I Marvel Studios hanno diffuso un nuovo
entusiasmante trailer di I
Fantastici Quattro: Gli Inizi. Il nuovo film
stabilisce meglio le dinamiche tra Mister Fantastic, la Donna
Invisibile, la Torcia Umana e la Cosa, e conferma che Sue Storm è
incinta. Vediamo finalmente anche gli eroi in azione, compresi i
poteri elastici di Reed Richards. Era l’unico membro della squadra
a non mostrare le sue capacità nel
teaser precedente, il che ha fatto pensare che questa Variante
potesse essere priva di poteri, ma fortunatamente non è così.
Il più grande punto di discussione è
però l’apparizione del Silver Surfer femminile del
MCU (si pensa che sia Shalla-Bal, non un Norrin
Radd scambiato di genere). Il personaggio, interpretato da
Julia Garner, ha un aspetto interessante e viene
mostrato qui mentre esegue gli ordini di Galactus. Di quest’ultimo,
tuttavia, qui vediamo solo i suoi piedi giganteschi mentre cammina
per le strade di New York.
Il film I
Fantastici Quattro: Gli Inizi è atteso al cinema il
25 luglio 2025. Come al solito con
la Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti,
i Fantastici Quattro sono astronauti che
vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi
cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il
suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la
fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per
diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il
fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà
la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene
completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi
arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super
forza.
Fanno parte del cast anche
Julia Garner, Paul
Walter Hauser, John
Malkovich, Natasha
Lyonne e Ralph
Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato
da Kevin
Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in
degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di
Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro
protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che
conosciamo. Franklyn e Valeria
Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero inoltre
comparire nel film.
Avrebbe dovuto dirigere
Scream
VIIChristopher Landon, ma
ha infine
abbandonato il progetto per via di
problematiche sorte nel corso della realizzazione. Un vero
peccato, dato quello che aveva già dimostrato con Auguri
per la tua morte e che ribadisce ancor di più con il
nuovo Drop – Accetta o rifiuta, ovvero di
essere abilissimo nel muoversi del territorio del thriller,
costruendo immagini e sequenze capaci di far dimenticare anche
qualche leggerezza nella sceneggiatura. Con il nuovo film – scritto
da Jillian Jacobs e Chris
Roach (autori di Obbligo
o veritàe Fantasy
Island) – entriamo infatti all’interno di un perverso
gioco che, con pochi elementi, riesce a tenere in tensione per
tutti i suoi 95 minuti di durata.
La trama di Drop – Accetta o rifiuta
Protagonista del film
è Violet (Meghann Fahy,
vista in The White Lotus), una madre
vedova al suo primo appuntamento dopo anni. Arrivata nel ristorante
di lusso dove si svolgerà la serata, si sente sollevata dal fatto
che il suo accompagnatore, Henry (Brandon
Sklenar, visto in 1923), è
più affascinante e bello di quanto si aspettasse. Ma la loro intesa
inizia a incrinarsi quando Violet inizia a essere irritata e poi
terrorizzata da una serie di messaggi anonimi al suo telefono. La
cosa prende infatti una brutta piega quando il misterioso
disturbatore le fa capire che se non farà quello che dice, suo
figlio verrà ucciso. Per Violet, ha così inizio il più inaspettato
degli appuntamenti romantici.
Christopher Landon si diverte e
convince con Drop – Accetta o rifiuta
Che la tecnologia si oggi la
principale fonte di ispirazione per i generi thriller e horror è
indubbio. Al di là di una serie come
Black Mirror, film come
Unfriended, M3GAN o il
recente Companion
sono solo alcuni degli esempi possibili su come queste tipologie di
film stiano proponendo nuovi brividi appoggiandosi a realtà ormai
diffuse e note a tutti, raccontandoci così anche delle
degenerazioni della nostra società. Drop – Accetta o
rifiuta fa altrettanto, proponendosi però non tanto con un
commento sociale (che comunque c’è) quanto come un puro
divertissement, conduncendoci all’interno di un
giallo da risolvere a colpi di messaggi, meme e telecamere di
sorveglianza.
Ecco allora che Landon dà sfogo alla
sua creatività, modellando la messa in scena per rendere quanto più
dinamico e accattivante possibile un film che si svolge grossomodo
in un unico ambiente. Tra virtuosismi con la macchina da presa,
giochi di luci ed efficaci scritte in sovraimpressione che ci
permettono di sapere cosa viene scritto a Violet, siamo portati ad
entrare sempre più nel vivo della situazione, iniziando a provare
la stessa angoscia della protagonista. Perché ognuno dei presenti
nel ristorante può essere il responsabile di quanto sta accadendo e
così lo sguardo si impegna a fare attenzione ad ogni dettaglio in
cerca della soluzione.
Landon si diverte così a proporre
suggerimenti ma anche depistaggi, facendo bene attenzione a dosare
gli ingredienti di questo thriller affinché il ritmo e la tensione
non vengano mai meno. Riesce a farci sospettare di tutti (merito
anche di convincenti interpretazioni, soprattutto di di Fahy e
Sklenar), talvolta in modo non propriamente genuino, ma sempre con
l’obiettivo di mantenere con sé quell’attenzione dello spettatore
catturata sin dai seducenti titoli di testa del film. E come si
diceva, si passa così anche sopra alcune ingenuità nella
sceneggiatura, alcuni punti di essa che non tornano e anche sopra
alcuni più ampi buchi. Perché qui più che mai l’importante non è il
cosa, ma il come.
Ma Drop – Accetta o
rifiuta non è tutto muscoli e niente cervello, anzi. Il
film, sin dalle primissime scene, stabilisce l’intenzione di
parlare di violenza all’interno delle relazioni, di soprusi, di
incapacità di reagire ai propri oppressori. È quello che
caratterizza Violet, uscita da una relazione tossica che l’ha
portata ad un passo dalla morte. Seppur non in modo esplicito e
anzi apparentemente slegato da questo tema, il resto del film si
basa sul suo ritrovarsi nuovamente in una situazione di
subordinazione rispetto a qualcuno che la controlla in ogni sua
mossa e la comanda minacciando ciò che lei ha di più caro. Così
facendo la protagonista è costretta a confrontarsi con il proprio
passato, cercando però di non rifare gli stessi errori.
Si tratta di un aspetto che, come
già detto, rischia di passare in secondo piano rispetto alla
brillante confezione con cui Landon impacchetta il tutto, ma è quel
valore in più che permette al film di dotarsi di una carica
ulteriore. Proprio alla luce di ciò, è difficile non pensare con
malinconia a cosa avrebbe potuto realizzare con Scream
VII (che con Drop – Accetta o rifiuta
presenta diverse analogie, a partire dall’assassino che gioca con
la propria vittima), ma ci si può rincuorare nel vedere questo suo
nuovo film, che diverte, spaventa e, guardando a più riprese ad un
modello come AlfredHitchcock,
porta in modo intelligente a stare col fiato sospeso in vista della
risoluzione finale.
Per la prima
volta, MUBI, il distributore globale, piattaforma di
streaming e casa di produzione, stringe una prestigiosa partnership
con i David
di Donatello per promuovere e supportare il cinema
italiano emergente, coinvolgendo personalità di spicco del panorama
cinematografico nazionale e dando voce a nuovi talenti e
generazioni della scena contemporanea.
Nell’ambito di questa
collaborazione, MUBI ha acquisito i cinque
cortometraggi finalisti ai David di Donatello 2025, che saranno
disponibili in esclusiva sulla piattaforma dall’8 maggio. I titoli
selezionati rappresentano uno spaccato vivace e diversificato del
nuovo cinema italiano:
– Domenica sera di Matteo Tortone
– La confessione di Nicola Sorcinelli
– La ragazza di Praga di Andree Lucini
– Majonezë di Giulia Grandinetti
– The Eggregores’ Theory di Andrea
Gatopoulos
La partnership si
arricchisce inoltre con una nuova stagione del podcast originale
MUBI “VOCI
ITALIANE CONTEMPORANEE: Speciale David di Donatello“,
realizzato in collaborazione con Chora Media e condotto dal
giornalista Mattia Carzaniga.
A partire dal 24
aprile, la quarta stagione del podcast sarà disponibile su tutte le
principali piattaforme audio. In ogni episodio, le registe e i
registi in nomination per il Miglior Cortometraggio dialogano con
alcune figure di spicco del cinema italiano – Valeria Golino,
Gabriele Mainetti, Roberto Minervini, Maura Delpero e Romana
Maggiora Vergano – in un incontro intergenerazionale capace di
unire sguardi, esperienze e visioni del futuro.
Come nelle precedenti
stagioni, MUBI Podcast VOCI ITALIANE CONTEMPORANEE si
conferma una piattaforma di racconto e riflessione sul presente e
il futuro del cinema italiano, accogliendo voci emergenti e
affermate in conversazioni autentiche e coinvolgenti.
Attraverso questa
iniziativa, MUBI e i David di Donatello ribadiscono il
loro impegno comune nella valorizzazione del talento creativo
italiano, offrendo visibilità e spazio espressivo a una nuova
generazione di cineasti e cineaste pronti a raccontare il mondo da
prospettive nuove, coraggiose, personali.
Mattia Carzaniga, classe
1983, è giornalista e autore, specializzato in cinema e cultura.
Collabora con numerose testate ed è responsabile della sezione
Cinema & TV di Rolling Stone Italia. Dal 2021 è inviato per Rai
Movie sui red carpet dei festival di Venezia, Roma e Torino. È
autore di saggi come L’amore ai tempi di Facebook (2009, Baldini
Castoldi Dalai, con Pippo Civati) e Facce da schiaffi (2011, add
editore). Con Chora Media ha già collaborato per il podcast Gregory
Crewdson. Eveningside (2022) e ha partecipato alla prima edizione
del MUBI Fest come moderatore degli incontri con i protagonisti
della rassegna.
La seconda e ultima stagione di
The
Sandman arriverà alla sua “emozionante conclusione”
quest’estate su Netflix con un lancio in due parti. Netflix ha deciso
di dividere la seconda stagione in due volumi, il primo composto da
sei episodi in uscita il 3 luglio e il secondo da cinque episodi in
uscita il 24 luglio.
Oltre all’annuncio della data di
uscita, Netflix ha presentato il primo teaser trailer per l’ultima
stagione di The
Sandman, che anticipa una grande reunion per Sogno
(Tom Sturridge) e la sua famiglia di fratelli
Endless. Il teaser è visibile qui sotto.
Netflix e lo showrunner di The
Sandman Allan Heinberg avevano pianificato che la
seconda stagione sarebbe stata l’ultima, anche prima delle vicende
legali che hanno coinvolto Neil Gaiman, autore della serie a
Fumetti originale. Tuttavia, lo streamer non ha confermato la fine
della serie fino a gennaio di quest’anno, cosa che ha coinciso con
le accuse di molestie sessuali rivolte all’autore.
Secondo la descrizione del secondo e
ultimo capitolo di The
Sandman, “Dopo una fatidica riunione di famiglia,
Sogno degli Eterni (Tom Sturridge) deve affrontare
una decisione impossibile dopo l’altra nel tentativo di salvare se
stesso, il suo regno e il mondo reale dalle epiche conseguenze
delle sue malefatte passate. Per fare ammenda, Sogno deve
confrontarsi con amici e nemici di lunga data, divinità, mostri e
mortali. Ma il cammino verso il perdono è pieno di colpi di scena
inaspettati, e la vera assoluzione potrebbe costargli tutto. Basata
sull’amata e pluripremiata serie di fumetti DC, la seconda stagione
di The
Sandman racconterà l’arco narrativo di Sogno per
intero fino alla sua emozionante conclusione.”
La seconda stagione di The
Sandman vede protagonisti Sturridge insieme a:
Kirby Howell-Baptiste, Mason Alexander Park, Donna Preston,
Esmé Creed-Miles, Adrian Lester, Barry Sloane, Patton Oswalt,
Vivienne Acheampong, Gwendoline Christie, Jenna Coleman, Ferdinand
Kingsley, Stephen Fry, Asim Chaudhry, Sanjeev Bhaskar, Razane
Jammal, Ruairi O’Connor, Freddie Fox, Clive Russell, Laurence
O’Fuarain, Ann Skelly, Douglas Booth, Jack Gleeson, Indya
Moore e Steve Coogan.
La nuova serie TV di Netflix,
Ransom Canyon, potrebbe iniziare come una
qualsiasi altra serie televisiva ma a metà strada il dramma esplode
in tutta la sua potenza. Tuttavia, è al finale che si deve prestare
molta attenzione. Ma andiamo con ordine. Cosa succederebbe se si
prendesse l’intera premessa di Virgin River e la si ambientasse nei ranch
del Texas? È quello che ha fatto questa nuova serie, aggiungendo
una leggera spruzzata di sfruttamento del territorio in stile
Yellowstone.
Protagonisti sono
Staten (Josh
Duhamel) e Quinn (Minka
Kelly), innamorati che non sembrano mai sapere come
tenersi stretti l’uno all’altra. All’inizio della stagione, il
rivale di Staten, Davis (Eoin
Macken), ha messo gli occhi su Quinn, mentre il nuovo
arrivato Yancy (Jack Schumacher)
ha una sua storia nascosta. Questo è solo un assaggio della
frustrazione romantica e delle relazioni complicate in questa città
immaginaria, basata sulla serie di libri originali di Jodi
Thomas. Il finale di Ransom Canyon
diventa poi molto più confuso, quindi ecco una sua spiegazione.
La morte di Cap cambia il futuro di
Yancy in Ransom Canyon
Alla fine della stagione è
Cap (James Brolin) a
incontrare la morte. Gli spettatori apprendono che
Yancy è suo nipote, in cerca di una sistemazione
nel suo ranch con la scusa di essere un vagabondo. Quello che si
scopre solo molto più tardi è che Yancy è davvero lì per cercare di
truffare Cap. Il ragazzo è sì suo nipote e sta andando a trovare la
nonna che vive nella casa di riposo locale. Ma le sue ragioni per
truffare sono diverse. Cresciuto dalla madre, congedata da Cap al
funerale del padre, Yancy non ha mai saputo chi fosse il suo
genitore.
Vedendo un annuncio su un giornale
locale riguardante il ranch di Cap e il suo valore, ha pensato che
fosse tutto da giocare. Ovviamente, non è andata affatto così.
Quando Yancy si innamora della ragazza del posto,
Ellie (Marianly Tejeda), lei
impara che per ogni cosa cattiva che Yancy sembra fare, lui la
compensa con qualcosa di straordinariamente buono. Durante
l’allarme uragano della città, Yancy riesce infatti a salvare sua
nonna e Cap, ma questo porta a qualcosa di più brutto. Mentre la
madre di Reid subisce il colpo di essere
pubblicamente coinvolta con la compagnia petrolifera che vuole
gestire Ransom, Davis racconta a Cap la verità di
Yancy.
Quando il ragazzo torna al ranch,
trova Cap sul portico con un fucile, che lo fa entrare per la resa
dei conti.Con Yancy assente, tocca a Staten fare
visita a Cap. Staten gli ricorda di sentirsi in colpa per quanto
accaduto al funerale, spingendo Cap a passare anni a cercare Yancy
alle sue spalle. Avendo bisogno di un momento di pausa, Cap fa un
giro a cavallo per riflettere, ma viene colto da un infarto sotto
un albero del suo terreno. Yancy fa poi un ritorno miracoloso:
Ellie lo trova e gli dice che Cap è scomparso.
Trascorre tutta la notte a cercarlo
e alla fine lo trova nelle prime ore del mattino. La foto dei
genitori di Yancy è nella mano di Cap, con Yancy che lo abbraccia
in lacrime. Ora che la città sa che Yancy è il nipote di Cap, il
ranch è ufficialmente suo. Con il crollo della tregua tra Davis e
Staten (di cui si parlerà più avanti), Yancy giura di non vendere
mai la terra. Inizia a lavorare con Staten per assicurarsi che la
Ewing Oil non affondi più di quanto non sia già a Ransom.
Ellie trova la moglie segreta di
Yancy
Ci si potrebbe poi chiedere che fine
facciano Ellie e Yancy. Dopo l’uragano, Ellie viene riconquistata
dal suo atto di coraggio e sembra che il loro futuro sia segnato
quando Yancy le chiede di sposarlo. Tuttavia, la gioia dura poco.
Una delle scene finali dell’episodio 10 di Ransom
Canyon mostra Ellie che viene avvicinata da una donna che
le dice che sta cercando Yancy. Quando Ellie chiede perché, la
donna dice di essere sua moglie. È importante sottolineare che non
sappiamo ancora chi sia realmente Yancy. La nostra donna segreta
conosce sicuramente la verità, e speriamo di scoprirla noi stessi
in una seconda stagione.
Chi ha ucciso Randall?
Nel primo episodio di Ransom
Canyon, vediamo il figlio di Staten,
Randall, ucciso quando la sua auto esce di strada.
La polizia lo considera un incidente autoinflitto, ma Staten è
convinto che il responsabile sia un altro veicolo. Questo viene
confermato quando trova un pezzo di rottame di camion nello stesso
punto in cui Randall è stato ucciso, ma agli spettatori viene fatto
credere che si tratta di un depistaggio. Dopo che i filmati delle
telecamere a circuito chiuso hanno mostrato Reid
(Andrew Liner) con lo stesso camion in un’officina
locale, è stato inquadrato a pieno titolo.
Quando viene avvicinato dai
poliziotti al rodeo nell’episodio 5, è chiaro che Reid sta
nascondendo qualcosa… ma non solo quello che pensiamo. Invece di
uccidere il cugino, ha portato il camion a riparare solo come
“favore” chiesto da Kit (Casey W.
Johnson). Kit gli aveva venduto della droga, quindi per
evitare di essere scoperto, Reid ha fatto quello che gli era stato
detto, senza fare domande. E qui le cose si complicano un po’:
nemmeno Kit era il responsabile.
Al contrario, si è preso la colpa
per il vero colpevole, la madre di Lauren (Lizzy
Greene). I due avevano una relazione alle spalle di Lauren e di suo
padre, che guarda caso è lo sceriffo locale. Kit e sua madre erano
entrambi ubriachi e questa esperienza spiega perché la donna se ne
sia andata all’improvviso quando Lauren l’ha rimproverata di aver
bevuto. Alla fine di Ransom Canyon, quasi tutti
sanno cosa è successo veramente e sono pronti a tenere le cose
nascoste quando Kit si rifiuta di dire la verità. Tutti, tranne
Lucas (Garrett Wareing).
Con Reid che tratta male Lauren e la
stessa Ransom che tratta male Lucas, abbiamo fatto il tifo per loro
fin dal primo giorno. Per fortuna, alla fine della stagione i due
sono già una coppia, ma probabilmente le cose non resteranno così a
lungo. Innanzitutto, Lucas non ha idea di ciò che ha fatto Kit,
mentre tutti i suoi cari sono responsabili della sua copertura.
Proprio nel finale di stagione, vediamo Kit avvicinarsi a Lucas
come se fosse finalmente pronto a rivelare tutto. Ma proprio quando
Kit sta per aprire la bocca, la scena si interrompe.
Il secondo motivo è il futuro di
Lucas. Lucas si è impegnato a fondo con Lauren, credendo che tutto
ciò che faranno sarà fatto insieme dopo le conseguenze
dell’uragano. La caviglia di Lauren è stata gravemente ferita nel
caos, il che significa che il suo biglietto per lasciare la città –
i provini di cheerleader – non è più praticabile. Allo stesso
tempo, Lucas arriva in soccorso di Staten. Mentre la città si
barrica nel bar di Quinn, Lucas trova una soluzione ai problemi
economici di Staten con il ranch che utilizza turbine eoliche.
Si scopre poi che il nostro
emarginato sociale è una specie di genio. Scopriamo che ha ricevuto
lettere da Harvard a Yale, ma dopo l’uragano (e anche prima, in
tutta onestà), stava per rifiutare tutto per Lauren. Giurando di
rimanere in città per darle stabilità, guarda con tristezza le sue
lettere quando arriva Kit, sapendo che sta rinunciando a qualcosa
che potrebbe cambiare la sua vita per sempre.
Staten e Quinn si dividono di
nuovo
Staten e Quinn sono due vicini di
casa che si desiderano da una vita, con Quinn che si dirige verso
Davis quando è stufa di aspettare che i suoi sentimenti siano
ricambiati da Staten. Man mano che Davis viene coinvolto nella
Ewing Oil, lo fa anche Quinn. È la prima ad accettare un
investimento per il suo bar, che le dà un’iniezione finanziaria di
cui ha disperatamente bisogno. David sembra però cambiare idea nel
corso della stagione e Staten lo convince quasi a mettere da parte
le loro divergenze. Se entrambi non vendono, le due famiglie
potrebbero unirsi e lasciare tutto a Reid.
Proprio quando Davis accetta l’idea,
si tira indietro. Perché scopre che Quinn e Staten si sono
ufficialmente messi insieme durante il blocco dell’uragano. Da quel
momento in poi, le cose tornano a essere ai ferri corti. Purtroppo,
lo stesso si può dire per la nuova coppia. Mentre la Ewing Oil
cerca rapidamente di recuperare il suo investimento dal bar, Quinn
non ha idea di come trovare i soldi. Fa diventare Ellie una socia
per aiutarla, ma alla fine decide di tornare alla sua prima
vocazione di pianista di formazione classica.
Dall’inizio della stagione, Quinn è
stata reclutata per degli spettacoli a New York e dice a Staten che
lascerà la città per accettare il lavoro per il bene comune. Invece
di essere solidale, Staten si infuria. Sostiene che è sempre stato
un piano di Quinn lasciarlo indietro invece di investire nella
costruzione di una vita con lui a Ransom. Ovviamente non è vero, ma
non vuole sentirsi dire il contrario. I due si separano in malo
modo, e Staten viene visto tagliare i braccialetti che Quinn ha
fatto per entrambi.
Sam e Davis complottano per
impadronirsi del ranch di Staten
Ma che ne è di Staten e Davis? La
situazione per loro non è delle migliori. Con Yancy dalla sua
parte, Staten si impegna a non vendere la sua terra, con
l’intenzione di mantenerla in famiglia. Tuttavia,
Sam (Brett Cullen), il padre di
Staten, è di parere opposto. Il più coinvolto pubblicamente nella
Ewing Oil, a parte Davis e la sua ex moglie, Sam è furioso con le
intenzioni di Staten. Sostiene che il consiglio di amministrazione
(in pratica tutti i cugini della famiglia) non si fida di lui, ma
il vero problema è sottotraccia. È amareggiato dal fatto che Staten
abbia lasciato il ranch al nonno, saltando completamente Sam. Sam
si sente l’erede legittimo del ranch e farà di tutto per
riaverlo.
Naturalmente, l’aiuto arriva sotto
forma di Davis. In una conversazione non correlata, Davis chiede a
Staten di dargli un pugno per risolvere una situazione contro
qualcun altro, cosa che Staten è fin troppo felice di fare. Il
pugno di Staten viene usato per risolvere la situazione con un
occhio nero, che viene invece usato per il complotto contro Staten.
Sam e Davis vengono visti insieme in un camion, mentre Sam dice al
consiglio di amministrazione di conoscere un modo per dimostrare
che Staten non è affidabile per gestire il ranch, volgendo lo
sguardo a Davis.
Sicuri di sé e convinti di
avere tutto sotto controllo: così si sentono i quattro protagonisti
di “Maschi Veri”, la commedia, in 8 episodi, con
Maurizio Lastrico, Matteo Martari, Francesco
Montanari e Pietro Sermonti, disponibile
solo su Netflix
dal 21 maggio. Ma la realtà è ben diversa perché oggi essere
“maschi veri” significa soprattutto mettersi in discussione.
Lo sanno bene Mattia
(Maurizio Lastrico), Massimo (Matteo Martari), Riccardo (Francesco
Montanari) e Luigi (Pietro Sermonti), quattro amici sulla
quarantina che, in un mondo che prova a cambiare verso la parità
sociale e di genere, si ritrovano, loro malgrado, ad affrontare i
propri pregiudizi e le conseguenze inaspettate che derivano dal
doversi mettere in discussione. Da sempre legati al loro status di
maschi alfa, i quattro amici dovranno improvvisamente riscoprire il
loro posto nella società e nelle dinamiche di coppia, senza
perdere, nel frattempo, loro stessi.
“Maschi veri”, una
produzione Groenlandia (società del gruppo Banijay), prodotta da
Matteo Rovere, è scritta da Furio Andreotti, Giulia Calenda e Ugo
Ripamonti e diretta da Matteo Oleotto e Letizia Lamartire. Nel cast
della serie anche Thony, Sarah Felberbaum, Laura Adriani, Alice
Lupparelli, con Corrado Fortuna e Nicole Grimaudo.
DETTAGLI SU Maschi Veri
Numero episodi: 8
Regia: Matteo Oleotto, Letizia Lamartire
Produzione: Groenlandia (società del gruppo
Banijay)
Prodotta da: Matteo Rovere
Produttore Esecutivo: Paolo Lucarini
Produttrice Delegata: Camilla Fava del Piano
Scritta da: Furio Andreotti, Giulia Calenda, Ugo
Ripamonti
Cast principale: Maurizio Lastrico, Matteo Martari,
Francesco Montanari, Pietro Sermonti, Thony, Sarah Felberbaum,
Laura Adriani, Alice Lupparelli, con Corrado Fortuna e Nicole
Grimaudo
Basata sulla serie creata da Alberto Caballero, Laura
Caballero, Daniel Deorador, Araceli Alvarez de Sotomayor e prodotta
da CONTUBERNIO, S.L.
Attenzione! Questo articolo
contiene SPOILER sulla prima stagione di Daredevil:
Rinascita.
Ora che la prima stagione di
Daredevil:
Rinascita è terminata, uno sguardo ai nove episodi ora
disponibili su Disney+ evidenzia
come il Marvel Cinematic Universe fosse
pronto a scatenare il sangue con la sua ultima serie
live-action.
Il cast di Daredevil: Rinascita includeva
veterani della serie originale e nuovi attori al loro debutto nel
MCU. Entrambi i tipi di personaggi
sono stati facili prede per morti scioccanti. Se c’è una cosa che
la serie ha sicuramente fatto bene, è stata sfruttare al meglio le
morti a sorpresa, che sono state utilizzate per far avanzare la
trama in modo significativo. Eccole in ordine di “apparizione”:
Foggy Nelson
La morte più importante della serie
MCU
Immagine dal trailer di Daredevil: Rinascita
Prima della première di
Daredevil: Rinascita, voci e video dal set avevano
fatto temere ai fan che Foggy Nelson sarebbe morto all’inizio della
serie. Ciò si è rivelato vero nell’episodio 1. Ora che la stagione
è finita, è stato rivelato che Vanessa Fisk ha convinto Bullseye a
uccidere Foggy in modo che il suo lavoro sul caso di “Dumb Benny”
non rivelasse il suo utilizzo di Red Hook come mezzo per riciclare
denaro.
L’episodio 1 non ha lasciato
presagire nulla di tutto questo, isolando la morte di Foggy a un
momento scioccante. La sua morte ha portato Matt a rinunciare a
essere Daredevil e ad allontanarsi da Karen. Nonostante le speranze
che Foggy si rivelasse vivo e sotto protezione testimoni alla fine,
come accade nei fumetti, Foggy sembra essere davvero morto.
Hector Ayala
Il tragico destino di Tigre Bianca
è stato un pugno allo stomaco
Immagine dal trailer di Daredevil: Born Again
Daredevil:
Rinascita ha svolto un ottimo lavoro nel mettere alla
prova la decisione di Matt di rinunciare alla sua vita da supereroe
per tutta la prima metà della stagione. Uno degli elementi più
importanti utilizzati a questo scopo è stato l’arrivo di un nuovo
eroe nel MCU. Non solo Tigre Bianca era un
personaggio complesso, che si trasformava facilmente in uno dei
personaggi più interessanti della serie, ma l’idea di avere Matt
che lo difendesse in tribunale ha permesso alla serie di esplorare
alcune importanti questioni su cosa significhi essere un eroe.
Hector Ayala era disposto a
rischiare la vita anche senza l’amuleto che gli conferiva i poteri
per salvare gli altri. Questo dimostra quanto fosse un eroe. Quando
Matt gli disse che avrebbe dovuto dimettersi da Tigre Bianca dopo
che il processo aveva rivelato la sua identità segreta, Hector gli
rispose che non poteva farlo perché essere Tigre Bianca era ciò che
doveva essere. Essere ucciso codardamente da Cole North, che
indossava un giubbotto antiproiettile del Punitore, è stato un modo
tragico per concludere la storia di Hector.
Agente Shanahan
Il motivo principale per cui la
storia di Tigre Bianca si è svolta in questo modo
Charlie Cox è Matt Murdock in Daredevil: Rinascita – Foto
gettyimages.com/Disney
L’agente Kel Shanahan era un
personaggio importante in Daredevil: Rinascita all’inizio, ma non
per i suoi ruoli degni di nota sullo schermo. Il suo più grande
contributo alla serie arriva con la sua morte. Shanahan era il
partner dell’agente Powell e i due stavano picchiando Nicky Torres,
il loro informatore, quando Hector Ayala entrò nella metropolitana
per fermarli. Pur non avendo i poteri di Tigre Bianca, Hector ebbe
la meglio nello scontro, che si concluse con Shanahan che inciampò
accidentalmente su di lui e fu investito da un treno in corsa.
Hector non sapeva che Shanahan e
Powell fossero poliziotti, poiché svolgevano il loro lavoro sporco
senza nulla che li identificasse visibilmente. La morte di Shanahan
avrebbe portato al processo di Tigre Bianca, ed è così che Matt
Murdock è stato convinto ad aiutare l’eroe e ha iniziato a
riflettere se fosse meglio aiutare gli altri come vigilante o come
avvocato. Sebbene l’agente Shanahan non abbia vissuto a lungo nella
serie MCU, la sua morte ha contribuito a
plasmare il viaggio di due eroi, Daredevil e Tigre Bianca, quindi
il suo impatto è stato positivo.
Adam
Wilson e Vanessa Fisk sono fatti
l’uno per l’altra
Ayelet Zurer e Vincent D’Onofrio in Daredevil:
Rinascita
Adam è stato uno dei tanti misteri
ricorrenti che si sono svolti durante la prima stagione di
Daredevil: Rinascita. Nel primo episodio della
serie, Kingpin ha rivelato alla moglie di sapere di Adam, con
Vanessa che gli ha chiesto di non ucciderlo. Con il procedere della
stagione, è stato rivelato che Adam era l’uomo con cui Vanessa
aveva tradito Wilson Fisk quando suo marito se n’era andato. Fedele
alla sua parola, Kingpin non ha ucciso Adam, ma lo ha imprigionato
in un luogo remoto e occasionalmente lo ha picchiato.
Verso la fine della stagione,
Kingpin ha deciso di rivelare tutto, cercando di riavvicinarsi alla
moglie. La serie di Daredevil ha poi mostrato come la coppia sia
davvero unita. Invece di infuriarsi, Vanessa ha accettato il
comportamento violento del marito e ciò che ha fatto ad Adam come
dimostrazione del suo amore per lei. Il misterioso ruolo del
personaggio nella serie MCU si conclude con Vanessa che
spara ripetutamente ad Adam, uccidendo il suo ex amante e
dimostrando come il suo matrimonio sia di nuovo forte.
Luca
Le famiglie criminali di New York
avevano bisogno di una presenza ricorrente
Daredevil: Rinascita da DISNEY ITALIA
Luca non era una figura importante
nella serie, ma ha avuto un ruolo importante in un paio di trame.
Mentre Wilson Fisk era lontano, sia in prigione che in seguito in
convalescenza dopo essere stato colpito da Echo,
Vanessa prende il controllo del suo impero criminale. Diventa la
governante delle Cinque Famiglie di New York. Poiché Vanessa non
gradiva il modo in cui il ritorno del marito aveva portato alla
diminuzione del suo potere, Luca emerge come il capo delle famiglie
criminali che avrebbe potuto avere un ruolo ricorrente per spingere
Vanessa ad andare contro Kingpin.
Le sue azioni portarono a due eventi
importanti. Il primo è la rapina in banca nell’episodio 5, che ha
luogo solo perché a Luca era stato ordinato di pagare un
risarcimento per essersi intromesso negli affari di un altro boss
criminale. Il secondo evento sarebbe stato il tentativo di Luca di
uccidere Fisk. Cerca di convincere Vanessa a tradire il marito e,
sebbene sembrasse che l’avesse fatto, Vanessa racconta tutto a
Fisk, mandando Luca a farsi uccidere senza tante cerimonie da Buck
al suo arrivo al ristorante dove Kingpin lo stava aspettando.
Muse
Uno dei principali cattivi della
serie destinato a una morte scioccante
La prima stagione di
Daredevil: Rinascita presenta alcuni cattivi di
spicco. Mentre Wilson Fisk continua a essere il principale nemico
del Daredevil di
Charlie Cox, le minacce fisiche che deve affrontare
nella serie MCU sono Muse, Bullseye e la Task
Force Anti-Vigilante. Tra i primi due cattivi principali, Muse è
stato costruito nel corso della stagione per ricoprire
potenzialmente un ruolo più importante di quello che ha svolto in
passato. Tuttavia, la storia del personaggio si è interrotta quando
ha deciso di attaccare Heather Glenn. I murales di Muse, dipinti
con il sangue delle sue vittime, lo hanno reso un cattivo
inquietante.
Nell’episodio 7, ha tentato di
aggiungere Heather alla sua crescente lista di vittime, ma sia lei
che Daredevil avevano qualcosa da ridire. Sebbene lo scontro tra
Muse e Daredevil nell’ufficio di Heather fosse violento e la
situazione urgente, non ci si aspettava che si concludesse con la
morte del cattivo. In aggiunta, il fatto che Muse sia stato ucciso
a colpi d’arma da fuoco da Heather è stato sorprendente. La sua
morte prematura è stata usata per dare alla Task Force
Anti-Vigilante di Fisk una vittoria importante, poiché il sindaco
si è attribuito il merito della morte di Muse.
Cole North
Il poliziotto corrotto è stato
responsabile di una morte grave
Daredevil: Rinascita
Cole North è uno dei membri più
importanti della Task Force Anti-Vigilante di Wilson Fisk. Il
sindaco ha riunito tutti i poliziotti corrotti che è riuscito a
trovare, e uno di loro aveva avuto un ruolo importante all’inizio
della stagione, ma è stato rivelato solo nel finale. North è stato
colui che ha ucciso White Tiger dopo che Matt è riuscito a vincere
il processo. Era la causa di tanta sofferenza e, nonostante ciò che
aveva fatto, Daredevil non voleva ucciderlo, cosa che il Punitore
si oppone.
Il ruolo di North nel finale serve a
chiudere quella parte in sospeso della trama di Tigre Bianca,
aprendo anche un nuovo dibattito morale sull’uccisione dei cattivi
tra Daredevil e il Punitore. Con una granata che esplode
nell’appartamento di Matt, dove si trovavano il poliziotto corrotto
e altri che Daredevil aveva messo KO, North non sarà uno dei
personaggi che passeranno alla seconda stagione, né dovrebbe, dato
che il suo arco narrativo si è concluso nel momento in cui è stato
rivelato come l’assassino di Tigre Bianca.
Commissario Gallo
Wilson Fisk non avrebbe mai potuto
abbandonare Kingpin
Infine, la morte più
importante nel finale della prima stagione di Daredevil: Rinascita
è stata quella del Commissario Gallo. Per gran parte della
stagione, Wilson Fisk, interpretato da
Vincent D’Onofrio, ha cercato di controllare i suoi
impulsi più violenti. Tuttavia, Kingpin ha dimostrato di avere
qualche falla, come quando ha tenuto Adam in ostaggio e si è recato
nella sua cella per farlo uscire e picchiarlo. Nel finale, Fisk ha
deciso di tornare alle sue abitudini da Kingpin, e il risultato è
stato brutale per Gallo.
La serie MCU ha avuto parecchie morti
sanguinose, ma quella di Gallo è stata quella che più sembrava
uscita da Daredevil di Netflix. Kingpin ha fatto esplodere senza sforzo la
testa del Commissario di Polizia a mani nude proprio di fronte alla
Task Force Anti-Vigilante. È stata la mossa di potere definitiva.
Gallo è morto affinché Kingpin potesse risorgere in Daredevil:
Rinascita.
L’emozionante nuovo film horror di
Ryan Coogler, I
Peccatori (qui
la recensione), ha non una ma ben due scene
post-credit, il che è una relativa rarità per un progetto
che non fa parte di un franchise o di una proprietà intellettuale
già consolidata. Prima di passare alla descrizione di queste scene,
ripercorriamo la trama del film: Michael B. Jordan interpreta i fratelli
gemelli Smoke e Stack, il cui
ritorno alla loro città natale diventa sempre più pericoloso quando
scoprono una minaccia soprannaturale che potrebbe distruggere tutto
ciò che hanno cercato di costruire.
Sebbene i trailer di Sinners abbiano
fatto un ottimo lavoro nel nascondere alcuni dei momenti più
scioccanti, le battute finali sono imperdibili; c’è un’importante
rivelazione che potrebbe essere molto significativa in base a ciò
che Coogler vuole fare in seguito con un potenziale franchise. Se
non avete ancora visto I
Peccatori, non temete, perché abbiamo mantenuto questo
articolo completamente privo di spoiler sul contenuto di
queste scene.
I Peccatori ha sia
una scena mid-credits che una scena post-credits
Vale la pena di assistere a tutti i
titoli di coda di I
Peccatori, poiché c’è una lunga sequenza che viene
riprodotta. Dopo il resto dei titoli di coda, c’è invece un’altra
scena più breve. Anche se il momento finale che si svolge dopo i
titoli di coda è molto più breve e, in confronto, non è così
importante, vale la pena di rimanere in attesa perché dà seguito a
un easter egg che era stato stabilito in precedenza nella
storia.
Non è il primo film di Coogler ad
avere una scena post-credit, poiché entrambi i capitoli del
franchise di Black Panther presentavano scene che
accennavano al futuro del Marvel Cinematic Universe.
Tuttavia, il pubblico potrebbe essersi aspettato che un nuovo film
di supereroi abbia un momento finale, dato che si tratta di una
componente ricorrente in ogni capitolo dei Marvel Studios da quando Samuel L. Jackson è comparso come Nick Fury
alla fine del primo film di Iron Man nel 2008.
Non si sa se Sinners rimarrà un film
a sé stante, ma l’accoglienza già stellare che ha ricevuto potrebbe
potenzialmente aprire delle possibilità. Avere un sequel sarebbe
entusiasmante, poiché il film riesce a combinare sequenze viscerali
di orrore con un commento profondamente toccante sul trauma
generazionale e sulle relazioni razziali negli Stati Uniti. Sebbene
Coogler abbia certamente fatto la gavetta realizzando film di
successo basati su materiale consolidato, è rinfrescante vedere che
uno dei giovani registi più importanti del settore sta lavorando a
una storia che è interamente sua.
I Peccatori è il
nuovo film diretto da Ryan Coogler
(Black Panther,
Creed – Nato per combattere) che
arriva nelle sale cinematografiche il 17 aprile 2025. Il film,
prodotto dalla Warner Bros. Pictures, è un
affascinante mix di dramma, fantasy, thriller e horror, ambientato
negli anni Trenta nel profondo Sud degli Stati Uniti, durante il
periodo delle leggi segregazioniste.
La trama di I Peccatori
Elijah e Elias Smoke (Michael B.
Jordan), due fratelli gemelli, sono cresciuti nel
segno delle difficoltà e delle esperienze traumatiche, vivendo vite
segnate da errori e scelte sbagliate. Dopo anni di allontanamento,
i due decidono di tornare nella loro città natale per cercare un
nuovo inizio e abbandonare i demoni che li perseguitano. Tuttavia,
il ritorno non sarà facile: una forza oscura, ben più potente e
pericolosa di qualsiasi male che abbiano già conosciuto, li
attende.
I Peccatori: l’arte del dialogare tra i generi
Che Ryan Coogler sia ormai un
habitué del vagabondaggio tra i generi è cosa nota. Quasi quanto la
scelta, da parte del regista, del feticcio Michael B.
Jordan in qualità di corpo preposto ad attraversare (e
lasciarsi attraversare) il/dal mare magnum cinematografico.
A stupire – e forse neanche troppo vista e considerata la coerenza
espressiva finora dimostrata dal cineasta statunitense – è semmai
la capacità dell’autore di far dialogare testi-film
superficialmente così distanti. Di tessere cioè una fitta trama di
(auto)riferimenti che del fervore politico-militante degli esordi
non ha perduto alcunché – risultando anzi nel tempo, e nelle
diverse declinazioni sperimentate, amplificata in intensità.
L’avventura folk-horror-musical de
I Peccatori, in questo senso, non è insomma che la
prosecuzione di un ragionamento per immagini iniziato nel 2013 con
Prossima Fermata Fruitvale Station; in riferimento
al quale – non sarà sfuggito ai più attenti – il breve accenno di
Delta Slim alla storia di un vecchio amico ucciso in una stazione è
qualcosa in più di un semplice omaggio.
Del resto, in maniera neanche così velata, fioccano nel corso del
minutaggio numerosi altri richiami a tutta la pur ristretta
filmografia di Coogler. A partire dall’impianto
magico/leggendario su cui poggia lo spunto dell’intera vicenda, dal
chiaro respiro wakandiano, fino allo sdoppiamento fisico della star
Jordan nei protagonisti gemelli Smoke e Stack – le
cui prime avvisaglie, seppur metaforiche, erano già visibili in una
delle scene più significative di Creed – Nato per
combattere. Quando cioè Stallone,
posizionando l’allievo davanti a uno specchio, mostrava al figlio
di Apollo il primo e più temibile avversario con cui avrebbe dovuto
fare i conti.
Blaxploitation e gusto pulp
Quel che è certo, giunti ormai al
quinto lungometraggio del regista, è che il cinema di
Coogler è innanzitutto un cinema di spazi, di
luoghi-simbolo. Ambienti cioè che, all’interno di una poetica che
con I Peccatori aggiorna con convinzione le
tensioni della blaxploitation anni ‘70, sono facilmente
riconducibili a un immaginario afroamericano pregno di significato.
E che, dalla metropolitana di Oakland di Oscar Grant, passando per
il regno africano della Pantera Nera, approda oggi alle radici
della rivendicazione etnica; servendosi delle bianche piantagioni
del Mississippi del 1932 come sfondo naturale di un racconto che va
dunque ad aggiungere un ulteriore tassello all’apparato
visivo-ambientale del cineasta.
Non manca, come accennavamo, la
consapevolezza di ri-popolare immagini e inquadrature che il grande
schermo ha già da tempo codificato. Ragion per cui non sorprende
ravvisare nell’arroganza dei gemelli la medesima strafottenza del
Django tarantiniano (rievocato
tra l’altro, e soprattutto, nella progressiva svolta pulp della
pellicola). Né tantomeno stupisce la rielaborazione di alcune
coordinate horror tipicamente flanaganiane – su tutte la dimensione
socio-comunitaria del capolavoro seriale Midnight Mass,
seppur trattata con tono decisamente più divertito e sregolato.
Come già in passato, tuttavia,
Ryan Coogler dimostra ancora una volta di sapersi
confrontare con i “grandi” senza sacrificare il proprio sguardo. E,
come il “suo” Creed simulava le mosse da combattimento del padre
eseguendole davanti alla riproduzione su schermo del celebre
scontro tra Rocky e Apollo, il regista fa dei segni del cinema del
passato le fondamenta su cui erigere una struttura narrativa e
teorica personale. Che, al netto di qualche passaggio grossolano e
muovendosi a proprio agio più nell’action che nei frangenti di puro
melò, costruisce una efficace metafora della vampirizzazione della
comunità nera da parte di chi “ama il blues, ma non ama quelli
che lo suonano”. E che di quei simboli e di quelle radici
identitarie si vuole appropriare nel tentativo di cancellarne ogni
traccia. Lasciando alle proprie vittime la sola possibilità di una
maschera (bianca) di libertà.
Estremamente lucido nel consegnarci
una potente e stratificata testimonianza della storia del suo
popolo, Ryan Coogler non ci sta. Si aggrappa alle
note, all’intensità di certi attimi rubati, al romanticismo di
vecchie strade polverose che corrono verso l’orizzonte e verso un
ultimo tramonto di riscatto e fratellanza autentica. E in un
periodo storico cupo come quello della seconda era Trump, sfoga nel
blues, nel sangue e nelle pallottole la rabbia e l’amarezza per il
presente al di là (e al di qua) della macchina da presa. Perché se
i mostri invocano il Paradiso, ben vengano l’Inferno e le sue
fiamme di redenzione.
Dopo
aver raccontato il mondo della sanità pubblica francese attraverso
film come Ippocrate, Il medico di campagna e
Il primo
anno, Thomas Lilti cambia campo d’osservazione con
Guida pratica per insegnanti,
al cinema dal 17 aprile con Movies Inspired. Abbandonato
temporaneamente lo stetoscopio, il regista-medico si cimenta con
uno dei generi più sacri e frequentati dal cinema d’oltralpe: il
film di ambientazione scolastica. Anche questa volta, lo fa con il
suo stile distintivo, costruendo una narrazione corale e
profondamente umana, che evita tanto il pietismo quanto la satira
facile. Non c’è traccia di caricature né di stereotipi, ma uno
sguardo lucido e partecipe sulle fragilità, le pressioni e le
contraddizioni che attraversano l’universo scolastico.
Frammenti di una vita comune, ma minacciata
La
trama si apre con l’inizio dell’anno scolastico e l’arrivo di
Benjamin (Vincent Lacoste),
giovane supplente senza esperienza, chiamato a integrarsi in un
corpo docente già affiatato e compatto. Attraverso il suo sguardo
un po’ spaesato, Lilti ci accompagna in un viaggio emotivo che
passa dalla leggerezza del quotidiano alla fatica del mestiere,
mostrando una professione piena di sfide ma anche di gratificazioni
profonde. Il film evita la retorica, ma non si tira indietro di
fronte all’emozione, regalando al pubblico un’ora e quaranta di
sorrisi, malinconia e momenti sinceramente commoventi.
A rendere tutto più coinvolgente è il formato corale: invece
di seguire ogni personaggio con un arco narrativo completo, Lilti
preferisce catturare frammenti di vita, spesso
lasciati in sospeso, che rispecchiano bene la realtà sfaccettata e
talvolta frustrante del mestiere. Un approccio che può apparire
incompleto, ma che invece rappresenta la vera forza del film: non
idealizzare, non semplificare, ma raccontare l’imperfezione del
quotidiano.
Grazie anche a un cast azzeccato (oltre a Lacoste, spiccano
François Cluzet, Adèle
Exarchopoulos, Louise Bourgoin,
William Lebghil), Guida pratica per insegnanti diventa
un film profondamente empatico, capace di mostrare gli insegnanti
non come eroi, ma come esseri umani che ogni giorno cercano di fare
il massimo in un contesto sempre più difficile. Senza proclami, ma
con estrema lucidità, Lilti lancia una riflessione sul futuro
dell’istruzione pubblica, sull’erosione del senso di missione e sul
rischio di una deriva competitiva e privatistica, evocata anche dal
controverso “Patto degli insegnanti” voluto da Emmanuel Macron.
La
struttura del film è quella tipica del cosiddetto cinéma-pommade: piccoli episodi di vita
collettiva (una cena tra colleghi, una gita in surf, un consiglio
di disciplina) si succedono secondo un ritmo preciso, spesso
accompagnati da musiche familiari e inquadrature in lunga focale.
Ogni problema viene risolto prima che diventi realmente scomodo: il
docente in crisi si riprende, lo studente ribelle si redime,
l’equilibrio viene sempre ristabilito, come in una fiction che
conosce troppo bene i propri meccanismi.
Ciò che colpisce è la capacità del regista di cogliere non
solo la dimensione pedagogica del mestiere, ma anche il suo impatto
relazionale e psicologico. Dietro il concetto spesso idealizzato di
“vocazione”, Guida
pratica per insegnanti racconta il carico emotivo e
pratico che ogni docente si porta dietro: i compiti da correggere a
casa, le lezioni da preparare, i rapporti con studenti e famiglie,
i dubbi sulla propria efficacia. Il film non cerca soluzioni
facili, né offre un lieto fine rassicurante: semplicemente mostra,
con onestà, quanto sia difficile oggi essere insegnanti in un
sistema scolastico sempre più fragile, sottofinanziato e in parte
abbandonato dallo Stato.
Un protagonista simbolico tra insicurezze e tenerezza
Il protagonista Benjamin, interpretato da
Vincent Lacoste, è un giovane supplente inesperto,
una figura di raccordo perfetta per introdurre il pubblico
all’interno di un tipico collegio francese. La sua posizione
incerta – né completamente accettato dagli alunni né dai colleghi –
riflette una domanda centrale: cosa significa davvero “trovare il
proprio posto” a scuola? Tuttavia, il film sembra sorvolare su
queste tensioni iniziali, trasformando ben presto le dinamiche tra
colleghi in un’allegra quotidianità quasi adolescenziale, fatta di
pause alla mensa, battute in sala professori e cene condivise.
Guida pratica
per insegnanti preferisce concentrarsi sulle “vite
dei professori”, proponendo un mosaico di storie personali già
viste, in cui la realtà scolastica diventa solo lo sfondo di
piccole vicende di gruppo. Se da un lato il film tenta di offrire
un ritratto collettivo, dall’altro scivola verso la leggerezza di
una commedia di buoni sentimenti, dove ogni scena è permeata da un
tono nostalgico e conciliatorio. Anche le difficoltà strutturali
dell’istruzione – mancanza di fondi, carenze organizzative,
conflitti gerarchici – sono appena accennate, come elementi di un
inventario sbrigativo e senza reale urgenza.
Un racconto empatico che valorizza studenti e docenti
Tra alti e bassi, ma con una netta prevalenza di momenti
positivi, Guida pratica
per insegnanti racconta le giornate di un gruppo di
docenti in un collegio della periferia parigina. Ancora una volta,
Thomas Lilti dimostra di saper mettere in scena con sensibilità e
umanità il mondo dei mestieri legati al prendersi cura dell’altro.
Dopo aver esplorato l’ambiente medico, il regista volge lo sguardo
a un’altra grande professione spesso data per scontata: quella
dell’insegnante.
Vincent Lacoste, ormai attore feticcio di Lilti, è
perfettamente a suo agio nel ruolo di un professore di matematica
alle prime armi. Il suo personaggio incarna le insicurezze e le
ambizioni di chi prova a trovare un equilibrio tra autorevolezza e
comprensione. La sua interpretazione riesce a toccare corde
universali: ciascuno di noi conserva nella memoria un insegnante
che ha fatto la differenza. E Lacoste, con rispetto e tenerezza,
restituisce dignità a questo ruolo tanto complesso quanto
fondamentale. Accanto a lui, Adèle Exarchopoulos conferma la sua
versatilità, offrendo un ritratto convincente e misurato di
un’insegnante di matematica, mentre Louise
Bourgoin e François Cluzet aggiungono
sfumature di intensità e calore al racconto.
Nonostante il titolo, Guida pratica per insegnanti non è un
film pesante o didascalico. Al contrario, Lilti opta per una messa
in scena leggera, a tratti teatrale, che gioca con l’esagerazione e
con piccoli momenti di comicità, anche rischiando una certa
caricatura. Ma proprio questa scelta stilistica gli permette di
staccarsi dal realismo più crudo per abbracciare un racconto più
caldo, quasi favolistico, in cui i protagonisti diventano eroi
quotidiani senza bisogno di proclami.
Uno degli aspetti più interessanti del film è l’attenzione
rivolta anche agli studenti, ritratti con rispetto e autenticità,
lontano dagli stereotipi spesso riservati ai giovani delle
periferie. In questo senso, Guida pratica per insegnanti riesce davvero a
essere un’opera “popolare” nel senso migliore del termine: un film
che parla a tutti, che riesce a evocare l’alunno che siamo stati,
l’adulto che siamo diventati e il cittadino che vorremmo
essere.
Deadline ha confermato che
Amazon ha staccato la spina agli spin-off internazionali di
Citadel, ovvero Citadel: Honey Bunny e Citadel: Diana (interpretato da Matilda De Angelis). Nessuna delle due tornerà
serie tornerà dunque per una seconda stagione e sembra che l’idea
di una serie di altri spin-off simili sia stata abbandonata. I
fratelli Russo avevano grandi speranze per la serie a grande
budget, ma si tratta solo dell’ultima delusione per i registi dopo
le recensioni negative di The
Electric State e il basso numero di spettatori su Netflix. Anche The Gray
Man e Cherry
sono stati accolti male.
“Dopo aver attraversato con
successo l’India e l’Italia, le storie di Honey Bunny e Diana si
intrecceranno nella prossima seconda stagione della serie madre
Citadel”, ha dichiarato oggi Vernon Sanders,
responsabile della televisione di Amazon MGM Studios. “Anche se
questi capitoli internazionali di successo e molto apprezzati non
continueranno come serie singole, la seconda stagione di Citadel
sarà la più esaltante che abbiamo mai realizzato”.
“Con una narrazione ad alto
rischio, nuove aggiunte al nostro incredibile cast e un’ambizione
audace e cinematografica, la nuova stagione approfondirà i viaggi
emotivi di Nadia, Mason e Orlick contro la forza implacabile che è
Manticore”, ha aggiunto. “Non vediamo l’ora di condividere
ciò che ci aspetta quando la seconda stagione sarà presentata in
anteprima mondiale nel secondo trimestre del 2026”.
Il film romantico
Queer (qui
la recensione) racconta la storia dell’espatriato americano
Lee (Daniel
Craig) e del giovane Gene
(Drew Starkey), esplorando le complessità
dell’amore, dell’attrazione e dello stile di vita gay negli anni
Cinquanta. Diretto da Luca Guadagnino e
basato sull’omonima novella del 1985 di William S.
Burroughs, Queer porta il pubblico nella
Città del Messico degli anni Cinquanta per incontrare Lee, un
emarginato tra le altre persone queer, che trascorre il suo tempo
visitando i club della città e cercando di trovare nuovi (e più
giovani) partner sessuali.
Un giorno, Lee vede Gene in un bar e
ne è immediatamente attratto, ma, con sua grande sorpresa, non
riesce ad avvicinarsi a lui, finché Gene stesso non gli si
avvicina. Iniziano così una relazione sessuale, ma Gene continua a
essere emotivamente distante, mentre Lee desidera l’intimità
emotiva, pur avendo a che fare con un disturbo da uso di sostanze.
Un viaggio in Sud America che li porta nella giungla per
un’esperienza di yagé/ayahuasca finisce per essere un punto di
svolta per i due, e il loro legame e la loro relazione non sono più
gli stessi quando arriva il finale di Queer.
Perché Lee e Gene non restano
insieme nel finale
Prima che Lee incontri Gene,
Queer mostra che Lee tende ad andare a caccia di
giovani uomini e ad attirarli a fare sesso con lui, con uno di loro
che dice al suo amico che Lee ha cercato di andare a letto con lui
per un po’ e che non è in grado di capire l’amicizia tra persone
queer. Il problema di Lee non è che non sia in grado di stringere
amicizia con altre persone queer, perché è assolutamente in grado
di farlo (è amico di Joe, interpretato da Jason Schwartzman), ma che desidera amore,
attenzioni e intimità in ogni modo, il che può farlo apparire come
disperato o appiccicoso.
L’attrazione di Lee per Gene è
diversa da qualsiasi altra che abbia mai provato, poiché non sa
nemmeno come approcciarsi a lui, e solo quando Gene gli parla si
lascia finalmente andare e si gode l’esperienza. Tuttavia, la
relazione tra Lee e Gene è solo sessuale e, sebbene Gene tenga a
Lee, l’intimità emotiva che Lee cerca non è presente con Gene. Lee
invita Gene a partecipare al suo viaggio in Sud America per
avvicinarsi a lui, ma Gene non cambia realmente le sue
abitudini.
Uno dei motivi per cui Lee decide di
andare in Sud America è il suo interesse per la telepatia e per la
pianta yagé, che, a quanto ha letto, viene usata per migliorare la
telepatia. Un esperto in materia invia Lee e Gene nella giungla per
incontrare la dottoressa Cotter (Lesley
Manville), una scienziata che ha studiato la pianta per
anni e può controllarne l’uso. Il “viaggio” nello yagé di Lee e
Gene apre loro gli occhi e quando finisce, invece di essere più
vicini, sono più distanti che mai. Lee e Gene partono e prendono
strade diverse, e Lee rimane single fino al suo ultimo giorno.
Perché Lee era così interessato
alla telepatia
L’interesse di Lee per la telepatia
viene menzionato per la prima volta all’inizio di
Queer, quando ne parla con uno dei giovani a cui è
interessato. Lee dice di credere nella telepatia e di essere
interessato a sperimentarla, e per questo vorrebbe vivere
l’esperienza del consumo di yagé. Lee dice anche di aver letto che
il governo degli Stati Uniti e i russi hanno fatto esperimenti con
lo yagé a scopo di controllo mentale, il che ha gettato un po’ di
stigma sulla pianta.
Lee è così interessato alla
telepatia non solo perché ci crede, ma perché sarebbe un modo molto
più semplice per comunicare i suoi sentimenti ai suoi partner,
soprattutto a Gene. Lee fatica a connettersi e a comunicare con
Gene, e il suo desiderio di intimità con lui è splendidamente
illustrato da un Lee fantasma che raggiunge fisicamente Gene, per
cui la telepatia gli permetterebbe di dire a Gene ciò che sente e
di cui ha bisogno in modo più semplice e diretto.
Cosa significa l’esperienza di Lee
e Gene con lo yagé
Lee viene avvertito più di una
volta, prima del finale di Queer, che l’assunzione
di yagé non ti fa sballare ed è diversa da qualsiasi altra droga.
Lee ha una dipendenza dagli oppioidi e assume regolarmente eroina
e, durante il viaggio in Sud America, va incontro a un’intensa
crisi di astinenza. Riesce a disintossicarsi durante il viaggio, ma
insiste nel provare lo yagé, anche dopo essere stato avvertito che
l’assunzione non lo porterà in un’altra “dimensione” come le altre
droghe, ma è invece uno specchio che costringe l’utente a guardarsi
veramente dentro.
Gene accetta di prendere lo yagé con
Lee e i due lo provano con l’aiuto del dottor Cotter, e proprio
quando pensano che la pianta non abbia fatto effetto, iniziano a
vivere un’esperienza davvero strana ma molto intensa. Dopo aver
vomitato il proprio cuore, Lee e Gene si siedono davanti a un falò
e scompaiono gradualmente mentre comunicano telepaticamente. Gene
dice a Lee di non essere queer e di essere invece incorporeo, una
frase che Lee aveva già detto in un sogno. Sebbene Lee dica che lo
sapeva già, ha il cuore spezzato, ma nel bel mezzo del viaggio in
yagé le sue urla non si sentono.
In un ultimo tentativo di
avvicinarsi a Gene al di là di una relazione sessuale, i corpi di
Lee e Gene iniziano a fondersi mentre si abbracciano, e questo è il
loro ultimo momento insieme. Quando gli effetti dello yagé si
esauriscono, Lee cerca di riavvicinarsi a Gene, ma quest’ultimo
vuole solo dormire. Il mattino seguente, Gene non parla con Lee e
quando lasciano la casa del dottor Cotter, si separano per sempre.
Il viaggio nello yagé apre gli occhi sia a Lee che a Gene, con
quest’ultimo che finalmente è abbastanza libero da dire a Lee che
non è queer e che quindi non può amarlo come vorrebbe.
Lee ottiene ciò che vuole dal
“viaggio”, poiché sperimenta la telepatia e può finalmente
comunicare con Gene, ma, allo stesso tempo, non ottiene ciò che
vuole, poiché si rende conto che Gene non lo amerà mai e lo
lascerà. In un ultimo momento di simbolismo in
Queer, una volta tornato a Città del Messico due
anni dopo, Lee fa un altro sogno in cui trova un serpente che si
mangia la coda (l’ouroboros) e Gene che indossa una collana di
millepiedi che prende vita.
L’ouroboros è un simbolo del ciclo
della vita e della rinascita, ma soprattutto, nel contesto di Lee,
riguarda il modo in cui si consuma, così come Lee continuerà nel
suo circolo vizioso di solitudine, desiderio d’amore, uso di
sostanze ed essere queer in un mondo intollerante e repressivo.
D’altra parte, il millepiedi semplicemente se ne va, proprio come
fa Gene, e va avanti mentre Lee rimane uguale.
Cosa succede a Gene dopo il viaggio
in yagé
Come già detto, il viaggio in yagé
permette a Gene di essere finalmente completamente onesto con Lee e
di dirgli che non è queer e che quindi non lo amerà come lo ama
lui. Anche quella notte, Gene non vuole parlare di ciò che è
successo e sceglie di dormire mentre Lee rimane sveglio, e la
mattina seguente non parla e rifiuta di aprirsi anche con il dottor
Cotter. Quando escono dalla casa del dottor Cotter, Gene è un paio
di passi avanti a Lee, ma improvvisamente scompare e quella diventa
l’ultima volta che Lee lo vede.
Due anni dopo, a Città del Messico,
Lee viene a sapere da Joe che Gene è tornato in città ma è partito
sei mesi prima con un colonnello dell’esercito per il Sud America
per fargli da guida turistica, e ha anche accennato alla
possibilità di incontrare Lee. Gene non torna più a Città del
Messico o Lee se ne va ad un certo punto, ma i due non si rivedono
mai più.
Cosa succede a Lee alla fine del
film
Il finale di Queer
contiene un salto temporale: Lee continua il suo viaggio senza Gene
dopo l’esperienza yagé e torna a Città del Messico due anni dopo.
Lee si riunisce con Joe nel loro bar preferito, dove Joe gli dice
che Gene è partito sei mesi fa. Dopodiché, Queer
passa al già citato sogno con l’ouroboros e il millepiedi, in cui
Gene è seduto su un letto dell’hotel locale dove Lee aveva avuto in
precedenza incontri sessuali con altri uomini. Gene si mette un
bicchiere di vetro in testa e Lee spara, colpendo Gene alla testa.
Sebbene all’inizio Lee sorrida, poi si precipita sul corpo di Gene
e lo bacia per l’ultima volta.
Lee si è ormai liberato di Gene, ma
non del tutto, perché una parte di lui continuerà ad amarlo – o,
forse, ciò che ama e a cui si aggrappa è l’idea di ciò che sarebbe
potuto essere se Gene avesse ricambiato il suo amore.
Queer fa un ultimo salto temporale a un Lee
anziano in quella stessa stanza d’albergo, e invece di indossare il
suo caratteristico abito bianco, ora ne indossa uno nero. Lee si
sdraia sul letto, su un fianco, tremando, come quando era in
astinenza da oppioidi, ma questa volta senza Gene. I ricordi del
periodo trascorso con lui continuano a suonare nella sua testa e
Lee muore da solo in quel letto, mentre l’ultima inquadratura è
costituita da luci lampeggianti di diversi colori.
Il vero significato di
Queer
Sebbene l’amore unilaterale tra Lee
e Gene sia il punto focale di Queer, ci sono altri
grandi temi affrontati. Lee desidera l’intimità emotiva, ma non sa
come ottenerla e si accontenta di relazioni puramente fisiche.
Mentre Lee vive una vita più libera come uomo queer, Gene è
l’opposto, poiché ha ceduto alla pressione sociale degli anni
Cinquanta contro le persone queer e non si permette di vivere la
sua verità; come diretta conseguenza di ciò, non sa cosa vuole, il
che lo porta a giocare con i sentimenti di Lee.
Anche se Lee vive più liberamente,
Queer mostra anche quanto possa essere solitario
essere una persona queer, poiché c’è ancora un vuoto in lui che non
riesce a colmare, e questa solitudine era più presente negli anni
Cinquanta. Non si sa se Gene sarà mai in grado di vivere
liberamente la sua vita, di essere se stesso e di trovare qualcuno
con cui essere se stesso e che possa amare a sua volta, ma almeno
per Lee la solitudine rimane fino al suo ultimo giorno, così come
il suo amore per Gene.
Subito dopo la conclusione della
prima stagione di Daredevil: Rinascita,
Charlie Cox e
Vincent D’Onofrio hanno condiviso un breve video dal
set della Seconda Stagione in cui ringraziano i fan per aver
seguito il primo ciclo Disney dell’Uomo senza Paura. E dal video
hanno mostrato un set molto famoso dei fumetti Marvel che vedremo nella Stagione
2.
Si tratta della palestra di Fogwell.
Nei fumetti La Palestra di Fogwell è una palestra
di boxe situata nel Lower West Side di Manhattan. I
pugili che si sono allenati in questa palestra
includono Battlin’ Jack Murdock.
I principali eventi legati a questa
location sono i seguenti:
Devil venne qui in cerca del Sistematore, per vendicare la
morte di suo padre; sconfisse Porky, Sam e altri picchiatori,
finché il Sistematore e Slade scapparono per la strada.
Molti anni dopo, il giornalista del Daily
Bugle Ben
Urich andò alla Palestra di Fogwell per indagare sulla
morte di Jack Murdock.
Devil in seguito tornò in palestra dopo essere stato
accoltellato da Turk Barrett, dove collassò e fu trovato lì
da Sorella
Maggie. Dopo essersi ripreso, Matt si allenò nella
palestra abbandonata.
Qualche tempo dopo, Devil tornò in palestra e salvò Don
da Bullseye.
Non vediamo l’ora di scoprire cosa
accadrà in Daredevil: Rinascita Stagione 2, mentre
possiamo recuperare tutta la prima sanguinosa stagione su Disney+.
Il cast di Daredevil:
Rinascita
Matt Murdock (Charlie
Cox), un avvocato cieco con abilità elevate, lotta per
la giustizia attraverso il suo vivace studio legale, mentre l’ex
boss della mafia Wilson Fisk (Vincent
D’Onofrio) persegue i suoi sforzi politici a New York.
Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli
uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.
La serie Daredevil:
Rinascita vede la partecipazione anche di
Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna
Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson,
Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e
Jon Bernthal. Dario Scardapane è
lo showrunner.
Gli episodi sono diretti da
Justin Benson e Aaron Moorhead,
Michael Cuesta, Jeffrey
Nachmanoff e David Boyd; e i produttori
esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad
Winderbaum, Sana Amanat, Chris Gary, Dario Scardapane, Christopher
Ord e Matthew Corman, e Justin Benson e Aaron
Moorhead.
Dopo
un primo inquietante trailer ufficiale di 28 anni
dopo, sequel di 28 giorni dopo, è stato ora
diffuso un secondo trailer del film diretto da Danny
Boyle e scritto da Alex Garland. Nel
filmato, ci viene stavolta offerto qualche dettagli in più su
questo mondo sconvolto dalla diffusione degli zombie. Creature che
vengono qui mostrate maggiormente, confermando che ce ne sono di
diversi tipi all’interno del film, tra zombie estremamente veloci
ed altri molto più alti e possenti di un comune essere umano.
Vediamo ancora il personaggio di
Aaron Taylor-Johnson passare insieme ad un ragazzo
apparentemente molto importante attraverso diversi pericolosi
ambienti e abbiamo anche qualche nuovo assaggio del personaggio di
Ralph Fiennes.
Tutto quello che sappiamo su
28 anni dopo
28 giorni dopo è stato un
grande successo e ha già generato un seguito meno apprezzato (ma
comunque degno di nota), 28 settimane dopo del
2007. Boyle e Garland erano coinvolti solo come produttori
esecutivi in quel progetto, quindi molti fan vedranno sicuramente
questo nuovo film come il primo vero sequel.
Jodie Comer, Aaron
Taylor-Johnson,
Ralph Fiennes hanno firmato per interpretare i ruoli
principali ed è stato confermato anche il ritorno di Cillian Murphy nel ruolo del protagonista del
film originale, Jim.
Boyle dirigerà il primo capitolo,
mentre Nia DaCosta è stata annunciata di recente
come regista del secondo film, che pare si intitolerà
28 anni dopo parte 2: Il tempio delle
ossa. Il piano prevede di girare entrambi i film in
parallelo. Garland scriverà tutti e tre i film. Il budget per ogni
film si aggira intorno ai 75 milioni di dollari.
Il primo film vedeva Cillian Murphy nei panni di un uomo che si
risveglia dal coma dopo un incidente in bicicletta e scopre che
l’Inghilterra è stata invasa dagli “Infetti”. Il virus trasforma le
sue vittime in assassini furiosi, ma a differenza dei soliti
“zombie”, queste creature possono muoversi con una velocità
spaventosa. L’uomo si mette quindi in viaggio per scoprire cosa sta
succedendo, incontrando lungo la strada i compagni sopravvissuti
interpretati da
Naomie Harris e Brendan
Gleeson, oltre a un maggiore dell’esercito squilibrato
interpretato da Christopher Eccleston.
I dettagli sulla trama di 28 anni
dopo non sono ancora stati resi noti, ma il periodo
suggerisce che si svolgerà in un futuro prossimo, il che significa
che il film potrebbe essere più orientato verso la fantascienza che
verso l’horror vero e proprio.
L’attrice Michelle
Trachtenberg è morta per cause naturali, in seguito a
complicazioni dovute al diabete mellito. Come riportato da Variety, l’ufficio del medico
legale di New York ha confermato i risultati a People mercoledì.
Come noto,
Trachtenberg è stata scoperta priva di sensi e non risponde nel suo
appartamento di Manhattan la mattina del 26 febbraio. La
famiglia dell’attrice di “Harriet la spia” e “Buffy
l’ammazzavampiri” aveva rifiutato l’autopsia, dopo che la
polizia di New York aveva stabilito che non c’erano prove di
omicidio o criminalità. Ora, però, è stato fornito il motivo che
pone fine ai tanti dubbi rimasti tra i fan.
Nata a New York l’11 ottobre 1985,
la Trachtenberg ha debuttato in televisione in spot pubblicitari a
soli tre anni prima di ottenere un ruolo ricorrente come Lily
Montgomery nella longeva soap opera All My Children. Ha
ottenuto ulteriori riconoscimenti recitando in The Adventures
of Pete & Pete di Nickelodeon ed è stata nominata per un
Daytime Emmy per il suo ruolo nella serie per bambini Truth or
Scare di Discovery, prima di ottenere il ruolo principale di
Harriet M. Welsch nel film del 1996 della Paramount Harriet the
Spy, basato sul classico romanzo per bambini.
Trachtenberg è però meglio nota per
essere entrata a far parte di Buffy
l’ammazzavampiri nella quinta stagione, nel 2000,
interpretando Dawn Summers, la sorella minore
della Buffy di Sarah Michelle Gellar. Il ruolo,
estremamente importante nella serie e confermato poi anche per le
stagioni sei e sette, ha reso la Trachtenberg un’icona, nonché una
delle attrici più amate dai giovani spettatori di quegli anni.
Successivamente, l’attrice si è
fatta notare con ruoli nella commedia cult EuroTrip del
2004 e nel dramma sportivo Disney Ice Princess – Un
sogno sul ghiaccio, dove ha interpretato un’adolescente
libertina che scopre la sua passione per il pattinaggio artistico.
Uno degli altri ruoli più memorabili della Trachtenberg risale al
2008, quando entra a far parte di Gossip Girl nel
ruolo di Georgina Sparks, la manipolatrice e imprevedibile
combinaguai che spesso getta nel caos le vite dell’élite dell’Upper
East Side.
Nello stesso periodo, ha recitato
accanto a Zac Efron e Matthew Perry
nella commedia della Warner Bros 17 Again, interpretando
la figlia del Mike O’Donnell di Perry, che ottiene magicamente la
possibilità di rivivere la sua adolescenza. In seguito, la
Trachtenberg ha continuato a lavorare costantemente in televisione,
con apparizioni in serie come House, Weeds, NCIS: Los
Angeles e Sleepy Hollow.
Mikey Madison non viaggerà nella galassia
lontana lontana per il suo primo progetto dopo aver vinto l’Oscar
come miglior attrice. Secondo le fonti di Variety, alla Madison era stato
offerto un ruolo nel nuovo film di “Star
Wars”, ancora senza titolo, diretto dal regista di
“Deadpool &
Wolverine” Shawn Levy, ma le
conversazioni si sono concluse con la rinuncia della star di
“Anora” alla
parte. L’attrice è probabilmente interessata a dedicarsi ad altri
progetti, forse continuando sulla strada del cinema
indipendente.
Come già riportato, lo sceneggiatore
Jonathan Tropper (“This Is Where I Leave
You”, “The Adam
Project”) ha scritto la sceneggiatura del film, che avrà
come protagonista Ryan Gosling. Levy sta sviluppando il progetto
dalla fine del 2022 e sta anche producendo per la sua società 21
Laps, insieme alla presidente di Lucasfilm Kathleen
Kennedy. Si dice che il film sia un progetto
autonomo non collegato alla Saga degli Skywalker, che si è conclusa
con “Star
Wars: L’ascesa di Skywalker” del 2019. Al momento non si
hanno altre notizie sul film.
Ancora senza titolo, seguirebbe
“The
Mandalorian & Grogu”, l’unico film di “Star
Wars” ad aver ottenuto il via libera dopo più di cinque
anni. Il film, che ha recentemente completato le riprese
principali, dovrebbe debuttare il 22 maggio 2026. Sono al momento
previsti anche diversi altri progetti, ma si trovano tutti in fase
di sviluppo, con date di uscita al momento non confermate.
Il grande colpo di scena di
Drop – Accetta o rifiuta è sempre stato sotto gli
occhi del pubblico, con una motivazione che in realtà gioca a
favore dei temi del film. Diretto da Christopher Landon
(regista di Auguri per la tua morte), questo nuovo thriller al
cinema dal 17 aprile è incentrato sulla Violet di
Meghann Fahy. Al suo primo appuntamento dopo la
morte del marito violento, la donna sembra inizialmente felice di
condividere finalmente un pasto con il bello e dolce
Henry. Tuttavia, una serie di messaggi anonimi la
avvisano che la vita di sua sorella Jen e di suo
figlio Toby è in pericolo, a meno che non segua
esattamente le istruzioni. A questo punto il film propone una serie
di colpi di scena che costringono Violet a cercare di scoprire la
verità.
Drop – Accetta o
rifiuta propone dunque un mistero profondamente divertente
e un racconto ingannevolmente elegante che diventa sempre più
avvincente man mano che la posta in gioco si alza. Ci si concentra
principalmente sul mistero che circonda la persona che sta cercando
di costringere Violet a commettere un omicidio, ma questo non
toglie nulla alla potente morale al centro della storia. Si tratta
di un film in cui i sopravvissuti agli abusi riprendono il loro
potere e lottano contro le persone che vogliono controllarli. Ecco
allora come il finale del film porta degnamente a conclusione
questo teso thriller, in un’esplosione di azione che sottolinea i
temi emotivi.
Il colpo di scena di Drop –
Accetta o rifiuta
Il cattivo principale di
Drop – Accetta o rifiuta è
Richard, che si rivela un assassino molto più
pericoloso di quanto il suo personaggio inizialmente senza pretese
potesse far pensare. Inizialmente, Richard sembra un personaggio di
ripiego destinato ad animare la scena che ha con Violet ad inizio
film. Un uomo anziano al suo primo appuntamento dopo anni sembra
abbastanza innocuo. In realtà, è un assassino ingaggiato per
uccidere Henry. Sembra che Richard e il suo innominato socio
abbiano fatto questo lavoro abbastanza a lungo da perfezionarlo,
usando la tecnologia moderna per manipolare Violet e impedire ogni
suo tentativo di avvisare le autorità.
Assicurandosi la collaborazione di
Violet minacciando la sua famiglia, Richard cerca di costringerla
ad avvelenare Henry, dopo aver preparato la situazione con le prove
della colpevolezza di lei. In questo modo, la incolperà
dell’omicidio di Henry. Violet sarà vista dalle telecamere di
sicurezza mentre manomette il drink dell’uomo, somministrandogli
un’overdose di un farmaco che somministra spesso ai pazienti.
Complica la cosa il fatto che si dice abbia ucciso il suo violento
marito. Dal suo punto cieco in una cabina, Richard può dunque
osservare tutto questo e rispondere ai tentativi di fuga di Violet.
È un piano ben congegnato che va in fumo solo perché sottovaluta la
donna in un momento chiave.
Perché Richard vuole che Henry
muoia
Richard non sembra avere
un’antipatia specifica per Henry, ma rivela di averlo preso di mira
solo a causa dei suoi datori di lavoro. Drop – Accetta o
rifiuta rivela che Henry è un fotografo dell’ufficio del
sindaco che ha le prove della corruzione del politico. Henry sta
collaborando con le autorità e sarà un testimone chiave nel caso.
La sua morte, anche in circostanze normali, potrebbe essere
considerata sospetta, rendendo necessario un omicidio più
articolato. Richard deve anche assicurarsi che la scheda SD della
sua macchina fotografica venga distrutta, cosa che costringe Violet
a fare nelle sue manipolazioni.
Per questo motivo Richard cerca di
usare Violet come intermediario per il suo assassinio. Se Violet
venisse incolpata dell’omicidio, sembrerebbe completamente
scollegata dall’indagine sul sindaco e potenzialmente gli
risparmierebbe ulteriori controlli. Ironia della sorte, i tentativi
di Richard di proteggere il sindaco da qualsiasi legame con
l’assassinio lo espongono in uno spazio estremamente pubblico. Una
volta convinto che Violet abbia avvelenato Henry, Richard deride
Violet con tutti i dettagli del loro piano – solo per rendersi
conto che lei ha finto di avvelenare Henry e in realtà ha
avvelenato il dessert dell’anziano. La sua successiva morte (e
l’incapacità di uccidere Violet o Henry) smaschera poi il
sindaco.
La prima scena di Drop –
Accetta o rifiuta è uno dei momenti più cupi del film, in
quanto allude alla natura abusiva del rapporto tra Violet e il suo
ex marito. Nonostante avessero un bambino insieme, l’uomo divenne
per Violet una presenza sempre più instabile e violenta. La donna
spiegherà a Henry, alla fine del film, che era diventato pericoloso
con il figlio (cosa che ancora la tormenta). Come viene
costantemente rivelato nel film attraverso i flashback, il marito
di Violet si scagliava contro di lei, la picchiava e minacciava sia
lei che il neonato Toby con una pistola.
All’arrivo della polizia, il marito, scosso, ha puntato la pistola
contro di sé, uccidendosi.
È una rivelazione oscura che cambia
gran parte delle scene precedenti. La decisione di Violet di
cambiare la sua prassi nei confronti dei sopravvissuti agli abusi
acquista un taglio molto più personale, così come la sua eventuale
resilienza di fronte ad altri uomini controllanti e violenti come
Richard. Inoltre, dà a lei e a Henry qualcosa di vulnerabile su cui
legare, dato che lui è ancora scosso dalle sue scoperte sul
sindaco. Inoltre, offre a Richard un potenziale mezzo per dipingere
Violet come un’assassina violenta, suggerendo che la famiglia del
marito la sospettasse in seguito di un crimine. La tragica verità
dietro il matrimonio di Violet è dunque una rivelazione
emotivamente efficace.
Il vero significato di Drop
Drop – Accetta o
rifiuta è dunque un film dal ritmo serrato che presenta
diversi colpi di scena di grande effetto, concentrandosi più sulle
tortuose svolte della trama che su qualsiasi grande dichiarazione
tematica. Al centro di Violet (e in misura minore di Henry) c’è una
metafora dei sopravvissuti agli abusi. Che si tratti di una
relazione sentimentale tossica, del tradimento di un amico o delle
manipolazioni di un datore di lavoro, i sopravvissuti come Violet e
Henry sono entrambi chiaramente scossi e scoraggiati da queste
esperienze. Henry suggerisce addirittura di brindare con i loro
shot di tequila alla “speranza” di poterne uscire rafforzati.
Questa è l’etica delle azioni di
Violet nel momento culminante, quando si rifiuta di cedere la sua
autorità a un altro uomo che vuole abusare del suo potere su di
lei. Violet combatte contro Richard, non solo superandolo nel
ragionamento, ma assicurandosi la sua morte mentre è seduta proprio
di fronte a lui. Violet aiuta a evitare che sua sorella e suo
figlio diventino vittime, rifiutandosi di seguire le regole di
Richard. Drop – Accetta o rifiuta si immedesima
nel dolore persistente che il trauma può provocare in tutti i tipi
di persone, ma sottolinea quanto sia importante lottare contro di
esso e recuperare il proprio senso di sé e la propria
autonomia.
Mentre il 25 luglio, e quindi
l’uscita di I
Fantastici Quattro: Gli Inizi, si avvicina sempre più,
Vanessa Kirby, che interpreterà Sue Storm/La
Donna Invisibile, ha condiviso sui suoi canali social delle nuove
immagini mai viste prima del film, in cui compare insieme ai suoi
compagni di set, il resto della sua “Famiglia Marvel”:
Il film I
Fantastici Quattro: Gli Inizi è atteso al cinema il
25 luglio 2025. Come al solito con
la Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti,
i Fantastici Quattro sono astronauti che
vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi
cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il
suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la
fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per
diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il
fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà
la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene
completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi
arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super
forza.
Fanno parte del cast anche
Julia Garner, Paul
Walter Hauser, John
Malkovich, Natasha
Lyonne e Ralph
Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato
da Kevin
Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in
degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di
Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro
protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che
conosciamo. Franklyn e Valeria
Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero inoltre
comparire nel film.
È facile immaginare che le prime
riunioni di presentazione del primo film di
Kingsman includano numerosi riferimenti a
James
Bond. Come Bond, gli agenti del gruppo sono superspie
inglesi dall’abbigliamento elegante. Kingsman – Secret Service ha visto il
protagonista Eggsy (Taron
Egerton) come l’ultimo a entrare a far parte della segreta
agenzia di spionaggio. Nel suo sequel,
Kingsman – Il cerchio d’oro (qui
la recensione), l’adolescente Eggsy è ora un agente a
tutti gli effetti, in grado di affrontare le missioni di spionaggio
itineranti che il suo lavoro richiede. Il suo mentore è
Harry Hart (Colin Firth), una
superspia esperta che soffre però di amnesia all’inizio del secondo
film.
Il cattivo di Kingsman – Il
cerchio d’oro è invece la Poppy Adams di Julianne
Moore, leader del Cerchio d’oro, il più
potente cartello della droga al mondo, che ha avvelenato la sua
parte di approvvigionamento nel mondo. La donna usa questo come
leva per fare pressione sul Presidente degli Stati Uniti affinché
ponga fine alla guerra alla droga. Il presidente, tuttavia, non ha
intenzione di collaborare, preferendo che ogni consumatore soccomba
semplicemente all’avvelenamento di Poppy. Spetta quindi a Eggsy e
co. far arrivare l’antidoto a tutte le vittime della criminale.
Alla fine del film, la popolazione mondiale che fa uso di droga è
stata ovviamente salvata e viene anche lasciata la porta aperta ad
un sequel.
Salvare il mondo da una società
perversa
La trama di Kingsman – Secret Service ruotava intorno a un
piano di dominazione del mondo che coinvolgeva un nuovo tipo di
tecnologia cellulare alla moda. Kingsman – Il cerchio
d’oro sposta invece l’attenzione dalle grandi tecnologie
al trattamento sociale del consumo di droga. Nel finale
Eggsy, Harry e
Merlino scoprono da Charlie la
posizione del nascondiglio di Poppy in Cambogia e vi si recano da
soli, non fidandosi degli Statesman, che si erano offerti di
aiutarli nella missione. Avvicinandosi al perimetro del rifugio,
Eggsy però calpesta una mina, ma Merlino si sacrifica per salvare
lui e Harry, facendosi saltare in aria insieme ad alcune guardie.
Eggsy e Harry irrompono nel covo eliminando tutte le guardie che
incontrano.
Eggsy uccide poi Charlie vendicando
i compagni caduti e sbeffeggiandolo sul fatto che è mai stato degno
di essere un Kingsman, mentre Harry distrugge i cani robotici di
Poppy grazie all’aiuto di Elton John, prigioniero
da mesi della donna. Catturata Poppy, le iniettano una dose
concentrata della sua tossina insieme a eroina per stordirla e
farla parlare. Delirando, Poppy rivela la password del computer che
controlla i droni che devono consegnare l’antidoto in tutto il
mondo, ma poi muore di overdose. Whiskey li
interrompe prima che possano attivare i droni, rivelando che sua
moglie, incinta, era morta in una rapina compiuta da due
tossicodipendenti.
Ciò lo ha portato a cercare una
vendetta personale nei confronti di tutti i consumatori di droga.
Alla fine, Eggsy e Hart neutralizzano Whiskey e attivano i droni,
consegnando l’antidoto in tutto il mondo. Il Presidente degli Stati
Uniti viene arrestato per cospirazione, mentre
Champagne – leader degli Statesman – acquista una
distilleria in Scozia per aiutare i Kingsman a ristabilirsi.
L’analista Ginger Ale diventa il nuovo agente
operativo Whiskey, realizzando un suo sogno. Eggsy, invece, sposa
Tilde e Tequila si unisce ai
Kingsman, che aprono un nuovo negozio di sartoria a Londra. I
Kingsman salvano così la popolazione mondiale di tossicodipendenti,
tra cui la fidanzata (e moglie alla fine del film) di Eggsy e uno
dei dipendenti del presidente.
Dato il loro coinvolgimento, il
consumo di droga è dunque una caratteristica indiscriminata
all’interno del film, piuttosto che una forma di malvagità agli
occhi del presidente. La storia del primo lungometraggio era
costruita intorno al commento sulla natura maligna dell’industria
tecnologica. Kingsman – Il Cerchio d’oro, invece,
pone la mancanza di empatia nei confronti dei tossicodipendenti
come la tragedia che guida la sua malvagità. È quindi probabile che
un terzo film introduca una nuova malattia sociale come forza
motivante della sua storia.
L’impostazione di un sequel
Sebbene non siano ancora emersi
dettagli sulla storia del terzo film, il regista dei primi due
film, Matthew Vaughn, ha confermato che si
intitolerà Kingsman: The Blue Blood. Il film è
attualmente in fase di sviluppo. Anche se i dettagli su questo
terzo film possono essere scarsi, il finale di Kingsman –
Il cerchio d’oro prepara il mondo del terzo film in alcuni
modi chiave. Alla fine di questo secondo capitolo, i membri di
Kingsman come Roxy del primo film e persino il robusto Merlino sono
morti. Nel secondo film è stata introdotta nella serie l’agenzia
Statesman, la controparte statunitense di Kingsman. La Statesman
include in particolare l’agente Tequila, interpretato da
Channing Tatum.
Tuttavia, Tequila trascorre gran
parte del film lontano dall’azione. Nella sequenza finale,
tuttavia, Tequila si trova in Inghilterra e sfoggia un abito
britannico su misura, il che suggerisce un maggiore coinvolgimento
nel terzo film. Alla fine del film si scopre anche che l’agenzia
Statesman ha finanziato la costruzione di una distilleria di whisky
(diversa da quella di bourbon di proprietà della Statesman) per
aiutare Kingsman a riprendersi dalle perdite iniziali, alludendo al
coinvolgimento generale dell’agenzia. Infine, la Ginger Ale di
Halle Berry, esperta di tecnologia, viene promossa
a pieno titolo Agente Whisky alla fine del film, il che suggerisce
il suo coinvolgimento in quello che potrebbe essere un terzo film
della serie Kingsman ricco di star.
Prima di questo, però, nel 2021 è
arrivato al cinema il film
The King’s Man – Le origini, con protagonista l’attore
Ralph Fiennes. Questo è il primo prequel della
saga, ed è ambientato durante la Seconda guerra mondiale, andando a
narrare la nascita dell’organizzazione del titolo. Il film narra
dunque di come, nel corso dei primi travagliati decenni del
Novecento, i Kingsman si siano formati e si siano trovati da subito
costretti a fronteggiare un pericolo di enormi proporzioni.
Di questo film sembra sia in lavorazione un suo sequel
diretto, ad oggi noto come The King’s Man: The
Traitor, ambientato durante l’ascesa al potere di
Adolf Hitler, presente come personaggio anche in
questo film.
Gli anni Settanta sono stati un
decennio eccezionale per il cinema americano, con i registi della
New Hollywood che hanno approfittato di una libertà artistica senza
precedenti mentre il vecchio sistema degli studios declinava.
L’atteggiamento verso il sesso, la violenza e le tematiche adulte
si allentò e registi come MartinScorsese,
Robert Altman, Peter Bogdanovich,
Roman Polanski e i loro contemporanei fiorirono
creativamente, realizzando alcuni dei più grandi film dell’epoca.
Alla fine, però, quella libertà divenne una lama a doppio taglio.
Sul finire del decennio, alcuni noti progetti cinematografici
divennero così imponenti e troppo ambiziosi da affossare l’intero
movimento. Tra questi vi è anche Apocalypse Now di
Francis Ford Coppola.
Sebbene non sia stato disastroso
come l’epico fallimento di I cancelli del cielo di Michael
Cimino – il film ampiamente considerato come quello che ha
messo il chiodo finale nella bara della Nouvelle Vague americana –
Apocalypse Now ha mostrato molti segni simili
della creatività e dell’ego incontrollati di un regista. Coppola,
il regista premio Oscar di Il padrino e Il padrino – Parte II, ha portato l’autorialità a
livelli di eccesso stravaganti con la sua fantasticheria infernale
su “Cuore di tenebra” di Joseph
Conrad.
La produzione di Apocalypse
Now è diventata una leggenda del cinema, tanto folle da
giustificare un documentario a sé stante, “Hearts of Darkness:
A Filmmaker’s Apocalypse”. Lavorando con lo sceneggiatore
John Milius, il grande progetto di Coppola era
però quello di portare il pubblico “attraverso un’esperienza di
guerra senza precedenti e farli reagire come coloro che avevano
vissuto la guerra”. Considerato oggi come il film per
eccellenza sul tema de “la guerra è un inferno”, ci sono
pochi dubbi sul fatto che ci sia riuscito. Ma che dire della sua
fonte letteraria e di quel finale sconvolgente e ossessionante?
Il capitano Willard
(Martin Sheen), un agente speciale, sta impazzendo
in una stanza d’albergo di Saigon prima che gli venga offerta una
missione molto speciale. Gli viene affidato il compito di risalire
il fiume nella vicina Cambogia per infiltrarsi nell’accampamento
del colonnello Kurtz (Marlon
Brando), berretto verde altamente decorato, che opera
brutalmente al di fuori del controllo del Pentagono. La missione di
Willard è di porre fine al comando di Kurtz con “estremo
pregiudizio”. Per raggiungere la sua destinazione, Willard si
imbarca su una barca di pattuglia fluviale della Marina degli Stati
Uniti.
Mentre lui e l’equipaggio risalgono
lentamente il fiume, si imbattono in episodi sempre più orribili e
allucinanti, che vanno dall’attacco di un elicottero cannoniere a
un villaggio controllato dai vietcong a uno spettacolo di danza
delle Playmate di Playboy nel profondo della giungla. Gradualmente,
l’equipaggio di Willard cade uno dopo l’altro nei terrori della
giungla, prima che i sopravvissuti arrivino al complesso di Kurtz,
disseminato di cadaveri. Dopo che l’attacco aereo preordinato sul
posto è stato annullato, Willard attinge al suo cuore di tenebra
per liberarsi del tormentato e contaminato colonnello Kurtz.
Il libro che ha ispirato il
film
Attingendo alle sue esperienze di
lavoro in una compagnia commerciale belga che solcava il fiume
Congo, il romanziere Joseph Conrad ideò una storia
su Kurtz, un uomo che prende il controllo di una stazione
commerciale nell’interno del paese e instaura un regime brutale,
venerato come un semidio dalle tribù locali. Ne nacque una novella
intitolata “Cuore di tenebra”. Il protagonista della
storia, Marlow, viaggia attraverso la giungla e
risale il fiume per incontrare il signor Kurtz, che ha una
reputazione misteriosa e temibile nella regione. Le voci
suggeriscono inoltre che sia gravemente malato. Quando Marlow e il
suo equipaggio arrivano all’accampamento di Kurtz, decorato con
teste mozzate di indigeni, si conferma l’idea che i metodi del
commerciante d’avorio sono diventati orripilanti.
Conrad usa Kurtz come critica al
dominio belga in Congo, dove commercianti e avventurieri,
avvantaggiati rispetto agli indigeni dalla loro tecnologia
superiore, sfruttano il loro potere e sfociano in un trattamento
brutale e disumano degli abitanti del luogo. Questo riflette anche
il quadro più ampio del saccheggio del continente da parte delle
nazioni europee durante lo Scramble for Africa alla fine del XIX
secolo. Il titolo stesso, “Cuore di tenebra”, ha un doppio
significato, riferendosi al viaggio del protagonista nelle
profondità del cosiddetto “continente nero”, ma anche agli abissi
di violenza e depravazione di cui l’uomo è capace attraverso la
lussuria e l’avidità.
Sebbene le trame di base siano
simili, Coppola e Milius aggiungono anche la dimensione della
guerra, facendo un parallelo tra la spartizione dell’Africa e il
coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto in Vietnam. Willard
è il protagonista ma, come Kurtz, si trova sempre più lontano dalla
civiltà quanto più si spinge all’inseguimento del suo obiettivo. Il
comportamento di Kurtz suggerisce che la guerra ha un effetto
disumanizzante su coloro che vi partecipano, soprattutto se viene
dato loro un potere e un’influenza incontrollati sui “selvaggi” che
intendono dominare. È evidente fin dall’inizio che Willard non è
nelle migliori condizioni mentali.
Alla fine, si è liberato di tutte le
norme della correttezza occidentale ed è diventato lui stesso
“nativo”, aggirandosi per il complesso di Kurtz mezzo matto e mezzo
nudo. Come abbiamo visto gli adoratori di Kurtz macellare
cerimoniosamente un bufalo d’acqua, Willard fa lo stesso con Kurtz.
L’implicazione è che Kurtz era un’utile bestia da soma per
l’esercito americano fino a quando non è diventato un peso, quindi
doveva essere sacrificato. Dopo l’uccisione di Kurtz, i suoi
seguaci sembrano pronti ad accettare Willard come nuovo sovrano.
Invece, egli salpa con l’ultimo superstite del suo equipaggio. Il
finale è ambiguo: Willard è sfuggito al ciclo, sapendo che, se
prenderà il posto di Kurtz, un altro assassino sarà inviato per
lui?
Oppure, liberato dalle ultime
vestigia di un comportamento civile, si sta dirigendo fuori dalla
mappa per creare il proprio feudo? Potrebbe essere solo diretto a
casa, ma è difficile credere che possa più esserci una casa per
Willard. Mentre altri film hanno rappresentato i conflitti armati
in modo più accurato e viscerale, nessuno si è avvicinato tanto ad
Apocalypse Now nel catturare l’impatto psicologico
della guerra. L’orrore vero, appunto. Per quanto riguarda
l’effettivo significato del titolo del film, Apocalypse
Now, il co-sceneggiatore John Milius ha spiegato che è
antecedente alla concezione del film e che è stato ispirato dai
distintivi che vedeva sfoggiare dagli hippy.
Il titolo gli venne in mente perché
gli hippy dell’epoca avevano delle spille con i segni della pace
con la scritta “Nirvana Now”. Le parole di Milius sono in
linea con il moderno significato inglese della parola “apocalypse”,
che connota un cataclisma massiccio e distruttivo, forse visto come
una rivelazione profetica. Tuttavia, la parola “apocalisse” affonda
le sue radici nel termine greco apokálupsis, che
significa “scoprire” o “rivelare”. Anche se forse Coppola e Milius
non hanno fatto questo collegamento esplicito, si potrebbe
ipotizzare che sia per Willard che per Kurtz la guerra abbia tolto
le loro illusioni e giustificazioni interiori per rivelare
l’ipocrisia e l’immoralità della loro guerra imperialistica.
Whitney – Una voce diventata
leggenda (qui
la recensione) è basato sulla storia vera della vita e della
carriera dell’iconica cantante. Whitney Houston,
soprannominata “The Voice”, è una delle artiste di maggior successo
di tutti i tempi, avendo battuto record e venduto più di 200
milioni di dischi in tutto il mondo nel corso della sua carriera.
Ad oggi, sono stati realizzati ben cinque film su di lei, tra
documentari e lungometraggi. Diretto da Kasi
Lemmons su sceneggiatura di Anthony
McCarten, il film si ispira dunque alla sua vita, anche se
alcuni elementi non vengono approfonditi o raccontati fedelmente
rispetto a come si sono realmente svolti.
Come noto, le biografie, pur essendo
basate sulla verità, possono infatti includere solo una parte della
storia e a volte esagerano alcuni aspetti della vita di un
musicista per far valere le proprie ragioni (ne sono un esempio
titoli come Bohemian
Rhapsody, Rocketman o
il più recente A
Complete Unknown). Il biopic su Whitney
Houston offre uno sguardo sulla vita e sull’ascesa alla
fama della celebre cantante, ma c’è molto di più nella storia che
il film tralascia e ci sono domande che sorgono dopo aver visto
alcune scene di Whitney – Una voce diventata
leggenda. In questo approfondimento esploriamo proprio il
rapporto tra il film e la realtà.
La storia vera dietro il film:
Whitney Houston era bisessuale? La realtà sulla relazione con Robyn
Crawford
Whitney – Una voce diventata
leggenda si concentra brevemente sulla relazione
romantica tra la cantante e Robyn Crawford, che
diventerà la sua direttrice creativa. In realtà, la Crawford ha
confermato che hanno avuto una relazione intima nel suo libro di
memorie, A Song for You: My Life with Whitney Houston,
anche se ha anche dichiarato a People che lei e la Houston non
hanno mai effettivamente definito la loro relazione. Questa, in
ogni caso, è durata solo due anni. La Houston decise infatti di
chiudere la storia tra lei e la Crawford per paura di ciò che la
gente avrebbe detto e di come avrebbe influenzato le loro vite,
soprattutto dopo aver ottenuto un contratto discografico.
La Crawford e la pluripremiata
cantante si sono quindi separate dal punto di vista sentimentale,
ma sono rimaste migliori amiche per più di due decenni. All’inizio
degli anni 2000, tuttavia, la Crawford ha posto dei limiti tra sé e
la Houston a causa delle decisioni che la cantante stava prendendo
nella sua vita privata, tra cui la sua continua dipendenza dalle
droghe. Bobby Brown, l’ex marito di Whitney
Houston, ha anche confermato che la Crawford e la cantante hanno
avuto una relazione sentimentale, e sostiene che la madre della
Houston, Cissy, era contraria e voleva licenziare la Crawford dalla
sua posizione di assistente della Houston.
Naomi Ackie in Whitney – Una voce diventata leggenda
Whitney Houston ha frequentato
Jermaine Jackson?
Whitney Houston avrebbe inoltre
frequentato Jermaine Jackson per un anno, come
accennato in Whitney – Una voce diventata
leggenda, e si dice che i due abbiano avuto una relazione
mentre Jackson era ancora sposato con l’allora moglie Hazel
Gordy. Sebbene Jackson non abbia mai parlato della loro
relazione, sua sorella La Toya Jackson ha
affermato che suo fratello “ha con loro ammesso che hanno avuto
una relazione”. Si sostiene inoltre che la canzone di Whitney
Houston “Saving All My Love for You” fosse dedicata
proprio a Jermaine Jackson, anche se ciò non è mai stato
confermato. Inoltre, la Houston avrebbe avuto un’infatuazione per
Eddie Murphy alla fine degli anni ’80, anche se
secondo la Crawford lui non avrebbe ricambiato.
Bobby Brown ha abusato di Whitney
Houston?
La relazione sentimentale tra
Bobby Brown e Whitney Houston fu
turbolenta e fece spesso notizia, soprattutto negli ultimi anni di
matrimonio. Whitney – Una voce diventata
leggenda sostiene che Bobby Brown fosse violento nei
confronti di Whitney Houston, e in un’intervista a 20/20
ha confermato di aver colpito la Houston una volta. Brown ha però
negato le accuse di essere stato violento nei confronti della
Houston al di là dell’incidente ammesso, ma ha rivelato che gli
ultimi anni del loro matrimonio sono stati piuttosto terribili.
Chi era Barbara Houston?
Barbara Houston si
intravede in tutto il biopic musicale e si percepisce il gelo e la
distanza tra lei e Whitney. Il loro rapporto nella vita reale era
altrettanto teso. Barbara Houston, che ha 40 anni in meno di
John Houston, alla fine lo ha sposato, anche se i
due avevano una relazione che sarebbe iniziata quando John era
ancora sposato con Cissy, la madre della Houston.
Ciò che il film tralascia è però la causa intentata da Barbara
contro Whitney, che sosteneva che la cantante fosse l’unica
beneficiaria dell’assicurazione sulla vita di John Houston e che il
denaro sarebbe stato utilizzato per pagare il mutuo di Barbara e
John, mentre il denaro rimanente sarebbe andato a Barbara.
Tuttavia, Whitney Houston ha
presentato una domanda riconvenzionale contro la matrigna,
sostenendo che l’assicurazione sulla vita doveva servire a ripagare
la cantante per il denaro che il padre le aveva prestato anni
prima. Nel 2010, un giudice ha dato ragione alla Houston,
attribuendole la proprietà dell’ipoteca di Barbara, il che
significava che poteva decidere di pignorare la casa e lasciare la
matrigna senza nulla. I rapporti tra Whitney Houston e Barbara
Houston non erano buoni e la brutta causa rese pubblico il
disprezzo della cantante per la nuova moglie del padre.
Stanley Tucci e Naomi Ackie in Whitney – Una voce diventata
leggenda
Cosa è successo davvero tra Whitney
Houston e suo padre?
Il rapporto tra Whitney Houston e
suo padre era altrettanto complicato. John Houston divenne il
manager della cantante e l’amministratore delegato della sua
società, e Whitney – Una voce diventata
leggenda sostiene che Houston padre abbia anche preso in
prestito del denaro dalla figlia, il che sembra sia stato uno degli
elementi che hanno portato i loro rapporti ad inasprirsi nel tempo.
L’uomo avrebbe infatti preso in prestito 723.000 dollari da Whitney
Houston nel 1990, ma è stata la causa da 100 milioni di dollari che
ha intentato contro la celebre cantante nel 2002 per violazione del
contratto a mettere in luce il loro rapporto tumultuoso.
La causa sosteneva che Whitney
Houston non aveva pagato John o la sua società per i servizi che le
avevano fornito, come l’assistenza legale dopo essere stata beccata
con la droga alle Hawaii e la negoziazione dei termini del
contratto da 100 milioni di dollari con la Arista Records. John
Houston cercò persino di fare appello alla figlia in televisione.
Il patriarca degli Houston morì però poco dopo, nel 2002, e la
causa fu archiviata nel 2004.
Come è morta Whitney Houston?
Whitney – Una voce diventata
leggenda evita di mostrare la tragica morte della
cantante. Tuttavia, il biopic allude all’evento, avvenuto alcune
ore prima della festa pre-Grammy del produttore musicale
Clive Davis. Whitney Houston è morta per
annegamento accidentale nella vasca da bagno della sua camera
d’albergo al Beverly Hilton. Secondo il referto dell’autopsia,
anche gli effetti di una “cardiopatia aterosclerotica e l’uso di
cocaina” hanno contribuito all’annegamento accidentale della
cantante-attrice. La Houston aveva infatti una nota storia di uso
di cocaina e sul bancone del bagno è stata trovata della polvere
bianca, il che fa pensare che la cantante avesse usato la
sostanza.
Piuttosto che concentrarsi sulla sua
morte e sui fattori che vi hanno contribuito, però, il film celebra
la voce dell’iconica cantante all’apice della sua carriera,
scegliendo di incentrare la scena finale del film sull’esibizione
di Whitney Houston agli American Music Awards del 1994. Questa
decisione allontana la tragedia della sua morte e gli ultimi anni
tumultuosi della Houston e serve a ricordare la voce potente e
bellissima che aveva e la gioia che portava agli altri quando usava
il suo enorme talento. Il pubblico esce così dal film con un
momento luminoso nella vita di Whitney Houston invece che con
quello buio della sua morte.
In occasione dell’uscita al cinema
di Generazione Romantica, dal 17 aprile
in sala con Tucker Film, ecco la nostra intervista
al regista cinese Leone d’Oro Jia Zhangke.
Dopo aver conquistato il mondo con
le sue opere che raccontano una Cina in continua evoluzione, il
regista Jia Zhangke – Leone d’Oro a Venezia con
Still Life – torna al cinema con il suo
nuovo Generazione Romantica (qui
la recensione), che uscirà il 17 aprile nelle sale
italiane distribuito da Tucker Film.
Il lungometraggio, interpretato
dalla moglie e musa del regista Zhao Tao e dal giovane attore Li
Zhubin, racconta una storia d’amore delicata e profonda, che si
intreccia con i mutamenti di un’intera nazione. Generazione
Romantica è infatti un’opera che attraversa quasi vent’anni di
vita privata e collettiva, seguendo le vicende amorose di Bin e
Qiaoqiao dal 2001 alla pandemia, in parallelo con la trasformazione
sociale della Cina.
Jia Zhangke, figura
centrale della Sesta Generazione del cinema cinese, continua la sua
riflessione visiva sul paese, raccontando la sua evoluzione
attraverso sentimenti individuali e collettivi. Con il suo stile
unico e coraggioso, il regista offre uno spunto di riflessione
sulla Cina contemporanea, affrontando temi universali come l’amore,
la speranza e la resilienza.
In Generazione Romantica,
Zhang Ke elabora il linguaggio dei sentimenti con la stessa
intensità e passione che lo ha contraddistinto in opere come
Platform, Still Life, Il tocco del
peccato e Al di là delle montagne.
“Generazione
Romantica – ha dichiarato il regista – una meditazione
molto personale: parla dei tempi che ho vissuto, dei luoghi in cui
sono stato e delle persone che ho incontrato. All’inizio del nuovo
millennio la Cina è stata protagonista di una forte crescita
economica: è arrivata la globalizzazione, il paese ha cominciato ad
aprirsi ed eravamo tutti pieni di entusiasmo per il futuro.
Vent’anni dopo, oggi, tutto è molto più ordinato, ma le persone
hanno perso la passione e la motivazione. Questa curva di emozioni
attraversa il film e rappresenta il mio sentimento personale, ma
credo rappresenti anche un sentimento comune tra i
cinesi”.
Il primo trailer
de I Roses, il nuovo film del
regista/produttore Jay Roach che ha regalato
successi comici come Austin
Powers, Borat e Ti presento i
miei. Il film arriverà nelle sale italiane il 27 agosto
2025.
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Cortesia The Walt Disney
Company Italia
Cortesia The Walt Disney
Company Italia
Cortesia The Walt Disney
Company Italia
Cortesia The Walt Disney
Company Italia
Cortesia The Walt Disney
Company Italia
La vita sembra facile per la coppia
perfetta Ivy (Olivia Colman) e Theo
(Benedict
Cumberbatch): carriere di successo, un matrimonio
ricco d’amore, figli fantastici. Ma sotto la facciata della loro
presunta vita ideale, si sta per scatenare una tempesta: mentre la
carriera di Theo precipita e le ambizioni di Ivy decollano, si
accende una polveriera di feroce competizione e risentimento
nascosto. I Roses è una rivisitazione del classico
film del 1989 La guerra dei Roses, tratto dal romanzo
di Warren Adler.
Searchlight Pictures
presenta I Roses, diretto da Jay Roach (Bombshell
– La voce dello scandalo, Austin Powers). Il film è
interpretato dal premio Oscar® Olivia Colman (Cattiverie a
domicilio, La Favorita) e dal candidato all’Oscar® Benedict
Cumberbatch (Doctor Strange, Il potere del cane). Nel
cast anche Andy Samberg (Palm Springs – Vivi come se non ci
fosse un domani, Vite da popstar), il premio Oscar® Allison
Janney (Tonya), Belinda Bromilow (The Great),
Sunita Mani (GLOW), Ncuti Gatwa (Barbie, Doctor Who), Jamie Demetriou
(Fleabag), Zoë Chao (Nightbitch) e Kate McKinnon
(Barbie, Ghostbusters). La sceneggiatura è scritta dal
candidato all’Oscar® Tony McNamara (Povere Creature!, La
Favorita).
Attenzione! Questo post contiene
SPOILER su Daredevil: Rinascita, episodio 9 “Dritto
all’inferno”
L’episodio 9 di Daredevil: Rinascita, Dritto
all’inferno, contiene alcuni dei migliori Easter Egg
del MCU e riferimenti a Netflix della serie. Culmine del ritorno di Matt
Murdock nei panni di Daredevil e del consolidamento del potere di
Wilson Fisk come sindaco di New York, il finale di Daredevil: Rinascita si
conclude con un cliffhanger epocale, che prepara il terreno per una
seconda stagione davvero emozionante. Sebbene la serie abbia avuto
legami e connessioni importanti, alcuni dei riferimenti migliori
sono stati tenuti per ultimi.
Nell’episodiola task force
anti-vigilante di Fisk è in testa alla carica mentre il sindaco
Fisk dichiara la legge marziale, mentre il Punitore di Frank Castle
e Karen Page tornano per aiutare Matt Murdock, rimasto ferito.
L’episodio prepara anche il terreno per il futuro di New York, con
l’inizio della guerra contro tutti i vigilanti di New York. A tal
fine, ecco tutti i più grandi Easter egg e riferimenti MCU nell’episodio 9 di Daredevil: Rinascita, Dritto
all’inferno.
Tutti i migliori Easter egg MCU e
riferimenti Netflix nell’episodio 9 di Daredevil: Born Again
Avocado at Law, Punisher’s Coffee,
Mille Soli e altro
L’assoluzione dell’agente Nadeem e
Fisk – Un flashback di Vanessa che assume Bullseye per uccidere
Foggy Nelson conferma che Fisk è stato infine assolto a causa della
corruzione dell’FBI
nella terza stagione di Daredevil. C’è anche un riferimento
all’agente Ray Nadeem, un personaggio importante dell’FBI che alla
fine ha aiutato Daredevil a dare la caccia a Fisk.
La verità su Red Hook – Si scopre
che Red Hook è un porto franco basato su un vecchio statuto, il che
spiega perché Vanessa e Wilson Fisk sono così interessati all’area
come mezzo per creare il loro stato libero. Allo stesso modo, la
scoperta di questa verità da parte di Foggy spiega perché Vanessa
lo avesse marchiato a morte.
L’abito bianco di Fisk – Anche dopo
il Ballo Bianco e Nero, Fisk continua a indossare un abito bianco,
a simboleggiare il suo ritorno in forma come Kingpin.
Blocco di tutta la città grazie a
Bullseye – Fisk ordina un blocco di tutta la città di New York a
causa dell’attacco di Bullseye, rispecchiando i recenti fumetti di
Daredevil in cui Bullseye ha iniziato a uccidere
indiscriminatamente i civili, costringendo i newyorkesi a un
importante blocco di tutta la città con la paura di uscire di
casa.
“Sempre il Kingpin” – Anche con i
suoi ultimi respiri, il commissario Gallo è stato costantemente
quello che si è riferito a Fisk come “Il Kingpin”, confermando di
aver sempre saputo che Fisk non avrebbe mai potuto cambiare la sua
natura più oscura.
Pym van Dyne – Poco prima che
l’intera città venga interrotta, si vede una pubblicità
dell’azienda di Hope van Dyne a New York, che ricerca ogni sorta di
modo per migliorare il mondo usando le particelle Pym.
“Ho ricevuto una telefonata” –
Frank Castle arriva per aiutare Matt Murdock, dicendo di aver
ricevuto una telefonata e di aver cambiato idea sul dare una mano a
Daredevil.
“Ehi Rosso” – Il Punitore chiama
Matt “Rosso”, proprio come ha fatto nel quarto episodio della serie
e nella serie originale Netflix.
Il teschio di Cole North – Cole
North indossa il teschio di Frank Castle, il Punitore, a conferma
che è stato lui a uccidere Tigre Bianca alla fine dell’episodio
3.
L’amore di Frank per il caffè –
Frank fa più di un riferimento al desiderio di una buona tazza di
caffè, ricollegandosi al suo amore per il caffè già sperimentato
nella sua serie originale su Netflix.
“Cazzate alla Ispèettore Gadget” –
Frank dice di non avere pazienza per le “Inspector Gadget Bull****”
di Daredevil quando parla delle mazze da baseball di Matt, facendo
anche riferimento alla classica serie animata e ai film Disney
live-action.
Una maschera da vigilante
oscuramente familiare – Durante il blocco della città, due agenti
dell’AVTF di Fisk uccidono un giovane saccheggiatore,
“giustificandosi” mettendogli una maschera in testa dopo il fatto.
In particolare, la maschera in questione assomiglia molto alla
maschera nera originale di Matt Murdock prima che indossasse la
tuta rossa e le corna.
I battiti cardiaci di Frank e Karen
– Mentre parla con Karen, Matt conferma di essere riuscito a
sentire i battiti cardiaci crescenti sia di lei che di Frank, un
riferimento alla loro potenziale storia d’amore anticipata nella
serie originale di Netflix. Tuttavia, Matt conferma anche che il
battito cardiaco di Karen è aumentato quando lo ha visto, quindi
forse un triangolo amoroso potrebbe essere instaurato in episodi
futuri.
Avocado at law – Guardando tra i
vecchi oggetti di Foggy, Matt trova una targa con la scritta
“Avocado at law”, un riferimento alla serie originale di Netflix in
cui Matt e Foggy si incontrarono per la prima volta come
coinquilini, una battuta ricorrente che si inventarono quando
Foggy, ubriaco, disse per errore “avocado” invece di “abogados”,
che in spagnolo significa “avvocati”. Il doppio senso linguistico
si perde in italiano, visto che la nostra lingua è più simile allo
spagnolo che all’inglese per la parola “avvocati”.
Mille soli – Karen e Matt ricordano
la prima stagione di Daredevil di Netflix, quando Matt le raccontò
com’era la sua visione, riferendosi a una “città in fiamme a causa
di mille soli”.
“Abbiamo bisogno di un esercito” –
Karen convince Daredevil ad aspettare il momento giusto e a trovare
un modo migliore per salvare la città, e Matt conferma che “hanno
bisogno di un esercito”. Questo prepara il terreno per Un futuro
molto entusiasmante per la seconda stagione di Daredevil:
Rinascita, che potrebbe presentare molti altri vigilanti
newyorkesi dell’MCU oltre agli alleati mostrati
alla fine dell’episodio finale.
Vigilanti catturati – Il finale
dell’episodio 9 di Daredevil: Rinascita
conferma che Fisk ha già dei vigilanti in gabbia, tra cui The
Punisher, che è stato picchiato dai suoi stessi “fanboy” dell’AVTF
e dallo Spadaccino di Jack Duquesne.
Coniglio nella tempesta di neve –
Fisk e Vanessa festeggiano la loro vittoria a cena, in particolare
davanti a Coniglio nella tempesta di neve, l’iconico
dipinto che li ha fatti incontrare per la prima volta nella serie
Netflix originale e macchiato di sangue alla fine della terza
stagione di Daredevil.
Angela Del Toro – Angela Del Toro
viene mostrata mentre osserva gli ufficiali dell’AVTF durante la
legge marziale in città, il che potrebbe suggerire un futuro in cui
assumerà il ruolo dello zio come seconda Tigre Bianca, proprio come
nei fumetti originali.
Una città senza paura – Daredevil
conferma che lui e i suoi alleati aiuteranno New York a diventare
“Una città senza paura”, ricollegandosi al nome classico di
Daredevil come “L’uomo senza paura” sia nell’MCU che nei fumetti Marvel originali.
Preparazione allo spin-off di
Punisher – Il finale di Daredevil: Rinascita ha
una scena post-credit, che prepara l’imminente Presentazione
Speciale di Punisher, facendo sì che Frank sfugga alla custodia di
Fisk.
Lo sviluppo urbano che ha
caratterizzato la Cina a partire dal finire degli anni Settanta ha
non solo introdotto il paese nel meccanismo della trasformazione
urbanistica e della globalizzazione, ma ha anche drasticamente
destabilizzato il panorama culturale in cui è cresciuta quella che
diverrà poi la sesta generazione dei registi cinesi. Il principale
esponente di essa è Jia Zhangke, autore di film come Still
Life (2006, Leone d’oro a Venezia), Al di là delle montagne (2015) e I figli del fiume giallo (2018). Con ogni sua opera
egli ha raccontato le trasformazioni della Cina negli ultimi
decenni e con Caught by the Tides
(Generazione Romantica in italiano), il suo nuovo
film presentato in concorso al Festival
di Cannes, ritorna ancora una volta su tali
discorsi.
La trama di Generazione Romantica
Il film racconta una storia d’amore
duratura ma fragile, quella di Qiaoqiao (Zhao Tao) e Bin (Zhubin
Li), ambientata in Cina dai primi anni 2000 a oggi.
Innamorati l’uno dell’altra, i due si godono tutto ciò che la città
ha da offrire, cantando e ballando senza preoccuparsi troppo del
futuro. Questo finché un giorno Bin si ritrova a voler tentare la
fortuna in un posto più grande di Datong, andandose così senza
preavviso. Qualche tempo dopo, Qiaoqiao decide però di
intraprendere un viaggio per cercarlo ed ha così inizio un
inseguimento che si protrarrà nel tempo, con sullo sfondo una Cina
in profondo cambiamento.
Ciò che prima di ogni altra cosa
rende questo film particolarmente affascinante è il fatto che sia
stato girato nell’arco di oltre 20 anni. Le prime immagini di
Generazione Romantica sono infatti state
girate nel 2001, mentre le sequenze successive sono state
realizzate nei due decenni successivi, con infine le ultime scene
che sono state effettuate a Datong nel 2023. Il regista ha seguito
i suoi personaggi nel tempo e nello spazio, dal Nord al Sud della
Cina, utilizzando per riprenderli gli strumenti disponibili in base
al periodo. Si passa così dalle prime videocamere digitali dalla
scarsa definizione a quelle utilizzate oggi di altissima
qualità.
I modi e le tecnologie con cui il
film viene girato sono dunque esse stesse testimonianza dello
scorrere del tempo e dei cambiamenti che esso porta con sé.
Cambiamenti che naturalmente riguardano da vicino gli stessi umani
e in questo caso la Cina, al centro di importanti lavori che
nell’arco degli ultimi decenni ne hanno completamente trasformato
il volto. Aver girato Generazione
Romanticanell’arco degli ultimi
vent’anni ha dunque permesso al regista di immortalare per sempre
questi mutamenti, che ci portano da piccoli villaggi malforniti a
imponenti e ultra tecnologiche metropoli.
Il più importante di queste
trasformazioni è quello che sullo sfondo vede la costruzione della
Diga delle Tre Gole, imponente opera di
costruzione iniziata nel 1994 e terminata nel 2006 che ha portato
alla scomparsa di intere aree. Tale evento, già raccontato in
Still Life, torna qui protagonista del secondo (e più
bello) dei tre segmenti in cui il film è diviso, dove si raggiunge
la massima manifestazione del rapporto tra lo sconvolgimento
emotivo della protagonista in cerca del suo amato e una Cina
smantellata e pronta ad acquisire un nuovo volto.
Con Generazione
Romantica, duunque, Jia Zhangke attraversa tutti i suoi
film passati – da Unknown
Pleasure a Still Life, da Al di là delle montagne a I figli del fiume giallo, offrendo uno sguardo epico
sul destino romantico della sua perenne eroina, Qiaoqiao, già
comparsa in alcune di queste precenti opere. Ad interpretarla vi è
sempre Zhao Tao, musa e compagna di vita di Jia
Zhangke che porta a sua volta a compimento il percorso compiuto con
questo personaggio, regalando una delle sue prove d’attrice più
intense e commoventi pur nella sua apparente rigidità.
Certo, non è un film facile da
seguire, con le sue sequenze apparentemente prive di nessi logici,
i suoi salti temporali e il suo dare priorità ai non detti. Un film
che si può apprezzare indubbiamente di più a fronte di una
conoscenza del cinema del regista, ma che in ogni caso non è mai
respingente né indecifrabile. Occorre solo lasciarsi trasportare
dal fiume del tempo e delle emozioni, di cui il film è ricco. Si
ripercorrono così 21 anni di un paese in profonda trasformazione,
dal 2001 al 2022, facendo emergere prima di tutto una nuova
prospettiva per guardare alla Cina contemporanea.
Ma non solo, perché è questo un film
che riflette sulle esperienze individuali in un contesto di
turbolenti cambiamenti emotivi e sociali. I protagonisti si
ritrovano infatti a dover fare i conti con realtà che sembrano
sempre sfuggire alla loro comprensione (specialmente nell’ultimo
segmento, caratterizzato dall’emergenza del Covid-19 e la
diffusione di TikTok) e che mostrano dunque uno spaesamento a cui
non sembra esserci rimedio. Alla luce di ciò, seppur non sia il suo
film più bello, Generazione
Romanticapuò essere indicato – per
il pensiero che vi è dietro – come la summa del cinema di Jia
Zhangke.
Netflix annuncia RIV4LI, la nuova
serie TV per ragazzi creata da Simona Ercolani e
in uscita prossimamente. La serie, ambientata nello stesso mondo
narrativo di DI4RI, esplora i
conflitti dell’adolescenza: le difficoltà
dettate dalla costruzione della propria identità, le aspirazioni
dei ragazzi schiacciate dalle aspettative degli adulti, le trappole
in cui cade chi è vittima di cyberbullismo, i pregiudizi che
decretano chi è dentro o fuori dal “gruppo”. RIV4LI sono infatti i
protagonisti della serie, divisi inizialmente in due gruppi
contrapposti.
Siamo a Pisa, nella Terza
D della scuola media Montalcini: è questo il regno degli Insiders,
il cui leader è il ragazzo più popolare della scuola, Claudio
(Samuele Carrino), spalleggiato dal suo migliore amico Dario
(Edoardo Miulli). A sfidarli sarà la nuova arrivata, Terry (Kartika
Malavasi) che, appena trasferita da Roma, formerà un nuovo gruppo,
quello degli Outsiders. La rivalità è da subito accesissima, ma
quando la scuola sarà divisa in due da un vero muro, Insiders e
Outsiders sapranno unirsi per abbattere le barriere fisiche e
relazionali che li separano.
Il cast di RIV4LI
Nel cast anche Lorenzo
Ciamei (Luca), Eugenia Cableri (Sabrina), Melissa Di Pasca
(Marzia), Joseph Figueroa (Alessio), Duccio Orlando (Paolo). A
passare il testimone ai nuovi ragazzi è Andrea Arru, che, noto per
il suo ruolo in DI4RI, prenderà parte al racconto con un’apparizione speciale.
RIV4LI è
una serie di Simona Ercolani, prodotta da Stand by
me con la regia di Alessandro Celli. Scritta da Simona
Ercolani con Serena Cervoni,
Mauro Uzzeo, Chiara Panedigrano, Sara Cavosi, Angelo Pastore,
Ivan Russo. Produttrice esecutiva è Grazia Assenza.
“Ogni anno che vivi, quel mondo
diventerà più grande e luminoso. E più dettagliato e complesso. Tu
lo riempirai tutto. Sarà un universo.” Dopo un breve teaser,
un poster e alcune immagini promozionali, NEON ci ha finalmente
offerto uno sguardo approfondito all’ultimo adattamento di Stephen King di Mike
Flanagan (Doctor Sleep, Gerald’s Game), The Life
of Chuck, che vede Tom Hiddleston (Loki, Avengers: Doomsday) nel ruolo
principale.
Sebbene King sia (ovviamente) più
noto per il suo lavoro nel genere horror, ha scritto alcune
notevoli storie di fantascienza, fantasy e persino semplici storie
drammatiche (Rita Hayworth e Le ali della
libertà, per esempio). The Life of Chuck
è basato sul racconto del leggendario autore del 2020 e, sebbene
contenga alcuni elementi fantascientifici, non è sicuramente un
racconto horror.
Il film è stato presentato in
anteprima al Toronto International Film Festival il 6 settembre
2024, dove ha vinto il People’s Choice Award. Sono seguite
recensioni positive e il film attualmente ha un punteggio dell’87%
su Rotten Tomatoes.
The Life of Chuck è
stato descritto come “Una storia che afferma la vita e che
rompe gli schemi dei generi, raccontata in tre capitoli della vita
di un uomo comune di nome Charles Krantz”.
Dopo un finale esplosivo che ha
preparato il terreno per una guerra tra Matt Murdock e Wilson Fisk,
la scena post-credit di
Daredevil: Rinascita serve a preparare non
solo la seconda stagione, ma anche un altro progetto MCU in arrivo. All’inizio
dell’episodio 9, Matt è vulnerabile dopo essere stato colpito da
una pallottola per difendere il sindaco Fisk, ma sfugge a un
tentativo di omicidio da parte del braccio destro di Fisk, Buck
Cashman. Nel suo appartamento, Matt si riunisce con Frank Castle,
alias il Punitore, che lo aiuta a sfuggire alla Task Force
Anti-Vigilante.
Alla fine, i due si separano, Frank
che lascia Matt e Karen Page a indagare sul caso a cui stava
lavorando Foggy Nelson quando è stato ucciso da Bullseye, un
omicidio ordinato dalla moglie di Fisk, Vanessa. Mentre Matt scopre
perché Vanessa ha fatto uccidere Foggy e come questo sia legato al
progetto di riqualificazione di Red Hook del sindaco, Frank
affronta i poliziotti corrotti dell’AVTF, eliminandone un buon
numero prima di essere fermato.
Il
finale della prima stagione di Daredevil: Rinascita si
conclude con Kingpin che ha il controllo completo di New York,
istituendo la legge marziale, mettendo ufficialmente al bando i
vigilanti e introducendo un coprifuoco alle 20:00. Nel frattempo,
Daredevil sta radunando un esercito per affrontare la task force di
Fisk, che include Karen Page, Angie Kim e Cherry, tra gli altri.
Sebbene il Punitore e Jack Duquesne, alias Spadaccino, possano
sembrare i candidati ideali per l’esercito di Daredevil, una delle
scene finali li mostra rinchiusi in gabbie nella prigione di Fisk,
insieme ad altri che si sono rifiutati di allearsi con Kingpin.
Tuttavia, non è l’ultima volta che vediamo il Punitore, dato che
riappare durante la scena post-credits.
La scena post-credits di Daredevil:
Rinascita prepara lo spin-off di The Punisher
Jon Bernthal tornerà nei panni di
Frank Castle in una presentazione speciale
Invece di concentrarsi su
Daredevil, Kingpin o Bullseye, la scena post-credits di
Daredevil: Rinascita ci mostra
il Punitore, rinchiuso in una gabbia nella prigione di Kingpin. Lì,
Frank fa appello al suo fascino e conversa amichevolmente con una
delle guardie, un uomo di nome Anthony Petruccio (che non ha alcun
legame con la Marvel Comics). Frank attira la guardia vicino
alla gabbia per stringergli la mano, poi gli rompe violentemente la
mano e il braccio. Lo schermo diventa nero, ma si sente un suono
come se la gabbia venisse aperta, il che implica che Frank stia
usando la guardia per liberarsi.
Dato che la scena finisce prima
ancora di vedere il Punitore fuggire, è impossibile sapere
esattamente cosa faccia dopo. Libera gli altri personaggi in
gabbia? Se lo fa, questo potrebbe potenzialmente preparare il
terreno per un ritorno di Spadaccino nel MCU, magari anche in una possibile
seconda stagione di Hawkeye, anche se la Marvel non lo ha ancora confermato.
Oppure, dato che Frank Castle è spesso un personaggio più
concentrato sulla propria missione, abbandona gli altri e fugge da
solo dalla prigione di Kingpin? Questo sembra lo scenario più
probabile, data la storia del personaggio, e prepara il terreno per
uno spin-off.
All’inizio di quest’anno, è stato
confermato che i Marvel Studios stanno sviluppando The Punisher
Special Presentation, con l’attore di Frank Castle Jon
Bernthal alla sceneggiatura insieme a Reinaldo
Marcus Green, che sarà il regista. Notizie successive
hanno confermato che lo speciale andrà in onda nel 2026, insieme a
Daredevil: Rinascita Stagione 2. Si sa poco altro
sullo spin-off di The Punisher, dato che i dettagli della trama
sono stati tenuti segreti, ma è probabile che seguirà le azioni di
Frank dopo essere fuggito dalla prigione di Kingpin nella scena
post-credit di Daredevil: Rinascita.
The Punisher tornerà in
Daredevil: Rinascita Stagione 2?
Il ritorno di Jon Bernthal non è
ancora stato confermato
Dato che Daredevil sta
radunando un esercito per affrontare Kingpin e la sua task force,
avrebbe sicuramente senso il ritorno di The Punisher; dopotutto,
Frank Castle è un esercito composto da un solo uomo. Ha anche senso
perché Frank e Matt sembrano avere rapporti molto migliori in
Daredevil: Rinascita rispetto a quando si sono
incontrati per la prima volta nella seconda stagione di Daredevil,
quando Matt giurò di non smettere mai di dare la caccia a Frank
finché avesse continuato a uccidere i cattivi. Le loro posizioni
diametralmente opposte in materia di uccisioni sono sempre state
ciò che ha separato Daredevil e il Punitore, e questo potrebbe
continuare a ostacolare la loro alleanza.
Certo, potrebbe anche essere che il
Punitore lavori per sconfiggere Kingpin e l’AVTF a modo suo, ed è
proprio di questo che parla il suo spin-off. Sarebbe intelligente
per la Marvel raccontare la storia della
guerra anti-vigilanti di Kingpin in diverse serie TV dell’MCU, soprattutto perché alcune di
esse sono ambientate a New York o nelle vicinanze. Ms.
Marvel è ambientata
proprio dall’altra parte del fiume, a Jersey City, mentre
Hawkeye di Kate Bishop è a New York, quindi le
seconde stagioni di queste serie potrebbero approfondire questa
trama, ovviamente se dovessero concretizzarsi.
Come riportato da
Deadline, Sam Neill – celebre per il franchise di
Jurassic Park – si è unito al cast del prossimo film
del Monsterverse della Legendary, ovvero
l’annunciato sequel di Godzilla e Kong – Il nuovo
impero (qui
la recensione). Al momento non si sa quale ruolo ricoprirà
l’attore, ma sarà divertente vederlo alla presa con nuove
gigantesche creature dopo i dinosauri di Jurassic Park. Sappiamo inoltre che Sam Neill si unisce a un cast che comprende
Kaitlyn Dever, Jack O’Connell, Delroy Lindo,
Matthew Modine, Alycia
Debnam-Carey e Dan Stevens, che riprende il ruolo del
veterinario Trapper Beasley dal precedente film, affermatosi come
il capitolo di maggior incasso del franchise.
Cosa sappiamo del sequel di Godzilla x
Kong
Si dice che il film metterà diversi
nuovi personaggi umani al fianco dei titani Godzilla e Kong, che si
troveranno ad affrontare una minaccia cataclismatica di portata
mondiale. Grant Sputore (I Am Mother)
dirige da una sceneggiatura di Dave Callaham,
autore di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, che prende
il posto di Adam Wingard dopo il suo lavoro su
Godzilla e Kong – Il nuovo impero e il precedente
Godzilla
vs Kong.
Attenzione! Questo articolo
contiene SPOILER sull’episodio 9 della prima stagione di
Daredevil: Rinascita, “Dritto all’Inferno”
La prima stagione di
Daredevil: Rinascita si è conclusa con un
episodio scioccante che promette di cambiare lo
street-level del Marvel Cinematic Universe in modi
entusiasmanti. I primi nove episodi della serie hanno raccontato
il viaggio di Matt Murdock per tornare a essere
Daredevil dopo aver perso Foggy. L’episodio 8 di
Daredevil: Rinascita ha fatto
luce sugli eventi che circondano la morte del suo amico: Matt
scopre che Bullseye stava agendo su ordine di Vanessa Fisk. Il
finale di stagione della serie TV MCU approfondisce questa
rivelazione, mostrando perché Foggy è stato ucciso e come Vanessa
ha contattato Bullseye.
Sebbene fosse necessario fare
chiarezza sugli eventi passati, il finale della prima
stagione di Daredevil: Rinascita si è concentrato
principalmente sulla preparazione di nuovi eventi per la seconda
stagione della serie e sul futuro del MCU. Per farlo, i Marvel Studios hanno riportato in scena un
paio di personaggi chiave. Inoltre, le trame del sindaco Fisk e
della Task Force Anti-Vigilante hanno raggiunto il loro punto di
rottura, con Kingpin che torna in sé e diventa più potente
che mai.
Spoiler e spunti chiave della trama
dell’episodio 9 di Daredevil: Rinascita
Un flashback di un anno prima, in cui Vanessa e Dex parlano, si
spiega come lei lo abbia convinto a uccidere Foggy Nelson.
Voleva che Bullseye uccidesse Benjamin Cafaro e Foggy perché
l’avvocato avrebbe fatto luce sulle attività criminali di Vanessa,
quindi doveva morire entro due giorni.
Wilson Fisk non sapeva che Vanessa avesse fatto rilasciare Dex
per uccidere Foggy, ma ora dice alla moglie di aver scoperto cosa
ha fatto.
Matt dice a Kirsten che è stata Vanessa a ordinare l’omicidio
di Foggy.
Fisk ordina a Buck di uccidere Matt e di trasformarlo in un
martire.
Frank Castle è di nuovo all’appartamento di Matt quando arriva,
poiché il Punitore ha ricevuto una chiamata per tirarlo fuori sano
e salvo.
La Task Force Anti-Vigilante di Fisk entra nell’appartamento di
Matt e il Punitore uccide molti di loro mentre Daredevil li
stordisce.
Si scopre che l’agente Cole North, con un giubbotto
antiproiettile del Punitore, ha ucciso White Tiger.
Una granata esplode nell’appartamento di Matt, ma Daredevil e
il Punitore riescono a fuggire.
Karen Page ritorna e si scopre che è stata lei a chiamare Frank
per aiutare Matt.
Daniel e Buck minacciano i membri del consiglio per conto di
Fisk.
Matt è geloso di Frank mentre si riallaccia i rapporti con
Karen.
Red Hook si rivela essere un porto franco.
Il Punitore uccide brutalmente poliziotti corrotti prima di
essere immobilizzato. Rifiuta l’invito di Powell a unirsi alla task
force, il che porta i membri dell’AVTF a schierarsi per colpire il
Punitore.
Kingpin uccide il Commissario Gallo con le mani.
Daredevil afferma che riprenderà la città e che ha bisogno di
un esercito per farlo. Radunano una squadra da Josie.
Fisk nomina Heather Commissario per la Salute Mentale della sua
amministrazione.
Kingpin dichiara illegali tutte le attività di vigilantes e
mette New York sotto la legge marziale.
Jack Duquesne, Frank Castle e altri sono in gabbia,
intrappolati da Kingpin.
Bullseye riappare in un appartamento con vetri rotti.
La scena post-credits mostra Frank che convince una guardia ad
avvicinarsi per stringergli la mano, poi gliela rompe ed è pronto a
scappare.
Il piano generale di Kingpin
svelato: qual è il vero scopo di Red Hook?
Il sindaco Fisk non aveva le
migliori intenzioni della città
Wilson Fisk ha cercato di
non rivelare nulla riguardo a Red Hook. Tuttavia, alcuni dei piani
del sindaco sono finiti a trapelare alla stampa dopo che Daniel,
ubriaco, non si è reso conto di aver dato l’informazione a BB
Urich. Kingpin non ha reagito bene alla fuga di notizie,
dimostrando quanto Red Hook fosse importante per lui. Il finale di
stagione ha confermato che c’era molto di più dietro a quel luogo
che riparare quello che lui sosteneva essere un occhio nero sul
volto della città.
Negli ultimi due episodi, Matt si è
reso conto che Foggy sapeva qualcosa, ed è per questo che è stato
ucciso. Il suo caso avrebbe potuto danneggiare l’impero criminale
di Fisk, il che ha portato Vanessa a ordinare a Bullseye di
ucciderlo. Durante le sue indagini con Karen sul caso a cui stava
lavorando Foggy, hanno scoperto che Red Hook è un porto franco, il
che significa che è considerato al di fuori della giurisdizione
degli Stati Uniti e di New York. In quanto tale, Wilson e Vanessa
Fisk potrebbero usarlo per riciclare denaro legalmente. Questo è il
vero motivo per cui Kingpin ha investito così tanta energia nella
rivitalizzazione di Red Hook.
Tutto ciò che abbiamo imparato sul
ruolo di Vanessa nella morte di Foggy
La morte più importante di
Daredevil: Rinascita è ora completamente spiegata
Quando Bullseye ha ucciso
Foggy nel primo episodio della serie, le sue motivazioni sono state
messe in discussione. Dopotutto, aveva problemi più grandi con
Karen Page, non con Foggy. Tuttavia, tutti i motivi per cui ha
ucciso Foggy sono stati ora esposti dopo il finale della prima
stagione di
Daredevil: Rinascita.
Nell’episodio 8, Matt si è reso conto che Vanessa aveva deciso che
Bullseye avrebbe ucciso Foggy, e così l’episodio 9 inizia con
un flashback di lei che incontra Poindexter e gli chiede di
uccidere Benjamin Cafaro e Foggy.
Dex non era chiaramente di buon
umore. Wilson Fisk non aveva idea che sua moglie avesse intenzione
di liberare Bullseye per permettergli di uccidere Foggy, quindi
onora il suo accordo con Matt Murdock di non fare del male ai suoi
amici. Il motivo per cui Vanessa fa uccidere Foggy era semplice.
Mentre si occupava del caso di “Dumb Benny”, Foggy si imbatte nei
segreti di Vanessa, di cui non aveva idea. Se il suo piano per la
difesa di Benny fosse arrivato in tribunale, le sue argomentazioni
avrebbero portato alla luce l’uso di Red Hook da parte di Vanessa,
quindi avrebbe dovuto morire entro due giorni.
Perché Kingpin tiene le persone in
gabbia: chi sono quelli che ha imprigionato
Wilson Fisk ha la meglio entro la
fine della stagione
Wilson Fisk è il principale
vincitore della prima stagione di Daredevil:
Rinascita. Nonostante ci siano oppositori, Kingpin è
riuscito non solo a diventare sindaco di New York, ma anche a
realizzare il suo sogno di una Task Force Anti-Vigilante, prima di
intensificarlo ulteriormente nel finale. Alla fine della prima
stagione, la serie MCU ha visto Fisk tornare ai suoi
modi da Kingpin. Il cattivo Marvel interpretato da Vincent D’Onofrio ha schiacciato brutalmente
la testa del Commissario Gallo a mani nude. Fisk ha anche ampliato
il suo controllo sulla città, annunciando che New York era sotto
legge marziale per contenere la minaccia dei vigilanti.
Kingpin ha una soluzione facile per
coloro che si oppongono a lui: metterli in gabbia. I personaggi più
famosi mostrati in tali condizioni sono lo Spadaccino di
Tony Dalton e il Punitore di Jon Bernthal. Il metodo di Kingpin per
affrontare chi gli si oppone ha alcuni collegamenti con il mondo
reale.
Il ritorno di Karen Page e il
nuovo esercito di Daredevil, la spiegazione
Karen Page,
interpretata da Deborah Ann Woll, è apparsa nel primo episodio
di Daredevil: Rinascita, scomparendo dopo il
processo a Bullseye, poiché lei e Matt si erano allontanati dopo la
morte di Foggy. Karen ritorna finalmente nell’episodio finale di
stagione, rivelandosi colei che ha chiamato il Punitore per aiutare
Daredevil a sfuggire alla task force anti-vigilanti di Fisk.
In seguito, Karen aiuta Matt a
scoprire perché Red Hook è così importante, al punto che Vanessa ha
fatto uccidere Foggy per questo. Ora, al fianco di Daredevil, Karen
dovrebbe avere un ruolo importante nella seconda stagione,
diventando parte dell’esercito di Daredevil che si raduna da Josie,
che include anche Cherry, Angie Kim e la stessa Josie.
Che fine ha fatto Bullseye?
Il cattivo Marvel di Wilson Bethel
è ancora vivo
Wilson Bethel è Bullseye in Daredevil: Rinascita
Bullseye ha avuto un ruolo
importante nell’episodio
8. Lì, è evaso di prigione e ha cercato di uccidere Kingpin, ma
è rimasto scioccato nel vedere Matt Murdock prendersi un proiettile
per salvare la vita del suo peggior nemico. Sorprendentemente,
Benjamin Poindexter è apparso a malapena nel finale di stagione.
Bullseye appare brevemente con aria triste in un vecchio
appartamento con una finestra rotta alla fine, il che conferma la
sua presenza. Dopo aver tentato di uccidere il sindaco ed essere
stato uno dei vigilanti di New York City, Bullseye probabilmente si
nasconderà dalla Task Force Anti-Vigilante.
Spiegazione della scena post-credit
di The Punisher e del futuro dell’MCU
Frank Castle è pronto per un anno
importante nel 2026
Frank Castle ha un ruolo
chiave nel finale della prima stagione di Daredevil:
Rinascita. Dopo aver salvato Matt, The Punisher uccide
molti poliziotti corrotti prima di essere catturato da loro.
L’episodio si conclude con Frank che è uno dei personaggi gettati
in gabbia dal sindaco Fisk. Tuttavia, una scena post-credit mostra
il suo piano di fuga in azione, con The Punisher che usa la sua
influenza su un poliziotto corrotto per convincerlo ad avvicinarsi
alla sua gabbia, consentendo a Frank di scappare dopo essersi rotto
un braccio per prendere le chiavi.
Il personaggio tornerà nel 2026 con
una presentazione speciale di The Punisher su Disney+, che sarà co-scritta da
Jon Bernthal. Il progetto potrebbe coprire
entrambe le stagioni di Daredevil:
Rinascita, consentendo al Punitore di tornare nella
serie dopo essere partito per una missione in solitaria, che
potrebbe includere il resto della sua fuga e l’antieroe che libera
lo Spadaccino e gli altri. Il legame di Frank Castle con Karen e
Matt lo rende la recluta perfetta per il nuovo esercito di
Daredevil in Daredevil:
RinascitaStagione 2.