Presentato in Concorso a
Cannes
2019, Frankie è il nuovo film di
Ira Sachs, che si avvale di Isabelle Huppert nei panni di splendida
protagonista. È la storia di una diva del cinema, un’attrice altera
e schietta, sembra in effetti proprio la Huppert stessa. La donna è
malata di tumore all’ultimo stadio e indice una riunione di
famiglia a Sintra, in Portogallo, un luogo bellissimo e
silenzioso.
La donna sembra volere tutta la sua
famiglia allargata accanto a sé, non è chiaro però il motivo: vuole
lasciare una grande eredità ai figli, vuole fare un qualche
annuncio misterioso, vuole commettere suicidio davanti a tutti, o
forse semplicemente ha bisogno di avere accanto i suoi affetti ora
che la fine si avvicina. Il racconto è rarefatto e gira intorno ai
personaggi, tutti alle prese con delle vite un po’ sbilenche che ne
catalizzano l’attenzione, c’è chi pensa alla separazione, chi
flirta con i ragazzi del luogo, che cerca l’amore e chi la propria
identità, e tutti gravitano intorno a Frankie,
sfacciata ed elegante, superiore agli affanni del mondo,
apparentemente.
Frankie, il film
Meno brillante degli altri lavori
che ci ha proposto negli anni, Ira Sachs si
concentra principalmente sui personaggi e sul paesaggio, immergendo
i primi nel senso e raccontandoli con grande affetto e leggerezza.
Sembra voler fotografare la fugacità dell’esistenza in punta di
piedi, l’amore e la morte che accomunano tutti gli esseri viventi,
senza però prendere posizioni o offrire conclusioni, semplicemente
accertandone l’esistenza. Forse troppo esile per un concorso a
Cannes,
Frankie rivendica la sua dignità di storia leggera
e scorrevole, di quelle che si lasciano raccontare e ascoltare
senza fatica, mettendo a proprio agio gli interlocutori. Si rivolge
all’uomo e alla vita, all’amore, alla morte.
Dalle formiche a…topi e gatti:
Michael Peña “lascia” momentaneamente l’universo
Marvel di Ant-Man
per interpretare l’antagonista principale di Tom e
Jerry, nuovo adattamento cinematografico dei classici
d’animazione targati Hanna-Barbera affidato alla regia di
Tim Story (I Fantastici 4, Un poliziotto
ancora in prova).
A confermare la notizia è Deadline,
ricordando che nel cast è stata già confermata
ChloeGrace Moretz nei panni di
Kayla, la ragazza che lavorerà nell’elegante Park Hotel gestito
proprio dal personaggio di Peña. Terrorizzata dalla presenza di un
topolino nell”edificio, Jerry, assumerà il gatto Tom per
sbarazzarsene.
Vi ricordiamo che la
serie di cortometraggi originale nasce nel 1940 dalle menti
creative di William Hanna e Joseph Barbera e segue l’accesa e
divertente rivalità tra i due protagonisti.
Tra i più popolari e
acclamati prodotti d’animazione, vanta nel palmares sette oscar al
miglior corto eguagliando così le Sinfonie Allegre della Walt
Disney Studios. Nel tempo sono stati diversi gli episodi al centro
di accese polemiche, soprattutto per gli stereotipi razziali che
riguardavano la rappresentazione del personaggio nero ricorrente
Mammy Due Scarpe, o un tema controverso come quello del
cannibalismo.
Un mese e innumerevoli visioni dopo,
Avengers:
Endgame continua a regalare piccole sorprese e
riferimenti vari al Marvel Cinematic Universe grazie
all’occhio di falco di alcuni fan. Come quello che sul forum Reddit
sembra aver notato un dettaglio legato al personaggio di
Rocket Raccoon durante i viaggi nel tempo e il
ritorno ad Asgard insieme a Thor in cui ci sarebbe un esplicito
omaggio ad una delle vittime della Decimazione (poi tornata in vita
nel finale).
L’immagine qui sotto è la prova
evidente che il procione doppiato da Bradley Cooper sta indossando
un indumento del suo amico e collega dei Guardiani della GalassiaStar-Lord, ovvero la sciarpa rossa sfoggiata nel
secondo capitolo del franchise di James
Gunn.
Chi conosce o ha letto i fumetti sui
Guardiani, soprattutto quelli pubblicati prima dell’uscita del
primo volume al cinema, avrà sicuramente notato che Rocket ha
addosso lo stesso costume della sua controparte originale, e la
sciarpa non fa parte del look. Tuttavia sembra che in Endgame lo
scopo finale sia quello di onorare la famiglia scomparsa dopo lo
schiocco di Thanon in Infinity War, proprio per
sottolineare il percorso emotivo del personaggio attraverso tutto
il MCU.
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018),
l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo,
Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco,
i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le
azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta
per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero
esserci.
Eagle Pictures ha diffuso il
trailer italiano del film dedicato alla leggenda della danza
mondiale, Nureyev The White Crow diretto e
interpretato da Ralph Fiennes.
Il film, tratto dalla biografia
Rudolf Nureyev: The Life scritta da Julie Kavanagh, racconta
la vita del leggendario ballerino Rudolf Nureyev, dall’infanzia
nella gelida città sovietica di Ufa, fino agli anni trascorsi a
Leningrado nella scuola di danza. Orgoglioso e ribelle, ‘Rudy’, a
soli 22 anni, entra a far a parte della rinomata Kirov Ballet
Company, con la quale va a Parigi nel 1961, per la sua prima
tournée al di fuori dell’Unione Sovietica. Gli ufficiali del KGB,
però, lo marcano stretto, diffidando enormemente del suo
comportamento anticonformista e della sua amicizia con la giovane
parigina Clara Saint. Per questo motivo al ballerino viene
comunicato che non potrà andare a Londra con la compagnia e dovrà
essere immediatamente rimpatriato per esibirsi al Cremlino.
All’improvviso Nureyev comprende che sta pagando caro il prezzo
della sua libertà e decide di chiedere asilo politico alla
Francia.
Nureyev è interpretato dal giovane
Oleg Ivenko, mentre Ralph Fiennes, oltre a
dirigere il suo terzo film, si ritaglia il ruolo di Alexander
Pushkin, famoso insegnante di danza. Dopo esser stato apprezzato al
Torino Film Festival e al London Film Festival il film arriverà
nelle sale italiane dal 27 giugno con Eagle Pictures.
Oltre a mostrare le prime immagini
ufficiali del film e un video del dietro le quinte, il nuovo
servizio di Vanity Fair dedicato a Star Wars: L’ascesa di
Skywalker è ricco di dettagli sulla lavorazione del
film, compresa qualche gustosa anticipazione su ciò che vedremo al
cinema il prossimo dicembre.
Ecco allora di seguito le rivelazioni più importanti:
I nuovi pianeti
Ne avevamo avuto un primo indizio
grazie al trailer, ma ora la cover story di Vanity Fair ha
confermato che nel film saranno svelati due nuovi pianeti:
Pasaana e il suo deserto “ai margini della
galassia” e Kijimi, la casa dell’oscuro quartiere
dei Ladri ricoperto di neve.
I rischi di J.J.Abrams
Se Il Risveglio Della
Forza era stato criticato per aver ricalcato senza
coraggio lo scheletro di Una Nuova Speranza,
sembra che stavolta J.J.Abrams si sia preso
qualche rischio in più:
“Lavorando a episodio IX mi
sono trovato ad affrontare il lavoro in modo leggermente diverso.
Con il primo film della trilogia sentivo di dover esprimere la mia
gratitudine a Star
Wars facendo al meglio delle mie capacità ciò che credevo
dovesse essere un film di questo franchise“.
I nuovi personaggi
Oltre ai volti familiari il film
vedrà in azione qualche new entry, tra cui Zorri
Bliss (il personaggio interpretato da Keri Russell e di cui abbiamo un’anteprima
nella foto), il Generale Pryde di Richard
E. Grant e la misteriosa Jannah
interpretata da Naomi Ackie.
Nel servizio viene menziona anche
un piccolo droide a una ruota chiamato D-O e un
“grande alieno di nome Klaud“.
Il salto temporale
Il film riprenderà esattamente un
anno dopo gli eventi de Gli Ultimi Jedi, come
spiegato da Oscar Isaac:
“Ci sarà un po’ di quella
storia condivisa che non abbiamo ancora visto. Negli altri episodi,
Poe è ritratto come un lupo solitario, mentre ora fa davvero parte
di un gruppo che esce e va in missione, con una dinamica molto più
familiare“.
Finn trova il suo posto nel
mondo
Finn ha dubitato
della sua posizione nella Resistenza l’ultima volta che l’abbiamo
visto, ma il suo sacrificio mostrato alla fine de Gli
Ultimi Jedi sembra aver chiarito che l’ex Stormtrooper è
finalmente pronto per diventare un eroe.
“Finn ha trovato il suo posto,
ed è un membro attivo della Resistenza“, dichiara John
Boyega. “In Episodio VIII non riusciva a decidere per
quale fazione stava combattendo, ma da allora ha preso una
decisione.”
Il legame con la forza di Rey e
Kylo
Adam Driver ha già
discusso della relazione in via di sviluppo tra Kylo Ren e
Rey, ma è su Vanity Fair che si parla di una speciale
connessione con la forza introdotta nel film precedente che
continuerà ad essere approfondita. Ma in che modo?
Daisy Ridley ha
spiegato che “c’è una parte di Rey arrabbiata con Kylo per ciò
che ha fatto, e quella è stata sempre una grande domanda durante le
riprese: perché una persona che ottiene tutto poi lo lascia
perdere?“
L’arrivo dei cavalieri di Ren
Come confermato dalle nuove
immagini ufficiali, i cavaliere di Ren
debutteranno finalmente al cinema e il film in uscita esplorerà il
rapporto tra questi guerrieri e Kylo Ren con loro.
“Kylo sta costruendo questo
strano legame con Rey“, spiega Adam Driver, “ma dove sono
diretti i personaggi?“
Il ritorno di Carrie Fisher
Come saprete Carrie
Fisher è scomparsa prima dell’inizio delle riprese ma il
team di J.J.Abrams ha trovato il modo per
“resuscitare” la principessa Leia attraverso del materiale scartato
dai precedenti film.
“È difficile parlarne senza
sembrare troppo vago” confessa il regista, “ma sembrava
che improvvisamente avessimo trovato la risposta impossibile alla
domanda impossibile. Ci sono momenti in questo film in cui è
presente Carrie, e sento davvero che c’è un elemento misterioso e
spirituale che abbia contribuito alla riuscita del tutto. Carrie ci
stava dicendo che in qualche modo avrebbe funzionato.“
Star Wars e il paragone con il
Marvel Cinematic Universe
I risultati deludenti di
Solo: A Star Wars Story al
botteghino hanno spinto la Lucasfilm a riconsiderare l’approccio al
franchise e la programmazione delle uscite per i prossimi progetti.
A spiegarlo nel dettaglio è stata il presidente Kathleen
Kennedy:
“Penso tutto si riduca alla
grande aspettativa che la Disney abbia riguardo questi film.
D’altra parte, però, penso che la Disney sia molto rispettosa di
ciò che il franchise è, della fragilità di questa forma di
narrazione a cui i fan sono molto legati. Insomma, non potevamo
trasformarla in una fabbrica di film“.
“E non possiamo nemmeno fare come i
Marvel Studios, che sceglie i personaggi e
costruisce nuovi franchise attorno a loro. Il nostro universo ha
bisogno di evolvere in modo diverso.”
La fine dei Sith (o dei
Jedi)?
È ovvio che la posta in gioco di
Episodio IX sarà altissima, trattandosi del
capitolo finale della saga degli Skywalker, ma le fonti di Vanity
Fair hanno lasciato intendere che il film porrà fine al conflitto
millenario tra l’Ordine Jedi e i Sith, e questo significa che uno
di questi gruppi verrà distrutto per sempre.
Leonardo DiCaprio, tra i protagonisti dell’ultimo film
di Quentin Tarantino presentato in questi giorni a
Cannes,
ha salutato e ringraziato per il suo grande lavoro e apporto al
cinema internazionale Lina Wertmuller.
L’incontro, intimo ed emozionante,
tra l’attore e la regista si è svolto prima della proiezione
ufficiale di Pasqualino sette bellezze nella sua versione
restaurata a cura del CSC – cineteca nazionale e finanziato da
Gemona Films.
La versione restaurata di
Pasqualino Settebellezze, film-culto realizzato da
Lina Wertmüller nel 1975, sarà presentata ufficialmente mercoledì
22maggio 2019 al festival
di Cannes. La proiezione avverrà alle ore 20.00, nella
Sala Buñuel del Palais, all’interno della sezione Cannes Classics,
alla presenza della regista Lina Wertmüller e
del protagonista maschile Giancarlo Giannini.
Il Centro Sperimentale di
Cinematografia-Cineteca Nazionale ha curato, grazie all’impegno
economico di Genoma Films, il restauro del film diretto nel 1975 da
Lina Wertmüller (Mimì metallurgico ferito
nell’onore, Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare
d’agosto) e interpretato da Giancarlo Giannini, Fernando
Rey, Elena Fiore, con le musiche originali di Enzo
Jannacci. Pasqualino Settebellezze ottenne una
candidatura ai Golden Globes e quattro candidature all’Oscar (tra
cui quella come miglior regista, prima volta in assoluto nella
storia dell’Academy per una donna). È un’apologia intelligente e
feroce dell’arte di arrangiarsi e sopravvivere ad ogni costo,
tipica della cultura partenopea: Giancarlo Giannini è
l’indimenticabile guappo che nella Napoli del 1936 uccide il
seduttore di una delle sue sette, brutte sorelle (da qui il suo
soprannome), viene rinchiuso in un manicomio criminale da cui esce
come volontario di guerra per finire in un lager tedesco e
diventare kapò.
Il restauro è stato realizzato dal
CSC-Cineteca Nazionale a partire dai negativi immagine e suono
originali su pellicola 35mm, messi a disposizione da RTI Mediaset
in collaborazione con Infinity. Le lavorazioni, curate dalla
Cineteca Nazionale, si sono avvalse della collaborazione di
Federico Savina e Giuseppe Damato per il restauro della colonna
sonora e sono state effettuate dal laboratorio Cinema
Communications di Roma.
Il restauro è stato possibile
grazie all’impegno economico della Genoma Films di Paolo
Rossi Pisu (che nel 2018 ha già realizzato il restauro, sempre con
il CSC, di Italiani Brava Gente di Giuseppe de Santis, primi
in Italia a utilizzare il Bonus Arte) e con il contributo di
DeisaEbano Calzanetto.
Daniela Currò, conservatrice
della Cineteca nazionale, dichiara: “Con il restauro di
Pasqualino Settebellezze la Cineteca Nazionale non solo
porta avanti il proprio compito istituzionale di restaurare e
diffondere il patrimonio cinematografico italiano, ma continua
anche su un progetto che da qualche tempo ci vede impegnati in
prima linea sul cinema delle donne e che ci ha già visto al lavoro,
ad esempio, su Il portiere di notte di Liliana Cavani e sui
film della pioniera del cinema Elvira Notari, prima donna regista
italiana. Lina Wertmüller è la prima donna di sempre candidata
all’oscar per la miglior regia e con questo restauro vogliamo
celebrare lei e la genialità delle donne italiane. Ringrazio il
festival di Cannes per offrirci questa bellissima cornice.”
Commenta Paolo Rossi Pisu:
“Dopo la felice esperienza del restauro di Italiani Brava
Gente, continuiamo ad investire nella cultura perché è nostra
intenzione utilizzare le risorse nostre e di aziende terze nella
perpetuazione e conservazione dell’arte ed è per questo che siamo
felicissimi di collaborare con la Cineteca Nazionale e molto
orgogliosi di essere stati invitati con questo restauro nella
prestigiosissima cornice del Festival di Cannes”.
C’era una volta a
Hollywood è il nono film di Quentin
Tarantino e il suo ritorno sulla croisette del Festival di Cannes cade esattamente nel
venticinquesimo anniversario della vittoria della palma d’oro con
Pulp Fiction nel 1994. Una ricorrenza che il
regista sembra omaggiare anche attraverso i paragoni tra le due
pellicole, entrambe ambientate nella città delle stelle.
“Questo film è la cosa più
vicina a Pulp Fiction che ho mai girato. È anche, e probabilmente,
il mio film più personale. L’ho immaginato come il racconto sulla
mia memoria. Alfonso Cuarón aveva Roma e Città del Messico nel
1970. Io Los Angeles e il 1969. Questo sono io. Questo è
l’anno che mi ha formato. All’epoca avevo sei anni. Questo è il mio
mondo. E questa è la mia lettera d’amore a L.A.“
Ma C’era una volta a
Hollywood è anche il risultato di un lavoro mutato nel
tempo e scritto nel giro di cinque anni prima in forma di romanzo e
poi trasformato in una sceneggiatura per il cinema. “Ho
lasciato che diventasse quello che voleva diventare”, dichiara
Tarantino. “Per molto tempo, non volevo accettarlo. Poi l’ho
fatto.”
E che dire del titolo quasi “fiabesco”?
“[…]C’è sicuramente
l’aspetto della fiaba, e il titolo si adatta abbastanza bene a
quell’idea. Ma questo è anche un pezzo di memoria, non un fatto
storico di per sé. È la Hollywood del mondo reale e allo stesso
tempo una Hollywood mentale.“
La storia si
svolge a Los Angeles nel 1969, al culmine di quella che viene
chiamata “hippy” Hollywood. I due protagonisti sono Rick Dalton
(Leonardo DiCaprio), ex star di una serie televisiva western, e lo
stunt di lunga data Cliff Booth (Brad Pitt). Entrambi stanno
lottando per farcela in una Hollywood che non riconoscono più. Ma
Rick ha un vicino di casa molto famoso…Sharon Tate.
“Ho lavorato alla sceneggiatura
per cinque anni, e vissuto nella contea di Los Angeles per gran
parte della mia vita, anche nel 1969, e all’epoca avevo sette
anni“, ha dichiarato Tarantino. “Sono davvero felice di
poter raccontare la storia di una città e di una Hollywood che non
esistono più, e non potrei essere più entusiasta dei miei due
attori protagonisti.“
Nel cast anche Damian
Lewis, Dakota
Fanning, Nicholas
Hammond,Emile
Hirsch, Luke
Perry, Clifton Collins
Jr., Keith
Jefferson, Timothy Olyphant, Tim Roth, Kurt
Russell e Michael
Madsen. Rumer Willis, Dreama
Walker, Costa Ronin, Margaret Qualley,
Madisen Beaty e Victoria
Pedretti. Infine Damon
Herriman sarà Charles Manson.
Il film segnerà anche l’ultima
apparizione cinematografica di Luke
Perry, morto lo scorso 4 marzo. L’uscita nelle sale
di C’era
una volta a Hollywood è fissata
al settembre 2019.
Al 72° Festival
di Cannes, si è tenuta la presentazione della 17^
edizione del Premio Kinéo – Diamanti al Cinema. Premiati alla
Croisette la grande regista Lina Wertmüller e Giancarlo Giannini,
già presenti a Cannes per una maratona tutta italiana che ha
compreso il loro “Tributo” per l’indimenticabile film “Pasqualino
Settebellezze”, restaurato dal Centro Sperimentale di
Cinematografia/Cineteca Nazionale con Genoma Films e la
presentazione del nuovo film da loro coprodotto, “Dittatura Last
Minute – Addio Ceausescu”.
Un’edizione speciale, quella
presentata a Cannes, che mette al centro dell’evento il cinema, ma
anche quel sentimento verso il quale il cinema ha sempre dimostrato
grande sensibilità. Il sentimento del rispetto dell’ambiente che
sta suscitando, oggi come mai, la mobilitazione di giovani,
Istituzioni, Multinazionali, cittadini, artisti.
Il focus tematico di quest’anno sarà
il mare in omaggio alla Serenissima sulle cui acque da 76 anni ha
luogo la Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica. Col patrocinio del Comune di
Venezia sull’iniziativa #EnjoyRespectVenezia and
Save Your Sea, si celebrerà, domenica 1 settembre, il
Premio Kinéo come da tradizione uno degli eventi
più attesi al Lido.
A testimoniare l’esigenza di una
vera e propria opera di educazione che parta dai gesti quotidiani
di ognuno di noi, attori e attrici nazionali e internazionali e chi
si occupa attivamente di programmi educativi come Veronica
Berti Bocelli, Vice Presidente della Fondazione
ABF, attiva sia in Italia che all’estero che, durante la
conferenza stampa, ha mandato un videomessaggio annunciando: “Sarò
a Venezia il 1 settembre durante il Premio Kinéo per sostenere in
qualità di Vice Presidente della Fondazione che porta il nome di
mio marito, Andrea Bocelli Foundation, l’invito ad amare e
rispettare il nostro pianeta, la nostra terra e le nostre acque”.
Veronica Berti Bocelli ha proseguito parlando del Premio Kinéo: “Un
grande plauso va fatto a questo premio per la grande
sensibilizzazione su temi importanti come la cura dell’ambiente in
cui viviamo. Un’opera che il Premio Kinéo porta avanti grazie alle
tante collaborazioni con il cinema e con il sostegno del Comune di
Venezia che da 76 anni ospita in Laguna la Mostra dedicata a questa
meravigliosa arte”.
Tappa intermedia di questa
iniziativa, la giornata di responsabilizzazione, al Salone
Nautico, lungo le rive dell’Arsenale, nel cuore della
Biennale Arte, simboleggiato dall’installazione di
Lorenzo Quinn “Building Bridges”, il 20 Giugno con
una nutrita partecipazione di interventi.
Con il SNCCI sono
stati selezionati i film, drammatici, commedie e opere prime che
saranno sottoposti al voto del pubblico grazie al lavoro che Kinéo
da sempre condivide con ANICA e gli spettatori
delle sale cinematografiche. Il SNCCI assegnerà
come ogni anno il Premio Pubblico & Critica.
Con Il Centro Sperimentale
di Cinematografia sarà assegnato il Premio Giovani
Rivelazioni. In totale sintonia con Kinéo
e il tributo alla responsabilità ambientale, anche il CSC ha
iniziato un percorso specifico di educazione abolendo dalla scuola
di cinema più prestigiosa d’Italia i materiali di uso comune non
riciclabili.
Le collaborazioni del Premio
Kinéo con grandi personaggi e realtà del Cinema non
finiscono qui e saranno svelate prossimamente al Salone
Nautico di Venezia nella prima tappa all’insegna del
“Green&Blu”.
Il destino di Captain
America in Avengers:
Endgame sembra aver soddisfatto i fan e rivedere
l’eroe che finalmente può realizzare il suo più grande desiderio,
riabbracciare Peggy Carter, è stata la degna chiusura di un
percorso iniziato nel 2011 con Il Primo
Vendicatore. Questo non risolve però tutti i dubbi su
alcune parentesi del viaggio lungo il MCU, come il periodo trascorso in
clandestinità tra Civil War e Infinity
War.
Sappiamo che Steve, insieme a
Natasha Romanoff e Sam Wilson, ha vissuto sotto copertura in giro
per il mondo conducendo missioni segrete, ma cosa è successo in
quel frangente escluso dallo storytelling? Chi può aver incrociato
la strada del supereroe? Forse i tre amici hanno trascorso del
tempo in Wakanda? Qualche risposta provano a darla gli
sceneggiatori Stephen McFeely e
Christopher Markus in una recente intervista con
Yahoo, svelando un dettaglio inedito riguardante le prime bozze di
Infinity War:
“Abbiamo provato di tutto,
perfino ricucire ogni genere di rapporto. Per esempio,
originariamente Steve avrebbe convissuto con Sharon Carter e le
cose non stavano andando molto bene…Ecco, quelli sono i classici
momenti in cui Kevin Feige entra in gioco e dice: “Che diavolo
state facendo?“
In effetti una love story tra Cap e
la nipote di Peggy non avrebbe funzionato, e i segnali della
debolezza di questa relazione c’erano già stati in The
Winter Soldier e Civil War. Di sicuro la coppia non ha
riscontrato il favore del pubblico, né è riuscita a seminare un
sentimento che potesse essere approfondito in futuro. Ora però
il ritorno – confermato
pochi giorni fa – di Emily VanCamp nella
serie tv dedicata a Falcon e Soldato d’inverno
riapre ogni genere di discussione: che ruolo avrà il personaggio?
C’è la possibilità di rivederla in azione al fianco di Chris Evans?
Oppure, come verrà giustificata la sua assenza durante gli eventi
di Endgame?
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018),
l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo,
Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco,
i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le
azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta
per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero
esserci.
Sono partite a Roma le riprese del
documentario su Francesco Totti, campione
amatissimo, non solo dai tifosi della Roma, giocatore dalla
carriera longeva e strabiliante, ambito da club nazionali e
mondiali, uno dei pochi atleti al mondo che ha militato tutta la
carriera in una sola squadra. Maglia, quella giallorossa, che il
Capitano ha “tradito” solo per quella della nazionale.
Diretto da Alex
Infascelli (Vincitore del David di Donatello
per S is for Stanley), e tratto dal
libro Un Capitano scritto
da Francesco Totti con Paolo Condò (edito da Rizzoli), il
documentario sarà un viaggio emozionante, raccontato in prima
persona da Totti stesso, che narra le imprese dell’uomo e del
calciatore, e sarà arricchito da immagini inedite tratte dal suo
archivio personale.
Co-prodotto
dalla Wildside di Lorenzo Mieli e Mario
Gianani con Fremantle, Capri
Entertainment di Virginia Valsecchi
e Vision Distribution che lo distribuirà
al cinema.
Ecco la versione LEGO del primo
teaser trailer di IT Capitolo Due, la seconda
parte dell’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di
Stephen King.
Il male risorge a Derry quando il
regista Andy Muschietti riunisce il Club dei
Perdenti – giovani e adulti – con un ritorno a dove tutto ebbe
inizio, in IT Capitolo Due.
IT Capitolo Due, trama
IT Capitolo Due è il sequel
del grande successo di critica e box office del 2017 “IT”, sempre
firmato da Muschietti, capace di incassare oltre 700 milioni di
dollari a livello globale. Ridefinendo e trascendendo il genere,
“IT” è diventato parte del nostro immaginario collettivo, nonchè il
film horror dai più alti incassi di tutti i tempi. Poiché ogni 27
anni il male torna a manifestarsi nella cittadina di Derry, nel
Maine, “IT CAPITOLO DUE” riunisce i personaggi divenuti adulti, e
che da tempo hanno intrapreso strade diverse, a distanza di
trent’anni dagli eventi del primo film.
IT Capitolo Due, cast
James McAvoy
(Split,
Glass) interpreta Bill, la nominata all’Oscar
Jessica Chastain (Zero Dark Thirty,
Mama) è Beverly; Bill Hader (Barry
della HBO, “The Skeleton Twins”) ritrae Richie; Isaiah
Mustafa (Shadowhunters: The Mortal Instruments in TV) è
Mike; Jay Ryan (“Mary Kills People” in TV) interpreta Ben;
James Ransone (“The Wire” della HBO) è Eddie, e
Bill Skarsgård interpreta il protagonista Pennywise. Andy
Bean (“Allegiant”, Starz “Power”) è Stanley, mentre
tornano ai loro ruoli originali di membri del Club dei Perdenti
Jaeden Martell nei panni di Bill; Wyatt Oleff nei panni di Stanley;
Sophia Lillis nei panni di Beverly; Finn Wolfhard nei panni di
Richie; Jeremy Ray Taylor in quelli di Ben; Chosen Jacobs in quelli
di Mike, e Jack Dylan Grazer è nuovamente Eddie.
Muschietti dirige il film da una
sceneggiatura di Gary Dauberman (“IT”, “Annabelle:
Creation“) basata sul romanzo ‘IT’ di
Stephen King. Barbara Muschietti, Dan Lin e Roy Lee
sono i produttori del film. Marty Ewing, Seth Grahame-Smith e David
Katzenberg ne sono i produttori esecutivi.
Il team creativo che ha lavorato
dietro le quinte include il direttore della fotografia Checco
Varese (“The 33”), lo scenografo vincitore dell’ Oscar Paul D.
Austerberry (“La forma dell’acqua”), il montatore Jason Ballantine
(“IT”, “Mad Max : Fury Road “), e il costumista nominato all’Oscar
Luis Sequeira (“La forma dell’acqua”, “Mama”).
IT Capitolo Due, la cui
uscita nelle sale italiane e IMAX è prevista per il 5 settembre
2019, è una produzione New Line Cinema, e sarà distribuito in tutto
il mondo dalla Warner Bros. Pictures.
Sono stati diffusi i primi
character poster di Spider-Man: Far From Home,
il nuovo film sull’Uomo Ragno che seguirà gli eventi di
Endgame, chiuderà definitivamente la Fase 3 del
MCU e vedrà Tom
Holland tornare nei panni dell’amichevole Spider-Man
di Quartiere, questa volta in giro per il mondo.
I character poster raffigurano Nick Fury, Spider-Man,
MJ e Misterio. Eccoli di seguito:
Diretto ancora una volta da
Jon Watts,
Spider-Man: Far From Homeè
arrivato nelle nostre sale il 10 luglio. Confermati nel cast del
film il protagonista Tom
Holland nei panni di Peter Parker, Marisa
Tomeiin quelli di zia May e Zendayain
quelli di Michelle,Samuel
L. Jacksonin quelli di Nick Fury
e Cobie
Smuldersin quelli di Maria Hill.
Jake
Gyllenhaal interpreterà invece Quentin
Beck, aka Mysterio, uno degli antagonisti
più noti dei fumetti su Spidey.
Di seguito la sinossi ufficiale:
In seguito agli eventi di
Avengers: Endgame, Spider-Man deve rafforzarsi per affrontare
nuove minacce in un mondo che non è più quello di prima. ‘Il nostro
amichevole Spider-Man di quartiere’ decide di partire per una
vacanza in Europa con i suoi migliori amici Ned, MJ e con il resto
del gruppo. I propositi di Peter di non indossare i panni del
supereroe per alcune settimane vengono meno quando decide, a
malincuore, di aiutare Nick Fury a svelare il mistero degli
attacchi di creature elementali che stanno creando scompiglio in
tutto il continente.
Per quanto riguarda le novità del
sequel, la tuta di metallo di Peter dovrebbe essere una
versione rimodellata di quella di Iron
Spider. vista in Avengers: Infinity War.
Questa nuova tuta, prevede anche una nuova maschera, con degli
occhiali al posto delle orbite bianche, come da tradizione, questo
perché è ovvio che il personaggio abbia bisogno di una nuova
maschera dopo che la sua precedente è andata distrutta su Titano,
durante il confronto con Thanos e prima della sua
disintegrazione.
Dopo le prime foto ufficiali, ecco
un video dal backstage di Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, pubblicato da Vanity Fair
a corredo di un approfondimento sul film, che svela molti dettagli
dal film: attori, personaggi, costumi e location.
Vi ricordiamo che Star
Wars: The Rise Of Sywalker, capitolo conclusivo della
nuova trilogia del franchise diretto da J.J.
Abrams, arriverà nelle sale a dicembre
2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia Organa sarà
interpretato di nuovo da Carrie Fisher, usando del
girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza. “Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
Star Wars: The
Rise Of Skywalker, le teorie sul significato del titolo
Ecco una nuova clip di
X-Men: Dark Phoenix, il prossimo
capitolo del franchise degli X-Men in cui sarà raccontata di nuovo
la storia di Fenice Nera, già una volta anticipata in
X-Men: Conflitto Finale.
Di seguito, potete vedere la clip
che mostra il viaggio nello spazio della giovane squadra di
Mutanti, durante il quale Jean Grey (Sophie
Turner) entra in contatto con l’entità cosmica che la
possiede.
Dark Phoenix
tratterà la storia di uno dei personaggi più amati della saga degli
X-Men, Jean Grey, che si evolve nell’iconica DARK PHOENIX.
Nel corso di una pericolosa missione nello spazio, Jean viene
colpita da una potente forza cosmica che la trasforma in uno dei
più potenti mutanti di tutti i tempi. Lottando con questo potere
sempre più instabile e con i suoi demoni personali, Jean perde il
controllo e strappa qualsiasi legame con la famiglia degli X-Men,
minacciando di distruggere il pianeta. Il film è il più intenso ed
emozionante della saga, mai realizzato prima. È il culmine di
vent’anni di film dedicati agli X-Men, la famiglia di mutanti che
abbiamo amato e conosciuto deve affrontare il nemico più
devastante: uno di loro.
Armageddon – Giudizio
finale è stato uno di quei film ha dato il via al genere
catastrofico che ha contraddistinto la fine degli anni ’90 e
l’inizio del Duemila, facendosi capostipite dell’utilizzo effetti
speciali particolari.
Questo film ha cercato di mettere
insieme diversi argomenti, soprattutto legati al bene e al male,
riuscendo ad affascinare una grande fetta di pubblico.
Ecco, allora, dieci cosa
sapere su Armageddon – Giudizio finale.
Armageddon film
1. Le riprese con
attrezzature costosissime. Durante le riprese di
Armageddon, il cast e la troupe hanno lavorato con delle
attrezzature dal costo elevato. Sembra, infatti, che il loro valore
si aggirasse intorno ai diciannove miliardi di dollari,
considerando anche la presenza di una vera piattaforma petrolifera
e di una vera navetta spaziale.
2. Lo script originale era
molto diverso. A differenza della sceneggiatura
utilizzata, pare che quella originale non includesse la sottotrama
romantica tra A.J. (Ben
Affleck) e Grace (Liv
Tyler), e che si concentrasse di più sul personaggio
di Truman. Dopo il successo di Titanic vennero riscritte la maggior parte delle scene
romantiche, filmate poi alla fine delle riprese.
3. È possibile vedere gli
oggetti di scena. Alcuni dei veicoli spaziali e degli
oggetti utilizzati nelle riprese sono esposti al pubblico nei
Disney Studios di Disneyland Paris. Questi oggetti accompagnano
l’Armageddon Special Effects Ride.
Armageddon streaming
4. Il film è disponibile in
streaming. Chi avesse voglia di vedere o rivedere
Armageddon – Giudizio finale è possibile farlo grazie alla
sua presenza sulle piattaforme digitali legali di Rakuten Tv, Chili
e Tim Vision.
Armageddon significato finale
5. La battaglia tra bene e
male. Il film cerca di inserire nella sua narrazione le
tematiche a cui lo stesso titolo fa riferimento, cioè il giudizio
finale, la fine del costante scontro tra bene e male. A ciò si
aggiunge l’unione di diverse identità atte al sacrificio e alla
salvezza, al voler combattere il disastro annunciato.
Armageddon: colonna sonora
6. Un film accompagnato da
brani indimenticabili.Armageddon è diventato un
film grazie anche ad una colonna sonora difficilmente
dimenticabile, pubblicata in concomitanza con l’uscita del film nel
1998. Le tracce del film vedono la collaborazione di artisti come
gli Aerosmith, Jon Bon Jovi, Patty Smith e i
Journey.
7. Questo film a rilanciato
gli Aerosmith. Sebbene all’inizio I Don’t Want to Miss
a Thing non fosse pensato per gli Aerosmith, alla fine lo
incisero loro, riuscendo a garantirsi un enorme successo. È proprio
grazie a questa canzone, poi inclusa in Armageddon, che il
gruppo è riuscito a farsi strada tra le nuove generazioni.
Armageddon cast
8. Steve Buscemi ha trovato
eroico il suo personaggio. Stando alle dichiarazioni di
Steve Buscemi, sembra che l’attore abbia
accolto il suo personaggio di Rockhound come un geologo eroico,
accogliendolo con entusiasmo e desiderando che subisse dei
cambiamenti rispetto al basso profilo che gli era stato dato.
L’attore ha notato che, dopo essere stato ingaggiato, le
caratteristiche squilibrate del personaggio erano state riscritte
nella sceneggiatura.
9. Bruce Willis non ha
amato la regia di Michael Bay. Pare che tra Bruce Willis e Michael Bay non ci sia stato un bel rapporto.
Lo stesso attore, infatti, ha dichiarato che non gli è importato
nulla dello stile del regista e che si sarebbe rifiutato di
lavorare ancora con lui.
10. Billy Bob Thornton ha
dato un’idea a Bay. Sembra che Billy Bob Thornton, mentre stava cercando di
ricostruire il background del suo personaggio, abbia pensato che
egli fosse sulla buona strada per unirsi alla NASA come astronauta.
In passato, però, il suo personaggio avrebbe sofferto di danni
dovuti alle paralisi dei nervi, tanto da riuscire a diventare solo
un amministratore. Adorando l’idea, Bay decise di creare una scena
in cui veniva mostrato un tutore sulla gamba di Truman.
Lo abbiamo amato negli anni ’90 con
Il Principe di Bel Air, lo abbiamo apprezzato come
interprete drammatico negli anni 2000/2010, ma negli ultimi anni
sembra che Will Smith non riesca proprio ad
afferrare il ruolo giusto. Dopo molti film che non sono stati
affatto un successo, il protagonista di Io sono leggenda si
guadagna un ruolo molto importante nell’immaginario collettivo,
quello del Genio della lampada nel live action di
Aladdin, il nuovo classico della Disney rifatto
con attori in carne e ossa che segue l’uscita, due mesi fa, di
Dumbo.
Se lì c’era Tim
Burton, qui c’è Guy Ritchie che prova a
coniugare il suo immaginario con quello dello straccione di Agrabah
che si innamora follemente della principessa Jasmine e trova una
lampada magica con dentro un Genio che gli offre tre desideri.
Proprio quello è il personaggio affidato a Will
Smith, che si trova a fare i conti con un’eredità
pesantissima, quella di Robin Williams, che lo
aveva doppiato nel film del 1992.
“Ero terrorizzato – ha
esordito Smith, commentando proprio l’importanza dell’eredità di
Williams – Quando ho ricevuto la telefonata che mi diceva che
stavano rifacendo Aladdin e volevano che ne facessi parte. È stato
un po’ come se ti dicessero ‘Rifacciamo Il Padrino, pensiamo a te
per il ruolo di Al Pacino’!”
Sull’accostare la sua performance a
quella di Robin Williams, Will
Smith è categorico: “Semplicemente non vuoi
assolutamente metterti in questa situazione. Non c’era nessun
margine di migliorare il personaggio di Robin Williams e l’unica
cosa che mi ha convinto è stata che sarebbe stato in live action,
quindi avrei avuto un’opportunità, un terreno diverso. Prima di
Robin Williams non era così: lui ha rivoluzionato il modo di
prestare la voce a un personaggio e ha creato davvero un
personaggio nuovo rispetto a quello che era scritto. È stato
rivoluzionario. E l’idea di avere la possibilità di fare più ciak
non lo ha reso assolutamente meno spaventoso. La strada è stata
quella di dare un sapore hip hop al mio personaggio.”
L’attore ha espresso anche la sua
opinione in merito al personaggio interpretato da Naomi
Scott, la principessa Jasmine, una versione aggiornata
alla modernità della già molto combattiva, coraggiosa e
indipendente figlia del Sultano di Agrabah: “L’idea che la
principessa Jasmine voglia governare, è una nuova story line che
nasce dall’immaginazione di Guy Ritchie. Questa idea è stato un
modo molto elegante di creare gli elementi moderni per questo
personaggio che vive in un mondo (ridicolo) dove una donna non può
essere Sultano. In una relatà dove ad una donna non è permesso
governare, lei combatte per quel ruolo, e credo che la canzone
nuova, Speechless, sia la firma su questo cambiamento, sancisce il
fatto che lei non rimarrà zitta a subire. L’ho trovato fantastico,
e quel giorno ho capito che stavamo facendo una cosa
bella.”
Ma come ha fatto Will
Smith a trovare la sua chiave di interpretazione del
Genio? Ecco cosa ha raccontato l’attore: “Ero molto preoccupato
sul modo in cui avrei provato a mettere la mia firma sul
personaggio, poi abbiamo cominciato a fare confusione con ‘Un amico
come me’, la mia prima canzone, e c’era un pezzo hip hop breakbeat,
da cui ho preso i bassi per modificare a modo mio la canzone.
Quello per me è stato il momento centrale in cui ho capito che
potevo dare al Genio una lettura nostalgica per il pubblico ma
anche dargli un nuovo sapore.”
Aladdin di
Guy Ritchie è in sala dal 22 maggio 2019.
Quasi amici è un
film brillante che ha conquistato il pubblico di tutto il mondo,
negli ultimi anni, con la sua leggerenza e, allo stesso tempo,
profondità di analisi di un rapporto inaspettato e delle sue
conseguenze.
Il film, tratto da una storia vera,
incoraggia a non abbattersi mai per nessuna ragione al mondo e di
proseguire nel cammino della vita imparando a vivere in maniera
positiva.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Quasi amici.
Quasi amici film
1. È stata cambiata la
nazionalità di uno dei due protagonisti.Quasi
amici è un
film che si basa su una storia vera, con Driss che in realtà di
chiama Abdel ed è di origine algerina. Per realizzare il film, i
registi Èric Toledano e Olivier
Nakache hanno deciso di cambiare la nazionalità del
personaggio per poter ingaggiare Omar Sy, con cui avevano già lavorato in
Troppo amici (2009).
2. Si è dato risalto ad un
contrasto specifico. In Quasi amici, il
nervosismo e il leggero movimento di Driss nella prima scena in cui
incontra Philippe era intenzionale. Ciò è stato voluto per mostrare
il contrasto tra la mobilità di Driss con l’immobilità di
Philippe.
3. È stato onorato da una
famosa associazione.Quasi amici, oltre a
riscuotere consensi in tutti il mondo, è ricevuto anche gli onori
dalla Christopher & Dana Reeve Foundation,
un’organizzazione no-profit americana con l’obiettivo di aiutare le
persone che soffrono di paralisi, sostenendo la ricerca avanzata.
Il 28 novembre del 2012 i registi hanno ricevuto il premio HOPE
dalla fondazione.
Quasi amici streaming
4. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse rivedere o vedere per la
prima volta Quasi amici, è possibile farlo grazie alla sua presenza
sulle diverse piattaforme digitali in streaming di Rakuten Tv,
Chili, Infinity e Netflix.
Quasi amici storia vera
5. Il film si basa su una
storia vera. Quasi amici è il racconto una storia vera che
ha visto coinvolti Philippe Pozzo di Borgo ed il
suo aiutante Abdel Sellou. Sembra che i registi
abbiano scoperto la storia della loro amicizia grazie al film
documentario À la vie, à la mort (2003).
6. Dalla storia vera sono
nati due libri. La storia vera che ha avvolto i due
protagonisti non poteva che dare vita a due libri e a due punti di
vista differenti. Borgo Philippe Pozzo ha realizzato il libro
Il diavolo custode (Quasi amici) nel qualche racconta
l’uscita dalla depressione grazie all’amicizia con Abdel e la
volontà di ricostruirsi una nuova vita, mentre Abdel Sellou ha dato
alle stampe Mi hai cambiato la vita.
Quasi amici: colonna sonora
7. Ludovico Einaudi ha
lavorato per questo film. Sebbene la colonna sonora di
Quasi amici sia composta da diverse musiche, la maggior
parte di queste sono state realizzate da Ludovido
Einaudi. Le sue tracce si intitolano Fly, Writing
Poems, L’origine nascosta, Cache-Cache e Una
mattina.
Quasi amici cast
8. François Cluzet ha
incontrato il vero Philippe. Per potersi
immedesimare nel suo personaggio, François Cluzet ha deciso di incontrare
Philippe Pozzo di Borgo, imparando da lui la gioia della vita che
lo tiene vivo e il fatto di interagire con le persone. Tra le altre
cose, Cluzet ha imparato anche delle specifiche posizioni della
testa per rappresentare il suo personaggio tetraplegico.
9. La realizzaione del film
è dipesa da Omar Sy. L’attore francese aveva già lavorato
in tre film dei registi di questo film e, quando questi avevano
intenzione di realizzarlo, sapevano già chi chiamare. Tuttavia, Sy
è stato praticamente l’ago della bilancia perché se lui non fosse
salito sulla barca la sceneggiatura non si sarebbe mai fatta.
Quasi amici finale
10. Ognuno prende la
propria strada. Un film come Quasi amici
raccoglie il significato di come da un rapporto inaspettato possano
nascere profondi legami, di come si possa ritrovare la forza di
vivere la vita e di combattere tutti gli ostacoli che si presentano
sul proprio percorso. Ma anche di come, inevitabilmente, prima o
poi ognuno deve seguire la sua strada, sapendo che il legame
esistente non si spezzerà mai.
Come Lily James e
Emma Watson prima di lei, anche Naomi
Scott ha un ruolo importante, quello di dare corpo a una
delle classiche principesse Disney. A lei è toccata Jasmine, la
principessa ribelle di Agrabah, nel classico Aladdin,
che arriva in live action in sala dal 22 maggio.
Aladdin
è diretto da Guy Ritchie e
vede Mena Massoud nel ruolo dell’affascinante
furfante Aladdin, Naomi Scott nel ruolo
della bellissima e indipendente principessa Jasmine
e Will Smith nei panni dell’incredibile Genio
con il potere di esaudire tre desideri per chiunque entri in
possesso della sua lampada magica. L’uscita nelle sale invece è
fissata al 22 maggio 2019.
Aladdin
vanta una colonna sonora composta dall’otto volte Premio Oscar
Alan Menken(La Bella e la
Bestia, La
Sirenetta), che comprende nuove versioni dei brani
originali scritti da Menken e dai parolieri, vincitori
dell’Oscar, Howard Ashman (La
Piccola Bottega degli Orrori) e Tim
Rice (Il Re Leone), oltre a due brani
inediti realizzati dallo stesso Menken e dai compositori vincitori
dell’Oscar e del Tony Benj Pasek e Justin
Paul (La
La Land, Dear Evan Hansen).
Il cast del film vede
inoltre la presenza di Marwan
Kenzari nel ruolo del potente stregone Jafar,
mentre Navid Negahban veste i panni del
Sultano, preoccupato per il futuro di sua
figlia; Nasim Pedrad è Dalia,
la migliore amica e confidente della principessa
Jasmine, Billy Magnussen interpreta il
principe Anders, il bellissimo e arrogante pretendente di Jasmine,
e Numan Acar è Hakim, braccio destro di Jafar
e capitano delle guardie del palazzo.
Nella versione italiana
Naomi Rivieccio, finalista a X Factor 2018,
interpreterà le canzoni della Principessa
Jasmine offrendo al pubblico una nuova versione degli
indimenticabili brani inclusi nella celebre colonna sonora del film
originale, tra cui la canzone premiata con l’Oscar “Il Mondo È Mio”
(“A Whole New World”). “Come tutti, anche io sono
cresciuta con i film d’animazione Disney”, racconta
Naomi, “e Aladdin è sempre stato uno
dei miei preferiti. È una storia ricca di azione, comicità, magia e
amore. Ha delle sonorità a dir poco travolgenti. Un mondo
incredibile. È un vero onore poter interpretare le canzoni di una
delle Principesse Disney che amo di più e in cui più mi identifico
perché Jasmine, come me, è una ragazza indipendente, ironica e
tenace. Inoltre l’attrice che la interpreta nel film si chiama come
me: Naomi! Forse era destino…”
Ecco la nostra intervista al
leggendario Alan Menken, il compositore premio
Oscar che ha lavorato a tantissimi capolavori Disney e che torna a
comporre le musiche per la versione in live action di Aladdin,
dal 22 maggio al cinema.
Aladdin
è diretto da Guy Ritchie e
vede Mena Massoud nel ruolo dell’affascinante
furfante Aladdin, Naomi Scott nel ruolo
della bellissima e indipendente principessa Jasmine
e Will Smith nei panni dell’incredibile Genio
con il potere di esaudire tre desideri per chiunque entri in
possesso della sua lampada magica. L’uscita nelle sale invece è
fissata al 22 maggio 2019.
Aladdin
vanta una colonna sonora composta dall’otto volte Premio Oscar
Alan Menken(La Bella e la
Bestia, La
Sirenetta), che comprende nuove versioni dei brani
originali scritti da Menken e dai parolieri, vincitori
dell’Oscar, Howard Ashman (La
Piccola Bottega degli Orrori) e Tim
Rice (Il Re Leone), oltre a due brani
inediti realizzati dallo stesso Menken e dai compositori vincitori
dell’Oscar e del Tony Benj Pasek e Justin
Paul (La
La Land, Dear Evan Hansen).
Il cast del
film vede inoltre la presenza di Marwan
Kenzari nel ruolo del potente stregone Jafar,
mentre Navid Negahban veste i panni del
Sultano, preoccupato per il futuro di sua
figlia; Nasim Pedrad è Dalia,
la migliore amica e confidente della principessa
Jasmine, Billy Magnussen interpreta il
principe Anders, il bellissimo e arrogante pretendente di Jasmine,
e Numan Acar è Hakim, braccio destro di Jafar
e capitano delle guardie del palazzo.
Nella versione italiana
Naomi Rivieccio, finalista a X Factor 2018,
interpreterà le canzoni della Principessa
Jasmine offrendo al pubblico una nuova versione degli
indimenticabili brani inclusi nella celebre colonna sonora del film
originale, tra cui la canzone premiata con l’Oscar “Il Mondo È Mio”
(“A Whole New World”). “Come tutti, anche io sono
cresciuta con i film d’animazione Disney”, racconta
Naomi, “e Aladdin è sempre stato uno
dei miei preferiti. È una storia ricca di azione, comicità, magia e
amore. Ha delle sonorità a dir poco travolgenti. Un mondo
incredibile. È un vero onore poter interpretare le canzoni di una
delle Principesse Disney che amo di più e in cui più mi identifico
perché Jasmine, come me, è una ragazza indipendente, ironica e
tenace. Inoltre l’attrice che la interpreta nel film si chiama come
me: Naomi! Forse era destino…”
La Warner Bros ha annunciato che
sono iniziate le riprese di Tenet,
che ora è ufficialmente il titolo del prossimo film segreto di
Christopher Nolan. Lo Studio ha anche aggiunto
che Michael Caine, Kenneth Branagh, Dimple
Kapadia, Aaron Taylor-Johnson e Clémence
Poésy si sono uniti al cast, guidato da John David
Washington insieme a Robert Pattinson e
Elizabeth Debicki.
Tenet,
una produzione Warner Bros. Pictures, per la
regia di Christopher Nolan, è un film epico d’azione
che si svolge nel mondo dello spionaggio internazionale. Nolan
dirige il film da una sua sceneggiatura originale, e verrà
realizzato con un mix di IMAX e pellicola
in 70mm. Il cast internazionale coinvolto è
formato da John David Washington al fianco di
Robert Pattinson, Elizabeth
Debicki, Dimple Kapadia, Aaron
Taylor-Johnson, Clémence Poésy,
con Michael
Caine e Kenneth Branagh.
Tenet
è prodotto da Christopher
Nolan ed Emma Thomas,
con Thomas Hayslip in veste di
produttore esecutivo.
Il team creativo di Nolan che ha
lavorato dietro le quinte include il direttore della
fotografia Hoyte van Hoytema, lo
scenografo Nathan Crowley, la
montatrice Jennifer Lame, il
costumista Jeffrey Kurland e il
supervisore degli effetti visivi Andrew
Jackson. Musiche ad opera del
compositore Ludwig Göransson. Warner Bros.
Pictures distribuirà Tenet in tutto il mondo.
Trai titoli più attesi di Cannes
2019, C’era una volta
a… Hollywood di Quentin
Tarantino ha infiammato i cuori di chi era sulla croisette
ad applaudire, fotografare e sperare in un autografo o una stretta
di mano da parte dei divi protagonisti del film.
E infatti questa volta il regista
di Pulp Fiction, che proprio sulla croisette,
esattamente 25 anni fa, presentava il film vincitore della Palma
d’Oro, ha scelto gli attori più glamour di Hollywood, riuscendo a
mettere insieme Brad Pitt, Leonardo DiCaprio e
Margot Robbie. Tutti loro erano presenti alla
conferenza stampa di presentazione.
Grande narratore di personaggi e
situazioni, Tarantino ha spiegato perché ha scelto di raccontare la
storia di Hollywood in quell’esatto momento storico, l’estate del
1969.
“Mi affascinava questa storia, da
sempre. Indagando sui fatti l’interesse aumentava, perché più ne
sai più diventa oscuro, l’impossibilità di comprendere appieno
quell’evento mi ha convinto a girare il film. Uno dei miei registri
preferiti in assoluto è Sergio Corbucci, e il lavoro che più
l’omaggia è Django Unchained. Mi divertiva però che Rick, il
personaggio interpretato da Leonardo, lo snobbasse
inizialmente.”
Proprio DiCaprio è il protagonista
del film, nei panni di un attore di film western che attraversa un
periodo complicato della sua vita professionale. “Mi ci
identifico molto – ha dichiarato Leo – almeno una volta
tutti quelli seduti a questo tavolo si sono sentiti come lui
estranei a Hollywood.” E a giudicare dalle scelte
professionali dell’attore di Titanic, è facile vedere come cerchi
sempre progetti complessi e territori nuovi da esplorare, lontani
dalle facili proposte di Hollywood, appunto. Sulla sua prima
collaborazione con Brad Pitt, DiCaprio ha detto: “Lavorare con
Brad Pitt è stato fantastico, naturale, divertente. Veniamo dallo
stesso background, abbiamo avuto successo nell’industria
cinematografica nello stesso periodo.” Per quanto riguarda
invece il suo lavoro con Tarantino, che lo dirige per la seconda
volta dopo Django Unchained, DiCaprio non ci gira intorno: Quentin
è un’enciclopedia vivente e il suo film è una lettera d’amore a
Hollywood.
C’era una volta
a… Hollywood lascia molto spazio anche a quel cupo
fenomeno che in quegli anni ha infestato le colline di Los Angeles:
la setta di Charles Manson (che compare nel film). Brad Pitt ha
riflettuto proprio su quel fenomeno: “Non li vedo come
individui violenti ma influenzati da un’idea, quelle idee erano
nuove e tragicamente alcuni di loro le hanno seguite, mostrando il
lato oscuro della natura umana. Con Leonardo è stato facile e
divertente, sapere di avere il meglio dall’altra parte del tavolo è
stato un sollievo, abbiamo vissuto lo stesso passato lavorativo, è
stato divertente lavorare insieme.”
Presenza femminile di grande
spessore, Margot Robbie ha parlato incvece della complessità del
suo personaggio e della tragicità che esso implica. L’attrice
nominata all’Oscar interpreta infatti Sharon Tate, la moglie di
Roman Polanski che all’epoca venne trucidata, incinta di otto mesi,
proprio dalla famiglia Manson: “Per me era importante rendere
omaggio alla dolcezza di Sharon Tate, la bellezza di una
sognatrice. Ho guardato tutto quello che potevo su Sharon Tate, ma
al tempo stesso come attrice ho provato a capire a cosa servisse il
personaggio nella storia. Per me anche quello era importante.
Quello era il mio ruolo nella storia, cercando di mantenere alta la
memoria di Sharon Tate.”
Roma, Casa del Cinema. Dall’altra
parte dello schermo, in diretta da Londra, compaiono Simon
Kinberg, Sophie
Turner, Jessica
Chastain, James
McAvoy e Michael Fassbender, regista
e protagonisti di X-Men: Dark
Phoenix, ultimo capitolo del franchise sui Mutanti
targato Fox (che di recente è stata assorbita dalla Disney) in
arrivo nelle nostre sale il prossimo 6 giugno.
Ad aprire la piccola conferenza
stampa è Kinberg, già sceneggiatore nel 2006 di X-Men:
Conflitto Finale e dal 2011 produttore dei film che hanno
ufficialmente riavviato la saga sul grande schermo (X-Men:
L’inizio, X-Men: Giorni di Un Futuro
Passato e X-Men: Apocalisse), parlando
proprio del passaggio da un ruolo all’altro:
“Ormai sono quindici anni che gli X-Men fanno
parte della mia vita, senza contare che amo questi personaggi e
sono cresciuto leggendo i fumetti. Per quanto riguarda la
transizione e la regia, direi che è stata molto naturale e
organica, ma solo grazie a questo cast. I ragazzi mi sono stati di
grande supporto, ho avuto modo di conoscerli nei precedenti film e
avevo già lavorato con Jessica in The Martian, quindi si era creata
una situazione davvero familiare. L’esperienza è rimasta la stessa,
senza però il bisogno di dover filtrare il mio lavoro attraverso la
visione di qualcun altro. Sul set mi sono sentito al sicuro e ci
siamo divertiti anche se stavamo andando incontro ad un tipo di
racconto diverso dal solito, più dark e introspettivo, drammatico e
reale. La fortuna è stata avere a disposizione tutti questi attori
che hanno una grande esperienza con il dramma“.
Per la
quarta volta nei panni di Erik Lensherr, alias
Magneto, Fassbender riflette sui
cambiamenti del personaggio mostrati in Dark
Phoenix e allarga lo sguardo ad una contemporaneità sempre
più “polarizzata e divisiva”, spiegando che “forse un
giornoriusciremo ad evolverci e a
lavorare insieme come fanno i Mutanti nel film, perché come tutti
sono preoccupato dalla piega che sta prendendo la realtà e i
problemi che ne derivano. Ricordiamoci che i fumetti sugli X-Men
vennero scritti mentre nascevano i diritti civili, e il cuore della
storia erano gli emarginati, gli individui spinti ai margini della
società, esclusi […]
[…]
Ma il vero problema è questo sentirci sempre tribali, divisi,
isterici per le tasse da pagare, le famiglie da sostenere, e
pensiamo sempre che siano gli altri i responsabili. I rifugiati, le
minoranze, e questo crea un’atmosfera divisiva che fa paura. Spero
nel domani e spero che tutti possano imparare dal passato: il
futuro è luminoso e credo nella forza delle nuove
generazioni.“
E
riguardo i grandi cambiamenti culturali e sociali che Dark
Phoenix riporta sullo schermo, è impossibile non discutere
il ruolo della donna al potere, la più potente mutante che risponde
al nome di Jean Grey.
Per la Turner, regina del Nord
nella serie Game of Thrones appena conclusasi,
“l’aspetto più bello e interessanteè
sentirsi parte di un film dove c’è una protagonista che non si
limita ad un unico ruolo, ma abbraccia anche la figura
dell’antagonista. I suoi problemi sono incredibilmente
ancorati alla realtà, e credo che Jean sia un’ottima
rappresentazione di ciò che le donne sono. Senza contare
la sua versione villain, legata al personaggio di Jessica, ed è
fantastico vedere come in fondo loro due si potenzino a vicenda e
traggano forza l’una dall’altra“.
Dunque
è vero che il vento, a Hollywood, sta cambiando? A rispondere è la
Chastain:
“Certo, ma non voglio dare troppo credito all’industria,
perché credo che film del genere potevano essere realizzati anche
anni fa. Al contrario sono convinta che il responsabile di
questo cambiamento sia il pubblico, che ha decretato il successo di
titoli come Black Panther,
Wonder Woman e
Captain
Marvel. La gente ha messo in chiaro cosa vuole vedere
al cinema, cioè storie che rappresentino tutti gli eroi.
[…]
[…]
Ma la cosa che più mi entusiasma di Dark Phoenix è il fatto che
esplori la rabbia femminile, un aspetto che solitamente non vediamo
al cinema o che viene raccontato dai media in modo troppo
stereotipato o addolcito. Noi donne possiamo avere un lato dark, e
spero che tante spettatrici possano riconoscersi“.
Sull’argomento interviene anche Fassbender, sottolineando come
in fondo “se un uomo ha un carattere
difficile o è arrabbiato, allora diranno che è un personaggio
forte. Se lo stesso accade ad una donna, diranno che è complicata o
piena di problemi.”
C’è
spazio per parlare del futuro dei Mutanti e del possibile arrivo
nel Marvel Cinematic Universe dopo la
fusione tra Fox e
Disney, ma Kinberg ci tiene a rimanere concentrato sull’oggi e
non su progetti ancora nebulosi:
“Ho iniziato a lavorare a questo film tre anni fa
prima che si parlasse di un accordo tra gli studios, quindi
l’approccio si è limitato a narrare questa come se fosse un climax
di tutta la saga a partire da X-Men: L’inizio. Abbiamo
mostrato le vicende di una serie di individui speciali che si
ritrovano a formare una famiglia, combattono contro loro stessi e
il cui legame viene messo alla prova dall’exploit di uno di loro,
ovvero Jean Grey. In questo senso Dark Phoenix è l’apice, perché
rappresenta la sfida a quell’idea di famiglia più dei precedenti
capitoli […]
[…]
Per la prima volta in tanti anni non ho dovuto pensare al futuro, e
mi sono completamente immerso in questo film. Non so cosa verrà
dopo, ma voglio godermi il percorso compiuto
finora.“
Le notti d’Oriente non sono mai
state così vive, colorate ed emozionanti: il regista Guy
Ritchie è pronto a debuttare con il classico
DisneyAladdin in versione
live action dal 22 maggio, trasportando tutta la
magia di Agrabah sul grande schermo.
La storia la conosciamo bene,
Aladdin è un ladruncolo di strada, vive alla
giornata insieme alla sua fidata scimmia Abu ma è solo al mondo.
L’incontro casuale con Jasmine, la figlia del sultano di Agrabah,
lo porterà ad accettare di entrare in una caverna per rubare una
lampada ad olio per conto del Gran Visir Jafar (Marwan
Kenzari). Ma Aladdin scoprirà poco dopo che che quella non
è una semplice lampada ma contiene un Genio, pronto ad esaudire 3
suoi desideri. Grazie a lui diventa il Principe Ali, che sotto
mentite spoglie è pronto a conquistare il cuore della principessa.
Mentre cerca di impressionarla con le sue ricchezze dovrà anche
scampare a Jafar che cerca di impossessarsi della lampada per
diventare il nuovo sultano e mettere in atto tutta la sua
malvagità.
Nei ruoli di Aladdin e Jasmine
andavano scelti due attori quasi del tutto sconosciuti al pubblico,
per poterli plasmare al meglio sui personaggi e che ne
rispettassero anche la provenienza (senza fare gravissimi errori di
“whitewashing” che avrebbero potuto far, giustamente,
arrabbiare il pubblico). La scelta è così ricaduta su Mena
Massoud, canadese di origine egiziane, al suo primo grande
debutto se non si conta la comparsata nella serie Amazon Jack
Ryan, e nel ruolo di Jasmine, Naomi Scott, già vista nel fiasco Power Rangers e prossima
Charlie’s Angels nel remake di Elizabeth Banks, inglese da mamma africana e indiana.
Massoud è un volto fresco, simpatico e veste perfettamente i panni
dello straccione preferito del pubblico, mentre la Scott riesce a
dare il suo tocco ad una Jasmine che in questo remake è più
artefice del suo destino. È infatti nota la missione Disney di dare
più potere alle sue principesse e la Jasmine di Guy
Ritchie è forte, coraggiosa e acculturata: un ottimo
esempio per le spettatrici più piccole.
Per quanto riguarda il vero
protagonista morale del cartone, il Genio, reso famoso dalla voce e
personalità di Robin Williams e qui in patria da
noi da Gigi Proietti (che in questa versione 2019
doppia il Sultano), andava scelto qualcuno con una grandissima
personalità, presenza e anche “fama”: chi altro se non Will
Smith? La scelta risulta essere azzeccata anche perché
Smith è un personaggio molto caro a chi è cresciuto con il cartone
del 1992 e successivamente con Willy, Il Principe di Bel
Air, ritrovando quindi qualcosa di molto familiare davanti a
se oltre che un interprete dalla comicità spumeggiante.
Ma come funziona il matrimonio tra
il regista di Snatch e Sherlock Holmes con la Disney? Benissimo!
Ritchie infatti non tradisce se stesso, trasmettendo il suo
classico ritmo serrato di narrazione anche a questa storia, che
nonostante sia stata allungata sino a formare due ore di pellicola,
scorre veloce e liscia senza intoppi, trasportandoci in questa
avventura accanto ad Aladdin. Tutto è coreografo alla perfezione, è
uno spettacolo visivo sin dalle prime scene, che intrattengono lo
spettatore e lo fanno divertire (vengono rispettati i tempi comici
e le battute nonostante il doppiaggio). C’è molto studio a livello
cromatico, proprio come nei cartoni animati, dove si possono
distinguere il bene e il male nelle scene grazie ai colori saturi e
accessi in contrasto con quelli scuri e più neutri. Nulla da dire
ai dipartimenti più tecnici, tra i costumi coloratissimi e che
prendono ispirazione da diverse culture, dal Nord Africa all’India
fino alle scenografie pazzesche ricostruite negli studios del
Surrey inglese e le riprese in location nel deserto
Giordano.
Guy Ritchie è
riuscito nell’intento di creare un meraviglioso mondo per riempirci
gli occhi di colori, emozioni e sensazioni: in alcuni momenti è
impossibile non sorridere guardando lo schermo, sentirsi di nuovo
bambini e provare emozioni che normalmente si proverebbero davanti
ad un musical di Broadway. E a proposito di musical, la
parte musicale in Aladdin è centrale e importantissima, così è
stato un bene che sia stato proprio lo stesso compositore
originale, Alan Menken, a rimetterci mano. Ci sono
nuove canzoni scritte insieme a Pasek & Paul
(autori della colonna sonora di La La Land oltre che di numerosi show di
Broadway) che si amalgamo alla perfezione nella storia e qualche
testo è stato riadattato: ma nessuna paura, non si tratta di un
riadattamento stravolgente come è stato con il live-action de
La Bella e La Bestia, ci ritroveremo sempre a
cantare sognanti “Il mondo è mio”!
Quando si va a mettere mano su
cartoni animati così cari al pubblico, c’è sempre molta attesa e
anche paura e con “Aladdin” ce ne era ancora di
più essendo una di quelle storie che hanno fatto sognare tutti sin
da piccoli. Il paragone è inevitabile quando si tratta di film del
genere, ma bisogna sempre pensare che il target a cui mirano questi
prodotti è si, il bambino che è cresciuto con il classico Disney e
vuole ritrovare i suoi personaggi preferiti sul grande schermo, ma
è anche e soprattutto il bambino che la storia di Aladdin magari la
sta sentendo e vedendo per la prima volta. Sono passati quasi 30
anni dall’uscita al cinema del film d’animazione campione di
incassi, che si guadagnò ben due Academy Awards e questo remake di
Guy Ritchie gli rende decisamente giustizia dandogli nuova vita.
Vanity Fair ha
realizzato un servizio fotografico con Annie
Leibovitz sul set di Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, in cui vediamo di nuovo i protagonisti in
azione, J.J. Abrams dietro alla macchina da presa
e le foto dal backstage. La rivista ha dedicato inoltre due
copertine al film, una che raffigura Rey (Daisy
Ridley) e l’altra che invece sfoggia Kylo Ren
(Adam Driver).
Vi ricordiamo che Star
Wars: The Rise Of Sywalker, capitolo conclusivo della
nuova trilogia del franchise diretto da J.J.
Abrams, arriverà nelle sale a dicembre
2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia Organa sarà
interpretato di nuovo da Carrie Fisher, usando del
girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza. “Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
Star Wars: The
Rise Of Skywalker, le teorie sul significato del titolo
Sarà presentato in prima visione
mondiale al 72. Festival
di Cannes domani giovedì 23 maggio, nella sezione Cannes
Classics, Cinecittà – I mestieri del cinema. Bernardo
Bertolucci: no end travelling, il nuovo film
documentario di Mario Sesti. Uno di quei piccoli grandi doni che il
cinema ogni tanto sa regalare ai suoi affezionati: un
racconto-incontro con uno degli ultimi grandi Autori della storia
del cinema, realizzato attraverso un montaggio emozionante di
interviste realizzate negli anni da Sesti, a ripercorrere la
traiettoria di una carriera, e in chiusura una lunga conversazione
inedita in cui un Bertolucci rilassato, complice, sornione, lascia
cadere delle impressioni e delle parole che riescono a rilasciare
il sapore, il segreto, il mistero, l’esperienza della sua arte.
Senza lezioni, messaggi, precetti, un grande ci fa appassionare per
un’ultima, un’altra volta.
Prodotto da Massimiliano De Carolis
per Erma pictures in associazione con
Istituto Luce-Cinecittà, in collaborazione con
Sky Arte, Cinecittà – I mestieri del cinema. Bernardo
Bertolucci: no end travelling sarà trasmesso su Sky
Arte il 26 novembre alle 21.15 in occasione della ricorrenza del
primo anno dalla scomparsa del regista.
SINOSSI
Il regista Mario Sesti, critico e
giornalista cinematografico, ricorda i suoi incontri con Bernardo
Bertolucci, le numerose interviste pubblicate su giornali e
settimanali, quelle in video per i film di Bertolucci editi in dvd,
prima di una lunga conversazione in video con lui, completamente
inedita, realizzata poco più di un anno fa per una serie dedicata
ai “mestieri del cinema”. Il grande regista, scomparso
improvvisamente nel novembre del 2018, racconta dei suoi
primi successi presso la stampa internazionale e l’ammirazione
per i suoi film da parte dei nuovi registi americani degli anni
‘70; dell’avventura con Marlon Brando in Ultimo tango a
Parigi, dell’indimenticabile serata degli Oscar per
L’ultimo imperatore. Uno sguardo di serena nostalgia e
l’affettuosa narrazione di una biografia e una carriera
indimenticabili.
Questo film, in realtà nato come
episodio di una serie dedicata ai mestieri del cinema, è un omaggio
a un autore che non credo abbia eguali – quanti sono stati un mito
delle nouvelle vague e allo stesso tempo hanno conquistato
Hollywood con un canestro di Oscar? – ed anche un modo personale
per conservare la memoria di quei momenti e impedire loro di
dissolversi [dalla nota di regia di Mario
Sesti]
Il paradosso del Comma
22 (Catch 22) è un concetto espresso
dallo scrittore Joseph Heller nel suo romanzo –
che ne prende il titolo – scritto nel 1961 e ambientato nella
Seconda Guerra Mondiale, secondo il quale sarebbe possibile
chiedere l’esenzione dalle missioni di volo qualora non si fosse in
grado d’intendere e volere, peccato che formulare una richiesta del
genere implichi necessariamente l’essere dotati di senno.
Il principio di partenza che vede
la guerra come assurda e illogica, è stato ampiamente accolto da
tutte le generazioni successive, ad eccezione dei poteri regnanti,
naturalmente, rendendo la questione fortemente attuale in ogni
tempo. Lo sa bene George Clooney che sceglie di prendere la
regia della miniserie tv a marchio Sky, insieme a Grant
Heslov e Ellen Kuras, tratta appunto
dall’omonima opera di Heller: Catch 22, di cui era
già stata fatta una prima trasposizione cinematografica nel ’70 da
Mike Nichols.
La storia di Catch
22 vede come protagonista il capitano dell’aviazione
americana John Yossarian (interpretato da
Christopher Abbott) che con la sua compagnia
affronta un numero sempre maggiore di missioni che prevedono il
bombardamento aereo di varie zone d’Italia.
Catch 22
mantiene il tono sarcastico, che sfocia spesso nel paradossale,
restando fedele alla linea narrante del libro caposaldo della
letteratura americana. In tutto ciò aiutano non poco le sconfinate
espressioni facciali di Clooney, anch’esso parte del cast, che
interpreta il tenente dal nome che non necessita spiegazioni:
Scheisskopf. E, ad aggiungere colore al pittoresco quadro, ci sono
anche il maggiore de Coverley (il Dr House Hugh Laurie) e il colonnello Cathcart
(Kyle Chandler), oltre a tutto il gruppo di
soldati con annesse avventure più o meno grottesche, che si
svolgeranno, tra l’altro, in un bordello gestito da Marcello
(Giancarlo Giannini) con una serie di giovani
prostitute tra le quali spicca la “nostra” Valentina
Bellé.
L’intento complessivo della serie è
principalmente quello di ridicolizzare una politica regnante che
prevede, come sempre, il sacrificio di giovani inconsapevoli e
(spesso) innocenti a favore della lucidatura dell’ego di pochi
cinici vecchi. E la riuscita fluisce facilmente, anche perché tocca
ferite parte della memoria, più o meno recente, di chiunque,
facendo emergere la follia come probabile unica via di scampo. Ed è
proprio su questa possibilità di soluzione che ruoterà attorno
tutta il racconto.
Nonostante il flop dell’universo DC
nell’immaginazione di Zack Snyder, molti elementi
scelti dal regista per portare la trinità DC al cinema erano
effettivamente vincenti, dalla scelta di Gal Gadot
come Wonder Woman a quella di Amy
Adams nei panni di Lois Lane.
Proprio del personaggio di Lois ha
parlato il regista durante il Comic Book
Debate. Secondo la lettura di Snyder, “lei non ha bisogno
di Clark o di Superman, il fatto che lei piaccia a Clark rende lui
più intelligente e migliore. Più è in gamba Lois, migliore è Clark.
Sono una coppia magnifica che ha un bisogno reciproco dell’altro,
ma Clark ha più bisogno di lei. Ti serve Lois per una storia
migliore.”
In merito poi alla scelta di
Amy Adams per il ruolo, Zack
Snyder ha commentato: “Amy ha ispirato l’inizio di
Batman v Superman. Lei ha accennato a un
giornalista che era stato in zone di guerra e siamo andati avanti a
sviluppare quella storia. All’epoca, la scelta era tra lei e Zoe
Saldana. Sono completamente diverse loro due, ma entrambe sono
presenze molto forti.”
Peccato che però il franchise non ha
ricevuto il giusto trattamento né l’accoglienza necessaria per
proseguire sul grande schermo.
Da parte sua, Zoe
Saldana è l’attrice che ha sempre fatto scelte giuste da
un punto di vista professionale, recitando sia nel franchise
Marvel che in
Avatar di James Cameron,
assicurandosi un ruolo di porta fortuna per i blockbuster, visto
che i film in cui recita hanno sempre un enorme successo al box
office.
La scena di Avengers: Endgame che ha
rappresentato una specie di teaser per la A-Force ha infiammato il
cuore degli spettatori e ha fatto già assaporare un futuro non
troppo lontano in cui la Marvel ci regalerà un film in cui
tutte le eroine combatteranno fianco a fianco.
Tra tutti, lo sappiamo,
Carol Danvers aka Captain Marvel si erge come la più potente ed
è plausibile che possa essere lei la leader del gruppo. I registi
che hanno portato l’eroina al cinema hanno commentato la
possibilità che possa essere lei il capo del gruppo, e hanno
riflettuto su alcune possibili strade che il personaggio potrebbe
prendere:
“Penso che ci siano un sacco di
opzioni per Carol e diverse trame che potrebbero essere esplorate.
Penso che siamo fan di tutti questi personaggi come di tutti gli
altri e siamo altrettanto entusiasti di vedere quale sia il
potenziale per tutti quelli che avranno un futuro sul grande
schermo.”
Cosa vorrà dire? Che forse non
spetterà a Carol guidare la A-Force e che forse lei è e rimarrà
sempre una specie di bonus, visto che i suoi poteri, su una scala
“mortale”, la pongono assolutamente fuori classifica.
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018),
l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo,
Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco,
i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le
azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta
per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero
esserci.
Ecco il trailer finale di
Toy Story 4, il nuovo, e forse ultimo, capitolo
del franchise che ha dato inizio alla grande produzione della
Pixar. Nel trailer vediamo Woody e Buzz alle prese con la loro
nuova vita con Bonnie, ma incontriamo anche Forky, uno dei
giocattoli più originali dell’intera saga.
Nel 1995 Toy Story – Il
Mondo dei Giocattoli rivoluzionò il cinema d’animazione
come primo lungometraggio interamente realizzato con la computer
grafica. Il film ottenne il più alto incasso di quell’anno e fu
candidato a tre premi Oscar e due Golden Globe. Quattro anni
dopo, Toy Story 2 – Woody e Buzz Alla Riscossa vinse il
Golden Globe come miglior film – commedia o musical, e un Grammy
per la miglior canzone scritta per un lungometraggio, un prodotto
televisivo o un altro media visivo (Randy Newman, “When She Loved
Me”/ “Quando lei mi amava”). Uscito nel 2010, Toy Story 3 –
La Grande Fuga ha vinto due Oscar come Miglior film
d’animazione e per la Miglior canzone originale (Randy Newman, “We
Belong Together”), oltre a un Golden Globe® e un BAFTA come Miglior
film d’animazione, diventando inoltre il secondo lungometraggio
Pixar a essere candidato all’Oscar come Miglior film.
“Come molti, anch’io pensavo che
la storia si fosse conclusa con Toy Story 3 – La Grande Fuga”,
afferma il regista Josh Cooley. “E in effetti in quel film si
concludeva la storia di Woody con Andy. Ma, come accade nella vita
di tutti i giorni, ogni fine è in realtà un nuovo inizio. La vita
di Woody in una nuova cameretta con nuovi giocattoli e un nuovo
bambino è qualcosa che non abbiamo mai visto prima. Ci siamo
chiesti come sarebbe stato e da questa domanda ha cominciato a
prendere vita una nuova storia che meritava di essere
esplorata”.
Il personaggio, che abbiamo
conosciuto in Guardiani della Galassia Vol.
2, sarebbe quindi dovuto tornare in prima linea in
Endgame, ma perso nella mischia dello scontro
finale, non siamo riusciti a vederlo. Ecco invece in dettaglio la
sua apparizione e speriamo di vedere la scena che lo vede
protagonista nei contenuti speciali dell’home video:
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018),
l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo,
Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco,
i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le
azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta
per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero
esserci.