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9-1-1: Lone Star, Ryan Murphy spiega la cancellazione, “Non avrebbe mai funzionato”

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Ryan Murphy parla della cancellazione di 9-1-1: Lone Star. Lo spinoff di 9-1-1 con Rob Lowe ha debuttato nel 2020 su Fox, concentrandosi sulle storie dei primi soccorritori di Austin, Texas. Anche se la serie principale ha recentemente debuttato con la sua ottava stagione e continuerà sulla ABC, dove si è trasferita dopo la cancellazione da parte della Fox, la quinta stagione di 9-1-1: Lone Star sarà l’ultima. La serie ha debuttato il 23 settembre e sarà composta da 12 episodi, con il ritorno di membri del cast di lunga data, tra cui Lowe, Ronen Rubinstein, Jim Parrack, Natacha Karam, Brian Michael Smith, Rafael L. Silva e Julian Works.

Parlando con Variety, Ryan Murphy, che ha creato sia 9-1-1 che Lone Star insieme a Tim Minear e Brad Falchuk, ha commentato le ragioni della cancellazione dell’amato show, alludendo a difficoltà finanziarie. Ha spiegato che queste complicazioni sono nate dal fatto che “si tratta di una compagnia Disney che andava in onda su una rete Fox”. Anche se il franchise continuerà con lo show originale e con uno spinoff in lavorazione ambientato in una “nuova città”, che Murphy ha rivelato nella stessa conversazione, la fine di Lone Star sembra essere stata inevitabile. Leggete l’intera dichiarazione di Murphy qui sotto:

Purtroppo, tutti noi amiamo “Lone Star”, ma le finanze non hanno funzionato. È una società Disney che va in onda su una rete Fox, e non avrebbe mai funzionato. E abbiamo avuto una lunga serie. Ora lanceremo un nuovo show in una nuova città di cui non posso fare il nome, ma è divertente.

Cosa significa questo per il franchise di 9-1-1

La decisione di cancellare 9-1-1: Lone Star sembra far parte di una tendenza più ampia che vede le reti televisive rivalutare gli show di lunga durata a causa della concorrenza dello streaming e dei vincoli di budget , nonostante la loro popolarità o il loro successo artistico. Ad esempio, Lone Star si era ritagliata una propria identità concentrandosi sui soccorritori di Austin, e l’interazione dinamica tra il 9-1-1 originale e il suo spinoff ha contribuito a consolidare entrambi. Nel corso della sua serie, Lone Star ha esplorato storie di dolore, salute mentale, dinamiche familiari e giustizia sociale, dando un ulteriore livello di profondità oltre alle esplosive scene di salvataggio.

Tuttavia, nonostante la sua popolarità, diversi fattori possono aver contribuito alla fine dello show. Gli ascolti delle ultime stagioni, pur solidi, non sono stati così alti come quelli delle prime, e l’aumento dei costi di produzione, soprattutto per le elaborate acrobazie e gli effetti speciali, potrebbe aver giocato un ruolo nella decisione di cancellare la serie. Anche se Lone Star sta per finire, la rivelazione di Murphy che un altro spinoff di 9-1-1 è in lavorazione assicura che il franchise continuerà, e potrebbe anche trovare opportunità di riportare vari personaggi di Lone Star.

Come sottolinea Murphy, oltre ai problemi finanziari generali che tendono a colpire gli show televisivi di lunga durata, un problema importante per la continuazione di 9-1-1: Lone Star è stato il fatto che si trattava di uno show diviso tra due società diverse. La 20th Television è ora una divisione dei Disney Television Studios, mentre lo show andava in onda sulla rete Fox, che non è stata acquistata dalla Disney con l’acquisizione dei 20th Century Studios. Le lungaggini burocratiche legate all’acquisizione hanno fatto sì che i diritti dello show comportassero un accordo di licenza più complicato e costoso di quello che avrebbe avuto uno show della Fox.

L’era televisiva moderna ha visto molti network stringere la cinghia e limitare le collaborazioni con altri network o studios per risparmiare. Un caso di studio importante è stato quello di The CW, che è stata acquisita da Nexstar dopo essere stata messa sul mercato dalla sua società madre, il che ha portato a una cancellazione di massa degli show CW nel 2022. La maggior parte di questi show erano proprietà concesse in licenza da altri, e solo le proprietà più popolari e redditizie hanno potuto continuare per un’altra stagione.

Sugar – stagione 2 si farà: Apple TV+ rinnova la serie con Colin Farrell

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La seconda stagione di Sugar (la nostra recensione) è stata confermata su Apple TV+, mesi dopo che il noir-thriller di Colin Farrell ha lasciato cadere un enorme colpo di scena. Arrivata ad aprile, la serie era incentrata su Farrell nei panni dell’investigatore privato John Sugar che cercava di risolvere una scomparsa legata alla ricca famiglia Siegel. Con un cast di supporto a Sugar che comprende anche Kirby Howell-Baptiste, Amy Ryan, Dennis Boutsikaris, Nate Corddry, Alex Hernandez, Anna Gunn, Sydney Chandler e James Cromwell, il thriller ha fatto parlare di sé per un colpo di scena che viene tenuto nascosto fino alla fine della prima puntata di otto episodi e ha fatto crescere l’attesa per il seguito.

Deadline conferma che la seconda stagione di Sugar è in arrivo su Apple TV+, con il rinnovo che avviene quasi cinque mesi dopo il finale. Sono stati confermati anche i primi dettagli sulla trama, che vedono il personaggio di Farrell tornare a Los Angeles per lavorare su un altro caso di persone scomparse e allo stesso tempo cercare di svelare il mistero della sorella scomparsa. I prossimi episodi saranno caratterizzati anche da un cambiamento dietro le quinte: lo scrittore di Breaking Bad e Preacher Sam Catlin assumerà il ruolo di showrunner e sostituirà il creatore della serie Mark Protosevich. In precedenza, Catlin aveva scritto l’ultimo episodio della prima stagione.

I produttori esecutivi Simon Kinberg e Audrey Chon, che producono insieme a Catlin, Farrell, Scott Greenberg e Chip Vucelich, hanno reagito al rinnovo in un comunicato:

“È stato incredibilmente emozionante vedere il pubblico di tutto il mondo abbracciare Sugar, e siamo entusiasti di tornare per una seconda stagione. Siamo molto grati ai nostri partner della Apple per il loro sostegno, al nostro showrunner Sam Catlin, al brillante Colin Farrell e, naturalmente, ai nostri spettatori. Non vediamo l’ora di riportare John Sugar sul caso”.

Anche Matt Cherniss, responsabile della programmazione di Apple TV, ha condiviso una dichiarazione e ha elogiato la performance di Farrell:

“Fin dalla prima puntata, il pubblico è stato attanagliato dai misteri e dai colpi di scena di Sugar, con un’incredibile interpretazione di Colin Farrell al centro. Colin, Simon Kinberg, Audrey Chon e l’intero team dietro a questa serie hanno mescolato brillantemente i generi per creare una serie avvincente e imperdibile che tiene gli spettatori con il fiato sospeso, e non vediamo l’ora di vedere dove si troverà il detective John Sugar nella seconda stagione”.

Cosa significa per la storia il rinnovo della seconda stagione di Sugar

La stagione di debutto dello show non è stata la più forte. Si può perfino sostenere che il tono di fusione di generi e sorprendentemente giocoso dello spinoff della HBO The Penguin, , sia un uso migliore di Farrell nel ruolo di protagonista, dato che John è una figura così in sordina. Man mano che Sugar impara a conoscere l’umanità, spesso attraverso i film, il suo personaggio ha la possibilità di crescere e cambiare. Ma l’Apple TV+ Original ha lo stile di un noir ben definito. Il punto debole, in definitiva, è la creazione di un mondo in cui valga la pena investire oltre all’attesa del colpo di scena.

Una seconda stagione di Sugar potrebbe essere un miglioramento che si basa sulle debolezze dei personaggi del thriller, soprattutto considerando che Catlin ha scritto alcuni dei migliori episodi di Breaking Bad incentrati sui personaggi, come “Fly”, che ha scritto insieme a Moira Walley-Beckett, e “4 Days Out”, entrambi incentrati sulla dinamica di Jesse e Walter.

Yellowstone: Kelly Reilly rivela che l’assenza di Kevin Costner è sempre stato il piano di Taylor Sheridan

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La star di Yellowstone Kelly Reilly rivela che è sempre stato nei piani del creatore Taylor Sheridan mettere in scena l’assenza del personaggio di Kevin Costner nella seconda parte della quinta stagione di Yellowstone. Dopo la prima messa in onda nel 2018, il neo-western di successo di Paramount Network è tornato nel 2022, continuando la storia del John Dutton di Costner e dei suoi tentativi di proteggere il suo ranch nel Montana. Dopo numerosi ritardi e notizie di drammi dietro le quinte, che alla fine hanno portato Costner ad annunciare che non avrebbe ripreso il suo ruolo, la quinta stagione di Yellowstone, parte 2, è ora destinata a concludere lo show.

In una recente intervista con EW, Kelly Reilly, che nello show interpreta Beth Dutton, rivela che Sheridan ha sempre voluto che il personaggio di Costner non fosse presente negli ultimi episodi di Yellowstone. Reilly non spiega esattamente quale fosse il piano specifico di Sheridan, ma si dice che il creatore abbia condiviso con lei la sua visione della fine della serie già nella prima stagione. Ecco il commento di Reilly qui sotto:

“L’assenza faceva parte del finale. Non è una cosa che abbiamo dovuto cambiare, era già scritta nell’arazzo della storia. Sarebbe sempre accaduto, solo che è successo in modo un po’ diverso”.

Cosa significa il piano di Sheridan per lo show (e per John)

Yellowstone 5 Kevin Costner

Il fatto che Sheridan abbia sempre previsto l’assenza di John negli episodi finali di Yellowstone è una buona notizia per la quinta stagione, parte 2. Sheridan dirige la serie di successo dalla prima stagione e lo show è diventato molto popolare. Se la conclusione senza John è ciò che Sheridan ha cercato di ottenere per tutto questo tempo, la serie potrebbe uscire di scena con una nota positiva.

Ciò che Reilly non dice, tuttavia, è quando e come John avrebbe dovuto lasciare la serie. È molto probabile che Sheridan abbia sempre avuto l’intenzione di uccidere John verso la fine della serie, ma probabilmente pensava anche di poter realizzare questo momento in modo diverso da come si svolgerà ora. Se John morirà, per esempio, dovrà avvenire fuori dallo schermo, senza che l’arco narrativo si concluda in modo adeguato.

Il nostro parere sulla fine di John a Yellowstone

Anche se i conflitti dietro le quinte potrebbero aver causato l’uscita di Costner dal cast di Yellowstone, il suo personaggio è stato fondamentale per la storia di tutte e cinque le stagioni finora. Anche se John avrebbe dovuto morire nel finale della serie, è un peccato che questo momento non abbia il peso emotivo che avrebbe avuto. La morte di John fuori dallo schermo, se è così che si conclude il suo arco narrativo, non sarà sicuramente soddisfacente per il pubblico.

Il fatto che il piano più ampio di Sheridan per la serie rimanga intatto, tuttavia, potrebbe significare che altri personaggi come Beth, Rip (Cole Hauser), Jamie (Wes Bentley) e Kayce (Luke Grimes) avranno un finale forte. Resta da vedere come Yellowstone concluderà la sua storia (e se avrà una sesta stagione), ma Sheridan ha evidentemente pianificato la conclusione della storia dei Dutton da tempo.

Heartstopper 3: recensione della serie con Kit Connor e Joe Locke

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Tornano i cuori palpitanti di Heartstopper per una terza stagione disponibile dal 3 ottobre su Netflix. La serie, ideata e scritta da Alice Oseman, autrice anche dei fumetti su cui è basata, racconta la storia d’amore tenera e dolcissima tra Nick e Charlie (Kit Connor e Joe Locke) e ogni stagione si concentra su un pezzetto di strada che i due compiono insieme per arrivare alla piena consapevolezza di se stessi e della loro storia d’amore.

Nella terza stagione, Heartstopper diventa grande, perché non ha più paura di confrontarsi con temi più adulti e oscuri e anche perché crescono i nostri protagonisti.

La trama di Heartstopper 3

Heartstopper 3 serie Netflix 2024
Kit Connor, Corrina Brown, Rhea Norwood, Yasmin Finney – Samuel Dore/Netflix
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© 2023 Netflix, Inc.

Charlie vorrebbe dire a Nick che lo ama. Ma anche Nick ha anche qualcosa di importante da dire a Charlie. Mentre le vacanze estive finiscono e i mesi scorrono veloci, gli amici iniziano a rendersi conto che l’anno scolastico porterà con sé sia ​​gioie che sfide. Mentre imparano di più l’uno sull’altro e sulle loro relazioni, pianificano eventi sociali e feste e iniziano a pensare alle scelte universitarie, tutti devono imparare a contare su coloro che amano quando la vita non va come previsto e devono iniziare a capire come sarà la vita dopo il liceo. Devono cominciare a pensare che il gruppo si dividerà una volta finita la scuola.

Heartstopper 3 matura senza modificare la sua essenza

La terza stagione della serie di Alice Oseman cresce con i suoi protagonisti e in maniera molto organica propone temi più maturi, che riesce comunque a trattare con la consueta delicatezza, la cifra stilistica e tonale che caratterizza lo show. Dal sesso alla transfobia, fino ai disturbi alimentari e alla (ancora una volta e sempre più nel dettaglio) rappresentazione dell’intero spettro della sessualità in tutte le sue possibilità, Heartstopper 3 si fa portavoce di una gioventù che è pronta ad accogliere le diversità, le particolarità, che fa squadra e offre sostegno in ogni circostanza. La forza di Charlie e Nick come coppia è il loro gruppo di amici, e lo stesso possono dire gli altri.

La piccola comunità di protagonisti si spalleggia, si confida, come era successo già agli adolescenti di Skam, ma lo fa in un mondo in cui ogni partecipante al confronto è aperto e accogliente, ha voglia di confrontarsi. Non c’è difficoltà che in Heartstopper non possa essere affrontata con il dialogo diretto fra le parti, sempre con toni pacati e amorevoli, sempre per il bene dell’altro.

Heartstopper 3 foto di gruppo
Il cast di Heartstopper 3 – Samuel Dore/Netflix
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© 2023 Netflix, Inc.

Un manuale di istruzioni per un mondo possibile?

È chiaro che questo modo di agire non è applicabile al mondo reale, forse per questo la serie ha così tanto successo e una presa così salda sul suo pubblico, è una comfort series, offre prospettive e dinamiche impossibili applicate a problemi e questioni molto serie che vengono affrontare sempre con calma e apertura. Probabilmente potrebbe addirittura essere involontariamente didattica e suggerire come affrontare alcune difficoltà che si presentano lungo il cammino di un adolescente.

Heartstopper mostra in modo virtuoso cosa significa avere una relazione pura e onesta, non solo di amore, ma di complicità, comprensione e sostegno. Che sia il sesso, vissuto comunque come un’esperienza totalizzante (anche se non esplicitamente come in Sex Education), che sia la scoperta di sé (l’asessualità fa capolino tra le varie sfaccettature delle identità che vengono rappresentate), o ancora i problemi di salute mentale (la serie si affaccia al mondo dei disturbi alimentari e della dismorfia), Heartstopper offre una prospettiva, positiva, costruttiva, edulcorata e romantica, sul modo di affrontare la questione. Le piccole animazioni che sottolineano gli stati d’animo dei protagonisti ripropongono l’estetica del fumetto e contribuiscono a caricare le immagini di una dimensione emotiva ulteriore.

Heartstopper 3 Yasmin Finney e Will Gao
Yasmin Finney e Will Gao sono Elle e Tao in Heartstopper 3 – Samuel Dore/Netflix
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© 2023 Netflix, Inc.

Le guest star di Heartstopper 3

Messo da parte lo splendido personaggio di Olivia Colman, interprete della mamma di Nick, che non ha potuto prendere parte alle riprese della terza stagione, Heartstopper ha cercato di rimediare con tre guest molto speciali. Il primo è Jonathan Bailey, nei panni di uno scrittore molto seguito da Charlie, il secondo è Eddie Marsan che con il volto tenero e gli occhi sorridenti interpreta il terapeuta di Charlie, e infine Hayley Atwell, nei panni della zia di Nick, che insegna al nipote che si può stare vicino a chi si ama anche quando non si possono risolvere i suoi problemi.

Questa stagione di Heartstopper traghetta i giovani protagonisti verso l’età adulta, e stando al ritmo della narrazione è probabile che un quarto ciclo, anche se non ancora confermato, possa chiudere l’arco delle storie per tutti i personaggi i quali, già adesso, sembrano prossimi a una conclusione felice e compiuta, anche se non facile, della loro adolescenza.

Heartstopper 3 Kit Connor e Joe Locke
Heartstopper 3 Kit Connor e Joe Locke sono Nick e Charlie – Samuel Dore/Netflix
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© 2023 Netflix, Inc.

Nobody Wants This 2 si farà? Tutto quello che sappiamo

Nobody Wants This 2 si farà? Tutto quello che sappiamo

La nuova serie di commedie romantiche di Netflix Nobody Wants This (la nostra recensione) si sta già rivelando un successo, ma ci sarà una seconda stagione? Creata per il piccolo schermo da Erin Foster (basandosi vagamente sulla sua esperienza personale), la serie segue l’agnostica podcaster Joanne (Kristen Bell) che si innamora di un rabbino non ortodosso, Noah (Adam Brody), e la loro relazione anticonvenzionale fa arrabbiare non poche persone lungo il percorso. Esplorando alcuni argomenti tabù che spesso vengono lasciati fuori dalla maggior parte delle commedie romantiche (in particolare le differenze religiose), la serie stravolge il genere con molto umorismo e cuore.

Con una premessa così divertente e aperta, Nobody Wants This aveva un potenziale immediato per la seconda stagione, e sono già iniziate le speculazioni su dove Joanne e Noah saranno diretti. Inoltre, la serie si è dimostrata un grande successo di critica e il finale di Nobody Wants This – stagione 1 è stato tutt’altro che conclusivo. Questo pone le basi per una narrazione continua che potrebbe proseguire non solo in un’altra stagione, ma in un arco di più stagioni se Netflix decidesse di rinnovare. Tuttavia, allo stato attuale, la seconda stagione di Nobody Wants This non ha ancora ricevuto il via libera.

Le ultime notizie su Nobody Wants This 2

Mentre dietro le quinte di Netflix si sta valutando la possibilità di un secondo episodio, l’ultima notizia vede la creatrice della serie Erin Foster parlare della seconda stagione di Nobody Wants This. La Foster ha basato lo show sulla sua esperienza personale e questo rende lo sviluppo del progetto ancora più personale, visto che potrebbe andare avanti con altri episodi. La Foster ha fatto intendere che ci sarà un cambio di ritmo se la serie verrà rinnovata, rivelando che si sta già lavorando per sviluppare altri episodi se Netflix vorrà rinnovare Nobody Wants This. Tuttavia, la commedia romantica è ancora nel limbo fino a quando lo streamer non prenderà una decisione.
Leggete qui la dichiarazione completa della Foster:

Stiamo ricevendo una risposta molto positiva. E quindi credo che si sia iniziato a parlare di una potenziale seconda stagione. La storia della Stagione 1 si svolge molto lentamente. Quindi penso che se ci sarà una seconda stagione vorrei riprendere il discorso da dove l’abbiamo lasciato e continuare a farlo con calma, perché non voglio che ci spingiamo troppo avanti. Voglio dire, voglio che il mio show vada in onda il più a lungo possibile!

La seconda stagione di Nobody Wants This non è confermata

Nonostante la prima stagione di Nobody Wants This stia ottenendo ottimi voti dalla critica nei primi giorni dopo il suo debutto, non si è ancora parlato di una seconda stagione. Netflix raramente prende decisioni affrettate quando si tratta di rinnovare i propri show, e anche un successo sicuro come Nobody Wants This non è una garanzia. Tuttavia, il fatto che la creatrice Erin Foster sia entusiasta della seconda stagione e che la commedia romantica sia stata ben accolta, fa sì che la seconda stagione sembri meno improbabile.

In ultima analisi, la decisione si baserà sui numeri degli spettatori, che saranno chiari solo dopo che lo show sarà rimasto sulla piattaforma per un po’ di tempo. Sebbene la popolarità immediata sia positiva, gli spettacoli in streaming di solito acquistano slancio man mano che procedono e possono costruire un pubblico enorme nelle settimane o addirittura nei mesi successivi al lancio. D’altra parte, Nobody Wants This è il tipo di show che potrebbe rompere gli schemi e ottenere un rapido rinnovo.

Nobody Wants This
NETFLIX – © 2024 Netflix, Inc.

Dettagli sul cast di Nobody Wants This 2

Il cast di Nobody Wants This è stato forse il suo punto di forza, e la chimica tra le star Kristen Bell e Adam Brody ha tutte le caratteristiche di una classica coppia di potere da commedia romantica. Per questo motivo, Kristen Bell dovrà tornare a interpretare la volitiva agnostica Joanne, mentre Adam Brody dovrebbe tornare a vestire i panni del rabbino eterodosso Noah. Oltre al duo principale, l’ensemble di Nobody Wants This è altrettanto importante, compresa la sorella di Joanne, Morgan (Justine Lupe), e Jackie Tohn nel ruolo di Esther, la sorella protettiva di Noah.

Dettagli sulla trama di Nobody Wants This 2

La conclusione della prima stagione ha lasciato la coppia su un terreno a dir poco incerto e ci sono ancora molte domande in sospeso che dovranno essere affrontate nella seconda stagione di Nobody Wants This . In primo luogo, la decisione di Joanne di non convertirsi all’ebraismo sarà sempre un punto dolente fino a quando non saranno cambiati molti cuori, anche se alla fine potrebbe fare il cambio per le giuste ragioni. Tuttavia, ci sono forze all’opera per allontanare la coppia e le bugie di entrambe le famiglie sono destinate a venire a galla. Il modo in cui la coppia supererà queste tempeste sarà la vera carne al fuoco della seconda stagione di Nobody Wants This .

Nobody Wants This: la romantica storia vera che ha ispirato la serie con Kristen Bell e Adam Brody

La nuova commedia romantica di Netflix, Nobody Wants This (la nostra recensione), è stata ispirata da una storia d’amore reale. Con il cast di Nobody Wants This guidato da Kristen Bell e Adam Brody, lo show racconta la relazione romantica interculturale tra i due personaggi. Dato che alcuni aspetti di Nobody Wants This sembrano troppo belli per essere veri, il pubblico potrebbe chiedersi se la relazione tra Noah e Joanne abbia una base nella vita reale.

Nobody Wants This ha debuttato con ottime recensioni, con un impressionante punteggio su Rotten Tomatoes del 93%. Lo show include elementi e temi come l’essere in una relazione romantica con qualcuno che ha una visione diversa della vita con cui il pubblico può relazionarsi. Nobody Wants This esplora le difficoltà delle relazioni sentimentali senza essere troppo predicatorio.

Nobody Wants This è stata ispirata dalla storia d’amore reale di Erin Foster

Nobody Wants This è stato ispirato dalla storia d’amore reale della creatrice dello show, Erin Foster, e di suo marito, Simon Tikhman. La Foster, che ha avuto l’idea di Nobody Wants This mentre si stava convertendo all’ebraismo, voleva che lo show fosse una lettera d’amore al suo matrimonio. Noah di Nobody Wants This è in realtà basato sul marito della Foster. Parlando al suo podcast The World’s First Podcast, la Foster ha detto che voleva che il protagonista maschile della serie fosse “emotivamente disponibile, cavalleresco, all’antica… ma anche molto divertente e sicuro di sé”. L’educazione di Noah nella serie rispecchia anche la vita di Tikhman, che è figlio di immigrati ebrei-russi (via People).

Sebbene ci siano diversi aspetti della vita della Foster che si sono riversati nella serie, ci sono alcune differenze tra la relazione tra Noah e Joanne e quella tra Foster e Tikhman. Innanzitutto, Foster e Tikhman non hanno subito le pressioni della famiglia e degli amici come invece è accaduto a Noah e Joanne nella serie. Inoltre, nella vita reale Tikhman è un dirigente musicale, non un rabbino. Prima di sposare Tikhman, Foster si è convertita all’ebraismo, cosa che Joanne ha dovuto affrontare alla fine di Nobody Wants This (via Huffington Post).

Ciò che Nobody Wants This ha copiato dalla relazione tra Foster e Tikhman

Ci sono alcune cose che Nobody Wants This ha preso direttamente dalla vita reale della Foster. Nel sesto episodio della serie in 10 parti, intitolato “The Ick”, Noah incontra finalmente i genitori di Joanne. Deciso a far colpo su di loro, si presenta in tenuta da ginnastica con un mazzo di girasoli giganti. Il tentativo di Noah di impressionare i genitori di Joanne le provoca “lo schifo”, un termine coniato da lei e dalla sorella per indicare quando qualcosa che fa un partner romantico le fa perdere interesse.

Qualcosa di simile è successo a Foster e Tikhman quando lui ha incontrato i genitori di lei. Lui si presentò stringendo dei girasoli giganti, cosa che fece ripensare la Foster alla loro relazione. In un’intervista al New York Magazine, la Foster ha ricordato l’evento dicendo: “I fiori erano così lunghi e continuavano a cadere. Seduta lì, ho pensato: “Beh, se qualcuno si preoccupa così tanto, allora sembra una debolezza”” (via Vulture). Visto che la serie si è conclusa con il destino di Noah e Joanne in bilico, sarà interessante vedere cos’altro Nobody Wants This utilizzerà nella seconda stagione dalla storia d’amore reale della Foster.

Dynamic Duo: rivelati nuovi dettagli sulla trama del film d’animazione

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Nella giornata di ier è arrivata la notizia che i DC Studios stanno collaborando con gli Swaybox Studios per Dynamic Duo, un film d’animazione che ruota attorno a due Robin: Dick Grayson e Jason Todd. Dato lo stile d’animazione unico previsto per il progetto, sembra che possa essere speciale quanto Spider-Man: Into the Spider-Verse. Allo stesso tempo, molti fan preferirebbero vedere Dick e Jason in un progetto live-action.

Una rivelazione che è saltata all’occhio nel rapporto iniziale è stata la menzione che gli adolescenti sono “ladri orfani e migliori amici che condividono il sogno di una vita migliore”. Variety ha poi rivelato che Dyamic Duo racconterà come l’amicizia tra Grayson e Todd da giovani venga messa alla prova dalle loro idee divergenti su quello che dovrebbe essere il loro futuro. (Le notizie secondo cui i personaggi inizieranno come coppia di ladri nel film erano false).

Sebbene questo sia un sollievo, è comunque strano pensare che i due Robin facciano squadra. Nei fumetti, Dick è stato il primo a ricoprire questo ruolo prima di lasciare Batman per diventare Nightwing. È stato accolto come pupillo di Bruce Wayne dopo che i suoi genitori, gli acrobati Flying Grayson, sono stati uccisi da alcuni gangster.

Per quanto riguarda Jason, Batman lo trovò mentre tentava di rubare una delle ruote della Batmobile e prese il ragazzo sotto la sua ala protettiva. Jason però non fu mai il figlio obbediente che era Dick e finì per essere ucciso dal Joker. Tuttavia, in seguito risorgerà come violento vigilante Cappuccio Rosso.

Se Dynamic Duo è ambientato nel passato del DCU, solleva molte domande interessanti. Ricordiamo che The Brave and the Bold ruoterà attorno a Batman e al suo ultimo Robin, Damian Wayne, per cui sarà interessante capire come questi due progetti potrebbero legarsi tra loro. Ma c’è anche la possibilità che Dynamic Duo potrebbe rivelarsi essere un racconto Elseworlds.

Dynamic Duo sarà un film d’animazione realizzato da Swaybox

Swaybox utilizza una tecnologia chiamata “Momo Animation”, descritta come un incrocio tra animazione CGI, elementi pratici di stop-motion e performance live-action in tempo reale. Il risultato è una narrazione che si dice sia visivamente mozzafiato, dinamicamente espressiva e più umana. James Gunn e Peter Safran saranno produttori per DC Studios, mentre Matt Reeves è a bordo con il suo studio 6th & Idaho. Andersson e Michael Uslan di Swaybox sono anche impegnati in ruoli di produzione.

Il co-responsabile dei DC Studios James Gunn ha confermato la notizia su Instagram, esprimendo il suo entusiasmo per il progetto, “Sono al settimo cielo nell’annunciare il nuovo film DC Studios/Warner Bros Pictures Animation che ha dato il via libera per i cinema, DYNAMIC DUO, la storia di Robin… o dovrei dire dei Robin, come Dick Grayson e Jason Todd. Il primo lungometraggio della visionaria Swaybox, un mix di animazione, burattini e CGI, una sceneggiatura del meraviglioso e talentuoso Matt Aldrich, prodotto con i nostri partner di Matt Reeves’ 6th e Idaho. È qualcosa di speciale”.

Dynamic Duo è l’ultimo di una lunga serie di progetti DC in arrivo nel 2024 e oltre, che si uniranno a Superman, Supergirl: Woman of Tomorrow, The Authority, The Brave and the Bold, Swamp Thing, Teen Titans, il film senza titolo Bane e Deathstroke, Creature Commandos, Peacemaker S2, Lanterns, Waller, Paradise Lost, Booster Gold e una serie senza titolo su Blue Beetle.

Il miracolo di Sharon: la storia vera dietro al film con Hilary Swank

Hilary Swank ha dichiarato di essersi personalmente ispirata a Sharon Stevens Evans, la donna realmente esistita che interpreta nel suo nuovo film in programmazione su Netfix Il miracolo di Sharon (Ordinary Angels).

È più grande della vita. È come una forza della natura, Sharon, ed è imperfetta, come tutti noi”, ha detto la Swank durante una visita a TODAY il 19 febbraio. “Sta attraversando la sua vita e perde la sua fede e poi ha l’opportunità di trovare il suo scopo più vero aiutando questa famiglia e questa giovane ragazza”, ha continuato la Swank. “E poi ha la possibilità di ritrovare la sua fede”.

Il miracolo di Sharon  racconta la storia di una parrucchiera determinata che raduna la sua comunità a Louisville, nel Kentucky, per salvare la vita di Michelle Schmitt, una bambina che ha bisogno di un urgente trapianto di fegato.

L’attore di “ReacherAlan Ritchman è il co-protagonista nel ruolo del padre di Michelle, Ed Schmitt. In Il miracolo di Sharon compaiono anche Nancy Travis (“The Kominsky Method”), Tamala Jones (“Castle”), Skywalker Hughes (“Joe Pickett”) e Amy Acker (“The Gifted”).

Il miracolo di Sharon è basato su una storia vera?

Sì, Il miracolo di Sharon è basato sulla storia vera di una parrucchiera del Kentucky che ha aiutato una bambina gravemente malata a ricevere un trapianto di fegato salvavita.

Gli eventi reali che hanno ispirato il film si sono svolti all’inizio degli anni ’90 a Louisville, nel Kentucky, e hanno coinvolto Ed Schmitt, un vedovo che cresceva due bambine, Michelle e Ashley, secondo il Louisville Courier Journal.

Entrambe le bambine erano affette da una malattia epatica congenita e avevano bisogno di un trapianto di fegato per sopravvivere. Ashley ricevette il trapianto nel 1991. Tuttavia, tre anni dopo, Michelle, che all’epoca aveva 3 anni, era ancora in attesa di un fegato disponibile. Nel frattempo, la famiglia stava affogando nei debiti sanitari.

Quando Sharon Stevens Evans, una parrucchiera locale, lesse sul giornale della situazione degli Schmitt, lanciò una raccolta di fondi per aiutare la famiglia. Secondo il Courier Journal, raccolse persino i fondi per far volare Michelle in aereo privato da Louisville a un ospedale pediatrico di Omaha, in Nebraska, dove avrebbe ricevuto il suo nuovo fegato non appena fosse stato disponibile un organo da donare.

Alan Ritchson in Il miracolo di Sharon (2024)
Foto di Lionsgate – © Lionsgate

Poi, una mattina del gennaio 1994, la famiglia ricevette la notizia che un fegato da donatore era pronto per Michelle, nel momento più difficile che si potesse immaginare. Louisville era appena stata colpita da una storica tempesta di neve, con strade chiuse e il percorso per l’aeroporto bloccato.

Il trapianto di Michelle non poteva aspettare che la neve si sciogliesse; se non avesse raggiunto Omaha entro quella sera, il fegato donato non sarebbe stato più utilizzabile. I membri della famiglia e della comunità, tra cui Sharon Stevens Evans e la nonna di Michelle, Barbara Schmitt, si sono adoperati per organizzare un elicottero che portasse Michelle all’aeroporto.

Ovviamente, con 17 pollici di neve, la città era chiusa, così mia nonna ha chiamato Sharon per capire cosa avremmo dovuto fare”, ha ricordato la sorella maggiore di Michelle, Ashley, al Courier Journal.

Sharon ha iniziato a chiamare le stazioni radio per radunare la comunità perché il parcheggio della Southeast Christian Church doveva essere sgomberato per permettere a un elicottero di atterrare e prelevare mio padre e Michelle per portarli all’aeroporto e su un aereo privato per portarli a Omaha”, ha continuato Ashley.

I membri della comunità hanno sentito l’appello e sono arrivati al parcheggio della chiesa con le pale. Si affrettarono a liberare uno spazio di atterraggio per l’elicottero, come si vede in una foto dell’articolo del Courier Journal del 1994 sulla storia degli Schmitt. Michelle fu poi trasportata con successo a Omaha e ricevette il trapianto.

Cosa è successo a Michelle Schmitt?

Michelle Schmitt Cobble morì all’età di 30 anni nel 2021 a causa di un aneurisma allo stomaco, come riferì all’epoca l’emittente locale WAVE 3 News.

Ashley Schmitt ha raccontato che Michelle si era laureata alla Spalding University di Louisville e lavorava nel settore medico a contatto con i bambini.

“Ha persino lavorato con alcuni dei nostri pediatri che abbiamo avuto nel corso degli anni, il che ha chiuso il cerchio. Le piaceva molto aiutare gli altri e dare qualcosa alla comunità”, ha dichiarato Ashley Schmitt a WAVE 3.

A Cobble sono sopravvissuti il marito e il padre, oltre alla sorella maggiore.

“Il fatto che siamo arrivati a 30 anni, che siamo riusciti a prendere la patente, ad andare al ballo di fine anno, a fare le cose che la gente dà per scontate perché sa che le farà… con noi non abbiamo mai sognato di arrivare a 16 anni”, ha detto Ashley Schmitt.

Il personaggio di Hilary Swank in Il miracolo di Sharon è una persona reale?

Sì, il personaggio di Hilary Swank in Il miracolo di Sharon è basato su Sharon Stevens, che ora si fa chiamare Sharon Stevens Evans, una parrucchiera di Louisville, Kentucky.

Dopo essere venuta a conoscenza delle difficoltà della famiglia Schmitt, la Evans organizzò una raccolta fondi per aiutare la famiglia a pagare le spese mediche e finì per guidare gli sforzi per trasportare Michelle all’ospedale durante la tempesta di neve di Louisville nel 1994. Nel 2023 Evans ha scritto un libro di memorie sulle sue esperienze, intitolato anch’esso “Ordinary Angels”.

Andrew Garfield tornerà a vestire i panni di Spider-Man per “almeno altri due progetti” [RUMOR]

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Andrew Garfield e Tobey Maguire hanno entrambi ripreso i rispettivi ruoli dell’Uomo Ragno sul grande schermo in Spider-Man: No Way Home, unendosi all’attuale Spider-Man del MCU Tom Holland per un’avventura multiversale che alla fine ha incassato quasi 2 miliardi di dollari al botteghino mondiale (superando quel traguardo se si conta la riedizione).

Sebbene la risposta al ritorno di entrambi gli attori sia stata per lo più molto positiva, i fan sembravano particolarmente felici di rivedere Garfield negli iconici panni blu e rossi, dopo che la sua permanenza nel ruolo dell’eroe era stata interrotta in seguito alla scarsa performance di The Amazing Spider-Man 2.

Un nuovo rumor, tuttavia, riporta voci secondo cui la Sony Pictures e i Marvel Studios abbiano trovato qualcosa che ha stuzzicato l’interesse dell’attore, dato che lo scooper MTTSH sostiene che Garfield è ora bloccato per apparire come Spidey in “almeno altri due progetti”. Si presume che uno di questi progetti sia Avengers: Secret Wars, ma non saremmo affatto sorpresi se l’altro fosse una storia standalone incentrata sul suo Peter Parker o un altro team-up con i suoi compagni wall-crawler.

Andrew Garfield è disposto a tornare a essere Spider-Man?

Parlando con Esquire, Garfield ha ammesso di essere stato “lasciato in sospeso” quando The Amazing Spider-Man 3 è stato accantonato e ha detto che il suo debutto nell’MCU “è stato davvero curativo per me”.

Quanto alla sua disponibilità a riprendere il ruolo, ha rivelato: “Di sicuro, tornerei al 100% se fosse la cosa giusta, se si integrasse alla cultura, se ci fosse un grande concetto o qualcosa che non è mai stato fatto prima, che fosse unico, strano ed eccitante e in cui puoi affondare i denti”. Garfield ha aggiunto: “Amo quel personaggio e porta gioia. Se parte di ciò che porto è gioia, allora sono gioioso anche io”.

SPIDER-NOIR: foto del set rivelano il primo sguardo a Nicolas Cage nei panni di Ben Reilly?

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Le riprese dell’annunciata serie Spider-Noir di Prime Video, che introdurrà una rivisitazione in live action dello Spider-Man Noir di Nicolas Cage dai film d’animazione Into The Spider-Verse sono iniziate.

Just Jared ha condiviso le prime foto dal set, che rivelano che Nicolas Cage sta girando una scena nei panni del combattente del crimine, ormai finito, (purtroppo non in costume). Non abbiamo molto contesto per la sequenza che si sta girando, ma il sito nota che il personaggio di Cage sembra essere stato “sbalzato da qualcosa nella scena”.

Il titolo ufficiale della serie dice che “racconta la storia di un investigatore privato invecchiato e sfortunato (Cage) nella New York degli anni Trenta, costretto a confrontarsi con la sua vita passata come unico e solo supereroe della città”.

Anche se non è ancora stato confermato ufficialmente, si pensa che Cage interpreterà una nuova versione del clone genetico di Peter Parker, Ben Reilly, alias il Ragno Scarlatto.

Secondo una sinossi non ufficiale più dettagliata: “Seguiamo Ben Reilly, un investigatore privato, mentre inciampa in una tana di coniglio di corruzione nella New York del 1933, e allo stesso tempo scopriamo il suo passato di supereroe. Reilly indaga sulla morte di Edward Addison, che lo porta a scoprire che il sindaco sta tramando qualcosa di nefasto che coinvolge il boss del crimine Silvermane e la femme fatale Yuri Watanabe”.

Nicolas Cage si unisce a Lamorne Morris, Brendan Gleeson, Abraham Popoola, Li Jun Li, Karen Rodriguez e Jack Huston. Jun Li interpreterà Wraith e presumiamo che Brendan Gleeson interpreterà Silvermane, ma è prevista anche la presenza di altri cattivi, tra cui Sandman.

Chi produrrà la serie tv Spider-Noir?

Oren Uziel sarà lo sceneggiatore e il produttore esecutivo di Spider-Noir, mentre i produttori di Into the Spider-Verse Phil Lord e Christopher Miller e l’ex capo della Sony Amy Pascal saranno a bordo come produttori esecutivi.

Uziel è noto per aver scritto l’actioner romantico The Lost City, oltre a film come 22 Jump Street, Mortal Kombat e The Cloverfield Paradox. Ha anche scritto John Wick: Chapter 4 e l’adattamento del videogioco Borderlands.

Cage non ha ripreso il ruolo di Noir per il recente sequel animato di Across the Spider-Verse, ma dovrebbe tornare per il film finale della trilogia animata, Beyond the Spider-Verse.

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Joan: il nuovo crime story con protagonista Sophie Turner

Joan: il nuovo crime story con protagonista Sophie Turner

Joan è una serie tv britannica drammatica in sei puntate creata da Anna Symon per ITV. Sophie Turner interpreta il personaggio reale di Joan Hannington, una figura conosciuta come “la madrina” da alcuni aspetti della malavita britannica. Paul Frift è il produttore e la serie è diretta da Richard Laxton.

La serie presenta il viaggio di Hannington da casalinga e madre, a piccolo delinquente, a ladro di diamanti e mente criminale nella Londra degli anni ’80.

La serie, composta da sei episodi, è stata annunciata nel novembre 2022 e Sophie Turner ha ottenuto il ruolo di Joan Hannington. È stata creata da Anna Symon, adattando il libro di memorie della Hannington del 2004 I Am What I Am: The True Story of Britain’s Most Notorious Jewel Thief (Sono quello che sono: la vera storia della più famosa ladra di gioielli della Gran Bretagna); le due si sono incontrate mentre la Symon stava scrivendo la serie.Il progetto proviene dalla Snowed-In Productions ed è co-prodotto in associazione con All3Media International – che si è occupata della distribuzione dello show al di fuori del Regno Unito – e la CW – che lo trasmetterà negli Stati Uniti.

Quando esce Joan? 

Joan ha debuttato su ITB in UK il 29 settembre. In Italia al momento la serie non ha una programmazione. Negli USA invece la serie dovrebbe debuttare su The CW.

La trama di Joan

Joan inizia con la protagonista poco più che ventenne, dedita a crescere la figlia Kelly (Mia Millichamp-Long) di sei anni in una casa molto più amorevole e accogliente di quella in cui è cresciuta. Tuttavia, i continui furti d’auto e gli intrighi del marito Gary (interpretato da Nick Blood) rappresentano una minaccia sia per la sua vita che per quella di Kelly. Per garantire la sicurezza della figlia, Joan la porta ai servizi sociali in modo che Kelly possa essere affidata a un’altra famiglia mentre lei cerca un lavoro e un posto dove vivere. Con il cuore spezzato dalla separazione dalla figlia e senza piani concreti per il futuro, Joan finisce per andare a vivere dalla sorella (Kristy J. Curtis) a Londra e lavorare nel suo salone di parrucchiera.

Il trailer di Joan

Sophie Turner umanizza una ladra di gioielli nella vita reale in Joan

Dato che la reputazione della vera Joan Hannington era sulla bocca di tutti, tanto da essere soprannominata “la madrina”, la missione di questa serie sembra essere quella di mostrare un lato alternativo della donna che ha fatto notizia. Com’era quando non era nel bel mezzo di un piano? Il dramma televisivo è in grado di rispondere a questa domanda grazie alla convincente interpretazione della Turner. L’attrice, che ha avuto ruoli minori in progetti come la serie X-Men e Do Revenge di Netflix, in questa serie esplora con successo molteplici sfaccettature del suo personaggio. Turner cattura la vulnerabilità di Joan quando si tratta di dimostrare ai servizi sociali, il suo istinto materno quando le viene concesso di visitare la figlia e la sua astuzia quando si tratta di mettere a segno rapine ad alto rischio.

Il cast della serie tv

Nella serie Sophie Turner interpreta la protagonista Joan Hannington, Frank Dillane interpreta Boisie Hannington, Mia Millichamp-Long interpreta Kelly Kirsty, J. Curtis interpreta Nancy Gershwyn, Eustache Jr. interpreta Albie, Tomi May interpreta King, Laura Aikman interpreta Val e Alex Blake interpreta Bernard.

Chicago PD 12×03: trailer e anticipazioni dal terzo episodio

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Chicago PD 12×03: trailer e anticipazioni dal terzo episodio

Il network americano NBC ha diffuso il trailer e le anticipazioni di Chicago PD 12×03, il terzo inedito episodio della dodicesima stagione di Chicago P.D..

In Chicago PD 12×03 che si intitolerà “Off Switch”Atwater lotta per trovare un equilibrio quando collabora con uno psicologo forense in un caso di rapina a mano armata.

Cosa c’è da sapere su Chicago P.D. 13

Creata da Dick Wolf e Matt Olmstead, Chicago P.D. segue gli agenti dell’unità di intelligence del dipartimento di polizia mentre usano le loro abilità uniche per risolvere alcuni dei casi più difficili che la città ha da offrire settimana dopo settimana. Nel corso degli oltre dieci anni di messa in onda, la serie si è espansa non solo per affrontare le storie dei casi della settimana, ma anche per intrecciare interessanti narrazioni sulla vita dei personaggi.

Gli scioperi di Hollywood del 2023 hanno messo in crisi la programmazione autunnale della NBC e hanno fatto sì che l’intera serie One Chicago venisse trasmessa a metà stagione all’inizio del 2024. Ciò non ha diminuito la popolarità della serie, e la breve stagione 11 di Chicago P.D. ha fatto guadagnare alla serie un rinnovo per la dodicesima stagione. Nonostante la promessa di un ritorno alla normalità nel palinsesto, diversi cambiamenti importanti nel cast hanno influito sulla traiettoria della dodicesima stagione, compresa la partenza del personaggio preferito dai fan, Hailey Upton (interpretato da Tracy Spiridakos).

Chicago Fire 13×03: trailer e le anticipazioni del terzo inedito episodio

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Il network americano NBC ha diffuso il trailer e le anticipazioni di Chicago Fire 13×03, il terzo episodio della tredicesima stagione di Chicago Fire.

In Chicago Fire 13×03 che si intitolerà “All Kinds Of Crazy” Severide e Van Meter indagano su un incendio in un ristorante a conduzione familiare. Pascal mette in discussione la leadership di Kidd.

L’ossessione della 13ª stagione di Chicago Fire

Nel quadro generale, l’arrivo di un nuovo capo manterrà vivo il ricordo di Boden. Il capo Dom Pascal non assomiglia affatto a Boden e i suoi metodi sono diversi. Alcuni personaggi, come Stella, hanno nostalgia dei tempi di Boden, cosa che si sentirà per tutta la stagione. Per Severide, invece, è l’improvvisa comparsa di un altro figlio di Benny Severide a ricordargli l’uomo che aveva faticosamente superato. “Severide… [ha] lavorato duramente per mettere il padre nello specchietto retrovisore e diventare un pompiere a sé stante. Quindi, l’improvvisa comparsa del figlio di Benny, il suo fratellastro, nella sua vita, lo costringe a riesaminare tutte quelle cose. Quindi, per Severide, si tratta di un’occasione importante…”, ha dichiarato Newman a Entertainment Weekly a proposito di questo arco narrativo.

L’apparizione di Damon fa riemergere anche i fantasmi del passato di Cruz. Guardare Severide e Damon interagire gli ricorda il suo rapporto con il fratello Leon. Ha affrontato molte cose con Leon e sa come qualcuno possa perdersi nei confronti di un fratello. Questo lo rende preoccupato per la direzione che sta prendendo questa storia. “Sa che avvicinarsi, avere un fratello, è un’esperienza completamente nuova e che potrebbe comportare dei rischi per Severide, in termini di peso emotivo e di ciò che Cruz è disposto a fare per suo fratello”, ha detto Newman a TV Line a proposito di questo episodio.

L’ossessione continuerà con Carver, che è invischiato in una moltitudine di segreti del suo passato. Suo fratello è apparso nell’undicesima stagione di Chicago Fire, rendendo più complicate le dinamiche familiari del personaggio. Questo passato oscuro fa capolino anche in questa stagione. Strettamente legata a Carver è Violet, che ha cercato di portare avanti una relazione con Carver. Ha dovuto superare la perdita di Evan, ma se non ci fosse ancora riuscita? “Violet è perseguitata da Hawkins e da quello che è successo con Hawkins e quella relazione”, ha detto Newman a proposito dell’arco narrativo di Violet nella stessa intervista con Entertainment Weekly.

Chicago Med 10×03: trailer del terzo episodio

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Chicago Med 10×03: trailer del terzo episodio

Il network americano NBC ha diffuso il trailer di Chicago Med 10×03, il terzo episodio della decima stagione di Chicago Med.

In Chicago Med 10×03 che si intitolerà “Trust Fall” Hannah cura una donna la cui patologia non diagnosticata minaccia la vita sua e del nascituro. Goodwin riceve un messaggio agghiacciante mentre lotta contro i vertici dell’ospedale.

L’ED vedrà nuovi volti nella stagione 10 di Chicago Med

Chicago Med non è l’unico show di Chicago che presenterà nuovi personaggi. La showrunner di Chicago P.D., Gwen Sigan, ha annunciato che Intelligence avrà dei nuovi membri della squadra. Altrove, la caserma 51 di Chicago Fire ha trovato un nuovo capo dopo l’uscita di Boden. Il presidente della programmazione e della strategia della NBCUniversal, Jeff Bader, ha dichiarato che queste nuove aggiunte “ovviamente mantengono gli show freschi”.

I mercoledì di One Chicago riprenderanno il 25 settembre quando Chicago Med, Chicago Fire e Chicago P.D. riprenderanno per le stagioni 10, 13 e 12 rispettivamente alle 20.00, alle 21.00 e alle 22.00.

Agatha All Along: la congrega evoca la strega verde nella nuova clip dell’episodio 4

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Disney+ ha pubblicato una nuova clip dal quarto episodio di Agatha All Along di stasera (o domani, a seconda del fuso orario), che mostra la congrega improvvisata di Harkness che lancia un incantesimo per evocare una nuova Strega Verde dopo la morte della povera Sharon Hart alla fine dell’episodio della scorsa settimana.

Anche se non la vediamo apparire, se avete guardato i trailer e seguito i precedenti promo, saprete quasi certamente che la “Rio Vidal” di Aubrey Plaza è la Strega Verde che si presenta per completare la congrega.

La signorina Vidal ha debuttato nella première della serie in una veste diversa, ma si asterrà dal tentare di uccidere Agatha dopo aver stretto un accordo con la cattiva di WandaVision per aspettare che lei riacquisti i suoi poteri prima di ricominciare la loro battaglia. Guardate la clip al link sottostante, insieme a un nuovo spot televisivo, e fateci sapere cosa ne pensate.

 

Quello che sappiamo su Agatha All Along

Agatha All Along (2024)
Foto di Courtesy of Disney – © Disney

Agatha All Along vedrà il ritorno di molti volti noti di WandaVision, tra cui Emma Caulfield Ford (Sarah Proctor), Debra Jo Rupp (Sharon Davis), David Payton (John Collins), David Lengel (Harold Proctor), Asif Ali (Abilash Tandon), Amos Glick (Dennis), Brian Brightman (Sceriffo Miller) e Kate Forbes (Evanora Harkness). Kathryn Hahn guiderà l’ensemble, mentre altre aggiunte degne di nota sono Aubrey Plaza, Joe Locke, Patti LuPone, Sasheer Zamata, Ali Ahn, Miles Gutierrez-Riley, Okwui Okpokwasili e Maria Dizzia.

Pochi dettagli ufficiali sono stati rivelati sulla trama di Agatha, anche se ci si aspetta che essa ruoti in gran parte attorno ad Agatha che rintraccia Billy Maximoff (o viceversa) che, come la sua controparte nei fumetti, si è “reincarnato” in Billy Kaplan. Diversi scoop hanno affermato che la storia vedrà anche i discendenti della congrega di Evanora Harkness – ora noti come i Sette di Salem – tornare per vendicarsi della donna che ha ucciso le loro madri. Agatha All Along debutta su Disney+ il 18 settembre.

Rivals: il trailer ufficiale dell’adattamento in otto episodi di Disney+

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In vista del debutto del 18 ottobre, Disney+ ha diffuso il trailer ufficiale dell’adattamento dell’iconico Rivals di Dame Jilly Cooper. La serie in otto episodi, ambientata tra i drammi, gli eccessi e gli scioccanti comportamenti dell’élite sociale assetata di potere nell’Inghilterra degli anni ’80, si tuffa a capofitto nello spietato mondo della televisione indipendente del 1986.

Rivals è interpretato da Alex Hassell (Macbeth, The Boys) nel ruolo di Rupert Campbell-Black, David Tennant (Doctor Who, The Thursday Murder Club) nei panni di Lord Tony Baddingham, Aidan Turner (Poldark, The Suspect) in quelli di Declan O’Hara e Bella Maclean nel ruolo di Taggie O’Hara, insieme a Danny Dyer (EastEnders, The Football Factory), Katherine Parkinson (Humans, Here We Go), Nafessa Williams (Black Lightning, Whitney – Una voce diventata leggenda), Emily Atack (The Emily Atack Show, The Inbetweeners) e Victoria Smurfit (Bloodlands, C’era una volta).

Tra i protagonisti della serie ci sono anche Catriona Chandler (Pistol, Enola Holmes 2), Oliver Chris (The Crown, Trying), Rufus Jones (W1A, Home), Lisa McGrillis (Maternal, Mum), Luke Pasqualino (Skins, Shantaram), Claire Rushbrook (Sherwood, Ali & Ava) e Gary Lamont (Boiling, Outlander).

Tutti gli episodi di Rivals debutteranno il 18 ottobre in esclusiva su Disney+.

Cortesia di DISNEY ITALIA

I produttori esecutivi di Rivals sono Dominic Treadwell-Collins (A Very English ScandalHoldingEastEnders), Alexander Lamb (Ackley BridgeThe BayWe Hunt Together), Felicity Blunt, la drammaturga vincitrice del premio Laurence Olivier Laura Wade (The Riot Club [Posh]), l’autrice di “Rivals” Dame Jilly Cooper e Lee Mason, Director of Scripted Content for Disney+ EMEA. Rivals è prodotta da Happy Prince, parte di ITV Studios. La serie è scritta da Dominic Treadwell-Collins e Laura Wade insieme alla crew di sceneggiatori che comprende: Sophie Goodhart (The BabySex Education), Marek Horn (Wild SwimmingOctopolis), Mimi Hare e Clare Naylor (Un marito di troppo), Dare Aiyegbayo (The Dumping Ground,EastEnders), Kefi Chadwick (LootedAvoidance). Tray Agyeman è shadow writer nell’episodio 6 e Sorcha Kurien Walsh (The Pink Pill) è staff writer. La direttrice del casting è Kelly Valentine Hendry (BridgertonThe Last KingdomKaos).

Il lead director è il candidato ai BAFTA Elliot Hegarty (Ted LassoCheatersTrying), che ricopre anche il ruolo di produttore esecutivo per gli episodi 1-4. Eliza Mellor (Il villaggio dei dannatiDietro i suoi occhiPoldark) è la produttrice della serie. Anche Dee Koppang O’Leary (The Crown) e Alexandra Brodski (Somewhere Boy) dirigono gli episodi.

Eyes Wide Shut: la spiegazione del finale del film di Stanley Kubrick

L’ultimo film di Stanley Kubrick, Eyes Wide Shut, è liberamente tratto dal romanzo di Arthur SchnitzlerDoppio sogno” e trasferisce l’azione dalla Vienna del 1900 alla fine degli anni ’90 nel Greenwich Village. Kubrick era noto per il suo estenuante programma di riprese e per i giochi psicologici che faceva agli attori per ottenere le loro migliori interpretazioni. Secondo Vanity Fair, “la teoria di Kubrick era che, una volta che i suoi attori si fossero esauriti per la stanchezza e avessero dimenticato le telecamere, avrebbero potuto ricostruire e scoprire qualcosa che né lui né loro si aspettavano”. Kubrick testò questa idea sulle sue star di punta, Nicole Kidman e Tom Cruise, nei ruoli del Dr. Bill e di Alice Hartford.

Le tecniche cinematografiche ossessive di Kubrick si adattavano bene all’alta tensione di questo thriller in parte psicosessuale e in parte dramma coniugale, che racconta di un medico che intraprende un viaggio labirintico attraverso New York City dopo aver scoperto che la moglie fantastica su un altro uomo. Bill vaga nella giungla di cemento alla ricerca della sua esperienza adulterina e finisce in un’orgia mascherata di una società segreta. È un film ipnotico con molti strati interpretativi e significati sul sesso, il matrimonio e la moralità. Qui di seguito, proponiamo dunque una spiegazione del finale di Eyes Wide Shut.

Il film ha una qualità onirica

Eyes Wide Shut non è un film facile da decifrare per la sua qualità onirica, dove nulla è come sembra. Il tenue scintillio delle luci dell’albero di Natale sullo sfondo e la macchina da presa vivace conferiscono al misterioso dramma di Kubrick un’atmosfera fantastica. L’intero film sembra “qualcosa da cui non si può distogliere lo sguardo anche se si vuole, come in un incubo da cui si è parzialmente consapevoli di ciò che sta accadendo e anche del fatto che si sta sognando e non è reale, ma non si riesce a liberarsi”, scrive TheCinemaholic. Ma c’è un momento di realtà che fa riflettere e che scuote completamente Bill.

Dopo che Bill e Alice sono tornati a casa da una festa di Natale (in cui entrambi hanno flirtato con degli sconosciuti), fanno sesso e fumano erba; nella loro notte fonda, Alice rivela che una volta ha sognato ad occhi aperti di lasciare la sua famiglia per fuggire con un bell’ufficiale della Marina che aveva avvistato durante la loro vacanza a Cape Cod. Non ha mai messo in pratica i suoi desideri, ma Bill è sconcertato dall’idea che la sua docile moglie abbia i suoi impulsi e non sia sessualmente passiva. Bill è abituato ad avere tutto il potere nella loro relazione, quindi l’ammissione di lei lo lascia sconcertato ed evirato mentre vaga senza meta per le strade della città.

Tom Cruise in Eyes Wide Shut
Tom Cruise in Eyes Wide Shut. © 1999 – Warner Bros. All rights reserved.

La maschera simboleggia le verità nascoste

L’odissea erotica di Kubrick riguarda in ultima analisi la natura del vedere: ciò che è nascosto in piena vista e ciò che scegliamo di non vedere. Bill è in uno stato di negazione sia dell’autonomia sessuale della moglie che delle proprie tentazioni. I suoi occhi possono essere aperti, ma sono metaforicamente chiusi alla verità di questi desideri segreti. Questo tema dell’ignoranza intenzionale è simboleggiato dall’oggetto della maschera. Le maschere ornate indossate durante l’orgia permettono alla società segreta di rimanere anonima e di impegnarsi in relazioni sessuali salaci e sconnesse.

Queste copulazioni senz’anima all’orgia rispecchiano le potenziali relazioni di Bill e Alice: non sarebbero altro che incontri fisici insignificanti che non potrebbero mai sostituire la profonda intimità del loro matrimonio, un tipo di vicinanza genuina che permette loro di essere se stessi. Bill indossa una maschera per infiltrarsi nel rituale privato, ma anche nella vita reale indossa una maschera figurativa per essere un marito ideale e nascondere la propria curiosità sessuale al di fuori della relazione con Alice. Nel frattempo, Alice indossa la propria maschera nel ruolo di moglie e madre perfetta. In una delle scene finali, Bill vede la maschera sul cuscino accanto alla moglie addormentata.

L’oggetto che nasconde la verità è in bella vista e lo spinge a cedere e a rivelare ad Alice i dettagli del suo viaggio. Ma chi l’ha lasciata lì? Ci sono tre teorie popolari, alcune delle quali sono state illustrate da ScreenRant. La prima è che Alice abbia trovato la maschera e l’abbia lasciata lì per provocare una confessione. In linea con l’atmosfera illusoria del film, la maschera potrebbe anche essere un’indicazione immaginaria del fatto che l’infedeltà di Bill lo perseguiterà sempre. O forse i membri della nefasta società segreta l’hanno messa lì come minaccia. Ciò che conta più di chi l’ha messa è il motivo per cui si trova lì: come un audace promemoria di come Bill si nasconde da ciò che è reale.

Nicole Kidman in Eyes Wide Shut
Nicole Kidman in Eyes Wide Shut. © 1999 – Warner Bros. All rights reserved.

La scena finale conferma l’impegno della coppia

Nella scena finale di “Eyes Wide Shut”, Bill e Alice portano la figlia a comprare i giocattoli di Natale e Alice pronuncia un monologo molto serio: “Penso che dovremmo essere grati. Grati per essere riusciti a sopravvivere a tutte le nostre avventure, che fossero reali o solo un sogno. Sono sicura che la realtà di una notte, per non parlare di quella di un’intera vita, possa mai essere tutta la verità. E nessun sogno è mai solo un sogno. L’importante è che siamo svegli ora e, speriamo, per molto tempo ancora”.

Bill e Alice riconoscono entrambi di essersi svegliati dai loro sogni di infedeltà appena prima di trasformare la loro realtà in un incubo. Si propongono di lavorare duramente sul loro matrimonio per non dover mai più affrontare simili tribolazioni. Eyes Wide Shut riconosce quanto possa essere sconvolgente l’infedeltà, anche se si verifica solo nella mente. I sogni e il subconscio sono potenti e hanno la capacità di trasformare la nostra vita da svegli.

Alice propone anche che c’è un’altra cosa che devono fare al più presto, ovvero – citando le parole del personaggio – “fottere” L’espressione schietta è un po’ comica, ma viene da un luogo onesto. Alice non sta suggerendo loro di impegnarsi nel tipo di coito insensibile che Bill ha osservato all’orgia, ma una cruda intimità fisica che può derivare solo da un profondo legame emotivo forgiato in molti anni di impegno. Fare sesso li aiuterà a ritrovare il loro legame reciproco.

Rumba Therapy: dalla trama al cast, tutte le curiosità sul film

Rumba Therapy: dalla trama al cast, tutte le curiosità sul film

Se è vero che la danza è vita, allora si spiega come mai da sempre il cinema si interessa a tale arte tanto da dedicargli numerosi film, ognuno con le proprie particolarità e punti di vista a riguardo. Dalla saga di Step Up a Shall We Dance?, dall’iconico Billy Elliot al cupo Il cigno nero, ognuno di questi film affronta la danza in modo personale, evidenziando però sempre le emozioni che questa sa suscitare. Che sia protagonista degli eventi o solo un pretesto di sfondo, il ballo suscita sempre grande gioia quando visto sul grande schermo. Un altro film in cui è protagonista è il francese Rumba Therapy, del 2022.

Si tratta di una commedia sentimentale che combina con delicatezza elementi di dramma e ironia e affronta temi universali come il senso di colpa, la volontà di redimersi e la complessità dei rapporti familiari, in particolare quelli tra genitore e figlio. La danza diventa dunque una metafora del tentativo di ritrovare l’armonia perduta, rappresentando allo stesso tempo una sfida e un’opportunità di crescita per il protagonista. Il film non si limita  quindi a far sorridere, ma oscilla anche tra forti momenti di tenerezza e introspezione.

Si tratta dunque di un titolo ideale per quanti sono appassionati di ballo quale forma espressiva capace di comunicare molto più di quello che le parole lasciano intendere. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Rumba Therapy. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Franck Dubosc in Rumba Therapy
Franck Dubosc in Rumba Therapy. Cortesia di Lucky Red.

La trama di Rumba Therapy

Protagonista del film è Tony, un uomo che vive da solo in una casa isolata in campagna sin da quando è stato abbandonato dalla moglie, che è andata via insieme alla figlioletta. Ormai cinquantenne, Tony lavora come autista di scuolabus e trascorre il resto delle sue giornate in solitaria, circondato solo da campi e natura. Dopo aver avuto un grave problema al cuore, l’uomo prende coscienza della sua vita e decide che è giunto il momento di affrontare il suo passato: vuole conoscere sua figlia Maria. Avendo saputo che la giovane è un insegnate di ballo, Tony, pronto a tutto pur di incontrarla, si iscrive a un corso di rumba, nonostante lui odi ballare.

Il cast di attori del film

Ad interpretare Tony vi è lo stesso Franck Dubosc, anche regista e sceneggiatore del film e qui alla sua opera seconda dopo la commedia Tutti in piedi. Accanto a lui, nel ruolo della figlia Maria Rodriguez vi è l’attrice Louna Espinosa, nota in particolare per aver interpretato Roxane nella serie Les Bracelets Rouges, versione francese della fiction italia Braccialetti rossi. Jean-Pierre Darroussin – popolare attore francese recentemente visto in Il teorema di Margherita E la festa continua! – interpreta invece Gilles. Completano il cast le attrici Marie-Philomène Nga nel ruolo di Fanny Massamba e Karina Marimon in quello di Carmen Rodriguez Llorca.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Rumba Therapy grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TVTim Vision e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 2 ottobre alle ore 21:30 sul canale Rai 1.

Contagion: tutte le curiosità sul film a tema virus

Contagion: tutte le curiosità sul film a tema virus

Con la pandemia di Covid-19 che da diversi mesi infesta la quasi totalità del pianeta, il film Contagion (qui la recensione) è tornato ad essere uno dei titoli più popolari del momento. Diretto nel 2011 dal regista premio Oscar Steven Soderbergh, la pellicola affronta in modo estremamente realistico il tema della diffusione di un virus, con la conseguente perdita dell’ordine sociale e la corsa contro il tempo alla ricerca di un vaccino. Situazioni oggi tristemente all’ordine del giorno e che ritrovano proprio in questo film numerose somiglianze.

L’idea per la storia nacque da una discussione avuta dal regista con lo sceneggiatore Scott Z. Burns, noto per aver collaborato con Soderbergh anche per Effetti collaterali e Panama Papers. I due decisero di lavorare ad un film ispirato ad epidemie come quella della SARS, verificatasi tra il 2002 e il 2004, e quella influenzale del 2009-2010. Per Contagion, i due hanno assemblato un cast di grandi nomi hollywoodiani, composto da Marion Cotillard, Matt Damon, Laurence Fishburne, Jude Law, Gwyneth Paltrow, Kate Winslet e Bryan Cranston.

Al momento della sua uscita in sala, il film si rivelò un grande successo di critica e pubblico. Presentato fuori concorso alla 68ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Contagion ottene recensioni particolarmente positive, dove si elogia la tensione e la trama solida e intelligente. Allo stesso modo il film ottenne un buon successo di box office, guadagnando complessivamente circa 136 milioni di dollari a livello globale, a fronte di un budget di soli 60 milioni.

Marion Cotillard e Chin Han in Contagion
Marion Cotillard e Chin Han in Contagion. Foto di Claudette Barius – © 2011 Warner Bros. Entertainment Inc.

La trama e il cast di Contagion

La vicenda ha inizio quando, dopo un soggiorno a Hong Kong, Beth Emhoff viene trasportata d’urgenza in ospedale in seguito ad un malore. In breve tempo, la donna muore a causa di una malattia sconosciuta, contratta con probabilità durante il suo viaggio all’estero. Il virus inizia a diffondersi con rapidità nella popolazione locale, inducendo un’equipe di medici a cercare un vaccino in grado di sconfiggere il virus denominato MEV-1. Il dottor Ellis Cheever indaga sui primi casi di contagio, mentre la dottoressa Leonora Orantes si reca in Cina per scoprire l’origine della nuova malattia. L’epidemia, intanto, continua a diffondersi in modo esponenziale e i medici ingaggiano una lotta contro il tempo per riuscire a salvare quante più persone possibili, a costo della loro stessa vita.

L’attrice Marion Cotillard si è dichiarata una grande fan del regista, e saputo del suo nuovo progetto fece di tutto pur di ottenere una parte in esso. Il suo interesse deriva da una reale paura per i germi e i virus, che l’ha spinta a voler partecipare ad un film così scientificamente accurato a riguardo. Per il ruolo dell’everyman, Soderbergh volle invece Matt Damon, con il quale aveva già lavorato precedentemente. Questi, dopo aver letto la sceneggiatura, espresse grande interesse nel ruolo di Mitch Emhoff, da lui poi interpretato. Ad interpretare il dr. Ellis Cheever è l’attore Laurence Fishburne. Questi, fortemente voluto dal regista, decise di prepararsi al ruolo intrattenendo lunghe conversazioni con il virologo W. Ian Lipkin, grazie a cui apprese particolari utili alla sua interpretazione.

Di particolare rilievo è anche il ruolo svolto dall’attore Jude Law, il quale interpreta il cospirazionista Alan Krumwiede. Law ha raccontato di aver avuto lunghe conversazioni con il regista riguardo a tale personaggio. Il suo intento era infatti quello di rappresentare il punto di vista dello spettatore, il quale avverte il dubbio riguardo a quanto di vero o falso ci sia nelle affermazioni delle istituzioni. Di particolare rilievo è anche il ruolo svolto dalla premio Oscar Kate Winslet, nei panni della dottoressa Erin Mears. Per prepararsi al suo ruolo, l’attrice ha fatto visita al Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Qui ha avuto modo di consultarsi con esperti del settore, il quale le hanno raccontato i dettagli del loro lavoro.

Jude Law e Enrico Colantoni in Contagion
Jude Law e Enrico Colantoni in Contagion. Foto di Claudette Barius – © 2011 Warner Bros. Entertainment Inc.

 

Le ricerche per il film e il Covid-19

Attratto dal concetto di “trasmissibilità”, Burns propose a Soderbergh di realizzare un film incentrato su una terribile pandemia. Per potervi riuscire, per i due era necessario essere il più accurati e realistici possibile nel trattare tale tema. Si rivolsero dunque ad esperti virologi come Lawrence Brilliant e W. Ian Lipkin, i quali aiutarono a dare alla storia una solida base scientifica. Burns decise inoltre di dare al film una moltitudine di punti di vista, così da poter inquadrare meglio il fenomeno che gli interessava raccontare. La comunità scientifica ha poi lodato il film, affermando che questo tratta in modo particolarmente realistico le varie fasi di diffusione dei virus e delle ricerche riguardo i vaccini.

Rivista oggi, la pellicola sfoggia infatti diverse somiglianze con l’attuale pandemia di Covid-19. Il virus MEV-1, basato in particolar modo sulla SARS, ha in comune con questo la provenienza di natura animale e l’origine geografica in Cina. Anche questo va ad attaccare il sistema respiratorio degli infetti, dando vita a sintomi molto simili, tra cui febbre alta e tosse. Mentre il Covid si diffonde attraverso la saliva e le goccioline di respiro, tosse o starnuti, il MEV-1 si può trasmettere anche attraverso i fomiti. Questi sono oggetti inanimati che, se contaminati, possono trasferire la malattia a quanti vi entrano in contatto. Fortunatamente, il Covid ha un tasso di mortalità particolarmente inferiore a quello del virus del film. Questo, infatti, causa la morte di circa 26 milioni di persone nel mondo.

Il film propone inoltre tutte quelle contromisure oggi tanto diffuse, tra cui il distanziamento sociale, l’utilizzo di mascherine e la necessità di frequenti lavaggi alle mani. Allo sceneggiatore non è poi mancata l’occasione di trattare anche il tema dell’influenza che Internet ha in tale genere di situazioni. Viene infatti trattato il comportamento spesso poco etico dei media e il dilagare di fake news spesso pericolose quanto il virus stesso. Tali somiglianze con l’attuale situazione mondiale, per quanto possano sembrare frutto di una preveggenza, sono in realtà lo studio approfondito di situazioni che, pur con le dovute differenze, tendono a ripresentarsi in maniera piuttosto simile tra loro.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming

Negli ultimi mesi il film è diventato uno dei più ricercati e visti in streaming. Per chi desidera vederlo, o rivederlo, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme oggi disponibili. Contagion è infatti presente su Tim Vision, Prime Video e Apple TV. In base alla piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo modo sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto di mercoledì 2 ottobre alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Fonte: IMDb, TheGuardian

Joker, la spiegazione del finale: cosa è successo veramente ad Arthur

Il finale di Joker (qui la recensione), lascia la verità sull’origine del cattivo della DC quasi misteriosa come prima dell’inizio. Cosa era reale e cosa era solo nella testa di Arthur Fleck? E qual è stata la sua battuta finale? Siamo qui per spiegarvi cosa è successo esattamente nel film di Todd Phillips, molto contrario ai fumetti, e cosa significa veramente. Con Joker: Folie à Deux, in uscita il 2 ottobre 2024, il sequel cercherà di approfondire alcune delle questioni.

Raccontando apparentemente la storia del Clown Principe del Crimine, Joker segue l’outsider Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) nella sua discesa verso la follia. Licenziato dal suo lavoro di clown per aver portato una pistola in un ospedale pediatrico e tagliato fuori dall’assistenza sociale, il comico stand-up in difficoltà inizia a perdere le tracce di sé. Spara e uccide tre dipendenti delle Wayne Industries quando viene attaccato su un treno, scatenando un movimento di protesta della classe operaia, e arriva a credere che l’uomo d’affari diventato politico Thomas Wayne sia suo padre.

È qui che il film inizia a esplorare le ramificazioni che Arthur Fleck avrà sull’intera Gotham quando inizierà a trasformarsi in Joker. L’ambiguità che segue nell’ultimo terzo del film è l’elemento attorno al quale ruota l’intera narrazione, che suscita più domande che risposte. Quando l’ultima inquadratura del film scompare, cosa è successo davvero?

Cosa succede nel finale di Joker

Joaquin Phoenix in Joker
© Cortesia Warner Bros Pictures

Arthur Fleck scopre di essere stato adottato e di aver subito abusi da bambino e questo lo manda fuori di testa. Soffoca la madre (Frances Conroy), accoltella l’ex collega (Glenn Fleshler) che gli ha dato la pistola e scopre che la sua relazione con Sophie Dumond (Zazie Beetz) non era reale. Invitato al Murray Franklin Show dopo che il filmato del suo spettacolo fallito diventa un successo, si trasforma in Joker e fa un annuncio a Gotham. Spara in testa a Murray (Robert De Niro) in diretta televisiva, scatenando rivolte che, tra gli altri crimini, uccidono i Wayne.

Dopo essere stato arrestato per omicidio, il mezzo di trasporto di Arthur Fleck viene violentemente tamponato. In seguito all’incidente, Joker finisce per rinchiudere Arthur nel manicomio di Arkham, ricevendo ancora una volta cure poco utili. Ma le cose sono tutt’altro che semplici, perché gli spettatori si chiedono cosa sia stato veramente reale per tutto il tempo.

Quanto del finale di Joker è reale (e quanto è nella testa di Arthur)?

Joaquin Phoenix in Joker (2019)
© Cortesia Warner Bros Pictures

La vera domanda sul finale di Joker, per chi ha prestato attenzione, non è tanto “cosa è successo?”, quanto “cosa era reale?”. Mentre Gotham brucia, i Waynes si dissanguano e Arthur nasconde la sua battuta finale, si ha l’inquietante sensazione che troppe delle due ore precedenti siano state frutto dell’immaginazione del cattivo.

Persino Joaquin Phoenix ha delle riserve su ciò che accade effettivamente alla fine. Nel Podcast di Reel Blend, ha parlato del finale del film, affermando: “La gioia di questa sceneggiatura e della reazione della gente è che ognuno ha un diverso tipo di sentimento al riguardo, e diverse idee di ciò che potrebbe significare, e di ciò che è reale e ciò che non lo è”.

Joker è un narratore altamente inaffidabile, in qualsiasi forma lo si prenda: The Killing Joke, da cui Joker trae un’influenza non indifferente, racconta la storia delle origini di un cabarettista, solo che il clown alla fine dichiara: “Se devo avere un passato, preferisco che sia a scelta multipla”; la versione di Heath Ledger ne Il cavaliere oscuro aveva varie versioni su come si fosse procurato quelle cicatrici. Ma questa ambiguità è anche radicata nelle influenze cinematografiche di Joker.

joker-attori

Il film è, come un adattamento DC, un mashup di Taxi Driver e The King of Comedy di Martin Scorsese. Entrambi hanno come protagonista Robert De Niro nei panni di un emarginato sociale spinto al crimine – rispettivamente un veterinario malato di mente e un aspirante cabarettista – e dipingono un ritratto inquietante degli stati mentali dei personaggi, facendo sì che lo spettatore si interroghi sulla realtà di ciò che è stato mostrato prima di un finale che tende al fantastico, regalando al protagonista un insperato lieto fine. È sogno o realtà? È questa la differenza tra cupo e cinico o tragico e giusto.

In Joker, Phillips gioca con la realtà in modo molto simile a Scorsese. Per quanto il film appaia naturalistico all’inizio, inizia a sfilacciarsi man mano che la mente di Arthur si frammenta. Alcuni aspetti del mondo rimangono sospesi in modo strano. Arthur vede se stesso in un flashback immaginario della valutazione psichiatrica di sua madre. Si immagina nello show di Murray Franklin, ma il pubblico vede solo lui (un’altra allusione a The King of Comedy). Alfred Pennyworth è un energumeno britannico. Arthur dice addirittura di sentirsi come senon fosse mai esistito.

La cosa più importante, però, sono le sequenze in cui la mente di Arthur prende il sopravvento. All’inizio, si immagina di partecipare al Murray Franklin Show come un membro del pubblico chiamato in serie A. Poi, mentre si trova sul precipizio, si sente come se non fosse mai esistito.

Poi, mentre si trova sull’orlo della sanità mentale, Arthur scopre che la sua storia d’amore con Sophie era del tutto fittizia. Lei non ha mai visto i suoi spettacoli, non è mai uscita con lui, non lo ha mai aiutato a prendersi cura di sua madre: per lei era solo il tipo strano in fondo al corridoio. Anche in questo caso, ci sono grosse domande senza risposta: l’esaurimento da pistola alla testa, che si inserisce nel successivo assassinio di Joker, è stato reale o ha solo assecondato i desideri di Arthur; e cosa ha fatto a Sophie, chiaramente nervosa, dopo aver lasciato il suo appartamento?

Queste sono le uniche parti di Joker che si trovano esplicitamente nella testa di Arthur, ma sicuramente ci si chiederà anche questo nel finale. L’invito al Murray Franklin Show era autentico o era un meccanismo di difesa? Ha davvero ucciso Randall nel suo appartamento? La reazione all’omicidio di Murray è stata davvero così distruttiva? I rivoltosi mascherati da clown hanno innalzato il loro accidentale creatore a figura messianica?

La risposta speranzosa a tutte queste domande è che tutto era nell’immaginazione di Arthur, una fantasia in cui si vendicava sistematicamente di coloro che gli avevano fatto un torto e diventava l’eroe accidentale della sua stessa storia. Ma questa è una cosa semplice, mentre il mondo di Joker è stravagante e, fin dall’inizio, la dipinge come una possibilità distinta.

Quello che possiamo dire con una certa sicurezza è che la scena finale di Joker, con Arthur ad Arkham e interrogato da uno psichiatra, sta accadendo. È il finale della storia, che suggerisce che, indipendentemente dai crimini effettivamente commessi, Arthur finirà per essere catturato. Ma come vedremo, anche in quel momento rimangono alcuni grandi interrogativi su ciò che ci viene mostrato, non ultima l’agghiacciante immagine nella sua mente di un ragazzino in piedi sopra i suoi genitori morti.

Il finale di Joker spiegato da Todd Phillips

Il regista Todd Phillips non sembra troppo interessato a dare una risposta univoca a ciò che accade realmente alla fine di Joker. In un’intervista rilasciata al LA Times nel 2019, Phillips ha parlato del finale e del suo possibile significato. Ha parlato di come spetti al pubblico interpretare ciò che accade, dicendo: “Non è tanto che ti vengano presentati i fatti, quanto che ti vengano presentate queste possibilità”.

Quando si trova faccia a faccia con ciò che è reale nel corso del film e nel finale, Phillips sembra volerlo mettere da parte. Non c’è una risposta concreta a ciò che accadeva nella mente di Arthur Fleck. Si sono volutamente astenuti dall’avere una diagnosi per il personaggio, affermando: “Non volevo che Joaquin come attore iniziasse a fare ricerche di questo tipo. Abbiamo solo detto: ‘È fuori uso’”. Sembra che Phillips non sia interessato a trovare una soluzione alle risposte, perché questa ambiguità rende il film molto più forte.

Todd Phillips afferma che gli è piaciuto lavorare su Joker perché “poteva prendere questo personaggio di fantasia e farne ciò che volevamo”. Questo si vede in tutto il film, incorporando i nomi dei personaggi e le varie ambientazioni del mito di Batman, ma fermandosi al materiale di partenza. Phillips ha anche aperto alla possibilità che Arthur Fleck non sia il “vero” Joker, menzionando: “Forse il personaggio di Joaquin ha ispirato il Joker… Non si può sapere. La sua ultima battuta nel film è: ‘Non lo capiresti’”.

Joker ha creato Batman – ecco cosa ricorda della rivolta

Bruce Wayne in Joker (2019)
© Cortesia Warner Bros Pictures

Sebbene Joker sia una storia d’origine indipendente per il Clown Principe del Crimine, è comunque intrinsecamente legato all’universo DC Comics. Questo è presente fin dall’inizio grazie all’ossessione di Penny Fleck per Thomas Wayne, che pone le basi per la falsa idea che Arthur sia in realtà suo figlio e, per estensione, fratellastro di Bruce Wayne.

Ma è nel finale di Joker che le cose iniziano ad allinearsi. La rivolta causata dall’omicidio di Murray avviene mentre Thomas, Martha e Bruce stanno uscendo da un cinema. Ogni fan di Batman sa cosa succede dopo: i Waynes vengono uccisi, lasciando Bruce a guardarli mentre si dissanguano lentamente e lui muove i primi passi per diventare il Cavaliere Oscuro.

Ma questa non è l’origine di Batman a cui siamo abituati. Innanzitutto, l’uomo armato prende di mira Thomas Wayne per le sue parole e azioni contro la classe operaia; le perle di Martha vengono distrutte come prodotto secondario. Ma soprattutto, questo triste stato di cose è stato innescato da Arthur Fleck: il suo omicidio dei dipendenti Wayne ha gettato la polvere da sparo, ora la sua esecuzione in diretta ha acceso la miccia. In questo universo, Joker ha creato Batman.

Non è la prima volta che questo accade nei media: Batman 1989 aveva un giovane Jack Napier come controfigura di Joe Chill, e un criminale pre-makeup ha avuto un ruolo chiave nell’origine di Phantasm, che correva parallelamente al viaggio di scoperta di Bruce. Ma si tratta comunque di una svolta sismica e sorprendente rispetto ai fumetti. I mali di Gotham si rivolgono direttamente al giovane Bruce – un personaggio che, nella sua unica apparizione precedente, era stato mostrato come incredibilmente passivo, quasi come se fosse stato medicato. Batman è sempre nato dall’oscurità della sua città, ma Joker fa sì che la sofferenza necessaria per arrivarci sia direttamente collegata all’improvviso crollo di Gotham, segno che le cose devono arrivare al loro orribile apice prima della salvezza.

L’intera idea non è priva di un’ultima sfumatura. Quando alla fine l’operatore dell’ospedale gli chiede di quale battuta stia ridendo, la prima cosa che Joker pensa è Bruce con i suoi genitori morti. È un montaggio strano. A parte il punto in cui viene presentata la mente di Arthur, egli è ancora preoccupato per i Waynes, e quel doppio omicidio, tra tutto il dolore e la sofferenza causati, rappresenta per lui l’apice. E, anche se non viene messa in primo piano, la foto della famiglia strappata dal giornale con un Bruce timido in un angolo è nel suo taccuino prima di sparare a Murray, un promemoria e una possibile motivazione.

Questo significa che Arthur Fleck era il figlio di Thomas Wayne?

Il rovescio della medaglia dell’ossessione per Bruce Wayne è la domanda persistente se Joker sia il figlio di Thomas Wayne. La questione è stata certamente costruita come un colpo di scena sismico: sua madre è un’amante disprezzata costretta a vivere in povertà, ma scavando più a fondo sembra che ciò sia stato smentito. Thomas elimina l’illusione prima che Arthur possa dire qualcosa; le cartelle psichiatriche di Penny rivelano la sua schizofrenia e un certificato di adozione (senza nome, mantenendo un certo mistero sul passato di Joker). Da quel momento, Arthur arriva quasi ad accettarlo, uccidendo la madre e perdendo tutta la mancanza di chiarezza sul mondo che la scoperta gli aveva quasi dato.

Ma non tutto quadra: una fotografia che Joker guarda prima di recarsi allo spettacolo di Murray è firmata amorevolmente da un“T.W.”; è da Wayne, e non dai registri ufficiali, che l’idea dell’adozione viene messa in piedi per la prima volta; a ben vedere, le foto del giovane Arthur assomigliano in modo inquietante a Bruce (in effetti, l’attore Dante Pereira-Olson ha interpretato una versione più giovane del personaggio di Joaquin Phoenix in You Were Never Really Here). Tutto ciò non è una prova concreta, ma nell’ottica dell’essenzialità dei Wayne e della necessità di non fidarsi di tutto ciò che si vede, è una possibilità decisamente aperta che Thomas Wayne abbia coperto in modo aggressivo la verità che Arthur Fleck fosse suo figlio.
Questo, ovviamente, non è un argomento trattato nell’ultima parte del film e, se è vero, non è ciò che spinge Arthur nell’atto finale. Non è essenziale per capire il vero significato di Joker. Ma il fatto che sia una possibilità discutibile non fa che evidenziare la distanza e la profondità della caduta di Joker… e quanto tutto sia strano.

Arthur Fleck è l’unico vero Joker?

Joker frasi

Mentre un’intera rivolta di uomini mascherati terrorizza Gotham, c’è una possibilità alternativa a questa cosiddetta “origine”. Arthur Fleck è il vero Clown Principe del Crimine, che diventerà l’avversario di Batman? O è solo l’ispirazione per un altro uomo sconosciuto che prenderà il vero mantello? È una questione che le persone coinvolte hanno accuratamente evitato nelle interviste, e forse a ragione.

Ci sono prove evidenti del fatto che Arthur Fleck sia l’unico vero Joker. Sebbene Phillips non abbia confermato l’età del personaggio, a rigor di logica si tratterebbe di un trentenne (più giovane del quarantaquattrenne Phoenix); se Bruce ha circa dieci anni, significa che Joker avrà cinquant’anni o più quando il Cavaliere Oscuro farà la sua comparsa (niente di definitivo, come ha dimostrato Nicholson a 57 anni, ma un divario notevole). Sebbene il fatto che Joker sia il nome del film sia un caso che si tratti di, beh, Joker, la mancanza dell’articolo determinativo ha un’apertura che lo allontana dall’essere una singola persona.
Ma ciò che è più potente è la portata del film e come questo Joker sia ben lungi dall’essere l’unico cattivo con questo particolare modus operandi. L’intera sottotrama di protesta simile a Occupy che ribolle nel film e quando Arthur viene innalzato come una sorta di messia, la comunità diventa un tutt’uno. Non è un salto nel buio se uno di questi personaggi viene considerato il Joker. Il danno collettivo è il vero costo.

Se Arthur non è il Joker che conosciamo, allora questo cambia completamente il senso del film: non si tratta di una storia di origini del famoso cattivo della DC, ma della Gotham di Batman. Il Joker è una metafora, il prodotto di un uomo malato di mente e di una città che lo trascura: Arthur è un influencer e un tramite, ma non è il punto di arrivo. I Waynes vengono uccisi a causa del movimento dei clown e il vero Joker, se è vero, ne uscirà.

La scena finale di Joker spiegata: qual è la battuta finale di Arthur?

Joker film the batman

Tutte queste domande sono radicate nella scena finale di Joker, già definita come uno dei momenti di realtà indiscussa del film. In essa, Arthur viene interrogato da un operatore di Arkham sui suoi progressi, al che il paziente inizia a ridere in modo incontrollato. Quando gli viene chiesto qual è la battuta, risponde: “Non la capiresti.

Qual è la battuta? Si tratta di Thomas Wayne, e di come la domanda di guida di Arthur abbia smesso di avere importanza? È Bruce Wayne, il figlio legittimo ora privato della sua innocenza come risultato delle azioni di Arthur? È colpa di ciò che ha ispirato e di come, senza alcuna motivazione, l’ideologia del Joker sia stata in grado di fare a pezzi Gotham? È forse la psichiatra stessa, che Arthur presumibilmente uccide in base al sangue rosso che ricopre le suole delle sue scarpe nella scena finale? Questa domanda potrebbe sembrare destinata a rimanere senza risposta, evidenziando come, anche dopo due ore in sua presenza, Joker sia ancora in definitiva inconoscibile. Tuttavia, c’è una soluzione chiara.

La scena finale di Joker si svolge in una stanza dalle pareti bianche che assomiglia in modo sospetto a quella in cui ha visto – o immaginato – sua madre durante il flashback di 30 anni prima, una sequenza in cui si è incongruamente collocato. Lo psichiatra ricorda l’assistente sociale dell’inizio del film, per età, aspetto e modi: entrambi controllano casualmente (o con noncuranza) il suo benessere in sua evidente assenza, concentrati sul diario dell’ecocamera. Tutto questo sembra essere la prova che il film appena visto era irreale.

Quindi, Arthur stesso è lo scherzo. La conclusione più appropriata per Joker è che la sua intera vita – che descrive soffocando la madre come una commedia – è ciò che gli provoca tanta allegria. Forse tutto è una bugia, un trucco del pubblico immaginato nella sua testa. Forse si sta solo rallegrando della nuova prospettiva di vita acquisita. Ma questa è la cosa più vicina alla verità nella vita di Arthur Fleck che si possa raggiungere. Accetta il suo destino ad Arkham mentre “That’s Life” di Frank Sinatra suona sopra una lotta inarrestabile e infruttuosa.

Il vero significato del finale di Joker

Joker storia vera

Uno dei meme più diffusi su Joker è che il messaggio finale del film è semplicemente “viviamo in una società”, ma si tratta di una lezione piuttosto riduttiva. Sì, il film esplora sicuramente quest’idea, dal documentato sottofinanziamento del sistema di assistenza sanitaria mentale a un conduttore di talk show che si prende gioco di una persona chiaramente malata, e sottolinea la proclamazione di Joker: “Cosa si ottiene quando si incrocia un malato mentale solitario con un sistema che lo abbandona e lo tratta come spazzatura? Te lo dico io cosa ottieni. Ottenete quello che vi meritate”. Ma l’angolazione del film dalla prospettiva di quel solitario malato di mente rende il film più interno e il caso di studio più estremo. La Gotham presentata è già sull’orlo del baratro, ma ci vuole una vera e propria pila di estremi perché le cose ribollano.

C’è sicuramente qualcosa di inquietante nella presentazione della malattia mentale da parte di Joker, ma l’appello finale è per una maggiore cura. In The Killing Joke, Joker afferma tristemente: “Basta una giornata storta per ridurre l’uomo più sano di mente alla follia. Ecco quanto è lontano il mondo da dove sono io. Basta un solo giorno negativo”. La veridicità di questa affermazione è lasciata aperta nel fumetto – non riesce a spezzare Jim Gordon, ma alla fine Batman si fa una risata (e forse strangola il suo nemico) – ma Joker la confuta pienamente: Arthur non è un uomo sano di mente e il suo esaurimento è graduale, causato da un trauma subito in giovane età. Quando dice a Sophie di “avere una brutta giornata”, è un grossolano eufemismo. La sua è una storia di abbandono da parte di chi dovrebbe essere responsabile.

D’altro canto, l’impatto di Joker sulla società è, soprattutto, involontario. Ogni azione viene compiuta per se stessa e il suo impatto più ampio non viene considerato se non dopo. Le rivolte sono la spina dorsale del film, ma lui si disinteressa completamente della loro evoluzione da rivoluzione proletaria a violenza insensata. Che si tratti di persone normali coinvolte nel movimento o di altri individui pericolosi che giacciono dormienti nella società e che trovano forza come parte di un gruppo (probabilmente un mix di entrambi), il film mostra la facilità con cui la struttura può crollare.

Il punto non è diretto, poiché Joker ha intenzionalmente confuso la politica. Thomas Wayne è presentato lontano dal filantropo lucido a cui molti sono abituati; i suoi modi squallidi e la sua corsa politica evocano paralleli con Donald Trump (Alec Baldwin è stato collegato alla parte), ma il suo uso di “clown” come termine dispregiativo reclamato da coloro che sono stati insultati ricorda invece la dichiarazione di Hillary Clinton “deplorabili” durante le elezioni del 2016. C’è una dualità che gioca ulteriormente con la natura irreale del film, suggerendo che questo è Wayne come lo vede Arthur, non come lo vede Bruce o il mondo.

Come Joker prepara il sequel Joker: Folie A Deux

Joker: Folie à Deux film

Joker: Folie à Deux esplora le conseguenze di Joker e segue Arthur Fleck nel manicomio di Arkham in attesa del processo per i crimini e gli omicidi commessi nel primo film. Lady Gaga interpreta Harley Quinn nel film, aggiungendo un altro interessante livello alla narrazione, mentre Joker affronta le ripercussioni del fatto che Arthur pensa di avere una relazione sentimentale con la sua vicina. Questa volta, sembra che i sentimenti siano ricambiati. L’ambiguità di Joker permette al suo sequel di prendere qualsiasi direzione. Non essendoci una risposta chiara alle domande che solleva, c’è un numero infinito di possibilità da esplorare. Tuttavia, Arthur Fleck ha iniziato come un signor nessuno nel primo film e, alla fine, viene visto come un salvatore per gli oppressi, il che è perfettamente impostato per immergersi ancora di più in questa idea in Joker: Folie à Deux.

Robbie Williams è una scimmia nel primo trailer di Better Man

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Robbie Williams è una scimmia nel primo trailer di Better Man

Arriva al cinema dal 1° gennaio 2025 la storia di una delle più grandi pop star di sempre: Robbie Williams.

Better Man, presentato in anteprima mondiale al Toronto Film Festival nella sezione Gala, è scritto e diretto da Michael Gracey, che torna sul grande schermo dopo il successo di The Greatest Showman. A firmare la sceneggiatura anche Oliver Cole e Simon Gleeson, mentre tra i produttori esecutivi c’è lo stesso Robbie Williams.

Biopic non convenzionale, come non lo è stata la vita e la carriera della superstar simbolo degli anni Novanta e Duemila. Dall’esordio straordinario con i Take That, boyband idolo dei teenagers, alla carriera da solista con più di 80 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, attraversando alti e bassi personali e professionali, Robbie Williams è uscito dall’ombra del suo paesino britannico per diventare una delle più grandi pop star del mondo.

Nel film Robbie è rappresentato da una scimmia, realizzata in CGI, scelta che mette in luce le contraddizioni psicologiche di uno showman, sì strabordante di talento e carisma, ma anche pieno di ferite, fragilità e complessità.

La storia di Robbie Williams in Better Man

Better Man è la storia vera dell’ascesa fulminante, della drammatica caduta e della straordinaria rinascita della superstar del pop britannico Robbie Williams, uno dei più grandi cantanti di tutti i tempi. Con la visionaria regia di Michael Gracey (The Greatest Showman), il film è raccontato in modo unico dal punto di vista di Williams, facendo trasparire la sua caratteristica ironia e il suo stile inimitabile.

Ripercorre le tappe del successo di Robbie, dall’infanzia al ruolo di più giovane componente dei Take That, la boyband che ha sbancato le classifiche, fino agli ineguagliabili successi da solista fuori da ogni record, affrontando al contempo le sfide che fama e successo stratosferici possono portare con sé. 

Francesco Gheghi: 10 cose che forse non sai sull’attore

Francesco Gheghi: 10 cose che forse non sai sull’attore

Grazie ad alcuni progetti cinematografici di alto profilo, Francesco Gheghi è stato capace di conquistare una sempre crescente popolarità e affermarsi come uno degli attori più dotati della sua generazione. Ci è riuscito con la sua delicatezza, con la fragilità ma anche l’ironia e la forza che sa far confluire nei suoi personaggi. Non sorprende dunque che sia oggi uno dei più richiesti del momento, distinguendosi per progetti diversi e dove riesce sempre a dare prova del suo talento.

I film e le serie TV a cui ha partecipato Francesco Gheghi

1. Ha recitato in noti film. Gheghi ha esordito sul grande schermo all’età di 14 anni col film di Daniele Luchetti Io sono Tempesta (2018), nel ruolo del figlio di Elio Germano. L’anno seguente si è fatto notare come protagonista del film Mio fratello rincorre i dinosauri, nel ruolo del fratello maggiore di un bambino con la sindrome di Down. È apparso poi in Padrenostro (2020), accanto a Pierfrancesco Favino, per poi recitare in Il filo invisibile (2022), Come le tartarughe (2022), Piove (2022), Roma Blues (2023), Maschile plurale (2024) e Familia (2024), con Barbara Ronchi e Francesco Di Leva.

2. Ha preso parte ad un film per la TV. Per quanto riguarda il piccolo schermo, ad oggi Gheghi ha partecipato unicamente ad un film per la TV, dal titolo A muso duro – Campioni di vita (2022), ispirato alla storia vera di Antonio Maglio, medico e dirigente INAIL che dedicò la sua vita al pieno recupero sociale delle persone disabili, e che nella Roma del 1960 organizzò i primi Giochi Paralimpici della storia.

La sua formazione da attore

3. Ha studiato in una nota scuola di recitazione. Gheghi comincia a studiare recitazione a tredici anni, partecipando a laboratori teatrali come Heart for Dance, Roma Arte e Spettacolo e Carpe Diem – Teatro. Importante per la sua formazione da attore sarà la sua frequentazione della scuola di recitazione “Jenny Tamburi”, tra i cui ex allievi oggi noti vi sono Ludovica Martino, Alessandro Borghi e Valentina Romani.

Francesco Gheghi in Piove
Francesco Gheghi in Piove. © Cymon Taylor Productions 2021 – Cymon Taylor, all rights reserved.

Francesco Gheghi ha vinto un premio a Venezia

4. Ha ottenuto un prestigioso riconoscimento. Il 2024 è un anno particolarmente importante per Gheghi, che interpreta un giovane parricida nel film tratto da una storia vera, Familia. La sua interpretaziione in questo film gli vale il premio Orizzonti al migliore attore alla Mostra del cinema di Venezia, all’età di 22 anni.

Francesco Gheghi in Maschile plurale

5. Ha recitato nel sequel di Maschile singolare. In Maschile plurale, il sequel del fortunato film con Giancarlo Commare, Gheghi interpreta Ricky, un ragazzo che vive nella casa di accoglienza, molto problematico, chiuso, scontroso e diffidente, che dichiara di essere eterosessuale e di far sesso con altri uomini solo a pagamento. Ricky viene coinvolto da Luca e Antonio nel progetto di riapertura di una vecchia pasticceria.

Francesco Gheghi in Familia

6. Ha convinto il regista con un provino molto particolare. Riguardo il suo ruolo di Luigi Celeste in Familia, Gheghi ha raccontato in un’intervista a Vanity Fair: “Ho comprato il libro di Luigi Gentile, l’ho letto in un paio di giorni. Lì ho avuto la certezza: era una storia a cui si doveva portare rispetto. L’ultimo provino doveva durare più di tre ore, ho convinto Costabile dopo un paio di minuti. Nel provare una scena mi sono lanciato contro una finestra, mi hanno dato 10 punti. Costabile mi aveva chiesto il sangue e io gliel’ho dato letteralmente”.

Francesco Gheghi e la sua famiglia

7. Ha sempre potuto contare sul sostegno dei genitori. Figlio di un pizzaiolo, dei suoi genitori Gheghi ha affermato: “Mi hanno sempre sostenuto. Ora il premio di Venezia è nella loro pizzeria a Marino, vicino Roma. Quando sono salito sul palco a ritirarlo, i miei erano lì e qualcuno ha girato un video di quel momento. Quando riguardo l’emozione che provano mentre vinco, inizio a piangere. L’unica condizione che aveva messo mia madre quando ho iniziato a recitare era che prendessi il diploma, e anche con un voto alto”.

Familia recensione Film 2024
Familia recensione Film 2024 – screenshot dal trailer Youtube

Francesco Gheghi è su Instagram

8. Ha un profilo sul social network. L’attore è naturalmente presente sul social network Instagram, con un profilo seguito attualmente da 27.200 persone. Su tale piattaforma egli ha ad oggi pubblicato appena un centinaio di post, tutti relativi alle sue attività come attore o modello. Si possono infatti ritrovare diverse immagini relative a momenti trascorsi sul set ma anche foto promozionali dei suoi progetti. Seguendolo si può dunque rimanere aggiornati sulle sue attività.

Francesco Gheghi è fidanzato con Lea Gavino

9. È fidanzato con una nota attrice. L’attore, come da lui reso noto in diverse occasioni, è fidanzato con l’attrice Lea Gavino, attrice nota per le ultime due stagioni uscite di SKAM Italia e per il film L’ombra di Caravaggio. I due, conosciutisi ad un provino, cercano comunque di mantenere un certo livello di riservatezza sulla propria vita privata, evitando di condividere troppo a riguardo sia durante le interviste che sui rispettivi social.

L’età e l’altezza di Francesco Gheghi

10. Francesco Gheghi è nato il 19 agosto 2003, Marino, comune della Città Metropolitana di Roma. L’attore è alto complessivamente 1,80 metri.

Fonti: IMDb, Instagram, Vanity Fair

Scream 7: Neve Campbell annuncia la data d’uscita USA

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Scream 7: Neve Campbell annuncia la data d’uscita USA

La star Neve Campbell e il regista Kevin Williamson hanno annunciato che il settimo film di Scream, che per il momento sembra essere chiamato Scream 7 (abbandonando i numeri romani), uscirà nelle sale il 27 febbraio 2026.

Campbell, che tornerà nei panni della final girl del franchise originale Sidney Prescott dopo aver saltato Scream VI, ha condiviso il seguente poster promozionale sulla sua pagina Instagram (la nostra prima illustrazione ufficiale per il film).

Scream 7: Neve Campbell afferma che sarà incentrato su Sidney Prescott: “È il motivo per cui sono salita a bordo”

I dettagli della trama sono ancora segreti, ma le voci affermano che la storia ruoterà attorno a Sidney (Campbell), Gale Weathers (Courteney Cox) e alcuni nuovi personaggi che difendono la famiglia di Sid da una specie di setta di Ghostface.

Ci sono state segnalazioni contrastanti su quanti maniaci mascherati prenderanno di mira i nostri eroi, ma abbiamo sentito dire che ci sarà un “grande salto temporale” dopo gli eventi dell’ultimo film, presumibilmente per consentire ai figli di Sidney di raggiungere l’età adatta ai film slasher.

Adorazione, trailer e foto della nuova serie Netflix tratta dal romanzo di Alice Urciuolo

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Adorazione, la serie young adult in 6 episodi liberamente tratta dall’omonimo romanzo di Alice Urciuolo, sarà disponibile, solo su Netflix, dal 20 novembre 2024 e sarà presentata, in anteprima, ad Alice nella città, la sezione autonoma e parallela della Festa del cinema di Roma, dedicata ai giovani, agli esordi e alla scoperta del talento.

L’estate è appena iniziata sulla costa dell’Agro Pontino quando la scomparsa della sedicenne Elena getta un’ombra sulla piccola comunità. Data la sua natura ribelle, sia la polizia che i suoi amici pensano che si tratti dell’ennesimo tentativo di fuggire da una provincia soffocante… Ma si sbagliano.

Adorazione è un coming of age con una forte componente mistery che intreccia sentimenti e generazioni, in un susseguirsi di scoperte, rivelazioni sorprendenti e segreti gelosamente custoditi, finendo per distruggere le poche certezze di una vita di provincia sempre sul filo tra aspirazioni e sogni infranti. I giovani protagonisti si confrontano con le loro paure più profonde e le dinamiche del gruppo, rivelando tensioni nascoste e relazioni complicate, in una sfida costante con se stessi, col diventare adulti e con i loro genitori, per niente pronti ad accettare le molteplici verità sulle vite dei figli.

Nel teaser trailer le prime immagini video sulle note di Adorazione, l’omonimo inedito di Fabri Fibra, anche supervisore musicale per la colonna sonora della serie. “Ho perso le parole, ho un buco in mezzo al cuore” 

Nel cast Alice Lupparelli (Elena), Noemi Magagnini (Vanessa), Claudia Potenza (Manuela, madre di Vanessa), Beatrice Puccilli (Vera, cugina di Vanessa), Giulio Brizzi (Giorgio, cugino di Vanessa e fratello di Vera), Penelope Raggi (Diana), Luigi Bruno (Gianmarco), Tommaso Donadoni (Enrico), Federico Russo (Christian), Alessia Cosmo (Teresa), Federica Bonocore (Melissa), Barbara Chichiarelli (Chiara, zia di Melissa).

Con Ilenia Pastorelli (Enza, madre di Vera e Giorgio) e Noemi (Diletta, madre di Diana).

 

La serie, prodotta da Picomedia, è diretta da Stefano Mordini e scritta da Donatella Diamanti, Tommaso Matano, Giovanni Galassi, Gianluca Gloria e Francesca Tozzi.

 

Sinossi:

Adorazione è una serie young adult che racconta la storia di un gruppo di ragazze e ragazzi adolescenti durante l’estate che cambierà per sempre le loro vite. La scuola è appena finita e i turisti iniziano ad accorrere sulle splendide spiagge di Sabaudia, quando Elena, 16 anni e una voglia matta di fuggire dalla provincia dell’Agro Pontino, scompare. Ognuno degli amici di Elena sa qualcosa che non dice, ha un legame segreto con la ragazza e forse ha a che fare con la sua misteriosa sparizione. Sarà l’inizio di un viaggio che, tra sospetti e rivelazioni, porterà ognuno dei ragazzi a fare i conti con la verità delle proprie relazioni e della propria educazione sentimentale.

Andrew Garfield pronto a tornare Spider-Man con la giusta storia

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Andrew Garfield pronto a tornare Spider-Man con la giusta storia

Andrew Garfield aveva un futuro luminoso come Spider-Man; tuttavia, quando The Amazing Spider-Man 2 non è riuscito a soddisfare le aspettative, la Sony Pictures ha fatto squadra con i Marvel Studios e ha scartato i piani per altri due film da solista, Sinister Six e una precedente iterazione di Venom.

Come Tobey Maguire prima di lui, il periodo di Garfield come Peter Parker non si è concluso esattamente con una nota positiva. Tuttavia, a entrambi gli attori è stata data una seconda possibilità quando si sono uniti a Tom Holland in Spider-Man: No Way Home del 2021.

Parlando con Esquire, Garfield ha ammesso di essere stato “lasciato in sospeso” quando The Amazing Spider-Man 3 è stato accantonato e ha detto che il suo debutto nell’MCU “è stato davvero curativo per me”.

Andrew Garfield è disposto a tornare a essere Spider-Man?

Quanto alla sua disponibilità a riprendere il ruolo, ha rivelato: “Di sicuro, tornerei al 100% se fosse la cosa giusta, se si integrasse alla cultura, se ci fosse un grande concetto o qualcosa che non è mai stato fatto prima, che fosse unico, strano ed eccitante e in cui puoi affondare i denti”. Garfield ha aggiunto: “Amo quel personaggio e porta gioia. Se parte di ciò che porto è gioia, allora sono gioioso anche io”.

La domanda ora è se tornerà o meno. Gli scooper dei social media stanno già suggerendo che il piano è che Garfield si presenti in Spider-Man 4, il che probabilmente significa che Peter #1 arruolerà Peter #2 e #3 per aiutarlo e Venom di Tom Hardy a combattere il Re in Nero… supponendo che le voci siano vere!

L’anno scorso, anche Tobey Maguire ha detto che sarebbe stato disponibile a indossare di nuovo il costume: “Adoro questi film e adoro tutte le diverse serie”, ha detto. “Se questi ragazzi mi chiamassero e mi dicessero, ‘Ti presenteresti stasera per uscire e fare lo scemo?’ o ‘Ti presenteresti per fare questo film o leggere una scena o fare una cosa alla Spider-Man?’ la risposta sarebbe ‘sì!’ Perché perché non dovrei volerlo fare?” È stato affermato che l’arrampicamuri di Holland sarà una parte importante dei prossimi film di Avengers, quindi non possiamo escludere la possibilità che Garfield e Maguire si presentino in Doomsday e Secret Wars.

Festa del Cinema di Roma 2024: il programma delle masterclass e degli incontri

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La Festa del Cinema di Roma presenta il programma degli incontri della diciannovesima edizione che si svolgerà dal 16 al 27 ottobre all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone.

MASTERCLASS

Il Premio alla Carriera Viggo Mortensen sarà protagonista di una masterclass con il pubblico in occasione dell’anteprima del suo nuovo film, The Dead Don’t Hurt, da lui scritto, diretto e interpretato. Nel corso della Masterclass, Viggo Mortensen parlerà di questa sua seconda esperienza dietro la macchina da presa (dopo Falling – Storia di un padre) e ripercorrerà il suo straordinario percorso artistico, quarant’anni di grandi interpretazioni che rivelano la sua profonda versatilità e la capacità di immergersi in personaggi complessi, spesso ambigui, mostrandone la natura violenta e la fragilità identitaria. Un lungo viaggio che parte dalla metà degli anni Ottanta, dagli esordi con Witness – Il testimone di Peter Weir, Carlito’s Way di Brian De Palma e Ritratto di signora di Jane Campion, prosegue negli anni Duemila, quelli della notorietà internazionale grazie alla trilogia de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson, e giunge fino agli anni più recenti, con i titoli che gli sono valsi la candidatura al Premio Oscar® come miglior attore: nel 2008 per La promessa dell’assassino di David Cronenberg, nel 2017 per Captain Fantastic di Matt Ross e nel 2019 per Green Book di Peter Farrelly.

Il programma delle Masterclass proseguirà con Dennis Lehane, uno dei più amati scrittori a livello internazionale, autore di bestseller divenuti poi film di grande successo: fra questi, “Mystic River” (“La morte non dimentica”), portato al cinema da Clint Eastwood; “Shutter Island” (“L’isola della paura”), tradotto sul grande schermo da Martin Scorsese; “Gone, Baby, Gone” (“La casa buia”) e “Live by Night” (“La legge della notte”), entrambi adattati da Ben Affleck.

Protagonista della terza Masterclass sarà Chiara Mastroianni, ospite della Festa in occasione del centenario della nascita del padre, Marcello Mastroianni. Dopo aver esordito giovanissima nel film A noi due di Claude Lelouch, al fianco di sua madre, Catherine Deneuve, l’attrice ha poi ricevuto una nomination ai Premi César per l’interpretazione in Ma saison préférée di André Téchiné e ha vinto il premio come Miglior attrice protagonista al Festival di Cannes per il film L’hotel degli amori smarriti di Christophe Honoré. La lunga collaborazione con il regista francese arriva fino al 2024 con Marcello mio, presentato anche in questo caso a Cannes, in cui l’attrice decide di far rivivere suo padre attraverso se stessa, con un talento fuori dal comune, incredibile coraggio e irresistibile ironia.

PASO DOBLE

Paso Doble è la sezione che la Festa dedica al dialogo fra due autori.

Il primo incontro coinvolgerà due straordinarie personalità del cinema messicano, Gael Garcia Bernal e Diego Luna. Dopo aver condiviso il premio come Migliori attori esordienti alla Mostra di Venezia per il film Y tu mamá también di Alfonso Cuarón, aver fondato le case di produzione e distribuzione Canana Films e La Corriente del Golfo, e aver istituito il Festival Ambulante Gira de documentales, gli amici d’infanzia Gael Garcia Bernal e Diego Luna sono i protagonisti della serie La Máquina, che sarà presentata alla Festa 2024 nella sezione Freestyle.

Il secondo Paso Doble si svolgerà in occasione della proiezione di Stop Making Sense – 40th Anniversary, storico film concerto dei Talking Heads firmato dal premio Oscar® Jonathan Demme. La Festa del Cinema ospiterà la nuova edizione del film in 4K: a parlarne ci saranno James Mockoski di American Zoetrope, che ha supervisionato il restauro, e Jerry Harrison, chitarrista dei Talking Heads, curatore del remastering della colonna sonora.

Il programma dei Paso Doble si chiuderà con l’incontro che vedrà protagonisti Fabio e Damiano D’Innocenzo, pluripremiati autori di opere come La terra dell’abbastanza, FavolacceAmerica Latina, tutti presentati nei maggiori festival internazionali, e della miniserie televisiva Dostoevskij, che ha debuttato in anteprima all’ultima Berlinale.

ABSOLUTE BEGINNERS

La sezione in cui un autore affermato rievoca la storia del proprio esordio al cinema ospiterà, nel 2024, l’incontro con Saverio Costanzo. Il regista e sceneggiatore romano, uno dei cineasti più importanti e originali del cinema italiano contemporaneo, sarà alla Festa con Private (2004). Ispirato a fatti reali, il film racconta l’occupazione militare della Palestina dalla prospettiva intima e privata di una famiglia costretta condividere la sua abitazione coi soldati israeliani che si sono insediati al secondo piano. Un’opera senza schematismi, ma con la capacità rara di trasmettere un significato universale, premiata col Pardo d’Oro al Festival di Locarno.

Sedicicorto: ritorna a partire da venerdì 4 ottobre la 21a edizione

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Per tutti gli amanti del cinema breve, ritorna a partire da venerdì 4 ottobre Sedicicorto Forlì International Film Festival, la cui 21a edizione si terrà fino al 13 ottobre. Un appuntamento imperdibile nel cuore di Forlì rivolto a registi, appassionati e professionisti del settore provenienti da tutto il mondo, che offre una vetrina unica dedicata al meglio della produzione cinematografica internazionale.

Sedicicorto resta infatti una manifestazione nevralgica per il formato del cortometraggio, esplorando le nuove tendenze e i talenti emergenti di questa settima arte. Questo l’obiettivo perseguito dai direttori artistici del festival, Gianluca Castellini e Joana Fresu de Azevedo.

“Si dice che ogni anno non sia mai lo stesso. La 21.a edizione conferma questo assunto. Un’edizione che parte dalla condivisione artistica, per accrescere quel valore atteso ad ogni nuova sfida. Come tutti i viaggi insieme, non è il luogo di arrivo a cogliere di sorpresa, ma l’occasione di trovare i giusti accordi. Sono passaggi ricchi di confronti e visioni oniriche che cavalcano il pensiero di chi pensa in grande per raggiungere la vetta di un traguardo insolito. Capacità di scelta e un pizzico di coraggio, sono alla base di una selezione che cerca di convincere ogni volta un pubblico esigente. Un compito non facile, ma ricco di stimolanti suggestioni. Aumenta la base sensoriale, la ricerca dell’ignoto e quella forza emotiva che si rinnova con magia. Il fascino si compone di dettagli minuziosi, da consegnare al nostro pubblico con la promessa di un nuovo imperdibile spettacolo.” commenta Gianluca Castellini.

“Qualche tempo fa, in un gioco social che abbiamo voluto fare con il nostro pubblico, abbiamo ironicamente sviscerato un decalogo su cosa sia un festival. Perché spesso è difficile spiegarlo. Al pubblico, agli ospiti come alle istituzioni partner.  Perché Sedicicorto non punta a un evento che miri alla mera kermesse cinematografica. Sedicicorto è comunità. Creata in 21 anni di storia. Fatta di persone. Appassionati cinefili, professionisti del settore, amanti del cinema e del cortometraggio. Persone. Convinte che, attraverso la visione di alcuni tra i più interessanti titoli del panorama internazionale e l’incontro con autori e attori che lo compongono, si possa comprendere al meglio il valore del proprio territorio, contribuendo a renderlo una eccellenza culturale. 21 anni di Sedicicorto. 21 anni di noi.”  prosegue Joana Fresu de Azevedo.

Sedicicorto Forlì International Film Festival, l’edizione 2024

Dieci giornate di festival in cui le 4 splendide location (Cinema Sala San Luigi, Fabbrica della Candele, Galleria Manoni 2.0, Circolo Aurora) si animeranno per accogliere un ricchissimo programma che comprende 8 sezioni competitive (Movie, Animalab, Cortinloco, Under5, Animare, Student Bendazzi e Sketching),  3 fuori concorso  (Apollo, Red e For Gaza) per un totale di 155 film: un connubio di generi per ogni palato, dalle opere di finzione ai documentari, dall’animazione allo sperimentale. Oltre ai film, il programma di Sedicicorto sarà arricchito da imperdibili eventi speciali, alla presenza di tanti protagonisti del nostro cinema.

Nella serata di apertura di venerdì 4 ottobre saranno presenti Marco Cortesi e Mara Moschini con Fango, podcast che racconta il disastro climatico che ha colpito l’Emilia Romagna nel 2023; verranno consegnati numerosi premi, tra cui il Premio Woman in set alla regista Laura Luchetti, il Premio alla Carriera Cinemaitaliano.info all’attore Giorgio Colangeli, il Premio Generazione G a due straordinari giovani interpreti come Selene Caramazza e  Andrea Arru e il Premio Caveja a Orfeo Orlando.

Sedicicorto omaggerà inoltre la storia del cinema con Il Centenario, consolidato appuntamento dedicato al cinema di 100 anni prima condotto dallo storico Enrico Gaudenzi. Verranno proiettate 4 pellicole datate 1924: L’ultima Risata di Friederich Wilhelm Murnau, Rapacità di Erich Von Stronheim, Matrimonio in quattro di Ernst Lubitsch, Sherlock Jr.di Buster Keaton. Verrà inoltre celebrato il trentennale dell’uscita di FILM ROSSO del maestro Krzysztof Kieślowski con una serata all’insegna del rosso, La notte rossa, a cura di Clara Ionghi. E ancora la mostra che celebra il centenario della nascita di una delle massime icone del cinema italiano, Marcello Mastroianni, dal titolo La dolce vita di Mastroianni. Il divo verrà omaggiato anche durante le serate di Cinebook, appuntamento del festival dedicato al magnifico intreccio tra narrazione per immagini e narrazione letteraria, condotto dalla scrittrice Gabriella Maldini.

Durante la XXI edizione del festival, si consolida inoltre Lapix, l’evento industry-mercato, nato a Sedicicorto nel 2022, per la promozione dell’animazione e del videogaming, con particolare attenzione all’interazione tra studenti, accademie, studi professionali, produzioni e broadcaster, che si articolerà in diverse aree tematiche.

Sedicicorto dal 2023 ha avviato un processo organizzato per rendere più sostenibile l’evento e le attività collegate: Sedicigreen. La mission è orientata all’individuazione e consolidamento di 4 valori: Sociale, Ambientale, Culturale, Economico.

Quarto Potere torna al cinema dal 10 ottobre

Quarto Potere torna al cinema dal 10 ottobre

Torna nelle sale italiane con I WONDER CLASSICS, la divisione di I Wonder Pictures dedicata alla riscoperta dei classici d’autore, QUARTO POTERE (CITIZEN KANE), il film cult diretto da Orson Welles che uscì negli Stati Uniti nel 1941 e in Italia nel dopoguerra. Dopo l’uscita nei cinema italiani a marzo 2024 e l’ottimo successo di pubblico arriva nuovamente in sala in versione originale sottotitolata dal 10 ottobre, in occasione dell’anniversario della morte di Orson Welles.

A più di 80 anni dall’uscita, QUARTO POTERE (CITIZEN KANE) è un film di straordinaria attualità: il suo ritorno in sala cade non solo in un anno in cui 2 miliardi di cittadini in 76 Paesi sono chiamati alle urne e in un momento caldissimo della corsa elettorale alla Casa Bianca, ma anche in un periodo storico in cui la riflessione sul potere politico e mediatico, tema centrale del film, è all’ordine del giorno.

quarto potereQUARTO POTERE (CITIZEN KANE) si presenta come un’inchiesta giornalistica sulla vita di Charles Foster Kane, personaggio pubblico e tycoon per eccellenza, proprietario di ben 37 testate giornalistiche e di svariate emittenti radiofoniche, candidato governatore e protagonista di scandali clamorosi che, finiti sulle prime pagine dei quotidiani, troncano la sua avanzata verso la presidenza degli Stati Uniti. L’enorme potere dei media sull’opinione pubblica e sulla società diventa così uno dei temi centrali del film, proponendo una chiave interpretativa anche del nostro presente. La figura di Kane, in cui pubblico e privato si mescolano inscindibilmente, è indagata da un giornalista attraverso cinque interviste a persone a lui vicine, che ne restituiscono un ritratto complesso e contraddittorio. Ma è davvero possibile definire l’essenza profonda di un uomo, per quanto la sua vita sia stata di pubblico dominio?

Definito da Jorge Luis Borges come “il lavoro di un genio” e da Steven Spielberg come “una grande esperienza”, QUARTO POTERE (CITIZEN KANE) ha rivoluzionato la storia del cinema, diventando secondo la BBC e l’American Film Institute il miglior film americano di sempre.

QUARTO POTERE (CITIZEN KANE) torna nei cinema dal 10 ottobre con I Wonder Classics in collaborazione con Unipol Biografilm Collection. 

La trama di Quarto Potere

Charles Foster Kane, magnate e media tycoon, muore abbandonato da tutti nella sua lussuosa residenza, Xanadu. Ma, prima di spegnersi, pronuncia la parola “Rosebud”. Chi o cos’è Rosebud? E cosa si nasconde tra le pieghe della vita di un individuo che, come lui, è stato in grado di incarnare il Sogno Americano finché quel sogno non è diventato un incubo? Nell’anno delle presidenziali Usa e in uno scenario mediatico rivoluzionato dal web e dai social, torna al cinema Quarto Potere (Citizen Kane) e si rivela ora più attuale che mai, capace di parlarci con inalterata lucidità del potere dei media, delle loro ingerenze nella politica e dei riflessi che questo potere ha su tutti noi. E di appassionarci con una storia di sfrenata ambizione, ascesa e caduta, alla ricerca di quel lato più intimo di ogni individuo, che persino oggi – con le nostre esistenze moltiplicate dagli schermi di centinaia di device elettronici – è forse destinato a rimanere inaccessibile

GOMORRA – LA SERIE. LE ORIGINI, Marco D’Amore alla regia

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GOMORRA – LA SERIE. LE ORIGINI, Marco D’Amore alla regia

Marco D’Amore alla regia del prequel di “Gomorra”, l’epica saga crime Sky Original tratta dall’omonimo bestseller di Roberto Saviano. La nuova serie GOMORRA – LA SERIE. LE ORIGINI (working title) sarà nuovamente prodotta da Sky Studios e Cattleya – parte di ITV Studios – e distribuita da Beta Film, e racconterà in sei episodi l’ascesa criminale di Pietro Savastano, da quando era solo un ragazzo di strada. Alcuni episodi della serie saranno diretti da Francesco Ghiaccio (DolcissimeUn posto sicuro). Le riprese partiranno a inizio 2025 a Napoli e dintorni.

Alla scrittura del progetto Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli (L’immortale, ZeroZeroZero, Django), già storici autori della sceneggiatura di Gomorra – La Serie, assieme a Marco D’Amore – che è anche supervisore artistico – e allo stesso Saviano.

GOMORRA – LA SERIE. LE ORIGINI Photo credit. Marco Ghidelli – Courtesy of Sky

Già indimenticabile protagonista della saga che ha varcato ogni confine, conquistando pubblico e critica in oltre 190 territori nel mondo, e regista di diversi episodi delle ultime stagioni di “Gomorra – La Serie” (nonché del film “L’immortale”, ponte fra la quarta e la quinta stagione), Marco D’Amore ha dichiarato: «Dieci anni fa è cominciata una storia che, a partire da Napoli e dalle sue periferie, ha raccontato di vita e di morte, dei complessi ingranaggi di una efferata associazione criminale, dei suoi agganci col potere e di una guerra che ha insanguinato la terra, mettendo padri contro figli, fratelli contro fratelli. La portata di questo racconto in breve è divenuta mondiale, ha parlato lingue diverse, ha scosso coscienze a distanti latitudini del globo, sancendo un incredibile successo di pubblico e di critica.

“Gomorra – La Serie” è frutto del talento e della professionalità di tutte le donne e gli uomini che vi hanno lavorato, del coraggio e della lungimiranza di Sky e Cattleya e della capacità avuta di far corrispondere all’indagine della realtà lo spettacolo che solo il Cinema sa dare. Quella storia, però, ha raggiunto il suo compimento, ha terminato la sua strada. Oggi finalmente posso annunciare che sarò alla guida di un nuovo progetto che si occuperà di raccontare le origini di quella storia. Dove e quando tutto è cominciato. Attraverso le vicende di personaggi per cui l’esistenza sembra segnata sin dagli albori da un destino ineluttabile, come in una tragedia greca. Nel mondo che indagheremo sarà diverso il contesto storico e sociale, il modo di vivere, le abitudini e certamente anche i sogni e le ambizioni. Tutto sembrerà apparentemente distante dal presente, ma per dirla con Tucidide “per capire il presente bisogna conoscere il passato ed orientare il futuro”.

L’eccitazione che sento per questa nuova avventura non sta solo nella consapevolezza dell’importanza del progetto e nella responsabilità che sento, ma anche nella gioia che mi dà avere al mio fianco una troupe incredibile e un regista e autore che stimo molto come Francesco Ghiaccio, che si occuperà della regia di alcune puntate della serie. Inoltre, sento di avere la possibilità di restituire quello che di grande mi è stato dato più di dieci anni fa, ovvero offrire una chance a tanti giovani talenti di mostrare le proprie capacità e confrontarsi con l’intelligenza e l’intransigenza di chi non può e non deve fare sconti a nessuno: il pubblico».

Marco D’Amore alla regia di Gomorra – la serie. Le origini

Nils Hartmann, Executive Vice President Sky Studios per l’Italia, ha commentato: «Sono molto felice che un talento che stimo come attore e come regista torni a far parte della famiglia di “Gomorra – La serie”, dopo esserne stato un protagonista. Abbiamo condiviso con Marco quest’avventura dall’inizio e sono certo che il suo sguardo potrà dare linfa preziosa ad un nuovo ed inedito capitolo della saga. Raccontare l’adolescenza di Pietro Savastano nel prequel sarà una sfida elettrizzante e molto ambiziosa. Tutto questo non può che rendermi orgoglioso e non vedo l’ora di veder battere il primo ciak».

Riccardo Tozzi, fondatore di Cattleya, ha dichiarato: «”Gomorra – La serie” ha ormai assunto un profilo mitologico e avevamo molti dubbi a toccare di nuovo questa materia così inimitabile. Ma l’idea che si è formata nel gruppo creativo all’origine della serie, insieme a un suo protagonista, Marco, ci è sembrata così semplice e forte da convincerci a ripartire. In una Napoli d’altri tempi il ragazzo Pietro non sa che diventerà Savastano, come non lo sa Imma, come non lo immagina il gruppo di giovani inconsapevoli e pieni di vita che accompagnano l’inizio della sua avventura criminale.».

Sophie Turner commenta una eventuale stagione 9 di Game of Thrones: ecco l’unico spin off che varrebbe la pena raccontare

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Sophie Turner ha commentato il ritorno di quella che sarebbe effettivamente la stagione 9 di Game of Thrones, e dimostra perché la serie non dovrebbe – o almeno, quasi certamente non potrebbe – tornare. A cinque anni dalla fine di Game of Thrones, il modo in cui si è concluso il successo della HBO rimane estremamente controverso, ma lo show nel suo complesso è amato. Questi due elementi sembrano imprescindibili per una nuova stagione che possa portare di nuovo quel mondo e quei personaggi sullo schermo e possa dare ai fan qualcosa che li soddisfi di più.

Finora, la cosa più vicina a una continuazione diretta di Game of Thrones è stata la serie spin-off di Jon Snow, che avrebbe visto il ritorno di Kit Harington. Tuttavia, è stata scartata quando non sono riusciti a trovare un’idea per portarla avanti. Nel frattempo, Sophie Turner ha espresso un certo interesse per un ritorno di Game of Thrones, ma i suoi commenti evidenziano non solo il problema, ma anche il modo migliore per procedere:

“Voglio dire, dovrebbe essere esattamente lo stesso cast e la stessa identica troupe, altrimenti non tornerei indietro e sarebbe solo la stagione 9, e non credo che faremo una stagione 9, ma ho adorato interpretare Sansa, e mi chiedo spesso cosa farebbe ora. Dove sarebbe cinque anni dopo, cosa farebbe? Sarebbe ancora regina del Nord? Sarebbe una brava sovrana? Ci sarebbe qualche altro tipo di guerra terribile che è accaduta? Mi piacerebbe vederlo.”

Game of Thrones Sansa Stark

Game of Thrones 9 è impossibile

Turner ha ragione nel dire che quasi ogni continuazione di Game of Thrones sarebbe effettivamente solo la stagione 9, e questo mostra il principale ostacolo alla sua realizzazione. Sebbene l’ottava stagione di Game of Thrones abbia provocato una reazione negativa, la portata della produzione è stata senza pari in TV, e sarebbe molto difficile riportarla indietro. Richiederebbe l’unione di molte parti in movimento, data la dimensione del cast e della troupe dello show, e allineare tutti quei programmi, anche se tutti volessero tornare, sarebbe quasi impossibile.

Non c’è nemmeno alcuna garanzia che il cast e la troupe di Game of Thrones vogliano tornare. Era abbastanza chiaro alla fine che aveva avuto un costo, perché è una produzione così intensa per tutti i soggetti coinvolti. Harington ha commentato il contraccolpo al finale di Game of Thrones e lo ha detto lui stesso: “Penso che se c’è stato un difetto nel finale di Game of Thrones, è che eravamo tutti così fottutamente stanchi che non avremmo potuto andare avanti più a lungo”.

C’è però un aspetto che renderebbe la stagione 9 di Game of Thrones una buona idea. Sebbene sia allettante pensare che potrebbe essere utilizzata per risolvere i problemi del finale, il rischio è che inevitabilmente raddoppierebbe la posta in gioco, come Bran Stark che diventa re. Altri, come la morte di Daenerys Targaryen, non sono affatto risolvibili per coloro per cui non ha funzionato, a meno di un’altra resurrezione.

Game of Thrones 8x05 Arya StarkUn sequel di Arya è l’unico spin-off che eviterebbe l’effetto “stagione 9”

Quasi tutti gli spin-off di Game of Thrones che proseguono dall’ottava stagione, a meno di un salto temporale di decenni, avrebbero il problema di essere semplicemente la nona stagione, una continuazione della storia. Non importa quale personaggio decida di seguire, che si tratti di Sansa al Nord o persino di Jon Snow oltre la Barriera, solleva la questione di dove si trovino gli altri personaggi, cosa stiano facendo e perché non siano coinvolti, e quindi probabilmente richiede il ritorno dell’intero cast e della troupe. Sono tutti ancora a Westeros, quindi è un problema difficile da aggirare.

L’eccezione a questo è uno show che segue le avventure di Arya Stark, che è partita per scoprire cosa c’è a ovest di Westeros nel finale della serie. Poiché ha effettivamente lasciato i Sette Regni di Westeros, allora c’è una ragione legittima e intrinseca per cui uno spin-off si concentri solo su Arya, senza alcuna necessità di affrontare cosa sta succedendo altrove. I suoi viaggi richiederebbero mesi se non anni, quindi non sarebbe un problema se non ci fosse l’apparizione di Jon Snow o Sansa, e mentre il pubblico potrebbe ancora chiederselo, c’è un motivo ovvio per evitare la domanda, che nessun altro sequel avrebbe.

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