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Send Help: il trailer del nuovo film di Sam Raimi

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Il trailer e il poster di Send Help, il survival thriller dalla comicità dark targato 20th Century Studios e diretto dal visionario regista Sam Raimi (Spider-Man, La Casa).

Il film vede protagonisti l’attrice candidata all’Oscar® e al Tony Award® Rachel McAdams, (Spotlight, Ci sei Dio? Sono io, Margaret, Mean Girls), Dylan O’Brien (Twinless, Saturday Night), Edyll Ismail (La Brea), Dennis Haysbert (Lontano dal Paradiso), Xavier Samuel (Elvis), Chris Pang (Crazy & Rich), Thaneth Warakulnukroh (Thai Cave Rescue – Salvati dalla Grotta) ed Emma Raimi (Happy Pills) e arriverà nelle sale italiane il 29 gennaio 2026.

Nel trailer vediamo i due protagonisti, Rachel McAdams e Dylan O’Brien, nei ruoli di Linda Liddle e Bradley Preston, due colleghi un tempo rivali, che si ritrovano improvvisamente naufraghi su un’isola deserta dopo essere gli unici sopravvissuti a un disastro aereo. Costretti a collaborare per sopravvivere, Linda e Bradley dovranno affrontare vecchi rancori e mettere alla prova la propria forza di volontà per riuscire a salvarsi.

Ho sempre amato le storie in cui personaggi interessanti e dinamici vengono spinti all’estremo”, afferma il regista Sam Raimi. “Nella nostra storia, la ridefinizione dei ruoli crea una situazione sempre più tesa, ricca di colpi di scena e suspense”.

Send Help è prodotto da Raimi e Zainab Azizi (65 – Fuga dalla Terra), con JJ Hook (Operazione Vendetta) come executive producer e scritto da Damian Shannon e Mark Swift (Venerdì 13, Baywatch), con musiche originali di Danny Elfman (The Nightmare Before Christmas, Batman).

Trailers FilmFest, si è conclusa la XXIII edizione: i numeri

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Si è conclusa venerdì la XXIII edizione del Trailers FilmFest, l’unico evento in tutta Europa dedicato alla promozione cinematografica, che si è svolto a Roma dal 19 al 21 novembre.

Il Trailers FilmFest vuole riconoscere e celebrare tutti i mestieri del cinema che contribuiscono al successo di un film.

“La nostra prima edizione da direttori artistici, la ventitreesima per il festival, è stata ricca di novità”, dichiarano Francesca Sofia Allegra e Alessandro De Simone, a conclusione della kermesse. “Abbiamo avuto un’affluenza inaspettata grazie a un programma molto ricco che ha interessato gli addetti ai lavori molto più rispetto agli ultimi anni, un aspetto a cui tenevamo tantissimo. Ma la cosa più importante per noi era dare volto e voce a chi i trailer, i poster, le campagne di lancio, le fa: ai trailer maker, poster maker e i professionisti della distribuzione”.

We Make It Big è il claim che ha accompagnato l’edizione numero ventitré, che punta sicuramente a trovare il giusto posizionamento nel panorama festivaliero, ma soprattutto a radicarsi come un laboratorio permanente, un osservatorio su un settore dell’industria audiovisiva ancora troppo poco analizzato e studiato.

Ed è stata proprio questa la grande novità di quest’anno: la trasformazione del festival in un osservatorio sul settore e un laboratorio permanente. Da ora in poi, Il Trailers FilmFest non sarà solo la tre-giorni intensiva che celebra queste specifiche professioni, ma diventerà uno spazio di confronto e di scambio costante, oltre che di formazione, l’aspetto a cui i due nuovi direttori artistici tengono di più.

“Vogliamo, durante il festival e attraverso le iniziative che faremo nel corso del 2026, celebrare la creatività e tutto quello che è legato al mondo della promozione cinematografica. Il nostro obiettivo è trasformare il Trailers FilmFest in un laboratorio permanente, con eventi ogni mese diretti ai professionisti del settore, ai giovani che vogliono entrare in questo mondo e al pubblico degli appassionati di cinema”, hanno continuato Allegra e De Simone.

La prima iniziativa è prevista già per il primo trimestre del 2026 e ve la comunicheremo davvero a breve.

Di seguito vi ricordiamo tutti  i premi della XXII edizione, compresa la Battle of Creativity, tenutasi durante la serata di premiazione con grande coinvolgimento del pubblico.

Francesca Sofia Allegra e Alessandro De Simone – Foto di Chiara Guida
  • Miglior Trailer Italia: Follemente (Distribuzione: 01 Distribution – Trailer Maker: Edoardo Massieri – Ottoemezzo Movie Factory
  • Miglior Trailer Europa: The Substance (Distribuzione: I Wonder Pictures)
  • Miglior Trailer World: Mission: Impossible – The Final Reckoning(Distribuzione: Eagle Pictures)
  • Miglior Trailer Documentario: Ambra Sabatini (Distribuzione: Adler – Trailer Maker: Daniele Cametti Aspri)
  • Miglior Poster Italiano: Diamanti (Distribuzione: Vision Distribution – Realizzato da Vertigo)
  • Menzione speciale a: Anywhere Anytime (Distribuzione: Fandango – Realizzato da Midnight Marauder)
  • Miglior Campagna Promozionale: Il ragazzo dai pantaloni rosa (Distribuzione: Eagle Pictures)
  • Miglior Campagna Creators: Mauro Zingarelli per Final Destination – In collaborazione con Movieplayer.it
  • Audience Award Premio Miro Grisanti: Il corpo (Distribuzione: Eagle Pictures – Realizzato da: CIT Studio)
  • Miglior Pitch Trailer: Beyul di Francesco ClericiMenzione speciale: Solos di Sara Patané
  • Premio Film Rivelazione dell’anno Robert Bernocchi: Ciao Bambino di Edgardo Pistone
  • La Battle of Creativity è stata vinta da Francesco Marchetti, Fondatore e Direttore Strategico di AKA-LAB, Curatore Cinema e TV del Napoli Comicon • Former Marketing Manager di 20th Century Fox Italy, Chief Marketing Advisor Italia di Vertice 360.

Tutto quello che devi sapere prima dell’arrivo di Stranger Things – Stagione 5

La quarta stagione di Stranger Things arriva dopo quasi un decennio dal debutto della serie, che da semplice omaggio nostalgico agli anni ’80 è diventata un vero fenomeno culturale globale. Mentre il cast è cresciuto e la storia si è ampliata, la stagione 4 rappresenta il penultimo capitolo prima dell’atteso finale.

Hopper, Joyce e Murray: la missione in Russia

La prigionia di Hopper

Creduto morto dopo l’esplosione del laboratorio, Hopper è in realtà sopravvissuto ed è finito in un gulag russo. Qui emerge nuovamente il lato più maturo e vulnerabile del personaggio, segnato dalle sue perdite e dal passato militare.

L’operazione di salvataggio

Joyce e Murray partono per salvarlo dopo aver ricevuto un criptico messaggio. Tra tradimenti e situazioni surreali, i due arrivano alla prigione e partecipano alla fuga finale, culminata in una battaglia contro un Demogorgone.

Il monologo e la rinascita di Hopper

Il suo discorso sulla morte della figlia e sul senso di colpa è uno dei momenti più intensi della stagione e rimedia alle eccessive caricature della terza stagione.

Stranger Things 4Eleven: tra trauma, identità e manipolazione

Vita in California e perdita dei poteri

Trasferita con i Byers, Eleven vive un periodo difficile fatto di bullismo, incomprensioni e fragilità: non ha più poteri e non trova il suo posto.

Il ritorno al laboratorio

Reclutata da Dr. Owens per recuperare le sue abilità, Eleven finisce di nuovo sotto il controllo di Brenner nel laboratorio segreto NINA. Qui riaffiorano ricordi traumatici della sua infanzia e scopre la verità su Henry Creel, il misterioso Numero Uno.

Origine di Vecna e ambiguità morale

La trama esplora l’origine di Vecna e del collegamento con l’Upside Down. La serie sfiora però una problematicità narrativa nel tentativo di rendere Brenner quasi empatico, nonostante sia un manipolatore responsabile di abusi.

Ritorno dei poteri e fuga

Durante l’assalto dell’esercito, Eleven recupera le sue abilità, distrugge un elicottero e assiste alla morte definitiva di Brenner, rifiutando il suo tentato “perdono”.

Stranger Things 4 - Volume 2 recensione
Courtesy of Netflix

Il road trip: la storyline meno riuscita

Jonathan, Will e la crisi identitaria

Will affronta il suo amore non corrisposto per Mike e una profonda incertezza sul proprio futuro. Il dipinto che gli dedica diventa simbolo della sua vulnerabilità. Jonathan, invece, perde peso narrativo e vive una crisi personale poco approfondita.

Argyle e la comicità fuori posto

Argyle funge da elemento comico, ma spesso stona con il tono più cupo della stagione.

L’attacco dell’esercito e il recupero di Eleven

Il gruppo fugge dopo un assalto militare e raggiunge Suzie, in una scena volutamente esagerata ma dissonante. Alla fine localizzano Eleven e la salvano, permettendole di aiutare Hawkins a distanza.

Hawkins: il cuore narrativo della stagione

Vecna e l’estetica à la Nightmare

La storyline di Hawkins è la più riuscita e presenta Vecna, un antagonista più complesso e inquietante dei precedenti, le cui uccisioni psicologiche richiamano l’immaginario di Nightmare on Elm Street.

Eddie Munson e l’Hellfire Club

Eddie diventa il nuovo volto iconico della stagione. Accusato ingiustamente dell’omicidio di Chrissy, si rifugia con Dustin e gli altri mentre la città si lascia travolgere dall’isteria anti-satanista.

Il passato dei Creel e il legame con Eleven

La scoperta della casa dei Creel rivela l’origine di Henry Creel, vero colpevole del massacro familiare e futuro Vecna. Eleven ricorda di averlo affrontato da bambina e, nel tentativo di fermarlo, di aver aperto la prima crepa verso l’Upside Down.

Max e la fuga sulle note di Kate Bush

La scena in cui Max scappa da Vecna grazie a “Running Up That Hill” è diventata una delle sequenze più iconiche dell’intera serie.

La battaglia finale e la voragine su Hawkins

Nel climax, Eddie si sacrifica suonando un assolo metal nell’Upside Down per proteggere Dustin. Max arriva vicina alla morte e rimane in coma, mentre l’Upside Down si riversa nel mondo reale attraverso una gigantesca spaccatura.

Stranger Things finale 4 stagioneTemi, limiti e riflessioni critiche

Il “problema dei sacrificabili”

La serie tende a introdurre personaggi secondari carismatici solo per eliminarli nel finale, creando un effetto prevedibile e poco bilanciato rispetto alla protezione quasi totale del cast principale.

L’eredità di Stephen King

Pur omaggiando King, Stranger Things spesso ne fraintende l’anima politica. Nei racconti di King, il male nasce da sistemi sociali corrotti e dal trauma, mentre la serie livella le esperienze, presentando tutte le forme di emarginazione come equivalenti.

Una stagione imperfetta ma potente

Nonostante alcune criticità tonali e morali, la quarta stagione resta avvincente, emotivamente coinvolgente e visivamente impressionante. In vista della quinta stagione, il pubblico è pronto a un finale che promette nostalgia, epica e nuove ferite emotive.

Chloé Zhao spiega il vero significato di Eternals e le possibilità di un ritorno al MCU 4 anni dopo

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La regista di Eternals, Chloé Zhao, spiega il vero significato del film e ci dice se i personaggi torneranno mai nel Marvel Cinematic Universe. Il film MCU del 2021 segue un gruppo di individui immortali che trascorrono secoli sulla Terra credendo che la loro missione sia proteggere il pianeta dai Devianti e aiutare l’umanità senza interferire direttamente. In seguito scoprono che la loro vera missione è molto più oscura di quanto avrebbero mai potuto immaginare.

Liam Crowley di ScreenRant ha parlato con Chloé Zhao del suo nuovo film, Hamnet, e ha affermato di aver sempre visto Eternals come una storia di mitologia greca ambientata in un mondo familiare di supereroi. Zhao conferma che questa interpretazione è in linea con la sua visione creativa, spiegando di aver sempre visto il film come una storia di dei che si riconciliano con la natura dell’umanità e con il proprio giudizio. Vedere questa storia attraverso la lunghezza di personaggi divini ha lo scopo di suscitare domande più profonde sulla gentilezza, la scoperta di sé e se l’umanità stia vivendo al massimo del suo potenziale.

EternalsConsiderando che Zhao vedeva i film del MCU come una versione moderna dei miti, sentiva che fosse il luogo perfetto per esplorare la storia mitologica di Eternals. Per quanto riguarda il futuro dei personaggi, “adorerebbe riportarli indietro” e approfondire il loro percorso, dopo essere stata “davvero orgogliosa” del film del 2021. Date un’occhiata ai suoi commenti qui sotto:

<<Mi piacerebbe tantissimo! Guarda, hai ragione, e l’hai capito. Si tratta di un pantheon di divinità che discutono della natura dell’umanità e, in ultima analisi, del loro giudizio. Che è ciò che ha detto Arishem: “Tornerò per il giudizio”. E il motivo per cui quelle brevi opere teatrali sono esistite è perché l’umanità potesse vedere come ci vedono gli dei, così da poter valutare come eravamo come parte di questo ciclo dell’universo. Stiamo facendo un buon lavoro? Siamo gentili gli uni con gli altri? Stiamo imparando a conoscerci abbastanza bene?

Questo tipo di mito esiste per una ragione, e questi film [dell’MCU] ne sono una versione moderna per me. Quindi, mi piacerebbe molto riportarli indietro e discutere più approfonditamente del mondo in cui viviamo. Ne sono davvero orgoglioso.>>

L’analisi di Zhao offre una visione stimolante di Eternals, chiarendo ulteriormente cosa si era prefissata di raggiungere e perché il film sembra così diverso dai film MCU usciti prima e dopo.

Quattro anni dopo il debutto cinematografico, non ci sono ancora piani confermati per un sequel, quindi non è chiaro quando o se i personaggi torneranno, ma Zhao ha fatto sapere che è a bordo per continuare a raccontare le loro storie. Gli effetti della morte di Tiamut e il suo legame con l’adamantio sono un punto importante della trama di Captain America: Brave New World, ma ci sono ancora molte domande senza risposta su Eternals.

Una delle scene post-credit di Eternals ha preparato Dane Whitman (Kit Harington) a interpretare un ruolo più importante nell’MCU, che si sarebbe collegato al film Blade con Mahershala Ali. Quel film è stato rimandato a tempo indeterminato dopo numerosi intoppi, rendendo ancora più difficile la continuazione di questa trama di Eternals.

La terza stagione di What If…? ha riportato Kingo (Kumail Nanjiani) in un episodio della sua storia multiverso. È possibile che alcuni degli Eternals compaiano anche nei prossimi progetti MCU, soprattutto con Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars che introducono personaggi provenienti dal multiverso e da decenni di film Marvel.

Tuttavia, queste storie affrontano già molto, ed è improbabile che abbiano spazio per il giudizio di Arishem, il destino degli Eterni sopravvissuti e per esplorare cosa significhi l’introduzione del fratello di Thanos, Eros (Harry Styles). Un vero sequel potrebbe avvenire solo con Zhao al timone e basandosi sulle scelte creative che ha già fatto nei primi Eterni.

Werwulf: prime immagini di Lily-Rose Depp e Willem Dafoe

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Mentre continua la produzione di Werwulf di Robert Eggers, abbiamo già ricevuto alcune immagini in anteprima dal Regno Unito di Aaron Taylor-Johnson, che chiaramente interpreta il lupo mannaro. Nelle foto lo si vede infatti coperto di sangue e urlare a squarciagola. Ora, grazie a Word of Reel, abbiamo altre immagini, questa volta di Lily-Rose Depp e Willem Dafoe (si possono vedere qui). Di entrambi, tuttavia, risulta ad oggi difficile stabilire l’identità dei personaggi interpretati.

Quello che sappiamo di Werwulf

Eggers dirigerà l’horror sui licantropi da una sceneggiatura che ha scritto insieme a Sjón (il duo ha già collaborato alla sceneggiatura di The Northman del 2022). L’uscita del film in Nord America è prevista per Natale 2026. Tim Bevan ed Eric Fellner di Working Title sono i produttori insieme a Eggers e Sjón, mentre Chris ed Eleanor Columbus di Maiden Voyage sono i produttori esecutivi.

Il cast di Werwulf presenta molti degli stessi attori di Nosferatu di Eggers del 2024. Oltre a Aaron Taylor-Johnson, il film vede il ritorno anche di Lily-Rose Depp, Ralph Ineson e Willem Dafoe. L’uscita di Werwulf è prevista per il giorno di Natale del prossimo anno, il 25 dicembre 2026.

Eggers ha recentemente condotto una sessione di domande e risposte dopo la proiezione al Lincoln Center e ha descritto Werwulf come “la cosa più oscura che abbia mai scritto”. Il film è ambientato nell’Inghilterra del XIII secolo, dove il personaggio principale perseguita gli abitanti di una tranquilla cittadina di campagna. Ciò che inizialmente si pensava fosse solo una leggenda metropolitana o frutto della propria immaginazione si trasforma in una minaccia molto reale che costringe gli abitanti del villaggio a reagire. Si dice che il film tratti anche temi di stregoneria.

Wicked: Parte 2, il regista rivela il mistero che coinvolge Glinda e l’Uomo di Latta

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Il regista di Wicked: Parte 2, Jon M. Chu, affronta un mistero che coinvolge Glinda e l’Uomo di Latta. Dopo il maldestro tentativo di Nessarose di lanciare un incantesimo su Boq usando la Grimmerie, Elphaba lo trasforma nell’Uomo di Latta per salvargli la vita. Boq incolpa Elphaba del suo destino e poi cerca vendetta contro di lei.

Questo percorso conduce Boq alla Città di Smeraldo, dove viene visto alimentare la rabbia della folla contro Elphaba durante la canzone di Wicked: Parte 2 “March of the Witch Hunters”. Durante la canzone, Glinda guarda dall’alto in basso la folla e Boq nella sua forma di Uomo di Latta. I due incrociano lo sguardo per un attimo, ma non è chiaro se Glinda si renda conto che l’Uomo di Latta è Boq.

Parlando con Entertainment Weekly, Jon M. Chu chiarisce di non voler fornire un’interpretazione definitiva della scena, ma dal suo punto di vista, Glinda riconosce Boq durante la canzone. Oltre a riconoscere Boq, Chu crede che vederlo nei panni dell’Uomo di Latta che aizza la folla faccia sì che Glinda si chieda che fine abbia fatto il mondo che un tempo conosceva. “Non mi piace necessariamente dire esattamente di cosa si tratta… ma sì, nella mia mente, lei sa che è Boq. Credo che lo riconosca, lo veda nei suoi occhi. Credo che ci sia anche qualcosa che sa intrinsecamente e che la porta a chiedersi: “Che fine ha fatto questo mondo che conoscevo?”.”

Ariana Grande in Wicked- For Good (2025)
Foto di Giles Keyte/Universal Pictures – © Universal Studios.

I sentimenti romantici di Boq per Glinda sono stati al centro delle motivazioni del suo personaggio. È lei la ragione per cui ha chiesto a Nessarose di andare al ballo nel primo film, e sentire del suo imminente matrimonio con Fiyero è la spinta che porta Boq a cercare di lasciare Nessarose dopo il ritorno di Elphaba in Parte 2. Tuttavia, Chu spiega che quando l’Uomo di Latta si allontana da Glinda durante la canzone, dimostra che non gli importa più di lei ed è consumato solo dall’odio.

“Quel momento in cui alza lo sguardo verso di lei e poi si volta dall’altra parte, è lui che dice di non aver più bisogno di lei, perché ha una nuova famiglia di odio che è più forte dell’amore per lui. Quello, per me, è stato un momento importante.”

Quando si tratta di momenti un po’ ambigui, come se Glinda riconosca l’Uomo di Latta o l’apertura del Grimmerie per Glinda durante il finale di Wicked – Parte 2, il team creativo del film è attento a non fornire un’interpretazione “corretta”, poiché vuole che i fan prendano le proprie decisioni su queste scene cruciali.

La sceneggiatrice Dana Fox ha condiviso la sua interpretazione: Glinda apre il Grimmerie da sola alla fine, ma lascia aperta la possibilità che gli spettatori interpretino la scena in modo diverso, inclusa la possibilità che Elphaba stia usando la sua magia da lontano per aprire il libro per la sua amica.

La prospettiva di Chu rende “March of the Witch Hunters” una canzone ancora più oscura, con l’odio dell’Uomo di Latta che funge da manifestazione più ampia dell’odio che ha travolto Oz. Mentre i sentimenti romantici di Boq per Glinda sono sempre stati unilaterali, il momento è profondamente tragico, perché testimonia come il suo precedente amore e ottimismo siano ora completamente sostituiti dalla rabbia in Wicked: Parte 2.

James Cameron rivela di aver quasi diretto Jurassic Park

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In una recente intervista a Empire Magazine, James Cameron ha raccontato di essere stato molto vicino a dirigere il primo Jurassic Park, prima che Steven Spielberg acquisisse i diritti del romanzo. Cameron ha spiegato: “Ho provato a comprare i diritti del libro e lui mi ha battuto di poche ore. Ma quando ho visto il film, ho capito che non ero la persona giusta per realizzarlo. Spielberg lo era”. 

Il regista di Aliens, Titanic e Terminator ha infatti sottolineato come la sua versione sarebbe stata più estrema e destinata a un pubblico adulto. “Spielberg ha fatto un film sui dinosauri per ragazzi, mentre il mio sarebbe stato Aliens con i dinosauri, e non sarebbe stato giusto“. Se fosse stato diretto da James Cameron, oggi conosceremmo dunque un Jurassic Park completamente diverso, più cupo e violento, con momenti di terrore più intensi. Ma Cameron stesso ha ammesso che la sua versione sarebbe stata un approccio troppo “estremo”.

Il primo Jurassic Park rimane, a oltre 30 anni dall’uscita, l’unico capitolo universalmente considerato di grande valore della saga, con Il mondo perduto – Jurassic Park come film più oscuro e vicino a elementi horror. La visione di Cameron, R-rated e più intensa, avrebbe rappresentato un’alternativa radicale, ma Spielberg e Universal hanno scelto di privilegiare un equilibrio tra spettacolo e accessibilità per tutte le età ed è anche questo ad aver reso il film un grande classico apprezzato e celebrato ancora oggi.

James Cameron torna al cinema con Avatar: Fuoco e Cenere

James Cameron si appresta ora a tornare al cinema con Avatar: Fuoco e Cenere, che metterà i Sully e il Popolo della Cenere l’uno contro l’altro. A parte la versione Na’vi di Quaritch in La via dell’acqua, i principali antagonisti della serie sono sempre stati umani, ma questa volta le cose cambiano con Varang e il Popolo della Cenere.

Dopo la morte del figlio maggiore dei Sully, Neteyam (Jamie Flatters), in La via dell’acqua, è già stato stabilito che per i giovani personaggi la posta in gioco è davvero la vita o la morte, e che non sono al sicuro semplicemente per la loro età o per il fatto di far parte della famiglia centrale della serie. Lo’ak, Kiri, Tuk e Spider non hanno la garanzia di sopravvivere, anche se sono in arrivo altri due film di Avatar.

Oltre ad affrontare la minaccia rappresentata dal Popolo della Cenere, molti dei figli di Sully assumeranno ruoli più importanti in questo terzo film. Lo’ak è stato confermato come nuovo narratore dopo che suo padre, Jake, ha ricoperto questo ruolo nei film precedenti.

Spider si riconcilierà con la sua eredità umana e con il fatto che suo padre sia Quaritch. Nel marketing sono state anche mostrate immagini di Spider che respira senza maschera, un’impresa che non dovrebbe essere possibile per un essere umano su Pandora. Nel frattempo, Kiri ha un legame profondamente unico con Pandora ed Eywa, che sarà ulteriormente esplorato anche nel sequel.

Si ipotizza che Jake potrebbe morire in Avatar: Fuoco e Cenere, dato che i trailer precedenti mostrano che viene fatto prigioniero, mentre Lo’ak e la generazione più giovane assumono ruoli più importanti. Il pubblico dovrà aspettare fino a dicembre per scoprire se questo diventerà realtà, ma indipendentemente da ciò che accadrà, Jake e Neytiri faranno tutto il possibile per proteggere i loro figli e Pandora.

Avatar: Fuoco e Cenere sarà al cinema dal 17 dicembre.

Cynthia Erivo si prepara a mettere in scena l’Otello di Shakespeare insieme a Rachel Brosnahan

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Cynthia Erivo è pronta a passare a un nuovo ruolo, dopo il grande successo di Wicked. La tre volte candidata all’Oscar, che ha vinto un Tony Award per il suo ruolo ne Il colore viola a Broadway nel 2016, è forse più nota per aver interpretato Elphaba Thropp in Wicked del 2024 e Wicked – Parte 2 del 2025, che adattano rispettivamente il primo e il secondo atto del musical di Broadway che racconta la storia delle origini della Strega Cattiva dell’Ovest.

Secondo Variety, Cynthia Erivo è stata scritturata per un adattamento cinematografico dell’Otello di William Shakespeare. Il progetto, che sarà girato a Doha, in Qatar, sarà una versione cinematografica della produzione teatrale del 2016 del New York Theatre Workshop dell’iconica opera, diretta da Sam Gold e che ha reinterpretato gli eventi dell’opera ambientandoli nel mezzo della guerra in Medio Oriente.

Erivo interpreterà Emilia nel prossimo film sulla tragedia di Shakespeare. Il personaggio, originariamente interpretato da Marsha Stephanie Blake nel 2016, è la moglie del cattivo dell’opera, Iago. Erivo sarà affiancata da diverse persone che hanno preso parte alla produzione del 2016.

Tra queste, la produttrice Barbara Broccoli, che si trova anche lei a un bivio nella sua carriera. Questa è la prima produzione cinematografica a cui è stata assegnata da quando ha ceduto il pieno controllo del franchise di James Bond ad Amazon MGM Studios e si è dimessa dalla produzione dopo aver portato sullo schermo molti capitoli, a partire da GoldenEye del 1995.

Broccoli ha rilasciato una dichiarazione su Otello, affermando di “aver voluto produrre l’adattamento cinematografico di Otello fin da quando abbiamo messo in scena la produzione a New York nel 2016”.

Tornano dalla produzione del 2016 anche la star di Superman Rachel Brosnahan nel ruolo di Dedemona, la moglie di Otello, e la star di Selma David Oyelowo nel ruolo di Otello stesso. Oyelowo dirigerà e produrrà anche il film. L’altro produttore già ingaggiato, oltre a lui e Broccoli, è Nicky Bentham di Eon Productions. Di seguito, un commento di Oyelowo sul progetto: “La nostra versione cinematografica di Otello è moderna e coraggiosamente ambiziosa. Per riuscirci davvero, servono attori coraggiosi. Cynthia non è solo un talento generazionale, ma anche una cara amica con cui sono sempre entusiasta di collaborare, e Rachel è stata un sogno da interpretare nella nostra produzione teatrale originale ed è stata un pilastro ispiratore attorno al quale costruire la nostra nuova interpretazione di questa storia leggendaria.”

Sebbene Cynthia Erivo abbia già sostituito Marsha Stephanie Blake, ci sono ancora ruoli aperti che potrebbero consentire diversi ritorni. Tra questi potrebbero esserci Daniel Craig (Casino Royale, Skyfall) nel ruolo di Iago, Finn Wittrock (American Horror Story, La La Land) nel ruolo del luogotenente di Otello, Cassio, e Matthew Maher (La nostra bandiera significa morte) nel ruolo di Roderigo, innamorato di Desdemona.

Magic Farm, recensione del film con Chloë Sevigny

Con Magic Farm, presentato al MUBI Fest e disponibile sulla piattaforma MUBI, Amalia Ulman firma la sua seconda regia e conferma uno sguardo unico, sospeso tra antropologia pop, ironia sottile e un realismo che sfiora volutamente l’assurdo. Il film segue un gruppo di giornalisti alla ricerca di “culture particolari” da raccontare e, attraverso la loro missione fallimentare, riflette con leggerezza e intelligenza sul mondo del reportage, sulle narrazioni occidentali e sulle storie che decidiamo di vedere o ignorare.

La caccia alla “storia perfetta”

Al centro della vicenda c’è Edna, interpretata da una magnetica Chloë Sevigny, giornalista di lungo corso che guida una troupe di giovani reporter abituati a inseguire fenomeni folkloristici in giro per il mondo: dalla moda degli stivali a punta in Messico alla fashion week in Congo. Questa volta l’obiettivo li porta in Argentina, dove, tramite un contatto locale di nome Marita, devono realizzare un servizio su Super Carlitos, cantante che si esibisce travestito da coniglio.

Peccato che nulla di tutto ciò esista. O, meglio, esiste solo nel malinteso iniziale che li ha portati fin lì: Super Carlitos vive da tutt’altra parte, e la signora Marita si era limitata a condividere i suoi post sulla sua pagina social.

Quando la troupe si accorge dell’errore, invece di tornare indietro si aggrappa all’unica possibilità rimasta: creare comunque una storia. Da questo momento in poi la popolazione del luogo – incuriosita, divertita o semplicemente desiderosa di apparire davanti all’obiettivo – si presta al gioco, costruendo insieme ai giornalisti una sorta di performance collettiva in cui verità e finzione si confondono felicemente.

Magic Farm: una leggerezza che osserva, senza giudicare

Ulman sceglie un tono che oscilla tra la commedia minimale e un documentario sghembo, lasciando che la grazia dei personaggi e delle situazioni emerga senza forzature. La comunità argentina che accoglie la troupe regala momenti di freschezza e spontaneità, ma allo stesso tempo lo sguardo della regista non nasconde mai la povertà, le fragilità e lo stato di marginalità in cui vive il paese. Il sorriso non manca, ma la realtà concreta che circonda i personaggi resta costantemente in campo. Ed è proprio attraverso questa convivenza tra leggerezza e verità che Magic Farm rivela il suo commento più tagliente: la miopia di un certo giornalismo occidentale, più interessato a inseguire il “folklore perfetto” che ad ascoltare la complessità delle persone che ha davanti. Edna e la sua troupe non cercano ciò che c’è, ma ciò che credono debba esserci, inseguendo un’idea preconfezionata di esotismo che li porta persino a costruire una storia pur di non tornare a mani vuote.

È proprio questo equilibrio a rendere Magic Farm un’opera tanto leggera quanto significativa: lo spettatore si diverte, si lascia trascinare dal ritmo imprevedibile del film, ma non può fare a meno di chiedersi – come del resto ci si chiede di fronte ai protagonisti – perché la troupe non pensi mai di raccontare quello che vede davvero, anziché ciò che spera di trovare.

Tra paternità, identità e finzione

Oltre alla riflessione sullo sguardo occidentale e sul giornalismo spettacolarizzato, Ulman tocca con sorprendente delicatezza altri temi: la paternità, raccontata con totale naturalezza; la sessualità, spesso vissuta in modo buffo e imperfetto;; l’identità, intesa come maschera, ruolo, invenzione.

Nessun discorso è mai pesante o didascalico: tutto passa attraverso piccoli gesti, momenti quotidiani, dialoghi che sembrano improvvisati e invece rivelano una costruzione precisa e intelligente.

Magic Farm: un’opera brillante, che resta impressa

Con Magic Farm, Amalia Ulman esplora il confine tra realtà e rappresentazione, firmando un film che colpisce per freschezza, originalità e lucidità di sguardo. È un’opera che non punta al sensazionalismo, ma alla vibrazione leggera delle vicende osservate da vicino. Un film che si guarda con un sorriso e si ricorda con un pensiero, perché dietro ogni scena si nasconde una riflessione più ampia sul modo in cui osserviamo il mondo e lo trasformiamo in racconto.

Benedict Cumberbatch su Doctor Strange 3: “Fatevi avanti”

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Mentre Doctor Strange 3 è ancora in fase di sviluppo presso i Marvel Studios, Benedict Cumberbatch spiega cosa sta succedendo con il suo eroe del Marvel Cinematic Universe. Mentre la timeline dell’MCU è focalizzata sul completamento della Saga del Multiverso nei prossimi due anni, un film di cui molti attendono con ansia aggiornamenti è Doctor Strange 3.

In un’intervista con Liam Crowley di ScreenRant per The Thing with Feathers, a Benedict Cumberbatch è stato chiesto quale sia il futuro di Doctor Strange, dato che il pubblico non vede il potente Vendicatore sul grande schermo dal 2022. Riguardo a come Kevin Feige avesse definito Stephen “l’ancora dell’MCU”, e se fosse ancora così, Cumberbatch ha risposto: “Bisogna chiederlo a Kevin”.

Poiché Benedict Cumberbatch aveva precedentemente espresso il desiderio di impegnarsi di più in Doctor Strange 3, all’attore è stato chiesto un commento sulle voci secondo cui Sam Mendes potrebbe essere candidato alla regia. La star britannica ha risposto: “Onestamente, non vale la pena di subire le reazioni negative, i problemi e la noia di qualsiasi risposta che mi perseguiti per sempre”. Sebbene apprezzi “la quantità di contributo collaborativo che mi è concesso in quell’universo”, Cumberbatch ha sottolineato che “la collaborazione è collaborazione. Stai lavorando con le persone più straordinarie e nelle IP originali più straordinarie”.

Benedict Cumberbatch ha concluso la sua risposta su Doctor Strange 3 dicendo: “Quindi sì, avanti. Adoro far parte di un processo creativo. Quindi sì, dove posso contribuire, lo faccio. Ed è emozionante vedere dove andrà a parare”.

Sebbene a Benedict Cumberbatch non sia stata rivelata la sedia durante l’annuncio del cast di Avengers: Doomsday a marzo 2025, Doctor Strange dovrebbe effettivamente apparire nel film del 2026. Dopo aver inizialmente rivelato di non esserci, Cumberbatch ha chiarito in un’intervista con Business Insider a fine gennaio 2025 che apparirà nel prossimo film di Avengers: “Mi sono sbagliato, ci sarò”.

Dopo il finale di Doctor Strange in the Multiverse of Madness, il film ha incassato 955,7 milioni di dollari al botteghino mondiale, diventando uno dei maggiori successi della Saga del Multiverso. Non è chiaro se Doctor Strange 3 si svolgerà nella Fase 6 o nella Fase 7.

Cumberbatch ha precedentemente dichiarato di far parte del cast di Avengers: Secret Wars, come ha rivelato a Variety il 22 gennaio 2025, affermando che Doctor Strange è “abbastanza centrale per la direzione che potrebbero prendere le cose“. Al momento, Doctor Strange 3 non ha una data di uscita stabilita.

Nicholas Hoult rivela quando inizieranno le riprese di Man of Tomorrow

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James Gunn ha descritto Man of Tomorrow non come un sequel diretto di Superman, ma come un secondo film del franchise con protagonisti David Corenswet e Nicholas Hoult. La seconda stagione di Peacemaker, invece, dovrebbe essere considerata un prequel del film in uscita. In ogni caso, si tratta comunque del prossimo capitolo della “Saga di Superman”. Indipendentemente da come lo si voglia intendere, gran parte del film è ancora avvolta nel mistero.

Sappiamo che il piano prevede che Superman e Lex Luthor si alleino contro una minaccia molto più grande (che sembrerebbe essere Brainiac) e che Luthor indosserà la sua tuta da guerra verde e viola dei fumetti. Durante una recente apparizione a una convention, proprio all’interprete di Luthor, Nicholas Hoult, è stato chiesto di rivelare qualcosa sul film in uscita.

Non posso. Mi metterebbe nei guai”, ha dichiarato. “Ma inizieremo le riprese ad aprile. E sono emozionato”. È già qualcosa. Diversi media hanno riportato in precedenza che le riprese inizieranno ad aprile, quindi la conferma di Hoult consolida ulteriormente questo dato. Ci aspettiamo che il cast Man of Tomorrow si rechi a Cleveland e Atlanta per girare le scene ambientate a Metropolis.

Ciò significa che le foto dal set dovrebbero arrivare online abbastanza rapidamente la prossima primavera e con esse qualche prima anticipazione sul film. L’interpretazione di Lex da parte di Nicholas Hoult è stata ben accolta dai fan, e sarà molto interessante scoprire cosa succederà quando lui e Superman saranno costretti a mettere da parte le loro differenze per combattere Brainiac.

Tutto quello che sappiamo su Man of Tomorrow

Le riprese principali di Man of Tomorrow dovrebbero iniziare nella primavera del 2026, con una data di uscita fissata per il 9 luglio 2027. David Corenswet riprenderà il ruolo nel sequel al fianco di Lex Luthor, interpretato da Nicholas Hoult, poiché i due si alleeranno contro questo nuovo nemico, come ha dichiarato il regista.

James Gunn ha infatti affermato: “È una storia in cui Lex Luthor e Superman devono collaborare in una certa misura contro una minaccia molto, molto più grande. È più complicato di così, ma questa è una parte importante. È tanto un film su Lex quanto un film su Superman. Mi è piaciuto molto lavorare con Nicholas Hoult. Purtroppo mi identifico con il personaggio di Lex. Volevo davvero creare qualcosa di straordinario con loro due. Adoro la sceneggiatura”.

Gunn annunciato Man of Tomorrow sui social media il 3 settembre. Nel suo annuncio, lo sceneggiatore e regista ha incluso un’immagine tratta dal fumetto in cui Superman è in piedi accanto a Lex Luthor nella sua Warsuit. Nei fumetti DC, Lex crea la tuta per eguagliare la forza e le abilità di Superman. Mentre l’immagine teaser suggeriva che Lex e Superman sarebbero stati di nuovo in contrasto, ora sembra che Lex userà la sua Warsuit per poter essere allo stesso livello di Superman per qualsiasi grande minaccia si presenti loro.

Al momento, è confermata la presenza della Lois Lane di Rachel Brosnahan. Il co-CEO della DC Studios ha risposto a un fan su Threads all’inizio di settembre 2025 che Lois avrà un “ruolo importante”.

Il film è stato in precedenza descritto come un secondo capitolo della “Saga di Superman”. Ad oggi, Gunn ha affermato unicamente che “Superman conduce direttamente a Peacemaker; va notato che questo è per adulti, non per bambini, ma Superman conduce a questo show e poi abbiamo l’ambientazione di tutto il resto della DCU nella seconda stagione di Peacemaker, è incredibilmente importante”.

Hamnet è il miglior film mai realizzato: ecco come risponde Chloé Zhao a questa affermazione

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La regista di Hamnet, Chloé Zhao, risponde al poster virale che afferma che il film è il più grande di tutti i tempi. Basato sul romanzo del 2020 di Maggie O’Farrell, la storia di Hamnet esplora una versione romanzata della vita di William Shakespeare. Si concentra in particolare sulla morte del figlio di William e Agnes, Hamnet, e su come questa tragedia abbia contribuito allo sviluppo dell’opera di Amleto.

Dopo le proiezioni ai festival cinematografici di Telluride e Toronto, le recensioni di Hamnet (qui potete leggere la nostra) sono state stellari, e molti critici che lo hanno definito il miglior film del 2025. Il poster diventato virale porta questo elogio a un livello superiore, definendolo il miglior film di tutti i tempi.

In un’intervista con Liam Crowley di ScreenRant per Hamnet, Zhao ammette che questo tipo di elogi viene tributato a molti film. Ciononostante, è entusiasta di aver suscitato finora una reazione così forte e positiva negli spettatori e spiega l’impatto inestimabile di un’emozione così autentica. Date un’occhiata ai commenti di Zhao qui sotto:

Beh, vedo che questo sentimento la dice lunga sui film. [Ride] Ma è incredibile! Avere una reazione del genere dalle persone? Il nostro lavoro è aiutare le persone a provare emozioni. Una volta che provano qualcosa, in qualunque modo la esprimano – qualcuno può scrivere un sacco di appunti, può letteralmente non reagire affatto e non parlarne mai più, o qualcuno può dire che è il miglior film mai realizzato – quella è la loro espressione di ciò che hanno provato. Quindi, lo accetto!

Sebbene definire Hamnet il miglior film di tutti i tempi sia ovviamente soggettivo, il film è uno dei favoriti per il premio come miglior film agli Oscar. È un anno molto competitivo, con altri potenziali candidati tra cui Una battaglia dopo l’altra, I Peccatori, Marty Supreme, Sentimental Value, Frankenstein e Wicked: For Good. Nonostante la concorrenza, Hamnet è considerato uno dei favoriti per la vittoria dell’ambito premio.

Oltre a Miglior Film, si prevede che Hamnet riceverà nomination anche in altre categorie degli Oscar. Jessie Buckley, che interpreta la moglie di Shakespeare, Agnes, è ampiamente attesa come Miglior Attrice agli Oscar di quest’anno. Paul Mescal, che interpreta William Shakespeare nel film, sarà probabilmente candidato come Miglior Attore Non Protagonista.

Per quanto riguarda Chloé Zhao, ci sono alte probabilità che riceva una nomination come Miglior Regista. Con altri probabili candidati tra cui Paul Thomas Anderson per Una battaglia dopo l’altra, Ryan Coogler per I Peccatori e Josh Safdie per Marty Supreme, anche questa è una categoria piuttosto competitiva, ma in cui Zhao potrebbe sicuramente vincere. In precedenza aveva vinto il premio come Miglior Regista nel 2021 per Nomadland e il film con Frances McDormand si era aggiudicato anche il premio come Miglior Film nello stesso anno.

L’uscita cinematografica limitata di Hamnet inizierà il 26 novembre negli Stati Uniti, seguita da un’ampia distribuzione il 12 dicembre. In Italia è atteso per febbraio 2026.

Man of Tomorrow: James Gunn rivela gli storyboard e anticipa l’inizio della produzione

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Il regista e co-CEO della DC Studios James Gunn sta lavorando intensamente su Man of Tomorrow, il sequel di Superman in uscita che vedrà Clark Kent e Lex Luthor affrontare Brainiac (stando a quanto ad oggi riportato). Su Instagram, Gunn ha ora condiviso una prima immagine di una pila enorme di storyboard del prossimo film DCU (la si può vedere qui). Guardando attentamente, si nota lo schizzo di una persona in cima… potrebbe trattarsi di una prima bozza di Brainiac? Al momento non ci sono certezze.

Gunn ha commentato il post scrivendo: “Nuova pila di storyboard pronti per la troupe lunedì mattina”. Secondo diverse fonti, le riprese di Man of Tomorrow non dovrebbero iniziare prima del prossimo aprile. Tuttavia, il fatto che Gunn abbia detto che lunedì consegnerà questi storyboard alla troupe del sequel conferma che il lavoro di pre-produzione è in pieno svolgimento. Tuttavia, non ci aspettiamo di vedere alcuna anteprima ufficiale di questo film prima del 2026.

È probabile che Man of Tomorrow sarà girato di nuovo in spazi pubblici, il che significa che dovremo aspettare solo qualche mese per vedere le prime foto dal set. Gunn ha ad oggi tenuto segreta la trama, ma il prossimo capitolo della “Saga di Superman” sarà probabilmente cruciale per i suoi piani più ampi per la DCU. Checkmate e Salvation dovrebbero entrambi apparire dopo il loro debutto nella seconda stagione di Peacemaker, ma molte saranno le sorprese da attendersi.

Tutto quello che sappiamo su Man of Tomorrow

Le riprese principali di Man of Tomorrow dovrebbero iniziare nella primavera del 2026, con una data di uscita fissata per il 9 luglio 2027. David Corenswet riprenderà il ruolo nel sequel al fianco di Lex Luthor, interpretato da Nicholas Hoult, poiché i due si alleeranno contro questo nuovo nemico, come ha dichiarato il regista.

James Gunn ha infatti affermato: “È una storia in cui Lex Luthor e Superman devono collaborare in una certa misura contro una minaccia molto, molto più grande. È più complicato di così, ma questa è una parte importante. È tanto un film su Lex quanto un film su Superman. Mi è piaciuto molto lavorare con Nicholas Hoult. Purtroppo mi identifico con il personaggio di Lex. Volevo davvero creare qualcosa di straordinario con loro due. Adoro la sceneggiatura”.

Gunn annunciato Man of Tomorrow sui social media il 3 settembre. Nel suo annuncio, lo sceneggiatore e regista ha incluso un’immagine tratta dal fumetto in cui Superman è in piedi accanto a Lex Luthor nella sua Warsuit. Nei fumetti DC, Lex crea la tuta per eguagliare la forza e le abilità di Superman. Mentre l’immagine teaser suggeriva che Lex e Superman sarebbero stati di nuovo in contrasto, ora sembra che Lex userà la sua Warsuit per poter essere allo stesso livello di Superman per qualsiasi grande minaccia si presenti loro.

Al momento, è confermata la presenza della Lois Lane di Rachel Brosnahan. Il co-CEO della DC Studios ha risposto a un fan su Threads all’inizio di settembre 2025 che Lois avrà un “ruolo importante”.

Il film è stato in precedenza descritto come un secondo capitolo della “Saga di Superman”. Ad oggi, Gunn ha affermato unicamente che “Superman conduce direttamente a Peacemaker; va notato che questo è per adulti, non per bambini, ma Superman conduce a questo show e poi abbiamo l’ambientazione di tutto il resto della DCU nella seconda stagione di Peacemaker, è incredibilmente importante”.

Oi Vita Mia, recensione del debutto alla regia di Pio e Amedeo

Con Oi Vita Mia, Pio e Amedeo firmano il loro esordio alla regia, lasciando da parte la comicità più televisiva per raccontare una storia che parla di amicizia, rispetto, memoria e comunità. Al cinema a partire dal 27 novembre 2025, distribuito da Piper film, il film nasce con un intento dichiarato: dimostrare che la commedia può essere anche uno spazio di riflessione, un terreno dove la leggerezza convive con la sensibilità sociale.

Pio e Amedeo in Oi Vita Mia Recensione 2025
Cortesia di PIPERFILM e OUR FILMS

Oi Vita Mia: una comunità che rinasce dall’incontro tra giovani e anziani

La storia prende vita in una piccola città della Puglia, Vieste, dove Pio interpreta un educatore religioso e idealista, impegnato nel recupero dei ragazzi di una comunità. Quando il tetto della struttura crolla e il luogo viene dichiarato inagibile, trova rifugio dall’amico di sempre Amedeo, che gestisce una casa di riposo locale.

Amedeo è un operatore socio-sanitario (Oss) che si prende cura in prima persona degli anziani ospiti, offrendo loro non solo assistenza, ma anche rispetto, affetto e ascolto. Il suo personaggio è costruito con una tenerezza che sorprende e rappresenta l’anima più empatica del film.

Quando Pio chiede ospitalità, Amedeo accetta di accogliere lui e i suoi ragazzi nel piano disabitato della casa di riposo. Ne nasce una convivenza forzata tra generazioni che sembrano distanti, ma che presto scoprono di condividere le stesse fragilità: la solitudine, il bisogno di sentirsi utili, la voglia di essere amati. Giovani “fuori posto” e anziani danno vita a una nuova comunità, in cui ironia e solidarietà si intrecciano in modo autentico.

Il film costruisce su questa base una riflessione semplice ma efficace: quella sull’inclusione e sulla capacità di riconoscersi nell’altro, anche quando le differenze sembrano incolmabili. L’umanità che emerge dai dialoghi e dai piccoli gesti quotidiani – una partita a carte, una sfida a rubabandiera, una canzone cantata insieme – restituisce il senso profondo di un film che vuole celebrare la vita come incontro, come possibilità continua di rinascita.

Lino Banfi, Pio e Amedeo in Oi Vita Mia Recensione 2025
Cortesia di PIPERFILM e OUR FILMS

Tra ironia e quotidianità

Oi Vita Mia alterna momenti di grande leggerezza a passaggi più riflessivi. L’amicizia tra i due protagonisti diventa così la chiave per esplorare il tema del rispetto reciproco e del bisogno di appartenenza, con una naturalezza che in alcuni momenti sfiora l’emozione autentica.

Non mancano, però, alcune ingenuità narrative: certi passaggi risultano prevedibili, e la regia – pur ispirata nelle intenzioni – fatica a mantenere sempre un equilibrio tra toni comici e drammatici. Si percepisce la voglia di costruire un cinema “vero”, vicino alla gente, ma il risultato alterna momenti ispirati a passaggi più convenzionali. Tuttavia, il film non perde mai il suo cuore: la convinzione che la gentilezza e l’empatia possano essere atti rivoluzionari.

Girato interamente in una vera casa di riposo a Vieste, con la partecipazione degli stessi ospiti come comparse, Oi Vita Mia si distingue per un senso di autenticità raro. Ogni sguardo e ogni sorriso hanno un valore reale, e contribuiscono a creare quell’atmosfera di comunità che il film vuole trasmettere.

Cast Oi Vita Mia 2025 Recensione
Cortesia di PIPERFILM e OUR FILMS

Lino Banfi, l’anima del film Oi Vita Mia

Il vero centro emotivo del racconto è Lino Banfi, nel ruolo di un uomo affetto da Alzheimer. La sua interpretazione è un piccolo capolavoro di misura e sensibilità: il volto segnato dal tempo, lo sguardo che oscilla tra smarrimento e dolcezza, la fatica di ricordare e il bisogno di essere ricordato.

Banfi – che condivide con i registi le radici pugliesi – è qui più che un attore: è una presenza viva e commovente, capace di incarnare la memoria stessa del film. Attraverso di lui, Oi Vita Mia parla della dignità del vivere e del morire, ma anche del valore di ogni istante condiviso.

Il personaggio di Banfi si muove tra lucidità e assenza, e nella sua fragilità diventa un simbolo universale: la vita che sfugge, ma che nel contatto umano ritrova senso. È impossibile non emozionarsi davanti a certi momenti di silenzio o a quella malinconia leggera che accompagna ogni suo gesto.

Lino Banfi in Oi Vita Mia Recensione 2025
Cortesia di PIPERFILM e OUR FILMS

Un film sincero e imperfetto 

Il merito più grande di Oi Vita Mia sta nella sincerità. Pio e Amedeo non cercano di costruire un film furbo o ruffiano: vogliono raccontare la parte più umana e nascosta del loro mondo, quella che sta dietro la risata. E ci riescono, anche se con qualche incertezza stilistica.

La loro regia è semplice, ma mai superficiale. Si percepisce la cura nel dirigere gli attori e l’intenzione di restituire una verità emotiva che supera la tecnica.

La colonna sonora, varia e accogliente, accompagna bene i passaggi di tono: dai momenti corali di leggerezza alle scene più commoventi. E nella scelta musicale, che spazia dai Pooh fino a una citazione dei Beatles (omaggio alla celebre performance sul tetto), emerge l’idea di un film “per tutti”, costruito per abbracciare pubblici diversi.

Oi Vita Mia è un film imperfetto ma onesto, un piccolo passo di crescita per due artisti che cercano nuove forme di espressione. Un racconto sull’amicizia, sulla cura e sul bisogno di riconoscersi, che non sempre convince ma lascia una traccia sincera.

Brendan Fraser rivela perché era incerto sull’interpretare Superman per J. J. Abrams

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Brendan Fraser ha rivelato di aver fatto un provino per interpretare Superman in un film poi cancellato. L’attore ha infatti raccontato a Josh Horowitz durante un’intervista nel suo podcast Happy Sad Confused che era stato quasi scritturato per interpretare l’Uomo d’Acciaio. Ha ricordato di aver fatto un provino per un potenziale film su Superman di J. J. Abrams e Brett Ratner.

Purtroppo l’adattamento del supereroe non è mai stato prodotto, poiché la Warner Bros. ha deciso invece di portare avanti il film Superman Returns di Bryan Singer del 2006. Tuttavia, Fraser ha ammesso di non essere sicuro che sarebbe stato la persona giusta per il ruolo nel progetto. L’attore de La mummia ha spiegato che sarebbe stata una grande pressione interpretare un ruolo così iconico e che essere il volto di un franchise così importante avrebbe richiesto un grande impegno.

L’attore ha anche espresso l’ansia che molto probabilmente avrebbe provato se avesse interpretato l’Uomo d’Acciaio in un film. Ha aggiunto che una parte di lui temeva che, se avesse ottenuto il ruolo, sarebbe stato conosciuto solo come Superman e nient’altro. Ha chiarito che non sarebbe stato un male essere conosciuto come uno dei supereroi più iconici di tutti i tempi, ma non era sicuro di volere che questo facesse parte del suo marchio.

Provi comunque una certa ansia quando ti appresti ad affrontare un lavoro importante”, ha detto, “ma ricordo anche di aver pensato: ‘Se ottengo questo lavoro, beh, credo che Superman finirà inciso sulla mia lapide’. C’è un elemento di… tu sei quello per il resto dei tuoi giorni, della tua carriera. E non è una cosa negativa; non sto dicendo che mi ucciderà presto, ma è qualcosa che diventa parte del tuo marchio, di chi sei. E non so se allora fossi pronto ad accettarlo. Cioè, sentivo di esserlo perché era una grande opportunità, ed ero eccitato, eccetera, eccetera”.

Sebbene il film senza titolo non sia mai stato realizzato, Fraser ha detto di essersi sentito molto legato alla sceneggiatura. Gli ricordava stranamente un’opera di Shakespeare. “Ho adorato quella sceneggiatura. Mi hanno permesso di leggerla. Mi hanno chiuso in un ufficio vuoto in uno studio cinematografico, ho firmato un accordo di riservatezza. Era stampata in nero su carta cremisi, quindi non era possibile fotocopiarla o portarla fuori di nascosto. Insomma, era Shakespeare nello spazio. Era una sceneggiatura davvero ottima“, ha spiegato.

LEGGI ANCHE: Superman: 10 attori a un passo dall’essere Clark Kent

It: Welcome To Derry, i produttori analizzano l’attesissima rivelazione di Pennywise

Pennywise, interpretato da Bill Skarsgård, si mostra finalmente a metà della prima stagione di It: Welcome to Derry. Ovviamente, si trattava di una trappola. Il terrificante clown ha ingannato i bambini che sta attualmente perseguitando e terrorizzando. Poi, in una scena stranamente familiare, “Matty” li attira nelle fogne. E, in un batter d’occhio, l’adorabile ragazzino si trasforma nell’iconica versione del personaggio di Skarsgård, rivelando quella che, per molti, è la sua forma più terrificante.

In un’intervista con Entertainment Weekly, i creatori e showrunner di It: Welcome to Derry, Andy Muschietti, Barbara Muschietti e Jason Fuchs, parlano dell’attesissima rivelazione e del perché abbiano scelto di aspettare così a lungo. Barbara ha spiegato che hanno rimandato la rivelazione per creare suspense, così sarebbe stata ancora più spaventosa quando sarebbe accaduta davvero. Lo ha paragonato a Lo squalo, dove parte dell’ansia che i personaggi e il pubblico provano deriva dal fatto di non riuscire a vedere la creatura che li sta mettendo in pericolo.

<<Abbiamo deciso che, in questa stagione, Pennywise dovesse essere un po’ come lo squalo de Lo squalo. Bisogna essere molto strategici. In entrambi i film, era molto importante per noi mantenere vivi il mistero e la paura per questo personaggio. Abbiamo scoperto che la familiarità è nemica di tutto questo. Quindi era importante per noi ritardare il piacere, o il terrore, il più possibile.>>

Andy ha detto che per lui era “un gioco di anticipazione“. Voleva tenere gli spettatori sulle spine, voleva che fossero ansiosi di vedere il Pennywise di Skarsgård. Il creatore ha detto che l’obiettivo era “mettere le persone in quello stato di ‘Devo vedere il clown! Dov’è?!’ Questo è ciò che avremmo voluto come pubblico. È un processo un po’ lento.”

It: Welcome to DerryFuchs, che originariamente aveva collaborato con i suoi colleghi come co-produttore e revisore della sceneggiatura di It: Capitolo Due, afferma che la cosa più avvincente della creatura è la sua capacità di assumere forme diverse. Aggiunge che questo approccio influenza anche le aspettative del pubblico. Dopo due film che presentavano la versione cinematografica della creatura, gli spettatori erano naturalmente in attesa di quando o se quella versione sarebbe ricomparsa.

<<Al cinema, c’è solo un certo spazio per vedere quelle manifestazioni non-Pennywise di quella creatura”, dice. “Perché sei in TV… ci sono episodi interi in cui puoi esplorare gli altri modi in cui It tormenterà questi ragazzi.>>

Fuchs ha spiegato come pianificare la rivelazione sia stato molto complicato e ci sia voluto un bel po’ di tempo prima che i tre riuscissero a trovare una soluzione. E, ora che Skarsgård ha mostrato il suo volto, il co-creatore ha detto che i fan possono aspettarsi di vederlo fare un sacco di cose che il clown non ha mai fatto prima in nessun adattamento del romanzo di Stephen King.

<<Abbiamo fatto avanti e indietro. Sapevamo fin dall’inizio che questo non sarebbe stato al centro della prima scena del pilot, come invece accade in It 1 con l’introduzione di Georgie e Pennywise. Ma gran parte del processo creativo è stato: ‘Quando introduciamo questo personaggio nel contesto di questa storia?’. In definitiva, era davvero una questione di storia e dei personaggi che la dettavano.

[Skarsgård] ha delle opportunità con questo personaggio che la trama dei film non ha presentato. Non solo avrete un’attesa davvero, si spera, emozionante per Pennywise, ma vedrete anche Bill fare cose che non gli avete ancora visto fare in questo personaggio.>>

It: Welcome to Derry, episodio 5 spiegazione del finale: cosa c’è nella scatola?

L’episodio 5 di It: Welcome to Derry svela un nuovo, gelido volto di Pennywise e si chiude con un finale enigmatico che sembra richiamare direttamente l’universo di Doctor Sleep. I giovani protagonisti sono ancora confusi su come salvarsi dal mostro, ma la situazione prende una piega inattesa quando Matty ricompare sostenendo che Phil potrebbe essere vivo. Spinta dalla speranza, Lilly convince gli altri a scendere nelle fogne. Parallelamente, anche i militari si preparano a catturare Pennywise per trasformarlo in un’arma.

Nel climax dell’episodio, quasi tutti i personaggi principali finiscono nel covo sotterraneo di Pennywise. Qui ognuno affronta le proprie paure più profonde e le conseguenze di aver incrociato la creatura cosmica. Hallorann, più degli altri, sembra subire un effetto devastante: il suo incontro con Pennywise risveglia qualcosa che aveva tenuto “rinchiuso” per anni.

La “scatola” di Dick Hallorann e il collegamento con Dan Torrance di Doctor Sleep

Pennywise costringe le sue vittime a rivivere i loro incubi peggiori prima di consumarle. Hallorann viene quindi travolto da una visione che fonde il trauma della sua infanzia con la paura di perdere il controllo dei propri poteri di shining. In questa visione affronta il nonno, deciso ad aprire la sua misteriosa “scatola”, mentre la nonna lo implora di resistere. Il contenuto non viene mai mostrato chiaramente, ma l’episodio suggerisce che dentro vi sia un’energia maligna.

Questa scatola rappresenta con ogni probabilità la stessa abilità mentale introdotta in Doctor Sleep, dove Dan Torrance costruisce “bauli” interiori per intrappolare entità oscure. L’episodio fa intuire che Hallorann abbia usato un potere simile fin da bambino, imprigionando spiriti e presenze pericolose dentro questo spazio psichico.

Ma Pennywise manipola la mente di Hallorann e lo convince ad aprire la scatola, liberando tutto ciò che vi era rinchiuso. Questo gesto sembra potenziare Pennywise e allo stesso tempo liberare antichi fantasmi che non avrebbero mai dovuto uscire dal loro confinamento mentale.

Perché Hallorann è turbato dopo aver visto il fantasma di Pauly

Pauly, il migliore amico di Leroy nell’esercito, muore durante gli eventi dell’episodio. Eppure, verso la fine, Hallorann vede il suo fantasma con le pupille bianche e svuotate, segno inequivocabile che l’uomo è morto e che il suo spirito vaga nel mondo dei vivi senza pace.

Questo incontro sconvolge Hallorann, che comprende che l’apertura della sua “scatola” potrebbe aver infranto il confine tra vivi e morti. Una sorta di portale—prima sigillato—potrebbe ora essere spalancato, permettendo a varie entità del Sottosuolo di infiltrarsi nella realtà. Questo scenario favorirebbe Pennywise nel diffondere il terrore a Derry, anche se la creatura è ancora intrappolata fisicamente.

Il piano di Pennywise per attirare Lilly e i suoi amici

Già nell’episodio 1, Pennywise aveva ingannato Phil e gli altri mostrando loro un’illusione malefica di Matty, spingendoli così dritti nella sua tana. L’episodio 5 ripete lo schema: Pennywise induce Lilly a credere che Matty sia sopravvissuto e che Phil sia ancora salvabile. Sapendo che Lilly sarebbe corsa in aiuto, il mostro proietta un’immagine di Matty per intrappolarla.

Quando i ragazzi arrivano nelle fogne, Matty si trasforma improvvisamente in Pennywise: era solo una delle sue molte forme. Lì scoprono anche i corpi delle vittime precedenti, confermando che né Matty né Phil sono mai usciti vivi. Per fortuna Lilly e gli altri riescono a fuggire appena in tempo.

Come Taniel salva Lilly senza volerlo

L’episodio 4 ha mostrato l’origine cosmica di Pennywise e rivelato la sua unica debolezza: la stella caduta da cui è arrivato. I frammenti di questo oggetto erano stati usati dal popolo di Rose per tenere la creatura imprigionata nel bosco. Prima che Taniel scenda nelle fogne con i militari, Rose gli affida uno di questi frammenti.

Durante la fuga, però, Taniel perde accidentalmente il pezzo di stella nel tunnel. Poco dopo, Lilly, rimasta indietro, rischia di essere presa da Pennywise. Proprio in quel momento inciampa accanto al frammento: la creatura tenta di avvicinarsi, ma la presenza del minerale la respinge all’istante. Senza saperlo, Taniel ha salvato la ragazza e le ha consegnato l’unica arma realmente capace di ferire il mostro. È probabile che Lilly la userà negli episodi successivi.

Perché Leroy spara a Pauly

Il generale Shaw ha scelto Leroy per l’Operazione Precept a Derry perché conosceva il suo coraggio e soprattutto la sua incapacità di provare paura, l’unica emozione su cui Pennywise può nutrirsi. Anche nell’episodio 5, nonostante le visioni evocate dal mostro, Leroy mantiene un certo controllo.

Tuttavia, il suo autocontrollo vacilla quando Pennywise gli mostra un’illusione legata a suo figlio. Convinto di trovarsi davanti l’ennesima proiezione del clown, Leroy sta per sparare. Pauly, intuendo il pericolo, si mette in mezzo e prende il colpo destinato al ragazzo. Il suo sacrificio sottolinea la fragilità mentale dei personaggi, anche di quelli apparentemente più forti.

La forma di Uncle Sam e il messaggio dietro la trasformazione di Pennywise

In un breve ma potente momento dell’episodio 5, due militari incontrano Pennywise nelle fogne e lo vedono assumere le sembianze di Uncle Sam del famoso poster “I Want You”, icona del reclutamento americano e simbolo di dovere, sacrificio e disciplina.

Per i due soldati—già terrorizzati e spinti dall’obbligo di restare al loro posto—questa trasformazione colpisce la loro paura più intima: quella dell’autorità e dell’incapacità di rispettare la catena di comando. Pennywise sfrutta la loro vulnerabilità psicologica e i due finiscono inevitabilmente vittime della creatura.

Odissea: Matt Damon rivela la “richiesta non negoziabile” di Christopher Nolan

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Matt Damon è il protagonista dell’impressionante cast di Odissea nel ruolo di Odisseo, e l’attore rivela ora che Christopher Nolan aveva una richiesta non negoziabile riguardo al suo aspetto. In un’intervista a Empire, Damon ha infatti detto che Nolan era irremovibile sul fatto che dovesse sfoggiare una barba vera per interpretare il protagonista. “Vuole che sia tutto reale”, dice l’attore di Nolan. Damon ricorda però di essere stato un po’ preoccupato riguardo alla sua capacità di farsi crescere una barba adatta al ruolo.

Non avevo mai provato a farmi crescere una barba così lunga. Insomma, ci sono almeno 100 cose che mi impedirebbero di farmi crescere la barba così lunga, a cominciare dai miei figli”. Damon inizialmente ha suggerito di indossare una barba finta per il ruolo, ma Nolan ha subito posto il veto. Secondo il regista, non c’è nulla che possa sostituire i capelli veri quando si tratta del suo approccio pratico alla realizzazione di un film.

Non sono un grande fan delle parrucche e delle barbe finte. Vuoi la fisicità dei capelli veri, in modo da poter mettere un tubo antincendio sul ragazzo e fare tutte le cose che gli chiediamo di fare”, ha spiegato il regista. La richiesta di Nolan che i suoi attori non indossino parrucche e barbe finte è in linea con il suo approccio generale alla realizzazione dei film.

Non è un segreto che il regista sia appassionato di effetti pratici e di riprese dal vivo. È famoso per aver fatto schiantare un vero Boeing 747 contro un edificio per Tenet (2020) invece di usare la CGI. Inoltre, Odissea è stato girato interamente in IMAX, una novità assoluta per Nolan e per il cinema in generale. È possibile che le parrucche e le barbe finte risaltino maggiormente nell’immagine di formato più grande creata dall’IMAX.

La barba di Damon per il film è stata rivelata ufficialmente per la prima volta nell’immagine di debutto di Odissea, ma era in gran parte coperta da un casco. È stato nelle numerose immagini dal set trapelate che sono seguite che il suo look è stato svelato più completamente. Un breve teaser è stato proiettato in sala prima di Jurassic World – La rinascitama non è ancora stato pubblicato online. Non resta dunque che attendere di vedere nuove immagini del film, oltre quelle recentemente pubblicate.

LEGGI ANCHE: Odissea: il primo trailer trapelato on-line. Ecco una descrizione

Quello che sappiamo sul film Odissea di Christopher Nolan

Il film vanta un ricco cast composto da Matt Damon, Tom Holland, Anne Hathaway, Zendaya, Lupita Nyong’o, Robert Pattinson, Charlize Theron, Jon Bernthal, Benny Safdie, John Leguizamo, Elliot Page, Himesh Patel, Mia Goth e Corey Hawkins. Per quanto riguarda la trama, questa segue Odisseo, il leggendario re greco di Itaca, nel suo pericoloso viaggio di ritorno a casa dopo la guerra di Troia. La narrazione descrive i suoi incontri con esseri mitici come il ciclope Polifemo, le sirene e la maga Circe, culminando nel suo tanto atteso ricongiungimento con la moglie Penelope.

Ad oggi sappiamo unicamente che Matt Damon interpreta Odisseo, mentre Tom Holland è suo figlio Telemaco e Charlize Theron è la Maga Circe. L’identità dei personaggi degli altri interpreti è ad oggi segreta. Sappiamo inoltre che Nolan ha girato il film interamente in formato IMAX, avvalendosi di nuove tecnologie realizzate appositamente per Odissea. Il regista ha inoltre limitato quanto più possibile l’uso di CGI, con l’obiettivo di ricreare quanto più possibile in modo pratico l’epico mondo descritto da Omero con il suo poema epico.

Odissea sarà distribuito al cinema da Universal Pictures dal 16 luglio 2026.

Hit Me Hard And Soft: il film concerto in 3D di James Cameron su Billie Eilish arriverà in primavera

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Il film concerto di Billie Eilish, diretto da James Cameron, Hit Me Hard and Soft, annunciato dalla vincitrice di 9 Grammy a luglio, sarà distribuito dalla Paramount e la sua uscita è prevista per il 20 marzo 2026.

Deadline ha annunciato proprio questo venerdì che il film con Matt Stone, Trey Parker e Kendrick Lamar, originariamente previsto per il 20 marzo 2026, è stato posticipato a una data da definire per consentire ai due artisti di ultimare il film. La Paramount ha rapidamente colmato il vuoto.

La vincitrice di due premi Oscar, Billie Eilish, ha annunciato la notizia sui suoi social media. Inoltre, ha anche svelato la notizia al pubblico durante l’ultima tappa del suo tour Hit Me Hard and Soft a San Francisco, in California, stasera. Anche Cameron ha utilizzato i suoi social per annunciare l’uscita del film.

Eilish è già stata protagonista di un film concerto per il grande schermo, ad esempio il suo Live at the O2 nel 2023, tuttavia si è trattato di un’uscita limitata tramite Trafalgar Releasing che ha incassato solo 1,29 milioni di dollari al botteghino nazionale. Avere la spinta completa di Paramount da parte di uno studio importante è un’altra storia. A quanto pare, Melrose era uno dei diversi studi che stavano provando il Taylor Swift: Eras Tour prima che la famiglia Swift decidesse di distribuirlo direttamente con AMC Theatres; Quel film ha incassato 180,7 milioni di dollari negli Stati Uniti e 261,6 milioni in tutto il mondo (il distributore newyorkese Variance ha prenotato i cinema nordamericani per conto di AMC).

È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che la Paramount ha distribuito un film-concerto nelle sale. Uno dei più importanti del millennio è stato il film-concerto in 3D del 2011 “Justin Bieber: Never Say Never“, che ha incassato 73 milioni di dollari al botteghino nazionale (dopo un’apertura di 29,5 milioni di dollari) e quasi 100 milioni di dollari in tutto il mondo.

La Paramount ha annunciato all’inizio di questo mese che aumenteranno il numero di lungometraggi ad almeno 15 il prossimo anno.

Intanto, James Cameron ha in programma l’uscita di Avatar: Fuoco e Cenere il 17 dicembre. Che momento opportuno per presentare il trailer del suo film-concerto di Eilish davanti a milioni di persone.

Hit Me Hard and Soft è il terzo album in studio di Eilish. Alla 67a edizione dei Grammy Awards all’inizio di quest’anno, l’album e le sue canzoni hanno ricevuto un totale di sette nomination, tra cui Album dell’anno, Miglior album vocale pop, Canzone dell’anno e Disco dell’anno. Alla 68a edizione dei Grammy Awards del 1° febbraio 2026, il singolo “Wildflower” dall’album è stato nominato per Disco dell’anno e Canzone dell’anno.

Stranger Things – Stagione 5 Vol 1: il trailer finale. L’attesa è finita!

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L’attesa è quasi finita: è ora disponibile il trailer del Volume 1 della quinta e ultima stagione di Stranger Things, in arrivo solo su Netflix dal 27 novembre.

Le immagini inedite sono state svelate in anteprima durante il One Last Bike Ride, evento che si è tenuto ieri, domenica 23 novembre, a Los Angeles, organizzato da Netflix insieme a CicLAvia. L’atteso capitolo conclusivo della serie debutterà su Netflix in tre appuntamenti: il Volume 1 il 27 novembre (episodi 1-4), il Volume 2 il 26 dicembre (episodi 5-7) e il Finale il 1º gennaio 2026. Tutti gli episodi usciranno alle 2 del mattino (ora italiana).

Autunno 1987. Hawkins è rimasta segnata dall’apertura dei portali e i nostri eroi sono uniti da un unico obiettivo: trovare e uccidere Vecna, che è svanito nel nulla: non si sa dove si trovi né quali siano i suoi piani. A complicare la missione, il governo ha messo la città in quarantena militare e ha intensificato la caccia a Undici, costringendola a nascondersi di nuovo. Con l’avvicinarsi dell’anniversario della scomparsa di Will si fa strada una paura pesante e familiare. La battaglia finale è alle porte e con essa un’oscurità più potente e letale di qualsiasi altra situazione mai affrontata prima. Per porre fine a quest’incubo è necessario che il gruppo al completo resti unito, per l’ultima volta.

L’ultima stagione di Stranger Things inizierà con l’uscita del Volume 1 su Netflix il 26 novembre, seguita dal Volume 2 il 25 dicembre, e l’episodio finale debutterà il 31 dicembre sulla piattaforma di streaming, ma anche in alcuni cinema selezionati.

Harry Potter: Rupert Grint svela se tornerà nella nuova serie HBO

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A quasi 25 anni dall’inizio della serie cinematografica di Harry Potter, HBO sta rilanciando il franchise con un nuovo cast per una nuova generazione. Al posto di Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint, il trio centrale sarà interpretato da Dominic McLaughlin, Arabella Stanton e Alastair Stout. Al momento, solo una star del franchise è prevista per il ritorno, ma molti fan hanno speculato sul fatto che altri protagonisti originali torneranno (o dovrebbero tornare).

Questo interesse è aumentato dopo che Tom Felton, che interpretava l’antagonista Draco Malfoy, è tornato nel mondo magico. Non solo Felton è tornato, ma ha anche ripreso il suo ruolo originale in Harry Potter and the Cursed Child a Broadway. Ciò ha suscitato un rinnovato interesse perché Grint, Radcliffe o Watson facessero lo stesso.

Parlando con la BBC, Grint ha ora dichiarato di non sapere se tornerà nella saga di Harry Potter. “Forse in futuro”, ha aggiunto la star. “Mai dire mai, ma per ora, per quanto l’abbia amato, mi sto godendo l’essere fuori da quel mondo”. Nonostante sia titubante a tornare lui stesso, Grint sostiene la possibilità che i suoi figli possano apparire in un progetto di Harry Potter in futuro: “Non vedo perché no. È stato molto divertente”. Inoltre, ha un rapporto positivo con l’eredità della serie.

Ha un significato piuttosto profondo per molte persone della mia generazione, e ancora di più per le generazioni che lo stanno scoprendo ora”, ha aggiunto Grint. “È fantastico. Mi rende molto orgoglioso. È stata una cosa enorme. Non credo che riuscirò mai a uscire completamente dalla sua ombra, ma mi sta bene così”.

Cosa sappiamo della serie HBO su Harry Potter

La prima stagione sarà tratta dal romanzo La pietra filosofale e abbiamo già visto alcuni altri momenti chiave del romanzo d’esordio di J.K. Rowling essere trasposti sullo schermo. La prima stagione di Harry Potter dovrebbe essere girata fino alla primavera del 2026, mentre la seconda stagione entrerà in produzione pochi mesi dopo. Ogni libro dovrebbe costituire una singola stagione, il che significa che avremo sette stagioni nell’arco di quasi un decennio.

HBO descrive la serie come un “adattamento fedele” della serie di libri della Rowling. “Esplorando ogni angolo del mondo magico, ogni stagione porterà ‘Harry Potter’ e le sue incredibili avventure a un pubblico nuovo ed esistente”, secondo la descrizione ufficiale. Le riprese dovrebbero avere inizio nel corso dell’estate 2025, per una messa in onda prevista per il 2026.

La serie è scritta e prodotta da Francesca Gardiner, che ricopre anche il ruolo di showrunner. Mark Mylod sarà il produttore esecutivo e dirigerà diversi episodi della serie per HBO in collaborazione con Brontë Film and TV e Warner Bros. Television. La serie è prodotta da Rowling, Neil Blair e Ruth Kenley-Letts di Brontë Film and TV, e David Heyman di Heyday Films.

Come già annunciato, Dominic McLaughlin interpreterà Harry, Arabella Stanton sarà Hermione e Alastair Stout sarà Ron. Il cast principale include John Lithgow nel ruolo di Albus Silente, Janet McTeer nel ruolo di Minerva McGranitt, Paapa Essiedu nel ruolo di Severus Piton, Nick Frost nel ruolo di Rubeus Hagrid, Katherine Parkinson nel ruolo di Molly Weasley, Lox Pratt nel ruolo di Draco Malfoy, Johnny Flynn nel ruolo di Lucius Malfoy, Leo Earley nel ruolo di Seamus Finnigan, Alessia Leoni nel ruolo di Parvati Patil, Sienna Moosah nel ruolo di Lavender Brown, Bertie Carvel nel ruolo di Cornelius Fudge, Bel Powley nel ruolo di Petunia Dursley e Daniel Rigby nel ruolo di Vernon Dursley.

Si avranno poi Rory Wilmot nel ruolo di Neville Paciock, Amos Kitson nel ruolo di Dudley Dursley, Louise Brealey nel ruolo di Madama Rolanda Hooch e Anton Lesser nel ruolo di Garrick Ollivander. Ci sono poi i fratelli di Ron: Tristan Harland interpreterà Fred Weasley, Gabriel Harland George Weasley, Ruari Spooner Percy Weasley e Gracie Cochrane Ginny Weasley.

La serie debutterà nel 2027 su HBO e HBO Max (ove disponibile) ed è guidata dalla showrunner e sceneggiatrice Francesca Gardiner (“Queste oscure materie”, “Killing Eve”) e dal regista Mark Mylod (“Succession”). Gardiner e Mylod sono produttori esecutivi insieme all’autrice della serie J.K. Rowling, Neil Blair e Ruth Kenley-Letts di Brontë Film and TV, e David Heyman di Heyday Films. La serie di “Harry Potter” è prodotta da HBO in collaborazione con Brontë Film and TV e Warner Bros. Television.

Hugh Jackman parla del suo futuro come Wolverine nell’MCU: “Non dirò mai più ‘mai’”

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Nonostante inizialmente avesse ritirato il personaggio, il ritorno di Hugh Jackman nei panni di Logan/Wolverine si è rivelato un successo da record. 24 anni dopo aver interpretato per la prima volta il ruolo in X-Men, ha recitato al fianco di Ryan Reynolds in Deadpool & Wolverine, segnando la sua uscita più redditizia come supereroe fino ad oggi.

Da allora, sono circolate voci su quanto tempo Jackman continuerà a interpretare Wolverine. Lo stesso film ha alimentato queste voci con Deadpool di Reynolds che ha detto che avrebbe ripreso il ruolo “fino a 90 anni”. Le voci sono aumentate dopo che la Marvel ha confermato che diverse star originali di X-Men sarebbero apparse in Avengers: Doomsday.

Recentemente, Jackman ha affrontato la questione del suo ritorno nell’MCU per Doomsday o il suo seguito, Avengers: Secret Wars. Parlando con Digital Spy, l’attore ha dichiarato: “Non dirò mai più ‘mai’”. “Lo pensavo davvero fino al giorno in cui ho cambiato idea”, ha continuato. “L’ho pensato per diversi anni. Ho girato dieci film, quindi penso che abbiano abbastanza materiale per creare una versione AI di me!”.

Questa primavera, ha però fatto il misterioso quando gli è stato chiesto se stesse nascondendo una sua apparizione segreta in Doomsday. “Non posso davvero dire molto, tranne che quando dici ‘apparire’, è più come dominare e distruggere tutti gli altri personaggi… sto scherzando”, ha detto Jackman. “Non ho davvero nulla da aggiungere, e se avessi qualcosa da dire, troverei un modo davvero interessante per non dirlo, ma in realtà non ho nulla da aggiungere”.

Nonostante la vaghezza di Jackman e il fatto che non sia ancora stato confermato per Doomsday o Secret Wars, la probabilità sembra comunque alta. Il presidente della Marvel Studios Kevin Feige ha dichiarato in precedenza: “I piani con Deadpool e Wolverine saranno sempre gli stessi: ci chiediamo sempre dove possiamo inserirli e quanto velocemente”.

Ciononostante, il futuro di Jackman e Reynolds nell’MCU sembra fortemente legato alla saga del multiverso in corso, rendendo Doomsday e Secret Wars i film più probabili in cui potrebbero apparire. A meno che la Marvel non decida di investire in uno spin-off. Allo stesso modo, l’MCU sembra muoversi in una nuova direzione con il franchise degli X-Men, dato che il regista di Thunderbolts* Jake Schreier dirigerà un reboot.

Questo, insieme al fatto che Deadpool e Wolverine esistono in un universo diverso da quello dell’MCU vero e proprio, rende la loro longevità come parte del franchise più ampio di breve durata. Indipendentemente dal ritorno di Jackman nei panni di Wolverine, Avengers: Doomsday uscirà nelle sale il 18 dicembre 2026. A quel punto sapremo se l’attore e il suo personaggio ne saranno parte.

Ammazzare stanca – Autobiografia di un assassino: il trailer ufficiale

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Ammazzare stanca – Autobiografia di un assassino, il nuovo film di Daniele Vicari, uscirà nelle sale il 4 dicembre distribuito da 01 Distribution.

Ammazzare stanca – Autobiografia di un assassino è la storia di un ragazzo che si ribella al proprio destino criminale. Antonio Zagari, figlio di un boss calabrese trapiantato in Lombardia, capisce di non essere adatto alla malavita: uccidere per lui è fisicamente insostenibile. A poco più di vent’anni, dopo aver ammazzato, rapinato, rapito, finisce in galera. Dove decide di fermare tutto: scrivendo.

A metà degli anni ’70, mentre i suoi coetanei si ribellano nelle fabbriche, nelle università, nelle piazze, Antonio lotta contro il padre, e lo farà con una vendetta peggiore della morte.

Liberamente ispirato al libro Ammazzare stanca di Antonio Zagari, edito da Compagnia Editoriale Aliberti, il film è scritto da Andrea Cedrola e Daniele Vicari. Nel cast Gabriel Montesi, Vinicio Marchioni, Selene Caramazza, Andrea Fuorto, Thomas Trabacchi, Pier Giorgio Bellocchio, Francesco La Mantia, Vincenzo Zampa, Aglaia Mora, Cristiana Vaccaro, Enrico Salimbeni, Saverio Malara, Stefano Grillo, Giovanni Galati, con Rocco Papaleo nel ruolo di Don Peppino Pesce.

Prodotto da Pier Giorgio Bellocchio, Manetti bros., è una produzione Mompracem con Rai Cinema con il sostegno della Regione Emilia-Romagna attraverso Emilia-Romagna Film Commission.

Il film è stato presentato all’82. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. 

Norimberga: Russell Crowe nella prima clip esclusiva dal film

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In occasione dell’anniversario dell’apertura del Processo di Norimberga, avvenuta il 20 novembre 1945, arriva una clip esclusiva di Norimberga, il nuovo film che debutterà nelle sale italiane dal 18 dicembre. Il lungometraggio riporta sul grande schermo uno dei momenti più decisivi della storia contemporanea: il primo tribunale internazionale mai istituito, creato dalle potenze vincitrici — Stati Uniti, Unione Sovietica, Regno Unito e Francia — per giudicare i crimini del Terzo Reich.

Il Processo di Norimberga segnò una svolta epocale. A pochi mesi dalla fine della Seconda guerra mondiale, furono chiamati a rispondere dei propri atti i principali leader politici, militari ed economici della Germania nazista, accusati di crimini di guerra, crimini contro la pace e, soprattutto, crimini contro l’umanità. Una scelta rivoluzionaria: non la vendetta o le esecuzioni sommarie, ma la via — allora nuova — della giustizia formale e del diritto internazionale.

Il film vede nel cast due premi Oscar: Russell Crowe, nei panni di Hermann Göring, e Rami Malek, che interpreta lo psichiatra dell’esercito americano Douglas Kelley, figura chiave nel dialogo tra psicologia, follia e responsabilità morale all’interno dell’aula del processo. La clip diffusa oggi anticipa il tono del film: una ricostruzione intensa, tesa e rigorosa, capace di riportare al centro dell’attenzione pubblica uno dei capitoli più complessi e cruciali della nostra memoria storica.

Norimberga arriverà al cinema il 18 dicembre. Una visione imprescindibile per comprendere il valore del diritto internazionale e il significato profondo della giustizia dopo l’orrore.

Champagne Problems è basato su una storia vera?

Champagne Problems di Netflix è la storia di Sydney Price, una dirigente aziendale che lavora per il Roth Group. Grazie alle sue straordinarie capacità, viene inviata dal suo capo, Marvin, a Parigi per negoziare un accordo di acquisizione con Château Cassell, un marchio francese di champagne. Entusiasta della nuova opportunità, la protagonista si reca a Parigi, dove incontra un affascinante uomo di nome Henri. Dopo aver instaurato una relazione sentimentale con lui, scopre con stupore che Henri è il vicepresidente e il figlio del proprietario della stessa azienda che la sua società sta cercando di acquisire.

Questo crea tensioni tra lei e Henri, complicando ulteriormente la loro relazione. Divisa tra le esigenze della sua carriera e i sentimenti del suo cuore, Sydney deve imparare a trovare un equilibrio tra le due cose e, forse, a trovare il vero amore. Diretto da Mark Steven Johnson, questo film romantico-comico-drammatico affronta in modo toccante i temi dell’amore, della lealtà, della famiglia e della cultura aziendale.

Champagne Problems descrive lo scontro tra amore e interessi aziendali

Sebbene Champagne Problems sia una storia di fantasia, parla di esperienze umane emotive. Scritto dal regista sopra citato, esplora l’idea che gli interessi aziendali possano ostacolare lo sviluppo di relazioni umane autentiche. Il percorso di Sydney nel film riflette il tipo di sacrifici necessari per mantenere in funzione la macchina aziendale. L’elemento dell’amore è il tema centrale del film. La relazione romantica tra Sydney e Henri porta a complicazioni nella loro vita personale e professionale. Scegliere tra l’amore e le prospettive di carriera è una decisione delicata e difficile. La narrazione sviluppa i personaggi di Sydney e Henri per creare una storia d’amore complessa. Sebbene i personaggi siano fittizi, le loro vicende sono basate sulla realtà delle relazioni romantiche nel mondo moderno.

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La narrazione commenta anche il funzionamento interno delle aziende, in particolare per quanto riguarda l’acquisizione di piccole imprese. Lo scontro tra le grandi aziende e le piccole imprese porta al caos e a difficoltà economiche per queste ultime. Henri e Sydney sono due personaggi che non solo portano avanti la narrazione in modo divertente, ma aggiungono anche autenticità alla storia. Entrambi sono ritratti come persone normali con determinate ambizioni nella vita. Il film è anche una riflessione su come l’amore a volte possa essere trovato nei luoghi più inaspettati. Il rapporto di amore-odio tra Henri e Sydney è anche una rappresentazione della volatilità dell’amore nell’era moderna. Il film esamina anche le difficoltà finanziarie affrontate dalle piccole imprese, soprattutto nell’era della globalizzazione.

Château Cassell, lo champagne francese al centro della narrazione, rappresenta le difficoltà delle imprese locali prese di mira da grandi attori stranieri con maggiori risorse finanziarie. Sebbene la narrazione si astenga dal dare giudizi morali sull’amore o sugli affari, cerca di presentare una storia realistica, onorando al contempo il genere delle “rom-com” attraverso il viaggio di Henri e Sydney. Da un lato, presenta somiglianze con serie televisive come “Succession”, mentre dall’altro ricorda film come “Before Sunrise”. In definitiva, “Champagne Problems” è una storia di fantasia sullo scontro tra amore e interessi aziendali, basata su un approccio realistico.

Il film esplora l’economia dello champagne in Francia attraverso Château Cassell

Uno degli elementi centrali di “Champagne Problems” è l’esplorazione dell’economia e della cultura dello champagne in Francia. Château Cassell (CC), sebbene sia un marchio di champagne fittizio, rappresenta le persone e la cultura che stanno dietro a questa bevanda in Francia. L’industria dello champagne è fondamentale per l’economia francese, generando il secondo surplus commerciale internazionale della Francia e il 20% del valore delle esportazioni di vini e liquori. Questo successo deriva da una piccola area di produzione, grazie ai continui investimenti e agli sforzi congiunti dei viticoltori e delle case produttrici di champagne, con queste ultime che guidano la crescita della bevanda. Château Cassell rappresenta tali case produttrici di champagne, che sono culturalmente ed economicamente rilevanti in Francia. Nel film, CC rappresenta più di un semplice champagne o denaro. Simboleggia il legame emotivo che i francesi hanno con la bevanda.

Quando CC viene presa di mira per l’acquisizione da parte del Roth Group, il proprietario, Hugo, si preoccupa più dell’eredità del suo marchio che delle questioni finanziarie. Secondo un rapporto del 2025 del The Guardian, il mercato dello champagne in Francia ha subito un duro colpo a causa del cambiamento delle abitudini e della minore felicità nel mondo. Le spedizioni sono diminuite del 10% nel 2024 e i clienti hanno preferito bevande alternative e più economiche come il prosecco. CC riflette anche queste sfide affrontate dalle persone coinvolte nel mercato dello champagne francese. Il marchio fittizio è preso di mira dal Roth Group a causa della sua vulnerabilità e della mancanza di profitti consistenti. In conclusione, “Champagne Problems” è una visione cinematografica di problemi reali, che ritrae anche una tenera storia d’amore.

Train Dreams è basato su una storia vera?

Uno dei film più chiacchierati del Sundance Film Festival 2025 è stato Train Dreams, un film suggestivo che racconta la storia di un boscaiolo nel corso di molti decenni del XX secolo. Joel Edgerton interpreta Robert Grainier, un uomo semplice il cui lavoro lo costringe a stare lontano dalla moglie Gladys (Felicity Jones) e dalla loro giovane figlia, cosa che lo mette in difficoltà, soprattutto quando una tragedia colpisce la sua famiglia.

Scritto dai registi di Sing Sing Clint Bentley e Greg Kwedar e diretto da Bentley, non c’è molto altro da dire sulla trama: il film immerge invece il pubblico nelle sue emozioni. La sua semplicità potrebbe lasciare gli spettatori a chiedersi se sia basato su una storia vera o se sia pura finzione. Acquistato da Netflix e ora disponibile in streaming sulla piattaforma, ecco cosa c’è da sapere su Train Dreams e le sue origini.

Train Dreams è basato su una storia vera?

A differenza del precedente film di Bentley e Kwedar, Train Dreams non è basato su una storia vera e Robert Grainier non è un personaggio storico realmente esistito, anche se la sua storia è chiaramente ispirata a vicende reali dell’epoca dell’espansione ferroviaria nel 1900. Basandosi su un romanzo breve del 2011 di Denis Johnson, Bentley e Kwedar hanno dichiarato a Tudum di essere stati attratti dalla “qualità infinita” del libro, “che sembra così vissuta e così specifica, ma che alla fine sfida il nostro vocabolario umano”, aggiungendo che questa è la prima volta che hanno adattato un’opera di finzione per il grande schermo.

Cosa leggere dopo

Johnson, che non ha rilasciato molte interviste prima della sua morte nel 2017, ha dichiarato al LA Times nel 2014: “Come narratore sono attratto da situazioni realistiche e contemporanee e da personaggi coinvolti in pericoli e caos”. Anche se Robert non è un personaggio contemporaneo, è difficile negare la realtà delle circostanze della sua vita e il pericolo e il caos del mondo in crescita che la sua storia trasmette.

Train Dreams

L’espansione delle ferrovie americane conobbe un boom nel 1900, dopo la guerra civile, impiegando migliaia di lavoratori come Robert per costruire binari ferroviari che collegassero le numerose popolazioni rurali delle zone agricole alle grandi città. Secondo l’Università dell’Iowa, “quell’epoca fu anche caratterizzata da una rapida industrializzazione e innovazione tecnologica”, poiché la ferrovia impose il potenziamento di locomotive, vagoni merci, freni e calibri. Portò anche alla “creazione di quattro fusi orari standard in tutto il Paese, consentendo ai treni di circolare in orario, all’aumento dell’uso di binari in acciaio e alla costruzione di ponti sui fiumi principali”.

Train Dreams è un adattamento fedele del romanzo breve?

La sceneggiatura di Bentley e Kwedar segue abbastanza fedelmente l’opera di Johnson, che racchiude molte storie in 116 pagine. “È un libro davvero sottile, eppure copre un’intera vita e un periodo storico molto specifico”, ha detto Bentley a Tudum. “È un libro strutturato attorno ai ricordi, ed è un po’ dispersivo. Cercare di mantenere lo spirito del libro e inserirlo in una struttura che potesse funzionare in un film senza perdere gli aspetti e le qualità che lo rendono davvero affascinante e speciale, come la sua vaghezza e la sua stranezza, è stata una sfida, ma anche una grande emozione”. Seguendo il punto di vista limitato in terza persona del libro, il film utilizza anche la narrazione per dare struttura al viaggio di Robert.

Tuttavia, il film ha apportato alcune piccole modifiche. Nel romanzo, Robert si unisce ai suoi compagni di lavoro bianchi nel tentativo di gettare un lavoratore cinese da un ponte dopo che questi è stato accusato di furto; Robert inizia a vedere l’uomo ovunque, pensando di essere stato maledetto. Nel film, Robert non è coinvolto nel tentato omicidio, ma è tormentato dalla sua inazione, che si manifesta nella visione dell’uomo cinese. Molto tempo dopo che la sua famiglia se n’è andata, il libro descrive le sue allucinazioni di sua figlia come una “ragazza lupo”, mentre il film la rende visivamente plausibile come sua figlia, anche se altrettanto immaginaria.

Bentley ha detto a Tudum che, sebbene lui e Kwedar volessero rimanere fedeli al libro di Johnson, hanno anche lasciato che la sceneggiatura andasse dove doveva andare. “È stata una costante ricerca per trovare quell’equilibrio. Ho letto il libro cinque o sei volte, cercando davvero di interiorizzarlo, e poi l’ho lasciato da parte per lasciare che la sceneggiatura si evolvesse nella storia che volevo raccontare”.

Train Dreams è rappresentativo della vita reale dei boscaioli?

Joel Edgerton e Kerry Condon Train Dreams
Per gentile concessione di Netflix.

I resoconti storici dei boscaioli reali del XX secolo descrivono il loro lavoro come brutale. “Le squadre di costruzione delle ferrovie non solo erano soggette a condizioni climatiche estreme, ma dovevano anche posare i binari attraverso molte caratteristiche geografiche naturali, tra cui fiumi, canyon, montagne e deserti”, secondo la Library of Congress, che descrive una scena simile a quella di Train Dreams. “Come altre grandi opportunità economiche in una nazione in espansione, i campi di costruzione delle ferrovie attiravano personaggi di ogni tipo, quasi tutti alla ricerca di modi per ottenere un rapido profitto, legale o illegale. La vita nei campi era spesso molto dura e difficile“.

Bentley e Kwedar hanno trascorso del tempo nel Pacifico nord-occidentale per familiarizzare con l’ambientazione del film e rendere omaggio alla storia scritta da Johnson. ”Cerchiamo di approfondire le nostre ricerche per tutto ciò che facciamo, e questo film non ha fatto eccezione, ma è difficile fare ricerche su qualcosa che riguarda un’epoca passata”, ha detto Bentley a Tudum. “Durante la stesura della sceneggiatura siamo andati nella zona in cui viveva Denis Johnson e dove è ambientata la storia, e abbiamo soggiornato in una baita lungo il fiume dove avrebbe vissuto Grainier. Abbiamo incontrato dei boscaioli della zona e persone i cui genitori e nonni erano stati boscaioli. Volevo assicurarmi che fossimo completamente fedeli allo spirito del libro scritto da Denis, ma anche che l’adattamento prendesse la sua strada per diventare il film che doveva essere”.

Train Dreams, spiegazione del finale: Robert si è ricongiunto con sua figlia Kate?

Il finale di Train Dreams racconta di come Robert (Joel Edgerton) abbia compreso il suo posto nella vita. Robert era orfano o era stato abbandonato dai genitori ed era stato mandato a Fry, nell’Idaho. Da bambino, era stato testimone di molti eventi: un uomo in fin di vita, un vitello a due teste (probabilmente un riferimento alla famosa poesia di Laura Gilpin) e il razzismo nei confronti dei cinesi. Da adolescente, aveva smesso di andare a scuola ed era diventato un boscaiolo. Una volta diventato adulto, incontrò Gladys (Felicity Jones). Si sposarono e ebbero una figlia di nome Kate. Dato che Robert doveva stare lontano durante la stagione del taglio degli alberi, sentiva di perdersi la crescita di Kate.

Quindi, quando era a casa, trascorreva ogni minuto della sua vita chiacchierando con Gladys, aiutandola nelle faccende quotidiane e prendendosi cura di Kate. Entrò in una sorta di ritmo che gli permetteva di trovare un equilibrio tra la sua vita professionale e quella personale. Tuttavia, fu allora che si verificò una tragedia: un incendio boschivo presumibilmente uccise Gladys e Kate. Dico “presumibilmente” perché i loro corpi non furono mai ritrovati. Quell’incidente lasciò Robert completamente alla deriva, che si trasformò in un eremita, incapace di comprendere lo scopo della sua esistenza. Ora cercherò di capire cosa abbia capito esattamente Robert durante gli ultimi anni della sua vita e quale fosse il senso del suo viaggio. Quindi, vi prego, abbiate pazienza.

Punizione karmica

Train Dreams

Mentre costruiva una ferrovia, Robert vide un immigrato cinese che veniva gettato nel vuoto e moriva. Cercò di scoprire cosa avesse fatto quell’uomo, ma non ottenne alcuna risposta. Tutti andarono avanti e definirono la ferrovia un grande successo. Ma la morte di quell’individuo continuò a tormentarlo. Alla fine, quando la famiglia di Robert fu apparentemente ridotta in cenere da quell’incendio boschivo, il fantasma di quell’uomo gli apparve e Robert gli disse che ciò che sua moglie e sua figlia avevano dovuto affrontare era troppo e che non se lo meritavano affatto. Cosa significava esattamente? Il narratore non disse nulla. Quindi, dopo essermi scervellato, giunsi alla conclusione che questa fosse l’ammissione di colpa di Robert. Immagino che sentisse che, poiché non aveva fatto nulla per impedire a quei bianchi razzisti di uccidere l’uomo cinese, aveva ricevuto una dose di punizione karmica. Solo che sua moglie e sua figlia avevano avuto la peggio, mentre Robert doveva affrontare la loro perdita. Se lo stato perpetuo di lutto per i propri cari è peggiore della morte, allora è stato Robert a subire le conseguenze.

In ogni caso, questo dimostrava che, idealmente, nessuna cattiva azione rimane impunita e sì, essere uno spettatore silenzioso quando si verificano atti di violenza razzista è grave quanto commettere tali atti. Solo perché non stai gettando le persone alla morte non significa che sei innocente. Il silenzio è complicità, ed è proprio quel silenzio che permette al fascismo e al bigottismo di prosperare. Se pensi di essere un cittadino onesto che si oppone al razzismo, devi farlo sapere a tutti; scuotere silenziosamente la testa e prendere mentalmente nota che sei contrario a tali atrocità non sarà mai abbastanza. Questo significa che meriti di perdere la tua famiglia in un incendio boschivo? No, suppongo che sia troppo. Tuttavia, se pensi che il modo in cui Robert stava vivendo la sua vita, lavorando sodo e occupandosi dei fatti suoi, fosse il modo corretto di vivere, allora ti sbagli. Non importa quanto ti isoli dalle complessità della vita, essa troverà comunque il modo di arrivare alla tua porta. Se scegli di ignorarle, ci saranno delle conseguenze. Se scegli di affrontarle, ci saranno conseguenze anche in quel caso, ma almeno saprai di aver cercato attivamente di cambiare le cose in meglio.

L’esistenza è raramente futile

Dopo la morte di Gladys e Kate, Robert trascorse la maggior parte del suo tempo nel luogo dove un tempo sorgeva la sua casa. Ricevette la visita di Ignatius, un negoziante del paese che era anche suo amico. Una famiglia di cani venne a vivere con lui e lui si prese cura di loro fino a quando non furono pronti a intraprendere il proprio viaggio senza l’aiuto di Robert. Quell’episodio lo motivò a ricostruire la sua casa per onorare la memoria di Gladys e Kate. Cercò di tornare al lavoro di boscaiolo, ma i progressi tecnologici e l’arrivo di boscaioli più giovani di lui lo resero obsoleto. Tuttavia, non si arrese e divenne una sorta di tassista che trasportava le persone da una parte all’altra della città. Fu così che conobbe Claire, una dipendente dei servizi forestali, che gli insegnò che anche se l’esistenza di una persona può sembrare futile, non è sempre così, perché nella vita tutto è collegato. In sostanza, gli disse che anche se una persona può pensare di essere irrilevante nel quadro più ampio dipinto dal fato o dal destino, dovrebbe sapere che è importante. E, sì, questo è vero in una certa misura. Robert ha trascorso la fase peggiore della sua depressione da solo perché pensava di non avere nessuno nella sua vita con cui condividere il suo dolore.

In questo modo, Robert aveva ignorato il fatto che Ignatius lo considerava un amico. Anche se non vediamo Ignatius affrontare alcun tipo di discriminazione, è praticamente impossibile che non abbia incontrato un solo razzista durante il suo periodo di lavoro nel negozio. Nel frattempo, Robert era gentile con lui, trattandolo come un essere umano. Pertanto, quando è arrivato il momento, Ignatius ha ricambiato il favore stando al fianco di Robert quando questi ha toccato il fondo. Questo ha cementato il loro legame e probabilmente ha motivato entrambi a continuare con le loro vite invece di lasciarsi abbattere dalle atrocità che accadevano intorno a loro. Per quanto riguarda i cani, anche se Robert non è riuscito a salvare una madre e il suo cucciolo da un incendio, ha salvato un’altra madre e i suoi cuccioli dalla morte per fame o ipotermia. Infine, per quanto riguarda le donne che ha trasportato attraverso quella foresta, l’atmosfera di conforto e sicurezza che ha creato facendo il minimo indispensabile per non comportarsi da pervertito (come tutti gli altri uomini) ha probabilmente rafforzato la loro fiducia nella vita. Quindi, sì, anche se Robert si considerava solo un fantasma nelle foreste dell’Idaho, la sua presenza silenziosa era importante per molte persone.

Robert non si è riunito con sua figlia

Nel finale di Train Dreams, Robert trova una ragazza gravemente ferita ed esausta nel bosco. Suppone che sia sua figlia Kate, che non vede da tempo, e la porta a casa. Si accorge che ha una gamba rotta. Così, la sistemò come meglio poté e si prese cura di lei. Il giorno seguente, lei era scomparsa. Per il decennio successivo, Robert continuò ad aspettare che la ragazza tornasse, ma lei non tornò mai. Quando capì che la ragazza se n’era andata per sempre, Robert iniziò a visitare la città. Vide Neil Armstrong andare sulla Luna. Guardò uno spettacolo con un ragazzo vestito da lupo mannaro, che lo commosse e lo fece piangere. Fece un giro in aereo. E poi, alla fine, si ritirò nella sua capanna, dove morì serenamente. Ora, non credo che quella ragazza fosse la figlia di Robert. Forse era solo una ragazza che era stata inseguita da qualcuno o che si era persa nella foresta e, per puro caso, si era imbattuta in Robert, che l’aveva aiutata. Detto questo, il fatto che la ragazza sia scomparsa il giorno dopo, con quella gamba fratturata, mi fa pensare che l’incidente fosse frutto dell’immaginazione di Robert. Lui aveva sempre sogni molto vividi. Aveva avuto un’allucinazione nel momento in cui Gladys e Kate erano morte in quell’incendio.

Quindi, è molto probabile che la ragazza salvata da Robert fosse solo un pio desiderio. Ma se ha trascorso gli anni successivi all’incontro con quella ragazza, o pensando di aver incontrato una ragazza, semplicemente aspettando, questo non significa che il messaggio di Claire non lo abbia motivato a continuare ad essere un’influenza positiva nella vita di tutti? Beh, solo perché non lo abbiamo visto guidare silenziosamente le persone attraverso la foresta, venire in aiuto di animali smarriti o trascorrere del tempo con Ignatius, non significa che non abbia fatto nulla di tutto ciò. Probabilmente, ha seguito gli insegnamenti di Claire fuori dallo schermo mentre aspettava sua figlia sullo schermo, e quando ha capito che stava per arrivare alla fine, ha scelto di provare alcuni dei semplici piaceri della vita. Non so perché abbia pianto per il ragazzo lupo; forse il fatto che la gente considerasse un ragazzo con troppi peli sul viso un abominio era troppo crudele per lui da sopportare. Per quanto riguarda lo sbarco sulla luna e il viaggio in aereo, suppongo che questo lo abbia aiutato a capire che in un’epoca in cui gli esseri umani stavano progredendo in modo così aggressivo, almeno lui non ha frenato nessuno con il suo bigottismo. Ha affrontato le avversità, le ha superate e ha vissuto una vita piena senza contribuire alla regressione che stava avvenendo a livello nazionale. Sai una cosa? Considerando quanto vanno male le cose, accetterò persone come Robert che stanno in disparte quando si tratta di questioni politiche, pagano per i propri errori in un modo o nell’altro e non diventano assassini di massa o qualcosa del genere per vendicarsi del mondo. Ma questo è solo il mio parere. Se hai un’altra opinione su quel finale, sentiti libero di condividerla nella sezione commenti qui sotto.

Wicked 3 si farà? tutto quello che sappiamo

La Universal Pictures e il regista Jon M. Chu hanno diviso l’adattamento cinematografico del musical di successo di Broadway in due film, Wicked e Wicked 2. Entrambi sono ormai usciti, portando un senso di definitività alla storia di Elphaba (Cynthia Erivo) e Glinda (Ariana Grande). Ma è davvero la fine, o potrebbe esserci un Wicked 3?

Non c’è mai stato un seguito alla storia raccontata nel musical, ma i libri di Gregory Maguire, che hanno ispirato lo spettacolo teatrale, vanno oltre il punto in cui Wicked – Parte 3 finisce. Il finale non prepara direttamente Wicked 3, ma non chiude nemmeno la porta a un suo possibile realizzo. Ecco cosa sappiamo sulla possibilità di un terzo film.

Wicked 3 non è stato annunciato ufficialmente

Al momento della stesura di questo articolo, Wicked 3 non è ufficialmente in lavorazione. La Universal non ha segnalato pubblicamente che un terzo film è in lavorazione, coinvolgendo sceneggiatori o produttori per svilupparlo.

Lo studio sa dal 2022 che un adattamento cinematografico del musical avrebbe bisogno di due parti per essere realizzato correttamente. Nonostante abbiano avuto molto tempo per sviluppare i primi due film, la Universal e Chu non hanno messo il carro davanti ai buoi annunciando un terzo film prima che il pubblico lo richiedesse.

Quindi, anche se Wicked 3 non è stato confermato, c’è ancora la possibilità che venga realizzato un altro film. La Universal ha già registrato un incasso record con Wicked, che ha incassato 758 milioni di dollari in tutto il mondo. Le previsioni al botteghino per Wicked – Parte 2 sono ancora più promettenti.

Con l’enorme incasso totale che questo franchise otterrà dopo due film, lo studio vorrà probabilmente trovare il modo di offrire al pubblico altri film in questo universo. Se riusciranno a farlo senza dare l’impressione di voler solo incassare, questo sequel potrebbe diventare realtà. Anche la volontà dei creativi e degli attori principali di tornare potrebbe essere un fattore determinante.

Cosa hanno detto il cast e la troupe di Wicked sulla realizzazione di Wicked 3

Sebbene la popolarità del musical Wicked abbia permesso a innumerevoli artisti di interpretare questi personaggi, questa storia ora appartiene all’Elphaba di Erivo, alla Glinda di Grande e al Fiyero di Jonathan Bailey su scala teatrale globale. Il loro ritorno, insieme al regista Chu e al paroliere/compositore originale Stephen Schwartz, può determinare il successo o il fallimento di un terzo film.

Tra i membri del cast, Grande ha fornito il più grande indizio sul suo ritorno nei panni di Glinda per Wicked 3. Durante una sessione di domande e risposte nel tour promozionale di Wicked: For Good, l’attrice ha detto: “Non credo che nessuno andrà da nessuna parte”.

Quando le è stato chiesto se questa fosse una conferma della realizzazione di un terzo film, ha risposto: “No, no, non lo so”, prima di parlare della ‘pace’ che è arrivata con l’uscita del secondo film. Il suo commento non era inteso come un’anticipazione di Wicked 3, come ha poi chiarito: “Non stiamo dicendo addio a nulla. Questi personaggi rimarranno per sempre nei nostri cuori”.

Tuttavia, aggiungendo: “Mi mancherà questo lavoro in particolare”, Grande ha lasciato intendere che sarebbe più che disposta a tornare per un terzo capitolo.

Erivo e Bailey non hanno commentato la possibilità di realizzare un altro film. L’attore di Pfannee Bowen Yang ha risposto alla domanda sul potenziale di Wicked 3, rendendo chiara la sua posizione: “Penso che ci fermeremo qui”.

È interessante notare che Chu non ha chiuso la porta alla possibilità che Wicked 3 venga realizzato, forse suggerendo addirittura che ci siano già delle discussioni in corso: “Di cosa si tratta? Sapete, al momento ci sono molte idee in ballo… Vedremo. Godiamoci prima questo viaggio”.

Il regista ha lasciato intendere che qualsiasi decisione sullo stato del terzo capitolo potrebbe attendere fino a quando non si saranno calmate le acque dopo l’uscita di Wicked: For Good. Ciò avrebbe senso, in quanto darebbe alla Universal la possibilità di valutare appieno il successo al botteghino del film, concederebbe agli attori un po’ di riposo ed eviterebbe tutta la pressione mediatica sul film che ruota attorno a ciò che potrebbe contenere il prossimo film.

Quale potrebbe essere la trama di Wicked 3

Sebbene ci siano altri materiali di riferimento nei romanzi di Maguire che Wicked 3 potrebbe adattare, un adattamento veramente fedele a uno qualsiasi di essi sarebbe molto difficile. Il musical ha modificato il libro in diversi punti chiave, mentre i film sono rimasti più fedeli alla storia raccontata nel fenomeno di Broadway.

Il sequel del libro di Maguire è Son of a Witch, che ruota attorno a Liir, il figlio di Elphaba e Fiyero, mentre naviga nel mondo di Oz negli anni successivi alla morte di sua madre. Il libro vede anche il ritorno di Glinda, che non è più la sovrana di Oz, e dello Spaventapasseri, che nel romanzo non è Fiyero.

Il finale di Wicked: For Good permette un adattamento libero di Son of a Witch. Elphaba e Fiyero consumano la loro relazione nel sequel, quindi lei potrebbe essere incinta di Liir alla fine. Sarebbe sorprendente che un terzo film avvenisse senza Elphaba, quindi il film avrebbe la libertà di creare una storia completamente nuova per lei.

In questo senso, c’è anche la possibilità che la storia di Wicked 3 possa essere qualcosa di totalmente nuovo. Chu potrebbe collaborare con Schwartz per creare il prossimo capitolo di una storia che non è mai stata raccontata nei più di 20 anni trascorsi dalla prima rappresentazione originale a Broadway. Sicuramente il paroliere originale ha qualche idea su cosa succederà a Elphaba e Glinda in futuro.

Grazie al finale aperto di Wicked: For Good, ci sono molti percorsi diversi che la storia di Wicked 3 potrebbe prendere. Capire quale sia il migliore sarà necessario solo se la Universal deciderà ufficialmente di andare avanti con un altro capitolo.

Wicked: Parte 2, come si collocano le nuove canzoni di Wicked rispetto al musical originale?

Wicked: Parte 2 contiene due nuove canzoni, ma come si collocano rispetto al resto della colonna sonora? I due film Wicked portano il musical teatrale Wicked sul grande schermo, adattandolo fedelmente e ampliandolo in alcuni aspetti per giustificare la trasposizione in due film separati.

Una delle prospettive intriganti di Wicked: Parte 2 è l’inclusione di nuove canzoni, pensate per arricchire le emozioni di Elphaba e Glinda in nuovi assoli. Questo getta anche le basi per potenziali nomination agli Oscar per la migliore canzone originale. Ora che il film è uscito, vale la pena confrontare le nuove canzoni con il musical classico e determinare come si collocano rispetto ad esso.

Quali sono le nuove canzoni di Wicked: For Good?

Wicked: Parte 2 presenta due nuove canzoni del compositore Stephen Schwartz, ma nessuna delle due riesce a eguagliare i livelli del resto del musical. “No Place Like Home” e “The Girl in the Bubble” sono entrambe nuovi brani solisti rispettivamente per Elphaba e Glina, che danno a ciascun personaggio un assolo tra gli altri duetti più importanti del musical.

Contribuiscono ad ampliare la trama del secondo atto di Wicked e allungano la durata di Wicked: For Good. “No Place Like Home” viene eseguita abbastanza presto nel film, con Elphaba che fa del suo meglio per convincere gli animali in fuga che non è necessario abbandonare Oz.

“The Girl in the Bubble” arriva più avanti nel film, quando Glinda si rende conto della gravità della sua situazione e riflette su come è diventata una pedina del Mago e di Madame Morrible. Entrambi i brani sono assoli delle due protagoniste femminili del film, dando a Cynthia Erivo e Ariana Grande l’opportunità di mostrare il loro talento in brani unici.

Perché le nuove canzoni di Wicked: For Good sembrano poco brillanti

Sia “No Place Like Home” che “The Girl in the Bubble” godono di un certo prestigio, grazie al ritorno del compositore originale di Wicked, Stephen Schwartz, che ha scritto entrambi i brani. Questo ha senso per il film, poiché permette a Wicked: For Good di essere candidato nella categoria Miglior Canzone Originale agli Academy Awards.

Inoltre, beneficiano delle interpretazioni di Erivo e Grande, poiché le due sono giustamente celebrate per le loro interpretazioni dei leggendari ruoli di Broadway. Nonostante tutti i difetti di Wicked: For Good, nessuno di essi può essere attribuito alle due star. Al contrario, i problemi del film derivano in gran parte dall’approccio gonfiato al materiale originale.

Per giustificare la durata, ci sono molti riempitivi inutili che riducono il film di solo mezz’ora rispetto alla durata totale del musical originale. “No Place Like Home” e “The Girl in the Bubble” non aiutano la durata, poiché entrambe le canzoni hanno lunghe sezioni dedicate nel film. Tuttavia, entrambe le canzoni sembrano anche inutili per la narrazione complessiva.

Sebbene sia bello vedere Elphaba cercare di reclutare il regno animale e Grande offrire una performance emozionante di una giovane donna che si rende conto di quanto fosse sbagliata la sua lealtà, entrambi questi momenti sono già stati consolidati in altre parti del film. Di conseguenza, questi momenti rallentano il ritmo e contribuiscono alla durata eccessiva del film.

Questo non sarebbe un problema se entrambe le canzoni fossero state orecchiabili come “Popular”, potenti come “Defying Gravity” o emozionanti come i grandi momenti musicali di For Good come “As Long As You’re Mine”, “No Good Deed” o “For Good”. Nessuna delle due canzoni ha lo stesso tono pomposo o tocchi memorabili.

Questo perché entrambe le canzoni sono in definitiva riflessioni cupe sul personaggio che le canta, conferendo loro un tono cupo che non si abbina al tenore melodrammatico ma straziante di brani come “I’m Not That Girl”. Nessuna delle due spinge il rispettivo cantante a dare il massimo come in “No Good Deed” o ad avere lo stesso impatto emotivo di “For Good”.

Anche rispetto alle canzoni più deboli del secondo film di Wicked, canzoni come “Wonderful” hanno un brio visivo e una vivacità colorata che le fanno risaltare. Al contrario, “The Girl in the Bubble” segue semplicemente Glinda mentre cammina nel suo appartamento, mentre “No Place Like Home” è Elphaba che parla ad animali in CGI che sembrano senza peso rispetto a lei.

È un peccato, perché la prospettiva di avere nuove canzoni per Wicked era uno degli elementi più entusiasmanti del film prima dell’uscita. Anche se nessuna delle due è decisamente brutta e i rispettivi interpreti le eseguono bene, semplicemente non hanno la stessa energia memorabile o lo stesso potere straziante degli altri grandi momenti musicali di Wicked.

Di conseguenza, né “No Place Like Home” né “The Girl in the Bubble” spiccano davvero, a parte la novità di essere brani inediti. Ripetono elementi del film che sono meglio valorizzati altrove e contribuiscono poco a migliorare la narrazione complessiva.

Sebbene non sarebbe sorprendente vedere Wicked: For Good ottenere una o due nomination agli Oscar per i brani, data la grande popolarità del musical, nessuno dei due brani sembra avere la possibilità di distinguersi tra gli altri probabili candidati o anche solo tra le altre canzoni che compaiono nei due film di Wicked.

Wicked – Parte 2: testo e significato No Place Like Home, la nuova canzone di Elphaba

Elphaba ha una canzone completamente nuova per Wicked – Parte 2, interpretata da Cynthia Erivo con il titolo “No Place Like Home”. Presente all’inizio del sequel, la prima delle due canzoni originali riassume le motivazioni della Malvagia Strega dell’Ovest di fronte a tanto odio e menzogne.

Prendendo il titolo direttamente dalla frase iconica di Dorothy in Il mago di Oz, l’assolo di Elphaba si svolge sulla strada di mattoni gialli dopo che lei scopre un gruppo di animali in fuga verso il luogo oltre Oz. Circondata dagli animali che ha giurato di aiutare, tra cui Dulcibear, con cui si ricongiunge, la strega dalla pelle verde intona una nuova canzone sul perché sta combattendo per salvare Oz.

Vale la pena conoscere il testo di “No Place Like Home” per comprendere meglio la nuova canzone di Elphaba e per poterla cantare più facilmente insieme alla colonna sonora di Wicked: For Good.

Testo originale di No Place Like Home

Scritta da Stephen Schwartz, “No Place Like Home” è un assolo di Elphaba, poiché è l’unica a cantare, mentre lei e Dulcibear hanno brevi parti parlate nel film che sono state rimosse dalla colonna sonora. Il testo è riportato di seguito:

[ELPHABA]

Why do I love this place

That’s never loved me

A place that seems to be devolving

And even wanting to

But Oz is more than just a place

It’s a promise, an idea

And I want to help make it come true

Why should a land have so much meaning

When dark times befall it?

It’s only land, made of dirt and rock and loam

It’s just a place that’s familiar

And home’s just what we call it

But there’s no place like home

Don’t we all know

There’s no place like home?

When you feel you can’t fight anymore

Just tell yourself

There’s no place like home

When you feel it’s not worth fighting for

Compel yourself because

Because there’s no place like home

When you want to leave

Discouraged and resigned

That’s what they want you to do

But think how you’ll grieve

For all you’ll leave behind

Oz belongs to you too

Those who would take it from you

Spout a lie to sell yourself

You go their way or go

It’s them who you’ll be defeating

If we keep on repeating

There’s no place like home

There’s no place like home

There’s no place like home

If we just keep fighting for it

We will win back and restore it

There’s no place like home

Testo tradotto di No Place Like Home

[ELPHABA]

Perché amo questo posto
che non ha mai amato me?
Un posto che sembra regredire
e persino volerlo fare.
Ma Oz è più di un semplice luogo:
è una promessa, un’idea,
e io voglio aiutare a realizzarla davvero.

Perché una terra dovrebbe avere così tanto significato
quando tempi oscuri la colpiscono?
È solo terra, fatta di fango, roccia e suolo.
È solo un posto familiare,
e casa è solo il nome che gli diamo.
Ma non c’è posto come casa,
lo sappiamo tutti,
non c’è posto come casa.

Quando senti di non avere più la forza di lottare,
dì a te stessa:
non c’è posto come casa.
Quando senti che non vale la pena combattere,
costringiti a farlo, perché…
perché non c’è posto come casa.

Quando vuoi andartene,
scoraggiata e rassegnata,
è proprio ciò che loro vogliono che tu faccia.
Ma pensa a quanto soffrirai
per tutto ciò che lascerai indietro.
Anche Oz appartiene a te.

Coloro che vogliono portartela via
ti vendono bugie per farti cadere,
dicendoti che devi seguire la loro strada o andartene.
Ma in realtà sono loro ad essere sconfitti
se continuiamo a ripetere:

Non c’è posto come casa.
Non c’è posto come casa.
Non c’è posto come casa.

Se continuiamo a lottare per lei,
la riconquisteremo e la risaneremo.
Non c’è posto come casa.

Il significato di “No Place Like Home”

A prima vista, “No Place Like Home” è la dichiarazione di Elphaba sul perché vale la pena lottare per Oz. Lei cerca di ottenere il sostegno degli animali attraverso un messaggio di speranza e perseveranza. Questa terra potrebbe non essere più accogliente per la strega e i suoi amici animali, ma è ancora il luogo che hanno sempre chiamato casa.

Elphaba usa la canzone per spiegare che non possono lasciare che Oz continui a trasformarsi in qualcosa che non dovrebbe essere. La terra ha bisogno di essere salvata e lei vuole aiutare, anche se nessuno la capisce durante questo processo. È disposta a opporsi alle forze oppressive che controllano la sua casa per un domani migliore.

Erivo ha parlato del significato della sua canzone, allineandosi a questa interpretazione. Ha spiegato che è qui che inizia davvero il prossimo capitolo della storia di Elphaba, quando scopre il vero scopo che guida le sue azioni.

Deve chiedersi perché vuole continuare a salvare Oz, o a salvare gli animali che vi vivono, anche se questo luogo non la vuole necessariamente. È una scoperta del motivo per cui può continuare. È qui che inizia la storia per lei.

Questa canzone e il tema della ricerca e della lotta per la propria casa sono fondamentali per la storia. L’intero film ruota attorno a Elphaba e Glinda che accettano il loro posto nel mondo e la loro appartenenza a Oz. Questo aiuta a plasmare le decisioni che prendono fino alla fine di Wicked – Parte 2.

Quindi, anche se “No Place Like Home” arriva abbastanza presto nel film, è un’aggiunta fondamentale a Wicked: For Good e un’altra grande dimostrazione del talento di Erivo.