steve. Non crede che un ragazzo
apparentemente senza poteri riesca a contrastarlo. Non se ne
capacita“.
A differenza di Cap, uscito indenne
dalla lotta con il Titano, lo stesso villain e Bruce Banner sono
rimasti gravemente feriti e compromessi dopo l’utilizzo
dell’artefatto, per non parlare di Tony Stark, letteralmente ucciso
dallo schiocco come abbiamo visto sul finale di Endgame. Se non
altro Steve ha avuto l’occasione di restituire tutte le gemme alle
relative timeline, ma non ci saranno più possibilità di sfidare la
sorte o tentare imprese assurde nel MCU. Ora è un anziano supereroe in
pensione che non ha nessuna intenzione di rimettersi al lavoro…
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018),
l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo,
Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco,
i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le
azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta
per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero
esserci.
Empire Magazine ha dedicato un
ampio spazio a Spider-Man: Far
From Home, il sequel di Homecoming in uscita tra poco
più di un mese che metterà la parola fine alla Fase 3 del Marvel Cinematic Universe dopo la
risoluzione della saga delle gemme dell’infinito avvenuta in
Avengers:
Endgame.
Nel film ritroveremo Peter Parker
cinque anni dopo la Decimazione e a poche settimane dalla battaglia
contro Thanos. Insieme a lui, in questa nuova avventura a spasso
per l’Europa, ci saranno anche i compagni di scuola Ned e MJ, Nick
Fury e il suo braccio destro Maria Hill e un misterioso alleato
venuto da un’altra realtà simile alla nostra, Quentin Beck aka
Mysterio.
La missione? Evitare che gli
Elementali, creature
di acqua, terra e fuoco spuntate nelle varie città del vecchio
continente, distruggano ogni cosa. Riuscirà Spider-Man, con l’aiuto
di Mysterio, ad evitare il disastro annunciato?
Di seguito potete dare uno sguardo alle immagini del film
pubblicate dalla rivista.
Diretto ancora una volta da
Jon Watts,
Spider-Man: Far From Homeè
arrivato nelle nostre sale il 10 luglio. Confermati nel cast del
film il protagonista Tom
Holland nei panni di Peter Parker, Marisa
Tomeiin quelli di zia May e Zendayain
quelli di Michelle,Samuel
L. Jacksonin quelli di Nick Fury
e Cobie
Smuldersin quelli di Maria Hill.
Jake
Gyllenhaal interpreterà invece Quentin
Beck, aka Mysterio, uno degli antagonisti
più noti dei fumetti su Spidey.
Di seguito la sinossi ufficiale:
In seguito agli eventi di
Avengers: Endgame, Spider-Man deve rafforzarsi per affrontare
nuove minacce in un mondo che non è più quello di prima. ‘Il nostro
amichevole Spider-Man di quartiere’ decide di partire per una
vacanza in Europa con i suoi migliori amici Ned, MJ e con il resto
del gruppo. I propositi di Peter di non indossare i panni del
supereroe per alcune settimane vengono meno quando decide, a
malincuore, di aiutare Nick Fury a svelare il mistero degli
attacchi di creature elementali che stanno creando scompiglio in
tutto il continente.
Per quanto riguarda le novità del
sequel, la tuta di metallo di Peter dovrebbe essere una
versione rimodellata di quella di Iron
Spider. vista in Avengers: Infinity War.
Questa nuova tuta, prevede anche una nuova maschera, con degli
occhiali al posto delle orbite bianche, come da tradizione, questo
perché è ovvio che il personaggio abbia bisogno di una nuova
maschera dopo che la sua precedente è andata distrutta su Titano,
durante il confronto con Thanos e prima della sua
disintegrazione.
Muore a 97 anni Doris Day, nata
Doris Mary Anne Kappelhoff, cantante e attrice statunitense
che tutto il mondo conosceva con l’appellativo di “fidanzata
d’America”. Nata nel 1922, ha raggiunto successo e notorietà prima
come cantante di Big Band, poi come star cinematografica e, più
tardi come volto noto del piccolo schermo.
La Day vantava in
carriera trentanove film e oltre settantacinque ore di show
televisivi, senza contare le 650 canzoni incise, una nomination ai
premi Oscar e la vittoria di un Golden Globe e di un Grammy
Awards.
L’incontro con il regista Michael
Curtiz (Casablanca) le cambia completamente la vita: sigla
infatti un contratto di sette anni con la Warner Bros e nello
stesso anno, il 1948, il film che la vede protagonista,
Amore sotto coperta, si rivela un incredibile
successo al box office. Altri titoli girati in quel periodo sono
Te’ per due (tratto dal musical ”No no
Nanette”), Non sparare, baciami e L’uomo
che sapeva troppo, prestigiosa collaborazione con
Alfred Hitchcock.
Proprio nella pellicola del maestro
del thriller la Day intona il brano “Que sera
sera”, destinato a diventare una hit indimenticabile della
storia americana.
Si intitola Le
Campane l’episodio di Game of Thrones
8×05, una puntata che ha visto realizzarsi il motto di
Casa Targaryen. Daenerys ha portato davvero “fuoco e
sangue” ad Approdo del Re, distruggendo la città, facendo crollare
la Fortezza Rossa, diventando davvero la regina delle ceneri.
In realtà nessuno si è davvero
sorpreso di questa svolta del personaggio, visto che gli episodi
precedenti, e soprattutto la rivelazione dei veri genitori di
Jon Snow, hanno portato la Regina dei Draghi a dubitare della
sua posizione, ma soprattutto dei suoi alleati. La morte di Jorah,
di Reaghal e l’esecuzione di Missandei hanno assestato il colpo di
grazia.
Tuttavia, qualcuno ha visto da
lontano cosa stava accadendo, e ha provato a fare del suo meglio
per arginare la “regina folle” con i mezzi che aveva a
disposizione: sussurri e uccelletti. Parliamo ovviamente di Varys,
il Ragno Tessitore. Abbiamo conosciuto il personaggio nella prima
stagione, e già quando Ned Stark era stato imprigionato, abbiamo
intuito che dietro alla cipria, il passo felpato e l’ambiguità
(fondamentale per il maestro delle spie), l’apparente ipocrisia, si
nascondeva un cuore buono, una testa brillante e un animo nobile e
giusto.
Varys era figlio di uno schiavo di
Lys, faceva parte di una compagnia di guitti e un giorno, uno
stregone di Myr lo comprò per utilizzarlo come parte di un
incantesimo, lo evirò, tronco e radice, e gettò i suoi genitali nel
fuoco. Conosciamo la sua storia perché è lui stesso che la racconta
a Tyrion Lannister nel quarto episodio della Terza Stagione.
In quell’occasione, il piccolo
mutilato Varys guardo le fiamme azzurrine salire dalle sue parti
che bruciavano e sentì una voce salire dalle fiammelle, un dio o un
demone, che lo chiamava. Tempo dopo, a Roccia di Drago, Varys
incontra Melisandre, che gli predice che anche lui, come lei, è
destinato a morire in terra straniera, a Westeros. Game of
Thrones 8×05 ha avverato la profezia: il fuoco di Drogon
ha ucciso Varys, perché l’eunuco aveva tradito la Regina dei
Draghi.
Dal fuoco al fuoco, dunque, la
parabola di Varys sembra compiersi e anche lui sembra destinato ad
essere inserito in un cerchio magico che attraverso l’elemento
(simbolico e fisico) decide il destino di molti, a Westeros. La
componente magica della storia della serie, e dei romanzi, è
mitigata dall’estremo realismo con cui viene trattata la materia e
così anche i ruolo del Signore della Luce e del (fu) Re della Notte
sono in qualche modo “abbassati” alla concretezza del reale.
Alla luce di ciò, sembra che la
vita di Varys fosse destinata a concludersi nel fuoco, così come
era cominciata tanti anni prima nelle fiamme azzurre di un
incantesimo che lo ha reso quello che poi è stato: un essere privo
di desiderio, dallo sguardo lucido sugli eventi, al servizio del
popolo. Alla luce di questa osservazione, sembra dunque che persino
Varys avesse un ruolo mistico nel gioco dei troni.
Torniamo un attimo al titolo di
questo articolo: il riferimento al fuoco è quindi chiaro e si può
affermare che, magari inconsapevolmente, la parabola di vita di
Varys si è aperta e chiusa nel segno delle fiamme. Ma cosa c’entra
il ghiaccio? In questo caso il riferimento è più figurato che
letterale, visto che, nell’atto finale della sua vita, Varys
diventa una “replica” di Ned Stark.
Il Protettore del Nord ha
incontrato la sua fine in una maniera che in molti definiscono
ingenua. Ned scoprì i veri natali di Joffrey Baratheon (e di Tommen
e Myrcella), ammonì Cersei prima di agire, si fidò di Ditocorto,
scrisse a Stannis Baratheon per rivelare la verità a quello che
diventava il legittimo erede al trono. Il resto è storia: il re
usurpatore Joffrey fece uccidere “il traditore”.
In maniera perfettamente speculare,
una volta scoperti i natali di Jon Snow, o meglio Aegon Targaryen,
Varys avverte la sua Regina (nello specifico non tanto della
migliore pretesa al trono di quello che si è rivelato essere il
nipote ma del fatto che attaccando Cersei avrebbe ucciso gli
abitanti che voleva proteggere), si fida di Tyrion, suo compagno di
viaggio con cui condivide una comunione di intenti e il desiderio
di un monarca giusto, scrive delle lettere in cui rivela il nome
vero di Jon, e viene giustiziato dalla Regina per tradimento, dopo
essere stato “denunciato/tradito” da Tyrion stesso.
Quella che da sempre è stata
considerata una delle persone più ambigue di Westeros, ha concluso
la sua esistenza esattamente come l’uomo più onorevole dei Sette
Regni, colui che venne decapitato dalla sua stessa spada,
Ghiaccio.
Tuttavia, se i messaggi di Ned
Stark diedero il via alla ribellione e alla Guerra dei Cinque Re,
non sappiamo ancora quali saranno le conseguenze dei messaggi
inviati da Varys, perché anche se si vede il maestro delle spie
bruciare un messaggio, ne abbiamo visti molti altri sulla sua
scrivania, messaggi che hanno preso il volo spediti probabilmente
in ogni angolo delle terre emerse.
Che il gesto di Varys possa avere
comunque conseguenze positive sull’esito della guerra in corso?
Alla luce della distruzione di Approdo del Re, le soluzioni che
restano ai Sette Regni sono molto poche e ancora meno sono quelle
che consentirebbero la salita al trono di un regnante degno.
L’augurio è che il gesto estremo del più fedele servitore del
popolo di Westeros possa portare i frutti sperati: un monarca degno
al servizio degli abitanti.
È stato diffuso il primo trailer di
Maleficent: Mistress of Evil, il sequel del film
campione d’incassi del 2014 con Angelina Jolie e
Elle Fanning. Il poster ci comunica anche la data
d’uscita USA e il titolo ufficiale.
Maleficent – Signora del Male arriverà il 17
ottobre 2019, continuando a cavalcare l’onda dei live action dei
classici Disney.
Maleficent – Signora del Male sarà diretto
da Joachim Ronning, che collaborerà ancora
con Espen Sandberg, come
per Pirati dei Caraibi – La vendetta di
Salazar.
Maleficent – Signora del Male rientra nella nuova
politica Disney del revival in live action del classici
d’animazione. Dopo il primo capitolo, Cenerentola,
La Bella
e la Bestia e
Il Libro della Giungla, Aladdin, Dumbo e
Il
Re Leone già arrivati in sala, il film con
protagonista la Joliesi aggiunge alla lista
di film che riproporranno in carne e ossa i personaggi iconici
della Casa di Topolino, insieme a tanti altri confermati e molti
che sicuramente arriveranno.
Il film
che ha raccontato le origini di Carol Danvers e la sua
trasformazione in supereroina si è rivelata la perfetta occasione
per introdurre nell’universo cinematografico Marvel gli Skrull, personaggi
creati da Stan Lee e Jack Kirby e introdotti prima come avversari
dei Fantastici Quattro, poi divenuti una presenza costante nei vari
crossover della storia editoriale. Chi conosce i fumetti o ha visto
Captain
Marvel al cinema saprà che questi alieni mutaforma
sono capaci di assumere le sembianze di ogni essere umano,
assimilarne i suoi ricordi più recenti e infiltrarsi con grande
facilità all’interno delle strutture governative (vedi ad esempio
Talos, che aveva preso il posto del capo dello
S.H.I.E.L.D. Keller), e da tempo c’è chi ipotizza che uno scenario del genere
si sia sviluppato anche nel corso del MCU.
Qualche
mese fa, dopo l’uscita in sala di Captain Marvel, era stato BuzzFeed a sostenere
che un indizio sulla presenza degli Skrull nella realtà difesa dai
Vendicatori fino a Endgame era stato seminato già a partire da
Age of
Ultron, facendo riferimento alla frase pronunciata da
Nick Fury nel dialogo/interrogatorio con
Carol: la scena è ambientata nel bar dove i due si ritrovano
soli, faccia a faccia, raccontando aneddoti del loro passato, ed è
allora che l’eroina gli chiede di rivelarle un dettaglio privato
che proverebbe il suo non essere un alieno. “Se un toast
è tagliato in diagonale, non posso mangiarlo”, dice
Fury, ma se ricordate bene, in Age of Ultron il personaggio fa
esattamente il contrario quando si prepara un panino a casa di
Clint Barton.
Dunque
il futuro leader dello S.H.I.E.L.D. è in realtà uno Skrull? Che si
tratti di una coincidenza o di una scelta ben precisa da parte dei
Marvel Studios? Forse Fury è stato sostituito
da un mutaforma, magari proprio Talos, dopo la “finta” morte
in Captain America: The Winter
Soldier? Il dubbio resta e l’enigma si infittisce,
soprattutto dopo aver scovato l’ennesimo dettaglio misterioso nel
recente Avengers: Endgame.
Stavolta
però l’indiziata numero uno è Natasha Romanoff,
altra vecchia conoscenza dell’organizzazione, ex spia e pupilla di
Fury: nel film che chiude definitivamente la saga delle gemme
dell’infinito ritroviamo Vedova Nera subito dopo
lo schiocco mentre viaggia insieme a Steve Rogers e i sopravvissuti
verso il pianeta dove si nasconde Thanos; fallita la missione, gli
eroi tornano a casa e passeranno altri cinque anni prima di
rivederli in azione e progettare i viaggi nel tempo attraverso il
Regno Quantico. Ma se prestate attenzione ad una scena particolare,
quella in cui Nat sta per confrontarsi con Steve all’Avengers
Compound subito dopo il salto temporale e il summit con War
Machine, Okoye, Rocket e Carol, noterete che si sta preparando un
sandwich. Guarda caso la macchina da presa indugia fin troppo, e il
taglio è diagonale. Di nuovo ci chiediamo se possa trattarsi di una
coincidenza o di una scelta ben precisa. D’altronde non ci
sorprenderebbe scoprire che fosse nei piani di Kevin
Feige e co. disseminare piccoli e impercettibili indizi
sull’infiltrazione degli Skrull sulla Terra, creando così una base
per la narrazione della Fase 4 ormai pronta a partire.
E se
anche Natasha, come Nick Fury, fosse un alieno? E se ci fossero più
Skrull che da anni vivono sotto le sembianze di personaggi che
conosciamo e di cui ci fidiamo che intanto tramano per ribaltare
l’equilibrio stabilito? Un panino è la soluzione a tutte le nostre
domande? Sarebbe sicuramente un’ipotesi intrigante per il futuro
del franchise, ora aggrappato a pochissime certezze (i sequel di
Spider-Man, Black Panther e
Doctor Strange, il racconto cosmico
degli Eterni, le nuove avventure dei
Guardiani della Galassia) e
che al momento appare molto confuso…
Amazon Prime Video sarà il servizio
esclusivo a distribuire la nuova serie ancora senza titolo di
“Star
Trek” su Jean-Luc Picard in oltre 200 paesi e
territori, al di fuori degli Stati Uniti e del Canada. In base
all’accordo pluriennale con CBS, ogni episodio sarà disponibile su
Amazon Prime Video entro 24 ore dall’anteprima americana.
L’annuncio congiunto è stato presentato oggi da CBS Studios
International e Amazon Prime Video.
La nuova serie “Star Trek” vede
Sir Patrick Stewart riprendere il ruolo del
venerabile Jean-Luc Picard, che ha interpretato per sette stagioni
in “Star Trek: Next Generation”. La serie seguirà questo
personaggio iconico nel prossimo capitolo della sua vita.
“C’è solo una parola che può
descrivere Sir Patrick Stewart nel ruolo di Comandante della nave
spaziale ed è ‘leggendario’”, ha affermato Alex Kurtzman
produttore esecutivo della serie. “Siamo felicissimi che torni
al comando, per portare il messaggi ottimisti di Star Trek al
pubblico in tutto il mondo”.
“Siamo entusiasti di
collaborare con CBS per portare la nuova edizione della storica
saga di Star Trek ai nostri clienti Amazon Prime Video” ha
dichiarato Brad Beale, Vice President Worldwide Content Licensing
per Amazon Prime Video. “Con l’incredibile Sir Patrick Stewart,
che torna nei panni dell’amatissimo Jean-Luc Picard, siamo
entusiasti di poter offrire ai fan di “Trek”, sia vecchi sia nuovi,
l’opportunità di vederlo di nuovo in azione. È un’aggiunta
formidabile alla già ricca offerta di contenuti esclusivi di Amazon
Prime Video”.
“Per 50 anni, le serie Star
Trek sono state un successo globale, che ha coinvolto generazioni
di tutte le età. È un onore dare il benvenuto a Sir Patrick Stewart
per quella che sarà sicuramente un’altra estensione di livello
mondiale della storica saga”, ha dichiarato Armando Nuñez,
Presidente e Chief Executive Officer di CBS Global Distribution
Group. “Non vediamo l’ora di lavorare con il team di Amazon
Prime Video per portare questo prossimo capitolo dell’incredibile
serie Star Trek alla sua appassionata fanbase
internazionale”.
Negli Stati Uniti, la serie sarà
disponibile esclusivamente su CBS All Access, il servizio di
abbonamento diretto al consumatore di CBS, disponibile su tutte le
principali piattaforme digitali, incluso Amazon Channels e Fire
TV.
Accanto a Stewart, il cast della
serie vede anche la presenza di Alison Pill (The
Newsroom), Harry Treadaway (Penny Dreadful), Isa
Briones (American Crime Story: Versace), Santiago Cabrera
(Salvezza), Evan Evagora (nuovo arrivato), e Michelle Hurd
(Blindspot). La serie sarà prodotta da CBS Television Studios in
associazione con Secret Hideout e Roddenberry Entertainment. Alex
Kurtzman, Michael Chabon, Akiva Goldsman, James Duff, Patrick
Stewart, Heather Kadin, Rod Roddenberry e Trevor Roth saranno i
produttori esecutivi e Aaron Baiers (Secret Hideout) sarà il
co-produttore esecutivo e Kirsten Beyer sarà il produttore
supervisore.
A poche settimane dall’inizio delle
riprese di Vedova Nera, lo standalone che vedrà
alla regia Cate Shortland e Scarlett
Johansson come protagonista, è giusto fantasticare
sulle varie possibilità della trama e su ciò che ci piacerebbe
vedere sullo schermo.
Ancora più interessanti, a tal
proposito, sono le teorie dei fan. Scopriamone alcune qui
sotto:
Widow Program
Nel caso in cui il film su
Vedova Nera fosse effettivamente un prequel,
allora è possibile che la trama si concentri sulle origini
dell’eroina e sui suoi anni di addestramento nella Red Room, la
struttura segreta di addestramento sovietico in cui si è formata
come assassina.
Il programma accademico durante la
Guerra Fredda venne progettato per forgiare la migliore spia
femminile dopo il successo dell’esperimento sul Soldato
d’Inverno, dunque è un’ipotesi davvero affascinante da
esplorare oltre che appassionante.
Il passato con Occhio di Falco e
Budapest
Come saprete, nel MCU viene menzionato il periodo in
cui Vedova Nera e Occhio di Falco hanno collaborato in Europa come
agenti segreti dello S.H.I.E.L.D. prima di unirsi agli
Avengers.
Ed è proprio durante la battaglia di
New York che i due parlano di una misteriosa missione a
Budapest citata anche in Endgame mentre viaggiano
verso Vormir, ma non conosciamo né i retroscena, né l’esito di
quell’avventura. Sarebbe fantastico rivederli insieme nel film che
finalmente rivela quello scenario misterioso…
Ivan Petrovich
L’uomo di mezza età chiamato
Ivan Petrovich ha cresciuto Natasha Romanoff come
sua figlia dopo la morte della vera madre, vittima della guerra a
Stalingrado. Ivan è stato il suo autista e amico più stretto, anche
da adulto. Ha inoltre salvato Natasha dai nazisti che l’avevano
catturata durante la seconda guerra mondiale con l’aiuto di
Captain America e Wolverine, un momento
meraviglioso ed emozionante che speriamo di rivedere anche nel
MCU.
Se ci pensate, in Avengers:
Endgame Teschio Rosso chiama l’eroina per nome dicendo
“Natasha Romanoff, figlia di Ivan”, con Clint che sembra sorpreso e
lei che sostiene di non averlo mai conosciuto. Insomma, il mistero
si infittisce e lo standalone potrebbe risolverlo una volta per
tutte…
La lotta contro Teschio Rosso
Proprio in relazione a
Teschio Rosso, se Vedova Nera fosse ancora viva
nel regno della gemma dell’anima allora potrebbe trovare Gamora e
fuggire insieme progettando la sua vendetta. Per farlo dovrebbe
affrontare il guardiano di Vormir, acquisire magari dei nuovi
poteri e combatterlo con le sue abilità.
Natasha torna in vita perché la
gemma dell’anima è stata restituita
Alla fine di Avengers:
Endgame, Captain America entra nel Regno Quantico per
restituire tutte le gemme dell’infinito alle loro rispettive
timeline. E se avesse portato la gemma dell’anima su Vormir, allora
c’è la possibilità di rivedere Natasha viva?
È stato detto che l’eroina di quella
linea temporale non potrebbe tornare a quella corrente (dove Thanos
ha vinto e i Vendicatori devono annullare gli effetti dello
schiocco) perché ciò influenzerebbe la timeline in cui è Clint non
si riunisce con la sua famiglia, ma nulla è scontato e impossibile
nel Marvel Universe…
Cosa è successo nei cinque anni
dopo lo schiocco?
Dopo lo schiocco di Thanos metà
della popolazione della Terra è scomparsa, e cinque anni dopo
ritroviamo i Vendicatori che sono andati avanti con le loro vite.
Sappiamo che prima dei viaggi nel tempo Natasha si è occupata della
sicurezza mondiale dirigendo una squadra che includeva Rocket,
Nebula, Okoye e War Machine.
E se quelle missioni fossero il
cuore del suo standalone?
Natasha è uno Skrull
Questa è forse la teoria più
intrigante di quelle menzionate finora: in Captain Marvel
abbiamo visto in azione gli Skrull, alieni mutaforma
in grado di assumere le sembianze di esseri umani e confondersi tra
i civili.
Secondo alcuni, il film su Vedova
Nera confermerà la vera identità segreta di Natasha, una Skrull
sotto copertura che ha lavorato segretamente nello SHIELD come
agente. Questo scenario è sostenuto dalla trama simile a quella dei
fumetti di Secret Invasion, oltre che da vari dettagli
disseminati nel MCU…
La famosa invasione degli orsi in Sicilia
di Lorenzo Mattotti, tratto dall’omonimo
romanzo di Dino Buzzati, pubblicato da Arnoldo Mondadori
Editore, sarà presentato ufficialmente il 21 maggio in
competizione nella sezione Un Certain
Regard alla 72ª edizione del Festival
di Cannes.
Il film sarà distribuito in Italia
da BIM Distribuzione. La versione italiana è interpretata dalle
voci di: Toni Servillo, Antonio Albanese,
Linda Caridi, Maurizio Lombardi, Corrado Invernizzi, Alberto
Boubakar Malanchino, Beppe Chierici, Roberto Ciufoli, Nicola
Rignanese, Mino Caprio, e Corrado Guzzanti nel ruolo
di Salnitroe con la partecipazione straordinaria
di Andrea Camilleri nel ruolo del Vecchio Orso.
“Questo film nasce dalla voglia di
creare storie che vengono da leggende, che nascono dalla fantasia e
che, al tempo stesso, appartengono alla nostra tradizione. Mi
auguro che La famosa invasione degli orsi in Sicilia possa
appassionare il pubblico di tutte le età e far conoscere questa
meravigliosa opera di Buzzati ai bambini di oggi”
Lorenzo Mattotti
In La famosa invasione
degli orsi in Sicilia nel tentativo di ritrovare il figlio
da tempo perduto e di sopravvivere ai rigori di un terribile
inverno, Leonzio, il Grande Re degli orsi, decide di condurre il
suo popolo dalle montagne fino alla pianura, dove vivono gli
uomini. Grazie al suo esercito e all’aiuto di un mago, riuscirà a
sconfiggere il malvagio Granduca e a trovare finalmente il figlio
Tonio. E’ così che gli orsi e gli uomini inizieranno a vivere
insieme in pace – almeno per un po’.
Come spiegato dagli sceneggiatori di
Avengers:
Endgame Christopher Markus e Stephen McFeely, quello
che abbiamo visto sul grande schermo è il risultato di un lungo
processo creativo che ha subito vari cambiamenti nel corso degli
anni. Dunque alcune scene previste originariamente sono state
scartate in favore della narrazione o di qualche soluzione
migliore.
Ma di quali sequenze parliamo? Ecco
le 10 che potevano essere nel film:
Lo schiocco di Thanos
Gli sceneggiatori hanno confermato
che lo schiocco di Thanos non era previsto alla fine di
Infinity War, ma in Endgame: “Se lo avessimo
fermato prima, o con quattro delle gemme, sarebbe stata una pausa e
ci saremmo chiesti cosa avrebbe fatto, se gli eroi avrebbero
rimediato alla cosa, mentre noi volevamo un finale ancora più
definitivo.”
Thor combatte con il sé del
passato
Una delle sequenze più divertenti e
inaspettate di Avengers: Endgame a visto Captain
America combattere contro la versione di se stesso del passato, ma
apparentemente, in una prima stesura del film, era il Dio del Tuono
a confrontarsi con il suo “gemello”.
Forse una lotta tra il
Thor atletico di una volta e il Thor sovrappeso
avrebbe dato vita ad un momento ancora più spettacolare e dagli
esiti incerti, dove il valore dell’eroe sarebbe stato misurato non
tanto dalla forza, quanto dal cuore.
Tony Stark ad Asgard
A quanto pare nella prima stesura
dello script di Endgame gli eroi sarebbero tornati indietro nel
tempo, ma non a New York, bensì ad Asgard. Il
momento esatto è la locazione del Tesseract nel caveau del regno, e
sarebbe stato Tony a recarsi lì per recuperare la gemma
confrontandosi con Heimdall.
Un dialogo durante la battaglia finale
Christopher Markus ha svelato che,
inizialmente, la scena della battaglia finale di Endgame era ancora
più lunga, con una struttura in tre atti e un dialogo tagliato dal
film:
“Avevamo una sequenza ambientata
in trincea mentre la guerra era in pausa e ci ritrovavamo con
diciotto personaggi. ‘Che cosa faremo?’, si chiedevano, e uno di
loro avrebbe risposto ‘Lo farò io’ .”
Morag sott’acqua
La scena ambientata su
Morag dove Peter Quill recupera la gemma e dove
tornano War Machine e Nebula per sottrarla all’eroe era stata
concepita come qualcosa di estremamente complicato da realizzare.
Stephen McFeely ha spiegato perché:
“Era sott’acqua, molto acuta, ma
anche troppo difficile da portare sullo schermo. Quindi abbiamo
deciso di tornare al momento in cui Peter Quill era lì perché ci
sembrava più fattibile e divertente“.
Un finale diverso per Iron Man
La scena cruciale di Endgame arriva
alla fine, con la frase pronunciata da Tony Stark prima di
schioccare le dita davanti a Thanos. Tuttavia i registi hanno
rivelato che quel “Io sono Iron Man.” non
era previsto nella versione originale del film.
“Tony non avrebbe dovuto dire
nulla in quel momento, ma eravamo nella sala di montaggio
chiedendoci se dovesse farlo. D’altronde si trattava di un
personaggio vissuto e morto dicendo battute…Non riuscivamo a
trovare una soluzione, c’erano tantissime frasi diverse, poi il
nostro editor Jeff Ford, che ha lavorato con noi in tutti i quattro
film dei Marvel Studios, ha detto “Perché non ci
limitiamo a chiudere il cerchio facendogli dire Io sono Iron Man?”.
Non abbiamo perso tempo e siamo andati a girare subito la
scena“.
La vendetta di Thor
Secondo Christopher Markus, la
trasformazione di Thor in un alcolizzato
sovrappeso che ricorda il Grande Lebowski non era la prima scelta
per l’arco del personaggio in Endgame.
“L’idea iniziale era portare
Thor verso una missione di vendetta. Poi abbiamo pensato che era la
stessa motivazione del precedente film, e che dovevamo spostarci
dal concetto di fallimento portandolo da una parte inedita e
vedendo cosa sarebbe successo“
L’arrivo nel MCU del Tribunale
Vivente
A quanto pare la prima stesura dello
script prevedeva l’ingresso nel MCU del Tribunale
Vivente, un’entità cosmica onnipotente con tre teste che
agisce come un giudice che governa altri personaggi come Morte e
Eternità.
Tuttavia, secondo Stephen McFeely,
non si adattava alla trama del film:
“Avrebbe portato un intero
livello di lettura in più per l’universo e penso che fosse troppo
importante da sacrificare così“.
Occhio di Falco si sacrifica al
posto di Vedova Nera
La scena ambientata su Vormir è una
delle più controverse di Avengers: Endgame, ed è stato proprio
McFeely a spiegare che in una bozza iniziale Occhio di
Falco si sarebbe sacrificato al posto di Vedova
Nera saltando giù dal dirupo.
“Jen Underdahl, una delle nostre
responsabili degli effetti speciali, ci disse di non portare Clint
via dalla vita di Natasha, e trovammo la cosa davvero commovente a
tal punto da farci cambiare idea.”
Tony incontra sua figlia adolescente
Nella chiacchierata con MTV News i
registi hanno svelato il motivo dell’assenza di Katherine
Langford nel film, dopo che la star della serie 13
Reasons Why era stata confermata ufficialmente nel cast lo
scorso ottobre e il cui ruolo non era mai stato specificato.
“Avevamo questa idea che vedeva
Tony entrare in una sorta di universo metafisico, lo stesso in cui
si è trovato Thanos dopo aver schioccato le dita in Infinity War.
Lì ci sarebbe stato l’incontro con la versione futura di sua figlia
[…] Presto ci siamo resi conto che mancava quel
legame emotivo con Morgan adulta, e la scena non funzionava né
risuonava a livello di emozione, ed è per questa ragione che
abbiamo deciso di eliminarla e di allontanarci da
quell’idea“.
Nell’intervista viene inoltre
spiegato che la versione del film con la sequenza che vedeva
protagonista la Langford era stata mostrato al pubblico durante i
test-screening, tuttavia la mancanza di reazioni positive e la
confusione generale hanno spinto i Marvel Studios a procedere in
un’altra direzione.
Il canale americano
HBO dopo i
teaser trailer ha diffuso oggi il trailer di
Euphoria, la
nuova serie drammatica con protagonista Zendaya.
I primi episodi di Euphoria debutteranno
domenica 16 Giugno. Lo spettacolo segue un gruppo di studenti delle
scuole superiori mentre navigano nella loro vita ricca di sesso,
droghe, con problematiche legate all’identità, ai traumi, ai social
media, all’amore e amicizia.
https://youtu.be/vuAzkZIiGxI
Zendaya è a capo
di un cast che comprende anche Maude Apatow, Angus Cloud, Eric
Dane, Alexa Demie, Jacob Elordi, Barbie Ferreira, Nika King, Storm Reid, Hunter
Schafer, Algee Smith e Sydney Sweeney.
Euphoria è
stata creata e scritta da Sam Levinson, che è
anche produttore esecutivo. Altri produttori esecutivi
includono Drake, Future the Prince, Ravi Nandan, Kevin Turen, Hadas
Mozes Lichtenstein, Ron Leshem, Daphna Levin, Tmira Yardeni, Mirit
Toovi, Yoram Mokady, Gary Lennon e Jim Kleverweis. Prodotto in
collaborazione con A24 e
basato sulla serie israeliana con lo stesso nome, creata da Ron
Leshem e Daphna Levin, di HOT.
“Devi giurarmi, Varys, che se
anche pensassi che io stia tradendo la mia gente, non cospirerai
alle mie spalle. Mi guarderai negli occhi e mi dirai quello che
pensi.”
“Lo giuro, mia
Regina.”
“E io giuro che semmai dovessi
tradirmi, ti brucerò vivo.”
“È il minimo che potrei
aspettarmi, dalla Madre dei Draghi.”
Siamo all’inizio della settima
stagione, Daenerys (Emilia
Clarke) è appena arrivata a Roccia di Drago e sta
predisponendo il suo attacco a Westeros ai danni dei Lannister, per
prendere il potere che le spetta. Per la prima volta, Varys gioca a
carte scoperte: l’eunuco Maestro dei Sussurri serve il popolo, la
povera gente e vuole vedere sul trono un sovrano giusto; ha scelto
Daenerys perché in lei vede grandezza e bontà. Tuttavia chiarisce
la sua posizione e cioè che nel momento in cui la giovane Targaryen
si rivelerà non più dalla parte del popolo, perderà la sua
lealtà.
Proprio questo è accaduto alla fine
dell’episodio numero 4 dell’ottava stagione dello show HBO, quando
Varys ha pregato Daenerys di non trasformarsi nel tiranno che lei
aveva promesso di cacciare. La paura del consigliere è che la
natura violenta e folle della ragazza spunti fuori una volta per
tutte, dopo numerosi episodi che ne hanno testimoniato l’esistenza
latente.
In Game of Thrones
8×05, Daenerys completa la seconda parte della promessa
fatta al suo consigliere: brucia vivo Varys, liberandosi del
traditore che ha provato a cospirare ai suoi danni, in favore di
Jon Snow (Kit
Harington), erede legittimo al trono e persona più
equilibrate e adatta a regnare. Tutto questo sotto allo sguardo
perplesso e preoccupato di Jon, Davos e soprattutto Tyrion
(Peter
Dinklage), che tenta la sua ultima carta per evitare
il massacro che ormai sembra inevitabile.
Game of Thrones
8×05 si intitola The Bells, ovvero
Le Campane, quelle che dovrebbero suonare dalle
torri di una città che si arrende di fronte ad un attacco esterno.
E quella è la speranza di Tyrion: raggiungere Cersei
(Lena
Headey), farla ragionare, farla arrendere e permettere
alle campane della città di suonare e salvare così quegli stessi
abitanti che aveva già protetto durante la Battaglia delle Acque
Nere, da Stannis, quegli stessi abitanti che lo avevano schernito e
condannato per l’omicidio di Joffrey. Tyrion vuole fare la cosa
giusta, ma ha paura della sua Regina.
Anche Jon è diviso da due forze
contrastanti: da una parte l’amore per Dany, il suo rifiuto di
voler usurpare il suo trono e il desiderio di servirla e amarla,
come ha promesso di fare; dall’altro la verità della sua nascita,
il suo diritto al trono che lo mette in una posizione complessa nei
confronti della donna amata, se non per il desiderio di potere,
almeno per il legame di parentela che per gli uomini del nord non è
normale condividere con un amante/compagno. Inoltre c’è fortissimo
il dubbio che forse Daenerys abbia davvero ereditato il gene della
follia dai suoi avi e dal padre.
In questo crogiolo di sentimenti
contrastanti, dettagli taciuti, rivendicazioni, timori e diritti,
si prepara l’attacco ad Approdo del Re che finirà con le campane
che suonano la resa della città, come nelle migliori aspettative,
se non fosse che quella moneta in bilico, lanciata dagli dei il
giorno della nascita di Daenerys, finalmente, cade: non è grandezza
ma follia.
A cavallo di Drogon, la Regina
distrugge la sua capitale. Fuoco e sangue è quello che aveva
promesso a Cersei, ed è quello che dà a lei e a quelli che
sarebbero dovuti essere i suoi sudditi. Non sapremo mai quale
sarebbe stata la reazione di Daenerys se Cersei dall’inizio non
avesse tradito la sua fiducia nella guerra contro gli Estranei, se
i suoi draghi non fossero morti, se Jon non avesse rivelato a
nessuno il suo vero nome, se Missandei e Jorah fossero
sopravvissuta. Quello che conta adesso è che la natura che da
sempre ha temuto e ha tentato di tenere a bada è libera di
esprimersi.
E sapevamo che sarebbe accaduto, la
scelta di D&D non sorprende affatto, visto che anche il più
salvifico dei suoi titoli, Distruttrice di Catene, ha
un’implicazione violenta. In fondo, nel corso della sua lunga
esperienza, tra Essos e Westeros, le sue esecuzioni sono sempre
state dettate da furia cieca, spesso per mezzo del fuoco dei suoi
draghi. Daenerys era destinata a cedere alla follia. Ma cosa accade
invece a chi le sta intorno e a chi, questa follia cieca, la
subisce?
Abbiamo detto di Jon e
Tyrion: i due sono divisi tra fedeltà e amore e terrore per chi
hanno scelto di seguire. Mentre molto più interessante sembra la
scelta fatta dagli showrunner per Jaime. Dopo aver abbandonato
Brienne e tutto il buono che era cresciuto in lui, lo Sterminatore
di Re, ancora aiutato dal fratello, cerca di ricongiungersi con la
sua amata Cersei. La trova, la abbraccia, la stringe, quell’amore
tossico non si è mai estinto, quella sensazione di appartenersi
sopra ogni altra cosa, quella dipendenza trai gemelli Lannister,
quell’esclusività. Entrambi hanno pensato di poter fare a meno
dell’altro, ma non è stato così. Nella loro cattiveria, i due si
amano, si appartengono, e c’è un romanticismo contorto e beffardo
nella loro fine, sotto alla fortezza rossa. Alla fine, D&D
hanno anche trovato il modo di adempiere la profezia di Maggy la
Rana: le mani del “valonquar”, il fratelli minore, che dovevano
stringersi intorno al collo di Cersei non erano quelle di Tyrion,
ma quelle di Jaime, non in un tentativo di strangolamento, ma in un
ultimo disperato abbraccio a proteggere la sorella, l’amante, la
regina.
Game of Thrones
8×05 compie il percorso che avevamo visto spianarci davanti
dalle precedenti puntate, con il declino di Daenerys, che si
trasforma in villain, e purtroppo l’apparente mancanza, per ora di
qualcuno che possa avere il carisma e la decisione necessari a
fermarla. Jon, Tyrion, persino Arya potrebbero essere coloro che
riescono a fermarla, ma sarà una fine intrisa di sangue e lacrime.
Ce lo dobbiamo aspettare, dopo la furia scatenatasi in questo
episodio, dovevamo aspettarcelo dallo show che ha fatto fuori così
tanti personaggi protagonisti e amati.
Game of Thrones
8×05 è, nel complesso, visivamente spettacolare,
complesso nella realizzazione e sicuramente molto emozionante, ma
inevitabilmente sono state operate scelte opinabili, come il
trattamenti riservato a Euron Greyjoy, che si conferma uno dei
personaggi peggio scritti dell’intero show, oppure la sorte di
Sandor Clegane, il Mastino, che finalmente ottiene la sua vendetta,
a costo della sua stessa morte, nel fuoco. Dopo tanto Nord, freddo,
neve e ghiaccio, questo episodio ci porta soltanto calore, sole,
fuoco e cenere, quello su cui sembra destinata a governare Daenerys
Nata nella Tempesta. A meno che non si faccia avanti un nuovo
Sterminatore di Re.
Come già confermato nei mesi
scorsi, Avengers:
Endgame era l’ultimo impegno contrattuale di Chris
Evans nel Marvel Cinematic Universe, e sul
futuro dell’attore nei panni di Captain America
incombe un grosso punto interrogativo. Rivedremo il personaggio
nella Fase 4? Ma soprattutto, in che modo potrebbe tornare?
Ecco qualche valida soluzione:
Al fianco dei suoi amici, prima di morire
Dopo aver lasciato Peggy
Carter alla fine di Captain America:
Il Primo Vendicatore ed essersi risvegliato nel 2011,
Steve ritrova il suo grande amore, invecchiato e sul punto di morte
in Civil
War. Parteciperà al suo funerale piangendo
quell’occasione mai avuta prima di tornare nel passato in Endgame e riabbracciarla
per vivere la vita che ha sempre sognato.
E se quella scena in ospedale fosse
lo spunto per un film in cui tutti gli eroi che hanno avuto un
ruolo significativo nel suo percorso, da Sam a Bucky passando per
gli Avengers, si ritrovano al suo capezzale per salutarlo? Magari
portando la sua bara al funerale…
Al posto di Stan Lee con i cameo
La morte di Stan
Lee ha lasciato un vuoto incolmabile nel cuore dei fan, e
quello che abbiamo visto in Endgame è l’ultimo cameo girato dal
fumettista per il MCU. E se fosse proprio Chris
Evans, nei panni di un anziano Steve Rogers, a sostituirlo?
Questa soluzione permetterebbe
all’attore di partecipare al futuro del franchise senza l’impegno
di una volta, ma offrendo alle nuove storie perle di saggezza e
diventando un’icona per il pubblico esattamente come Lee.
In un thriller politico ambientato negli anni ’70
Captain America: The
Winter Soldier è stato un vero e proprio viaggio nel cinema di
genere, concepito come un appassionante thriller politico degli
anni ’70 nello stile di Tutti gli uomini del Presidente ruotando
intorno alla cospirazione dell’Hydra all’interno dello
S.H.I.E.L.D.
Magari il personaggio potrebbe
tornare in scena nella realtà alternativa creata dopo
Endgame, in un film simile a Winter Soldier in cui
Steve Rogers viene coinvolto nello scandalo Watergate o
nell’assassinio di J.F.Kennedy…
Addestrando il nuovo Captain America
Sappiamo che Sam
Wilson ha ereditato lo scudo di Captain America alla fine
di Endgame e che brandire quest’arma non è affatto facile; forse
l’eroe avrà bisogno di qualcuno che gli insegni a usarlo, e chi
meglio del suo vecchio proprietario potrebbe addestrarlo?
Ecco allora che un anziano Steve
Rogers entrerebbe in scena come mentore di Sam nella serie tv
dedicata a Falcon e Soldato d’Inverno, un po’ come il personaggio
di Clint Eastwood in Million Dollary Baby!
Un film sul Vietnam
Il buco temporale creato dalle
realtà alternative di Avengers: Endgame potrebbe aver
riservato a Steve Rogers nuove avventure in giro per il mondo,
quindi non sarebbe strano rivederlo nel MCU in un film ambientato tra gli
anni Sessanta e Settanta, magari durante la guerra del Vietman.
I Marvel Studios avrebbero così il loro
Apocalypse Now con i supereroi, combinando l’azione con con una
trama non troppo politica e ispirata a First Blood Part II.
Nuove avventure con Peggy
Una volta archiviata la battaglia
contro Thanos e dopo aver celebrato la morte di Tony Stark insieme
ai colleghi Vendicatori, Steve decide di saltare ancora una volta
nel Regno Quantico per restituire tutte le gemme dell’infinito al
rispettivo piano temporale in cui erano custodite. Ed è proprio in
una di queste realtà passate che incontra Peggy, l’amore della sua
vita, e si concede quel famoso ballo promesso in Captain
America: Il Primo Vendicatore.
E secondo lo sceneggiatore di
Avengers:
Endgame Christopher Markus, una serie televisiva
dedicata a Captain America e Peggy Carter è
possibile e non esclude un futuro sul piccolo schermo per i due
personaggi riunitosi nella scena finale del film grazie ai viaggi
nel tempo.
Sappiamo poi che i Marvel Studios sono già al lavoro
su una serie (la prima animata della storia dell’azienda) basata
sui fumetti What If?, dove gli attuali membri del
cast doppieranno i personaggi principali. Ogni episodio esplorerà
una diversa storyline, concentrandosi su un “momento cruciale
dal MCU e capovolgendolo, così da
portare il pubblico in un territorio inesplorato“….
Nuovi spot per Spider-Man
Supereroe serioso e impegnato,
Captain America ha avuto il suo momento ironico nel cameo di
Spider-Man:
Homecoming in cui Chris Evans distribuiva consigli
agli studenti del liceo con una pubblicità progresso molto
originale.
Forse è questo il modo più geniale
con cui potrebbe tornare in scena: girando tanti piccoli spot senza
compromettere il finale perfetto che Avengers:
Endgame ha dato al suo personaggio.
Scena post credits
Chi dice che Steve Rogers debba
tornare come protagonista di un film intero? Se c’è una cosa che
farebbe impazzire i fan, quella è la scena post credits inserita
dopo il finale dei prossimi capitoli del MCU. Ciò renderebbe necessaria
l’attesa della fine e ancora più sorprendente il ritorno sullo
schermo…
Magari l’attore comparirebbe per
avvisare Sam Wilson e suggerirgli di contattare un nuovo supereroe,
qualcuno che lui stesso può raccomandare. Che ne pensate?
Metà della popolazione dell’universo
era stata spazzata via dallo schiocco delle dita di Thanos alla
fine di Infinity War e, come previsto, tutti gli
eroi polverizzati sono tornati in scena nel terzo atto di Avengers:
Endgame grazie al lavoro dei Vendicatori e alla
costruzione di un nuovo guanto con le gemme ottenute viaggiando nel
tempo per partecipare all’epica battaglia contro l’esercito del
Titano.
Della Decimazione e dello spazio
dedicato ai “morti” del precedente film i registi Anthony e
Joe Russo hanno parlato con Slate in una lunga intervista
tra aneddoti e rivelazioni, spiegando che concentrarsi sui vivi e i
percorsi degli Avengers originali era “emotivamente più
affascinante” per mantenere l’attenzione del pubblico sugli
eroi con cui aveva più familiarità.
“Quando vediamo quelle cose nel
film, ci siamo sentiti come disconnessi da loro, perché non
conosciamo quelle persone“, ha raccontato Joe
Russo motivando l’assenza di una grande scena di reunion
dopo il gesto di Hulk e la resurrezione delle vittime.
“Cerchiamo sempre di trovare un modo per narrare la storia
attraverso i personaggi che abbiamo e che ci interessano.”
Sempre a proposito della Decimazione
e della portata dell’evento in vista dello sviluppo della prossima
fase del MCU, i registi hanno spiegato che
“Si tratta di una soluzione narrativa davvero folle, che
renderà le cose ancora più interessanti nel futuro dell’universo
Marvel. In primo luogo, perché è
qualcosa di abbastanza lontano dal punto in cui si trovavano i
protagonisti, una sorta di accettazione della realtà, e da qui si
può ripartire: dall’accettazione di una realtà nuova” .
Ma cosa riserverà il post Endgame?
Captain America si è ritirato,
Thor cerca di ricostruire se stesso con i Guardiani della Galassia,
Vedova Nera è morta, Occhio di Falco è pronto per
nuove avventure in solitario, Bruce Banner e Hulk
convivono felicemente nello stesso corpo, infine Tony
Stark ha lasciato una moglie, una figlia e un’eredità
troppo grande da essere facilmente raccolta (forse Peter Parker
saprà come gestirla?).
E a proposito del sacrificio di Iron
Man e dell’unico scenario previsto da Doctor Strange per la vittoria dei
Vendicatori, gli sceneggiatori Christopher Markus e Stephen McFeely
hanno finalmente smentito ogni teoria sulla possibilità di finali
alternativi:
“L’unico modo in cui il piano
avrebbe funzionato comprendeva la morte di Tony. Se tornate
indietro e guardate Infinity War, quando Strange dice “Uno”
Benedict Cumberbatch sta soffocando un’emozione. Ora che conoscete
la fine, quel momento assume un significato completamente diverso…è
come se gli avesse detto che doveva morire“.
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018),
l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo,
Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco,
i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le
azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta
per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero
esserci.
Dopo il sacrificio finale di Tony
Stark la morte di Vedova
Nera è stato forse il colpo di scena più importante e
inatteso di Avengers:
Endgame: l’eroina, che si era recata su Vormir insieme
a Clint Barton per recuperare la gemma dell’anima, ha scelto di
gettarsi giù dal dirupo (lo stesso dove Thanos aveva ucciso sua
figlia Gamora in Infinity War) permettendo
all’amico di proseguire la sua avventura e riconciliarsi con la sua
famiglia.
Un gesto nobile, quello di Natasha
Romanoff, che rivedremo in azione il prossimo anno nello standalone
(o meglio, un prequel dedicato alle origini della spia russa che ha
esordito nel MCU in Iron Man 2
e diventando uno dei personaggi ricorrenti delle prime tre fasi
dell’universo cinematografico) e che ha messo i bisogni della sua
nuova famiglia davanti a se stessa.
Proprio su questo argomento sono
tornati Anthony e Joe Russo in un’intervista, dove
hanno svelato l’originale destino di Vedova Nera e l’epilogo
alternativo considerato insieme agli sceneggiatori. A quanto pare
l’eroina sarebbe stata risparmiata dagli eventi di Endgame e
avrebbe speso il suo tempo dirigendo un’attività molto
particolare:
“Abbiamo discusso a lungo di una
cosa che pensavamo fosse davvero profonda, ma anche quasi troppo
grande che ci avrebbe fatto litigare…L’idea era di questo mondo
post schiocco dove tantissimi bambini restavano senza genitori, e
ad un certo punto dello sviluppo della storia di Endgame pensavamo
che Vedova Nera avrebbe potuto dirigere un’organizzazione a
Washington D.C. per gli orfani. Cinque anni dopo sarebbe stata lei
la responsabile“.
Le parole dei Russo ci riportano
subito ad Avengers: Age of Ultron,
dove abbiamo scoperto che Natasha non poteva avere i suoi figli
perché durante il suo addestramento in Russia era stata
sterilizzata come parte della sua “iniziazione”. Evidentemente
essere alla guida di un istituto per bambini avrebbe in qualche
modo colmato quel vuoto e consegnato al personaggio un finale
altrettanto degno di quello mostrato nella versione definitiva del
film.
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018),
l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo,
Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco,
i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le
azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta
per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero
esserci.
Nella scena post credits di
Captain Marvel, i fan hanno potuto
notare il costume nuovo di Carol Danvers, diverso da quello che
l’eroina ha indossato nel film a lei dedicato. Lo stesso costume lo
abbiamo visto in Avengers: Endgame, ma data
la relativa assenza del
personaggio dalla storia principale, non abbiamo avuto modo di
vedere questo nuovo costume da vicino.
Questo fino ad ora, perché delle
nuove foto via Twitter ci mostrano da vicino il costume rosso oro e
blu dell’eroina interpretata da Brie Larson:
La sua tuta presenta un rosso molto
più intenso questa volta, rispetto alla tuta vista nel film da
solista, con le spalle e la parte superiore del busto sopra al logo
blu scuro. Il rosso sulle braccia e il blu sui guanti sono anche
più scuri, mentre le spalline dorate ora sono sparite. In
particolare, mentre il casco sembra più o meno lo stesso, c’è una
grande aggiunta nella fascia che Captain Marvel ha, che è presa direttamente
dai fumetti di Jamie McKelvie in Kelly Sue DeConnick che hanno
fatto esordire questo nuovo look.
Speriamo però che nel prossimo film
Marvel che vedrà la Larson
protagonista, ci sarà più cura per l’acconciatura, perché sebbene
vederla con i capelli corti in Endgame ha regalato un brivido ai
suoi fan e soprattutto ai fan del personaggio, è chiaro che quelle
protesi e quella parrucca non rendono giustizia né a Carol né a
Brie!
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018),
l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo,
Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco,
i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le
azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta
per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero
esserci.