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Festa del Cinema di Roma XX: annunciato il programma!

Festa del Cinema di Roma XX: annunciato il programma!

E’ stato annunciato il programma della ventesima edizione della Festa del Cinema di Roma che si svolgerà dal 15 al 26 ottobre 2025 all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone coinvolgendo numerosi altri luoghi e realtà culturali della Capitale.

La Festa del Cinema è prodotta dalla Fondazione Cinema per Roma. La manifestazione è promossa da Roma Capitale, Regione Lazio, Cinecittà (in rappresentanza del Ministero della Cultura), Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Roma e Fondazione Musica per Roma. Il Collegio dei Fondatori è presieduto da Lorenzo Tagliavanti (Presidente della Camera di Commercio di Roma) e composto da Roberto Gualtieri (Sindaco di Roma Capitale), Francesco Rocca (Presidente della Regione Lazio), Antonio Saccone (Presidente di Cinecittà), Claudia Mazzola (Presidente della Fondazione Musica per Roma).

Festa del Cinema di Roma 2025: il concorso “Progressive Cinema” svela i suoi titoli

Salvatore Nastasi è il Presidente della Fondazione Cinema per Roma e del Consiglio di Amministrazione composto da Manuela Cacciamani, Manuela Maccaroni, Valerio Toniolo e Raffaele Ranucci. Francesca Via è la Direttrice Generale della Fondazione. Paola Malanga è la Direttrice Artistica della Festa del Cinema e della Fondazione Cinema per Roma, affiancata da un comitato di selezione composto da Giovanna Fulvi, Alberto Libera, Enrico Magrelli, Emanuela Martini e Alberto Pezzotta.

Freestyle: tutti i titoli tra film, arti e serie, il laboratorio più libero della Festa di Roma

I Partner Istituzionali sono Direzione generale Cinema e audiovisivo del Ministero della Cultura, SIAE, NUOVO IMAIE e Aeroporti di Roma. I Main Partner sono ACEA, BNL BNP Paribas e Poste Italiane. La Festa si svolge in collaborazione con Alice nella città, Cineteca di Bologna, Centro Sperimentale di Cinematografia e MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo. Rai è Main Media Partner, Rai Cultura è Content Partner, Rai Radio 2 è la Radio Ufficiale.

Gli Sponsor Ufficiali sono Gruppo FS Italiane e Kellogg’s Extra. L’Auto Ufficiale è FIAT. Cinecittà News e Grazia sono Media Partner, Screen è Trade. Pino Chiodo Cinema Engineering è Partner Tecnico per le attrezzature di proiezione.

Festa del Cinema di Roma 2025 – Selezione Ufficiale del Concorso

  • 40 SECONDI – di Vincenzo Alfieri, Italia, 2025, 121’
  • L’ACCIDENT DE PIANO – di Quentin Dupieux, Francia, 2025, 88’
  • CHANG YE JIANG JIN (WILD NIGHTS, TAMED BEASTS) – di Wang Tong, Cina, 2025, 120’ | Opera prima |
  • ESTA ISLA – di Lorraine Jones Molina, Cristian Carretero, Porto Rico, 2025, 114’ | Opera prima |
  • GOOD BOY – di Jan Komasa, Polonia, Regno Unito, 2025, 110’
  • KOTA (HEN) – di György Pálfi, Germania, Grecia, Ungheria, 2025, 96’
  • LEFT-HANDED GIRL – di Shih-Ching Tsou, Taiwan, Francia, Stati Uniti, Regno Unito, 2025, 109’ | Opera prima |
  • MAD BILLS TO PAY (OR DESTINY, DILE QUE NO SOY MALO) – di Joel Alfonso Vargas, Stati Uniti, 2025, 101’ | Opera prima |
  • MISS CARBÓN – di Agustina Macri, Spagna, Argentina, 2025, 94’
  • NINO – di Pauline Loquès, Francia, 2025, 97’ | Opera prima |
  • GLI OCCHI DEGLI ALTRI – di Andrea De Sica, Italia, 2025, 90’
  • OUR HERO, BALTHAZAR – di Oscar Boyson, Stati Uniti, 2025, 91’ | Opera prima |
  • RE-CREATION – di Jim Sheridan, David Merriman, Irlanda, Lussemburgo, 2025, 89’
  • ROBERTO ROSSELLINI, PIÙ DI UNA VITA – di Ilaria de Laurentiis, Andrea Paolo Massara, Raffaele Brunetti, Italia, Lettonia, 2025, 87’ | Doc |
  • SCIATUNOSTRO – di Leandro Picarella, Italia, 2025, 86’
  • SIX JOURS CE PRINTEMPS-LÀ – di Joachim Lafosse, Belgio, Francia, Lussemburgo, 2025, 94’
  • THE THINGS YOU KILL – di Alireza Khatami, Francia, Polonia, Canada, Turchia, 2025, 113’
  • WINTER OF THE CROW – di Kasia Adamik, Polonia, Lussemburgo, Regno Unito, 2025, 112’

Leggi il programma completo sul sito.

Freestyle: tutti i titoli tra film, arti e serie, il laboratorio più libero della Festa di Roma

Alla Festa del Cinema di Roma 2025 la sezione Freestyle torna a essere il terreno di gioco più audace della manifestazione: un contenitore non competitivo dove formato e linguaggio sono liberi per definizione, articolato in tre percorsi – Film, Arts e Serie – che mescolano debutti, mockumentary, doc d’autore e narrazioni seriali di respiro internazionale. Di seguito, panoramica completa dei titoli.

FREESTYLE FILM

Con California Schemin’, James McAvoy firma un debutto alla regia trascinante: storia vera (e più incredibile della finzione) dei rapper scozzesi Silibil N’ Brains, che nei primi Duemila si spacciarono per star californiane per farsi strada nell’industria musicale britannica. Un coming-of-age sull’identità, l’amicizia e il prezzo della fama, ritmato da musiche originali e impreziosito da un cameo dello stesso McAvoy.

La camera di consiglio di Fiorella Infascelli riporta il pubblico al Maxiprocesso di Palermo: otto giurati, isolati per 36 giorni all’Ucciardone, devono decidere il destino di 470 imputati. Un film corale, teso e intimo, dal respiro teatrale che diventa cinema, guidato da Sergio Rubini e Massimo Popolizio.

Con Il grande Boccia, Karen Di Porto rievoca la parabola di Tanio Boccia, il “peggior regista del cinema italiano” capace nel 1964 di avviare quattro film contemporaneamente, travolto poi dall’onda lunga di Per un pugno di dollari. Ricky Memphis gli dona umanità e ironia in un ritratto affettuoso di un’epoca perduta e dell’arte di arrangiarsi.

Malavia di Nunzia De Stefano (produttore Matteo Garrone) segue Sasà, 13 anni, periferia di Napoli, sogno rap e un mentore old-school. La realtà della strada piega le ambizioni e spinge verso la criminalità: ne esce un ritratto madre-figlio delicato e vibrante, tra realismo documentario e squarci poetici.

Il mockumentary L’Oeuvre invisible (Unseen Pictures) di Avril Tembouret e Vladimir Rodionov “inventa” la leggenda del regista fantasma Alexander Trannoy: amicizie illustri, film mai realizzati, follie americane e il sogno di un Napoleone alla Kubrick. Un finto documentario talmente ben congegnato – con complicità di insospettabili – da sembrare vero: riflessione struggente su sogno e fallimento.

Minimalista e intime-talk, Peter Hujar’s Day di Ira Sachs (con Ben Whishaw e Rebecca Hall) ricostruisce una giornata del 1974 nell’appartamento del fotografo Peter Hujar, tra ironie taglienti, precarietà economica e solitudine trattenuta, restituendo una capsula del tempo della New York downtown.

Con La petite cuisine de Medhi (opera prima), Amine Adjina serve una commedia degli equivoci su amore e cucina: Medhi, chef parigino, ama Léa ma finge con la madre Fatima di essere “il perfetto figlio algerino”. Incontro tra culture, generazioni e sapori, con Younès Boucif e Hiam Abbass.

Queens of the Dead segna l’esordio al lungo di Tina Romero (figlia di George): una “ZomComMusic Video Ride” in cui drag queen e una comunità queer difendono Brooklyn durante un’epidemia zombie. Umorismo, ritmo e affetto per l’immaginario del padre, con Katy O’Brian, Jaquel Spivey e un ricco ensemble.

Nel suo esordio Tienimi presente, Alberto Palmiero firma un diario di formazione tra Roma, delusioni e ritorni a casa (Caserta), sogni di regia, amici, amori e un cagnolino: una commedia surreale-malinconica che diventa autoritratto generazionale.

FREESTYLE ARTS

Cannibali di Hilary Tiscione rilegge il caso editoriale Gioventù cannibale (1997): non un’etichetta, ma uno specchio spiazzante della realtà di fine secolo. Tra Aldo Nove e Tiziano Scarpa, il doc interroga avanguardia, moda, pop e “bassa cultura”, chiedendo che posto occupi oggi quel terremoto.

In Catartis – Conservare il futuro Ferdinando Vicentini Orgnani apre archivi e backstage dell’arte contemporanea: Kosuth (coscienza critica), Pistoletto, Kounellis, Paolini, Boetti, Ontani, Le Parc, Hyber, West e oltre. Due decenni di incontri organizzati per assonanze e dissonanze, con incursioni di Gianna Nannini e Patti Smith e colonna sonora di Paolo Fresu.

La commedia non esiste. Salemme prova Eduardo di Raffaele Rago entra nelle prove di Vincenzo Salemme su Natale in casa Cupiello: dietro le quinte di un rito collettivo che intreccia memoria eduardiana e sensibilità contemporanea.

Dacia, vita mia – Dialoghi giapponesi di Izumi Chiaraluce racconta il legame profondo di Dacia Maraini con il Giappone, tra ricordi, internamento, impegno civile e arte condivisa. Con interventi di Liliana Cavani, Giuseppe Tornatore, Roberto Faenza, Luigi Ontani.

In Easy to Love – La vera storia di Massimo Urbani Paolo Colangeli accompagna Massimo Amadori sulle tracce del padre, il sassofonista Massimo Urbani: voci di Rava, Fresu, Marcotulli ricompongono un talento assoluto e fragile, tra jazz romano anni ’70-’90 e nodi irrisolti.

Ellroy vs L.A. di Francesco Zippel è un autoritratto senza filtri di James Ellroy: traumi, odio-amore per Los Angeles, iperbole e verità. Un viaggio nel noir che la città incarna, sostenuto dai Calibro 35.

Con L’Énigme Velázquez Stéphane Sorlat (voce di Vincent Lindon) attraversa l’opera di Diego Velázquez tra Las Meninas, Le Filatrici, letture filosofiche (Foucault) e riflessioni su memoria collettiva e oblio.

I Love Lucca Comics & Games di Manlio Castagna cattura l’energia di una community pop gigantesca: Mainetti, Frankie hi-nrg mc, Pera Toons, Sio, Fumettibrutti, Yoshitaka Amano, Recchioni e le storie di chi ogni anno sceglie gioia, creatività e gentilezza.

In It’s Never Over, Jeff Buckley la candidata all’Oscar Amy Berg rilegge la vita del musicista, da Grace (1994) alla tragedia del 1997, con materiali inediti e testimonianze (tra i produttori esecutivi Brad Pitt).

La forza del destino di Anissa Bonnefont entra nel dietro le quinte della Prima alla Scala 2024 (regia Leo Muscato, maestro Riccardo Chailly): tradizione e sperimentazione in un organismo vivo.

Looking for Nivola di Peter Marcias ripercorre il viaggio di Costantino Nivola da Orani a New York, tra Le Corbusier, Steinberg e il ritorno in Sardegna; testimonianze familiari (anche Alessandro Nivola).

The Librarians di Kim A. Snyder sonda la nuova censura libraria negli USA dal 2021: liste di libri “osceni” (LGBTQAI+, razza), scontri tra bibliotecari e movimenti conservatori, echi di maccartismo, citazioni da Twilight Zone e Truffaut.

Oltre il confine: le immagini di Mimmo e Francesco Jodice di Matteo Parisini è un doppio ritratto padre-figlio: dal colera di Napoli agli hikikomori giapponesi, tra impegno sociale e “buona forma” delle immagini.

Con Pirandello – Il gigante innamorato Costanza Quatriglio affida a otto donne (tra cui Donatella Finocchiaro) la vita del Maestro: monologhi, repertori e un dialogo continuo con l’opera (da De Filippo ai “Sei personaggi”).

Procès d’un jeune poète di Philippe Van Cutsem ricostruisce il processo al giovane Brodskij (1964): rigore formale, scenografie essenziali e una chiusa che mette in corto circuito passato e presente.

Rino Gaetano Sempre più blu di Giorgio Verdelli racconta la voce libera e tagliente dell’autore di “Gianna” e “Ma il cielo è sempre più blu”: ascesa, ironia, fragilità, eredità.

Con Stardust: A Story of Love and Architecture Jim Venturi e Anita Naughton ritraggono Robert Venturi e Denise Scott Brown in un road-movie sentimentale e intellettuale, da Las Vegas a Roma.

Stile Alberto di Michele Masneri e Antongiulio Panizzi colma un vuoto: Alberto Arbasino tra teatro, cinema e TV, archivi labirintici e amici-testimoni (Agosti, Montefoschi, D’Amico).

Tutta vita di Valentina Cenni segue Stefano Bollani con un ensemble stellare (da Rava a Fresu): una settimana di prove che diventa film sulla gioia dell’improvvisazione e sull’ascolto reciproco.

FREESTYLE SERIE

Anatomía de un instante di Alberto Rodríguez rievoca il golpe del 23 febbraio 1981 in Spagna dal libro di Javier Cercas: tra le figure che non si alzarono in aula, Suárez, Carrillo e Gutiérrez Mellado. Con Álvaro Morte e Eduard Fernández, un racconto teso tra cronaca e introspezione.

In Choose Earth – Blue Print l’artista Anne de Carbuccia dedica agli “spettatori del 2050” un viaggio ambientale girato 2014-2024, tra Yucatán e mare italiano: docuserie che intreccia arte, attivismo e futuro.

The Deal di Jean-Stéphane Bron (con la co-scrittura di Alice Winocour) porta dentro gli ultimi colloqui USA-Iran sul nucleare (Ginevra, 2015): diplomazia, hotel, regole infrante per amore. Con Veerle Baetens e Juliet Stevenson.

Guerrieri: La regola dell’equilibrio di Gianluca Maria Tavarelli racconta l’avvocato Guido Guerrieri ( Alessandro Gassmann ) dai romanzi di Gianrico Carofiglio: Bari assolata e notturna, indagini, boxe, dubbi e ferite del passato.

Mrs Playmen di Riccardo Donna mette al centro Adelina Tattilo ( Carolina Crescentini ): la nascita di Playmen negli anni ’70, tra fede e rivoluzione, tabù infranti e lavoro editoriale come gesto di emancipazione.

Prima di noi di Daniele Luchetti e Valia Santella, dalla saga di Giorgio Fontana, attraversa il Novecento italiano: dal Friuli rurale a Torino industriale, memorie e colpe ereditarie, con Linda Caridi e Andrea Arcangeli.

Con Sandokan (regia Jan Maria Michelini, Nicola Abbatangelo), Can Yaman è il pirata salgariano, tra giungle del Borneo, tensioni coloniali e amore proibito con Marianna; sulle sue tracce Ed Westwick.

Sguardi in camera di Francesco Corsi e Paolo Simoni (voce Milena Vukotic) usa cinema amatoriale e home movies per raccontare l’Italia: fascismo, Liberazione, ricostruzione, boom. La vita quotidiana come documento storico.

Tupa 13 (Dorm No. 13) di Teemu Nikki è una black comedy militare su giovani reclute: dalla diffidenza alla responsabilità condivisa, tra ironia e tensione morale.

Uncovered Rome di Giulia Randazzo segue il creator @TutteLeStrade e il cane Kyria nei siti archeologici meno noti di Roma: un ponte tra linguaggio cinematografico e social, tra centro e periferie.

Vita da Carlo – Stagione finale di Carlo Verdone e Valerio Vestoso chiude il cerchio: dopo la gogna social, il ritiro a Nizza e la cattedra al CSC, sei allievi e un film collettivo sulla solitudine per ritrovare il senso del mestiere.

La preside di Luca Miniero (con Luisa Ranieri) chiede se la scuola possa davvero cambiare il destino in un quartiere difficile di Napoli: entusiasmo, pericoli e una missione ostinata. Producono Luca Zingaretti e Angelo Barbagallo.

Freestyle conferma la sua natura di officina fluida: ibrida linguaggi e media, rilancia storie personali e collettive, esplora memoria e presente, senza gabbie di formato. Un viaggio che attraversa generi, geografie e prospettive, mostrando come il cinema – al cinema e oltre – continui a farsi laboratorio del reale.

Festa del Cinema di Roma 2025: il concorso “Progressive Cinema” svela i suoi titoli

Roma – Dal 15 al 26 ottobre l’Auditorium Parco della Musica ospiterà la ventesima edizione della Festa del Cinema di Roma, diretta da Paola Malanga e presieduta da Salvatore Nastasi. Il film d’apertura sarà La vita va così di Riccardo Milani, ma i riflettori sono puntati soprattutto sul concorso internazionale “Progressive Cinema – Visioni per il mondo di domani”, cuore competitivo della manifestazione.

La giuria presieduta da Paola Cortellesi selezionerà il Miglior Film tra 18 titoli provenienti da tutto il mondo, che spaziano dal dramma sociale al thriller psicologico, passando per opere prime e documentari. Tra i più attesi c’è l’italiano 40 Secondi di Vincenzo Alfieri, tratto dal libro di Federica Angeli, che ricostruisce le ore precedenti all’omicidio di Willy Monteiro Duarte a Colleferro, con Francesco Gheghi, Enrico Borello e Sergio Rubini nel cast. Sempre dall’Italia arriva Gli occhi degli altri di Andrea De Sica, ispirato al delitto Casati Stampa e interpretato da Jasmine Trinca e Filippo Timi.

Accanto alle produzioni italiane, il concorso presenta un ampio ventaglio di cinema internazionale. Il francese Quentin Dupieux firma L’Accident de Piano, con Adèle Exarchopoulos, storia disturbante di una star del web insensibile al dolore. Dalla Cina arriva Chang Ye Jiang Jin (Wild Nights, Tamed Beasts) di Wang Tong, neo-noir sull’ansia dell’invecchiamento, mentre Esta Isla di Lorraine Jones Molina e Cristian Carretero racconta in chiave noir le contraddizioni sociali di Porto Rico.

Fra gli altri titoli: Good Boy di Jan Komasa (Polonia/Regno Unito), fiaba nera su controllo e redenzione forzata; Kota (Hen) di György Pálfi (Germania/Grecia/Ungheria), racconto post-umano che adotta il punto di vista di una gallina; Left-Handed Girl di Shih-Ching Tsou (Taiwan/Francia/USA/Regno Unito), lirico ritratto familiare prodotto da Sean Baker; Mad Bills to Pay (or Destiny, Dile que No Soy Malo) di Joel Alfonso Vargas (USA), immerso nella comunità dominicana del Bronx; Miss Carbón di Agustina Macri (Spagna/Argentina), storia vera della prima donna trans minatrice in Patagonia; Nino di Pauline Loquès (Francia), esordio delicato su malattia e giovinezza a Parigi; Our Hero, Balthazar di Oscar Boyson (USA), viaggio nell’America dei trailer park sulle orme della gun culture; Re-Creation di Jim Sheridan e David Merriman (Irlanda/Lussemburgo), dramma processuale ispirato a un caso di cronaca francese; Roberto Rossellini, più di una vita di Ilaria de Laurentiis, Andrea Paolo Massara e Raffaele Brunetti (Italia/Lettonia), documentario che restituisce un ritratto inedito del maestro del Neorealismo; Sciatunostro di Leandro Picarella (Italia), racconto di formazione tra home movies e memoria collettiva in un’isola mediterranea; Six Jours ce Printemps-là di Joachim Lafosse (Belgio/Francia/Lussemburgo), suspense sociale ambientata in Costa Azzurra; The Things You Kill di Alireza Khatami (Francia/Polonia/Canada/Turchia), dramma psicologico sulle identità multiple; Winter of the Crow di Kasia Adamik (Polonia/Lussemburgo/Regno Unito), thriller ambientato a Varsavia durante la legge marziale.

Il concorso “Progressive Cinema” conferma così la vocazione della Festa del Cinema di Roma a scoprire e promuovere nuove voci, intrecciando generi e sensibilità diverse. Le proiezioni si svolgeranno nelle sale dell’Auditorium Parco della Musica e in altre sedi diffuse nella Capitale. Informazioni, biglietti e aggiornamenti sul programma completo sono disponibili su romacinemafest.it.

Gen V – Stagione 2: con chi sta collaborando Starlight?

Gen V – Stagione 2: con chi sta collaborando Starlight?

La presenza di Starlight nella seconda stagione di Gen V (qui la recensione) sembrava promettente sin da quando è apparsa nel trailer ufficiale, e dopo aver visto la sua prima apparizione, l’hype è solo aumentato. Anche se potrebbe non essere una parte costante dello spin-off in futuro, l’eroina ha senza dubbio avuto un impatto importante, soprattutto dopo aver accennato al fatto che stava collaborando con altri per abbattere Vought.

Dopo aver salvato Marie da Dogknott, Starlight ha fortemente incoraggiato la promettente giovane supereroina a indagare su Odessa e scoprire di cosa si tratta. La sua missione suggeriva già che la trama della seconda stagione di Gen V avrebbe avuto un impatto sulla quinta stagione di The Boys, ma quando ha usato frequentemente il termine “noi”, Marie le ha giustamente chiesto spiegazioni, ma Starlight ha misteriosamente tenuto segreto con chi stesse collaborando.

Ha persino risposto: “Non posso”, il che significa che chiunque siano i suoi alleati sconosciuti deve essere qualcuno di importante. Di conseguenza, l’interazione tra Marie e Starlight nella seconda stagione di Gen V crea ogni sorta di possibilità su chi potrebbe essere il collaboratore dell’ex membro dei Sette, e ci sono già numerose teorie che potrebbero spiegare perché lei sia così cauta nel rivelare l’identità della sua squadra.

LEGGI ANCHE: Gen V Stagione 2: la spiegazione del comportamento di Jordan alla fine dell’episodio 3

Gen V Stagione 2
Gen V Stagione 2 – Cortesia Prime Video

Il commento “noi” di Starlight nella seconda stagione di Gen V potrebbe riguardare personaggi familiari

Sebbene la maggior parte degli eroi centrali di The Boys siano stati catturati da Vought, la serie ha presentato diversi altri grandi nomi che potrebbero aiutare Starlight. In primo luogo, A-Train potrebbe aver deciso di aiutare la sua ex compagna di squadra dei Sette dopo aver rimosso il suo localizzatore e essere fuggito da Vought, dato che aveva già iniziato il suo percorso di redenzione nella quarta stagione.

L’ultima volta che lo abbiamo visto stava aiutando i Boys prima di fuggire verso la libertà, ma il suo ritorno è sempre sembrato probabile, rendendolo un ottimo candidato per lavorare con Starlight. Inoltre, potrebbe non essere l’unico ex membro dei Sette in questa nuova squadra, poiché anche Queen Maeve ha molti motivi per unirsi a questa guerra contro Homelander.

La sua precedente relazione con il leader dei Sette significa che probabilmente ha visto più di chiunque altro le sue atrocità e, sebbene non abbia più i suoi poteri, la sua intuizione sarebbe comunque incredibilmente preziosa. Stan Edgar è un’altra carta jolly che potrebbe giocare contro Vought dopo che l’ex CEO è stato cacciato e inserito nella lista nera dell’azienda.

I trailer hanno già rivelato che Edgar apparirà nella seconda stagione di Gen V e, sebbene all’inizio sembrasse che avrebbe agito da solo, potrebbe partecipare in silenzio al tentativo di Starlight di combattere l’organizzazione corrotta. Ironia della sorte, anche il suo sostituto potrebbe essere coinvolto nella resistenza.

La lealtà di Ashley Barrett nei confronti di Vought non l’ha portata da nessuna parte nel corso della serie, e ha dovuto assumere il Compound V solo per salvarsi la vita. Pertanto, con l’acquisizione dei suoi poteri, potrebbe decidere di aiutare Starlight a porre fine al caos, indicando che l’eroina potrebbe aver potenzialmente riunito un’intera squadra di volti familiari.

The Boys - stagione 4 Butcher
Karl Urban è Butcher nella quarta stagione di The Boys

È improbabile ma possibile che Starlight collabori con Butcher dopo la quarta stagione di The Boys

Nel corso di The Boys, Starlight e Butcher si sono scontrati ripetutamente e raramente sono stati d’accordo, ma potrebbero essere costretti a collaborare per sconfiggere Homelander e il suo potente esercito di supereroi. Ci sono stati casi in cui sono andati d’accordo, in particolare durante il salvataggio di Hughie nella seconda stagione, dimostrando di poter coesistere per una causa significativa.

Dato che entrambi vogliono porre fine alla guerra e salvare i loro alleati, non sembra impossibile che i due mettano da parte le loro divergenze e formino un’altra alleanza temporanea. Come andrebbero le cose dopo aver sconfitto il loro nemico comune è tutta un’altra questione, ma Starlight potrebbe aver deciso di fidarsi di Butcher un’ultima volta.

Purtroppo, anche se sarebbe fantastico vedere questi due lavorare di nuovo insieme, sembra un po’ troppo improbabile. I nuovi poteri di Butcher lo rendono più squilibrato che mai e sembra ancora meno empatico, il che suggerisce che potrebbe cercare di affrontare Homelander da solo, vedendo Starlight come una distrazione piuttosto che come una potenziale alleata.

Allo stesso modo, Starlight ha visto Butcher diventare sempre più un peso nel corso delle stagioni e sembra aver chiuso definitivamente con lui, il che significa che sarebbe molto più propensa a rivolgersi ai membri esiliati dei Sette. Tuttavia, la collaborazione tra i due rimane una possibilità, anche se remota, e sarebbe una grande rivelazione nella quinta stagione di The Boys.

Gen V Stagione 2
Gen V Stagione 2 – Cortesia Prime Video

Cipher potrebbe avere legami con la Resistenza

A giudicare dai primi tre episodi, Cipher, interpretato da Hamish Linklater, sembra essere il cattivo principale della seconda stagione di Gen V; tuttavia, potrebbe trattarsi solo di una facciata, con il nuovo preside che in realtà è un alleato di Starlight. Il suo comportamento ambiguo suggerisce che nasconda diversi segreti, soprattutto perché era a Elmira ed era presente anche durante la nascita di Marie.

Chiaramente, non è un supereroe normale, poiché i suoi poteri rimangono sconosciuti, ma il fatto che sia così interessato ai Guardiani di Godolkin, in particolare a Marie, fa intuire che ci sia qualcosa di più profondo in gioco. Il tempo dirà qual è la sua vera motivazione, ma dato che Cipher sembra determinato a vedere Marie raggiungere il suo pieno potenziale, le sue intenzioni potrebbero essere buone piuttosto che malvagie.

La storia di Gen V fa sembrare che lui voglia che Marie diventi potente quanto Homelander per continuare a rendere i supereroi più forti degli umani, ma se è segretamente collegato alla resistenza, potrebbe in realtà vedere Marie come la migliore possibilità al mondo di sconfiggere Homelander. Sebbene al momento non ci sia nulla che colleghi Starlight a Cipher, ha senso che sia stato lui a parlarle del Progetto Odessa, e se davvero sta collaborando con i principali eroi della serie, sarebbe un ottimo colpo di scena.

Prime Video_The Boys 4 Starlight
Erin Moriarty in una scena della quarta stagione di The Boys

Starlight potrebbe riferirsi agli Starlighters, ma c’è un problema

Nonostante Gen V abbia organizzato una grande collaborazione per Starlight, è possibile che lei stia semplicemente lavorando con un gruppo di Starlighters. Il sostegno che riceve da gran parte dell’opinione pubblica significa che alcuni sarebbero abbastanza coraggiosi da farsi avanti e aiutarla a scoprire i segreti più grandi di Vought nel tentativo di sconfiggerli una volta per tutte.

Questo darebbe alla quinta stagione di The Boys ancora più personaggi da uccidere, dato che questi Starlighter sarebbero sacrificabili, ma c’è un problema con questa teoria. Gen V ha posto grande enfasi sulla domanda di Marie e sulla risposta di Starlight, il che renderebbe un po’ deludente la rivelazione che si trattava solo di normali civili che aiutavano l’eroina protagonista.

Lo spin-off ha suggerito intenzionalmente che chiunque stia aiutando Starlight merita di essere protetto, anche da Marie, quindi non può trattarsi semplicemente di alcuni sostenitori senza nome. Di conseguenza, è molto più probabile che il personaggio accennato in Gen V sia qualcuno che ha già un ruolo importante nella serie, e questo mistero sembra destinato a giocare un ruolo importante nella stagione finale di The Boys.

LEGGI ANCHE: Gen V – Stagione 2: quando è ambientata la seconda stagione nella linea temporale di The Boys

I Play Rocky: Sylvester Stallone svela se è coinvolto nel film

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I Play Rocky: Sylvester Stallone svela se è coinvolto nel film

Diretto da Peter Farrelly, il nuovo film I Play Rocky sarà una drammatizzazione della vera storia della realizzazione del film sportivo Rocky. Uno dei migliori film sugli sfavoriti di sempre, il film sulla boxe ha vinto tre Oscar ed è diventato un’opera fondamentale nel suo genere. A interpretare Sylvester Stallone sarà l’attore Anthony Ippolito, che ha già recitato nella miniserie TV The Offer e nel film Netflix Purple Hearts.

In un’intervista con The Playlist, proprio Sylvester Stallone ha però rivelato di non far parte ufficialmente del cast di I Play Rocky. La leggenda del cinema ha descritto di essersi sentito piuttosto “colto di sorpresa” dall’annuncio del film, mentre riconosce che la pubblicazione della sua recente autobiografia, The Steps, potrebbe essere il suo biglietto per un coinvolgimento nel progetto. “Sono rimasto scioccato nel leggerlo. Non ho nulla a che fare con esso. Dato che l’ho vissuto, ho pensato che avrei potuto partecipare e dare loro qualche spunto”, sono le sue parole.

Cosa significa il commento di Sylvester Stallone per I Play Rocky

Dato che il film drammatizza il periodo in cui è stato realizzato Rocky, sarebbe impossibile per Stallone interpretare se stesso senza un serio intervento di CGI per ringiovanirlo. Detto questo, Stallone ha ragione nel dire che avrebbe potuto “dare loro qualche consiglio” e indicazioni sulla storia, dato che è stato uno dei protagonisti degli eventi narrati.

Non coinvolgere Stallone a un livello profondo è un grosso rischio per Farrelly e il suo team. Esperienze precedenti, come la regia del film vincitore dell’Oscar Green Book, potrebbero rafforzare la fiducia del regista, ma sembra che abbia scelto di non consultare la persona che probabilmente ha la migliore conoscenza di ciò che è accaduto durante la produzione del film originale.

Le 6 migliori nuove serie thriller di cui nessuno parla

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Le 6 migliori nuove serie thriller di cui nessuno parla

Al momento ci sono alcune serie TV poliziesche eccezionali, ma altre sono passate inosservate e meritano maggiore attenzione. Il genere poliziesco è uno dei più profondi in televisione, con alcune delle migliori serie TV di tutti i tempi, come I Soprano e Breaking Bad, che rappresentano il genere. Oltre a queste, ci sono decine di altri titoli eccellenti.

Tra le serie poliziesche attualmente in corso figurano il franchise Bosch, i titoli di Taylor Sheridan come Tulsa King e Mayor of Kingstown, e la serie HBO Task. Si tratta di serie popolari con un vasto pubblico, che la maggior parte degli appassionati del genere conoscerà già e avrà già visto.

In un’era caratterizzata da numerosi servizi di streaming e canali televisivi, vengono trasmesse molte serie poliziesche che non ricevono lo stesso grado di attenzione. Ciò può avvenire attraverso l’audience, l’attenzione della stampa o la popolarità sui social media, a seconda del progetto e della piattaforma.

Irish Blood

Irish Blood

Molti appassionati di cinema e televisione conosceranno Alicia Silverstone per Clueless, il film del 1995 in cui ha offerto una delle migliori interpretazioni comiche di tutti i tempi. Ciò rende ancora più sorprendente vedere quanto sia fantastica in Irish Blood, una nuovissima serie poliziesca in cui Silverstone interpreta un avvocato coinvolto in una strana cospirazione.

La trama ruota attorno all’avvocatessa di Los Angeles che riceve un pacco dal padre da cui si è allontanata, spingendola a recarsi in Irlanda nella speranza di scoprire perché l’ha abbandonata da bambina. La serie è andata in onda su Acorn TV, ma può essere vista su AMC+, il network che ha portato al pubblico titoli come Breaking Bad e The Walking Dead.

Irish Blood ha ricevuto il plauso della critica per la sua prima stagione, con un punteggio dell’80% su Rotten Tomatoes. La parte migliore è che può essere vista in una breve maratona, ora che tutti e sei gli episodi sono disponibili in streaming. Il finale della stagione 1 è andato in onda proprio la scorsa settimana, l’11 settembre, offrendo al pubblico la conclusione di questo mistero ricco di suspense.

Code Of Silence

Code Of Silence

Chi ama le serie poliziesche britanniche come Luther e The Fall è fortunato, perché ce ne sono molte che hanno raggiunto a malapena il pubblico americano. Code of Silence è una di queste, con la sua uscita sul servizio di streaming britannico ITVX. Gli spettatori negli Stati Uniti possono guardare la serie su BritBox, e vale davvero la pena provarla.

Questa serie poliziesca ha un concetto avvincente e unico, poiché, invece di seguire un detective, segue un civile sordo che usa le sue capacità di lettura labiale per aiutare le forze dell’ordine. Il personaggio principale utilizza questa abilità per raccogliere informazioni e svelare una complessa cospirazione criminale, ricca di colpi di scena, intrighi tra i personaggi e suspense sempre avvincente.

Per chi non è interessato alle star di Hollywood che completano il cast e cerca solo un crime ben scritto e un mistero avvincente in cui immergersi, Code of Silence è l’opzione perfetta. Non si tratta solo di una delle serie crime più sottovalutate, ma di una delle serie più sottovalutate dell’anno in assoluto.

Tutti e sei gli episodi della prima stagione di Code of Silence sono già disponibili in streaming per il pubblico e la serie è stata rinnovata per una seconda stagione. Si tratta di una serie veloce da guardare per il pubblico e che potrebbe potenzialmente durare per anni. La serie ha ricevuto il plauso della critica e c’è sicuramente molto altro da esplorare con i suoi personaggi.

The Assassin

The Assassin

The Assassin è una delle serie più accessibili, poiché è disponibile su una delle piattaforme più grandi che ci siano: Prime Video. La serie è stata pubblicata nella sua interezza nel luglio 2025, ma è passata relativamente inosservata nonostante le recensioni positive della critica e il cast di attori televisivi famosi, tra cui Freddie Highmore (The Good Doctor).

Questo è un altro titolo su una famiglia separata in Europa, con l’ambientazione greca che fornisce una location scenografica per il mistero. Il personaggio principale, interpretato da Keeley Hawes, è un’assassina le cui azioni di decenni prima iniziano a perseguitarla, interrompendo il rapporto che sta sviluppando con suo figlio.

Per gli appassionati di crimini, The Assassin è una delle opzioni più ricche di azione disponibili. Naturalmente, il titolo della serie suggerisce un certo grado di violenza, e The Assassin si presta più a un film di James Bond che alla maggior parte delle altre serie, anche se c’è anche un sacco di mistero e intrigo da esplorare.

Hostage

Abigail Dalton in Hostage

Hostage è un’altra serie thriller britannica che si presta all’aspetto politico, ma è comunque degna di nota per chiunque ami la televisione ricca di suspense e ad alto rischio. La serie è stata rilasciata su Netflix solo poche settimane fa ed è uno dei titoli più degni di essere visti dell’anno.

Con soli cinque episodi, Hostage è all’altezza del vero significato di “miniserie”. Suranne Jones (Coronation Street) e Julie Delpy (trilogia Before) guidano il cast dello show, offrendo alcune delle interpretazioni più intense della loro carriera, che hanno portato lo show a ricevere ampi consensi su siti come Rotten Tomatoes e IMDb.

La trama segue una prima ministra britannica immaginaria dopo che suo marito è stato rapito e il presidente francese in visita è stato ricattato, costringendoli in una situazione di tensione. Il numero ridotto di episodi della serie significa che questo titolo dal ritmo serrato può essere visto in un fine settimana e garantisce di tenere il pubblico incollato allo schermo per tutto il tempo.

Dept. Q

Dept. Q - Sezione casi irrisolti
Dept. Q – Sezione casi irrisolti – Immagine dal set – Netflix

Dept. Q ha probabilmente avuto il pubblico più vasto tra tutte queste serie, ma il crime drama britannico è riuscito comunque a sfuggire a qualsiasi riconoscimento o buzz sui social media negli Stati Uniti. Si tratta di uno dei thriller polizieschi più intensi dell’anno, simile a Broadchurch o Omicidio of Easttown​​​​​​, con interpretazioni e sceneggiature di altissimo livello.

Il cast di Dept. Q include attori famosi come Matthew Goode (The Crown), Chloe Pirrie (The Queen’s Gambit) e Kelly Macdonald (No Country for Old Men), tutti al massimo della forma. La serie ha ottenuto un punteggio dell’88% su Rotten Tomatoes e un punteggio ancora più impressionante del 90% da parte del pubblico, a conferma del suo successo quasi unanime.

Ambientata a Edimburgo, la serie segue un brillante detective con un passato oscuro che viene chiamato a indagare su un caso che lo assorbe completamente. Si tratta di una serie che esamina la complessità di un detective che indaga su una situazione devastante, osservando come l’oscurità del suo lavoro divori la sua vita, proprio come in True Detective.

Dope Thief

Dope Thief

Per gli appassionati di capolavori polizieschi come The Wire, Dope Thief di Apple TV+ è uno dei migliori programmi sostitutivi in circolazione. Questo è senza dubbio il titolo più acclamato dalla critica nella lista, che ha persino ricevuto una nomination ai Primetime Emmy Award per la recitazione della star Brian Tyree Henry. Come molti programmi Apple, Dope Thief è fantastico, ma non ha avuto molti spettatori.

La serie ha ottenuto un punteggio eccezionale dell’87% su Rotten Tomatoes e dell’84% da parte del pubblico. Tutti gli otto episodi della prima stagione sono disponibili in streaming e, sebbene non ci sia stata alcuna conferma riguardo a una seconda stagione, è certamente possibile che venga realizzata. La serie segue due amici che fingono di essere agenti della DEA per rapinare spacciatori di droga, ma finiscono per trovarsi nei guai con la vera DEA.

Questa serie vanta attori di altissimo livello provenienti da show come Atlanta e Narcos, una sceneggiatura eccezionale e uno dei valori di produzione più elevati tra tutti i crime show in TV. Il fatto che Dope Thief sia passato inosservato è assurdo, dato che si tratta davvero di uno dei migliori show dell’anno.

Ci sono state molte serie TV del 2025 che mi hanno entusiasmato incredibilmente, ma che alla fine mi hanno deluso. Dope Thief è una di quelle rare gemme che sembrano spuntare dal nulla e che sono dei capolavori assoluti. Si tratta di una serie TV poliziesca di altissimo livello, che vale sicuramente la pena provare per tutti gli appassionati del genere.

James Wan svela la nuova serie Netflix nel trailer agghiacciante di True Haunting

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Uno dei più grandi registi horror di tutti i tempi sta per realizzare una nuova serie Netflix, i cui dettagli sono stati rivelati in un trailer agghiacciante. Netflix vanta alcune delle serie TV horror più acclamate dalla critica del XXI secolo, dal mondo agghiacciante di Midnight Mass di Mike Flanagan all’incubo più orientato all’azione di Stranger Things.

Ora Netflix ha pubblicato un nuovo trailer di True Haunting, una serie TV del regista James Wan su eventi soprannaturali realmente accaduti. Il trailer svela una serie di storie drammatizzate basate su testimonianze oculari, tutte molto simili ai film prodotti da Wan. Guarda il trailer completo della nuova serie Netflix qui sotto:

Cosa significa il coinvolgimento di James Wan per True Haunting

Wan è noto soprattutto per il suo lavoro su diverse famose saghe horror, avendo conquistato la fama creando la serie Saw nel 2004. Ha poi diretto i primi due capitoli delle saghe The Conjuring e Insidious, che da allora sono diventate dei veri e propri punti di riferimento nel genere horror. È anche il fondatore della società di produzione Atomic Monster.

Oltre a creare franchise di successo, ha anche diretto una serie di film horror indipendenti, da Dead Silence del 2007 a Malignant del 2021. Il numero di film acclamati dalla critica e di successo commerciale a cui ha partecipato rende la sua esperienza nell’horror un’aggiunta perfetta alle storie reali di True Haunting. Il trailer terrificante è anche un’anticipazione di quanto saranno spaventosi i film.

Ogni storia della serie Netflix è tratta da un caso reale, con testimonianze che esaltano le immagini terrificanti mostrate. La serie promette anche molti colpi di scena nelle storie raccontate, alcune delle quali sembrano tratte direttamente dai film horror a cui Wan ha lavorato. È una rappresentazione appropriata che esalta i successi del regista horror nel genere.

Disney rischia il boicottaggio da parte di grandi star e creatori dopo la cancellazione di Jimmy Kimmel

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La Disney deve affrontare il boicottaggio di grandi star e creativi dopo che Jimmy Kimmel Live! è stato sospeso a tempo indeterminato, con molti che si sono opposti alla decisione dell’azienda. Diversi personaggi di spicco hanno espresso il loro sostegno a Kimmel da quando il suo talk show in seconda serata è stato sospeso a seguito dei commenti da lui fatti sull’assassinio dell’attivista politico di destra Charlie Kirk.

Ora, creativi di alto profilo di Hollywood si sono impegnati a boicottare la Disney dopo che la produzione di Jimmy Kimmel Live! è stata sospesa a tempo indeterminato. Damon Lindelof, noto soprattutto per aver scritto e prodotto Lost, ha confermato che intende non lavorare con la Disney fino al ritorno dello show di Kimmel.

Pedro Pascal ha anche condiviso un’immagine di una sua precedente apparizione nel programma di Kimmel, dicendo che è “al fianco” del conduttore del late night show e invitando a “difendere la libertà di parola” e la “democrazia”.

Il giornalista Matthew Belloni ha anche affermato che “altri talenti” stanno valutando approcci simili in risposta alla cancellazione dello show.

Cosa significano i boicottaggi contro la Disney per il ritorno di Jimmy Kimmel

A seguito delle dichiarazioni rilasciate da Kimmel nel suo show sul killer di Kirk, Tyler Robinson, la ABC è stata criticata dal presidente della Federal Communications Commission Brendan Carr, che ha minacciato di intraprendere azioni legali contro la rete a causa di quanto detto. Poco dopo, lo show ha sospeso la produzione a tempo indeterminato, anche se è ancora prevista la sua ripresa in un secondo momento.

La dichiarazione esatta di Kimmel che ha portato alla sospensione a tempo indeterminato di Jimmy Kimmel Live! è stata: “Abbiamo toccato nuovi minimi durante il fine settimana con la banda MAGA che ha cercato disperatamente di caratterizzare questo ragazzo che ha ucciso Charlie Kirk come qualcosa di diverso da uno di loro e facendo tutto il possibile per ottenere punti politici da questo”.

Il boicottaggio arriva poco dopo che il conduttore televisivo ha ricevuto il sostegno di una miriade di grandi nomi del settore, da Ben Stiller a Wanda Sykes. Sono state organizzate anche proteste proprio fuori dallo studio dove viene girato Jimmy Kimmel Live!, sia a sostegno del personaggio televisivo che contro l’attuale amministrazione del presidente Donald Trump.

Poiché Lindelof e altri creativi di Hollywood stanno boicottando la Disney per la sua decisione, questo potrebbe essere l’inizio dell’ira dell’industria nei confronti dell’azienda. Resta da vedere se questo cambierà la loro decisione. Devono ancora considerare il loro rapporto con la FCC e cosa potrebbe significare per il futuro del talk show.

Clayface: il primo riferimento ufficiale a Batman sul set del film!

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Le foto dal set di Clayface hanno mostrato alcuni intriganti Easter Egg del DCU, che si tratti dei Flying Graysons o del Principe Clown del Crimine di Gotham City. È stato rivelato molto poco su Clayface, incluso se sia ambientato ai giorni nostri o forse anche molto prima che Batman proteggesse la sua casa. Sebbene quest’ultima foto dal set non offra alcun chiarimento, presenta il nostro primo accenno alla famiglia Wayne nel DCU.

Come potete vedere qui, è stato avvistato il “Wayne Community Center“, il che suggerisce che questa versione del Crociato Incappucciato – o almeno sua madre e suo padre – abbia un interesse personale nell’aiutare la classe operaia di Gotham. È possibile che questo sia anche un accenno alla serie Batman di Chip Zdarsky, in cui Bruce ha recuperato la sua fortuna perduta e ha deciso di investirla direttamente nei cittadini di Gotham.

Batman farà un cameo in Clayface? Questa è la speranza, soprattutto dopo essere stato avvistato in un flashback di Creature Commandos che esplorava la storia delle origini del Dottor Phosphorus. Tuttavia, James Gunn deve assolutamente sbrigarsi a ingaggiare Bruce, se questo è davvero il piano.

“Non ci sono davvero nuovi aggiornamenti”, ha detto Gunn a proposito di The Brave and the Bold all’inizio di quest’estate. “Voglio dire, stiamo lavorando a una sceneggiatura. Abbiamo uno sceneggiatore che ci sta lavorando alacremente. Sono molto coinvolto, quindi, sapete, vedremo cosa succederà. Vorrei avere altre notizie per voi, ma non le ho.”

Incalzato sulla possibilità che il Cavaliere Oscuro di Robert Pattinson si unisca al DCU, ha detto: “Sarebbe una considerazione. Dovremmo pensarci. Dovremmo pensarci. Non è che non ne abbiamo mai discusso. Non direi mai zero [probabilità], perché non si sa mai. Ma non è probabile. Non è affatto probabile.”

I commenti del regista di The Batman Part II, Matt Reeves, hanno poi confermato che non è questo il piano per Robert Pattinson.

“Personalmente, Batman è il mio problema più grande in tutta la DC in questo momento”, ha detto in precedenza il regista di Superman. “E non è così: non sto scrivendo Batman, ma sto lavorando con lo sceneggiatore di Batman e sto cercando di farlo bene, perché è incredibilmente importante per la DC, così come Wonder Woman.” “Quindi, oltre alle cose che sto facendo nei progetti in corso, le nostre due priorità sono finire le sceneggiature di Wonder Woman e Batman.”

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Cosa sappiamo di Clayface

Al momento sono stati rivelati pochi dettagli sulla trama, ma abbiamo appreso che Matt Hagen sarà al centro dell’attenzione. Nei fumetti, era il secondo Clayface, un avventuriero che si è trasformato in un mostro dopo aver incontrato una pozza radioattiva di protoplasma. Questo è cambiato in Batman: The Animated Series, dove è stato ritratto come un attore che usava una crema anti-età per sembrare più giovane. Dopo essersi scontrato con il suo creatore, Roland Daggett, Hagen viene immerso in una vasca di quella sostanza e diventa il “classico” Clayface che tutti conoscete dai fumetti.

Stando ad alcuni rumor emersi online, la storia di Clayface sarà incentrata su un attore in ascesa il cui volto è sfigurato da un gangster. Come ultima risorsa, il divo si rivolge a uno scienziato eccentrico per poter ottenere nuovamente il suo fascino. All’inizio l’esperimento ha successo, ma le cose prenderanno presto una piega inaspettata.

Poiché Clayface sarà ambientato nell’universo DC, i fan dovrebbero aspettarsi molti collegamenti con l’universo più ampio, e saremmo molto sorpresi se Batman apparisse o fosse anche solo menzionato. Il produttore Peter Safran ha condiviso alcuni nuovi dettagli sulla sceneggiatura di Flanagan, sottolineando che il film sarà effettivamente un film horror in piena regola, sulla scia di La mosca di David Cronenberg, ma si dice trarrà anche ispirazione dal successo horror di Coralie Fargeat, The Substance.

Clayface, vedete, è una storia horror hollywoodiana, secondo le nostre fonti, che utilizza l’incarnazione più popolare del cattivo: un attore di film di serie B che si inietta una sostanza per rimanere rilevante, solo per scoprire che può rimodellare il proprio viso e la propria forma, diventando un pezzo di argilla ambulante”, ha dichiarato Safran.

Tom Rhys Harries interpreterà il personaggio principale di Clayface, il film dei DC Studios. Il film vedrà anche la partecipazione di Max Minghella nel ruolo di John, un detective di Gotham City che inizia a nutrire sospetti sulla relazione tra la sua fidanzata Caitlin e Matt Hagen. Naomi Ackie interpreta invece proprio Caitlin Bates, amministratrice delegata di un’azienda biotecnologica che cura Matt dopo che questi è stato sfigurato.

Il film è basato su una storia di Mike Flanagan, attore di La caduta della casa degli Usher (l’ultima bozza è stata firmata da Hossein Amini, sceneggiatore di Drive), con James Watkins, regista di Speak No Evil, alla regia.

Clayface è attualmente previsto per l’arrivo nelle sale l’11 settembre 2026.

Chicago Fire: l’uscita di Jesse Spencer dalla serie suscita emozioni

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L’uscita di Jesse Spencer da Chicago Fire cambia le carte in tavola e uno dei protagonisti della serie rivela nuovi dettagli commoventi. Nell’ottobre 2021 è stato annunciato che Spencer avrebbe lasciato il franchise One Chicago della NBC nei panni di Matthew Casey. Si è trattato di un cambiamento significativo per la serie poliziesca, dato che Spencer era uno dei membri del cast originale apparso nel primissimo episodio.

Spencer, che ha debuttato nel ruolo di Billy Kennedy nella soap opera australiana Neighbours, è poi tornato in Chicago Fire come guest star. Ma la sua partenza è stata un cambiamento importante che la serie poliziesca di successo ha continuato ad affrontare e ad adattarsi per un bel po’ di tempo. Questo è stato sottolineato da David Eigenberg, un altro membro del cast originale, che interpreta Christopher Hermann.

In un’intervista al One Chicago Podcast, Eigenberg ha parlato con Brian Luce, un ex agente di polizia di Chicago che è anche produttore e consulente tecnico di Chicago P.D. L’attore ha raccontato che, durante la prima stagione, il cast usava una bottiglia d’acqua vuota per passare il tempo. La tradizione è continuata quando Spencer ha lasciato la serie nella stagione 10:

“Ci abbracciamo, in tre o quattro, e poi iniziamo a calciare la bottiglia cercando di farla passare tra le gambe degli altri, e lo chiamiamo ‘water bottle ball’ o qualcosa del genere. È stupido. Giochiamo solo per circa 30 secondi o un minuto e mezzo. La bottiglia passa un paio di volte”.

“Dovevamo uscire e abbracciarci tutti insieme, così siamo usciti, ci siamo abbracciati tutti insieme, poi qualcuno ha lasciato cadere una bottiglia d’acqua in mezzo a noi e abbiamo iniziato a calciarla. Ci è piaciuto molto, c’erano anche qualche lacrima e cose del genere. Non era una cosa da inserire nella serie”.

Cosa significa questo per Chicago Fire

Spencer è uno dei tanti personaggi importanti che hanno lasciato One Chicago, trasferendosi in Oregon. Ma il personaggio di Matthew Casey ha continuato ad apparire, quasi una volta a stagione, dal suo episodio d’addio. Torna per il finale della stagione 10, anche se il suo addio ufficiale è nell’episodio 5. Fa poi parte di tre episodi nelle stagioni 11 e 12.

Uno dei motivi per cui Spencer ritorna è quello di colmare le lacune all’interno del cast di Chicago Fire, il che dimostra quanto il gruppo sia affiatato. Questo trova eco nelle osservazioni di Eigenberg nel podcast. È anche, almeno in parte, il motivo per cui la serie sui vigili del fuoco è stata così importante per la NBC. Può servire a colmare il vuoto di cameratismo delle professioni che mette in luce.

One Chicago torna sulla NBC mercoledì 1 ottobre con la Chicago Fire – stagione 14 in programma alle 21:00 ET. È un’altra stagione che dovrà affrontare uscite di scena importanti, in particolare con la partenza di Jake Lockett nei panni di Sam Carver. Ma, come spiega la discussione nel podcast, è un aspetto intrinseco alla serie.

Avengers: Doomsday, ecco il regalino ricevuto dalla crew!

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Avengers: Doomsday, ecco il regalino ricevuto dalla crew!

È stato recentemente riportato che le riprese di Avengers: Doomsday termineranno questa settimana, e la notizia è stata apparentemente confermata da un membro della troupe che ha lavorato al film dei Marvel Studios.

Chi di voi sperava in qualcosa di particolarmente rivelatore probabilmente rimarrà deluso, poiché presenta invece un’opera iconica del compianto e grande Jack Kirby. Se la nostra recente prima occhiata a Doom del MCU è indicativa, allora possiamo aspettarci che Avengers: Doomsday tragga almeno in parte ispirazione dall’interpretazione del cattivo dei Fantastici Quattro da parte dell’artista.

Robert Downey Jr. sostituirà l’armatura di Iron Man con quella di Victor Von Doom nella prima metà di questo finale in due parti della Saga del Multiverso, ma non interpreterà una variante di Tony Stark (almeno non per quanto ne sappiamo).

La teoria prevalente è che Destino provenga da Terra 828, il mondo che i Fantastici Quattro chiamano casa. Perché si mette in viaggio per salvare (distruggere?) il Multiverso, cosa ne è stato di Kang il Conquistatore e cosa lo porta su Terra 616 resta da scoprire. Tuttavia, è stato recentemente riportato che le azioni di Capitan America in Avengers: Endgame potrebbero essere la causa delle Incursioni che stanno dilaniando la realtà.

All’inizio di quest’anno, i Fratelli Russo hanno confermato che Downey Jr. era stato scelto per interpretare Destino prima che accettassero di tornare. “Quello era Kevin [Feige], e la cosa interessante è che quella conversazione è avvenuta un po’ di tempo fa”, ha confermato Joe. “E poi Robert ha cercato di convincerci a farlo, e noi abbiamo detto ‘no’, stranamente perché avevamo detto che non saremmo tornati.”

Ammettendo di “essere stati restii per un po’” perché non avevano “una via d’accesso“, ha aggiunto: “Un giorno, Steve McFeely, uno dei nostri collaboratori chiave, ha detto: ‘Ho un’idea’. Ci ha chiamato e noi abbiamo detto: ‘Questa è la storia, quella storia deve essere raccontata. È una storia davvero potente'”.

Sembra che l’attrazione principale di quella storia sia Destino stesso, poiché il regista ha continuato suggerendo che affronteranno Victor in modo simile a come Avengers: Infinity War ha trattato Thanos. “Amiamo i cattivi che pensano di essere gli eroi delle loro storie… è allora che diventano tridimensionali e diventano più interessanti”.

Potete dare un’occhiata più da vicino a questo regalo della crew di Avengers: Doomsday a questo link.

Cosa sappiamo di Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars arriveranno in sala rispettivamente il 18 dicembre 2026, e il 17 dicembre 2027. Entrambi i film saranno diretti da Joe e Anthony Russo, che tornano anche nel MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.

Sono confermati nel cast del film (per ora): Paul Rudd / Ant-Man, Simu Liu / Shang-Chi, Tom Hiddleston / Loki, Lewis Pullman / Bob-Sentry, Florence Pugh / Yelena, Danny Ramirez / Falcon, Ian McKellen / Magneto, Sebastian Stan / Bucky, Winston Duke / M’Baku, Chris Hemsworth / Thor, Kelsey Grammer / Beast, James Marsden / Cyclops, Channing Tatum / Gambit, Wyatt Russell / U.S. Agent, Vanessa Kirby / Sue Storm, Rebecca Romijn / Mystique, Patrick Stewart / Professor X, Alan Cumming / Nightcrawler, Letitia Wright / Black Panther, Tenoch Huerta Mejia / Namor, Pedro Pascal / Reed Richards, Hannah John-Kamen / Ghost, Joseph Quinn / Johnny Storm, David Harbour / Red Guardian, Robert Downey Jr. / Doctor Doom, Ebon Moss-Bachrach / La Cosa, Anthony Mackie / Captain America.

Him, la spiegazione del finale: Cosa succede a Cam e chi diventa il GOAT?

Il finale di Him rivela chi è il vero GOAT, Cam o Isaiah. Him è un film horror sul football americano con molti significati nascosti, che utilizza la storia di un aspirante rookie che viene preso sotto l’ala protettrice di una leggenda esigente per esplorare il lato oscuro dell’ambizione. È una visione cupa del genere sportivo, una decostruzione avvincente di qualcuno che vuole diventare il più grande.

Il film non si accontenta però di approfondire la psicologia di Cam e Isaiah. Him ha in mente un ambito molto più ampio, toccando la storia di questo sport, il trattamento riservato ai giocatori appartenenti a minoranze nel corso della storia e il modo in cui l’élite ricca continua a prosperare grazie ai sacrifici delle persone che “possiede” attraverso i contrasti sportivi. Ecco cosa succede nel finale cruento e selvaggio di Him.

Perché Isaiah sta allenando Cam per diventare il GOAT

I colpi di scena di Him rivelano progressivamente che Cam è destinato a sostituire Isaiah come GOAT, non solo in termini di abilità atletiche, ma anche come strumento per la cricca di proprietari di squadre e agenti per continuare a governare attraverso di lui. Him non si concentra solo sugli sforzi dell’individuo per diventare il migliore, ma anche sulle persone che ne trarrebbero vantaggio.

Al centro della prima ci sono Cam e Isaiah, una nuova sensazionale matricola e una star esperta, entrambi amanti del football. Tuttavia, mentre l’amore di Cam per la sua famiglia e la lealtà verso i suoi cari resistono durante l’allenamento e le varie tentazioni, Isaiah ha da tempo abbracciato il potere che gli conferisce l’essere il migliore.

Questo non è solo un’estensione del fatto che Isaiah usa la sua fama per diventare un leader carismatico della sua squadra o per vivere per sempre grazie a medicine miracolose. È una spinta personale per Isaiah rimanere il più grande. Questo è il motivo per cui continua ad andare a “guardare i video”, che Cam scopre essere filmati di folle festanti che lo celebrano come lui vorrebbe essere celebrato.

Isaiah sta addestrando Cam perché è destinato a essere il prossimo di una lunga serie di “grandi”, un ruolo che Isaiah ha ereditato dai giocatori precedenti. Questo legame è reso ancora più evidente dal fatto che Isaiah dona a Cam parte del suo sangue attraverso una trasfusione, un riferimento al precedente paragone fatto nel film con i cacciatori delle tribù native americane che bevono il sangue dei loro anziani.

Isaiah non sembra voler rinunciare ad essere il più grande e costringe Cam a combattere fino alla morte per guadagnarsi la possibilità di diventare il più grande. Mentre l’ascesa di Cam come prossimo atleta “più grande” fa il gioco della cricca, Isaiah è un vero credente nella “grandezza”, il che spiega perché sorride quando Cam lo uccide e gli strappa il titolo.

Il culto demoniaco di Him e i loro piani per Cam, spiegati

Mentre Isaiah è un antagonista affascinante per gran parte di Him, i veri cattivi della storia si rivelano essere le persone che traggono profitto da atleti come lui e Cam. Una volta ucciso Isaiah, Cam raggiunge un campo da football dove trova i proprietari dei San Antonio Saviors, il suo agente Tom e la moglie di Isaiah, Elsie, tutti in attesa che lui firmi un contratto per sostituire formalmente Isaiah.

L’intera sequenza si basa sulle immagini demoniache che sono state presentate in altre parti del film, rivelando che c’è davvero una forza soprannaturale in gioco. Tuttavia, le vere origini, gli effetti e le motivazioni dell’accordo non vengono rivelati in Him. Cam viene invece colto di sorpresa da tutto questo e inizialmente rimane sconcertato.

È una potente metafora del mondo in cui spesso si trovano i giovani atleti, un labirinto di ricchezza, burocrazia e contratti che alla fine possono sembrare come firmare la propria condanna a morte. Questo tema si inserisce nell’esplorazione del film dello sport professionistico e del modo in cui alcuni giocatori sono disposti a stringere patti con il diavolo se questo significa ottenere ricchezza e grandezza.

Him mette in evidenza il modo in cui le persone possono diventare merce nella società, specialmente in ambiti come lo sport. I proprietari della squadra, tutti bianchi, sono sprezzanti nei confronti di Cam e lo chiamano addirittura “ragazzo”, rendendo ancora più evidente il sottotesto razziale della visione del film sui proprietari. In questo modo, i proprietari diventano il diavolo del film.

Questi proprietari traggono profitto dal duro lavoro e dal sacrificio personale dei giocatori, i cattivi principali che traggono il massimo vantaggio dal dolore che Isaiah (e ogni altro giocatore professionista) ha sofferto e causato nel corso degli anni. È una delle critiche più dure di Him al mondo dello sport, ma almeno ripaga con una sanguinosa catarsi.

Il ruolo del padre di Cam nel finale raccapricciante di Him

Il padre di Cam appare solo in una scena di Him, ma la sua influenza e la sua ombra aleggiano su gran parte dell’arco narrativo del film. Il padre di Cam viene presentato in una scena prologica come un fan di lunga data dei San Antonio Saints, una passione che trasmette al figlio. Anche se al momento della vicenda del film è già morto, Cam afferma di rendere orgoglioso suo padre diventando il GOAT.

Questo ha due significati aggiuntivi. Per Cam, diventare il GOAT è un modo per rimediare al litigio che ha avuto con suo padre. Il segreto straziante di Cam è che ha quasi smesso di giocare a football, cosa che sembra aver spezzato il cuore di suo padre. Questo aggiunge un ulteriore strato di tragedia all’impegno di Cam di diventare il più grande, come mezzo per rimediare al suo “errore”.

Tuttavia, il padre di Cam si rivela essere una figura più oscura di quanto il pubblico veda inizialmente. Nella parte finale del film, i proprietari rivelano che, oltre ad aver aggredito Cam per costringerlo a seguire la loro strada, una foto dimostra che avevano fatto un accordo con il padre di Cam anni prima per assicurarsi che Cam diventasse il GOAT.

Il padre di Cam mette in evidenza una delle motivazioni psicologiche più oscure che possono spingere le persone a impegnarsi in qualcosa: perché i loro genitori li hanno costretti a farlo. Anche se è Cam a scegliere di portare avanti la carriera atletica che suo padre aveva immaginato per lui, era un mondo in cui era stato spinto (e sembra che non avrebbe mai potuto sfuggirgli).

Perché Cam dice di no (e cosa significa)

Tutto questo porta al finale catartico di Him, in cui decide di non assecondare il piano del proprietario e si rifiuta anche di lasciarsi uccidere. Cam uccide invece l’allenatore che cerca di attaccarlo e poi usa la sua spada per eliminare tutti i proprietari della squadra. È un atto brutale di ultraviolenza, che rappresenta il culmine del rifiuto di Cam di diventare come Isaiah.

Per tutto il film Him, Cam lotta con i propri conflitti interiori e con ciò che è necessario per placare Isaiah. Diventa sempre più freddo e distaccato, ma i legami che ha con la sua famiglia e l’amicizia che sviluppa con il medico di Isaiah, Marco, rafforzano il suo impegno verso la famiglia e la fede piuttosto che verso il football.

È qui che si differenzia da Isaiah, che vede il football e il raggiungimento della grandezza in esso come le uniche cose che contano. Isaiah era disposto a sacrificare se stesso per diventare il GOAT, cosa che Cam si dimostra incapace di fare. Ha la grinta e la determinazione necessarie, ma Cam non è disposto a rinunciare a se stesso per diventarlo.

Di conseguenza, Cam resiste alla tentazione finale e si fa strada verso la libertà uccidendo, tornando a essere se stesso invece di diventare una “mascotte” di cui i ricchi possono trarre vantaggio. In questo modo, Cam impara l’ultima lezione da Isaiah, anche se rifiuta la vita che il leggendario quarterback ha cercato di preparargli.

Il vero significato del destino di Cam in Him

Him ha molto da offrire sotto la superficie. Le storie di Isaiah sui giocatori nativi americani che hanno perfezionato il passaggio in avanti e sono poi diventati “mascotte” riflettono il sottotesto razziale del film. C’è un solo personaggio bianco nel cast che cerca di aiutare Cam. Anche in questo caso, Marco è moralmente compromesso, lavora per Isaiah e viene ucciso per i suoi avvertimenti.

Il film rafforza i rischi degli sport da combattimento, sottolineando come gli infortuni gravi vengano derisi o celebrati come sacrifici onorevoli. Him lo paragona apertamente agli sport dei gladiatori e alle vecchie battute di caccia, suggerendo che il sacrificio personale è l’ideale per raggiungere la grandezza.

Soprattutto, Him tratta in definitiva dei modi in cui il mondo può prendere le passioni, i talenti e le vite delle persone e trasformarli in sacrifici fisici sull’altare del successo. Che sia per alimentare la ricerca della perfezione o per arricchire i ricchi, il costo è pagato dalle persone. È potente il fatto che Cam non solo sfugga a questo mondo, ma lo combatta attivamente, diventando il vero GOAT del finale di Him.

A Big Bold Beautiful Journey – Un viaggio straordinario, la spiegazione del finale

A rischio di essere troppo espliciti, è giusto dire che il titolo A Big Bold Beautiful Journey – Un viaggio straordinario prepara gli spettatori a un’epica prova che cambierà la loro vita, o almeno prepara i personaggi a viverla. Eppure, alla fine del film di Kogonada appena uscito, è davvero quello che è successo? Per Sarah (Margot Robbie) e David (Colin Farrell), è quello che siamo portati a credere.

Tuttavia, sulla base delle recensioni critiche di A Big Bold Beautiful Journey – Un viaggio straordinario, gli spettatori potrebbero non pensarla così. Il film segue i due personaggi che, dopo aver noleggiato un’auto dalla stessa compagnia (The Car Rental Agency, naturalmente) per partecipare allo stesso matrimonio, intraprendono un’avventura mistica volta a svelare il loro passato e a superare i loro blocchi emotivi.

Dopo aver attraversato insieme una serie di porte impossibili e aver rivisitato vecchi ricordi, Sarah e David si separano proprio prima delle loro prove finali, che vedono Sarah confrontarsi con la madre defunta (Lily Rabe) e David trovarsi faccia a faccia con se stesso da adolescente (Yuvi Hecht). Attraverso queste interazioni, entrambi ricevono le ultime lezioni di cui hanno bisogno per imparare a vivere finalmente una vita soddisfacente.

Il vero scopo delle porte in A Big Bold Beautiful Journey

I trailer di A Big Bold Beautiful Journey – Un viaggio straordinario creano il mistero delle varie porte che Sarah e David attraversano. C’è la porta rossa arrotondata che li porta al faro che David ha visitato una volta, e la porta metallica ricoperta di graffiti che conduce al museo preferito di Sarah, e così via. Ognuna rappresenta un aspetto chiave della loro vita ed è spesso legata a un momento intenso e determinante.

Per quanto riguarda la provenienza delle porte, però, A Big Bold Beautiful Journey – Un viaggio straordinario non è esattamente esplicito. Se guardate questo film alla ricerca di risposte concrete, rimarrete delusi, poiché non si tratta tanto di come funziona il tutto, quanto piuttosto del viaggio stesso. Da qui il titolo iperbolico.

Le porte non sembrano provenire da nessuna parte, anche se sono chiaramente legate all’agenzia di noleggio auto, ai suoi strani dipendenti e al GPS simile a un angelo custode (Jodie Turner-Smith). Forse la spiegazione migliore è che sono un’estensione di una vocazione superiore, una sorta di entità spirituale che ha lo scopo di aiutare le persone a riscoprire se stesse e ad andare avanti con la loro vita.

Il mistero dell’agenzia di noleggio auto

A Big Bold Beautiful Journey - Un viaggio straordinario

Inizialmente, A Big Bold Beautiful Journey – Un viaggio straordinario inizia come un film ambientato in un mondo normale e quotidiano. Tuttavia, non passa molto tempo prima che l’eccentricità faccia la sua comparsa, con David che trova la strada per l’agenzia di noleggio auto, gestita da due dipendenti interpretati da Phoebe Waller-Bridge e Kevin Kline. Tutto ciò che riguarda l’ambientazione è strano, dall’accento tedesco dei dipendenti che va e viene al magazzino vuoto in cui hanno sede.

Proprio come le porte, l’agenzia di noleggio auto e le sue stranezze non vengono mai spiegate. I dipendenti potrebbero essere veri angeli, oppure maghi. Il film non si preoccupa molto di fornire risposte, quasi come se volesse spingere il pubblico ad accettare semplicemente un po’ di fantasia nella propria vita. Certo, ci sono messaggi peggiori che un film può trasmettere.

Una cosa mi ha colpito, però, ed è il modo in cui l’agenzia di noleggio auto sembra funzionare come un’audizione per uno spettacolo teatrale o un film. I dipendenti hanno le foto dei volti delle persone che entrano e David finisce persino per affermare di non essere un attore, cosa che il personaggio di Waller-Bridge gli fa ripetere, come un regista che guida un attore.

Questo aggiunge un livello meta a A Big Bold Beautiful Journey – Un viaggio straordinario, anche se non sono sicuro che il resto del film si basi su questo una volta che si concentra sulle vicende di David e Sarah. Tuttavia, se seguiamo la teoria secondo cui si tratta di una sorta di intervento divino, allora forse i dipendenti dell’agenzia di noleggio auto stanno facendo un provino alle persone che entrano per scoprire chi si adatta meglio all’altra.

Sarah e David finiranno insieme?

Margot Robbie e Colin Farrell in A Big Bold Beautiful Journey - Un viaggio straordinario

Non credo ci fossero molti dubbi sul fatto che Sarah e David si sarebbero davvero innamorati alla fine di A Big Bold Beautiful Journey – Un viaggio straordinario, ma per soddisfare tutte le curiosità: sì, le due anime perdute ritrovano la strada l’una verso l’altra e iniziano una vera relazione romantica.

Questo avviene dopo che Sarah raggiunge una svolta con i suoi problemi di impegno mentre parla con sua madre, e David impara ad apprezzare se stesso trascorrendo del tempo con il suo io adolescente. Lui restituisce la macchina e torna a casa, dove Sarah lo trova più tardi e fa un atto di fede.

Piuttosto che lottare per la felicità, Sarah propone di provare a vivere una vita serena insieme, un consiglio che ha ricevuto da sua madre. Sarah ha passato tutta la sua vita a fuggire dal vero amore, sempre convinta che avrebbe finito per ferire l’altra persona, ma ora è pronta a provare qualcosa di reale, accettando pienamente che qualsiasi cosa possa accadere nel loro futuro.

I personaggi di Sarah e David all’inizio di A Big Bold Beautiful Journey non avrebbero potuto stare insieme, poiché non avevano fatto il lavoro introspettivo necessario per andare avanti con le loro vite. Ora che hanno intrapreso, sì, un grande viaggio, sia insieme che separatamente, sono pronti per l’amore.

Il vero significato di A Big Bold Beautiful Journey – Un viaggio straordinario

Il messaggio finale di A Big Bold Beautiful Journey – Un viaggio straordinario è chiaro: non abbiate paura dell’amore, non abbiate paura di voi stessi o del vostro dolore. E immagino che non dovreste scappare dai noleggi auto strani, anche se l’atmosfera non è delle migliori. A parte quest’ultimo punto, il nuovo film promuove quel tipo di sentimento edificante e positivo che molti film prima di esso hanno sostenuto.

È un messaggio facilmente riconoscibile e profondamente umano, quindi non sorprende che sia uno di quelli che ricorre abbastanza spesso. Ogni porta che Sarah e David attraversano insegna loro qualcosa di importante; David impara a godersi il momento al faro e Sarah capisce il valore di condividere qualcosa di speciale con una persona nuova al museo.

A Big Bold Beautiful Journey – Un viaggio straordinario è esattamente ciò che dice il suo titolo esplicito, almeno per Sarah e David. Per noi spettatori, è un viaggio piuttosto familiare che abbiamo visto intraprendere da innumerevoli personaggi, ma è anche un viaggio che potremmo rivedere di tanto in tanto. Forse, alla fine della giornata, anche noi siamo Sarah e David, che cercano di trovare la loro strada nel mondo.

O forse, come in The Car Rental Agency, è solo una strana esperienza che non richiede alcuna spiegazione. Con qualcosa come A Big Bold Beautiful Journey – Un viaggio straordinario, ciò che si ottiene è ciò che si mette dentro. Quindi godetevi il viaggio.

I Fantastici Quattro: Gli Inizi, una scena eliminata mostra una versione elegante di Ben Grimm

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I Fantastici Quattro: Gli Inizi (qui la nostra recensioneè in arrivo in digital download e Marvel comincia a mostrare alcune scene eliminate dal film. Ora, è stata pubblicata una scena eliminata dal film, intitolata “Maglione di compleanno“. In essa, La Cosa e H.E.R.B.I.E. effettuano degli ultimi controlli sulla navicella Excelsior prima che Sue Storm si presenti per parlare con Ben.

La Cosa indossa un maglione di compleanno “elegante”, ma sembra un po’ triste. Perché? Scommettiamo che ha a che fare con quello che gli è successo l’ultima volta che la squadra ha lanciato un razzo nello spazio. La scena eliminata presenta effetti visivi incompiuti per l’amatissimo supereroe dagli occhi azzurri, offrendo così un interessante scorcio su come La Cosa sia stata portata in vita nell’MCU.

I Fantastici Quattro torneranno in Avengers: Doomsday il prossimo dicembre.

GUARDA LA SCENA ELIMINATA

Cosa sappiamo di Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars arriveranno in sala rispettivamente il 18 dicembre 2026, e il 17 dicembre 2027. Entrambi i film saranno diretti da Joe e Anthony Russo, che tornano anche nel MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.

Sono confermati nel cast del film (per ora): Paul Rudd / Ant-Man, Simu Liu / Shang-Chi, Tom Hiddleston / Loki, Lewis Pullman / Bob-Sentry, Florence Pugh / Yelena, Danny Ramirez / Falcon, Ian McKellen / Magneto, Sebastian Stan / Bucky, Winston Duke / M’Baku, Chris Hemsworth / Thor, Kelsey Grammer / Beast, James Marsden / Cyclops, Channing Tatum / Gambit, Wyatt Russell / U.S. Agent, Vanessa Kirby / Sue Storm, Rebecca Romijn / Mystique, Patrick Stewart / Professor X, Alan Cumming / Nightcrawler, Letitia Wright / Black Panther, Tenoch Huerta Mejia / Namor, Pedro Pascal / Reed Richards, Hannah John-Kamen / Ghost, Joseph Quinn / Johnny Storm, David Harbour / Red Guardian, Robert Downey Jr. / Doctor Doom, Ebon Moss-Bachrach / La Cosa, Anthony Mackie / Captain America.

Peacemaker – Stagione 2 Episodio 5 Easter Eggs: Quel Kaiju è quello di Superman?

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Tra i numerosi easter egg divertenti e i riferimenti al DCU, l’episodio 5 della seconda stagione di Peacemaker presenta un forte legame con Superman di James Gunn. Mentre la realtà principale del DCU per Peacemaker va in pezzi, con i nemici che si avvicinano da tutte le parti, la dimensione alternativa trovata da Chris Smith sembra sempre più allettante. Nel frattempo, questo nuovo episodio presenta diversi riferimenti e collegamenti significativi.

Nella stagione 2, episodio 4 di Peacemaker, Chris ha trasferito il QUC in una baita, sfuggendo per un soffio all’ARGUS, mentre Rick Flag Sr. ha reclutato Emilia Harcourt. Ora, questo nuovo episodio presenta un confronto diretto con l’ARGUS, una rivelazione soprannaturale per Eagly e una decisione importante. Ecco tutti i più importanti easter egg, riferimenti al DCU, citazioni e curiosità che abbiamo trovato lungo il percorso.

Il funerale di Rick Flag Jr.

Il funerale di Rick Flag Jr.

Peacemaker stagione 2, episodio 5 si apre con un flashback del funerale di Rick Flag Jr., a cui hanno partecipato sia Emilia Harcourt che Rick Flag Sr. Man mano che il flashback procede, si conferma che il funerale è avvenuto subito dopo gli eventi di The Suicide Squad di James Gunn, ma prima della premiere della stagione 1 di Peacemaker.

Clown in costume e una stella marina gigante (The Suicide Squad)

Rick Flag Sr. esprime la sua frustrazione e l’assurdità del fatto che, dopo anni di servizio al suo Paese, suo figlio sia morto in missione con “un gruppo di clown in costume e una stella marina gigante. Questo è un riferimento agli eventi di The Suicide Squad e alla grande battaglia della Task Force X a Corto Maltese contro la minaccia cosmica kaiju conosciuta come Starro il Conquistatore.

“S*** Detail in Evergreen” (Project Butterfly)

Durante il flashback del funerale, Rick Flag Sr. cerca di avvertire Emilia che Amanda Waller ce l’ha con lei, anche se Harcourt lo sa già, poiché lei e John Economos sono già stati assegnati a “un incarico di merda a Evergreen… Project Butterfly. Questo è un riferimento alla scena post-crediti di The Suicide Squad e agli eventi della stagione 1 di Peacemaker in generale.

Shaft è un complimento

Circondato dagli agenti dell’ARGUS nel parco, Chris Smith si riferisce all’agente Fleury come “Shaft”, il detective privato immaginario a cui il personaggio di Tim Meadows nella DCU assomiglia in qualche modo. Allo stesso modo, Fleury considera il paragone un complimento.

Confermato lo status di cyborg di Sasha Bordeaux

Confermato lo status di cyborg di Sasha Bordeaux

Mentre si prepara a uccidere Chris Smith con un colpo mortale, l’agente Sasha Bordeaux viene confermata come potenziata ciberneticamente nella stagione 2, episodio 5 di Peacemaker. Più avanti nell’episodio, Economos conferma che Sasha è stata vittima di un incidente aereo e che l’ARGUS le ha salvato la vita con diversi potenziamenti cibernetici. Questo la rende effettivamente un cyborg, proprio come la sua controparte originale della DC Comics.

Una familiare confusione tra cappello e testa

Dopo aver ricevuto la prima risposta al suo annuncio dell’agenzia investigativa, Leota Adebayo viene chiesta al telefono se indossa un cappello in base alla silhouette dell’annuncio o se ha una testa quadrata, senza rendersi conto che le viene erroneamente proposta una relazione sessuale. A prescindere da ciò, c’è una battuta simile sulla confusione tra testa e cappello in Guardiani della Galassia Vol. 2 con Baby Groot.

Test dimensionali dell’ARGUS?

Test dimensionali ARGUS_

Dopo aver picchiato Chris Smith, mentre l’ARGUS aveva brevemente arrestato Peacemaker, Rick Flag Sr. viene mostrato mentre legge quelli che sembrano essere appunti di laboratorio riguardanti un esperimento che coinvolge test dimensionali. È possibile che, nonostante tutte le preoccupazioni dell’ARGUS sui pericoli delle fratture dimensionali e degli universi tascabili, stiano cercando di assicurarsi un proprio accesso extradimensionale.

Prevenire un altro incidente come quello di Metropolis (E uno scopo più grande)

Superman vola

Ancora una volta, Rick Flag Sr. dice all’agente Bordeaux che la priorità dell’ARGUS è prevenire un altro “incidente di Metropolis” come quello visto con l’universo tascabile di Lex Luthor in Superman. Tuttavia, Flag allude anche al desiderio di ottenere il controllo della Camera di Sviluppo Quantistico di Peacemaker per “uno scopo più grande”, suggerendo ulteriormente che Flag potrebbe avere un programma segreto per viaggiare lui stesso in altre realtà.

“Un monaco cieco sull’Himalaya”

Un monaco cieco sull'Himalaya

Stanco dei soprannomi non politicamente corretti dell’agente Fleury, Judomaster lo avverte che se non la smette, gli “strapperà il c***” usando le abilità che ha imparato da “un monaco cieco sull’Himalaya”.

Sebbene questo riferimento all’addestramento passato di Judomaster non provenga dalle origini reali di Rip Jagger nei fumetti DC Comics, è un classico tropo che abbiamo visto in altre origini di supereroi, come Batman che si allena con Ra’s al Ghul sull’Himalaya o Daredevil che impara a combattere da un guerriero cieco di nome Stick.

Peacemaker sconfigge il kaiju di Superman

Peacemaker sconfigge il Kaiju di Superman

Infine, uno dei più grandi collegamenti con la DCU arriva proprio alla fine della stagione 2, episodio 5, di Peacemaker.

Avendo deciso di costruirsi una vita permanente nell’altra realtà, Peacemaker si unisce a suo fratello e a suo padre per combattere un kaiju in centro città. Sulla base delle immagini del telegiornale mostrate alla fine dell’episodio, il trio di punta ha avuto successo, anche se il kaiju stesso sembra esattamente quello che Kal-El e la Justice Gang hanno combattuto in Superman di James Gunn.

È sicuramente uno dei collegamenti più importanti tra i due progetti DCU, anche se solleva alcune domande interessanti su questa realtà alternativa, considerando che il kaiju nella DCU principale è stato scatenato da Lex Luthor.

Una battaglia dopo l’altra: Leonardo DiCaprio svela perché il film interruppe le riprese

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Leonardo DiCaprio spiega il motivo per cui la produzione del suo nuovo film Una battaglia dopo l’altra (la nostra recensione) è stata sospesa, e si tratta di un motivo molto valido.

DiCaprio spunta un altro nome dalla sua lista dei collaboratori più acclamati recitando nel nuovo film del candidato all’Oscar Paul Thomas Anderson. Tra i colleghi del protagonista di Revenant questa volta figurano Sean Penn, Benicio del Toro, Regina Hall e Teyana Taylor.

A 11 anni dalle riprese di Inherent Vice, Una battaglia dopo l’altra vede PTA attingere nuovamente al contorto mondo di Thomas Pynchon, adattando liberamente il romanzo postmoderno dello scrittore del 1990 Vineland.

Il film thriller d’azione vede Leonardo DiCaprio nei panni di un ex rivoluzionario la cui figlia viene rapita da un suo vecchio avversario, spingendolo a chiedere aiuto ai suoi ex complici. Uno di questi vecchi compagni, Sergio St. Carlos, è interpretato da del Toro, la cui presenza nel cast era così importante per DiCaprio e Anderson che hanno fatto una concessione insolita per averlo.

Parlando con ScreenRant prima dell’uscita di One Battle After Another, DiCaprio ha spiegato in dettaglio come i suoi piani e quelli di Anderson siano stati modificati dal desiderio di avere del Toro nel cast, portando persino a una breve pausa nella produzione:

Benicio è arrivato… abbiamo aspettato Benicio. Stava girando un altro film e abbiamo interrotto la produzione. Abbiamo detto: “Dobbiamo avere The Bull nel ruolo di Sensei Carlos, punto e basta”.

DiCaprio ha poi spiegato in dettaglio come l’arrivo di Del Toro abbia portato Anderson a esplorare “strade diverse” da quelle originariamente previste:

E Paul è uno sceneggiatore-regista, quindi a volte sono molto legati alle loro parole specifiche. Ma [Benicio] è arrivato già pronto per interpretare Sensei Carlos, e questo ha portato a tutte queste diverse strade che la struttura della storia ha preso, con una sorta di sottotrama alla Harriet Tubman latina, io che fuggo grazie alle sue conoscenze nel penitenziario, le infermiere.

DiCaprio ha concluso dando merito ad Anderson per la sua flessibilità nel permettere agli attori di portare le proprie idee:

Tutto questo poteva succedere solo in un film di Paul Thomas Anderson perché se arrivi con la convinzione di chi sia questo personaggio e di cosa farebbe, lui non ha paura di scartare alcune delle sue idee e cercare qualcosa di meglio.

Cosa significa questo per Una battaglia dopo l’altra

Una battaglia dopo l'altra film 2025

La collaborazione di DiCaprio con Anderson in Una battaglia dopo l’altra, che ha ricevuto ottime recensioni, non solo soddisfa i desideri di molti appassionati di cinema, ma rappresenta anche un grande riscatto per la star, che recentemente ha parlato del suo rimpianto per aver perso una precedente occasione di lavorare con il regista (tramite Esquire):

Il mio più grande rimpianto è non aver fatto Boogie Nights. È stato un film profondo della mia generazione. Non riesco a immaginare nessun altro che Mark [Wahlberg] in quel ruolo. Quando finalmente ho visto il film, ho pensato che fosse un capolavoro.

L’ammirazione di DiCaprio per Anderson traspare non solo da queste parole, ma anche dalla sua nuova intervista a ScreenRant, in cui elogia lo sceneggiatore-regista per la sua disponibilità a modificare la sceneggiatura quando un attore ha le proprie idee sul personaggio che interpreta.

Il fatto che Anderson fosse disposto a sospendere la produzione in attesa di del Toro dimostra anche la sua capacità di adattamento, una caratteristica che non sempre è presente nei registi di grande fama. Naturalmente, Anderson aveva già lavorato con del Toro in Inherent Vice, quindi era ben consapevole delle qualità dell’attore.

Una battaglia dopo l’altra sembra essere un film significativamente diverso con del Toro rispetto a come sarebbe stato senza di lui, e DiCaprio sembra convinto che sia un film migliore. Ma è abbastanza buono da far vincere finalmente ad Anderson il suo primo Oscar dopo 11 tentativi falliti?

Peacemaker – Stagione 2, episodio 5: la spiegazione del finale

Peacemaker – Stagione 2, episodio 5: la spiegazione del finale

L’ultimo episodio della seconda stagione di Peacemaker segna una svolta per la serie DC Universe a causa della decisione presa dall’eroe alla fine dell’episodio. I colpi di scena non sono rari per la serie TV-MA, che solo la settimana scorsa ha visto la fine dell’episodio 4 concludersi in un momento di tensione, quando è stato rivelato che Emilia Harcourt, interpretata da Jennifer Holland, avrebbe aiutato Rick Flag Sr. ad arrestare Peacemaker.

L’episodio 4 ha anche rivelato che Red St. Wild, interpretato da Michael Rooker, aveva dei poteri, essendo in grado di usare la magia per individuare dove si trovava Eagly. L’episodio 5 della seconda stagione di Peacemaker ha continuato entrambe queste trame, e i finali sono stati sorprendenti per motivi diversi. Con il multiverso che gioca un ruolo importante in questa stagione, l’ultimo episodio della serie si collega a un’altra uscita della DCU e cambia drasticamente le cose.

Peacemaker rimarrà nell’universo alternativo?

Il finale dell’episodio 5 della seconda stagione di Peacemaker vede Christopher Smith decidere che ha una vita migliore da vivere nella dimensione alternativa. Negli ultimi due episodi, abbiamo visto come il personaggio di John Cena si sia innamorato dell’altro mondo e come stesse valutando le sue opzioni. Dopo che Harcourt ha fatto sembrare impossibile una relazione tra loro, ha abbandonato la nave.

L’episodio 4 ha avuto alcuni momenti importanti, uno dei più cruciali è stata la spiegazione dietro la Quantum Unfolding Chamber. Come previsto, il padre di Peacemaker non l’ha creata, ma l’ha rubata a un alieno che ha ucciso. È stato anche rivelato che la porta che conduce ad essa può essere trasportata, cosa che Peacemaker ha fatto due volte in passato.

Nell’episodio 5, Peacemaker va nell’altra dimensione e chiude la porta dietro di sé. In teoria, dovrebbe rimanere per sempre nell’altra dimensione, poiché i suoi amici non avrebbero una porta per seguirlo. Tuttavia, la serie DC ha voluto mostrare Adebayo che osserva il modo in cui Peacemaker ha usato la porta.

Come ha annunciato alla fine dell’episodio, Adebayo crede di sapere come aprirla e gli 11th Street Kids andranno a riprendersi Chris. La domanda allora è se lui sceglierà di tornare a casa con i suoi amici quando verranno a cercarlo. Finora non c’è motivo di credere che ciò accadrà.

Nella dimensione alternativa, Peacemaker ha sia suo padre che suo fratello vivi, e sta per iniziare una relazione con Harcourt. Tuttavia, ci sono stati indizi che qualcosa di sinistro potrebbe essere in gioco in quella dimensione, con teorie che suggeriscono che White Dragon potrebbe aver ottenuto ciò che voleva, il che lo porta ad essere visto come un eroe in quella realtà.

Anche se non ci fosse nulla di sbagliato nella dimensione alternativa, Peacemaker potrebbe comunque essere convinto a tornare da un personaggio. Dopotutto, ha dovuto tornare nella sua dimensione natale per chiedere a Harcourt della loro relazione e se lei volesse stare con lui. Il rifiuto lo ha portato a cambiare realtà. Se lei gli avesse confessato i suoi sentimenti, Chris sarebbe probabilmente tornato indietro.

Il Kaiju spiegato – Come Peacemaker si collega a Superman

Alla fine dell’episodio, la stagione 2 di Peacemaker presenta un collegamento sorprendente con il film Superman di James Gunn. Il Top Trio va a fermare una minaccia nella dimensione alternativa che finisce per essere un kaiju gigante. Per chi non ha visto Superman, il momento potrebbe essere sembrato alla pari con le creature esagerate dello show, niente di più.

Tuttavia, il kaiju è identico a quello che Superman e la Justice Gang di David Corenswet hanno combattuto nel film DCU. Mentre Superman voleva sconfiggere il mostro senza ferirlo, la Justice Gang voleva neutralizzare la minaccia, con Mister Terrific che uccideva il kaiju facendo esplodere delle bombe al suo interno. Lex Luthor ha usato il kaiju per distrarre Superman ed entrare nella Fortezza della Solitudine.

Spiegazione dell’aggiornamento su Primal Eagle di Eagly

Red St. Wild aveva già rivelato di credere che l’aquila domestica di Peacemaker fosse la profetizzata Primal Eagle, colei che controllava le altre aquile, rendendo Eagly il suo obiettivo finale. Dopo che Wild ha mostrato i suoi poteri magici nell’episodio 4, la profezia ha iniziato a sembrare più plausibile, e l’episodio 5 ha confermato che il personaggio di Michael Rooker non era pazzo a crederci.

La seconda stagione di Peacemaker ha dato a Eagly un potenziamento dei poteri, confermando che è lui l’Aquila Primordiale. Quando Red St. Wild se ne è reso conto, ha cercato di implorare il perdono di Eagly, ma l’aquila ha semplicemente ordinato alle altre dozzine di aquile che aveva chiamato di attaccare. Questo sembra segnare la fine del personaggio, con Eagly che ora si rivela estremamente potente.

Perché Emilia Harcourt ha arrestato Peacemaker

Infine, l’episodio 5 ha dovuto risolvere il cliffhanger della settimana scorsa. Si scopre che Harcourt non stava tradendo Peacemaker, poiché lo aveva segretamente avvertito con una parola in codice di non presentarsi all’incontro. Chris lo fa comunque perché ha bisogno di parlare con lei per sapere se deve restare o andare nell’altra dimensione.

Più tardi, Harcourt lo mette al tappeto e lo arresta, ma solo per impedire a Judomaster e agli altri di sparare e uccidere Peacemaker. Con il finale dell’episodio 5 che mostra, attraverso le reazioni di Harcourt alla lettera di Chris su come non riuscisse a trovare la redenzione in questo mondo, che lei si sentiva in colpa per come lo aveva trattato, l’episodio 6 di Peacemaker potrebbe vedere Harcourt rimediare al suo errore.

Gen V Stagione 2: la spiegazione del comportamento di Jordan alla fine dell’episodio 3

Dopo gli eventi di Gen V stagione 1, Marie, Emma e Jordan tornano a Godolkin University, liberi solo a patto di collaborare con le menzogne dell’istituto. Nonostante ciò, i tre cercano ancora la verità su Odessa e Cipher. Con l’aiuto di Polarity, scoprono che Marie è legata a Odessa e che Cipher era presente alla sua nascita, rivelazioni che collegano direttamente la trama a The Boys stagione 5. Tuttavia, il momento più scioccante arriva con il discorso finale di Jordan nell’episodio 3.

Il discorso di Jordan: perché dice la verità

Alla fine dell’episodio “H Is For Human”, Jordan sale sul palco per leggere un discorso scritto da Godolkin, dopo essere diventato il nuovo numero uno nel ranking degli studenti. Invece di seguire le istruzioni, decide di svelare la verità: Andre è morto a Elmira cercando di aiutare gli altri a fuggire. Inoltre, accusa Vought di aver incastrato e ucciso innocenti Starlighters per coprire l’attacco di Cate, e confessa di aver ferito lo studente che prima occupava la prima posizione.

Non viene data una motivazione esplicita, ma la conversazione con Sam su Andre sembra averlo spinto a onorare la sua memoria. Jordan dimostra così di voler perseguire la giustizia, anche a costo della propria reputazione e libertà.

Un omaggio ad Andre

Il discorso rappresenta il modo perfetto per rendere omaggio ad Andre, descritto come un eroe altruista e un amico leale. La scelta degli autori, dopo la morte dell’attore Chance Perdomo, è stata coraggiosa e rispettosa, offrendo al personaggio una conclusione significativa.

Jordan ricorda al mondo il sacrificio di Andre e denuncia i crimini di Vought. Nonostante molti studenti reagiscano accusandolo di tradimento, il gesto riflette esattamente ciò che Andre avrebbe fatto. Inoltre, potrebbe avviare l’arco di redenzione di Cate, che già si sente colpevole per la morte del compagno.

Gen V Stagione 2
Gen V Stagione 2 – Cortesia Prime Video

Le possibili conseguenze

La decisione di Jordan apre scenari complessi per la stagione. Vought, colpita pubblicamente, non potrà ignorare l’accaduto e cercherà di screditarlo o etichettarlo come traditore. Potrebbe anche allontanarlo dal campus, trattandolo come Starlight, mentre nel segreto tenterà di colpirlo tramite minacce ai suoi cari o ai suoi amici.

Un’altra ipotesi è che l’azienda usi le guardie di Elmira come capri espiatori, fingendo di sostenere Jordan pubblicamente, ma continuando a perseguitarlo dietro le quinte. In ogni caso, la scelta di Jordan mette in pericolo non solo lui, ma anche Marie, Emma e chiunque gli sia vicino.

Conclusione

Il discorso di Jordan non porta subito giustizia per Andre, ma rappresenta un passo decisivo verso l’esposizione dei crimini di Vought. La sua scelta coraggiosa prepara una stagione tesa e piena di conseguenze, in cui i protagonisti dovranno muoversi con cautela per sopravvivere e, forse, smascherare definitivamente la corruzione che li circonda.

Gen V Stagione 2: recensione della serie Prime Video

Hunger Games – L’alba sulla mietitura, foto dal set rivela il primo sguardo al presidente Snow interpretato da Ralph Fiennes

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Hunger Games – L’alba sulla mietitura presenta una nuova immagine dal set, che offre un primo sguardo al Presidente Snow interpretato da Ralph Fiennes. Basato sull’ultimo romanzo di Suzanne Collins, il prossimo film Hunger Games è un altro prequel, questa volta ambientato durante la 50ª edizione dei giochi che danno il titolo alla saga.

La storia di L’alba sulla mietitura avrà come protagonista un Haymitch più giovane, con Joseph Zada che sostituisce Woody Harrelson nel ruolo. Questo non è l’unico personaggio ricoperto da un nuovo attore: Kieran Culkin interpreterà Caesar Flickerman, Ella Fanning interpreterà Effie Trinket, Jesse Plemons interpreterà Plutarch Heavensbee e Fiennes sostituirà il compianto Donald Sutherland nel ruolo di Snow.

Fino ad ora non era chiaro come Fiennes avrebbe interpretato il ruolo di Snow in L’alba sulla mietitura, ma un video TikTok poi cancellato di @mira.pdf55 (tramite @itchyhaybitchy) svela finalmente il nuovo look del personaggio. La rivelazione del personaggio avviene tramite un poster in stile propagandistico sul set, con Fiennes che sembra indossare una parrucca per ricreare l’acconciatura fluente di Sutherland.

Il testo sul poster recita: “Il nostro presidente Coriolanus Snow: il numero uno dei pacificatori di Panem”. Il poster mostra Snow in abiti militari con quella che potrebbe essere una spada al fianco, in piedi eroicamente davanti allo skyline di una città. Il poster è appeso davanti alla facciata di un edificio in mattoni accanto a una sorta di serbatoio di gas industriale.

Clicca qui per vedere la foto del set di Sunrise on the Reaping.

Cosa significa questo per L’alba sulla mietitura

Sebbene Katniss Everdeen, interpretata da Jennifer Lawrence, fosse ovviamente la protagonista dei precedenti film di Hunger Games, Snow, interpretato da Sutherland, ha avuto un ruolo importante nella storia come antagonista principale. Un Snow più giovane è poi tornato nel film prequel Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente nel 2023, con Tom Blyth nel ruolo.

L’interpretazione di Fiennes di Snow in L’alba sulla mietitura è evidentemente la prossima evoluzione del personaggio, che lo vede ormai nella tarda mezza età. La versione di Sutherland del presidente Snow aveva i capelli completamente bianchi, mentre la parrucca di Fiennes nell’immagine sembra includere capelli scuri con lunghe striature bianche, in linea con la cronologia del film.

Il poster stesso e la sua chiara presentazione come strumento di propaganda suggeriscono che lo Stato distorcerà ancora una volta gli eventi in una narrazione che gli consentirà di mantenere il controllo totale. L’inquadramento di Snow come Peacekeeper potrebbe anche essere un segno che questa volta avrà un ruolo più attivo come antagonista, invece di operare più come una figura malvagia di facciata.

I precedenti film di Hunger Games sono stati generalmente tutti ben accolti e Snow è finito per essere uno dei ruoli più importanti di Sutherland nella seconda metà della sua carriera. Questo significa evidentemente che Fiennes ha un compito difficile da svolgere, ma non è nuovo a interpretare grandi cattivi, avendo dato vita a Voldemort nei film di Harry Potter.

Elio, la spiegazione dell’emozionante finale e di cosa significa per il futuro

Elio, dal 17 settembre disponibile su Disney+, 29° film della Pixar (qui la nostra recensione), racconta la storia di un ragazzo che affronta la perdita dei genitori e la solitudine. Convinto di non essere accettato sulla Terra, Elio sfrutta la posizione della zia Olga nell’Aeronautica per inviare un messaggio nello spazio. Questo viene intercettato dal Communiverse, una federazione di razze aliene, che lo scambia per il leader della Terra.

Da qui inizia un’avventura cosmica: Elio cerca di convincere un potente signore della guerra a scegliere la pace, affronta i propri timori e impara il valore dei legami affettivi.

Perché Elio torna sulla Terra

Alla fine, Elio decide di tornare sulla Terra con Olga, invece di restare nel Communiverse. Inizialmente desideroso di fuggire dal mondo che lo aveva rifiutato, scopre che sua zia lo ama profondamente e che gli esseri umani hanno potenziale per costruire rapporti significativi.

Grazie anche all’aiuto degli amici radioamatori Gunther e Bryce, Elio riesce a salvare Glordon e a comprendere che non è solo. Il film si chiude con lui e Olga mano nella mano: un simbolo del superamento della solitudine attraverso i legami familiari.

Il destino di Glordon e Grigon

Grigon, il signore della guerra, sembra il principale antagonista ma ottiene anch’egli un finale positivo. Dopo aver salvato la vita al figlio Glordon, ammette i suoi errori e rinuncia all’attacco contro il Communiverse. Questo apre la strada a una riconciliazione della sua razza con la federazione aliena.

Glordon, primo vero amico di Elio, rimane legato a lui anche a distanza. La scena post-credit mostra Elio e Bryce che, tramite una nuova radio, riescono a comunicare con lui, mantenendo viva l’amicizia nonostante i mondi che li separano.

Il sacrificio del clone di Elio

Un elemento memorabile del film è il clone di Elio, creato per coprire la sua assenza sulla Terra. Il clone, inizialmente usato come parte della commedia, mostra presto consapevolezza del proprio destino temporaneo.

Quando Elio torna, il clone inizia a dissolversi, ma sceglie di sacrificarsi per aiutarlo: distrae gli inseguitori mentre Elio e Olga raggiungono l’astronave. La scena, al tempo stesso tragica e tenera, si chiude con un pollice in su del clone prima di “sciogliersi”, rendendo il suo addio sorprendentemente toccante.

Come il finale prepara un possibile seguito

Nonostante la conclusione sia soddisfacente, il film apre diverse possibilità narrative. La base del Communiverse compare sulla Terra, visibile a tutti, inclusi Bryce e Gunther. Questo rende pubblica l’esistenza degli alieni, aprendo a futuri sviluppi sul rapporto tra l’umanità e il Communiverse.

Olga, pur avendo commesso tradimento rubando l’astronave, potrebbe diventare il collegamento ufficiale tra Terra e alieni grazie al suo legame con Elio. Lo stesso ragazzo, salutando il Communiverse con un “non è un addio”, lascia intendere che nuove avventure spaziali lo attendono.

Il vero significato di Elio

Al centro della storia c’è il tema dell’accettazione. Elio, inizialmente chiuso e concentrato solo sui propri desideri, impara l’importanza dei legami grazie a Glordon e a sua zia. Il parallelo tra il rapporto conflittuale di Grigon con suo figlio e quello di Elio con Olga evidenzia che l’amore e l’empatia non hanno bisogno di essere pienamente compresi per essere reali.

Il messaggio del film è chiaro: anche in un universo vasto e solitario, ciò che dà senso alla vita sono i legami affettivi. La crescita del protagonista rispecchia questa lezione, trasformando l’avventura spaziale in una storia dal forte cuore emotivo.

Geostorm, spiegazione del finale del disaster movie con Gerard Butler

Geostorm, diretto da Dean Devlin, è un thriller fantascientifico ambientato in un futuro prossimo, dove i cambiamenti climatici hanno spinto la Terra sull’orlo della catastrofe. Per difendersi, una coalizione internazionale guidata da Stati Uniti e Cina ha sviluppato il “Dutch Boy”, un sistema satellitare in grado di controllare il clima. Progettato dallo scienziato Jake Lawson, il sistema viene presto sottratto al suo controllo e affidato al fratello Max.

Quando anomalie climatiche iniziano a verificarsi – come un congelamento improvviso in Afghanistan o esplosioni di calore a Hong Kong – diventa chiaro che Dutch Boy è stato compromesso. Un virus informatico, collegato a un’operazione segreta chiamata “Project Zeus”, minaccia di innescare una catena di disastri globali: la Geostorm.

Project Zeus: da difesa a strumento di potere

Il “Project Zeus” nasce come parte integrante di Dutch Boy per regolare il clima, ma viene trasformato dal Segretario di Stato americano Leonard Dekkom in un’arma geopolitica. Il suo piano è manipolare il clima per distruggere città e nazioni, consolidando il potere degli Stati Uniti e riportando l’equilibrio mondiale a una situazione simile al dopoguerra del 1945.

Dekkom non mira solo a colpire i nemici esterni: intende anche eliminare la linea di successione presidenziale per diventare l’unico detentore del potere. Il suo tradimento viene svelato da Max, che scopre come il politico abbia orchestrato sabotaggi, attentati e insabbiamenti per mantenere nascosto il complotto.

Geostorm filmIl virus che innesca la Geostorm

La serie di disastri climatici è causata da un virus inserito nel sistema Dutch Boy da Duncan Taylor, un tecnico della Stazione Spaziale Internazionale, corrotto da Dekkom. Il virus blocca gli accessi ai sistemi e altera i dati operativi, generando anomalie climatiche incontrollabili.

La minaccia culmina nella possibilità di una Geostorm globale: un concatenarsi di eventi atmosferici letali in grado di distruggere gran parte del pianeta. Jake e il suo team in orbita lavorano contro il tempo per eliminare il virus e ripristinare il controllo della rete satellitare.

Gli omicidi di Habib e Cheng Long

Makmoud Habib, ingegnere a bordo della stazione spaziale, e Cheng Long, responsabile di Dutch Boy a Hong Kong, vengono eliminati su ordine di Dekkom. Entrambi avevano scoperto prove cruciali del sabotaggio.

Habib viene espulso nello spazio, fatto passare per un incidente, dopo aver copiato dati compromettenti su un hard disk. Cheng, invece, muore a Washington investito da un’auto in un omicidio camuffato, poco dopo aver avvertito Max della minaccia legata a “Zeus”. Le loro morti servono a proteggere il complotto e a impedire che la verità emerga.

Come Jake e Max fermano la Geostorm

I fratelli Lawson collaborano per sventare il piano di Dekkom. Max, sulla Terra, ottiene il codice di disattivazione dal presidente Palma, che viene temporaneamente rapito per proteggerlo. Con l’aiuto della fidanzata Sarah, Max smaschera Dekkom e riesce a inviare il codice alla stazione spaziale.

Nel frattempo, Jake affronta Duncan Taylor, che muore accidentalmente nello spazio, e avvia il riavvio del sistema. Con l’aiuto della collega Ute, riesce a cancellare il virus e a riprendere il controllo dei satelliti, anche se la stazione è in autodistruzione. Entrambi riescono a salvarsi grazie al soccorso di un compagno di missione. La crisi viene evitata all’ultimo istante, salvando milioni di vite.

GeostormIl futuro di Jake e del Dutch Boy

Sei mesi dopo, Jake ritrova la serenità con la figlia Hannah e il fratello Max. Tuttavia, lascia intendere che continuerà a occuparsi del Dutch Boy, ora affidato a un comitato internazionale. Questo passaggio segna un cambio di rotta: il sistema non sarà più sotto il controllo esclusivo degli Stati Uniti, ma gestito collettivamente per prevenire abusi futuri.

Il ruolo di Jake resta cruciale, sia per la sua competenza tecnica sia per garantire che Dutch Boy sia protetto da sabotaggi o manipolazioni politiche. La conclusione lascia spazio a un messaggio di speranza: solo la cooperazione internazionale può salvaguardare il futuro del pianeta.

Martin Scorsese dirigerà Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence nel suo prossimo film

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Il premio Oscar Martin Scorsese ha scelto il suo prossimo incarico da regista: un adattamento del romanzo di fantasmi Cose che succedono la notte con Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence.

Apple Original Films è in trattative per finanziare e produrre il film con Studiocanal. Studiocanal ha acquisito i diritti dell’acclamato romanzo di Peter Cameron nel 2023, con Scorsese a bordo per la produzione e Patrick Marber (candidato all’Oscar per “Diario di uno scandalo”) per l’adattamento della sceneggiatura. L’aggiunta dei premi Oscar DiCaprio e Lawrence non fa che accrescere il prestigio del progetto.  La storia di Cameron segue una coppia americana che si reca in una strana e innevata città europea per adottare un bambino.

“È un viaggio difficile che lascia la moglie, che sta lottando contro il cancro, disperatamente debole, e il marito preoccupato che la sua malattia impedisca all’orfanotrofio di fargli adottare il bambino”, si legge nella sinossi del libro. “Al loro arrivo, la coppia fa il check-in nel cavernoso e inquietantemente deserto Borgarfjaroasysla Grand Imperial Hotel, dove il bar è sempre aperto e la hall è popolata da un enigmatico cast di personaggi che spaziano da un’anziana e stravagante cantante a un uomo d’affari dissoluto a un enigmatico guaritore. Niente è come sembra in questo mondo sconcertante e congelato, e più la coppia lotta per rivendicare il loro bambino, meno sembrano sapere del loro matrimonio, di loro stessi e della vita stessa.”

Mentre Scorsese e DiCaprio godono di una leggendaria collaborazione – hanno realizzato già sei lungometraggi in due decenni insieme – Cose che succedono la notte segnerà la prima volta di Scorsese alla regia di Lawrence. Tuttavia, il celebre regista ha prodotto il prossimo film di Lawrence Die My Love, il film diretto da Lynne Ramsay, la cui interpretazione di Lawrence sta suscitando scalpore per l’Oscar, ha debuttato a Cannes e uscirà nelle sale questo autunno. DiCaprio, che sta ricevendo recensioni entusiastiche per Una battaglia dopo l’altra di Paul Thomas Anderson, e Lawrence hanno precedentemente recitato insieme nel dramedy apocalittico del 2021 Don’t Look Up di Adam McKay.

Julia Roberts conferma le trattative per il sequel di Il matrimonio del mio migliore amico; Luca Guadagnino dirigerebbe il progetto “in un secondo”

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Julia Roberts ha confermato di essere in trattativa per un possibile ruolo da protagonista in un sequel di Il matrimonio del mio migliore amico.

“Mi stanno parlando”, ha detto la Roberts nell’articolo di copertina di Variety su After the Hunt – Dopo la caccia, il thriller psicologico diretto da Luca Guadagnino con Roberts, Andrew Garfield, Ayo Edebiri e Chloë Sevigny. Durante l’intervista, Guadagnino ha aggiunto che avrebbe diretto la Roberts nel sequel “in un secondo“.

A luglio si è diffusa la notizia che un sequel di Il matrimonio del mio migliore amico era in fase di sviluppo iniziale, con la regista di Past Lives e Material Love Celine Song incaricata di scrivere la sceneggiatura del progetto, sebbene non fosse in trattative per la regia. La notizia dello sviluppo è arrivata poco dopo che Dermot Mulroney, che aveva recitato nell’originale del 1997 insieme a Roberts, aveva anticipato al New York Post che “si parla di un sequel”.

Il matrimonio del mio migliore amico vedeva Julia Roberts nei panni della critica gastronomica Julianne Potter, che scopre che il suo amico di lunga data Michael O’Neal (Mulroney) – con cui aveva fatto un patto di sposarsi se fossero stati ancora single a 28 anni – si sta per sposare. Rendendosi conto di essere innamorata di Michael, Julianne progetta di sabotare la cerimonia. Anche Cameron Diaz e Rupert Everett hanno recitato nella commedia romantica.

L’originale del 1997 ha incassato 127 milioni di dollari in Nord America, classificandosi al nono posto tra i film con il maggior incasso nazionale di quell’anno. Il film ha anche ottenuto tre nomination ai Golden Globe e, nel 2022, Variety lo ha classificato tra i 100 migliori film di tutti i tempi.

Roberts recita in After the Hunt – Dopo la caccia nei panni di Alma Olsson, una professoressa universitaria che si ritrova coinvolta in un’accusa di abusi sessuali che coinvolge uno dei suoi studenti e un collega. Il film debutterà nelle sale italiane il 16 ottobre distribuito da Eagle Pictures.

Una battaglia dopo l’altra: recensione del film di Paul Thomas Anderson

Confermando ancora una volta quella libertà creativa ed espressiva che lo ha reso uno dei più importanti cineasti contemporanei, Paul Thomas Anderson è tornato con un lungometraggio che non è eccessivo definire vibrante. Vi sono alcune sequenze in Una battaglia dopo l’altra – inclusi gli straordinari trenta minuti finali – in cui il mix di immagini, interpretazioni, musica ed effetti sonori raggiunge un livello di intensità sensoriale/emozionale paragonabile a Il petroliere.

Anderson non si risparmia, anzi sceglie consciamente di lasciar esplodere la propria visione adoperando la bellezza aspra degli scenari naturali dell’entroterra della California senza cercare minimamente di abbellirla. Questo suo nuovo lavoro possiede un’estetica ruvida, sembrerebbe volutamente grezza, che metaforicamente diventa specchio della natura stessa dei due duellanti in singolar tenzone, ovvero l’ex rivoluzionario Bob Ferguson (Leonardo DiCaprio) e il militare psicotico Steven Lockjaw (Sean Penn). In mezzo a questa battaglia fisica quanto ideologica, si trova quasi come vittima sacrificale Willa (Chase Infiniti), adolescente che deve necessariamente varcare la soglia dolorosa della maturità attraverso una serie prove fisiche e psicologiche che riteneva solamente chimere di un passato da lei non vissuto.

Una battaglia dopo l’altra
Una battaglia dopo l’altra – Cortesia di Warner Bros

La trama di Una battaglia dopo l’altra

Come già scritto, Una battaglia dopo l’altra è un film talmente alto nella sua resa cinematografica che fa (quasi) passare in secondo piano i numerosi problemi di sceneggiatura che lo tormentano. Primo tra tutti, cosa insolita per uno sceneggiatore attento come Anderson, l’adattamento dal romanzo Vineland di Thomas Pynchon, lo stesso da cui aveva tratto Vizio di forma. Ambientato nel 1984, il libro raccontava di ex-rivoluzionari ed hippie che avevano agito negli anni ‘caldi’ della contestazione, delle Black Panther e delle organizzazioni militanti come il Weather Underground. Il tentativo di Anderson di aggiornare la storia al nostro presente, con tanto di riferimenti espliciti alla politica americana sull’immigrazione, risulta decisamente meno incisivo, in quanto un gruppo d’azione come quello mostrato all’inizio del film non trova riscontro o quasi nella realtà degli Stati Uniti del recente passato, tantomeno del presente. Questo slittamento temporale per rendere Una battaglia dopo l’altra più “contemporaneo” e quindi funzionale a un discorso socio-politico attuale, in fin dei conti non funziona del tutto.

Senza voler poi fare spoiler sulla trama, il motivo per cui Lockjaw insegue Willa una volta pienamente scoperto diventa eccessivamente parossistico per risultare credibile, gettando un’ombra di inconsistenza sulla prova istrionica di Sean Penn. E a ben vedere anche il personaggio interpretato da DiCaprio in fin dei conti si rivela più stereotipato di quanto avrebbe dovuto essere. Certo, poi i due attori riescono ugualmente a risultare molto più che efficaci in virtù delle loro indiscutibili qualità di interpreti, così come eccellenti sono le prove di Benicio Del Toro, Regina Hall e di un graffiante, selvaggia Teyana Taylor.

Una battaglia dopo l’altra
Una battaglia dopo l’altra – Cortesia di Warner Bros

Chase Infiniti è la vera protagonista

E qui apriamo il paragrafo giustamente dedicato all’esordiente al cinema Chase Infiniti, che è la vera protagonista di Una battaglia dopo l’altra. Supportata da un personaggio magnificamente sviluppato, l’attrice lo mette in scena con un virtuosismo trattenuto degno di colleghe molto più esperte. Infiniti tratteggia una Willa confusa, curiosa, spaventata ma mai passiva di fronte agli eventi drammatici che le se presentano di fronte. Il senso di pragmatica seppur dolorosa accettazione con cui pian piano deve fare i conti col proprio passato, viene raccontato espresso una prova ammirevole. Negli occhi dell’attrice passa tutto il mondo interiore del personaggio, che noi spettatori non dobbiamo neppure comprendere con chiarezza perché quegli stessi occhi vogliono nasconderlo, proteggerlo dal pericolo, mentre invece lo suggeriscono con una tale forza espressiva da renderlo emozionante. In un lungometraggio decentrato, fragoroso e ondivago come Una battaglia dopo l’altra, Chase Infiniti e la sua Willa rappresentano invece un punto di riferimento indiscutibile.

Una battaglia dopo l’altra sarà verosimilmente protagonista della stagione dei premi che sta per iniziare, e tutto sommato con merito. Non si tratta del miglior film di Paul Thomas Anderson, in quanto non possiede quella coerenza narrativa che l’autore ha invece prodotto in opere precedenti. Tuttavia l’impeto con cui è stato creato è qualcosa di ammirevole, testimonianza imperfetta ma assolutamente vitale di una voglia di fare cinema di spessore senza pensare troppo alla sua forma compiuta.

Un gioioso contraltare al cinema “architettonico”

Volendo creare un gioco di specchi che molto probabilmente solletica soltanto noi cinefili incarogniti, il Paul Thomas Anderson di Licorice Pizza e di quest’ultimo progetto può essere visto come un gioioso contraltare rispetto al cinema ultimamente fin troppo “architettonico” di Christopher Nolan. Preferiamo di gran lunga la visione magari scollacciata ma vitale di Una battaglia dopo l’altra al teorema simmetrico di Oppenheimer.

Daredevil: Rinascita Stagione 3, Disney+ rinnova la serie Marvel

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Daredevil: Rinascita Stagione 3, Disney+ rinnova la serie Marvel

Daredevil: Rinascita avrà effettivamente una terza stagione su Disney+. Brad Winderbaum, responsabile TV, Streaming e Animazione della Marvel, ha rivelato la notizia a IGN in un’intervista.

Le star Charlie Cox e Vincent D’Onofrio hanno espresso pubblicamente pareri divergenti sulla possibilità di una terza stagione. Cox, che interpreta il personaggio principale, non ci credeva, mentre D’Onofrio, che interpreta il cattivo Wilson Fisk, ha affermato su X che ci sono buone probabilità di una terza stagione.

Dopo il finale della prima stagione ad aprile, lo showrunner Dario Scardapene ha rivelato che la seconda stagione di Daredevil: Rinascita debutterà a marzo 2026.

A Scardapene, produttore esecutivo di The Punisher, viene attribuito il merito di aver salvato il revival di Daredevil dopo lo sciopero degli sceneggiatori del 2023.

La prima stagione di Daredevil: Rinascita segue Fisk che passa dall’essere un gangster a un sindaco autocrate di New York. Matt Murdock si innamora della terapista Heather Glenn (Margarita Levieva), ma lei finisce per diventare un’alleata nell’amministrazione Fisk. La seconda stagione vedrà il ritorno del personaggio di Jessica Jones interpretato da Krysten Ritter. Sempre nel finale della prima stagione, Frank Castle/Punisher interpretato da Jon Bernthal è tornato e, alla fine, è evaso dalla prestigiosa prigione di Red Hook di Fisk.

C’è anche uno speciale su Punisher in lavorazione presso i Marvel Studios, che Bernthal sta co-sceneggiando insieme al regista Reinaldo Marcus Green.

In uscita il 4 marzo, Daredevil: Rinascita ha ottenuto il miglior debutto di una serie su Disney+ per il 2025 fino ad oggi, con 7,5 milioni di spettatori in tutto il mondo nei primi cinque giorni.

Blair Witch: la spiegazione del finale del film

Blair Witch: la spiegazione del finale del film

Ventidue anni dopo la scomparsa degli studenti di cinema Heather, Mike e Josh mentre giravano un documentario sulla strega di Blair (almeno secondo quanto riportato dal marketing) e diciassette anni dopo che la loro storia ha spaventato il pubblico incassando 248 milioni di dollari al botteghino, un sequel a sorpresa è arrivato nelle sale: Blair Witch. Diretto da Adam Wingard, il principale legame di questo sequel con The Blair Witch Project è James (James Allen McCune), il fratello di Heather, che porta un gruppo di amici nei boschi intorno a Burkittsville alla ricerca della sorella (o, almeno, di qualche prova di ciò che le è successo) dopo che il contenuto di un nastro DV appena ritrovato è stato caricato su Internet da una coppia di abitanti del luogo.

Blair Witch approfondisce notevolmente la mitologia della minaccia che dà il titolo al film (presumibilmente Elly Kedward, una donna lasciata morire nei boschi dalla gente del posto nel 1785) e anche altri avvenimenti collegati nei boschi, in particolare le malefatte del serial killer Rustin Parr. Una delle tante storie inquietanti raccontate in The Blair Witch Project, Parr uccise sette bambini di Burkittsville negli anni ’40, e disse di averlo fatto perché “delle voci” glielo avevano ordinato. Il dettaglio raccapricciante di come Parr costringesse una delle sue vittime a stare in piedi e a guardare verso l’angolo mentre uccideva l’altra ha creato il finale spaventoso di quel film, ed è anche la colonna portante del finale di Blair Witch.

Il finale

Innanzitutto, una breve sintesi di ciò che accade alla fine di Blair Witch. I due sopravvissuti rimasti, James e Lisa (Callie Hernandez), si imbattono nella casa vista alla fine di The Blair Witch Project. James vede una luce nella casa e crede che Heather sia all’interno, quindi corre dentro per cercare di trovarla. Lisa, terrorizzata, si rifiuta di entrare, finché il frastuono e il caos nel bosco (per non parlare di una breve apparizione della strega di Blair) la spingono a farlo. James cerca freneticamente sua sorella e in una delle stanze della casa vede quello che sembra essere il suo amico Peter (Brandon Scott) in piedi in un angolo, riecheggiando i momenti finali del precedente film.

Mentre corrono per la casa, sia Lisa che James vedono la strega di Blair: una creatura alta e umanoide con arti allungati. Come notato in precedenza nel film, Elly Kedward è stata impiccata a un albero con delle pietre legate alle braccia e alle gambe, come una sorta di patibolo improvvisato, il che potrebbe spiegare l’aspetto della creatura. All’interno della casa c’è anche Lane (Wes Robinson), che era scomparso nel bosco in precedenza nel film ed è tornato meno di un giorno dopo, sostenendo di aver vagato per cinque giorni. Quando Lisa lo incontra di nuovo, Lane ha la barba folta ed è stupito dal fatto che Lisa sia esattamente uguale all’ultima volta che l’ha vista. Lane colpisce Lisa e poi la getta in una botola che conduce a un tunnel, che lei è costretta ad attraversare strisciando per fuggire.

Blair Witch cast
Wes Robinson, Brandon Scott, Valorie Curry, Corbin Reid, James Allen McCune, e Callie Hernandez in Blair Witch

Alla fine, il tunnel si apre in un’altra parte del seminterrato, dove Lisa incontra Lane e lo pugnala alla gola. James e Lisa si incontrano poi in soffitta, dove una luce brillante splende brevemente attraverso le finestre e le crepe nei muri, prima di svanire. I due decidono di stare in piedi e guardare verso l’angolo, poiché le leggende suggeriscono che la strega può ucciderli solo se la guardano direttamente. Tuttavia, la strega inganna James facendolo voltare parlandogli con la voce di sua sorella, e poi inganna Lisa facendola voltare parlandole con la voce di James. Il film termina così con un’inquadratura dalla telecamera caduta di Lisa, che alla fine sfuma nel nero. Allora, cosa significa tutto questo e come si collega al film originale?

Il salto temporale

L’abilità della strega di comprimere e distorcere il tempo viene introdotta a metà del film, quando Lane e Talia emergono dal bosco dopo aver trascorso cinque o sei giorni senza luce solare, mentre per il resto del gruppo è passato meno di un giorno. Questa oscurità senza fine prende poi il sopravvento per il resto del film, sia perché la notte è stata prolungata, sia (come potrebbe indicare il breve lampo di luce attraverso le finestre della soffitta) perché il giorno è stato estremamente accelerato. È chiaro che l’entità nel bosco non solo può manipolare il tempo, ma può anche intrappolare le singole persone nelle loro sacche di tempo separate.

Uno degli aspetti più discussi di Blair Witch, anche se alcuni potrebbero non averlo notato, è che il nastro trovato all’inizio del film è lo stesso che Lisa registra durante la sua ultima, fatale corsa attraverso la casa. Il nastro è stato in qualche modo rispedito indietro nel tempo e lasciato come esca per attirare James e i suoi amici verso la morte nei boschi. Da notare anche che la casa avrebbe dovuto bruciare decenni fa e non è stata trovata da nessuna delle squadre di ricerca che sono andate a cercare Heather, Mike e Josh.

Inoltre, l’albero colpito da un fulmine fuori dalla casa alla fine del film è lo stesso albero dove è stato trovato il nastro DV, ma quando Talia e Lane hanno trovato il nastro la casa non c’era. Ciò indica che la casa – e, in effetti, il resto del bosco – esistono in una dimensione separata, dove il tempo si comporta in modo diverso rispetto al mondo esterno. Si apre anche l’intrigante possibilità che i personaggi di questo film possano aver effettivamente incrociato i personaggi di The Blair Witch Project (ne parleremo più avanti).

Blair Witch film
Wes Robinson in Blair Witch

La distorsione spaziale

In The Blair Witch Project, i tre personaggi camminano tutto il giorno verso sud, solo per ritrovarsi al punto di partenza. La spiegazione di questo fenomeno non è chiara nell’originale: la strega ha interferito con la loro bussola per farli camminare in tondo, manipolando le loro menti per confonderli sulla direzione da seguire, o ha fisicamente spostato la foresta che li circondava? Essendo più esplicito nell’uso dello spazio impossibile, Blair Witch indica che l’ultima possibilità è quella corretta.

I forti rumori di schianti, boati e scricchiolii che si sentono in tutto il film potrebbero benissimo essere i suoni della foresta che si sposta fisicamente intorno ai personaggi, per assicurarsi che non riescano a trovare la via d’uscita. La telecamera del drone, durante il suo secondo volo, mostra che la strada vicina è scomparsa e che tutt’intorno non c’è altro che alberi. Questa manipolazione dello spazio è amplificata quando James e Lisa entrano nella casa, che sembra spostarsi intorno a loro (a un certo punto si sorprendono a trovarsi in soffitta).

L’angolo non ti proteggerà

Una delle immagini iconiche di The Blair Witch Project è Mike in piedi nel seminterrato della casa, di fronte all’angolo. Il sequel chiarisce l’importanza di questa posizione aggiungendo dettagli alla leggenda: l’aspetto della strega è così terrificante che chiunque la guardi morirà immediatamente. La questione è resa un po’ più complicata dal fatto che la strega viene intravista numerose volte prima che James e Lisa si mettano in piedi nell’angolo, quindi è un po’ tardi per loro per evitare di vederla. In realtà, si potrebbe sostenere che la regola di non guardare la strega sia solo una strana credenza popolare e che stare di fronte all’angolo in realtà non serva a proteggere le persone da lei.

Le voci

Come stabilito in The Blair Witch Project, l’entità nel bosco può imitare le voci delle persone come stratagemma per attirarle e indurle a cercare di trovarla. Josh, ad esempio, viene sentito chiamare Mike e Heather dopo che loro lo hanno sentito urlare tutta la notte, e Heather ha trovato i suoi denti e il suo sangue all’interno di un fagotto legato con strisce lacere della sua camicia. Anche Rustin Parr ha detto di aver ucciso le sue vittime perché delle “voci” gli avevano detto di farlo, ma non ha detto che quelle voci erano quelle della strega.

 

Callie Hernandez in Blair Witch
Callie Hernandez in Blair Witch

Alla fine di Blair Witch, la strega usa questo piccolo trucco per convincere James e Lisa a voltarsi. Prima parla a James con la voce di Heather (che né Lisa né il pubblico possono sentire). Poi, dopo che James è stato presumibilmente ucciso, la strega usa la sua voce per ingannare Lisa e convincerla a voltarsi (sia Lisa che il pubblico possono sentirla, forse perché il filmato mostrato è registrato dalla telecamera di Lisa).

Chi ha ucciso Heather, Mike e Josh?

Come accennato in precedenza, gli elementi di viaggio nel tempo aggiungono una dimensione interessante nel sequel. Alcuni fan hanno teorizzato che il nuovo cast di personaggi potrebbe essere stato effettivamente nel bosco contemporaneamente a Heather, Mike e Josh. Dopotutto, se la strega può creare una notte perpetua, inviare nastri indietro nel tempo e influenzare la quantità di tempo vissuta dai diversi personaggi, allora colmare un divario di 20 anni non è certo fuori discussione. Una possibile implicazione di ciò è che le figure stilizzate trovate dal trio del primo film fossero in realtà quelle messe lì da Lane e Talia (Valorie Curry).

Il fatto che Lane appaia dopo aver trascorso un periodo di tempo considerevole alla mercé della strega e aver eseguito i suoi ordini solleva anche la possibilità che possa essere stato costretto a terrorizzare o addirittura uccidere Heather, Mike e Josh. Dopotutto, James sente la voce di sua sorella all’interno della casa e corre dentro per cercare di trovarla, il che potrebbe essere uno scherzo della strega… o potrebbe essere davvero Heather all’interno della casa. Alla fine di The Blair Witch Project, lei corre davvero al piano superiore (dove James vede la luce) e chiama Mike e Josh. Forse è questo che James ha sentito e visto.

Infine, se accettiamo la possibilità che James e Lisa fossero nella casa contemporaneamente a Heather, Mike e Josh, è anche possibile che Rustin Parr abbia avuto un ruolo nella morte di alcuni o di tutti loro. Anche se secondo la tradizione della strega di Blair il serial killer fu giustiziato nel 1941, potrebbe aver viaggiato un po’ nel tempo durante il periodo trascorso nella casa. Quale che sia la verità, Blair Witch gioca in modo evidente con i propri personaggi e anche con gli spettatori, distorcendo la percezione del reale per dar vita ad un nuovo avvincente racconto dell’orrore.

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Alpha, spiegazione e significato del film di Julia Ducournau

Alpha, spiegazione e significato del film di Julia Ducournau

Con Alpha (qui la nostra recensione), Julia Ducournau torna dietro la macchina da presa dopo il successo di Titane, ma con un’opera profondamente diversa e più intima. Se il film vincitore della Palma d’Oro era intriso di corpi, metallo e trasformazioni scioccanti, Alpha si muove su un terreno più delicato, pur mantenendo lo sguardo radicale della regista francese. Al centro della storia troviamo il rapporto madre-figlia, un tema che Ducournau ha scelto di affrontare solo ora, dopo anni di riflessione e rimandi, proprio per il suo carattere personale e complesso.

Julia Ducournau ha spiegato il film in occasione dell’incontro al Cinema Troisi di Roma, il 17 settembre 2025, data in cui l’opera è stata presentata in anteprima al pubblico italiano.

Madre e figlia: un legame impossibile da recidere

Il cuore del film è l’emancipazione dalla madre. Ducournau sottolinea come, per i cineasti, il film che riguarda la figura materna arrivi spesso in un secondo momento della carriera: affrontare il padre significa liberarsi da uno sguardo esterno, mentre emanciparsi dalla madre implica staccarsi da una fusione primordiale, da quel “sentirsi una cosa sola” che continua a vivere dentro di noi. In questo senso, dice Ducournau, “puoi uccidere il padre, ma non la madre”, perché significherebbe eliminare una parte di sé stessi. L’indipendenza dalla madre diventa quindi un’esperienza paragonabile a una piccola morte, a un tramonto dell’anima.

Vita e morte: il crepuscolo delle relazioni

L’opera si muove proprio su questo terreno fragile, che la regista sceglie di trattare con dolcezza e modestia, piuttosto che “con lo shock”. Alpha esplora il momento della separazione dalla madre come un passaggio esistenziale vicino al concetto di vita e morte: un arto che si stacca, una parte di noi che non possiamo più recuperare. Da qui nasce il tono crepuscolare e contemplativo del film.

La musica come voce interiore dei personaggi

Un ruolo fondamentale è affidato alla colonna sonora. Ducournau ha scelto le canzoni già in fase di scrittura, rendendo il lavoro dei music supervisor “quasi impossibile“: ogni brano è legato indissolubilmente ai personaggi e ai loro stati d’animo. La musica non è semplice accompagnamento, ma linguaggio: le lyrics diventano la voce interiore dei protagonisti, come versi poetici.

Così, Let It Happen dei Tame Impala diventa un anacronismo voluto, non appartenente agli anni ’90 ma essenziale per il personaggio di Alpha, che attraverso la canzone rivive il trauma infantile e impara ad accettarlo. The Mercy Seat di Nick Cave, registrata in una versione spoglia solo piano e voce a Budapest, accompagna invece Amin, intrappolato tra vita e morte, trasformandosi in un’affermazione di esistenza e urgenza vitale. Infine, Roads dei Portishead porta con sé un carico di nostalgia: il verso “How can it feel this wrong?” riflette la crisi interiore dei personaggi e le tensioni emotive del film, evocando le ferite collettive legate agli anni ’80 e ’90, dall’Aids allo smarrimento generazionale. Il brano, pur non incluso nella release ufficiale dello score, ha un ruolo fondamentale nel tessuto emotivo dell’opera.

Golshifteh Farahani e Mélissa Boros in Alpha

Pietrificazione e trauma

Uno degli elementi visivi più potenti del film è la rappresentazione dei corpi che diventano pietra. Ducournau lega questa scelta alla “società pietrificata” dalla paura”: reprimere il trauma significa irrigidirsi, ammalarsi, fino a sgretolarsi in polvere. Il marmo diventa allora doppio simbolo: da un lato malattia e immobilità, dall’altro monumento e santificazione della vita e della morte.

Il pensiero corre alle vittime dell’Aids, del Covid, a tutte le persone che non abbiamo potuto salutare. Con Alpha, Ducournau costruisce un memoriale cinematografico, un monumento intimo ed eterno.

Il film nato dalla paura e dalla memoria

Contrariamente a quanto avvenuto con Titane, Ducournau ha dichiarato che Alpha non nasce da un sogno. L’idea l’accompagnava da anni, ma la scrittura vera e propria ha richiesto circa un anno e mezzo. È stato un processo triste, che riflette l’incertezza del nostro presente. La regista ha attinto alle paure della sua infanzia negli anni ’90, quando cresceva convinta che sarebbe stata la prossima a morire, in un mondo che vedeva spegnersi intorno a lei.

Significato di Alpha

Alpha è un’opera sull’emancipazione più radicale, quella dal legame materno, e allo stesso tempo un racconto sulla memoria collettiva delle crisi e delle perdite che hanno segnato intere generazioni. I corpi pietrificati, le canzoni che danno voce ai personaggi, il tono crepuscolare e intimo: tutto converge a costruire un’opera che parla di vita e morte con delicatezza, senza cercare la potenza dello shock, ma con la dolcezza del ricordo e la potenza del dolore.

Con Alpha, Julia Ducournau conferma la sua volontà di sorprendere, di non essere mai dove il pubblico si aspetta. Un film-memoriale, che coniuga la fragilità del legame più primordiale con l’urgenza di ricordare chi non c’è più.

Jurassic Park: la spiegazione del finale del film

Jurassic Park: la spiegazione del finale del film

Il finale del Jurassic Park potrebbe non essere complicato come quello di alcuni blockbuster fantascientifici, ma il thriller catastrofico di Steven Spielberg sul “parco a tema andato male” presenta diversi livelli di lettura che non tutti hanno colto alla prima visione. Uscito nel 1993, Jurassic Park è stato un enorme successo per Spielberg ed è diventato uno dei rari blockbuster ad aver ottenuto sia il plauso della critica che il successo commerciale.

Il film è infatti stato una vera e propria rivoluzione, introducendo in maniera ancor più massiccia l’utilizzo della computer grafica, qui utilizzata per ridare vita sul grande schermo a dinosauri estintisi milioni di anni fa. Con la semplice storia di un parco a tema popolato da dinosauri clonati che presto si trasforma in un incubo, il film ha saputo fondere con grande efficacia il commento sulla sperimentazione scientifica con l’azione. In questo articolo, andiamo allora ad approfondire il finale del film e il suo significato.

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Perché il T-Rex salva gli esseri umani nel finale di Jurassic Park

La ricomparsa a sorpresa del T-Rex alla fine di Jurassic Park è un momento di azione blockbuster profondamente soddisfacente, con la musica che cresce e il mostro principale del film che salva accidentalmente gli umani rimasti dai raptor. È un ottimo esempio di aspettativa sovvertita, poiché lo spettatore a questo punto ha probabilmente dimenticato il T-Rex, grazie alla tesa caccia dei raptor attraverso il centro visitatori. Ma la scena ha uno scopo che va oltre quello narrativo.

In termini tematici, l’immagine del T-Rex in piedi tra le rovine del centro visitatori mentre cade lo striscione di benvenuto è simbolicamente significativa, poiché mostra che la vita troverà davvero “una via”, con il T-Rex che sopravvive anche se il parco a tema per cui è stato creato va in rovina. La vita creata per Jurassic Park prospera, mentre l’arroganza e la presunzione che hanno cercato di contenerla vanno in frantumi.

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Alan Grant cambia profondamente come personaggio

L’evoluzione del personaggio del dottor Alan Grant nel primo Jurassic Park rispecchia ciò che il film cerca di dire sul “trovare una via”. L’inquadratura di Sattler che guarda con approvazione Grant assopito mentre i bambini riposano sulla sua spalla rappresenta la sua crescita come personaggio. All’inizio del film, Grant che terrorizza un bambino in visita allo scavo archeologico dimostra di non essere bravo con i bambini, ma durante l’azione di Jurassic Park, i bambini finiscono per affidarsi a lui.

Grant, progressivamente, si dimostrerà all’altezza della sfida. Il fatto che dormano sulla sua spalla dimostra che ora è una figura paterna stabile, e il personaggio di Neill, precedentemente distaccato, ha dimostrato grande abilità nel ruolo di genitore che è stato costretto ad assumere. Quando il film lascia alle spalle le isole di Jurassic Park, la vita ha trovato un modo per maturare e sviluppare il personaggio di Grant.

Cosa succede a Ray Arnold in Jurassic Park

Sebbene la sua morte non sia mostrata sullo schermo, Ray Arnold è decisamente morto alla fine dell’azione di Jurassic Park. Il motivo per cui non lo si vede più dopo che è andato a riavviare manualmente il sistema dell’isola è che i raptor sono riusciti a dargli la caccia e ucciderlo, un destino fortemente suggerito dalla scoperta del suo braccio mozzato da parte della Sattler.

Per una strana coincidenza, una tempesta tropicale nella vita reale ha impedito alla produzione di girare la scena della morte del personaggio di Samuel L. Jackson, lasciando alcuni spettatori a interrogarsi sul suo destino. Anche se il suo smembramento non è mai stato messo in scena, il personaggio è comunque canonicamente deceduto, secondo la serie di Jurassic Park.

Il Jurassic Park è stato un fallimento (ma ha ancora un futuro)

La fine di Jurassic Park lascia in vita non solo Grant, Sattler, il dottor Ian Malcolm e i bambini, ma anche il proprietario del parco John Hammond (l’eccentrico miliardario che ha finanziato l’intera impresa). Questo è importante, poiché il film descrive il fallimento del parco come causato specificamente dalla decisione pericolosa e maliziosa di Dennis Nedry di compromettere i sistemi interni, piuttosto che dall’idea intrinsecamente letale di un parco a tema sui dinosauri.

Nedry viene ucciso dopo aver causato il fallimento del parco, e non c’è motivo di pensare che il parco non avrebbe funzionato se lui non fosse intervenuto. Le azioni di una manciata di cattivi, come Dennis Nedry e Dodgson (che ritorna in Jurassic World – Il Dominio), hanno portato al fallimento dell’omonimo parco, quindi, con Nedry neutralizzato, il finale apre decisamente alla possibilità di tornare sulle isole per cercare di rimediare ai suoi fallimenti nei sequel. Cosa che poi con i film successivi è effettivamente avvenuta.

Cosa significano gli uccelli alla fine di Jurassic Park

Lo stormo di pellicani visto dai sopravvissuti seduti nell’elicottero alla fine di Jurassic Park ha due significati metaforici. Sono i primi animali normali che il gruppo vede dopo la capra divorata da un T-Rex fuori campo all’inizio del film, quindi la loro presenza è un confortante promemoria del fatto che i personaggi stanno tornando alla normalità dopo la follia dell’omonimo parco. Tuttavia, all’inizio del film, è stato anche fatto un paragone tra i dinosauri e gli uccelli che si sono evoluti da essi.

Jurassic Park utilizza questa scena anche per illustrare che, come i pellicani, i dinosauri non sono necessariamente mostri, ma piuttosto solo un’altra delle maestose creazioni della natura (anche se una delle più pericolose) e, con gli esseri umani scomparsi e l’isola tutta per loro, presto torneranno anche loro alla “normalità”. Inoltre, in termini di narrazione pratica, vedere gli uccelli volare via dall’isola ricorda agli spettatori che l’elicottero non è l’unico mezzo in grado di lasciare Isla Nublar, preparando così il terreno per i sequel.

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Il vero significato del finale di Jurassic Park

Jurassic Park affronta dunque il tema dei pericoli insiti nel tentativo dell’uomo di giocare a fare Dio, ma nel film di Spielberg l’esperimento di Hammond non viene condannato in modo esplicito quanto il suo intento di trarne profitto. La sua decisione di fidarsi di dipendenti amareggiati e sottopagati come Dennis Nedry porta al fallimento del parco a tema piuttosto che l’atto stesso di clonare i dinosauri, e la sua scelta di clonare predatori più “emozionanti” (leggi: redditizi) come il T-Rex mette in pericolo gli occupanti del parco.

La sopravvivenza dei dinosauri di Jurassic Park suggerisce che la vita “troverà una strada”, indipendentemente dal fatto che le intenzioni malvagie di Nedry o la ricerca del profitto di Hammond compromettano gli esperimenti. Sattler, Grant e il resto del cast descrivono spesso i dinosauri come bellissimi, nutrono una vera e propria venerazione per loro e sono intimoriti dalla loro presenza.

Pertanto, il film suggerisce che i dinosauri non sono mostri, ma gli esseri umani che li clonano devono stare attenti, poiché la vita sopravviverà sempre anche se gli esseri umani che cercano di controllarla non sono così fortunati. I tentativi di Hammond di trarre profitto dalla maestosità dei dinosauri vengono puniti con la distruzione del suo parco, mentre i tentativi di Nedry di rubare il DNA dei dinosauri vengono puniti in modo più diretto con la sua morte raccapricciante.

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Jane Got a Gun: la spiegazione del finale del film

Jane Got a Gun: la spiegazione del finale del film

Jane Got a Gun (2015) rappresenta un capitolo peculiare nella filmografia di Gavin O’Connor, regista noto per film come Warrior e The Accountant, in cui i protagonisti si trovano sempre a fare i conti con lealtà, conflitti personali e un contesto ostile. In questo western, O’Connor mantiene il suo interesse per i legami umani e la tensione morale, declinandoli in un’ambientazione che richiama il cinema classico americano. La produzione travagliata – con regista e cast cambiati più volte – non impedisce al film di mostrare la solidità del tocco registico di O’Connor.

Al centro della vicenda spicca la presenza di Natalie Portman, non solo protagonista ma anche produttrice del film, che interpreta una donna costretta a difendere la propria famiglia in un mondo dominato dalla violenza maschile. La sua Jane è una figura complessa, segnata dalla sofferenza e dalla determinazione, in grado di dare al western una sensibilità diversa da quella tradizionale. Accanto a lei, Joel Edgerton ed Ewan McGregor completano un cast che unisce intensità e carisma, contribuendo a rendere il film più stratificato di quanto possa apparire a prima vista.

Dal punto di vista del genere, Jane Got a Gun si colloca nella tradizione del western crepuscolare, in cui i miti della frontiera vengono rivisitati alla luce di un’umanità fragile e imperfetta. I temi della vendetta, della resilienza e della sopravvivenza si intrecciano con riflessioni su amore e fiducia tradita, richiamando opere come Gli spietati di Clint Eastwood o Il Grinta dei fratelli Coen, dove i protagonisti si muovono in una frontiera segnata dalla brutalità ma anche dalla ricerca di riscatto. Nel prosieguo dell’articolo ci soffermeremo in particolare sul finale del film, analizzandone significato e implicazioni tematiche.

La trama di Jane Got a Gun 

Jane Got a Gun è incentrato su Jane Hammond (Natalie Portman), che ha costruito una nuova vita con il marito Bill “Ham” Hammond (Noah Emmerich) dopo essere stati tormentati da una banda di fuorilegge chiamati Bishop Boys. La coppia si ritrova però ancora una volta nel mirino della banda quando Ham incappa in un duello con Colin (Ewan McGregor), capo della gang. Jane, che non ha nessuno a cui rivolgersi, chiede quindi aiuto al suo ex fidanzato Dan Frost (Joel Edgerton). Perseguitata da vecchi ricordi, il passato di Jane incontra il presente in una battaglia al cardiopalma per la sopravvivenza.

La spiegazione del finale del film

Nel terzo atto di Jane Got a Gun, la tensione raggiunge il culmine quando la banda di Bishop assedia la casa di Jane e Dan. Le trappole preparate nel terreno esplodono, falciando gran parte dei fuorilegge, ma lo scontro continua feroce e senza tregua. Per proteggere Ham, ormai morente, i due lo nascondono sotto le assi del pavimento, ma le sue ferite sono troppo gravi e l’uomo muore durante l’attacco. La battaglia prosegue con Jane e Dan che, feriti ma determinati, resistono ai pochi superstiti, fino a trovarsi faccia a faccia con Bishop stesso.

Il duello finale tra Jane e Bishop segna la vera resa dei conti. Bishop riesce quasi a sopraffare Dan, ma Jane interviene alle sue spalle, ribaltando la situazione. L’uomo tenta un ultimo disperato ricatto emotivo, rivelando che Mary, la figlia che Jane credeva morta, è ancora viva e prigioniera al bordello. Dopo un confronto carico di odio e dolore, Jane lo uccide, ponendo fine a un capitolo di violenza e soprusi. Con Dan, la donna si reca quindi al bordello, libera Mary e la riporta con sé, riunendo finalmente una famiglia segnata dalle cicatrici ma pronta a ripartire.

Natalie Portman in Jane Got a Gun

Il finale assume una forte valenza simbolica: la morte di Ham non è solo la perdita di un marito, ma la chiusura definitiva con un passato di menzogne e colpe che non appartenevano del tutto a Jane. La sua uccisione di Bishop diventa così un atto di liberazione, un gesto che restituisce dignità a lei e alla sua famiglia. Al tempo stesso, la rivelazione su Mary trasforma una tragedia in un nuovo inizio, ribaltando il tema del lutto in quello della rinascita.

Per lo spettatore, il film suggerisce che la vera forza non risiede nella violenza, ma nella resilienza e nella capacità di sopravvivere alle ferite del destino. Jane emerge come un’eroina atipica del western: non una vendicatrice spietata, ma una donna che lotta per proteggere i propri cari, per non farsi più sopraffare da uomini e potere. Il legame ricostruito con Dan aggiunge inoltre un tocco di speranza, indicando la possibilità di guarigione emotiva anche dopo anni di dolore.

In definitiva, Jane Got a Gun lascia un messaggio chiaro: il coraggio di affrontare i propri fantasmi e la determinazione a non arrendersi possono cambiare il corso della vita. Il film trasforma un racconto di sangue e vendetta in una riflessione sulla famiglia, sull’amore ritrovato e sulla possibilità di ricominciare. Il viaggio di Jane, da vittima a protagonista della propria storia, diventa così un manifesto di resilienza e autodeterminazione femminile all’interno di un genere tradizionalmente dominato dagli uomini.

The Lost Bus: nuovo trailer del thriller con Matthew McConaughey

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The Lost Bus: nuovo trailer del thriller con Matthew McConaughey

Dopo la première mondiale di The Lost Bus alla 50ª edizione del Toronto International Film Festival, dove i critici hanno salutato il film come “un classico istantaneo” e una “celebrazione del semplice eroismo, della comunità e del superamento delle avversità” che “ti tiene con il fiato sospeso e con il cuore in gola”, Apple Original Films ha svelato un secondo trailer dell’attesissimo nuovo thriller diretto dal candidato all’Oscar Paul Greengrass in arrivo su Apple TV+ il prossimo 3 ottobre.

Ispirato a fatti realmente accaduti, The Lost Bus è una corsa ad alta tensione attraverso uno degli incendi boschivi più letali nella storia degli Stati Uniti in cui uno sbandato autista di scuola bus (il premio Oscar Matthew McConaughey) e un’insegnante affettuosa (America Ferrera, vincitrice di Emmy, SAG e Golden Globe) lottano per salvare 22 bambini intrappolati in un inferno di fiamme.  Oltre a McConaughey e Ferrera, il cast include anche Yul Vazquez, Ashlie Atkinson e Spencer Watson.

Scritto da Paul Greengrass e Brad Ingelsby, che sono anche produttori esecutivi, il film è prodotto da Gregory Goodman, Jason Blum per Blumhouse Productions, Jamie Lee Curtis per Comet Pictures ed è basato sul libro “Paradise: One Town’s Struggle to Survive an American Wildfire” di Lizzie Johnson, anche lei produttrice esecutiva come pure Amy Lord.