Il film concerto di Billie Eilish, diretto da James Cameron, Hit Me Hard and Soft, annunciato dalla vincitrice di 9 Grammy a luglio, sarà distribuito dalla Paramount e la sua uscita è prevista per il 20 marzo 2026.
Deadline ha annunciato proprio questo venerdì che il film con Matt Stone, Trey Parker e Kendrick Lamar, originariamente previsto per il 20 marzo 2026, è stato posticipato a una data da definire per consentire ai due artisti di ultimare il film. La Paramount ha rapidamente colmato il vuoto.
La vincitrice di due premi Oscar, Billie Eilish, ha annunciato la notizia sui suoi social media. Inoltre, ha anche svelato la notizia al pubblico durante l’ultima tappa del suo tour Hit Me Hard and Soft a San Francisco, in California, stasera. Anche Cameron ha utilizzato i suoi social per annunciare l’uscita del film.
Eilish è già stata protagonista di un film concerto per il grande schermo, ad esempio il suo Live at the O2 nel 2023, tuttavia si è trattato di un’uscita limitata tramite Trafalgar Releasing che ha incassato solo 1,29 milioni di dollari al botteghino nazionale. Avere la spinta completa di Paramount da parte di uno studio importante è un’altra storia. A quanto pare, Melrose era uno dei diversi studi che stavano provando il Taylor Swift: Eras Tour prima che la famiglia Swift decidesse di distribuirlo direttamente con AMC Theatres; Quel film ha incassato 180,7 milioni di dollari negli Stati Uniti e 261,6 milioni in tutto il mondo (il distributore newyorkese Variance ha prenotato i cinema nordamericani per conto di AMC).
È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che la Paramount ha distribuito un film-concerto nelle sale. Uno dei più importanti del millennio è stato il film-concerto in 3D del 2011 “Justin Bieber: Never Say Never“, che ha incassato 73 milioni di dollari al botteghino nazionale (dopo un’apertura di 29,5 milioni di dollari) e quasi 100 milioni di dollari in tutto il mondo.
La Paramount ha annunciato all’inizio di questo mese che aumenteranno il numero di lungometraggi ad almeno 15 il prossimo anno.
Intanto, James Cameron ha in programma l’uscita di Avatar: Fuoco e Cenere il 17 dicembre. Che momento opportuno per presentare il trailer del suo film-concerto di Eilish davanti a milioni di persone.
Hit Me Hard and Soft è il terzo album in studio di Eilish. Alla 67a edizione dei Grammy Awards all’inizio di quest’anno, l’album e le sue canzoni hanno ricevuto un totale di sette nomination, tra cui Album dell’anno, Miglior album vocale pop, Canzone dell’anno e Disco dell’anno. Alla 68a edizione dei Grammy Awards del 1° febbraio 2026, il singolo “Wildflower” dall’album è stato nominato per Disco dell’anno e Canzone dell’anno.
L’attesa è quasi finita: è ora disponibile il trailer del Volume 1 della quinta e ultima stagione di Stranger Things, in arrivo solo su Netflix dal 27 novembre.
Le immagini inedite sono state svelate in anteprima durante il One Last Bike Ride, evento che si è tenuto ieri, domenica 23 novembre, a Los Angeles, organizzato da Netflix insieme a CicLAvia. L’atteso capitolo conclusivo della serie debutterà su Netflix in tre appuntamenti: il Volume 1 il 27 novembre (episodi 1-4), il Volume 2 il 26 dicembre (episodi 5-7) e il Finale il 1º gennaio 2026. Tutti gli episodi usciranno alle 2 del mattino (ora italiana).
Autunno 1987. Hawkins è rimasta segnata dall’apertura dei portali e i nostri eroi sono uniti da un unico obiettivo: trovare e uccidere Vecna, che è svanito nel nulla: non si sa dove si trovi né quali siano i suoi piani. A complicare la missione, il governo ha messo la città in quarantena militare e ha intensificato la caccia a Undici, costringendola a nascondersi di nuovo. Con l’avvicinarsi dell’anniversario della scomparsa di Will si fa strada una paura pesante e familiare. La battaglia finale è alle porte e con essa un’oscurità più potente e letale di qualsiasi altra situazione mai affrontata prima. Per porre fine a quest’incubo è necessario che il gruppo al completo resti unito, per l’ultima volta.
L’ultima stagione di Stranger Things inizierà con l’uscita del Volume 1 su Netflix il 26 novembre, seguita dal Volume 2 il 25 dicembre, e l’episodio finale debutterà il 31 dicembre sulla piattaforma di streaming, ma anche in alcuni cinema selezionati.
A quasi 25 anni dall’inizio della serie cinematografica di Harry Potter, HBO sta rilanciando il franchise con un nuovo cast per una nuova generazione. Al posto di Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint, il trio centrale sarà interpretato da Dominic McLaughlin, Arabella Stanton e Alastair Stout. Al momento, solo una star del franchise è prevista per il ritorno, ma molti fan hanno speculato sul fatto che altri protagonisti originali torneranno (o dovrebbero tornare).
Questo interesse è aumentato dopo che Tom Felton, che interpretava l’antagonista Draco Malfoy, è tornato nel mondo magico. Non solo Felton è tornato, ma ha anche ripreso il suo ruolo originale in Harry Potter and the Cursed Child a Broadway. Ciò ha suscitato un rinnovato interesse perché Grint, Radcliffe o Watson facessero lo stesso.
Parlando con la BBC, Grint ha ora dichiarato di non sapere se tornerà nella saga di Harry Potter. “Forse in futuro”, ha aggiunto la star. “Mai dire mai, ma per ora, per quanto l’abbia amato, mi sto godendo l’essere fuori da quel mondo”. Nonostante sia titubante a tornare lui stesso, Grint sostiene la possibilità che i suoi figli possano apparire in un progetto di Harry Potter in futuro: “Non vedo perché no. È stato molto divertente”. Inoltre, ha un rapporto positivo con l’eredità della serie.
“Ha un significato piuttosto profondo per molte persone della mia generazione, e ancora di più per le generazioni che lo stanno scoprendo ora”, ha aggiunto Grint. “È fantastico. Mi rende molto orgoglioso. È stata una cosa enorme. Non credo che riuscirò mai a uscire completamente dalla sua ombra, ma mi sta bene così”.
Cosa sappiamo della serie HBO su Harry Potter
La prima stagione sarà tratta dal romanzo La pietra filosofale e abbiamo già visto alcuni altri momenti chiave del romanzo d’esordio di J.K. Rowling essere trasposti sullo schermo. La prima stagione di Harry Potter dovrebbe essere girata fino alla primavera del 2026, mentre la seconda stagione entrerà in produzione pochi mesi dopo. Ogni libro dovrebbe costituire una singola stagione, il che significa che avremo sette stagioni nell’arco di quasi un decennio.
HBO descrive la serie come un “adattamento fedele” della serie di libri della Rowling. “Esplorando ogni angolo del mondo magico, ogni stagione porterà ‘Harry Potter’ e le sue incredibili avventure a un pubblico nuovo ed esistente”, secondo la descrizione ufficiale. Le riprese dovrebbero avere inizio nel corso dell’estate 2025, per una messa in onda prevista per il 2026.
La serie è scritta e prodotta da Francesca Gardiner, che ricopre anche il ruolo di showrunner. Mark Mylod sarà il produttore esecutivo e dirigerà diversi episodi della serie per HBO in collaborazione con Brontë Film and TV e Warner Bros. Television. La serie è prodotta da Rowling, Neil Blair e Ruth Kenley-Letts di Brontë Film and TV, e David Heyman di Heyday Films.
Come già annunciato, Dominic McLaughlin interpreterà Harry, Arabella Stanton sarà Hermione e Alastair Stout sarà Ron. Il cast principale include John Lithgow nel ruolo di Albus Silente, Janet McTeer nel ruolo di Minerva McGranitt, Paapa Essiedu nel ruolo di Severus Piton, Nick Frost nel ruolo di Rubeus Hagrid, Katherine Parkinson nel ruolo di Molly Weasley, Lox Pratt nel ruolo di Draco Malfoy, Johnny Flynn nel ruolo di Lucius Malfoy, Leo Earley nel ruolo di Seamus Finnigan, Alessia Leoni nel ruolo di Parvati Patil, Sienna Moosah nel ruolo di Lavender Brown, Bertie Carvel nel ruolo di Cornelius Fudge, Bel Powley nel ruolo di Petunia Dursley e Daniel Rigby nel ruolo di Vernon Dursley.
Si avranno poi Rory Wilmot nel ruolo di Neville Paciock, Amos Kitson nel ruolo di Dudley Dursley, Louise Brealey nel ruolo di Madama Rolanda Hooch e Anton Lesser nel ruolo di Garrick Ollivander. Ci sono poi i fratelli di Ron: Tristan Harland interpreterà Fred Weasley, Gabriel Harland George Weasley, Ruari Spooner Percy Weasley e Gracie Cochrane Ginny Weasley.
La serie debutterà nel 2027 su HBO e HBO Max (ove disponibile) ed è guidata dalla showrunner e sceneggiatrice Francesca Gardiner (“Queste oscure materie”, “Killing Eve”) e dal regista Mark Mylod (“Succession”). Gardiner e Mylod sono produttori esecutivi insieme all’autrice della serie J.K. Rowling, Neil Blair e Ruth Kenley-Letts di Brontë Film and TV, e David Heyman di Heyday Films. La serie di “Harry Potter” è prodotta da HBO in collaborazione con Brontë Film and TV e Warner Bros. Television.
Nonostante inizialmente avesse ritirato il personaggio, il ritorno di Hugh Jackman nei panni di Logan/Wolverine si è rivelato un successo da record. 24 anni dopo aver interpretato per la prima volta il ruolo in X-Men, ha recitato al fianco di Ryan Reynolds in Deadpool & Wolverine, segnando la sua uscita più redditizia come supereroe fino ad oggi.
Da allora, sono circolate voci su quanto tempo Jackman continuerà a interpretare Wolverine. Lo stesso film ha alimentato queste voci con Deadpool di Reynolds che ha detto che avrebbe ripreso il ruolo “fino a 90 anni”. Le voci sono aumentate dopo che la Marvel ha confermato che diverse star originali di X-Men sarebbero apparse in Avengers: Doomsday.
Recentemente, Jackman ha affrontato la questione del suo ritorno nell’MCU per Doomsday o il suo seguito, Avengers: Secret Wars. Parlando con Digital Spy, l’attore ha dichiarato: “Non dirò mai più ‘mai’”. “Lo pensavo davvero fino al giorno in cui ho cambiato idea”, ha continuato. “L’ho pensato per diversi anni. Ho girato dieci film, quindi penso che abbiano abbastanza materiale per creare una versione AI di me!”.
Questa primavera, ha però fatto il misterioso quando gli è stato chiesto se stesse nascondendo una sua apparizione segreta in Doomsday. “Non posso davvero dire molto, tranne che quando dici ‘apparire’, è più come dominare e distruggere tutti gli altri personaggi… sto scherzando”, ha detto Jackman. “Non ho davvero nulla da aggiungere, e se avessi qualcosa da dire, troverei un modo davvero interessante per non dirlo, ma in realtà non ho nulla da aggiungere”.
Nonostante la vaghezza di Jackman e il fatto che non sia ancora stato confermato per Doomsday o Secret Wars, la probabilità sembra comunque alta. Il presidente della Marvel Studios Kevin Feige ha dichiarato in precedenza: “I piani con Deadpool e Wolverine saranno sempre gli stessi: ci chiediamo sempre dove possiamo inserirli e quanto velocemente”.
Ciononostante, il futuro di Jackman e Reynolds nell’MCU sembra fortemente legato alla saga del multiverso in corso, rendendo Doomsday e Secret Wars i film più probabili in cui potrebbero apparire. A meno che la Marvel non decida di investire in uno spin-off. Allo stesso modo, l’MCU sembra muoversi in una nuova direzione con il franchise degli X-Men, dato che il regista di Thunderbolts*Jake Schreier dirigerà un reboot.
Questo, insieme al fatto che Deadpool e Wolverine esistono in un universo diverso da quello dell’MCU vero e proprio, rende la loro longevità come parte del franchise più ampio di breve durata. Indipendentemente dal ritorno di Jackman nei panni di Wolverine, Avengers: Doomsday uscirà nelle sale il 18 dicembre 2026. A quel punto sapremo se l’attore e il suo personaggio ne saranno parte.
Ammazzare stanca – Autobiografia di un assassino è la storia di un ragazzo che si ribella al proprio destino criminale. Antonio Zagari, figlio di un boss calabrese trapiantato in Lombardia, capisce di non essere adatto alla malavita: uccidere per lui è fisicamente insostenibile. A poco più di vent’anni, dopo aver ammazzato, rapinato, rapito, finisce in galera. Dove decide di fermare tutto: scrivendo.
A metà degli anni ’70, mentre i suoi coetanei si ribellano nelle fabbriche, nelle università, nelle piazze, Antonio lotta contro il padre, e lo farà con una vendetta peggiore della morte.
Liberamente ispirato al libro Ammazzare stanca di Antonio Zagari, edito da Compagnia Editoriale Aliberti, il film è scritto da Andrea Cedrola e Daniele Vicari. Nel cast Gabriel Montesi, Vinicio Marchioni, Selene Caramazza, Andrea Fuorto, Thomas Trabacchi, Pier Giorgio Bellocchio, Francesco La Mantia, Vincenzo Zampa, Aglaia Mora, Cristiana Vaccaro, Enrico Salimbeni, Saverio Malara, Stefano Grillo, Giovanni Galati, con Rocco Papaleo nel ruolo di Don Peppino Pesce.
Prodotto da Pier Giorgio Bellocchio, Manetti bros., è una produzione Mompracem con Rai Cinema con il sostegno della Regione Emilia-Romagna attraverso Emilia-Romagna Film Commission.
In occasione dell’anniversario dell’apertura del Processo di Norimberga, avvenuta il 20 novembre 1945, arriva una clip esclusiva di Norimberga, il nuovo film che debutterà nelle sale italiane dal 18 dicembre. Il lungometraggio riporta sul grande schermo uno dei momenti più decisivi della storia contemporanea: il primo tribunale internazionale mai istituito, creato dalle potenze vincitrici — Stati Uniti, Unione Sovietica, Regno Unito e Francia — per giudicare i crimini del Terzo Reich.
Il Processo di Norimberga segnò una svolta epocale. A pochi mesi dalla fine della Seconda guerra mondiale, furono chiamati a rispondere dei propri atti i principali leader politici, militari ed economici della Germania nazista, accusati di crimini di guerra, crimini contro la pace e, soprattutto, crimini contro l’umanità. Una scelta rivoluzionaria: non la vendetta o le esecuzioni sommarie, ma la via — allora nuova — della giustizia formale e del diritto internazionale.
Il film vede nel cast due premi Oscar: Russell Crowe, nei panni di Hermann Göring, e Rami Malek, che interpreta lo psichiatra dell’esercito americano Douglas Kelley, figura chiave nel dialogo tra psicologia, follia e responsabilità morale all’interno dell’aula del processo. La clip diffusa oggi anticipa il tono del film: una ricostruzione intensa, tesa e rigorosa, capace di riportare al centro dell’attenzione pubblica uno dei capitoli più complessi e cruciali della nostra memoria storica.
Norimberga arriverà al cinema il 18 dicembre. Una visione imprescindibile per comprendere il valore del diritto internazionale e il significato profondo della giustizia dopo l’orrore.
Champagne Problems diNetflix è la storia di Sydney Price, una dirigente aziendale che lavora per il Roth Group. Grazie alle sue straordinarie capacità, viene inviata dal suo capo, Marvin, a Parigi per negoziare un accordo di acquisizione con Château Cassell, un marchio francese di champagne. Entusiasta della nuova opportunità, la protagonista si reca a Parigi, dove incontra un affascinante uomo di nome Henri. Dopo aver instaurato una relazione sentimentale con lui, scopre con stupore che Henri è il vicepresidente e il figlio del proprietario della stessa azienda che la sua società sta cercando di acquisire.
Questo crea tensioni tra lei e Henri, complicando ulteriormente la loro relazione. Divisa tra le esigenze della sua carriera e i sentimenti del suo cuore, Sydney deve imparare a trovare un equilibrio tra le due cose e, forse, a trovare il vero amore. Diretto da Mark Steven Johnson, questo film romantico-comico-drammatico affronta in modo toccante i temi dell’amore, della lealtà, della famiglia e della cultura aziendale.
Champagne Problems descrive lo scontro tra amore e interessi aziendali
Sebbene Champagne Problems sia una storia di fantasia, parla di esperienze umane emotive. Scritto dal regista sopra citato, esplora l’idea che gli interessi aziendali possano ostacolare lo sviluppo di relazioni umane autentiche. Il percorso di Sydney nel film riflette il tipo di sacrifici necessari per mantenere in funzione la macchina aziendale. L’elemento dell’amore è il tema centrale del film. La relazione romantica tra Sydney e Henri porta a complicazioni nella loro vita personale e professionale. Scegliere tra l’amore e le prospettive di carriera è una decisione delicata e difficile. La narrazione sviluppa i personaggi di Sydney e Henri per creare una storia d’amore complessa. Sebbene i personaggi siano fittizi, le loro vicende sono basate sulla realtà delle relazioni romantiche nel mondo moderno.
La narrazione commenta anche il funzionamento interno delle aziende, in particolare per quanto riguarda l’acquisizione di piccole imprese. Lo scontro tra le grandi aziende e le piccole imprese porta al caos e a difficoltà economiche per queste ultime. Henri e Sydney sono due personaggi che non solo portano avanti la narrazione in modo divertente, ma aggiungono anche autenticità alla storia. Entrambi sono ritratti come persone normali con determinate ambizioni nella vita. Il film è anche una riflessione su come l’amore a volte possa essere trovato nei luoghi più inaspettati. Il rapporto di amore-odio tra Henri e Sydney è anche una rappresentazione della volatilità dell’amore nell’era moderna. Il film esamina anche le difficoltà finanziarie affrontate dalle piccole imprese, soprattutto nell’era della globalizzazione.
Château Cassell, lo champagne francese al centro della narrazione, rappresenta le difficoltà delle imprese locali prese di mira da grandi attori stranieri con maggiori risorse finanziarie. Sebbene la narrazione si astenga dal dare giudizi morali sull’amore o sugli affari, cerca di presentare una storia realistica, onorando al contempo il genere delle “rom-com” attraverso il viaggio di Henri e Sydney. Da un lato, presenta somiglianze con serie televisive come “Succession”, mentre dall’altro ricorda film come “Before Sunrise”. In definitiva, “Champagne Problems” è una storia di fantasia sullo scontro tra amore e interessi aziendali, basata su un approccio realistico.
Il film esplora l’economia dello champagne in Francia attraverso Château Cassell
Uno degli elementi centrali di “Champagne Problems” è l’esplorazione dell’economia e della cultura dello champagne in Francia. Château Cassell (CC), sebbene sia un marchio di champagne fittizio, rappresenta le persone e la cultura che stanno dietro a questa bevanda in Francia. L’industria dello champagne è fondamentale per l’economia francese, generando il secondo surplus commerciale internazionale della Francia e il 20% del valore delle esportazioni di vini e liquori. Questo successo deriva da una piccola area di produzione, grazie ai continui investimenti e agli sforzi congiunti dei viticoltori e delle case produttrici di champagne, con queste ultime che guidano la crescita della bevanda. Château Cassell rappresenta tali case produttrici di champagne, che sono culturalmente ed economicamente rilevanti in Francia. Nel film, CC rappresenta più di un semplice champagne o denaro. Simboleggia il legame emotivo che i francesi hanno con la bevanda.
Quando CC viene presa di mira per l’acquisizione da parte del Roth Group, il proprietario, Hugo, si preoccupa più dell’eredità del suo marchio che delle questioni finanziarie. Secondo un rapporto del 2025 del The Guardian, il mercato dello champagne in Francia ha subito un duro colpo a causa del cambiamento delle abitudini e della minore felicità nel mondo. Le spedizioni sono diminuite del 10% nel 2024 e i clienti hanno preferito bevande alternative e più economiche come il prosecco. CC riflette anche queste sfide affrontate dalle persone coinvolte nel mercato dello champagne francese. Il marchio fittizio è preso di mira dal Roth Group a causa della sua vulnerabilità e della mancanza di profitti consistenti. In conclusione, “Champagne Problems” è una visione cinematografica di problemi reali, che ritrae anche una tenera storia d’amore.
Uno dei film più chiacchierati del Sundance Film Festival 2025 è stato Train Dreams, un film suggestivo che racconta la storia di un boscaiolo nel corso di molti decenni del XX secolo. Joel Edgerton interpreta Robert Grainier, un uomo semplice il cui lavoro lo costringe a stare lontano dalla moglie Gladys (Felicity Jones) e dalla loro giovane figlia, cosa che lo mette in difficoltà, soprattutto quando una tragedia colpisce la sua famiglia.
Scritto dai registi di Sing SingClint Bentley e Greg Kwedar e diretto da Bentley, non c’è molto altro da dire sulla trama: il film immerge invece il pubblico nelle sue emozioni. La sua semplicità potrebbe lasciare gli spettatori a chiedersi se sia basato su una storia vera o se sia pura finzione. Acquistato da Netflix e ora disponibile in streaming sulla piattaforma, ecco cosa c’è da sapere su Train Dreams e le sue origini.
Train Dreams è basato su una storia vera?
A differenza del precedente film di Bentley e Kwedar, TrainDreams non è basato su una storia vera e Robert Grainier non è un personaggio storico realmente esistito, anche se la sua storia è chiaramente ispirata a vicende reali dell’epoca dell’espansione ferroviaria nel 1900. Basandosi su un romanzo breve del 2011 di Denis Johnson, Bentley e Kwedar hanno dichiarato a Tudum di essere stati attratti dalla “qualità infinita” del libro, “che sembra così vissuta e così specifica, ma che alla fine sfida il nostro vocabolario umano”, aggiungendo che questa è la prima volta che hanno adattato un’opera di finzione per il grande schermo.
Cosa leggere dopo
Johnson, che non ha rilasciato molte interviste prima della sua morte nel 2017, ha dichiarato al LA Times nel 2014: “Come narratore sono attratto da situazioni realistiche e contemporanee e da personaggi coinvolti in pericoli e caos”. Anche se Robert non è un personaggio contemporaneo, è difficile negare la realtà delle circostanze della sua vita e il pericolo e il caos del mondo in crescita che la sua storia trasmette.
L’espansione delle ferrovie americane conobbe un boom nel 1900, dopo la guerra civile, impiegando migliaia di lavoratori come Robert per costruire binari ferroviari che collegassero le numerose popolazioni rurali delle zone agricole alle grandi città. Secondo l’Università dell’Iowa, “quell’epoca fu anche caratterizzata da una rapida industrializzazione e innovazione tecnologica”, poiché la ferrovia impose il potenziamento di locomotive, vagoni merci, freni e calibri. Portò anche alla “creazione di quattro fusi orari standard in tutto il Paese, consentendo ai treni di circolare in orario, all’aumento dell’uso di binari in acciaio e alla costruzione di ponti sui fiumi principali”.
Train Dreams è un adattamento fedele del romanzo breve?
La sceneggiatura di Bentley e Kwedar segue abbastanza fedelmente l’opera di Johnson, che racchiude molte storie in 116 pagine. “È un libro davvero sottile, eppure copre un’intera vita e un periodo storico molto specifico”, ha detto Bentley a Tudum. “È un libro strutturato attorno ai ricordi, ed è un po’ dispersivo. Cercare di mantenere lo spirito del libro e inserirlo in una struttura che potesse funzionare in un film senza perdere gli aspetti e le qualità che lo rendono davvero affascinante e speciale, come la sua vaghezza e la sua stranezza, è stata una sfida, ma anche una grande emozione”. Seguendo il punto di vista limitato in terza persona del libro, il film utilizza anche la narrazione per dare struttura al viaggio di Robert.
Tuttavia, il film ha apportato alcune piccole modifiche. Nel romanzo, Robert si unisce ai suoi compagni di lavoro bianchi nel tentativo di gettare un lavoratore cinese da un ponte dopo che questi è stato accusato di furto; Robert inizia a vedere l’uomo ovunque, pensando di essere stato maledetto. Nel film, Robert non è coinvolto nel tentato omicidio, ma è tormentato dalla sua inazione, che si manifesta nella visione dell’uomo cinese. Molto tempo dopo che la sua famiglia se n’è andata, il libro descrive le sue allucinazioni di sua figlia come una “ragazza lupo”, mentre il film la rende visivamente plausibile come sua figlia, anche se altrettanto immaginaria.
Bentley ha detto a Tudum che, sebbene lui e Kwedar volessero rimanere fedeli al libro di Johnson, hanno anche lasciato che la sceneggiatura andasse dove doveva andare. “È stata una costante ricerca per trovare quell’equilibrio. Ho letto il libro cinque o sei volte, cercando davvero di interiorizzarlo, e poi l’ho lasciato da parte per lasciare che la sceneggiatura si evolvesse nella storia che volevo raccontare”.
Train Dreams è rappresentativo della vita reale dei boscaioli?
Per gentile concessione di Netflix.
I resoconti storici dei boscaioli reali del XX secolo descrivono il loro lavoro come brutale. “Le squadre di costruzione delle ferrovie non solo erano soggette a condizioni climatiche estreme, ma dovevano anche posare i binari attraverso molte caratteristiche geografiche naturali, tra cui fiumi, canyon, montagne e deserti”, secondo la Library of Congress, che descrive una scena simile a quella di Train Dreams. “Come altre grandi opportunità economiche in una nazione in espansione, i campi di costruzione delle ferrovie attiravano personaggi di ogni tipo, quasi tutti alla ricerca di modi per ottenere un rapido profitto, legale o illegale. La vita nei campi era spesso molto dura e difficile“.
Bentley e Kwedar hanno trascorso del tempo nel Pacifico nord-occidentale per familiarizzare con l’ambientazione del film e rendere omaggio alla storia scritta da Johnson. ”Cerchiamo di approfondire le nostre ricerche per tutto ciò che facciamo, e questo film non ha fatto eccezione, ma è difficile fare ricerche su qualcosa che riguarda un’epoca passata”, ha detto Bentley a Tudum. “Durante la stesura della sceneggiatura siamo andati nella zona in cui viveva Denis Johnson e dove è ambientata la storia, e abbiamo soggiornato in una baita lungo il fiume dove avrebbe vissuto Grainier. Abbiamo incontrato dei boscaioli della zona e persone i cui genitori e nonni erano stati boscaioli. Volevo assicurarmi che fossimo completamente fedeli allo spirito del libro scritto da Denis, ma anche che l’adattamento prendesse la sua strada per diventare il film che doveva essere”.
Il finale di Train Dreams racconta di come Robert (Joel Edgerton) abbia compreso il suo posto nella vita. Robert era orfano o era stato abbandonato dai genitori ed era stato mandato a Fry, nell’Idaho. Da bambino, era stato testimone di molti eventi: un uomo in fin di vita, un vitello a due teste (probabilmente un riferimento alla famosa poesia di Laura Gilpin) e il razzismo nei confronti dei cinesi. Da adolescente, aveva smesso di andare a scuola ed era diventato un boscaiolo. Una volta diventato adulto, incontrò Gladys (Felicity Jones). Si sposarono e ebbero una figlia di nome Kate. Dato che Robert doveva stare lontano durante la stagione del taglio degli alberi, sentiva di perdersi la crescita di Kate.
Quindi, quando era a casa, trascorreva ogni minuto della sua vita chiacchierando con Gladys, aiutandola nelle faccende quotidiane e prendendosi cura di Kate. Entrò in una sorta di ritmo che gli permetteva di trovare un equilibrio tra la sua vita professionale e quella personale. Tuttavia, fu allora che si verificò una tragedia: un incendio boschivo presumibilmente uccise Gladys e Kate. Dico “presumibilmente” perché i loro corpi non furono mai ritrovati. Quell’incidente lasciò Robert completamente alla deriva, che si trasformò in un eremita, incapace di comprendere lo scopo della sua esistenza. Ora cercherò di capire cosa abbia capito esattamente Robert durante gli ultimi anni della sua vita e quale fosse il senso del suo viaggio. Quindi, vi prego, abbiate pazienza.
Punizione karmica
Mentre costruiva una ferrovia, Robert vide un immigrato cinese che veniva gettato nel vuoto e moriva. Cercò di scoprire cosa avesse fatto quell’uomo, ma non ottenne alcuna risposta. Tutti andarono avanti e definirono la ferrovia un grande successo. Ma la morte di quell’individuo continuò a tormentarlo. Alla fine, quando la famiglia di Robert fu apparentemente ridotta in cenere da quell’incendio boschivo, il fantasma di quell’uomo gli apparve e Robert gli disse che ciò che sua moglie e sua figlia avevano dovuto affrontare era troppo e che non se lo meritavano affatto. Cosa significava esattamente? Il narratore non disse nulla. Quindi, dopo essermi scervellato, giunsi alla conclusione che questa fosse l’ammissione di colpa di Robert. Immagino che sentisse che, poiché non aveva fatto nulla per impedire a quei bianchi razzisti di uccidere l’uomo cinese, aveva ricevuto una dose di punizione karmica. Solo che sua moglie e sua figlia avevano avuto la peggio, mentre Robert doveva affrontare la loro perdita. Se lo stato perpetuo di lutto per i propri cari è peggiore della morte, allora è stato Robert a subire le conseguenze.
In ogni caso, questo dimostrava che, idealmente, nessuna cattiva azione rimane impunita e sì, essere uno spettatore silenzioso quando si verificano atti di violenza razzista è grave quanto commettere tali atti. Solo perché non stai gettando le persone alla morte non significa che sei innocente. Il silenzio è complicità, ed è proprio quel silenzio che permette al fascismo e al bigottismo di prosperare. Se pensi di essere un cittadino onesto che si oppone al razzismo, devi farlo sapere a tutti; scuotere silenziosamente la testa e prendere mentalmente nota che sei contrario a tali atrocità non sarà mai abbastanza. Questo significa che meriti di perdere la tua famiglia in un incendio boschivo? No, suppongo che sia troppo. Tuttavia, se pensi che il modo in cui Robert stava vivendo la sua vita, lavorando sodo e occupandosi dei fatti suoi, fosse il modo corretto di vivere, allora ti sbagli. Non importa quanto ti isoli dalle complessità della vita, essa troverà comunque il modo di arrivare alla tua porta. Se scegli di ignorarle, ci saranno delle conseguenze. Se scegli di affrontarle, ci saranno conseguenze anche in quel caso, ma almeno saprai di aver cercato attivamente di cambiare le cose in meglio.
L’esistenza è raramente futile
Dopo la morte di Gladys e Kate, Robert trascorse la maggior parte del suo tempo nel luogo dove un tempo sorgeva la sua casa. Ricevette la visita di Ignatius, un negoziante del paese che era anche suo amico. Una famiglia di cani venne a vivere con lui e lui si prese cura di loro fino a quando non furono pronti a intraprendere il proprio viaggio senza l’aiuto di Robert. Quell’episodio lo motivò a ricostruire la sua casa per onorare la memoria di Gladys e Kate. Cercò di tornare al lavoro di boscaiolo, ma i progressi tecnologici e l’arrivo di boscaioli più giovani di lui lo resero obsoleto. Tuttavia, non si arrese e divenne una sorta di tassista che trasportava le persone da una parte all’altra della città. Fu così che conobbe Claire, una dipendente dei servizi forestali, che gli insegnò che anche se l’esistenza di una persona può sembrare futile, non è sempre così, perché nella vita tutto è collegato. In sostanza, gli disse che anche se una persona può pensare di essere irrilevante nel quadro più ampio dipinto dal fato o dal destino, dovrebbe sapere che è importante. E, sì, questo è vero in una certa misura. Robert ha trascorso la fase peggiore della sua depressione da solo perché pensava di non avere nessuno nella sua vita con cui condividere il suo dolore.
In questo modo, Robert aveva ignorato il fatto che Ignatius lo considerava un amico. Anche se non vediamo Ignatius affrontare alcun tipo di discriminazione, è praticamente impossibile che non abbia incontrato un solo razzista durante il suo periodo di lavoro nel negozio. Nel frattempo, Robert era gentile con lui, trattandolo come un essere umano. Pertanto, quando è arrivato il momento, Ignatius ha ricambiato il favore stando al fianco di Robert quando questi ha toccato il fondo. Questo ha cementato il loro legame e probabilmente ha motivato entrambi a continuare con le loro vite invece di lasciarsi abbattere dalle atrocità che accadevano intorno a loro. Per quanto riguarda i cani, anche se Robert non è riuscito a salvare una madre e il suo cucciolo da un incendio, ha salvato un’altra madre e i suoi cuccioli dalla morte per fame o ipotermia. Infine, per quanto riguarda le donne che ha trasportato attraverso quella foresta, l’atmosfera di conforto e sicurezza che ha creato facendo il minimo indispensabile per non comportarsi da pervertito (come tutti gli altri uomini) ha probabilmente rafforzato la loro fiducia nella vita. Quindi, sì, anche se Robert si considerava solo un fantasma nelle foreste dell’Idaho, la sua presenza silenziosa era importante per molte persone.
Robert non si è riunito con sua figlia
Nel finale di Train Dreams, Robert trova una ragazza gravemente ferita ed esausta nel bosco. Suppone che sia sua figlia Kate, che non vede da tempo, e la porta a casa. Si accorge che ha una gamba rotta. Così, la sistemò come meglio poté e si prese cura di lei. Il giorno seguente, lei era scomparsa. Per il decennio successivo, Robert continuò ad aspettare che la ragazza tornasse, ma lei non tornò mai. Quando capì che la ragazza se n’era andata per sempre, Robert iniziò a visitare la città. Vide Neil Armstrong andare sulla Luna. Guardò uno spettacolo con un ragazzo vestito da lupo mannaro, che lo commosse e lo fece piangere. Fece un giro in aereo. E poi, alla fine, si ritirò nella sua capanna, dove morì serenamente. Ora, non credo che quella ragazza fosse la figlia di Robert. Forse era solo una ragazza che era stata inseguita da qualcuno o che si era persa nella foresta e, per puro caso, si era imbattuta in Robert, che l’aveva aiutata. Detto questo, il fatto che la ragazza sia scomparsa il giorno dopo, con quella gamba fratturata, mi fa pensare che l’incidente fosse frutto dell’immaginazione di Robert. Lui aveva sempre sogni molto vividi. Aveva avuto un’allucinazione nel momento in cui Gladys e Kate erano morte in quell’incendio.
Quindi, è molto probabile che la ragazza salvata da Robert fosse solo un pio desiderio. Ma se ha trascorso gli anni successivi all’incontro con quella ragazza, o pensando di aver incontrato una ragazza, semplicemente aspettando, questo non significa che il messaggio di Claire non lo abbia motivato a continuare ad essere un’influenza positiva nella vita di tutti? Beh, solo perché non lo abbiamo visto guidare silenziosamente le persone attraverso la foresta, venire in aiuto di animali smarriti o trascorrere del tempo con Ignatius, non significa che non abbia fatto nulla di tutto ciò. Probabilmente, ha seguito gli insegnamenti di Claire fuori dallo schermo mentre aspettava sua figlia sullo schermo, e quando ha capito che stava per arrivare alla fine, ha scelto di provare alcuni dei semplici piaceri della vita. Non so perché abbia pianto per il ragazzo lupo; forse il fatto che la gente considerasse un ragazzo con troppi peli sul viso un abominio era troppo crudele per lui da sopportare. Per quanto riguarda lo sbarco sulla luna e il viaggio in aereo, suppongo che questo lo abbia aiutato a capire che in un’epoca in cui gli esseri umani stavano progredendo in modo così aggressivo, almeno lui non ha frenato nessuno con il suo bigottismo. Ha affrontato le avversità, le ha superate e ha vissuto una vita piena senza contribuire alla regressione che stava avvenendo a livello nazionale. Sai una cosa? Considerando quanto vanno male le cose, accetterò persone come Robert che stanno in disparte quando si tratta di questioni politiche, pagano per i propri errori in un modo o nell’altro e non diventano assassini di massa o qualcosa del genere per vendicarsi del mondo. Ma questo è solo il mio parere. Se hai un’altra opinione su quel finale, sentiti libero di condividerla nella sezione commenti qui sotto.
La Universal Pictures e il regista Jon M. Chu hanno diviso l’adattamento cinematografico del musical di successo di Broadway in due film, Wicked e Wicked 2. Entrambi sono ormai usciti, portando un senso di definitività alla storia di Elphaba (Cynthia Erivo) e Glinda (Ariana Grande). Ma è davvero la fine, o potrebbe esserci un Wicked 3?
Non c’è mai stato un seguito alla storia raccontata nel musical, ma i libri di Gregory Maguire, che hanno ispirato lo spettacolo teatrale, vanno oltre il punto in cui Wicked – Parte 3 finisce. Il finale non prepara direttamente Wicked 3, ma non chiude nemmeno la porta a un suo possibile realizzo. Ecco cosa sappiamo sulla possibilità di un terzo film.
Wicked 3 non è stato annunciato ufficialmente
Al momento della stesura di questo articolo, Wicked 3 non è ufficialmente in lavorazione. La Universal non ha segnalato pubblicamente che un terzo film è in lavorazione, coinvolgendo sceneggiatori o produttori per svilupparlo.
Lo studio sa dal 2022 che un adattamento cinematografico del musical avrebbe bisogno di due parti per essere realizzato correttamente. Nonostante abbiano avuto molto tempo per sviluppare i primi due film, la Universal e Chu non hanno messo il carro davanti ai buoi annunciando un terzo film prima che il pubblico lo richiedesse.
Quindi, anche se Wicked 3 non è stato confermato, c’è ancora la possibilità che venga realizzato un altro film. La Universal ha già registrato un incasso record con Wicked, che ha incassato 758 milioni di dollari in tutto il mondo. Le previsioni al botteghino per Wicked – Parte 2 sono ancora più promettenti.
Con l’enorme incasso totale che questo franchise otterrà dopo due film, lo studio vorrà probabilmente trovare il modo di offrire al pubblico altri film in questo universo. Se riusciranno a farlo senza dare l’impressione di voler solo incassare, questo sequel potrebbe diventare realtà. Anche la volontà dei creativi e degli attori principali di tornare potrebbe essere un fattore determinante.
Cosa hanno detto il cast e la troupe di Wicked sulla realizzazione di Wicked 3
Sebbene la popolarità del musical Wicked abbia permesso a innumerevoli artisti di interpretare questi personaggi, questa storia ora appartiene all’Elphaba di Erivo, alla Glinda di Grande e al Fiyero di Jonathan Bailey su scala teatrale globale. Il loro ritorno, insieme al regista Chu e al paroliere/compositore originale Stephen Schwartz, può determinare il successo o il fallimento di un terzo film.
Tra i membri del cast, Grande ha fornito il più grande indizio sul suo ritorno nei panni di Glinda per Wicked 3. Durante una sessione di domande e risposte nel tour promozionale di Wicked: For Good, l’attrice ha detto: “Non credo che nessuno andrà da nessuna parte”.
Quando le è stato chiesto se questa fosse una conferma della realizzazione di un terzo film, ha risposto: “No, no, non lo so”, prima di parlare della ‘pace’ che è arrivata con l’uscita del secondo film. Il suo commento non era inteso come un’anticipazione di Wicked 3, come ha poi chiarito: “Non stiamo dicendo addio a nulla. Questi personaggi rimarranno per sempre nei nostri cuori”.
Tuttavia, aggiungendo: “Mi mancherà questo lavoro in particolare”, Grande ha lasciato intendere che sarebbe più che disposta a tornare per un terzo capitolo.
Erivo e Bailey non hanno commentato la possibilità di realizzare un altro film. L’attore di Pfannee Bowen Yang ha risposto alla domanda sul potenziale di Wicked 3, rendendo chiara la sua posizione: “Penso che ci fermeremo qui”.
È interessante notare che Chu non ha chiuso la porta alla possibilità che Wicked 3 venga realizzato, forse suggerendo addirittura che ci siano già delle discussioni in corso: “Di cosa si tratta? Sapete, al momento ci sono molte idee in ballo… Vedremo. Godiamoci prima questo viaggio”.
Il regista ha lasciato intendere che qualsiasi decisione sullo stato del terzo capitolo potrebbe attendere fino a quando non si saranno calmate le acque dopo l’uscita di Wicked: For Good. Ciò avrebbe senso, in quanto darebbe alla Universal la possibilità di valutare appieno il successo al botteghino del film, concederebbe agli attori un po’ di riposo ed eviterebbe tutta la pressione mediatica sul film che ruota attorno a ciò che potrebbe contenere il prossimo film.
Quale potrebbe essere la trama di Wicked 3
Sebbene ci siano altri materiali di riferimento nei romanzi di Maguire che Wicked 3 potrebbe adattare, un adattamento veramente fedele a uno qualsiasi di essi sarebbe molto difficile. Il musical ha modificato il libro in diversi punti chiave, mentre i film sono rimasti più fedeli alla storia raccontata nel fenomeno di Broadway.
Il sequel del libro di Maguire è Son of a Witch, che ruota attorno a Liir, il figlio di Elphaba e Fiyero, mentre naviga nel mondo di Oz negli anni successivi alla morte di sua madre. Il libro vede anche il ritorno di Glinda, che non è più la sovrana di Oz, e dello Spaventapasseri, che nel romanzo non è Fiyero.
Il finale di Wicked: For Good permette un adattamento libero di Son of a Witch. Elphaba e Fiyero consumano la loro relazione nel sequel, quindi lei potrebbe essere incinta di Liir alla fine. Sarebbe sorprendente che un terzo film avvenisse senza Elphaba, quindi il film avrebbe la libertà di creare una storia completamente nuova per lei.
In questo senso, c’è anche la possibilità che la storia di Wicked 3 possa essere qualcosa di totalmente nuovo. Chu potrebbe collaborare con Schwartz per creare il prossimo capitolo di una storia che non è mai stata raccontata nei più di 20 anni trascorsi dalla prima rappresentazione originale a Broadway. Sicuramente il paroliere originale ha qualche idea su cosa succederà a Elphaba e Glinda in futuro.
Grazie al finale aperto di Wicked: For Good, ci sono molti percorsi diversi che la storia di Wicked 3 potrebbe prendere. Capire quale sia il migliore sarà necessario solo se la Universal deciderà ufficialmente di andare avanti con un altro capitolo.
Wicked: Parte 2 contiene due nuove canzoni, ma come si collocano rispetto al resto della colonna sonora? I due film Wicked portano il musical teatrale Wicked sul grande schermo, adattandolo fedelmente e ampliandolo in alcuni aspetti per giustificare la trasposizione in due film separati.
Una delle prospettive intriganti di Wicked: Parte 2 è l’inclusione di nuove canzoni, pensate per arricchire le emozioni di Elphaba e Glinda in nuovi assoli. Questo getta anche le basi per potenziali nomination agli Oscar per la migliore canzone originale. Ora che il film è uscito, vale la pena confrontare le nuove canzoni con il musical classico e determinare come si collocano rispetto ad esso.
Quali sono le nuove canzoni di Wicked: For Good?
Wicked: Parte 2 presenta due nuove canzoni del compositore Stephen Schwartz, ma nessuna delle due riesce a eguagliare i livelli del resto del musical. “No Place Like Home” e “The Girl in the Bubble” sono entrambe nuovi brani solisti rispettivamente per Elphaba e Glina, che danno a ciascun personaggio un assolo tra gli altri duetti più importanti del musical.
Contribuiscono ad ampliare la trama del secondo atto di Wicked e allungano la durata di Wicked: For Good. “No Place Like Home” viene eseguita abbastanza presto nel film, con Elphaba che fa del suo meglio per convincere gli animali in fuga che non è necessario abbandonare Oz.
“The Girl in the Bubble” arriva più avanti nel film, quando Glinda si rende conto della gravità della sua situazione e riflette su come è diventata una pedina del Mago e di Madame Morrible. Entrambi i brani sono assoli delle due protagoniste femminili del film, dando a Cynthia Erivo e Ariana Grande l’opportunità di mostrare il loro talento in brani unici.
Perché le nuove canzoni di Wicked: For Good sembrano poco brillanti
Sia “No Place Like Home” che “The Girl in the Bubble” godono di un certo prestigio, grazie al ritorno del compositore originale di Wicked, Stephen Schwartz, che ha scritto entrambi i brani. Questo ha senso per il film, poiché permette a Wicked: For Good di essere candidato nella categoria Miglior Canzone Originale agli Academy Awards.
Inoltre, beneficiano delle interpretazioni di Erivo e Grande, poiché le due sono giustamente celebrate per le loro interpretazioni dei leggendari ruoli di Broadway. Nonostante tutti i difetti di Wicked: For Good, nessuno di essi può essere attribuito alle due star. Al contrario, i problemi del film derivano in gran parte dall’approccio gonfiato al materiale originale.
Per giustificare la durata, ci sono molti riempitivi inutili che riducono il film di solo mezz’ora rispetto alla durata totale del musical originale. “No Place Like Home” e “The Girl in the Bubble” non aiutano la durata, poiché entrambe le canzoni hanno lunghe sezioni dedicate nel film. Tuttavia, entrambe le canzoni sembrano anche inutili per la narrazione complessiva.
Sebbene sia bello vedere Elphaba cercare di reclutare il regno animale e Grande offrire una performance emozionante di una giovane donna che si rende conto di quanto fosse sbagliata la sua lealtà, entrambi questi momenti sono già stati consolidati in altre parti del film. Di conseguenza, questi momenti rallentano il ritmo e contribuiscono alla durata eccessiva del film.
Questo non sarebbe un problema se entrambe le canzoni fossero state orecchiabili come “Popular”, potenti come “Defying Gravity” o emozionanti come i grandi momenti musicali di For Good come “As Long As You’re Mine”, “No Good Deed” o “For Good”. Nessuna delle due canzoni ha lo stesso tono pomposo o tocchi memorabili.
Questo perché entrambe le canzoni sono in definitiva riflessioni cupe sul personaggio che le canta, conferendo loro un tono cupo che non si abbina al tenore melodrammatico ma straziante di brani come “I’m Not That Girl”. Nessuna delle due spinge il rispettivo cantante a dare il massimo come in “No Good Deed” o ad avere lo stesso impatto emotivo di “For Good”.
Anche rispetto alle canzoni più deboli del secondo film di Wicked, canzoni come “Wonderful” hanno un brio visivo e una vivacità colorata che le fanno risaltare. Al contrario, “The Girl in the Bubble” segue semplicemente Glinda mentre cammina nel suo appartamento, mentre “No Place Like Home” è Elphaba che parla ad animali in CGI che sembrano senza peso rispetto a lei.
È un peccato, perché la prospettiva di avere nuove canzoni per Wicked era uno degli elementi più entusiasmanti del film prima dell’uscita. Anche se nessuna delle due è decisamente brutta e i rispettivi interpreti le eseguono bene, semplicemente non hanno la stessa energia memorabile o lo stesso potere straziante degli altri grandi momenti musicali di Wicked.
Di conseguenza, né “No Place Like Home” né “The Girl in the Bubble” spiccano davvero, a parte la novità di essere brani inediti. Ripetono elementi del film che sono meglio valorizzati altrove e contribuiscono poco a migliorare la narrazione complessiva.
Sebbene non sarebbe sorprendente vedere Wicked: For Good ottenere una o due nomination agli Oscar per i brani, data la grande popolarità del musical, nessuno dei due brani sembra avere la possibilità di distinguersi tra gli altri probabili candidati o anche solo tra le altre canzoni che compaiono nei due film di Wicked.
Elphaba ha una canzone completamente nuova per Wicked – Parte 2, interpretata da Cynthia Erivo con il titolo “No Place Like Home”. Presente all’inizio del sequel, la prima delle due canzoni originali riassume le motivazioni della Malvagia Strega dell’Ovest di fronte a tanto odio e menzogne.
Prendendo il titolo direttamente dalla frase iconica di Dorothy in Il mago di Oz, l’assolo di Elphaba si svolge sulla strada di mattoni gialli dopo che lei scopre un gruppo di animali in fuga verso il luogo oltre Oz. Circondata dagli animali che ha giurato di aiutare, tra cui Dulcibear, con cui si ricongiunge, la strega dalla pelle verde intona una nuova canzone sul perché sta combattendo per salvare Oz.
Vale la pena conoscere il testo di “No Place Like Home” per comprendere meglio la nuova canzone di Elphaba e per poterla cantare più facilmente insieme alla colonna sonora di Wicked: For Good.
Testo originale di No Place Like Home
Scritta da Stephen Schwartz, “No Place Like Home” è un assolo di Elphaba, poiché è l’unica a cantare, mentre lei e Dulcibear hanno brevi parti parlate nel film che sono state rimosse dalla colonna sonora. Il testo è riportato di seguito:
[ELPHABA]
Why do I love this place
That’s never loved me
A place that seems to be devolving
And even wanting to
But Oz is more than just a place
It’s a promise, an idea
And I want to help make it come true
Why should a land have so much meaning
When dark times befall it?
It’s only land, made of dirt and rock and loam
It’s just a place that’s familiar
And home’s just what we call it
But there’s no place like home
Don’t we all know
There’s no place like home?
When you feel you can’t fight anymore
Just tell yourself
There’s no place like home
When you feel it’s not worth fighting for
Compel yourself because
Because there’s no place like home
When you want to leave
Discouraged and resigned
That’s what they want you to do
But think how you’ll grieve
For all you’ll leave behind
Oz belongs to you too
Those who would take it from you
Spout a lie to sell yourself
You go their way or go
It’s them who you’ll be defeating
If we keep on repeating
There’s no place like home
There’s no place like home
There’s no place like home
If we just keep fighting for it
We will win back and restore it
There’s no place like home
Testo tradotto di No Place Like Home
[ELPHABA]
Perché amo questo posto che non ha mai amato me? Un posto che sembra regredire e persino volerlo fare. Ma Oz è più di un semplice luogo: è una promessa, un’idea, e io voglio aiutare a realizzarla davvero.
Perché una terra dovrebbe avere così tanto significato quando tempi oscuri la colpiscono? È solo terra, fatta di fango, roccia e suolo. È solo un posto familiare, e casa è solo il nome che gli diamo. Ma non c’è posto come casa, lo sappiamo tutti, non c’è posto come casa.
Quando senti di non avere più la forza di lottare, dì a te stessa: non c’è posto come casa. Quando senti che non vale la pena combattere, costringiti a farlo, perché… perché non c’è posto come casa.
Quando vuoi andartene, scoraggiata e rassegnata, è proprio ciò che loro vogliono che tu faccia. Ma pensa a quanto soffrirai per tutto ciò che lascerai indietro. Anche Oz appartiene a te.
Coloro che vogliono portartela via ti vendono bugie per farti cadere, dicendoti che devi seguire la loro strada o andartene. Ma in realtà sono loro ad essere sconfitti se continuiamo a ripetere:
Non c’è posto come casa. Non c’è posto come casa. Non c’è posto come casa.
Se continuiamo a lottare per lei, la riconquisteremo e la risaneremo. Non c’è posto come casa.
Il significato di “No Place Like Home”
A prima vista, “No Place Like Home” è la dichiarazione di Elphaba sul perché vale la pena lottare per Oz. Lei cerca di ottenere il sostegno degli animali attraverso un messaggio di speranza e perseveranza. Questa terra potrebbe non essere più accogliente per la strega e i suoi amici animali, ma è ancora il luogo che hanno sempre chiamato casa.
Elphaba usa la canzone per spiegare che non possono lasciare che Oz continui a trasformarsi in qualcosa che non dovrebbe essere. La terra ha bisogno di essere salvata e lei vuole aiutare, anche se nessuno la capisce durante questo processo. È disposta a opporsi alle forze oppressive che controllano la sua casa per un domani migliore.
Erivo ha parlato del significato della sua canzone, allineandosi a questa interpretazione. Ha spiegato che è qui che inizia davvero il prossimo capitolo della storia di Elphaba, quando scopre il vero scopo che guida le sue azioni.
Deve chiedersi perché vuole continuare a salvare Oz, o a salvare gli animali che vi vivono, anche se questo luogo non la vuole necessariamente. È una scoperta del motivo per cui può continuare. È qui che inizia la storia per lei.
Questa canzone e il tema della ricerca e della lotta per la propria casa sono fondamentali per la storia. L’intero film ruota attorno a Elphaba e Glinda che accettano il loro posto nel mondo e la loro appartenenza a Oz. Questo aiuta a plasmare le decisioni che prendono fino alla fine di Wicked – Parte 2.
Quindi, anche se “No Place Like Home” arriva abbastanza presto nel film, è un’aggiunta fondamentale a Wicked: For Good e un’altra grande dimostrazione del talento di Erivo.
Poltergeist – Demoniache presenze (1982) si colloca in un periodo d’oro per il cinema horror americano, quando il genere stava vivendo una rinascita grazie a film come Shining(1980) e La cosa (1980). Il film, prodotto da Steven Spielberge diretto da Tobe Hooper, mescola elementi soprannaturali con l’horror domestico, portando le paure dell’ordinario a confrontarsi con forze ultraterrene. La sua uscita consolidò la formula della “famiglia minacciata da presenze invisibili”, contribuendo a ridefinire l’horror mainstream degli anni Ottanta.
Per Tobe Hooper, già noto per Non aprite quella porta (1974), Poltergeist – Demoniache presenze rappresenta un momento di svolta nella sua carriera, segnando il passaggio dall’horror splatter più crudo a un approccio più narrativo e spettacolare, caratterizzato da effetti visivi innovativi e da una tensione crescente. Spielberg, in qualità di produttore e co-sceneggiatore, influenzò fortemente il tono del film, introducendo elementi di famiglia americana e di meraviglia cinematografica, fondendo così suspense e sentimenti familiari con l’orrore soprannaturale.
Il genere di Poltergeist – Demoniache presenze combina dunque horror soprannaturale, thriller e dramma familiare, esplorando temi come la fragilità domestica, l’invasione dello spazio privato e la lotta tra bene e male. Rispetto ad altri film dello stesso periodo, come Entity (1982) o Changeling (1980), si distingue per la spettacolarità degli effetti speciali e per la presenza di una sceneggiatura più orientata al grande pubblico. Nel resto dell’articolo, si proporrà un’analisi dettagliata del finale e del modo in cui risolve il conflitto tra i protagonisti e le forze ultraterrene.
Steve Freeling è un agente immobiliare di successo che vive con la moglie Diane e i loro tre figli: l’adolescente Dana e i piccoli Robbie e Carol Anne. Una notte Carol Anne si alza nel sonno e comincia a parlare con la televisione accesa ma priva di segnale. Quando i genitori la trovano, la bambina con aria serena annuncia: “Sono arrivati!“. Da quel momento una serie di strani fenomeni sconvolge la tranquilla esistenza della famiglia Freeling. Inspiegabilmente i mobili si muovono, le posate si piegano, i bicchieri si rompono e al centro della cucina c’è un’area del pavimento che attira qualsiasi cosa.
Una notte, durante l’ennesima manifestazione paranormale, Carol Ann viene risucchiata da un vortice luminoso che si sprigiona dall’armadio della sua camera da letto e scompare nel nulla. Il resto della famiglia la cerca in tutta la casa fino a quando Robbie sente la voce di lei arrivare dal televisore sintonizzato su un canale vuoto. A quel punto, Steve chiederà aiuto a un piccolo gruppo di parapsicologi dell’Università della California, composto dalla dottoressa Lesh e dai suoi assistenti Ryan e Marty. Insieme anche alla medium Tangina Barrons, dovranno capire cosa sta accadendo e come riportare indietro Carol Anne.
La spiegazione del finale del film
Nel terzo atto di Poltergeist – Demoniache presenze, la tensione raggiunge l’apice quando Diane, guidata da Tangina, entra nella dimensione parallela attraverso il portal nel guardaroba dei bambini per salvare Carol Anne. Il piano di salvataggio è complesso: Diane è assicurata a una corda che attraversa il portale, consentendole di raggiungere la figlia intrappolata da presenze ostili e dalla forza demoniaca nota come “the Beast”. Dopo aver recuperato Carol Anne, entrambe emergono attraverso il soffitto del soggiorno, coperte di ectoplasma, mentre Tangina dichiara la casa “pulita” dal punto di vista soprannaturale, segnando la fine del conflitto principale tra famiglia e spiriti.
Subito dopo, la famiglia affronta un’ulteriore escalation: mentre stanno per lasciare la casa, “the Beast” riemerge con violenza, tentando di trascinare Diane e i bambini nella sua dimensione. La sequenza si svolge nel cortile in condizioni estreme, con Diane che cade in una piscina allagata e incontra scheletri che emergono dal terreno, simbolo della presenza storica dei defunti sepolti sotto la comunità di Cuesta Verde. Nonostante il terrore e la minaccia costante, Diane riesce a salvare i figli, mentre Steve e il resto della famiglia arrivano giusto in tempo per completare la fuga, seguita dalla distruzione della casa e della porta dimensionale.
Questo finale mostra la risoluzione della vicenda principale attraverso un atto di coraggio materno e collaborazione familiare. L’intervento di Tangina e il ruolo attivo di Diane evidenziano come la combinazione di coraggio, fiducia e strategia consenta di affrontare forze incomprensibili. La sconfitta di “the Beast” e il recupero di Carol Anne chiudono l’arco narrativo dei figli in pericolo, completando la tensione costruita lungo tutto il film. La dimensione soprannaturale viene così dominata dalla determinazione umana e dall’empatia.
In termini tematici, il finale porta a compimento il tema della vulnerabilità e della protezione familiare, centrale nel film. La casa, simbolo di sicurezza domestica, diventa il luogo della minaccia e del confronto con l’ignoto, mentre Carol Anne rappresenta l’innocenza esposta al male. L’intervento degli adulti, in particolare Diane e Tangina, enfatizza la responsabilità collettiva e l’importanza del coraggio. Il film suggerisce inoltre che la conoscenza e il rispetto per il passato – qui rappresentato dalle tombe e dai defunti – sono necessari per ristabilire l’ordine e superare le minacce soprannaturali.
Il messaggio finale che Poltergeist – Demoniache presenze lascia agli spettatori è duplice: da un lato, l’importanza della coesione familiare e della protezione reciproca; dall’altro, il riconoscimento dei limiti dell’uomo di fronte all’ignoto, ma anche la capacità di affrontarlo con coraggio, intelligenza e solidarietà. La fuga della famiglia e la distruzione della casa simboleggiano la liberazione dalle presenze ostili e la necessità di lasciare alle spalle ciò che è corrotto o pericoloso. La rimozione del televisore finale enfatizza la chiusura di un capitolo traumatico e l’inizio di una nuova fase di sicurezza e normalità.
Unstoppable – Fuori controllo (qui la recensione) segna un capitolo ad alta tensione nella filmografia di Tony Scott, regista noto per il suo stile visivo dinamico e l’abilità nel creare thriller adrenalinici come Man on fire o Dejà vù. Il film mette in scena Denzel Washington nei panni del macchinista veterano Frank Barnes e Chris Pine come il giovane e determinato Will Colson, affiancati da un cast di supporto che contribuisce a rendere palpabile la suspense. La regia di Scott si distingue per le riprese in movimento e la costruzione di sequenze di grande impatto visivo, tipiche del suo approccio alla narrativa action.
Il film appartiene al genere action-thriller con forti elementi drammatici, concentrandosi sulla lotta contro il tempo e sul rischio costante per la vita dei protagonisti e della popolazione circostante. La vicenda ruota infatti attorno a un treno merci fuori controllo, carico di materiali chimici altamente pericolosi, e all’impegno dei macchinisti di fermarlo prima che causi un disastro. Temi come il coraggio, la responsabilità, la collaborazione tra esperti e la gestione di situazioni di crisi sono centrali, rendendo la storia tanto emozionante quanto umana.
Pur essendo una storia adrenalinica e spettacolare, Unstoppable – Fuori controllo si ispira a eventi realmente accaduti negli Stati Uniti, rendendo il racconto ancora più coinvolgente. La vicenda del treno fuori controllo, noto come “runaway train”, ha avuto ripercussioni concrete nella vita di persone e comunità locali, e il film ne rielabora le dinamiche enfatizzando la suspense. Nel resto dell’articolo si approfondirà la storia vera che ha ispirato il film, analizzando come i fatti reali si siano svolti e quali elementi siano stati adattati per la versione cinematografica.
Unstoppable – Fuori controllo segue dunque la corsa contro il tempo di un treno merci fuori controllo lungo le linee ferroviarie della Pennsylvania. Il treno trasporta un carico di materiali chimici altamente pericolosi e, a causa di un errore tecnico, comincia a muoversi senza conducente. La minaccia crescente pone a rischio città, infrastrutture e vite umane, trasformando la situazione in un’emergenza di portata nazionale. La tensione si accumula man mano che la velocità del convoglio aumenta e le possibilità di fermarlo diminuiscono, con ogni decisione dei protagonisti che può avere conseguenze catastrofiche.
Il film si concentra principalmente sui macchinisti Frank Barnes e Will Colson, due uomini con esperienze e approcci diversi, che devono collaborare per affrontare la crisi. Mentre il treno continua la sua corsa incontrollata, i protagonisti valutano strategie e rischiano la loro vita, mettendo alla prova coraggio, abilità e capacità di reagire sotto pressione. Allo stesso tempo, le autorità ferroviarie e locali cercano di coordinarsi per contenere il pericolo e proteggere la popolazione lungo il percorso. La narrazione mantiene alta la suspense, lasciando in sospeso il modo in cui la minaccia verrà neutralizzata e come i personaggi riusciranno a salvare il treno e chiunque si trovi nelle aree a rischio.
La storia vera dietro il film
L’ispirazione per Unstoppable – Fuori controllo deriva dall’incidente CSX 8888, noto anche come “Crazy Eights”, avvenuto il 15 maggio 2001 in Ohio. Quel giorno, una locomotiva CSX numero 8888 (una EMD SD40‑2) era accoppiata a 47 vagoni, di cui due contenenti fenolo fuso, una sostanza altamente tossica. Secondo le ricostruzioni, un macchinista scese per correggere un deviatoio, credendo di aver regolato correttamente il sistema di frenatura dinamica, ma in realtà lasciò il motore in potenza. Il treno, senza controllo, si mise in moto e iniziò a percorrere i binari senza nessuno al comando per circa due ore.
Chris Pine in Unstoppable – Fuori controllo
Durante la fuga, il convoglio raggiunse una velocità di circa 84 km/h (52 mph) e attraversò oltre 100 chilometri (circa 66 miglia) attraverso il nord-ovest dell’Ohio. Nel tentativo di fermarlo, furono messi in atto diversi piani: un locomotore CSX (la #8392) fu schierato in coda al treno in corsa per agganciarlo, ma altri metodi fallirono: un deragliatore portatile non funzionò e persino la polizia sparò al pulsante di emergenza per il taglio del carburante, ma non ebbe effetto. Alla fine, la squadra riuscì a rallentare il treno utilizzando i freni dinamici.
Si riuscì così a portare la velocità a circa 18 km/h (11 mph), e un capotreno – Jon Hosfeld – saltò a bordo proprio per azionare il freno manuale e mettere in sicurezza la locomotiva. L’incidente non provocò vittime gravi, ma fu un evento clamoroso per le ferrovie americane: il treno pericoloso fu fermato, ma le ganasce dei freni della locomotiva #8888 subirono danni importanti per il calore generato durante la folle corsa. Successivamente la locomotiva fu rimessa in servizio, con modifiche tecniche, e in seguito riprogettata come SD40-3, cambiando numero di matricola.
Le conseguenze dell’evento furono molteplici: l’incidente divenne materiale di studio per la sicurezza ferroviaria e, più tardi, ispirò appunto il film Unstoppable – Fuori controllo. Il film, pur mantenendo l’anima della storia reale, apporta modifiche per aumentare il dramma e la suspense, come velocità maggiorate del treno, intensificazione della minaccia chimica e l’aggiunta di personaggi ricreati. Questo mix tra realtà e finzione rende la vicenda più cinematografica, ma rende chiaro che il cuore dell’ansia viene proprio dalla corsa reale che il treno impazzito ha compiuto sulle rotaie dell’Ohio.
Sleepers (qui la recensione), uscito nel 1996 e diretto da Barry Levinson, si basa sull’omonimo libro di Lorenzo Carcaterra, che racconta una storia definita come vera dallo stesso autore, sebbene negli anni sia stata oggetto di accesi dibattiti sulla sua autenticità. Il romanzo, che narra l’infanzia difficile di quattro ragazzi del quartiere Hell’s Kitchen e l’incubo vissuto nel riformatorio di Wilkinson, colpì Hollywood per la forza drammatica dei suoi eventi, spingendo Levinson a trasformarlo in un film corale, cupo e moralmente complesso.
La produzione riuscì a riunire un cast straordinario, composto da Brad Pitt, Jason Patric, Dustin Hoffman, Robert De Niro, Kevin Bacon e Minnie Driver, attori che diedero corpo a personaggi segnati da traumi profondi e scelte irreversibili. La presenza di interpreti così autorevoli contribuì a far emergere l’intensità emotiva della storia, mettendo in risalto sia l’innocenza violata dell’adolescenza sia il peso delle conseguenze che i protagonisti portano nell’età adulta. Il film divenne subito noto per il suo tono cupo e per l’impatto etico delle vicende mostrate.
Sleepers si colloca tra il dramma giudiziario e il crime, ma affronta temi più universali come l’abuso di potere, la perdita dell’innocenza, l’amicizia come unico rifugio e la ricerca di giustizia in un sistema profondamente corrotto. L’opera di Levinson intreccia passato e presente in un racconto di colpa, vendetta e redenzione, senza mai perdere la tensione morale che lo attraversa. Proprio per questi motivi, il finale rappresenta il cuore emotivo e tematico del film, e nel resto dell’articolo ne verrà proposta una spiegazione approfondita.
La storia è dunque quella di quattro ragazzi: Lorenzo Carcaterra, soprannominato Shakes, Michael Sullivan, John Reilly e Tommy Cohen Marcano. Cresciuti ad Hell’s Kitchen, un quartiere malfamato di New York, in situazioni famigliari piuttosto critiche, i quattro giovani minorenni sono legati da una forte amicizia e sognano da grandi di diventare veri gangster. Durante la calda estate del 1967, un giorno per mettersi alla prova, i quattro tentano di rubare un carretto di hot dog, finendo però per ferire gravemente un anziano signore all’uscita della metropolitana. Per questo motivo verranno arrestati e condannati a un anno di riformatorio, da scontare presso il Wilkinson Home, che segnerà per sempre la loro vita.
Durante la detenzione i ragazzi infatti subiscono terribili violenze psichiche e fisiche da parte di alcuni agenti dell’istituto, in particolar modo dal crudele Sean Nokes, che li picchierà e abuserà di loro più e più volte. L’unico a fare visita ai ragazzi durante la loro permanenza in riformatorio è un sacerdote, padre Bobby Carillo, al quale però nessuno dei quattro racconta cosa sia successo loro. Diversi anni dopo essere usciti da quel luogo infernale, i quattro ragazzi hanno ora intrapreso percorsi di vita differenti. Quando però si rincontreranno, e incontreranno di nuovo anche Nokes, il passato tornerà ad essere presente e il tempo della vendettà sembrerà essere arrivato.
La spiegazione del finale del film
Nel terzo atto di Sleepers, il processo per l’omicidio di Sean Nokes diventa il fulcro della storia, trasformandosi nel mezzo attraverso cui i protagonisti cercano giustizia per gli abusi subiti a Wilkinson. Michael, ora procuratore, orchestra un piano complesso per sabotare dall’interno la propria accusa e garantire l’assoluzione di John e Tommy. Con l’aiuto di Shakes e dell’avvocato Snyder, costruisce una contro-narrazione credibile, minando le testimonianze chiave e facendo emergere gradualmente le ombre del passato. Il tribunale diventa così l’arena in cui si prepara la resa dei conti definitiva.
La svolta arriva quando Michael comprende che, per completare il piano, serve una testimonianza inattaccabile che dimostri l’innocenza degli imputati. È allora che entra in gioco Padre Bobby, il loro punto di riferimento d’infanzia. Dopo un confronto doloroso con Shakes, accetta di mentire in aula, fornendo l’alibi decisivo e consegnando i tre biglietti del famoso Knicks game. L’esito è inevitabile: John e Tommy vengono assolti, mentre il castello di segreti e violenze che ha caratterizzato Wilkinson inizia finalmente a crollare, travolgendo i responsabili superstiti.
Il finale mette così in luce come il film ribalti i codici del legal drama tradizionale, mostrando un sistema giudiziario incapace di punire i veri colpevoli se non attraverso deviazioni morali. La scelta di Padre Bobby rappresenta una frattura etica profonda: la menzogna diventa l’unica via per affermare una verità che le istituzioni non hanno mai voluto vedere. Levinson suggerisce che, di fronte a traumi così indicibili, la giustizia ufficiale non è sufficiente, e sono gli individui – con le loro azioni imperfette – a colmare il vuoto.
Al tempo stesso, il finale ribadisce il tema dell’irrecuperabilità dell’innocenza. Anche se i protagonisti ottengono la loro vendetta, il prezzo pagato è altissimo: la scoperta della verità porta a ulteriori violenze, come le esecuzioni dei vecchi guardiani orchestrate da Little Caesar. Nessuno esce davvero vincitore. Michael abbandona il suo lavoro, Shakes rimane segnato per sempre, mentre John e Tommy, pur assolti, sono già destinati a una fine tragica. La giustizia ottenuta non cancella il dolore che li ha deformati.
Infine, Sleepers ci lascia con un messaggio amaro ma profondamente umano: alcune ferite segnano per sempre e l’infanzia sottratta non può essere restituita. Il film non glorifica la vendetta, ma mostra come, in un mondo corrotto, i sopravvissuti cerchino almeno di dare un senso al proprio dolore. L’eredità più luminosa è il gesto di Carol, che dà al figlio un nome che unisce tutti e quattro gli amici, trasformando un passato di orrore in un atto d’amore e memoria.
Divenuto celebre negli anni Novanta per i suoi numerosi ruoli d’azione, Brendan Fraser è in breve tempo diventato uno dei nomi più richiesti da Hollywood. Anche se per alcuni anni le sue apparizioni sono state rare, negli ultimi anni l’attore ha vissuto una vera e propria rinascita professionale, conquistando nuovamente il grande pubblico e critica, soprattutto grazie al film The Whale, che gli è valso un premio Oscar, e al suo ritorno in produzioni iconiche. Rick O’Connell, protagonista della trilogia de La mummia, resta un ruolo simbolo della sua carriera, amatissimo dalle generazioni di spettatori cresciuti con Fraser.
Ecco 10 cose che non sai di Brendan Fraser.
Brendan Fraser: i suoi film e le serie TV
10. Ha recitato in celebri lungometraggi. Fraser debutta al cinema con il film Dogfight – Una storia d’amore (1991), per poi diventare protagonista di film come Scuola d’onore (1992), Il mio amico scongelato (1992), 110 e lode (1994), Scambio di identità (1996), e George re della giungla… ? (1997). Ottenuta la popolarità, recita in Demoni e dei (1998), con Ian McKellene, soprattutto, nel kolossal La mummia (1999), con Rachel Weisz. Divenuto ora una star, l’attore recita poi in Indiavolato (2000), La mummia – Il ritorno (2001), Looney Tunes: Back in Action (2003), Crash – Contatto fisico (2005), con Don Cheadle, La mummia – La tomba dell’Imperatore Dragone (2008), Viaggio al centro della terra 3D (2008), Inkheart (2009), conPaul Bettany, Misure straordinarie (2010), Non lasciarmi sola (2013), con Rosario Dawson, e La rosa velenosa (2019), con John Travolta. Nel 2022 Fraser ha ricevuto grande apprezzamento per The Whale (2022), che ha consolidato il suo ritorno a Hollywood e lo ha reso candidato agli Oscar come Miglior Attore e da allora ha ripreso a lavorare a Hollywood con continuità, infatti nel 2023 appare in un piccolo ruolo in Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese. Del 2025 è Rental Family.
9. È noto anche per i suoi ruoli televisivi. Parallelamente all’attività per il cinema, l’attore recita anche in diversi film televisivi nel corso degli anni Novanta. Questi sono My Old School (1991), Figlio delle tenebre (1991), Presumed Guilty (1991) e Nel nome di mio figlio (1997). Torna poi in televisione per recitare nella popolare sit-com Scrubs, dove ricopre il ruolo di Ben Sullivan. Delle tante guest star avvicendatesi nel corso della serie, la sua partecipazione è probabilmente la più nota e apprezzata. Negli ultimi anni Fraser si è poi dedicato principalmente al piccolo schermo, recitando nelle serie Texas Rising (2015), The Affair (2016-2017), Condor (2018) e Trust(2018), con Donald Sutherland. Dal 2019 al 2023 è tra i protagonisti di Doom Patrol, dove recita nel ruolo di Cliff Steel alias Robotman. Nel 2020 ha poi preso parte a Professionals.
8. È anche produttore. Nel corso degli anni, Fraser non si è distinto solo come interprete, ma in diversi casi ha deciso di assumere anche il ruolo di produttore delle opere che lo vedevano come protagonista. Nel 2006 ricopre per la prima volta l’attività per il thriller L’ultima occasione, dove recita accanto a Michael Keaton. Successivamente, produce i film Viaggio al centro della Terra e Puzzole alla riscossa, da lui anche interpretati. Nel 2011 è invece produttore della commedia crime Rapina a Belfast, mentre nel 2013 di Breakout – weekend di paura. Dopo anni in cui non ha più svolto tale ruolo, Fraser torna alla produzione per la serie Professionals, da lui particolarmente voluta e sostenuta.
Brendan Fraser in George re della giungla
7. Si tratta di uno dei suoi progetti che ancora oggi sono molto amati. Brendan Fraser ha consolidato la sua fama internazionale con il ruolo comico e avventuroso di George in George re della giungla (1997). Il film, ispirato al celebre cartone animato, mise in luce la sua capacità di combinare fisicità e comicità, rendendo Fraser perfetto per ruoli leggeri ma memorabili. Il successo della pellicola gli permise di diventare un volto amato dal grande pubblico e di ricevere proposte per film d’azione e avventura. Ancora oggi, George re della giungla resta una delle interpretazioni più iconiche della carriera di Brendan Fraser, simbolo della sua versatilità e del suo carisma unico.
Brendan Fraser in Scrubs
6. Il regista della serie ha fortemente voluto la sua partecipazione. In una recente intervista, Fraser ha raccontato di come arrivò ad essere una delle più amate guest star nella serie Scrubs. Pur comparendo soltanto in tre episodi, il suo personaggio è stato particolarmente amato dagli spettatori e la sua è una delle stoyline ancora oggi più celebri. L’attore disse di non aver mai incontrato Bill Lawrence, ideatore della serie, ma le loro due mogli erano grandi amiche e questo li mise in contatto. Lawrence offrì così una piccola parte a Fraser, allegando al copione anche dei pantaloncini sportivi. Fu proprio tale inaspettato dono che convinse Fraser ad accettare il ruolo.
Brendan Fraser in La mummia
5. Ha rischiato di morire sul set del film. La mummia ha rappresentato una vera e propria svolta nella carriera dell’attore, e ancora oggi è ricordato come il suo ruolo più celebre. Questo ha però rischiato di essere anche l’ultimo per Fraser, il quale è stato coinvolto in un incidente che ha rischiato di ucciderlo. Per una scena era infatti previsto che il suo personaggio si trovasse ad essere impiccato, salvo poi liberarsi giusto in tempo. Qualcosa, tuttavia, andò storto, e l’attore si ritrovò a rischiare realmente il soffocamento. Fortunatamente, fu liberato in tempo e venne aiutato da un equipe di medici a riprendersi.
4. Era la prima scelta del regista. Dopo aver realizzato il film George re della giungla… ?, l’attore era diventato estremamente popolare come interprete di film d’avventura con vene comiche. Fu per questo motivo che il regista di La mummia decise di affidare a Fraser la parte nel film. Egli lo riteneva la giusta combinazione tra personaggio d’avventura e personaggio comico. Quest’ultimo aspetto era particolarmente fondamentale, perché avrebbe permesso agli spettatori di provare empatia nei suoi confronti. Fraser dunque puntò molto sul costruire un personaggio che non si prendesse troppo sul serio.
Brendan Fraser in The Whale
3. Ha segnato il suo ritorno in grande stile. Il ritorno di Brendan Fraser al cinema è stato segnato dal film The Whale (2022), di Darren Aronofski, che ha ricevuto grande attenzione da critica e pubblico. L’attore interpreta Charlie, un insegnante obeso e introverso, riuscendo a trasmettere emozioni profonde con una performance intensa e commovente. Questo ruolo ha segnato la sua rinascita artistica, confermando il talento e la versatilità di Fraser, e gli ha valso candidature ai principali premi cinematografici, tra cui l’Oscar come Miglior Attore. The Whale ha inoltre riportato Brendan Fraser al centro del panorama hollywoodiano, dimostrando quanto il suo carisma e la sua capacità interpretativa siano ancora straordinari.
Brendan Fraser: chi è sua moglie
2. È stato sposato con un’attrice. Nel 1993, arrivato da poco a Los Angeles, l’attore si ritrovò a partecipare ad un party esclusivo per celebrità. Qui ebbe modo di conoscere l’attrice Afton Smith, con la quale strinse subito un certo legame. Dopo qualche anno di frequentazione, i due si sono infine fidanzati ufficialmente e hanno dato vita al loro matrimonio il 27 settembre del 1998. In seguito, hanno avuto tre figli, nati rispettivamente nel 2002, nel 2004 e nel 2006. Da sempre molto riservata, la coppia ha sempre cercato di non rivelare dettagli sulla propria vita privata. Nel dicembre del 2008, tuttavia, hanno reso pubblica la loro volontà di divorziare.
Brendan Fraser: età e altezza
1. Brendan Fraser è nato a Indianapolis, in Indiana, Stati Uniti, il 3 dicembre del 1968. L’attore è alto complessivamente 189 centimetri.
Leonardo DiCaprio è uno di quegli attori che se non esistesse bisognerebbe inventarlo, un attore che dimostra ogni anno, nel 2025 con Una Battaglia dopo l’altra di Paul Thomas Anderson, quanto il cinema ha bisogno delle sue interpretazioni. Dopo aver conquistato il mondo intero con la sua performance in Titanic, non ha smesso di affascinare il mondo con il suo magnetismo e il suo talento. DiCaprio ha sempre preferito la qualità dei film ai quali partecipa, riuscendo ad essere sempre un valore aggiunto e ad essere uno degli attori perfetti con cui lavorare (basta pensare al suo rapporto con Martin Scorsese).
Ecco, allora, dieci cose da sapere su Leonardo DiCaprio.
2. Leonardo DiCaprio è un produttore affermato. Nel corso della sua carriera, Leonardo DiCaprio ha vestito molte volte i panni del produttore. L’attore, infatti, è conosciuto per aver prodotto molti film di successo e anche diversi documentari: tra i vari titoli, si annoverano film come The Aviator, Cappuccetto rosso sangue (2011), Le idi di marzo (2011), Il fuoco della vendetta (2013), The Wolf of Wall Street, La legge della notte(2016), Robin Hood – L’origine della leggenda(2018), Richard Jewell (2019) e documentari come The 11th Hour (2007), Virunga (2014), Cowspiracy (2015), Punto di non ritorno (2016) e Sea of Shadows (2019). Ma non solo: DiCaprio ha prodotto anche le serie TV Greensburg (2008) e le miniserie Digital Wampum (2015), Fire Chasers (2017) e Jonestown: Terror in the Jungle (2018). Ha anche prodotto nel 2019 Richard Jewell, di Clint Eastwood, e Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese.
Con la sua Appian Way produce la maggior parte dei film in cui è coinvolto, oltre a una grande attenzione per i prodotti che raccontano la condizione di salute del nostro pianeta, a sostegno del suo grande attivismo ambientalista.
Leonardo DiCaprio: chi è la sua fidanzata
3. Leonardo DiCaprio ha sempre avuto fidanzate con meno di 25 anni. Oltre ai film da lui interpretati, Leonardo DiCaprio è famoso anche per avere avuto uno stuolo di fidanzate giovanissime e biondissime. Di recente è stato realizzato un grafico che mostra come l’attore non abbia mai frequentato una donna che avesse un’età maggiore ai 25 anni e tutte sono durate per poco tempo, salvo quelle con Gisele Bundchen e Bar Rafaeli, durate poco più di cinque anni. Tra le diverse fidanzate, oltre la Bundchen e la Refaeli, sono comparse Blake Lively, Erin Heatherton, Toni Garrn, Klly Rohrbach e Nina Adgal.
4. Leonardo DiCaprio è stato fidanzato con la figliastra di Al Pacino. Dal marzo del 2018, DiCaprio ha iniziato a frequentare la Camila Morrone, famosa più che altro per essere la figliastra di Al Pacino (la giovane, infatti, è la figlia di Lucila Solà, compagna di Pacino). Tra i due la differenza d’età è importante, 44 anni lui e 22 lei, ma questo non gli ha impedito di formare una coppia che per un certo periodo è sembrata piuttosto affiata. Nel 2022, tuttavia, i due si sono lasciati. La fidanzata di Leonardo DiCaprio al momento è Vittoria Ceretti.
Leonardo DiCaprio e Kate Winslet
5. Leonardo DiCaprio ha regalato a Kate Winslet un anello dell’amicizia. Da quando si sono conosciuti sul set di Titanic, DiCaprio a Kate Winslet sono diventati amici inseparabili, tanto da essere sempre presenti agli eventi importanti della vita dell’altro. L’attore, infatti, ha accompagnato all’altare la sua amica durante il matrimonio con il terzo marito Ned Rocknroll ed è il padrino del suo terzo figlio, mentre lei c’è sempre stata per sostenere le sue campagne ambientali durante la sua vittoria agli Oscar. Per celebrare la loro profonda amicizia, DiCaprio ha regalato alla Winslet, dopo essersi ritrovati sul set di Revolutionary Road, un anello dell’amicizia a cui l’attrice è molto affezionata.
Leonardo DiCaprio e Martin Scorsese
6. Leonardo DiCaprio e Martin Scorsese sono pronti a collaborare ancora. Se c’è uno dei sodalizi tra attore e regista più intensi ed edificanti, quello è tra Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio. I due, che hanno negli anni dato vita a diversi grandiosi film, sono ora pronti a collaborare per la settima volta per un film dal titoloThe Wager tratto dall’omonimo romanzo di DavidGrann. Per loro questa nuova collaborazione seguirà le esperienze di Gangs of New York, The Aviator, The Departed, Shutter Island,The Wolf of Wall Street e di Killers of the Flower Moon. Sono stati annunciati nuovi progetti per i due, che vedranno la luce dal 2026 in poi.
Leonardo DiCaprio in Titanic
7. Non era certo di voler accettare il ruolo. Considerando che DiCaprio si è consacrato proprio grazie al ruolo di Jack Dawson in Titanic, soprende sapere che egli era inizialmente insicuro sull’accettare o meno la parte. L’attore temeva infatti che il personaggio non fosse dotato di particolarità tali da renderlo interessante. Il regista James Cameron, però, riuscì però a convincerlo sottolineando la complessità del costruire il personaggio come una persona normale. Partendo da tale indicazione, DiCaprio ha dato vita ad una delle sue interpretazioni più celebri.
Leonardo DiCaprio ha vinto un Oscar
8. Leonardo DiCaprio ha vinto l’Oscar dopo 6 candidature. Chiunque è a conoscenza del travagliato rapporto esistente tra DiCaprio e i Premi Oscar: l’attore, infatti, ha ricevuto ben 7 candidature agli Academy – di cui 5 come Miglior Attore Protagonista, 1 come Miglior Attore non Protagonista e una come Miglior Film. Di tutte queste nomination, l’attore è riuscito a vincere l’ambita statuetta nel 2016 grazie al film Revenant – Redivivo, conquistando, finalmente e per la gioia dei suoi fan che avevano aperto anche delle petizioni online, il titolo di Migliore Attore.
Leonardo DiCaprio da giovane
9. È stato un bambino prodigio. Comparso in alcuni spettacoli televisivi già quando aveva tre anni, DiCaprio inizia poi ad interessarsi alla recitazione sin da adolescente. In breve tempo si afferma come un prodigio, recitando in alcune serie e film. Nel frattempo, trovato un agente a Hollywood, rifiuta il consiglio da parte di questi di cambiare il proprio nome in Lenny Williams, considerato più american friendly, e nel 1999 lo protegge divenendone il titolare dal punto di vista commerciale. A soli 18 anni, poi, ottiene la sua prima nomination all’Oscar per Buon compleanno Mr. Grape.
Leonardo DiCaprio ha origini italiane
10. Il suo nome è in onore al celebre artista. Dal lato paterno, DiCaprio vanta origini italiane. I suoi bisnonni, Salvatore Di Caprio e Rosina Casella, erano originari di Napoli, secondo una notizia fatta circolare nel 1998, e la famiglia di Salvatore era originaria di Alife. Come noto, gli è poi stato dato il nome Leonardo perché diede il suo primo calcio mentre la madre incinta stava osservando un dipinto di Leonardo da Vinci nella Galleria degli Uffizi di Firenze. Da parte di madre, invece, ha origini tedesche.
AVVISO SPOILER: Questo articolo contiene importanti spoiler riguardanti la trama, i camei e il finale di Wicked – Parte 2 (qui la nostra recensione), ora nelle sale, così come piccoli spoiler dello spettacolo teatrale “Wicked”.
Il tanto atteso capitolo conclusivo di Wicked è arrivato nei cinema, riunendo il pubblico con Cynthia Erivo nel ruolo di Elphaba e Ariana Grande in quello di Glinda, mentre la storia riprende dopo il loro periodo a Shiz.
E il film contiene una moltitudine di rimandi emozionanti al materiale originale di Broadway, riferimenti a “Part One” e introduce le icone de “Il mago di Oz.” Ecco tutto ciò da cercare mentre ritorni nella Città di Smeraldo.
Logo Universal
In Wicked, il logo della Universal Pictures è stato sostituito da una versione vintage del globo, che richiama quella del 1939 — l’anno in cui uscì “Il mago di Oz.” Questa volta, un tornado è visibile dietro la scritta Universal, un riferimento al ciclone che portò Dorothy a Oz e schiacciò la Strega Cattiva dell’Est.
Scrittura tra le nuvole
In “Il mago di Oz”, la Strega dell’Ovest vola nel cielo sulla sua scopa e utilizza le nuvole per scrivere “Arrenditi Dorothy.” In omaggio a quella scena, Elphaba vola nel cielo scrivendo questa volta “Il nostro mago mente.”
Nuova musica
Parte 2 introduce due nuove canzoni originali — una per ciascuna strega. La nuova canzone di Glinda è “Girl in the Bubble”, mentre Elphaba canta “No Place Like Home.” Il titolo è un chiaro riferimento a Dorothy e a “Il mago di Oz”, dove, nel tentativo di tornare in Kansas, ripeteva “There’s no place like home” mentre batteva tre volte i tacchi delle sue scarpette rosse.
La colonna sonora del compositore John Powell intreccia diversi richiami musicali all’Atto I. C’è una ripresa di “What Is This Feeling?” con testi rivisitati per lodare Glinda e la sua bontà, ed Elphaba interpreta una versione reimmaginata di “The Wizard and I” che riflette la sua delusione verso l’uomo che aveva ammirato. Nel corso del film compaiono ulteriori modifiche musicali, inclusi nuovi versi in “Wonderful” e una versione ampliata della scena che ora include Glinda.
Il vestito di Glinda — che il pubblico vede per la prima volta in “Thank Goodness” — rende omaggio sia al costume di Billie Burke nel “Mago di Oz” sia all’abito finale di Glinda nel musical di Broadway. Il costumista Paul Tazewell ha preso la silhouette di quello del film del 1939, creando un abito ampio in tulle e organza multistrato con cristalli e perline di vetro. Tuttavia, la palette cromatica è ispirata alle tonalità lavanda-blu della Glinda di Broadway. “Era un modo per onorare quell’immagine,” dice Tazewell a Variety.
Vetro infranto
In riferimento a Wicked, il primo segno del ritorno di Elphaba da Glinda è la lieve crepa sul vetro della finestra di quest’ultima — proprio come si frantumò quando litigarono mentre condividevano la stanza al dormitorio. Questa volta, però, la frattura è più controllata, a dimostrazione della maggior padronanza che Elphaba ha acquisito sulla sua magia e del suo imminente arrivo.
Mimetizzazione
In un altro richiamo al primo film, Elphaba evita per un soffio di essere individuata dalle guardie reali mimetizzandosi tra gli alberi. Ricordiamo che — quando incontrò Fiyero per la prima volta — lui scherzò dicendo che quasi non l’aveva notata perché “si confondeva con il fogliame.” In Parte 2, quella battuta ritorna, quando Elphaba elude proprio lui e le sue guardie facendo esattamente questo.
Cavallo blu
Il fidato destriero di Fiyero è un cavallo blu — un evidente rimando al “Cavallo di un Colore Diverso” de “Il mago di Oz.”
Guardando a occidente
Tutti i punti di riferimento di Oz sono stati posizionati strategicamente per guidare il viaggio di Elphaba da est a ovest, secondo il production designer Nathan Crowley. “Deve compiere un viaggio verso ovest, perché deve accettare di diventare la Strega Cattiva dell’Ovest. Deve diventare il villain di cui Oz ha bisogno,” spiega a Variety. Così, il baldacchino dove Elphaba si nasconde guarda a ovest; poi, entro la fine del film, raggiunge il castello di Kiamo Ko, completando il suo arco narrativo verso ovest.
Prefigurazione di Boq
Universal ha suggerito il futuro di Boq già nel materiale promozionale. Il personaggio è incorniciato dal metallo, alludendo alla sua trasformazione nell’Uomo di Latta. E il Munchkin indossa una “M” ricamata sul petto, riempita in modo da formare un cuore — che poi perderà quando un incantesimo andrà storto. Nella sua prima scena in Wicked – Parte 2, vediamo Boq tagliare legna nella stanza di Nessarose, anticipando il suo destino.
Poiché la trasformazione avviene nella residenza di Nessarose, “tutto il metallo nella stanza si attaccò a lui,” spiega Francis Hannon, responsabile del trucco del film. “I manici della brocca diventarono le sue orecchie. Le sue dita erano fatte con le saliere e pepiere.”
Scarpette d’argento
Le iconiche scarpette rosse non appaiono mai nel film. A causa di un problema di copyright con MGM, né il film né il musical di Broadway possono utilizzare i celebri tacchi rossi. I filmmaker sono quindi tornati alle scarpe d’argento descritte originariamente nel libro “Il mago di Oz”, ormai di pubblico dominio. Il trucco adottato: quando Nessarose vola, la direttrice della fotografia Alice Brooks utilizza luci rosse per indicare al pubblico che quelle sono le scarpe amate da tutti. “Diventano sempre più calde, e quel rosso è diventato il nostro rosso più vibrante,” dice Brooks.
Il meraviglioso arcobaleno
Durante il ballo in “Wonderful” (che ora include Glinda), il palazzo del Mago è illuminato da luci arcobaleno come omaggio alla celebre canzone di Judy Garland“Somewhere Over the Rainbow.”
Un volo ispirato a Peter Pan
Mentre il numero “Wonderful” continua, Elphaba e Glinda levitano sopra un diorama di Oz. I filmmaker hanno concepito l’idea del viaggio seduto sulla scopa basandosi su un’idea del regista Jon M. Chu, condivisa poco prima dell’inizio delle riprese a Londra. Chu mostrò foto al team spiegando che voleva che la scena si svolgesse in modo simile alla giostra di Peter Pan a Disneyland.
“Jon voleva costruire un’attrazione, e mancavano tre settimane alle riprese di questa scena. Avevamo Jeff Goldblum solo per quattro settimane per girare entrambi i film,” ricorda Alice Brooks. Chu era irremovibile: voleva un’attrazione che potesse decollare davvero con gli attori a bordo; ma il set era già costruito, quindi il team creò un modello seduto. La scena richiama anche “The Wizard and I”, nota Brooks: “Abbassiamo lentamente la luce rosa mentre prendono il volo e la pelle verde di Elphaba scompare nella luce rosa.”
Richiamo a “Dancing Through Life”
Oltre a volare attorno al palazzo, Glinda ed Elphaba danzano insieme, ricreando il momento emozionante in cui diventarono amiche al ballo dell’Ozdust nel primo film. Ripropongono i loro movimenti caratteristici — un polso sulla fronte e il gesto giocoso “ad ala di pollo” — ricordando al pubblico le origini e la forza del loro legame.
Coperture animali
Nel primo film, i poteri magici di Elphaba esplodono nel cortile dell’Università di Shiz, facendo cadere un ritratto inciso del Mago e rivelando un dipinto di animali, simbolo del passato di Oz. In Wicked – Parte 2, il palazzo del Mago presenta un quadro simile. Spinta dalla scimmia volante Chistery, Elphaba guarda dietro l’opera, scoprendo una stanza segreta con animali veri intrappolati dietro le sbarre.
Diretta dal Mago
In una scena, Elphaba dice a Glinda: “I’m off to see the Wizard,” un riferimento diretto a “Il mago di Oz” e alla Dorothy di Judy Garland, che canta “We’re off to see the wizard.”
Il ritorno di Alice Fearn
All’inizio del film, Glinda ha un flashback di quando era bambina e faceva giochi di magia davanti agli amici. Appaiono i suoi genitori, con Alice Fearn che torna nel ruolo della madre di Glinda. Fearn ha interpretato Elphaba nella produzione londinese di “Wicked.”
Flashback arcobaleno
Abbiamo conosciuto la giovane Elphie in Part One, e ora in Part Two incontriamo la giovane Galinda. La vediamo a una festa, dove prova — senza riuscirci — a eseguire un trucco di magia. Ma quando un arcobaleno (rimando a “Somewhere Over the Rainbow”) appare fuori e i suoi amici le chiedono se lo ha creato lei, risponde con sicurezza di sì.
Scena del matrimonio
Il matrimonio è pieno di Easter egg simbolici. Innanzitutto, il tappeto di farfalle gialle richiama la strada di mattoni gialli. Inoltre, c’è il contrasto tra Elphaba, che si trova sottoterra — rappresentando il suo percorso verso l’oscurità e la malvagità — e Glinda, che è in superficie, celebrata dai suoi pari.
Dopo aver tradito le guardie del Mago e aver permesso a Elphaba di fuggire, Fiyero affronta il suo destino: diventerà lo Spaventapasseri. A uno sguardo attento, gli indizi erano presenti fin dall’inizio — dal poster, che mostra il personaggio circondato da campi di grano, ai dettagli del suo costume.
“Quando lo vedi da dietro, c’è un motivo a tre punte creato con il cordoncino… e quello potrebbe suggerire qualcosa,” dice Tazewell a Variety. Inoltre, il ricamo di paglia sul suo petto anticipa ulteriormente il suo futuro.
Il ritorno dei papaveri rossi
I papaveri giocano un ruolo chiave ne “Il mago di Oz”, con un campo di fiori che fa addormentare Dorothy. I papaveri compaiono anche in Wicked – Parte 2, inclusi sulla veste del Mago e sulla sua scrivania, come omaggio al celebre fiore ipnotico.
Tende a quadretti
Sebbene Dorothy non sia vista direttamente, né abbia dialoghi, appare con il suo iconico vestito blu a quadretti. C’è però un altro sottile riferimento al personaggio: la casa che cade su Nessarose presenta tende a quadretti blu.
Toto al guinzaglio
Quando Dorothy inizia a percorrere la Strada di Mattoni Gialli, Elphaba nota che ha Toto al guinzaglio. Ciò indica che Dorothy sta diventando un agente del Mago e, sebbene non abbia il cane in gabbia, anche lei è un’oppressora.
Scena di combattimento
Durante “What Is This Feeling?” in Wicked, le due streghe si confrontano durante una lezione di combattimento. Le loro abilità tornano utili più avanti, quando si riuniscono per combattere dopo la morte della Strega Cattiva dell’Est.
Dopo che Glinda schiaffeggia Elphaba in seguito al loro scontro, Elphaba emette una risata malvagia — un omaggio alla risata iconica di Margaret Hamilton in “Il mago di Oz.”
Piccole bolle
Così come i futuri di Boq e Fiyero sono cuciti e suggeriti nei loro costumi, anche l’abbigliamento di Glinda riflette il suo percorso. È adornata di cerchi sugli orecchini, sulla corona e sull’abito, tutti a richiamare la bolla che usa per spostarsi.
L’uscita del Mago
Quando il Mago viene finalmente smascherato e lascia Oz per sempre, se ne va nello stesso modo del film originale “Il mago di Oz” — in una mongolfiera.
Finale e arcobaleno
La scena finale a Kiamo Ko richiama la scena iniziale di Wicked, in cui l’acqua versata e il cappello abbandonato segnano le conseguenze dello “scioglimento” della Strega Cattiva. Ma mentre la telecamera si allontana per mostrare la celebrazione della sua morte nella Terra dei Munchkin, compare un ultimo riferimento all’arcobaleno.
Il gran finale
La scena finale di Wicked – Parte 2 differisce da quella del musical di Broadway. Sul palco, Fiyero ed Elphaba se ne vanno insieme. Nel film, invece, si conclude con un flashback a quando Glinda ed Elphaba erano a Shiz; Glinda, con un cappuccio bianco, sussurra qualcosa a Elphaba — un richiamo diretto al poster originale del musical.
Quattro anni dopo l’uscita del primo film nelle sale, Dwayne Johnson ha appena dato una notizia devastante sul sequel di Jungle Cruise (qui la recensione) della Disney. Parlando della possibilità che un sequel venga realizzato, l’attore ha affermato: “Non credo. Penso che quando la Disney è passata sotto una nuova leadership, abbia semplicemente cambiato rotta a causa del COVID. Il COVID ha cambiato il nostro business in molti modi. Penso che abbiano guardato quella proprietà e abbiano pensato: l’abbiamo fatto una volta, non siamo sicuri di doverlo rifare. Nonostante la nostra chimica fosse ottima”.
Johnson si riferisce al fatto che Bob Chapek era l’amministratore delegato al momento dell’uscita di Jungle Cruise nelle sale, ma poi Bob Iger è stato reintegrato per correggere la rotta dell’azienda prima di cederla a un nuovo successore. La pandemia di COVID-19 ha poi giocato un ruolo importante nell’uscita del film. Dopo essere stato programmato per luglio 2020, la pandemia ha costretto la Disney a ritardare il film fino a luglio 2021. L’avvertenza è che il film d’avventura è stato distribuito su Disney+ con Premier Access contemporaneamente all’uscita nelle sale.
La funzione Premiere Access, che comportava un costo aggiuntivo rispetto all’abbonamento a Disney+, è stata aggiunta al servizio di streaming quando la Disney non è stata in grado di distribuire i film nelle sale a causa della pandemia. Emily Blunt – co-protagonista in insieme a Johnson – ha aggiunto che lei e il collega hanno accettato il fatto che la Disney alla fine non voglia realizzare Jungle Cruise 2, nonostante la loro grande intesa sullo schermo. “Va bene così”, ha semplicemente detto.
La notizia è però deludente, perché nonostante gli spettatori avessero la possibilità di guardarlo a casa, Jungle Cruise è comunque riuscito a incassare 220,9 milioni di dollari al botteghino. Il film è stato ben accolto dal pubblico grazie a un punteggio del 92% su Rotten Tomatoes, ma i critici non sono stati altrettanto ricettivi, il che ha portato il film di Johnson e Blunt a ricevere un punteggio del 62%. Nonostante abbia dovuto superare vari ostacoli come la pandemia, sembrava inevitabile che il sequel sarebbe stato approvato.
Johnson, produttore del film, e Blunt avrebbero firmato per Jungle Cruise 2, con Jaume Collet-Serra come regista e Michael Green come sceneggiatore. Non più tardi dell’autunno 2022, era infatti stato rivelato che Green stava già lavorando alla sceneggiatura. Ora, tuttavia, i piani sembrano essere cambiati. È possibile che la Disney non potesse garantire che Jungle Cruise 2 sarebbe stato un successo al botteghino a causa delle circostanze legate alla pandemia del primo film. Indipendentemente da ciò che ha portato alla decisione della Disney, il sequel sembra quindi essere morto.
Ci sono state molte novità questo novembre su Game of Thrones e i suoi spin-off, uno dei quali potrebbe alleviare un dolore persistente che la serie fantasy genera in una buona parte dei suoi spettatori. Negli ultimi due giorni, abbiamo avuto annunci su A Knight of the Seven Kingdoms e House of the Dragon, e gli appassionati di fantasy se la passano bene.
Entrambe le serie prequel sono state rinnovate fino al 2028. È un buon segno per AKOTSK e una ricompensa attesa per HOTD. House of the Dragon è stata determinante nella ricostruzione del marchio Game of Thrones dopo un finale non proprio ideale. Ora, Game of Thrones potrebbe avere la possibilità di riscattarsi con una serie sequel. HBO sta sviluppando sequel di Game of Thrones.
Martin ha detto questo durante un panel, in risposta a una domanda su quali nuove serie siano in fase di sviluppo. L’autore fantasy ha menzionato House of the Dragon, A Knight of the Seven Kingdoms e l’imminente serie prequel “Aegon il Conquistatore“, ma non ha fornito indicazioni su cosa tratterà la serie sequel.
I sequel di Game of Thrones sono l’unico modo per sistemare l’ottava stagione
I problemi con Game of Thrones sono iniziati con la quinta stagione, ma l’ottava è stata un tale calo nella percezione del pubblico che ha oscurato tutte le incongruenze e le difficoltà incontrate dallo show prima di allora.
Uno dei più grandi problemi con l’ottava stagione è stato quanto sembrasse frettolosa. Tuttavia, questo punto potrebbe essere facilmente risolto da una serie sequel. Forse potremmo vedere di più Bran come re, Jon che vive oltre la Barriera, Arya che va a ovest di Westeros o Sansa che guida il Nord come Regina.
Ci siamo precipitati alla fine di Game of Thrones nell’ottava stagione e le trame troncate hanno danneggiato tutti. Perché Bronn era Maestro del Conio? Perché le Isole di Ferro non hanno ottenuto l’indipendenza insieme al Nord? Perché Jon deve essere esiliato quando gli Immacolati hanno comunque lasciato Westeros?
Una serie sequel potrebbe dare a queste trame la possibilità di respirare e spiegarsi. Forse una guerra con le Isole di Ferro è imminente. Forse Jon può mostrare più chiaramente perché voleva tornare al Nord. Forse le dinamiche politiche ad Approdo del Re possono mostrare perché un mercenario dovrebbe avere lo stesso diritto di governare di un principe.
Ci sono molte direzioni che la serie potrebbe prendere e che aiuterebbero a correggere i finali traballanti che l’ottava stagione di Game of Thrones ha dato ai suoi personaggi. Che si tratti di un sequel ambientato subito dopo Game of Thrones o anni nel futuro, contribuiranno notevolmente a togliere l’amaro in bocca alla gente.
HBO non rifarà mai l’ottava stagione di Game of Thrones
Una cosa che probabilmente non accadrà mai è che HBO rifaccia Game of Thrones. Chiunque speri in un remake dell’ottava stagione può mettersi in fila con chi pensa che The Winds of Winter e A Dream of Spring siano dietro l’angolo. Almeno non accadrà per molti anni.
Probabilmente si pensava che Harry Potter non avrebbe avuto una grande possibilità di ricevere un adattamento dopo il successo del franchise cinematografico, ma ora Harry Potter è in arrivo su HBO Max. Quindi mai dire mai.
La star di Harry Potter, Oliver Phelps, ha raccontato come ha presentato la serie fantasy a sua figlia, raccontando anche la reazione della bimba nel vedere suo padre sullo schermo. Phelps e il fratello gemello James Phelps hanno debuttato come attori nel primissimo film di Harry Potter nel 2001.
Sono poi apparsi nel resto della serie nei panni di George e Fred Weasley e sono rimasti coinvolti nel franchise attraverso i parchi a tema e un programma competitivo su Food Network. Oliver Phelps ha due figlie con la moglie Katy Humphage, che ha sposato nel 2015. Autumn ed Emilia hanno ora l’età in cui scoprono Harry Potter per la prima volta, e l’attore ha rivelato a People come ha reagito la figlia più piccola nel vederlo interpretare George.
Lui e la sua famiglia hanno visitato Universal Orlando, dove si trova il parco a tema originale di Harry Potter. I membri del cast hanno girato nuove scene nei panni dei loro personaggi per alcune delle giostre e attrazioni. Quando Phelps e la sua famiglia viaggiavano sull’Hogwarts Express, a un certo punto i personaggi arrivavano a bordo di scope, e la figlia più piccola guardava avanti e indietro verso di lui e lo schermo. Gli faceva domande come: “Papà, perché sei lì?” e “Perché hai i capelli di quel colore?”.
Credit HBO / Everett Collection via Variety
La figlia maggiore di Phelps, che ha 8 anni, conosce molto bene Harry Potter perché i suoi amici sono fan. L’attore non vuole costringerla a diventare anche lei una fan. Piuttosto, “Voglio che lo scopra da sola“.
A dire il vero, la mia figlia maggiore ha 8 anni e, ovviamente, conosce Potter. Sa di cosa si tratta perché molti dei suoi amici a scuola ne sono appassionati. Ma non gliel’ho mai insistito. Voglio che lo scopra da sola.
Siamo saliti sul treno Hogwarts Express e [la mia figlia più piccola] era seduta accanto a me quando siamo arrivati a bordo di scope volanti. È rimasta lì a guardarmi, poi ha guardato lo schermo e ha detto: “Papà, perché sei lì?”. Ci vorrà un po’ prima che capisca. Mi ha detto: “Perché hai i capelli di quel colore?”.
Essere padre significa che Phelps può riscoprire Harry Potter attraverso una nuova prospettiva, cosa che adora, anche se fa fatica a guardare i primi film a causa della sua voce acuta. “Non posso nemmeno fingere di avere una voce profonda da bambino”, ha scherzato, aggiungendo che è difficile sfuggire a Harry Potter e la Pietra Filosofale perché va in onda in TV durante le vacanze ogni anno, “quindi tutti lo sentono sempre”.
Probabilmente sembrerà sciocco, ma la prima volta che vedi i Weasley al Binario Nove e Tre Quarti. Era la prima volta che si conoscevano i personaggi, ed era la prima volta che partecipavo a un film. Odio guardarlo perché ho la voce troppo acuta. Non posso nemmeno fingere di averla avuta da bambino, e poi c’è ogni Natale, quindi tutti la sentono sempre.
Sebbene la maggior parte del cast di Harry Potter non sia più molto coinvolto nel franchise, a parte la reunion per Harry Potter 20th Anniversary: Return to Hogwarts, i gemelli Phelps sono rimasti fedeli alla serie che li ha resi famosi. Appaiono regolarmente alle grandi inaugurazioni, anche per i parchi a tema e la Mostra di Harry Potter.
Sia Oliver che James Phelps attualmente presentano Harry Potter: Wizards of Baking, una serie di gare su Food Network in cui i concorrenti creano elaborati dessert a tema. Le squadre vengono eliminate ogni settimana fino a quando una sola coppia vince, come deciso dai giudici Carla Hall e Jozef Youssef. Ogni tanto, si uniscono a loro altri ex attori di Harry Potter come Bonnie Wright (Ginny Weasley) ed Evanna Lynch (Luna Lovegood).
Una curiosità inaspettata emerge dal nuovo numero di Empire Magazine, dedicato a Christopher Nolan. Il regista ha infatti rivelato che, prima di approdare al mondo di Batman, era stato inizialmente ingaggiato da Warner Bros. per dirigere Troy, il kolossal epico poi realizzato da Wolfgang Petersen nel 2004.
Nolan ha infatti spiegato che: “Inizialmente ero stato assunto dalla Warner Bros. per dirigere Troy. Wolfgang Petersen lo aveva sviluppato, ma quando lo studio decise di non procedere con il suo film sui supereroi Batman Vs Superman, lui lo rivolle indietro”. A quel punto, la Warner passò a Nolan un’altra proprietà estremamente importante: Batman, affidandogli quello che lo sceneggiatore David Goyer ha recentemente definito una sorta di “premio di consolazione”.
Il risultato sarebbe stato Batman Begins (2005), film che rilanciò definitivamente il personaggio al cinema e cambiò la storia del cinecomic moderno. Petersen, invece, non si riprese mai del tutto dalla fredda accoglienza critica di Troy, nonostante gli oltre 490 milioni di dollari incassati. Dopo il successivo Poseidon (2006), il regista si allontanò progressivamente da Hollywood.
Nolan ha però confessato che quell’universo mitologico non lo ha mai davvero abbandonato. Il regista ha infatti ammesso di aver quello che è il suo prossimo progetto, Odissea, in mente da decenni, affascinato dalle possibilità narrative e visive legate al mondo di Omero, strettamente connesso alla storia narrata in Troy. Tra le immagini ricorrenti che lo hanno accompagnato negli anni, Nolan cita anche il modo in cui vorrebbe mettere in scena il celebre Cavallo di Troia.
Il film di Petersen, uscito nel periodo in cui i peplum stavano vivendo una breve rinascita dopo il successo di Il Gladiatore, rimane oggi ricordato più per la sua imponente messa in scena che per la sua profondità narrativa. Brad Pitt, trasformato fisicamente per il ruolo di Achille, fu uno degli elementi più discussi del progetto, che divise critica e pubblico. Negli anni, la director’s cut ha migliorato la percezione complessiva del film, ma il ricordo della versione cinematografica resta quello di un’opera spettacolare ma disomogenea.
Quello che sappiamo sul film Odissea di Christopher Nolan
Il film vanta un ricco cast composto da Matt Damon, Tom Holland, Anne Hathaway, Zendaya, Lupita Nyong’o, Robert Pattinson, Charlize Theron, Jon Bernthal, Benny Safdie, John Leguizamo, Elliot Page, Himesh Patel, Mia Goth e Corey Hawkins. Per quanto riguarda la trama, questa segue Odisseo, il leggendario re greco di Itaca, nel suo pericoloso viaggio di ritorno a casa dopo la guerra di Troia. La narrazione descrive i suoi incontri con esseri mitici come il ciclope Polifemo, le sirene e la maga Circe, culminando nel suo tanto atteso ricongiungimento con la moglie Penelope.
Ad oggi sappiamo unicamente che Matt Damon interpreta Odisseo, mentre Tom Holland è suo figlio Telemaco e Charlize Theron è la Maga Circe. Zendaya è la dea Atena, mentre Robert Pattinson è il leader dei Proci, Antinoo. L’identità dei personaggi degli altri interpreti è ad oggi segreta. Sappiamo inoltre che Nolan ha girato il film interamente in formato IMAX, avvalendosi di nuove tecnologie realizzate appositamente per Odissea. Il regista ha inoltre limitato quanto più possibile l’uso di CGI, con l’obiettivo di ricreare quanto più possibile in modo pratico l’epico mondo descritto da Omero con il suo poema epico.
Il film sarà distribuito al cinema da Universal Pictures dal 16 luglio 2026.
Wake Up Dead Man: A Knives Out Mystery di Rian Johnson arriverà nelle sale questo mese, il secondo film della serie ad essere distribuito da Netflix e ad avere un’uscita cinematografica limitata, sebbene il regista sia deluso dall’uscita. La serie Knives Out ha debuttato nel 2019 con il suo primo film, che segue il detective Benoit Blanc (Daniel Craig) che indaga su uno strano omicidio.
I primi due film hanno entrambi ottenuto ottime recensioni, grazie alle loro intricate trame misteriose e all’avvincente satira dei ricchi e dei potenti, interpretati da un’eccellente selezione di attori di prima categoria. Mentre Knives Out è stato distribuito da Lionsgate e ha avuto una distribuzione cinematografica tradizionale prima della pandemia, Netflix ha preso il sopravvento con il secondo capitolo, Glass Onion: A Knives Out Mystery.
Glass Onion è stato nelle sale cinematografiche per una settimana alla fine di novembre 2022, per poi approdare su Netflix un mese dopo. Ora Wake Up Dead Man dovrebbe essere proiettato per due settimane, dalla sua première in sale selezionate il 26 novembre alla sua uscita su Netflix il 12 dicembre. Questo è tipico per la maggior parte dei film Netflix che la piattaforma di streaming desidera siano considerati idonei per i premi.
Tuttavia, il regista Johnson ha espresso il suo disappunto per il fatto che Wake Up Dead Man non verrà proiettato nei cinema AMC. “Per chi lo chiedesse, purtroppo AMC non ha voluto proiettare il film”, ha detto Johnson tramite X, “sarà distribuito da Landmark, Alamo e altre catene. E può tranquillamente rimanere nei cinema dopo il lancio di Netflix del 12/12 se c’è domanda: spetta ai cinema decidere”.
Netflix e AMC hanno storicamente avuto divergenze sui termini delle brevi uscite cinematografiche di Netflix, il che significa che molti dei suoi film non sono stati disponibili presso la grande catena di cinema. Tuttavia, AMC ha fatto un’eccezione per Glass Onion; la catena ha anche recentemente partecipato alla riedizione di KPop Demon Hunters nel weekend di Halloween.
Il primo film diKnives Out è uscito nelle sale nel 2019, con la storia di come Benoit Blanc ha aiutato Marta Cabrera (Ana de Armas) a dimostrare la sua innocenza, guadagnando più di 300 milioni di dollari al botteghino mondiale. Quando Netflix ha visto l’incredibile potenziale del franchise, il gigante dello streaming ha acquisito i diritti di distribuzione per due sequel successivi, che si sono rivelati essere Glass Onion eWake Up Dead Man: A Knives Out Mystery.
Il tempo ci dirà se Johnson continuerà a scrivere altri misteri da risolvere per Benoit Blanc, o se l’avventura del prossimo anno sarà l’ultima volta che gli spettatori vedranno il detective fare la sua magia. Wake Up Dead Man: A Knives Out Mystery debutterà su Netflix nel 2025.
In un nuovo articolo di The Ankler, lo scrittore Rob Ledonne condivide un commento del cantautore di Wicked, Stephen Schwartz, il quale afferma che lui e l’autrice del libro del musical, Winnie Holzman, “stanno lavorando in questo momento su idee che non sono un sequel di Wicked”, ma si svolgono nell’universo del romanzo originale di Gregory Maguire e dei suoi seguiti, senza seguire Glinda ed Elphaba.
Tuttavia, pur confermando che stanno svolgendo quel lavoro preliminare, Schwartz avverte che realizzeranno un progetto solo se ci sarà una legittima ragione creativa per farlo, e “nessuno ha ancora presentato un’idea che giustifichi una cosa del genere, a quanto ho sentito”. Ecco cosa dice:
Se ci fosse un’idea giusta, ma non sono sicuro che quell’idea giusta esista. Quello che vi dirò senza rivelare troppo è che Winnie Holzman e io stiamo lavorando in questo momento su idee che non sono un sequel di Wicked, perché penso che la storia di Glinda ed Elphaba sia completa, ma ci sono altri aspetti che potrebbero essere esplorati. Gregory Maguire, l’autore originale di Wicked, ha scritto diversi libri, per esempio. Ma c’è un’altra idea che Winnie e io stiamo discutendo: non un sequel, ma un’aggiunta. Mettiamola così…
Se qualcuno riuscisse a pensare a una continuazione della storia che sembrasse avere una giustificazione che vada oltre il semplice guadagno, ovviamente. Per ora, nessuno ha ancora presentato un’idea che giustifichi una cosa del genere.
Questa rivelazione arriva sulla scia della notizia che l’uscita di Wicked – Parte 2 ha avuto i migliori incassi dell’anno in anteprima al botteghino nazionale. Mentre il totale del weekend di apertura e la performance complessiva restano da vedere, l’incasso mondiale potrebbe alla fine raggiungere una cifra compresa tra 700 milioni e 1,2 miliardi di dollari, data la sua attuale traiettoria.
Dato il suo successo con il pubblico di tutto il mondo, non sorprende che ci siano state delle prime discussioni su come proseguire il franchise. Anche se questo potrebbe assumere una forma diversa dal possibile Wicked 3, Maguire ha già tracciato una tabella di marcia per la direzione futura del franchise.
La sua serie di libri, intitolata The Wicked Years, include i seguiti Son of a Witch (sul figlio di Elphaba, Liir), A Lion Among Men (sul Leone Codardo) e Out of Oz (sulla figlia di Liir, Rain). Altri capitoli, oltre alla serie principale, includono il prequel Elphie: A Wicked Childhood, la raccolta di racconti Tales Told in Oz e la serie sequel incentrata su Rain intitolata Another Day.
Qualsiasi di questi romanzi potrebbe fornire la cornice per un seguito di Wicked – Parte 2. Dato che Schwartz e Holzman sono coinvolti in questo primo sviluppo, sembra anche probabile che il progetto sarà un musical con nuove canzoni originali, molto simili ai due brani composti da Schwartz per la colonna sonora del nuovo film, rendendolo idoneo per una nomination all’Oscar per la migliore canzone originale.
Il reboot di Resident Evil, del regista di WeaponsZach Cregger sta davvero prendendo forma, e ci sono delle prime foto dal set che lo dimostrano. Le immagini (si possono vedere qui e qui) dal set praghese dell’attesissimo film survival horror mostrano una città in uno stato di devastazione dopo un evento terribile, fornendo al contempo alcuni indizi sul luogo e sul periodo dell’anno in cui è ambientato il film. Le foto confermano inoltre che l’ambientazione è Raccoon City, la città infestata dagli zombie presente nei videogiochi originali di Resident Evil.
Nessun attore è visibile nelle nuove immagini dell’ultimo tentativo di Cregger di rilanciare la serie horror. Tutte le foto mostrano le strade di Praga che sono state meticolosamente trasformate in scene di carneficina, con auto distrutte e bruciate. C’è neve sulla strada e sui veicoli, il che suggerisce un’ambientazione invernale. Alcune immagini mostrano la neve e il fango sulla strada macchiati di rosso sangue, un indizio che qualcosa di veramente orribile sta accadendo.
Un’immagine mostra poi un SUV dello sceriffo, ricoperto di neve e con la scritta “Martin County” e una targa del Colorado. La posizione geografica esatta di Raccoon City non è menzionata nella serie originale di videogiochi Resident Evil, ma sembra che il film di Cregger sarà ambientato in un luogo specifico del mondo reale, poiché i resoconti dal set di Praga menzionano altri veicoli visti lì con targhe del Colorado.
In primo piano in alcune delle nuove foto dal set c’è una pensilina dell’autobus, con all’interno una mappa racchiusa in una teca di vetro che mostra la pianta di Raccoon City, una mappa della metropolitana e quello che sembra essere un orario della metropolitana. Come rivelato dal Prague Reporter, diverse strade della città sono state chiuse per le riprese, comprese quelle notturne, con un avviso affisso per avvertire i residenti delle attività imminenti, assicurando loro che il coprifuoco sarebbe stato rispettato.
“Durante le riprese, le strade Jirsíkova e Malého saranno ricoperte artificialmente di neve e liberate dalle auto parcheggiate. Le riprese comprenderanno sparatorie, guida veloce e altre scene d’azione. Comprendiamo che ciò possa essere fastidioso, quindi queste scene saranno girate nel rispetto delle ore di silenzio notturno”, è quanto riportato.
Il rapporto ha anche segnalato alcune “acrobazie con veicoli ad alta velocità” in fase di riprese e ha menzionato che un noto ristorante locale era stato trasformato in un locale chiamato Oak Street Diner. Riguardo alla saga, come noto, ci sono già stati sette film di Resident Evil, sei nella serie originale con Milla Jovovich e un reboot sfortunato uscito nel 2021 dal titolo Welcome to Raccoon City. Il film di Cregger ha dunque il compito di rilanciare al cinema il franchise e queste prime immagini sembrano promettere bene.
Cosa sappiamo del Resident Evil di Zach Cregger
Quando è stato intervistato a settembre sulla sua visione di Resident Evil, il regista Cregger ha accennato a un’esperienza che soddisferà i fan dei giochi, pur raccontando una storia che non è al 100% fedele a quegli stessi giochi: “È una storia completamente originale. Quando la vedrete, direte: “Questo è proprio nello stile di Zach”. È solo che è ambientata nel mondo di Resident Evil. Non credo che i fan dei videogiochi rimarranno delusi“.
Parlando di quali materiali di riferimento influenzano direttamente la sua versione di Resident Evil, Cregger ha affermato di non aver mai visto nessuno dei film precedenti della serie, ma ha detto di essere da tempo un fan dei videogiochi e ha dichiarato che il suo film “probabilmente vive più nel mondo di Resident Evil 2 e 3, ma direi che aderisce maggiormente al tono del 4”.
Il cast di Resident Evil è stato confermato e include Austin Abrams (Weapons), Paul Walter Hauser (Richard Jewell), Zach Cherry (Scissione), Kali Reis (True Detective) e Johnno Wilson (I Love That For You).
Il reboot di Resident Evil di Zach Cregger uscirà il 18 settembre 2026.
Brendan Fraser torna con un altro viaggio emozionante in Rental Family (qui la nostra recensione), e lui e il co-protagonista Takehiro Hira rivelano il vero nucleo della storia del film. Diretto dal regista di 37 Seconds, Hikari, il film è incentrato su Phillip Vandarploeug, un attore americano che vive in Giappone e che lotta per farsi un nome nel settore e per trovare uno scopo nella vita. Improvvisamente, Phillip si ritrova in una nuova posizione unica, iniziando a lavorare per l’agenzia di recitazione del titolo, in cui le persone interpretano ruoli di controfigure per sconosciuti.
Oltre a Fraser, che ha già scatenato le prime voci di un’altra potenziale nomination all’Oscar come miglior attore, il cast della commedia drammatica include l’attore di ShogunTakehiro Hira nel ruolo del proprietario dell’agenzia, Shinji, e Mari Yamamoto di Monarch: Legacy of Monsters nel ruolo della collega Aiko, tra gli altri. Presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival del 2025, Rental Family ha riscosso ampi consensi dalla critica, con un indice di gradimento dell’89% su Rotten Tomatoes, dopo aver mantenuto il 100% per mesi.
Ash Crossan di ScreenRant ha intervistato Brendan Fraser e Takehiro Hira per parlare di Rental Family. Riflettendo sulla citazione di Phillip in cui ammette che, come attore, “non so come aiutare le persone”, e se riconosce che i suoi film hanno aiutato molte persone, Fraser ha affermato che “i film aiutano le persone” e che gli attori “vogliono illuminare e mostrare qualcosa di nuovo”.
Il premio Oscar ha poi sottolineato come Rental Family attinga a questo tema, riconoscendo come il film faccia sì che il pubblico “se ne vada con una visione completamente diversa di ciò di cui tratta”, ma che alla fine concluda comunque con la convinzione che “tutti si sentano un po’ meglio”:
Brendan Fraser: Forse hanno bisogno di chiamare la mamma, o di imparare qualcosa su se stessi e su cosa significhi avere un legame familiare, che sia di sangue o di famiglia acquisita. Il mondo di questo film si colloca a metà strada tra la finzione e la finzione.
Hira concorda con la prospettiva di Fraser indicando una scena del film in cui Phillip è visto “seduto sul lettino del suo appartamento di Tokyo mentre guarda fuori“, che ha fatto piangere il candidato all’Emmy mentre la guardava. Ridacchiando, ammettendo di non sapere perché lo abbia fatto piangere, l’ex attore di Monarch ha spiegato che gli ha ricordato quando era “uno studente straniero” negli Stati Uniti, sentendosi in sintonia con l’isolamento di Phillip.
Questo ha spinto Fraser a sottolineare che un altro tema chiave esplorato da Rental Family è “l’epidemia di solitudine” che si è diffusa in tutto il mondo, non solo nell’ambientazione del film, Tokyo. Sottolineando l’idea “controintuitiva” di affrontare “la solitudine che le persone trovano in un luogo molto affollato” con il desiderio di “creare una connessione significativa“, il premio Oscar ha affermato che questo è “esattamente il motivo per cui esiste un’agenzia di noleggio di famiglie“.
Sembra che il formaggio diventerà l’argomento di conversazione a Hollywood, dato che il Parmigiano Reggiano è diventato un cliente per le prossime apparizioni in film e serie tv.
In una dichiarazione a The Hollywood Reporter, il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha dichiarato che la United Talent Agency ha firmato un contratto con l’azienda “re dei formaggi” per ottenere ancora più visibilità in film e programmi TV in tutto il mondo, per garantire che il Parmigiano rimanga nella mente e potenzialmente nello stomaco di tutti.
L’organo di governo ha dichiarato che UTA “sfrutterà la sua esperienza e la sua connettività globale nel mondo dell’intrattenimento e della cultura per presentare il Parmigiano Reggiano a un’ampia gamma di partner, per promuovere il suo messaggio di eccellenza gastronomica e ingredienti, produzione e distribuzione di alta qualità”.
Ecco una dichiarazione del responsabile marketing del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Carmine Forbuso: “Il Parmigiano Reggiano non è solo un simbolo di eccellenza radicato nella tradizione, ma sempre più un marchio globale davvero iconico: infatti, secondo i dati dei primi otto mesi del 2025, le esportazioni hanno raggiunto il 53,2%, con una crescita dei volumi del +2,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Questa partnership con UTA, agenzia leader nel marketing culturale, ci permette di entrare in contatto con un nuovo pubblico in modo autentico e pertinente. Con soli tre ingredienti naturali e secoli di know-how artigianale, il Parmigiano Reggiano è sinonimo di semplicità, qualità e profondità, e siamo entusiasti di esplorare nuovi formati e piattaforme per raccontare questa storia a livello globale.”
Il Parmigiano Reggiano è un formaggio di fama mondiale e viene prodotto da noi in Italia da quasi 1.000 anni. Esistono regole e linee guida rigide per la produzione del formaggio, che ha ottenuto la Denominazione di Origine Protetta, il marchio DOP.
Il product placement e l’embedded marketing sono diventati una pratica standard a Hollywood da decenni, ma ora sembra che sia una battaglia tra i prodotti caseari per garantire che il Parmigiano Reggiano, e in particolare il Parmigiano Reggiano, possano essere in prima linea nei supermercati, nelle cucine e nei ristoranti.
Come i Reese’s Pieces in E.T., le Nike Cortez in Forrest Gump, il Castello Bianco in Harold e Kumar vanno al Castello Bianco, ora anche il Parmigiano Reggiano sarà una star in qualsiasi nuovo film o serie in streaming in arrivo al cinema o sulla TV di casa.
Si è conclusa la XXIII edizione del Trailers FilmFest, l’unico evento in tutta Europa dedicato alla promozione cinematografica, che si svolge a Roma dal 19 al 21 novembre.
Il Trailers FilmFest vuole riconoscere e celebrare tutti i mestieri del cinema che contribuiscono al successo di un film, sta finalmente per iniziare. E quest’anno fa le cose in grande.
We Make It Big, questo infatti è il claim che ha accompagnato l’edizione numero ventitré, che punta sicuramente a trovare il giusto posizionamento nel panorama festivaliero, ma soprattutto a radicarsi come un laboratorio permanente, un osservatorio su un settore dell’industria audiovisiva ancora troppo poco analizzato e studiato.
Saranno consegnati questa sera, venerdì 21 novembre 2025, i premi ufficiali del festival, di seguito elencati.
Ecco tutti i vincitori del Trailers FilmFest XXIII
Miglior Trailer Italia: Follemente (Distribuzione: 01 Distribution – Trailer Maker: Edoardo Massieri – Ottoemezzo Movie Factory
Miglior Trailer Europa:The Substance (Distribuzione: I Wonder Pictures)
Miglior Trailer World:Mission: Impossible – The Final Reckoning(Distribuzione: Eagle Pictures)
40 Secondi non è soltanto un film che ricostruisce una delle vicende più traumatiche degli ultimi anni: è un’opera che tenta di restituire dignità, complessità e umanità a un ragazzo diventato simbolo suo malgrado. Con un approccio lontano da ogni sensazionalismo, Vincenzo Alfieri sceglie la strada più difficile e più necessaria: raccontare Willy Monteiro Duarte non attraverso l’eco del caso mediatico, ma attraverso il silenzio delle persone che lo conoscevano, dei luoghi che attraversava, della comunità che lo ha pianto.
Il film scava nella notte che ne ha segnato il destino, ma soprattutto scandaglia le dinamiche sotterranee della violenza giovanile, della frustrazione, delle identità in conflitto. Attraverso gli occhi degli attori che interpretano quei minuti drammatici — ragazzi che potrebbero essere i nostri fratelli, compagni di classe, vicini di casa — 40 Secondi riapre una ferita ancora viva, chiedendo a chi guarda di assumersi un pezzo di responsabilità collettiva.
E sono proprio le parole del cast e del regista a rivelare quanto sia stato delicato, persino doloroso, avvicinarsi a questo racconto: un lavoro di ascolto, rispetto e fedeltà emotiva, che ha imposto a tutti un confronto continuo con ciò che siamo diventati come società. Perché raccontare Willy significa anche interrogarsi su ciò che resta della gentilezza, del coraggio, della scelta – rarissima – di non voltarsi dall’altra parte.
Le intenzioni del regista: «Una storia di ragazzi qualunque, non di criminali»
Fin dall’inizio della promozione del film, Vincenzo Alfieri ha chiarito la postura etica dietro il progetto: evitare ogni forma di spettacolarizzazione e mettere al centro le persone, non il fatto di cronaca. «Questa storia parla soprattutto di ragazzi qualunque — non è una storia criminale, ma di dolore. Una storia di persone come tutti noi.» Una scelta che riflette non solo il desiderio di raccontare Willy con sincerità, ma anche quello di restituire complessità ai suoi coetanei, spesso ingabbiati in narrazioni semplicistiche o stigmatizzanti.
Raccontare Willy senza retorica: «Non un supereroe, ma un ragazzo normale»
Alfieri ha ribadito più volte che l’obiettivo era evitare di trasformare Willy in un’icona astratta, per restituirlo invece nella sua dimensione più pura e reale. «Abbiamo voluto mostrare Willy come un ragazzo normale, e non come un supereroe. I supereroi non esistono, esistono gli esseri umani, con le loro fragilità e generosità.» Un approccio che ha richiesto delicatezza, attenzione e soprattutto la capacità di far dialogare il cinema con la verità emotiva dei fatti.
Il gesto di Willy e l’impossibilità di “spiegare” la violenza
La scena chiave del film — quei 40 secondi in cui tutto cambia — è stata affrontata dal regista con grande responsabilità. La riflessione sulla violenza è uno degli assi portanti della narrazione: «Willy ha fatto una cosa meravigliosa – non si è messo in mezzo alla lite per difendere un amico… ma ha cercato di sedare due persone. Non si può trovare una spiegazione dietro a questa violenza, perché purtroppo non c’è.» Vincenzo Alfieri La dimensione del gesto — istintivo, umano, immediato — è ciò che rende il racconto così potente e doloroso.
Il lavoro degli attori: verità emotiva e responsabilità
Gli attori coinvolti nel progetto hanno dichiarato più volte quanto difficile sia stato interpretare ruoli così vicini alla realtà. Daniele Cartocci, nel film uno dei ragazzi coinvolti nella vicenda, ha parlato apertamente della forza della sceneggiatura: «La prima cosa che ho pensato leggendo era che fosse scritta benissimo… tutto risultava incredibilmente reale: dalla struttura della sceneggiatura alle singole battute.» Daniele Cartocci Cartocci ha anche spiegato il modo in cui ha costruito il proprio personaggio, cercando sempre di non giudicarlo ma di comprenderne la deriva: «Christian è un ragazzo di provincia, smarrito e profondamente fragile. Questa sua fragilità però viene costantemente mascherata da una forte aggressività.» Daniele Cartocci
Questa lettura interna, più psicologica che didascalica, è ciò che dà al film uno spessore umano raro nei racconti basati su fatti reali.
40 Secondi come specchio della società: un film che parla al presente
Le dichiarazioni dei protagonisti convergono nell’idea che 40 Secondi sia un film necessario, non per rivivere una tragedia ma per comprenderne le radici: alienazione, fragilità, rabbia, incapacità di gestire il conflitto.
Il gesto di Willy — un ragazzo che ha tentato di fermare la violenza con la gentilezza — diventa così il fulcro morale del film. E nel riportare la sua storia allo sguardo del pubblico, Alfieri e il cast ci ricordano che dietro ogni titolo di giornale c’è un essere umano, e dietro ogni comunità ferita una domanda ancora aperta: cosa significa davvero essere responsabili gli uni degli altri?
La colonna sonora di Wicked – Parte 2 contiene tutte le canzoni del musical di Broadway, oltre a due nuovi brani. Affrontando la seconda metà dello spettacolo, il sequel è stato considerato svantaggiato rispetto alla colonna sonora di Wicked per la mancanza della performance iconica di “Defying Gravity”.
Ma con Cynthia Erivo, Ariana Grande, Jonathan Bailey e altri che prestano la loro voce alla nuova serie di canzoni originariamente scritte da Stephen Schwartz, Wicked – Parte 2 (Wicked: For Good) include nuove interpretazioni di canzoni famose come “No Good Deed” e “For Good”. Inoltre, debutta con nuovi assoli per Elphaba e Glinda scritti appositamente per l’adattamento cinematografico.
In totale, ci sono 11 canzoni in Wicked: For Good. Se volete sapere quali canzoni vengono riprodotte e quando, o capire dove ascoltare la colonna sonora, abbiamo quello che fa per voi.
Quando viene riprodotta ogni canzone di Wicked: For Good
“Every Day More Wicked” (feat. Michelle Yeoh & Ariana Grande) dal cast del film Wicked, Cynthia Erivo: Dopo l’apertura con Elphaba che ferma la costruzione della strada di mattoni gialli, la prima canzone di Wicked: For Good inizia a gettare le basi della storia. Dividendo l’inizio di “Thank Goodness” in una nuova traccia chiamata “Every Day More Wicked”, la canzone viene riprodotta mentre Elphaba viene mostrata nella sua casa sull’albero nella foresta, Glinda e Fiyero sono uniti nella Città di Smeraldo e vengono mostrati altri personaggi che ritornano.
“Thank Goodness / I Couldn’t Be Happier” (feat. Michelle Yeoh) di Ariana Grande, cast del film Wicked: La parte principale della canzone originale “Thank Goodness” inizia subito dopo, con la maggior parte dell’azione che si svolge a Munchkinland, dove Glinda e Madame Morrible assistono all’inaugurazione della strada di mattoni gialli. Appare anche Fiyero, che scopre di essere fidanzato con la strega buona prima che Morrible racconti le false storie sulle azioni di Elphaba.
“No Place Like Home” di Cynthia Erivo:La canzone originale di Elphaba per Wicked: For Good arriva all’inizio del film. Quando incontra un gruppo di animali che fuggono da Oz attraverso un tunnel nella strada di mattoni gialli, intona questa nuova melodia per cercare di incoraggiare gli animali a unirsi a lei nella lotta per salvare Oz.
“The Wicked Witch of the East” di Marissa Bode, Cynthia Erivo, Ethan Slater: Il film include anche “The Wicked Witch of the East” quando Nessarose ed Elphaba si riuniscono, le scarpe di Nessa vengono incantate e Boq confessa il suo amore per Glinda. È anche il momento in cui Nessa lancia un incantesimo sul suo amore respinto, portandogli via il cuore e trasformandolo nell’Uomo di Latta.
“Wonderful” di Jeff Goldblum, Ariana Grande, Cynthia Erivo: A seguire, ‘Wonderful’ viene riprodotta mentre il Mago cerca di convincere Elphaba a stringere un accordo per lavorare insieme. La canzone presenta un cambiamento notevole rispetto alla produzione di Broadway, poiché Glinda viene aggiunta alla performance. Questo introduce nuovi elementi e momenti, come un breve richiamo a “Defying Gravity” mentre Glinda ed Elphaba siedono insieme.
” “I’m Not That Girl (Reprise)” di Ariana Grande: Dopo la distruzione del matrimonio di Glinda e Fiyero, quando Elphaba libera gli animali imprigionati che il Mago nascondeva e vede il suo futuro marito andarsene con la sua amica, Glinda torna tra le macerie della sala delle cerimonie. Riflette sul fatto che Fiyero ama davvero Elphaba, dando a Glinda la possibilità di cantare parte delle migliori canzoni di Elphaba in Wicked.
“As Long As You’re Mine” di Cynthia Erivo, Jonathan Bailey: Una delle canzoni più importanti di Wicked: For Good è “As Long As You’re Mine”, la ballata romantica e passionale di Elphaba e Fiyero. Si sente quando finalmente riescono a stare insieme nella casa sull’albero dopo essere fuggiti da Emerald City e culmina con il loro primo bacio tanto atteso.
“No Good Deed” di Cynthia Erivo: un’altra delle migliori canzoni della produzione di Broadway, “No Good Deed” è la canzone successiva che viene riprodotta quando Elphaba arriva a Kiamo Ko. Lei recita l’incantesimo che trasforma Fiyero in Spaventapasseri e continua a cantare mentre vede i ricordi di Nessarose e del dottor Dillamond. È la canzone che racchiude davvero i temi del film: la bontà e la malvagità.
“March of the Witch Hunters” del cast del film Wicked, Ethan Slater: guidata da Boq dopo la sua trasformazione in Tin Man, “March of the Witch Hunters” ha luogo mentre lui, Dorothy, il Leone Codardo e lo Spaventapasseri/Fiyero si preparano a trovare la Strega Malvagia dell’Ovest su richiesta del Mago. Tuttavia, finisce di suonare dopo la canzone successiva nel film.
“The Girl in the Bubble” di Ariana Grande: dopo aver visto gli abitanti di Oz prepararsi a dare la caccia a Elphaba, Glinda si prende un momento nel suo appartamento per riflettere sulla sua vita e sul suo ruolo in ciò che è accaduto. La nuova canzone di Glinda in Wicked: For Good, “The Girl in the Bubble”, si concentra sul suo accettare di non poter stare a guardare e lasciare che tutto questo continui, comprendendo che è ora di uscire dalla sua bolla e fare del bene, rivoltandosi contro il Mago e Morrible per avvertire Elphaba di ciò che sta per accadere.
“For Good” di Cynthia Erivo, Ariana Grande: Il gran finale di Wicked: Parte 2, “For Good” è la potente ed emozionante riunione tra Glinda ed Elphaba a Kiamo Ko. Condividono ciò che la loro amicizia ha significato per loro e come entrambe siano cambiate per sempre, forse in meglio. Il film lo combina con “Finale ‘Wicked’” per creare un lungo numero finale, inserendo parti di “No One Mourns The Wicked”, prima di lasciare che Erivo e Grande concludano il tutto.
Dove ascoltare la colonna sonora di Wicked: For Good
La colonna sonora di Wicked: For Good è disponibile in streaming su servizi musicali come Apple Music e Spotify a partire dal 21 novembre. Si intitola “Wicked: For Good — The Soundtrack” e include tutte le 11 canzoni del film, oltre a una traccia speciale con i commenti di Schwartz.
C’è anche la possibilità di acquistare una copia in vinile della colonna sonora di Wicked: For Good. Republic Records offre sette diverse opzioni in vinile, tra cui quelle separate progettate per Elphaba e Glinda, due diversi vinili picture disc, un vinile zoetrope e un vinile standard.
Ci sono anche opzioni esclusive in vinile che possono essere acquistate altrove. Amazon offre un vinile colorato con copertina alternativa e poster, mentre Barnes & Noble vende un vinile marmorizzato rosa/blu/verde. Target offre una copertina lenticolare e un vinile rosa e verde luccicante, mentre WalMart vende un’opzione rosa e verde glitterata.
Tutte queste varianti offrono numerose opzioni tra cui scegliere quando si tratta di decidere come ascoltare la colonna sonora completa di Wicked – Parte 2.