Negli ultimi trent’anni a numerose
attrici è stato affidato il compito di interpretare al cinema una
delle figure più iconiche ma allo stesso tempo anche più
enigmatiche del Novecento: Jackie Kennedy. Da
Jodie Farber (JFK di Oliver Stone) a
Katie Holmes (la miniserie I
Kennedys), autori e registi hanno provato ad
immortalare sul grande schermo la storia di un autentico e
colossale mito, Jackie. Nessuno però era mai
arrivato ad offrire una versione inedita ed estremamente personale
sulla vita dell’ex First Lady statunitense come Pablo Larraín.
Alla sua prima produzione
americana, l’acclamatissimo regista e sceneggiatore cileno – noto
per la “trilogia della dittatura” (Tony Manero, Post
Morten e No I Giorni
dell’Arcobaleno) e per il più recente Il
Club, si addentra in territori che nessun
cineasta aveva mai avuto il coraggio di esplorare, al limite tra
realtà e finzione, tra dolore pubblico e privato.
ùAbbattendo qualsiasi regola e
aggirando tutte le insidie e le banalità dei biopic tradizionali,
Larraín mette da parte l’intera vita di Jackie Kennedy per
focalizzarsi unicamente su quella mattina del 1963 che cambiò per
sempre il mondo, quindi sui quattro giorni successivi alla morte di
John F. Kennedy, 35esimo presidente degli Stati
Uniti. Quello che ne deriva è un ritratto doloroso, assai cupo,
seducente in ogni singolo fotogramma, di una donna colta nel
triplice ruolo di moglie, madre e vedova che il regista racconta
attraverso uno stile sontuoso ed elegante, conferendo alla figura
di Jackie (soprattutto grazie all’utilizzo dei primi piani e alla
meravigliosa fotografia di Stéphane Fontaine)
ancora più magnetismo.
La narrazione prende forma
attraverso un’intervista durante la quale Jackie ricorda con
lucidità mista a disperazione quei tragici momenti: dalla corsa in
ospedale, all’organizzazione del funerale, alla vita per le stanze
e i corridoi della Casa Bianca che l’occhio di Larraín riprende
come un labirinto intriso di paura e tormento nel quale incastonare
una figura che, al di là dell’eleganza, della sofisticatezza e
dell’estrema riservatezza, forse per la prima volta diventa umana,
vittima di una sofferenza lancinante, preoccupata per i due figli
da dover proteggere, oppressa dagli occhi del mondo ancora una
volta puntati su di lei.
A dare anima e corpo a questa
creatura tanto splendida quanto contraddittoria, una Natalie
Portman in assoluto stato di grazia, incantevole nei
panni di Jackie Kennedy, struggente in quelli di Jackie, regina
detronizzata, senza marito e senza corona.
Prodotto da Darren
Aronofsky (Il Cigno Nero,
Noah), Jackie è un’opera
ammaliante che rasenta la perfezione nel suo mostrare e svelare una
delle figure femminili più amate ma anche misteriose della storia;
una donna osannata e forse mai realmente compresa, “che non
aveva mai sognato la celebrità, ma che era diventata semplicemente…
una Kennedy”.
Dalle profondità complesse e
imperscrutabili della mente di Terrence Malick sono
nati alcuni dei grandi film della storia del cinema. Opere sempre
raffinate, non per forza capolavori a ogni costo, ma sempre pezzi
d’arte di cui discutere, parlare, opere che aiutano ad affrontare
la materia cinema con cognizione e approccio critico. Non fa
eccezione il suo ultimo lavoro, Voyage of Time: Life’s
Journey, documentario naturalistico
presentato in concorso alla
Mostra di Venezia 2016 e che si colloca esattamente dietro a
Tree of Life (Palma d’Oro a Cannes nel
2011).
Venezia 73: Terrence
Malick e il suo viaggio nel tempo e nella vita in
Voyage of Time Life’s Journey
L’approccio naturalistico di Malick
alla creazione e all’evoluzione del mondo e della vita sulla Terra
passa attraverso le immagini colossali di una natura venerata nella
sua selvaggia potenza ma anche nella sua intima bellezza e poesia.
Con Voyage of Time, Malick chiude quel
cerchio cominciato all’inizio della sua carriera, già da
La Rabbia Giovane, che vedeva le donne
portatrici di senso nelle sue storie. In particolare dopo la
Pocahontas di The New World e la madre di Tree of Life, il regista texano
riesce a fare il passo ulteriore aggirando le figure intermediarie
e rivolgendosi direttamente alla Madre Natura, mai prima d’ora
interpellata con questa immediatezza e questa serenità.
Il discorso poetico si fa quindi
completo e vivo alla luce di un’intenzione forte che si rispecchia
anche nella doppia natura del progetto, diviso tra una formato in
IMAX, documentaristico in senso scientifico più stretto, e uno
cinematografico, la “versione veneziana”, che si adegua alle
esigenze narrative del regista. Con questa esperienza immersiva e
nuova, Malick ha voluto mettere in gioco completamente, senza
filtri narrativi (per quanto siano ormai diventati sfilacciati), la
sua idea cosmologica.
Visivamente e
musicalmente impeccabile, Voyage of Time Life’s
Journey rappresenta una vetta tematica importante per
Malick, che sfodera un’altra opera complicata e interessante, che
conferma la sua abitudine a fare del grande cinema di cui si
discute, che matura e cresce, che lascia traccia di sé nello
spettatore e insegnamento ed esempio per chi si approccia all’arte
del cinema.
Mel Gibson è noto per essere un personaggio senza
troppi peli sulla lingua, cosa che gli ha provocato anche una
cattiva fama a Hollywood, trasformando il suo rapporto con le major
in una forma di pure sopravvivenza, come lui stesso ha dichiarato
di recente al Festival di Venezia 2016. Nella
stessa occasione il regista e attore ha parlato di cinecomics e la sua posizione è stata altrettanto
dura e senza fronzoli.
“Li guardo e mi gratto la testa.
Credo che ci siano un sacco di sprechi ma forse se facessi io una
di quelle cose con un green screen verrebbe fuori qualcosa di
diverso. Non so. Forse costano proprio tanto, davvero non saprei.
Ma mi sembra che si possano fare con meno. Se spendo una somma
oltraggiosa di soldi per un film, come fai a rientrare del bidget?
Quanto hanno ammesso di aver speso per Batman v Superman? Ed è un
film di m***a.”
Chiaramente a Gibson non interessa
di urtare la sensibilità dei fan dei cinefumetti, dal momento che
non è affatto interessato al genere. “Non sono interessatyo a
queste cose, la differenza tra supereroi dei fumetti e quelli veri
è che a quelli veri non serve spandex. Lo spandex deve costare
moltissimo.”
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Batman v Superman Dawn
of Justice Ultimate Edition, la recensione
“Temendo le azioni
incontrastate di un supereroe pari ad una divinità, il
formidabile e fortissimo vigilante di Gotham City decide di
affrontare il più riverito salvatore di Metropolis , mentre il
mondo si batte per capire di quale tipo di eroe ha bisogno. E con
Batman e Superman in guerra, sorge qualcosa di nuovo che
mette l’umanitá in un pericolo mai conosciuto prima”.
Ricordiamo
che Batman v SupermanDawn of Justice, Zack
Snyder è stato
scritto da ChrisTerrio, da
un soggetto di David
S. Goyer.
In Batman v Superman saranno
presenti Henry Cavill nel
ruolo
di Superman/Clark Kent e Ben Affleck nei
panni di Batman/Bruce Wayne. Nel cast ci saranno
anche: AmyAdams, LaurenceFishburne, Diane
Lane, JesseEisenberg, Ray
Fisher, Jason
Momoa e GalGadot.
Vi ricordiamo che la
Ultimate Edition di Batman v Superman è arrivata in DVD e Blu-Ray
dal 19 luglio in Italia.
È Natalie Portman
la protagonista assoluta di oggi al Festival di Venezia
2016. L’attrice è arrivata oggi per presentare
JACKIE di Pablo Larraín con Natalie
Portman, Peter Sarsgaard, Greta Gerwig, John Hurt. Ecco tutte le
foto:
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Nel cast del film oltre a
Natalie Portman anche Greta
Gerwig, Peter Sarsgaard, Max Casella, Beth Grant e John
Hurt.
Foto La Biennale di Venezia / Iacopo Salvi
Jackie si concentrerà sui quattro
giorni successivi all’attentato di Dallas del 1963, quando Jackie
Kennedy (interpretata nel film dalla Portman) è costretta ad
affronta la disperazione per l’assassinio del marito, il
presidente Usa John F. Kennedy, diventando al contempo
un’icona agli occhi degli americani e non solo. Nel cast ci sarà
anche Peter Sarsgaard (An Education,
Experimenter) che interpreterà il ruolo Robert Kennedy,
fratello di John.
Arriva da Amazon
la prima immagine del pack blu-ray da collezione sulla trilogia
di Captain America prodotta e
targata Marvel Studios. L’edizione
arriva subito dopo il debutto in home video di Captain America Civil War.
L’edizione sarà acquistabile su
Amazon naturalmente e non si hanno notizie sull’edizione Italiana.
Al momento non si hanno ulteriori dettagli in merito dunque non
resta che aspettare ulteriori notizie.
Leggi la nostra recensione di Captain America Civil
War
Sinossi: Captain America
Civil War si svolge subito dopo gli eventi di Avengers: Age
of Ultron, con Steve Rogers e gli Avengers costretti ad affrontare
i danni collaterali causati dalla loro lotta per proteggere il
mondo.Dopo che la città di Lagos,
in Nigeria, viene colpita dall’ennesimo incidente internazionale
che vede coinvolti gli Avengers, le pressioni politiche chiedono a
gran voce un sistema di responsabilità e un consiglio
d’amministrazione che decida quando richiedere l’intervento del
team. Questa nuova dinamica divide gli Avengers che, al tempo
stesso, tentano di proteggere il mondo da un nuovo e malvagio
avversario.
Ricordiamo che Captain
America: Civil Warsarà diretto
da Anthonye Joe
Russo e vedrà nel cast Chris Evans,
Robert Downey Jr., Scarlett Johansson, Chadwick Boseman, Sebastian
Stan,Samuel L. Jackson, Frank Grillo, Jeremy
RennereDaniel
Bruhl. Captain America Civil
War è arrivatonelle
sale italiane il 4 maggio 2016.
Mentre il film di David
Ayer, Suicide Squad, continua a macinare milioni di
dollari, oggi l’attore Shia LaBeouf in
un’interessante intervista rilasciata a Variety ha
rivelato un aneddoto particolare che lo riguarda. Infatti sembra
che il regista Ayer con cui
LaBeouf ha lavorato in
Fury era intenzionato a trovargli un
ruolo nel suo prossimo film ma a quanto pare la Warner
Bros invece non era interessata a proporre una parte ad
un attore ormai etichettato come una personalità difficile con
cui lavorare. Il personaggio era quello del braccio destro di
Rick Flag (Scott Eastwood):
Inizialmente il
personaggio era diverso poi Willi Smith è stato ingaggiato e lo
script è cambiato un po’. Quel personaggio che è legato al
personaggio che era di Tom Hardy, era quello con cui discutevo con
David, ma poi ho scoperto che la Warner Bros non mi voleva. ….
Penso che non mi volevano, gli avranno detto “No, tu sei pazzo. E’
un bravo attore ma non per questo.” Per loro è stato un grande
investimento.
Suicide Squad si
concentrerà sulle gesta di un gruppo di supercattivi dei fumetti DC
che accettano di svolgere incarichi per il governo in modo da
scontare le loro condanne.
Il film arriverà al cinema
il 13 agosto del 2016. Nel cast vedremo Will Smith nei panni
di Deadshot, Margot Robbie in quelli di Harley Quinn, Jay
Courtney nel ruolo di Capitan Boomerang, Cara Delevingne
sarà Enchantress, Joel Kinnaman nei panni di Rick Flag,
Viola Davis nel ruolo di Amanda Waller e Jared Leto
sarà l’atteso Joker.
Tutte le news sul mondo dei film
della DC COMICS
nel nostro canale dedicata alla DC FILMS.
Trama: Un’agenzia governativa
segreta arruola i super cattivi in prigione per eseguire pericolose
missioni promettendo loro in cambio la libertà. Lo scopo della Task
Force è obbedire agli ordini o morire, così come chiariscono ai
componenti il leader della squadra Rick Flagg, la
sua spada giurata, la samurai Katana e il
dispositivo esplosivo inserito nei loro colli e gentilmente offerto
dalla Wayne Enterprise. Poi c’è il
Joker, che comparendo sia nel presente che in
alcuni flashback, cercherà di mandare a monte il piano della Waller
e di ricongiungersi con il suo vero amore,
Harley.
Suki Waterhouse è
stata la protagonista del red carpet della sera del sei settembre
al Festival di Venezia 2016. Di seguito gli scatti dell’attrice
protagonista del film in concorso diretto da Ana Lily Amirpour,
The Bad Batch.
Venezia 73: The Bad Batch
recensione del film con Suki
Waterhouse
Spesso la grande storia è fatta di
piccoli gesti, da prese di coscienza, in definitiva da uomini
normali che si trovano di fronte alla consapevolezza di svolte
storiche per molti. È questo che racconta The
Journey, film di Nick Hamm con
protagonisti Timothy Spall e Colm
Meaney.
Britannici e irlandesi hanno
riunito i partiti politici dell’Irlanda del Nord a St. Andrews, in
Scozia, per discutere un accordo storico. Improvvisamente, dopo i
giorni bui dei Troubles, la pace sembra possibile. L’unico ostacolo
è convincere il fervente predicatore protestante Ian Paisley e il
repubblicano irlandese Martin McGuinness ad accettare l’accordo e
governare insieme. Ma i due si rifiutano persino di rivolgersi la
parola.
The
Journey è essenzialmente un lavoro di scrittura, che
si affida a due straordinari interpreti protagonisti. Un film che
intrattiene nonostante affronti uno degli argomenti politicamente
più scottanti della recente storia europea, la guerra civile in
Irlanda del Nord. Risoltosi solo nel 2006 a seguito degli accordi
narrati nel film, il conflitto ha ispirato molto cinema, grandi
storie e opere cinematografiche, ma mai nei termini brillanti e
acuti, anche divertenti, proposti dalla sceneggiatura di
Colin Bateman, al suo primo approccio ufficiale
con il lungometraggio.
Timothy Spall e
Colm Meaney sono una coppia straordinaria e,
mescolando il loro metodo diverso e il loro approccio contrapposto,
mettono in piedi un dibattito vivace e interessante, sorvegliato
dal giovane Freddy Highmore, che si cimenta in un
ruolo per lui inedito al quale però rende giustizia.
The
Journey affronta con leggerezza intelligente uno dei
momenti storici più importanti della storia recente dell’occidente,
inventando una situazione funzionale allo scopo e perdendosi nel
confronto trai protagonisti.
Gli amanti delle storie
anticonvenzionali e, nello specifico, delle realtà distopiche,
quest’anno alla Mostra
del cinema di Venezia hanno trovato pane per i loro
denti. Ad infiammare il pubblico e a dividere la critica, l’ottavo
giorno di festival arriva la visionaria Ana Lily
Amirpour, regista americana di origini iraniane, che
presenta in concorso la sua ultima fatica cinematografica,
The Bad Batch con
Jason Momoa.
La trama di The Bad Batch
Ambientato in una realtà distopica
quasi post apocalittica nello stato del Texas, The Bad
Batch racconta la storia di una ragazza di nome Arlen
(Suki Waterhouse) che, definita ‘difettosa’ dal
governo americano, viene abbandonata al di là della rete di
recinzione, destinata quindi ad una fine certa nel caldo deserto.
Ma quello che incontrerà in quella landa desolata non sarà la morte
ma bensì qualcosa di molto più spaventoso, un’assurda comunità di
cannibali senza scrupoli.
Semplicità apparente
Quello che potrebbe sembrare come
l’incipit di un terrificante horror, nasconde invece un’identità
molto più complessa. Dopo un primo film dal titolo A Girl Walks
Home Alone at Night (2013), che ha esaltato i cultori del
genere, la Amirpour questa volta presenta al suo pubblico una
seconda opera più completa e dallo stile assolutamente innovativo
che, nonostante la disturbante tematica, è la prima vera boccata
d’aria fresca di questo festival. The Bad
Batch non è infatti un semplice horror ma una sorta
di spaghetti western contemporaneo che, grazie alla sua
sceneggiatura così attuale ed immediata e ad una colonna sonora
travolgente, riesce a far arrivare il suo messaggio forte e chiaro,
senza margine per errori di interpretazione. L’allontanamento dei
cittadini del cosiddetto ‘lotto difettoso’ è in effetti la
rappresentazione estremizzata degli effetti dell’attuale xenofobia
culturale, concetto alla base della continua ed ossessiva ricerca
dell’essere umano della perfezione.
Decisa a non appesantire
The Bad Batch di inutili riflessioni
filosoficheggianti, la regista (e sceneggiatrice) concede allo
spettatore ben pochi dettagli ed informazioni sui vari personaggi;
non sappiamo infatti quasi niente della nostra anti-eroina e dei
suoi ‘compagni di viaggi’ né di come si siano ritrovati in
quell’inferno eppure lo svolgersi degli eventi è così lineare che
non si avverte la necessità di approfondire. Il film è la semplice
rappresentazione della vita di un gruppo di outsider che, costretti
ad abbandonare la civiltà, scendono a compromessi con la loro
umanità per cercare di sopravvivere. La Amirpour quindi non sale in
cattedra e non impone il suo personale punto di vita sociopolitico
al pubblico ma si limita a raccontare una storia diversa,
moralmente inaccettabile ed inquietante ma teoricamente plausibile.
The Bad Batch ci racconta dell’orrore,
della rabbia e del coraggio di una ragazza costretta a lottare
contro una realtà barbarica per sopravvivere e che incredibilmente,
alla fine della storia, riesce a trovare la pace e forse anche un
briciolo di speranza.
Dopo decadi di
gestazione, Terrence Malick ha messo la parola
“fine” al suo progetto se non più ambizioso, almeno più discusso e
chiacchierato, Voyage of Time: Life’s
Journey, documentario che arriverà in sala nella
doppia forma classica e IMAX.
Il film è stato presentato al
Festival di Venezia 73 nella sezione del concorso, e a parlarne
sono intervenuti Grant Hill e Sophokles
Tasioulis, produttori fiduciosi che hanno affiancato
Malick nel processo creativo complicato e lungo del film.
Questo documentario è un viaggio
emotivo, emozionante, ma si basa anche sulla ricerca scientifica.
Siamo abituati a produrre documentari e di solito lavoriamo con
degli scienziati che si approcciano agli strumenti cinematografici.
In questo caso abbiamo avuto un grande maestro del cinema che ha
parlato con cosmologi, astronomi, scienziati. In questo modo Terry
ha dato corpo alla sua visione con delle immagini affascinanti.
Importante è stato anche il lavoro con il formato, che ci ha
aiutati a mettere in scena determinate intenzioni ma ha anche
rallentato molto la sua produzione.
Voyage of Time: nuovo trailer del doc di Terrence
Malick
“Non abbiamo avuto mai nessun
dubbio nei confronti del progetto o di Terrence. E se anche
l’avessimo avuto, la sua dedizione e la sua energia ci avrebbero
dissuaso. Siamo riusciti a realizzare alcune cose solo di recente,
anche per questo il film ha avuto una produzione così
lenta.”
Il film sarà, come anticipato,
distribuito in due formati differenti, e naturalmente non si
tratterà dello stesso documentario ma per il formato panoramico in
IMAX è stata messa a punto una versione completamente diversa da
quella presentata alla Mostra in cui la voice over narrante sarà
quella che Brad Pitt, che figura anche trai
produttori.
“Per Terry realizzare un film è
come comporre una canzone. Si rivede, si riascolta, si lavora con
le voci, con i dialoghi. Per questo film poi c’è stato un doppio
lavoro per la versione in 45 minuti in IMAX. Nel caso della
versione cinematografica abbiamo avuto a disposizione la voce di
Cate Blanchett, che ha raccontato una storia
legata all’emozione delle immagini. Per l’IMAX invece c’è Brad
Pitt, che ci è sembrato più adatto perché è voce di un cut
scientifico e razionale, con immagini diverse. Questo rispecchia
anche le diverse intenzioni dei due formati. Lo scopo delle due
versioni è inoltre completamente diverso, dal momento che il film
tradizionale sceglie di raccontare in maniera specifica, mentre
l’IMAX mostra, grazie allo schermo più grande, più cose
contemporaneamente e in questo modo anche la fruizione dello
spettatore è diversa, dal momento che l’immagine diventa quadro da
scrutare e analizzare.”
Sulla necessità di coniugare tempi
di produzione e esigenze artistiche, i produttori hanno spiegato:
“I lunghi tempi di produzione non implicano per forza anche
costi estesi, perché Terry non è mai andato fuori budget,
nonostante le lunghe attese per il montaggio e la produzione di un
film. Per Voyage of Time poi, il tempo era
fondamentale, perché il montaggio ha richiesto tempo, ma anche le
riprese in sé. Per un tipo di film del genere era
inevitabile.”
È oggi il grande giorno di Terrence
Malick a Venezia 73 dove presenta
fuori concorso Voyage of Time Life′s
Journey, il documentario prodotto negli ultimi anni e
costola di Three of Life.
Il progetto viene annunciato da
Terrence
Malick, col titolo provvisorio Q,
all’inizio degli anni settanta descrivendolo come “uno dei suoi
più grandi sogni da realizzare“, cioè narrare le origini della
vita sul pianeta Terra.
Negli anni a seguire il progetto non
viene più nominato fino al 2011, quando lo stesso regista dichiara
che parte del materiale di Voyage of Time è stato inserito
all’interno del film The Tree of Life.
Arriva in concorso a Venezia
73 altro grande atteso titolo, JACKIE di
Pablo Larraín con Natalie Portman, Peter Sarsgaard,
Greta Gerwig, John Hurt.
Nel cast del film oltre a
Natalie Portman anche Greta
Gerwig, Peter Sarsgaard, Max Casella, Beth Grant e John
Hurt.
Jackie si concentrerà sui
quattro giorni successivi all’attentato di Dallas del 1963, quando
Jackie Kennedy (interpretata nel film dalla Portman) è costretta ad
affronta la disperazione per l’assassinio del marito, il
presidente Usa John F. Kennedy, diventando al contempo
un’icona agli occhi degli americani e non solo. Nel cast ci sarà
anche Peter Sarsgaard (An Education,
Experimenter) che interpreterà il ruolo Robert Kennedy,
fratello di John.
NOTA PRELIMINARE:
l’articolo sarà disseminato da estemporanee ed euforiche
brandizzazioni cazzare dei film presenti qui alla Mostra, a opera
di Nicola Calocero che ci supporta da lontano. Non
hanno alcun senso logico, quindi si adattano benissimo al nostro
stato mentale al giro di boa della prima settimana di Festival.
Ieri, dopo una cena a base
di vino e amari con un pezzetto di tonno come accompagnamento –
devo dire in un posto di una decenza che qui al Lido appare come la
Gioconda di Leonardo in mezzo a una personale dedicata a Teomondo
Scrofalo – ieri, a mezzanotte e mezza circa, quelle maliarde delle
mie colleghe/amiche hanno cercato di trascinarmi a un’altra di
queste feste buco nero dove entri pensando ‘mezz’ora e vado via’ e
quando esci ti ritrovi nel mondo post-apocalittico come Bruce
Campbell nel finale de L’Armata delle
Tenebre.
Così, hanno detto. ‘Dai, mezz’ora e
andiamo’. ‘Dai, stiamo poco’. ‘Dai, non beviamo’. ‘Dai, non dovrai
ballare’. Sì, sì. Come se non ve conoscessi, mascherine. Ero
preparato e sono riuscito a resistere a quegli occhioni da
cerbiatte solo grazie alle lezioni di gestione del rapporto con il
femminile che mi aveva dato ieri mattina Rocco
Siffredi, per cui sono tornato a casa promettendo ‘dai, ci
penso e magari mi viene voglia’. Naturalmente per evitare qualsiasi
possibile ritorno di dubbio mi sono messo subito in pigiama e
crollato nel letto nel giro di dieci minuti. Voglio dì, nel
frattempo erano quasi le due. Non date retta quando vi diranno che
sono l’ultimo dei pensionati.
Era comunque l’ora in cui
quando eravamo ragazzini finiva ‘Colpo Grosso’ e iniziava il
‘Playboy Show’, mica quella di Carosello. Nonostante avessi in
corpo già una dose massiccia di alcool mi addormento senza
problemi, beato e fiero di me stesso sapendo che forse il giorno
dopo avrò la forza di far finta di lavorare e un aspetto più simile
a quello di una persona che a quella del Signore dei Troll appena
uscito dalle miniere di Moria.
Mi dico pure che forse ho esagerato,
e che dopotutto forse, veramente, sarebbero state solo mezz’ora, e
che in definitiva forse potevo andare ed essere più gentile.
Nero.
Mi sveglio di notte, per fare la
piscia.
(so che vi fa ridere quando uso
l’espressione “fare la piscia”. Fa ridere anche me)
Controllo il cellulare per capire
che ore sono.
La prima cosa che appare è
questa foto. Con questa
didascalia.
Capito, sì. Mezz’ora e
andiamo via.
Ora, le ragazze sono un po’
allegrotte e si vede, ma tutto sommato stanno ancora fresche e
mantengono il loro fascino che, si sa, le donne per ste cose hanno
una marcia in più.
Quello che mi sconvolge è il volto
di Madeo, che resterà impresso nella mia mente come un monito
perentorio.
Quell’uomo. Quell’uomo lì, ragazzi
ha ceduto. Ed è così che avreste visto anche me se avessi fatto lo
stesso.
Rido soddisfatto e torno a
letto fiero di me, ringraziando Santo Rocco per i suoi preziosi
consigli e proseguendo nel mio giusto riposo fino alle 8,00 del
mattino, quando mi sveglio fresco come una rosa.
A quel punto mi si pone una
questione: vado a vedere il film di cannibali,
Tommaso di Kim Rossi Stuart o vado a fare
la spesa, che sono rimasto praticamente a nutrirmi del muschio che
si è formato sotto al balcone per via dell’umidità del canale?
Ci rifletto un attimo e spesa batte
Rossi Stuart e cannibali cinque a zero, anche perché la mattina
sono tutti in proiezione e perfino i gestori dell’unico alimentari
del Lido – che concorrono per la consegna del Tardo
d’oro, speciale riconoscimento assegnato a personaggi
festivalieri non particolarmente svegli – ce la possono fà a
gestire la clientela.
A proposito di premi
collaterali, si comincia a ragionare sui candidati anche per la
corsa all’ICEFAC, al GCCMNF e al
Collammare. Le spiegazioni per le sigle le trovate
in questa capovolte qui a fondo pagina. In ordine sparso, per
ICEFAC si vocifera di Lav Diaz, in corsa anche per il GGCMNF,
insieme a Malick. Muccino favorito per il Collammare.
NOTA FINALE:
ICEFAC =In
culo e Fòco ai Capelli, assegnato a individui dalle
capigliature particolarmente bizzarre. Concepito assieme a
Cristiana Paternò.
GCCMNF = Gran Cazzo
Che me Ne Frega, assegnato a film di portata impegnativa e dai temi
profondi e particolarmente lontani dalla praticità del quotidiano
vivere.
Collammare =
Assegnato ai numerosi personaggi privi di collo che si vedono
girovagare sia tra gli artisti che tra gli astanti.
Ecco il trailer onesto, realizzato
da Screen Junkies, di Batman The
Killing Joke, ultimo film d’animazione targato DC
Entertainment e basato sull’omonimo fumetto.
Batman The Killing
Joke è uno dei fumetti più brutali nella lunga
storia di Batman
della DC Comics e finalmente quest’anno
arriverà il nuovo adattamento animato di quella storia prodotto
dalla WB.
Ecco la sinossi ufficiale del
film:
“Quanto ci vuole a una persona
per scattare? Quanta disperazione necessita una mente per
spezzarsi? Sono queste le domande trabocchetto a cui il Joker vuole
rispondere per mostrare a Gotham che, anche a un uomo ordinario,
come il Commissario Gordon, basta una cattiva giornata per
scivolare nella follia. Basato sull’acclamata graphic novel
omonima, la storia testimonia un viaggio nell’oscurità della psiche
del Clown principe del crimine. Partendo dalle sue umili origini
come commediante combattuto fino al suo fatale incontro con il
Cavaliere Oscuro che ha cambiato ogni cosa. Con il contributo delle
voci di Kevin Conroy come Batman e di Mark Hamill come Joker,
testimonia la nascita del super villain, la forza d’animo dell’eroe
e la battuta finale che vi lascerà senza
parole”.
Batman The Killing
Joke, prodotto dalla Warner Bros, vede tornare al
doppiaggio Mark Hamill e Kevin
Conroy. Con loro ci saranno anche Tara
String per Barbara Gordon/Batgirl e Ray
Wise come Commissario Gordon.
Il film ha ricevuto il visto di
censura R dalla MPAA. Si tratta del secondo adattamento ad aver
ricevuto tale censura (dopo la versione Home Video di
Batman v Superman Dawn of Justice).
Hamill ha dichiarato: “Il fatto
di lavorare di nuovo con Kevin Conroy, che è il mio Batman
preferito, in quella che io considero la definitiva genesi di un
villain così iconico è come un sogno che si realizza. Sono più che
emozionato di tornare a essere il Joker in The Killing
Joke.”
Batman The Killing
Joke è stato presentato quest’estate al Comic Con di
San Diego.
Mark Wahlberg
(attualmente impegnato con le riprese di Transformers The Last
Knight) è il protagonista della prima immagine
ufficiale di Patriots Day, il film
drammatico sull’attentato alla Maratona di Boston di Peter
Berg, che uscirà nelle sale americane il 21 dicembre
2016.
La foto è stata diffusa online da
Yahoo! Movies. Potete
vederla di seguito:
Mark Wahlberg
vestirà i panni di Ed Davis, commissario di polizia di
Boston. Alex Wolff invece interpreterà Dzochar
Carnaev, il ventunenne musulmano di origine cecena, dichiarato
colpevole per l’attentato dalla giuria popolare dello stato del
Massachusetts l’8 aprile 2015.
L’attentato alla maratona di
Boston, compiutosi il 15 aprile 2013, è stato caratterizzato da due
esplosioni avvenute durante la maratona. L’incidente è stato
causato da due ordigni piazzati nei pressi del traguardo, su
Boylston Street vicino a Copley Square. Le bombe hanno causato la
morte di 3 persone, ferendone almeno altre 264.
Patriots
Day, diretto da Peter Berg e
prodotto dallo stesso Mark Wahlberg insieme
aJohn Goodman, Scott Stuber, Hutch
Parker, Dylan Clark, Stephen Levinson e Michael Radutzky, vede
nel cast anche J. K. Simmons,John
Goodman, Kevin Bacon, Michelle Monaghan, Jimmy O.
Yang,Vincent Curatola, James Colby e
Themo Melikidze.
La Universal
Pictures ha diffuso una nuova featurette che ci
permette di dare uno sguardo in anteprima a Bridget
Jones’s Baby, il sequel che vedrà Renée
Zellweger nuovamente nei panni di Bridget Jones. Con lei,
nel film, anche Colin Firth e Patrick
Dempsey. Potete vedere il video di seguito:
11 anni fa, Mark Darcy chiedeva la
mano di Bridget Jones, e tutto lasciava pensare a un “e vissero per
sempre felici e contenti”. Tuttavia, nel 2013 è uscito un terzo
libro, “Mad About The Boy“, che vedeva
Marc buttarsi dalla finestra lasciando Bridget da sola a crescere
due figli. Fortunatamente, Bridget Jones’s
Baby non seguirà questa linea narrativa, ma sarà di
fatto una storia completamente nuova, collocata cronologicamente
tra il secondo e il terzo libro. Il ruolo di Darcy è stato
riassegnato a Patrick Dempsey, nel tentativo di
riempire il gigantesco vuoto lasciato da Hugh
Grant, mentre il film è stato scritto da Helen
Fielding e David Nicholls, e approderà in
sala il 22 Settembre del 2016.
Di seguito la sinossi ufficiale:
Sono passati 12 anni da quando Bridget Jones ha iniziato a scrivere
il suo diario. Continuano ora le avventure e le disavventure della
executive londinese ora arrivata alla soglia dei quarant’anni. In
Bridget Jones 3, Bridget decide di concentrarsi sul suo lavoro di
collaboratrice in un notiziario di punta, e di circondarsi di
vecchi e nuovi amici. Per una volta, Bridget ha tutto completamente
sotto controllo. Cosa potrebbe andare storto? La sua vita
sentimentale ha però una svolta quando Bridget incontra un
affascinante americano di nome Jack (Dempsey), tutto quello che Mr.
Darcy non è. In un improbabile colpo di scena, si ritrova in dolce
attesa, ma con un inconveniente…non è sicura dell’identità del
padre.
Il cast del film comprende
Will Smith, Edward Norton,
Keira Knightley, Michael Peña,
Naomie Harris, Jacob Latimore,
Kate Winslet e Helen
Mirren. La regia è stata affidata a David
Frankel. Il dramma, co-prodotto e co-finanziato
da Village Roadshow, racconta la storia di un
manager pubblicitario di New York (Smith) che
cade in depressione a seguito di una pesante tragedia. Per aiutarlo
a riprendersi, i suoi colleghi pensano a un piano decisamente non
convenzionale, i cui effetti sul protagonista risulteranno
imprevedibili e inaspettati.
Collateral
Beauty uscirà negli Stati Uniti il 16 dicembre
2016,in contemporanea con Rogue One – A Star
Wars Story, atteso primo spin-off della saga di
Star Wars con protagonista la candidata
all’Oscar Felicity Jones. Will
Smith è attualmente nei cinema italiani con
Suicide
Squad, il cinecomic di David
Ayer in cui l’attore recita al fianco di Margot
Robbie, Joel Kinnaman, Viola Davis e Jared Leto.
ComingSoon.net ci mostra in
esclusiva le prime immagini di Amanda Seyfried e
Clive Owen dal set allestito a
New York di Anon, il prossimo sci-fi
diretto da Andrew Niccol.
Il film è più propriamente un
thriller distopico in un’altmosfera fantascientifica e a dirigerlo
c’è che del genere se ne intende. Niccol ha anche firmato la
sceneggiatura e torna a lavorare con la Seyfried dopo
In Time.
Anon
racconta di un detective che vive in un mondo dove privacy e
anonimato non esistono. Quando scopre che esiste una donna senza
impronte digitali registrate virtualmente, capisce che c’è qualcosa
che non va e si mette sulla pista di un gigantesco crimine in
atto.
Il film sarà prodotto dallo stesso
Niccol e da Oliver Simon
e Daniel Baur per la K5 Film.
Vedremo Clive Owen anche
nell’atteso Valerian di
Luc Besson. Amanda Seyfried è
attualmente impegnata nelle riprese di Twin
Peaks.
La Universal ha diffuso on-line il trailer italiano
ufficiale del nuovo capitolo della saga horror di The
Ring. Si tratta di Rings,
terzo capitolo del franchise che arriverà nelle sale italiane il 10
novembre 2016.
Di seguito il trailer:
Il film è diretto da F.
Javier Gutiérrez ed è basato su una sceneggiatura di
Akiva Goldsman, David Loucka e Jacon Aaron
Estes.
La storia ha per protagonista il
personaggio di Alex Roe, Holt, che si allontana dalla sua ragazza
(Matilda Lutz) dopo aver visionato la celebre
videocassetta per cui è nota la serie. Del cast fanno parte
anche la star di The Big Bang TheoryJohnny Galecki, Aimee Teegarden, Laura Wiggins, Zach
Roerig, Andrea Powell, Brandon Larracuente, Dave Blamy
e Surely Alvelo.
Di seguito la sinossi ufficiale:
Una giovane donna comincia a
preoccuparsi per il suo ragazzo quando lo vede interessarsi ad
un’oscura credenza intorno ad una misteriosa videocassetta che si
dice uccida dopo sette giorni chi la guarda. Si sacrifica per
salvare il suo ragazzo e nel farlo scopre qualcosa di orribile: c’è
un “film dentro il film” che nessuno ha mai visto prima…
Il primo film della saga era un
nuovo adattamento del romanzo Ring di Koji Suzuki, nonché
remake del film Ring di Hideo Nakata del 1998.
La 20th Century Fox ha diffuso
online due clip da La casa dei bambini speciali di Miss
Peregrine di Tim Burton, film che
arriverà nelle nostre sale il prossimo 15 dicembre.
Potete vederle di seguito:
La casa per bambini
speciali di Miss Peregrine: il trailer italiano
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Il sedicenne Jacob Portman
(Asa Butterfield) e suo nonno Abraham sono gli
unici sopravvissuti alla tragedia che ha distrutto la lora famiglia
ebrea polacca. Il nonno è tormentato dagli incubi e Jacob decide di
indagare. La sua ricerca lo porta a scoprire il segreto racchiuso
tra le mura della casa in cui, decenni prima, avevano trovato
rifugio il nonno Abraham e altri piccoli orfani scampati all’orrore
della Seconda guerra mondiale. Soltanto in quelle stanze
abbandonate e in rovina, rovistando nei bauli pieni di polvere e
dei detriti di vite lontane, Jacob può realmente stabilire se i
ricordi del nonno, traboccanti di avventure, di magia e di mistero,
erano solo invenzioni buone a turbare i suoi sogni notturni o se,
invece, erano la realtà. La casa di Miss Peregrine (Eva
Green) accoglieva bambini speciali, dotati di poteri
straordinari. Forse sono ancora vivi.
Il regista Tim
Burton ha descritto il personaggio di Eva
Green, Miss Peregrine come “una spaventosa Mary
Poppins“, la donna che protegge i bambini speciali ed è capace
di trasformarsi in uccello.
Nel cast del film figurano, oltre ad
Eva Green e Asa Butterfield,
Chris O’Dowd, Ella Purnell, Judi
Dench, Samuel L. Jackson e
Terence Stamp. La sceneggiatura è curata da
Jane Goldman. La pellicola sarà prodotta
da Chernin Entertainment e distribuita da 20th Century Fox.
L’uscita del film è prevista per il 30 settembre 2016 negli
USA.
Come molto spesso accade nei reboot,
anche per Power Rangers i fan si
aspettano di vedere all’interno del nuovo adattamento
cinematografico la presenza del cast della serie originale (fatta
eccezione naturalmente per Thuy Trang,
l’interprete del Power Ranger Giallo, scomparsa in un incidente
d’auto nel lontano 2011).
Sfortunatamente, non sarà così. In
una recente intervista, infatti, Walter Emanuel
Jones, interprete del Power Ranger Nero nella serie tv, ha
dichiarato che nessuno dei membri del cast dello show apparirà nel
reboot.
Queste le sue parole:
“Sfortunatamente non siamo stati
invitati a prendere parte al progetto. La cosa mi confonde
alquanto, però non posso negare di essere eccitato all’idea di
vedere il nuovo film”.
Jason, Trini, Zack, Billy e
Kimberly, ovvero, Austin St. John, Thuy Trang, Walter
Jones, David Yost e Amy Jo Johnson
avranno il volto di Dacre Montgomery
(Betrand The Terrible), Naomi
Scott (The Martian),
Ludi Lin (Marco Polo),
RJ Cyler (Me And Earl And The Dying
Girl) e Becky Gomez
(Empire). Elizabeth Banks sarà Rita Repulsa.
Bryan Cranston presta il suo volto a
Zordon.
Ecco la trama:
Power Rangers segue cinque ragazzi delle
superiori, piuttosto ordinari, che devono diventare qualcosa di
straordinario quando scoprono che la loro piccola città, Angel
Grove, insieme a tutto il mondo, è minacciata da una potenza
aliena. Scelti dal destino, i nostri eroi capiranno presto che sono
gli unici che possono salvare il pianeta. Ma per farlo, devono
imparare a gestire la loro vita di tutti i giorni con l’essere un
Power Ranger.
Il 12 aprile 2016 a Vancouver sono
cominciate le riprese del reboot sui Power
Rangers, film diretto da Dean
Israelite e scritto da Ashley Miller e
Zack Stenz, che hanno all’attivo le sceneggiature
di X-Men L’Inizio e di
Thor.
Presidente della Giuria Opera Prima
a Venezia 73, Kim Rossi Stuart presenta alla Mostra anche il
suo secondo film da regista, Tommaso,
nella sezione Fuori
Concorso.
Dopo una lunga relazione Tommaso
riesce a farsi lasciare da Chiara, la sua compagna. Ora ad
attenderlo pensa ci siano una sconfinata libertà e innumerevoli
avventure. È un attore giovane, bello, gentile e romantico, ma
oscilla perennemente tra slanci e resistenze e presto si rende
conto di essere libero solo di ripetere sempre lo stesso copione:
insomma è una “bomba innescata” sulla strada delle donne che
incontra. Le sue relazioni finiscono dolorosamente sempre nello
stesso modo, tra inconfessabili pensieri e paure paralizzanti.
Questa sua coazione a ripetere un giorno finalmente s’interrompe e
intorno a lui si genera un vuoto assoluto. Tommaso ora è solo e non
ha più scampo: deve affrontare quel momento del suo passato in cui
tutto si è fermato.
Tommaso è
il tentativo di realizzare un autoritratto sincero di un momento
della vita in cui si fanno i conti con il passato e con il futuro.
E se nelle intenzioni e nella struttura psicologica e narrativa del
film questo traspare con solida funzionalità, di fronte alla
continua esagerazione nei toni degli attori risiede il punto
debole, la falla che fa crollare tutto il racconto. Kim Rossi Stuart regista
prova a mettere in scena, anche con interesse, un mondo interiore
tormentato, un trauma, un’affettività condizionata ma facendolo
esagera i toni, creando l’effetto di involontario grottesco che
stona con alcuni momenti drammatici del film o anche con le
disturbanti sequenze oniriche, che non risparmiano immagini anche
un po’ forti.
L’impressione generale è che la
scelta dei toni adottati non abbia funzionato, con un’altalena
emotiva che travolge e consegna allo spettatore una sensazione di
spaesamento che non deriva dalle scene oniriche che entrano in
gioco con irruenza nella narrazione lineare, ma dall’eccesso nella
recitazione di tutto il cast (e quindi immaginiamo nella direzione
degli attori).
Sono passati due anni dal successo
di Anime
Nere, film che Francesco Munzi presentò in
concorso proprio alla 71esima edizione della Mostra del Cinema e
che lo scorso anno gli ha fatto guadagnare ben nove David
di Donatello (incluso Miglior Film e Miglior Regia).
Adesso, il regista e sceneggiatore
romano torna protagonista del fuori concorso di Venezia
73 con il documentario Assalto al
Cielo, pellicola che racconta uno dei momenti più
complessi della storia italiana, ossia il periodo delle lotte
politiche extraparlamentari tra la fine degli anni ’60 e la fine
degli anni ’70.
Montato esclusivamente con immagini
di repertorio, il film d’archivio di Francesco Munzi si rivela
un’opera magistralmente orchestrata nella sua volontà di volersi
palesemente astenere da qualsiasi tipo di giudizio sulle azioni che
hanno caratterizzato quel periodo della nostra storia fatto di
sogni e speranze, ma anche di violenza e sangue.
Diviso in tre momenti, il lavoro di
Munzi si contraddistingue per una scelta oculata e ben precisa di
omettere volontariamente il materiale più istituzionale e
“manipolato” per dare ampio spazio alla voce degli uomini e dei
ragazzi che di quelle lotta e di quelle rivoluzioni furono assoluti
protagonisti, offrendo quindi allo spettatore la possibilità di
rivivere un pezzo di storia italiana attraverso uno sguardo
interno, riconoscibile, capace di rievocare tutta una serie di
sentimenti contrastanti.
Particolarmente interessante
risulta la scelta da parte del regista di servirsi di due
intermezzi attraverso i quali invitare il pubblico a sfruttare i
momenti di pausa per discutere sulle immagini che ha appena visto.
Inoltre, la brevità del documentario (appena 78 minuti)
contribuisce a rendere l’intero lavoro compatto e scorrevole.
Francesco Munzi
mette insieme parole e immagini, ma soprattutto memorie e
suggestioni, per dare nuovamente voce ad uno dei capitoli più
dolorosi del dopoguerra italiano. Assalto al
Cielo prova ad andare oltre la mera forma antologica
per permettere sia alle vecchie che alle nuove generazioni di
riflettere in maniera del tutto personale su un momento storico che
crediamo erroneamente lontano, ma le cui conseguenze incidono
ancora oggi sul nostro Paese.
Sono stati diffusi i
concept originali di Groot in Guardiani della
Galassia. Il personaggio, che rivedremo in
Guardians of the Galaxy Vol. 2 nella sua
versione baby, era alquanto diverso nel progetto originale. Potete
vedere un’immagine di seguito:
In Guardians of the
Galaxy Vol. 2, che arriverà al cinema nel 2017,
torneranno sicuramente Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave
Bautista e in veste di doppiatori Vin
Diesel e Bradley Cooper.
Confermati anche il Collezionista
(Benicio Del Toro), Yondu (Michael
Rooker) e Nebula (Karen Gillan). Tra le
new entry Pom Klementieff, Kurt Russell, Elizabeth
Debicki, Tommy Flanagan e Chris
Sullivan.
Al ritmo di una nuova,
fantastica raccolta di brani musicali (Awesome Mixtape #2),
Guardiani della Galassia Vol. 2, racconta le nuove avventure dei
Guardiani, stavolta alle prese con il mistero che avvolge le vere
origini di Peter Quill. Vecchi amici e nuovi alleati, oltre ai
personaggi preferiti dai fan verranno in aiuto ai nostri eroi
mentre l’Universo Cinematografico Marvel continua ad
espandersi.
Buongiorno a tutti, oggi inizio
mettendo qualche puntino sulle i sulle polemiche di questi giorni,
e poi vorrei rivolgermi direttamente alle lettrici del blog, perché
lo sapete, un post a festival è dedicato a voi. Anche questo blog
ha bisogno di un tocco di femminile, di qualche chiacchiera tra
donne, ma soprattutto ho bisogno della vostra solidarietà su quello
che accade qui a Venezia.
Intanto partiamo col dire una cosa,
e questa valida per tutti.
Al lido si sta tenendo la
Mostra Internazionale d’Arte CinematograFICA, e
insomma stetece, vi chiediamo venia se solo quest’anno ci siamo
ricordati il vero senso da dare a questa kermesse, ma meglio tardi
che mai, no? Se si chiama così è inutile scandalizzarsi se ci sono
ragazze che sfilano vestite con il costume che ti mette l’estetista
quando fai la ceretta all’inguine. E’ così, un po’ ce deve sta, per
folklore. A Roma il festival si chiama Festa del Cinema di Roma,
quindi prendetevela con gli organizzatori, ma smettetela di fare
gli indignati che non mi sembra proprio il caso, ci sono cose
peggiori nella vita da sopportare e a tal proposito se volete vi
passo il numero del mio ginecologo così capite a cosa mi
riferisco.
Mi rivolgo soprattutto ai
maschietti, che ho percepito ancora più accaniti verso questa
faccenda, prendetela bene, e non sentitevi esclusi. Potete fare due
cose: o mettervi anche voi un costume da
Borat e farve una vasca per il lungomare,
oppure smetterla di fare i leoni da tastiera contro ogni cagata
mediatica che succede. Ma ancora ve turbate?
Detto questo, ragazze, oggi vi parlo
dell’evento del giorno. La novità è che non parlo dello sbarco al
Lido di Rocco Siffredi (A quello ci pensa
Ang. Voci sicure affermano che per farlo scendere dalla lancia non
abbia usato nemmeno la passerella ma si sia esibito in un salto con
l’asta, tra una folla esultante in visibilio), ma di qualcosa di
ancor più sconvolgente. Mi riferisco al vero film antagonista del
documentario dedicato al re dei film porno, che gli organizzatori
del festival hanno piazzato guardaunpò la sera prima, e che si
chiama La regiòn salvaje. Entrando in
sala capisci da una manciata di secondi che il titolo ha poco a che
vedere con un documentario su un ritorno alla natura, o con un film
di denuncia verso il consumismo. Ti siedi in sala e per cento
minuti vedi solo scene di sesso spinte: anale, vaginale, orale,
lasciate spazio alla fantasia.
Quello che non sapete in realtà è
che il mondo dei film porno ha adesso un nuovo re indiscusso, ci
spiace Rocco, ma devi accettarlo, il protagonista di questa
pellicola ti ruba la scena.
Siete impazienti di sapere chi è,
vero? Tutto inutile, vive in un capanno sperduto nel niente, e per
appagarvi sessualmente dovete piacergli, perché altrimenti vi
perfora come uno scolapasta. Quando vuole fare del sesso vi chiama
a se in una maniera molto comoda: tu puoi stare seduto in salotto a
guardà Narcos, o in auto bloccato sulla
Colombo (non puoi sapere mai quando arriverà ‘la chiamata’,
eccheccazzo siete le prescelte, accontentatevi!) che si manifesta,
comoda e discreta, facendoti venì le fregole. Squirtando senza
ritegno, ti ritrovi così, benedetta tra le donne in questa
imbarazzante acqua santa, e non puoi fare altro che trovare il
primo mezzo di locomozione (se stai a Roma cazzi tuoi) possibile e
raggiungerlo, per trovare finalmente la pace dei sensi in un
rapporto sessuale dopo il quale perdi 10 kg e entri finalmente in
quel paio di jeans del 1985 che continui ostinatamente a non voler
buttare via. Ma a te non frega niente, praticare sesso con il
protagonista del film è un’attività totalizzante. Se hai la fortuna
di essere prescelta non riesci più a farne a meno, e la tua vita
perde di senso, perché, care amiche, vi troverete perennemente in
lotta con i vostri impulsi sessuali e nessun altro potrà mai
appagarvi così tanto.
Va bene, ve lo confesso. Chi è
questo Adone?
È un polipone de ‘na tonnellata, che
vive accartocciato su una trave.
Certo, ogni tentacolo corrisponde in
sostanza a un’appendice fallica sbavante, quindi in effetti il suo
charme va considerato anche alla luce di questo elemento.
Ma non trovate anche voi che
sia una storia bellissima? Non trovate anche voi un senso
metaforico sublime, in questo doppio livello di narrazione che
rimanda alla caducità dei rapporti umani, e al bisogno di
semplificazione massima?
Ma perché invece de lamentarvi che
non c’avete uno straccio d’omo non andate al supermercato nel
reparto pesce?
Se siete curiose non preoccupatevi,
il film (ovviamente) uscirà in 20 lingue diverse. In Italia, per
fare una cosa simpatica, stanno pensando di titolarlo
‘Polpo e patate’.
Venite numerose.
(Vì)
Oggi è stato il giorno della svolta,
del ribaltamento di carte in tavola, del colpo di scena. Oggi ho
gridato ‘tutto ha un senso’ come Samuel L. Jackson nel finale di
Unbreakable, quando scopre di essere un cattivo da fumetto e non un
inenarrabile coglione come era apparso fino a quel momento. Oggi ho
scoperto che quel poliziotto sfigato con le orecchie a sventola è
Robin, che lo zoppo con il parrucchino che manco Pippo Baudo è
Kaiser Soze, che Bruce Willis sa recitare meglio da morto che da
vivo, oggi m’hanno accoltellato la protagonista nella doccia dopo
manco un quarto d’ora, ho trovato la mamma mummificata e l’usciere
segaiolo che la interpreta con la parrucca da vecchia, ho capito
che l’Arca dell’Alleanza sono solo polvere e spiriti e che quel
tizio nero e lucido non è un cesso ma è ‘tuo padre’.
Insomma, ci siamo intesi. E’ stato
il giorno che ha dato un significato a questa mia moscia Venezia 73
passata dietro a una sezione collaterale e poco ricca di momenti
entusiasmanti. Tutto portava a oggi, a incontrare Rocco Siffredi,
protagonista sì di tanti pornazzi che hanno allietato le ore più
dure della mia adolescenza, ma anche del serio e ben costruito
documentario Rocco di Thierry Demaiziere
e Alban Teurlai, dove si mette a nudo… no aspe…
dove tira fuori… no dai…dove scarica….
E niente. Non se po’ fa. Quando
parli di Rocco tutto diventa equivoco, e quindi sticazzi (vedete?),
sia quel che sia, si va avanti, liberi da ogni imbarazzo e consci
di tutte le battute che arriveranno quando pubblicherai il tuo
personalissimo porno-selfie con il divo dell’hard per eccellenza.
Io davanti, lui dietro, poi. Figurati quello che potranno dire,
accompagnato da grottesche e grasse risate alternate a degli
‘harrrr’ che manco il Pirata Barbanera. ‘L’hai usato il bastone da
selfie?’. Harrr harrr harrr. ‘E’ stata una cosa lunga?’. Harrr
harrr harrr. ‘Il microfono ce lo avevi tu o lo ha messo lui?’.
Harrr harrr harrr. ‘Nascerà un’amicizia profonda?’. Harrr harrr
harrr.
Ma non conta, perché per me
sinceramente Rocco non è tanto diventato un mito per le dimensioni
del suo pene e per il numero di donne che si è rotolato nel corso
degli anni, ma per il suo senso dell’ironia mentre lo faceva. Uno
dei suoi film che preferisco – non mi chiedete il titolo, aveva a
che fare con ‘Dai spingimelo!’ – era una produzione francese, dove
lui interpretava un artista italiano che non toglieva mai il
cappellino dalla testa, per non perdere questa sua connotazione
nazionale. Ovviamente le donne gli cadevano ai piedi perché era
italiano, al grido di ‘Roccò, tu est très romantique’ mentre lui
sfondava loro rovinosamente ogni pertugio disponibile. Glie l’ho
detto e lui ha riso e giurava pure che il film se lo ricordava, pur
avendone fatti miliardi tutti tutto sommato confondibili.
Probabilmente era per gentilezza.
Che poi, credeteci, è
veramente un tipo simpatico e abbiamo parlato di cose serie: di
come si vive la famiglia, il rapporto con sua moglie, i suoi figli,
il senso di colpa e la necessità di domare i suoi demoni, ma tanto
so che non potrete fare a meno de dì qualche cazzata a sfondo porno
– non vi giudico, lo farei anch’io – sul ‘domare i suoi demoni’,
per cui meglio che vi riporto che mi ha raccontato di quando ha
costruito un galeone di origami col cazzo costringendo quattro
Geishe a passarci la cera con la lingua cantando nel contempo la
sigla di chiusura di Ken il Guerriero.
Comunque, alla fine il selfie
l’abbiamo fatto ed io ero emozionato come bambino che scarta un
pacco la mattina di Natale. Sì, lo so. Ho detto ‘scartare un
pacco’. Certo che siete fissati.
Probabilmente vi dovreste liberare
il cervello con il film che ha visto Vì, quello del polpo
multinerchia. Anzi, facciamo una cosa, chiediamo a Rocco di farci
un crossover. Una cosa tipo Batman v Superman, in cui i
due prima si scontrano e poi devono collaborare, quando scoprono di
che cosa è veramente capace Martha.
Ad un anno di distanza dal suo
La Loi du marché – presentato in concorso alla
scorsa edizione del Festival di Cannes – Stéphane
Brizé cerca di incantare il pubblico veneziano con
Une Vie, il suo nuovo dramma in costume.
Tratto dall’omonimo romanzo del
1883 di Guy de
Maupassant, il film narra la storia di Jeanne
(Judith Chemla), unica figlia del barone
Simone-Jacques Le Perthuis (Jean-Pierre
Darroussin) e di sua moglie Adelaide (Yolande Moreau), una
ragazza semplice ed ingenua che, dopo aver studiato in collegio per
anni, fa ritorno a casa e si prepara a prendere marito. Il suo
pretendente, il visconte Julien de Lamare (Swann
Arlaud), sembra un uomo gentile e sensibile e Jeanne
acconsente alle nozze. Soltanto più tardi scoprirà davvero cosa si
cela dietro la mite facciata del suo amato Julien.
La vita sofferta di una giovane
donna aristocratica, raccontata da Brizè, si trasforma presto in un
insopportabile melodramma, fin troppo melenso, tanto lento da
sembrare quasi immobile, che mette a dura prova la pazienza anche
degli spettatori più sensibili. I lunghi primi piani della
protagonista, la soffocante presenza della natura in ogni scena, i
violenti ed incomprensibili stacchi di montaggio – ad una scena
luminosa e rumorosa ne segue sempre una più scura e silenziosa –,
l’eccessiva retorica della sceneggiatura, sono tutti elementi che
contribuiscono a dilatare i tempi narrativi e a dare l’impressione
che il tempo trascorra molto più lentamente. Assistiamo per due
ore, inermi, al pietoso spettacolo della vita di Jeanne, che sembra
non poter mai trovare pace, senza purtroppo riuscire a provare
empatia per lei e le sue disavventure. Nonostante la presenza di un
marito fedifrago, di una madre bugiarda e di un figlio ingrato,
Jeanne è convita di poter costruire, fagocitando i peccati delle
persone che fanno parte della sua vita, la sua utopia, un mondo
dove la menzogna e il peccato non trovano posto e dove è soltanto
l’amore a governare indisturbato.
Il regista, più concentrato sui
dettagli della sua splendida location che suoi suoi personaggi,
trascura la narrazione trasformando con Une Vie il
film in una sorta di quadro in movimento; tutto è piatto,
quasi bidimensionale, senza accelerate o frenate brusche e i colpi
di scena, a causa di questo andamento così orizzontale, passano
inosservati senza produrre nessun effetto nello spettatore che
intanto continua a sbadigliare. Il meraviglioso romanzo di de
Maupassant fa quindi una pessima fine nella mani di Stéphane Brizé
che qui a Venezia non riesce a far innamorare il suo pubblico.
Eppure una domanda sorge spontanea: ma se l’adattamento
cinematografico di Une Vie fosse stato affidato ad un altro
regista, come Stephen Frears, abituato a gestire storie di
questo tipo, il risultato sarebbe stato lo stesso?
Tutti abbiamo amato l’esordio di
Sophie Turner nei panni di Jean
Grey in X-Men Apocalypse ma
sembra che l’attrice del Trono di Spade
non fosse la prima scelta per la Fox. Un concept del film,
realizzato in una fase iniziale della produzione, mostra infatti la
giovanissima Elle Fanning nell’iconico costume
giallo e blu della Fenice.
Con Bryan Singeralla regia e allo
script, in Apocalypsetornerà
anche Simon
Kinberga scrivere la
sceneggiatura che si baserà su una storia di Singer,
Kinberg, Michael
Dougherty e Dan Harris.
Inoltre ci sono anche già i
primissimi dettagli relativi alla trama del film: il film sarà
ambientato una decina di anni dopo Giorni di un
Futuro Passatoe rappresenta un passo successivo
nella storia. L’aver alterato la storia
nel film precedente ha causato delle reazioni imprevedibili e
incontrollate, e la nascita di un nuovo e potente nemico. Charles
(James McAvoy), Erik/Magneto
(Michael Fassbender), Raven/Mistica (Jennifer Lawrence) e Hank/Bestia
(Nicholas Hoult) saranno raggiunti da
Ciclope, Tempesta e Jean Grey e dagli altri X-Men per combattere
contro il formidabile menico, una antica e potente forza,
determinata a causare un’apocalisse come mai si è verificato nella
storia dell’umanità. Oscar Isaac è stato scelto per interpretare
Apocalisse. Al cast si aggiungono anche Sophie Turner(Jean
Grey), Tye
Sheridan(Ciclope), Alexandra
Shipp (Tempesta),Kodi
Smit-McPhee(Nightcrawler), Lana
Condor(Jubilee), Olivia
Munn (Psylocke).
X-Men
Apocalypse è arrivato il 18 maggio 2016 nelle sale
italiane.
Just Jared ha diffuso le prime
immagini dal set di Transformers The Last
Knight in cui vediamo il protagonista Mark
Wahlberg in compagnia di Laura
Haddock.
Si intitola
Transformers The Last Knight il quinto
capitolo della saga miltimilionaria della Hasbro portata al cinema
dal genio fracassone di Michael Bay. Anche se non si hanno
dettagli sulla trama, è probabile che l’ultimo cavaliere del titolo
sia proprio Optimus Prime che, come abbiamo scoperto in
Age of Extinction, appartiene ai
Cavalieri di Cybertron.
La storia ruoterà intorno a
Optimus Prime che scopre che è stato lui la causa della distruzione
di Cybertron. Per riportare ilpianeta in vita, avrà bisogno diun
misterioso artefatto, qualcosa che avrà a che fare con Merlino, il
mago di Re Artù.
Il sito aggiunge che Merlino ha
ricevuto i suoi poteri magici proprio da un Transformers e in
qualche modo l’artefatto in questione è legato a questa cosa. Anche
se non ci sono ulteriori dettagli, sembra quasi scontato che il
misterioso artefatto sia Excalibur, la prodigiosa spada di
Artù.
Per quanto riguarda invece i
personaggi, Bumblebee è ora il leader degli Autobot che fanno base
nelle Badlandsin South Dakota.
Anche i Dinobots torneranno insieme
a quelli che il sito chiama mini-dinobots. Conosceremo anche The
Creator, un nuovo Transformers inglese, Cogman che diventa una
Aston Martin e Squeaks che invece è una Vespa. Megatron intanto
sarà di nuovo un jet fighter.
Mark Wahlberg torna ad
interpretare Cade Yeager e sarà affiancato da Isabela
Moner nei panni di Izabella, protagonista femminile, e da
Jerrod Carmicheal, in un ruolo non specificato. Si
unisce al cast Laura
Haddock.
Transformers The Last
Knight uscirà nelle sale americane il 23 giugno 2017
e dovrà competere con Wonder Woman della Warner
Bros.
Il quinto capitolo sarà diretto
ancora una volta da Michael Bay su una
sceneggiatura di Art Marcum, Matt
Holloway (Iron Man) e
Ken Nolan (Black Hawk
Down).
Dopo il successo
di Anime nere, Francesco Munzi torna al Festival di Venezia
con Assalto al Cielo, un film che attraverso
un’immersione in alcuni dei più importanti archivi d’Italia (Luce,
Teche Rai, Archivio del Movimento operaio, Cineteca di Bologna…)
mostra immagini, energie, immaginario, di un taglio di tempo
eccezionale e complesso della nostra storia.
Costruito esclusivamente con materiale documentario di
archivio, il film racconta la parabola di quei ragazzi che
animarono le lotte politiche extraparlamentari negli anni compresi
tra il 1967 e il 1977 e che tra slanci e sogni, ma anche violenze e
delitti, inseguirono l’idea della rivoluzione, tentando l’
“Assalto al Cielo”.
Diviso
in tre movimenti come fosse una partitura musicale, il film esprime
il sentimento che oggi conserviamo di quegli anni, mescolando nelle
scelte del materiale e di montaggio, memoria personale, storia,
spunti di riflessione e desiderio di trasfigurazione.
Regia
Francesco Munzi montaggio Giuseppe Trepiccione
aiuto regia Icaro Lorenzoni ricerche d’archivio Nathalie
Giacobino archivi Archivio
storico Istituto Luce Cinecittà, Rai Teche,
Associazione Alberto Grifi, Archivio Audiovisivo del
Movimento Operaio e Democratico, Cineteca di
Bologna
Una
produzione Istituto
Luce Cinecittà in collaborazione con Rai Cinema
produzione esecutiva Maura Cosenza Una distribuzione
Istituto Luce Cinecittà
A Venezia 73 arriva fuori
concorso il film TOMMASO di Kim Rossi Stuart con
Kim Rossi Stuart, Camilla Diana, Jasmine Trinca e Cristiana
Capotondi.
Una
produzione Palomar con Rai
Cinema, in associazione
con Unicredit Factoringai sensi delle norme sul Tax Credit,prodotto da Carlo Degli Esposti.
SINOSSI: Dopo una lunga
relazione, Tommaso riesce a farsi lasciare da Chiara, la sua
compagna. Ora ad
attenderlo pensa ci sia una sconfinata libertà e innumerevoli
avventure. E’ un attore giovane, bello,
gentile e romantico ma oscilla perennemente tra slanci e resistenze
e presto si rende conto di essere libero solo di ripetere sempre lo
stesso copione: insomma è una “bomba innescata” sulla strada delle
donne che incontra.
Le sue
relazioni finiscono dolorosamente sempre nello stesso modo, tra
inconfessabili pensieri e paure paralizzanti.
Questa
sua coazione a ripetere un giorno finalmente s’interrompe e intorno
a sé si genera un vuoto assoluto. Tommaso ora è solo e non ha più
scampo: deve affrontare quel momento del suo passato in cui tutto
si è fermato.
Tommaso è cresciuto. Il
bambino di “Anche libero va bene” qui è diventato un uomo che
faticosamente e furiosamente cerca di liberarsi delle
conseguenze della sua storia.