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Black Panther 3: Ryan Coogler conferma che è il suo prossimo film

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Black Panther 3 è sempre più vicino a diventare realtà, grazie alle ultime novità sul sequel emerse dal Marvel Cinematic Universe. La Saga del Multiverso sta volgendo al termine, mentre la Marvel Studios si concentra sui progetti rimanenti della Fase 6, ma il futuro di un altro amato franchise dell’MCU sembra già promettente. Durante la sua apparizione a Deadline Contenders, a Ryan Coogler è infatti stato chiesto del terzo capitolo di Black Panther e se questo sarà il suo prossimo film. Pur rimanendo evasivo, Coogler ha dato la seguente risposta:

Se fosse chiunque altro, direi che non posso né confermare né smentire. Ma ci stiamo lavorando, ci stiamo lavorando sodo… È il prossimo film”, sono le parole del regista. Dopo il finale di Black Panther: Wakanda Forever, Letitia Wright è pronta a riprendere il ruolo di Shuri in Avengers: Doomsday, dato che ora è lei la Black Panther di turno. L’attrice e il resto del cast hanno completato le riprese principali del grande film di squadra il 19 settembre 2025.

Negli ultimi anni sono invece emerse lentamente alcune novità su Black Panther 3, uno dei sequel in programma alla Marvel Studios, dopo che l’installazione del 2022 ha incassato 859,2 milioni di dollari al botteghino mondiale. Dato che l’MCU è concentrato sulla conclusione della Saga del Multiverso, la Fase 7 è molto probabilmente il momento in cui sarà programmato il seguito.

Tuttavia, una delle novità di Black Panther 3 è l’introduzione di Denzel Washington nell’MCU, poiché l’attore ha rivelato che Coogler sta lavorando a un ruolo per lui nel prossimo progetto. Uno degli ultimi indizi che l’icona di Hollywood ha dato sul suo misterioso ruolo risale all’agosto 2025, quando ha detto a Liam Crowley di ScreenRant che chiunque sia il personaggio che interpreterà, “è una cosa tra me e Ryan”.

Se il sequel avrà luogo dopo le riprese di Avengers: Secret Wars, pur essendo basato sulla Fase 7, il finale della Fase 6 potrebbe avere un impatto importante su Black Panther 3. Poiché il franchise sembra destinato a subire un reset dopo l’installazione del 2027, il pubblico potrebbe trovarsi di fronte a un Wakanda molto diverso, a seconda di come sarà l’universo dopo la Saga del Multiverso. In ogni caso, Black Panther 3 non ha attualmente una data di uscita definita.

Chi è Bob Avila: spiegazione del tributo alla fine di Yellowstone

Il finale di Yellowstone ha sorpreso molti spettatori con un tributo speciale dedicato a Bob Avila, nome che compare nei titoli conclusivi e che ha incuriosito chi non conosce il mondo del ranching professionale e del western lifestyle. La presenza di questo omaggio non è casuale: Avila rappresenta una delle figure più rispettate dell’equitazione americana e ha contribuito, direttamente e indirettamente, alla costruzione dell’immaginario realistico della serie creata da Taylor Sheridan. La sua scomparsa ha lasciato un vuoto nella comunità del reining e nel settore western, motivo per cui Yellowstone ha voluto rendergli omaggio nel suo momento finale.

Chi era Bob Avila e perché era una figura fondamentale nel mondo del reining e dell’equitazione western

Taylor Sheridan Yellowstone
Taylor Sheridan nella serie tv Yellowstone – Credit Paramount Network

Bob Avila è stato uno dei più grandi allenatori di cavalli da reining, cutting e working cow horse nella storia americana. Con una carriera durata oltre cinquant’anni, Avila è diventato una vera e propria leggenda grazie a una combinazione unica di competenza tecnica, sensibilità verso i cavalli e capacità di formare nuove generazioni di rider. Il suo nome è legato a un’impressionante lista di riconoscimenti, tra cui titoli del National Reining Horse Association (NRHA), vittorie nei campionati AQHA e numerosi premi nelle discipline western più competitive.

La grandezza di Avila non risiedeva solo nelle vittorie, ma nella filosofia di lavoro che promuoveva: un rapporto profondo e rispettoso con l’animale, una preparazione meticolosa e una disciplina quasi spirituale nel coltivare il talento, sia umano che equino. Questa visione, oggi condivisa da buona parte dell’industria western, ha avuto un impatto decisivo anche sulle produzioni cinematografiche e televisive che cercano autenticità nella rappresentazione della vita nei ranch.

Il legame tra Bob Avila e Yellowstone: come la sua influenza ha contribuito al realismo della serie

Yellowstone

Per comprendere perché Yellowstone abbia deciso di dedicargli un tributo, bisogna considerare la particolare attenzione che Taylor Sheridan riserva all’autenticità nel mondo ranch. Sheridan stesso è un esperto cavaliere e competitore di cutting horse, e negli anni ha costruito intorno alla serie un ecosistema di professionisti del settore western: allenatori, campioni, stunt rider, cowboy di lunga esperienza.

Bob Avila è stato una delle figure più influenti di questo mondo, una colonna portante rispettata da tutti. Anche se non compare direttamente nella serie come attore o personaggio, molti dei cowboy che hanno lavorato nel cast tecnico e nelle sequenze a cavallo sono stati suoi allievi, colleghi o sono stati formati secondo i metodi da lui diffusi. La sua presenza aleggia in modo invisibile ma fondamentale in ogni scena con i cavalli: dal modo in cui i personaggi montano in sella, alle dinamiche di addestramento, fino al modo realistico e privo di teatralità con cui Yellowstone rappresenta il lavoro quotidiano in un ranch. Sheridan stesso ha spesso dichiarato che la serie è possibile solo grazie a un’intera comunità di esperti come Avila, capaci di trasmettere un sapere che va oltre la tecnica e tocca le radici della cultura western.

Perché Yellowstone gli dedica un tributo: cosa rappresenta Bob Avila per la comunità western e per la serie

Yellowstone

Il tributo nel finale non è soltanto un gesto di cortesia, ma la celebrazione di un’eredità. Bob Avila è stato un punto di riferimento per chiunque si avvicini all’equitazione western, ma anche un ambasciatore di valori che Yellowstone ha scelto di portare sullo schermo: sacrificio, dedizione, rispetto per la terra e per gli animali, continuità delle tradizioni. La sua morte ha colpito profondamente la comunità equestre americana e, di riflesso, la produzione della serie, che in questi anni ha collaborato con molte figure legate allo stesso ambiente.

Dedicare il finale ad Avila significa riconoscere il ruolo che uomini come lui hanno avuto nel mantenere viva una cultura che oggi trova in Yellowstone una delle sue rappresentazioni più popolari. È anche una forma di gratitudine verso chi, come Avila, ha permesso alla serie di essere così credibile e radicata nella realtà, senza scadere nella caricatura o nella banalizzazione del mondo rancher.

Cosa significa questo tributo per i fan e per la lettura tematica del finale di Yellowstone

yellowstone kevin costner

Per i fan, il nome di Bob Avila nei titoli finali può sembrare un dettaglio tecnico, ma in realtà aggiunge profondità emotiva e tematica all’episodio conclusivo. La serie ha sempre parlato di eredità, identità, passaggio di conoscenza tra generazioni, concetti che hanno guidato anche la vita e la carriera di Avila. Il tributo, collocato alla fine, funziona come un ponte simbolico tra il mondo reale e quello narrativo: la storia del ranch Dutton si chiude mentre si onora una figura che, nel mondo reale, ha contribuito a preservare la cultura che la serie racconta.

In questo senso, il nome di Bob Avila non è solo un ringraziamento, ma un messaggio coerente con l’essenza di Yellowstone: le storie finiscono, ma ciò che lasciamo in eredità – nel lavoro, nella passione, nella comunità – continua a vivere oltre di noi.

Lady Gaga rivela la sua reazione alle critiche a Joker: Folie à Deux

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Il sequel del grande successo del 2019 di Todd Phillips, Joker: Folie à Deux (qui la recensione), ha ricevuto recensioni contrastanti al momento della sua uscita, e una delle protagoniste del sequel, Lady Gaga, ha ora finalmente detto la sua sulle critiche negative che hanno sommerso il film. In un’intervista con Rolling Stone, la musicista e attrice ha infatti parlato della sua esperienza nell’affrontare i commenti e le critiche negative su Joker: Folie à Deux, dove ha interpretato la controparte psicotica di Joker, Harley Quinn.

Gaga ha espresso ciò che tutti pensavano: “C’era molta negatività intorno a Joker”, ma ha continuato aggiungendo: “In quel momento mi sentivo artisticamente ribelle”. “Non ero indifferente. – ha aggiunto – È divertente, sono quasi nervosa nel condividere la mia reazione. Ma la verità è che, quando è successo per la prima volta, ho iniziato a ridere. Perché era diventato tutto così assurdo. Quando ci vuole un po’ di tempo perché qualcosa si dissolva, può essere un po’ più doloroso. Solo perché ci ho messo molto di me stessa”.

Joker: Folie à Deux combinava la musica con il mondo oscuro e contorto che circonda il personaggio sadico Arthur Fleck (interpretato da Joaquin Phoenix) mentre lotta per accettare la sua doppia identità di Joker. Si imbatte nel suo vero amore, Harley Quinn (interpretata da Gaga), mentre è incarcerato all’Arkham Asylum, in attesa di essere giudicato per aver ucciso qualcuno in diretta televisiva.

Il sequel non è riuscito a recuperare i costi di marketing e produzione, incassando solo 200 milioni di dollari al botteghino mondiale. Tuttavia, ha riscosso successo quando è stato distribuito sui servizi di streaming e ha raggiunto la vetta delle classifiche. Purtroppo, ha ottenuto solo il 31% di valutazione su Rotten Tomatoes, un risultato nettamente diverso dal primo film di Phillips, che ha ottenuto il 68%, ha guadagnato oltre 1 miliardo di dollari al botteghino mondiale e ha vinto gli Oscar per il miglior attore e miglior colonna sonora.

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Tutte e 6 le rivelazioni sulle origini di Pennywise in It: Welcome to Derry Episodio 4

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It: Welcome to Derry, episodio 4, ripercorre una serie di flashback che rivelano la verità sulle origini di Pennywise, svelando tutto, dalla sua più grande debolezza al luogo in cui vive a Derry.

Nei momenti finali dell’episodio 4 della serie tratta dal romanzo di Stephen King, il generale Shaw chiede a Dick Hallorann di interrogare Taniel, convinto che lui e la sua gente possano conoscere il luogo in cui si trova Pennywise. Shaw spera di scoprire dove risiede Pennywise per poterlo trasformare in un’arma e usarlo per terrorizzare altre nazioni nel contesto delle crescenti tensioni nucleari a livello mondiale. Taniel, tuttavia, inizialmente rifiuta di cedere e assicura a Hallorann che non rivelerà nulla.

Hallorann mette quindi a frutto le sue capacità “splendenti” per entrare nella mente di Taniel e ottenere le risposte che cerca. Sembra ritrovarsi in uno dei ricordi di Taniel, dove questi ricorda tutto ciò che ha imparato su Pennywise e sulla sua storia dalla sua gente. In questo modo, Hallorann non solo scopre i maggiori punti deboli del mostro, ma anche la sua lunga storia sulla Terra.

Pennywise è arrivato sulla Terra molto prima degli esseri umani

Pennywise è arrivato sulla Terra molto prima degli esseri umani

Quando Taniel ricorda la storia delle origini di Pennywise, inizia definendolo uno spirito malvagio che è atterrato sulla Terra attraverso una stella caduta milioni di anni fa. Sottolinea come questo evento sia avvenuto molto prima che gli esseri umani esistessero, evidenziando che Pennywise è molto più antico e antico di qualsiasi individuo sulla faccia del pianeta.

Dopo che la stella ha colpito il pianeta, lo spirito malvagio è stato liberato e ha vagato ovunque fino a quando gli esseri umani non hanno finalmente trovato il luogo dell’impatto della stella e hanno appreso le sue origini.

Pennywise ha la sua kryptonite

Pennywise ha la sua kryptonite
©HBO

Dopo aver scoperto per la prima volta il luogo dell’impatto di Pennywise, gli esseri umani si resero conto che la stella che lo trasportava lo teneva in realtà imprigionato. Il mostro riuscì a fuggire solo dopo che la stella si schiantò al suolo, permettendogli di liberarsi. Questo rese i frammenti della stella un’arma perfetta per combattere il mostro.

Per questo motivo, gli antenati di Taniel usarono i frammenti della stella per diversi anni per tenere Pennywise lontano da loro. Chiamandolo “Galloo”, gli antenati di Taniel rimasero al sicuro dalla creatura per anni, tenendosi lontani dai Boschi Occidentali e usando il frammento come “pugnale” per difendersi.

Gli esseri umani impararono a vivere in armonia con Pennywise fino all’arrivo dei coloni

Gli esseri umani hanno imparato a vivere in armonia con Pennywise fino all'arrivo dei coloni

Per molto tempo, gli antenati di Taniel tramandarono di generazione in generazione tutto ciò che sapevano su Pennywise, consentendo loro di vivere in armonia con il mostro. Evitarono di cacciare nel territorio del Galloo e si assicurarono che non entrasse mai nel loro.

Tuttavia, questo equilibrio fu presto interrotto dall’arrivo dei coloni. Nonostante fossero stati avvertiti dei pericoli presenti nei boschi occidentali, essi cacciavano lì ignorando tutti gli avvertimenti. Di conseguenza, finirono per diventare vittime di Pennywise.

Pennywise divenne sempre più forte, diventando più immune alla sua kryptonite

Pennywise è cresciuto sempre più forte, diventando più immune alla sua kryptonite.

Dopo essersi nutrito della paura e della carne dei coloni, il Galloo divenne sempre più forte. Di conseguenza, un solo pugnale proveniente dalla stella non era sufficiente per tenerlo confinato nei boschi occidentali. Gli antenati di Taniel erano sul punto di andarsene, finché una ragazza coraggiosa, Necani, decise di recarsi nei boschi occidentali con il pugnale per trovare un percorso alternativo.

La madre della ragazza, Sesqui, la seguì nei boschi, sperando di proteggerla dal mostro. Tuttavia, il Galloo si manifestò nelle peggiori paure della squadra di ricerca e uccise tutti, compresa Sesqui.

Necani trovò la stella caduta di Pennywise e la usò per imprigionarlo

Necani trovò la stella cadente di Pennywise e la usò per imprigionarla

Dopo la morte di sua madre, Necani decise di sfidare nuovamente le foreste occidentali. Fortunatamente, questa volta trovò la caverna di Pennywise e scoprì la stella caduta. Con ciò che seguì, circondarono i boschi occidentali e seppellirono 13 frammenti della stella intorno a loro. Poiché era l’unica cosa che il Galloo temeva, i frammenti impedirono a Pennywise di lasciare i boschi.

Questo spiegherebbe perché non è stato in grado di seguire il generale Shaw fuori dalla foresta nel flashback mostrato nei primi momenti dell’episodio 3 di It: Welcome to Derry. Dopo aver seppellito i frammenti, hanno anche promesso di mantenere segreta la loro posizione. Lo hanno fatto per assicurarsi che nessuno potesse mai liberare il Galloo nel resto del mondo.

L’esercito probabilmente commetterà l’errore di liberare Pennywise

Verso la fine dell’episodio 4 di It: Welcome to Derry, Taniel rivela anche a Dick Hallorann la posizione dei pilastri che tengono rinchiuso il Galloo. Dato che Hallorann sta aiutando il generale Shaw a trovare Pennywise, probabilmente gli dirà dove si trovano i pilastri e l’esercito cercherà di usare il mostro come arma. Tuttavia, questo senza dubbio non finirà troppo bene per loro e per gli abitanti di Derry.

James Gunn commenta le indiscrezioni sulla serie TV dedicata a Superman della DCU

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Il co-CEO della DC Studios James Gunn parla di cosa sta succedendo con la serie TV Superman nell’universo DC. Dopo la fine del film Superman, il franchise DCU continua con il mondo dell’Uomo d’Acciaio, ma non solo sul grande schermo, dato che anche quello piccolo sta cercando di esplorare Metropolis.

Il 10 novembre 2025, The Hollywood Reporter ha rivelato che era in lavorazione un progetto incentrato su Jimmy Olsen, mentre secondo quanto riportato da Variety e Deadline il titolo sarebbe stato DC Crime.

Il regista di Superman ha dichiarato: “Giusto per vostra informazione, non c’è mai stato un progetto intitolato ”DC Crime“ in fase di sviluppo, nemmeno come titolo provvisorio. Non so da dove sia venuta fuori questa notizia, ma è strano”. Gunn ha anche condiviso in una risposta successiva: “E no, questo non significa che tutto il resto della storia sia falso”.

Tuttavia, non ha ancora rivelato quale sia il titolo effettivo della serie su Jimmy Olsen. Dan Perrault e Tony Yacenda di American Vandal sono stati scelti per scrivere e produrre la potenziale serie, che sarebbe un originale HBO Max.

Jimmy Olsen in Superman

Il progetto HBO Max prevede il coinvolgimento dei personaggi del Daily Planet, ad eccezione di Clark Kent di David Corenswet e Lois Lane di Rachel Brosnahan. Finora, solo Skylar Gisondo è il membro del cast confermato, che riprenderà il ruolo del fotografo DC.

Se lo spin-off dovesse andare avanti, sarebbe incentrato su Jimmy e altri membri dello staff del Daily Planet che affrontano “casi che coinvolgono criminali con superpoteri”. L’iconico cattivo di Flash, Gorilla Grodd, sarà il grande nemico della prima stagione.

Non è ancora chiaro se la serie TV preparerà il terreno per uno dei prossimi film DCU. Dipenderà anche da quando inizieranno le riprese e quando uscirà, supponendo che diventi una serie su HBO Max.

Il capitolo 1 della DCU: “Gods and Monsters” sta lavorando anche al film Man of Tomorrow, con Corenswet e Brosnahan che tornano nei panni di Superman e Lois, mentre Nicholas Hoult tornerà nei panni di Lex Luthor. Il prossimo grande progetto della DC sarà la serie TV Lanterns della HBO all’inizio del 2026, mentre Supergirl arriverà nei cinema il 26 giugno prima dell’uscita di Clayface l’11 settembre.

Supernatural avrà una sedicesima stagione?

Anche dopo 15 stagioni e altrettanti anni, i fan di Supernatural stanno praticamente implorando per avere la stagione 16 di Supernatural, ma avremo davvero un’altra stagione di questa serie tanto amata dai fan? Supernatural si è conclusa con un controverso finale di serie nel 2020 e, nonostante quel finale apparentemente definitivo, molti vogliono vedere ancora Sam e Dean Winchester.

Sia Jared Padalecki che Jensen Ackles, insieme ad altri attori chiave della serie, come Misha Collins, hanno espresso interesse per una sorta di revival, il che solleva alcune domande: La stagione 16 di Supernatural avrà davvero luogo e, alla luce del finale della serie, come potrebbe funzionare un tale ritorno?

La stagione 16 di Supernatural non ci sarà (per ora)

Al momento, non è stato annunciato nulla riguardo alla stagione 16 di Supernatural. Durante i vari eventi stampa e le numerose convention a cui partecipano ogni anno i membri del cast di Supernatural, questa è una domanda ricorrente. Tuttavia, almeno per quanto ne sa il pubblico, la stagione 16 di Supernatural (o qualsiasi altro reboot/revival) non è attualmente in lavorazione.

Naturalmente, ciò non significa automaticamente che non ci sia qualcosa dietro le quinte. È del tutto possibile che queste conversazioni stiano diventando sempre più serie e legittime, soprattutto perché Ackles e Padalecki hanno precedentemente espresso il desiderio di prendersi una pausa di circa cinque anni, il che significa che il 2025 li metterebbe perfettamente in linea con i loro programmi.

È anche possibile che altri fattori limitino un annuncio in questo momento. Ad esempio, Padalecki, Collins e Ackles torneranno insieme nella The Boys – stagione 5, sotto la direzione di Eric Kripke, il creatore di Supernatural. Forse stanno rimandando un annuncio più diretto su Supernatural per non compromettere questo progetto.

Si tratta di una pura speculazione, ma ciò che è certo è che al momento non vi è alcuna conferma dell’arrivo della stagione 16 di Supernatural. Ciononostante, sembra quasi inevitabile che un Supernatural revival avverrà alla fine, soprattutto alla luce di quanto affermato dal cast e dai creatori in varie occasioni dopo la conclusione della serie.

Cosa hanno detto il cast e i creatori di Supernatural riguardo a un reboot

I principali membri del cast di Supernatural hanno tutti chiarito che la serie alla fine tornerà. Infatti, nella stessa intervista in cui Padalecki ha rivelato che lui e Ackles volevano prendersi una pausa di cinque anni, ha affermato in modo inequivocabile:

“La risposta semplice alla tua domanda è 100%. Interpreterò di nuovo Sam Winchester. Jensen interpreterà di nuovo Dean Winchester. È una questione di tempistica e disponibilità”.

Questa dichiarazione chiarisce che, almeno dal punto di vista di Padalecki, il ritorno di Supernatural è solo una questione di tempo. Allo stesso modo, Jensen Ackles ha parlato di un possibile ritorno di Supernatural, condividendo: “Continuiamo a parlarne… Se succederà, allora ci saremo.“ Ackles ha anche parlato dell’ostacolo più significativo, secondo lui, ovvero il suo attuale impegno nei progetti Amazon:

”Beh, sembra che Amazon dovrà trovare una soluzione, perché al momento sono loro a controllare i miei impegni”.

Ackles ha attualmente diversi programmi con Amazon, anche se le recenti notizie potrebbero significare un’apertura nella sua agenda. In particolare, con la cancellazione di Countdown, il programma di Ackles che ha debuttato proprio quest’anno, potrebbe non avere più così tanto da fare. Naturalmente, è un po’ amaro, perché Ackles e i suoi fan erano chiaramente delusi dal fatto che il programma fosse stato cancellato.

La questione dei creatori, degli showrunner e degli altri che hanno lavorato al progetto di Supernatural è un po’ più complicata, perché lo show ha subito diversi cambiamenti nel corso dei suoi 15 anni. Tuttavia, il creatore dello show Eric Kripke ha condiviso le sue opinioni su un reboot di Supernatural, dicendo:

“Ovviamente mi piacerebbe vederlo. Se ne farò parte dipenderà dalla mia capacità di trovare qualcosa di nuovo che non ho mai visto prima. Ovviamente ho raccontato molte di quelle storie, ma se ci fosse qualcosa che mi sorprendesse davvero, amo quell’universo e sarei interessato a vederlo. È difficile trovare una storia in quell’universo che non sia stata ancora raccontata, ma se qualcuno ne trovasse una, ci sarei dentro fino al collo, baby”.

Certo, sembra un “se” piuttosto grande, ma è probabile che Kripke sia la persona che i fan vorrebbero davvero vedere alla guida della prossima era di Supernatural, se mai ci sarà. Tutti gli showrunner della serie sono stati fantastici e Supernatural ha avuto innumerevoli registi fantastici, ma affinché la serie torni trionfante, sembra più sicuro affidarla a Kripke.

Come sarebbe la stagione 16 di Supernatural

Il finale di Supernatural pone alcuni problemi per un potenziale reboot. Vale a dire, le storie di Sam e Dean sembravano definitivamente concluse alla fine della serie, con Dean che moriva e andava in Paradiso e Sam che invecchiava sullo schermo, per poi morire e raggiungere Dean in Paradiso. Questo sembra mostrare esattamente cosa è successo loro.

Sarebbe quindi difficile, o potenzialmente persino percepito come un indebolimento della serie, se un’altra stagione arrivasse e ribaltasse il finale della loro storia. Eppure, ci sono modi per farlo senza tornare completamente indietro e i fan potrebbero essere molto più contenti di un finale diverso rispetto a quello della stagione 15.

L’attore Misha Collins, che interpreta Castiel, ne ha parlato direttamente insieme ad altri membri del cast di Supernatural. Riguardo alle opzioni per un ritorno e alla sua proposta di revival di Supernatural, Collins ha detto:

“Ci deve essere un modo. Voglio dire, abbiamo viaggiato nel tempo e siamo entrati in dimensioni parallele. E penso che sia un problema, ma dato che abbiamo eliminato così tanti dei vincoli delle normali regole narrative in Supernatural, ci deve essere una soluzione a questo problema. Quale sia, non lo so, perché ora abbiamo visto Sam da anziano, il che è un po’ strano. Ma voglio dire… non dovevamo vedere Sam attraversare tutte le fasi dell’invecchiamento; questo complica il riavvio. Non so come risolvere il problema, ma, vabbè. Viaggio nel tempo! Lo risolviamo con un viaggio nel tempo. Torniamo indietro nel tempo fino a poco prima di Cas, ecco, poco prima che Cas si consegnasse al Vuoto, e in questo modo Sam, Dean e Cas sono tutti vivi”.

Sebbene questo sia solo uno dei tanti modi in cui potrebbe funzionare un’altra stagione di Supernatural, ha senso. Due dei momenti più controversi di Supernatural nel suo complesso sono stati la morte di Dean per mano di un vampiro casuale e Castiel che è stato preso dal Vuoto. Il suggerimento di Collins affronta entrambe le questioni.

Dove avverrebbe il reboot di Supernatural nella linea temporale

Supernatural ha dimostrato di non aver paura di giocare con la linea temporale, sia con Sam e Dean che tornano indietro nel tempo in più occasioni, sia con la volontà del franchise di creare spin-off come The Winchesters. Quella serie, anche se alla fine è stata cancellata, è tornata indietro nel tempo ed ha esplorato la storia di John e Mary in modo più approfondito.

Supernatural potrebbe adottare questo approccio, tornando a un periodo precedente di Supernatural, prima del finale, anche se questo crea altri problemi, tra cui il fatto che Padalecki e Ackles sono (naturalmente) invecchiati. In teoria, la serie potrebbe anche svolgersi dopo il finale della stagione 15, magari con Dean che torna temporaneamente sulla Terra per aiutare Sam in qualcosa.

Quest’ultima ipotesi è però ancora più problematica della prima, perché il finale suggeriva che Sam non avesse più visto né sentito Dean, e che avesse abbandonato completamente la caccia per dedicarsi alla famiglia, proprio come aveva sempre desiderato. Detto questo, l’idea di Misha Collins sembra davvero la soluzione migliore.

Sì, sarebbe un retcon, ma quasi certamente sarebbe ben accetto. Cinque anni dopo, i fan rimangono in gran parte insoddisfatti di come è morto Dean o, per alcuni, del fatto che Dean sia morto. Premere il pulsante di reset prima che il Vuoto prendesse Cas potrebbe offrire una via d’uscita per la serie e, alla fine, un finale nuovo e migliore.

Quali personaggi dovrebbero tornare per la stagione 16 di Supernatural

Indipendentemente dall’approccio, dall’arco narrativo o dalla linea temporale che sceglierà il reboot di Supernatural, una cosa è certa: qualsiasi idea per la stagione 16 di Supernatural deve includere Ackles nei panni di Dean e Padalecki in quelli di Sam. Il franchise di Supernatural ha purtroppo dimostrato più volte che altre storie semplicemente non funzionano.

Dopo tutto, diversi spin-off di Supernatural sono stati creati o erano in lavorazione, e nessuno ha avuto successo a lungo termine. Padalecki/Sam e Ackles/Dean sono davvero l’ingrediente segreto che rende Supernatural un tale successo, quindi il loro ritorno è assolutamente essenziale per qualsiasi revival. Tuttavia, ci sono altri personaggi che meritano di tornare.

Castiel è popolare quasi quanto i fratelli, se non altrettanto, quindi anche il suo ritorno sarebbe probabilmente essenziale. Anche personaggi amati come Bobby (Jim Beaver), Jody (Kim Rhodes) e persino Chuck (Rob Benedict), insieme a tanti altri, dovrebbero essere inclusi. In realtà, sarebbe meglio che tornassero il maggior numero possibile di personaggi.

Per ora, le notizie sulla stagione 16 di Supernatural sono in sospeso. Tuttavia, sulla base di tanti aggiornamenti, commenti e idee, sembra davvero solo una questione di tempo prima che questa serie amata dai fan torni in onda.

Landman – Stagione 2, Episodio 1: spiegazione del finale

La seconda stagione di Landman di Taylor Sheridan non ha avuto lo stesso inizio esplosivo della prima, ma c’era comunque una bomba in serbo per Tommy Norris (Billy Bob Thornton). La seconda stagione di Landman riprende poco dopo i grandi sviluppi alla fine della prima stagione e risponde immediatamente ad alcune domande rimaste in sospeso. Quasi tutto il cast di Landman ha avuto grandi sviluppi nel primo episodio.

Cami Miller (Demi Moore) è a capo della M-Tex, Ainsley (Michelle Randolph) va al college, Cooper (Jacob Lofland) gestisce la sua attività petrolifera indipendente e Tommy continua a spegnere incendi, anche se di tipo diverso. E, nonostante tutto, la famiglia Norris continua a vivere gli stessi drammi, anche se ha aggiunto un nuovo membro alla famiglia e ne ha eliminato un altro. Tutto questo richiederebbe qualche spiegazione.

Chi è la madre di Tommy? Il personaggio di T.L. interpretato da Sam Elliott e il ruolo di Landman nella seconda stagione spiegati

Demi Moore, Jon Hamm, Dani Raen e Rylie Rodriguez in Landman (2024)
Foto di Emerson Miller/Emerson Miller/Paramount+ – © 2024 Viacom International Inc. All Rights Reserved.

La premiere della seconda stagione di Landman ha riservato il colpo di scena più grande per la fine: la madre di Tommy è morta e lui ne è stato informato per telefono. La serie non ha rivelato direttamente chi fosse realmente la madre di Tommy, ma ha mostrato solo la sua reazione emotiva alla notizia. Fortunatamente, Landman ha rivelato sottilmente che la madre di Tommy è Dorothy, la donna di cui T.L. ha ricevuto la notizia della morte.

Uno dei trailer della seconda stagione di Landman ha rivelato che Sam Elliott, che interpreta T.L., avrebbe interpretato il padre di Tommy. Dato che T.L. è il padre di Tommy e che sua moglie è morta lo stesso giorno della madre di Tommy, è chiaro che Dorothy era la madre di Tommy. Sia Tommy che T.L. sono stati informati della sua morte più o meno nello stesso momento, subito dopo il tramonto.

Purtroppo, tutto ciò che sappiamo di Dorothy al momento è che viveva in una struttura di assistenza per la memoria ad Amarillo, presumibilmente a causa del morbo di Alzheimer, e che T.L. pensava che sarebbe andata all’inferno. Nulla è certo in questa fase iniziale della stagione, ma è lecito supporre che Dorothy non fosse una buona moglie per T.L. né una buona madre per Tommy, e che la sua scomparsa farà riaffiorare in Tommy alcuni sentimenti irrisolti.

La morte di Dorothy dovrebbe anche essere il catalizzatore per la riunione di Tommy e T.L. nella stagione 2 di Landman. Dato che T.L. viveva in una comunità di assistenza e che Tommy non aveva mai interagito con lui né parlato di lui fino a quel momento, è possibile che il rapporto tra padre e figlio fosse teso. Questo dovrebbe portare a nuovi drammi familiari quando T.L. interagirà con Angela, Ainsley e Cooper.

Cooper deve parlare con Tommy dei suoi pozzi petroliferi di successo

Jacob Lofland in Landman (2024)
Foto di Emerson Miller/Emerson Miller/Paramount+ – © 2024 Viacom International Inc. All Rights Reserved.

Anche Cooper ha avuto un grande sviluppo nella premiere della seconda stagione di Landman che vale la pena approfondire. Alla fine della prima stagione, Cooper ha utilizzato i soldi dell’accordo con Ariana per acquistare i diritti petroliferi su piccoli appezzamenti di terreno in Texas con l’obiettivo di avviare una propria compagnia petrolifera. Nella seconda stagione di Landman, ora sappiamo che il piano di Cooper ha avuto un enorme successo e che il primo pozzo che ha perforato era pieno di petrolio.

Cooper ha esaminato alcuni dati finanziari con Ariana e si può dire con certezza che è pronto a fare fortuna solo con il suo primo pozzo. Tutto sta andando per il meglio per Cooper, il che rende confusa la sua telefonata a metà della premiere in cui diceva di aver bisogno di parlare con Tommy. Ha persino accettato di partecipare a una cena di famiglia, cosa che detesta, per poter parlare con suo padre, il che indica che Cooper ha qualcosa di serio da discutere.

Anche se non ha avuto la possibilità di dire a Tommy quello che voleva, possiamo comunque immaginarlo. Cooper probabilmente voleva parlare con Tommy dei suoi pozzi petroliferi di successo e chiedergli consigli su come gestire la sua nuova fortuna. Cooper è una startup alle prime armi, dopotutto, e la sua azienda nascente probabilmente non è in grado di gestire la vendita e la distribuzione di 500 barili di petrolio al giorno. Lui è un novellino, ma Tommy è un esperto assoluto.

Tommy potrebbe aiutare Cooper praticamente con ogni problema che potrebbe incontrare. Gli darà consigli su come trasportare il petrolio dove serve, a chi venderlo e su ogni altro aspetto commerciale della trivellazione. Sarà anche prezioso nell’aiutare Cooper a installare le pompe a bilanciere quando sarà necessario e nell’aiutarlo a espandere la sua attività per gestire tutto il petrolio che sta estraendo. Inoltre, Tommy ha esperienza nel trattare con dirigenti petroliferi e avvocati, cosa che Cooper certamente non ha.

Come è entrata Ainsley alla TCU? Spiegazione dei walk-on preferiti

Anche un altro membro della famiglia Norris ha avuto un grande successo nella premiere della seconda stagione di Landman: Ainsley è entrata alla TCU. Il suo successo, però, non è così intuitivo come quello di Cooper. Ainsley ha completamente rovinato il colloquio di ammissione, offendendo il consulente e facendosi sembrare un’idiota. Come ha spiegato Greta, tuttavia, Ainsley è entrata alla TCU perché era una walk-on preferita per la squadra di cheerleader.

Essere una walk-on preferita spiega perché Ainsley è stata ammessa alla TCU, ma Landman non ha spiegato cosa significhi esattamente. Una walk-on privilegiata è una designazione per gli studenti atleti al college. Ai migliori giocatori vengono offerte borse di studio, mentre quelli che non le ottengono devono diventare walk-on, entrando nella squadra e pagando la normale retta universitaria. Una walk-on privilegiata è una studentessa atleta che gli allenatori hanno specificatamente scelto di reclutare, ma che non ottiene una borsa di studio.

Essere una walk-on privilegiata non comporta alcun vantaggio economico, come ha sottolineato Tommy, ma ha alcuni benefici. Nel caso di Ainsley, la TCU la voleva così tanto nella squadra delle cheerleader che l’università era disposta ad ammetterla se avesse soddisfatto i requisiti minimi di ammissione. Con il suo punteggio ACT di 29 e il suo pessimo colloquio, era appena sufficiente per permetterle di frequentare.

Cosa succederà a Cami e M-Tex nella seconda stagione di Landman?

Uno degli sviluppi più importanti nella stagione 2 di Landman, episodio 1, ha riguardato M-Tex e Cami Miller. Dopo la morte di Monty (Jon Hamm) nella stagione 1 di Landman, Cami è diventata l’unica proprietaria di M-Tex, mentre Tommy è stato promosso a presidente. Come ha spiegato Tommy, il cambio di leadership ha spaventato molte compagnie petrolifere concorrenti e ha messo in discussione la capacità di Cami di guidare M-Tex.

Fortunatamente, Cami è riuscita a dimostrare a tutti la sua determinazione durante il pranzo. Il suo discorso ha chiaramente spaventato alcuni degli altri magnati del petrolio e lei sembrava sincera riguardo alla sua cattiveria. Quindi, la capacità di leadership di Cami è ora un po’ più chiara, ma la domanda rimane: cosa farà ora? Una cosa è dire che si vuole diventare un pezzo grosso, un’altra è esserlo davvero.

Cami probabilmente cercherà la guida di Tommy nel futuro della seconda stagione di Landman. Lui conosce il business del petrolio come il palmo della sua mano, ha dichiarato apertamente di essere disposto ad aiutare Cami, e Cami sembrava molto interessata a non lasciare che Tommy gestisse l’azienda al posto suo. Vuole imparare lei stessa i trucchi del mestiere, il che significa probabilmente che si inserirà nel lavoro di Tommy come presidente e lavorerà con lui più da vicino.

Nel frattempo, Tommy dovrà destreggiarsi tra diverse persone che vogliono vedere se Cami è all’altezza o meno. Le compagnie petrolifere concorrenti vorranno una fetta della M-Tex e, al momento, Tommy è l’unica persona in grado di difendere l’azienda. Dovrà decidere quali nuovi accordi sono buoni e quali sono cattivi, e dovrà assicurarsi che i vecchi soci in affari di Monty non scappino via quando vedranno Cami come nuova proprietaria.

In breve, Cami e Tommy dovranno affrontare molte sfide nella seconda stagione di Landman. Cami non è una sciocca, ma imparare un business spietato come quello petrolifero comporterà sicuramente difficoltà e fallimenti. Anche Tommy potrebbe avere più problemi di quanti ne possa gestire, dato che in passato il lato commerciale delle operazioni era il punto forte di Monty. È ancora presto, ma la seconda stagione di Landman dovrebbe riservare ancora molti colpi di scena.

La prossima serie di HBO Max dedicata ai crimini reali è imperdibile per gli appassionati del genere

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HBO Max sta lavorando a una nuova serie true crime che utilizza i personaggi della DC per creare quello che sembra essere un prodotto unico nel suo genere. Non è un segreto che nell’ultimo decennio ci sia stata un’impennata di film e programmi TV nel genere true crime, con molti servizi di streaming che ne hanno approfittato.

Le serie true crime possono assumere molte forme e aspetti diversi, con serie HBO Max come The Vow e The Staircase che contribuiscono alla crescente domanda di nuovi progetti all’interno del genere. Lo streaming e il formato binge si adattano bene alle serie true crime. Tuttavia, il genere è sempre in grado di trovare nuovi modi per trasformarsi, e una prossima uscita DC ne è un esempio.

DC sta creando una serie true crime unica per HBO Max

Diverse fonti hanno rivelato che la DC sta riportando Skyler Gisondo dopo il suo debutto in DCU Capitolo Uno nel ruolo di Jimmy Olsen nel film Superman di James Gunn per una nuova serie su HBO Max. Secondo Variety, il progetto si chiama DC Crime, ed è una “serie crime fiction ambientata nell’universo DC.” Si tratta di qualcosa di molto diverso dal Superman che combatte esseri più grandi della vita.

La docuserie di cronaca nera immaginaria della DC avrà come protagonista Jimmy Olsen, interpretato da Gisondo, con la prima stagione incentrata su Gorilla Grodd come cattivo principale. Il personaggio è spesso associato a The Flash. In quanto tale, DC Crime apre le porte al sostituto di Ezra Miller in The Flash per entrare nell’universo DC di Gunn. Nonostante il coinvolgimento di Grodd, la serie dovrebbe rimanere abbastanza realistica.

Questo perché non è prevista la partecipazione di Superman, interpretato da David Corenswet, e Lois Lane, interpretata da Rachel Brosnahan. La serie sui crimini reali condotta da Olsen includerà invece un gruppo di giornalisti del Daily Planet già apparsi in Superman. DC Crime è stata ideata dai creatori Tony Yacenda e Dan Perrault, noti per la serie Netflix American Vandal, che parodiava i documentari sui crimini reali.

Perché lo spin-off di Superman DC Crime meriterà di essere visto dagli appassionati di true crime

Il true crime e i supereroi sono due generi che non sono proprio destinati a incontrarsi. Ecco perché la nuova serie spin-off di Superman della DC è così entusiasmante, poiché il progetto è destinato a fondere entrambi i generi per creare qualcosa che si spera sia unico e possa quindi essere apprezzato dai fan di entrambe le parti.

Con un mercato ormai saturo di true crime, dati i numerosi film, programmi e documentari che escono a un ritmo accelerato, credo che qualsiasi idea che mantenga le cose fresche sia degna di nota. In questo senso, DC Crime si presenta come l’occasione perfetta per aprire le porte ai fan del true crime e permettere loro di conoscere meglio il DCU, con la possibilità che finiscano per rimanere per vedere altro.

From – Stagione 4: L’aggiornamento sulla produzione rende meno dolorosa la lunga attesa

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La prima stagione di From è approdata su MGM+ nel febbraio 2022. Da allora, la serie ha mantenuto un calendario di uscite costante, con una nuova puntata in anteprima ogni anno consecutivo. Le serie TV horror spesso faticano a mantenere la stessa qualità narrativa in ogni stagione, soprattutto quando sono costrette a operare con scadenze fisse.

Fortunatamente, From è migliorata con ogni nuova stagione. Tuttavia, la serie ha finalmente interrotto il suo trend di uscite non pubblicando alcun nuovo episodio nel 2025. La lunga attesa per il prossimo episodio è stata dolorosa, ma un nuovo aggiornamento sulla produzione conferma che gli spettatori non dovranno aspettare troppo a lungo per la sua uscita.

Le riprese della quarta stagione di From sono ufficialmente terminate

Elizabeth Saunders, che interpreta Donna in From, ha pubblicato una storia sul suo account Instagram ufficiale. La storia rivelava una foto dietro le quinte di lei sul set di From e conteneva il testo “Donna wrapping (S4).” Date un’occhiata alla sua storia qui sotto:

La storia Instagram di Saunders sembra indicare chiaramente che la stagione 4 di From ha finalmente terminato le riprese o almeno si sta avvicinando alla fine delle riprese principali. Questa è un’ottima notizia, poiché conferma che la produzione della serie sta procedendo rapidamente e che la sua uscita su MGM+ non è troppo lontana.

La quarta stagione di From dovrebbe uscire intorno a maggio 2026

from tv series

Considerando le precedenti tendenze di uscita della serie e i tempi di produzione, la quarta stagione di From rimarrà probabilmente in post-produzione per almeno cinque mesi. Sulla base di ciò, sembra improbabile che arriverà su MGM+ prima di aprile 2026. Tuttavia, dopo l’aggiornamento sulle riprese, sembra molto probabile che la quarta stagione di From debutterà nell’estate 2026.

Dato che il 2025 è ancora a poco più di un mese dalla fine, la quarta stagione di From è ancora un po’ troppo lontana. Tuttavia, la leggera certezza che circonda la sua finestra di uscita rende il periodo di attesa più facile.

L’attesa per la quarta stagione di From è stata lunga, ma probabilmente ne varrà la pena

La maggior parte dei programmi televisivi in streaming fatica a mantenere un calendario di uscita costante. From è stata una delle poche serie con un ritmo di uscita abbastanza costante e sorprendentemente affidabile. La sua prossima stagione ha leggermente interrotto il suo slancio, ma è difficile non credere che la lunga attesa per la sua uscita ne varrà comunque la pena.

Anche dopo tre stagioni, From mantiene un punteggio quasi perfetto di 96% su Rotten Tomatoes. Per questo motivo, sembra improbabile che la qualità della quarta stagione subisca un improvviso calo. Se la quarta stagione di From riuscirà a essere all’altezza delle precedenti, gli spettatori non avranno nulla di cui lamentarsi e anche il leggero ritardo nella sua uscita sarà perdonabile.

Cynthia Erivo rompe il silenzio dopo l’aggressione di una fan di Ariana Grande alla premiere di Wicked: For Good

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Dopo che un fan ha aggredito Ariana Grande alla premiere di Wicked: For Good, Cynthia Erivo ha deciso di parlare dell’orribile episodio. Alla premiere di Singapore del 13 novembre 2025, un momento importante che ha oscurato l’evento è stato quando un partecipante ha aggredito Grande, mentre Erivo è stata ripresa in un video mentre la proteggeva dall’intruso.

Durante una recente proiezione della Screen Actors Guild alla Television Academy (tramite Entertainment Weekly), Erivo ha finalmente parlato del terribile attacco subito da Grande. Erivo ha rilasciato la seguente dichiarazione su quanto accaduto alla premiere:

“Ciò che è ancora più meraviglioso è il fatto che ci sono altre persone che si sono riconosciute in questo film, in quel personaggio, e ora vedono se stesse e si sentono al sicuro. Questo, per me, è il massimo che potrei mai desiderare da qualsiasi lavoro che ho fatto. E sono così felice che per farlo ho dovuto guardare negli occhi questa persona accanto a me. E abbiamo superato delle difficoltà. Abbiamo superato delle difficoltà nella nostra vita, nel nostro lavoro quotidiano. Voglio dire, anche solo questa settimana. Siamo onesti, cazzo, abbiamo dovuto affrontare davvero delle cose, e questo film ci ha permesso di crescere davvero come persone, come amiche, come sorelle, come artiste, come attrici”.

L’aggressore è stato identificato come Johnson Wen, famoso per presentarsi a grandi eventi mediatici dove compie azioni inappropriate con vari attori e personaggi famosi. Secondo BBC, venerdì 14 novembre è stato accusato di disturbo della quiete pubblica e, secondo quanto riportato, “intende dichiararsi colpevole”.

Cynthia Erivo
Foto di Luigi de Pompeis © Cinefilos.it

Marissa Bode, che interpreta Nessarose Thropp nel cast di Wicked e Wicked: For Good, ha utilizzato TikTok per denunciare l’aggressore di Grande, rivolgendosi a coloro che difendevano Wen come se fosse un ‘fan’, dicendo:”‘ Ma sono un fan! Ok. Allora sono un fan e un perdente“.

Bode ha aggiunto: ”Questo è ciò che intendo quando dico che i social media tirano fuori il peggio dalle persone“. Ha continuato dicendo: ”Oh, hai ottenuto le tue visualizzazioni? Hai ottenuto i tuoi like? Indovina cos’altro hai fatto? Hai fatto sentire qualcuno incredibilmente insicuro, ma semplicemente… senza rimorso. Questo ti sfugge. Sei una persona cattiva”.

Con un cast stellare e il sequel che è uno dei film più attesi del 2025, Wicked: For Good vedrà la conclusione dell’iconica storia. Gli attori sono stati impegnati nelle ultime due settimane a promuovere il film in tutto il mondo.

Landman – Stagione 2: Cosa significa per Tommy la morte a sorpresa nella premiere della seconda stagione

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La morte a sorpresa nella premiere della seconda stagione di Landman ha cambiato la vita di Tommy Norris (Billy Bob Thornton). Riprendendo alcune settimane dopo il finale della prima stagione di Landman, la seconda stagione di Landman inizia con Tommy che sostiene Cami Miller (Demi Moore) mentre lei cerca di rassicurare i partner e gli investitori della M-Tex come unica proprietaria della compagnia petrolifera.

La morte di Monty Miller (Jon Hamm) è ancora fresca nella mente di Cami e Tommy all’inizio della seconda stagione di Landman. La scomparsa di Monty ha lasciato Tommy come nuovo presidente della M-Tex, e l’ex landman è più impegnato che mai.

Naturalmente, la moglie di Tommy, Angela (Ali Larter), la figlia Ainsley (Michelle Randolph) e il figlio prodigo Cooper (Jacob Lofland) non fanno che aumentare le preoccupazioni di Tommy.

La premiere della seconda stagione di Landman non sarebbe completa senza il tentativo drammaticamente fallito di Angela di organizzare una cena di famiglia. Il violento scoppio d’ira di Angela e il tentativo di Tommy di placare la furia della moglie sono stati interrotti da una tragica notizia: la madre di Tommy Norris è morta.

Cosa significa la morte della madre di Tommy per la seconda stagione di Landman

La madre di Tommy Norris, che non si vede mai, sarà anche morta, ma continuerà comunque a incombere su Tommy nella seconda stagione di Landman. Tommy ha parlato solo di sfuggita del suo passato e della sua infanzia, ma è chiaro che non proviene da una famiglia felice. L’infanzia di Tommy non è stata come quella che Angela sta cercando di creare per la loro famiglia.

Mentre la seconda stagione di Landman esplora le conseguenze della perdita della madre da parte di Tommy, la serie di successo di Taylor Sheridan per Paramount+ è pronta ad approfondire la storia familiare di Tommy. Il modo in cui Tommy reagisce alla morte della madre e ciò che rivela alla sua famiglia e ai suoi coinquilini, Nathan (Colm Feore) e Dale Bradley (James Jordan), aiuterà a spiegare perché Tommy è diventato l’uomo che è oggi.

Per quanto esasperato da Angela, Tommy cerca, a modo suo, di far funzionare la loro riconciliazione. Il matrimonio fallito di Tommy potrebbe essere un riflesso di ciò che ha imparato da bambino dal matrimonio dei suoi genitori, che deve essere fallito anch’esso, dato che il padre di Tommy, T.L. Norris (Sam Elliott), è separato dalla moglie (o ex moglie).

La seconda stagione di Landman si preannuncia come un’immersione profonda nella storia di Tommy.

La morte della madre di Tommy Norris farà anche luce sul rapporto che Cooper e Ainsley avevano con la nonna e su quanto Angela conoscesse sua suocera, ammesso che la conoscesse. La seconda stagione di Landman si preannuncia come un’immersione profonda nella storia di Tommy e nelle dinamiche della famiglia Norris.

Come il padre di Tommy sarà un personaggio importante nella seconda stagione di Landman

Landman - stagione 2

Landman La premiere della seconda stagione ha introdotto un nuovo personaggio fondamentale: il padre di Tommy, T.L. Norris. Vivendo in una struttura di assistenza, l’anziano T.L. sembra essere disperatamente solo e abbandonato. T.L. sembra non avere contatti regolari con Tommy o il resto della famiglia Norris.

La morte della madre di Tommy è il filo conduttore che riunirà Tommy e T.L. nella seconda stagione di Landman, anche se resta da vedere come entrambi reagiranno alla notizia. Tommy non aveva mai menzionato suo padre prima d’ora e, dato che T.L. è rimasto solo, un ricongiungimento con lui non è probabilmente qualcosa che Tommy accoglierà con gioia.

Un altro fattore interessante nell’arrivo di T.L. nella seconda stagione di Landman è Cooper Norris. Che Cooper sia cresciuto conoscendo suo nonno o meno, la seconda stagione di Landman sembra essere un’esplorazione di tre generazioni di uomini Norris.

Il rapporto di Cooper con Ariana (Paulina Chavez) e le sue speranze di fare fortuna nel business del petrolio potrebbero essere influenzati dalla sua conoscenza di T.L.

Se la seconda stagione di Landman rivelerà che anche T.L. Norris era nel business del petrolio, potrebbe avere le conoscenze e l’esperienza di vita necessarie per aiutare Tommy ad affrontare le numerose crisi che M-Tex deve affrontare, tra cui il boss della droga messicano Gallino (Andy Garcia). Tommy potrebbe non volere l’aiuto di suo padre, ma alla fine potrebbe averne bisogno.

Una battaglia dopo l’altra infrange un record per Paul Thomas Anderson

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Una battaglia dopo l’altra ha raggiunto un importante traguardo al botteghino mondiale. Con un punteggio di critica del 94% e un punteggio di pubblico dell’85%, il film di Paul Thomas Anderson ha ricevuto elogi significativi ed è stato ampiamente acclamato come uno dei migliori film del 2025. Si prevede che riceverà numerose nomination agli Academy Awards 2026.

Adesso, Una battaglia dopo l’altra ha incassato un totale di 200,3 milioni di dollari in tutto il mondo. Questo traguardo è stato raggiunto dopo aver incassato altri 1,9 milioni di dollari questo fine settimana, di cui 1,4 milioni a livello internazionale e 500.000 a livello nazionale. I 200,3 milioni di dollari a livello mondiale derivano da un totale internazionale di 130,1 milioni di dollari e da un totale nazionale di 70,2 milioni di dollari.

Raggiungere i 200 milioni di dollari non solo rende Una battaglia dopo l’altra il film di Anderson con il maggior incasso degli ultimi anni, ma lo consolida anche come il film che ha incassato di più a livello mondiale rispetto agli ultimi quattro film di Anderson messi insieme. In termini di incassi mondiali, Licorice Pizza (2021) ha incassato 33 milioni di dollari, Il filo nascosto (2017) 52 milioni di dollari, Vizio di forma (2014) ha incassato poco meno di 15 milioni di dollari e The Master (2012) 29 milioni di dollari.

Il petroliere (2007) era in precedenza il film di Anderson con il maggior incasso mondiale, con 77 milioni di dollari. Una battaglia dopo l’altra è riuscito a superare questo record solo nel suo secondo weekend di programmazione, e ora ha più che raddoppiato gli incassi del film con Daniel Day-Lewis.

Nonostante abbia infranto i precedenti record di incassi di Anderson con 200 milioni di dollari, Una battaglia dopo l’altra a quanto pare non riuscirà a raggiungere il pareggio di bilancio. Secondo Variety, il budget dichiarato si aggirava tra i 130 e i 175 milioni di dollari. Con la programmazione cinematografica in chiusura a quasi due mesi dalla prima uscita nelle sale, il film non incasserà più di due volte e mezzo un budget di 130-175 milioni di dollari.

Nella nostra recensione di Una battaglia dopo l’altra, Adriano Ercolani scrive: “L’impeto con cui è stato creato è qualcosa di ammirevole, testimonianza imperfetta ma assolutamente vitale di una voglia di fare cinema di spessore senza pensare troppo alla sua forma compiuta.”

It: Welcome to Derry, il creatore e protagonista anticipa il collegamento tra l’episodio 4 e il finale

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Il creatore di It: Welcome to Derry, Andy Muschietti e la star Matilda Lawler, che interpreta Marge, discutono della strana fobia del personaggio. Muschietti ha anche anticipato che la sua paura è legata al finale di stagione.

Il primo episodio di It: Welcome to Derry ha già introdotto la paura di Marge, i suoi nuovi occhiali, perché le facevano sembrare gli occhi troppo grandi. Nell’episodio 4, la sua fobia viene amplificata quando It decide di colpire. Dopo aver visto un film sui vermi piatti parassiti, soffre di un’allucinazione in cui i suoi occhi sembrano crescere e sporgere dal viso. Convinta che ci sia qualcosa dentro di essi, va nel panico e cerca di cavarsi gli occhi. Lilly (Clara Stack) interviene e la ferma. Anche se è riuscita a impedire a Marge di cavarsi gli occhi, alla fine le ha comunque danneggiato uno.

In un’intervista con TV Insider, Lawler ha spiegato perché credeva che il suo personaggio avesse tanta paura di indossare gli occhiali. Ha detto che probabilmente derivava dalle normali insicurezze adolescenziali. I ragazzi dell’età di Marge sono solitamente molto consapevoli di sé, specialmente se cercano di integrarsi in un gruppo con cui non si sentono necessariamente a proprio agio, che è esattamente ciò che sta vivendo lei. Sta cercando di ingraziarsi le ragazze popolari della scuola, e i suoi occhiali le impediscono di sentirsi accettata.

È profondamente insicura su tante cose, ma una delle principali è proprio il fatto di portare gli occhiali. Quindi è stato molto divertente, soprattutto per una ragazza adolescente, poter urlare e gridare la propria insicurezza, perché questo alimenta l’insicurezza di Marge. La scena spaventosa con gli occhi ha un effetto centralizzante su Marge e la porta in qualche modo a riflettere sulle sue relazioni e a vedere la verità in un certo senso, e a capire che il suo posto è con la sua amica Lilly e con i “Losers”, e che va bene per lei trovarsi altrove, non nel gruppo in cui tutti pensano che dovrebbe stare.

Muschietti ha anche rivelato come la paura di Marge per gli occhiali sia un presagio di una rivelazione importante nel finale. Ha detto che la sua fobia è molto più profonda di quanto sembri a prima vista, ed è più di una semplice insicurezza. “C’è un motivo specifico, che non verrà rivelato fino all’ultimo episodio, per cui lei indossa occhiali con lenti spesse come bottiglie di Coca-Cola. Abbiamo quindi deciso che [la sua paura] riguardasse gli occhi”, ha spiegato.

Tom Cruise riceve l’Oscar onorario ai Governors Awards: “Fare film non è quello che faccio, è quello che sono”

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Tom Cruise ha ricevuto un Oscar onorario durante i Governors Awards del 16 novembre, regalando al pubblico un discorso emozionante e carico di gratitudine. A consegnargli il premio è stato Alejandro G. Iñárritu, che dirigerà l’attore in un nuovo film – ancora senza titolo – atteso per ottobre 2026.

Dopo aver ritirato la statuetta, Cruise ha tenuto un ringraziamento da vero blockbuster, celebrando il lavoro di tutte le persone che rendono possibile la magia del cinema e sottolineando il potere unificante delle storie sul grande schermo. “Il cinema mi porta in giro per il mondo”, ha detto l’attore. “Mi aiuta ad apprezzare e rispettare le differenze […] e indipendentemente da dove veniamo, in quel cinema ridiamo insieme, proviamo emozioni insieme, speriamo insieme. È questo il potere di questa forma d’arte. Fare film non è quello che faccio, è quello che sono”.

Cruise ha poi ricordato l’origine della sua passione, nata quando era solo un bambino in una sala buia: un fascio di luce sullo schermo gli fece scoprire un mondo più grande del suo, accendendo in lui la sete di avventura, immaginazione e umanità che ancora oggi guida la sua carriera.

L’attore è stato nominato agli Oscar quattro volte: come miglior attore per Nato il quattro luglio e Jerry Maguire, come miglior attore non protagonista per Magnolia e come miglior film per Top Gun: Maverick, in qualità di produttore.

La serata dei Governors Awards ha celebrato anche altre eccellenze del settore:

  • Debbie Allen, che ha ricevuto un Oscar onorario consegnato da Cynthia Erivo;

  • lo scenografo Wynn Thomas, premiato per la sua intera carriera;

  • Dolly Parton, alla quale è stato assegnato il Jean Hersholt Humanitarian Award. Impossibilitata a essere presente per motivi di salute, la cantante ha inviato un videomessaggio.

Il red carpet ha attirato star in piena corsa agli Oscar, tra cui Jennifer Lawrence, Michael B. Jordan, Sydney Sweeney, Leonardo DiCaprio, Dwayne Johnson, Emma Stone e molti altri.

Mia: la spiegazione del finale del film e il significato nascosto

Il film Mia di Ivano De Matteo affronta uno dei temi più dolorosi e complessi della nostra contemporaneità: la violenza psicologica e manipolatoria nelle relazioni giovanili. Attraverso uno sguardo intimo e disturbante, il regista racconta il progressivo annullamento emotivo di una ragazza adolescente intrappolata in un rapporto tossico che consuma la sua identità giorno dopo giorno. Il film procede come una lenta spirale, mostrando quanto la violenza non sia fatta soltanto di gesti fisici, ma di parole, pressioni, ricatti emotivi e dipendenza affettiva. La tragedia che si compie nell’ultima parte del film è il risultato di questo processo invisibile, silenzioso, ma devastante. Per questo il finale non rappresenta soltanto l’esito della storia di Mia, ma uno specchio inquietante rivolto a famiglie e società intera.

Sebbene la trama porti in superficie dinamiche spesso sottovalutate, il film non cerca mai la retorica né il moralismo: il punto di vista rimane costantemente vicino alla protagonista, ai suoi conflitti interiori, e allo sguardo impotente dei genitori che capiscono troppo tardi ciò che sta accadendo. La struttura narrativa, che alterna quotidianità e tensione psicologica crescente, prepara lo spettatore a un finale che non vuole essere un colpo di scena, ma una ferita aperta. Ed è proprio questa ferita il cuore della spiegazione.

Il finale di Mia: cosa succede davvero e perché la storia non poteva finire diversamente

Greta Gasbarri in Mia

Nel finale, Mia prende una decisione estrema che arriva come il culmine della sua totale perdita di sé. Il comportamento ossessivo e manipolatorio del ragazzo – controllo costante, umiliazioni, minacce e continue richieste di dimostrazioni d’amore – ha ormai logorato ogni sua capacità di reagire o di chiedere aiuto. La ragazza non riesce più a distinguere l’amore dalla dipendenza e il dolore dalla colpa, sentendosi responsabile del malessere dell’altro e di tutto ciò che accade intorno a lei. Il film mostra questo passaggio non come un momento improvviso, ma come il punto finale di un processo che si è sviluppato lentamente, quasi impercettibilmente.

La tragedia finale non arriva come un “atto impulsivo”, ma come un gesto che nasce dalla convinzione, distorta e dolorosa, che non esista più una via d’uscita. De Matteo sceglie un linguaggio asciutto, senza spettacolarizzazione, proprio per sottolineare quanto questo tipo di violenza sia subdola e invisibile. Il finale è volutamente duro, quasi documentario: non offre consolazione, non cerca un messaggio rassicurante. È, piuttosto, un grido muto rivolto agli adulti che circondano Mia ma non riescono a vedere il suo dolore, e agli adolescenti che vivono dinamiche simili, spesso senza strumenti per riconoscerle.

Il ruolo dei genitori e l’impotenza degli adulti: una chiave fondamentale per interpretare il finale

Il comportamento dei genitori, interpretati con grande sensibilità, rappresenta una delle chiavi di lettura più importanti del film. Nonostante il loro amore per la figlia, non riescono a interpretare i segnali del malessere di Mia. Vedono il cambiamento, la chiusura, la paura che trapela dallo sguardo della ragazza, ma non riescono a collocarlo in un contesto di reale pericolo. Nel finale, la loro disperazione non è soltanto dolore per ciò che è accaduto, ma consapevolezza tardiva di non aver saputo leggere la realtà. È un messaggio che De Matteo costruisce con attenzione: non accusatorio, ma profondamente umano.

La chiave interpretativa sta proprio nel conflitto tra ciò che i genitori credono di sapere e ciò che invece accade nella vita interiore di Mia. Il loro tentativo di protezione arriva quando ormai il danno emotivo è radicato, quando la manipolazione ha già trasformato la ragazza in un territorio di battaglia tra amore e annientamento. Il finale, quindi, non parla soltanto della tragedia di Mia, ma della difficoltà collettiva di riconoscere la violenza psicologica, soprattutto nei rapporti giovani dove tutto appare amplificato, romantico, assoluto.

Il significato del finale: un monito sulla violenza invisibile e sulla fragilità emotiva

Greta Gasbarri e Riccardo Mandolini in Mia

Il film lascia lo spettatore sospeso, senza risposte facili. Il significato più profondo del finale di Mia risiede nella consapevolezza che la violenza psicologica non ha confini chiari, non lascia segni immediatamente riconoscibili, non urla. Si insinua, persuade, confonde. E quando trova una mente giovane, fragile e alla ricerca di riconoscimento, può trasformarsi rapidamente in una gabbia emotiva che sembra impossibile da rompere.

La scelta narrativa di De Matteo – non indulgere in spiegazioni didascaliche e non offrire un epilogo consolatorio – è coerente con l’obiettivo del film: rendere visibile ciò che spesso rimane invisibile. Il finale, dunque, non è solo la conclusione della storia di Mia, ma un invito a vigilare, a comunicare, a riconoscere i segnali della manipolazione affettiva. È un monito rivolto ai ragazzi che vivono relazioni possessive, agli adulti che osservano senza comprendere, e alla società che spesso minimizza questi comportamenti sotto la categoria di “litigi adolescenziali”.

Sisu – L’immortale: la storia vera a cui si ispira il film

Sisu – L’immortale racconta la storia di un cercatore d’oro che massacra i nazisti della Seconda Guerra Mondiale mentre questi tentano di impossessarsi della sua collezione, ma l’evento è basato su una storia vera? Il film storico d’azione, del regista finlandese Jalmari Helander, è un successo di critica, con un impressionante punteggio del 96% su Rotten Tomatoes al momento della stesura di questo articolo. Il film, della durata di 91 minuti, è uno dei film di vendetta sulla Seconda Guerra Mondiale più assurdamente emozionanti dai tempi del film di finzione di Quentin Tarantino Bastardi senza gloria. Sisu – L’immortale racconta la storia di una macchina da guerra solitaria che riesce a eliminare qualsiasi nazista osi attraversare il suo cammino.

Ambientato durante la vera guerra della Lapponia tra Germania e Finlandia nel 1944, il sanguinoso film d’azione Sisu si concentra principalmente sul personaggio di Aatami Korpi (Jorma Tommila), un veterano della guerra d’inverno che vive in una zona isolata della Lapponia. Mentre si reca a consegnare un ingente carico di pepite d’oro, Aatami viene intercettato da uno spietato plotone nazista che intende impossessarsi dell’oro. Tuttavia, i nazisti si rendono presto conto che Aatami è in realtà il leggendario combattente noto come Koschei, alias “L’Immortale”, il che porta a scontri incredibilmente brutali lungo la strada. Considerando che il film include guerre e regimi reali, il contesto storico solleva la questione se la sanguinosa battaglia tra nazisti e cercatori d’oro sia realmente avvenuta.

Jorma Tommila in Sisu - L'immortale
Jorma Tommila in Sisu – L’immortale

Sisu – L’immortale non è basato su una storia vera

Purtroppo, Sisu – L’immortale non è basato su una storia vera o su un evento specifico della Seconda Guerra Mondiale. Una battaglia epica e sanguinosa come quella descritta in Sisu sarebbe sicuramente stata inserita nei libri di storia, ma purtroppo il cercatore d’oro non è mai esistito nella vita reale. Tuttavia, la guerra della Lapponia descritta nel film è stata davvero un conflitto storico reale, che ha visto una serie di battaglie minori tra le armate naziste e la Finlandia, causando danni significativi alla Lapponia. Sebbene i nazisti abbiano effettivamente condotto missioni di terra bruciata verso la fine della Seconda Guerra Mondiale in Lapponia, la loro ritirata non è stata determinata dalle imprese di un minatore d’oro veterano particolarmente abile nell’uccidere i nazisti.

I personaggi di Sisu sono basati su persone reali?

Il personaggio principale di Sisu, Aatami Korpi, non era un vero cercatore d’oro della seconda guerra mondiale. Tuttavia, sebbene Aatami Korpi non sia reale, Helander ha dichiarato a Ilta-Sanomat di essersi ispirato al vero cecchino finlandese Simo Häyhä, soprannominato “La morte bianca”. Häyhä era un cecchino della Seconda Guerra Mondiale nella Guerra d’Inverno, spesso considerato il cecchino più letale della storia, con oltre 500 uccisioni all’attivo. Nel 1940, Häyhä fu sfigurato da un proiettile esplosivo e esonerato dal combattere nella Guerra di Continuazione, quindi non combatté i nazisti come il personaggio principale del film.

Aksel Hennie, Arttu Kapulainen, Jack Doolan, Onni Tommila e Vincent Willestrand in Sisu - L'immortale
Aksel Hennie, Arttu Kapulainen, Jack Doolan, Onni Tommila e Vincent Willestrand in Sisu – L’immortale

Allo stesso modo, i personaggi nazisti in Sisu non hanno lo scopo di rappresentare soldati tedeschi della Seconda Guerra Mondiale realmente esistiti. Il cattivo principale del film, l’ufficiale delle SS Bruno Helldorf, non è basato su un nazista specifico, ma sembra piuttosto essere una combinazione di diversi casi reali di brutali leader dell’esercito nazista. Inoltre, gli ostaggi dei nazisti non sono ispirati a persone reali della Seconda Guerra Mondiale, ma la caratterizzazione e i ruoli delle donne nel film presentano sorprendenti somiglianze con le mogli di Joe nel film d’azione di successo di George Miller Mad Max: Fury Road. Considerando che anche Aatami Korpi è stato paragonato a John Wick, i personaggi di Helander sembrano essere ispirati tanto a personaggi cinematografici quanto a persone reali.

Quanto è accurato Sisu rispetto alla vita reale

Sisu – L’immortale è dunque una sorta di reboot di Bastardi senza gloria che tutti aspettavano da 15 anni, offrendo un ingresso gloriosamente gratuito al sottogenere dei film sull’uccisione dei nazisti reso popolare dal film di Tarantino del 2009. Ma questo film è in qualche modo più ancorato ad una realtà storica rispetto a Bastardi senza gloria, concentrandosi su un personaggio con una base storica – Simo Häyhä – piuttosto che su un gruppo inventato da uno sceneggiatore per una narrazione di fantasia. Nonostante sia fittizio, Sisu – L’immortale mantiene un senso di realtà storica in tutto il film, in parte grazie alle riprese in Lapponia, che mostrano i veri paesaggi rurali colpiti dalla Germania nazista nel 1944.

Biancaneve e il cacciatore: la spiegazione del finale del film

Biancaneve e il cacciatore (qui la recensione) del 2012 propone una riscrittura oscura e coraggiosa della celebre fiaba dei fratelli Grimm, allontanandosi dalla versione tradizionale per concentrarsi su temi di potere, vendetta e redenzione. La storia di Biancaneve diventa quella di una giovane donna che non si limita a subire le circostanze, ma lotta attivamente per liberare il suo regno dal giogo della perfida Regina Ravenna. Il film mette in primo piano la trasformazione della protagonista da vittima a eroina capace di affrontare le proprie paure e responsabilità.

Questa rilettura della fiaba si inserisce in maniera convincente all’interno del genere fantasy epico, combinando elementi classici con azione, dramma e scene visivamente spettacolari. La figura del cacciatore, interpretato da Chris Hemsworth, viene arricchita con un arco narrativo di redenzione e complessità emotiva, diventando non solo un alleato della principessa, ma anche un personaggio con motivazioni e conflitti propri. Il tono del film è più cupo rispetto alle versioni precedenti, riflettendo l’evoluzione del genere dark fantasy negli anni Duemila.

Il film introduce inoltre particolarità visive e narrative che ne distinguono l’interpretazione dalla fiaba originale: gli effetti speciali e le ambientazioni gotiche creano un mondo fiabesco ma credibile, popolato da creature magiche e scenari minacciosi. La relazione tra Biancaneve e Ravenna è sviluppata con sfumature psicologiche più profonde, evidenziando un conflitto tra luce e oscurità, innocenza e ambizione. Nel resto dell’articolo si proporrà una spiegazione dettagliata del finale del film, analizzando come le scelte narrative rafforzino questi temi e la crescita della protagonista.

Biancaneve e il cacciatore cast

La trama di Biancaneve e il cacciatore

La vicenda si apre nel regno del sovrano Magnus. Questi, insieme alla figlia Biancaneve, si trova a vivere il lutto per la scomparsa della regina Eleanor. Per sopperire a questa mancanza, l’uomo decide quanto prima di risposarsi, scegliendo come nuova regina una donna di nome Ravenna, che ha salvato dall’Armata Oscura, un gruppo di invincibili guerrieri che da tempo minaccia i regni di quella regione. Durante la prima notte di nozze, però, Ravenna si rivela essere una potente strega, a capo proprio dell’Armata. Ucciso il re Mangus, diviene ora lei l’unica regnante. Come suo primo atto, per evitare insubordinazioni, fa catturare Biancaneve, la quale viene rinchiusa per anni in una torre del palazzo.

Con il passare del tempo il regno vive un inarrestabile declino, segnato dalla povertà e dalla paura. Mentre questo deteriora, la regina Ravenna sembra invece divenire ogni giorno più giovane e bella. Ella prosciuga infatti con un maleficio la bellezza delle ragazze del luogo, mantenendo così immutabile la propria natura. I suoi sogni di gloria vengono però minati il giorno in cui lo Specchio Magico la avverte di stare in guardia contro Biancaneve. La giovane, ormai cresciuta, riesce infatti a fuggire dalla torre in cui era stata rinchiusa. Nascostasi nel bosco, per lei sembra non esserci più alcuna possibilità di salvezza. Quando tutto sembra perduto, però, Biancaneve si imbatte nel cacciatore Eric e in otto buffi ma combattivi nani, i quali potrebbero rivelarsi i suoi alleati migliori.

La spiegazione del finale del film

Il terzo atto di Biancaneve e il cacciatore si apre con la caduta di Biancaneve sotto l’effetto della mela avvelenata. La giovane viene trasportata al castello del Duca Hammond, dove William e il Cacciatore cercano di salvarla. Nonostante il bacio di William sembri vano, una seconda lacrima di vero amore spezza l’incantesimo, risvegliando Biancaneve . La rinascita della principessa segna l’inizio della resistenza contro Ravenna, con Biancaneve che assume un ruolo attivo nel mobilitare l’esercito del Duca per riconquistare il regno e affrontare la regina malvagia nel confronto finale. La battaglia culmina nella resa dei conti tra Biancaneve e Ravenna.

I nani e l’esercito del Duca infiltrano il castello attraverso i sotterranei, aprendo le porte agli assedianti. Durante il duello finale, Biancaneve applica le tecniche di combattimento apprese dal Cacciatore e riesce a trafiggere il cuore di Ravenna, eliminando la minaccia.  La regina muore, il regno viene liberato e Biancaneve viene incoronata nuova sovrana di Tabor. La scena finale mostra la principessa al centro della sua gente, simbolo di rinascita e giustizia. Questo finale sottolinea la crescita di Biancaneve da vittima a leader consapevole e determinata. L’uso della mela avvelenata come catalizzatore permette di mostrare non solo la fragilità iniziale della protagonista, ma anche la sua resilienza.

Biancaneve e il cacciatore film

La vittoria su Ravenna non è solo fisica, ma anche simbolica: Biancaneve affronta la paura, la manipolazione e il potere corrotto, incarnando i valori di coraggio, giustizia e responsabilità verso il suo popolo, temi ricorrenti nella rilettura dark fantasy della fiaba classica. Il finale completa il percorso di emancipazione di Biancaneve , mostrando come l’unione tra saggezza, forza interiore e aiuto degli alleati possa sconfiggere il male. La protagonista non solo sconfigge Ravenna, ma dimostra che il vero potere risiede nel cuore e nella determinazione. La risoluzione enfatizza l’importanza della guida morale e della capacità di ispirare fiducia negli altri, mentre il regno di Tabor torna a vivere nella pace.

Il film chiude così un arco narrativo in cui il protagonismo femminile emerge come elemento centrale dell’epica fantasy moderna. Il messaggio che il film lascia allo spettatore riguarda la responsabilità individuale e la forza della scelta: Biancaneve dimostra che il coraggio non consiste solo nella forza fisica, ma nella determinazione a proteggere ciò che si ama e a lottare per la giustizia. La narrazione enfatizza il valore della leadership etica e della resilienza di fronte a sfide sovrumane. La fiaba, pur in chiave oscura e adulta, trasmette un’idea di speranza e integrità, suggerendo che il bene, se guidato da cuore e saggezza, può prevalere anche contro forze apparentemente invincibili.

Il sequel del film

Dato il buon successo del film, i produttori decisero di realizzare quanto prima un sequel. Nel corso degli anni, tuttavia, il progetto si trasformò in un ibrido che mescola prequel e sequel. Uscito al cinema nel 2016 con il titolo di Il cacciatore e la regina di ghiaccio, questo si concentra infatti nella prima parte del film nel raccontare la storia del cacciatore Eric, mentre nella seconda parte le vicende si svolgono sette anni dopo gli eventi del primo film. Il personaggio di Biancaneve non compare nel film, mentre oltre a Hemsworth e la Theron, nuovamente nei rispettivi ruoli, si sono aggiunti nuovi interpreti. In particolare, Emily Blunt dà vita a Freya, la regina di ghiaccio, e Jessica Chastain a Sara la guerriera.

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Midway: la spiegazione del finale del film

Midway (qui la recensione) rappresenta per Roland Emmerich una parentesi particolare all’interno della sua filmografia, tradizionalmente legata al cinema catastrofico e spettacolare. Dopo titoli come Independence Day, The Day After Tomorrow e 2012, il regista tedesco torna a un progetto di guerra storica – genere che aveva già sfiorato con Il patriota – affrontando la celebre Battaglia delle Midway con un taglio più sobrio rispetto ai suoi standard, ma senza rinunciare a un’impronta visiva massiccia. La storia narrata dal film ripercorre gli eventi che, tra il 4 e il 7 giugno 1942, portarono allo scontro decisivo tra la Marina statunitense e quella giapponese nel teatro del Pacifico.

La Battaglia delle Midway è considerata dagli storici il punto di svolta del conflitto contro il Giappone: grazie alle capacità di decifrazione dei codici nemici, all’audacia dei piloti e a una serie di scelte tattiche determinanti, gli Stati Uniti inflissero un colpo irreversibile alle forze nipponiche. Emmerich segue da vicino la prospettiva dei protagonisti dell’epoca offrendo una visione corale del conflitto e sottolineando come il risultato finale sia stato il frutto di un insieme di ruoli diversi, spesso lontani dal fronte diretto. I temi affrontati dal film ruotano attorno al sacrificio, al coraggio individuale, alla complessità morale della guerra e alla fragilità umana dei suoi protagonisti.

Emmerich mette in scena lo sforzo collettivo che ha portato alla vittoria, evitando di ridurre la battaglia a un semplice confronto tra eroi e antagonisti. L’attenzione alla dimensione umana – dalle famiglie rimaste a casa, ai dubbi dei comandanti, fino alla vulnerabilità dei piloti – dà a Midway una tonalità più meditativa rispetto ai precedenti film del regista, pur mantenendo un impianto spettacolare che punta a immergere lo spettatore nella brutalità e nella tensione degli scontri aerei. Nel resto dell’articolo si proporrà una spiegazione dettagliata del finale del film, analizzandone il significato storico e il modo in cui Emmerich ha scelto di rappresentare la conclusione della battaglia e il lascito dei suoi protagonisti.

Midway-storia-vera

La trama di Midway

In Midway si racconta la storia degli accadimenti militari che si sono svolti nell’arco temporale dal 1941 al 1942 durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo l’improvviso bombardamento della base americana a Pearl Harbor, avvenuto nel ’41 da parte della Marina Imperiale Giapponese, l’esercito degli Stati Uniti accusa sensibili perdite in termini di mezzi e uomini, evento che alimenta la fierezza dell’Impero Giapponese. La flotta americana organizza però una controffensiva concretizzata per gradi ed episodi distinti – che determineranno la cosiddetta Guerra del Pacifico – sotto il comando dell’ammiraglio Chester Nimitz a cui era stato affidato l’incarico proprio in conseguenza del disastro di Pearl Harbor.

La spiegazione del finale del film

Nel terzo atto di Midway, le forze statunitensi mettono in campo l’attacco finale decisivo: i bombardieri “dive” guidati da McClusky riescono a individuare la lascia dell’Arashi e lanciare il loro assalto contro le portaerei giapponesi. Kaga, Sōryū e Akagi sono colpite in rapida successione e diventano relitti in fiamme sotto il fuoco americano. Rimane in azione solo la portaerei Hiryu che, pur lanciando un contrattacco letale contro la Yorktown, finisce anch’essa danneggiata a morte dai bombardieri nemici. Durante la battaglia finale, McClusky, Best e gli altri piloti statunitensi dimostrano il loro coraggio, ma il prezzo è alto: la Yorktown subisce gravi danni e deve essere evacuata, mentre altri piloti cadono.

L’ammiraglio Yamaguchi, a bordo dell’Hiryu, scelte di combattere fino all’ultimo, non abbandona la nave e viene mostrato in un momento di stoico sacrificio. Alla fine, la vittoria sembra essere degli Stati Uniti: la Marina giapponese è decimata, ma la guerra non è ancora finita. Il finale sottolinea il tema del sacrificio personale e della vulnerabilità: Emmerich non celebra un trionfo epico senza costo, ma mostra che la vittoria è costata sangue, vite e sofferenza. I piloti americani che sopravvivono sono stremati, non esultanti, mentre il comandante Herman Best paga il suo coraggio con la salute. Il sacrificio di Yamaguchi e la perdita delle portaerei giapponesi evidenziano come la guerra sia un gioco crudele in cui non ci sono vincitori morali semplici.

Allo stesso tempo, il film porta a compimento il tema della dedizione strategica e dell’intelligence militare: Layton e Rochefort, con il loro lavoro di decrittazione, sono protagonisti silenziosi ma decisivi, e il loro sforzo contribuisce in modo decisivo alla pianificazione della battaglia. Emmerich mostra che il successo militare non è solo una questione di attacco, ma anche di informazione, previsione e coordinamento: l’intelligenza sul nemico è tanto importante quanto il coraggio degli aviatori.

Rispetto alla vicenda storica reale della Battaglia di Midway, il film utilizza una compressione narrativa e qualche semplificazione strategica: ad esempio, le dinamiche dei bombardamenti e degli ordini tattici sono adattate per favorire la tensione cinematografica. Inoltre, alcuni personaggi come Dick Best sono idealizzati nel loro eroismo, mentre aspetti storici come la produzione e la logistica navale sono resi meno complessi. Tuttavia, Emmerich mantiene fede agli esiti principali: la distruzione delle portaerei giapponesi e il sacrificio americano sono rappresentati in modo abbastanza aderente agli eventi reali, pur con inevitabili libertà narrative.

Il messaggio che Midway lascia è potente e contemporaneo: la vittoria nella guerra non è un trionfo facile, ma una conquista ottenuta con sangue e intelligenza, che richiede sacrificio ma anche cooperazione. Il film rende omaggio al coraggio dei veri uomini che hanno combattuto nell’oceano Pacifico, ma invita anche a riflettere sul valore strategico, morale e umano delle decisioni di guerra. In un mondo moderno in cui le minacce possono essere tecnologiche e non solo militari, Midway ricorda che la libertà e la sicurezza dipendono dalla presenza di persone disposte a mettere tutto in gioco.

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Sisu – L’immortale: la spiegazione del finale del film

Sisu – L’immortale è un film d’azione del 2022 che combina sequenze spettacolari con una narrazione incentrata sul revenge thriller. Diretto da Jalmari Helander, il film racconta le vicende di un veterano di guerra che, dopo aver scoperto un tesoro nascosto nei territori selvaggi della Finlandia durante la Seconda Guerra Mondiale, si trova a fronteggiare criminali senza scrupoli. Il film si distingue per l’uso di scenografie naturali mozzafiato, combattimenti crudi e uno stile visivo intenso che ricorda i migliori action movie nordici, collocandosi come uno dei titoli più amati del panorama internazionale del 2022.

Il tema centrale ruota attorno alla resilienza, al coraggio e alla determinazione estrema, qualità racchiuse nella parola finlandese “Sisu”, che indica una forza d’animo indomabile e una perseveranza al di là dei limiti fisici o psicologici. Il protagonista incarna pienamente questo concetto, affrontando situazioni impossibili con coraggio quasi sovrumano. Il film esplora inoltre il rapporto tra guerra, memoria e giustizia personale, mostrando come l’esperienza traumatica possa trasformarsi in una spinta per la vendetta e la protezione di ciò che conta davvero, rendendo la narrazione emotivamente intensa oltre che adrenalinica.

Il film ha ottenuto un successo significativo sia di critica che di pubblico, consolidando Jalmari Helander come uno dei registi nordici più interessanti del genere action. Il pubblico ha apprezzato l’unicità dello stile visivo, la coreografia dei combattimenti e l’interpretazione del protagonista, elementi che hanno contribuito a creare un vero cult movie contemporaneo. Il successo ha portato all’annuncio di un sequel, già in lavorazione, che continuerà le avventure del protagonista e approfondirà la mitologia personale che si è sviluppata nel primo film. Nel resto dell’articolo si proporrà una spiegazione del finale, in vista di questo seguito.

Aksel Hennie, Arttu Kapulainen, Jack Doolan, Onni Tommila e Vincent Willestrand in Sisu - L'immortale
Aksel Hennie, Arttu Kapulainen, Jack Doolan, Onni Tommila e Vincent Willestrand in Sisu – L’immortale

La trama di Sisu – L’immortale

Il film è ambientato in Lapponia, nel 1944. Mentre le truppe naziste si ritirano dalla Finlandia distruggendo ogni cosa sul loro cammino, l’ex soldato Aatami Korpi (Jorma Tommila) vive in solitudine nelle terre desolate del nord. Armato solo della sua determinazione, un cavallo e un cane fedele, scopre una ricca vena d’oro e riempie due bisacce di pepite. Con l’intenzione di raggiungere la città di Rovaniemi, si mette in viaggio attraverso un territorio ostile. Lungo il cammino incrocia una colonna delle Waffen-SS guidata dall’Obersturmführer Bruno Helldorf, impegnata in razzie e atrocità contro i civili.

Helldorf lascia passare Korpi, ma un secondo gruppo di soldati intercetta l’uomo, scopre il suo oro e tenta di ucciderlo per impossessarsene. Aatami, però, si rivela un nemico letale: li elimina tutti con abilità sorprendente. Helldorf, attirato dagli spari e dal potenziale bottino, inizia allora a inseguirlo con tutto il suo reparto. Scopre però a sue spese che Aatami non è un cercatore qualsiasi: è una leggenda della guerra, noto come “L’Immortale”, un ex commando finlandese temuto persino dall’Armata Rossa. Ne segue una caccia serrata attraverso campi minati e paesaggi devastati, dove Aatami si dimostra implacabile e quasi sovrumano.

La spiegazione del finale del film

Nel terzo atto di Sisu – L’immortale, la tensione raggiunge l’apice quando Aatami Korpi viene intercettato dall’unità tedesca guidata da Obersturmführer Bruno Helldorf. Dopo una serie di scontri letali, Aatami utilizza il terreno e la sua astuzia per seminare i nemici, affrontandoli uno a uno e sfruttando ogni opportunità offerta dall’ambiente circostante. La caccia si sposta tra mine, fiumi e paesaggi innevati, con Aatami che dimostra la sua incredibile resistenza e abilità di sopravvivenza, riuscendo a eliminare gradualmente le forze tedesche che lo braccano senza tregua. La tensione si mantiene altissima fino allo scontro finale.

Aatami affronta Helldorf e i restanti soldati in una serie di manovre tattiche mozzafiato, culminando in un combattimento corpo a corpo a bordo di un aereo in volo. Grazie alla sua forza e al coraggio straordinario, riesce a eliminare il comandante nemico e a far precipitare il velivolo, annientando definitivamente la minaccia. Nel frattempo, le donne liberate prendono possesso di un carro armato tedesco, neutralizzando gli ultimi soldati rimasti. Il terzo atto si chiude con Aatami che emerge dalle paludi, riunito al suo fedele cane, pronto a continuare la sua vita in un Finlandia devastata dalla guerra.

Jorma Tommila in Sisu - L'immortale
Jorma Tommila in Sisu – L’immortale

Il finale del film sottolinea la supremazia delle qualità umane fondamentali, come resilienza, astuzia e determinazione, incarnate da Aatami. La sua sopravvivenza e vittoria non dipendono dalla forza numerica o dalla tecnologia, ma dalla capacità di affrontare l’impossibile con ingegno e coraggio. L’eroe dimostra che la perseveranza e la fermezza d’animo possono ribaltare situazioni apparentemente senza speranza, ribadendo il concetto di “Sisu”, una forza interiore che trascende i limiti fisici e morali, e che rappresenta il cuore pulsante della narrazione.

La risoluzione della vicenda porta a compimento i temi principali del film, legati alla vendetta, alla giustizia personale e alla sopravvivenza. La determinazione di Aatami nel proteggere sé stesso e gli innocenti, insieme alla sua capacità di affrontare un nemico superiore numericamente, evidenzia come la resilienza umana possa emergere anche nelle circostanze più estreme. Inoltre, il finale mostra come la lotta per la sopravvivenza si intrecci con la liberazione altrui, trasformando il protagonista in simbolo di coraggio, responsabilità e autodeterminazione in un contesto di guerra e caos.

Il film lascia un messaggio chiaro: la determinazione, il coraggio e la perseveranza possono ribaltare la realtà più crudele, e le qualità morali di un individuo contano più della forza bruta. La storia di Aatami Korpi celebra la resilienza umana e la capacità di resistere di fronte a prove impossibili, dimostrando che anche nelle circostanze più disperate, un singolo individuo può fare la differenza, proteggere gli innocenti e riscattare le ingiustizie subite, incarnando così pienamente il concetto di “Sisu” che permea l’intero film.

Il sequel, Sisu: Road to Revenge, continuerà le avventure di Aatami, esplorando nuove minacce e ampliando la sua leggenda di eroe invincibile. Il film promette di approfondire il passato del protagonista e i retaggi della guerra, mantenendo intatti gli elementi distintivi del primo capitolo: azione intensa, scenografie naturali spettacolari e il concetto di resilienza assoluta. Gli spettatori potranno seguire il percorso di Aatami mentre affronta nuovi nemici e sfide, consolidando ulteriormente la sua figura come simbolo di coraggio, ingegno e determinazione senza limiti, anticipando un’ulteriore esplorazione del mito dell’“Immortale”.

The Great – Stagione 3, spiegazione del finale: cosa succede a Catherine e Peter?

The Great prende spunto dalla figura storica realmente esistita di Caterina la Grande e racconta una versione unica e a tratti veritiera della storia. L’originale Hulu adotta un approccio satirico nei confronti dei personaggi, concentrandosi su una Caterina giovane e ingenua (Elle Fanning) che arriva in Russia e inizia rapidamente a tramare per prendere il potere. The Great include numerosi drammi di corte e intrighi politici nelle sue prime due stagioni, e la terza stagione, appena uscita, continua questa tradizione. Senza una quarta stagione confermata, questa potrebbe essere la fine della serie, anche se ci sarebbero molte altre storie da raccontare se lo show venisse rinnovato.

La terza stagione offre colpi di scena ancora più oscuri, sanguinosi e strani rispetto alle precedenti. Con tutti i personaggi che cercano di manipolarsi e superarsi a vicenda, la stagione si complica, ma si conclude con un cambiamento nell’imperatrice e una nuova Russia che sicuramente seguirà. La terza stagione include la morte di diversi personaggi centrali che avranno un impatto sul resto della serie, se questa continuerà. Ci sono anche alcune minacce in sospeso che potrebbero causare problemi a Catherine in futuro. Tuttavia, la stagione mostra quanto Catherine sia cresciuta durante il suo soggiorno in Russia, lasciandola in una buona posizione, considerando ciò che ha passato.

La terza stagione di The Great uccide diversi personaggi importanti

Le numerose morti della terza stagione hanno causato uno shock. Con la fine di diversi personaggi memorabili, la stagione dà un senso di definitività a molte storie. Tuttavia, non tutte sono state concluse del tutto. La prima morte importante nella terza stagione è quella di Orlo (Sacha Dhawan) nella premiere della terza stagione, ma anche alla fine nessuno sa cosa gli sia realmente successo. Essendo stata Catherine a premere il grilletto, a sua insaputa, se qualcuno scoprisse la verità, ciò potrebbe causare problemi alla leader.

Un’altra morte importante che influisce sulla fine della stagione è quella di Peter (Nicholas Hoult). Sebbene ciò avvenga a metà della terza stagione piuttosto che alla fine, influenza ciò che accade dopo. Il controverso matrimonio tra Catherine e Peter lascia spesso incombere la minaccia di un assassinio, ma alla fine sembrano essere in una buona posizione. Tuttavia, nessuno è al sicuro. Peter cade nel ghiaccio e annega mentre sta andando a riconquistare segretamente la Svezia per Hugo (Freddie Fox). Catherine, che lo ha seguito, assiste alla scena e la perdita dell’uomo che ama la manda in crisi, portando agli eventi degli ultimi episodi. Senza suo marito e principale rivale al trono, la vita di Catherine cambierà senza dubbio, ma non è ancora del tutto chiaro in che modo.

La morte più ambigua è quella di Archie (Adam Godley). Il prete è sempre stato un elemento instabile, il cui sostegno non è garantito. Durante tutta la stagione, Archie lotta con i suoi desideri sessuali, che non sono consentiti a causa della sua posizione di patriarca. Ma oltre a questo, trascorre la stagione lavorando contro Catherine, orchestrando la minaccia del sosia di Peter, Pugachev (Nicholas Hoult), in modo da poter risolvere il problema e guadagnarsi il favore di Catherine. Tuttavia, Marial (Phoebe Fox) scopre la verità e la rivela a Catherine. Nella sua rabbia e nella sua nuova spietatezza, Catherine ordina che Archie venga sepolto vivo per il suo coinvolgimento nella rivolta. Archie e Marial hanno un rapporto stretto, ma spesso non sono d’accordo. Tuttavia, lei trova e dissotterra Archie appena in tempo per impedirne la morte. Anche se respira ancora, non sarà il benvenuto a corte.

Catherine affronta alcune minacce importanti nella terza stagione

Con Caterina che cerca di rifondare la Russia e la lotta contro la rivolta di Pugachev, la terza stagione lascia i personaggi in una situazione piuttosto precaria. Gran parte del paese è insoddisfatta del governo di Caterina. Il sosia di Pietro ne approfitta, incitando la classe inferiore a combattere contro Caterina fingendo di essere l’imperatore deposto. Sebbene inizialmente sia un piano di Archie, Pugachev va oltre uccidendo attivamente delle persone. Nel finale della terza stagione, gli amici di Pietro, Arkady (Bayo Gbadamos) e Tatyana (Florence Keith-Roach), si uniscono a Pugachev, pensando che possa essere Pietro. Tuttavia, rimangono con lui anche quando scoprono la verità, dando credito alla falsa identità. Pugachev viene però catturato e infine ucciso da Maxim (Henry Meredith), il giovane e ambizioso marito di Marial. Arkady, tuttavia, intende continuare la rivolta, sapendo che sarebbe più pericoloso tornare a corte e affrontare Caterina. Alla fine, Caterina invia l’esercito per porre fine alla minaccia, attaccando la crescente opposizione con i cannoni, nonostante abbia evitato la guerra a tutti i costi. Sebbene sia possibile che una dimostrazione di forza li induca a ritirarsi, ciò potrebbe portare a un conflitto continuo, che influenzerebbe il futuro della serie.

La rivolta non è l’unica minaccia al regno di Catherine. Il re Hugo e la regina Agnes (Grace Molony) di Svezia hanno cercato rifugio dalla ribellione nel loro paese natale durante la seconda stagione e da allora sono rimasti nel castello. Tramano per ottenere il sostegno della Russia nella riconquista della Svezia e quasi convincono Peter a farlo senza l’approvazione di Catherine, ma dopo la morte di Peter, Catherine pone fine all’impresa. Tuttavia, nel finale, rivelano un nuovo piano: Hugo suggerisce una partnership con Georgina (Charity Wakefield), che ha dimostrato di essere lei stessa una maestra nella manipolazione. La loro speranza è che lei sposi il piccolo Paul e ottenga il diritto al trono, con la convinzione che lei aiuterà la loro causa. Georgina apprezza il piano, ma agisce in modo indipendente da Hugo e Agnes, facendolo proprio. Trova Paul, ma dopo che Archie ha ordinato il giovane principe, lui viene chiamato altrove, quindi il matrimonio non avviene. Questo lascia il piano in un limbo, soprattutto perché Archie non potrà tornare. Tuttavia, Georgina non è il tipo di persona che si arrende. Se ha messo gli occhi sul trono, ciò potrebbe avere conseguenze disastrose per la prossima stagione.

Il ballo finale di Catherine

È chiaro che, dopo la morte di Peter, Catherine sta attraversando un periodo difficile. Avendo perso la fiducia nel destino, dubita di ogni sua azione, e i suoi consiglieri egoisti non fanno che peggiorare le cose. Decide di mettere alla prova il suo destino giocando alla roulette russa, puntandosi una pistola alla testa senza sapere se è carica. Durante uno di questi giochi, un nemico irrompe dalla porta, pronto a ucciderla. Lei punta l’arma contro di lui e spara con la pistola carica. La coincidenza le fa avere un’illuminazione, che riporta Catherine in sé. Elizabeth (Belinda Bromilow) si prepara a prendere il potere perché dubita di Catherine, ma fa marcia indietro quando la giovane donna mostra una nuova sicurezza e fa ciò che deve essere fatto. Caterina prende il controllo, manipolando la situazione per consolidare il suo dominio. Sapendo dell’arrivo di una cometa, ordina ad Archie di dire alla gente di cercare un segno dal cielo, in modo che lo vedano e credano che lei sia la legittima sovrana. Caterina ordina anche di diffondere voci per confondere le acque sulla morte di Pietro, poiché è difficile incolparla se non c’è una più ampia consapevolezza di ciò che è accaduto. Mostra anche spietatezza nel rimuovere Archie dopo i suoi complotti contro di lei. Queste azioni sono quelle di una sovrana forte, non della ragazza ingenua della prima stagione.

I momenti finali della stagione mostrano Catherine che osserva la cometa da sola. Indossa un nuovo taglio di capelli audace e ammette che sono state le sue azioni a portarla al trono, non il destino. Si lancia in una danza estatica, con “You Shook Me All Night Long” degli AC/DC in sottofondo. La scena è in dissonanza con il resto della serie, ma mostra quanto Catherine sia cresciuta da quando è arrivata in Russia. Non è una conclusione definitiva per la serie, ma la prepara a diventare una sovrana spietata ma competente, se la serie dovesse continuare. Questa crescita del personaggio è una sorta di finale.

Certamente, c’è dell’altro nella storia, soprattutto considerando quanto tempo Caterina la Grande è rimasta sul trono. Sebbene la serie non si limiti alla realtà in alcun modo, segue idee vaghe. Il finale della terza stagione dà alla serie una nuova traiettoria e, sebbene una quarta stagione non sia confermata, ci sono elementi lasciati in sospeso nel caso in cui si presentasse l’occasione. Se questa è la fine, Catherine ottiene una conclusione soddisfacente, sviluppando fiducia in se stessa e un nuovo stile di leadership che sembra essere efficace nel preservare il suo dominio sulla Russia.

The Great con Elle Fanning è davvero una storia vera?

Per tre stagioni ricche di arguzia e stile, la serie Hulu acclamata dalla critica The Great ha visto protagonisti Elle Fanning e Nicholas Hoult nei panni di Caterina la Grande e Pietro III. La terza stagione di The Great è molto più cupa ma anche più incisiva che mai, rendendo ancora più dolorosa l’improvvisa cancellazione della serie da parte di Hulu. Conosciuta nella storia come una delle sovrane più influenti e di successo in Europa, Caterina la Grande è stata all’altezza del suo nome durante i suoi 34 anni di regno come imperatrice di Russia. Sposatasi a soli 16 anni con Pietro III, un uomo che si guadagnò la reputazione di persona poco degna di nota, Caterina diede una nuova direzione alla sua patria adottiva con l’aiuto di un colpo di stato contro il marito, ormai famoso. Una storia di potere, femminilità, politica e trionfo, la vera storia dell’imperatrice Caterina è destinata a rimanere nella storia. La famosa serie di Tony McNamara presenta molti aspetti della storia dei monarchi (alcuni più esagerati di altri) che esplorano visivamente la vita in Russia prima e durante il regno di Caterina. Ma quanto di ciò che viene rappresentato nella serie è effettivamente fedele alla storia?

The Great descrive in modo diverso l’incontro tra Caterina e Pietro

Prima di diventare Grande, Caterina nacque come Sophie Friedrich August von Anhalt-Zerbst-Dornburg il 2 maggio 1729 in quella che allora era chiamata Prussia, da una famiglia appartenente alla nobiltà tedesca, con altre quattro sorelle. Suo padre, il principe Christian August di Anhalt-Zerbst, non era riuscito a diventare duca della regione, gettando così la famiglia in difficoltà finanziarie. La madre di Sophie, Joanna Elisabeth di Holstein-Gottorp, immaginò un futuro per la famiglia e, grazie ai suoi ricchi e nobili parenti e amici, riuscì a concludere un accordo per dare in sposa Sophie allo zar di Russia in attesa, suo cugino di secondo grado, Pietro III. Il matrimonio rispondeva a esigenze politiche, in quanto il legame avrebbe rafforzato le relazioni tra Prussia e Russia e intimidito i paesi rivali come l’Austria.

L’accordo fu concluso quando i due erano ancora molto giovani, ma si incontrarono diverse volte negli anni precedenti al matrimonio, a differenza di quanto descritto nella serie Hulu, in cui i due si incontrano per la prima volta pochi giorni prima del matrimonio, quando sono entrambi più grandi. Si dice che Sophie definì Pietro “detestabile” e i due mostrarono scarso interesse l’uno per l’altra, un altro punto da notare dato che nella serie Caterina è descritta come una donna che nutriva grandi speranze romantiche di un “grande amore” con Pietro. Prima del matrimonio, determinata a farsi strada, Sophie si convertì alla Chiesa ortodossa russa, dove fu battezzata con il nome di Ekaterina, o Caterina. Questa decisione la rese più popolare agli occhi della zia di Pietro III e della monarca regnante, Elisabetta (Belinda Bromilow).

La coppia si sposò finalmente il 21 agosto 1745, poco dopo il sedicesimo compleanno di Caterina, e si trasferì immediatamente nel castello di Oranienbaum. Il loro matrimonio non fu consumato per qualche tempo, tuttavia, poiché Caterina e Pietro si dichiararono apertamente di non piacersi. Fu solo quando furono costretti a generare un erede che il matrimonio fu consumato. Caterina non voleva avere figli con Pietro, perché con il passare degli anni vide l’impatto negativo di Pietro sul paese e credette di poter rivoluzionare la Russia da sola, e poiché la Russia non era un sistema di discendenza, Caterina avrebbe ereditato il trono e non un erede se fosse successo qualcosa a Pietro. Questo punto è ben rappresentato nella prima stagione della serie, quando Caterina diventa odiosa ed evita sempre più spesso di interagire con Pietro, rendendosi conto che potrebbe rovesciare suo marito e prendere il potere in Russia. Nonostante ciò, Caterina avrebbe dato alla luce suo figlio, Paolo I, il 1° ottobre 1754.

Pietro cedette il trono molto più rapidamente che in The Great

L’imperatrice Elisabetta morì nel 1762, consentendo a Pietro di salire al trono e diventare imperatore di Russia insieme all’ormai imperatrice Caterina, e la coppia si trasferì nel Palazzo d’Inverno. A quel punto, Caterina si era ormai affezionata alle filosofie occidentali provenienti da figure come Voltaire; tuttavia, si immerse completamente in esse dopo aver letto gli Annali, una raccolta storica romana dell’Anno dei quattro imperatori di Tacito. Il libro le insegnò molto sulla realtà della politica e spinse Caterina a formulare il colpo di stato che le avrebbe portato il potere. La devozione di Caterina a queste filosofie è una parte fondamentale della sua caratterizzazione in The Great ed è esplorata durante tutta la prima stagione, con Voltaire (Dustin Demri-Burns) che appare anche in diversi episodi. Quando la coppia fu incoronata, Catherine aveva già stretto potenti relazioni con membri della corte che si opponevano fortemente a suo marito, in particolare Grigory Grigoryvich Orlov (Sacha Dhawan), che all’epoca prestava servizio come ufficiale di artiglieria. Orlov è ritratto come un consigliere nella serie, e il forte legame tra lui e l’imperatrice è illustrato come un rapporto nervoso ma determinato a salvare il futuro della Russia.

Molti dei personaggi che circondano Caterina in The Great rappresentano gruppi all’interno della corte che gradualmente si schierarono dalla sua parte dopo anni di tolleranza nei confronti di Pietro, ovvero ufficiali militari, membri dell’aristocrazia e persino i servi. In realtà, Pietro era diventato una presenza piuttosto insopportabile a corte, annunciando regolarmente esercitazioni per i servitori maschi nelle prime ore del mattino e dando il suo sostegno al re di Prussia, sconvolgendo così i propri consiglieri e ufficiali militari che avevano perso tempo e vite contro la Prussia. Con la nuova alleanza di Pietro con un vecchio nemico, l’imperatore progettò di attaccare la Danimarca, un tradizionale alleato contro la Svezia, una decisione che, insieme a molte altre, fece pendere la bilancia. Durante la notte dell’8 luglio 1762, mentre soggiornava in un castello vicino, Caterina ricevette la notizia che uno dei suoi cospiratori era stato catturato da Pietro e dalla sua guardia, e che il colpo di stato che era stato pianificato per diversi mesi avrebbe dovuto avvenire immediatamente. Caterina si recò quindi al reggimento Ismailovksy e chiese ai soldati di proteggerla da Pietro. Da lì si recò con il reggimento alla caserma Semenovsky, dove fu ordinata dal clero come unica sovrana della Russia. Poco dopo, Pietro fu arrestato e costretto a firmare la sua abdicazione, una mossa compiuta da Caterina per assicurarsi che non rimanessero dubbi sulla legittimità del suo regno.

A soli sei mesi dalla sua incoronazione, Pietro III fu privato della corona e del titolo e fu tenuto prigioniero a tempo indeterminato, fino alla sua improvvisa morte il 17 luglio, che molti considerano ancora oggi sospetta. Pochi mesi dopo, Caterina fu incoronata imperatrice regnante nella Cattedrale dell’Assunzione a Mosca il 22 settembre 1762, dando così inizio al suo regno. Sebbene i dettagli e le intenzioni del colpo di Stato corrispondano ai fatti narrati nella serie, molte differenze permangono, in particolare il fatto che Pietro rimane in vita nella serie e viene piuttosto tenuto agli arresti domiciliari politici piuttosto che ucciso. Inoltre, il colpo di Stato dura quattro mesi di battaglie e, invece di ottenere la corona in poche ore, Caterina impiega diversi mesi di combattimenti all’interno del castello nella stagione 2 di The Great prima che Pietro sia finalmente costretto, dalla fame, a cedere il trono.

Caterina la Grande mediò grandi cambiamenti in tutta Europa

Il regno solitario di Caterina si estese dal 1762 al 1796, durante il quale apportò significativi cambiamenti politici e sociali alla Russia. L’imperatrice ampliò il territorio del paese di ben 200.000 miglia quadrate, assorbendo le regioni della Crimea, dell’Ucraina e della Bielorussia come sono conosciute oggi. Caterina riuscì anche ad aprire la Russia a nuovi affari mondiali e a rivitalizzare quelli vecchi. Nel 1766, Caterina accettò un trattato commerciale con la Gran Bretagna che stabiliva le regole commerciali con l’Impero e creava nuove vie di produttività per il paese. Allo stesso modo, Caterina riuscì a continuare e a vincere la guerra russo-turca del 17768-1774, in cui l’Impero Ottomano, uno dei più grandi della storia, subì alcune delle sue sconfitte più devastanti per mano dell’esercito di Caterina. La guerra stessa permise alla Russia di annettere la regione dell’Ucraina e ampliò il dominio di Caterina, consentendole l’accesso a nuove risorse e manodopera.

Spesso Caterina agì come mediatrice o intermediaria in tutta Europa, fungendo da pacificatrice tra le potenze, come quando mediò nella guerra di successione bavarese tra Prussia e Austria. La sua adorazione per l’Europa occidentale e le sue filosofie portò Caterina a diventare espansionista e la spinse a imitare i modelli politici della Gran Bretagna. All’epoca del suo regno, gli ideali democratici stavano iniziando a diffondersi in tutta Europa e, mentre molte famiglie reali vedevano questi ideali come una minaccia al loro regno, Caterina permise ad alcuni di essi di plasmare le sue iniziative politiche. Questo aspetto delle convinzioni di Caterina è ben evidenziato nella rappresentazione di Fanning. Tuttavia, The Great si è spinta oltre ciò che è realmente accaduto e l’ha dipinta come più socialista e riformatrice di quanto non fosse in realtà. Sotto Caterina furono compiuti progressi sociali, ma le condizioni di vita e il sistema di classi consolidato non furono modificati e, per certi versi, la vita dei servi (la classe degli schiavi in Russia) peggiorò, poiché ai proprietari di servi fu concesso il diritto di condannare i propri schiavi ai lavori forzati sotto il suo regno. Tuttavia, l’imperatrice ritenne opportuno cercare di bilanciare il sistema politico-culturale della Russia con i venti di cambiamento in arrivo e promulgò il manifesto del 17 marzo 1775, che decretava che uno schiavo che era stato liberato non poteva essere costretto a tornare nuovamente in schiavitù.

Il regno di Caterina continuò fino alla sua morte, avvenuta il 17 novembre 1796. Tra i doveri di imperatrice, Caterina dovette affrontare la crescente minaccia rappresentata da suo figlio Paolo, che spesso si opponeva alle convinzioni e alle politiche della madre. Caterina e Paolo avevano un rapporto teso, né la madre né il figlio si curavano molto l’uno dell’altra. Caterina riteneva Paolo inadatto al trono e si dedicò invece a preparare suo nipote Alessandro I a ricoprire quel ruolo. Alla morte dell’imperatrice, Paolo fu incoronato imperatore. Tuttavia, il suo regno fu interrotto dopo soli cinque anni da un attentato riuscito e, proprio come Caterina aveva desiderato, Alessandro I salì al trono. Con questo, la vera storia di Caterina la Grande giunse al termine e, purtroppo, così anche The Great su Hulu.

The Great – Stagione 2, la spiegazione del finale: Chi viene pugnalato alle spalle?

La seconda stagione di The Great è stata un altro viaggio divertente e irriverente attraverso la storia (o quasi). La stagione ha affrontato le conseguenze del colpo di stato riuscito di Catherine (Elle Fanning) e la sua lotta per essere accettata come imperatrice. Nel frattempo, Peter (Nicholas Hoult) sta scoprendo chi è se non è il sovrano della Russia scelto da Dio. Sebbene Catherine abbia scelto di risparmiargli la vita dopo il colpo di stato, il loro matrimonio era in una situazione precaria fino alla nascita del loro figlio, Paul.

Ma nell’episodio finale, le cose sembravano finalmente migliorare per la loro relazione. Catherine aveva finalmente ammesso di amare Peter e stavano crescendo con successo il loro neonato. C’era solo un problema incombente: Peter era andato a letto con sua madre Joanna (Gillian Anderson), causandone la morte, caduta da una delle finestre del palazzo. Peter sapeva che sarebbe stata la fine se Catherine avesse scoperto la verità… cosa che, ovviamente, è successa. Continua a leggere per trovare le risposte alle domande rimaste in sospeso dopo il finale della seconda stagione.

Come ha scoperto Catherine la morte di sua madre?

All’inizio del finale tutti si sentono al sicuro, in particolare la migliore amica di Catherine, Marial (Phoebe Fox). Sta organizzando il suo matrimonio con il cugino Maxim (Henry Meredith), di otto anni, e ha una relazione con Grigor (Gwilym Lee). Ma Marial odia ancora Peter e non è affatto contenta che lui e Catherine si siano innamorati.

Quindi, quando Grigor lascia trapelare che Peter è responsabile della morte di Joanna, Marial si trova di fronte a una scelta difficile. Grigor la supplica di lasciar perdere e mantenere la pace, osservando giustamente che le lealtà ancora divise della corte li porteranno tutti ad uccidersi a vicenda se l’informazione dovesse trapelare. Marial riesce quasi a mordersi la lingua, ma quando Catherine si sfoga dicendo che Peter è il suo “unico vero amore”, lei spiffera la verità: Joanna è morta ed è colpa di Peter.

Ovviamente, Catherine è devastata dalla notizia e molto arrabbiata.

Come ha gestito Catherine gli Ottomani?

Caterina incanala la sua rabbia per la morte della madre nella gestione del conflitto di confine con gli Ottomani. Durante tutta la stagione, la guerra tra i due imperi è stata in fermento e finora le cose non sembrano andare bene per la Russia. Recarsi al fronte per negoziare con il Sultano (che recentemente ha cercato di assassinarla con candele avvelenate) offre a Caterina una scusa per allontanarsi da Pietro e uno sfogo produttivo per la sua rabbia.

Caterina non ha molto sostegno dal suo popolo per questo incontro, quindi finisce per prendere un soldato a caso come sua guardia. Ha intenzione di corteggiare il sultano (Billy Postlethwaite), noto per essere misogino, con il suo fascino, ma nota subito che indossa una collana di orecchie umane. Tuttavia, fa del suo meglio per usare la diplomazia e il sultano sembra disponibile, finché lei non nota che lui le lancia uno sguardo furtivo alle orecchie.

Lei chiama la sua guardia, che viene uccisa. Il sultano le conficca la mano nel tavolo; in un momento di rabbia feroce (e presumibilmente di adrenalina), Catherine gli strappa il coltello dalla mano e lo pugnala al collo, uccidendolo. Proprio quando la guardia del sultano sta per ricambiare il favore, Elizabeth (Belinda Bromilow) salta fuori e lo elimina. Evviva!

A che punto è Catherine con la sua squadra?

Fino a questo punto, la squadra di Catherine è stata in disordine. Il suo primo e più fedele alleato, Orlo (Sacha Dhawan), si è sentito emarginato e ha anche sottratto fondi per inviarli alla sua famiglia. È arrabbiato perché Catherine non lo ascolta e, una volta scoperto il suo tradimento finanziario, Catherine è delusa dal fatto che lui stia tornando alle abitudini della “Vecchia Russia”.

Anche il suo generale, Velementov (Douglas Hodge), si sente sottovalutato. Catherine non voleva concedergli la guerra contro gli Ottomani, lasciandolo a chiedersi quale sarebbe stato il suo posto nella “Nuova Russia”. Quando lei finalmente ha acconsentito ad autorizzare la guerra, lui non è stato all’altezza del suo “destino” di sconfiggerli.

L’assassinio del sultano riporta i suoi alleati al suo fianco, così come la sua decisione di uccidere Pietro, cosa che Orlo e Velementov hanno sostenuto fin dall’inizio. Anche Archie (Adam Godley), che è sempre stato un alleato fragile, decide di sostenere Caterina nel prossimo conflitto tra i sovrani. Ha avuto una crisi di fede e si sente abbandonato da Dio, ma ha finito per ammirare sinceramente l’amore e la fede di Caterina nella Russia.

La sua linea di condotta mette in discussione la lealtà di un’altra alleata: Elisabetta. La zia di Pietro ha sempre amato entrambi e, naturalmente, ha aiutato Pietro a nascondere la morte di Giovanna. Quando arriva il momento cruciale, Caterina si chiede se sceglierà la sua imperatrice o suo nipote. Elisabetta sostiene di aver già fatto la sua scelta salvandola dalla guardia ottomana. Ma Elisabetta gioca sempre su due fronti, quindi manda un messaggio al palazzo dicendo che Pietro dovrebbe scappare.

Peter riesce a fuggire?

A quanto pare, Peter aveva già saputo che Caterina era a conoscenza della morte di Joanna e aveva capito che probabilmente la sua testa era sul patibolo. (Grigor aveva capito che Marial aveva spifferato tutto quando lei non era riuscita a guardarlo negli occhi mentre facevano l’amore). All’inizio, lui e i suoi fedeli corrieri cercano di escogitare un modo per far sembrare la morte di Joanna un incidente dopo il fatto. Ma quando riceve il biglietto di Elisabetta, decide di seguire il suo consiglio e fuggire dal paese con il figlio.

Tuttavia, quando tutte le carrozze sono pronte, si rende conto che non può portare Paul lontano da Caterina. E poiché ama così tanto la paternità, lui non può stare lontano da Paul. Il re di Svezia recentemente deposto (Freddie Fox) convince Peter che l’unica strada da seguire è quella di riprendere la Russia a Catherine (e aiutare anche la Svezia a riprendersi il proprio territorio).

Catherine ha finalmente ucciso Peter?

Il conflitto raggiunge il culmine al ricevimento di nozze di Marial e del suo cuginetto. I cospiratori di Peter hanno preparato il terreno per uno scontro violento, ma lui ha un’ultima carta da giocare. Dopo l’arrivo dell’imperatrice e del suo seguito, i sovrani tengono discorsi contrapposti sul matrimonio. Una volta rivelata la verità su ciò che Peter ha fatto a Joanna, lui le porge delle scuse sincere. E sebbene Caterina lo abbia avvertito che “ci sono dei limiti” a ciò che una moglie è disposta a sopportare, sorprendentemente sembra accettare le sue scuse, sottolineando che il vero amore potrebbe significare accettare i “lati negativi” di un’altra persona.

Ma poiché The Great non è né storia vera né una fiaba, la serata non finisce con un lieto fine. Catherine se ne va per mettere a letto Paul, promettendo di incontrare Peter nei suoi appartamenti. Dopo che se n’è andata, Velementov interrompe la festa e arresta molti degli alleati di Peter. Curiosamente, questo include Marial, ma esclude Georgina (Charity Wakefield), una delle principali istigatrici dell’ultimo tentativo di colpo di stato.

Nel frattempo, una rassegnata Catherine entra nelle stanze di Peter, afferra un coltello e lo pugnala più volte alla schiena. Tuttavia, mentre piange sul suo corpo, si rende conto che non era affatto Peter, ma la sua controfigura, Pugachev (interpretato anche lui da Hoult). Quando entra il vero Peter, lei si getta tra le sue braccia sollevata. Pugachev, miracolosamente vivo, se ne va, e la coppia disfunzionale condivide un imbarazzante momento di “e adesso?”. E… stacco sul nero.

Peter e Catherine riusciranno a superare questo tentativo di assassinio e a crescere insieme i figli con amore e armonia? Abbiamo finalmente assistito all’ultimo tentativo di colpo di stato del regno di Catherine? Dovremo aspettare la terza stagione per scoprirlo.

A Thousand Blows – Stagione 2: ecco quando arriverà su Disney+

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La seconda stagione di A Thousand Blows, la serie drama acclamata dalla critica del creatore Steven Knight (Peaky Blinders), debutterà il 9 gennaio 2026 in esclusiva su Disney+ in Italia, con tutti e sei gli episodi disponibili al lancio. La nuova stagione sarà disponibile anche su Hulu negli Stati Uniti.

Il pubblico vedrà nuovi piani di vendetta, intrighi e redenzione con il ritorno di Malachi Kirby (Small Axe) nei panni di Hezekiah Moscow, che ritroverà Erin Doherty (Adolescence) nel ruolo di Mary Carr e Stephen Graham (Adolescence) in quello di Sugar Goodson.

La serie è ispirata alle storie vere di un gruppo di personaggi che lottano per sopravvivere nel brutale East End di Londra intorno al 1880. Un anno dopo, Hezekiah è solo l’ombra dell’uomo che era un tempo, mentre Sugar Goodson non ha più rapporti con la sua famiglia e ormai è diventato un alcolista. Proprio mentre Wapping sta per andare definitivamente in declino, Mary Carr torna in città con il suo fedele braccio destro, Alice Diamond, per riunire la sua gang e reclamare la sua corona. Come sempre, Mary ha un piano che coinvolgerà tutte le persone a lei più care. E questa volta è più rischioso che mai.

Cortesia Disney+

Tornano nel cast della seconda stagione anche James Nelson-Joyce nel ruolo di Edward “Treacle” Goodson, Darci Shaw in quello di Alice Diamond, Hannah Walters nei panni di Eliza Moody, Nadia Albina in quelli di Verity Ross, Morgan Hilaire nel ruolo di Esme Long, Jemma Carlton in quello di Belle Downer, Caoilfhionn Dunne nel ruolo di Anne Glover, Jason Tobin in quello di Mr. Lao, Susan Lynch nei panni di Jane Carr, Daniel Mays in quelli di William “Punch” Lewis, Gary Lewis nel ruolo di Jack Mac, Aliyah Odoffin in quello di Victoria Davies e Robert Glenister nei panni di Indigo Jeremy.

Ned Dennehy e Catherine McCormack si uniscono al cast della seconda stagione rispettivamente nei panni di Bull Jeremy e Sophie Lyons.

L’acclamato creatore Steven Knight torna come sceneggiatore ed executive producer della seconda stagione, insieme agli sceneggiatori episodici Yasmin Joseph, Harlan Davies, Insook Chappell e Ameir Brown. La seconda stagione vanta una nuova coppia di registi stellare, con Katrin Gebbe alla regia degli episodi 1-3 e Dionne Edwards alla regia degli episodi 4-6.

La nuova stagione di A Thousand Blows vede come executive producer Stephen Graham e Hannah Walters per Matriarch Productions, Damian Keogh e Kate Lewis per The Story Collective, Tom Miller e Sam Myer per Water & Power Productions e Jonny Richards per Disney+. Il pluripremiato conduttore televisivo e storico David Olusoga è executive producer della serie, con Tom Miller come Series Producer, Stephen Haren e Charlotte Robinson come produttori e Carolyn Parry-Jones come co-produttrice.

Un efficace sistema di parental control assicura che Disney+ rimanga un’esperienza di visione adatta a tutti i membri della famiglia. Oltre al “Profilo Bambini” già presente sulla piattaforma, gli abbonati possono impostare dei limiti di accesso ai contenuti per un pubblico più adulto e creare profili con accesso tramite PIN, per garantire massima tranquillità ai genitori. La prima stagione di A Thousand Blows è ora disponibile in streaming su Disney+.

WondLa: il trailer del terzo e ultimo capitolo della trilogia animata di Apple Tv

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Apple TV ha presentato il trailer del terzo e ultimo capitolo di “WondLa”, l’amata trilogia animata in arrivo il 26 novembre. Prodotta da Skydance Animation e basata sulla serie di libri bestseller del New York Times “The Search for WondLa” di Tony DiTerlizzi, la serie è diretta e prodotta da Bobs Gannaway.

Questo terzo e ultimo capitolo rivoluzionario vanta un cast di doppiatori stellare, tra cui Jeanine Mason (“Roswell, New Mexico”) nel ruolo di Eva, il vincitore dell’Emmy Brad Garrett (“Tutti amano Raymond”) nel ruolo di Otto, Gary Anthony Williams (“Tartarughe Ninja – Fuori dall’ombra”) nel ruolo di Rovender, Alan Tudyk (“Resident Alien”) nel ruolo di Cadmus Pryde, John Ratzenberger (“Toy Story”) nel ruolo di Caruncle, John Harlan Kim (“The Librarians”) nel ruolo di Hailey, Ana Villafañe (“Castro’s Daughter”) nel ruolo di Eva 8, Peter Gallagher (“The O.C”) nel ruolo di Antiquus e molti altri. Tra i nuovi membri del cast figurano Shohreh Aghdashloo (“La casa di sabbia e nebbia”), vincitrice di un Emmy e candidata all’Oscar®, nel ruolo di Darius e Arius, e Maz Jobrani  (“The Axis of Evil Comedy Tour”) nel ruolo di Zin.

Nell’epica stagione finale di “WondLa”, scoppia la guerra tra umani e alieni. Con il destino di Orbona in bilico, Eva deve intraprendere la sua missione più pericolosa: recuperare il Cuore della Foresta che è stato rubato. Lungo il percorso, riunisce vecchi amici e alleati inaspettati per un’ultima battaglia. Ma per salvare Orbona, Eva deve fare di più che trovare il Cuore; deve unire due mondi divisi e dimostrare la verità ultima: “Non esistono ‘loro’. Esistiamo solo noi”.

La stagione finale è composta da sei emozionanti episodi di mezz’ora prodotti da Tony DiTerlizzi e Bobs Gannaway insieme a Ellen Goldsmith-Vein, Jeremy Bell, Julie Kane-Ritsch e John Lasseter, David Ellison e Dana Goldberg di Skydance Animation. La serie è prodotta anche da Tony Cosanella. Andrew L. Schmidt è il regista supervisore.

Il cuculo di cristallo è basato su una storia vera?

Il cuculo di cristallo (The Crystal Cuckoo o El Cuco de Cristal) di Netflix è una serie televisiva spagnola di genere thriller poliziesco che racconta le vicende della vita di una specializzanda al primo anno di medicina di nome Clara Merlo. La sua vita viene stravolta da un arresto cardiaco quasi fatale, che mette a repentaglio anche le sue prospettive di carriera. Sebbene un trapianto di cuore le permetta di tornare a vivere, Clara è tormentata da domande relative all’identità del misterioso donatore che le ha salvato la vita. La sua curiosità la porta ad abbandonare la professione medica e a cercare invece la verità sul suo donatore Carlos in una piccola città isolata. Ben presto scopre che il fascino e l’immagine apparentemente accoglienti della comunità nascondono segreti del passato e sono in qualche modo collegati alla sua vita.

Man mano che la protagonista si addentra nella tana del bianconiglio, le risposte diventano sempre più complesse con l’emergere di casi di persone scomparse. Adattato da Jesús Mesas Silva e Javier Andrés Roig, il film approfondisce i temi della curiosità e dei segreti, presentando anche intensi elementi visivi. SPOILER IN ARRIVO.

Il cuculo di cristallo è tratto dall’intrigante romanzo di Javier Castillo

Il cuculo di cristallo netflix

Scritto da Jesús Mesas Silva e Javier Andrés Roig, Il cuculo di cristallo è un adattamento del romanzo di Javier Castillo El Cuco de Cristal, che ha lo stesso nome del titolo spagnolo della serie. I temi e i punti salienti della trama del libro si riflettono nella serie, che aggiunge un tocco cinematografico alla storia. Nell’opera di Javier, la storia segue il viaggio di una donna di venticinque anni di nome Cora Merlo, che ha completato la sua laurea in medicina a New York. Quando decide di dedicarsi all’oncologia, viene colpita da un infarto che richiede un trapianto. Questo aspetto del romanzo si riflette nella narrazione, che parla anche delle difficoltà di una giovane protagonista. Sebbene il romanzo e la serie siano di fantasia, esplorano in modo toccante le emozioni del personaggio principale.

Nel libro, la giovane dottoressa riceve un trapianto di cuore da un individuo di nome Charles, vittima di un incidente. Durante la convalescenza dopo l’intervento, Cora riceve una visita inaspettata da Margaret, la madre del donatore di organi. Margaret le fa un invito, suggerendole di trascorrere un po’ di tempo a casa sua a Steelville, nel Missouri. Questo dà a Cora l’opportunità di conoscere meglio la comunità, che sembra nascondere dei segreti. Proprio come il libro, la serie affronta le curiosità della protagonista mentre viene coinvolta in un mistero sempre più complesso all’interno della comunità. Il personaggio della protagonista incarna l’angoscia e la curiosità dei giovani, che si confrontano con i segreti dei loro anziani.

Secondo quanto riferito, sottoporsi a un trapianto di cuore è un’esperienza difficile ed emotivamente impegnativa che porta a stress e depressione. Ci sono pazienti che provano anche un’eccessiva gioia. Lo stato emotivo di Clara nella serie riflette questo aspetto della realtà affrontato da coloro che hanno ricevuto un trapianto di cuore. Sebbene la serie utilizzi libertà creative per creare un forte legame psicologico tra il donatore e il ricevente, gli aspetti mentali del trapianto sono descritti in modo realistico. Pertanto, “The Crystal Cuckoo” è un adattamento di un romanzo di fantasia che esplora emozioni complesse attraverso le esperienze della protagonista.

I casi di persone scomparse aggiungono un senso di trauma alla narrazione

Il cuculo di cristallo

Sebbene “The Crystal Cuckoo” inizi come un’indagine sul donatore, ben presto conduce a uno scenario più pericoloso, in cui Clara si imbatte in casi di persone scomparse nella comunità. Scopre che negli ultimi trent’anni ben undici persone sono scomparse senza lasciare traccia. L’elemento del mistero di una piccola città e dei segreti scioccanti è al centro della serie. La tensione della narrazione deriva dalle sparizioni inspiegabili nella città. La serie è spiritualmente collegata a show come “Bodkin” e “Dark”, poiché si concentra sul modo in cui i segreti possono influenzare le comunità delle piccole città. Attraverso il viaggio della protagonista e le sue scoperte, la storia mette in luce il lato più oscuro della natura umana e come gli individui possano essere motivati a fare del male agli altri.

L’idea di mascolinità tossica viene esaminata anche attraverso alcuni personaggi. Simile a “Il silenzio degli innocenti”, la narrazione esplora il punto di vista di un personaggio femminile sul crimine. La storia è anche un commento sul concetto di “sopravvivenza del più forte”. Il rapporto tra “predatori” e ‘vittime’ viene esplorato attraverso gli avvenimenti che si verificano nella città. In definitiva, Il cuculo di cristallo, pur essendo una storia di fantasia tratta da un libro, affronta in modo significativo temi socialmente rilevanti in modo realistico, pur utilizzando libertà creative.

LEGGI ANCHE: Il cuculo di cristallo, la spiegazione del finale

Il cuculo di cristallo, la spiegazione del finale

La serie Netflix Il cuculo di cristallo (The Crystal Cuckoo o El Cuco de Cristal) segue Clara Merlo, una specializzanda al primo anno di medicina la cui vita e carriera subiscono un drastico cambiamento dopo un arresto cardiaco quasi fatale a Madrid. Salvata da un trapianto di cuore, Clara è ossessionata dal mistero che circonda il suo donatore, Carlos. Abbandonando la carriera medica, si trasferisce in una piccola città isolata per scoprire la verità sull’uomo che le ha salvato la vita. Quello che trova è una comunità che sembra nascondere oscuri segreti, nonostante all’inizio appaia accogliente. Le storie interconnesse, pericolose e misteriose della città di Yesques diventano presto legate alla vita di Clara man mano che lei approfondisce le sue indagini.

L’indagine sulla vita di Carlos diventa sempre più complicata quando la giovane dottoressa viene a conoscenza dei casi di persone scomparse nella comunità. Clara si ritrova in un territorio ostile, diventando inavvertitamente parte di un’inspiegabile rete di inganni. Verso la fase conclusiva della narrazione, è sul punto di scoprire qualcosa che potrebbe alterare il destino di diverse persone intorno a lei. SPOILER IN ARRIVO.

Cosa succede in Il cuculo di cristallo

Miguel Ferrer, un poliziotto, indaga sulla morte di Luisa nel 2004, mentre Clara si riprende da un trapianto di cuore nel 2022 e nel 2023. Miguel trova uno strano gioiello sul corpo carbonizzato di Luisa e Clara diventa ossessionata dall’idea di scoprire l’identità del donatore. Scopre che si trattava di un uomo coinvolto in un incidente stradale. Clara scopre che il donatore era Carlos, dopodiché contatta Marta, la madre del donatore, nella speranza di saperne di più. Marta invita Clara nella città di Yesques per onorare Carlos, e lei accetta. Clara soggiorna a casa di Marta, preparandosi per il funerale di Carlos. Rafa, ex collega di Miguel, racconta a Clara che Miguel, il padre di Carlos, è scomparso diciotto anni fa e non è morto come sostiene Marta. Improvvisamente, una bambina di nome Manuela scompare dalla città. La comunità cerca la bambina scomparsa e Clara incontra María, la fidanzata di Carlos.

Juan, il fratello maggiore di Carlos e poliziotto, si prende cura di Clara. In passato, Miguel ha indagato sul caso di Luisa interrogando suo marito, Gabriel. Durante le ricerche, Clara vede uno strano individuo che indossa un cappello fatto di piume di uccello e sente anche il bambino piangere nel bosco, ma non riesce a raggiungerlo a causa dei suoi problemi cardiaci. Clara guarda un video sui social media di Maria, in cui Carlos fa dei movimenti identici a quelli dello strano uomo che indossa una maschera di piume di uccello. In passato, Miguel era ossessionato dalla scomparsa di Magda, convinto che un uomo più anziano con cui si diceva che lei avesse una relazione le avesse fatto del male e le avesse anche regalato la collana. Pensa che Gabriel, il marito di Luisa, potrebbe essere il misterioso uomo più anziano. La madre di Rafa (sorella di Gabriel) rivela che Gabriel era ossessionato dal disegnare cuculi e dal passare il tempo nel bosco.

Rivela anche che Gabriel era noto per essere tossico nei confronti delle donne e che potrebbe essere collegato alla scomparsa di una donna italiana in passato. Ramón dice a Clara dopo il festival che undici persone sono scomparse nella città negli ultimi trent’anni e che Carlos era appassionato dell’argomento. In passato, Miguel ha seguito il caso di un’altra ragazza di nome Silvia Luna, scomparsa da una stazione di servizio, e ha aggredito Gabriel nella capanna di caccia, chiedendogli di Magda e Silvia, convinto che Gabriel fosse responsabile di entrambi i casi. Nel presente, Clara e Juan hanno un rapporto sessuale mentre parlano delle sparizioni. Nel 1979, Gabriel influenza la mente del giovane Rafa nel bosco, aiutandolo a trovare il suo cane Luna. Nonostante gli avvertimenti di sua madre, Rafa continua a incontrare Gabriel, imparando le strane mosse e vedendo i disegni di suo zio.

Gabriel gli dà discretamente delle foto di ragazze in difficoltà per corromperlo. Si scopre che Gabriel e Magda avevano una relazione in passato. Rafa vede Gabriel uccidere Magda. In passato, Rafa ha avuto una relazione extraconiugale con Silvia, la dipendente della stazione di servizio. Minaccia di denunciare suo zio Gabriel, credendo che sia lui il responsabile dell’omicidio di Luisa, proprio come ha ucciso Magda. Rafa costringe Silvia a fare sesso con lui, ma quando lei rifiuta, la violenta e la uccide. Frustrato, chiama Gabriel per chiedere aiuto, non sapendo cosa fare del corpo. I due seppelliscono il corpo di Silvia. Rafa chiede a suo zio di andarsene e di non tornare mai più in città. Poi informa Marta della presunta scomparsa di Miguel.

Nel presente, si scopre che Gabriel è ancora vivo ed è lui il responsabile del rapimento del bambino. Rafa va a trovare suo zio nella capanna di caccia e gli dice di stare attento. Clara vede Gabriel con la maschera di piume di uccello e capisce che è stato lui a rapire il bambino. Clara viene poi aggredita da Gabriel, che la colpisce alla testa con una pietra. Juan inizia a cercare Clara, con l’aiuto di Rafa. Clara, ferita, si risveglia nella capanna di caccia di Gabriel.

Il finale di Il cucù di cristallo: perché Rafa ha confessato? Chi l’ha ucciso?

Il cuculo di cristallo netflix

Rafa ha un’infanzia difficile a causa del suo rapporto tossico con Gabriel. Quest’ultimo gli fa il lavaggio del cervello fino a portarlo a uno stato di frustrazione e violenza, rendendolo alla fine un’anima disperata in cerca di un senso. Il suo continuo legame con Gabriel ha anche portato Rafa a credere di dover stabilire una sorta di dominio sulle donne, il che lo ha portato a violentare e uccidere brutalmente Silvia Luna, la dipendente della stazione di servizio. Dopo aver ucciso a sangue freddo il suo migliore amico Miguel, Rafa vive una vita di senso di colpa, comprendendo lentamente le conseguenze dell’influenza di Gabriel su di lui. Il suo rimorso, la sua frustrazione e i suoi segreti convergono in modo scioccante verso la fine della storia. Dopo aver salvato Clara nel bosco, Rafa spera inizialmente di aver ottenuto la redenzione, avendo eliminato Gabriel.

L’atto di uccidere gli assicura anche di non poter più essere collegato alle sparizioni di persone avvenute nel corso degli anni. Nonostante la fine di Gabriel, Rafa siede da solo nella sua casa, immerso nel senso di colpa e in un sentimento di isolamento, al punto che quasi non riesce a comprendere come vivere con i pensieri che ha in testa. Tuttavia, il destino ha in serbo per lui un destino più oscuro sotto forma di Clara. Si reca a casa di Marta per confortarla dopo la sopravvivenza di Clara. La tensione si crea nella conversazione tra Rafa e Marta, quando quest’ultima chiede se sia possibile che il corpo di Miguel venga ritrovato nel luogo di sepoltura delle vittime di Gabriel nel bosco. Il poliziotto dice alla proprietaria del ristorante che ci vorrà del tempo per trovare i corpi. Quando Clara si unisce ai due per un caffè, la conversazione diventa più seria.

Nel momento peggiore possibile per Rafa, Marta parla di lui come padrino di Carlos e delle loro avventure nel bosco durante l’infanzia di Carlos. Marta rivela che Rafa chiamava Carlos “Aquilotto” durante la sua infanzia. Questo porta Clara a una scoperta scioccante. In precedenza, rinchiusa nella capanna da Gabriel, aveva sentito il suo rapitore chiamare qualcuno “Aquilotto”, il che le fa dedurre che Rafa fosse quello che collaborava con suo zio. La brillante deduzione di Clara getta il panico e il caos nella mente di Rafa, che comprende la gravità della situazione. Clara capisce anche che la “strana danza” che ha visto eseguire dall’uomo mascherato e da Carlos è stata in realtà insegnata da Gabriel a Rafa, che poi ha fatto lo stesso con Carlos. Il terrificante legame tra i tre uomini spinge Rafa a confessare, in uno stato di disperazione.

Rafa estrae la pistola, inizialmente pensando di fare del male a Clara e Marta, ma poi decide di non farlo. La sua anima è così oppressa dal senso di colpa che non vede altra opzione se non quella di confessare. Il peso di portare con sé i propri segreti malvagi per tutta la vita viene finalmente sollevato, quando gli viene offerta l’opportunità di dire la verità. Questo spiega anche perché non ha ucciso Marta e Clara. Avrebbe potuto facilmente usare la pistola contro di loro, ma ha scelto di non farlo, il che indica che voleva finalmente porre fine al suo ciclo di violenza. Confessa alle donne di essere stato lui a violentare e uccidere Silvia e di aver mentito a tutti per anni. Ammette anche di aver ucciso Miguel a sangue freddo e di non essere riuscito a convivere con quel senso di colpa. Quando dice che ha pensato di uccidersi, Marta gli dice con determinazione di farlo.

A questo punto della narrazione, Rafa punta la pistola alla propria testa, pronto a premere il grilletto e porre finalmente fine al ciclo di violenza nella sua anima. Ma la serie non rivela esattamente la fonte dello sparo che si sente pochi secondi dopo. Mentre Rafa lotta per spararsi, ripone la pistola sul tavolo. Clara e Marta guardano la pistola e poi si guardano l’un l’altra, decidendo presumibilmente che devono agire. L’ipotesi più plausibile in questo caso è che Marta abbia effettivamente ucciso Rafa, non solo per vendicare l’omicidio di Miguel, ma anche per rendere giustizia spirituale alle vittime del passato. Clara, essendo una straniera in città, non ha alcun motivo valido per uccidere Rafa, nonostante sia stata lei stessa vittima di un rapimento. La storia si sposta alla stazione di polizia il giorno seguente, dove Marta spiega al suo superiore che Rafa ha confessato i suoi crimini e poi ha afferrato una pistola e l’ha puntata contro Clara.

In questo caso, Marta sta mentendo, poiché Rafa ha abbassato la pistola e in realtà non voleva uccidere Clara. La prospettiva alterata narrata da Marta è supportata da Clara, che afferma che Marta le ha salvato la vita dalle minacce di Rafa. Marta e Clara sostengono a vicenda le loro versioni, convincendo l’agente di polizia che Marta ha ucciso Rafa per legittima difesa e per salvare Clara. Tuttavia, è molto probabile che entrambe stiano mentendo. Più tardi, Juan rivela che nella casa di Rafa è stato trovato un biglietto d’addio. Si può presumere che Marta e Clara abbiano piazzato un falso biglietto d’addio per salvarsi. Marta ha ucciso Rafa per vendetta e giustizia, e non per difendere se stessa o Clara. Aveva la motivazione più forte per compiere l’atto, dato che Rafa faticava a uccidersi. Così, la confessione e la morte di Rafa portano il ciclo di violenza a una conclusione sanguinosa.

Come viene salvata Clara? Chi uccide Gabriel?

Il cuculo di cristallo serie

Clara viene rapita da Gabriel in pieno giorno dopo che lui la vede nel quartiere ebraico. Vedendo la maschera di piume che lui tiene in mano, Clara capisce che potrebbe essere lui il responsabile del rapimento del bambino. Lui la ferisce con una pietra e la porta in una capanna di caccia isolata. Fortunatamente per Clara, Marta viene a sapere da un cliente del ristorante che ha visto Gabriel nello stesso quartiere da cui è scomparsa Clara. Questo indizio permette a Marta di chiamare Rafa e dirgli che Gabriel potrebbe essere tornato dall’estero. Non sapendo la verità su Rafa, gli dice di indagare sulla questione, dato che Miguel aveva sospettato di Gabriel in passato. Anche se Marta non conosce la verità su Gabriel, le sue conversazioni passate con Miguel la aiutano a individuare i fatti logici.

Inaspettatamente, Rafa dice a Juan che Gabriel è stato avvistato nel quartiere ebraico. I due poliziotti escono per indagare sulla questione. Tornata nella capanna, Clara libera dolorosamente le mani dal nastro adesivo e si allontana dal letto dove era tenuta prigioniera. Trova un coltello e minaccia Gabriel, distratto, mentre esce dalla capanna nel bosco. Gabriel la sfida a scappare per salvarsi la vita mentre estrae un altro coltello. Rafa e Juan si dirigono verso il bosco, mentre Gabriel insegue Clara a piedi, sperando di ucciderla. Quando la raggiunge, entrambi hanno in mano un coltello. Juan e Rafa arrivano al momento giusto e trovano Clara che si difende. I poliziotti estraggono le pistole e chiedono a Gabriel di gettare il coltello e lasciare andare Clara.

Tuttavia, il vecchio predatore si rifiuta di farlo e si scaglia contro la giovane donna. A questo punto, Rafa decide di prendere due piccioni con una fava. Spara a Gabriel uccidendolo e salva Clara, eliminando anche il proprio passato con lo zio. Gabriel muore all’istante, il che significa che il passato di Rafa è ora nascosto al mondo. Tutto sommato, Clara viene salvata da un tragico destino, senza rendersi conto che Rafa aveva un motivo nascosto dietro tutto questo.

Perché Rafa ha ucciso Miguel? Carlos si è suicidato?

La collana trovata sul corpo di Luisa assomiglia a quella che si vede nella fotografia di Magda. Insieme all’ossessione di Miguel per il caso di Luisa, questo si rivela un punto di svolta nella storia. Egli riesce a collegare la collana a Gabriel dopo una conversazione con la sorella di Gabriel (la madre di Rafa), che gli dice che suo fratello era noto per essere violento nei confronti delle donne. La voce che Magda frequentasse un uomo più anziano fa anche credere a Miguel che Gabriel fosse quello che corteggiava sua sorella. Questo porta Miguel a trattenere Gabriel illegalmente nella baita di caccia isolata. Quando inizia a interrogare Gabriel il giorno dopo averlo picchiato, il predatore confessa indirettamente con un sorriso malvagio sul volto. Parla di Magda in modo osceno e fa arrabbiare ancora di più Miguel. Tuttavia, la situazione cambia quando Rafa entra in scena per aiutare suo zio.

Convince il suo amico e collega poliziotto Miguel a non fare del male a Gabriel. Inizialmente esitante, Miguel abbassa finalmente la pistola puntata alla testa di Gabriel. Rafa abbraccia Miguel, confortandolo, ma alla fine gli spara all’addome e alla fronte, uccidendolo brutalmente. Questo scioccante tradimento è il risultato dei suoi istinti violenti e di un contorto senso di lealtà verso Gabriel. A questo punto, la mente di Rafa è stata completamente sopraffatta dalla tossicità di Gabriel, che lo spinge a tradire il suo migliore amico. Anche se Rafa avrebbe potuto lasciare che Miguel uccidesse Gabriel e porre fine al circolo vizioso delle uccisioni, sceglie di non farlo, dimostrando di aver subito un lavaggio del cervello completo. La mascolinità tossica e le idee folli diffuse da Gabriel influenzano in modo inquietante anche Carlos.

Rafa indottrina Carlos fin da piccolo, portandolo nei boschi, proprio come Gabriel aveva fatto con il figlio di sua sorella. Nonostante l’influenza negativa di Rafa, Carlos cresce amando la poesia, in particolare quella scritta da Henry David Thoreau. Cerca di instaurare una relazione sana con María. Ma la gioia è di breve durata, poiché continua a essere ossessionato dalla scomparsa di suo padre. In seguito, pensa che María lo guardi con pietà, proprio come fanno tutti gli altri.

Le sue esperienze con l’osteogenesi imperfetta, una malattia delle ossa, rendono la sua vita ancora più difficile. Incapace di sopportare il dolore emotivo e fisico, si lancia da una scogliera, uccidendosi. Il suo indottrinamento in giovane età, la sua condizione medica, la sua ossessione e la sua salute mentale tumultuosa lo hanno portato verso un destino tragico. Alla fine, le idee di Gabriel portano a più morte e caos di quanto lui potesse immaginare.

Clara e Juan si metteranno insieme?

Clara e Juan si avvicinano mentre partecipano alle ricerche del bambino scomparso. Si avvicinano anche durante il festival dei tamburi e continuano a sentirsi attratti l’uno dall’altra. Alla fine, proprio mentre Clara si prepara a partire per Madrid, i due finiscono per avere un rapporto intimo. Dopo aver salvato Clara da Gabriel, Juan si prepara a salutarla, poiché lei è finalmente in grado di tornare a Madrid. La accompagna alla macchina mentre conversano piacevolmente. Le dice che anche lui vorrebbe visitare Madrid per un lungo weekend e cambiare aria. Lei è felice di sentirlo parlare di venirla a trovare e lo bacia appassionatamente prima di partire. Questo indica che i due molto probabilmente continueranno la loro relazione.

Quando Juan visiterà Madrid, esploreranno insieme la città e impareranno a conoscersi meglio. La loro relazione è iniziata inaspettatamente in una città isolata e ha anche attraversato i pericoli rappresentati da Gabriel e Rafa. Da quando Juan è stato coinvolto nel salvataggio di Clara da Gabriel, la loro relazione ha anche vissuto momenti di caos. In conclusione, continuando a interagire e a condividere momenti felici, molto probabilmente costruiranno un legame più forte e perseguiranno una relazione più seria.

Perché Clara vede il lupo? Cosa significa?

Verso la fine della storia si verifica un momento simbolicamente e filosoficamente intrigante. Mentre Clara guida verso Madrid, vede un lupo sulla strada e ferma immediatamente l’auto. Guarda negli occhi l’animale, stabilendo apparentemente un legame spirituale con esso. Il lupo ricambia lo sguardo della donna e riconosce questo legame, il che fa sorridere leggermente Clara. La storia finisce a questo punto, con lo schermo che diventa nero. Il significato di questo momento è un messaggio complesso e toccante che la serie trasmette agli spettatori. Nel corso della storia, Gabriel si considera in qualche modo un “lupo solitario”, lontano dalle regole della civiltà umana. E convince anche Rafa a crederlo. In natura, i lupi non sono noti per il loro comportamento tossico, ma come sopravvissuti e combattenti. Gabriel prende l’idea del lupo e la rende negativa.

Associa il dominio e l’abuso al comportamento dei lupi, il che lo porta a pensare che anche lui sia “come un lupo”. Si rivolge anche alle sue vittime come “cerbiatti”, incapaci di difendersi. La differenza tra predatore e preda è resa evidente dalla prospettiva di Gabriel, che interpreta erroneamente i principi darwiniani per alimentare il proprio contorto senso di superiorità. L’idea della “sopravvivenza del più forte” prende una piega contorta nella mente di Gabriel, che la interpreta esclusivamente sulla base della violenza verso gli altri. Le opinioni di Gabriel vengono messe in discussione e sconfitte da Chara, che rappresenta un altro punto di vista sui lupi. Lei rappresenta la vera natura dei lupi attraverso il suo spirito combattivo e le sue capacità di sopravvivenza. Non solo sopravvive a un pericoloso trapianto di cuore, ma combatte anche da sola contro un uomo caotico.

Rifiuta di essere una “cerva” e diventa un “lupo”, combattendo contro un predatore. Questo lupo sulla strada riconosce Clara e stabilisce una connessione spirituale con lei, poiché capisce cosa fa un vero lupo. Il lupo, in questo caso, riflette il viaggio di Clara nei boschi e nella vita. Sia l’animale che la donna combattono battaglie per sopravvivere, ed è per questo che si rispettano a vicenda. In definitiva, il lupo è più di un semplice animale e Clara è più di una donna in difficoltà. Entrambi sono combattenti, sopravvissuti e anime capaci di gentilezza.

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40 secondi, il ricordo di Willy Monteiro Duarte a Colleferro

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Ieri a Colleferro la comunità si è stretta attorno al ricordo di Willy Monteiro Duarte durante l’anteprima speciale del film 40 secondi (la nostra recensione) prodotto da Eagle Pictures (reduce dal grande successo di Il ragazzo dai pantaloni rosa) e diretto da Vincenzo Alfieri, atteso nelle sale il 19 novembre.

Colleferro ha dimostrato ancora una volta quanto forte e vivo sia il legame con Willy, simbolo di coraggio e gentilezza. Bastano pochi istanti sullo schermo per far calare nella sala un silenzio intenso, subito trasformato in applausi, occhi lucidi e commozione a fine proiezione. A interpretare Willy è il giovane attore Justin De Vivo, anche lui di origine capoverdiane, accolto insieme al regista e al resto del cast da un pubblico caloroso, riconoscente e profondamente partecipe. Le immagini viste ieri hanno riportato quel sorriso e quella luce negli occhi di chi non lo ha mai dimenticato. In sala, al termine del film, sono esplosi applausi intensi, accompagnati da momenti di commozione e da un’emozione condivisa, Il regista e il cast del film sono stati accolti con grande calore.

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L’anteprima di ieri non è stata solo una presentazione cinematografica, ma un momento di memoria collettiva, di affetto e di gratitudine.

Willy era un ragazzo di 21 anni, di origini capoverdiane, nato e cresciuto a Paliano, nel Lazio. La notte del 6 settembre 2020, a Colleferro, venne brutalmente ucciso in meno di un minuto mentre tentava di difendere un amico coinvolto in una lite. Il suo gesto di coraggio e altruismo colpì profondamente l’Italia intera, trasformandolo in un simbolo di gentilezza, civiltà e coraggio morale.

Il 19 novembre, con l’uscita ufficiale nelle sale, questa storia potente e necessaria arriverà al pubblico di tutta Italia.

The Running Man: le nove differenze tra il libro di Stephen King e il film di Edgar Wright

Il nuovo The Running Man (2025) riprende la trama di base del romanzo di Stephen King, ma introduce cambiamenti significativi per adattare la storia a un linguaggio moderno, a un tono più eroico e a una sensibilità contemporanea.

Ben Richards è un tipo più gentile

La prima grande differenza è la trasformazione del protagonista. Nel libro è un personaggio cinico, duro, spesso verbalmente violento, con difetti morali marcati; nel film diventa un eroe positivo e altruista. Questa scelta permette al pubblico moderno di identificarsi più facilmente e consente al film di presentare Richards come simbolo di resistenza politica.

Richards è meno violento

Nel romanzo Richards è responsabile di omicidi diretti, incluso l’attentato alla YMCA. Nel film tali eventi vengono trasformati in incidenti o manipolazioni della propaganda, rendendo Richards molto più innocente e riducendo l’ambiguità morale. La versione cinematografica punta su un protagonista più “puro” e martirizzato.

Sheila non è una sex worker

Il romanzo usa la prostituzione di Sheila per mostrare la miseria estrema del mondo narrativo. Il film preferisce non includere questo elemento così cupo, trasformando la diffamazione nei suoi confronti in un esempio di manipolazione mediatica.

The Running ManGli incubi coinvolgono personaggi diversi

Nel film l’incubo su Molie rende l’oppressione più personale, poiché Molie è un personaggio più vicino alla famiglia Richards. Nel romanzo l’incubo è legato a un personaggio ribelle, più distante emotivamente.

Derry ha ruoli diversi

Nel romanzo è un semplice luogo di transito. Nel film diventa parte integrante della storia personale di Elton Perrakis e simbolo della decadenza causata dalla Corporazione. Questa scelta rafforza il worldbuilding.

Elton Perrakis cambia radicalmente

Il film trasforma un personaggio secondario e passivo in un alleato forte, giovane e ribelle, contribuendo alla linea narrativa della rivoluzione. Nel libro Elton è solo un tragico aiuto temporaneo.

McCone ha motivazioni diverse

Nel romanzo McCone è un cattivo quasi caricaturale, poco presente. Nel film diventa un antagonista complesso, ex concorrente dello show, creando un parallelo narrativo con Richards. Ciò offre una dinamica più ricca e fisica allo scontro.

The Running ManLa famiglia di Richards muore solo nel libro

Il romanzo porta Richards alla disperazione assoluta uccidendo davvero moglie e figlia. Il film crea un colpo di scena: la loro morte è finta. Questa scelta permette un finale più speranzoso.

Il destino finale cambia

Nel romanzo, Richards si sacrifica in un attentato finale che distrugge la sede di FreeVee. Nel film sopravvive, la verità viene rivelata e ciò alimenta la rivolta.

La rivoluzione è più esplicita nel film

Il libro lascia solo intuire un possibile cambiamento sociale. Il film, invece, mostra apertamente la caduta del regime e l’ascesa della resistenza, con Richards come simbolo.

Absentia – Stagione 3, spiegazione del finale

La terza stagione di Absentia conclude l’arco narrativo di Emily Byrne (Stana Katic) con un finale teso, malinconico e sorprendentemente intimo, che porta a compimento il viaggio psicologico iniziato nella prima stagione. Dopo essere stata braccata, tradita, manipolata e costretta a vivere tra identità spezzate e verità nascoste, Emily affronta l’ultimo capitolo della sua storia cercando non solo di fermare un’operazione criminale globale, ma anche di reclamare la propria libertà emotiva e personale. Il finale di stagione – e di serie – è costruito per chiudere le linee narrative principali e offrire una riflessione profonda sulla resilienza, il trauma e la possibilità di rinascere.

L’operazione internazionale: cosa rivela davvero la missione di Emily e Cal

Nel finale, Emily e l’agente Cal Isaac si trovano al centro di una missione clandestina destinata a distruggere un’organizzazione criminale che traffica esseri umani, sperimenta su soggetti vulnerabili e manipola dati governativi. Questa volta, però, Emily non è il bersaglio: è parte attiva dell’operazione, e il tema centrale diventa il rapporto tra ciò che è stata costretta a diventare e ciò che sceglie di essere.

Durante la missione viene rivelato che l’organizzazione utilizza tecniche simili a quelle che anni prima hanno plasmato il trauma di Emily. La protagonista comprende che la battaglia non è solo contro i criminali ma contro l’ombra lunga del suo passato, che continua a contaminare nuove vite così come ha segnato la sua. Il finale mostra quindi una Emily più consapevole, capace di anticipare le mosse dei nemici proprio grazie alle ferite che porta dentro.

La quasi morte di Emily: simbolismo e rinascita dopo il sacrificio

Absentia

Uno dei momenti più intensi del finale arriva durante l’assalto alla struttura della rete criminale, dove Emily rimane ferita gravemente mentre cerca di salvare Cal e i prigionieri. Per diversi minuti lo spettatore viene portato a credere che Emily sia morta, in un montaggio che ricorda volutamente i flashback distorti della prima stagione.

Questa sequenza non è solo un espediente narrativo, ma un passaggio simbolico chiave:
Emily “muore” come vittima e rinasce come sopravvissuta libera dal peso della sua identità frammentata. La scelta degli autori è evidente: la sua “morte” metaforica serve a chiudere il cerchio del trauma, permettendo alla protagonista di liberarsi da un passato che non ha mai scelto.

La verità nascosta: perché Emily sceglie di scomparire

Il momento più controverso e discusso del finale arriva quando Emily, sopravvissuta ma profondamente cambiata, decide di non tornare alla sua vecchia vita. Pur avendo finalmente la possibilità di riabbracciare Flynn e ricostruire un rapporto con Nick, Emily sceglie consapevolmente la distanza. Non perché non ami la sua famiglia, ma perché riconosce che il suo ritorno continuo porta con sé pericolo, instabilità e l’ombra delle operazioni clandestine di cui fa ormai parte.

Emily realizza che:

  • la sua identità non può più essere quella della madre e moglie che era prima del rapimento;

  • la sua presenza mette costantemente a rischio le persone che ama;

  • il suo bisogno di fermare gli orrori che ha conosciuto la spinge in un percorso che nessuno vicino a lei potrebbe condividere.

La sua scomparsa è quindi un atto di protezione e di riconquista. Per la prima volta, Emily decide il proprio destino.

L’addio silenzioso: il significato psicologico dell’ultima scena

L’ultima scena – Emily che osserva da lontano Flynn, prima di voltarsi e proseguire da sola – è il cuore emotivo dell’intero finale. Non c’è dialogo, non c’è musica invadente: c’è solo il peso della scelta e la consapevolezza che la vita che Emily desiderava non esiste più.

La scena è costruita per comunicare:

  • il suo amore profondo ma impossibile da vivere;

  • la costruzione di una nuova identità, autonoma e libera;

  • il completamento del suo arco narrativo: da oggetto del trauma a soggetto della propria libertà.

È un finale agrodolce, che evita il sentimentalismo per privilegiare una verità psicologica durissima ma coerente: l’unico modo per proteggere gli altri è proteggere la distanza.

Cosa significa questo finale per la serie: chiusura o nuova vita?

Pur rappresentando la conclusione ufficiale della storia di Emily Byrne, il finale lascia aperti diversi temi:

  • Emily diventa una figura “nomade”, una vigilante senza patria;

  • la rete criminale è stata colpita ma non distrutta completamente;

  • Cal sembra pronto a coprire Emily e a seguirla se necessario;

  • Flynn non conosce tutta la verità, lasciando aperto un potenziale ricongiungimento futuro.

Gli autori hanno dichiarato che il finale è stato pensato come un addio aperto, capace di chiudere la storia presente senza impedire un eventuale ritorno. Ma il significato profondo rimane uno: Absentia non è mai stata la storia di un caso irrisolto, ma la storia di una donna che lotta per non essere definita dal proprio trauma.

Absentia – Stagione 2, spiegazione del finale

La seconda stagione di Absentia porta la storia di Emily Byrne (Stana Katic) in territori ancora più oscuri e psicologicamente complessi, spingendo la protagonista in un percorso di ricostruzione identitaria che culmina in un finale carico di tensione, ambiguità e rivelazioni. Dopo una stagione segnata da inseguimenti, alleanze inattese e nuove indagini legate al suo passato, il finale riscrive di nuovo le coordinate del suo viaggio, mostrando come il trauma continui a modellare le sue scelte e il suo rapporto con la verità. In questa analisi approfondiamo ciò che accade davvero, cosa significa per Emily e quali implicazioni apre per la stagione successiva.

Il nuovo volto della minaccia: cosa scopre Emily sulla rete di corruzione e manipolazione

La Stagione 2 introduce una minaccia più ampia e strutturata rispetto alla prima, con una rete criminale internazionale coinvolta in esperimenti illegali, traffici e manipolazioni psicologiche. Nel finale, Emily scopre che questa organizzazione non solo aveva legami con il dottor Gibbs, ma continua a monitorarla e a considerarla una risorsa sacrificabile. Il punto chiave è che la protagonista non è mai stata semplicemente un bersaglio: è un tassello di un progetto più grande, nato molto prima del suo rapimento.

La rivelazione più importante riguarda la presenza di complici insospettabili all’interno delle istituzioni, segno che nulla di ciò che Emily vive è frutto del caso. La stagione suggerisce che il controllo della sua vita non è terminato con la morte di Gibbs, ma che nuovi giocatori stanno emergendo dall’ombra, pronti a sfruttare le sue capacità e le sue fragilità.

La scelta impossibile di Emily: salvare la sua famiglia o affrontare la verità sul suo passato

Una delle forze emotive centrali della seconda stagione è il conflitto tra la vita di Emily come madre e la necessità di affrontare i propri demoni. Nel finale, quando la minaccia tocca indirettamente Flynn e Nick, Emily si trova a dover scegliere se proteggere la famiglia o proseguire la sua indagine autonoma per smantellare la rete criminale.

Il finale mette in scena una versione di Emily più lucida ma anche più determinata a non farsi controllare. La protagonista comprende che la sua stessa presenza rappresenta un pericolo per le persone che ama, e che l’unico modo per liberarli dall’incubo è allontanarsi. Questa scelta non è un fallimento, ma un atto di responsabilità: Emily sceglie di non essere più un’arma nelle mani di chi vuole manipolarla, e al tempo stesso impedisce che la sua storia trascini anche gli altri nel dolore.

L’assalto finale: la verità sul misterioso laboratorio e il ruolo di Julianne Gunnarsen

Il confronto conclusivo della stagione si svolge nel laboratorio clandestino in cui la rete criminale conduceva esperimenti su soggetti vulnerabili, un luogo che riflette il passato di Emily e lo amplifica in modo inquietante. Qui la protagonista scopre informazioni cruciali su chi era coinvolto nella sua detenzione, confermando che Gibbs era solo un ingranaggio di un sistema molto più esteso.

Il ruolo dell’agente Julianne Gunnarsen nel finale è altrettanto significativo: inizialmente alleata, poi sospettata e infine figura ambigua, rappresenta il tema ricorrente della fiducia tradita. Nel finale si comprende che le sue azioni non sono dettate dal male, ma da un concetto distorto di giustizia che sconfina nell’ossessione personale. Il confronto tra Julianne ed Emily diventa quindi uno scontro tra due donne plasmate dal trauma, ma capaci di reagire in modi opposti.

Il significato della fuga finale: la rinascita di Emily come figura autonoma e inafferrabile

La scena conclusiva della stagione mostra Emily che si allontana sola, dopo aver salvato la vita di Flynn e dopo aver chiuso provvisoriamente la partita con la rete criminale. Il suo addio alla famiglia non è un abbandono emotivo, ma un atto di autodeterminazione. Emily capisce di non poter tornare a essere la donna che era, né quella che gli altri vorrebbero che fosse. L’unico modo per proteggere davvero chi ama è scomparire, vivere nelle ombre e continuare la sua missione da sola.

Questa scelta apre un nuovo arco narrativo: Emily non è più una vittima né una ricercata, ma una vigilante in cerca di verità. Il suo percorso evolve da quello di una sopravvissuta a quello di una figura autonoma, che sceglie di controllare la propria vita raggiungendo una forma di libertà che ha un prezzo altissimo.

Cosa preannuncia il finale per la Stagione 3: nuove minacce, nuovi alleati e una Emily trasformata

L’ultimo episodio suggerisce chiaramente che la storia non è conclusa. Diversi elementi gettano le basi per una terza stagione:

  • la rete criminale non è stata smantellata, ma solo scalfita;

  • nuovi antagonisti sono pronti a emergere;

  • la distanza emotiva tra Emily e Nick apre nuovi scenari sulla loro relazione;

  • Flynn inizia a comprendere chi è realmente sua madre, preludio a conflitti futuri;

  • Emily diventa una figura inafferrabile, difficile da contenere per le istituzioni.

Il finale della seconda stagione non chiude un cerchio: lo espande, portando Absentia verso un territorio narrativo più politico, più psicologico e più pericoloso.