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Addio Fottuti Musi Verdi: recensione del film dei The Jackal #Romaff12

Il salto dal web al cinema del gruppo di amici di The Jackal era atteso da tanto tempo e le aspettative per un film che rendesse giustizia alla loro bravura e verve comica, erano davvero alte. Con questa premessa ha debuttato alla Festa del Cinema di Roma il loro primo lungometraggio, Addio Fottuti Musi Verdi. Non più poche scene esilaranti condivise su YouTube o Facebook, ma 1 ora e 33 minuti in cui Ciro Priello ci accompagna in una avventura intergalattica tra parcheggiatori abusivi, alieni efficienti e domande sul futuro.

Staccandosi nettamente dal loro genere web, i The Jackal, per la regia di Francesco Ebbasta, creano una storia che ruota attorno al personaggio di Ciro, un grafico pubblicitario plurileaureato che è costretto a lavorare in una friggitoria cino-napoletana invece che fare il lavoro che gli spetta. La sua vita è insoddisfacente, gode di una finta indipendenza dove la mamma gli passa la parmigiana da una finestra all’altra, passa le serate a bere birra con l’inseparabile amico Fabio fissato con gli alieni e che gli continua ad offrire un lavoro nell’agenzia del padre che si occupa di foto e video per pre-diciottesimi al limite del trash e infine c’è Matilda, l’amica dell’università a cui non riesce a confessare il suo amore, nemmeno quando lei decide di trasferirsi a Londra in cerca di lavoro. Stanco di tutto questo, Ciro invia il suo curriculum in un concorso a premi dove era richiesto un messaggio da mandare nello spazio: ed è proprio nello spazio che il talento di Ciro viene apprezzato, quando un raggio conico luminoso lo preleva nella notte per un colloquio di lavoro inaspettato…

Addio Fottuti Musi Verdi – recensione del film dei The Jackal

Addio Fottuti Musi Verdi

Da giovani che si rivolgono principalmente ad un pubblico giovane, i The Jackal puntano sul tema del precariato, offrendo sicuramente uno spunto di riflessione ma cadendo anche nel banale e prevedibile. Ma il problema principale di Addio Fottuti Musi Verdi è che i momenti veramente divertenti si possono contare su una mano: non perché sia stata scelta una strada più drammatica, anzi, ma perché Ciro e compagni tra smorfie, facce buffe in camera e battute piatte non fanno ridere, al massimo sorridere.

Punto forte per loro rimangono le apparizioni a sorpresa, come è anche successo più volte nei loro video: da Salvatore Esposito di Gomorra a Gigi D’Alessio, che ha lasciato davvero carta bianca ai The Jackal e che lo hanno reso protagonista di una delle scene più belle del film. Ciro Priello ha senza dubbio la faccia giusta per il grande schermo, esagerando forse un po’ troppo con le smorfie e cambi di voce, ma che sono ormai parte integrante del suo personaggio.

Ma è Fabio Balsamo che eccelle nel suo ruolo di spalla, dimostrandoci tutto il merito di quella Laurea con 110 e lode in Arte Drammatica. Passa in secondo piano la Matilde di Beatrice Arnera mentre Roberto Zibetti, nel ruolo del “nemico”, sorprende e diverte nella sua interpretazione. Peccato per la quasi assenza di Simone Ruzzo, relegato a pochi instanti nel ruolo della super star da blockbuster americano, ma nei quali si fa comunque notare.

Guarda anche: Foto dal red carpet dei The Jackal alla Festa del Cinema di Roma 2017

Probabilmente il pubblico molto giovane apprezzerà il loro lavoro e le diverse citazioni sci-fi, di cultura pop e i vecchi personaggi che fanno capolino in alcune scene, ma Addio Fottuti Musi Verdi non lascerà molto il segno, come invece si era sperato.

Non è facile il passaggio dal web al cinema ed è noto a tutti come altri prima di loro ci abbiano provato e fallito. Ed è forse questo il problema dei The Jackal che ci hanno proposto un ottimo pacchetto visivo curato da Francesco Ebbasta, in cui però c’è poca originalità (l’originalità che ha reso il loro successo) e dove tutto sembra estremamente frenato nella comicità, quasi a non voler esagerare e sbagliare.

 

 

Avengers: Infinity War, i Russo rivelano che tipo di film dobbiamo aspettarci

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Mentre le riprese del quarto capitolo sono in corso, oggi Joe e Anthony Russo hanno rivelato a Cnet.com cosa intendono fare con l’atteso Avengers: Infinity War

Infatti, come molti di voi già sapranno, spesso i film Marvel Studios sono accusati di essere un po’ ripetitivi e tutti uguali, ma sembra che il prossimo film tenterà di sovvertire questa diceria.

“Con Infinity War  il più grande elemento nuovo del film è Thanos e il fatto che sta entrando nel racconto in un modo molto audace e forte è qualcosa di nuovo. Sarà colui che tira le fila del gioco. Abbiamo modellato la narrazione in modo estremamente interessante intorno a lui,  e in qualche modo questo ci consentirà di fare un “heist movie”. Il fatto che stia seguendo le gemme dell’infinito in un modo molto più audace rispetto al passato è qualcosa di estremamente eccitante. L’intero film è costruito sulla narrazione basata sul fatto che il cattivo è sempre un passo avanti agli eroi.  Abbiamo guardato un sacco di “Heist Movie” e ci hanno conferito molta ispirazione”

Poi i due registi rivelano che vedremo anche alcuni personaggi e cattivi che non ci aspettiamo nel film:

“Ci saranno molti personaggi inaspettati: ci sono più sorprese in questo film che in tutti gli altri film che abbiamo fatto. E parte di queste sorprese sono nascoste nelle interazioni dei personaggi, alcuni di essi hanno fatto solo delle piccole apparizione. Non voglio dire niente ma certamente aspettatevi molte sorprese.”

Ancora una volta con le loro dichiarazioni i Fratelli Russo hanno contribuito ad aumentare l’attesa dietro a questo film.

Avengers: Infinity War – nuovo bootleg del trailer

La sinossi: Mentre gli Avengers continuano a proteggere il mondo da minacce troppo grandi per un solo eroe, un nuovo pericolo emerge dalle ombre cosmiche: Thanos. Despota di intergalattica scelleratezza, il suo scopo è raccogliere le sei gemme dell’Infinito, artefatti di un potere sconfinato, e usarle per piegare la realtà a tutto il suo volere. Tutto quello per cui gli Avengers hanno combattuto ha condotto a questo punto – il destino della Terra e l’esistenza stessa non sono mai state tanto a rischio.

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Avengers: Infinity War arriverà al cinema il 4 Maggio 2018. Christopher Markus e Stephen McFeely si occuperanno della sceneggiatura del film, mentre la regia è affidata a Anthony e Joe Russo.

Il cast del film al momento è composto da Cobie Smulders, Benedict Cumberbatch, Chris Pratt, Vin Diesel, Scarlett Johansson, Dave Bautista, Karen Gillan, Zoe Saldana, Brie Larson, Elizabeth Olsen, Robert Downey Jr., Sebastian Stan, Chris Hemsworth, Chris Evans, Tom Holland, Bradley Cooper, Samuel L. Jacksson, Jeremy Renner, Paul Rudd, Peter Dinklage, Mark Ruffalo, Josh Brolin, Paul Bettany, Benedict Wong, Pom Klementieff e Chadwick Boseman.

Deadpool 2: cambia il compositore del film

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Deadpool 2: cambia il compositore del film

Cambi in vista per Deadpool 2, l’atteso sequel del film campione d’incassi Marvel e FOX. Infatti secondo quanto apprendiamo oggi da Film Music Reporter  il compositore Junkie XL (aka Tom Holkenborg) ha decido si abbandonare il progetto. Al suo posto la 20th Century Fox ha ingaggiato  Tyler Bates per comporre la musica. Il nuovo compositore arriva esattamente a sette mesi dall’uscita del film.

E’ interessante notare come sia un altro progetto che Junkie XL lascia e che  Tyler Bates ritroverà il regista David Leitch, con il quale ha già lavorato in John Wick  e Atomic Blonde.

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Deadpool ha incassato 363 070 709 dollari in Nord America e 417 408 522 dollari nel resto del mondo, per un totale mondiale di 780 479 231 dollari. Deadpool è stato accolto generalmente bene dalla critica, soprattutto grazie alla recitazione di Ryan Reynolds e alla comicità pungente e ironica della sceneggiatura.

Diretto da David LeitchDeadpool 2 vedrà Ryan Reynolds tornare nei pani del Mercenario Chiacchierone della MarvelZazie Beetz sarà Domino, Josh Brolin sarà invece Cable.

Star Wars: L’Ultimo Jedi, Rey vs Luke nel nuovo spot tv

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Star Wars: L’Ultimo Jedi, Rey vs Luke nel nuovo spot tv

La Lucas Film ha diffuso un nuovo affascinante spot tv di Star Wars: L’Ultimo Jedi, l’atteso nuovo film basato sul franchise ideato da George Lucas. Nel nuovo contributo sembra proprio che Rey e Luke Skywalker si affrontino in un epico scontro:

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Star Wars: Gli Ultimi Jedi il trailer finale italiano

La sinossi: “In Star Wars Gli Ultimi Jedi della Lucasfilm, la saga Skywalker continua quando gli eroi de Il Risveglio della Forza si uniscono alle leggende della galassia in un’epica avventura che svelerà i misteri della Forza e le scioccanti rivelazioni del passato risalenti all’Era antica. Star Wars Gli Ultimi Jedi arriverà nei cinema USA il 15 dicembre 2017.”

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FIRST LOOK – Carrie Fisher in Star Wars: Gli Ultimi Jedi

Il film sarà diretto da Rian Johnson e arriverà al cinema il 13 dicembre 2017. Il film racconterà le vicende immediatamente successive a Il Risveglio della Forza.

In Star Wars: Gli Ultimi Jedi torneranno Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam DriverDaisy RidleyJohn BoyegaOscar IsaacLupita Nyong’oDomhnall Gleeson, Anthony Daniels, Gwendoline Christie e Andy Serkis. Gli altimi attori unitisi al cast sono Benicio Del ToroLaura Dern Kelly Marie Tran.

Venom: anticipazioni su flashback dal passato

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Ora che sono ufficialmente iniziate le riprese di Venom, arrivano anche le prime anticipazioni sul film che, come saprete vedrà protagonista l’attore Tom Hardy nei panni di Eddie Brock.

Da quello che apprendiamo oggi nel film ci saranno alcune scene ambientate in Asia, e secondo le indiscrezioni che arrivano dal casting, si cercano figurati “abitati del villaggio senza moderni tagli di capelli”. Quest’ultimo dettaglio potrebbe indicare che vedremo i flashback dal Vietnam o addirittura un ambiente feudale in Giappone. Attraverso queste indiscrezioni potremmo apprendere di più su quale sarà la storia di origini dell’alieno simbiotico.

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Considerate che al momento non sappiamo se Spider-Man esista nel mondo di Venom, quindi è possibile che il simbionte sia stato sulla terra per secolo o sia stata una creazione del governo, magari utilizzato in alcune situazioni spinose di guerra. Al momento non si hanno certezze ma da quello che inizia a trapelare, sembra che il film è lontano da qualcosa di estremamente federe al materiale originale.

Venom: il film sarà Rating R e inaugurerà un Sony Marvel Universe?

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La sceneggiatura è scritta da Kelly Marcel, Jeff Pinkner e Scott Rosenberg, che si baseranno sui personaggi creati da Todd McFarlane e David Michelinie.

L’uscita è stata fissata al 5 ottobre 2018 per la regia di Ruben Fleischer (Zombieland, Gangster Squad). Tom Hardy interpreterà il protagonista Eddie Brock. Nel cast anche Matt Smith, Pedro Pascal, Riz Ahmed, Jenny Slate e Michelle Williams.

Il personaggio è stato già portato sul grande schermo da Sam Raimi in Spider-Man 3 con Topher Grace nei panni di Eddie Brock.

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I, Tonya: il full trailer del film con Margot Robbie

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I, Tonya: il full trailer del film con Margot Robbie

Ecco il full trailer di I, Tonya, il biopic su Tonya Harding interpretato e prodotto da Margot Robbie. Oltre che al Festival di Toronto, abbiamo visto il film anche alla Festa di Roma 2017.

https://www.youtube.com/watch?time_continue=3&v=d2iy5y0YjGM

I, Tonya, recensione del film con Margot Robbie

Alla regia di I, Tonya Craig Gillespie. La sceneggiatura, scritta da Steven Rogers, è basata sull’intervista di prima mano alla stessa Harding e al suo ex marito Jeff Gillooly. La storia mira a raccontare l’incidente durante le Olimpiadi del 1994, in cui la pattinatrice Nancy Kerrigan venne aggredita.

Margot Robbie è ormai una presenza fissa sul grande schermo. L’abbiamo vista con Will Smith in Focus – Niente è come sembra, poi in Z for Zachariah al fianco di Chris Pine e Chiwetel Ejiofor e in fine in un bellissimo cameo in La Grande Scommessa. La scorsa estate è stata trai protagonisti di due titoli importanti, anche se poco riusciti: The Legend of Tarzan e Suicide Squad.

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Fonte: Variety

#RomaFF12: Ian McKellen, la vita e l’arte, tra Shakespeare, X-Men e Gandalf

Un racconto torrenziale e vivace, accompagnato da un gesto da un sorriso. L’irrequietezza del grande interprete, il calore dello showman, la bellezza di una vita vissuta per l’arte, gli amici e la fedeltà alla propria identità: Ian McKellen, per il grande pubblico Gandalf e Magneto, ha letteralmente incantato il pubblico della Festa del Cinema di Roma.

Vita privata, carriera, figli non voluti e ruoli ricercati, in poche battute e tanta energia, ecco l’Incontro Ravvicinato con lo straordinario e vitale interprete.

Il coming out

“Qualunque persona gay abbia fatto coming out, vi dirà che è la cosa migliore mai fatta. Perché tutto migliora, si diventa più sicuri e per me, per esempio, il lavoro è diventato migliore, sono diventato un attore più bravo a detta di tutti. Non dovevo più fingere. Ma capisco che non è semplice per tutti. Ho incontrato ragazzini nelle scuole che a 13 o 14 anni conoscono e parlano della propria sessualità, e hanno fatto una cosa che io ho impiegato 40 anni per fare.”

Gli inizi

“Il passaggio al cinema è stato difficile. Ho fatto un provino per Barbarella con Jane Fonda, da giovane, e una volta a Cinecittà un altro provino per un bandito siciliano. Mi vestirono di tutto punto ma dissero che ero troppo meravigliosamente inglese per quella parte. Non ce l’ho fatta. Soltanto quando ho lavorato con Judi Dench in un piccolo teatro ha cominciato a pensare che recitare poteva significare anche comunicare a un pubblico piccolo e vicino. Così mi sono preparato per quando avrei avuto la mia grande opportunità sul grande schermo, ed è arrivata a 60 anni. Per questo dico sempre ai giovani attori ‘non aspettate che la vostra carriera decolli. Dovete essere pronti a cogliere l’occasione quando arriverà.’ Bisogna pensare ad avere una carriera, non all’essere ricco e famoso, questo non c’entra niente con l’essere attore. Tutto avviene al momento giusto, se avessi interpretato quel bamndito siciliano a 24 anni forse non avreste più sentito parlare di me.”

ian mckellenI figli

“Fino a quando ho avuto 29 anni, per me era illegale fare sesso, era reato, figuriamoci l’idea di avere figli o adottarli. Ma non ho mai pensato ad avere figli, sono troppo egoista. Ma ho comunque tanti giovani fan. L’altro giorno è venuto da me un bimbo di 5 anni, era con i genitori, e mi ha detto ‘voglio fare una foto con Gandalf’. Non è una cosa dolcissima? E non devo nemmeno occuparmi della sua istruzione o di dirgli che è ora di andare a letto!”.

Eduardo De Filippo

“Eduardo De Filippo, non è proprio italiano, vero? È napoletano. Non l’ho mai visto sul palcoscenico, anche se la sua compagnia venne a Londra negli anni ’60. Conoscevo le sue opere e alcune le ho recitate. Una volta venne la sua vedova a trovarmi e in lacrime mi disse che assomigliavo moltissimo a lui quando recitavo quel ruolo. Una volta ero a Milano, mi aveva invitato Giorgio Strehler, e lui mi aveva organizzato una lettura di Shakespeare, dalla Tempesta, l’ultima sua opera. Io l’ho recitata in inglese e lui in italiano. E solo dopo De Filippo si alzò e fece lo stesso in napoletano. Quindi ho lavorato con lui. E amo molto l’idea della creazione di opere per un luogo specifico, una società specifica, per persone che conosci, per chi vive vicino a te. E lui l’ha fatto con la famiglia, con gli studenti, con una Compagnia. E questo è l’ideale. Avrei voluto far parte di una compagnia come quella, lui è una parte importante del mio cuore.”

Shakespeare – Riccardo III

“Mi commuove molto che il più grande inglese che sia mai vissuto non sia un militare, un politico, non un re o un industriale, ma un attore che ha scritto delle opere teatrali. La sua grandezza ha molte caratteristiche, ma essenzialmente lui conosceva la natura umana meglio di tutti gli altri scrittori. Era affascinato da un servo e allo stesso modo da un re. In un senso, lui è il padre di tutti noi, perché ci capiva e ci capisce meglio di chiunque altro. Per me lui è ancora vivo e ancora oggi le sue opere hanno un signifito contemporaneo, perché la natura umana non è cambiata in questi 450 anni. Questo può rassicurare, o forse no. Quindi sì, Shakespeare appartiene al teatro e da giovanissimo mi piaceva pensare che potevo riempire i grandi teatri, ne ero molto orgoglioso. Ma poi mi sono trovato a interpretare il Re Lear in un teatro con appena 300 posti. Per il fatto che Shakespeare rimane uno scrittore moderno, credo sia giusto che venga rappresentato anche in modi moderni. La tv e il cinema. Ed è per questo che dopo aver portato in giro per il mondo Riccardo III, ho deciso che si poteva portare a un pubblico più ampio con il cinema.”

Cinema, teatro e televisione – Vicious

“Ho fatto tv in Vicious, una sit com con Derek Jacobi, con cui studiavo. Ero innamorato di lui, e lui di me forse, ma all’epoca era proibito per legge amarci. E adesso è troppo tardi perché lui è sposato. Ognuno dei media che conosciamo ha i propri meriti. In tv per esempio raggiungi milioni di persone nello stesso momento. Nel caso del cinema lo fai nel corso degli anni. Ma devo confessare che sono affascinato sopra ogni cosa dal teatro dal vivo, perché è vita. Tu sei qui, io sono qui adesso. Non è per domani o per ieri, è per noi adesso. Il teatro dal vivo è la vita (life theatre is life). Qualcuno mi chiede ‘perché fai le sitcom in tv?’. Perché non cogliere l’occasione di intrattenere le persone? Ho anche partecipato alla soap opera più lunga della storia della tv inglese, Coronation Street. Faccio anche improvvisazione con Ricky Gervais, e non lo trovo affatto al di sotto di me. Anzi penso che se posso fare questo sono un vero attore. Non ho ancora fatto musical, ma da grande vorrei farlo.”

Il legame con i personaggi – L’allievo

“Chiunque abbia la mia età conosce bene il nazismo e i nazisti. Quando ero ragazzino, dormivo sotto una tavola di metallo, in attesa dei bombardamenti tedeschi. La guerra era parte quotidiana delle nostre vite ed ero un ragazzino durante la guerra. Ma se fossi stato un uomo? Cosa avrei fatto in circostanza estreme? Se il governo del mio Paese sarebbe marcito, io sarei marcito con lui? Fare l’attore vuol dire essere in grado di fare qualunque cosa, decidere di diventare un nazista o no, di amare, di non amare più. Tutti siamo capaci di fare qualunque cosa, di odiarci, di uccidere. E fare l’attore ci permette di fare le cose per finta.”

Gli X-Men come Shakespeare

“Non ho mai letto i fumetti degli X-Men, ma Bryan Singer mi disse che si trattava di mutanti con qualità speciali che venivano temuti e ignorati dalle persone normali. Mi disse anche che nelle statistiche demografiche di vendita della Marvel, i fumetti e in particolare quelli degli X-Men erano i più venduti soprattutto per i lettori che rappresentavano delle minoranze, come neri, gay ed ebrei. In pratica X-Men parla di diritti civili e nella storia ci sono due posizioni, quella conciliante del professor X e quella violenta di Magneto. X-Men potrà anche avere una radice a fumetti, ma ha la stessa importanza dei temi trattati da Shakespeare.”

La Compagnia – Signore degli Anelli e Lo Hobbit

“Abbiamo fatto tanti film insieme. Eravamo come una compagnia di giro e abbiamo girato tutta la Nuova Zelanda (intanto si spoglia, togliendosi la giacca e la camicia, arrivando a mostrare la spalla nuda e il tatuaggio che ha fatto insieme agli altri membri del cast del film di Peter Jackson, un numero 9, in caratteri elfici, come i 9 compagni della Compagnia dell’Anello). È un posto bellissimo, le donne hanno posizioni di potere, è stato il primo Paese a dare il voto alle donne, trai primi a concedere la possibilità di sposarsi ai gay. E sono molto orgoglioso del fatto che per un anno la faccia di Gandalf è stata scelta per comparire su un francobollo. Abbiamo girato tutto il Paese anche se molte scene erano comunque in studio.”

Gandalf il GrigioEssere gay a Hollywood – Demoni e Dei

Quando fu nominato agli Oscar per l’interpretazione di James Whale (regista di Frankenstein) disse che non avrebbe vinto perché era inglese e gay. “Ricordate chi vinse quell’anno? Roberto Benigni. Non è sicuramente inglese né gay. Quel film però fu un punto di svolta perché interpretavo il protagonista in un film di Hollywood che ha ricevuto enormi consensi da parte della critica. All’epoca vivevo a Hollywood. James Whale, negli anni ’30, era il regista più pagato di Hollywood, viveva apertamente la sua omosessualità e a nessuno importava. Quindi quando qualcuno mi dice che la sua omosessualità va nascosta perché potrebbe avere difficoltà al lavoro, nella vita, io rispondo sempre, guardate la storia di Whale in Demoni e Dei e capirete come vi sbagliate.”

Geostorm: recensione del film con Gerard Butler

Geostorm: recensione del film con Gerard Butler

In uscita nei cinema italiani il 1 novembre, Geostorm è l’ultima fatica di Gerard Butler, attore ormai affezionato ai ruoli action (chi non lo ricorda in 300?). Prodotta dalla Warner Bros, la pellicola si rifa al genere post-apocalittico e catastrofico, e mette in scena un grande cast di attori. Accanto al Sig. Butler troviamo nomi del calibro di Ed Harris, Andy Garcia e Jim Sturgess.

Ambientata in un futuro molto vicino e purtroppo facilmente immaginabile, la storia gira intorno alla creazione e al conseguente mal funzionamento di un enorme satellite spaziale – detto “Dutchboy” – che è servito all’umanità per tenere sotto controllo i fenomeni meteorologici che, tempo prima, avevano causato la devastazione di mezzo pianeta e di gran parte del genere umano. Creatore del Dutchboy è lo scienziato Jake Lawson (Butler), che viene però messo da parte dalle grandi Potenze mondiali. Ma quando il satellite andrà in tilt e minaccerà la Terra con un catastrofico “geostorm” (una sorta di tempesta apocalittica), Lawson verrà chiamato per salvare le sorti del pianeta. Geostorm è un tipico disaster-movie. Il regista Dean Devlin, già produttore di Independence Day (1 e 2) e Stargate, sembra non volersi distaccare dal suo genere preferito, fallendo quindi in partenza.

Geostorm, il film

Costato alla Warner circa 120 milioni di dollari, il film ne ha incassati a malapena $ 5 milioni (se si escludono i sorprendenti incassi fatti in Cina, coi quali ha messo al tappeto persino Blade Runner 2049), rappresentando di fatto uno dei più grossi flop dell’intera annata cinematografica 2017. Colpa forse della sceneggiatura – del regista e di Paul Guyot – troppo semplicistica e risicata, e di dialoghi al limite del ridicolo (tanto che pare che Butler, sul set, si dimenticasse continuamente le battute).

A un occhio esterno, e non particolarmente affine alla cultura statunitense, il problema di Geostorm è di facile individuazione. Ovvero il suo essere “americano-centrico” , limitatamente però ai soli USA. Dove per Usa qui si intende quella fetta di popolazione formata da americani conservatori, repubblicani e con tendenze megalomani. Il problema macroscopico di film come Geostorm è che con grande nonchalance si dá per scontata la supremazia degli Stati Uniti rispetto al resto del mondo. Proprio come accadeva in Independence Day, le sorti del pianeta Terra e della sua popolazione sono in mano ad un gruppo di “eletti” americani, guidati solo dal proprio amor patrio e dai propri (dubbi) valori.

E pure quando ci troviamo di fronte ad un problema estremamente reale come quello dell’inquinamento umano e delle conseguenti alterazioni climatiche, come in Geostorm, si preferisce mettere l’accento sulle dinamiche familiari dell’uomo comune (sempre e comunque sacrificabili in onore della propria Patria) e sui mirabolanti effetti speciali.

Nel panorama di una Hollywood che si sta sempre più emancipando da quelle che erano le propaggini conservatrici e filo-Repubblicane di un tempo, Geostorm rappresenta quindi un’involuzione alquanto tediosa, ma priva della sicumera di una volta. Se nei vecchi disaster-movie non si mettevano minimamente in discussione le figure del capo dello stato americano e del suo entourage, in Geostorm le certezze vacillano, complice forse l’attuale presidenza Trump.

#RomaFF12: Ian McKellen superstar del red carpet

#RomaFF12: Ian McKellen superstar del red carpet

Tra gli ospiti più attesi in assoluto della Festa del Cinema di Roma 2017, Sir Ian McKellen ha sfilato sul tappeto rosso dell’Auditorium subito dopo aver partecipato all’incontro ravvicinato con il pubblico e poco prima della presentazione di McKellen: Playing the part, documentario sulla sua vita e carriera diretto da Joe Stephenson.

Segui il nostro speciale della #RomaFF12

#RomaFF12: Addio Fottuti Musi Verdi, il red carpet del film di The Jackal

Ecco il red carpet di The Jackal, il gruppo comico napoletano che ha presentato alla Festa del Cinema di Roma, insieme con Alice nella Città, il loro primo film, Addio Fottuti Musi Verdi.

Ecco gli scatti:

Segui il nostro speciale della #RomaFF12

Lucca Comics & Games 2017: il programma di giovedì 2 novembre

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Entra nel vivo domani, giovedì 2 novembre, Lucca Comics & Games 2017, la 51ma edizione – Tra i protagonisti della giornata Igort, Glenn Fabry, Peter Kuper, Marjorie Liu e Sana Takeda, Raina Telgemeier – Netflix porta a Lucca gli interpreti di Star Trek: Discovery.

I più grandi nomi del fumetto internazionale saranno protagonisti degli showcase della giornata di Giovedì 2 novembre a Lucca Comics & Games. In sala Tobino (S18) segnaliamo alle 13 Igort, l’autore celebrato con la mostra “Oblomov” a Palazzo Ducale; alle 15, in collaborazione con Edizioni Inkiostro, il fumettista inglese Glenn Fabry; alle 16, Peter Kuper, autore di “Rovine” (ed. Tunué) e di illustrazioni e fumetti apparsi su “Time”, “MAD”, “The New York Times”; e alle ore 18, in collaborazione con Mondadori, le illustratrici giapponesi  Marjorie Liu e Sana Takeda
Alle 11, a Palazzo Ducale Raina Telgemeier  sarà la  ‘guida’ d’eccezione alla Mostra “Raina Telgemeier: dallo straordinario punto di vista degli adolescenti” che LC&G le dedica in collaborazione con la casa editrice Il Castoro che pubblica in Italia i suoi lavori. Nata a San Francisco nel 1977, Raina è autrice delle graphic novel autobiografiche “Smile” – per oltre 4 anni consecutivi nella classifica dei best seller del New York Times e vincitore dell’Eisner Award 2011 come Miglior pubblicazione per adolescenti – “Sorelle” – che le ha meritato l’Eisner Award come Miglior Autrice – e “Drama”. 
All’Auditorium Fondazione Banca del Monte (S16), alle 10, si terrà l’incontro Lords for the Ring 2018 – The Simarillion con Ivan Cavini, Alberto Dal Lago, Edvige Faini, Angelo Montanini, Dany Orizio e Lucio Parrillo, sei grandi artisti del panorama fantasy italiano  che hanno accettato la sfida della Società Italiana Studi Tolkieniani di realizzare, a chiusura di un grande ciclo cinematografico, un nuovo immaginario visivo del mondo creato da J.R.R. Tolkien.
E ancora, Netflix, il più grande servizio di intrattenimento via Internet del mondo con oltre 109 milioni di abbonati in oltre 190 paesi, proporrà nel programma dell’ Area Movie di  Lucca Comics & Games un appuntamento imperdibile dedicato a uno dei titoli Netflix più amati: Star Trek: Discovery lo show sulle avventure della Flotta Stellare che continua la storia dell’iconico franchise.
A parlare della serie (ore 14.30, Teatro del Giglio) saranno Sonequa Martin-Green (che veste i panni del Primo Ufficiale Michael Burnham), Jason Isaacs (che interpreta il capitan Gabriel Lorca), Shazad Latif (ovvero il Tenente Tyler) e il produttore esecutivo Aaron Harberts). Star Trek: Discovery è in esclusiva su Netflix dal 25 settembre con un episodio a settimana: i primi otto episodi saranno rilasciati con cadenza settimanale fino a lunedì 6 novembre, per poi riprendere a gennaio 2018.
Al Lucca Comics & Games dopo trent’anni tornano gli Oliver Onions con un nuovo DVD, “Guido & Maurizio De Angelis – Oliver Onions Reunion Live – Budapest”, registrato in occasione del concerto tenutosi in Ungheria in omaggio a Bud Spencer. Domani a partire dalle 15 – Main Stage – gli Oliver Onions firmeranno il DVD in sole cento copie nell’evento chiamato “RadioAnimati on stage”.

 

One of These Days: recensione del film di Nadim Tabet #RomaFF12

One of These Days: recensione del film di Nadim Tabet #RomaFF12

La bella e giovanissima attrice Manal Issa, protagonista del film Nocturama presentato durante la scorsa edizione della Festa del Cinema di Roma, torna al festival stavolta grazie a One of These Days. Si tratta del terzo lungometraggio del regista libanese Nadim Tabet, un dramma tutto adolescenziale che ha come protagonisti dei giovani scapestrati senza regole né valori, anime vaganti in questo mondo pazzo pieno di eccessi e tentazioni.

In One of These Days in una Beirut scossa dalla guerra e dai continui attacchi terroristici, un gruppo di ragazzi, incuranti del pericolo, continua a godere dei piaceri della giovinezza. Yasmina, rinchiusa in un centro di riabilitazione per la sua dipendenza dall’eroina, scappa e si rifugia tra le braccia della sua amica del cuore – interpretata da Manal Issa – e del suo ex ragazzo. A contatto di nuovo con le tentazioni del mondo libero, Yasmina ricadrà presto nelle vecchie abitudini di sempre e finirà col trascinare nella sua follia anche le persone a lei care.

One of These Days si svolge nella capitale libanese di Beirut, città fortemente occidentalizzata che, pur trovandosi vicina a Siria e Israele e quindi alla zona di guerra, sembra costituire un microcosmo urbano a sé stante.

One of These Days

Il conflitto tra le milizie siriane e lo Stato Islamico viene avvertito come una minaccia lontana ma intanto nella città continuano le manifestazioni e le rivolte contro il governo. I ragazzi, nati e cresciuti in questo clima di costante incertezza, non sono però disposti a rinunciare alla spensieratezza dell’adolescenza e fanno di tutto per vivere appieno ogni istante.

Più adatto forse alla sezione dei film per ragazzi di Alice nella Città che alla Selezione Ufficiale del festival, il film di Tabet esplora il mondo degli adolescenti purtroppo in maniera assai superficiale, descrivendone i vizi e le virtù crogiolandosi nei soliti clichè narrativi. Quelli di One of These Days sono ragazzi tormentati che amano le droghe e l’alcol, che accettano passaggi da sconosciuti e fanno sesso non protetto un po’ dove capita. Il loro comportamento sconsiderato è il sintomo evidente di un vuoto che non riescono a colmare e dell’indeterminatezza che pervade la loro quotidianità.

One of These Days

Il regista decide di racchiudere tutto questo in una sola giornata; gli eventi di One of These Days infatti coprono l’arco temporale di ventiquattro ore, il tempo sufficiente ai ragazzi per perdersi e poi di nuovo ritrovarsi. Nonostante però le buone intenzioni di Nadim Tabet, il film risulta poco incisivo soprattutto a causa di una sceneggiatura piuttosto piatta, senza colpi di scena né accelerate improvvise. Inoltre, pur trattando alcune tematiche importanti come la dipendenza dalle droghe e l’effetto della guerra sui giovani mediorientali, tutto viene affrontato con grande approssimazione.

Thor: Ragnarok, Taika Waititi rivela quale villain è stato tagliato dal film

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Come molti di voi sapranno Thor: Ragnarok è ricco di personaggi che possono essere classificati come villain, tra cui Hela, Skurge, Surtur e The Grandmaster. Tuttavia, il regista Taika Waititi ha rivelato oggi che la pellicola avrebbe potuto averne ancora un altro. Si tratta del Dio Oscuro Perrikus che ad un certo punto avrebbe dovuto apparire nel film.

Per coloro che non conoscono il personaggio, Perrikus è stato creato da Dan Jurgens e John Romita Jr. nel loro acclamato Thor pubblicato negli anni ’90. Dopo che sua moglie è stata uccisa in battaglia, egli incolpa il Dio del Tuono e Asgard per la sua scomparsa. E’ uno dei pochi personaggi che riesce effettivamente a battere l’eroe, almeno temporaneamente.

Di seguito l’intervista nel quale il regista rivela la curiosità:

Nadie Nos Mira: recensione del film #Romaff12

A volte la vita ci mette davanti a delle scelte: c’è la strada facile e già scritta, quasi priva di emozioni. E poi c’è la strada impervia, quella piena di imprevisti e senza sicurezze, ma che in cuore senti subito che è quella giusta. O meglio, senti che va provata, non importa quanto la realtà poco dopo ti possa venire a bussare alla porta per chiedere il conto. Anche Nico, protagonista del film di Julia Solomonoff, Nadie Nos Mira, crede nella sua scelta e così finisce a New York.

Star di una soap-opera della televisione argentina, dopo aver messo il suo personaggio in coma e in seguito ad una rottura, Nico (Guillermo Pfening) decide di trasferirsi in America per realizzare il sogno di debuttare nel cinema americano. A causa di un continuo ritardo nella produzione del film che gli era stato promesso da un regista emergente, Nico si ritrova a vivere a New York con il visto scaduto, nessun ruolo perché troppo biondo per essere latino e una vita da clandestino obbligato a fare il cameriere per sopravvivere.

L’unica ancora di salvezza, oltre alla coinquilina (Kerri Sohn) con cui divide un minuscolo appartamento, è la migliore amica Lena (Elena Rogers), insegnate di yoga che ha trovato l’amore in un ricco newyorkese. Da poco mamma, Lena affida a Nico suo figlio Theo ed è proprio con il bambino che l’attore stabilirà un vero legame, unica cosa certa della sua vita e compagno delle sue giornate in una New York che si evolve con il passare delle stagioni. Ma ciò che lo aveva portato alla scelta di prendere e partire tornerà inaspettatamente nella sua vita e lo manderà in confusione.

Nadie Nos Mira

Julia Solomonoff riesce bene nell’impresa di farci entrare in sintonia con il suo personaggio principale, facendoci capire come può essere frustrante la vita  in una città come New York dove davvero, “nessuno ti guarda” e nella quale, anche un attore famoso in patria come Nico, diventa invisibile. Ma la storia di Nico non è solo la sua: quante volte sappiamo di avere le carte in regola per un lavoro, siamo molto vicini alla meta e alla fine, non lo otteniamo? Con grande realismo nel mostrare l’immenso spettro di emozioni che prova Nico, la giovane regista argentina ci regala un film triste, dolce ma allo stesso tempo leggero, dove si ride anche.

Recensione di Nadie Nos Mira – Nobody’s Watching

Guillermo Pfnening, come il suo Nico, ricorda più un attore di origine nordiche che argentine ed è forse per questo che riesce a calarsi bene nella parte del pesce fuor d’acqua, un uomo confuso e perso in una grande città come New York. Costretto a mentire a tutte le persone che gli sono intorno per non mostrare le sue debolezze e vulnerabilità, ma soprattutto fallimenti, la figura di Nico è molto educativa se si guarda il quadro completo, nonostante il suo percorso sia costellato di errori e troppo orgoglio per ammettere di aver sbagliato.

Raccontata dalla Solomonoff con ritmo, ma non troppa fretta, la storia si evolve colpendoci con emozioni piuttosto che spiegazioni. Non è facile vedere sullo schermo i continui errori commessi da quest’uomo, ma è parte della bellezza di questo film, che ci forza a vedere anche la parte brutta dei sogni, ovvero quel momento in cui, non importa quanto fortemente tu ci abbia creduto, non si realizzano.

Mademoiselle Paradis: recensione del film di Barbara Albert

Mademoiselle Paradis: recensione del film di Barbara Albert

All’interno della Selezione Ufficiale alla Festa del Cinema di Roma è stato presentato Mademoiselle Paradis della cineasta austriaca Barbara Albert.

Diciottesimo secolo: Maria Theresia Paradis (Maria Dragus), chiamata Resi da tutti, è cieca dall’età di tre anni, sgraziata, socialmente goffa ma con un enorme talento come pianista. Dopo averla portata da diversi medici di Vienna che non l’hanno potuta aiutare, i genitori (Katja Kolm e Lukas Miko), grazie ad una pensione di invalidità offerta dall’Imperatrice, la portano da Franz Anton Mesmer (Devid Striesow), un medico che pare faccia “miracoli” e che spera di acquistare fama “aggiustandola”. Lasciata in custodia nella sua casa insieme ad altri invalidi, Resi inizia a riacquistare la vista grazie ai suoi trattamenti, accorgendosi però che nel guadagnare qualcosa stava perdendo una cosa a lei molto importante…

Una corte viennese fatta di abiti ricchi e colorati, parrucche altissime di riccioli fitti, fiocchi, bicchieri di vino che tintinnano, risate ed una bravissima pianista: il film di Barbara Albert si apre così, catapultandoci velocemente in quelle atmosfere scaldate dalle luci dalle candele e raffreddate dalla durezza dei rapporti interpersonali, fatti di sorrisi finti, commenti cattivi e sguardi d’intesa. In questo senza dubbio la regista, scrittrice e produttrice austriaca non sbaglia, dipingendoci un quadro fatto di dettagli e grande studio dell’epoca, una scelta meticolosa degli interpreti, delle ambientazioni e dei costumi.

Mademoiselle Paradis

Il fulcro del film ruota intorno alla domanda eterna del “Cosa sei disposto a sacrificare?”. Nel caso di Reti, vale la pena acquistare la vista se poi ne viene meno l’unica particolarità che la contraddistingue (e la potrebbe rendere appetibile come sposa)? Su questo la Albert si sofferma in particolare, facendoci capire la volontà della giovane ragazza, ma soprattutto le pressioni del mondo esterno, in questo caso, dei genitori. Ma con sguardo femminista analizza anche come, a quel tempo, il volere delle donne in generale veniva messo sempre in secondo piano rispetto a quello degli uomini, non solo nella storia di Reti ma anche grazie alla figura della sua serva.

Nel ruolo di Reti troviamo la bravissima attrice di origine rumena Maria Dragus, già vista in White Ribbon di Michael Haneke e Graduation di Cristian Mungiu entrambi presentati al Festival di Cannes nel 2009 e 2016  e prossimamente la vedremo accanto a Saoirse Ronan e Margot Robbie in Mary Queen of Scots. Quello della Dragus è un dono, tant’è che fino alla fine ti lascia con il quesito se lei sia o meno una non vedente: attraverso i suoi occhi, prima velati, poi inquieti, poi che si rivoltano verso le palpebre, poi incerti, trasmette allo spettatore tutto il mondo racchiuso dentro a quella povera ragazza che è molto stanca di soffrire, di sentirsi diversa e soprattutto di sentirsi dire quello che può o non può fare. La voce che trema, le urla, i pianti esasperati: questa in Mademoiselle Paradis è senza dubbio una delle performance più importanti della carriera di Maria Dragus e per cui meriterebbe riconoscimenti.

Parte fondamentale del film infine è la musica, quella che accompagna i momenti di vita composta dal giovane musicista Lorenzo Dangel, che ben si sposa con i quadri della Albert della campagna austriaca e quella suonata da Reti con violenza ed istinto al suo pianoforte con i tasti in avorio.

Tratto dal libro Mesmerized di Alissa Walser, Mademoiselle Paradis fa parte di quel tipo di film che vorrebbe far luce su storie particolari di persone del nostro passato: il problema è che il tutto scorre troppo lentamente sullo schermo ma soprattutto si tratta di una storia che, forse, non aveva abbastanza potenziale sin dall’inizio per essere una cosa effettivamente interessante a tal punto da affascinare e coinvolgere lo spettatore.

 

 

Spider-Man Homecoming: il divertente trailer onesto

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Spider-Man Homecoming: il divertente trailer onesto

Guarda il divertente trailer onesto di Spider-Man Homecoming, il film campione d’incassi Marvel Studios e Sony Pictures.

Spider-Man Homecoming recensione del film con Tom Holland

 

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Spider-Man Homecoming – differenze tra i personaggi del film e del fumetto

Diretto da Jon Wattsnel cast del film protagonista Tom Holland nei panni di Peter Parker, Marisa Tomei in quelli di zia May e Zendaya sarà invece Michelle.

Spider-Man HomecomingAl cast si aggiungono Michael KeatonMichael Barbieri, Donald Glover, Logan Marshall-Green, Martin Starr, Abraham Attah, Selenis Leyva, Hannibal Buress, Isabella Amara, Jorge Lendeborg Jr., J.J. Totah, Michael Mando, Bokeem Woodbine, Tyne Daly Kenneth Choi.

La trama ufficiale di Spider-Man Homecoming

Il giovane Peter Parker/Spider-Man (Tom Holland) che ha fatto il suo sensazionale debutto in Spider-Man Homecoming cerca il suo posto nel mondo come il supereroe SpiderMan. Entusiasta per la sua esperienza con i vendicatore Peter torna a casa, dove vive con la sia Zia May (Marisa Tomei), sotto l’occhio vigile del suom mentore Tony Stark (Robert Downey, Jr.). Mentre Peter cerca di riprendere la sua normale routine quotidiana una nuova minaccia sorge e un nuovo cattivo, Vulture (Michael Keaton) mette in pericolo la città di New York e metterà a dura prova Spider-Man.

Spider-Man Homecoming è prodotto da Kevin Feige e il team creativo dei Marvel Studios, supervisionato e co-prodotto da Amy Pascal della Sony Pictures che ne detiene i diritti e che ne supervisione lo sviluppo da oltre dieci anni.

Il film si basa su una sceneggiatura scritta da Jonathan Goldstein, John Francis Daley, Jon Watts, Christopher Ford e Chris McKenna, Erik Sommers. Spider-Man è un personaggio creato da Stan Lee e Steve Ditko.

Justice League: Danny Elfman utilizzerà il tema di Batman di Tim Burton?

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La Justice League oltre ad essere un nuovo salto nell’universo DC al cinema, rappresenterà anche un modo per rendere omaggio ai classici cinematografici del passato che hanno contribuito a rendere icone i personaggi più famosi.

Infatti, dopo aver appreso che il compositore del film Danny Elfman riprenderà il tema del Superman di John Williams nel film, oggi scopriamo che lo stesso accadrà per Batman, a rivelarlo è stato il diretto interessato durante un’intervista a Reporte Indigo. Quando ad Elfman è stato chiesto se i fan dovrebbero aspettarsi di sentire un nuovo tema per Batman nel film, il compositore ha risposto:

GUARDA ANCHE: Justice League: prima spettacolare clip con Wonder Woman

“No, non sentirai un nuovo tema per Batman, sentirete il tema di Batman per Batman”. Alla domanda successiva se avrebbe usato la composizione del tema Batman di Batman v Superman: Dawn of Justice, di Hans Zimmer , Elfman ha risposto ridacchiando: No, sentirete il tema di Batman. Batman ha avuto solo un tema”,riferendosi alla sua composizione dal film originale Batman del 1989.

Che dire, la cosa non farà di certo piacere ai fan del lavoro di Hans Zimmer.

Justice League: il trailer finale

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La trama:

Sulla scia della morte di Clark Kent/Superman per mano di Doomsday, il vigilante Bruce Wayne/Batman rivaluta i suoi metodi estremi e comuncia la ricerca di straordinari eroi per assemblare una squadra di combattenti contro il crimine per difendere la Terra da ogni tipo di minaccia. Insieme a Diana Prince/Wonder Woman, Batman trova l’ex star del football al college, ciberneticamente migliorato, Vic Stone/Cyborg, il velocista Barry Allen/The Flash e un guerriero atlantideo, un re, Arthur Curry/Aquaman. Insieme si schierano contro Steppenwolf, l’araldo e il comandante in seconda dell’alieno signore della guerra Darkseid, incaricato da Darkseid stesso di trovare tre manufatti nascosti sulla Terra.

Ecco il primo trailer di Justice League dal Comic Con

Justice League è stato diretto da Zack Snyder, mentre Joss Whedon è entrato nella produzione solo a fine lavoro ed è previsto per il 16 novembre 2017. Nel film vedremo protagonista Henry Cavill come Superman, Ben Affleck come Batman, Gal Gadot come Wonder Woman, Ezra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman, e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast confermati anche: Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem Dafoe, J.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley CollerGoeff Johns e Ben Affleck stesso.

Thor: Ragnarok, cifra record al box office entro domenica?

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Thor: Ragnarok, cifra record al box office entro domenica?

Dopo le stime degli incassi internazionali arrivano oggi le previsioni sugli incassi di Thor: Ragnarok nel mercato del Nord America, il cui debutto è previsto questa settimana.

LEGGI ANCHE: Thor: che fine hanno fatto Jane Foster e i personaggi umani?

Secondo le stime, il film sta per diventare uno dei titolo di maggior successo del Marvel Cinematic Universe, dato che potrebbe superare i 400 milioni di dollari già entro questa domenica. Infatti, secondo Deadline il film di Taika Waititi  oggi supererà i 150 milioni di dollari all’estero che insieme ai 50 milioni che il film incasserà in Cina e l’apertura negli USA stimata a 100/120 milioni di dollari  proiettano il titolo ad un incasso sopra i 400 milioni di dollari.

Questi numeri consentiranno alla pellicola di diventare uno dei titoli più remunerativi del franchise insieme a Civil War, ma per dirlo aspettiamo le cifre ufficiali.

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Thor: Ragnarok – la recensione

Thor: Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

Nelle new entry invece si annoverano il premio Oscar Cate Blanchett (Blue Jasmine, Cenerentola) nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum (Jurassic Park, Independence Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico Grandmaster, Tessa Thompson (Creed, Selma) interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è prevista per il 3 novembre 2017.

La trama di Thor: Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi amici Avengers, l’incredibile Hulk.

Avengers Infinity War: nuova spalla comica per Rocket?

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Avengers Infinity War: nuova spalla comica per Rocket?

Mentre cresce l’attesa per il debutto al cinema di Avengers Infinity War, l’attore Mark Ruffalo è tutt’ora impegnato alla promozione di Thor: Ragnarok che sta incassando milioni di dollari nel mondo. 

Ebbene in una recente intervista l’attore si è soffermato sul prossimo Avengers Infinity War, rivelando che in quell’occasione avrà una spalla meno bionda rispetto a Thor Ragnarok, ovvero Rocket. Infatti il simpatico procione e Hulk secondo quanto rivelato dall’attore potrebbero passare del tempo insieme:

“È una relazione molto divertente quella che i due avranno nel film: Prima di tutto, uno è il più grande supereroe e l’altro è il più piccolo”, ha detto Ruffalo in una recente intervista a USA Today . “Solo metterli insieme è un gioco divertente in sé.”  

Dunque questo è un altro incontro confermato e sarà interessante vedere ciò che questi due faranno insieme quando combatteranno fianco a fianco!

Avengers: Infinity War – nuovo bootleg del trailer

La sinossi: Mentre gli Avengers continuano a proteggere il mondo da minacce troppo grandi per un solo eroe, un nuovo pericolo emerge dalle ombre cosmiche: Thanos. Despota di intergalattica scelleratezza, il suo scopo è raccogliere le sei gemme dell’Infinito, artefatti di un potere sconfinato, e usarle per piegare la realtà a tutto il suo volere. Tutto quello per cui gli Avengers hanno combattuto ha condotto a questo punto – il destino della Terra e l’esistenza stessa non sono mai state tanto a rischio.

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Avengers: Infinity War, 15 villain che potrebbero venire dopo

Avengers: Infinity War arriverà al cinema il 4 Maggio 2018. Christopher Markus e Stephen McFeely si occuperanno della sceneggiatura del film, mentre la regia è affidata a Anthony e Joe Russo.

Il cast del film al momento è composto da Cobie Smulders, Benedict Cumberbatch, Chris Pratt, Vin Diesel, Scarlett Johansson, Dave Bautista, Karen Gillan, Zoe Saldana, Brie Larson, Elizabeth Olsen, Robert Downey Jr., Sebastian Stan, Chris Hemsworth, Chris Evans, Tom Holland, Bradley Cooper, Samuel L. Jacksson, Jeremy Renner, Paul Rudd, Peter Dinklage, Mark Ruffalo, Josh Brolin, Paul Bettany, Benedict Wong, Pom Klementieff e Chadwick Boseman.

 

Batman Week: l’affascinante motion poster

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Batman Week: l’affascinante motion poster

In occasione della Batman Week la DC FILMS ha diffuso il motion poster del Batman di Ben Affleck che presto ammireremo nuovamente in azione nella Justice League.

 

Vi ricordiamo che Batman sarà nuovamente al cinema in Justice League diretto da Zack Snyder, mentre Joss Whedon è entrato nella produzione solo a fine lavoro ed è previsto per il 16 novembre 2017. Nel film vedremo protagonista Henry Cavill come Superman, Ben Affleck come Batman, Gal Gadot come Wonder WomanEzra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman, e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast confermati anche: Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem Dafoe, J.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley CollerGoeff Johns e Ben Affleck stesso.

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La trama:

Sulla scia della morte di Clark Kent/Superman per mano di Doomsday, il vigilante Bruce Wayne/Batman rivaluta i suoi metodi estremi e comuncia la ricerca di straordinari eroi per assemblare una squadra di combattenti contro il crimine per difendere la Terra da ogni tipo di minaccia. Insieme a Diana Prince/Wonder Woman, Batman trova l’ex star del football al college, ciberneticamente migliorato, Vic Stone/Cyborg, il velocista Barry Allen/The Flash e un guerriero atlantideo, un re, Arthur Curry/Aquaman. Insieme si schierano contro Steppenwolf, l’araldo e il comandante in seconda dell’alieno signore della guerra Darkseid, incaricato da Darkseid stesso di trovare tre manufatti nascosti sulla Terra.

Ecco il primo trailer di Justice League dal Comic Con

 

Justice League: prima spettacolare clip con Wonder Woman

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Justice League: prima spettacolare clip con Wonder Woman

La Warner Bros ha diffuso in tv la prima clip ufficiale di Justice League, nel quale Wonder Woman, interpretata da Gal Gadot è impegnata in un combattimento unico con il cattivo, prima che Batman, Flash e Cyborg si uniscano alla sfida. Non c’è nessun segno di Aquaman, ma il video sembra tagliato prima che la scena finisca:

GUARD ANCHE: Justice League: il contributo dedicato al Batman di Ben Affleck [Video]

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Justice League: il trailer finale

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La trama:

Sulla scia della morte di Clark Kent/Superman per mano di Doomsday, il vigilante Bruce Wayne/Batman rivaluta i suoi metodi estremi e comuncia la ricerca di straordinari eroi per assemblare una squadra di combattenti contro il crimine per difendere la Terra da ogni tipo di minaccia. Insieme a Diana Prince/Wonder Woman, Batman trova l’ex star del football al college, ciberneticamente migliorato, Vic Stone/Cyborg, il velocista Barry Allen/The Flash e un guerriero atlantideo, un re, Arthur Curry/Aquaman. Insieme si schierano contro Steppenwolf, l’araldo e il comandante in seconda dell’alieno signore della guerra Darkseid, incaricato da Darkseid stesso di trovare tre manufatti nascosti sulla Terra.

Ecco il primo trailer di Justice League dal Comic Con

Justice League è stato diretto da Zack Snyder, mentre Joss Whedon è entrato nella produzione solo a fine lavoro ed è previsto per il 16 novembre 2017. Nel film vedremo protagonista Henry Cavill come Superman, Ben Affleck come Batman, Gal Gadot come Wonder Woman, Ezra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman, e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast confermati anche: Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem Dafoe, J.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley CollerGoeff Johns e Ben Affleck stesso.

Ant-Man and the Wasp, foto: ecco Michelle Pfeiffer come Janet Van Dyne

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Dopo le foto del party di Ant-Man and the Wasp che vi abbiamo rivelato qualche giorno fa, oggi dal set arrivano le prime foto di Michelle Pfeiffer come Janet Van Dyne. L’attrice è stata fotografata dal noto sito JJ mentre si recava sul set per recitare al fianco di Michael Douglas.

 

Le foto arrivano da Savannah, Georgia, dove la produzione si è spostata per finire le riprese.

Ant-Man and the Wasp: ecco chi sarà Janet Van Dyne, annunciato il villain

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Ant-Man and The Wasp, arriverà al cinema il 6 luglio 2018. Alla regia potrebbe tornare Peyton Reed, mentre alla sceneggiatura c’è Adam McKay. Nel cast sono stati confermati i protagonisti Paul Rudd e Evangeline Lilly.

Confermati nel cast Michael Douglas, Michael Pena e David Dastmalchian. Si sono uniti al cast anche Michelle Pfeiffer che interpreta Janet Van Dyne, Hannah John-Kamen è Ghost, Randall Park è Agent Jimmy Woo, Laurence Fishburne è Dr. Bill Foster, aka Goliath.

RomaFF12: Michael Nyman incontra il pubblico

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Alle ore 20.30, gli spettatori potranno incontrare, presso la sala Petrassi, Michael Nyman, regista, compositore, pianista direttore d’orchestra, e musicologo di innegabile finezza, che parlerà dello stretto legame che unisce cinema e musica e della sua produzione artistica nel campo della visual art e della fotografia: i suoi film sono stati infatti esposti in prestigiose istituzioni culturali internazionali, tra cui il Museum of Modern Art di New York, il Tate Modern di Londra e il British Museum di Londra.

Regista, compositore, pianista direttore d’orchestra e musicologo di innegabile finezza, Michael Nyman incontrerà il pubblico della Festa per parlare dello stretto legame che unisce cinema e musica e della sua produzione artistica nel campo della visual art e della fotografia.

I suoi film sono stati esposti in prestigiose istituzioni culturali internazionali, tra cui il Museum of Modern Art di New York, il Tate Modern di Londra, British Museum di Londra. Nato a Londra nel 1944, inizia il proprio percorso nel mondo della musica a partire dalla fine degli anni Sessanta, quando conia il termine Minimalismo (corrente a cui appartengono Philip Glass e Steve Reich) e si vede assegnata la stesura del libretto per l’opera di Harrison Birtwistle, “Down By The Greenwood Side”.

Autore di alcune delle colonne sonore più indimenticabili della storia del cinema, da L’ultima tempesta di Peter Greenaway – regista con il quale stringe un vero e proprio sodalizio, firmando per lui dodici colonne sonore, inclusa quella, splendida, per Il mistero del giardino di Compton House – a Lezioni di piano di Jane Campion, passando per Fine di una storia di Neil Jordan, Nyman combina nei suoi brani musica folk, elettronica, sacra e classica, in una miscela sonora inedita ed emozionante. Vincitore del prestigioso The Ivors Classical Music Award, nel 2013 si è dedicato alla sonorizzazione de La Corazzata Potëmkin di Sergej Ejzenštejn. Nel 2015 ha realizzato il film War Work con suggestive immagini di archivio della Prima Guerra Mondiale per commemorarne il centenario.

RomaFF12: Ian McKellen incontra il pubblico

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RomaFF12: Ian McKellen incontra il pubblico

Alle ore 17.30 presso la 3 e Google Cinema Hall, Ian McKellen, straordinario attore shakespeariano, vincitore di un Golden Globe e di due Tony Award, candidato a due premi Oscar, sarà protagonista di un Incontro Ravvicinato con il pubblico alla Festa del Cinema. L’interprete inglese si è fatto conoscere in tutto il mondo come Magneto, nella saga cinematografica degli “X-Men”, e nei panni di Gandalf, nelle trilogie de “Il Signore degli Anelli” e de “Lo Hobbit”.

McKellen condividerà con gli appassionati il suo profondo amore per il cinema, in particolare per il genio comico di Jacques Tati. Alle 19.30, l’attore sarà al MAXXI per presentare il documentario McKellen: Playing the Part, basato sull’intervista esclusiva di quattordici ore realizzata da Joe Stephenson, durante la quale l’attore inglese parla della sua vita: dall’educazione in Wigan alla fama internazionale, passando all’attivismo gay. Nel doc viene utilizzato raro materiale d’archivio: fotografie inedite, filmati esclusivi dei primi lavori a teatro e scene di vita riproposte sul grande schermo.

RomaFF12: Logan Lucky di Steven Soderbergh

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RomaFF12: Logan Lucky di Steven Soderbergh

Logan Luckyil nuovo atteso film di Steven Soderbergh, sarà presentato domani, mercoledì 1 novembre, alla dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma: alle ore 22 presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, il pubblico potrà assistere al nuovo film del regista premio Oscar per Traffic, autore di celebri produzioni che vanno da Sesso, bugie e videotape a Magic Mike.

Dopo l’incursione nel mondo della serialità televisiva attraverso le atmosfere gotiche e perturbanti di The Knick, Steven Soderbergh torna sul grande schermo con una pellicola corale che rievoca circostanze e temi della trilogia di “Ocean”: in Logan Lucky, racconta le fasi di una complessa e rischiosa rapina che si compie nel corso di una delle più note e adrenaliniche gare Nascar.

Steven Soderbergh ha commentato: Lo script di Logan Lucky mi è stato dato da un amico che mi chiedeva consigli sui possibili eventuali registi. Io pensavo di essere la persona giusta per dirigerlo e la ricerca è finita lì. Davvero non avrei sopportato l’idea che qualcun altro potesse dirigerlo. A livello più ovvio, si tratta di un totale capovolgimento dei film della serie Ocean. È la versione anti-glam di un Ocean. Nessuno dei protagonisti veste in modo elegante. Non hanno né soldi né tecnologia e questo credo sia il lato più divertente. Mi sembrava simile ma, al tempo stesso, diverso. Il paesaggio, i personaggi e il canovaccio erano l’esatto opposto di un Ocean. Questo assomiglia a una versione più grezza di Ocean. Quella che puoi trovare sui blocchi di cemento nel cortile di casa.

Il mio Godard: recensione del film di Michel Hazanavicius

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Il mio Godard: recensione del film di Michel Hazanavicius

Nel 1967 Jean Luc Godard realizza La Cinese, tra i protagonisti c’è Anne Wiazemsky. I due si innamorano e si sposano. Il film non riceve un buon riscontro e Godard entra il crisi. Il ’68 e la rivoluzione non fanno che peggiorare la sua situazione personale del regista che arriva a mettere in discussione se stesso, la sua relazione e la sua arte.50 anni fa si pensava che il mondo si potesse cambiare. Con la rivoluzione socialista, essenzialmente, con le idee nuove di giovani attivisti, creativi e quant’altro. 50 anni dopo, ancora ragioniamo su cosa ci sia ancora da cambiare.

Poco più 50 anni fa Jean-Luc Godard e François Truffaut avevano dato uno scossone al cinema: sguardi in macchina, jump cut, storie d’amore complicate, mescolanza di generi, e soprattutto Godard, nei suoi primi film, aveva mostrato una preponderante affezione per il genere noir. Più di Poi Godard e Truffaut si allontanano, Godard inizia a fare del cinema militante. Inizia anche a farsi delle domande, sul suo ruolo di regista, ma anche di uomo, e dimentica di essere anche un marito.

Il mio Godard

50 anni dopo un regista francese premio Oscar, Michel Hazanavicius, realizza un film usando le formule stilistiche di Godard per raccontare un periodo storico preciso e un evento della vita di Godard.Colori saturi come quelli dei film anni ’70, parole scritte colorate che riempono lo schermo nero, ironia delle parole che è in contraddizione con quello che vediamo sullo schermo, rottura dell’illusione di realtà, il rapporto sacro e immaginario tra film e spettatore.

Il mio Godard stacy martinHazanavicius usa un genere, in questo caso un intero movimento cinematografico, la Nouvelle Vague, e realizza un film su Godard come se fosse un film di Truffaut. La storia d’amore, in cui lui ha la peggio è infatti tipica dei film del regista di Effetto notte, e è qui inserita nel racconto del Maggio Francese.

Il film di Hazanavicius è anche una commedia. Difficilmente si può definire un film biografico, anche se alcuni degli eventi raccontati (come la sospensione del Festival di Cannes nel 1968) sono veri.Quello che emerge da questo racconto è la rottura interiore del regista con l’uomo, del regista con la sua epoca e con la sua donna. Godard essenzialmente si perde, non si riconosce in un movimento, quello del ’68, in cui lui ora è il vecchio, non riesce ad amare Anne senza soffocarla, non riesce a capire che cinema vuole fare.

L’ironia è nascosta nella rappresentazione dello sfasamento di Jean-Luc Godard con questo mondo che sta cambiando, ribaltato come nei film dei Fratelli Marx, altri rivoluzionari del cinema. Nonostante tutto però la sua vita procede, come ogni giorno, come avviene sul primo sottomarino nucleare da guerra francese, da cui il film prende il titolo originale, Le Redoutable. Il film è stato presentato allo scorso Festival di Cannes, esce nelle sale in 60 copie il 31 ottobre e sarà proiettato in anteprima al Festival France Odeon che avrà luogo a Firenze dal 19 al 22 ottobre.

#RomaFF12: Cercando Camille nelle parole di Bindu De Stoppani, con Anna Ferzetti e Luigi Diberti

All’interno della sezione autonoma Alice della Città, nell’ambito della Festa del Cinema di Roma 2017, la regista Bindu De Stoppani, con Anna Ferzetti e Luigi Diberti, ha presentato il suo ultimo film, Cercando Camille, un on the road che incontra commedia e dramma, mescolando i toni e i momenti.

Per la regista era importante ambientare il film all’interno di uno spazio circoscritto in movimento. Così è venuta fuori l’idea dell’on the road, all’interno di un camper pieno di oggetti e ninnoli che ricordassero al protagonista anziano, affetto da Alzheimer, qualcosa della sua “vita di prima”.

“Ogni volta che ho fatto un viaggio pensato di aver avuto lo spazio per pensare a delle cose e pormi domande – ha dichiarato Bindu – Per me questo era molto chiaro e volevo che trasparisse da questa storia in cui una donna trova se stessa nel portare il padre in viaggio. Questa scelta, secondo me, poteva raccontare al meglio questa storia.”

La storia racconta appunto di Camille, giovane donna un po’ in conflitto con se stessa e molto rigida, che decide di partire con il padre malato per un viaggio in Bosnia, fino ai luoghi della guerra che l’uomo stesso aveva vissuto.

A interpretare il buffo e malato Edoardo, è stato chiamato Diberti, che ha spiegato in che modo la De Stoppani gli ha spiegato il ruolo, le sue oscillazioni tra lucidità e assenza: “Lo sguardo del mio personaggio cambia a seconda di quale delle due persone ricopre, la sana o la smemorata, e non è stato difficile perché sono stato molto supportato dalla regista che mi ha dato indicazioni precise spiegandomi quando e come Edoardo era da una parte o dall’altra della malattia. Mi ha guidato davvero.”

Dal canto suo la Ferzetti sembra molto fiera di aver interpretato una donna così normale, che veste in modo semplice, non esattamente il tipo di donna esile tanto di moda al cinema, un personaggio normale, un po’ costretto nel ruolo di figlia. “Il personaggio di Camille è una donna goffa, nelle sue paure e nelle sue difficoltà – ha raccontato l’attrice – Per me è stato un viaggio personale, perché quando ho incontrato Bindu avevo perso mio padre da poco, e quindi per me è stato come ripercorrere un sentiero già battuto. La malattia con cui ha a che fare la mette di fronte al fatto che deve lasciare andare il padre. E così Camille impara a vivere nel momento presente, così come ormai fa il padre smemorato.”

Guarda il trailer di Cercando Camille

Il film vede i protagonisti tornare sui luoghi della guerra in Bosnia e la regista ha raccontato un punto di vista molto interessante in merito al valore della guerra e del suo ricordo: “Non è un film sulla guerra, ma un film sulla memoria. Per quello che vedo, mi rendo conto che, con tv, giornali, veniamo messi al corrente del fatto che ci sono le guerre, ma ce ne dimentichiamo subito. Con questa storia volevo portare questi personaggi sul posto e incontrare persone che non hanno affatto dimenticato la guerra, perché l’hanno vissuta davvero. Volevo giocare con il tema della memoria e mostrare come è facile avere l’ Alzheimer anche da sani.”

I riferimenti del film sono senz’altro altre storie che parlano della stessa malattia, come Still Alice o Nebraska, ma la relazione che interessava approfondire a De Stoppani era quella del rapporto tra padre e figlia, tra genitori e figli, non tanto la malattia e sui suoi effetti, quanto gli effetti che la malattia stessa ha sulle persone che circondano il malato.

Il finale di Cercando Camille è stato costruito in maniera tale che fosse un sospiro di sollievo dalla storia, un bel finale aperto e luminoso, “un passo verso l’alto”, come lo definisce la stessa regista. Un’idea, quella di Bindu, che si rintraccia prima di tutto nel suo modo di fare cinema e nel desiderio di raccontare sempre qualcosa che possa allietare, e farlo anche con un film che racconta di una cosa triste poteva essere un buon modo per tenere fede a questo gusto, “anche se probabilmente la vita è meno clemente.” conclude la regista.

#Romaff12, Dakota Fanning: “È importante che le donne facciano sentire la loro voce”

Dakota Fanning è arrivata alla Festa del Cinema di Roma per presentare il film “Please Stand By” nella sezione dedicata ai giovani Alice nella Città. La commedia, diretta da Ben Lewin, tratta la storia di una ragazza autistica che intraprende un viaggio contro tutti e contro le sue paure, per realizzare il suo sogno di partecipare ad un concorso di sceneggiature di Star Trek.

“Interpretare Wendy non è stata una sfida maggiore rispetto a tanti altri ruoli, è sempre difficile” ha raccontato la Fanning, “Certo è una ragazza affetta da autismo, ma quella è solo una piccola parte di quello che è lei, c’è molto altro di più e questa è la cosa che mi è piaciuta di più di questo film e di questo personaggio. Vediamo le sue difficoltà e di come queste influenzano la sua vita, ma vediamo anche come lei riesce a superarle, come si ribella e come spinge se stessa ad andare oltre e questo è davvero un aspetto interessante del film. La sceneggiatura era scritta benissimo, piena di dettagli, ed è stata essenziale per potermi calare bene nel personaggio.”

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Star Trek è una parte importante del suo personaggio e così l’attrice ha interpretato questa passione: “Wendy ha problemi di interazione sociale, ha problemi con il mondo che la circonda e a quel punto si serve di Star Trek, che la aiuta a superare diverse difficoltà. In particolare il personaggio di Spok è come se la guidasse ed è come se lei facesse passare le cose che non capisce  del mondo attraverso un ‘traduttore Star Trek’ che gliele rende più comprensibili.” E il regista Ben Lewin aggiunge “Le persone con autismo hanno un legame particolare con Star Trek e possiamo definire forse Spok il primo eroe autistico, perché anche lui è una persona che non riesce a gestire le proprie emozioni”.

Oltre a presentare il film, Dakota è anche stata protagonista di una Masterclass con i giovani: “Questo è film sia per grandi che per piccoli ed è stato bello poter lavorare ad un progetto del genere. Non saprei che consigliare ai giovani che vogliono intraprendere questa carriera, perché soprattutto in questo settore le esperienze sono molto personali. Vorrei poter rispondere a tutte le domande… Ma sono sincera, io non ho tutte le risposte!”

foto di Aurora Leone

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A soli 23 anni, Dakota Fanning ha recitato in più di trenta film e una decina di serie tv, avendo iniziato la sua carriera a soli 5 anni: a differenza di tanti altri attori bambini però, il suo è sempre stato un percorso molto tranquillo e non si pente di aver sacrificato magari qualcosa della sua adolescenza per fare l’attrice. “Amo il mio lavoro ed è sempre stato così” ci ha detto la protagonista di Please Stand By, “Fare l’attrice non ha avuto un impatto negativo sulla mia vita, anzi, l’ha arricchita di esperienze uniche. A 9 anni ho vissuto per 5 mesi a Mexico City, a 14 anni ho vissuto ad Hong Kong per 3 mesi e ho conosciuto nuove culture, nuove persone… E quante altre persone possono dire la stessa cosa della loro vita? Mi sento davvero grata di queste esperienze e fortunata di aver trovato una cosa che mi piaceva fare così tanto ad un età così piccola.”

Dakota Fanning ospite di Alice nella Città

Riguardo a progetti futuri, Dakota non si sbilancia sul film che vedrà il debutto alla regia di Kirsten Dunst, che è ancora in sviluppo: “Non posso dire ancora molto, ma è bello avere una amicizia, quasi un sentimento di sorellanza con lei e poterci lavorare, come è successo anche con altre registe donne in passato.”

Un argomento a lei caro, visto che si sta laureando con una tesi su “La figura femminile nel cinema”, molto attuale con il caso Weinstein: “Sono una donna che fa parte di questa industria da tempo e ovviamente sono interessata a queste questioni e a parlarne. Penso che per le donne sia importante avere una voce, parlare, sentire di avere potere e combattere per l’eguaglianza. Sono contenta di far parte di un momento storico nel quale questo tipo di argomenti sono al centro  delle discussioni all’interno della società. Credo più che mai che sia fondamentale che le donne si sentano in una posizione di potere e che si sviluppi tra di noi questa sorellanza”. 

Please Stand By, recensione del film con Dakota Fanning

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Please Stand By, recensione del film con Dakota Fanning

Dopo la disabilità fisica, raccontata nel delicato e romantico The Session, Ben Lewin racconta la disabilità mentale, l’autismo, in Please Stand By, che però declina con un linguaggio più leggero e rassicurante, rivolgendosi a un pubblico più giovane.

Grandissima fan di Star Trek, Wendy è autistica, vive in base a schemi rigidi e rituali quotidiani che vengono interrotti soltanto dalla sua passione per la scrittura. Un giorno le si presenta un’occasione magnifica: avere la possibilità di partecipare a un concorso proponendo una sceneggiatura a tema Star Trek. Il premio in denaro le permetterà, secondo lei, di tornare a vivere con la sorella maggiore. Quello che Wendy non sa è che dovrà superare tutti i suoi limiti e le sue difficoltà per poter portare a destinazione il plico con la sua preziosa storia.

Dakota Fanning ha interpretato da piccolissima la figlia di un uomo con un ritardo mentale, in Mi chiamo Sam. Adesso passa dall’altra parte, per così dire, e dà corpo a questa giovane donna, autosufficiente ma imprigionata in schemi che permettono al suo mondo di stare fermo e di non agitarla. Dimostrando una certa maturità di interprete, la Fanning riesce a dare corpo a un’interpretazione misurata e pulita, senza strafare e cadenzando i momenti più forti con equilibrio.

Please Stand By – l’autismo attraverso un occhio rassicurante

L’approccio del regista Lewin è però molto edulcorato, sia nella scelta di un’ambientazione sicura, per quanto estranea e in alcuni casi avversa alla protagonista, sia per il modo in cui si affronta l’anomalia della stessa, che comunque trova pian piano il coraggio di affrontare le situazioni che lei sola percepisce come un ostacolo.

Illuminata dallo spirito guida di Spok, il personaggio di Star Trek metà umano e metà vulcaniano, Wendy riesce a trovare il suo modo per entrare in contatto con i sentimenti altri, riuscendo in qualche modo a esprimersi a sua volta. Un parallelo esibito, nel finale, tra la protagonista e il personaggio: due figure che trovano il loro modo per condividere i sentimenti, nonostante gli ostacoli.

Tra le tante, tutte parziali, rappresentazioni cinematografiche dell’autismo, Please Stand By si colloca in un territorio neutro, scegliendo una rappresentazione rassicurante e mettendo in scena più che la malattia la forza di volontà nel superare i propri limiti.

#RomaFF12: Dakota Fanning sul red carpet dell’Auditorium

#RomaFF12: Dakota Fanning sul red carpet dell’Auditorium

Dakota Fanning ha presentato ad Alice nella Città, nell’ambito della Festa del Cinema di Roma 2017, il suo nuovo film, Please Stand By.

Ecco le foto del tappeto rosso dell’attrice americana:

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