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Formula per un delitto, la spiegazione del finale del film con Ryan Gosling

Uscito nel 2002 e diretto da Barbet Schroeder, Formula per un delitto (Murder by Numbers in originale) è un thriller psicologico che intreccia indagine poliziesca, ritratto adolescenziale e ossessioni personali. Interpretato da Sandra Bullock, Ryan Gosling e Michael Pitt, il film riprende l’archetipo del “delitto perfetto” – caro a Hitchcock – aggiornandolo alla sensibilità dei primi Duemila: giovani brillanti e disturbati mettono in scena un omicidio per dimostrare di essere più furbi della legge.

Quello che a prima vista sembra il classico “whodunit” è in realtà un racconto sulla manipolazione, la fragilità dell’identità e la ricerca ossessiva di controllo. La sceneggiatura si muove avanti e indietro nel tempo, rivelando gradualmente i legami tra assassini e investigatori e mantenendo viva l’attenzione fino all’epilogo.

In questo approfondimento ripercorriamo la trama di Formula per un delitto in ordine cronologico, analizziamo i temi principali e spieghiamo nel dettaglio il finale, chiarendo le ambiguità che hanno fatto discutere gli spettatori. Attenzione: seguono spoiler sul finale.

Gli assassini e la vittima

Al centro della storia ci sono Richard Haywood (Ryan Gosling) e Justin Pendleton (Michael Pitt), due studenti liceali che architettano un omicidio per dimostrare di essere abbastanza intelligenti da farla franca. Richard è il classico ragazzo ricco, viziato e carismatico, figlio di genitori influenti; Justin è il complice introverso, con velleità intellettuali e un malessere latente. A scuola fingono di detestarsi per depistare eventuali sospetti, ma in realtà sono uniti da un legame di dipendenza reciproca e da un’oscura sfida narcisistica.

La vittima scelta è Olivia, una ragazza senza legami con i due, proprio per evitare qualsiasi traccia che porti agli assassini. Richard e Justin mettono in scena un delitto elaborato, pianificano alibi e cercano di incastrare Ray Feathers, bidello della scuola e loro fornitore di marijuana, disseminando prove nella sua casa.

Gli investigatori

A indagare sull’omicidio sono la detective Cassie Mayweather (Sandra Bullock) e il suo nuovo partner Sam Kennedy (Ben Chaplin), sotto la supervisione del capitano Rod Cody (R.D. Call). Cassie porta con sé un trauma profondo: anni prima, con il nome di Jessica Hudson, era stata quasi uccisa dal marito violento Carl. Sopravvissuta, ha cambiato identità e si è arruolata in polizia, ma continua a vedere l’ombra del suo aggressore in ogni uomo. Questo passato irrisolto alimenta la sua ossessione per i casi di violenza e per la manipolazione del potere maschile.

Formula per un delitto: spiegazione della trama

Ryan Gosling e Michael Pitt in Formula per un delitto (2002)
© 2002 Castle Rock Entertainment. All Rights Reserved.

Visto in ordine cronologico, Formula per un delitto mostra il meticoloso piano dei due ragazzi. Richard denuncia il furto delle sue scarpe per creare un falso indizio, ruba fibre di moquette e peli di babbuino dalla casa di Ray per poi depositarli sul corpo della vittima. Il giorno del delitto Olivia viene rapita, immobilizzata e uccisa nel seminterrato di Richard. Justin inizialmente esita, ma alla fine infligge lui il colpo mortale per dimostrare di essere all’altezza dell’amico.

Le indagini di Cassie e Sam partono dalle prove forensi: impronte di stivali, fibre, peli, tracce di vomito con caviale digerito. Seguendo la pista dei ristoranti e incrociando gli indizi, Cassie inizia a sospettare di Justin, mentre Sam incastra Ray come possibile colpevole. In realtà Ray è solo un capro espiatorio: manipolato da Richard, finirà ucciso in un finto suicidio.

La tensione cresce man mano che Cassie avvicina i due studenti. Lisa, una compagna di classe invaghita di Justin, diventa inconsapevolmente pedina nelle mani di Richard, che la seduce e la ricatta per umiliare l’amico. Gli indizi scientifici – il vomito con tracce di sangue, il DNA – stringono il cerchio attorno ai due, ma l’avvocato di Richard interrompe ogni confronto ufficiale. Cassie deve allora ricorrere a un gioco psicologico per far emergere la verità.

I temi del film

Il cuore di Formula per un delitto non è solo la cronaca di un omicidio, ma la dinamica di potere tra i personaggi. Richard incarna l’arroganza del privilegio e l’attrazione per il rischio; Justin è il discepolo che cerca emancipazione attraverso l’imitazione. Il loro rapporto – a metà tra amicizia tossica e competizione – richiama celebri casi reali come quello di Leopold e Loeb, studenti di Chicago che negli anni Venti uccisero un ragazzo per il gusto di commettere il delitto perfetto.

Parallelamente, Cassie rappresenta la vittima sopravvissuta che cerca di riappropriarsi del controllo. Il suo trauma la rende lucida e ossessiva, ma anche vulnerabile. Il film gioca continuamente con i ruoli di predatore e preda: gli assassini si credono cacciatori ma finiscono per essere braccati; Cassie sembra in difficoltà ma usa la propria esperienza per smascherarli.

Un altro tema centrale è la manipolazione delle prove e delle percezioni. Richard e Justin orchestrano depistaggi, creano falsi alibi, sfruttano stereotipi (il bidello spacciatore come sospetto perfetto) per sfruttare i pregiudizi della polizia. Schroeder mostra come l’intelligenza senza etica possa trasformarsi in un’arma distruttiva e come il potere possa essere esercitato anche da adolescenti privilegiati.

Il finale di Formula per un delitto spiegato

Nell’atto conclusivo Richard e Justin, ormai scoperti, si danno appuntamento per un ultimo gesto estremo. Richard consegna a Justin una pistola scarica, fingendo un suicidio reciproco, ma in realtà spera che l’amico si uccida lasciandolo libero di scappare come semplice complice. Justin capisce l’inganno e lo minaccia.

Cassie interviene, Justin abbassa l’arma e corre verso di lei. Richard raccoglie la pistola e spara: Justin si frappone e viene ferito. Richard fugge al piano superiore, Cassie lo insegue. Sul balcone rotto nasce una colluttazione: Richard tenta di strangolarla, ma Cassie riesce a spingerlo oltre la balaustra. Il balcone cede e Cassie rimane appesa: è Justin, nonostante tutto, a salvarla.

La detective nota però i segni dello strangolamento sul proprio collo: non coincidono con quelli presenti sul corpo di Olivia. L’anello di Richard non ha lasciato tracce sulla vittima. Cassie intuisce così che è stato Justin a infliggere il colpo mortale. Ricorre allora a uno stratagemma: finge che esista una registrazione video dell’omicidio girata attraverso lo spioncino che Richard usava per spiare Lisa. Justin abbocca e confessa, dichiarando di aver ucciso per provare di essere libero da ogni vincolo morale. La confessione permette di arrestarlo.

Il film si chiude con Cassie – tornata Jessica – che finalmente trova la forza di affrontare Carl all’udienza per la libertà vigilata. È il segno che ha iniziato a superare il trauma e a riprendere il controllo della sua vita, specchio del percorso che ha guidato l’indagine.

Formula per un delitto non è solo un thriller con due giovani assassini: è un racconto sulla seduzione del potere, sull’illusione del controllo e sulla possibilità di riscatto. Richard e Justin volevano dimostrare di essere al di sopra della legge, ma finiscono intrappolati dalle loro stesse menzogne. Cassie, sopravvissuta alla violenza, usa la propria esperienza per smascherare il delitto perfetto e, nel farlo, affronta finalmente il proprio passato.

Il finale ribalta i ruoli: il “gioco” dei due ragazzi si ritorce contro di loro, mentre la detective ritrova se stessa. Pur con qualche incongruenza narrativa (la confessione estorta senza prove concrete), l’epilogo restituisce il senso morale del film: nessuno è davvero intoccabile e il trauma può diventare strumento di verità.

Las Muertas è basato su una storia vera?

Las Muertas è basato su una storia vera?

Con il titolo internazionale The Dead Girls, Las Muertas è una delle serie Netflix più discusse dell’anno. Oscura, cruda e ricca di tensione morale, la produzione racconta la storia di due sorelle che costruiscono un impero criminale sulle spalle di giovani donne sfruttate e corrotte autorità locali. L’intreccio mescola thriller, denuncia sociale e satira politica, offrendo al pubblico un ritratto inquietante del Messico rurale degli anni Sessanta.

A colpire non è solo la violenza mostrata sullo schermo, ma anche il tono grottesco e amaramente ironico con cui vengono messi in scena i rapporti di potere, la collusione tra istituzioni e crimine e l’illusione di impunità dei protagonisti. Un mix che ha spinto molti spettatori a chiedersi quanto ci sia di vero nella storia delle sorelle Baladro e se Las Muertas sia una semplice fiction o un racconto radicato in fatti reali.

In questo articolo analizziamo la trama della serie, il suo rapporto con la realtà storica e il libro da cui è tratta, firmato da Jorge Ibargüengoitia.

La trama di Las Muertas

Al centro della storia ci sono Arcángela (interpretata da Ramírez) e Serafina Baladro (Paulina Gaitán), due sorelle che trasformano un modesto bar di provincia in un redditizio bordello, reclutando e spesso costringendo giovani donne alla prostituzione. Grazie a mazzette e favori, corrompono le autorità locali così da mantenere il loro business nell’ombra.

Il loro “impero” sembra inattaccabile finché una serie di incidenti mortali colpisce le ragazze che lavorano per loro. Nel tentativo di coprire le morti sospette e non attirare l’attenzione della polizia, Arcángela e Serafina coinvolgono Simón (Herrera), amante tossico e complice riluttante di Serafina, incaricandolo di sbarazzarsi dei cadaveri.

Ma la pressione diventa insostenibile: Simón fugge dalla vita marcia in cui si è cacciato, spezzando il cuore di Serafina. Lei, accecata dalla rabbia, decide di vendicarsi e chiede favori pericolosi a clienti influenti pur di colpire chi l’ha tradita. Il caos generato dalle due sorelle è tale che le forze dell’ordine non possono più voltarsi dall’altra parte: un’inchiesta senza precedenti rivela atrocità destinate a sconvolgere il Messico per generazioni.

Las Muertas è basato su una storia vera?

Las Muertas serie tv Netflix
Arcelia Ramírez nel ruolo di Arcángela, Paulina Gaitán nel ruolo di Serafina, Karen Martí nel ruolo di Socorro, Luis Estrada in Las Muertas. Per gentile concessione di © Netflix

Sì. Las Muertas non è solo fiction: la serie si ispira a fatti realmente accaduti. Gli eventi narrati riprendono la vicenda delle “Poquianchis”, un gruppo familiare di sfruttatori e assassini che negli anni Sessanta gestiva bordelli clandestini nel Messico centrale, schiavizzando giovani donne e ragazze provenienti da contesti poverissimi.

Le cronache dell’epoca, riportate in particolare dal tabloid sensazionalista Alarma! nel 1964, raccontavano di omicidi, sparizioni e connivenze con autorità locali. Il processo alle “Poquianchis” divenne un caso mediatico e contribuì a far emergere la realtà brutale della tratta di esseri umani nel Paese. La serie Netflix rielabora questi elementi, cambiando nomi e dettagli ma conservando l’impianto di base.

Questa scelta conferisce alla narrazione un doppio livello: da un lato il thriller a tinte forti, dall’altro la denuncia sociale di un sistema che per anni ha permesso abusi e violenze ai margini della legalità. Non a caso, Las Muertas si svolge in un Messico rurale senza tempo, che sembra sospeso tra passato e presente.

La miniserie è tratta dal romanzo “Las muertas” di Jorge Ibargüengoitia, autore messicano celebre per l’uso di umorismo nero e satira politica. Pubblicato nel 1977, il libro prende spunto proprio dal caso delle “Poquianchis”, trasfigurandolo in letteratura e offrendo uno spaccato impietoso di corruzione, ipocrisia e sessismo.

Ibargüengoitia non si limita a ricostruire i fatti: li piega in chiave grottesca, amplificando le contraddizioni di una società che tollera il male finché le vittime restano invisibili. La serie Netflix eredita questo approccio, alternando registri diversi – dramma, thriller, ironia amara – per rendere più complessa la psicologia dei personaggi.

Nel finale della serie (che abbiamo approfondito nella nostra spiegazione del finale di Las Muertas), le conseguenze delle azioni delle sorelle Baladro esplodono in tutta la loro violenza e la giustizia – tardiva e imperfetta – si abbatte su di loro, ribaltando ruoli e alleanze.

Conclusione

Las Muertas Netflix
Per gentile concessione di © Netflix

Las Muertas è quindi una serie che unisce intrattenimento e memoria storica. Raccontando la parabola delle sorelle Baladro, la produzione Netflix fa rivivere uno dei capitoli più oscuri della cronaca messicana, restituendo dignità narrativa alle vittime e mettendo in discussione le complicità del potere.

Il romanzo di Jorge Ibargüengoitia e l’adattamento televisivo condividono un obiettivo: costringere lo spettatore a riflettere sulla linea sottile tra male sistemico e responsabilità individuale. Chi guarda Las Muertas non assiste solo a un thriller, ma a una riflessione amara su come le società possano trasformare il dolore in spettacolo e, a volte, in business.

Per approfondire ulteriormente, puoi leggere qui la spiegazione del finale di Las Muertas.

Las Muertas, la spiegazione del finale della serie Netflix

Las Muertas, la spiegazione del finale della serie Netflix

Las Muertas (The Dead Girls), una serie Netflix in uscita il 10 settembre, racconta la storia delle sorelle Baladro, Serafina (Paulina Gaitán) e Arcángela (Arcelia Ramírez), che gestiscono una rete di bordelli in Messico negli anni ’60. In sei episodi, The Dead Girls rivela come le sorelle mantengano un impero costruito sullo sfruttamento, la manipolazione e la paura, e cosa succede quando le loro attività criminali attirano l’attenzione sia delle autorità che delle ragazze costrette a lavorare per loro.

La serie storica presenta le sorelle come calcolatrici e strategiche, ma brutali nell’imporre il loro controllo. Serafina si occupa della supervisione e della disciplina nel bordello, mentre Arcángela gestisce le finanze e i rapporti con i funzionari locali. La loro ascesa al potere, guidata dalla pura ambizione e alimentata dalla corruzione che le circonda, finisce per crollare quando la polizia inizia a indagare e scopre la portata delle loro operazioni e l’entità dei loro abusi.

I primi anni dell’impero e le sue sfide

Fin dall’inizio, le sorelle Baladro stabiliscono il controllo sui loro bordelli, che si estendono in molte città del Messico, attraverso regole severe e lo sfruttamento sistematico delle ragazze che lavorano per loro. La serie mette in evidenza come riescono a gestire le pressioni sociali e legali, corrompendo i funzionari quando necessario per mantenere le operazioni. L’ambizione delle sorelle è pari alla loro spietatezza nei confronti delle ragazze del bordello, che hanno trafficato e continuano ad abusare.

Le sorelle sono all’apice del successo, ma presto compaiono le prime crepe nell’impero. Il figlio di Arcángela, Humberto, viene coinvolto in attività criminali e fa una fine tragica, costringendo le sorelle a trasferirsi al Casino Danzón e a investire in un ranch. Questi eventi rivelano quanto siano vulnerabili le attività delle sorelle e segnano l’inizio della loro caduta.

Il tragico destino delle ragazze

Las Muertas Netflix
Per gentile concessione di © Netflix

Blanca, una ragazza venduta alle sorelle, diventa una figura centrale nella serie. Dopo un intervento medico andato male, muore e la sua morte scatena una serie di incidenti mortali che coinvolgono altre ragazze, come Evelia e Feliza, entrambe morte durante una lite per i beni di Blanca, mettendo in evidenza le conseguenze letali della gestione delle sorelle e le condizioni pericolose all’interno dei bordelli.

La serie descrive anche le dure punizioni e le manipolazioni imposte alle ragazze. Esse subiscono reclusione, abusi fisici e abbandono, mentre le sorelle continuano a trarre profitto dal loro lavoro.

Ribellione e conflitti interni

Alla fine del 1963, la tensione tra le ragazze aumenta. Insoddisfatte della reclusione e dei maltrattamenti, alcune tentano di fuggire e arrivano persino ad aggredire le loro compagne. Bedoya, alleato e braccio destro delle sorelle, infligge punizioni che rispecchiano i loro metodi di controllo. Nel frattempo, Teófilo, marito di Eulalia Baladro, una parente delle sorelle che aiuta a gestire il ranch di famiglia, è alle prese con le finanze della proprietà, causando ulteriori disordini e vittime.

Il desiderio di vendetta di Serafina nei confronti di Simón Corona, un fornaio e suo ex amante, riemerge durante questo periodo. Serafina orchestra una sparatoria nella panetteria di Simón dopo che lui la lascia per la terza volta. Le sue azioni sono guidate da una combinazione di ossessione e vendetta, che riflettono gli estremi della sua personalità. Sebbene la sparatoria causi allarme e scateni indagini della polizia, Serafina inizialmente sfugge alle conseguenze dirette nascondendosi.

Indagini e arresti

Paulina Gaitán in Las Muertas
Paulina Gaitán nel ruolo di Serafina in Las Muertas Per gentile concessione di Netflix

Nel gennaio 1964, le forze dell’ordine stringono il cerchio. Serafina viene indagata per la sparatoria al panificio, poiché si scopre che ha orchestrato l’attacco contro Simón. Le sorelle fuggono al ranch per evitare l’arresto, prendendo misure precauzionali per nascondersi. La polizia scopre presto diversi cadaveri nelle loro proprietà, tra cui quelli di Blanca, Evelia e Feliza, insieme ad altre prove che implicano le sorelle e i loro complici.

Le autorità arrestano le sorelle e 17 complici, tra cui Bedoya, Nicolás, Teófilo e Ticho. Durante il processo, alcune ragazze testimoniano di aver subito abusi, negligenza e sfruttamento. Serafina e Arcángela vengono condannate per diversi reati, tra cui omicidio, sequestro di persona, abuso e complicità in aborti clandestini, ricevendo 35 anni di carcere. Gli altri complici ricevono condanne proporzionali al loro coinvolgimento.

Conseguenze ed epilogo di Las Muertas

L’epilogo documenta le conseguenze per le persone coinvolte. Simón Corona apre una nuova panetteria dopo il suo rilascio, mentre Nicolás, Ticho ed Escalera ricostruiscono le loro vite in vari modi. Eulalia riprende a vendere dolci fuori dal carcere e Bedoya mantiene la sua influenza anche dalla prigione. Arcángela e Serafina rimangono nel penitenziario femminile, continuando a gestire attività illecite e ad accumulare ricchezze, ma senza speranza di libertà.

Le ragazze sopravvissute, ora considerate vittime, ricevono un risarcimento, anche se il loro destino individuale rimane in gran parte sconosciuto. La serie si conclude illustrando le conseguenze dell’impero delle sorelle Baladro: ripercussioni legali, denuncia di abusi sistematici e il trauma duraturo inflitto a tutte le persone coinvolte.

Le sorelle Baladro sono ispirate a persone reali?

Le sorelle Baladro sono ispirate a un gruppo realmente esistito noto come Las Poquianchis, quattro sorelle diventate famigerate in Messico per aver gestito una rete criminale di bordelli, traffico di esseri umani e omicidi tra gli anni ’40 e ’60. La serie, sebbene romanzata, attinge ampiamente dai resoconti storici dei loro crimini, tra cui lo sfruttamento e l’uccisione di decine di donne, molte delle quali minorenni.

La storia è tratta dal romanzo del 1977 Las Muertas di Jorge Ibargüengoitia. Ibargüengoitia ha utilizzato gli eventi reali delle Poquianchis come ispirazione, ma ha creato personaggi e trame di fantasia per esplorare il contesto più ampio della prostituzione e del traffico di esseri umani in Messico in quel periodo. Le Poquianchis reclutavano ragazze giovani dai paesi e dalle fattorie vicine, ingannando le famiglie con false promesse di lavoro o rapendo le ragazze quando erano sole. Le vittime erano costrette a prostituirsi, subivano abusi e spesso venivano sepolte in tombe clandestine quando si ammalavano o non potevano più lavorare. La serie cattura questa oscura eredità intrecciando una narrazione fittizia che mette in evidenza la portata e l’impatto dell’impero criminale delle sorelle.

Inspector Zende: la spiegazione del finale del film Netflix

Inspector Zende: la spiegazione del finale del film Netflix

Il film thriller d’azione di Netflix Inspector Zende racconta la storia adrenalinica di una caccia all’uomo per catturare un temibile criminale di nome Carl Bhojraj, evaso dal carcere di Tihar a Delhi. L’ispettore Madhukar Bapurao Zende della polizia di Mumbai riceve l’incarico dal suo superiore, il DGP Purandare, di catturare il fuggitivo e assicurarlo alla giustizia. Il film esamina in modo intricato temi quali l’inganno, la segretezza, le false identità e il coraggio, analizzando al contempo il funzionamento del dipartimento di polizia e le sfide che esso deve affrontare nello svolgimento di missioni pericolose.

Man mano che la narrazione giunge alla sua conclusione, Zende e la sua squadra si trovano di fronte a una grande opportunità per catturare Carl e dimostrare il loro valore al dipartimento. Spinto dalla sua convinzione, il protagonista giura di catturare il criminale a qualsiasi costo e di trasportarlo nel Maharashtra. Il destino di Carl e Zende è in bilico mentre si preparano ad affrontare qualsiasi sfida si presenti loro.

La trama di Inspector Zende

La narrazione inizia con una presentazione della città di Mumbai nell’anno 1986 e della vita quotidiana dell’ispettore Madhukar Bapurao Zende. Si diffonde la notizia che Carl Bhojraj, un famigerato criminale ricercato dall’Interpol, noto anche come “Swimsuit Killer”, è evaso dal carcere di Tihar a Delhi, insieme ad altri detenuti: David Jones, Lalit Khatana, Ratan Tomar e Subhash Tyagi. Alla stazione di polizia di Agripada, Zende riceve una telefonata dal DGP Purandare, dopo di che il protagonista racconta come ha arrestato Carl quindici anni fa. Dimostra inoltre di conoscere molto bene la storia criminale di Carl, compreso il suo altro soprannome “Snake” e le sue origini indiane, francesi e libanesi. Il superiore incarica il poliziotto di trovare e arrestare nuovamente il detenuto evaso.

Dopo numerose indagini in città, Zende ottiene finalmente un indizio: uno straniero sospetto ha preso alloggio all’Hotel Airport Plaza. Tuttavia, Carl riesce a sfuggire a Zende e alla sua squadra in modo fortuito. Il DGP viene rimproverato dal ministro dell’Interno e dal signor Swamy dell’Interpol per non essere riuscito a catturare Carl. Un agente di nome Jacob si unisce al protagonista per aiutarlo nella caccia all’uomo. Alla stazione di polizia ferroviaria di VT, uno dei fuggitivi, Ratan Tomar, viene catturato e afferma che il suo vero nome è Ajay Agarwal. Dopo che Zende lo ha picchiato per ottenere informazioni su Carl, il fuggitivo lo indirizza verso l’Hotel Panchratna a Panvel, dove Subhash Tyagi viene catturato. Dopo essere stato minacciato da Zende e dalla sua squadra, Tyagi rivela che Carl ha acquistato una moto “Rajdoot” di colore blu e che potrebbe essere diretto a Goa.

Carl uccide Lalit a Goa e progetta di fuggire negli Stati Uniti. Il DGP convoca Zende e altri agenti per una missione segreta con l’obiettivo di catturare Carl a Goa. Il protagonista sceglie gli agenti Jacob, Patil, Deshmane, Patekar e Naik come membri della squadra segreta. La squadra si registra in un ostello a Goa usando nomi falsi e inizia a cercare Carl, dopodiché decide di perlustrare hotel e club a cinque stelle, ma senza molto successo. Più tardi, Zende si intrufola a una festa travestito da hippie e sta per individuare il killer in costume da bagno. Carl, con l’aiuto di David, uccide un turista straniero di nome John Miller per usare il suo documento d’identità per ottenere un passaporto. Patil perlustra l’isola di Divar e trova la moto blu Rajdoot, insieme a David e Carl, ma non riesce a seguirli a causa della sua paura, per cui Zende lo rimprovera.

Il protagonista deduce che Carl potrebbe usare le strutture di commutazione telefonica per contattare sua moglie americana, Chantelle, che in realtà possiede la maggior parte del denaro del criminale. La squadra scopre che alcune persone stanno usando illegalmente le strutture di chiamata internazionale dell’O’Coqueiro. La squadra incontra il signor Vyas della polizia di Delhi, che ha una squadra di sedici agenti per catturare il Serpente. Ma il poliziotto di Delhi si rivela un individuo scortese e condiscendente, che non mostra alcun interesse a collaborare. Zende e la sua squadra deducono che Carl potrebbe tentare di fuggire imbarcandosi su una nave chiamata “Seafern” e viaggiando verso gli Stati Uniti. Zende decide di sorvegliare l’O’Coqueiro, convinto che Carl tornerà.

Il finale dell’ispettore Zende: come fa Zende a catturare Carl?

L’ispettore Zende individua finalmente l’O’Coqueiro Hotel & Banquet come il luogo più probabile in cui lui e la sua squadra possono catturare Carl Bhojraj. Continua a sorvegliare il ristorante, dove si svolge un ricevimento di nozze con festeggiamenti sfrenati e musica ad alto volume. Mentre gli altri membri della squadra si preparano a partire per il porto per tenere d’occhio i potenziali tentativi di fuga di Carl, si trovano inaspettatamente alle prese con dei problemi all’auto, che li costringono a rimanere all’O’Coqueiro. In un momento scioccante, Zende individua finalmente il “Killer in costume da bagno” al ristorante, mentre cena tranquillamente con il suo socio, David Jones. Zende si rende conto che il suo obiettivo è a portata di mano e si traveste da cameriere per avvicinarsi ai due fuggitivi. Una volta avvicinatosi, inizia a lottare fisicamente con David e chiama Patil in aiuto.

Carl inizia immediatamente a resistere e a reagire. Mentre Patil impedisce a David di scappare, Zende e Carl si scambiano colpi violenti, mentre intorno a loro continua il ricevimento di nozze. Muovendosi tra gli ospiti, il criminale e il poliziotto continuano a lottare e Zende ha temporaneamente difficoltà a contenere Carl. Tuttavia, la situazione cambia quando gli agenti Jacob, Deshmane, Patekar e Naik arrivano sulla scena. I membri della squadra corrono in aiuto del loro capo, Zende, e collaborano per contenere il temibile criminale. Gli ospiti e il personale dell’hotel sono inizialmente scioccati nel vedere ciò che sta accadendo davanti ai loro occhi, ma alla fine capiscono cosa sta succedendo.

È importante ricordare che se Zende avesse rifiutato di fidarsi del suo istinto e si fosse precipitato al porto, avrebbe potuto inavvertitamente lasciare fuggire Carl ancora una volta. La risolutezza del protagonista, unita ai fortunati problemi alla macchina del resto della squadra, ha fatto sì che il killer dei costumi da bagno fosse catturato appena in tempo. Nonostante il suo fascino e le sue abilità di combattimento, Carl scopre che non può sempre fuggire, soprattutto quando chi lo insegue si rifiuta di mollare.

Come fa Zende a trasferire Carl nel Maharashtra?

Dopo aver catturato Carl Bhojraj, Zende e i suoi uomini affrontano una nuova sfida, ovvero trasportare il criminale fuori dalla giurisdizione della polizia di Goa e nello stato del Maharashtra. Tuttavia, non hanno un veicolo funzionante che possa essere utilizzato per svolgere il compito. Di fronte a questa sfida, trovano aiuto in modo inaspettato. Gli sposi del ricevimento di nozze esprimono la loro felicità per la cattura di Carl durante il loro matrimonio e chiedono di scattare una foto con Zende e la sua squadra. Il protagonista sfrutta abilmente questa opportunità e chiede di poter scattare la foto con loro solo se gli permettono di utilizzare il loro veicolo decorato per il matrimonio per trasportare il criminale.

Dopo aver posato per la macchina fotografica, la squadra di poliziotti prende il furgone “Matador” degli sposi e si dirige verso il confine del Maharashtra. Tuttavia, Fonseca viene informato dal suo superiore che Zende e la sua squadra stanno per allontanarsi dalla giurisdizione di Goa con Carl in custodia. Nonostante Naik e Deshmane abbiano consegnato David Jones, Fonseca insegue il Matador. Mentre la squadra di cattura si avvicina al confine, Carl cerca di fuggire sostenendo di dover urinare sul ciglio della strada, ma Zende non glielo permette. Dopo aver bloccato il criminale, la squadra si dirige verso il confine, ma vede che è barricato.

Patil non trova il coraggio di superare la barricata, quindi la squadra scende e inizia a camminare verso il territorio del Maharashtra. Tuttavia, Fonseca e la sua squadra arrivano proprio in tempo. Zende cerca di correre verso il confine, e lo stesso fa Carl. Nel caos che ne segue, Fonseca ha difficoltà a contenere così tanti uomini, dopodiché il protagonista riesce a raggiungere il territorio del Maharashtra insieme al criminale. Il poliziotto di Goa cerca di minacciare il protagonista, ma fa marcia indietro quando vede arrivare un intero gruppo di poliziotti del Maharashtra, guidati dal DGP Purandare. Una volta confermato che Carl è ora saldamente sotto la sua custodia, il DGP si congratula con Zende e la sua squadra, dopodiché anche il protagonista dà un po’ di merito a Fonseca e alla polizia di Goa. Carl viene quindi portato con successo nel territorio del Maharashtra, dopo che Zende gli ha sarcasticamente detto addio.

Zende si riunisce con Viju? Diventa popolare?

Zende e sua moglie conducono un matrimonio felice con un legame genuino. Tuttavia, la moglie è spinta in uno stato di panico costante dopo che Zende accetta la missione di catturare Carl. In un momento commovente, dopo aver portato a termine con successo la sua missione, il protagonista torna a casa da Viju. Vedendolo, la moglie si precipita verso il poliziotto e lo abbraccia profondamente. Esprime sollievo per il fatto che suo marito sia finalmente tornato a casa sano e salvo. Gli chiede persino se ha avuto modo di mangiare il “Puran Poli”, un dolce che gli ha mandato. Anche Zende esprime gioia dopo essersi riunito con sua moglie, che chiama affettuosamente “Commissario”. Quando la sua partner gli chiede quale sia stata la sorte di Carl, l’ispettore le dice di aspettare la radio. Lei gli porge un cartone di bottiglie vuote e gli chiede di andare a prendere il latte per la giornata.

Le persone al negozio di latte ascoltano la radio, dove scoprono che il loro vicino, Zende, ha catturato uno dei criminali più pericolosi al mondo. Quando vedono Zende avvicinarsi al negozio, lo salutano con orgoglio usando i cartoni del latte pieni come simbolo di rispetto. Il protagonista diventa un uomo popolare grazie alla sua determinazione e alla sua forte moralità, che lo hanno portato al successo nella sua pericolosa missione. Questo momento è anticipato da Carl, che dice a Zende che la caccia all’uomo gli darà fama. Nonostante non desideri la fama o l’attenzione, Zende ottiene il rispetto e la popolarità che merita, il che conclude la narrazione con una nota di ottimismo e speranza.

Love Untangled è una storia vera? La Garam High School esiste davvero?

La commedia romantica coreana di Netflix Love Untangled (il cui titolo originale è “Gobaekui Yeoksa”) racconta la storia commovente di un’adolescente e della sua vena romantica. Park Se-ri è sempre stata alla ricerca del vero amore. Tuttavia, ha collezionato solo una serie di tentativi falliti. Ma questa volta è determinata a cambiare le cose quando Kim Hyeon, il ragazzo più affascinante della scuola, attira la sua attenzione. Di conseguenza, chiede aiuto alle sue amiche per preparare il terreno per una confessione magica.

Allo stesso tempo, lavora alla sua missione personale di trovare un modo per domare i suoi capelli perennemente ricci, che sono stati fonte di complessi per tutta la vita. Tuttavia, lungo il percorso accade qualcosa di inaspettato quando Se-ri stringe amicizia con Han Yun-seok, lo studente trasferitosi da Seul, distaccato e cinico. Il regista Sun Namkoong racconta la storia di una romantica storia d’amore che sicuramente toccherà il cuore nostalgico degli spettatori attraverso temi universali legati al passaggio all’età adulta.

Love Untangled è una storia di fantasia sull’amore adolescenziale e l’accettazione di sé

“Love Untangled” è una storia di fantasia che attinge a elementi realistici dell’adolescenza per portare sullo schermo personaggi con cui è facile identificarsi. Scritto dagli sceneggiatori Ji Chun-hee e Wang Du-ri, il film ha come protagonista Park Se-ri, una giovane donna afflitta da idee romantiche senza speranza e da insicurezze di lunga data su se stessa.

Di conseguenza, la sua storia, ricca di commedia, romanticismo e temi di scoperta di sé, presenta una narrazione con cui molti potranno facilmente identificarsi. In particolare, il complicato rapporto di Se-ri con i suoi capelli ricci diventa un aspetto cruciale della sua caratterizzazione. Ambientato alla fine degli anni ’90, il film attinge agli standard di bellezza ristretti e rigidi dell’epoca, in particolare per quanto riguarda i capelli lisci come spaghetti nella cultura. In quanto tale, la permanente magica coreana rimane parte integrante della narrazione.

Si dice che la permanente coreana Magic Straight Perm, un trattamento di stiratura permanente dei capelli, abbia raggiunto la notorietà negli anni ’90, quando è entrata nel mainstream culturale. Da allora, è diventata una tecnica di stiratura dei capelli molto popolare, utilizzata da molte persone per domare i propri capelli naturalmente ricci.

Nel film, Se-ri interpreta il ruolo di una ragazza di 19 anni con i capelli ricci che desidera disperatamente adattarsi allo standard e acquisire sicurezza nella sua sfortunata vita sentimentale. Tuttavia, nel processo di ricerca dello standard di bellezza, finisce per scoprire un amore vero che supera le insicurezze superficiali. Di conseguenza, data l’universalità delle insicurezze e dei dubbi su se stessi che si riscontrano nell’adolescenza e oltre, la storia della protagonista rimane autenticamente riconoscibile.

In una conferenza stampa, la regista Sun Namkoong ha condiviso la natura dell’approccio del film a questo aspetto della narrazione di Se-ri e ha detto: “La condizione dei suoi capelli (di Se-ri), che lei non può controllare, è il suo più grande complesso e l’origine del suo dolore”. Ha poi aggiunto: “Ho pensato che potessimo almeno sollevare la questione se lei abbia davvero bisogno di cambiarli”.

In alternativa, l’attenzione del film sull’amore adolescenziale e il suo impatto trasformativo sugli individui cerca anche di dare un senso di realismo. Invece di una relazione iper-romantizzata e idealizzata, la storia si concentra in realtà su un amore realistico e graduale che si trova nei luoghi più inaspettati ma confortanti. Così, anche senza un collegamento con la vita reale, la storia immaginaria di Se-ri riesce a colpire alcuni punti realistici.

La Garam High School è un istituto fittizio

Proprio come il film stesso, anche la sua location centrale, la Garam High School, rimane un’opera di finzione. Tuttavia, i fan potrebbero trovare istituti scolastici con un nome simile. Ad esempio, un istituto con lo stesso nome esiste nel webtoon “Tiki-Taka” di Hahayeong. I due luoghi condividono alcune notevoli somiglianze, come i colori, l’ambiente misto e lo status scolastico generale.

Tuttavia, quest’ultima non ha alcun collegamento diretto con la scuola di Se-ri in “Love Untangled”. Pertanto, la scuola superiore sullo schermo rimane confinata all’interno dei limiti fittizi del film. Tuttavia, nonostante la sua finzione, il luogo conserva un notevole senso di realismo. La narrazione di Se-ri cerca sempre di essere autentica, in modo da suscitare la nostalgia del pubblico.

Di conseguenza, la Garam High School di Busan rimane disseminata di elementi che identificano un’esperienza scolastica facilmente riconoscibile. Così, insegnanti di classe scontrosi ma in fondo amichevoli, partite di dodgeball competitive e ricche di drammi, superstizioni intrecciate con storie d’amore e altri elementi riconoscibili caratterizzano l’identità della scuola fittizia.

Inoltre, le sfumature che caratterizzano il rapporto di Se-ri con i suoi amici, tra cui il suo compagno di banco Baek Seong-rae e la sua rivale Ko In-jeong, aggiungono ulteriore realismo al luogo. In definitiva, questi elementi narrativi e visivi finiscono per circondare la Garam High School di un’aria di realismo. Tuttavia, la scuola stessa non ha corrispondenti diretti nella vita reale.

The Runarounds – Stagione 1, spiegazione del finale: I Runarounds si sciolgono?

Creata da Jonas Pate, la serie Prime Video The Runarounds racconta la storia di una band liceale che nel corso di un’estate sboccia in qualcosa di molto più grande. Con Charlie come frontman, Neil e Topher alla chitarra elettrica e Wyatt al basso, mentre Bez infiamma il pubblico con la sua batteria, il palcoscenico sembra pronto per il successo.

Tuttavia, con sfide più grandi arriva la consapevolezza che ritagliarsi un’identità nel settore creativo non è facile. L’amore, la famiglia e i problemi professionali diventano più che semplici ostacoli, ma piuttosto lezioni di vita in questa narrazione di formazione. Il finale di stagione, intitolato “Kill Devil”, intreccia con cura le ansie psicologiche ed emotive di tutti i personaggi, portando il loro destino collettivo a un crescendo.

La trama di The Runarounds

Nel suo ultimo anno di liceo, Charlie Cooper decide di realizzare il suo sogno di formare una band di successo. Come frontman, guida i Futhermuckers, con Neil Crosby, il “Buddha” del gruppo, e Topher Park, il più intelligente, che lo supportano come chitarristi. Tuttavia, incontrano dei problemi a causa del loro batterista, Pete Atuna, che non è all’altezza. Quando il gruppo finisce per rovinare la sua esibizione alla festa a casa di Pete, i membri capiscono che devono ricominciare da zero e cercano nuovi membri per la band. Pete è felice di assumere il ruolo di manager e viene sostituito come batterista dal talentuoso Bez Willis. Il suo amico Wyatt Wysong, che segretamente è anche lui un musicista di talento, entra a far parte della band come bassista e insieme creano i Runarounds.

Sophia Kinney, la cotta di lunga data di Charlie, inizia a rendersi conto di aver forse sprecato anni preziosi inseguendo il successo accademico invece della felicità e trova rifugio nella poesia. Quando il suo diario di poesie finisce accidentalmente nelle mani di Charlie, lui ne rimane ispirato e decide di dedicarle la sua prossima canzone usando le poesie come testo. Tuttavia, questo gli si ritorce contro, poiché la prima esibizione dei Runarounds finisce con Sophia che umilia pubblicamente Charlie per aver rubato le sue parole.

Tuttavia, la band non si arrende e continua a esibirsi a un matrimonio di celebrità, dove l’icona musicale Danny Mace si interessa a Bez. Lei gli offre un lavoro con una band famosa chiamata Lost Teen, ma lui lo rifiuta per stare con i suoi amici, guadagnandosi la sua ira. I concerti sono difficili da ottenere e il gruppo soffoca tra la loro arte e la loro vita personale. L’ispirazione arriva quando Catesby, proprietario di un negozio di musica locale ed ex cantautore, inizia a guidarli.

Catesby porta il gruppo di amici a un concerto di Dext Romweber, un famoso musicista rock underground. Charlie e compagni si sballano ascoltando musica avvincente, e questo a sua volta diventa un esercizio di legame. Tuttavia, le cose si fanno più intense quando un giorno si svegliano e scoprono che tutta la loro attrezzatura è stata rubata. Si scopre che la madre di Wyatt è costretta a vendere tutti gli strumenti per pagare i suoi debiti crescenti, ma questo non impedisce al gruppo di lottare per ciò che è loro.

L’astuto proprietario fa loro una controfferta per esibirsi gratuitamente nel suo club e, sebbene il concerto improvvisato sia un grande successo, gli strumenti non vengono loro restituiti. Il gruppo decide di sporcarsi le mani e rubare la propria attrezzatura, evitando per un soffio di essere uccisi. La loro esibizione, d’altra parte, diventa virale, in gran parte grazie a Ruthie Bender, loro amica e alleata, che ha realizzato un montaggio perfetto.

Il nuovo successo dei Runarounds attira l’attenzione di Izzy Fortini, una promettente talent scout della Galaxy Records. Lei accenna alla possibilità di un contratto, a condizione che il gruppo riesca a diventare virale e a ottenere un nuovo ingaggio entro una settimana. Con il sostegno di Catesby, finiscono per raggiungere entrambi gli obiettivi con un’esibizione all’aperto che viene apprezzata da centinaia di fan presenti sul posto. Izzy ottiene tutti i dati di cui ha bisogno per convincere i suoi superiori a dare loro una possibilità per il loro prossimo concerto.

Mentre sono in corso i preparativi per il loro grande spettacolo al nightclub Kill Show, Charlie viene colpito da una rivelazione che gli cambia la vita. Il suo vero padre non è altro che Catesby, che ha avuto una relazione con sua madre durante gli anni del liceo, ma è scomparso poco dopo. Catesby ha scoperto la verità solo di recente e non è in grado di fornire alcun sostegno al ragazzo, che deve mettere da parte i suoi sentimenti contrastanti e dare il massimo per il concerto imminente.

Il finale di The Runarounds: i Runarounds si sciolgono? Firmano un contratto?

Sebbene i Runarounds siano noti per il loro spirito indomito e l’integrità del gruppo, entrambe queste caratteristiche vengono messe a dura prova nel finale di stagione, con le piccole crepe all’interno della band che vengono alla luce dopo una serie di battute d’arresto. La loro esibizione al Kill Show inizia in modo impeccabile, con il pubblico che balla e la Galaxy Records che mostra con orgoglio la sua nuova scoperta a Danny Mace. Tuttavia, quando Charlie si allontana nel bel mezzo dello spettacolo per parlare con Sophia, questo si riflette negativamente sulla loro professionalità e alla fine diventa un fattore decisivo per il loro rifiuto.

Il CEO li riconosce come diamanti grezzi, ma anche come una band che non è ancora pronta. Le cose peggiorano ulteriormente durante il viaggio di ritorno a casa, quando il rimorchio con tutta la loro attrezzatura si stacca e si schianta a terra. A questo punto, la band raggiunge il punto di rottura e la loro mancanza di fiducia in Charlie viene fuori con tutta la sua forza, portando a un acceso scioglimento.

L’incidente riunisce molti filoni della trama per mostrare come la band abbia cavalcato un’onda di successo non del tutto affidabile. Mentre le loro manovre imprudenti hanno permesso loro di recuperare la loro attrezzatura negli episodi precedenti, questa volta non funziona e ogni membro perde qualcosa di molto prezioso per lui. La persona più colpita da tutto questo è Charlie, la cui fiducia in se stesso è ormai compromessa, apparentemente in modo irreparabile.

Nonostante la crescente distanza, il gruppo ha un’altra possibilità di ricongiungersi grazie alla prima proiezione del film di Wender, che riunisce tutti i personaggi principali insieme alle loro famiglie. Non sorprende che il film sia basato sul viaggio dei The Runaround, che sfrutta tutta la gioia e la nostalgia della loro esperienza estiva e la traspone sul grande schermo. Man mano che lo spettacolo va avanti, Charlie inizia a riflettere sul futuro dei suoi amici, ma non riesce più nemmeno a immaginare la band come parte di esso.

Danny Mace è quella che alla fine viene in loro soccorso, in gran parte grazie all’assistenza dietro le quinte di Izzy Fortini. Anche se in precedenza Mace aveva odiato il gruppo a causa delle azioni di Bez, nemmeno lei può negare il loro talento e il loro potenziale. A tal fine, la musicista esperta non lascia che i suoi sentimenti personali interferiscano e stipula un contratto con i Runarounds, ribaltando il loro destino. Non è mai stata la fiducia della band nelle proprie capacità a essere minata dal susseguirsi di rifiuti, ma la mancanza di prospettive future in questa impresa.

Con una vita di successo ormai all’orizzonte, la band si riorganizza immediatamente, felicissima all’idea di trasformare la propria passione in una professione. Il cortometraggio di Wender è altrettanto importante in questa svolta degli eventi, innescando un reset psicologico nei sentimenti fondamentali e nelle ambizioni condivise del team. La storia non ha mai riguardato il rinunciare alla propria passione, e il finale di stagione si conclude con una lezione di perseveranza.

Charlie e Sophia finiranno insieme? Sophia è ora nella band?

La storia di Charlie non riguarda solo la band, ma anche la sua relazione nascente con Sophia. Tra una serie di alti e bassi, i due sviluppano un legame insostituibile, nato dal loro amore per l’espressione e dai loro turbamenti interiori condivisi. In quanto tale, è logico che il culmine della loro relazione non solo si sovrapponga, ma influenzi profondamente anche l’esibizione decisiva della band al Kill Devil. Notando Sophia, Charlie le dedica una canzone d’amore, riversando tutte le sue emozioni sul ritmo giusto. Tuttavia, questo non ha l’effetto desiderato, poiché un accumulo di emozioni contrastanti la porta a uscire in lacrime dallo spettacolo a metà. Vedendo questo, Charlie non esita a scendere dal palco, poiché la sua musica non è nulla senza l’ascolto di Sophia.

Quando Charlie finalmente raggiunge Sophia, lei lo accoglie con sorpresa, rendendosi conto che lui sta mettendo a rischio il futuro dell’intera band per questa conversazione. Quando lui rifiuta di cedere, lei finalmente rivela la fonte delle sue paure e della sua frustrazione. Charlie avrebbe dovuto accompagnarla al college, ma non solo non l’ha fatto, ma lei lo ha anche visto correre lungo la strada, apparentemente senza curarsi di lei.

L’interpretazione di Sophia di questi eventi dà voce a tutte le sue ansie più profonde, in gran parte legate alla sua paura di essere ignorata in futuro. Si rende conto che Charlie è il tipo di persona che dedica tutto alla musica, ma questo, unito alla sua natura impulsiva, la porta anche a mettere in discussione la sua affidabilità. Tuttavia, tutto questo si basa su un malinteso, e alla fine Charlie trova il tempo di dirle la verità sulla sua discendenza, cosa che ha scoperto solo di recente.

La rivelazione avvicina immediatamente Charlie e Sophie, poiché in quel momento lei può identificarsi con il suo senso di smarrimento e confusione. In un momento di profonda empatia, si rende conto che anche lui è una persona tridimensionale che ha bisogno delle sue cure tanto quanto lei. Inoltre, la decisione di Charlie di rischiare di sacrificare la band solo per parlare con lei rafforza le sue priorità, dissipando ogni falsa convinzione che lei ha mantenuto fino a quel momento.

Con questo, la coppia confessa i propri sentimenti e si scambia un bacio. Ma per Sophia non è finita qui, perché il finale consolida anche la sua importanza per i Runarounds. Durante la firma del contratto con Danny Mace, il gruppo ha anche aggiunto una clausola che include Sophia nell’equazione. L’obiettivo è quello di pubblicare i suoi scritti, e Mace accetta, chiudendo il cerchio dell’arco narrativo di Sophia come artista.

Charlie riavrà la casa? Cosa succederà ai Runarounds?

Sebbene la storia dei Runarounds riguardi principalmente il passaggio all’età adulta dei ragazzi, è costantemente influenzata dalle loro esperienze di vita, dai problemi con i genitori alle aspirazioni professionali. In quanto protagonisti, Charlie e la sua famiglia sono al centro dell’attenzione, con la maggior parte delle loro ansie che si riducono a questioni economiche. Il padre di Charlie è bloccato dal blocco dello scrittore e questo li lascia senza soldi per pagare il mutuo della casa.

Con il passare degli episodi, Charlie deve assistere alla lenta disgregazione della sua famiglia a causa di questo dilemma e alla fine decide di assumersi la responsabilità. Anche se il suo percorso per guadagnare abbastanza inizia con fiducia, perde rapidamente slancio quando si trova di fronte a una serie di vicoli ciechi. Tuttavia, l’ingresso di Danny Mace nella band significa che finalmente possono guadagnare soldi veri, e Charlie fa in modo che il suo primo stipendio sia dedicato al recupero della casa.

La mossa di Charlie non solo lega un filo conduttore della trama, ma completa anche una delle questioni tematiche principali della serie. Tutti i membri della band si trovano ad affrontare la stessa domanda: se la loro arte sia sostenibile come carriera. Spesso, i loro genitori sono dall’altra parte di questa domanda, con alcune preoccupazioni valide. Tuttavia, la storia di successo di Charlie si ripercuote su tutto il gruppo e tutti i membri riescono a riportare la felicità nelle loro vite familiari.

Ci viene mostrato che il padre di Neil è malato, ma ha evitato le cure; tuttavia, grazie alla sua nuova libertà economica, Neil può ottenere le migliori cure possibili per la persona amata. Wyatt si trova in una situazione simile, poiché il suo rapporto con la madre è stato quello più influenzato dalla questione economica. Bez, il cui padre è anche lui un musicista, riesce finalmente a dimostrare il suo valore e la sua fiducia nella band, mentre Topher ha l’ultima parola nella sua lotta con la famiglia.

È importante notare che il denaro è solo un mezzo nella storia, mentre il vero messaggio tematico è quello di credere nella propria passione. Pur essendo consapevole delle difficoltà che comporta intraprendere una carriera nel settore creativo, la serie mostra anche un possibile lieto fine, frutto di perseveranza e duro lavoro. Con la band ufficialmente affiliata a Danny Mace, hanno un compito urgente da svolgere: creare un album completo.

Il loro lavoro finora è stato uno sforzo collettivo non solo dei musicisti della band, ma anche dei loro due manager, Pete e Amanda, del loro regista, Bender, e, soprattutto, della loro paroliera, Sophia. In questo modo, tutti gli amici sono destinati a unirsi alla ricerca del loro prossimo capolavoro, aggiungendo una sana dose di divertimento alla loro espressione creativa. Mace conclude lo spettacolo con una dichiarazione d’intenti: trasformare i Runarounds nella band più grande del mondo, e il team è pronto ad affrontare questa sfida.

Clayface: nuove foto dal set mostrano un’iconica location

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Clayface: nuove foto dal set mostrano un’iconica location

Altre foto dal set di Clayface sono state pubblicate oggi online (le si può vedere qui), con una nuova immagine dell’Amusement Mile di Gotham City. L’iconica location dei fumetti ha fatto da sfondo a molte delle avventure di Batman, ma è spesso il nascondiglio di Joker e Harley Quinn. L’Amusement Mile è infatti già apparso proprio in Birds of Prey e in Joker del 2019. Resta da vedere quanto sarà importante in Clayface. Potrebbe essere il luogo in cui Matt Hagen si rifugia dopo essere diventato il mostruoso “Clayface”, ma con tutti quei riferimenti al Joker sul set, forse incontrerà un certo Principe Clown del Crimine? Non resta che attendere di poterne sapere di più!

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Cosa sappiamo di Clayface

Al momento sono stati rivelati pochi dettagli sulla trama, ma abbiamo appreso che Matt Hagen sarà al centro dell’attenzione. Nei fumetti, era il secondo Clayface, un avventuriero che si è trasformato in un mostro dopo aver incontrato una pozza radioattiva di protoplasma. Questo è cambiato in Batman: The Animated Series, dove è stato ritratto come un attore che usava una crema anti-età per sembrare più giovane. Dopo essersi scontrato con il suo creatore, Roland Daggett, Hagen viene immerso in una vasca di quella sostanza e diventa il “classico” Clayface che tutti conoscete dai fumetti.

Stando ad alcuni rumor emersi online, la storia di Clayface sarà incentrata su un attore in ascesa il cui volto è sfigurato da un gangster. Come ultima risorsa, il divo si rivolge a uno scienziato eccentrico per poter ottenere nuovamente il suo fascino. All’inizio l’esperimento ha successo, ma le cose prenderanno presto una piega inaspettata.

Poiché Clayface sarà ambientato nell’universo DC, i fan dovrebbero aspettarsi molti collegamenti con l’universo più ampio, e saremmo molto sorpresi se Batman apparisse o fosse anche solo menzionato. Il produttore Peter Safran ha condiviso alcuni nuovi dettagli sulla sceneggiatura di Flanagan, sottolineando che il film sarà effettivamente un film horror in piena regola, sulla scia di La mosca di David Cronenberg, ma si dice trarrà anche ispirazione dal successo horror di Coralie Fargeat, The Substance.

Clayface, vedete, è una storia horror hollywoodiana, secondo le nostre fonti, che utilizza l’incarnazione più popolare del cattivo: un attore di film di serie B che si inietta una sostanza per rimanere rilevante, solo per scoprire che può rimodellare il proprio viso e la propria forma, diventando un pezzo di argilla ambulante”, ha dichiarato Safran.

Tom Rhys Harries interpreterà il personaggio principale di Clayface, il film dei DC Studios. Il film vedrà anche la partecipazione di Max Minghella nel ruolo di John, un detective di Gotham City che inizia a nutrire sospetti sulla relazione tra la sua fidanzata Caitlin e Matt Hagen. Naomi Ackie interpreta invece proprio Caitlin Bates, amministratrice delegata di un’azienda biotecnologica che cura Matt dopo che questi è stato sfigurato.

Il film è basato su una storia di Mike Flanagan, attore di La caduta della casa degli Usher (l’ultima bozza è stata firmata da Hossein Amini, sceneggiatore di Drive), con James Watkins, regista di Speak No Evil, alla regia.

Clayface è attualmente previsto per l’arrivo nelle sale l’11 settembre 2026.

BioShock: il produttore aggiorna i fan sul film per Netflix

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BioShock: il produttore aggiorna i fan sul film per Netflix

I film basati su un popolare videogioco stanno vivendo un momento di grande successo. Sembrano finiti i giorni in cui i fan dei giochi citavano la “maledizione dei film tratti dai videogiochi” quando un adattamento veniva accolto male. Ci è voluto un po’ di tempo, ma film come Mortal Kombat, la serie Fallout e, quest’anno, Minecraft, tra gli altri, hanno cambiato la narrativa con le loro immagini all’avanguardia e una buona trama. Quindi, naturalmente, i fan del videogioco BioShock attendono con impazienza l’adattamento di Netflix, e il produttore Roy Lee ha una grande novità per loro.

Sebbene il film diretto da Francis Lawrance abbia subito molti ritardi a causa di numerosi motivi, come gli scioperi di Hollywood, le riscritture della sceneggiatura e un cambiamento significativo nella struttura esecutiva di Netflix, Lee ha confermato che è ancora praticamente in linea con i tempi previsti e ha anticipato: “Netflix vuole che teniamo tutto segreto. Ma sarà sicuramente basato sul primo gioco ‘BioShock’”, mentre parlava con The Direct.

Lee e Lawrence sono attualmente impegnati nella promozione del loro nuovo adattamento di Stephen King, The Long Walk, ma i fan di BioShock non dovrebbero entusiasmarsi troppo, dato che il regista ha altri impegni (e anche importanti) prima di poter iniziare a lavorare all’adattamento del videogioco. Ha inoltre rivelato: “Beh, The Long Walk è diventato realtà perché BioShock ha subito un leggero ritardo e abbiamo dovuto lavorare ancora un po’ alla sceneggiatura”.

E così, mentre si lavorava alla sceneggiatura, abbiamo girato The Long Walk, e lui era già impegnato nel prossimo film di Hunger Games. Quindi stiamo solo aspettando che finisca Hunger Games, e la sceneggiatura è in fase di lavorazione proprio in questo momento”. I fan sono solitamente scettici quando un progetto subisce numerosi ritardi, ma non sembra che BioShock possa finire nel dimenticatoio. I produttori hanno sempre fornito aggiornamenti positivi sul film e ad un esame più attento, si scopre che la maggior parte dei motivi del ritardo sono al di fuori del controllo di chiunque.

Quindi, quando BioShock arriverà, sarà una festa per i fan con la sua ricca tradizione e un mondo ancora più ricco. Lee aveva precedentemente dichiarato a Steve Weintraub di Collider che il film verrà realizzato nonostante il budget sia stato ridotto a causa della ristrutturazione dell’azienda. Ha spiegato: “Inizialmente era stato realizzato con la precedente amministrazione, ma la nuova amministrazione ha ridotto il budget per alcune cose, quindi stiamo realizzando una versione molto più ridotta del film. Ma alla fine verrà realizzato con la regia di Francis Lawrence. Sarà un film più personale, invece che un film grandioso, imponente ed epico“.

The Blacklist, la spiegazione del finale della serie con James Spader

Il finale della serie The Blacklist ha chiuso il capitolo sul genio criminale più ricercato dall’FBI in un episodio in due parti ricco dei classici inseguimenti al gatto e al topo, delle pontificazioni di James Spader e della narrazione moralmente ambigua che i fan hanno imparato ad amare nel corso delle numerose stagioni della serie. Nel corso delle dieci stagioni di The Blacklist, il criminale internazionale Raymond “Red” Reddington (Spader) è riuscito a sfuggire alla cattura grazie alla sua astuzia, al suo fascino e a un’intelligenza superiore che a volte sembra soprannaturale. Dal primo episodio di The Blacklist all’ultimo, Red ha sempre trovato un modo per sfuggire alla cattura.

Tuttavia, con il progredire della serie, le maglie intorno a Red hanno cominciato a stringersi. I posti dove nascondersi sono sempre meno e nella stagione 10, il membro del Congresso Arthur Hudson (Toby Leonard Moore) ha ordinato all’ex task force di Red di catturare l’uomo che tutti avevano imparato a rispettare e persino ad apprezzare. Nel penultimo episodio, il ventesimo della stagione 10, intitolato “Arthur Hudson”, alla task force viene data la possibilità di scegliere tra lo scioglimento e la possibile incriminazione o la caccia a Red. Negli episodi 21 e 22, “Raymond Reddington: Pt. 1 & Good Night”, la caccia ha inizio.

Cosa è successo nel finale della serie The Blacklist

Nel finale della serie in due parti della durata di due ore, Red viene informato della ricerca in suo corso da Dembe Zuma (Hisham Tawfiq) e gioca il classico gioco del gatto e del topo di Blacklist. Man mano che la task force si avvicina alla cattura di Red, la lealtà dei suoi membri comincia a vacillare e ognuno di loro si chiede cosa farebbe se si trovasse faccia a faccia con Red. Hudson si accorge di questa crisi e, invece di mostrarsi comprensivo, li spinge ancora di più. Quando scopre che Zuma era segretamente in contatto con Red, lo porta dentro per interrogarlo.

Non essendo tipo da lasciare che qualcun altro paghi per i suoi errori, alla fine della Pt. 1, Red si schianta contro il convoglio dell’FBI che trasporta Zuma. L’agente Donald Ressler (Diego Klattenhoff), Zuma, Hudson e Red si incontrano in una situazione di stallo tesa, in cui Hudson, sempre più paranoico e instabile, punta una pistola contro Zuma. Una breve colluttazione porta Red a fuggire ancora una volta e in Good Night, la Task Force rintraccia Red in Spagna, con alcune nuove ferite e zoppicante.

Il numero di Red nella Blacklist è “00”.

Dopo aver girato per la città e aver recuperato le forze a casa della sua amica Angela (Paulina Gálvez), Red se ne va, sapendo che la Task Force gli è alle calcagna dopo che il successore di Hudson, Jordan Nixon (Derrick Williams), ha promesso che ucciderà Red in modo extragiudiziale, se necessario. Mentre cammina attraverso un pascolo, Red incontra un toro grande e dall’aspetto minaccioso. Il solito eloquente Raymond Reddington rimane senza parole e sorride semplicemente mentre il toro gli carica contro. Ressler è il primo a trovare il corpo martoriato di Red nel campo e lo comunica via radio: “L’ho trovato”.

Raymond Reddington ha evitato la cattura fino alla fine

Red avrebbe potuto continuare a scappare, ma ha deciso che non voleva farlo

L’intera serie finale in due parti di Blacklist ha visto Red sfuggire all’FBI e alla Task Force usando praticamente ogni trucco possibile: incendi dolosi, camion dei pompieri, taxi, barche e piccoli villaggi nascosti in Spagna. La frase “Puoi scappare, ma non puoi nasconderti” non è una minaccia efficace contro Red, perché Red potrebbe benissimo scappare per sempre. Ma non è una vita degna di essere vissuta, e dopo essere riuscito a salvare il suo amico Zuma, a caro prezzo per sé stesso, decide di porre fine alle cose a modo suo, tra le corna di un animale che ha sempre amato.

Arthur Hudson ottiene la sua meritata punizione

Red salva Zuma e fornisce un alibi a Ressler

Per quanto intenso sia il finale della serie The Blacklist, c’è sorprendentemente poco spargimento di sangue. Solo un uomo viene ucciso, e probabilmente è quello che se lo merita di più. Dopo che Red si è schiantato contro il convoglio dell’FBI per salvare Zuma, Zuma, Hudson, Ressler e Red si trovano in una situazione di stallo. Un rumore in lontananza spaventa l’agitato Hudson, che spara con la sua pistola al collo di Zuma. Red risponde con un proiettile perfettamente piazzato alla tempia di Hudson, ponendo fine alla furia del membro del Congresso. Red spara anche alcuni colpi al giubbotto antiproiettile di Ressler, solo per migliorare la situazione dell’agente al quartier generale.

Il finale della serie The Blacklist ha avuto un’accoglienza mista

Ai critici non è piaciuto che il finale abbia ignorato alcune questioni chiave

Il finale della serie The Blacklist ha avuto un’accoglienza un po’ mista, più che altro perché le ultime stagioni dello show avevano esaurito il loro potenziale. TV Fanatic ha detto:

“Il finale di due ore della serie The Blacklist sembrava dare nuova vita allo show, ma si è tuffato nel traffico in arrivo ed è stato travolto”.

CNN ha detto:

“Come molte cose a Hollywood, ”The Blacklist“ non ha saputo quando smettere, resistendo per due stagioni fiacche dopo l’uscita di Megan Boone nei panni di Liz Keen nel 2021”.

Altri critici hanno contestato la mancanza di risposte nel finale della serie. Il destino della Task Force, i dettagli della relazione di Red con Elizabeth Keen (Megan Boone) e persino la vera identità di Raymond Reddington sono rimasti tutti misteri frustranti senza una conclusione. Tutto sommato, però, la maggior parte dei critici ha convenuto che è stato comunque un degno addio per Red e un finale migliore di quanto molti fan della TV potessero sperare per una serie televisiva di lunga durata.

Non ci sono piani per un sequel di The Blacklist

L’unico spin-off è stato cancellato dopo una stagione

C’è stato un solo spin-off di The Blacklist, The Blacklist: Redemption, che ha debuttato per una stagione nel 2017 ma è stato rapidamente cancellato. Oltre a questo, non sembrano esserci piani per una serie sequel o un altro spin-off di Blacklist. La morte di Red e l’uscita di James Spader dalla serie lasciano un grande vuoto, e sarebbe difficile riempirlo con qualcun altro.

Il vero significato del finale della serie The Blacklist

Red se n’è andato secondo i suoi termini

The Blacklist ha sempre riguardato Raymond “Red” Reddington. È la sua storia. La Task Force e i casi che risolvono sono solo dettagli. Ha avuto una vita movimentata e dolorosa. Era un genio del crimine, un eroe non riconosciuto, un padre terribile e allo stesso tempo fantastico, un amico leale e un feroce rivale. Gli episodi 21 e 22 della stagione 10 sono il suo canto del cigno. Red ha un’ultima possibilità per mostrare la sua genialità criminale, sfuggendo facilmente alla cattura, e poi muore secondo i propri termini, senza essere mai stato catturato (non di sua spontanea volontà), un’eredità incredibile per il concierge del crimine.

La morte di Red rispecchia quella di un famoso torero

Manolete era un famoso torero ucciso da un toro

La morte di Red ha un significato storico. Il modo in cui la Task Force rintraccia Red in Spagna è perché scoprono che il teschio di Islero è scomparso dal nascondiglio di Red a New York City. Questo teschio appartiene a un toro che ha incornato e ucciso il famoso matador Manolete (via Andalucia). Manolete era originario dell’Andalusia, ed è lì che Red va a seppellire il teschio nel pascolo dei tori. Quando Red raggiunge l’Andalusia, è già in fin di vita.

In particolare, dopo che Zuma viene colpito, Red porta il suo vecchio amico in una casa di cura. Non essendo disponibile sangue per una trasfusione, Red offre il proprio, un rischio che il medico gli fa notare. Red dona comunque il suo sangue a Zuma e gli salva la vita a costo della propria. C’è una teoria secondo cui Manolete non morì per le ferite riportate dal toro. Alcuni credono invece che sia morto a causa di una trasfusione di sangue incompatibile che gli fu somministrata nell’arena. È perfettamente logico che nel finale della serie The Blacklist, Red muoia in un’arena simile, affrontando il suo destino a testa alta.

Sydney Sweeney: svelate le prime immagini del nuovo thriller psicologico in arrivo

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Le prime immagini di The Housemaid offrono uno sguardo più da vicino al thriller in uscita, che debutterà nelle sale americano il 19 dicembre. Il film, diretto da Paul Feig, è un adattamento dell’omonimo romanzo di successo di Freida McFadden, che racconta la storia di una donna che ottiene un lavoro come domestica presso una coppia con oscuri segreti.

Il cast del prossimo The Housemaid include la star di Euphoria Sydney Sweeney nel ruolo della domestica protagonista, Millie Calloway, la candidata all’Oscar Amanda Seyfried e la star di 1923 Brandon Sklenar nei panni dei datori di lavoro di Millie, Nina e Andrew Winchester, e Michele Morrone nel ruolo del loro giardiniere, Enzo.

Lionsgate ha ora condiviso una serie di immagini in anteprima da The Housemaid. Esse offrono uno sguardo a tutti e quattro i personaggi principali. Tutte le immagini tranne una (Andrew che sorride a tavola) hanno un che di sinistro, compreso Enzo che guarda con sospetto dal cortile e Millie che sta nervosamente in piedi accanto a una casa delle bambole.

Nina, interpretata da Amanda Seyfried, è presente nella maggior parte delle immagini, che mostrano il suo aspetto brillante diventare sempre più minaccioso, come nell’immagine in cui è in agguato dietro Millie, che l’ha vista nello specchio del bagno. Guarda la galleria completa di immagini qui sotto:

Cosa significa questo per The Housemaid

La presenza travolgente di Amanda Seyfried in queste immagini sottolinea quanto sia importante il personaggio interpretato dalla star di Long Bright River in The Housemaid. Sia Nina che Millie hanno segreti da nascondere, e il loro tête-à-tête è al centro del romanzo originale. Finora sembra che nel film sia stato dato loro lo stesso peso.

Amanda Seyfried è nota anche per i suoi ruoli in Mean Girls, Mamma Mia!, Les Misérables, Mank e altri film.

Finora, sembra che Seyfried stia interpretando il personaggio alla perfezione. Anche se la vita di Nina sembra perfetta all’esterno, lei è una presenza misteriosa che mente a Millie e la tormenta creando intenzionalmente confusione, quindi la presenza fragile e inquietante che Seyfried ha in queste immagini evoca perfettamente quella sensazione.

The Blacklist: la serie ha mai rivelato chi è Raymond Reddington?

The Blacklist si è divertita molto a stuzzicare la risposta all’unica domanda rimasta in sospeso nella serie, ma ha mai rivelato chi è Raymond Reddington? In onda dal 2013, The Blacklist era un thriller della NBC che iniziava con il famigerato criminale ricercato Raymond “Red” Reddington (James Spader) che si consegnava all’FBI. Red si è offerto di aiutarli a rintracciare altri criminali ricercati che aveva inserito nella sua “lista nera”. La condizione piuttosto strana di Reddington era che avrebbe lavorato solo con la novellina Liz Keen (Megan Boone), il cui legame con lui rimaneva misterioso.

The Blacklist è andato in onda per 10 stagioni e si è concluso secondo i propri termini. Quando Liz è morta nella stagione 8, sembrava che il più grande enigma della serie potesse rimanere irrisolto. La domanda principale per gran parte di The Blacklist è stata chi fosse esattamente Raymond Reddington, con gli indizi più importanti che suggerivano che fosse il padre di Liz. Red aveva già portato l’FBI e Liz in un’inutile ricerca, e non è stato diverso quando si è trattato dell’identità del misterioso personaggio. The Blacklist si è divertito a rivelare colpi di scena e rivelazioni scioccanti, e lo stesso è successo nella sua ultima stagione. Nel finale, Red potrebbe aver finalmente risposto a quella grande domanda.

Il padre di Liz è il vero Raymond Reddington

Il personaggio di James Spader ha rubato il nome di Raymond Reddington

La sesta stagione di The Blacklist sembra aver rivelato la verità su chi è Raymond Reddington, rivelando che sì, un uomo di nome Raymond Reddington è il padre di Liz, ma non si tratta del Reddington interpretato da James Spader. Il vero Raymond Reddington di The Blacklist aveva una relazione con la madre di Liz, Katarina Rostova, che in realtà era un’agente del KGB inviata per sedurlo e instaurare una relazione con lui.

Quando Liz aveva solo quattro anni, sparò a Reddington mentre lui stava aggredendo Katarina, e poi scoppiò un incendio. Anche se Katarina e Ilya salvarono Reddington dall’incendio, il Raymond Reddington originale di The Blacklist morì a causa del colpo mortale di Liz, e il misterioso personaggio di James Spader prese il suo posto e il suo nome.

Ilya Koslov è un altro impostore di Raymond Reddington

Ilya, alias Frank Bloom, aveva già impersonato Raymond Reddington in precedenza

The Blacklist ha rivelato che l’amico e occasionale amante di Katarina, Ilya Koslov, un agente del KGB, ha preso il posto di Raymond Reddington dopo la sua morte, cambiando il suo volto con la chirurgia plastica. The Blacklist stagione 6 ha rivelato che anche Katarina è viva dopo che si era presumibilmente tolta la vita gettandosi in mare dopo la morte di Reddington.

Rostova mette ancora una volta in dubbio l’identità di Raymond Reddington, e si scopre che non è nemmeno Ilya. Al contrario, Ilya appare ed è un buon amico dell’“impostore” Reddington. Le speranze di Liz vengono nuovamente deluse quando, nella stagione 8 di The Blacklist, la donna che Liz pensava fosse sua madre rivela di essere in realtà solo una spia di nome Tatiana Petrova.

La vera identità di Reddington interpretato da James Spader: tutte le teorie

E su cosa stava costruendo durante la stagione 10

La stagione 10 di The Blacklist ha portato la serie alla conclusione e molti spettatori speravano di ottenere finalmente una risposta su chi fosse Raymond Reddington. Nel periodo precedente alla fine di The Blacklist, due teorie principali sulla vera identità di Raymond Reddington hanno guadagnato terreno.

La prima è che Red, interpretato da James Spader, è il vero Raymond Reddington che ha finto la propria morte. Non è impossibile che Raymond Reddington sia riuscito a scappare. Le ferite da arma da fuoco non sono sempre mortali ed è possibile che la giovane Liz abbia mancato di un millimetro i suoi organi vitali.

Un’altra teoria su The Blacklist era che Raymond Reddington fosse la madre di Liz, che è sicuramente la più intrigante delle due idee. Questa teoria è sempre stata in circolazione, ma non è diventata popolare fino alla fine della stagione 8 per due motivi. Il primo deriva da una conversazione tra Red e Liz quando lei gli chiede se conosceva sua madre, al che Red risponde che conosceva Katarina “molto bene” con un sorriso complice.

Il secondo indizio è la lettera che Red dà a Liz prima che lei muoia nella stagione 8 di The Blacklist. Red dice a Liz che la nota è stata scritta da Katarina e che “spiegherà tutto”. Considerando che non si sa dove si trovi Katarina Rostov, è del tutto possibile che Raymond Reddington di The Blacklist sia in realtà la madre di Liz.

Così i fan di The Blacklist sono tornati al punto di partenza per quanto riguarda la verità su chi sia Raymond Reddington e quale sia il suo rapporto con Liz. La teoria prevalente era che lui fosse il vero Reddington, sopravvissuto alla sua apparente morte e all’incendio. Inoltre, non si considera il vecchio Raymond e, quindi, non si vede come il vero padre di Liz.

The Blacklist ha rivelato chi era il vero Raymond Reddington

La serie ha suggerito che la teoria più azzardata potrebbe essere corretta

Il finale di Blacklist non ha dato una risposta esplicita alla domanda, ma ha fornito un indizio importante che alimenta le teorie dei fan sulla sua identità. Per molto tempo, i fan hanno ipotizzato che Red non fosse il padre di Liz, ma sua madre. Sebbene gli indizi indicassero che Red fosse suo padre, e Liz potesse essere morta credendo che fosse vero, la verità è che Red era probabilmente Katarina Rostova. Questa teoria è nata nell’episodio in cui Red ha raccontato a Liz quasi tutto, ma ha tenuto segreta la sua vera identità. Tuttavia, le ha detto che non era suo padre.

Questo ha portato al finale di The Blacklist, in cui Red aveva intenzione di porre fine alle cose a modo suo. Prima di partire alla ricerca del suo destino, ha chiamato Agnes per sapere come stava. Era soprattutto preoccupato per lei e Agnes ha scherzato dicendo che “sembra una mamma”. A quel punto Red ha risposto: “Immagino di non poter fare a meno”.

Non era una risposta chiara su chi fosse realmente Raymond Reddington, ma era un riferimento malizioso a ciò che la maggior parte delle persone credeva. Il riferimento all’idea che Red fosse come una “mamma” è in linea con il tono del resto di The Blacklist, che lancia indizi e suggerimenti, lasciando allo spettatore la responsabilità di mettere insieme i pezzi del puzzle. Il finale di The Blacklist ha suggerito che Raymond Reddington è Katarina, la madre di Liv, ma non lo ha confermato in modo esplicito.

Perché The Blacklist non ha mai rivelato completamente la verità su Raymond Reddington

È possibile che l’uscita di scena di Megan Boone abbia sconvolto i piani

Non c’è una ragione concreta per cui The Blacklist non abbia rivelato l’identità di Raymond Reddington al di là di alcuni indizi e anticipazioni. Non c’era mai stata la garanzia che la sua identità sarebbe stata rivelata, ovviamente, anche se molti spettatori pensavano che fosse un mistero che sarebbe stato risolto entro la fine della serie. Il fatto che The Blacklist sia terminata con Raymond Reddington che rimaneva un enigma potrebbe aver deluso alcuni fan, ma c’è un motivo fondamentale per cui potrebbe essere stato mantenuto segreto: l’uscita di scena di Megan Boone.

Megan Boone ha lasciato The Blacklist nella stagione 8, quando Liz è stata uccisa. È stata una decisione reciproca tra l’attrice e gli showrunner, poiché Boone voleva perseguire altre opportunità. Anche se la serie è riuscita a continuare senza Liz, questo ha creato diversi intoppi per quanto riguarda l’identità di Raymond Reddington.

Le storie di Liz e Red erano intrecciate fin dall’inizio di The Blacklist, e una cosa era sempre stata chiara: la sua vera identità era in qualche modo legata al passato di Liz. Senza Megan Boone nel finale, qualsiasi grande rivelazione che confermasse chi fosse Raymond Reddington avrebbe probabilmente perso di efficacia.

Sarebbe stato incredibilmente strano che Raymond confermasse la sua vera identità come qualcuno del passato di Liz senza Liz presente, soprattutto perché la sua morte rappresentava anche un’occasione perfetta, che alla fine della stagione 10 era ormai passata da tempo. Non è ancora stato confermato il motivo per cui l’identità di Raymond Reddington è stata tenuta segreta, ma l’assenza di Megan Boone nel finale della serie sembra certamente una causa plausibile.

Non rivelare chi fosse Raymond è stata una cosa positiva o negativa?

Le reazioni alla decisione sono state contrastanti

Le reazioni al fatto che l’identità di Raymond Reddington fosse ancora un segreto alla fine di The Blacklist sono state contrastanti. Alcuni spettatori sembravano ritenere che fosse una cosa positiva e che consacrare il personaggio come un misterioso enigma dall’inizio alla fine fosse in linea con la sua eredità. Altri, ovviamente, si aspettavano una grande rivelazione entro la stagione 10 di The Blacklist e sono rimasti piuttosto seccati, per usare un eufemismo, quando la serie si è conclusa senza una risposta definitiva.

In definitiva, è una questione di gusti personali se mantenere segreta l’identità di Raymond Reddington sia stata una buona o una cattiva idea. The Blacklist ha lasciato diversi indizi che sembravano suggerire che Reddington fosse la madre di Liz, ma il fatto di non averlo confermato apertamente significa anche che c’è ancora spazio per discussioni e teorie. Va anche notato che, non confermando la sua identità, The Blacklist acquista molto più valore di rivisitazione, perché gli spettatori possono ora rituffarsi nella serie dall’inizio alla fine e cogliere nuovi indizi e teorie.

NCIS: Tony & Ziva: cast, trama e tutto ciò che sappiamo sullo spin-off

Mentre l’universo della popolarissima serie procedurale continua a crescere, Paramount+ sta lavorando a un nuovo spin-off di NCIS, NCIS: Tony & Ziva. Il franchise di NCIS è stato lanciato nel 2003 come episodio pilota di JAG e segue gli agenti del Naval Criminal Investigative Service mentre risolvono casi che si verificano all’interno del sistema militare degli Stati Uniti. Nel corso dei suoi vent’anni di programmazione, NCIS è diventato un vero e proprio fenomeno televisivo con diversi spin-off di successo che seguono lo stesso formato.

Anche se NCIS ha superato la ventesima stagione, il franchise sta entrando in un nuovo periodo di espansione negli anni 2020 con l’annuncio di nuovi spin-off. Invece di limitarsi a replicare il successo della serie originale in una nuova ambientazione, gli ultimi spin-off sono più incentrati sui personaggi e si svolgono addirittura in periodi diversi della linea temporale della serie. Lo spin-off NCIS: Origins racconta le avventure del giovane Leroy Gibbs nei primi anni ’90, mentre la nuova serie su Tony e Ziva riporterà nella storia l’amata coppia di potere, anni dopo la loro uscita dalla serie principale.

Ultime notizie su NCIS: Tony & Ziva

Rivelata la finestra di lancio

Mentre cresce l’attesa per il prossimo spin-off, la finestra di lancio di NCIS: Tony & Ziva era prevista per l’autunno 2025, ma la data di uscita specifica era ancora sconosciuta. Ora, i fan possono aspettarsi la serie in un periodo di tempo molto più ristretto. La Paramount ha organizzato una teleconferenza per gli investitori nel maggio 2025 che includeva informazioni su alcuni dei loro prossimi progetti. Durante la teleconferenza, è stato detto che NCIS: Tony & Ziva avrebbe avuto una data di uscita prevista per agosto 2025, anche se la data esatta non è stata menzionata (via GeekSided).

Non è stato ancora annunciato il calendario delle uscite della serie, quindi non è chiaro se tutti i 10 episodi saranno disponibili contemporaneamente o se saranno trasmessi settimanalmente come una serie televisiva. Se la serie fosse trasmessa settimanalmente, ciò potrebbe consentire un potenziale crossover tra gli episodi finali della stagione e la serie di punta NCIS, che debutterà con la sua prossima stagione sulla CBS questo autunno.

Paramount+ ha anche pubblicato il primo trailer di NCIS: Tony & Ziva. Le prime reazioni al trailer sono state positive, aumentando l’entusiasmo per la serie. Ha ottenuto quasi 100 milioni di visualizzazioni sui social media e durante la messa in onda sulla CBS.

NCIS: Tony & Ziva è confermato

La coppia preferita dai fan torna questo autunno

Poco dopo la rivelazione di NCIS: Origins, è stato annunciato un altro spin-off come parte dell’espansione del franchise procedurale di Paramount+. Il nuovo spin-off di NCIS segue Tony e Ziva, personaggi di lunga data della serie originale che hanno lasciato rispettivamente nella tredicesima e undicesima stagione. L’attore originale di Tony DiNozzo, Michael Weatherly, e l’attrice originale di Ziva David, Cote de Pablo, hanno ripreso i loro ruoli e sono produttori esecutivi insieme a Laurie Lieser, John McNamara, Christina Straina e Shelley Meals.

John McNamara è entrato a far parte del team come showrunner dello spin-off in uscita e ha anche scritto la serie di 10 episodi. Non è chiaro se lo spin-off sarà una serie continuativa o una miniserie che concluderà la storia dei due personaggi principali. La serie era stata provvisoriamente intitolata NCIS: Europe, prima di ottenere il nome ufficiale NCIS: Tony & Ziva. Dall’annuncio iniziale, la serie è entrata in produzione nel 2024 e ora si è guadagnata un posto nella programmazione autunnale di Paramount+ per il 2025. Non è stata ancora annunciata una data di uscita specifica.

NCIS: Origins è stato rinnovato per una seconda stagione nel febbraio 2025.

NCIS Franchise Years On The Air
JAG 1995-2005
NCIS 2003-Present
NCIS: Los Angeles 2009-2023
NCIS: New Orleans 2014-2021
NCIS: Hawai’i 2021-2024
NCIS: Sydney 2023-Present
NCIS: Origins 2024-Present
NCIS: Tony & Ziva 2025

Dettagli sul cast di NCIS: Tony & Ziva

Weatherly e de Pablo riprendono i loro ruoli

Sebbene il cast sia composto da nuovi arrivati nella serie, lo spin-off sarà guidato da Michael Weatherly nel ruolo di Tony DiNozzo e Cote de Pablo nel ruolo di Ziva David, che riprendono i loro ruoli da NCIS. Ad affiancare i genitori in Europa c’è Tali, la figlia dodicenne di Ziva e Tony, interpretata da Isla Gie. Una serie di nuovi nomi completerà il cast, tra cui l’attore di Agent Carter James D’Arcy, che interpreterà Henry, un membro di alto rango dell’Interpol.

Il team di sicurezza di Tony sta prendendo forma con l’aggiunta di Amita Suman nel ruolo di Claudette, il Chief Technical Officer. Allo stesso modo, Maximilian Osinski è stato scritturato per interpretare Boris, un russo espatriato ed esperto hacker. Nassima Benchicou interpreterà l’ex agente dei servizi segreti francesi Martine, mentre il ruolo del terapista del trauma Dr. Lang sarà interpretato da Terence Maynard. Julian Ovenden interpreterà il segretario generale dell’Interpol, Jonah, e Lara Rossi interpreterà la tutrice di Tali, Sophie, che ha un passato militare.

NCIS: dettagli sulla storia di Tony e Ziva

NCIS sbarca in Europa nel nuovo spin-off

Il nuovo spin-off seguirà Tony e Ziva mentre vivono la loro vita da genitori a Parigi, in Francia.

Un aspetto della storia che gli spettatori sono ansiosi di vedere è la dinamica familiare della serie. Paramount+ ha pubblicato le prime immagini ufficiali dello spin-off, che mettono in evidenza le dinamiche familiari di Tony e Ziva. Un’immagine mostra il trio in piedi su una strada che si guarda indietro mentre la giovane Tali si aggrappa alla madre, mentre altre mostrano Tony che lavora a stretto contatto con la sua squadra. Un’immagine particolarmente divertente mostra Tony che fa ridere Tali mentre sono seduti in un caffè all’aperto, mentre un’altra stuzzica il pericolo mostrando Tony che guarda una pistola in un armadietto.

Le immagini potrebbero non svelare molto della trama al pubblico, ma danno un’idea di quanto Tony e Ziva siano devoti alla loro figlia all’inizio della serie.

Ambientato più di un decennio dopo che entrambi i personaggi hanno lasciato NCIS, il nuovo spin-off seguirà Tony e Ziva mentre vivono la loro vita da genitori a Parigi, in Francia. Anche se Ziva è tornata per la stagione 17 di NCIS, se n’è andata rapidamente per ricongiungersi con Tony e crescere la loro figlia Tali. La serie presumibilmente colmerà le lacune spiegando cosa hanno fatto entrambi i personaggi negli anni successivi e cosa hanno fatto mentre vivevano all’estero.

Il conflitto nello spin-off proverrà dalla parte di Tony, poiché la società di sicurezza per cui lavora viene attaccata da una forza sconosciuta. Questo costringe la famiglia a fuggire in tutta Europa e offre la prima storia veramente globetrotter del franchise. Finora sono stati forniti pochi altri dettagli, ma sembra che NCIS: Tony & Ziva si discosterà dal formato procedurale delle altre serie del franchise. Man mano che verranno rivelate ulteriori informazioni, il quadro completo di ciò che accadrà nello spin-off diventerà più chiaro.

Trailer di NCIS: Tony & Ziva

Il trailer ha battuto i record del franchise

Paramount+ ha pubblicato il primo trailer di NCIS: Tony & Ziva nel maggio 2025, e le reazioni al trailer dimostrano che l’interesse per la serie è enorme. Tony e Ziva rimangono personaggi molto popolari per il franchise, quindi non sorprende che il trailer abbia attirato molta attenzione. Tuttavia, è diventato il trailer più visto di qualsiasi serie originale Paramount+ (finora) e il trailer più visto per il franchise NCIS nel suo complesso.

Sebbene non riveli troppo, mostra i personaggi principali in fuga con la loro figlia e impegnati nelle loro tipiche battute reciproche. Tuttavia, accenna anche a dei problemi tra i due, con Ziva che non è particolarmente disponibile a parlare della sua relazione con Tony durante la terapia. Tutti gli indizi sulla loro nuova vita (e sui loro problemi) lontani dal loro precedente lavoro con NCIS, tuttavia, non fanno che aumentare l’attesa per la premiere di NCIS: Tony & Ziva.

Andor: Tony Gilroy rivela il motivo per cui non ha visto The Mandalorian

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Andor è la serie prequel di Rogue One: A Star Wars Story, un film co-sceneggiato da Tony Gilroy, che raccontava la storia di come furono rubati i piani dell’originale Morte Nera. Gilroy ha poi dato vita alla serieche racconta come Cassian Andor sia passato dall’essere un ladro in fuga all’entrare a far parte dell’Alleanza Ribelle.

Prima che si affermasse il consenso sul fatto che Andor sia la migliore serie di Star Wars, The Mandalorian aveva dimostrato che le serie live-action di quel franchise potevano essere fantastiche. Grazie all’incredibile cast di personaggi, la serie sembra un must per chiunque ami il franchise. Tuttavia, sembra che proprio Gilroy non sia riuscito a guardarla.

Durante un’apparizione al podcast The Ringer-Verse, a Gilroy è stato chiesto in che modo il fatto di sapere cosa sarebbe successo nel franchise di Star Wars dopo Andor avesse influenzato il suo modo di gestire la serie. In risposta, Gilroy ha rivelato di aver smesso di guardare The Mandalorian “come meccanismo di difesa” perché sentiva che prestare attenzione ad altre epoche fosse una distrazione.

Era molto disorientante per me uscire dal mio periodo di cinque anni. Se tornavo indietro e guardavo le cose, se andavo avanti e guardavo le cose. Ho iniziato a guardare Mandalorian all’inizio, ma poi non sono più riuscito a guardarlo, perché, per quanto fosse bello, mi piaceva, mi faceva perdere la mia frequenza. Non trovavo utile sapere cosa sarebbe successo dopo così tanto tempo… Ho decisamente isolato il mio periodo per farlo funzionare, come meccanismo di difesa, immagino, più che altro”.

Anche se Andor e The Mandalorian sono usciti più o meno nello stesso periodo, sono ambientati in momenti diversi della cronologia di Star Wars. Essendo un prequel di Rogue One, gli eventi di Andor si svolgono prima di quel film e della trilogia originale. La storia di The Mandalorian, invece, inizia dopo la trilogia originale e diversi anni dopo gli eventi di Andor.

Recentemente, è diventato evidente che il pubblico sta iniziando a stancarsi dei franchise. Anche se alcuni film e serie televisive di franchise continuano ad avere successo, si percepisce chiaramente che gli spettatori sono frustrati dai film o dalle serie che sembrano essere stati creati appositamente per preparare il terreno ad altri film o serie. Forse non è una coincidenza che la serie di Gilroy, costruita per essere un racconto tutto sommato a sé stante, sia diventata uno dei capitoli più amati nella storia del franchise di Star Wars.

Downton Abbey – Il Gran Finale: è il film “più fresco” del franchise, secondo Rotten Tomatoes

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Downton Abbey – Il Gran Finale ha ottenuto recensioni entusiastiche. Il nuovo film, che da oggi è in sala, è il terzo capitolo della saga cinematografica che prosegue la serie storica di ITV, creata da Julian Fellowes e andata in onda per sei stagioni tra il 2010 e il 2015, e che ha portato a casa 15 Emmy.

L’imminente Downton Abbey – Il Gran Finale seguirà Lady Mary Crawley (Michelle Dockery) coinvolta in uno scandalo nel 1930. Il cast di ritorno include anche Hugh Bonneville, Jim Carter, Penelope Wilton, Elizabeth McGovern, Brendan Coyle, Laura Carmichael, Michael Fox, Paul Copley e Paul Giamatti, a cui si uniscono nuovi arrivati ​​come Joely Richardson, Alessandro Nivola e Simon Russell Beale.

Rotten Tomatoes ha ora raccolto abbastanza recensioni per il film in uscita da consentirgli di ottenere un punteggio ufficiale sul Tomatometro. Sebbene questo punteggio possa variare con l’aggiunta di nuove recensioni, al momento i critici hanno dato a Downton Abbey – Il Gran Finale un solido punteggio “Fresh” dell’89%.

Questo segna il miglior punteggio che il franchise abbia ottenuto dalla sesta stagione di Downton Abbey del 2015 (91%), superando il film originale del 2019 (84%) e il suo sequel del 2022, “Una Nuova Era” (86%).

Il film horror italiano da vedere se vi è piaciuto Midsommar – Il villaggio dei dannati

Presentato Fuori Concorso alla 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, La valle dei sorrisi di Paolo Strippoli è uno dei titoli più attesi della stagione horror italiana. Distribuito da Vision Distribution e in uscita nelle sale il 17 settembre 2025, il film si inserisce nella tradizione delle storie ambientate in comunità apparentemente perfette che celano segreti oscuri. Non è un caso che la critica lo abbia già accostato a Midsommar di Ari Aster e al classico Il villaggio dei dannati.

La trama de La valle dei sorrisi

Il film è ambientato a Remis, un paesino nascosto tra le montagne dove tutti gli abitanti sembrano incredibilmente felici. È qui che arriva Sergio Rossetti (Michele Riondino), un insegnante di educazione fisica tormentato da un passato doloroso. L’incontro con Michela (Romana Maggiora Vergano), giovane proprietaria della locanda, gli rivela che dietro l’apparente serenità del villaggio si nasconde un inquietante rituale: una volta a settimana gli abitanti si radunano per “abbracciare” Matteo Corbin (l’esordiente Giulio Feltri), un adolescente dotato di un potere soprannaturale, capace di assorbire il dolore degli altri. Ma quando Sergio cerca di salvare il ragazzo, la comunità rivela il lato più oscuro dell’“angelo di Remis”.

Un film tra Midsommar e Il villaggio dei dannati

Michele Riondino e Giulio Feltri in La Valle dei Sorrisi
Michele Riondino e Giulio Feltri in La Valle dei Sorrisi

Come Midsommar, La valle dei sorrisi sceglie una comunità isolata, un rituale collettivo e una tensione che cresce nell’ombra della festa. Se il film di Ari Aster era un horror solare, improntato al folk horror tra riti pagani e disfacimento emotivo, Strippoli torna all’horror con un piglio più oscuro, claustrofobico e sottilmente religioso. The Contending parla di “rituali che assomigliano alla comunione” in cui Matteo assume una carica sacrale; un abbraccio che cura, ma che è carico di tensione sacrilega.

In Il villaggio dei dannati, la stessa innocenza diventa minestrone sensoriale e controllo psicologico. Qui, Strippoli gioca con l’idea del dolore come moneta di scambio, del sorriso come arresa, e del sacrificio non come culminazione, ma come lente di osservazione sul male umano estratto dal quotidiano. Del resto, come scrive Italy’s New Maestro of Horror, Strippoli “non affida il climax al gore, ma alla tensione psicologica e alla distruzione lenta delle apparenze di normalità”

Cast e produzione

Michele Riondino e Romana Maggiora Vergano in La Valle dei Sorrisi
Michele Riondino e Romana Maggiora Vergano in La Valle dei Sorrisi

Accanto a Michele Riondino e al giovane Giulio Feltri, al suo debutto sul grande schermo, il cast include Paolo Pierobon, Romana Maggiora Vergano, Sergio Romano, Anna Bellato, Sandra Toffolatti e Roberto Citran. La sceneggiatura è firmata da Milo Tissone, Jacopo del Giudice e Paolo Strippoli, già vincitore del Premio Franco Solinas per il Miglior Soggetto nel 2019.

Il comparto tecnico vanta nomi di spicco: Cristiano Di Nicola alla fotografia, Marcello Di Carlo alla scenografia, Susanna Mastroianni ai costumi, Federico Palmerini al montaggio e le musiche di Federico Bisozzi e Davide Tomat. Il film è prodotto da Domenico Procacci e Laura Paolucci per Fandango e da Ines Vasiljevic e Stefano Sardo per Nightswim, in coproduzione con Spok, con il sostegno del MIC e delle Film Commission di Lazio e Friuli Venezia Giulia.

Perché non perderlo al cinema

Michele Riondino in La valle dei sorrisi

La valle dei sorrisi è un horror che unisce atmosfere disturbanti, allegoria sociale e una messa in scena di respiro internazionale. Dopo l’anteprima veneziana, la sua uscita nelle sale italiane prevista per il 17 settembre rappresenta l’occasione di scoprire un’opera che porta il cinema horror italiano su nuovi livelli di ambizione e profondità.

Il film non è solo un titolo da genere, ma una proposta cinematografica che mette al centro la complessità emotiva e l’orrore come riflessione su comunità, dolore e identità. Chi ama Midsommar o il cinema folk-horror troverà qui un parabola originale, profondamente radicata nella psicologia, nel simbolismo e nell’estetica, capace di avvolgere lo spettatore in un abbraccio carico di dubbi.

Downton Abbey – Il Gran Finale: l’omaggio a Maggie Smith e l’addio di Lady Mary

La star Michelle Dockery ha recentemente condiviso i suoi pensieri sulla fine di Lady Mary in Downton Abbey – Il Gran Finale e su come sia stato per il suo personaggio rendere omaggio alla defunta Dame Maggie Smith. Il film è destinato a segnare la fine di un’era per la serie drammatica in costume incredibilmente popolare creata da Julian Fellowes.

Sebbene Fellowes non abbia ancora confermato che non rivedremo mai più la tenuta di Downton, è la fine per questa generazione della famiglia Crawley. Tra questi, Lady Mary, interpretata da Michelle Dockery, la primogenita dei Crawley e attuale custode di Downton Abbey. L’arco narrativo di Mary nella leggendaria storia di Downton ruotava attorno alle sue numerose relazioni amorose tanto quanto alla sua aspirazione a diventare l’erede ufficiale del padre e a trovare la propria indipendenza.

In un’intervista con Vanity Fair, Dockery ha rivelato che il pubblico probabilmente non sarà sorpreso dal finale di Mary in Downton Abbey – Il Gran Finale, anche se non è “definito in modo impeccabile dal punto di vista romantico”. Dockery ha anche parlato di come il film lasci il futuro del suo personaggio aperto all’interpretazione, permettendo alla storia di continuare a vivere oltre questa uscita finale.

“Non credo che il pubblico sarà sorpreso da come andranno le cose per Mary. Credo che la gente si sia abituata alla sua indipendenza, e che non sia definita in modo impeccabile dal punto di vista romantico, e va bene così. Mi ha fatto molto piacere. Anche se stiamo finendo, sembra che la storia stia continuando, e che ci sia qualcosa da fare oltre ciò che vi mostriamo sullo schermo. Per quanto questo sia il gran finale, è un nuovo inizio. I giovani stanno prendendo il sopravvento. C’è questo passaggio di testimone in questo film. Ciò significa che la storia continua in molti modi.”

C’è anche la questione dell’eredità di Maggie Smith a Downton. Il personaggio di Smith, Violet, è morto nel precedente film di Downton, Downton Abbey: Una nuova era. Dopo la scomparsa di Smith nel 2024, Il Gran Finale ha dovuto capire come rendere omaggio a un’attrice così leggendaria e a un personaggio così iconico. Secondo Dockery, la scena finale del film, che raffigura Mary che onora Violet, è stata difficile da girare per lei.

“Mi sono emozionata molto mentre giravo quella scena. In realtà, interpretare quel momento è stata una vera sfida”, dice. Durante le riprese, il regista Simon Curtis le ha anche dato un biglietto che ha fatto piangere Dockery. “Hanno dovuto continuare a ritoccarmi il trucco, perché Mary rimane sempre stoica”, dice. “Non sarebbe stato giusto che scoppiasse a piangere in quel momento. Alla fine, tutto si conclude in modo così brillante. Credo che la gente dovrà portare i fazzoletti!”

La trama e il cast di Downton Abbey: Il Gran Finale

Questo nuovo capitolo segue la famiglia Crawley e il suo personale all’inizio degli anni ’30. Quando Mary si ritrova al centro di uno scandalo pubblico e la famiglia deve affrontare difficoltà finanziarie, l’intera famiglia deve fare i conti con la minaccia del disonore sociale. I Crawley devono accettare il cambiamento mentre il personale si prepara a un nuovo capitolo con la prossima generazione che guiderà Downton Abbey verso il futuro.

Simon Curtis torna alla regia dell’ultimo capitolo dopo aver diretto Una Nuova Era. Fellowes ha scritto tutti e tre i film.

Il cast familiare torna anche per Downton Abbey: Il Grand Finale, che include Michelle Dockery, Hugh Bonneville, Laura Carmichael, Jim Carter, Raquel Cassidy, Brendan Coyle, Kevin Doyle, Michael Fox, Joanne Froggatt, Paul Giamatti, Harry Hadden-Paton, Robert James-Collier, Allen Leech, Phyllis Logan, Elizabeth McGovern, Sophie McShera, Lesley Nicol, Dominic West, Penelope Wilton, Joely Richardson, Paul Copley e Douglas Reith.

Nel cast del franchise compaiono anche Joely Richardson, Alessandro Nivola, Simon Russell Beale e Arty Froushan. I produttori sono Gareth Neame, Fellowes e Liz Trubridge. Nigel Marchant è il produttore esecutivo.

Daniel Day-Lewis spiega perché è tornato a recitare in Anemone dopo 8 anni di pausa

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Daniel Day-Lewis ha parlato per la prima volta della sua decisione di porre fine al suo ritiro dalla recitazione dopo otto anni per recitare in Anemone, un nuovo film diretto da suo figlio Ronan e che Day-Lewis – tre volte vincitore dell’Oscar (“Il mio piede sinistro”, “Il petroliere”, Lincoln”) – ha co-sceneggiato sulla base di un’idea originale che hanno concepito insieme.

Come si ricorderà, nel giugno 2017, Day-Lewis aveva annunciato il suo ritiro dalla recitazione dopo aver girato “Il filo nascosto” di Paul Thomas Anderson. All’epoca, un portavoce dell’attore aveva dichiarato: “Daniel Day-Lewis non lavorerà più come attore. È immensamente grato a tutti i suoi collaboratori e al pubblico che lo ha seguito in questi anni. Si tratta di una decisione privata e né lui né i suoi rappresentanti rilasceranno ulteriori commenti al riguardo“.

L’annuncio del ritiro non era però il primo per Day-Lewis. Nel 1997 aveva già preso una lunga pausa dalla professione per diventare calzolaio in Italia dopo aver recitato in “The Boxer” di Jim Sheridan. Era poi tornato nel 2002 per interpretare Bill il Macellaio in “Gangs of New York” di Martin Scorsese.

Ora, parlando con Rolling Stone per la prima mondiale di “Anemone” al New York Film Festival, Daniel Day-Lewis ha detto di essere tornato dal ritiro perché “avevo una certa tristezza residua perché sapevo che Ronan avrebbe continuato a fare film e io mi stavo allontanando da tutto ciò. Ho pensato: ‘Non sarebbe bello se potessimo fare qualcosa insieme e trovare un modo per contenerlo, in modo che non fosse necessariamente qualcosa che richiedesse tutto l’armamentario di una grande produzione?”.

Day-Lewis ha ammesso di aver avuto “alcune riserve sul tornare di nuovo alla ribalta” quando stava valutando se recitare in Anemone o semplicemente scriverlo e affidare uno dei ruoli a un altro attore. Poi suo figlio Ronan “ha chiarito che non avrebbe realizzato il film se non l’avessi fatto io”. “Era solo una sorta di paura di basso livello, un’ansia di rimpegnarmi nel mondo del cinema”, ha detto Day-Lewis riguardo al suo nervosismo per il ritorno dal ritiro. “Il lavoro è sempre stato qualcosa che ho amato. Non ho mai smesso di amare il lavoro. Ma c’erano aspetti dello stile di vita che ne derivavano con cui non ero mai riuscito a fare i conti, dal giorno in cui ho iniziato fino ad oggi.

“C’è qualcosa in quel processo che alla fine mi ha lasciato un senso di vuoto. Voglio dire, lo conoscevo bene. Capivo che faceva tutto parte del processo e che alla fine ci sarebbe stata una rigenerazione. Ed è stato solo nell’ultima esperienza [la realizzazione di “Il filo nascosto”] che ho cominciato a sentire fortemente che forse quella rigenerazione non ci sarebbe più stata. Che probabilmente avrei dovuto semplicemente starne alla larga, perché non avevo altro da offrire“. “Ma ripensandoci ora, avrei fatto bene a tenere la bocca chiusa, questo è certo”, ha continuato.

Mi sembra solo un discorso grandioso e senza senso. Non ho mai avuto intenzione di ritirarmi, davvero. Ho solo smesso di fare quel particolare tipo di lavoro per poter fare qualcos’altro. Non ho mai, sapete… A quanto pare, sono stato accusato di essermi ritirato due volte. Non ho mai avuto intenzione di ritirarmi da nulla! Volevo solo lavorare su qualcos’altro per un po’. … Man mano che invecchio, mi ci vuole sempre più tempo per ritrovare la strada che mi riporta al luogo dove la fornace è di nuovo accesa. Ma lavorando con Ro, quella fornace si è semplicemente accesa. Ed è stata, dall’inizio alla fine, una gioia pura trascorrere quel tempo insieme a lui“.

Di cosa parla Anemone

Anemone vede Daniel Day-Lewis nei panni di un recluso che vive nei boschi del nord dell’Inghilterra. La sua vita viene sconvolta quando suo fratello (Sean Bean) si presenta e lo costringe a confrontarsi con il suo misterioso passato. Samuel Bottomley, Safia Oakley-Green e Samantha Morton completano il cast. Il film uscirà nelle sale statunitensi dal 10 ottobre, mentre al momento non è noto quando lo si potrà vedere in Italia.

Peacemaker: James Gunn rivela che il ruolo era stato scritto per Dave Bautista

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Chris Smith ha fatto il suo debutto dal vivo nel film The Suicide Squad del 2021, con una scena post-credits che ha poi preparato il terreno per il ritorno del personaggio nella sua serie TV HBO Max, Peacemaker. Questo ha riscattato l’ex membro della Task Force X agli occhi dei fan, dimostrando che era molto di più di un killer doppiogiochista. John Cena ha così ottenuto un ruolo particolarmente importante che lo vedrà impegnato ancora per diverso tempo. James Gunn, però, ha rivelato di aver inizialmente valutato un altro attore per la parte.

Parlando con Howard Stern, il co-CEO della DC Studios ha confermato di aver scritto il personaggio di Peacemaker pensando alla star di Guardiani della Galassia Dave Bautista. “Era Dave Bautista. È un mio caro amico”, ha rivelato il regista. “Ovviamente, interpreta Drax in Guardiani della Galassia, e ho scritto il personaggio di Peacemaker per lui, e gli abbiamo offerto il ruolo, ma gli sono stati offerti due film, e noi non lo pagavamo molto, quindi ha dovuto scegliere dove guadagnare di più”.

Si pensa che almeno uno di questi film sia Army of the Dead di Zack Snyder. È incredibile pensare a come sarebbero potute andare diversamente le cose se Bautista avesse finito per interpretare Peacemaker nella DCU, e si è perso un ruolo importante e ricorrente rifiutando un ingaggio poco remunerativo in The Suicide Squad. Gunn ha poi dichiarato di essere “sempre stato un fan” di Cena e di non avere rimpianti nell’averlo scelto per interpretare Chris Smith.

Tutto quello che sappiamo della stagione 2 di Peacemaker

La gente sta capendo che la seconda stagione di Peacemaker riguarda due dimensioni, e questo è davvero il cuore della serie”, ha spiegato Gunn durante una recente intervista con Rolling Stone. “Ma non è che una di queste sia la vecchia DCEU e l’altra la DCU. La questione viene affrontata in modo diverso, in modo molto diretto in una stagione in cui quasi tutto nella prima stagione è canonico e alcune cose non lo sono. E infatti ho registrato un podcast con gli attori Steve Agee e Jen Holland“.

Abbiamo parlato di ogni episodio di Peacemaker e in quegli episodi ho spiegato cosa è canonico e cosa non lo è. In pratica ho eliminato alcune piccole cose della prima stagione di Peacemaker che non sono canoniche, come Aquaman. Ma la maggior parte delle cose è canonica“. Stando a queste parole di Gunn, sarà dunque interessante scoprire cosa la seconda stagione aggiungerà alla storia di Peacemaker e come lo renderà a tutti gli effetti un personaggio del DC Universe.

Peacemaker esplora la storia del personaggio che John Cena riprende all’indomani del film del 2021 del produttore esecutivo James Gunn, Suicide Squad – un uomo irresistibilmente vanaglorioso che crede nella pace ad ogni costo, non importa quante persone debba uccidere per ottenerla!”, è stato poi riferito. I dettagli precisi sulla trama della seconda stagione sono ancora per lo più nascosti, ma sappiamo che Frank Grillo riprenderà il ruolo di Rick Flag Sr. e cercherà di vendicarsi per l’uccisione da parte di Peacemaker di suo figlio Rick Jr. (Joel Kinnaman) avvenuta in The Suicide Squad.

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Hannibal: lo showrunner vuole rilanciare la serie con Zendaya come Clarice Starling

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Dopo 10 anni, Bryan Fuller, ideatore di Hannibal, spera di riportare in vita la serie con un’iconica protagonista femminile che interpreti un personaggio importante. Il due volte candidato agli Emmy ha infatti recentemente condiviso la sua idea per una quarta stagione, attesa da tempo, della serie della NBC, andata in onda dal 2013 al 2015, con Mads Mikkelsen nel ruolo del psichiatra cannibale protagonista.

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Il mio progetto dei sogni è realizzare una miniserie di Il silenzio degli innocenti con Mads e Zendaya nel ruolo di Clarice Starling”, ha detto Fuller a ScreenRant. “Se potessi realizzare qualsiasi cosa, realizzerei proprio quella”. Fuller non si è spinto oltre nelle dichiarazioni, per cui per il momento il suo sembra essere unicamente un desiderio senza nulla di concreto in atto. Il progetto potrebbe un giorno effettivamente prendere vita, ma per il momento non sembrano esserci piani a riguardo.

Mikkelsen stesso d’altronde, aveva dichiarato a Deadline nel 2023 che “c’è sempre una possibilità” che possa riprendere il ruolo di Hannibal, aggiungendo: “Si tratta solo di trovare una casa per il progetto”. “Ovviamente, il tempo sta per scadere”, ha aggiunto Mikkelsen. “Non possiamo aspettare 20 anni, ma nei prossimi due anni, se qualcuno trova una casa, penso che saremo tutti pronti a riprenderlo”.

Fuller aveva già espresso il desiderio di fare qualcosa con il personaggio “fantastico” di Clarice, spiegando però al Comic-Con nel 2015 che “non abbiamo i diritti” sul ruolo. “Ci abbiamo provato, ogni anno tornavamo alla MGM”, ha spiegato. “All’inizio era un secco ‘No’, poi è diventato ‘Chiedeteci più avanti’ e poi ‘Chiedeteci di nuovo l’anno prossimo’ – sarebbe fantastico [se accettassero]”.

Fuller apprezzava inoltre l’idea di Elliot Page per il ruolo, “ma mi piace anche l’idea di scritturare qualcuno che non sia bianco per quel ruolo”, aggiungendo: “Avere la razza come fattore determinante nel background di Clarice, così come la razza è un fattore determinante nel background di tutti, penso che sarebbe un’interessante esplorazione del personaggio”.

I commenti dello showrunner di Hannibal arrivano inoltre dopo che Rebecca Breeds ha interpretato il ruolo di Starling nell’adattamento televisivo della CBS del 2021 Clarice, ambientato dopo gli eventi del libro da cui è stato Il silenzio degli innocenti. In precedenza, il ruolo era stato interpretato da Jodie Foster, grazie al quale ha vinto l’Oscar come migliore attrice, e poi da Julianne Moore, che ha assunto il ruolo in Hannibal (2001).

Alien: Pianeta Terra, lo showrunner spiega la scioccante morte dell’episodio 6

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Nell’episodio di Alien: Pianeta Terra (qui la nostra recensione) di questa settimana, l’inevitabile è finalmente accaduto: uno dei pericolosi extraterrestri detenuti sull’isola di Neverland è riuscito a fuggire, causando la prima vittima significativa della serie. Verso la fine di “La mosca”, Tootles, alias Isaac, desideroso di compiacere, decide di avventurarsi nell’unità di contenimento per nutrire gli alieni da solo, commettendo però l’errore fatale di ignorare le rigide istruzioni di Kirch (anche se l’intrigante synth non sembra eccessivamente scioccato da ciò che è accaduto) di stare il più attento possibile e chiedere aiuto a Curly.

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Quando Isaac entra nella cella che ospita le creature alate con un piatto di gustoso metallo per la loro cena, la pecora controllata dall’Occhio alieno nella capsula accanto si lancia contro il vetro, spaventando il povero Isaac che cade in avanti e rimanendo chiuso nella cella. Quando si rende conto di quanto sia finito male, è già diventato cibo per mosche. Certo, gli ibridi sono chiaramente molto più potenti di un essere umano o (apparentemente) di un normale synth, e probabilmente possono sopravvivere a danni piuttosto gravi.

Tuttavia, l’attore Kit Young ha confermato che per Tootles è davvero finita. “Si gioca sempre con questa cosa complicata… quando si rivela qualcosa al pubblico, sia sullo schermo che in una performance dal vivo, non si vuole che il pubblico rimanga indietro, dicendo: ‘Per favore, mettiti al passo’, perché potrebbe perdersi qualcosa e si sta cercando di essere eccessivamente complicati”, dice Young a Collider.

Devi semplicemente dire come stanno le cose, ma non vuoi nemmeno che sia il contrario, che il pubblico capisca tutto in anticipo e quindi non sia coinvolgente. C’è una linea sottile dove vuoi essere allo stesso livello, ma in realtà, in questo caso, penso che il pubblico capisca prima di Isaac”. “Quando la porta si chiude e lui la spinge, perché in realtà è una ripresa ampia, è solo leggermente irritato. È tipo: ‘Oh cavolo, come faccio a uscire? Devo chiamare qualcuno? Devono venire giù, la chiave, come funzionerà?’ Non ha ancora capito che è finita”.

Quando si gira e vede il cibo che gli è stato dato, capisce che se fosse in qualsiasi altro contenitore starebbe bene, ma nel contenitore in cui si trova, quella creatura mangia proprio ciò di cui è fatto. È davvero il classico momento horror in cui si alza lo sguardo e si entra nel panico, ed è solo lì che pensa: ‘Ok, sono nei guai’“. In un’altra intervista con Decider, lo showrunner Noah Hawley ha invece spiegato cosa, secondo lui, rende la scena così inquietante.

Mi sono seduto e ho scritto quella che probabilmente è la scena più inquietante che la gente vedrà in televisione quest’anno, quella con la pecora. Avevo la pecora, che non è una creatura malvagia per natura, giusto? E c’è dell’umorismo in questo, no? È come una pecora malvagia. Sai, le capre, le capiamo. Le capre hanno una storia satanica. L’idea che la pecora, che non è nota per il suo intelletto, fosse una sorta di mente criminale mi sembrava irresistibile“.

Mi piaceva l’idea che osservasse, capisse la causa e l’effetto, e che alla fine Isaac fosse ucciso perché la pecora aveva visto un’opportunità e l’aveva colta”, ha aggiunto. “Cominci a renderti conto che questa cosa non è solo ‘intelligenza animale’. Questa cosa è forse una coscienza che ha il potenziale per prendere davvero il sopravvento”. La morte di Tootles non è però stata la fine del dramma in questo episodio, poiché Slightly ha approfittato dell’incidente per tendere una trappola ad Arthur con un attacco Facehugger, il che anticipa eventi particolarmente violenti per i prossimi due ultimi episodi di Alien: Pianeta Terra.

James Gunn rivela qual è il miglior casting che ha fatto in tutta la sua carriera!

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Si può dire che il co-CEO dei DC Studios, James Gunn, abbia occhio per il casting. Dopotutto, chi avrebbe mai creduto che la star di Parks and Recreation, Chris Pratt, sarebbe stato uno Star-Lord così perfetto in Guardiani della Galassia?

Il protagonista di Superman, David Corenswet, è stata un’altra scoperta fenomenale del regista, ma nessuno dei due è il cast di cui Gunn va più fiero. Lo ha confermato durante una recente intervista con Howard Stern, in cui ha menzionato la star di Supergirl, Milly Alcock.

Gunn, che ha scelto la star di House of the Dragon per Superman prima che Craig Gillespie fosse assunto per dirigere Supergirl, ha detto al conduttore che “potrebbe essere il miglior casting che abbia mai fatto in tutta la mia vita. È assolutamente sbalorditiva nel film”.

Un elogio enorme, che suggerisce che la prossima estate ci aspetta qualcosa di speciale. Superman non ci ha dato molto su cui basarci, dato che Alcock si è presentata solo per un cameo da ubriaca nei panni della Donna di Domani, ma sicuramente ha l’aspetto giusto.

Supergirl è il prossimo capitolo della “Saga di Superman” e vedrà l’eroe dirigersi nel cosmo per combattere Krem delle Colline Gialle e il Lobo di Jason Momoa. Alcock ha impressionato in House of the Dragon e da allora ha offerto un’interpretazione molto apprezzata in Sirens. Con Gunn chiaramente entusiasta di ciò che l’attrice ha fatto finora come Supergirl, ci aspettiamo di vederla molto di più nel DCU in futuro.

Quando Supergirl è stata annunciata per la prima volta, Gunn ha detto: “Vediamo la differenza tra Superman, che è stato mandato sulla Terra e cresciuto da genitori amorevoli fin da quando era un neonato, e Supergirl, che è stata cresciuta su una roccia, una scheggia di Krypton”.

“[Lei] ha visto tutti intorno a lei morire e venire uccisi in modi terribili per i primi 14 anni della sua vita, e poi è venuta sulla Terra quando era una ragazzina”, ha aggiunto il regista. “È molto più hardcore, non è esattamente la Supergirl che siamo abituati a vedere.”

Supergirl: Woman of TomorrowQuello che sappiamo su Supergirl

Oltre a Milly Alcock nei panni della protagonista, Supergirl vedrà anche la partecipazione di Eve Ridley (Il problema dei 3 corpi) nel ruolo di Ruthye Mary Knolle e Matthias Schoenaerts (The Old Guard) nel ruolo del malvagio Krem delle Colline Gialle. Più recentemente, la star di Aquaman, Jason Momoa si è unita al cast nel ruolo di Lobo. Anche Krypto il Supercane dovrebbe avere un ruolo importante nella storia. Le ultime aggiunte al cast sono state David Krumholtz ed Emily Beecham nei ruoli dei genitori di Kara, Zor-El e Alura.

Questa interpretazione di Kara Zor-El si dice sia una “versione meno seria e più provocatoria dell’iconica supereroina”, poiché Gunn cerca di allontanarsi dalle “precedenti rappresentazioni della Ragazza d’Acciaio, in particolare dalla longeva serie CBS/CW interpretata da Melissa Benoist”.

Secondo una breve sinossi, questa storia seguirà Kara mentre “viaggia attraverso la galassia per festeggiare il suo 21° compleanno con Krypto il Supercane. Lungo la strada, incontra una giovane donna di nome Ruthye e finisce per intraprendere una ricerca omicida di vendetta”. L’attrice e drammaturga Ana Nogueira sta attualmente lavorando alla sceneggiatura di Supergirl. La regia verrà firmata da Craig Gillespie.

La Warner Bros. ha annunciato che la nostra nuova Ragazza d’Acciaio prenderà il volo nelle sale il 26 giugno 2026.

Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, ecco “La Spada dei Fedeli”

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Prime Video ha condiviso il primo teaser ufficiale della terza stagione de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, le cui riprese sono in corso nel Regno Unito da qualche mese. Il promo non rivela molto, ma ci offre un primo sguardo al ritorno di Elendil (Lloyd Owen), mentre brandisce “La Spada dei Fedeli”.

Questa spada è chiaramente Narsil, la lama che ha tagliato l’Unico Anello dalla mano di Sauron durante la Guerra dell’Ultima Alleanza, quindi non siamo sicuri se sia stata rinominata appositamente per la serie (forse per una questione di diritti?), o se inizialmente verrà chiamata Spada dei Fedeli, come mezzo per radunare i lealisti Númenóreani dietro Elendil. Nel finale della seconda stagione, Elendil parte per l’ovest dopo aver ricevuto la leggendaria spada come regalo di addio da Míriel.

Secondo una sinossi rilasciata in precedenza: “Saltando in avanti di diversi anni rispetto agli eventi della seconda stagione, la terza stagione si svolge al culmine della Guerra degli Elfi e di Sauron, mentre il Signore Oscuro cerca di creare l’Unico Anello che gli darà il vantaggio di cui ha bisogno per vincere la guerra e conquistare finalmente tutta la Terra di Mezzo.”

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Man of Tomorrow: James Gunn svela dettagli sulla trama, riprese ad aprile 2026

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James Gunn è apparso al The Howard Stern Show e ha dichiarato che “inizieremo le riprese” del sequel di Superman, intitolato Man of Tomorrow, intorno all’aprile 2026. La Warner Bros ha invece già fissato la data di uscita del film tratto dal fumetto per il 9 luglio 2027, ovvero due anni dopo l’uscita di Superman, avvenuta il 9 luglio di quest’estate.

È una storia in cui Lex Luthor e Superman devono collaborare in una certa misura contro una minaccia molto, molto più grande”, ha rivelato Gunn parlando per la prima volta del sequel. “È più complicato di così, ma questa è una parte importante. È tanto un film su Lex quanto un film su Superman. Mi è piaciuto molto lavorare con Nicholas Hoult. Purtroppo mi identifico con il personaggio di Lex. Volevo davvero creare qualcosa di straordinario con loro due. Adoro la sceneggiatura”.

Il regista, lo ricordiamo, ha annunciato Man of Tomorrow sui social media il 3 settembre. Nel suo annuncio, lo sceneggiatore e regista ha incluso un’immagine tratta dal fumetto in cui Superman è in piedi accanto a Lex Luthor nella sua Warsuit. Nei fumetti DC, Lex crea la tuta per eguagliare la forza e le abilità di Superman. Mentre l’immagine teaser suggeriva che Lex e Superman sarebbero stati di nuovo in contrasto, ora sembra che Lex userà la sua Warsuit per poter essere allo stesso livello di Superman per qualsiasi grande minaccia si presenti loro.

Cosa significano le parole di James Gunn per Man of Tomorrow

I nuovi commenti di James Gunn su Man of Tomorrow spiegano quindi chiaramente perché Lex Luthor e Superman sembravano collaborare in due delle immagini pubblicate quando è stato annunciato il sequel, e perché invece litigavano nella terza immagine. La collaborazione tra Superman e Lex significherebbe sempre una tregua riluttante, almeno da parte di Luthor, dato il suo odio per Superman.

Come si vede alla fine di Superman, l’Uomo d’Acciaio interpretato da David Corenswet ha visto che c’era del buono dentro Lex, quindi sarebbe disposto a lavorare con lui. Dopo aver quasi distrutto Metropolis nel tentativo di sconfiggere Superman e aver visto il mondo rivoltarglisi contro, Lex Luthor potrebbe essere più disposto a cambiare posizione se questo significasse riportare le persone dalla sua parte.

L’accenno di Gunn a una minaccia più grande che richiede loro di allearsi potrebbe significare che personaggi come Brainiac, Mongul o forse anche Darkseid potrebbero entrare nel nuovo DC Universe. Tuttavia, dato che quello che sembrava essere il concept art di Brainiac DCU è stato visto nel featurette Adventures in the Making of Superman, il cattivo potrebbe finire per essere la minaccia di Man of Tomorrow.

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Air – La storia del grande salto: la vera storia dietro al film

Air – La storia del grande salto: la vera storia dietro al film

L’ultimo film di Ben Affleck, Air – La storia del grande salto (qui la recensione), è una storia vera basata sul successo ottenuto dal venditore Nike Sonny Vaccaro nell’ingaggiare la superstar allora emergente Michael Jordan. Interpretato da Matt Damon, Sonny Vaccaro ha lavorato senza sosta per ottenere la più grande collaborazione che l’industria sportiva abbia mai visto, rendendo Nike il gigante senza pari che è oggi. Scritto da Alex Convery, Air – La storia del grande salto, racconta dunque la storia vera dietro uno dei contratti più storici mai stipulati nel mondo dello sport.

Le Air Jordan di Nike continuano ad essere un bene prezioso grazie agli sforzi di Vaccaro. Il suo piano di creare una linea di scarpe basata su Jordan è diventato la più grande scommessa mai fatta nell’industria calzaturiera, ribaltando le sorti a favore di Nike, che a metà degli anni ’80 stava affrontando una crisi. La firma ha infine aiutato Nike a superare Adidas e Converse. Nike offrì a Jordan la cifra incredibile di 500.000 dollari all’anno per ingaggiarlo ancora prima della sua prima stagione NBA. L’accordo compensò la multa di 5.000 dollari che Jordan doveva pagare ogni volta che scendeva in campo con le scarpe firmate.

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Matt Damon in Air – La storia del grande salto

Le Air Jordan sono nate dalla visione di Vaccaro

Prima dell’iconico ingaggio, Converse era la scarpa preferita dai migliori giocatori di basket dell’NBA, e Sonny Vaccaro era un uomo con numerose conoscenze nel mondo del basket. Essendo solito organizzare tornei di basket per ragazzi delle scuole superiori, Vaccaro aveva stretto utili amicizie con gli allenatori dell’epoca, tra cui Dean Smith, che allenava Jordan nella squadra di basket maschile dei Tar Heels dell’Università della Carolina del Nord. In questo senso, Vaccaro era un uomo che sapeva come trovarsi al posto giusto al momento giusto. Come self-made man nel mondo del basket, Vaccaro contattò Nike con l’idea di una linea di scarpe esclusiva. Sebbene Vaccaro avesse una certa influenza, non era sufficiente per far pendere l’opinione di Nike a suo favore.

L’iniziativa di Vaccaro lo aiutò in qualche modo, poiché il direttore marketing di Nike, Rob Strasser, riconobbe le sue conoscenze e lo assunse per convertire gli allenatori che conosceva in testimonial Nike. Con un’offerta di 5000 dollari, Vaccaro finì per attirare gli allenatori come una calamita. Infatti, Vaccaro riuscì persino a far apparire un giovane giocatore di nome Larry Bird sulla copertina di Sports Illustrated con un paio di Nike ai piedi. Anche se Vaccaro non riuscì a realizzare la sua visione di una linea di scarpe, riuscì comunque a ottenere una certa influenza sui vertici della Nike. Ma la visione di Vaccaro si riaccese quando vide un ragazzino di nome Michael Jordan segnare i punti decisivi per il North Carolina. Vaccaro aveva assistito alla nascita di una leggenda.

All’epoca, l’allenatore della squadra, Dean Smith, aveva un accordo con Converse e la squadra indossava quel marchio durante le partite. Tuttavia, la preferenza personale di Jordan era per Adidas. D’altra parte, Vaccaro voleva che Jordan collaborasse con Nike. Presentò ai dirigenti Nike la sua idea di ingaggiare Jordan e di disegnare una collezione di scarpe ispirata a lui. Rob Strasser ripose la sua fiducia nella convinzione di Vaccaro riguardo a Jordan, poiché l’idea era innovativa. Anche se creare una strategia di marketing attorno a un giocatore che aveva appena iniziato a farsi notare nel mondo del basket poteva sembrare assurdo, Rob Strasser andò avanti e decise di incontrare l’agente di Jordan, David Falk.

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Matt Damon e Viola Davis in una scena di Air – La storia del grande salto.

Nike aveva bisogno di Jordan più di quanto Jordan volesse Nike

La disperazione di Nike di entrare nel settore delle scarpe sportive giocò un ruolo efficace nella decisione di procedere. Dopo la quotazione in borsa nel 1980, le azioni avevano già toccato il minimo e l’azienda registrò anche una perdita nel 1984. Se c’era un momento in cui Nike aveva bisogno di essere salvata, era proprio quando Michael Jordan apparve come una scommessa rischiosa ma in grado di cambiare le carte in tavola. La personalità e il carisma di Jordan erano in parte responsabili della redditività che sembrava portare. Durante una riunione nell’ufficio di Falk, le “Air Jordans” hanno preso forma quando Rob Strasser e il designer creativo di Nike, Peter Moore, si sono incontrati per una sessione di brainstorming.

Secondo la leggenda, Falk aveva suggerito il nome “Air Jordans” e Moore aveva rapidamente disegnato il logo. Con l’idea pronta, era importante per la missione di Vaccaro che Jordan abbandonasse il suo amore per Adidas e si convertisse alla Nike, la concorrente meno apprezzata all’epoca. Vaccaro incontrò Jordan tramite il suo amico George Raveling, assistente dell’allenatore della nazionale Bobby Knight. Ma contrariamente alle aspettative di Vaccaro, Jordan non accolse la proposta della Nike con il massimo entusiasmo. Il primo incontro tra Jordan e Vaccaro fu un incubo. Ma le vere trattative iniziarono dopo il giorno in cui la squadra statunitense vinse le Olimpiadi di Los Angeles. A Jordan furono offerti 2,5 milioni di dollari in cinque anni con una royalty del 25% su ogni scarpa venduta da Nike.

Sebbene fosse un’offerta incredibile per qualsiasi giocatore dell’epoca, il fatto che Jordan dovesse ancora dimostrare il suo valore non faceva che amplificare il rischio per Nike. Nike capì anche che per ottenere l’approvazione non sarebbe bastato il consenso del ventunenne Jordan. Così, Nike portò Jordan e i suoi genitori in Oregon per assistere a una presentazione preparata da Strasser e Moore. Di fronte ai suoi genitori, Jordan non disse molto, ma espresse la sua insoddisfazione per l’assenza del blu della North Carolina. La madre di Jordan, Deloris, interpretata da Viola Davis, guidò gran parte della conversazione per conto di Jordan per assicurarsi che suo figlio ottenesse il meglio dalla situazione. Strasser aveva già fatto metà del lavoro quando riuscì a convincere Deloris che Jordan sarebbe diventato più ricco di qualsiasi altro giocatore di basket.

Le Air Jordan in Air - La storia del grande salto
Le Air Jordan in Air – La storia del grande salto

La proposta di Nike a Jordan era imbattibile

Sebbene rimase in silenzio durante la prima presentazione, molto tempo dopo Jordan ammise di essere rimasto impressionato dalla presentazione iniziale di Strasser. Jordan cercò comunque di convincere Adidas a proporgli un accordo simile, ma quando ciò non avvenne, Jordan debuttò con i Chicago Bulls indossando un paio di Air Jordan 1. Sebbene Adidas e Converse avrebbero potuto offrire a Jordan un accordo più vantaggioso, mancavano di una cosa che Nike aveva: la convinzione nelle capacità di Jordan. Oltre alle sue capacità, Nike era convinta che il fascino di Jordan lo avrebbe reso più grande del suo gioco.

Il giorno stesso, Nike scoprì che Jordan era stato multato per non aver indossato un paio di scarpe simili a quelle dei suoi compagni di squadra, ma alla fine Nike coprì il costo e questo divenne il più grande canale di marketing per il produttore di scarpe. Da quel momento in poi, Nike non ha mai dovuto rimpiangere la sua decisione, poiché nel primo anno sono state vendute Air Jordan per un valore di 126 milioni di dollari, contro l’obiettivo di 3 milioni. Oltre alle vendite massicce che ha ottenuto, Air Jordan è diventata un’icona culturale nel mondo dello sport.

Oggi si discute su chi sia stato il vero eroe dietro l’accordo che ha cambiato il futuro di Nike. Secondo un’intervista rilasciata da Jordan a USA Today, Jordan attribuisce il merito al suo amico George Raveling, che lo ha convinto a incontrare Vaccaro. Anche se la collaborazione tra Strasser e Vaccaro con Nike non si è conclusa in modo positivo, entrambi hanno contribuito a far sì che la magia avvenisse fuori dal campo prima che Jordan potesse replicarla nella NBA. Nonostante i dibattiti su chi meriti il merito, la vera storia dietro la nascita delle Air Jordan e la lunga collaborazione di Jordan con Nike è una storia che deve essere raccontata.

Il miglio verde: la spiegazione del finale del film

Il miglio verde: la spiegazione del finale del film

Con elementi fantasy combinati al dramma carcerario nel suo potente finale, sono molti gli spettatori che ancora cercano una spiegazione per Il miglio verde. Diretto e scritto da Frank Darabont, il film racconta la storia ambientata nel 1935 della guardia carceraria Paul Edgecomb (Tom Hanks) che incontra e viene cambiato per sempre dal mite John Coffey (Michael Clarke Duncan), un uomo di colore dall’aspetto imponente condannato a morte per lo stupro e l’omicidio di due ragazze bianche. Nel corso del film, non solo diventa chiaro che Coffey è innocente, ma che possiede una serie di abilità soprannaturali, tra cui quella di guarire persone e animali.

Come molti adattamenti di Stephen King, Il miglio verde bilancia dunque gli elementi soprannaturali della trama con temi e idee più profondi. Dopo un intenso racconto che procede “per episodi”, l finale vede poi Coffey giustiziato per crimini che non ha commesso. Tuttavia, prima di morire, trasmette alcune delle sue abilità a Paul, cambiando per sempre la vita della guardia. È una conclusione agrodolce, ma lascia anche una o due domande scottanti che richiedono un’analisi più approfondita.

Perché John Coffey accetta il suo destino in Il miglio verde

Poiché Il miglio verde rivela che Coffey è innocente del crimine per cui è stato condannato, la sua esecuzione costituisce un triste finale per il film del 1999 che ha ancora un impatto a distanza di decenni. Tuttavia, nonostante i suoi poteri e la sua stazza notevole, Coffey non fa alcun tentativo reale di resistere al suo destino. Sebbene alcuni finali di King siano generalmente insoddisfacenti, la conclusione di questo racconto è tanto commovente quanto straziante, poiché vede Coffey accettare l’ingiustizia della sua morte.

Un uomo delle dimensioni di Coffey avrebbe senza dubbio potuto rendere difficile la sua esecuzione alle guardie, e i suoi poteri avrebbero potuto aiutarlo a fuggire. Tuttavia, decide di non usare nessuno dei due strumenti a sua disposizione, dicendo a Paul che è torturato dal male nel mondo e che accoglie con favore la fuga. Questo rende il suo finale ancora più triste, poiché mette in evidenza la sua innocenza, ma lui semplicemente non è in grado di sfruttare la propria forza se questo significa ferire o turbare gli altri.

Il miglio verde cast

Perché John Coffey sorride durante la sua esecuzione

Coffey non solo permette che la sua ingiusta esecuzione abbia luogo, ma sorride anche nei suoi ultimi istanti di vita. Questo rende la sua morte ancora più difficile da guardare, soprattutto perché Il miglio verde si ispira a fatti realmente accaduti. Dato che non ha nascosto la sua paura di morire, è un po’ strano vedere Coffey sorridere un’ultima volta prima di morire, ma probabilmente non si tratta solo di un uomo corpulento che cerca di mostrarsi coraggioso.

Si sottintende che Coffey sappia di aver trasmesso alcune delle sue capacità a Edgecomb, ed è possibile che il suo sorriso sia dovuto proprio a questa consapevolezza che lo rassicura. Coffey sa che Edgecomb è un uomo gentile, quindi sa che i suoi doni saranno messi a frutto dopo la sua morte. È anche possibile che il sorriso fosse inteso a confortare Paul, che era altrettanto sconvolto dall’esecuzione di Coffey.

Quanto tempo vivrà ancora Paul Edgecomb e la sua età è una maledizione?

Capire esattamente come Paul Edgecomb viva così a lungo richiede alcune stime logiche, poiché il film non rivela mai completamente la natura o la portata delle capacità curative di Coffey. Tuttavia, utilizzando il topolino Mr. Jingles come base per capire in che modo le capacità curative di Coffey influenzano il processo di invecchiamento, è chiaro che Edgecomb potrebbe vivere ancora per molto tempo. Nel film, Paul ha 108 anni nelle scene iniziali, a dimostrazione del fatto che le capacità di Coffey hanno prolungato la sua vita.

Da una rozza analisi matematica dell’invecchiamento di Mr. Jingles rispetto a quello di Paul, è possibile che l’ex guardia vivrà per almeno 600 anni. Tuttavia, dato che Coffey ha trasmesso il suo potere a Edgecomb, è possibile che ora questi possieda una forma di immortalità, cosa che lui considera una punizione per il suo ruolo nella morte di Coffey. Anche dopo aver già superato in età molte delle persone che ama, Paul non ha idea di quanto tempo vivrà, ma se Mr. Jingles è un esempio da seguire, potrebbe vivere ancora per molto, molto tempo.

Il miglio verde film

Il finale del film è lo stesso nel libro?

Il finale di Il miglio verde è notoriamente triste, ma il libro originale di King è in realtà ancora più triste. Uno dei cambiamenti più significativi è che nel libro Mr. Jingles muore poco prima di Elaine e, sebbene questo sia più drammatico in un certo senso, offre un’indicazione più chiara del destino finale di Paul. Altri cambiamenti degni di nota riguardano le scene che fanno da cornice alla storia: nel libro Paul sta scrivendo le sue memorie, mentre nel film viene utilizzato il film Top Hat per collegare il passato di Paul al suo presente.

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Il tema del karma in Il miglio verde

Come in molti altri adattamenti di Stephen King, Il miglio verde esplora alcuni temi più profondi, ma forse nessuno è più ricorrente del filo conduttore della vendetta karmica. Coffey fa del suo meglio per aiutare i personaggi più gentili del film e si assicura che le guardie e i detenuti meno piacevoli abbiano il destino che meritano. Ironia della sorte, l’unica persona che sembra non ottenere il finale che merita è proprio Coffey, che si rassegna alla condanna a morte nonostante la sua innocenza. Il tema karmico del film e il ruolo di John Coffey al suo interno sono in realtà un fattore determinante nel significato reale del finale.

Il vero significato del finale di Il miglio verde

All’interno della narrazione di Il miglio verde, John Coffey si inserisce perfettamente nei comuni tropi messianici. È un personaggio potente, innocente e incompreso che affronta la persecuzione per qualcosa che non ha fatto. Frank Darabont, collaboratore abituale di Stephen King, non evita di appoggiarsi a questo tropo, con Coffey che “giudica” coloro che lo circondano (utilizzando una forma di telepatia di basso livello o capacità empatiche) e guarisce coloro che ritiene degni di essere salvati. Alla fine, Coffey accetta il suo destino perché non vuole continuare a vivere in un mondo così crudele. Questo ha delle connotazioni decisamente bibliche che rafforzano lo status di Coffey come figura messianica.

Ovviamente, nel film c’è anche Mr. Jingles che torna dalla morte, e le iniziali di John Coffey potrebbero essere viste come un altro riferimento messianico. Non è chiaro esattamente quante di queste idee e temi biblici fossero stati pensati per far parte della storia di Il miglio verde. Tuttavia, il film fa alcune affermazioni sulla gentilezza e il pregiudizio, che lo rendono allo stesso tempo inquietante e profondamente commovente. Lo scopo specifico del finale del film è quello di far riflettere il pubblico, e il suo colpo di scena fantastico continua a farlo anche a distanza di decenni.

Hell – Esplode la furia: la spiegazione del finale del film

Hell – Esplode la furia: la spiegazione del finale del film

Nella vasta filmografia di Jean-Claude Van Damme, Hell – Esplode la furia occupa una posizione particolare, lontana dai grandi successi hollywoodiani degli anni ’90 ma comunque significativa per il percorso dell’attore belga. Uscito nel 2003, il film si inserisce in una fase in cui Van Damme stava sperimentando produzioni meno spettacolari rispetto ai blockbuster precedenti, puntando piuttosto su progetti dal respiro più contenuto e drammatico, spesso destinati al mercato home video. Questo titolo mostra un Van Damme diverso, più tormentato e segnato, a metà strada tra il mito dell’action hero e un interprete che vuole cimentarsi con ruoli più complessi.

Dal punto di vista del genere, Hell – Esplode la furia è un action thriller con forti tinte drammatiche, che alterna sequenze adrenaliniche a momenti di introspezione. La storia, che ruota intorno a un ex combattente costretto a confrontarsi con un passato violento e con il desiderio di riscatto, affronta temi universali come la vendetta, la colpa e la ricerca di redenzione. Rispetto a molti altri titoli del periodo, il film cerca di mescolare azione e riflessione, offrendo a Van Damme la possibilità di interpretare un personaggio più umano e vulnerabile, pur senza rinunciare alla fisicità che lo ha reso celebre.

Nonostante non abbia ottenuto un successo paragonabile ai cult degli anni d’oro dell’attore, il film ha conquistato una sua nicchia di appassionati, soprattutto tra coloro che seguivano fedelmente Van Damme anche nei progetti meno mainstream. La sua ricezione è stata altalenante: da un lato la critica ha spesso sottolineato i limiti produttivi e narrativi, dall’altro alcuni spettatori hanno apprezzato il tentativo di dare maggiore profondità al personaggio principale. Nel resto dell’articolo ci concentreremo in particolare sul finale di Hell – Esplode la furia, analizzandone il significato e cercando di capire quale messaggio lasci allo spettatore.

Jean-Claude Van Damme in Hell - Esplode la furia
Jean-Claude Van Damme in Hell – Esplode la furia

La trama di Hell – Esplode la furia

Il film ha per protagonista Kyle Le Blanc (Jean-Claude Van Damme), un ingegnere petrolifero coinvolto in un caso di omicidio, mandato a scontare la pena nella prigione di Marquezas in Messico. Qui la vita è molto dura e i carcerati sono costretti a lavorare in catene nelle paludi selvagge infestate da serpenti velenosi e alligatori. Uno dei guardiani del carcere, il Generale Hruschov (Lloyd Battista), per divertirsi e guadagnare un po’ di soldi extra organizza combattimenti spietati e all’ultimo sangue tra i carcerati. Nonostante i consigli del carcerato ‘filosofo’ 451 (Lawrence Taylor) che fa di tutto per riportare un po’ di umanità all’interno della prigione, anche Kyle resta coinvolto nella spirale di violenza e corruzione dei combattimenti.

La spiegazione del finale

Nel terzo atto del film, la vicenda di Kyle raggiunge il punto di rottura. Dopo la morte di Billy, che con le sue ultime parole lo aveva esortato a non lasciarsi trasformare dal sistema carcerario in un mostro, Kyle decide di ribellarsi al meccanismo di violenza e sopraffazione imposto dal generale Hruschov. Inizia così a rifiutare le logiche dei combattimenti forzati, attirandosi punizioni esemplari e la rabbia dei secondini. La sua ostinata resistenza però ispira gli altri detenuti, che iniziano a seguirne l’esempio, smettendo di combattere e mostrando solidarietà reciproca. Questo piccolo atto di ribellione segna l’inizio di una rivolta più ampia all’interno del carcere.

Lo scontro culmina in una ribellione aperta, alimentata dal coraggio di Kyle e dal sacrificio di Miloc, il prigioniero gigante che perde la vita proteggendolo. Grazie all’aiuto del compagno 451, Kyle riesce a sopravvivere agli attacchi delle guardie e a organizzare una fuga. Lo scontro finale con Valya si rivela decisivo: Kyle ha la meglio e trasforma il combattimento in un momento di giustizia personale, punendo l’aguzzino per la morte di Billy. Dopo una rocambolesca sequenza, Kyle riesce a evadere dal carcere, mentre 451 resta indietro per vendicare gli abusi perpetrati dal generale Hruschov. Il film si chiude con Kyle che ritorna negli Stati Uniti, portando con sé le prove della corruzione e consentendo la chiusura definitiva della prigione.

Jean-Claude Van Damme nel film Hell - Esplode la furia
Jean-Claude Van Damme in Hell – Esplode la furia

Il finale evidenzia la parabola di trasformazione interiore di Kyle. All’inizio del film, dominato dall’ira e dalla sete di vendetta, era precipitato in un baratro di violenza senza fine. Nel carcere, però, il contatto con figure come Billy e 451 lo spinge a guardarsi dentro e a non perdere la propria umanità. Il suo rifiuto di continuare a combattere non è solo un gesto di resistenza fisica, ma soprattutto morale: un’affermazione del sé originario, quello che non vuole essere ridotto a mero strumento di intrattenimento in un sistema marcio. Il suo percorso diventa così il racconto di una rinascita interiore, conquistata a caro prezzo.

Il film, attraverso questo finale, lascia lo spettatore con l’idea che la vera lotta di Kyle non sia contro i compagni di prigionia, ma contro la disumanizzazione. La ribellione non rappresenta solo la rottura con l’oppressione del carcere, ma anche un atto di riconquista della dignità, un messaggio condiviso dagli altri detenuti che trovano il coraggio di smettere di farsi strumento di spettacolo per i corrotti. Anche la vendetta di 451 assume un significato simbolico: non è un gesto di cieca violenza, ma l’eliminazione di un’autorità oppressiva che incarnava un sistema intero di abusi.

In conclusione, Hell – Esplode la furia non è soltanto un action movie costruito attorno a combattimenti crudi e sequenze ad alta tensione, ma un racconto sulla possibilità di riscatto e sulla forza della resistenza interiore. Il messaggio che rimane allo spettatore è che la violenza genera solo altra violenza, ma la capacità di restare fedeli a se stessi, anche in condizioni estreme, può rappresentare la vera vittoria. Kyle, attraverso la sua fuga e la denuncia del sistema, non solo ritrova la propria identità, ma riesce anche a trasformare il suo dolore in uno strumento di giustizia collettiva.

Scopri anche il finale di altri film di Jean-Claude Van Damme

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Elio: recensione del nuovo film Pixar

L’ultimo capitolo della tradizione di storytelling di Disney e Pixar raggiunge i regni interstellari e invita gli spettatori ad ampliare i propri orizzonti, imparando anche ad apprezzare i legami che hanno a casa, senza bisogno di viaggi interplanetari. Certified Fresh e Verified Hot su Rotten Tomatoes®, questo film commovente sarà finalmente disponibile in streaming.

Elio, un fanatico dello spazio con una fervida immaginazione, si ritrova coinvolto in una disavventura cosmica in cui dovrà stringere nuovi legami con eccentriche forme di vita aliene, superare una crisi di proporzioni intergalattiche e scoprire in qualche modo chi è veramente destinato a essere.

My Hero Academia: trovato lo sceneggiatore per il live action di Netflix

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Dopo anni trascorsi in bilico, l’attesissima versione live-action di My Hero Academia sta finalmente prendendo forma. Netflix e Legendary stanno sviluppando il progetto da diversi anni, ma con l’arrivo dello sceneggiatore Jason Fuchs ha compiuto un passo avanti significativo.

Fuchs non è estraneo a progetti ad alto budget, avendo lavorato a Wonder Woman, e annovera tra i suoi crediti anche Argylle, Pan, L’era glaciale 4: Continenti alla deriva, Baby Boss e l’imminente serie TV IT: Welcome to Derry. Lo sceneggiatore non è estraneo nemmeno alla recitazione, avendo recitato in La La Land, The Good Wife e sarà presto protagonista della serie prequel di Venerdì 13 di A24 e Peacock, Crystal Lake. Il regista Shinsuke Sato, noto per i suoi numerosi adattamenti manga, tra cui Bleach e Kingdom, è ancora in lizza per la regia del film.

My Hero Academia è una serie manga giapponese scritta e illustrata da Kōhei Horikoshi. Ha iniziato la serializzazione sulla rivista Weekly Shōnen Jump di Shueisha nel luglio 2014, dopo un one-shot del 2008.

La trama di My Hero Academia

Ispirata ai fumetti di supereroi, la storia è ambientata in un mondo in cui l’80% delle persone possiede dei superpoteri chiamati “Quirk”. La storia segue Izuku Midoriya, un ragazzo senza Quirk, che eredita i poteri del più grande eroe del mondo, All Might, e si iscrive alla U.A. High School per diventare un eroe professionista.

A partire da quest’anno, il manga ha oltre 100 milioni di copie in circolazione, con 44 volumi pubblicati prima della conclusione nell’agosto 2024. L’anime, prossimo all’ottava stagione, continua ad ampliare la storia.

Gli anime si sono dimostrati un’enorme attrazione per Netflix, quindi l’aggiunta di Fuchs è un’indicazione che la piattaforma di streaming sta prendendo sul serio i suoi piani per un adattamento live-action della proprietà. Al momento non si sa nulla sul casting e i fan di My Hero Academia probabilmente sperano che questo film raggiunga le stesse vette di un altro popolare adattamento manga di Netflix, One Piece.

Chloé Zhao riflette sull’esperienza “intensa” di Eternals

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Chloé Zhao riflette sull’esperienza “intensa” di Eternals

Prima che Eternals uscisse nelle sale nel 2021, l’entusiasmo per il film era alle stelle. Il film aveva al timone la vincitrice dell’Oscar Chloé Zhao e sembrava destinato ad aggiungere un nuovo team di supereroi all’MCU, con un cast ancora più ricco di quello di The Avengers.

Quando però sono arrivate le recensioni, il film è stato considerato il primo “Rotten” dei Marvel Studios su Rotten Tomatoes. Se a ciò si aggiunge il fatto che è uscito durante gli ultimi mesi della pandemia, il blockbuster ha faticato a lasciare il segno al botteghino, incassando solo 402 milioni di dollari in tutto il mondo.

Sebbene non si possa negare che fosse un po’ troppo ricco, Eternals aveva molti aspetti che funzionavano. Eppure, quattro anni dopo, i Marvel Studios non hanno ancora annunciato piani per risolvere il cliffhanger del film (e non c’è nulla che suggerisca che rivedremo questi personaggi da nessuna parte).

Parlando con The Hollywood Reporter, Chloé Zhao ha spiegato perché si è presa una pausa di quattro anni dopo Eternals. “Avevo bisogno di una pausa dopo Eternals e Nomadland perché questi due film sono stati molto intensi”, ha detto la regista ridendo. “[Li ho girati] uno dopo l’altro, e sono usciti subito. Quindi penso che sia stato il risultato di un decennio di lavoro senza sosta.”

Alla domanda se fosse preoccupata per la reazione della critica al suo ultimo film, Hamnet, dopo che Nomadland ha ricevuto recensioni entusiastiche e Eternals è stato stroncato, ha spiegato: “Penso che sia come quando hai un figlio. Fai tutto il possibile per crescerlo, e probabilmente hai commesso degli errori lungo il percorso, [cose] che avresti voluto fare meglio.”

“Parlo degli ultimi due film che ho girato e che sono usciti contemporaneamente [Nomadland ed Eternals] – poi li mandi nel mondo, e il mondo avrà reazioni inaspettate nei loro confronti, su cui non hai alcun controllo”, ha continuato Zhao. “Devi imparare ad amare l’imperfezione dei tuoi figli, perché questo significa amare l’imperfezione in te stesso. E non è stato un processo facile per me l’ultima volta.”

La regista di Eternals non è rimasta con le mani in mano a compiangersi durante quei quattro anni, mentre sviluppava Hamnet ed è strettamente coinvolta nel prossimo reboot di Buffy l’ammazzavampiri con Sarah Michelle Gellar e Ryan Kiera Armstrong. “Beh, non credo sia un segreto [dire] che sto lavorando a Buffy l’ammazzavampiri”, ha detto alla redazione, osservando: “Sta andando bene.”

Lulu Wang dirige Charles Melton e Lucy Liu nel primo live action prodotto da Laika

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Lulu Wang dirigerà un adattamento cinematografico live-action del romanzo di Katie Kitamura “Audition”, con Lucy Liu e Charles Melton come protagonisti. Wang sta scrivendo il film insieme a Martyna Majok. La Higher Ground Productions di Barack e Michelle Obama ha stretto una partnership con Laika per la produzione. Questo è uno dei primi di molti film live-action in cantiere per Laika, lo studio di Portland, Oregon, produttore di “Coraline” e noto per l’animazione in stop motion.

Il thriller di Kitamura segue una famosa attrice il cui elegante stile di vita newyorkese viene sconvolto dall’apparizione di un giovane che afferma di essere suo figlio perduto da tempo. Anikah McLaren, responsabile del settore cinematografico di Higher Ground, ha dichiarato: “‘Audition’ di Katie Kitamura è un thriller psicologico magistralmente realizzato che esplora i complessi strati dell’identità e della performance”. Ha aggiunto: “Siamo entusiasti di collaborare con Laika e Lulu, una regista incredibilmente talentuosa e toccante, per adattare questa avvincente storia sulla famiglia, l’inganno e la scoperta di sé”.

The Farewell – Una Bugia Buona: intervista a Lulu Wang

Matt Levin, presidente della divisione film e serie live action di Laika, ha dichiarato: “Siamo sempre alla ricerca di storie audaci, emozionanti e creative, e ‘Audition’ di Katie Kitamura è esattamente questo. Lulu Wang è una regista brillante e audace che ammiriamo da tempo, e la sua visione unica e l’impegno di Higher Ground per una narrazione potente li rendono i partner perfetti per portare sullo schermo questo straordinario romanzo”.

Vinnie Malhotra e Anikah McLaren di Higher Ground, Travis Knight e Levin di Laika, e Wang sono i produttori. Liu, Kitamura e Jeremy Kipp Walker di Laika sono i produttori esecutivi.

Lulu Wang ha dichiarato: “Portare ‘Audition’ di Katie Kitamura sullo schermo è una sfida entusiasmante. Ciò che rende tutto ciò possibile ed elettrizzante è la collaborazione con Lucy Liu e Charles Melton. Sono entrambi interpreti magnetici e non riesco a immaginare collaboratori migliori con cui affrontare questa storia”.