La regina fra tutte è certamente
Netflix, che sta monopolizzando l’attenzione
con la sua nuova produzione stellare Okja. Nel
cast infatti troviamo nomi eccellenti come
Tilda Swinton, Jake
Gyllenhaal,
Paul Dano,
Lily Collins e Giancarlo Esposito, il villain di
Breaking Bad, nonostante questo però il film non arriverà
nei cinema di tutto il mondo, ma sarà online dal 28 giugno
prossimo. L’enorme società americana ha colto la palla al balzo per
creare un’opera pensata per grandi e piccini, un film naturalistico
e ambientalista che prova a toccare la coscienza del pubblico,
sensibilizzandolo sul fronte del rispetto degli animali, di
un’economia alimentare ecosostenibile, di un mondo senza
allevamenti massivi.
Più che per i film, gli attori e i
registi, questo 2017 cinematografico rischia di passare alla storia
come l’anno della disputa infinita fra il grande schermo e la
televisione online. Sembra infatti che internet abbia
definitivamente messo i bastoni fra le ruote alla settima arte, che
un tempo viveva quasi ed esclusivamente nel buio della sala; oggi
le cose sono molto cambiate, grazie allo streaming e alle reti ad
alta velocità abbiamo intere librerie di prodotti a portata di clic
e telecomando, e le grandi piattaforme iniziano a produrre
direttamente anche lungometraggi, non soltanto serie TV.
Netflix
ha pensato di fare tutto questo creando un personaggio grazioso e
amorevole, seppur gigantesco: il super maiale
Okja, un animale creato in laboratorio con cui la
Mirando Corporation vuole sconfiggere la fame nel mondo – e
ovviamente ingrossare le proprie tasche. Se i grandi allevamenti,
dipinti come veri e propri lager moderni, non vengono mai mostrati
al pubblico, i super maiali più belli e in salute – che vivono
spensierati in 26 diversi luoghi del mondo – concorrono invece per
essere incoronati come migliori esemplari del pianeta. Peccato però
che un’associazione animalista e la piccola ragazzina coreana Mija
sconvolgano i piani della Mirando, smascherando il marcio dietro il
prodotto finale.
Il messaggio subliminale, alla fin
della fiera neppure poi tanto subliminale, ci spinge ovviamente a
non consumare carne prodotta in serie dalle grandi industrie, oltre
che ad amare incondizionatamente tutti gli animali; il punto di
vista però è decisamente violento, e dipinge chi consuma
regolarmente carne come un mostro, qualcuno che – anche
implicitamente – appoggia il sistema industriale e gli allevamenti
intensivi. Anche gli animalisti però escono in maniera ambigua dal
progetto, poiché sono spesso dipinti come soggetti stupidi,
istintivi, probabilmente perché gli sceneggiatori non se la sono
sentita di prendere una posizione decisa.

Se poi ci distacchiamo per un
attimo dal senso della produzione, Okja
resta un film mediamente divertente e ben confezionato, del resto
il regista Bong
Joon-Ho ha uno sguardo cinematografico come pochi. In
coppia con il direttore della fotografia Darius Khondji, l’autore
coreano crea dipinti e scene impeccabili, sicuramente troppo al di
sopra della scrittura. C’è infatti un divario enorme fra le
immagini e lo script: spesso ci si appiglia a mezzi discutibili per
strappare risate in modo forzato (pensavamo che le puzzette e la
cacca fossero esclusiva dei nostri cinepanettoni), a personaggi
sopra le righe, macchiette di loro stessi.
Jake Gyllenhaal è stato incastrato nel ruolo più
fastidioso della sua carriera, è andata meglio solo a
Tilda Swinton e
Paul Dano, mentre del talento di
Giancarlo Esposito è stato utilizzato soltanto il
5% del totale – con un ruolo dal minutaggio ridicolo e battute al
contagocce. Un progetto che nella sua totalità appare ipocrita,
scontato e forzato, i fasti e le atmosfere di
Snowpiercer sono per Bong
Joon-ho un lontano ricordo, e sfortunatamente anche per
noi spettatori.
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