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#RomaFF12: Paolo Genovese presenta The Place

#RomaFF12: Paolo Genovese presenta The Place

Film di chiusura della Festa del Cinema di Roma 2017, tra le pellicole italiane più attese della stagione, The Place di Paolo Genovese ha fatto il suo debutto nelle sale dell’Auditorium per la curiosità di accreditati e addetti ai lavori. Il regista, con tutto il cast al seguito, ha presenziato poi l’incontro con la stampa che ha visto protagoniste, come sempre in questi casi, battute e risate, grazie soprattutto alla verve comica di alcuni degli ospiti sul palco (su tutti Marco Giallini e Rocco Papaleo).

Per quanto riguarda la scelta del cast, Genovese si è affidato a un cast molto numeroso, dichiarando: “Ognuno ha lavorato un giorno o due, tranne Valerio che per tredici giorni è stato seduto immobile su quella sedia. Quest’anno se vince il David sarà quello per la scenografia, è l’unico che gli manca. Amo la coralità, per la possibilità che regala di raccontare da più punti di vista, che in questo caso era nella natura stessa della storia. Dove possiamo arrivare per avere ciò che desideriamo? Questo ci viene chiesto, declinandolo per dieci personaggi, con dieci esigenze diverse. In questo periodo giudichiamo molto e in fretta, specie sui social, dove tutti commentano ed esprimono giudizi.”

The Place, recensione

Genovese poi diventa molto schietto in merito alle possibilità che lo hanno portato a The Place. Poteva dirigere qualsiasi cosa, grazie al successo di Perfetti Sconosciuti, ma ha scelto questa storia: “L’ho fatto perché mi sono imbattuto casualmente in quest’idea, una piccola serie. C’è sicuramente un filo rosso che lega Perfetti sconosciuti e The Place: uno ci mostra quanto poco conosciamo le persone intorno a noi, quest’ultimo quanto poco conosciamo noi stessi.”

A differenza degli altri personaggi, tutti che portano la loro storia nel film, il misterioso uomo interpretato da Valerio Mastandrea non ha una storia, non ha un passato, apparentemente, ma aiuta gli altri ad andare avanti con la propria, di storia: “Il mio personaggio non ha una storia da raccontare, ma aiuta gli altri, in questo riguarda me come tutti. Mi ha portato a riflettere su alcune sfumature nascoste nell’idea di aiutare gli altri, come la necessità talvolta di non mettere toppe nella loro vita, aiutandoli invece ad autodeterminarsi. Non l’ho mai vista come un’entità demoniaca, magica o angelica, ma come uno specchio.” Insomma, per Mastandrea il personaggio è ancora peggiore di coloro che sono disposti a commettere anche i peggiori crimini per ottenere ciò che vogliono.

The Place uscirà in sala il 9 novembre, distribuito da Medusa in circa 500 copie.

Birds Without Names: recensione del film di Kazuya Shiraishi

Birds Without Names: recensione del film di Kazuya Shiraishi

La giovane Towako (Yu Aoi) vive con Jinji (Sadawo Abe), un uomo molto più grande, rozzo e per nulla attraente ma follemente innamorato di lei. Nonostante le attenzioni e l’affetto quasi ossessivo di Jinji, Towako continua a pensare al suo ex Kurosaki (Yutaka Takenouchi), bello, ricco e potente ma con un lato oscuro.

Profondamente scontenta della sua vita, Towako comincia a frequentare Mizushima (Tori Matsuzaka), un uomo sposato e con famiglia che alla ragazza ricorda molto il suo primo amore. Quando Towako, dopo otto anni, scopre però che Kurosaki è sparito nel nulla, inizia a sospettare che dietro la sua scomparsa ci sia lo zampino di Jinji.

Dopo gli acclamati Twisterd Justice e The Devil’s Path, il regista Kazuya Shiraishi torna sul grande schermo e presenta alla Festa del Cinema di Roma il suo ultimo film, Birds Without Names. Tratto dall’omonimo romanzo di Mahokaru Numata, poi divenuto un best seller, quello di Shiraishi è un film assai complesso.

Birds Without Names

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Il punto focale della narrazione è infatti la storia d’amore tormentata di Towako che sembra divisa tra due uomini che rappresentano il suo passato e il suo presente. Il film comincia come il più classico dei drammi sentimentali, con una donna insoddisfatta della propria vita che va alla ricerca di emozioni forti, storia che poi prende invece una strada completamente diversa. Grazie al montaggio e ad un azzeccatissimo utilizzo dei flashback, alcuni dettagli del passato della protagonista ci vengono nascosti e allo spettatore non resta quindi che continuare la visione per rimettere insieme tutti i pezzi del puzzle.

Birds Without Names

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Ben presto quello che credevamo essere il racconto di un semplice triangolo amoroso si trasforma in un thriller psicologico pieno di suspence e colpi di scena. Il confine tra bene e male si confonde e nulla di ciò che credevamo sapere sembra più reale; la storia va avanti, la tensione cresce, l’atmosfera si fa sempre più pesante e i personaggi rivelano la loro vera natura.

Birds Without Names è un film riuscito, un buon thriller che ha fatto della curatissima sceneggiatura e del montaggio, che alterna scene contemporanee a ricordi lontani, i suoi punti di forza. Tuttavia non mancano alcuni piccoli errori; l’eccessiva teatralità recitativa dei protagonisti, ad esempio, toglie pathos al finale del film rendendo alcune scene un po’ forzate e vagamente ridicole.

The Place: recensione del film di Paolo Genovese #RomaFF12

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The Place: recensione del film di Paolo Genovese #RomaFF12

Dopo il successo travolgente di Perfetti Sconosciuti, Paolo Genovese torna a lavorare con un importante cast, tanti personaggi e altrettante storie, con un solo filo conduttore: cosa saresti disposto a fare per ottenere ciò che vuoi?

Partendo da The Booth at the End, serie americana prodotta da FX di Christopher Kubasik, Genovese racconta di “lui”, un uomo misterioso, sempre seduto, giorno e notte, al tavolo di un locale, mangia e scrive su un’agenda consumata dal tempo. Pagine fitte. E incontra persone che cerca di aiutare. Questi (perfetti) sconosciuti vanno da lui in cerca di aiuto, portando con sé il loro più grande desiderio e sentendosi dire in cambio cosa è richiesto che loro facciano per vederlo realizzato.

L’insondabile oscurità dell’animo umano in tutte le sue forme prende vita di fronte a questo misterioso personaggio, un Valerio Mastandrea laconico, misurato, annoiato, di fronte alla processione di questuanti che gli rinfacciano le loro stesse brutture. La regia di Genovese si concentra completamente sul luogo in cui è seduto il protagonista, un uomo di cui però non sappiamo niente. Si tratta di un interlocutore, una specie di coscienza esterna di fronte a cui tutti i suoi “clienti” si confrontano con se stessi. Le storie di ognuno dei personaggi, dal poliziotti Giallini, alla moglie trascurata Puccini, fino al cieco Borghi, trovano il modo di intrecciarsi, realizzando un quadro composito e ricco, che però si sviluppa fuori dal locale, dove il film (e il suo protagonista) è confinato. Storie che riusciamo a scoprire solo attraverso i racconti di chi le vive, esattamente come il personaggio di Mastandrea.

The Place: indefinito, annoiato, fermo.

Pur mantenendo un’indole profondamente misteriosa, un fascino che deriva da ciò che non conosciamo e che non si dice del protagonista, The Place si rivela un prodotto alquanto pigro nella realizzazione. Anche se l’argomento e l’impianto narrativo così sospeso possono far pensare (e forse è così) a un progetto insolito e coraggioso, sollevando gli occhi oltre i confini nazionali, verso la fonte di ispirazione del film, ci si accorge che in realtà Genovese ha riproposto una formula già rodata in forma di serie tv, un colpo narrativamente sicuro che riscontra il suo unico elemento di rischio nell’accoglienza del pubblico.

The Place di Paolo Genovese si rivela povero di idee, dove invece il suo precedente aveva un’intuizione fortissima ed elementare, su cui si costruivano dinamiche e personaggi, i quali si lasciavano scoprire a mano a mano che il “gioco al massacro” dei cellulari causava le sue vittime. In questo caso siamo guidati progressivamente verso la risoluzione di un puzzle che, pezzo per pezzo, mostra un quadro omogeneo, che connette ognuna delle esistenze messe in gioco e che dà un vago senso di compiutezza, senza però essere esaustivo.

Nella chiusura parimenti enigmatica di The Place, Paolo Genovese sembra affidarsi alla prima via d’uscita possibile, quando il marasma di personaggi sembra sopraffare il senso del racconto a episodi. Passivamente affidato all’input di partenza, il film non esce mai fuori dai binari, non procede e non racconta, come il suo protagonista: indefinito, annoiato, fermo.

Mudbound: recensione del film di Dee Rees

Mudbound: recensione del film di Dee Rees

Alla Festa del Cinema di Roma 2017 è arrivato il dramma in costume dalla giovane regista e sceneggiatrice Dee Rees, Mudbound. Reduce di una premiere al Sundance 2017, dove la Rees è di casa avendoci debuttato nel 2011 con Pariah, il film è stato acquistato da Netflix e sarà distribuito sulla piattaforma di streaming dal 17 Novembre 2017. Sappiamo bene che il nome di Netflix attaccato al progetto non è assolutamente qualcosa da vedere in modo negativo ma è anzi sempre più spesso sinonimo di prodotti di altissima qualità e Mudbound non è da meno.

La Seconda Guerra Mondiale sta per scoppiare e Henry McAllan (Jason Clarke) trascina la moglie Laura (Carey Mulligan) e le loro due figlie da una casetta a schiera di Memphis ad una fattoria sul Delta del Mississipi. Lì è obbligata a convivere con il burbero suocero (Jonathan Banks), animali di qualsiasi specie, una campagna ostile e una realtà selvaggia a cui lei non è abituata. Nelle terre comprate da McAllan vivono diverse famiglie di schiavi, tra cui quella di Hap Jackson (Rob Morgan), un bracciante che sogna di comprarsi un giorno la sua terra, la cui moglie Florence (Mary J.Blige) stringe un rapporto di amicizia e rispetto con Laura, l’unica che non sembra giudicarli per il colore della pelle.

Le stagioni passano nella fattoria e con la fine della Guerra, tornano dall’Europa due reduci: Ronsel (Jason Mitchell), figlio di Hap e Jamie (Garrett Hedlund), l’affascinante fratello di Henry che non lascerà Laura indifferente. La vita dopo la Guerra per loro non è facile in famiglia, soprattutto per Ronsel che non più abituato all’estremo razzismo del Sud: ma l’aver condiviso la vita al fronte li unirà in una singolare amicizia.

MudboundMudbound, la recensione del film con Garrett Hedlund

Mudbound potrebbe essere tradotto dall’inglese con “legati al fango” e sebbene la trama segua un suo percorso ben preciso, il fango è senza dubbio al centro di questa storia, tant’è che la voce fuori campo di Laura ci avverte anche che le sembrava quasi di “sognare in marrone”. Fango come quello che circonda le loro case, che li sporca dalla testa ai piedi, quello che inesorabilmente si ricompatta dopo ogni pioggia rendendo difficile la semina. Fango come quello del Delta del Mississippi, una delle aree rurali più a sud degli Stati Uniti, quel Mississippi parte degli Stati Confederati, dove la segregazione razziale era giustificata da leggi e la percentuale di schiavi neri era la più alta del Paese.

E Dee Rees quest’idea del fango che ti opprime, non solo come metafora, la rende molto bene, lasciandoti addosso quasi una sensazione di umidità alla fine del film, oltre che molto a cui pensare. Non è una storia nuova a livello di tematiche, ma alla luce di diversi fatti di cronaca recenti (come lo scontro tra suprematisti e antirazzisti di Charlottesville, giusto per citarne uno), Mudbound risulta assolutamente rilevante, come lo è stato anche Detroit, film di Kathryn Bigelow presentato sempre qui alla Festa del Cinema di Roma.

Mudbound – Guarda il primo trailer del film con Carey Mulligan

Carey Mulligan con il suo fascino di un altra epoca rappresenta con dignità e sensibilità il suo personaggio, Jason Clarke insegue una sorta di redenzione per tutto il film, non riuscendo però a discostarsi dalle sue radici e Mary J.Blige è quasi irriconoscibile nella sua Florence, dimostrando di essere non solo una bravissima cantante. Ma è Garrett Hedlund quello che convince di più nel ruolo del reduce della Guerra che soffre di PTSD e non riesce a ritornare alla realtà rifugiandosi nell’alcol, racchiudendo in tutte le battute, rabbia e allo stesso tempo gentilezza, un conflitto interno che traspare anche dai suoi occhi.

Dee Rees sceglie con cura cosa mostrarci di questa storia, quali aspetti e quali sentimenti, guidandoci con la sua regia verso un unico imparziale giudizio e regalandoci un film vecchio stile, ma con diverse trovate nuove, tanto da non rendere pesanti le due ore e dieci di durata. Probabilmente girato con l’ambizione per il grande schermo (che si sarebbe meritato), Mudbound sarà una piacevole scoperta per gli abbonati Netflix, che si troveranno un bellissimo film nella libreria senza nemmeno accorgersene.

 

#RomaFF12: gli spettatori premiano Borg McEnroe

#RomaFF12: gli spettatori premiano Borg McEnroe

Borg McEnroe di Janus Metz Pedersen si è aggiudicato il “Premio del Pubblico BNL” alla dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma.

Borg McEnroe arriverà nelle sale italiane giovedì 9 novembre, distribuito da Lucky Red.

SINOSSI

Da una parte l’algido e composto Bjorn Borg, dall’altra l’irascibile e sanguigno John McEnroe. Il primo desideroso di confermarsi re incontrastato del tennis, il secondo determinato a spodestarlo. Svelando la loro vita fuori e dentro il campo, Borg McEnroe è il ritratto avvincente, intimo ed emozionante di due indiscussi protagonisti della storia del tennis e il racconto, epico, di una finale diventata leggenda: quella di Wimbledon 1980.

Borg McEnroe, recensione del film con Shia LaBeouf

Il “Premio del Pubblico BNL”, in collaborazione con il Main Partner della Festa del Cinema, BNL Gruppo BNP Paribas, è stato assegnato dagli spettatori: utilizzando myCicero, l’app ufficiale della Festa del Cinema “RomeFilmFest” (realizzata da Pluservice), e attraverso il sito www.romacinemafest.org, il pubblico ha espresso il proprio voto sui film in programma nella Selezione Ufficiale.

#RomaFF12: Orlando Bloom all’Auditorium – foto

#RomaFF12: Orlando Bloom all’Auditorium – foto

Anche Orlando Bloom ha partecipato alla Festa del Cinema di Roma 2017 dove ha presentato Romans, opera seconda dei fratelli britannici Ludwig e Paul Shammasian, evento speciale di Alice nella Città.

Ecco di seguito le immagini dell’attore:

Segui il nostro speciale della #RomaFF12

 

Thor: Ragnarok, ecco perché “quell’attore” compare nel film

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Thor: Ragnarok, ecco perché “quell’attore” compare nel film

Nella parte iniziale di Thor: Ragnarok è possibile assistere a una rappresentazione teatrale ad Asgard, alla corte di Odino. Chi ha visto il film saprà a cosa ci riferiamo, ma chi non l’ha ancora guardato, non legga oltre. ATTENZIONE SPOILER

Thor: Ragnarok

La scena a cui si fa riferimento è la rappresentazione della morte di Loki di fronte al finto Odino, Loki mascherato, appunto.

La scena vede ben tre cameo celebri: Sam Neill nei panni di Odin, Luke Hemsworth in quelli di Thor e Matt Damon che invece è mascherato da Loki.

Mentre sapevamo già che il coinvolgimento di Sam Neill e del piccolo Hemsworth (fratello minore di Chris) era da attribuire al regista, adesso è lo stesso Taika Waititi che racconta che Matt Damon è stato scelto perché è un buon amico del protagonista.

Ecco cosa ha raccontato Waititi a EW: “Matt e Chris sono buoni amici. Ci è sembrato che, se Loki avesse davvero scritto una storia sulle sue gesta, avrebbe scelto un attore famoso per interpretarlo, la star di Asgard. Per questo abbiamo scelto Matt.”

Oltre ogni possibile spiegazione apparentemente giustificata, sembra però chiaro che la Marvel si circondi di amici e faccia felici non solo le proprie star ma anche i fan, in molti modi diversi.

Thor: Ragnarok – il trailer italiano

Thor: Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

Nelle new entry invece si annoverano il premio Oscar Cate Blanchett (Blue Jasmine, Cenerentola) nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum (Jurassic Park, Independence Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico Grandmaster, Tessa Thompson (Creed, Selma) interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è prevista per il 3 novembre 2017.

La trama di Thor: Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi amici Avengers, l’incredibile Hulk.

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Thor: Ragnarok – la recensione

Alice nella Città: tutti i vincitori dell’edizione 2017

Alice nella Città: tutti i vincitori dell’edizione 2017

Sono stati assegnati questa mattina tutti i premi della quindicesima edizione di Alice nella città, la sezione indipendente e autonoma della Festa del Cinema di Roma.


La giuria di Alice ha assegnato il Premio per il Miglior film a THE BEST OF ALL WORLDS di Adrian Goiginger con la seguente motivazione: “un’ opera ruvida, una matura dichiarazione d’amore di un figlio nei confronti della madre. Un racconto potente che, con fantasia e speranza, non racconta ai bambini che i mostri esistono, ma che possono essere sconfitti”.

 

La giuria del Premio Camera D’oro Alice/Taodue ha deciso di premiare il film BLUE MY MIND di Lisa Bruhlmann con la seguente motivazione “un racconto di formazione che si trasforma in fantasy, una storia di mutazione e di trasformazione. Un esordio che stupisce ed ha anche in se un messaggio liberatorio”.

 

Il Premio della Roma Lazio Film Commission per la sezione Panorama Italia è andato a METTI UNA NOTTE di Cosimo Messeri “per aver saputo rappresentare una Roma diversa, ricca di personaggi fiabeschi ma reali al contempo, in un’atmosfera tra l’onirico ed il reale, grandi attori si muovono sotto una direzione leggera ma calibrata”.

 

LA MIA VITA DA ZUCCHINA di Claude Barras è stato il film più amato dai ragazzi della scuola Amaldi che hanno deciso di assegnarli il premio come Miglior Film nell’ambito dei film selezionati tra quelli vincitori del Premio Lux.

Justice League: Batman e Aquaman protagonisti del buffo backstage

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Comicbook.com ha diffuso un divertente backstage di Justice League in cui vediamo i protagonisti del film alle prese con la realizzazione vera e propria della pellicola.

Ecco il video a seguire:

https://www.youtube.com/watch?v=RRoayihyw18

Justice League: il trailer finale

CORRELATI:

La trama:

Sulla scia della morte di Clark Kent/Superman per mano di Doomsday, il vigilante Bruce Wayne/Batman rivaluta i suoi metodi estremi e comuncia la ricerca di straordinari eroi per assemblare una squadra di combattenti contro il crimine per difendere la Terra da ogni tipo di minaccia. Insieme a Diana Prince/Wonder Woman, Batman trova l’ex star del football al college, ciberneticamente migliorato, Vic Stone/Cyborg, il velocista Barry Allen/The Flash e un guerriero atlantideo, un re, Arthur Curry/Aquaman. Insieme si schierano contro Steppenwolf, l’araldo e il comandante in seconda dell’alieno signore della guerra Darkseid, incaricato da Darkseid stesso di trovare tre manufatti nascosti sulla Terra.

Ecco il primo trailer di Justice League dal Comic Con

Justice League è stato diretto da Zack Snyder, mentre Joss Whedon è entrato nella produzione solo a fine lavoro ed è previsto per il 16 novembre 2017. Nel film vedremo protagonista Henry Cavill come Superman, Ben Affleck come Batman, Gal Gadot come Wonder Woman, Ezra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman, e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast confermati anche: Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem Dafoe, J.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley CollerGoeff Johns e Ben Affleck stesso.

Fonte: CB.com

Avengers: Infinity War, ecco quando arriverà il trailer secondo i Russo

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È innegabile che i fan della Marvel siano tutti in attesa del primo trailer ufficiale di Avengers: Infinity War, la cui versione provvisoria è stata mostrata durante il Comic Con del 2017.

Adesso i registi del film, i fratelli Russo, condividono su Instagram un video, che mostra una famosa vecchia pubblicità con Orson Welles che, in definitiva, spiega che il trailer sarà disponibile solo quando… sarà pronto.

Magra consolazione, ma almeno i registi, in questo modo, dimostrano di tenere in considerazione le richieste dei fan, anche se, forse, il prendono scherzosamente in giro.

https://www.instagram.com/p/BbCa8qDAa69/

Avengers: Infinity War – nuovo bootleg del trailer

La sinossi: Mentre gli Avengers continuano a proteggere il mondo da minacce troppo grandi per un solo eroe, un nuovo pericolo emerge dalle ombre cosmiche: Thanos. Despota di intergalattica scelleratezza, il suo scopo è raccogliere le sei gemme dell’Infinito, artefatti di un potere sconfinato, e usarle per piegare la realtà a tutto il suo volere. Tutto quello per cui gli Avengers hanno combattuto ha condotto a questo punto – il destino della Terra e l’esistenza stessa non sono mai state tanto a rischio.

CORRELATI:

Avengers: Infinity War, 15 villain che potrebbero venire dopo

Avengers: Infinity War arriverà al cinema il 4 Maggio 2018. Christopher Markus e Stephen McFeely si occuperanno della sceneggiatura del film, mentre la regia è affidata a Anthony e Joe Russo.

Il cast del film al momento è composto da Cobie Smulders, Benedict Cumberbatch, Chris Pratt, Vin Diesel, Scarlett Johansson, Dave Bautista, Karen Gillan, Zoe Saldana, Brie Larson, Elizabeth Olsen, Robert Downey Jr., Sebastian Stan, Chris Hemsworth, Chris Evans, Tom Holland, Bradley Cooper, Samuel L. Jacksson, Jeremy Renner, Paul Rudd, Peter Dinklage, Mark Ruffalo, Josh Brolin, Paul Bettany, Benedict Wong, Pom Klementieff e Chadwick Boseman.

Justice League: 23 foto inedite del film, ecco Mera

Justice League: 23 foto inedite del film, ecco Mera

La Warner Bros ha diffuso ben 23 foto inedite di Justice League, l’atteso film DC che debutterà tra poco al cinema.

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La trama:

Sulla scia della morte di Clark Kent/Superman per mano di Doomsday, il vigilante Bruce Wayne/Batman rivaluta i suoi metodi estremi e comuncia la ricerca di straordinari eroi per assemblare una squadra di combattenti contro il crimine per difendere la Terra da ogni tipo di minaccia. Insieme a Diana Prince/Wonder Woman, Batman trova l’ex star del football al college, ciberneticamente migliorato, Vic Stone/Cyborg, il velocista Barry Allen/The Flash e un guerriero atlantideo, un re, Arthur Curry/Aquaman. Insieme si schierano contro Steppenwolf, l’araldo e il comandante in seconda dell’alieno signore della guerra Darkseid, incaricato da Darkseid stesso di trovare tre manufatti nascosti sulla Terra.

Ecco il primo trailer di Justice League dal Comic Con

Justice League è stato diretto da Zack Snyder, mentre Joss Whedon è entrato nella produzione solo a fine lavoro ed è previsto per il 16 novembre 2017. Nel film vedremo protagonista Henry Cavill come Superman, Ben Affleck come Batman, Gal Gadot come Wonder Woman, Ezra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman, e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast confermati anche: Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem Dafoe, J.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley CollerGoeff Johns e Ben Affleck stesso.

Lucca Comics & Games 2017: il programma del 04 Novembre

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Lucca Comics & Games 2017: il programma del 04 Novembre

Il primo imperdibile appuntamento di sabato 4 novembre nel fittissimo programma dell’Area Movie di Lucca Comics & Games 2017 – a cura di QMI – è l’anteprima di Pipì, Pupù e Rosmarina in il mistero delle note rapite, film d’animazione diretto da Enzo D’Alò con le voci di Giancarlo Giannini e Francesco Pannofino che arriverà in sala per Bolero Film.

D’Alò porta sul grande schermo Pipì, Pupù e Rosmarina, già noti al pubblico perché protagonisti della fortunata serie tv a loro dedicata con delle nuove appassionanti avventure. La proiezione (ore 11, c/o Cinema Centrale) sarà introdotta da Enzo d’Alò, con Maricla Affatato, voce della Luna e di Elvira, la gallina favorita del Sultano.

Alle ore 12.30, al cinema Astra, Vision Distribution e Indiana Production portano le prime immagini in anteprima di Sono Tornato, di Luca Miniero con Frank Matano, entrambi ospiti di Lucca Comics & Games dove incontreranno il pubblico della manifestazione. Sono Tornato, diretto da Luca Miniero e scritto insieme Nicola Guaglianone e prodotto da Indiana Production, è il remake di Lui è tornato, film rivelazione tedesco campione d’incassi, e vede Matano tra i protagonisti accanto a Massimo Popolizio, nei panni del Duce che ritorna ai giorni nostri. La commedia si muove tra l’ilarità che suscita il personaggio visto come parodia di se stesso e l’inquietudine che nasce di fronte alla sua capacità di guadagnarsi ancora un seguito. Sono tornato sarà distribuito da Vision Distribution il 1° febbraio 2018.

Alle 21.00, ancora al Cinema Astra è prevista l’anteprima nazionale di Happy Death Day – Auguri per la tua morte il film campione d’incassi in America prodotto dalla Blumhouse, nelle sale italiane dal 9 novembre distribuito da Universal. Diretto dal regista di Paranormal Activity 3 Christopher Landon, prodotto dal nuovo re del cinema di paura Jason Blum con un cast giovane tutto da scoprire, Happy Death Day – Auguri per la tua morte è uno slasher avvincente e sanguinolento che rivisita il tema del loop temporale.

Alle 21.30 al cinema Centrale, Infinity in collaborazione con Warner Bros. propone Knock… Knock…Knock… The Big Bang Theory!, serata evento con la proiezione di The Big Bang Theory – Stagione 11 Episodio 01 (The Proposal Proposal), 11a stagione su Infinity da fine gennaio e dal 13 Febbraio su Premium Joi, e a seguire The Big Bang Theory – L’episodio più bello di sempre scelto dai fan!

Tra gli altri appuntamenti Area Movie della giornata: Ore 13.30, c/o Cinema Centrale, la proiezione degli spin off Lupin III – Jigen’s Grave Marker e Lupin III – Goemon: The Splash of Blood (TMS Entertainment); Ore 13.40, c/o Palco Area Musica, 20th Century Fox presenta The Greatest Showman – This Is Me, live performance by Simone di Pasquale & Crew, dal palco di Ballando con le stelle a quello di Lucca Comics & Games, per celebrare il film The Greatest Showman, al cinema in Italia dal 4 gennaio;

Dalle ore 14.00 alle 16.00 c/o Stand Universal Home Video (Loggiato Pretorio – Area Movie), la fumettista Claudia Nuke Razzoli firmerà un’illustrazione ispirata a Cattivissimo Me 3 e, per tutto il giorno, VR Experience con contenuti speciali di Transformers 5 – L’ultimo cavaliere e Spider-man Homecoming; dalle 15.00 fino alle 18.00, c/o Stand Infinity, (Loggiato Pretorio – Area Movie) speciale manicure ispirata alla serie tv Claws; ore 15.30, c/o Cinema Astra, Warner Bros. Pictures Showreel, anticipazioni e anteprime 2017-2018 con materiali inediti di Justice League; ore 16.00, c/o Cinema Centrale, Vikings – Stagione 04 Episodio 20 (Tim Vision) e a seguire i trailer della 5a stagione; ore 20.30 c/o Cinema Centrale, Benvenuti a Riverdale! Riverdale – Stagione 01 Episodio 1 e, in apertura, breve presentazione dell’omonimo fumetto Archie Comics, distribuito da BD Edizioni, da cui è tratta la serie tv, in Italia in onda su Premium Stories dal 9 Novembre 2017 alle 21.15.

Borg McEnroe: recensione del film con Shia LaBeouf #RomaFF12

Borg McEnroe: recensione del film con Shia LaBeouf #RomaFF12

Presentato all’interno della selezione ufficiale della Festa del cinema di Roma 2017, Borg McEnroe, diretto da Janus Metz, racconta la storica rivalità tra due grandi campioni di tennis: John Patrick McEnroe e Bjorn Borg. Il film segue la carriera dei due campioni fino alla famosa finale di Wimbledon 1980.

Il regista Janus Metz tratteggia le figure dei grandi tennisti, rivelando anche due grandi personalità, senza seguire una struttura schematica ma passando dal presente al passato in maniera coerente e fluida servendosi anche dell’ausilio delle didascalie che aiutano a collocare meglio la scena nel tempo. Borg e McEnroe vengono ritratti in modo bilanciato nonostante il fatto che si stia parlando di un campione affermato, da una parte, e di un tennista in ascesa che mira a rovesciare dal trono il campione in carica, dall’altra. Nel film è presente anche materiale di repertorio che riguarda i due atleti, filmati utilizzati in apertura a introdurre il racconto.

Borg McEnroe, il film

Con scopi e intenti ben diversi, il film di Metz è il secondo, nell’arco di poco tempo, quest’anno, a parlare di tennis e fa coppia con La Battaglia dei sessi. In quel caso, la sfida tra ‎Billie Jean King e ‎Bobby Riggs rappresenta un passo decisivo verso la parità di trattamento tra tennisti uomini e donne, in questo caso invece si mette “semplicemente” in scena la rivalità trai due sportivi.

Borg McEnroe, il film

Per quanto riguarda i protagonisti, nei panni del campione Borg troviamo Sverirr Gudnason, attore svedese di cinema e televisione noto soprattutto in patria. Il suo è un personaggio razionale, calcolatore, metodico che trattiene tutte le emozioni dentro di sé. In campo è veloce, potente e non manca mai un obiettivo. Il pubblico lo ama molto e sembra il re indiscusso del tennis. John Patrick McEnroe è interpretato invece da Shia LaBeouf, noto per aver preso parte a Transformers e a Nymphomaniac. LaBeouf incarna un tennista in ascesa, noto per il suo carattere irascibile e imprevedibile. Non è molto amato da pubblico per i suoi continui insulti ma sul campo si dimostra essere come una lama affilata che colpo dopo colpo affonda l’avversario.

Completano il cast Stellan Skarsgard, Tuva Novonthy, Ian Blackman, Robert Emms e Scott Arthur. Skarsgard in particolare, interpreta l’allenatore e manager di Borg. Il suo personaggio non solo è fondamentale per la carriera sportiva del campione, ma lo accompagna anche in ogni altro aspetto della sua vita. Borg McEnroe, in un susseguirsi di partite, conferenze, interviste e momenti privati, coniuga la grande rivalità sportiva, passata alla storia per gli amanti del tennis, con lo spettacolo senza mai perdere credibilità, tanto che risulta appassionante e comprensibile anche per chi non conosce i due campioni oppure non segue il tennis. Lo spettatore è accompagnato ad appassionarsi alla storia dei due campioni destinati a diventare leggende.

RomaFF12: intervista a Vanessa Redgrave e Carlo Nero

RomaFF12: intervista a Vanessa Redgrave e Carlo Nero

In occasione della presentazione del suo film documentario abbiamo avuto il piacere di intervistare Vanessa Redgrave e Carlo Nero, l’attrice e interprete inglese, questa volta nei panni di regista, insieme al figlio ha presentato SEA SORROW – IL DOLORE DEL MARE.

SEA SORROW – IL DOLORE DEL MARE segna il debutto alla regia di Vanessa Redgrave in collaborazione con il figlio Carlo Nero, qui in veste di produttore del film. L’opera, ricca di spunti di riflessione e meditazione, è stata girata in Grecia, Libano, Italia, Calais e Londra, e in essa Vanessa Redgrave si mette sulle tracce della storia passata e presente dei rifugiati in Europa.

Redgrave ripercorre episodi della sua storia personale, in particolare di quando all’età di due anni dovette fuggire da Londra agli albori dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale; o ancora del periodo da studentessa in cui si dedicò al volontariato in aiuto dei rifugiati ungheresi; per finire con il viaggio intrapreso in Libano per incontrare un bambino palestinese di tre anni che si trovava in un campo per rifugiati.

Il laburista Lord Alf Dubs riflette sulla sua fuga dai nazisti e del suo arrivo a Londra come rifugiato dalla Cecoslovacchia grazie all’operazione Kindertransport e spiega la ragione per cui è tanto dedito all’assistenza ai minori rifugiati attraverso il suo continuo impegno affinchè essi ottengano in Inghilterra la protezione che spetta loro di diritto. L’impegno di Alf è stato di ispirazione per molte persone in Inghilterra, spingendole a dare il loro contributo in aiuto dei minori rifugiati.

Sir Peter Sutherland, Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per le Migrazioni, ha espresso in modo chiaro e risoluto che i governi europei non devono interrompere le convenzioni stipulate in merito alla possibilità di asilo per i rifugiati. Ralph Fiennes, Emma Thompson e Simon Coates hanno contribuito alla realizzazione di alcune scene del film incentrate sui rifugiati; mentre la coraggiosa Juliet Stevenson, che ha passato nove mesi lavorando per i bambini di Calais assieme alle associazioni Help Refugees, Citizens UK e Safe Passage, ha espresso in pubblico il suo pensiero durante un comizio tenutosi a Parliament Square.

La pellicola include anche scene ispirate all’opera La Tempesta di Shakespeare, in cui Fiennes interpreta il ruolo di Prospero. Assieme alle interpretazioni artistiche, il film include testimonianze reali e attuali di rifugiati sopravvissuti ai recenti conflitti moderni e alle persecuzioni che affliggono il Medio Oriente e l’Africa.

Thor: Ragnarok, la versione live per James Corden

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Thor: Ragnarok, la versione live per James Corden

Il cast di Thor: Ragnarok è stato ospite da James Corden con cui ha messo in piedi una versione live del film diretto da Taika Waititi. Ecco di seguito il video:

Thor: Ragnarok – il trailer italiano

Thor: Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

Nelle new entry invece si annoverano il premio Oscar Cate Blanchett (Blue Jasmine, Cenerentola) nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum (Jurassic Park, Independence Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico Grandmaster, Tessa Thompson (Creed, Selma) interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è prevista per il 3 novembre 2017.

La trama di Thor: Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi amici Avengers, l’incredibile Hulk.

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Thor: Ragnarok – la recensione

Justice League: i poster celebrativi del “Day Of The Dead” del Messico

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La Warner Bros in onore del “Day Of The Dead” in Messico ha diffuso i poster celebrativi di Justice League, l’attesissimo film DC. Nei poster i supereroi sono mascherati come da tradizione nel giorno dei morti.

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Justice League: il trailer finale

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La trama:

Sulla scia della morte di Clark Kent/Superman per mano di Doomsday, il vigilante Bruce Wayne/Batman rivaluta i suoi metodi estremi e comuncia la ricerca di straordinari eroi per assemblare una squadra di combattenti contro il crimine per difendere la Terra da ogni tipo di minaccia. Insieme a Diana Prince/Wonder Woman, Batman trova l’ex star del football al college, ciberneticamente migliorato, Vic Stone/Cyborg, il velocista Barry Allen/The Flash e un guerriero atlantideo, un re, Arthur Curry/Aquaman. Insieme si schierano contro Steppenwolf, l’araldo e il comandante in seconda dell’alieno signore della guerra Darkseid, incaricato da Darkseid stesso di trovare tre manufatti nascosti sulla Terra.

Ecco il primo trailer di Justice League dal Comic Con

Justice League è stato diretto da Zack Snyder, mentre Joss Whedon è entrato nella produzione solo a fine lavoro ed è previsto per il 16 novembre 2017. Nel film vedremo protagonista Henry Cavill come Superman, Ben Affleck come Batman, Gal Gadot come Wonder Woman, Ezra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman, e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast confermati anche: Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem Dafoe, J.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley CollerGoeff Johns e Ben Affleck stesso.

Assassin’s Creed in prima tv su Sky il 06 Novembre

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Assassin’s Creed in prima tv su Sky il 06 Novembre

Assassin’s Creed, il film basato sull’omonimo e celebre videogioco, diretto da Justin Kurzel (Macbeth) con il premio Oscar Marion Cotillard, (Le vie en rose, Inception, Midnight in Paris) e Michael Fassbender (Shame, 12 anni schiavo, X-Men) nei panni del condannato a morte Callum Lynch, sbarca in prima tv esclusiva lunedì 6 novembre alle 21.15 su Sky Cinema Uno HD e in contemporanea su Sky 3D (disponibile anche su Sky On Demand nella collezione VIDEOGAMES).

Callum Lynch (Michael Fassbender), pregiudicato condannato a morte per un omicidio, riesce a salvarsi dalla condanna grazie alla scienziata Sophia Rikkin (Marion Cotillard), il capo di una multinazionale chiamata Abstergo, dietro cui si nasconde l’antico e misterioso Ordine dei Templari.

Avendo individuato in Callum l’ultimo discendente di Aguilar De Nerha, vissuto in Spagna durante l’Inquisizione, la Fondazione Abstergo lo costringe a ripercorrere le vicende del suo antenato tramite un macchinario denominato Animus, con l’unico fine di rintracciare la Mela dell’Eden, una reliquia in grado di controllare il libero arbitrio.

Callum scoprirà in questo modo di appartenere alla società segreta degli Assassini, da sempre in conflitto con I Templari per assicurare libertà e giustizia al mondo.

Il film, Assassin’s Creed

Justin Kurzel aveva già diretto nel 2015 la coppia Fassbender – Cotillard in occasione del film Macbeth, adattamento cinematografico della tragedia di Shakespeare, presentato al Festival di Cannes 2015.

Il successo della serie di videogiochi ha portato la casa di produzione del film ad ipotizzare un sequel, confermato dallo stesso regista in un’intervista rilasciata alla rivista francese Premiere.

Fanno parte del cast di Assassin’s Creed anche Jeremy Irons (Race – Il colore della vittoria, Batman vs Superman), Brendan Gleeson (Le crociate, Troy) e Charlotte Rampling (Le chiavi di casa, Basic Instinct 2).

Assassin’s Creed è disponibile dal 6 novembre On Demand nella collezione VIDEOGAMES: da non perdere gli altri titoli cult come RESIDENT EVIL: THE FINAL CHAPTER (dall’8 novembre), DEAD RISING: ENDGAME, LARA CROFT: TOMB RAIDER – LA CULLA DELLA VITA, ANGRY BIRDS – IL FILM, HARDCORE.

Assassin’s Creed sarà trasmesso in prima visione esclusiva lunedì 6 novembre alle 21:15 su Sky Cinema Uno HD e su Sky 3D

Assassinio sull’Orient Express: la premiere alla Royal Albert Hall – red carpet

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Si è svolta la sera del due novembre la premiere mondiale di Assassinio sull’Orient Express, nella cornice della Royal Albert Hall.

Il regista Kenneth Branagh ha partecipato al tappeto rosso in compagnia del suo cast di superstar: Johnny Depp, Michelle Pfeiffer, Penelope Cruz, Daisy Ridley, Willm Dafoe, Josh Gad, Judi Dench. Tutte le foto qui!

https://www.youtube.com/watch?v=zDzUIYg96_c

Assassinio sull’Orient Express il trailer

Johnny Depp è Ratchett; Michelle Pfeiffer sarà Mrs. Hubbard. A Daisy Ridley andrà il ruolo di Mary Debenham, mentre Judy Dench incarnerà la Principessa Natalia Dragomiroff. Michael Pena sarà un passeggero cubano di nome Marquez. Willem Dafoe interpreterà il detective Gerhard Hardman. Nel sontuoso cast figurano anche Leslie Odom Jr.Tom BatemanLucy Boynton e Derek Jacobi

Assassinio sull’Orient Express, sceneggiato da Michael Green, è prodotto da Ridley Scott, Simon Kinberg, Mark Gordon e dallo stesso Branagh, insieme a Michael SchaeferAditya Sood e Judy Hofflund. Le riprese del film si sono concluse.

#RomaFF12: da attrice a regista, Vanessa Redgrave presenta Sea Sorrow

I grandi del cinema continuano ad arrivare sul tappeto rosso del Festival di Roma e oggi è stata la volta dell’attrice premio Oscar, Vanessa Redgrave che ha presentato il suo primo lavoro da regista.

Dopo aver conquistato il pubblico dell’ultima edizione del Festival di Cannes, il documentario Sea Sorrow arriva anche in Italia e a presentarlo è la stessa regista, una Redgrave particolarmente agguerrita. La sua opera prima tratta la difficile questione dei migranti che ormai affligge non solo l’Europa ma il mondo intero.

Ormai da anni migliaia di persone, in fuga dalla guerra, hanno deciso di tentare il tutto per tutto mettendosi nelle mani di scafisti senza scrupoli e di attraversare le acque internazionali per cercare rifugio altrove.

Il documentario di Vanessa Redgrave, girato in più location in giro per il mondo, ci fornisce un quadro molto ampio della questione migranti e degli aiuti concreti forniti a queste popolazioni in fuga. Si parla di uomini, donne, bambini, famiglie intere costrette ad affrontare l’ignoto e a contare solo sulle proprie forze.

La Redgrave, oltre a mostrare il grande lavoro dei volontari delle onlus, che offrono assistenza a persone meno fortunate, accusa i governi di tutti i paesi coinvolti, compresi quello italiano e inglese, di non fare abbastanza per garantire a queste persone i naturali diritti umani.

Vanessa Redgrave

Non voglio essere sgarbata ma chiamare queste persone ‘migrante’ pare sia diventata una malattia, soprattutto per i media. Chi muore nel mare inseguendo la vita e non la guerra non può essere chiamato migrante. Queste non sono persone che migrano, interessate a cambiare paese, a lasciare la propria terra per andare a raccogliere uva o pomodori lontani da casa […] E’ una parola che viene dalla destra, usata soprattutto dai politici di destra ma i diritti umani sono sia della destra che della sinistra […]

Ci sono persone comuni che raccolgono fondi per i profughi e il governo invece non fa nulla […] Ricordo che Benedict Cumberbatch stava facendo Amleto e a fine spettacolo chiese al pubblico di fare delle donazioni […] C’è chi dice che il nostro sia un governo senza speranza ma questa definizione è troppo gentile: i nostri politici sono ‘less than nothing’ (meno di niente)”.

Fare della sua prima opera da regista un documentario di denuncia politico-sociale, è stata per Vanessa Redgrave una decisione tutto sommato molto semplice. L’attrice ha raccontato infatti di aver vissuto sulla sua stessa pelle, quando era appena una bambina, gli orrori della guerra.

leggi anche: #RomaFF12: A proposito di Michael Nyman, conversazioni di cinema e musica

Vanessa Redgrave

Quando avevo quattro anni, durante la guerra, ho iniziato a recitare non perché desiderassi fare l’attrice ma perché volevo raccogliere soldi per le persone meno fortunate di me. Il primo spettacolo l’ho fatto insieme a mio fratello quando ero appena una bambina e gli spettatori erano solo dodici […] ricordo che dimenticai le battute e dovemmo ricominciare tutto daccapo […] Volevo a tutti i costi raccogliere soldi per darli ai Marinai che ci portavano il cibo attraverso l’Atlantico […]”

Ma la Vanessa Redgrave regista di Sea Sorrow non ha dimenticato i suoi anni da attrice. Negli anni sessanta e settanta infatti si ricordano alcune delle sue interpretazione più belle come quella in Morgan, matto da legare (1966), Giulia (1977) – film grazie a cui ha vinto l’Oscar nel 1978 – e ovviamente in Blow-Up (1966) del grande Michelangelo Antonioni.

Vanessa Redgrave

I sessanta sono stati per me anni molto fortunati perché ho avuto l’onore di lavorare con grandi registi ed attori ma il periodo storico non era dei migliori […] Erano gli anni della guerra del Vietnam, delle rivolte studentesche […] anni di repressione e censura […] Ricordo che il governo inglese in quegli anni vietò la pubblicazione del libro L’amante di Lady Chatterley […] i gay era ritenuti dei fuorilegge e venivano perseguitati […] Molto spesso mi sono unita ai soldati per manifestare contro la guerra […] E’ giusto ricordare le cose belle di quell’epoca ma bisogna ricordare anche quelle brutte: abbiamo tutti bisogno di un promemoria al giorno d’oggi.

Quanto a Michelangelo Antonioni, beh, lui per me era un Dio del cinema. Quando ho saputo che lui mi voleva in un suo film ho subito pensato: ‘Oh mio Dio, avrò un ruolo come quello di Monica Vitti’ […] Io volevo essere proprio come lei, volevo diventare come Monica, bellissima e bionda […] e invece Antonioni mi volle nera [ride]. Quando mi prese per Blow-Up ricordo che venne a Londra e mi fece andare in dieci diversi saloni perché nessuno dei parrucchieri inglesi riusciva a capire lo styling che aveva scelto per me […] Voleva dei capelli neri con delle strisce bianche ma nessun parrucchiere riuscì ad accontentarlo così ci ha rinunciato”.

Shazam!: Mark Strong in trattative per interpretare il villain

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TheWrap riporta che Mark Strong, da poco nei nostri cinema con Kingsman: Il Cerchio d’oro, sarebbe in trattative per entrare nel cast di Shazam! nei panni del villain, Doctor Sivana.

Strong non è estraneo al genere dei cinecomic. Infatti, oltre a Kingsman, l’attore ha anche interpretato Sinestro in Lanterna Verde, con Ryan Reynolds, un altro personaggio DC Comics.

Inoltre, Variety annuncia che anche l’attrice Grace Fulton (Annabelle: Creation) è in trattative per un ruolo nel film che avrà come protagonista Zachary Levi.

Shazam: Zachary Levi sarà il protagonista [Ufficiale]

Shazam sarà diretto da David F. Sandberg (Annabelle: Creation) e si baserà su una sceneggiatura scritta da Henry Gayden e Darren Lemke. Il film che farà parte dell’Universo Cinematografico DC dovrebbe essere pronto per debuttare al cinema nell’aprile 2019. Le riprese cominceranno il prossimo febbraio.

Wonder Woman ha segnato un record storico al BOX OFFICE

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Wonder Woman ha segnato un record storico al BOX OFFICE

Mentre cresce l’attesa per il debutto al cinema di Justice League, oggi il film su Wonder Woman ha segnato un record storico al box office nella storia del cinema.

Infatti, la pellicola su Diana Pince diretta da Patty Jenkins e interpretata da Gal Gadot è diventato secondo Forbes , il film sulla storia delle origini di un supereroe ad incassare di più nella storia del cinema.

Wonder Woman 2: Patty Jenkins vicina a un accordo con un consistente aumento di stipendio

Wonder Woman ha incassato 821,74 milioni di dollari in tutto il mondo, battendo il film che deteneva il record, il primo Spider-Man di Sam Raimi, che aveva guadagnato nel 2002 821,7 milioni di dollari. Dunque un record importante per Warner Bros e l’universo DC Comics al cinema, che fa ben sperare anche per il futuro del franchise.

GUARDA ANCHE: Justice League: prima spettacolare clip con Wonder Woman

Patty Jenkins tornerà dietro la macchina da presa per dirigere Wonder Woman 2, il sequel che è previsto per l’uscita al cinema nel 2019.

Thor: Ragnarok, Kevin Feige conferma le voci sulla scena post-credits

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Mentre sta per fare il debutto in queste ora negli USA Thor: Ragnarok, oggi il produttore dei Marvel Studios Kevin Feige in un’intervista rilasciata a The Wrap ha commentato la scena post-credits del film, rivelando l’identità della nave che vediamo nella sequenza a fine film.

Feige ha confermato che si tratta della Sanctuary II, dando credito dunque alle speculazioni apparse in rete in merito alla scena.  La Sactuary I, nota anche come The Chitauri si vede nel primo film Avengers, ed è dove Thanos dimora ed è ormai battezzato la nave ammiraglia della sua flotta.

LEGGI ANCHE: Thor: che fine hanno fatto Jane Foster e i personaggi umani?

Thor: Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

Nelle new entry invece si annoverano il premio Oscar Cate Blanchett (Blue Jasmine, Cenerentola) nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum (Jurassic Park, Independence Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico Grandmaster, Tessa Thompson (Creed, Selma) interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è prevista per il 3 novembre 2017.

La trama di Thor: Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi amici Avengers, l’incredibile Hulk.

Avengers 4: Loki e Thor sul set. Ci sarà un flashback?

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Avengers 4: Loki e Thor sul set. Ci sarà un flashback?

Continuano le riprese di Avengers 4 e da Just Jared arrivano delle foto rubate dal set in cui vediamo Chris Hemsworth e Tom Hiddleston nei panni di Thor e Loki.

A giudicare dal look dei due attori e dalla maschera che porta Hiddleston, la scena a cui stanno lavorando potrebbe essere un flashback di The Avengers.

Ecco le immagini:

Avengers Infinity War e Avengers 4: la posta in gioco è alta

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Avengers 4 è ancora un grande mistero. Il film sarà diretto dai Fratelli Russo ma non sappiamo ancora da chi sarà composto il cast né di cosa parlerà il film. Le dichiarazioni di Kevin Feige in merito hanno reso molto chiaro il fatto che il titolo ufficiale del film rappresenta spoiler per Avengers Infinity War, per cui non sarà rivelato fino all’uscita al cinema del film che conclude la Fase 3 dei Marvel Studios.

#RomaFF12: Michael Shannon sul red carpet

#RomaFF12: Michael Shannon sul red carpet

Michael Shannon è stato il protagonista della serata del 2 novembre alla Festa del Cinema di Roma 2017. L’attore americano è arrivato presentando il suo ultimo film, Trouble no more, un omaggio a Bob Dylan nel periodo della sua conversione cristiana.

Ecco le foto dell’attore sul tappeto rosso dell’Auditorium:

Segui il nostro speciale della #RomaFF12

#RomaFF12: A proposito di Michael Nyman, conversazioni di cinema e musica

Dopo aver ospitato qualche giorno fa l’eccentrico Chuck Palahniuk e il geniale e coinvolgente Ian McKellen, la Festa del Cinema di Roma ha dato il benvenuto ad un’altra eccellenza del mondo del cinema e della musica. Si tratta del compositore Michael Nyman che ricordiamo per colonne sonore come quella dell’acclamato Lezioni di Piano.

Durante l’incontro con il pubblico, moderato da Mario Sesti e Francesco Zippel, Nyman ha raccontato qualcosa in più del suo lavoro, del rapporto tra cinema e musica e soprattutto della sua grande passione per la regia. In pochi infatti sanno che Michael Nyman non è solo un compositore e musicista ma anche un regista sperimentale.

Dirigere per Nyman non è solo un vezzo ma a volte diventa una vera e propria necessità artistica. Comporre una colonna sonora per un film richiede molto tempo e spesso ci si ritrova a combattere con registi e produttori che hanno idee completamente diverse e che finiscono col modificare l’intera opera.

Michael Nyman

Come regista e compositore posso decidere in autonomia cosa musicare o meno e soprattutto non devo sottostare a decisione di terzi […] Comporre richiede molto tempo perché le colonne sonore devono adattarsi perfettamente ai film e alle esigenze narrative […] bisogna sincronizzare scene e musiche e a volte incorporare alcuni rumori d’ambiente […]

Ad esempio, per il film Goodbye Lenin [film del 2003 la cui colonna sonora è del compositore francese Yann Tiersen], la realizzazione della soundtrack ha portato via ben tre mesi di lavoro […] e per i cortometraggi le cose non cambiano. Non è raro infatti che comporre musiche per i corti porti via anche più tempo di quelle per i film […] Solitamente, quando compongo per altri registi, è la musica che si deve adeguare alle immagini mentre, quanto a girare sono io, il processo si inverte: sono le immagini a spiegare la musica”.

Ben presto l’incontro con Michael Nyman ha preso però una piega insolita e la sua carriera da compositore è passata in secondo piano. Dopo aver ricordato alcune delle sue colonne sonore più belle come quella di Lezioni di Piano (1993), Gattaca (1997), I misteri del giardino di Compton House (1982), il compositore ha spostato l’attenzione tutta sulla sua esperienza diretta dietro la macchina da presa, una macchina in verità più simile ad una comune fotocamera digitale. Nyman ha infatti confessato di portare sempre con sé in giro un piccola camera compatta con cui è solito riprendere la realtà che lo circonda e lo ispira. 

Solitamente faccio riprese ampie di ciò che mi circonda ma capita spesso che mi focalizzi su dettagli che ritengo più importanti e a quel punto utilizzo delle zoommate […] Questo è evidente nei miei corti Witness I e Witness II […] entrambi parlano dei deportati ad Auschwitz, descrivendo l’orrore di quegli anni in modo assai sperimentale […]

In Witness I ho usato fotografie di alcuni gipsy deportati nei campi di concentramento nel 1942-43 […] Fare un film utilizzando delle foto è molto complesso poiché, a causa della staticità delle immagini, è più difficile fare arrivare il messaggio allo spettatore […] Ecco perché, in fase di montaggio, per rendere il risultato più dinamico, ho fatto in modo che le immagini comparissero, scomparissero e si accavallassero come in una visione […]

Witness II, che è stato mostrato al pubblico proprio ad Auschwitz, mostra ancora i volti di alcuni deportati, dipinti che io ho filmato di nascosto al museo dell’Olocausto […] A differenza del primo corto, Witness II non mostra solo i ritratti di queste povere persone ma si concentra anche su alcuni dettagli come ad esempio le date di nascita delle vittime […] alcune di loro non avevano più di dodici anni […] “

leggi anche: #RomaFF12: Michael Shannon racconta il suo Bob Dylan in Trouble no more

L’amore di Michael Nyman per il cinema e soprattutto per la regia è nato negli anni sessanta quando, in collaborazione con il grande Peter Greenaway, ha girato il suo primo film.

“Ho iniziato a girare nel 1967 a Londra. Il film si chiamava Love Love Love e trattava del tema della legalizzazione della marijuana. Era in effetti in montaggio di riprese fatte di manifestazioni contro la guerra in Vietnam. Ricordo che portai tutto il materiale al mio amico Peter Greenaway e lui mi disse ‘Michael il girato è una cosa ma il film è tutt’altra cosa. Devi trovare una strada, un punto di vista, un montaggio che sappia cogliere ciò che vuoi dire’. E così ho fatto”.

La vida y nada mas: recensione del film di Antonio Méndez Esparza #RomaFF12

La vida y nada mas, presentato all’interno delle Selezione Ufficiale della Festa del cinema di Roma 2017 e diretto da Antonio Méndez Esparza, affronta il rapporto tra genitori e figli adolescenti che vivono in una situazione difficile.

Il giovane afroamericano Andrew è alle soglie dell’età adulta ed è in cerca del proprio posto nell’America di oggi. La madre non è intenzionata ad aiutarlo e per cercare di entrare in contatto con il padre assente deve muoversi da solo, anche verso terreni pericolosi.

Il regista, dopo il grande successo di Qui e là del 2012, ritorna a raccontare l’umanità nelle sue situazioni quotidiane. Proprio per questo, la regia insiste soprattutto sui luoghi e sulle azioni che i protagonisti compiono abitualmente, con una ripetizione insistita. Il ritmo del racconto è lento e spesso sfuma lasciando situazioni in sospeso per evidenziare lo stato di incertezza e di difficoltà che vivono i personaggi. Ma la storia non risparmia anche lunghi silenzi e momenti costruiti a comporre un crescendo di tensione.

Andrew, interpretato da Andrew Bleechington, è un adolescente fragile e taciturno che ha bisogno di sostegno. Cerca aiuto all’esterno della sua stessa famiglia, ma non sa distinguere quali siano le persone e i modi giusti da seguire. La madre Regina, interpretata da Regina Williams, è una donna che non sa gestire la situazione familiare e preferisce cercare altri stimoli. Si mostra presente solo con la figlia più piccola, evidentemente meno problematica di un adolescente.

Pur trattando temi difficili, La vida y nada mas smussa i contorni omettendo i particolari più crudi. Si concentra soprattutto sull’aspetto psicologico dei personaggi, su quello che provano quando si sentono incompresi o quando si distraggono con altri stimoli. Questa scelta di edulcorare i temi trattati rende il film meno cattivo ma non per questo banale.

Tomorrow and Thereafter: recensione del film di e con Noemie Lvovsky #RomaFF12

Tomorrow and Thereafter, diretto da Noemie Lvovsky e presentato in concorso in Alice nella città, affronta il delicato tema della malattia mentale, attraverso il contesto familiare con l’aggiunta di una componente favolistica.

Mathilde vive con una madre psicologicamente fragile. La bambina deve fare di tutto per prendersi cura di lei e fra sì che non vengano mai separate.

Lvovsky costruisce un racconto in cui la drammaticità della malattia mentale, il disagio e la  disperazione vengono combattuti grazie a una grande forza di volontà e a un’immaginazione fervida stimolata soprattutto dalle poesie, dalla musica e dalle favole. Questo tipo di soluzione narrativa è accompagnata da inquadrature ravvicinate e da continue variazioni tonali; si passa da atmosfere luminose e rassicuranti ad altre più oscure, riflesso dei turbamenti psichici. Importante è anche l’esplorazione accurata degli ambienti entro cui si muovono i personaggi, ambienti che diventano il riflesso di quello che gli stessi provano interiormente.

Tomorrow and ThereafterMathilde, interpretata da Luce Rodriguez, è un personaggio molto forte per la sua età; la ragazza ha su di sé tutto il peso della complicata circostanza drammatica che è costretta a gestire. Trova la forza andare avanti grazie alla sua immaginazione e alla sua capacità di vedere le cose in un altro modo (in questo ricorda vagamente il film d’animazione James e la pesca Gigante) senza lasciarsi sopraffare, nonostante qualche momento di debolezza. La madre, la stessa Noemie Lvovsky, è invece un personaggio speculare a quello di Mathilde. Malata, è una specie di controparte oscura, triste che però si rivela essere una madre affettuosa e premurosa nei momenti buoni che la malattia mentale le concede.

Tomorrow and Thereafter cerca di dimostrare che la malattia mentale non è solo ospedale, isolamento e pregiudizio. Per continuare a vivere, a far sì che tutto non sparisca e non sprofondi ogni tanto fa bene sognare e vivere a colori. Questo approccio positivo e propositivo rende il film fruibile per un pubblico di tutte le età, perché invita ad aprire gli occhi e ad affrontare questo tipo di problema in maniera più aperta, soprattutto nei confronti della fantasia.

Nut Job – Tutto molto divertente: recensione del film #RomaFF12

Nut Job – Tutto molto divertente: recensione del film #RomaFF12

Nut Job – Tutto molto divertente, sequel di Nut Jub – Operazione Noccioline, è diretto da Cal Brunker  ed è stato presentato tra gli eventi speciali di Alice nella città, la sezione autonoma e indipendente della Festa del cinema di Roma 2017. Tema portante del film d’animazione, destinato ai più giovani, è la cementificazione delle aree verdi urbane per trarne profitti.

Nel film torna lo scoiattolo Spocchia e la sua banda di roditori che vive a Liberty Park. Questa volta è messa in discussione la loro stessa sopravvivenza perché il sindaco della città ha intenzione di demolire il parco per costruire un Luna Park.

Il regista confeziona un film d’animazione assumendo il punto di vista dei piccoli roditori con inquadrature all’altezza dei loro occhi alternandole a visioni d’insieme della città. Il ritmo è coinvolgente e veloce e ha una struttura solida.

Spocchia si dimostra essere uno scoiattolo determinato a fare qualsiasi cosa per salvare i suoi amici, a volte si lascia convincere dalla via più facile senza ascoltare nessuno ma poi si ricrede ed è pronto anche a lasciarsi aiutare. Sottiletta è un carlino dal carattere un po’ burbero ma dal cuore sincero. Andy è uno scoiattolo dolce e saggio ma che spesso lascia che sia Spocchia a prendere le decisioni più importanti.  Il sindaco è invece un uomo senza scrupoli, che tiene solo al suo tornaconto, un cattivo in piena regola. Insomma, personaggi e caratterizzazioni volgono a un fine didattico, che rende il film adatto a un pubblico di giovanissimi.

Il racconto ricorda vagamente il libro Il cerchio magico di Susanna Tamaro ma qui la componente favolistica lascia spazio a un’atmosfera molto più concreta nella quale ci possiamo ritrovare tutti anche se è un prodotto pensato per i bambini.

Riduzione delle aree verdi urbane che vengono distrutte o rese inadatte alla vita degli animali, la speculazione edilizia, le politiche che difendono solo gli interessi della classe dirigente ma anche buone azioni di chi ha a cuore la natura. Nel semplicistico messaggio didattico si esaurisce un film che dice poco e niente di nuovo e che adotta un linguaggio sin troppo elementare, anche per gli spettatori più giovani.

Logan Lucky: recensione del film di Steven Soderbergh #RomaFF12

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Logan Lucky: recensione del film di Steven Soderbergh #RomaFF12

Che sia un elegante commedia heist, come la trilogia di Ocean, o una mini serie tv all’insegna del kitsch come Behind the Candelabra, Steven Soderberg non perde mai la sua cifra stilistica fondamentale che mira, prima di ogni altra cosa, all’intrattenimento. Per questo motivo, Logan Lucky, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2017, può essere considerato l’esempio esaustivo, in ogni sua parte dell’idea di cinema del prolifico e talentuoso regista americano.

Con questa versione rustica di Ocean’s Eleven (citato nello stesso film), Soderbergh mostra il suo gusto per le storie, articolando perfettamente un racconto brioso che non può fare a meno di ricordare la contea di Hazzard e i fratelli Duke, Channing Tatum e Adam Driver, con tanto di cugina Daisy, la sexy Riley Keough (nipote di Elvis), e macchine rombanti al seguito.

Logan Lucky, un rustico Ocean’s Eleven

Con un leggerissimo cambio di rotta, il regista appiana leggermente il ritmo, adottando un montaggio meno frenetico e riuscendo, nonostante la prevedibilità dello sviluppo, a mantenere fresca la storia per il gusto dello spettatore. Il segreto di Soderbergh è forse proprio quello di lasciar trasparire (e in questo film si nota più che in altri) il suo stesso divertimento nel momento della realizzazione della pellicola stessa.

Il regista gioca con gli equivoci, con le scene, con i personaggi, ritraendo una realtà strana, impacciata, stolida, ma mai surreale, camminando in punta di piedi sul sottile confine che separa il realismo dall’assurdo.

Logan Lucky

L’umanità e il divertimento

Il cuore del film però è senza dubbio l’aspetto umano, che diventa un contrappunto dosato e costante alle concitate vicende principali: il rapporto complicato tra due fratelli “maledetti”, la sensazione di abbandono che prova un reduce, lo sforzo di un uomo per non perdere sua figlia, il bisogno di riscatto di una classe sociale che dimostra molto più acume di quello che appare a un primo sguardo.

La famiglia di Soderbergh, costituita da amici, pseudonimi con cui in genere firma i vari ruoli dei suoi film (in questo caso, la sceneggiatura attribuita a tale Rebecca Blunt), ma anche da attori conosciuti, che si concedono a parti molto piccole (vedi Sebastian Stan, Hilary Swank o Seth MacFarlane), dà l’impressione che, così come il prodotto finale, anche la realizzazione del film sia stato un lavoro condotto con leggerezza e precisione dall’autore, una precisione che risiede nella stesura di una sceneggiatura puntuale e che regala a Daniel Craig il migliore ruolo in carriera, con buona pace dell’agente al servizio di Sua Maestà.

Se esiste all’interno di un meccanismo così ben architettato come Logan Lucky una chiave di volta, un segreto nascosto tra un’inquadratura e l’altra che consente al film di arrivare a destinazione senza alcuna sbavatura, è la meticolosa cura dei dettagli, sparsi a costruire scene, caratterizzare personaggi e arricchire situazioni. Una conversazione apparentemente sbadata sul colore di una automobile, la scelta di una canzone per un concorso di bellezza, una variante creativa di una formula chimica.

Consacrazione dell’intrattenimento

In un’ambientazione disfattista, dove i due fratelli protagonisti sembrano davvero afflitti da una avversa sfortuna, l’entusiasmo per il racconto che traspare a ogni scena, eleva gli sfortunati a superstar, nonostante i difetti fisici e le sconfitte personali. Con Logan Lucky, Steven Soderbergh raggiunge la meta con un grande sorriso, portando in trionfo non solo un buon film, ma consacrando anche la sua idea di cinema, completamente e genuinamente votata all’intrattenimento.

#RomaFF12: Michael Shannon racconta il suo Bob Dylan in Trouble no more

Diretto da Jennifer Lebeau, è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma 2017 Trouble no more, il documentario su Bob Dylan, che si concentra sul concerto gospel del tour del 1980. I filmati di repertorio sono alternati a letture/sermoni recitate da Michael Shannon, anche lui presente alla manifestazione.

Il documentario è un viaggio musicale concepito in maniera particolare, come dichiara la stessa regista: “Il film è nato principalmente dal ritrovamento di questo materiale che pensavamo fosse andato perduto. C’erano alcune performance girate in modo non pulito, ma volevamo che il film non fosse patinato. Ci siamo allontanati dall’originale, evitando le parti in cui Bob parlava al pubblico con enfasi. Volevamo concentrarci sulla musica, il resto è venuto da solo.”

“Sapevamo che cercavamo un attore incredibile, che trasmettesse tensione ma avesse anche una capacità di trasmettere empatia in modo unico. E Michael è la prima persona che ci è venuta in mente.”

Michael Shannon, reduce da una bellissima nomination agli Oscar per il suo ruolo in Animali Notturni di Tom Ford, è il Predicatore, nel film, che si alterna ai momenti musicali, recitando sermoni, con fermezza e ispirazione.

L’attore ha così raccontato il suo rapporto con Dylan e la sua musica: “Sono stato da sempre un fan di Bob Dylan. Era suo il primo concerto a cui sono stato. Ero un bimbo e ci sono andato con mia madre. Da subito ho capito che sarebbe stato un uomo speciale per me. Nel corso degli anni, Dylan è stato una grande ispirazione per me. Quando faccio teatro mi piace ascoltare la sua musica prima di andare in scena. Sono sempre stato un suo grande fan.”

Nei sermoni recitati da Shannon, si parla di ricchi e poveri, e dei primi che tendono a prevaricare i secondi. C’era qualcuno a cui ha pensato: “Vorrei che fosse una sola persona, ma non è così. Sembra che sia una forma archetipica di comportamento. Recentemente ho interpretato George Westinghouse in The Current War. È stato un grande onore per me, perché è stato un uomo che con la sua ricchezza ha costruito un grande impero, senza però fottere nessuno. Era un uomo onesto e generoso, una grande eccezione. Era circondato da industriali e banchieri che non volevano trattare le persone in modo equo. Penso che ci siano tantissime persone che invece non lo fanno.”

“Da attore, sono consapevole che il mio lavoro è ben poca cosa – conclude ShannonMa cerco di scegliere cose che possano piantare un seme nella coscienza delle persone. Non che loro non sappiano quali sono i problemi dei nostri giorni, ma a volte questi film possono offrire una forma di conforto, di pace, ed è questa una delle cose migliori che io possa fare.”

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