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Il Diritto di opporsi: in home video il film con Michael B. Jordan

Il Diritto di opporsi, un dramma illuminante che porta sul grande schermo una delle storie più importanti del nostro tempo, con protagonisti Michael B. Jordan e i premi Oscar Jamie Foxx (“Ray”, “Baby Driver – Il genio della fuga”, “Django: Unchained”) e Brie Larson (“Room”, “Short Term 12” e “Captain Marvel”), arriva in DVD e Blu-Ray dal 10 settembre.

Il premiato regista Destin Daniel Cretton (“Il castello di vetro”, “Short Term 12”) ha diretto il film da una sceneggiatura che ha co-scritto, tratta dal pluripremiato best-seller di memorie ad opera di Bryan Stevenson.

Il Diritto di opporsi, il film

Il Diritto di opporsi si basa sulla vera storia, potente e stimolante, del giovane avvocato Bryan Stevenson (Jordan) e la sua storica battaglia per la giustizia. Dopo essersi laureato ad Harvard, Bryan avrebbe potuto scegliere fin da subito di svolgere dei lavori redditizi. Al contrario, si dirige in Alabama con l’intento di difendere delle persone condannate ingiustamente, o che non avevano una rappresentanza adeguata, con il sostegno dell’attivista locale Eva Ansley (Larson). Uno dei suoi primi casi, nonché il più controverso, è quello di Walter McMillian (Foxx), che nel 1987 viene condannato a morte per il famoso omicidio di una ragazza di 18 anni, nonostante la preponderanza di prove che dimostrano la sua innocenza, e il fatto che l’unica testimonianza contro di lui è quella di un criminale con un movente per mentire. Negli anni che seguono, Bryan si ritroverà in un labirinto di manovre legali e politiche, di razzismo palese e sfacciato, mentre combatte per Walter, e altri come lui, con le probabilità – e il sistema – contro. Disponibile in DVD e Blu-Ray in tutti i negozi e su Amazon.it

Michael Myers: 10 cose che non sai sul noto personaggio di film horror

È il 1978 quando gli spettatori dei cinema statunitensi si ritrovano a seguire gli spostamenti di un personaggio non meglio identificato. Condividendo il proprio punto di vista con il pubblico in sala, questi lo conduce attraverso le stanze di una silenziosa abitazione. Un coltello affilato viene preso da un cassetto, delle ripide scale vengono salite gradino dopo gradino fino al giungere nella stanza dove si trova un’ignara ragazza, prima vittima del mostro che ha ora un nome: Michael. Michael Myers.

Con Halloween – La notte delle streghe, capolavoro di John Carpenter, prende così vita quello che tutt’oggi è uno dei più famosi e spaventosi personaggi del cinema horror. Energumeno silenzioso e mascherato, Myers è una macchina infernale, il cui unico scopo è quello di uccidere senza pietà le proprie vittime. Protagonista di dieci film usciti tra il 1978 e il 2018, il personaggio continua ancora oggi a spaventare intere generazioni di spettatori. La saga a lui dedicata non è tuttavia ancora conclusa, e Myers tornerà presto a spargere sangue sul grande schermo.

Ecco 10 cose che non sai di Michael Myers.

Michael Myers maschera

Michael Myers: i film in cui compare

10. È il villain principale della saga a lui dedicata. Il personaggio di Michael Myers arriva al cinema con il film Halloween – La notte delle streghe, con protagonista Jamie Lee Curtis. Dato il grandissimo successo del film, nasce una vera e propria saga horror dedicata al personaggio. Egli torna così sul grande schermo come principale minaccia dei film Halloween II – Il signore della morte (1981), Halloween 4 – Il ritorno di Michael Myers (1988), Halloween 5 – La vendetta di Michael Myers (1989), Halloween 6 – La maledizione di Michael Myers (1995), con Paul Rudd, Halloween – 20 anni dopo (1998), con Michelle Williams, e Halloween – La resurrezione (2002).

9. Sono stati realizzati alcuni remake e sequel con il personaggio. Con Halloween – La resurrezione si è conclusa ufficialmente la serie di sequel, più o meno fortunati, del primo film. Nel 2007, invece, ha preso vita il primo remake dell’originale del 1978. Questo è intitolato Halloween – The Beginning, e segna un nuovo inizio per le vicende di Michael Myers al cinema. Il film ha poi avuto un sequel, intitolato Halloween II (2009). Nel 2018, tuttavia, con la benedizione di Carpenter, arriva al cinema Halloween. Questo si pone come sequel diretto dell’originale, ignorando gli eventi di tutti gli altri film realizzati nel corso del tempo. Questo viene annunciato come il primo capitolo di una nuova e conclusiva trilogia, che comprenderà dunque anche Halloween Kills (2021) e Halloween Ends (2022).

Michael Myers: gli attori del personaggio

8. Nick Castle è il suo più celebre interprete. Nel corso degli anni sono molti gli attori alternatisi nei panni del personaggio. Complice anche l’utilizzo della maschera, era infatti possibile affidarsi a persone diverse senza che la cosa fosse troppo evidente. Il più celebre di tutti, nonché l’originale, è però Nick Castle. Questi venne scelto per il ruolo quasi per caso, essendo un amico del regista trovatosi a curiosare sul set. Le indicazioni fornitegli da Carpenter per interpretare l’assassino furono minime, e l’attore venne pagato soltanto 25 dollari al giorno. Castle si è però sempre dichiarato legato al personaggio, e ne ha ripreso i panni in occasione del film del 2018.

7. È stato interpretato da un noto wrestler. Per i film Halloween – The Beginning e Halloween II, il ruolo di Myers è stato interpretato dall’attore Tyler Mane. Questi è in particolare noto per essere stato un wrestler nella federazione WCW con il nickname Nitro. Ad oggi, con i suoi oltre 2 metri di statura, Mane è il più alto attore ad aver dato vita al personaggio. Venne scelto proprio per questa sua caratteristica fisica, che permise di incutere reale timore negli altri attori del cast.

6. Quasi ogni film ha avuto un interprete diverso per il personaggio. Oltre a Castle e Mane, per gli altri film della saga sono stati contattati sempre attori diversi per dar vita al celebre assassino. Dick Warlock lo interpreta in Halloween II – Il signore della morte, mentre George Wilbur in Halloween 4 e Halloween 6. Don Shanks è invece Myers in Halloween 5, mentre in Halloween – 20 anni dopo il personaggio è interpretato da Chris Durand. Brad Loree gli dà invece vita in Halloween – La resurrezione. Nei nuovi film, invece, Castle alterna il personaggio con l’attore James Jude Courtney.

Michael Myers bambino

Michael Myers: la sua maschera

5. Vi è una buffa storia dietro la maschera del personaggio. Avendo a disposizione un budget estremamente ridotto, Carpenter dovette arrangiarsi in molti modi per metter su il suo film, andando quanto più possibile a risparmio. Fondamentale era però la scelta della maschera che avrebbe indossato il mostro. Nell’ideare questa, Carpenter raccontò di non essersi sprecato in riflessioni eccessivamente contorte. Il regista si recò semplicemente in un negozio di maschere, dove ne acquistò una del capitano Kirk, personaggio della saga di Star Trek. Questa venne poi colorata e gli occhi furono ingranditi. Nacque così la leggendaria e spaventosa maschera di Michael Myers.

Michael Myers in Dead by Daylight

4. È il personaggio di un noto videogioco. Michael Myers compare come personaggio giocabile nel videogioco Dead by Daylight, di genere survival horror. Qui è possibile vestire i suoi panni alla ricerca di sopravvissuti da uccidere brutalmente. Allo stesso tempo, è possibile assumere anche il ruolo di Laurie Strode, la giovane protagonista di alcuni dei film di Halloween, che si ritrova a dover scappare dal mostro. I due personaggi sono disponibili insieme alla mappa che riproduce la cittadina di Haddonfield.

Michael Myers: da bambino

3. La sua malvagità ha origini antiche. Il pubblico rimase particolarmente sconvolto nel vedere che il terribile omicida della prima sequenza del film del 1978 era un semplice bambino. Negli anni, tuttavia, l’infanzia di Michael Myers si è arricchita di dettagli che hanno permesso di ritrovare già nella sua tenera età i segni di quello che sarebbe diventato il minaccioso omicida. Il bambino, infatti, ha da sempre manifestato segni di squilibrio psichico, che negli anni sono andati accentuandosi. Approfondendo la storia della sua famiglia, si è poi scoperto che già il suo bisnonno era stato un terribile omicida, guidato probabilmente da antiche e malvagie forze oscure.

Michael Myers: la storia vera

2. Non è un personaggio realmente esistito. Per quanto nell’ideazione del personaggio Carpenter possa essersi ispirato a qualche reale serial killer, il personaggio di Michael Myers non è realmente esistito. Al regista venne infatti chiesto di ideare un nuovo personaggio horror che potesse funzionare al cinema, e fu così che egli arrivò a dar vita ad un essere apparentemente umano ma con aspetti mostruosi e sovrumani. Per il nome del personaggio, Carpenter scelse quello dell’omonimo distributore europeo che lo aveva aiutato a portare in sala il suo precedente film, Distretto 13 – Le brigate della morte.

Michael Myers l’altezza del personaggio

1. È un vero e proprio gigante. L’altezza complessiva di Myers non è mai stata realmente stabilita, e negli anni questa è anche parzialmente variata in base all’interprete che ne vestiva i panni. Nell’immaginario comune, ad ogni modo, il personaggio si è affermato come un vero e proprio gigante, la cui altezza, anche in relazione agli altri personaggi che lo circondano, supera facilmente i due metri. L’imponenza di Myers è infatti il suo aspetto più spaventoso.

Fonte: HalloweenMovie

 

 

Serena Rossi e Stefano Accorsi parlano di Lasciami Andare

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Serena Rossi e Stefano Accorsi parlano di Lasciami Andare

Serena Rossi e Stefano Accorsi sono i protagonisti di Lasciami Andare, il nuovo film di Stefano Mordini. Eccoli che raccontano il film in occasione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove viene presentato come film di chiusura.

Marco (Stefano Accorsi) e Anita (Serena Rossi) scoprono di aspettare un figlio. Finalmente un raggio di luce nella vita di Marco, messa duramente alla prova dal dolore per la scomparsa di Leo, il suo primogenito avuto con la prima moglie Clara (Maya Sansa).
Improvvisamente però, nella vita di Marco e della sua ex moglie, irrompe Perla (Valeria Golino), la nuova proprietaria della casa dove la coppia abitava fino al tragico incidente. La misteriosa donna sostiene di sentire costantemente una strana presenza e la voce di un bambino che tormenta sia lei che suo figlio. Marco si ritrova così combattuto tra i legami del passato e un futuro ancora da scrivere.

Wonder Woman 1984 posticipato, esce a Natale ad una settimana da Dune

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La Warner Bros ha posticipato l’uscita di Wonder Woman 1984 al giorno di Natale 2020. Lo studio, insieme alla Legendary Pictures, ha invece mantenuto invariata la data d’uscita di Dune, al 18 dicembre, appena una settimana prima del film di Patty Jenkins. La scelta, condizionata naturalmente dalla lenta riapertura delle sale dopo la chiusura totale della scorsa primavera/estate, posiziona due grossi blockbuster a distanza ravvicinata.

In Wonder Woman 1984, è rapido balzo fino agli anni ’80 nella nuova avventura per il grande schermo di Wonder Woman, che si troverà ad affrontare un nemico del tutto nuovo: The Cheetah. Sono iniziate le riprese del film che riprende le avventure della supereroina, dopo il primo film campione d’incassi della scorsa estate “Wonder Woman” della Warner Bros. Pictures che ha incassato 822 milioni di dollari al box office a livello mondiale. Come il precedente, anche “Wonder Woman 1984” sarà diretto dall’acclamata regista Patty Jenkins e la protagonista sarà ancora una volta Gal Gadot. Wonder Woman 1984” è ispirato al personaggio creato da William Moulton Marston e pubblicato nei fumetti dalla DC Entertainment.

Con il ritorno di Patty Jenkins alla regia e di Gal Gadot nel ruolo principale, “Wonder Woman 1984” è il seguito della Warner Bros. Pictures del primo film campione d’incassi sulla supereroina DC, “Wonder Woman” del 2017, che ha incassato 822 milioni di dollari a livello mondiale. Nel film recitano anche Chris Pine nel ruolo di Steve Trevor, Kristen Wiig nel ruolo di The Cheetah, Pedro Pascal in quello di Max Lord, Robin Wright nei panni di Antiope e Connie Nielsennei panni di Hippolyta

Venezia 77: il Leoncino d’Oro va a Nuevo Orden di Michel Franco

Venezia 77: il Leoncino d’Oro va a Nuevo Orden di Michel Franco

È stato assegnato venerdì 11 settembre alle ore 17.00 presso la Sala degli Stucchi dell’Hotel Excelsior, alla presenza di Alberto Barbera, Direttore della 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, Piera Detassis, Presidente Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello, Mario Lorini, Presidente ANEC e Mariella Andreatta, Presidente Comitato UNICEF Veneto, Maria Pia Ammirati, Presidente Istituto Luce – Cinecittà. La cerimonia di premiazione del Leoncino d’Oro, istituito da AGISCUOLA nel 1989 e quest’anno in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, con il Ministero dell’Istruzione, l’Accademia del Cinema Italiano Premi David di Donatello e l’Associazione Nazionale Esercenti Cinema.

Giunto alla 32° edizione, il Leoncino è divenuto nel tempo uno dei premi collaterali più importanti e significativi della Mostra del Cinema di Venezia. In questa particolare edizione i giovani giurati provenienti da tutta Italia hanno anche assegnato – in seguito ad un accordo siglato con il Comitato Italiano per l’UNICEF – il prestigioso premio Segnalazione Cinema For UNICEF, riconoscimento istituito dal Comitato Italiano per l’UNICEF presso la Mostra sin dal 1980.

Durante la cerimonia Il Premio Leoncino d’Oro della 77. Mostra d’arte cinematografica di Venezia è stato assegnato al film Nuevo Orden di Michel Franco alla presenza del regista, con la seguente motivazione:

Le disturbanti immagini di un futuro distopico si rincorrono in un violento crescendo che porta alla caduta della società nel baratro del caos. Per aver mostrato scenari inquietanti, proprio perché plausibili, per aver magistralmente diretto un’opera indispensabile, che si presenta come un severo monito per lo spettatore e per aver lanciato un messaggio universale sulla necessità di agire prima che sia troppo tardi.

La Segnalazione Cinema For UNICEF è stata assegnata al film Notturno di Gianfranco Rosi, presente alla premiazione, con la seguente motivazione:

“Le nitide istantanee di una guerra quotidiana, fatta di silenzi e di parole impossibili da pronunciare, raccontano una verità che esplode come assordanti colpi di fucile. Per aver mostrato una realtà dove anche i bambini parlano il linguaggio della sofferenza e aver riunito in un lungo viaggio interi territori accomunati dagli echi di un conflitto statico e senza fine.”

I vincitori del Leoncino d’Oro Agiscuola
1989 SCUGNIZZI  di Nanni Loy
1990 UN ANGELO ALLA MIA TAVOLA  di Jane Campion
1991 LA LEGGENDA DEL RE PESCATORE di Terry Gilliam
1992 UN CUORE IN INVERNO di Claude Sautet
1993 FILM BLU di Krzysztof  Kieslowski
1994 PRIMA DELLA PIOGGIA di Milcho Manchewski
1995 L’UOMO DELLE STELLE di Giuseppe Tornatore
1996 HOMMES FEMMES: MODE D’EMPLOI di Claude Lelouch
1997 OVOSODO di Paolo Virzì
1998 GATTO NERO GATTO BIANCO di Emir Kusturica
1999 JESUS’ SON di Alison MacLean
2000 I CENTO PASSI di Marco Tullio Giordana
2001 ABRIL DESPERAÇADO di Walter Salles
2002 L’UOMO DEL TRENO di Patrice Leconte
2003 BUONGIORNO, NOTTE di Marco Belloccio
2004 BINJIP – FERRO 3 di Kim Ki-duk
2005 SIMPATHY FOR LADY VENGEANCE di Park Chan-Wook
2006 EJPHORIJA (Euphoria) di Ivan Vyrypaev
2007 THE DARJEELING LIMITED di Wes Anderson
2008 IL PAPA’ DI GIOVANNA di Pupi Avati
2009 CAPITALISM: A LOVE STORY di Michael Moore
2010 LA VERSIONE DI BARNEY di Richard J. Lewis
2011 CARNAGE di Roman Polaski
2012 PIETA’ di Kim ki-Duk
2013 SACRO GRA di Gianfranco Rosi
2014 BIRDMAN di Alejandro G. Inarritu
2015 L’ATTESA di Piero Messina
2016 NA MLIJEČNOM PUTU (On the Milky Road) di Emir Kusturica
2017 THE LEISURE SEEKER (Ella & John) di Paolo Virzì
2018 WERK OHNE AUTOR (OPERA SENZA AUTORE) di Florian Henckel von Donnersmarck,
2019 IL SINDACO DEL RIONE SANITA’ di Mario Martone

GdA Director’s Award 2020 a KITOBOY (The Whaler Boy) di Philipp Yuryev

Tra i dieci film in concorso l’opera prima KITOBOY (The Whaler Boy) di Philip Yuryev è il vincitore del GdA Director’s Award 2020 nella diciassettesima edizione delle Giornate degli Autori.

L’opera è stata premiata dalla giuria presieduta dal regista israeliano Nadav Lapid e composta dai giovani europei del progetto 27 Times Cinema, ventisette spettatori provenienti ognuno da un diverso Paese dell’Unione Europea.

Tutte le riunioni di giuria sono state moderate da Karel Och, direttore del festival di Karlovy Vary, che ha condotto le discussioni accompagnando Lapid e i suoi giovani colleghi a decretare il vincitore.

Questa la motivazione con la quale hanno sostenuto la scelta: “Il vincitore del GdA Director’s Award è The Whaler Boy di Philipp Yuryev. Era uno dei tre film selezionati, assieme a Residue di Merawi Gerima, ritratto intimo e sperimentale della comunità black a Washington DC, e Conference di Ivan I. Tverdovskiy, analisi non convenzionale della paura e del dolore, ambientata in Russia durante una cerimonia in commemorazione di un attacco terroristico. La giuria ha ritenuto che The Whaler Boy di Yuryev fosse la prova cinematografica migliore, combinando il genere drammatico e quello comico, pur mantenendo una forte visione estetica. Questa opera prima del regista è una storia di “coming-of-age” che ritrae un mondo mai esplorato prima con tanta precisione e sapienza filmica. La decisione di avvalersi di attori non professionisti ha conferito maggiore autenticità e la giuria ha ritenuto che questo film meritasse di essere premiato.”

Il GdA Director’s Award ha un valore di 20.000 euro: metà destinata al regista, metà al venditore internazionale del film, per aiutarne la circolazione.

Leshka vive in un villaggio sperduto sullo Stretto di Bering che divide la Russia dagli Stati Uniti, tra il circondario autonomo della Čukotka e l’Alaska. È un adolescente ed è anche un cacciatore di balene, come la maggior parte delle persone nel paese. Da poco, è possibile accedere a Internet. L’unico momento di conforto per i ragazzi è diventata una video chat erotica che si interrompe continuamente. Il buffering, comunque, non impedisce di osservare giovani donne che vivono a migliaia di chilometri di distanza. Per tutti sembra essere poco più che un passatempo divertente, per Leshka invece si trasforma in una cosa seria quando si imbatte in una ragazza che gli cambia la vita. Al mattino presto, Leshka ruba un motoscafo, un binocolo e un arpione, e parte. Si prospetta un viaggio folle. Arriverà in Alaska?

Senza alcuna esperienza cinematografica, Philipp Yuryev (Mosca, 1990) è stato ammesso all’Università Statale Russa di Cinematografia. Con il suo primo cortometraggio realizzato durante gli studi, Utro drugimi glazami, si è aggiudicato numerosi premi internazionali. Eguale successo ha ottenuto con Vidoizmenennyy landshaft. Il suo film di diploma, Pesnya mekhanicheskoy ryby, è stato selezionato al Sundance e al Festival di Clermont-Ferrand. Kitoboy è la sua opera prima.

L’idea di questo film mi è venuta durante un viaggio nell’estremo nord della Russia, ricorda il regista, “Arrivati in un piccolo villaggio di pescatori, notammo che le donne più giovani erano partite per frequentare le scuole estive in città. Quell’esodo fu una vera tragedia per i ragazzi locali che dovettero trascorrere tre lunghi mesi da soli. Di fatto, circondati da una tundra senza fine, quei giovani furono totalmente abbandonati dalle donne, anche perché le ragazze del villaggio più vicino non potevano spostarsi per una semplice visita. La connessione alla Rete era scadente. L’unico modo per osservare delle ragazze era una video chat erotica che peraltro si interrompeva spesso. È stato proprio in quel momento che ho scritto la prima versione di questa storia. Ho deciso di trasferire la storia a Čukotka, in un piccolo villaggio popolato da cacciatori di balene. Il protagonista, Leshka, sperimenta i tipici problemi adolescenziali legati alla solitudine, il desiderio di trovare l’amore e il sentirsi incompreso dai suoi amici. Sono proprio esperienze del genere a rendere universale questa storia.”

Venezia 77: i Premi Francesco Pasinetti 2020

Venezia 77: i Premi Francesco Pasinetti 2020

Emma Dante con Le sorelle Macaluso, premiato anche per l’intero cast femminile, e Alessandro Gassmann, per la migliore interpretazione maschile nell’opera prima di Mauro Mancini Non odiare, in concorso alla SIC – Settimana Internazionale della Critica – sono i vincitori dei Premi Francesco Pasinetti 2020 assegnati alla Mostra di Venezia  dai Giornalisti Cinematografici SNGCI.

Lo annuncia il Direttivo del Sindacato che, come sempre, ha scelto i vincitori tra tutti i film italiani presentati nelle diverse sezioni, insieme ai componenti del suo Consiglio Nazionale accreditati alla Mostra.  Si tratta di scelte che confermano – pur di fronte alla qualità e alle originalità delle proposte italiane nelle diverse sezioni (e in particolare nella ‘rosa’ di scelte di Venezia 77) – la particolare attenzione che il Sindacato ha scelto di dedicare quest’anno soprattutto al cinema di fiction, anche per sostenere la ripresa del cinema in sala.

In un’edizione difficile che la Mostra 77 ha superato con successo, nonostante le difficoltà, i Giornalisti Cinematografici esprimono un particolare apprezzamento per l’attenzione che – tra i titoli delle diverse sezioni – la selezione ha quest’anno riservato al cinema del reale.  Sottolineano, in particolare, l’importanza che ancora una volta il Concorso, che  mai come quest’anno ha segnalato il talento femminile, abbia accolto l’eccellenza di un grande documentario come Notturno di Gianfranco Rosi e che la Mostra 2020 – fino alla selezione autonoma delle Giornate degli Autori e della Settimana Internazionale della Critica – e consegni alla storia di quest’edizione ‘miracolosa’,  di fronte alle difficoltà e ai rischi del Covid, un ventaglio di titoli che esprimono un’attenzione speciale alla cronaca e al sociale così come alla memoria del cinema.

Queste le scelte della Giuria:

 Premio Francesco Pasinetti al Miglior film

Le sorelle Macaluso di Emma Dante

 Premio Francesco Pasinetti per la Migliore interpretazione femminile

all’intero cast de Le sorelle Macaluso

(Venezia 77 – Concorso)

Premio Francesco Pasinetti per la Migliore interpretazione maschile

ad Alessandro Gassmann,  protagonista del film  Non odiare  di Mauro Mancini

(Settimana Internazionale della Critica)

I premi annunciati oggi al Lido saranno consegnati a Roma.

Venezia 77: a Notturno di Rosi il Green Drop Award 2020

Venezia 77: a Notturno di Rosi il Green Drop Award 2020

Al film “Notturno” di Gianfranco Rosi, in concorso alla 77a mostra del cinema di Venezia, è andato il “Green drop award” 2020 di Green Cross Italia, patrocinato dal ministero dell’Ambiente e dall’Enea. Ha ritirato il premio – la goccia di vetro di Murano realizzata dal maestro Simone Cedese che quest’anno contiene la terra di Forada, a testimonianza della catastrofe climatica che colpì il pianeta cinquantasei milioni di anni fa e monito a non ripeterla – la produttrice Donatella Palermo di Stemal Entertainment.

La cerimonia di premiazione si è svolta stamattina all’hotel Excelsior nella Sala della Fondazione dello Spettacolo, al Lido di Venezia. Sono intervenuti il presidente del Gse Francesco Vetrò, il responsabile documentari Rai Cinema Gabriele Genuino, Gianluca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologn, direttore generale ANEC Simone Gialdini, il presidente di Green Cross Italia Elio Pacilio, il direttore del Green drop award Marco Gisotti, il co-ideatore del premio Maurizio Paffetti.

“Secondo Bernard Tavernier, il primo film ad aver ripreso una catastrofe ambientale è un rullo dei fratelli Lumiere girato a Baku in Azerbaigian nel 1896, dove una torre petrolifera veniva avvolta dai suoi stessi fumi – si legge nella motivazione del premio. Nel film ‘Notturno’, in concorso alla 77a Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, vediamo sullo sfondo svettare le moderne torri estrattive figlie delle stesse industrie di oltre un secolo fa. Sono solo un paesaggio, ma molte immagini del film in concorso del regista Gianfranco Rosi, insieme alla documentazione diretta del dramma personale e politico dei suoi protagonisti, compongono un’opera la cui urgenza è incarnata nei principi che da sempre ci hanno mosso nell’assegnare il Green Drop Award alla produzione cinematografica che nel corso della Mostra ‘abbia interpretato i valori dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile, con particolare attenzione alla conservazione del pianeta e dei suoi ecosistemi per le generazioni future, agli stili di vita e alla cooperazione fra i popoli’. I giovani di tutto il pianeta invocano giustizia ambientale, giustizia sociale e diritti umani non più procrastinabili. Per vincere questa sfida e aprire gli occhi servono opere come ‘Notturno’ di Gianfranco Rosi. A lui e alla coraggiosa produzione va la nostra gratitudine e per queste ragioni il Green drop award 2020 viene assegnato al film”.

“Ringrazio anche a nome di Gianfranco Rosi per questo importante premio che mette al centro l’umanità. Lo stesso fa Rosi con il suo cinema capace di avvicinarci emotivamente a delle realtà nascoste nelle pieghe della grande Storia”, ha dichiarato Donatella Palermo, produttrice del film, ritirando il Premio.

Come ha affermato lo stesso Rosi – ha osservato il presidente Pacilio -, in ‘Notturno’ è raccontata la quotidianità di chi vive lungo il confine che separa la vita dall’inferno.  Se non agiamo ora contro i cambiamenti climatici, come ci ricorda la terra di Forada contenuta nella goccia di vetro di Murano di quest’anno che abbiamo consegnato alla produttrice del film, il futuro del pianeta potrebbe essere un inferno. Non c’è un piano B: dobbiamo agire tutti ora, per un futuro più sostenibile”.

Della giuria di questa nona edizione del “Green Drop Award” hanno fatto parte, oltre a Green Cross Italia, esponenti dell’Enea, del Gse, dell’Anec e delle Film Commission.

CHE COS’E’ IL GREEN DROP AWARD

Il Green Drop Award è il premio istituito da Green Cross Italia, ONG internazionale fondata da Mikhail Gorbaciov, e assegnato durante la Mostra del Cinema di Venezia al film in gara nella selezione ufficiale del festival che rappresenta meglio i valori ambientali e della cooperazione. La prima “goccia” è stata consegnata nel 2012. Quella 2020 è la nona edizione.

L’edizione 2020 è realizzata con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e di ENEA – Ente per le nuove tecnologia, l’energia e l’ambiente – e la collaborazione della Sardegna Film Commission.

Claudio Giovannesi: intervista al presidente di Giuria Opera prima De Laurentiis a Venezia 77

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E’ Claudio Giovannesi il presidente della giuria che, nell’ambito di Venezia 77, sarà incaricata di premiare la migliore opera prima della selezione ufficiale della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica edizione 2020. Ecco le sue parole sul suo lavoro e sul suo approccio al cinema, mentre ricorda la sua prima volta dietro alla macchina da presa.

L’ultimo film del regista, presentato al Festival di Berlino 2019 è La Paranza dei Bambini, apprezzato sia all’estero che in Italia, dove ha portato a casa diverse nomination ai David di Donatello 2020.

Pamela Anderson: 10 cose che non sai sull’attrice

Pamela Anderson: 10 cose che non sai sull’attrice

Entrata a far parte dell’immaginario collettivo grazie alla serie Baywatch, Pamela Anderson è tutt’oggi considerata una vera e propria sex symbol, capace di stregare con il suo fascino senza tempo. La sua figura con indosso il celebre costume rosso da bagnina è una delle immagini più celebri della televisione, che ha fatto sognare intere generazioni di spettatori.

Al di là dell’attività da modella e attrice, inoltre, la Anderson si è resa celebre per le sue numerose campagne in difesa dei diritti per gli animali, come anche dei suoi numerosi e turbolenti matrimoni. Con una vita tanto intensa come la sua, era infatti difficile che l’attrice non rimanesse ancora oggi in cima all’elenco dei nomi più chiacchierati di Hollywood.

Ecco 10 cose che non sai di Pamela Anderson.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Pamela Anderson instagram

Pamela Anderson: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in noti lungometraggi. L’attrice debutta al cinema con un piccolo ruolo in Rapina del Secolo a Beverly Hills (1991), per poi apparire in Snapdragon – Il fiore che uccide (1993), Soli contro il crimine (1994), Barb Wire (1996) e Trapped – Identità nascoste (1996). Torna al cinema nel 2002, ricoprendo il ruolo di sé stessa in Scooby-Doo, con Rowan Atkinson, per poi apparire in Scary Movie 3 – Una risata vi seppellirà (2003), Borat (2006), con Sacha Baron Cohen, e Superhero – Il più dotato fra i supereroi (2008), con Kevin Hart. Negli ultimi anni ha invece recitato in film poco conosciuti come Hollywood & Wine (2011), The People Garden (2016) e The Institute (2017), con James Franco. Nel 2017 è invece apparsa nel film Baywatch, con Dwayne Johnson, riprendendo il suo celebre ruolo.

9. È nota per i suoi ruoli televisivi. La Anderson intraprende la propria carriera in televisione recitando in alcuni episodi di serie come Babysitter (1990), Sposati con figli (1991), e Il tempo della nostra vita (1992). La consacrazione arriva però grazie alla serie Baywatch, dove recita dal 1992 al 1997 nel ruolo di C. J. Parker. Parallelamente, ha poi recitato in Quell’uragano di papà (1991-1997), e in seguito in V.I.P. Vallery Irons Protection (1998-2002), Baywatch – Matrimonio alle Hawaii (2003), Una pupa in libreria (2005-2006), Package Deal (2013) e Sur-Vie (2017).

8. Si è distinta come produttrice. Nel corso della sua carriera la Anderson non si è cimentata solo nella recitazione, ma ha anzi fatto valere il proprio solido status all’interno dell’industria per affermarsi anche come produttrice. Ha così intrapreso tale ruolo per la serie action comedy V.I.P. Vallery Irons Protection, di cui è stata anche protagonista, partecipando alla produzione di circa 77 episodi. Successivamente, ha supportato la serie Una pupa in libreria, a cui è stata molto legata. Negli ultimi anni ha invece prodotto il documentario This Changes Everything (2015), incentrato sulle problematiche del cambiamento climatico, e The Game Changers (2018), trattante l’utilizzo delle proteine da parte di vari atleti.

Pamela Anderson e Adil Rami

7. È stata sposata con il noto calciatore. Ad oggi la Anderson è stata sposata per ben cinque volte, e il più delle volte i suoi matrimoni sono durati particolarmente poco. Tra questi, è noto quello con il calciatore Adil Rami, quarto marito dell’attrice e noto per aver anche giocato nel Milan tra il 2014 e il 2015. I due si erano conosciuti nel 2017 e avevano in breve intrapreso una relazione che li ha portati al matrimonio nel 2018. Nel giugno del 2019, tuttavia, l’attrice annuncia tramite il proprio profilo Instagram la fine del rapporto con Rami, scrivendo di aver scoperto dei ripetuti tradimenti di lui.

Pamela Anderson è su Instagram

6. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram, dove possiede un account verificato seguito da 1,1 milioni di persone. Qui, con oltre duemila post, la Anderson è solita condividere suoi scatti da modella, più o meno recenti, e che provano l’indiscutibile fascino mai perso negli anni. Diversi sono però anche le immagini relative a momenti di svago, in compagnia di amici o colleghi, come anche i post contenenti curiosità sulle sue attività più recenti.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Pamela Anderson misure

Pamela Anderson in Baywatch

5. Non era ben vista dal protagonista della serie. Al momento di scegliere l’interprete che avrebbe dato vita al personaggio di C. J. Parker in Baywatch, il protagonista assoluto David Hasselhoff si dichiarò contrario al casting della Anderson. Questi, infatti, temeva che il seno prosperoso dell’attrice avrebbe finito con il distogliere l’attenzione degli spettatori dagli altri membri del cast. Fortunatamente, i produttori non gli diedero retta e affidarono il ruolo alla Anderson. Questa divenne poi uno dei personaggi più amati, ma i timori di Hasselhoff non si verificarono, e l’attore si scusò per aver esagerato a riguardo.

4. Avrebbe dovuto essere il personaggio d’azione della serie. I piani originali prevedevano che quello di C. J. Parker dovesse essere il personaggio femminile dedito ad azioni spericolate e grandi imprese. Anche per questo venne scelta la Anderson, la quale già di suo presentava un fisico molto allenato. Tuttavia, tale ruolo all’interno della serie venne lentamente affidato ai personaggi Stephanie Holden e Neely Capshaw. Ciò è dovuto dal fatto che la Anderson si ritrovò ad essere incinta nel 1995 e poi nuovamente nel 1997, e non potendo pertanto svolgere quanto inizialmente previsto.

3. Possiede ancora l’iconico costume. In recenti interviste, l’attrice ha rivelato di essersi portata a casa dal set il celebre costume rosso da bagnina che ha fatto sognare intere generazioni. La Anderson ha inoltre affermato di avere grande cura nei confronti di questo, e di indossarlo ancora di tanto in tanto in memoria dei bei tempi. In particolare, sembra essere solita utilizzarlo per farsi la doccia, o ancora per mostrarlo a quanti la vanno a trovare nella sua abitazione.

Pamela Anderson: le sue misure

2. È nota per il suo corpo formoso. Da sempre l’attrice è famosa anche per le generose curve del suo corpo, con misure come 91-60-92. Tale caratteristica le ha permesso di diventare una delle più popolari modelle degli anni Novanta. Celebri sono infatti le copertine di note riviste in cui appare più o meno vestita, e particolarmente nota è la sua collaborazione con Playboy. All’inizio della sua carriera, tuttavia, l’attrice si era sottoposta ad un intervento di mastoplastica additiva, arrivando però a rimuovere le protesi con un secondo intervento nel 1999.

Pamela Anderson: età e altezza

1. Pamela Anderson è nata a Ladysmith, in Canada. L’attrice è alta complessivamente 170 centimetri.

Fonte: IMDb

Birds of Prey in DVD, Blu-Ray e 4K UHD dal 10 settembre.

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Birds of Prey in DVD, Blu-Ray e 4K UHD dal 10 settembre.

Birds of Prey (e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn)”, il film di Cathy Yan con Margot Robbie (“Tonya”) protagonista che torna a vestire i panni di Harley Quinn, arriva in DVD, Blu-Ray e 4K UHD dal 10 settembre.

Affiancano Margot Robbie, Mary Elizabeth Winstead (“10 Cloverfield Lane”, “Fargo” in TV) nel ruolo di Huntress; Jurnee Smollett-Bell (“True Blood” della HBO) nei panni di Black Canary; Rosie Perez (“Fearless- Senza paura”, “Pitch Perfect 2”) in quelli di Renee Montoya; Chris Messina (“Argo”, “Sharp Objects” in TV) è Victor Zsasz; ed Ewan McGregor (“Doctor Sleep”, i film “Trainspotting”) è Roman Sionis. Fa il suo esordio sul grande schermo Ella Jay Basco, nel ruolo di Cassandra “Cass” Cain.

Birds of Prey, il film

Avete mai sentito la storia della poliziotta, dell’uccello canterino, della psicopatica e della principessa mafiosa? “Birds of Prey (e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn)”  è una storia contorta raccontata dalla stessa Harley, come solo lei sa fare. Quando il malvagio narcisista di Gotham, Roman Sionis, e il suo zelante braccio destro, Zsasz, prendono di mira la piccola Cass, la città viene messa sotto sopra per trovarla. Le strade di Harley, Huntress, Black Canary e Renee Montoya si incrociano, e l’improbabile quartetto non avrà altra scelta che allearsi per sconfiggere Roman.

Diretto da Cathy Yan da una sceneggiatura di Christina Hodson (“Bumblebee”), il film è basato sui personaggi della DC Comics. Margot Robbie ha anche prodotto la pellicola assieme a Bryan Unkeless e Sue Kroll. I produttori esecutivi del film sono Walter Hamada, Galen Vaisman, Geoff Johns, Hans Ritter e David Ayer. Disponibile in DVD, Blu-Ray, 4K UHD e Steelbook Blu-ray in tutti i negozi e su Amazon.it

MCU, Fase 4: i personaggi femminili più promettenti

MCU, Fase 4: i personaggi femminili più promettenti

Durante la Fase 1 dell’Universo Cinematografico Marvel, c’era solo una donna tra i Vendicatori e soltanto pochissimi altri personaggi femminili che potevano davvero considerarsi influenti all’interno dell’ampia narrazione. Nel corso degli anni, le cose sono cambiante e molte altre donne hanno avuto la possibilità di splendere sotto i riflettori e dimostrare il loro valore tanto come personaggi quanto come eroi.

Con Avengers: Endgame che lo scorso anno ha ufficialmente concluso la Fase 3 e, in generale, la Saga dell’Infinito, i fan sono ansiosi di vedere cosa hanno in serbo i Marvel Studios per il futuro. E sono proprio i personaggi femminili ad avere il maggior numero di occhi puntati addosso, dal momento che ci si aspetta che la tendenza al rialzo dell’ascesa al potere delle supereroine continui. Screen Rant ha stilato una classifica delle eroine che potrebbero avere un futuro ancora più promettenti della Fase 4:

Nebula

Dopo essere stata uno dei due soli personaggi del gruppo dei Guardiani della Galassia a sopravvivere allo schiocco di suo padre in Avengers: Infinity War, Nebula è diventata una sorprendente aggiunta al team dei Vendicatori durante il time heist di Avengers: Endgame. Quando hanno riportato indietro tutti quelli persi a causa dello schiocco, Nebula si unisce ai Guardiani e a Thor nelle loro avventure nello spazio.

Dal momento che Guardiani della Galassia Vol. 3 potrebbe arrivare anche dopo la Fase 4, il futuro di Nebula nel MCU non è ancora chiaro, ma è certo che non ha più bisogno di essere limitata ai film sui Guardiani. Potrebbe anche apparire in Thor: Love and Thunder insieme al suo nuovo compagno di squadra, o è anche possibile che, dopo aver formato un’alleanza al limite dell’amicizia con Tony Stark durante il tempo trascorso nello spazio, possa essere coinvolta in qualche modo con la sua ex squadra. 

Yelena Belova

Il tanto atteso film solista di Natasha Romanoff, Black Widow, dovrebbe uscire a Novembre ed inaugurare ufficialmente la Fase 4. È noto da tempo che nel film ci sarà anche Yelena Belova, con la regista Cate Shortland che recentemente ha confermato che il film vedrà Natasha passare il testimone al personaggio di Florence Pugh, che diventerà la nuova Vedova Nera del MCU.

La rappresentazione di Vedova Nera nel MCU, sebbene acclamata per certi aspetti, è stata anche pesantemente criticata per essere stata troppo spesso messa da parte, ma anche per essere stata eccessivamente sessualizzata e sminuita rispetto agli altri Vendicatori originali (cosa evidente anche dal fatto che il suo film da solista – atteso da tempo – non è stato rilasciato fino alla morte del personaggio avvenuta in Avengers: Endgame). Possiamo quindi dedurre che Black Widow, al di là se renderà o meno giustizia al personaggio di Natasha, potrebbe sicuramente essere un buon inizio per la lunga carriera nel MCU di Yelena (o almeno, ce lo auguriamo!).

Valkyria

Dopo che Avengers: Endgame ci ha mostrato Thor in uno stato tutt’altro che stabile, alla fine del film lo abbiamo visto lasciare il suo posto di Re di Asgard alla guerriera Valkyria. I due avevano combattuto fianco a fianco contro Hela in Thor: Ragnarok, e già all’epoca sembrava che l’eroina stesse mantenendo gli affari della Nuova Asgard in assenza di un sovrano più presente a se stesso.

È stato anche teorizzato che Valkyria avrebbe assunto il titolo di Dio del Tuono prima che fosse ufficializzato che sarà la Jane Foster di Natalie Portman a diventare Mighty Thor. Fortunatamente, Tessa Thompson è già stata confermata in Thor: Love and Thunder.

Sharon Carter

Introdotta in Captain America: The Winter Soldier come vicina di Steve, poi come Agente 13 dello SHIELD che era stata incaricata di tenerlo d’occhio, c’era ancora un’altra bomba sul “non un’infermiera” Sharon che doveva ancora venire. Al funerale di Peggy Carter in Captain America: Civil War, Sharon pronuncia il suo elogio e rivela di esserne la nipote.

Nonostante Steve la lasciò indietro negli anni ’40, Peggy avrebbe continuato ad impegnarsi per lasciare la sua eredità. La sua memoria è stata influente su tutto l’arco narrativo di Steve, ma la cosa più importante è che Peggy è diventata non solo una delle fondatrici dello SHIELD, ma anche uno dei suoi primi direttori. La tardiva rivelazione della relazione di Sharon con una figura così importante nel MCU potrebbe indicare che gli sceneggiatori hanno dei piani più grandi per lei in futuro, il che sembra ancora più probabile considerando il suo ruolo che avrà nella serie The Falcon and the Winter Soldier.

Pepper Potts

Nessuno può mettere in dubbio l’enormità del contributo di Iron Man al MCU, ma qualcuno che forse è stato trascurato è la donna che è stata al suo fianco per tutto questo tempo. Dal primo Iron Man fino ad Avengers: Endgame, Pepper goffre supporto a Tony attraverso la creazione della sua identità di supereroe, ma anche per quanto riguarda la formazione degli Avengers e le conseguenze dello schiocco di Thanos, durante il quale i due hanno anche una bambina.

Sebbene il MCU l’abbia finora mostrata solo in relazione al suo capo (e, in seguito, marito), la Fase 4 sarebbe l’opportunità perfetta per mostrare Pepper come personaggio indipendente. Il debutto del suo alter ego Rescue in Endgame rende la cosa ancora più interessante, in quanto adesso ha tutte le carte in regola per diventare un supereroe a pieno titolo.

Shuri

Dopo il finale di Avengers: Infinity War, è stato confermato che Shuri, insieme a suo fratello T’Challa, è rimasta vittima dello schiocco di Thanos. Nonostante la sua età relativamente giovane, Shuri era impressionante non solo per il suo lignaggio reale, ma anche come direttrice del Wakandan Design Group, il programma di innovazione scientifica della nazione che, sotto la sua guida, divenne la residenza di alcune delle tecnologie più avanzate nel mondo.

Suki ha mostrato quale ruolo strumentale ha assunto in Wakanda grazie a Black Panther e  anche ad Infinity War. È probabile che giocherà un ruolo chiave anche nel ripristinare Wakanda dopo il suo ritorno in Avengers: Endgame, o magari nel sequel del cinecomic di Ryan Coogler, vista la tragica scomparsa di Chadwick Boseman.

Okoye

A differenza di Shuri, Okoye è sopravvissuta allo schiocco di Thanos. Tuttavia, dal momento era in giro per affrontare le conseguenze di Avengers: Infinity War e per collaborare con i Vendicatori per cercare di riportare indietro coloro che erano scomparsi, il Generale potrebbe essere ancora più determinante nel futuro di Wakanda.

Dopo il suo debutto in Black Panther, che l’ha mostrata come abile comandante e inestimabile alleata di T’Challa e l’ha resa uno dei personaggi  preferiti dai fan, ci si aspetta che interpreterà un ruolo ancora più grande nel sequel e possibilmente in altri film sui Vendicatori. 

Jane Foster

Nonostante sia stato riconosciuta come l’interesse amoroso di Thor, il brillante astrofisico Jane Foster non è stato più avvisto dal suo secondo film in solitaria, Thor: The Dark World, tranne un breve cameo in Avengers: Endgame. Jane, tuttavia, tornerà per un ruolo importante in Thor: Love and Thunder, durante il quale – alla fine – assumerà il ruolo di nuovo Dio del Tuono e difensore di Asgard.

Poco ancora è stato ancora rivelato su come avverrà questo passaggio di eredità, ma alcuni fan ipotizzano che il film di Taika Waititi le darà un particolare arco comico, e che Jane potrebbe anche diventare una Valchiria. Sebbene non sia stato confermato, la maggior parte dei fan è entusiasta all’idea di rivedere Jane nel MCU dopo la sua lunga assenza. 

Scarlet Witch

Fin dalla sua introduzione alla fine di Captain America: The Winter Soldier, e dal suo debutto formale in Avengers: Age of Ultron, Wanda ha fatto girare la testa sia ai fan che agli altri personaggi. Con le abilità fornite dalle Gemme dell’Infinito, è uno dei personaggi più potenti che abbiamo mai incontrato nel MCU. Sebbene sia giovane e sia stata probabilmente poco sfruttata finora nella serie di film, si prevede che Wanda giochi un ruolo molti più importante nelle fasi imminenti.

Una nuvola di mistero circonda ancora il suo show su Disney+, WandaVision, ma sappiamo che la serie la vedrà ritornare formalmente nel ruolo di Scarlet Witch. Inoltre, sappiamo che il personaggio avrà un ruolo di rilievo anche in Doctor Strange in the Multiverse of Madness.

Captain Marvel

Al suo debutto tra Avengers: Infinity War ed Avengers: Endgame, Carol Danvers sembrava quasi uscita dal nulla. Tuttavia, Captain Marvel ha mostrato quanto sia stata importante per la formazione degli Avengers. La sua apparizione in Endgame, soprattutto nella resa dei conti finale, dimostra il potere che Carol può portare alla squadra e quanto sarà una risorsa preziosa per la prossima ondata di Vendicatori.

È in corso un sequel di Captain Marvel, con lo studio che ha già trovato uno sceneggiatore in Megan McDonnell e un regista in Nia DaCosta. L’uscita del film è prevista per il 2022.

Jasmine Trinca racconta l’esordio alla regia a Venezia 77

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Jasmine Trinca racconta l’esordio alla regia a Venezia 77

Jasmine Trinca racconta la sua esperienza da regista per il cortometraggio Being My Mom con Alba Rohrwacher e la piccola Maayane Conti.

In una torrida giornata d’estate, in una Roma deserta, una madre e una figlia camminano senza sosta, trascinando una grande valigia. Si cercano, si sfuggono, sembrano ribaltare continuamente i propri ruoli naturali. Finché, in un solo gesto, si disvela davanti a loro l’epifania inaspettata di quell’amore.

BMM – Being My Mom è una passeggiata metaforica nell’esistenza di due donne, una madre e una figlia, due protagoniste che protagoniste non sono se non della loro vita. Le osserviamo con sguardo accidentale, creature che partecipano dell’esistenza, inessenziali al mondo, essenziali l’una per l’altra. Un’indagine sulle strade luminose e oscure della maternità e di ogni figliolanza.

Nello scegliere le due attrici, la giovane Maayane Conti racchiude nei suoi occhi tutta la meraviglia del mondo così come un residuo di selvaticità resistente ai tempi moderni che molto mi ricorda me bambina. Mentre Alba Rohrwacher… che dire… è un’attrice eccezionale, libera, pazza, malinconica. Una Buster Keaton con la sensualità di una pantera. Che grazie al suo talento generoso mi ha permesso di riabbracciare mia madre.

La Piazza della mia Città, una clip in esclusiva

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La Piazza della mia Città, una clip in esclusiva

Arriva in sala il 17 settembre La Piazza della mia Città, di Paolo Santamaria, con Lo stato Sociale, e con la partecipazione di Morandi, Carboni, Gioli tra gli altri. Ecco una clip in esclusiva dal film.

https://www.youtube.com/watch?v=yZsHfn96FXw&feature=youtu.be

Bologna, giugno 2018. Il concerto in Piazza Maggiore de Lo Stato Sociale, la band che ha portato l’indie italiano sul palco del Festival di Sanremo, diventa la colonna sonora per raccontare una delle piazze più iconiche d’Italia e la città magica che si muove intorno. Grazie ad un cast di star di primissimo piano del mondo dello spettacolo, la musica diventa protagonista di un indimenticabile documentario diretto da Paolo Santamaria che racconta aneddoti, curiosità e ricordi legati a Bologna, alla storia d’Italia e ai suoi personaggi.

Neve Campbell torna nei panni di Sidney Prescott per Scream

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Neve Campbell torna nei panni di Sidney Prescott per Scream

Neve Campbell ritorna in SCREAM, nell’iconico ruolo di Sidney Prescott protagonista dei quattro film precedenti della fortunata serie cinematografica che ha incassato oltre 600 milioni di dollari in tutto il mondo. Campbell si unisce ai membri del cast già annunciati, David Arquette e Courteney Cox che torneranno nei panni di Dewey Riley e Gale Weathers, così come ai nuovi membri del cast Jack Quaid (“The Boys”), Melissa Barrera (“In The Heights”) e Jenna Ortega ( “Tu”). Questo nuovo capitolo, prodotto da Paramount Pictures, sarà distribuito al cinema da Eagle Pictures nel 2022.

“Non vedo l’ora di ricominciare nel ruolo di Sidney Prescott e tornare a Woodsboro – ha detto l’attrice – . I produttori e il cast tecnico hanno mostrato un tale amore per il franchise che non potevo non esserci”. Scream è diretto da Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett del gruppo di registi Radio Silence, il film nasce da una sceneggiatura di James Vanderbilt (Murder Mystery, Zodiac, The Amazing Spider-Man) e Guy Busick (Pronto o no, Castle Rock). Il creatore Kevin Williamson e il terzo membro del trio di Radio Silence, Chad Villella, sono produttori esecutivi con Vanderbilt di Project X Entertainment, Paul Neinstein e William Sherak come produttori.

Resa celebre dalla sua partecipazione nella serie tv “Party of Five”, Neve Campbell ha ricoperto ruoli importanti in film come The Craft e Three to Tango. Ha recitato e prodotto The Company, diretto da Robert Altman, e partecipato alla serie “House of Cards”. Più di recente, ha recitato nel thriller d’azione Skyscraper, nella commedia drammatica politica Hot Air e nel dramma Castle in the Ground.

High Fidelity: recensione della serie con Zoe Kravitz

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High Fidelity: recensione della serie con Zoe Kravitz

È disponibile dal 10 settembre su Starzplay High Fidelity, il nuovo adattamento dell’omonimo romanzo di Nick Hornby, dopo il film di Stephen Frears con John Cusack. Questa volta Rob ha il volto di Zoe Kravitz, stella in continua ascesa del panorama cinematografico e artistico statunitense, che porta al personaggio una dolcezza e una caratterizzazione molto personali.

La storia è però la stessa: Rob ha un negozio di dischi, declina la sua vita a ritmo di musica, sempre ricercata e mai scontata, divide le sue giornate con gli amici, la rumorosa e vivacissima Cherise (Da’Vine Joy Randolph) e l’ex boyfriend che si è scoperto gay Simon (David H. Holmes), la sua fata madrina è Debbie Harry e, nelle sue giornate, cerca di metabolizzare il dolore per Mac, l’uomo della sua vita che l’ha lasciata di punto in bianco.

La serie è quindi un racconto a ritroso, una serie di scene che ricostruiscono pezzetto dopo pezzetto, disco dopo canzone, quella storia e come è finita, un modo per il pubblico di accompagnare Rob nel suo percorso di guarigione.

Le showrunner, Sarah Kucserka e Veronica West, si affidano ad un team di superstar del piccolo schermo, tra cui Natasha Lyonne (Russian Dolls) e realizzano un prodotto dalla forte personalità, che si ritaglia un proprio sound e si distanzia dal romanzo e dal film, non solo perché la protagonista è una donna, ma anche perché la sua voce è insolita. Personale, ironica eppure disfattista.

High Fidelity con protagonista Zoe Kravitz

La verità è che la Rob di Zoe Kravitz brilla della luce della sua interprete. Sembrano molto lontani gli anni in cui la si identificava come “figlia di”, essendo nata dalla splendida unione di Lenny Kravitz e Lisa Bonet (che ha partecipato al film di Frears), la giovane Kravitz si è ritagliata un posto tutto suo, grazie anche al successo di Big Little Lies e alla sua futura partecipazione a The Batman nei panni di Catwoman. Ad essere bella, è bella, ma in High Fidelity una volta di più, Kravitz mette da parte il glamour e la seduzione che trasuda da ogni sguardo e si trasforma completamente nella scombussolata Rob, dimessa e schiacciata dai rimuginamenti sulla sua vita amorosa.

Gli amanti della musica e quelli dei drammi sentimentali troveranno in High Fidelity un posto felice, un habitat naturale rassicurante e a suo modo seducente che si culla sulle note di gracchianti vinili, con un ritmo urbano e giovanile.

Halle Berry ricorda Catwoman: “La storia non era giusta”

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Halle Berry ricorda Catwoman: “La storia non era giusta”

Halle Berry ha ricordato la sua esperienza sul set di Catwoman. Uscito nel 2004 e diretto da Pitof, il film era incentrato sulle avventure di Patience Phillips e si distaccava completamente dalla storia originale del personaggio dei fumetti DC. Il film è stato universalmente stroncato dalla critica, ha ottenuto sette nomination ai Razzie Awards e per anni si è portato dietro la fama di essere uno dei peggiori film mai realizzati (attualmente detiene una valutazione del 9% su Rotten Tomatoes).

Catwoman è stato ampiamente criticato soprattutto per la trama e per le scelte dietro alcuni personaggi. Nonostante i produttori avessero a disposizione una vasta gamma di materiali tra cui poter scegliere, soprattutto considerando la lunga storia di Selina Kyle nei fumetti DC e il suo complicato rapporto con i malviventi dell’universo di Batman, il film ha invece il personaggio di Patience scontrarsi e affrontare la minaccia dietro un’azienda di cosmetici. Lo stesso regista ha ammesso di non aver mai considerato i fumetti originale durante la lavorazione del film, dal momento che il suo intento era quello di dare vita ad un’iterazione della celebre ladra totalmente nuova.

In un’intervista rilasciata a Variety (la stessa in cui ha parlato del suo rapporto col regista Bryan Singer sul set dei film della saga di X-Men), Halle Berry ha spiegato che la sua esperienza con Catwoman è stata una forza trainante dietro al motivo che l’ha spinta a voler debuttare come regista. L’attrice ha spiegato di aver accettato quel ruolo perché voleva avere la possibilità di interpretare una supereroina di colore; tuttavia, si è subito pentita della decisione non appena ha messo piede sul set, ammettendo che “la storia non le sembrava del tutto giusta”. Nello specifico, Berry ha fatto riferimento all’intera trama legata al personaggio di Patience e all’azienda di cosmetici. Secondo l’attrice, anche la sua Catwoman doveva essere in grado di affrontare il tipo di minacce che eroi come Batman e Superman affrontano regolarmente, ma pare che all’epoca la sua idea non venne accolta; come spiegato da Berry: “Ero solo l’attrice, avevo pochissima voce in capitolo sulla direzione del film.”

Il debutto dietro la macchina da presa di Halle Berry è avvenuto col film Bruised, che debutterà in anteprima al Toronto Film Festival. L’attrice premio Oscar per Monster’s Ball – L’ombra della vita ha spiegato che è stata proprio l’esperienza sul set di Catwoman ha farle desiderare di avere maggiore voce in capitolo nei progetti in cui veniva coinvolta, definendo l’esperienza alla regia come qualcosa di “totalizzante”, che finalmente le ha permesso di avere il pieno controllo in merito a qualsiasi aspetto della realizzazione di un film.

Thor: nel primo film era previsto un breve cameo di Hela

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Thor: nel primo film era previsto un breve cameo di Hela

Zack Stentz, co-sceneggiatore del primo Thor, ha rivelato che il personaggio di Hela avrebbe dovuto fare un’apparizione nel film di Kenneth Branagh. Introdotta per la prima volta in Thor: Ragnarok di Taika Waititi, Hela, interpretata dal premio Oscar Cate Blanchett, è in realtà la figlia segreta di Odino, bandita da Asgard dopo essere diventata troppo assetata di potere.

Alla fine, il Dio del Tuono è riuscito a sconfiggerla e a riprendersi il trono di Asgard. Tuttavia, è notizia recente che, in una delle prime bozze della sceneggiatura di Thor del 2011, includeva anche una breve apparizione di Hela. Attraverso il suo account Twitter, infatti, Stentz – che ha scritto la sceneggiatura del film insieme a Ashley Edward Miller e Don Payne – ha spiegato che la Dea della Morte asgardiana sarebbe dovuta apparire in un breve cameo durante la scena dell’incoronazione di Thor. Alla fine Miller gli ha chiesto di eliminare la scena, anche se Stentz non ha spiegato il perché. 

Sfortunatamente, come molti cattivi del MCU, il personaggio di Hela, anche in base a quando visto alla fine di Ragnarok, non sembra essere destinato a fare ritorno. Certo, è ancora possibile che i Marvel Studios decidano di trovare un modo per farla tornare, anche perché il film non mostra esplicitamente il modo in cui il personaggio muore.

Il successo di Thor all’interno del MC

Sempre via Twitter, Stentz ha anche rivelato che quando venne ingaggiato per occuparsi dello script del film, non sapeva assolutamente nulla dei fumetti originali basati sui personaggi della mitologia nordica. Nonostante le scarse conoscenze di Stentz, però, alla fine il ritratto di Thor nel primo film non è stato così disastroso. Certo, i primi due film del franchise dedicato al Dio del Tuono non sono i più apprezzati dell’intero universo condiviso, ma il film del 2011 ha comunque contribuito a lanciare il MCU e a trasformare il Dio del Tuono in uno dei personaggi più popolari e amati della saga.

Spider-Man 3 e Venom 2 al cinema solo quando la pandemia sarà finita

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A quanto pare, film con Morbius, Venom: Let There Be Carnage e Spider-Man 3 potrebbero non arrivare al cinema durante l’emergenza Coronavirus, nonostante ci siano già delle date di uscite fissate per ognuno dei titoli citati. È quanto lasciato intendere da Tony Vinciquerra, presidente di Sony Pictures Entertainment, in una recente intervista.

La pandemia di Coronavirus ha causato danni all’economia di tutto il mondo, con l’industria cinematografica (non soltanto quella hollywoodiana) che rientra tra i settori più colpiti dall’emergenza. Le produzioni sono state bloccate a metà Marzo, con la maggior parte che sono ripartite negli ultimi mesi o si apprestano a farlo a breve. I calendari di uscita delle più importanti major sono stati letteralmente stravolti, e tantissimi film sono stati posticipati di uno o due anni, mentre altri sono stati rilasciati direttamente in streaming nel periodo in cui tutti i cinema del mondo era praticamente chiusi.

Adesso la Sony Pictures starebbe valutando ancora più seriamente la questione. In occasione della Bank of America 2020 Media, Communications & Entertainment Conference, il presidente Vinciquerra ha confermato che lo studio non rischierà di far uscire film ad alto budget in un momento in cui i cinema stanno ancora risentendo della pandemia di Covid-19. Vinciquerra ha affermato che sarebbe un “errore” far uscire film costosi ora come ora, ma molto più ragionevole farlo solo quando la situazione tornerà alla normalità e i cinema saranno nuovamente al massimo delle loro capacità.

Grazie al report di The Wrap si legge: “Quello che non faremo è commettere l’errore di rendere disponibile sul mercato un film da 200 milioni di dollari, quindi molto, molto costoso, a meno che non siamo sicuri che i cinema siano aperti e funzionino a capacità significativa. Vedremo accadere molte cose strane nei prossimi sei mesi, su come i film verranno rilasciati, come verranno programmati in sala, come verranno commercializzati. Una volta tornati alla normalità avremo imparato molto. Ho scoperto modi per fare cose in maniera diversa e, si spera, migliori. Abbiamo un film in apertura questo fine settimana, The Broken Hearts Gallery, un piccolo film, che penso andrà abbastanza bene.”

Gli effetti del Coronavirus sui grandi blockbuster Sony, da Spider-Man 3 a Venom 2

Vinciquerra ha aggiunto che non solo la pandemia ha influenzato il modo in cui i film vengono sponsorizzati e distribuiti, ma anche il modo in cui i film verranno realizzati in futuro è cambiato per sempre. Citando i nuovi protocolli di sicurezza che sono in atto sui set, il presidente della Sony Pictures ha affermato che le produzioni saranno “più costose” a causa dell’aumento dei test, ma che saranno anche più “efficienti” proprio a causa della necessità di avere meno persone sul set, che diventerà un requisito fondamentale.

Non è chiaro cosa significhino – nello specifico – le parole di Vinciquerra in riferimento ai grandi blockbuster Sony in arrivo, come Morbius, Venom: Let There Be Carnage, Spider-Man 3 ma anche Ghostbusters: Legacy. I film sono già stati posticipati a causa del Coronavirus: se le cose non dovessero tornare completamente alla normalità entro la prossima estate, non è escluso che la Sony decida di optare per una strategia distributiva alternativa.

Avatar 2: Sigourney Weaver interpreterà un Na’vi?

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Avatar 2: Sigourney Weaver interpreterà un Na’vi?

Le nuove foto dal set di Avatar 2 ci mostrano Sigourney Weaver impegnata a girare alcune scene attraverso l’impiego della motion capture e suggeriscono che l’attrice potrebbe interpretare un Na’vi nei sequel. Le riprese dei sequel sono ufficialmente ripartite ormai da diverse settimane in Nuova Zelanda, dopo lo stop prolungato a causa del Coronavirus.

Secondo quanto riferito, James Cameron e il suo team hanno girato i sequel utilizzando una nuova tecnologia inventata apposta per l’universo di Avatar che, mescolata al massiccio impiego di CGI, dovrebbe consentire alle riprese subacquee di restituire allo spettatore durante la visione un effetto assolutamente realistico. Avatar 2 è soltanto il primo dei quattro sequel del franchise già in cantiere e arriverà al cinema nel 2022.

Adesso, attraverso l’account Twitter ufficiale della saga, sono state condivise due nuove immagini dal backstage del film che ci mostrano Sigourney Weaver intenta a girare alcune scene. Nelle foto l’attrice è impegnata sott’acqua, nell’ormai ben nota vasca piena di palline usata per le scene subacquee, mentre indossa i sensori tipici della motion capture sul viso. Oltre ad essere un’impressionante dimostrazione della destrezza di Weaver (che per le suddette scene non ha impiegato alcuna controfigura), le foto sembrano anche confermare che l’attrice possa interpretare un Na’vi nei sequel. 

Avatar 2 debutterà il 17 dicembre 2021, seguito dal terzo capitolo il 22 dicembre 2023. Per il quarto e quinto capitolo, invece, si dovrà attendere ancora qualche anno: 19 dicembre 2025 17 dicembre 2027.

Il cast della serie di film è formato da Kate WinsletEdie FalcoMichelle YeohVin Diesel, insieme ad un gruppo di attori che interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno anche i protagonisti del primo film, ossia Sam WorthingtonZoe SaldanaStephen LangSigourney WeaverJoel David MooreDileep Rao e Matt Gerald.

Kate Winslet rinnega di aver lavorato con Polanski e Allen

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Kate Winslet rinnega di aver lavorato con Polanski e Allen

Kate Winslet fa marcia indietro e rinnega le sue collaborazioni con i registi Roman Polanski e Woody Allen, per i quali aveva recitato rispettivamente in Carnage del 2011 e ne La ruota delle meraviglie del 2017.

In una recente intervista rilasciata a Vanity Fair in occasione della promozione del suo nuovo film Ammonite (in cui recita al fianco di Saoirse Ronan e che verrà presentato in anteprima al Toronto Film Festival), l’attrice ha parlato della sua esperienza con Polanski e Allen e del fatto che sia stato proprio il lavoro con Francis Lee (regista di Ammonite) ad averle aperto gli occhi sul ruolo della donna nell’industria cinematografica e, soprattutto, sul modo in cui viene rappresentata nei film.

“Ammonite mi ha reso davvero consapevole a dovermi impegnare di più per onorare ciò che le donne vogliono dire per se stesse nei film e come vogliamo davvero essere ritratte, indipendentemente dall’orientamento sessuale”, ha spiegato Winslet. “Perché la vita è breve e mi piacerebbe fare del mio meglio quando si tratta di dare un buon esempio alle donne più giovani. Stiamo offrendo loro un mondo piuttosto incasinato, quindi mi piacerebbe fare la mia parte per avere una certa integrità.” 

Parlando nello specifico di Polanski e Allen, ha aggiunto: “Ad esempio, a cosa diavolo pensavo quando ho lavorato con Roman Polanski e Woody Allen? È incredibile come quegli uomini godessero di una così alta considerazione nell’industria cinematografica per tutto quel tempo. È vergognoso! E devo assumermi la responsabilità del fatto che ho lavorato con entrambi. Non posso tornare indietro nel tempo. Faccio i conti con il mio rimpianto, ma cosa posso fare se non dire sinceramente come la penso su tutta questa vicenda?”

Ricordiamo che in una vecchia intervista con il New York Times rilasciata proprio in occasione dell’uscita de La ruota delle meraviglie, Kate Winslet aveva assunto una presa di posizione totalmente differente nei confronti dei due cineasti: “Da attore devi essere in grado di mettere tutto da parte, ammettere di non conoscere la verità e concentrarti solo sul tuo lavoro. Woody Allen è un regista incredibile, così come Roman Polanski. La verità è che ho avuto un’esperienza lavorativi straordinaria con entrambi.”

Thor: Love and Thunder impiegherà la stessa tecnologia di The Mandalorian

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Thor: Love and Thunder utilizzerà le stesse tecniche di produzione virtuale impiegate nell’acclamata serie The Mandalorian. Il film sarà la quarta avventura in solitaria con protagonista il Dio del Tuono interpretato da Chris Hemsworth. Naturalmente, l’attesa è parecchio alta, non solo perché la pellicola riunirà Hemsworth con Taika Waititi dopo l’esperienza di Thor: Ragnarok, ma anche perché Natalie Portman ufficialmente tornerà nei panni di Jane Foster, personaggio che non appare nel MCU dal 2013, anno di uscita di Thor: The Dark World.  

In Love and Thunder vedremo Jane assumere il ruolo di Mighty Thor, proprio come accaduto nei fumetti. Oltre a ciò, sono stati rivelati pochissimi dettagli sulla trama, anche se in passato Waititi aveva descritto il film come “molto romantico”. Nel cast ci sarà anche il premio Oscar Christian Bale, che interpreterà l’antagonista principale non ancora reso noto. In origine Love and Thunder sarebbe dovuto arrivare al cinema a Novembre del prossimo anno, ma la pandemia di Coronavirus ha costretto la Marvel a ridistribuire quasi tutte le date dei film appartenenti alla Fase 4. Di conseguenza, l’uscita nelle sale è stata posticipata a Febbraio 2022.

Ulteriori informazioni sulla lavorazione di Thor: Love and Thunder sono emerse grazie ad un nuovo report di THR, secondo cui il film utilizzerà le stesse tecniche di The Mandalorian, la serie di successo Disney+. La Industrial Light & Magic, azienda della Lucasfilm specializzata negli effetti speciali digitali, amplierà i suoi servizi di produzione virtuale per supportare vari progetti, tra cui anche Love and Thunder. A quanto pare, presso la sede australiana dei Fox Studios verranno installati nuovi supporti per la StageCraft, tecnica all’avanguardia ideata per sostituire il green screen che consiste nella proiezione di un autentico set in virtuale. Già in precedenza Waititi aveva utilizzato la produzione virtuale quando aveva diretto un episodio della serie ambientata nell’universo di Star Wars.

Quando partiranno le riprese di Thor: Love and Thunder?

Vale la pena ricordare che una delle 15 nomination agli Emmy ricevute da The Mandalorian riguarda proprio agli effetti visivi, cosa che potrebbe far ben sperare per Thor: Love and Thunder. In effetti, sarà interessante vedere in che modo funzionerà questa tecnologia ora che verrà applicata ad un grande blockbuster, soprattutto ad uno destinato ad avere delle sequenze cosmiche davvero epiche. Si dice che la produzione del film inizierà nei primi mesi del 2021, sebbene il recente avvistamento di Portman in Australia abbia spinto a chiedersi se la produzione non possa cominciare prima.

Thor: Love and Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare il Mjolnir stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo da Natalie Portman, come confermato sabato durante il panel dei Marvel Studios al Comic-Con. L’uscita nelle sale è fissata invece al 11 febbraio 2022.

Taika Waititi tornerà alla regia di un film dei Marvel Studios dopo Thor: Ragnarokcosì come Chris Hemsworth e Tessa Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers: Endgame. L’ispirazione del progetto arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi come “la perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.

Fast and Furious 9: alcune scene ambientate nello spazio

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Fast and Furious 9: alcune scene ambientate nello spazio

Era da un po’ di tempo che si parlava della possibilità che parte del nuovo Fast and Furious 9 potesse essere ambientata nello spazio, come anticipato in passato – in maniera del tutto involontaria – da uno dei membri del cast, ossia Ludacris, interprete di Tej Parker.

Adesso è stata Michelle Rodriguez (interprete di Letty Ortiz) a confermare che, effettivamente, nel film ci saranno alcune scene ambientate nello spazio. Ospite del Jess Cagle Show su Sirius MX, è stato chiesto all’attrice di confermare le voci avanzate proprio grazie alle passate dichiarazioni del collega. “Non ci credo. Come avete fatto a scoprirlo?”, ha dichiarato l’attrice. “Vedete cosa succede? Le persone iniziano a parlare dietro le quinte. Quando un film non esce e lo si dimentica, le cose iniziano a saltare fuori. Nessuno doveva saperlo…”

Stando alle parole di Rodriguez, però, le sequenze ambientate nello spazio non coinvolgeranno il suo personaggio in prima persona: “Comunque no, non sono così fortunata da andare nello spazio, ma almeno abbiamo avuto una sceneggiatrice e ci è stato mostrato un sacco di amore per questo film. E tutto questo grazie a… Justin Lin. Siamo riuscite ad ottenere maggiore attenzione per le ragazze nel film. Spero davvero che ciò si evinca dal risultato finale.”

Tutto quello che c’è da sapere su Fast and Furious 9

In Fast and Furious 9 reciteranno i veterani del franchise Vin DieselCharlize TheronJohn CenaMichelle RodriguezJordana BrewsterLudacrisTyrese Gibson e Helen Mirren. Nel cast anche Michael Rooker e Cardi B.

La regia sarà firmata da Justin Lin, già regista di numerosi capitoli del franchise, mentre la release del film è stata spostata all’aprile 2021 (inizialmente il film sarebbe dovuto arrivare al cinema nel 2020).

Ricordiamo che il decimo capitolo della saga è già in pre-produzione. Secondo quanto riferito, il capitolo numero 10 della saga concluderà definitivamente la serie principale Fast and Furious, a seguito degli eventi che vedremo nel nono capitolo. Questa informazione ci fa pensare che alla fine del franchise si sia pensato più a un dittico di chiusura che a due film separati.

Venezia 77: in concorso NOMADLAND con Frances McDormand

Venezia 77: in concorso NOMADLAND con Frances McDormand

Arriva oggi in concorso Frances McDormand con il film Nomadland diretto da Chloé Zhao e con protagonista la Frances McDormand in veste di interprete e produttore. Nel cast anche David Strathairn, Linda May, Swankie.

Nomadland è prodotta da Highwayman Films (Chloé Zhao), Hear/Say Productions (Frances McDormand), Cor Cordium Production (Peter Spears), Mollye Asher, Dan Janvey.

Il commento del regista: Nell’autunno del 2018, mentre giravo Nomadland a Scottsbluff, Nebraska, vicino a un campo ghiacciato di barbabietole, mi ritrovai a sfogliare Desert Solitaire di Edward Abbey, un libro che mi aveva regalato qualcuno incontrato sulla strada. Sfogliandolo incappai in questo passaggio: “Gli uomini vanno e vengono, le città nascono e muoiono, intere civiltà scompaiono; la terra resta, solo leggermente modificata. Restano la terra e la bellezza che strazia il cuore, dove non ci sono cuori da straziare… a volte penso, senz’altro in modo perverso, che l’uomo è un sogno, il pensiero un’illusione, e solo la roccia è reale. Roccia e sole” (Edward Abbey, Desert solitaire. Una stagione nella natura selvaggia, trad. Stefano Travagli, Baldini & Castoldi, 2015). Per i successivi quattro mesi, mentre ci spostavamo per girare il film, fu un continuo andirivieni di nomadi; molti di essi conservavano rocce raccolte durante le peregrinazioni a bordo delle loro case su ruote alimentate dal sole. Dispensavano storie e saggezza davanti e dietro l’obiettivo della telecamera. Essendo cresciuta in città cinesi e inglesi, sono sempre stata profondamente attratta dalla strada aperta, un’idea che trovo tipicamente americana: la continua ricerca di ciò che sta oltre l’orizzonte. Ho tentato di catturarne uno scorcio in questo film, sapendo che non è possibile descrivere veramente la strada americana a un’altra persona. Bisogna scoprirla da soli.

La trama di NOMADLAND

Dopo il crollo economico di una città aziendale nel Nevada rurale, Fern carica i bagagli nel suo furgone e si mette sulla strada alla ricerca di una vita al di fuori della società convenzionale, come una nomade dei tempi moderni. Nomadland vede la partecipazione dei veri nomadi Linda May, Swankie e Bob Wells nella veste di guide e compagni di Fern nel corso della sua ricerca attraverso i vasti paesaggi dell’Ovest americano.

Venezia77: fuori concorso la serie 30 COINS di Álex de la Iglesia

Sarà presentata in anteprima mondiale fuori concorso la serie tv HBO Europa 30 COINS diretta dal Leone d’Oro Álex de la Iglesia e prodotta da HBO Nordic AB (Antony Root, Miguel Salvat, Steve Matthews), Production Services provided by Pokeepsie Films (Álex de la Iglesia, Carolina Bang).

Protagonisti un cast tutto spagnolo composto da Eduard Fernández, Megan Montaner, Miguel Ángel Silvestre, Macarena Gómez, Pepón Nieto, Manolo Solo.

Il commento del regista: “Analizzare logicamente l’idea di Dio conduce a molte eresie. Questo concetto è alla base della nostra storia. C’è chi crede che se Dio comprende ogni cosa, la sua essenza debba contenere anche l’idea del male. Dio e il Diavolo possono essere considerati aspetti della stessa entità che in sé è molto più complessa. Questo è l’elemento costitutivo della nostra storia: nella stessa chiesa, alcuni credenti sostengono modi diversi di intendere la materia divina. Dio è Vita, ma anche Morte.”

30 COINS, la trama

Benvenuti in un mondo in cui nulla è ciò che sembra e non ci si può fidare di nessuno. Vergara è un esorcista, pugile ed ex detenuto spedito a fare il parroco in un remoto paesino. Vuole dimenticare ed essere dimenticato, ma i suoi nemici lo troveranno presto. Accadono cose strane. Una bizzarra squadra formata dal sindaco Paco e da Elena, la veterinaria, cerca la verità, mentre la realtà viene distorta da una moneta maledetta che è al centro di una cospirazione globale.

Perry Mason dall’11 settembre su Sky

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Perry Mason dall’11 settembre su Sky

Veterano della Prima guerra mondiale con disturbo da stress post-traumatico, alcolista cronico, un matrimonio distrutto alle spalle: è un Perry Mason inedito e sorprendente quello raccontato nella nuova miniserie HBO in partenza venerdì 11 settembre alle 21.15 su Sky Atlantic e NOW TV. Prodotta da Robert Downey Jr. e sua moglie Susan Downey, la serie sarà disponibile con tutti i suoi otto episodi dallo stesso giorno on demand su Sky e in streaming su NOW TV.

Il leggendario avvocato dei romanzi di Erle Stanley Gardner, fra i personaggi più celebri del mondo della letteratura e del piccolo schermo, rivive così, più oscuro che mai e con le fattezze di Matthew Rhys (The Americans) – anche produttore, in questo raffinato noir che il Guardian ha definito “intenso, sbalorditivo e macabro” e che per Indiewire è, addirittura, “un noir di lusso che è probabilmente la miglior serie tv mai realizzata”. Ambientata nella Los Angeles degli anni successivi alla Grande Depressione, la serie racconta gli inizi della carriera di Mason, rappresentato per la prima volta nei panni di investigatore privato e non ancora di avvocato. Nello straordinario cast, insieme a Rhys, anche l’attrice vincitrice dell’Emmy Tatiana Maslany (Orphan Black) nei panni di Sorella Alice; John Lithgow che interpreta l’avvocato E.B. Jonathan, Chris Chalk (When They See Us) nel ruolo del poliziotto Paul Drake, Shea Whigham(Boardwalk Empire) e Juliet Rylance (The Knick).

In una fredda notte del 1931, nella frenetica Los Angeles degli anni successivi alla Grande Depressione, un bambino – Charlie Dodson, pochi mesi di vita – viene rapito e ucciso. Perry Mason (Matthew Rhys), veterano di guerra che vive alla giornata lavorando come investigatore privato, viene assunto dal rinomato avvocato E.B. Jonathan (John Lithgow) per scoprire la verità sul caso. La sua indagine avrà importanti conseguenze per tutta la città.

Tormentato dai ricordi della guerra in Francia e dal fallimento del suo matrimonio, Mason diventerà sempre più coinvolto nel caso e con l’aiuto di Pete Strickland (Shea Whigham) e dell’assistente di E.B., Della Street (Juliet Rylance), cercherà di scoprire la verità con ogni mezzo a sua disposizione. Nel frattempo, la vicinanza dei genitori del bambino assassinato alla Radiant Assembly of God e alla sua leader, la predicatrice evangelica Sorella Alice (Tatiana Maslany), aumenterà esponenzialmente l’attenzione mediatica sul caso. Mentre Mason porta avanti le sue ricerche, Paul Drake (Chris Chalk), un poliziotto con un grande talento investigativo, si ritroverà, suo malgrado, al centro dell’indagine, mentre dovrà fare i conti con un dipartimento di polizia razzista e corrotto.

Nel cast anche Nate Corddry (Mindhunter) e Gayle Rankin (GLOW) rispettivamente nei panni di Matthew ed Emily Dodson, i genitori del bambino assassinato; Veronica Falcón (Queen of the South) nel ruolo di Lupe, amante occasionale di Mason; Lili Taylor (American Crime) che interpreta Birdy McKeegan, la madre di Sorella Alice; Andrew Howard (Watchmen) e Eric Lange (Unbelievable) nei panni dei detective Ennis e Holcomb. E ancora Robert Patrick (Terminator 2 – Il giorno del giudizio) che interpreta di Herman Baggerly, il milionario membro della stessa chiesa dei Dodsons che assume E.B. e Mason per indagare sul caso, e Stephen Root (Barry) nel ruolo del procuratore distrettuale Maynard Barnes.

La serie è diretta dal veterano delle serie TV HBO Tim Van Patten – regista dell’episodio pilota de Il Trono di spade, ha firmato episodi de I Soprano, Boardwalk Empire, Sex and the City, The Wire, The Pacific, Roma e Deadwood – e da Deniz Gamze Ergüven (Mustang) che dirige il quarto, il quinto e il sesto episodio. Tim Van Patten è anche produttore esecutivo della serie insieme agli showrunner Ron Fitzgerald (Westworld) e Rolin Jones (Boardwalk Empire), a Robert Downey Jr., Susan Downey, Amanda Burrell, e Joe Horacek. Aida Rodgers è co-produttore esecutivo.

Perry Mason – Dall’11 settembre alle 21.15, ogni venerdì su Sky atlantic e in streaming su NOW TV. Tutta la serie sarà disponibile da subito in binge su Sky e NOW TV

Never Gonna Snow Again, recensione del film di Malgorzata Szumowska e Michal Englert #Venezia77

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Dopo diversi anni di presenza alla Berlinale, Malgorzata Szumowska e Michal Englert vengono selezionati nel concorso di Venezia 77 con il loro ultimo film, Never Gonna Snow Again, che Szumowska  scrive e dirige mentre Englert, come da tradizione nella loro lunga collaborazione artistica, fotografa, apportando il suo contributo alla scrittura e alla regia. La storia è definita un dramma fantastico e ruota completamente intorno a Alec Utgoff, attore ucraino naturalizzato inglese conosciuto a Hollywood e dintorni per vari ruoli tra cui l’ultimo nella serie TV Stranger Things, e qui nei panni di un massaggiatore ucraino che va a Varsavia e lavora per la borghesia della città.

La trama di Never Gonna Snow Again

Un massaggiatore entra nelle case e nelle vite dei cittadini di un ricco quartiere residenziale, i cui abitanti, a dispetto della loro ricchezza, trasudano tristezza interiore e desiderio. Le mani del misterioso nuovo arrivato hanno proprietà curative, i suoi occhi penetrano le loro anime. Alle loro orecchie, il suo accento russo suona come una melodia del passato, un ricordo di un’infanzia più sicura e protetta. Zhenia, questo è il suo nome, cambierà le loro vite.

Il film si muove sul filo della metafora geopolitica. Il protagonista è nato nel cuore del fallimento dell’Unione Sovietica, a Pryp”jat’, città fantasma teatro del disastro della centrale di Chernobyl. Dalle ceneri di questa cittadina, il russo arriva in Polonia, sempre più proiettata verso l’Europa e distaccatasi dalla Russia, e diventa un simbolo con molteplici vesti.

L’uomo che viene dal freddo risveglia lo spirito

Zhenia porta ai ricchi borghesi annoiati il risveglio del corpo: i suoi massaggi sono un toccasana, le donne che lo chiamano sono tutte bramose del suo aitante giovane corpo, le sue mani compiono miracoli. Ma Zhenia risveglia anche il loro spirito: attraverso l’ipnosi li rimette in contatto con se stessi, svelandone tutte le debolezze, i desideri, le pulsioni nascoste. Lo fa con un tocco delicato, etereo, come la fotografia del film, tenue eppure ricca di guizzi di luce.

La metafora geopolitica sembra raccontare allo spettatore che il sogno della Russia appartiene ad un passato antico e percepito come saggio e taumaturgico, ma che è destinato a scomparire, così come la neve nel titolo misterioso. Non cadrà più la neve, come una bambina spiega a Zhenia nel film, ma questo fenomeno rappresenta davvero un bene per un uomo che viene proprio dalla terra del freddo?

Never Gonna Snow Again è un ritratto metaforico di una società che, annoiata dal suo status, fatica a ritrovarsi e il protagonista rappresenta proprio la necessità di ricongiungersi con ciò che c’è di primigenio ma che è destinato a scomparire, proprio come accade a lui.

Notturno, recensione del film di Gianfranco Rosi #Venezia77

Notturno, recensione del film di Gianfranco Rosi #Venezia77

Mentre si aspetta il verdetto della Giuria della Mostra Internazionale di Cinema di Venezia, il Notturno di Gianfranco Rosi si offre al giudizio del pubblico italiano con una uscita in sala coraggiosa. Come coraggioso è stato il progetto che per tre anni ha portato il regista e la sua crew ad attraversare il Medio Oriente, costantemente sui confini fra Iraq, Kurdistan, Siria e Libano.

In quelle zone si svolge il film, un documentario sui generis, forse troppo costruito e ricercato per essere considerato tale. Non certo un reportage di guerra, quanto più il tentativo di raccontare “la quotidianità che sta dietro la tragedia continua di guerre civili, dittature feroci, invasioni e ingerenze straniere, sino all’apocalisse omicida dell’ISIS”, come dichiarano le note di produzione. E l’umanità di alcune delle tante persone incontrate dal regista, lontano dalla linea di fuoco, ma mai senza rischi… e comunque sempre osservando il dolore e la speranza di personaggi che non faticheranno a imprimersi nella nostra immaginazione.

Soldati, donne, bambini

La prima scena è subito emblematica: siamo in una zona di esercitazioni militari e nell’inquadratura – fissa – entrano ed escono squadre di soldati che lanciano versi gutturali, di guerra, mentre corrono intorno a un campetto. In questa ripetizione c’è molto della situazione che Rosi racconta, e che questa parte di Medio Oriente vive da sempre. Un continuo ritorno, della guerra, delle sue conseguenze, un circolo vizioso che sembra impossibile da spezzare e nel quale ogni speranza sembra svanire.

Anche il cacciatore notturno di anatre, che incontriamo all’inizio e alla fine del film regala spunti di riflessione. Nella sua ‘missione’ solitaria c’è il tentativo di sopravvivere, anche attraverso l’inganno, anche a scapito di altri esseri viventi. Anche in questo caso senza posa, senza cambiamenti sostanziali, sia che intervenga la morte di qualcuno dei coinvolti sia che nulla succeda lasciando chiudersi la giornata nell’attesa della prossima.

Sono personaggi che non hanno una casa, un luogo di appartenenza, a volte nemmeno un nome, per una precisa scelta del regista che spersonalizzando gli oggetti dell’osservazione punta a renderli universali, a farne parti di un affresco più grande. E drammatico. A emergere sono in pochi, su tutti il piccolo Alì, ragazzino che si vende a giornata come cane da caccia. E che ogni mattina lascia il proprio salotto, tappezzato di stuoie e materassi dove trovano posto fratelli e familiari, per andare sulla strada ad adescare uno dei tanti che fanno dell’uccidere un divertimento.

Immagini forti e curatissime

A rendere indimenticabili certe figure sono anche le immagini, ovviamente, poche volte come in questo caso curate e costruite. Un ‘dettaglio’ che sembra aver scatenato molti detrattori, dimentichi – nonostante le polemiche sollevate recentemente dai fortunati film di Michael Moore e la stessa storia del documentario, forma cinematografica paradossale per antonomasia – dell’impossibilità (o quasi) di mostrare su uno schermo la vita vera, non mediata, ‘senza filtri’.

Dietro ogni tableau, ogni storia, c’è una preparazione certosina, minuziosa, paziente da parte di Rosi, che ha dichiarato più volte di cercare la naturalezza dei suoi ‘protagonisti’ con un metodo che anche qui ha applicato. Alla scelta dell’inquadratura seguono quella del soggetto da inserirvi e del momento in cui farlo: un metodo che richiede tempi lunghi, ma che assicura una spontaneità da parte dell’osservato che gli viene dall’essersi abituato a quello che lo circonda, in questo caso il regista e la macchina da presa.

È abbastanza per soddisfare i puristi? Non lo sarà mai? Potrebbe mai esserlo? Domande capziose e piuttosto inutili che nulla tolgono al totale della composizione. Perfettamente riuscita e fin troppo bella da vedere. Il rischio è certo che tanta estetizzazione possa distrarre, o allontanare a livello emotivo, ma abbandonando le proprie aspettative e una forma preconcetta di osservazione, sarà più facile anche oltrepassare quei confini e accettare la realtà che ci viene raccontata e che in molti casi non avremmo mai conosciuto.

Padrenostro, recensione del film di Claudio Noce #Venezia77

Padrenostro, recensione del film di Claudio Noce #Venezia77

Il primo film italiano presentato in concorso a Venezia 77 è Padrenostro di Claudio Noce con Pierfrancesco Favino, Barbara Ronchi e i promettenti giovani attori Mattia Giraci e Francesco Gheghi. Per la prima volta sullo schermo anche la piccola di casa Favino, Lea.

Il film di Noce trae spunto da una dolorosa esperienza personale dello stesso regista. Figlio del vicequestore Alfonso Noce che fu ferito in un attentato sotto la sua abitazione il 14 dicembre 1976. Erano gli anni di piombo e la lotta tra lo stato e i gruppi di contestatori di ogni fazione erano purtroppo all’ordine del giorno. Nell’attentato ai danni di Noce, ad opera dei Nuclei Armati Proletari, persero la vita l’agente di polizia Prisco Palumbo e il terrorista Martino Zicchitella.

Padrenostro, una biografia a metà

Claudio Noce si rifà alla sua esperienza senza ricalcare però fedelmente la realtà. Sceglie di cambiare i nomi dei personaggi reali, a parte quello del padre che rimane Alfonso anche se di cognome fa La Rosa, e ci trasporta in una storia che vuole mettere al centro non tanto il fatto di cronaca ma le conseguenze che ne derivano. Si approccia alla storia del nostro paese raccontandone una più intima e personale, un rapporto fittizio tra due ragazzini Valerio e Christian. Il primo figlio di La Rosa, il secondo, come scopriremo solo nel finale collegato anch’egli all’attentato. Valerio, 10 anni biondissimo con gli occhi azzurri e Christian quattordicenne alto e moro; non sono agli antipodi solo fisicamente e nonostante questo instaureranno un forte legame da subito.

All’inizio del film Valerio, adulto, vede per caso Christian in metropolitana a Roma, lo rincorre prima con lo sguardo e poi per le scalinate che portano fuori dalla stazione, non sappiamo ancora nulla di loro ma i loro occhi sono carichi di emozione. Parte da qui il lungo flashback che occuperà tutta la durata del film.

I protagonisti sono dunque i due ragazzi e il loro rapporto di reciproco supporto. Ad una prima parte più lenta corrisponde una seconda più viva che coincide con il viaggio in Calabria e i primi contrasti tra i due amici che sembrano contendersi l’attenzione del padre Alfonso.

La chiave del film nel finale

Padrenostro è un film che assume maggiore valore proprio in virtù del suo finale. Nonostante la possibile presa di posizione unilaterale, visto il coinvolgimento personale dell’autore, il film stupisce e commuove proprio perché prende in considerazione tutti i punti di vista, tutte le vittime di un evento così fortemente traumatico. Le vittime finiscono, in qualche modo, seppure solo nell’immaginazione, a consolarsi a vicenda e a reggere insieme il fardello del dolore ritrovando la voglia di vivere.

Una delle sequenze più forti del film è, senza dubbio, quella in cui il giovane Valerio spiega all’amico Christian come è avvenuto l’attentato a cui lui ha assistito dal balcone di casa. Utilizzando dei gessetti colorati il giovane disegna in modo compulsivo il tutto sull’asfalto. In una fotografia dominata dal seppia, il rosso degli spari e del sangue risalta e sconvolge, primo fra tutti il padre Alfonso (Favino), giunto sul luogo, che si rende finalmente conto che il figlio ha visto tutto e non ha per niente metabolizzato l’accaduto.

La regia di Noce non sempre riesce ad andare di pari passo con le emozioni come vorrebbe e manca di mordente proprio nel voler mostrare i rapporti con quel “Padrenostro” che resta più figura che sostanza.

Idiot Prayer – Nick Cave alone at Alexandra Palace, il trailer

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Idiot Prayer – Nick Cave alone at Alexandra Palace, il trailer

Dopo la straordinaria partecipazione all’evento in streaming dello scorso luglio, arriva ora per il pubblico la possibilità unica di apprezzare IDIOT PRAYER – NICK CAVE ALONE AT ALEXANDRA PALACE al cinema grazie all’evento ideato per sale di tutto il mondo, in programma in Italia per il 16, 17, 18 novembre (elenco su www.nexodigital.it). L’uscita cinematografica di questo straordinario film evento sarà seguita il 20 novembre dalla pubblicazione dell’album, che sarà disponibile su vinile, CD e in streaming.

IDIOT PRAYER – NICK CAVE ALONE AT ALEXANDRA PALACE è stato registrato a giugno 2020, mentre il Regno Unito usciva lentamente dal lockdown ed è stato concepito come una risposta alla reclusione e all’isolamento dei mesi precedenti. Inizialmente era stato immaginato come un evento unicamente web, ora invece i fan potranno finalmente trovare il film al cinema nella sua versione estesa con quattro brani inediti.

Subito dopo, il 20 novembre, verrà pubblicato un doppio album con lo stesso nome, in vinile, CD e streaming, con tutte le 22 canzoni del film originale.

In IDIOT PRAYER, Cave suona le sue canzoni da solo al pianoforte in una forma minimalista proposta di rado, dalle prime formazioni con Bad Seeds e Grinderman fino al più recente album di Nick Cave & the Bad Seeds, Ghosteen.

La performance è stata filmata dal pluripremiato direttore della fotografia Robbie Ryan (The Favorite, Marriage Story, American Honey) nella splendida West Hall di Alexandra Palace. Il montaggio è stato curato da Nick Emerson (Lady Macbeth, Emma, Greta). La musica è stata registrata da Dom Monks.

Idiot Prayer è il quarto film che Nick Cave ha distribuito in collaborazione con Trafalgar Releasing, dopo Distant Sky – Live in Copenhagen del 2018 diretto da David Barnard, One More Time With Feeling del 2016 diretto da Andrew Dominik e il pluripremiato 20,000 Days on Earth diretto da Iain Forsyth e Jane Pollard.

Spiega Nick Cave: “L’idea di questo film è nata dai miei eventi ‘Conversations With…’. Amavo suonare versioni destrutturate delle mie canzoni in questi spettacoli, distillandole nelle loro forme essenziali. Sentivo che stavo riscoprendo di nuovo quelle canzoni e a un certo punto, ogni volta che avevo del tempo a disposizione, ho iniziato a pensare di entrare in uno studio e registrare queste versioni reinventate. Poi è arrivata la pandemia: il mondo è entrato in lockdown ed è precipitato in un silenzio inquietante e riflessivo. È stato in questo silenzio che ho iniziato a pensare all’idea non solo di registrare le canzoni, ma anche di filmarle. Abbiamo lavorato con il team dell’Alexandra Palace – un luogo in cui avevo già suonato e che adoro – per scegliere un giorno per filmare non appena fosse stato permesso di riaprire l’edificio. Il 19 giugno 2020, circondati da funzionari anti-Covid con termometri, operatori con le mascherine, tecnici dall’aspetto nervoso e contenitori di gel per le mani, abbiamo creato qualcosa di molto particolare e molto bello che parlava in questo tempo incerto, pur non essendo in nessun modo soggiogato ad esso. Da quel film è nato anche un album. È una preghiera nel vuoto – da solo all’Alexandra Palace – un ricordo di un momento strano e precario della storia. Spero che vi piaccia“.

Idiot Prayer – Nick Cave Alone è distribuito in Italia da Nexo Digital con i media partner Radio Capital, MYmovies.it e Rockol.it. Le prevendite dell’evento al cinema apriranno a partire dal 10 settembre su nexodigital.it e su nickcave.com/idiotprayer. Per ordinare l’album: nickcave.com/idiotprayer.

Nick Cave & The Bad Seeds saranno in tour in Europa nella primavera/estate 2021. Info e biglietti su nickcave.com.

Album tracklisting:

Spinning Song

Idiot Prayer

Sad Waters

Brompton Oratory

Palaces Of Montezuma

Girl In Amber

Man In The Moon

Nobody’s Baby Now

(Are You) The One That I’ve Been Waiting For?

Waiting For You

The Mercy Seat

Euthanasia

Jubilee Street

Far From Me

He Wants You

Higgs Boson Blues

Stranger Than Kindness

Into My Arms

The Ship Song

Papa Won’t Leave You, Henry

Black Hair

Galleon Ship

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