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Il nuovo film di Ryan Coogler con Michael B. Jordan potrebbe essere un’opera d’epoca sui vampiri

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Recentemente è stata riportata la notizia secondo cui Michael B. Jordan e il regista Ryan Coogler torneranno a collaborare per un quinto progetto insieme, inizialmente descritto come “un film di genere”. Come riportato ora dall’insider Jeff Sneider, il progetto in questione sarebbe un film d’epoca sui vampiri. Ulteriori dettagli sulla trama non sono ancora stati rivelati, ma secondo Deadline il film sarebbe attualmente al centro di una “guerra” tra Sony, Warner Bros. e Universal per l’acquizione dei diritti.

Pur riportando che dovrebbe trattarsi di un film d’epoca, non è stato specificato in quale periodo storico potrebbe essere ambientato il racconto. Il fatto che il progetto sia un film di vampiri potrebbe però indurre a pensare ad un’ambientazione vittoriana o ad altre epoche gotiche. In alternativa, il film potrebbe essere di genere diverso, ambientando la sua trama vampirica nel contesto di un’epoca iconica del XX secolo, come gli anni Venti. Occorre attendere maggiori certezze a riguardo, come anche la conferma che si tratterà a tutti gli effetti di un nuovo film dedicato alla figura del vampiro.

In ogni caso, come già riportato, questo film segnerà la quinta collaborazione tra Jordan e Ryan Coogler. Dopo il film indipendente Prossima fermata: Fruitvale Station e lo sportivo Creed – Nato per combattere, spin-off della serie di Rockyi due hanno lavorato ai blockbuster Black Panther Black Panther: Wakanda Forever. Dopo queste due esperienze, sembra ora che i due siano pronti per qualcosa di completamente diverso, che potrebbe portarli in territori nuovi e inesplorati all’interno delle rispettive carriere. Si attendono dunque maggiori notizie.

Il nuovo film di Paul Thomas Anderson ha una data d’uscita

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Il nuovo film di Paul Thomas Anderson ha una data d’uscita

Il prossimo film di Paul Thomas Anderson non ha ancora un titolo, ma ha una data di uscita e uscirà anche nelle sale IMAX. Warner Bros. ha scelto la data dell’8 agosto 2025 per il nuovo film del regista di The Master. Nel cast, al momento, sono stati confermati Leonardo DiCaprio, Sean Penn, Regina Hall, Teyana Taylor, Wood Harris, Alana Haim e Chase Infiniti.

Anderson scrive, dirige e produce il film, il suo decimo, con la produzione anche di Sara Murphy e Adam Somner. La Warner Bros. definisce il prossimo film della PTA un “film evento” e i suoi piani di uscita su IMAX sono una vera novità per il regista e lo studio. Si sa poco altro al riguardo, dato che Anderson ama lavorare in segreto, ma si dice che il film sia contemporaneo nella sua ambientazione, ed è considerato il suo progetto più “commerciale” fino ad oggi. Il film è attualmente in produzione in California e già sono trapelate in rete alcune foto dal set.

In questo film, Paul Thomas Anderson inaugura una collaborazione con DiCaprio, ma conferma anche dei legami professionali di Licorice Pizza, il suo ultimo film. Torna infatti a lavorare con la musicista Alana Haim, così come con Penn, che interpreterà un riff su un personaggio tipo William Holden. Il progetto lo riunisce anche con i direttori cinematografici della Warner Bros. Pictures Michael De Luca e Pam Abdy, coloro che hanno guidato l’uscita di quel film alla MGM nel 2021. De Luca aveva già prodotto Boogie Nights quando era alla New Line.

Paul Thomas Anderson, invece, è noto per aver realizzato film come Boogie Nights del 1997, Magnolia del 1999, Ubriaco d’Amore del 2002, Il Petroliere del 2007, The Master del 2012, Inherent Vice del 2014, Il filo nascosto del 2017 e, più recentemente, Licorice Pizza del 2021.  Paul Thomas Anderson sta anche producendo con Sara Murphy il nuovo film con Leonardo DiCaprio, che non ha ancora una data di uscita.

Il nuovo film di Malick ha un titolo

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Si intitolerà To the Wonder e non The Burial il nuovo film del regista Terence Malick. È la storia di un filantropo ( Ben Affleck) che,

Il nuovo film di Giuseppe Tornatore: The Best Offer

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Giuseppe Tornatore darà inzio alle riprese del suo nuovo film il 30 aprile a Trieste. Si intitolerà The Best Offer,

Il nuovo corto di Spike Jonze!

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Il nuovo corto di Spike Jonze!

Spike Jonze, già capace regista di “essere John Malkovich” e “il paese delle creature selvagge” ritorna ad affascinarci con una nuova affascinante creatura.

Il nuovo corto della Pixar: Partysaurus Rex

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Questa settimana è uscito nei cinema USA Alla ricerca di Nemo 3D, e mentre piovono commenti positivi su questa riconversione che conserva intatte tutte lepeculiarità

Il nuovo Batman direttamente in Justice League of America

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Il nuovo Batman direttamente in Justice League of America

La Warner Bros sta lavorando a Justice League of America, film che nel 2015 porterà sugli schermi celebri personaggi della DC Comics come Batman, Lanterna Verde, Flash, Wonder

Il nuovo accordo di J.J. Abrams con la Warner Bros e i progressi del film su Superman rivelati dal rapporto sulla DC

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Il film di J.J. Abrams su Superman viene aggiornato in vista del capitolo dell’Universo DC del 2025 grazie a un rapporto sull’accordo del creatore con la Warner Bros. Uno dei registi che ha un accordo globale con la Warner Bros. Discovery da diversi anni è Abrams, in quanto era destinato a gestire anche una serie di proprietà DC per lo studio. Tuttavia, con l’Universo DC di James Gunn ora in corso come priorità principale per i DC Studios, il futuro di Abrams con il marchio di supereroi è rimasto un mistero.

In un nuovo rapporto di Variety, il futuro di J.J. Abrams con la Warner Bros. Discovery è stato affrontato, in quanto il suo “team ha tranquillamente chiuso un patto di produzione più modesto con lo studio che, secondo le fonti, coprirà film e TV ”, includendo anche un aggiornamento sul suo film su Superman. Mentre la sceneggiatura è stata scritta da Ta-Nehisi Coates e dovrebbe essere incentrata su un Superman nero, l’agenzia fa notare che “il progetto è tecnicamente ancora vivo ma non ha visto alcun movimento in avanti dall’inizio del 2023”.

Cosa significano gli aggiornamenti di J.J. Abrams per il DCU e il suo film su Superman

Sin dal suo annuncio iniziale, ci sono stati pochissimi aggiornamenti sul film di Superman nero, a parte il fatto che stanno continuando a svilupparlo, anche dopo il lancio dei DC Studios, che ha portato alla decisione di fare il reboot dell’Universo DC. Nonostante non ci siano attori in lizza per il ruolo e non sia ancora stato ingaggiato un regista, il progetto di Abrams e Coates potrebbe essere qualcosa su cui Warner Bros. Discovery e DC Studios vogliono investire, ma per un futuro lontano.

Anche se Creature Commandos ha iniziato l’Universo DC questo mese, l’inizio vero e proprio del franchise avverrà con il film su Superman del 2025, che getterà le basi per l’intero franchise. Mentre Gunn ha chiarito che il marchio Elseworlds avrà un posto nei DC Studios, l’universo di The Batman di Matt Reeves è l’unico altro franchise cinematografico DC in corso che è ambientato al di fuori della continuità dell’Universo DC.

Il film di Coates e Abrams sul Superman nero rientrerebbe facilmente nel concetto di Elseworlds, ma forse una volta che l’Universo DC di James Gunn sarà arrivato un po’ più avanti nella sua corsa. Avere due reboot di Superman così vicini non sarebbe probabilmente qualcosa su cui i DC Studios vogliono investire, soprattutto perché hanno altri film DC che si stanno preparando per le riprese nel prossimo futuro.

Il nostro pianeta, la recensione della docu-serie Netflix

Il nostro pianeta, la recensione della docu-serie Netflix

Dagli ideatori della premiata serie Pianeta Terra nasce un nuovo progetto documentario in otto episodi: Il nostro pianeta, narrato da Sir David Attenborough e disponibile su Netflix a partire da venerdì 5 aprile. All’interno della serie si esplorano le meraviglie uniche e preziose delle bellezze naturali. Protagoniste assolute sono la ricchezza e la varietà degli habitat di tutto il mondo. Una fotografia e tecnologia sorprendenti si abbinano all’esplorazione delle zone selvagge rimanenti del pianeta, mai filmate prima d’ora, e degli animali che le abitano.

La registrazione di questo ambizioso progetto è durata quattro anni e si è svolta in 50 paesi diversi di tutti i continenti. Oltre 600 membri della troupe hanno collezionato più di 3.500 giornate di riprese. Si va dalla natura più remota dell’Artico alle misteriose profondità oceaniche, passando per i maestosi paesaggi africani e le ricchissime foreste del Sud America. L’intenzione della serie è quella di consentire agli spettatori di sperimentare la bellezza del pianeta Terra, e di apprendere l’impatto negativo che i cambiamenti climatici stanno portando all’intero ecosistema.

Il nostro pianeta

L’intento della docu-serie è esplicito, e quanto mai attuale: esplorare gli habitat più importanti del pianeta e celebrare la vita che ancora supportano. Ogni episodio è un vero e proprio viaggio nei luoghi più sacri e ricchi di meraviglie presenti sul pianeta. Ogni episodio, permette, attraverso immagini mozzafiato di conoscere lo svolgersi della vita in questi ambienti, filmando l’infinita varietà delle specie presenti e i loro straordinari modi di agire, molti dei quali sono di sostegno al progredire dell’ecosistema. Ciò che la serie ci trasmette con maggior forza infatti, è quanto ci sia un’incredibile connessione tra i diversi ambienti naturali e le loro pratiche. Queste connessioni ci appaiono come precisi incastri tra ingranaggi che la natura ha sviluppato per permettere la sua stessa salvaguardia.

Ogni episodio si caratterizza per la compresenza di immagini contenenti bellezze rare, contrapposte alla drammaticità degli effetti che il cambiamento climatico ha su queste. Cambiamenti che in brevissimo tempo stanno letteralmente distruggendo quello che è il nostro pianeta. Le connessioni cruciali stanno venendo interrotte, perdendo così la stabilità su cui l’intera vita fa affidamento. Il messaggio appare ben chiaro sin dal primo degli otto episodi, dove ci viene ricordato che ciò che verrà fatto nei prossimi venti anni sarà determinante per l’intera vita del pianeta Terra.

Il nostro pianeta

Sostenuta da un ritmo incalzante e da un taglio narrativo particolarmente accattivante e coinvolgente, Il nostro pianeta non scade mai nella sterile didattica. Al contrario, si dimostra provocante, puntando a far nascere nello spettatore una sensazione di rabbia per le bellezze che potrebbero essere perse per sempre a causa del nostro stile di vita. Nella serie si svelerà dunque ciò che deve essere preservato, se si vuole garantire un futuro in cui uomini e natura prosperano insieme.

Il nome della rosa, la spiegazione del finale: chi è l’assassino?

Già autore di numerosi saggi, Umberto Eco decise di scrivere il suo primo romanzo, cimentandosi nel genere del giallo storico e in particolare del giallo deduttivo. Venne così pubblicato, nel 1980, Il nome della rosa, divenuto nel tempo un vero e proprio caso editoriale, questo può essere considerato un incrocio di generi, tra lo storico, il narrativo e il filosofico. Il successo fu tale che nel 1986 il regista francese Jean-Jacques Annaud (autore anche di L’ultimo lupo e Il nemico alle porte) decise di trarne un film con protagonista Sean Connery.

Tra il film e il romanzo vi sono in realtà moltissime differenze, tanto che del primo si parla unicamente di “liberamente tratto da”. La differenza principale rispetto all’originale sta nella rimozione delle discussioni teoriche, troppo complesse per poter essere riportate al cinema, ma la cosa non infastidì Eco che anzi decise di lasciare il suo nome legato al film. Lo scrittore affermò infatti che Il nome della rosa di Annaud è da considerarsi come una reinterpretazione della storia da lui immaginata, del tutto legittima e meritevole di considerazioni.

Girato fra gli studi di Cinecittà a Roma per le scene degli esterni e l’Abbazia di Eberbach in Germania per le scene degli interni, il film si affermò a sua volta come un grande successo, anche al netto di un finale che lascia in ballo molteplici dubbi. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Il nome della rosa. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

 

Christian Slater e Valentina Vargas in Il nome della rosa
Christian Slater e Valentina Vargas in Il nome della rosa

La trama e il cast di Il nome della rosa

Nel 1327 un’importante disputa sull’Ordine francescano sta per essere discussa in una sperduta abazia benedettina sulle Alpi. L’incontro, tuttavia, è a rischio dal momento che il monastero è sconvolto da una serie di terribili omicidi. L’abate chiede aiuto a Guglielmo di Baskerville (Sean Connery) e al suo novizio, Adso da Melk (Christian Slater), per scoprire chi si cela dietro le misteriose morti. Dal momento che tutti i cadaveri sono stati ritrovati con le dita e la lingua di un intenso nero, i monaci sono terrorizzati dal fatto che gli omicidi possano essere opera del maligno. Le indagini di Guglielmo si concentrano, inizialmente, sull’ultima vittima, il giovane miniaturista Adelmo.

Mentre i due continuano a cercare prove, interrogando i confratelli, Adso si imbatte casualmente in una giovane ragazza del villaggio e, cedendo agli impulsi carnali, consuma con lei un rapporto passionale. Intanto, l’assassino non sembra temere gli investigatori dal momento che ogni giorno viene ritrovato un cadavere, con mani e lingua nere. L’ipotesi che il responsabile si trovi nascosto nel convento non piace all’abate, che decide di togliere il caso a Guglielmo per affidarlo all’inquisitore Bernando Gui (F. Murray Abraham). Adso e il suo maestro non si fanno scoraggiare e sono sempre più vicini a scoprire la verità sul depravato ambiente monastico.

La spiegazione del finale e del titolo del film

Il finale de Il nome della rosa svela il mistero che ha avvolto l’abbazia, conducendo a una drammatica conclusione. Guglielmo da Baskerville scopre che dietro le morti misteriose c’è Jorge da Burgos, un monaco anziano che, in nome della fede, ha orchestrato tutto per nascondere un libro proibito: una copia della Poetica di Aristotele, che esalta il valore della risata. Jorge ha avvelenato le pagine dell’opera per punire chiunque osasse sfogliarlo, vedendo nell’umorismo una minaccia alla dottrina ecclesiastica.

Christian Slater e Sean Connery in Il nome della rosa
Christian Slater e Sean Connery in Il nome della rosa

Il libro di Aristotele è infatti l’emblema di questa paura: un mondo dove la paura può essere combattuta con una risata non è concepibile per padre Jorge (conservatore e esatto opposto di Guglielmo). Senza timore delle conseguenze non ci sono regole infrangibili, non esiste il dovere che tutti gli uomini di chiesa hanno verso Dio. Lo stesso Jorge è cieco, simbolo della cecità che affligge l’uomo quando non riesce più ad andare oltre il proprio sguardo. Al contrario, Guglielmo, utilizza degli occhiali per andare oltre quello che riesce a vedere, perché l’unico modo per saziare la curiosità dell’uomo è proprio assecondarla.

La morte dei monaci, avvenuta per avvelenamento con le pagine, è lo stratagemma di Jorge per simboleggiare come la curiosità porti alla sconfitta dell’uomo, sia nello spirito che nella materia. Nelle scene finali de Il nome della rosa compare dunque l’elemento del fuoco. Nel primo caso, per il rogo dell’inquisitore Bernardo, rappresenta l’ignoranza con la quale avvenivano i processi nel medioevo, senza indagini accurate e basate sulla superstizione. Nel secondo, nel rogo della biblioteca, è il lume della ragione che trionfa sull’oscurità del bigottismo. Il rogo inquisitore non sortisce effetto sulla fanciulla, che si salva e conferma allo spettatore la sua innocenza.

L’incendio della biblioteca purifica quindi dal male scatenato da Jorge, ma cancella tutti i libri custoditi al suo interno, segno che l’ignoranza trova sempre il modo per diffondersi. Ad ogni modo, Guglielmo e Adso riescono a fuggire, ma l’esperienza segna profondamente il giovane allievo, che sceglierà di tornare alla vita monastica, mentre Guglielmo prosegue il suo viaggio. Il film si conclude dunque comunicando il messaggio per cui la conoscenza e il potere devono essere maneggiati con saggezza, altrimenti si rischia di sfociare nel fanatismo, che può portare alla distruzione.

Sean Connery in Il nome della rosa
Sean Connery in Il nome della rosa

Questo passaggio finale fornisce anche un’altra dimostrazione dell’idea che i libri perduti possono essere ritrovati, che è un motivo centrale del romanzo. Adso chiama i suoi frammenti una “biblioteca minore”, riconoscendo che tutti i libri sono frammenti, in misura maggiore o minore. Per quanto riguarda il criptico titolo del film, nell’atto conclusivo del racconto si intuisce che “il nome” in questione sia quello sempre celato della ragazza di cui si infatua Adso, che rimane infatti innominata per tutta la durata della storia. Lei rappresenta inoltre un momento decisivo della vita del novizio, in quanto lo tenta sull’abbandonare la via della saggezza per cedere invece a quella dei piaceri.

Il “nome” della fanciulla rappresenterebbe dunque l’essenza delle cose a cui si desidera necessariamente dare un nome, mettendo quasi in secondo piano la carica emotiva che esse lasciano e immortalano nella nostra memoria. Non è però fondamentale il nome, ma il ricordo e l’esperienza che il loro amore lascia nel cuore di Adso, minando la sua scelta di vita e gli insegnamenti che aveva profuso il suo maestro, andando in netta controtendenza con i dogmi imposti dal medioevo, che vedeva sentimenti e passioni come delle distrazioni sulla retta via dell’uomo.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di lunedì 23 dicembre alle ore 21:20 sul canale Rai 3. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione.

Il nome del figlio: recensione del film con Alessandro Gassman

Il nome del figlio: recensione del film con Alessandro Gassman

Adattamento della pièce teatrale Le prènom (dalla quale era già stato tratto il film francese Cena tra amici), Il nome del figlio racconta le vicende di Betta (Valeria Golino), Paolo (Alessandro Gassman), Sandro (Luigi Lo Cascio), Simona (Micaela Ramazzotti) e Claudio (Rocco Papaleo), durante quella che si prospetta come la solita cena allegra tra amici ma che, a causa di una semplice domanda sul nome del figlio che Paolo e Simona stanno per avere, si trasforma in una sconvolgente serata che metterà in discussione le esistenze di tutti.

È un ritorno in grande stile quello della regista Francesca Archibugi che, a sei anni di distanza da Questione di cuore, si rimette in gioco dirigendo un’opera rilevante per la cura al dettaglio tecnico e sorprendente nella sua semplicità narrativa che, in realtà, nasconde delle connessioni, tanto assurde quanto veritiere, con la vita di ognuno di noi.

Francesca Archibugi confeziona una pellicola meticolosa, portando in scena le problematiche di un puzzle complicato in cui ogni pezzo è al suo posto: dagli ambienti (la casa è il vero cuore del racconto, conferendo al film un’impronta squisitamente teatrale) ai tempi di battuta, fino ad arrivare al magnifico quintetto di protagonisti. La sceneggiatura, scritta a quattro mani dalla stessa regista insieme a Francesco Piccolo, prende la commedia teatrale e il film francese per traslare modi di essere e stati d’animo che ci riguardano tutti e che prendono forma attraverso la sagacia dei dialoghi, il calore sprigionato dalle immagini e, soprattutto, l’armonia generata da un cast così diverso che riesce miracolosamente ad uniformarsi, contribuendo alla riuscita non solo dei ruoli, ma dell’interno film.

I protagonisti sono persone comuni, siamo noi sul grande schermo: quando siamo chi non vorremmo essere e quando vogliamo disperatamente essere qualcun altro. E se i maschietti fanno egregiamente la loro parte, sono le donne, alla fine, ad avere la meglio: Valeria Golino e Micaela Ramazzotti danno vita a due ritratti femminili straordinari che a poco a poco si svelano, e ai quali il pubblico si affeziona a mano a mano che la pellicola scorre e “la vita si complica”, regalando con i loro assoli i due momenti più intensi di una pellicola corale che riesce straordinariamente a elogiare non solo il tono recitativo collettivo ma anche quello individuale.

Il nome del figlio, in uscita il 22 gennaio, segna un ottimo inizio di stagione per il cinema italiano. Un atteso ritorno dietro la macchina da presa che parla di noi e della divisione che attraversa il nostro paese, e di come questa divisione non sia poi così lontana, ma si alberghi tra le persone che condividono la nostra vita, quelle stesse persone che prima amiamo e poi odiamo, ma alle quali non possiamo smettere di voler bene.

Il nome del figlio: presentato a Roma il film di Francesca Archibugi

È stato presentato questa mattina alla stampa italiana, presso il cinema Quattro Fontane di Roma, Il nome del figlio, la nuova pellicola della regista Francesca Archibugi (Verso sera, Il grande cocomero, Questione di cuore) con protagonisti Valeria Golino, Alessandro Gassman, Luigi Lo Cascio, Micaela Ramazzotti e Rocco Papaleo. Tratto dalla pièce teatrale “Le prénom” di Alexandre De la Atellière e Matthieu Delaporte, la pellicola è stata sceneggiata dalla stessa Archibugi in collaborazione con Francesco Piccolo. Presenti in conferenza stampa, oltre alla regista, al cast e allo sceneggiatore, anche Paolo Virzì, uno dei produttori associati, nonché moderatore dello stesso incontro.

Ecco quello che Francesca Archibugi ha raccontato in merito al film:

“Sono davvero contenta di aver accettato di scrivere e dirigere questo lavoro. Sono davvero grata a Paolo Virzì e a tutti quelli che hanno creduto in questo progetto per avermi incoraggiato e per avermi spinto a dire di sì. È stata un’esperienza oserei dire transoceanica. Siamo stati davvero come un equipaggio. Gli attori che vedete in questo film sono delle star del nostro cinema, ma sul set erano come degli attori alle prime armi. Sono stati generosi e hanno davvero dato il massimo. Abbiamo lavorato in maniera molto pignola e meticolosa, ma è stato lasciato anche spazio all’improvvisazione. Ci sono tanti piccoli regali in questo film, da ognuno di loro. Credo abbiamo dato il meglio del loro essere artisti. Sono attori molto diversi gli uni dagli altri che, incredibilmente, sono stati capaci di uniformarsi in un unico grande tono recitativo”.

Sulla struttura corale del film e sugli spazi che comunque vengono lasciati ad ogni singolo attore, la regista ha aggiunto:

“Era una cosa scritta, quindi già programmata. Come sapete, il punto di partenza è una pièce teatrale che aveva una struttura fatta di parti molto congegnate. Abbiamo trattenuto quel fil di ferro e poi abbiamo dato carne e sangue nostra. I film si scrivono perché ogni cosa venga studiata nel minimo dettaglio. Solo così, poi, si può dare spazio all’improvvisazione. Certe scelte drammaturgiche, poi, si fanno in fase di sceneggiatura”.

Sul taglio politico che traspare dalla pellicola e sull’importanza dell’incontro con Paolo Virzì, l’Archibugi ha così risposto:

“Volevo che questi personaggi, più che un’ideale politico, esprimessero un sentimento diffuso. Non volevo che venissero messi in luce per lo spaccato al quale appartengono, ma per i sentimenti che li contraddistinguono. Noi abbiamo voluto raccontare, non giudicare. Amiamo tutti i personaggi di questo film e credo che ognuno abbia le sue buone ragioni. Sull’importanza che Paolo ha avuto in questo film, posso solo dire che ci conosciamo da anni. Siamo davvero amici. Ci scambiamo i nostri copioni. È stato importante perché ha saputo sostenermi in un momento della mia carriera in cui ero sicuramente più fragile. Quando abbiamo realizzato il film, uno dei nostri intenti era quello di mantenere alta la bandiera della sala. Abbiamo combattuto per il pubblico. Abbiamo fatto un film per il pubblico, anche rinunciando a delle vanità autoriali, sperando che il cinema da sala non muoia”.

La parola è stata poi data agli attori, che hanno parlato dei loro personaggi e dell’esperienza di lavorare con Francesca:

Valeria Golino: “Avevo già lavorato con Francesca, circa 18 anni fa. Non vedevo l’ora di lavorare nuovamente con lei. Avrei fatto questo film ad ogni costo. È stata un’esperienza densa, faticosa, ma divertente. Il mio è un personaggio docile, affettuoso, ma anche remissivo per certi versi. Ha una personalità capace di adattarsi a quella degli altri, alle loro energie, alle loro vibrazioni. Ricerca l’armonia, non solo per se stessa, ma anche con gli altri, e forse questo è il suo pregio ma anche il suo difetto”.

Alessandro Gassman: “Sono davvero contento di aver partecipato a questo film. Il mio è un personaggio che rappresenta una fetta precisa della popolazione odierna. Una fetta che personalmente io odio. Sono quelle classiche persone che riconosci per strada, magari ognuno di noi ha un amico o un conoscente così. Ritengo che siano uno dei mali primari di questo paese, perché non sono persone trasparenti, non sai mai chi sono davvero. L’unica cosa che spero è che il mio personaggio faccia almeno ridere”.

Luigi Lo Cascio: “Il mio è un personaggio molto concentrato su se stesso, sul proprio mondo. È lontano, distratto, alienato. Deve fare i conti con i suoi insuccessi. Si isola dal mondo e si rinchiude in se stesso. È un personaggio sicuramente molto fragile che trova in questa famosa cena uno specchio attraverso il quale guardarsi. Sono davvero felici di aver avuto la possibilità di lavorare con Francesca e con questi attori straordinari”.

Micaela Ramazzotti: “Avevo già lavorato con Francesca in Questione di cuore. Lei è veramente la donna più importante della mia vita, una persona che stimo tantissimo e alla quale voglio davvero bene. Durante tutta la lavorazione del film ci ha coccolato, ci ha insegnato, proprio come una mamma. Il mio personaggio è un personaggio a più strati, un personaggio che non ti aspetti. È in un modo, ma poi si rivela essere tutt’altro”.

Rocco Papaleo: “Devo confessare che in genere quando faccio un film non mi piaccio mai (ride). Questa volta, invece, forse per la prima volta, quando ho visto il film, mi sono piaciuto. E il merito è sicuramente di Francesca, che è una regista straordinaria. Il mio è un personaggio ambiguo, che mi ha dato l’opportunità di interpretare una situazione in bilico. Mi sembrava un’occasione da prendere al volo. Mi è piaciuto tantissimo interpretarlo”.

Il nome del figlio uscirà il 22 gennaio distribuito da Lucky Red.

Il no della Universal a La Torre Nera

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Il no della Universal a La Torre Nera

La Universal Pictures ha deciso di non finanziare il progetto de La Torre Nera. La notizia arriva non del tutto inaspettata, considerando i problemi che negli ultimi mesi la casa di produzione aveva presentato

Il Nibbio: trailer del film con Claudio Santamaria, a Marzo al cinema

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Nel ventesimo anniversario della scomparsa di Nicola Calipari, Alto Dirigente del SISMI che ha sacrificato la propria vita per salvare quella della giornalista de “il manifesto” Giuliana Sgrena, rapita in Iraq da una cellula terrorista, Notorious Pictures porterà a marzo al cinema Il Nibbio.

Diretto da Alessandro Tonda (The Shift, Suburraeterna, Summertime) il film è interpretato da Claudio Santamaria (David di Donatello per il film Lo Chiamavano Jeeg Robot) nel ruolo di Nicola Calipari, Sonia Bergamasco (Nastro d’Argento per La meglio gioventù) e Anna Ferzetti (Le Fate ignoranti, Call My Agent, 3/19, I peggiori giorni) rispettivamente nei panni di Giuliana Sgrena e di Rosa Calipari.

Da un soggetto di Davide Cosco, Sandro Petraglia e Lorenzo Bagnatori, sceneggiato da Sandro Petraglia (Bianca, Il portaborse, Il Ladro di Bambini, La meglio gioventù, L’ombra di Caravaggio, Suburra), Il Nibbio è stato girato per sette settimane a Roma e in Marocco.

La trama de Il nibbio

Il Nibbio racconta i ventotto giorni precedenti i tragici eventi del 4 marzo del 2005, quando Nicola Calipari, Alto Dirigente del SISMI, sacrificò la propria vita per salvare quella della giornalista de “il manifesto” Giuliana Sgrena, rapita in Iraq da una cellula terroristica. Calipari ha avuto un suo ruolo cruciale nelle operazioni in Iraq nei primi anni Duemila per salvaguardare la vita umana e mantenere la pace. Il suo omicidio è ancora irrisolto.

Il Nibbio è una coproduzione italo belga Notorious Pictures con Rai Cinema e Tarantula, in collaborazione con Netflix e Alkon Communications ed il supporto del fondo regionale Wallimages, con la speciale collaborazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con il supporto dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (AISE), della Polizia di Stato, la Prefettura di Roma, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Ambasciata italiana in Marocco e con MedOr Leonardo Foundation come partner culturale.

Il film è sostenuto anche dal Centre Cinematographique Marocain e dall’ Ambasciata del Regno del Marocco in Italia.

Il Nibbio: la storia vera di Nicola Calipari

Il Nibbio: la storia vera di Nicola Calipari

Durante il Festival di Sanremo del 2005 Paolo Bonolis diede in diretta nazionale la notizia della liberazione della giornalista de Il manifesto Giuliana Sgrena, sequestrata diversi mesi prima da alcuni combattenti in Iraq e la cui sorte era in bilico, tenendo l’Italia con il fiato sospeso. Subito dopo, però, sempre in diretta, Bonolis diede un’altra notizia, questa volta terribile: il funzionario del SISMI Nicola Calipari era rimasto ucciso nelle operazioni.

Al cinema dal 6 marzo con Notorious Pictures, Il Nibbio con protagonista Claudio Santamaria si concentra sulle ultime settimane di vita di Calipari, provando a raccontarne il lavoro e la vita privata, attraverso lo sguardo del regista Alessandro Tonda.

La storia vera di Nicola Calipari

Formatosi negli scout, circostanza che ha contribuito a strutturarne il carattere e la personalità al servizio della comunità, Nicola Calipari entra nella Polizia di Stato nel 1979 e lavora presso la questura di Genova. Nel 2002, dopo anni di lavoro che ne hanno attestato l’integrità e la professionalità, passa al SISMI, il servizio segreto militare italiano.

All’inizio del 2005, Calipari viene coinvolto nella delicata missione di liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, rapita in Iraq. Il suo intervento fu determinante per la riuscita dell’operazione. Il 4 marzo 2005, Nicola Calipari era con una Sgrena appena liberata, alla volta dell’aeroporto di Baghdad. Durante il tragitto, il loro veicolo venne colpito e gli spari raggiunsero Calipari alla testa, che si era gettato sulla giornalista per proteggerla.

Il Nibbio film Claudio Santamaria
Credit PH Riccardo Ghilardi

Le indagini successive portarono alla luce la dinamica: l’esercito americano aprì il fuoco sul veicolo a bordo del quale c’era anche Andrea Carpani, un altro agente del SISMI. Da una parte si sosteneva che il veicolo procedesse a una velocità troppo sostenuta, dall’altra che l’attacco era ingiustificato da posto di blocco non adeguatamente segnalato. L’inchiesta ha portato a identificare nel soldato statunitense Mario Lozano il responsabile di omicidio volontario, ma il caso fu archiviato nel 2007, dal momento che gli Stati Uniti si sono rifiutati di consegnare il colpevole alla giustizia italiana, invocando l’immunità delle truppe.

Cosa racconta Il Nibbio

Con la sceneggiatura di Sandro Petraglia, Il Nibbio ricostruisce gli eventi nella forma di incalzante spy story. Tratto da una storia vera, Il Nibbio racconta i ventotto giorni precedenti i tragici eventi del 4 marzo del 2005. A venti anni di distanza, Il Nibbio porta sul grande schermo il ritratto intimo e toccante di Nicola Calipari, un uomo le cui azioni sono sempre state all’insegna del valore della vita umana e della pace. Protagonisti sono Claudio Santamaria nel ruolo di Nicola Calipari e con Sonia Bergamasco e Anna Ferzetti, rispettivamente nei panni di Giuliana Sgrena e di Rosa Calipari.

Il risultato del lavoro di adattamento di Petraglia è un lavoro attento e accurato, che aggira l’ideologia e mette al centro i fatti e la persona di Calipari, un “uomo comune” se umanità e rettitudine fossero comuni nel mondo. A questa attenzione ai fatti e alle persone che sono state protagoniste della vicenda, Il Nibbio associa anche un buon valore cinematografico, diventando una spy story avvincente, con un buon ritmo.

Il Nibbio: Claudio Santamaria nella prima foto ufficiale

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Il Nibbio: Claudio Santamaria nella prima foto ufficiale

Sono iniziate le riprese de Il Nibbio (titolo provvisorio), lungometraggio dedicato a Nicola Calipari, Alto Dirigente del SISMI che ha sacrificato la propria vita per salvare quella della giornalista de “il manifesto” Giuliana Sgrena, rapita in Iraq da una cellula terrorista.

Il film è interpretato da Claudio Santamaria (David di Donatello per il film Lo Chiamavano Jeeg Robot) nel ruolo di Nicola Calipari, Sonia Bergamasco (Nastro d’Argento per La meglio gioventù) nei panni di Giuliana Sgrena e da Anna Ferzetti (Le Fate ignoranti, Call My Agent, 3/19, I peggiori giorni) nel ruolo di Rosa Calipari.

Alla sua seconda regia per il cinema Alessandro Tonda (Subburaeterna, Summertime) dopo aver debuttato nel 2020 con The Shift presentato in concorso nella sezione internazionale della 15°Festa del Cinema di Roma. Il film nasce dalla volontà di ricordare Nicola Calipari nel ventesimo anniversario della sua scomparsa, che cadrà nel 2025.

Il Nibbio è una coproduzione Notorious Pictures con Rai Cinema e Tarantula, in collaborazione con Netflix e Alkon Communications ed il supporto del fondo regionale Wallimages, con la speciale collaborazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con il supporto dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (AISE), della Polizia di Stato, la Prefettura di Roma, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Ambasciata italiana in Marocco e con MedOr Leonardo Foundation come partner culturale.

Il film è sostenuto anche dal Centre Cinematographique Marocain e dall’ Ambasciata del Regno del Marocco in Italia. Le riprese si svolgeranno a Roma, e in Marocco per 7 settimane.

Il Nibbio racconterà i ventotto giorni precedenti i tragici eventi del 4 marzo del 2005 che hanno visto morire Nicola Calipari, per valorizzare il suo ruolo cruciale di alto dirigente dell’Agenzia di Informazione e Sicurezza Esterna (all’epoca dei fatti SISMI) delle operazioni in Iraq nei primi anni Duemila, comprendere come operano i Servizi Segreti italiani per salvaguardare la vita umana, per mantenere la pace, e scoprire al contempo la dimensione privata di Calipari, uomo, marito e padre.

Da un soggetto di Davide Cosco, Sandro Petraglia e Lorenzo Bagnatori, la sceneggiatura è stata affidata a Sandro Petraglia, Vincitore di cinque David di Donatello, tra i suoi lavori più noti Bianca, Il portaborse, Il Ladro di Bambini, La meglio gioventù, L’ombra di Caravaggio, Suburra, un autore che da sempre volge una particolare attenzione al racconto del reale e della storia italiana.

Il neo Ministro alla Cultura Galan boccia il Festival di Roma

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galan1«C’è spazio solo per una mostra del cinema in Italia: quella di Venezia». Queste le parole del neo Ministro alla Cultura Giancarlo Galan, che hanno scatenato molte polemiche, anche tra le file della sua stessa parte politica.

Il nemico: recensione del film distopico su Prime Video

Il nemico: recensione del film distopico su Prime Video

Nel 2014 Christopher Nolan fece un ritratto futuristico del nostro pianeta abbattuto dal cambiamento climatico. Interstellar era la lucida, ragionata riflessione e immagine del mondo che potrebbe esserci fra qualche secolo, in cui la popolazione si trova costretta a espatriare dalla Terra per colonizzare lo spazio. Pur portato all’estremo, il discorso del regista inglese rispecchiava già ai suoi tempi la nostra preoccupante realtà, l’inquinamento sempre più incombente e il clima alterato minaccioso, una condizione che negli anni si è rafforzata. Il nemico, nuovo film di Prime Video diretto da Garth Davis, propone uno sci-fi movie dagli sprazzi thriller partendo dalla stessa idea distopica di Nolan, essendone così debitore, per poi sferzare di tono subito dopo, e far diventare l’elemento fantascientifico solo lo sfondo di un racconto che si innalza e ruota attorno ai suoi attori: Paul Mescal e Saoirse Ronan.

I due interpretano una coppia di protagonisti dal grande potenziale, Junior ed Henrietta, che però nella fragilità della sceneggiatura risultano essere sprecati, sfociando alla fine nell’oceano di un ambiguo dramma, con un plot twist del terzo atto che, seppur di natura forte, si consuma così velocemente da smorzare tutto il pathos. Questo nonostante Il nemico sia stato scritto a quattro mani dallo stesso regista insieme a Iain Reid, dal cui omonimo romanzo è tratto il film.

La trama di Il nemico

Midwest, 2065. Le risorse della Terra sono quasi esaurite, e gli esseri viventi hanno sempre meno possibilità di poter vivere. Proprio come il Cooper di Interstellar, Junior ed Hen vivono nelle forti preoccupazioni che questo scenario comporta e abitano in una casa isolata nelle campagne, dove attorno a loro c’è molta aridità. Inoltre, il matrimonio che li ha resi un tempo felici sembra solo un’ombra che si staglia oramai lontana, e il sapore di quei momenti di spensieratezza e complicità è un ricordo che ritorna per soli pochi istanti, come un fulmine estemporaneo.

La loro esistenza sarà scossa dall’arrivo di un uomo, Terrence, il quale bussa alla porta dei coniugi con una notizia folgorante: Junior è stato selezionato per prendere parte ad un programma di sperimentazione sullo spazio, affinché un domani gli umani possano colonizzarlo e sopravvivere. Junior, però, non è convinto e sospetta inizialmente della sua Hen, credendo che lei sappia qualcosa. Dopo le prime titubanze, il tempo della partenza sembra farsi sempre più vicino e nel frattempo la loro relazione oscilla fra la gioia passata e i demoni del presente che cercano di spezzarli.

Il nemico film

L’incrinatura di una relazione accennata

Quella de Il nemico appare come una possibilità mancata di tessere le fila di una storia che, pur prendendo spunto da altro cinema, aveva tutti gli elementi per raccontarsi con una veste inedita. Il film di Davis usa come escamotage narrativo l’aridità della terra e la sua inabitabilità – condizioni che spingono gli esseri umani ad abbandonare la loro casa – per parlare dei rapporti matrimoniali, tanto che di questi ingredienti selezionati ad hoc non ne utilizza realmente neppure uno. Il disastro imminente e la crisi climatica sono soltanto piccoli granelli di sabbia che aleggiano nell’aria, ma che mai si posano e accumulano per poterne sentire il peso.

A deteriorarsi, più che il pianeta, sono solo Junior ed Hen, sempre più distanti l’uno dall’altro, oramai legati per quel poco esclusivamente dai ricordi di un passato felice. Nell’indagare l’incrinatura della loro relazione, Davis prova a fare un’analisi sull’umanità intera, e sul modo in cui ogni singolo individuo percepisce il mondo circostante e i rapporti. Su come si lascia influenzare e sedurre, e su come qualsiasi relazione con l’altro diventi un lavoro irritante se subentra l’incomunicabilità a cui consegue la frustrazione e l’incomprensione.

Nel condurre però il racconto, il regista, insieme a Reid, non riesce a mettere a fuoco nessuna di queste tematiche, a essere incisivo, poiché Il nemico non è sorretto da uno script corposo e chiaro, ma anzi troppo sintetico, oltre che sbiadito e opaco, esattamente come i colori della fotografia di Matyas Erdély. Se non è la sceneggiatura a funzionare, lo sono però i suoi interpreti con la loro massiccia presenza scenica, e anche se il climax finale risulta fiacco e mal elaborato, Paul Mescal e Saoirse Ronan fanno comunque un buon lavoro. Magari non sarà la loro miglior performance, e a spiccare è più Mescal che Ronan considerate le energie che richiede il suo Junior, ma le due stelle dimostrano di avere un’ottima chimica, e di essere maturi abbastanza come partner sullo schermo per poter essere data loro una nuova e più solida storia sopra cui danzare e splendere.

Il nemico: gli 8 più grandi cambiamenti del film rispetto al libro

Prime Video ha inaugurato l’anno nuovo con Il nemico (qui la recensione), film di stampo sci-fi diretto da Garth Davis e basato sull’omonimo romanzo di Iain Reid, presente in veste di sceneggiatore. Nonostante il regista abbia attinto a piene mani dal libro, nel lungometraggio sono comunque presenti alcuni incisivi cambiamenti, alcuni dei quali più funzionali di altri se visti nell’ottica dell’essere fedeli alla visione artistica di Davis. Il nemico, che può dirsi essere un one-location movie, è sorretto da un cast di tutto rispetto, in cui a fungere da pilastri portanti sono Saoirse Ronan e Paul Mescal per una performance davvero brillante. Ma quali sono le differenze con la sua controparte cartacea?

L’esistenza subito rivelata dell’AI

Il nemico film recensione

Sin dai titoli di testa de Il nemico, il pubblico viene a conoscenza del contesto in cui la storia prende forma. Infatti, le frasi impresse sullo schermo nero lo informano sul fatto che l’AI – in ciò che andremo a visionare – è destinata a essere un’entità che si sostituirà all’uomo. Nel romanzo tale concetto viene invece introdotto al lettore più lentamente, tanto che l’AI è menzionata solo all’arrivo di Terrence nella fattoria, quando spiega la situazione a Junior ed Hen. Nella versione cinematografica, invece, la scelta di rivelarlo prima dell’inizio vero e proprio del film, oltre a far credere (erroneamente) che questo sia destinato ad approfondire questi aspetti fantascientifici, spiega già ciò che accadrà nel corso della narrazione, facendo sì che l’annuncio di Terrence, secondo cui Junior sarà sostituito dall’Intelligenza Artificiale, sembri appropriato invece che inquietante.

Junior viene reclutato

Il nemico Paul Mescal

Quando all’inizio di Il nemico Terrance bussa alla porta di Junior ed Hen per annunciare loro il programma per la colonizzazione degli esseri umani nello spazio, annuncia alla coppia che l’uomo è stato intenzionalmente preso da parte dell’ente governativo OuterMore. Nel libro, invece, Terrance informa Junior di essere stato selezionato a caso, e non si sa molto di più su questo processo che sarebbe stato sicuramente interessante da approfondire.

Hen protegge l’AI di Junior

Il nemico Saoirse Ronan

Quando l’AI di Junior si attiva all’inzio di Il nemico, Hen è consapevole di dover vivere per due anni con qualcuno che non è realmente suo marito, pur avendo ricevuto da lui pensieri e comportamenti. Nel momento in cui il vero Junior fa ritorno a casa, la copia AI di conseguenza deve essere spenta. La sequenza nel film si trasforma nel climax finale, in cui Henrietta – alla fine innamoratasi – cerca in tutti i modi di impedirlo, con degli scatti d’ira molto forti, a tal punto che devono prenderla di peso e portarla fuori dall’abitazione.

Compiendo questa scelta, il regista decide di esternare i sentimenti della donna che invece nel libro non vengono esposti. Ella, nella versione cartacea, guarda con calma lo spegnimento dell’AI di Junior, con il vero Junior di nuovo al suo fianco, e ciò significa che quel momento per lei non è traumatico come invece ci dimostra la pellicola. Questo, di conseguenza, umanizza anche l’AI di Junior e mette ulteriormente in discussione l’etica di Terrence e della società OuterMore per cui lavora. Inoltre, è l’affetto di Hen per la copia del marito a contribuire all’incrinazione del rapporto tra i due.

Il punto di vista è quello di Henrietta

Il nemico - film

Se in Il nemico il point of view è affidato a Henrietta, una scelta che sceneggiatore e regista hanno ponderato bene affidandosi alle qualità recitative di Saoirse Ronan, nel romanzo il punto di vista è quello di Junior, e solo dopo il lettore si rende conto che a narrare la storia è la sua copia AI. Cambiando di prospettiva, muta anche l’impatto che i singoli personaggi hanno sullo spettatore/lettore. Nel caso del film, ci si lega inevitabilmente di più a Henrietta, mentre nel libro – essendo stata l’AI di Junior a raccontarsi per tutto il tempo – è il suo di viaggio a sembrare più importante, oltre che a colpire maggiormente.

Più focus sulla coppia

Il nemico film

Sia nel film che nel romanzo c’è un’esplorazione del matrimonio, a cui si lega l’analisi sulle dinamiche di coppia e in generale sulla caducità dei legami e dell’incomunicabilità, ma nel caso del libro, esso è più interessato all’aspetto fantascientifico piuttosto che a indagare la crisi fra Hen e Junior. Nel romanzo, infatti, la loro relazione è l’espediente narrativo per esaminare i problemi che l’umanità si trova ad affrontare nel presente e nel futuro, e il modo in cui questi si manifestano in una realtà circoscritta ai due. Al contrario, la versione su schermo si concentra maggiormente sul realismo emotivo dei due personaggi centrali e utilizza gli elementi sci-fi solo come sfondo.

Il commento sociale del film

Il nemico film -

Il cinema molto più di frequente sta scegliendo di raccontare futuri più realistici all’interno del genere sci-fi. Questo perché al giorno d’oggi ciò che viene rappresentato sullo schermo, pur non essendo concreta reatà, ne diventa una possibilità futura a causa della crisi climatica che sta stressando il pianeta. È per questo che Garth Davis ambienta il film nel 2065 poiché vuole avvertire tutti di mobilitarsi ora per frenare gli effetti del cambiamento climatico. E così si spinge in un commento sociale, con l’obiettivo che il pubblico confronti direttamente questo futuro con il futuro della nostra effettiva realtà. Nel romanzo, ciò non avviene, e Iain Reid fornisce una risposta ambigua sia su quando si svolge il racconto sia su quali siano le azioni che hanno portato alla devastazione della Terra.

Plot twist più prevedibili

Il nemico film

Se nel romanzo di Reid il mistero è la componente primaria della narrazione sci-fi messa in moto, nel film questa è più flebile e conferma la scelta del regista di essersi voluto dedicare in principal modo alla creazione di una storia emotivamente coinvolgente. E che, come dicevamo, si concentrasse più sulla sfera matrimoniale che su quella fantascientifca. Ecco perché i colpi di scena sono più prevedibili e meno scioccanti rispetto al libro, tanto che gli spunti visivi, l’illuminazione che indica la differenza fra Junior e il suo AI e le informazioni concrete condivise sul mondo presenti nel lungometraggio, contribuiscono a far sì che il pubblico abbia un’idea della verità sul matrimonio di Hen e Junior prima del tempo.

Cosa accade a Hen quando se ne va?

Il nemico film

Alla fine del libro, attraverso alcuni indizi, il lettore scopre solo che la Hen tornata in seguito alla discussione con Junior, è una sua versione AI, mandata per non farlo rimanere da solo. Il film, nella sua conclusione, è molto più esplicito in questo: dopo aver lasciato al marito una lettera vuota, ed essere stata sostituita da una sua copia, vediamo Henrietta – quella vera – a bordo di un aereo, in viaggio verso un futuro incerto ma pieno di speranza, proprio come lei desiderava. Una scelta funzionale al point of view con cui si è deciso di conduerre la storia, e che ci mostra il personaggio, a lungo sofferente, avviarsi verso un futuro migliore, proprio come in fondo ci si aspettava.

Il nemico alle porte: tutte le curiosità sul film con Jude Law

Il nemico alle porte: tutte le curiosità sul film con Jude Law

Principalmente ricordato per film come La guerra del fuoco, Il nome della rosa o Sette anni in Tibet, il regista francese Jean-Jacques Annaud vanta nella sua filmografia diversi lungometraggi di particolare importanza, con i quali egli si è sempre proposto di offrire un cinema spettacolare alternativo a quello hollywoodiano. Tra i suoi più affascinanti film vi è in particolare Il nemico alle porte (qui la recensione), un kolossal bellico ispirato alla battaglia di Stalingrado. Si tratta di una co-produzione tra Francia, Germania, Stati Uniti, Regno Unito e Irlanda, un progetto dunque particolarmente complesso che ancora oggi trova il favore di critica e pubblico.

Pur caratterizzato da diverse inesattezze storiche, Il nemico alle porte si configura come un’epica vicenda divisa tra gli orrori della guerra e le forti passioni dei protagonisti. Annaud si è infatti preoccupato di fornire una rappresentazione quanto più realistica possibile della guerra, e non per niente videogiochi bellici come Call of Duty e Sniper Elite si sono esplicitamente ispirati ad alcuni aspetti del film. Come ogni buon opera di guerra, però, si tratta di un film divisivo, che ha in diverse occasioni generato dibattititi sia circa la rappresentazione dei soldati russi sia riguardo lo svolgimento di alcune situazioni critiche.

A distanza di oltre vent’anni rimane però uno dei film di Annaud di maggior fascino, talvolta poco citato e per questo meritevole di essere scoperto o riscoperto. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori, ma anche riguardo al libro da cui è tratto e alla vera storia narrata. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama e il cast di Il nemico alle porte

La vicenda si svolge a Stalingrado, nell’autunno del 1942. La giovane recluta dell’armata rossa Vasilij Grigor’evic Zajcev viene catapultato insieme ad altri sventurati compagni nell’inferno della città simbolo dell’Unione Sovietica assediata ormai da settimane dalle truppe del Terzo Reich. Durante uno dei tanti ed assurdi attacchi suicida a cui gli ufficiali dell’Armata Rossa lo costringono a partecipare, Vasilij conosce Politruck Danilov, ufficiale addetto alla propaganda, a cui ha modo di mostrare la sua incredibile abilità di tiratore affinata durante l’infanzia in cui era solito cacciare i lupi negli Urali.

Danilov vede dunque nel ragazzo quell’eroe di cui l’esercito ha bisogno per mantenere alto il morale ed avere nuove motivazioni in battaglia. Spalleggiato dal cinico Nikita Khrushchev, Danilov farà di Vasilij Zajcev un mito, una sorta di leggenda, e  Vasilij a sua volta diventerà l’incubo dei tedeschi collezionando vittime su vittime soprattutto tra gli ufficiali. Il rapporto di grande complicità tra Danilov e Vasilij comincerà però ad incrinarsi quando una donna, Tania Chernova, si intrometterà fra loro generando invidie e gelosie. Nel frattempo, per porre fine al mito di Vasilij, il comando tedesco invierà al fronte il migliore dei tiratori della Wermacht: il maggiore Erwin Konig.

Ad interpretare il soldato russo Zajcev vi è Jude Law, protagonista dunque del film. Nei panni del maggiore tedesco Konig, invece, si ritrova Ed Harris. È noto che i due attori sono stati scelti principalmente per la grande espressività dei loro occhi. Sono infatti numerose le scene in cui i due si trovano a dover recitare unicamente tramite questi, senza la presenza di battute. Nel ruolo di Danilov vi è invece l’attore Joseph Fiennes, mentre la premio Oscar Rachel Weisz è Tania Chernova. Completano il cast gli attori Bob Hoskins nel ruolo di Nikita Chruscev, futuro segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovieta, e Ron Perlman in quelli del soldato Koulikov.

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Il nemico alle porte: la vera storia dietro il film e il libro da cui è tratto

Il film di Annaud è basato sul libro di carattere storiografico Enemy at the Gates: The Battle for Stalingrad, scritto nel 1973 da William Craig e nel quale si descrivono gli eventi riguardanti la Battaglia di Stalingrado, svoltasi nell’inverno del 1942-1943. La vicenda, riportata poi anche nel film di Annaud, è in particolare quella del presunto duello tra due cecchini, il tedesco Konig e il russo Zajcev, svoltosi durante tale battaglia. Riguardo il loro scontro vi sono diverse voci contrastanti, alcune delle quali affermano che quanto raccontato di questo sarebbe pura esagerazione. Del duello verificatosi tra i due cecchini parlano infatti quasi esclusivamente fonti russe, la cui attendibilità sarebbe dunque da prendere con le dovute precauzioni.

Mentre di Zajcev ci sono numerose testimonianze storiche, tra cui anche sue fotografie e una sua autobiografia, che riportano ad esempio di come durante la battaglia di Stalingrado uccise 225 tra soldati e ufficiali della Wehrmacht, di Konig si hanno scarse notizie. La sua vita rimane ad oggi pressocché sconosciuta e ciò che si sa di lui lo si apprende da ciò che Zajcev ha riportato. Proprio per tale motivo, sono in molti a mettere in dubbio la stessa esistenza di Konig. Ad ogni modo, secondo quanto riportato da Zajcev, la sfida tra di loro si sarebbe sviluppata nell’arco di quattro giorni, fino a quando con uno stratagemma il soldato russo riuscì a far credere al nemico di essere stato colpito.

Zajcev, insieme al suo compagno Kulikov, sollevarono i loro elmi, i quali vennero colpiti dai proiettili di Konig. Il soldato tedesco pensò dunque di aver colpito i propri nemici ed espostosi per assicurarsene, sarebbe a quel punto stato colpito a morte da Zajcev. Per quanto riguarda invece la relazione tra Zajcev e una donna di nome Tanja, anche qui si ritrovano pareri discordanti, con il libro di Craig che riporta tale relazione e altre fonti che invece sottolineano l’assenza di testimonianze a riguardo. In fin dei conti, dunque, il libro di Craig è stato unicamente preso come spunto e Il nemico alle porte non può essere considerato un suo diretto adattamento.

Il nemico alle porte: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Il nemico alle porte grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes, Now, Netflix e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 18 gennaio alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

Il nemico alle porte, il film con Jude Law e Ed Harris

Il nemico alle porte è un film del 2001 diretto da Jean-Jacques Annaud e con protagonisti nel cast Jude Law, Ed Harris, Joseph Finnies, Rachel Weisz e Bob Hoskins.

Il nemico alle porte trama: Stalingrado, autunno 1942. La giovane recluta dell’armata rossa Vasilij Grigor’evic Zajcev (Jude Law) viene catapultato insieme ad altri sventurati compagni nell’inferno di Stalingrado, città simbolo dell’Unione Sovietica assediata ormai da settimane dalle truppe del Terzo Reich.

Durante uno dei tanti ed assurdi attacchi suicida a cui gli ufficiali dell’Armata Rossa lo costringono a partecipare, Vasilij conosce Politruck Danilov (Joseph Fiennes), ufficiale addetto alla propaganda, a cui ha modo di mostrare la sua incredibile abilità di tiratore affinata durante l’infanzia in cui era solito cacciare i lupi negli Urali.

Danilov vede nel ragazzo quell’eroe di cui l’esercito ha bisogno per mantenere alto il morale ed avere nuove motivazioni in battaglia. Spalleggiato dal cinico Nikita Khrushchev (Bob Hoskins), Danilov farà di Vasilij Zajcev un mito, una sorta di leggenda, e  Vasilij a sua volta diventerà l’incubo dei tedeschi collezionando vittime su vittime soprattutto tra gli ufficiali. Il rapporto di grande complicità tra Danilov e Vasilij comincerà però ad incrinarsi quando una donna, Tania Chernova (Rachel Weisz), si intrometterà fra loro generando invidie e gelosie.

Nel frattempo, per porre fine al mito di Vasilij, il comando tedesco invierà al fronte il migliore dei tiratori della Wermacht: il maggiore Erwin Konig (Ed Harris) che inizierà con Vasilij un’appassionante quanto drammatico duello destinato ad un tragico epilogo.

Il nemico alle porte film

Il nemico alle porte (Enemy at the gates) è un film del 2001 diretto dal regista francese Jean-Jaques Annaud (Il nome della rosa, L’amante) e tratto da una storia vera.

Annaud si conferma una volta di più straordinario a livello scenografico, ricreando con grande realismo ed efficacia il drammatico contesto in cui si svolge la vicenda. Una Stalingrado dilaniata da una delle più feroci battaglie della Seconda guerra mondiale, una città in preda alla disperazione più assoluta sia tra i civili che tra i militari di cui il regista tiene a sottolineare le terribili condizioni e i patimenti sopportati.

Il nemico alle porte

Ma se il regista francese non tradisce a livello estetico è a livello di sceneggiatura che il film genera qualche dubbio. La prima metà è indubbiamente la migliore: l’arrivo di Vasilij al fronte, il suo disorientamento, la nascita del suo mito e l’amicizia con Danilov, il tutto tiene alta la tensione emotiva dello spettatore, affascinato da una ricostruzione storica impeccabile.

La seconda parte invece si perde. La storia d’amore tra Vasilij e Tania, il duello con il maresciallo Konig, sono elementi narrativi interessanti ma che vengono trascinati con scarso ritmo e con il passare dei minuti assumono una preponderanza che non sono in grado di  sostenere. Il film perde la tensione emotiva iniziale e si protrae stancamente verso un finale più che scontato.

Il cast di Il nemico alle porte è indubbiamente di prim’ordine anche se ci sentiamo di sottolineare le interpretazioni di Joseph Fiennes, molto convincente nella parte dell’enigmatico e fanatico servitore del regime staliniano, così come di Bob Hoskins, quasi irriconoscibile nei panni di un credibilissimo Nikita   Khrushchev, futuro presidente dell’URSS qui spietato e  irascibile ufficiale al soldo di Stalin.

Indubbiamente pregevole anche l’interpretazione di Ed Harris, efficace nelle vesti del gelido e imperscrutabile ufficiale della Wermacht, convincono invece indubbiamente meno Jude Law e Rachel Weisz non tanto per scarsezza interpretativa ma perchè non dotati di quel “phisique du role” necessari alla parte. Troppo belli e occidentali per essere credibili come stanchi e sfiancati russi al fronte da mesi.

Storicamente il film è interessante solo nella prima parte dove si evidenzia con particolare attenzione la terribile disumanità degli ufficiali sovietici pronti a sparare senza pietà verso i propri soldati ad ogni minimo accenno di ritirata. Il nemico non era solo di fronte ma anche di spalle.

Per il resto il dramma dei civili intrappolati in questo immenso fronte di guerra è solo accennato, vagamente abbozzato, le finalità registiche e della sceneggiatura propendono verso altri lidi e altre finalità. Il risultato è un film molto hollywoodiano e non dal forte impatto emotivo che avrebbe potuto avere e che abbiamo provato in altri film dal contesto simile, come il Pianista di Roman Polansky per intenderci…ma questa è tutta un’altra storia.

Il nemico alle porte, trailer

Il negoziatore: trama e cast del film con Samuel L. Jackson

Il negoziatore: trama e cast del film con Samuel L. Jackson

Prima di approdare a blockbuster come Fast & Furious 8 e Man in Black: International, il regista F. Gary Gray ha realizzato alcuni thriller d’azione di buon livello come Il risolutore, The Italian Job e Giustizia privata. Tra questi si colloca anche Il negoziatore, uscito in sala nel 1998 e basato su una sceneggiatura di Kevin Fox e James DeMonaco (quest’ultimo poi divenuto celebre come ideatore della saga di La notte del giudizio). All’interno del film si ritrova dunque tanta adrenalina e azione, con uomini speciali alle prese con situazioni altrettanto speciali.

Al momento della sua uscita il film si affermò come un buon successo di critica, guadagnando numerose recensioni positive e un favore di pubblico altrettanto ricco. Con un incasso globale di circa 88 milioni di dollari, Il negoziatore riuscì a guadagnare il doppio del suo budget di partenza. Ad attrarre la maggior parte delle attenzioni è ovviamente l’inedita coppia di protagonisti, formata da Samuel L. Jackson e Kevin Spacey. La storia su cui il film si basa, inoltre, prende spunto dallo scandalo dei fondi pensione nel dipartimento di polizia di St. Louis, avvenuto a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta.

Per questi e molti altri motivi, il film si affermò dunque come uno dei migliori thriller del suo anno e del decennio. Oggi forse meno noto rispetto ad altre opere dello stesso genere di quel decennio, ma capace di offrire altrettante valide emozioni. Si tratta dunque di un film da riscoprire assolutamente. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Il negoziatore

Protagonista del film è il tenente di polizia ed ex soldato dell’esercito Danny Roman. Egli è considerato il miglior negoziatore del Dipartimento di Chicago in casi di sequestro di persona. Roman, infatti, conosce alla perfezione tutte le tecniche necessarie alla negoziazione di ostaggi, e non fallisce mai neanche un caso. Un giorno, Danny viene informato dal collega Nate Roenick che il fondo pensionistico del dipartimento viene usato per affari poco leciti di alcuni membri della loro stessa unità. Turbato dalla cosa, Danny decide di andare a fondo della cosa, scoprendo chi c’è dietro. Nel farlo, però, non potrà più contare sull’aiuto di Roenick.

Questi viene infatti ucciso in modo particolarmente losco. Danny comprende allora che la questione è più grave del previsto. Egli inoltre viene indicato come principale sospettato della morte del collega e dell’indagine viene incaricato l’investigatore Terence Niebaum. Una serie di prove sembrano incastrare Danny in modo inconfutabile, che si vede anche accusato dell’utilizzo improprio del fondo pensionistico. Non disposto ad essere accusato in quel modo, egli sequestra Niebaum e altri collaboratori del dipartimento. È a quel punto che entra in gioco il negoziatore Chris Sabian, il quale dovrà capire cosa c’è dietro le azioni di Danny e chi ha realmente orchestrato quel complotto.

Il negoziatore cast

Il negoziatore: il cast del film

Il film è stato originariamente scritto con protagonisti Sylvester Stallone e Kevin Spacey. Spacey doveva essere il sequestratore Danny Roman, mentre Stallone il negoziatore Chris Sabian. Quando Stallone ha però rifiutato la parte, Spacey ne ha approfittato per fare a cambio e prendere il ruolo di Sabian piuttosto che l’altro. Il ruolo di Roman è stato poi a quel punto offerto a Samuel L. Jackson. Entrambi gli attori si sono preparati alla rispettiva parte approfondendo le principali tecniche di negoziazione, così da poter risultare più realistici. Spacey, inoltre, fece pressioni affinché il finale del film venisse modificato.

Il finale originale prevedeva uno stallo alla messicana con numerosi poliziotti che puntavano le pistole contro il negoziatore e viceversa. Spacey si è però opposto, ritenendola una scena vista fin troppe volte al cinema. Accanto a loro si ritrovano poi gli attori David Morse nel ruolo del comandante Adam Beck e Ron Rifkin in quelli del comandante Grant Frost. John Spencer è il capo della polizia Al Travis, mentre J. T. Walsh è l’investigatore Terence Niebaum. Quest’ultimo, noto anche per film come Good Morning, Vietnam e Nixon, è venuto a mancare prima dell’uscita del film, che gli è stato dunque dedicato.

Il negoziatore: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il negoziatore è infatti disponibile nei cataloghi di Chili e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 8 febbraio alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Fonte: IMDb

Il Natale di Warner Home video: Lo Hobbit, Sc-fi Collaction, Nolan collaction e molto altro

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Per il prossimo Natale, Warner Bros Italia propone per i vostri regali sotto l’albero, una vasta offerta di cofanetti unici ed esclusivi che racchiudono alcune tra le migliori pellicole della library della Major e le serie tv più seguite del piccolo schermo. Potrete scegliere tra quelli che celebrano il genio di grandi registi, come i cofanetti dedicati a Clint Eastwood, Christopher Nolan e Paolo Sorrentino, oppure quello dedicato all’azione e all’avventura con la Sci – fi Collection o, per gli amanti del mondo horror, l’omonima collezione con i più terrificanti film del genere, senza dimenticare l’edizione da collezione che celebra i 30 anni del film cult I Goonies ed infine, Lo Hobbit con l’ultimo film della saga e il cofanetto con l’intera trilogia. Per le serie tv invece: True Detective, The Flash, Gotham, Arrow e The Big Bang Theory: i successi più grandi dell’ultima stagione televisiva. L’offerta è talmente ampia che è in grado soddisfare i palati cinematografici anche degli spettatori più esigenti, non resta che scegliere.

Il Natale di Hannah Waddingham, prime foto dello speciale natalizio Apple TV+

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Apple TV+ ha svelato le prime immagini dell’attesissimo speciale natalizio Il Natale di Hannah Waddingham, in arrivo il 22 novembre. Nell’evento musicale l’attrice vincitrice di un Emmy, Hannah Waddingham, celebrerà le feste accogliendo tante guest star per una serata stravagante al London Coliseum. Lo speciale è stato registrato dal vivo alla presenza del pubblico e presto gli spettatori di tutto il mondo potranno unirsi a lei per celebrare il suo periodo preferito dell’anno su Apple TV+ guardandola esibirsi nei classici natalizi, accompagnata da una spettacolare big band.

Il Natale di Hannah Waddingham

Il Natale di Hannah Waddingham è prodotto da Done + Dusted (La Bella e la Bestia: 30° Anniversario, “A Legendary Christmas with John and Chrissy”, “La Sirenetta Live!”, le cerimonie di apertura e chiusura delle Olimpiadi di Londra), lo stesso team dello speciale di successo di Apple TV+ Il Natale di Hannah Waddingham. I produttori esecutivi sono la stessa Waddingham, Katy Mullan, Moira Ross, Raj Kapoor e Nick Todisco. Lo speciale natalizio è diretto dal vincitore del premio BAFTA Hamish Hamilton (cerimonie di apertura e chiusura degli Oscar, dei Grammy, del Super Bowl halftime show e delle Olimpiadi di Londra).

Apple TV+ offre serie drammatiche e commedie avvincenti e di qualità, lungometraggi, documentari innovativi e intrattenimento per bambini e famiglie, ed è disponibile per la visione su tutti i tuoi schermi preferiti. Dopo il suo lancio il 1° novembre 2019, Apple TV+ è diventato il primo servizio di streaming completamente originale a essere lanciato in tutto il mondo, ha presentato in anteprima più successi originali e ha ricevuto riconoscimenti più velocemente di qualsiasi altro servizio di streaming. Ad oggi, i film, i documentari e le serie originali Apple sono stati premiati con 380 vittorie e 1.573 nomination ai premi, tra cui la commedia pluripremiata agli Emmy “Ted Lasso” e lo storico Oscar come Miglior film a “CODA”.

Il Natale della discordia: trailer del film di natale di AppleTV+

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AppleTV+ ha diffuso il trailer del film Apple Original di natale Il Natale della discordia che debutterà sulla piattaforma il 26 novembre. Il film è diretto da Becky Read con produttori Julia Nottingham e Lisa Gomer-Howes e Chris Smith nel ruolo di produttore esecutivo.

Il Natale della discordia segue le vicende di un quartiere dell’Idaho del Nord sconvolto dall’ossessione di un uomo per il Natale che lo porta a voler trasmettere l’allegria a tutti, attraverso il più grande evento natalizio comunitario che l’America abbia mai visto. Il piano dell’avvocato amante del Natale Jeremy Morris subisce un intoppo quando l’associazione dei proprietari di casa del vicinato lo informa che l’evento viola le regole del quartiere. La polemica per l’organizzazione dei festeggiamenti deflagra in modo irreversibile, mandando le cose fuori controllo; con l’escalation della situazione, il film pone la domanda: chi vince quando diritti e interessi diversi si scontrano? La regista Becky Read mette insieme le varie prospettive in questo bizzarro racconto di Natale sulle libertà, con un messaggio sulle differenze e la tolleranza.

Il Muto di Gallura: trailer del film

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Il Muto di Gallura: trailer del film

Fandango e Rai Cinema ha diffuso il trailer ufficiale di Il Muto di Gallura, il film di Matteo Fresi con Andrea Arcangeli.

La trama

La storia ambientata nella Gallura di metà Ottocento, ruota intorno alla faida tra due famiglie. Bastiano Tansu, interpretato da Andrea Arcangeli, è un personaggio realmente vissuto, sordomuto dalla nascita, maltrattato ed emarginato da tutti che diventò utile alla causa della sua famiglia grazie alla sua mira prodigiosa. Il Muto di Gallura prodotto da Fandango con Rai Cinema, con il supporto della Fondazione Sardegna Film Commission è distribuito da Fandango Distribuzione

Il muto di Gallura gratis al cinema con Cinefilos.it, scopri come!

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Cinefilos.it offre la possibilità di vedere al cinema, gratis, Il muto di Gallura, il nuovo film di Matteo Fresi. Ecco le città e le sale in cui sarà possibile partecipare alle anteprime:

  • ROMA – MULTISALA LUX
Giovedì 31 marzo – 20 biglietti (10 x 2)
Venerdì 1 aprile – 30 biglietti (15 x 2)
Sabato 2 aprile – 30 biglietti (15 x 2)
Domenica 3 aprile – 40 biglietti (20 x 2)
 
  • ROMA – CINEMA GREENWICH
Giovedì 31 marzo – 20 biglietti (10 x 2)
Venerdì 1 aprile – 30 biglietti (15 x 2)
Sabato 2 aprile – 30 biglietti (15 x 2)
Domenica 3 aprile – 40 biglietti (20 x 2)
 
  • TORINO – CINEMA GREENWICH
Giovedì 31 marzo – 10 biglietti (5 x 2)
Venerdì 1 aprile – 10 biglietti (5 x 2)
Sabato 2 aprile – 30 biglietti (15 x 2)
Domenica 3 aprile – 30 biglietti (15 x 2)
 
  • MILANO – ANTEO PALAZZO DEL CINEMA
Giovedì 31 marzo – 10 biglietti (5 x 2)
Sabato 2 aprile – 20 biglietti (10 x 2)
Domenica 3 aprile – 20 biglietti (10 x 2)

I biglietti saranno validi per qualsiasi spettacolo indicato e potranno essere richiesti, fino ad esaurimento, inviando una email a [email protected] in cui andranno specificati il giorno in cui si intende utilizzare i biglietti e un secondo giorno alternativo nel caso per il giorno prescelto non ci sia più disponibilità di posto.

Gli orari delle proiezioni andranno consultati direttamente sui siti dei cinema.

È di fondamentale importanza che nell’email venga evidenziato che si sta chiedendo l’invito via CINEFILOS.

I biglietti potranno essere ritirati direttamente alla cassa dei cinema presentando la email di conferma ricevuta unitamente ad un documento di identità ed al Green Pass.

Il trailer de Il muto di Gallura

Il muto di Gallura gratis al cinema a Napoli e Bologna con Cinefilos.it, scopri come!

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Cinefilos.it offre la possibilità di vedere al cinema, gratis, Il muto di Gallura, il nuovo film di Matteo Fresi. Ecco le città in cui sarà possibile partecipare alle proiezioni di Aprile:

NAPOLI (Modernissimo)

  • Giovedì 7 – 10 biglietti
  • Venerdì 8 – 10 biglietti
  • Sabato 9 – 20 biglietti
  • Domenica 10 – 20 biglietti
  • Lunedì 11 – 10 biglietti
  • Martedì 12 – 10 biglietti
  • Mercoledì 13 – 10 biglietti

BOLOGNA (Lumiere)

  • Giovedì 7 – 10 biglietti
  • Venerdì 8 – 10 biglietti
  • Sabato 9 – 10 biglietti
  • Domenica 10 – 20 biglietti
  • Lunedì 11 – 10 biglietti
  • Martedì 12 – 10 biglietti
  • Mercoledì 13 – 10 biglietti

I biglietti saranno validi per qualsiasi spettacolo indicato e potranno essere richiesti, fino ad esaurimento, inviando una email a [email protected] in cui andranno specificati il giorno in cui si intende utilizzare i biglietti e un secondo giorno alternativo nel caso per il giorno prescelto non ci sia più disponibilità di posto.

Gli orari delle proiezioni andranno consultati direttamente sui siti dei cinema.

È di fondamentale importanza che nell’email venga evidenziato che si sta chiedendo l’invito via CINEFILOS.

I biglietti potranno essere ritirati direttamente alla cassa dei cinema presentando la email di conferma ricevuta unitamente ad un documento di identità ed al Green Pass.

Il trailer de Il muto di Gallura

Il Museo del Prado: la corte delle meraviglie, il trailer

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Il Museo del Prado: la corte delle meraviglie, il trailer

Capolavori straordinari che raccontano la storia della Spagna e di un intero continente. Ci troviamo in uno dei templi dell’arte mondiale, un luogo di memoria e uno specchio del presente con 1700 opere esposte e un tesoro di altre 7000 conservate. Una collezione che racconta le vicende di re, regine, dinastie, guerre, sconfitte, vittorie. Ma anche la storia dei sentimenti e delle emozioni degli uomini e delle donne di ieri e di oggi, lei cui vite sono intrecciate a quella del museo: regnanti, pittori, artisti, architetti, collezionisti, curatori, intellettuali, visitatori.

In questo 2019 che ne celebra il duecentesimo anniversario, raccontare il Prado di Madrid dal giorno della sua “fondazione” – quel 19 novembre 1819 in cui per la prima volta si parlò di Museo Real de Pinturas – significa percorrere non solo questi ultimi 200 anni, ma almeno sei secoli di storia, perché la vita della collezione del Prado ha inizio con la nascita della Spagna come nazione e con il matrimonio tra Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia. Un’unione che sancisce l’avvio del grande impero spagnolo. Eppure, per molto tempo nel corso dei secoli, la pittura è stata una lingua universale, che non ha conosciuto frontiere. E se c’è un museo dove si rende evidente che la pittura non è stata toccata dai nazionalismi, questo è proprio il Prado, con le sue collezioni eclettiche e sfaccettate capaci di raccontare come l’arte non abbia passaporti limitanti, ma sia al contrario un viatico universale in grado di comprendere e raccontare i pensieri e i sentimenti degli esseri umani.

Per questo protagonisti de IL MUSEO DEL PRADO. LA CORTE DELLE MERAVIGLIE sono i suoi capolavori, i grandi maestri che li hanno realizzati, le teste coronate che li hanno raccolti, ma anche l’ispirazione europea e libertaria di un museo che è uno scrigno di tesori e di storie. È questo il fil rouge che si snoda nel nuovo docu-film scritto da Sabina Fedeli e diretto da Valeria Parisi, una produzione 3D Produzioni e Nexo Digital in collaborazione con il Museo del Prado, con il sostegno di Intesa Sanpaolo e con la partecipazione di SKY Arte. IL MUSEO DEL PRADO. LA CORTE DELLE MERAVIGLIE, nuovo appuntamento del progetto della Grande Arte al Cinema in arrivo nelle sale italiane solo per tre giorni, 15, 16, 17 aprile (elenco a breve su www.nexodigital.it), vede tra l’altro una novità d’eccezione: la partecipazione straordinaria del Premio Oscar® Jeremy Irons (ll mistero Von Bulow, Il danno, Mission, Io ballo da sola, La casa degli spiriti, La Corrispondenza…), che guiderà gli spettatori alla scoperta di un patrimonio di bellezza e di arte a partire dal Salon de Reinos, un’architettura volutamente spoglia che si anima di vita, luci, proiezioni, riportando il visitatore al glorioso  passato della monarchia spagnola e al Siglo de Oro quando alle pareti erano appesi molti dei capolavori oggi esposti al Prado. Allora in questo spazio si danzava, si svolgevano feste e spettacoli teatrali. Questo era uno dei cuori pulsanti di Madrid e della Spagna intera, così come lo furono il Barrio de las Letras, dove abitavano scrittori e artisti del Siglo de Oro, e, nel Novecento, la Residencia de Estudiantes, dove si incontravano gli intellettuali della Generazione del ‘27, da Buñuel a Lorca sino a Dalí.

I dipinti del Prado riflettono un’epopea unica nel suo genere, che ha dato origine ad uno dei musei più importanti del mondo. Una raccolta “fatta più con il cuore che con la ragione”; perché re e regine hanno scelto solo ciò che amavano. Un inventario di gusto e di piacere che narra vicende pubbliche, dinastie, porporati, guerre e coalizioni. E un inventario di questioni private: un matrimonio, una tavola imbandita, la pazzia di una regina. È un intreccio di teste coronate, hidalgos, majas y caballeros, tutti con le loro vite, le loro verità, i loro messaggi. È la storia di un’epoca di grande mecenatismo, di amore dei monarchi spagnoli per i grandi maestri, come Goya, presente al Prado con un corpus ricchissimo di oltre novecento opere, compresi gran parte dei disegni e delle lettere, come la corrispondenza con l’amico d’infanzia Martin Zapater. L’arte di Goya ha influenzato molti artisti moderni. Come nel caso di 3 maggio 1808, dipinto che narra l’effetto della rivolta degli spagnoli contro l’esercito francese. Un’opera che diventerà simbolo di tutte le guerre e che ispirerà Picasso per la sua Guernica. Come Picasso, anche Dalì e Garcia Lorca rimasero ammaliati dal museo mentre lo scrittore e pittore Antonio Saura, che tornava qui di continuo per calarsi nell’atmosfera di un ambiente magico, definì il Prado “un tesoro di intensità”. Dunque, un’arte che illumina il presente e che ci interroga: che cosa è stato il Museo del Prado in questi duecento anni, che cos’è oggi e che cosa continuerà a rappresentare per le generazioni future questo museo vivo, questo museo che è stato un faro per tutti gli spagnoli nei momenti bui della dittatura, una patria a cui tornare per artisti e intellettuali in esilio?

L’obiettivo delle autrici è stato dunque quello di raccontare non solo la bellezza formale e il fascino della collezione del Prado ma anche quanto attuali siano i temi trattati dalle opere esposte, capaci di narrare attraverso la storia dell’arte, anche quella della società, coi suoi ideali, i suoi pregiudizi, i vizi, le nuove concezioni, le scoperte scientifiche, la psicologia umana, le mode.

IL MUSEO DEL PRADO. LA CORTE DELLE MERAVIGLIE non è solo la narrazione delle sue straordinarie opere, che saranno il cuore del documentario, ma anche il paesaggio delle architetture Reali che sono state teatro e custodi della nascita e dello sviluppo delle collezioni d’arte. Un patrimonio universale che comprende non soltanto le opere di Vélazquez, Rubens, Tiziano, Mantegna, Bosch, Goya, El Greco conservate al Prado, ma anche l’Escorial, Pantheon dei reali, il Palazzo Reale di Madrid, il Convento de Las Descalzas Reales, il Salon de Reinos. Un affresco che contrappone interni ed esterni, quadri e palazzi, pennellate e giardini. La nascita del Museo del Prado è una storia avvincente. Nel 1785 Carlo III di Borbone, incaricò l’architetto di corte Juan de Villanueva di disegnare un edificio per ospitare il Gabinete de Historia Natural. Non lo diventerà mai. L’edificio verrà infatti trasformato nel Museo che oggi conosciamo. Camminare in questo luogo di bellezza, significa lasciarsi stupire, snidare pregiudizi e contraddizioni, scoprire i miti e i simboli di un mondo meraviglioso, a volte rivoluzionario. Significa confrontarsi con se stessi, attraverso la storia dell’arte. Significa rimanere estasiati di fronte a capolavori come la deposizione del fiammingo Van der Weyden, l’Adamo ed Eva di Tiziano, le pitture nere dell’ultimo Goya, Les Meninas di Vélasquez (“L’aria contenuta ne Las Meninas è l’aria di migliore qualità che esista”, sentenziò Dalì), le figure ritorte, allungate, fuori dagli schemi di El Greco, Il giardino delle delizie di Bosch, che risveglia nei visitatori di qualsiasi nazionalità e di qualsiasi cultura, curiosità, aspettativa, attenzione, o l’opera della fiamminga Clara Peters, che ha il coraggio di dipingere dei micro-autoritratti all’interno delle sue tele e rivendicare il ruolo femminile dell’arte o ancora la Donna barbuta di Ribera, dove una donna con il volto coperto da una folta barba allatta al seno il neonato che porta in braccio.

Lo sviluppo del docu-film intreccerà quindi alla narrazione d’arte anche lo studio dell’architettura e l’analisi di preziosi materiali d’archivio e verrà scandita dalle testimonianze dei vari esperti del Museo intervistati: Miguel Falomir, Direttore del Prado, e i Conservatori Andrés Úbeda de los Cobos, Vicedirettore Conservazione Museo del Prado; Javier Portús, Curatore Capo Pittura Spagnola fino al 1800 Museo del Prado,  Manuela Mena, Conservatore Capo Pittura 1800 e Goya Museo del Prado; Enrique Quintana,  Coordinatore Capo Conservazione Museo del Prado; Alejandro Vergara, Conservatore Capo Pittura Fiamminga fino al 1700 e Scuole Nord Europa Museo del Prado; Almudena Sánchez, Restauratrice pittura Museo del Prado; Leticia Ruiz, Capo Dipartimento Pittura Spagnola fino al 1700 Museo del Prado;  José Manuel Matilla, Conservatore Capo Stampe e Disegni Museo del Prado; José de la  Fuente, Restauratore Tavole Pittura Lignea Museo del Prado. Inoltre, interverranno Lord Norman Foster, architetto del progetto del Salón de Reinos (premio Priztker), Helena Pimenta, Direttrice della Compañía Nacional de Teatro Clásico di Madrid; Laura Garcia Lorca, Presidente della Fondazione intitolata allo zio, il poeta Federico Garcia Lorca; Marina Saura, attrice e figlia del Pittore Antonio Saura; Olga Pericet, ballerina; Pilar Pequeno, fotografa.

IL MUSEO DEL PRADO. LA CORTE DELLE MERAVIGLIE è prodotto da 3D Produzioni e da Nexo Digital in collaborazione con il Museo del Prado con il sostegno di Intesa Sanpaolo e in collaborazione con SKY Arte. Sarà nelle sale solo il 15, 16, 17 aprile. Si ringraziano per la generosa partecipazione Patrimonio Nacional e Madrid Destino per le riprese realizzate in Spagna. La Grande Arte al Cinema è un progetto originale ed esclusivo di Nexo Digital. Nel 2019 la Grande Arte al Cinema è distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital con i media partner Radio Capital, Sky Arte e MYmovies.it.

Il Mundial dimenticato: intervista a Filippo Macelloni

Il Mundial dimenticato: intervista a Filippo Macelloni

Filippo Macelloni, nella foto quello senza il cappello, è uno dei due registi italiani che dopo una lavorazione di più di due anni ha portato in sala due mesi fa insieme a Lorenzo Garzella,

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