Mark Ronson dovrebbe riunirsi a Greta Gerwig per comporre la colonna sonora del suo adattamento de Le Cronache di Narnia su Netflix. La conferma arriva da Variety.
Ronson sta lavorando alle musiche per l’attesissimo seguito di Barbie della regista. Greta Gerwig sta scrivendo e dirigendo il film fantasy d’avventura, che a quanto pare segue la trama di Il nipote del mago, il sesto romanzo della serie di C.S. Lewis. Il cast dovrebbe includere Meryl Streep (che, guarda caso, è la suocera di Ronson; il musicista è sposata con la figlia della Streep, Grace Gummer), Daniel Craig, Emma Mackey e Carey Mulligan.
Ronson è stato in precedenza produttore musicale esecutivo per Barbie di Gerwig, per il quale ha co-scritto e co-prodotto cinque canzoni, ha co-scritto la colonna sonora con Andrew Wyatt ed è stato produttore esecutivo. La sua musica ha ottenuto nomination ai Grammy, ai Golden Globe e agli Academy Awards, tra gli altri riconoscimenti. Sta lavorando al progetto Le Cronache di Narnia mentre sta lanciando il suo libro di memorie “Night People: How to Be a DJ in ’90s New York City”, uscito il 16 settembre negli USA. Il libro racconta le sue giornate nei club di New York, raccontando la sua ascesa da audiofilo a uno dei DJ più in voga della città.
Cosa sappiamo de Le Cronache di Narnia di Greta Gerwig per Netflix
La piattaforma di streaming aveva annunciato per la prima volta l’intenzione di adattare i famosi libri di C.S. Lewis nel 2018, con la regista di Barbie che è stata coinvolta nel progetto nel 2020. Il film di Greta Gerwig su Narnia sembra adattare il sesto libro della serie, “Il nipote del mago”, il quale si colloca però prima di tutti gli altri per ordine cronologico. Il film dovrebbe essere distribuito nell’autunno del 2026, potendo apparetemente contare su una massiccia distribuzione in sala prima di approdare sulla piattaforma Netflix.
Il cast è stato finora avvolto nel mistero. Gli unici dettagli riportati includono Emma Mackey nel ruolo della Strega Bianca, Daniel Craig in quello dello zio Andrew, Carey Mulligan in trattative per interpretare la madre di Digory e Meryl Streep che dovrebbe doppiare il leone parlante Aslan.
Sebbene sia assente dalla timeline del Marvel Cinematic Universe dal 2021, Tom Holland si sta preparando a riprendere finalmente il ruolo di Peter Parker nella Fase 6 con Spider-Man: Brand New Day, mentre la Saga del Multiverso volge al termine. Nonostante Holland abbia recentemente subito un infortunio, secondo quanto riportato domenica 21 settembre, la star britannica dovrebbe riprendere le riprese tra un paio di giorni. Poiché le riprese principali sono in corso già da un po’, stanno intanto finalmente emergendo nuovi dettagli sul tanto atteso film sui supereroi.
Deadline riporta infatti che Marvin Jones III è stato scritturato perSpider-Man: Brand New Day della Marvel Studios e Sony Pictures nel ruolo di Lonnie Lincoln, alias Tombstone. Anche se Sony e Marvel non hanno ancora commentato il casting, l’attore ha già doppiato il cattivo in Spider-Man: Un nuovo universo, e il film MCU segnerà così il suo debutto dal vivo. Jones non è nuovo all’interpretazione di cattivi dei fumetti, avendo già interpretato Tobias Whale della DC Comics nella serie TV Black Lightning della CW, che è entrata a far parte dell’Arrowverse nella terza stagione.
La star si unisce così a diversi nuovi membri del cast MCU di questo episodio, tra cui Sadie Sink, Liza Colón-Zayas e Tramell Tillman. Con la sua aggiunta al cast di Spider-Man: Brand New Day, è evidente che il film sta cercando di espandere la mitologia di Spider-Man con cattivi che non sono così importanti come Green Goblin o Doctor Octopus. Non è stato ancora determinato se Tombstone sarà l’antagonista principale, dato che anche Michael Mando tornerà nei panni di Mac Gargan, meglio conosciuto come Scorpion.
È tuttavia degno di nota il fatto che abbiano riportato lo stesso attore che ha doppiato Lincoln nella serie animata Spider-Verse per la sua incarnazione live-action. Ciò non significa che si tratti di un crossover tra l’MCU e lo Spider-Verse, ma piuttosto che Jones sta semplicemente interpretando una sua variante. In ogni caso, sarà interessante scoprire come verrà adattato questo particolare antagonista dall’aspetto piuttosto iconico.
Ad oggi, una sinossi generica di Spider-Man: Brand New Day è emersa all’inizio di quest’anno, anche se non è chiaro quanto sia accurata.
Dopo gli eventi di Doomsday, Peter Parker è determinato a condurre una vita normale e a concentrarsi sul college, allontanandosi dalle sue responsabilità di Spider-Man. Tuttavia, la pace è di breve durata quando emerge una nuova minaccia mortale, che mette in pericolo i suoi amici e costringe Peter a riconsiderare la sua promessa. Con la posta in gioco più alta che mai, Peter torna a malincuore alla sua identità di Spider-Man e si ritrova a dover collaborare con un improbabile alleato per proteggere coloro che ama.
L’improbabile alleato potrebbe dunque essere il The Punisher di Jon Bernthal – recentemente annunciato come parte del film – in una situazione già vista in precedenti film Marvel dove gli eroi si vedono inizialmente come antagonisti l’uno dell’altro salvo poi allearsi contro la vera minaccia di turno.
Di certo c’è che il film condivide il titolo con un’epoca narrativa controversa, che ha visto la Marvel Comics dare all’arrampicamuri un nuovo inizio, ponendo però fine al suo matrimonio con Mary Jane Watson e rendendo di nuovo segreta la sua identità. In quel periodo ha dovuto affrontare molti nuovi sinistri nemici ed era circondato da un cast di supporto rinnovato, tra cui un resuscitato Harry Osborn.
Il film è stato recentemente posticipato di una settimana dal 24 luglio 2026 al 31 luglio 2026. Destin Daniel Cretton, regista di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, dirigerà il film da una sceneggiatura di Chris McKenna ed Erik Sommers. Tom Holland guida un cast che include anche Zendaya, Jacob Batalon,Mark Ruffalo, Sadie Sink e Liza Colón-Zayas e Jon Bernthal. Michael Mando è stato confermato mentre per ora è solo un rumors il coinvolgimento di Charlie Cox.
Spider-Man: Brand New Day uscirà nelle sale il 31 luglio 2026.
Pure Imagination Studios e Prime Universe Films hanno acquisito i diritti esclusivi del marchio di monster truck Bigfoot, con l’obiettivo di costruire un universo cinematografico e televisivo attorno ad esso. Il lancio multipiattaforma includerà un film live-action, contenuti animati, videogiochi e prodotti di consumo pensati per presentare Bigfoot a una nuova generazione.
Progettato dal pioniere dei monster truck Bob Chandler e dalla sua Bigfoot 4X4, Inc., Bigfoot è ampiamente riconosciuto come il primo monster truck al mondo. Chandler lo creò oltre 50 anni fa e nei decenni successivi lo ha visto diventare un simbolo di potenza, innovazione e ingegnosità americana, conquistando oltre 50 campionati mondiali, stabilendo decine di record mondiali e catturando l’attenzione di milioni di persone attraverso eventi dal vivo, merchandising e media.
Il film live-action su Bigfoot esplorerà la vera storia di Chandler e le origini del fenomeno dei monster truck, mescolando l’atmosfera americana degli anni ’80, l’eroismo dei perdenti e l’azione adrenalinica per raccontare una grande, divertente storia familiare, audace come il Bigfoot stesso. Tra le produzioni animate, ci sarà una serie animata in 3D, rivolta ai bambini dai 5 ai 9 anni. La serie è ambientata al Chandler Ranch, dove Bigfoot e i suoi amici affrontano avventure di corse e lezioni di vita. Oltre a nuovi videogiochi e contenuti digitali, Pure Imagination e Prime Universe presenteranno anche nuovi prodotti di consumo dedicati a Bigfoot, tra cui giocattoli, abbigliamento, oggetti da collezione e prodotti lifestyle.
In una dichiarazione a Deadline, il fondatore di Pure Imagination, Joshua Wexler, ha dichiarato: “BIGFOOT è più di un monster truck: è un simbolo di determinazione, inventiva e divertimento. Siamo orgogliosi di collaborare con i Chandler per lanciare una nuova era che ruggisce su schermi, console e scaffali dei negozi”.
Adrian Askarieh, fondatore di Prime Universe Films, ha dichiarato: “Questo è un progetto da sogno che dura da una vita. Il nostro obiettivo è onorare l’eredità rivoluzionaria di Bob Chandler e portare BIGFOOT a un pubblico globale completamente nuovo”.
“Quando ho costruito il primo camion BIGFOOT nel mio garage 50 anni fa, non avevo idea che si sarebbe trasformato in qualcosa di così grande, letteralmente e figurativamente”, ha detto Chandler. “Vedere cosa ha in mente Pure Imagination è allo stesso tempo commovente ed emozionante. È incredibile pensare che BIGFOOT continuerà a ispirare bambini, famiglie e fan di tutto il mondo con lo stesso senso di divertimento e meraviglia che ha dato inizio a tutto”.
The Mandalorian & Grogu è stato annunciato per la prima volta a gennaio 2024 come il prossimo film di “Star Wars” in fase di sviluppo, e la sua uscita nelle sale è prevista per il 20 maggio 2026. Oltre al personaggio mascherato di Pascal, il Mandaloriano, e al suo adorabile aiutante Grogu (meglio conosciuto come Baby Yoda), il cast include anche Sigourney Weaver nel ruolo di una pilota da caccia, Jeremy Allen White in quello del figlio di Jabba the Hutt e Jonny Coyne in quello di un signore della guerra imperiale.
La prima breve sinossi del film recita: “Erede della Forza nella galassia e compagno adorabile del Mandaloriano, Grogu ha conquistato il mondo con il suo fascino malizioso e accattivante fin dal suo debutto”, si legge. “Presto saranno disponibili prodotti a tema Grogu per tutti i canali, categorie e fasce d’età: la tempesta Grogu sta per scatenarsi!”
Claudia Cardinale, leggenda del cinema italiano e una delle figure più carismatiche e amate del grande schermo, è scomparsa all’età di 87 anni.
Nata nel 1938 a Tunisi da genitori siciliani, Cardinale entrò nel mondo del cinema dopo aver vinto, nel 1957, un concorso di bellezza che le valse un viaggio alla Mostra del Cinema di Venezia. Educata in francese e cresciuta in una famiglia che parlava dialetto siciliano, all’inizio dovette farsi doppiare nei suoi ruoli italiani. In quegli anni affrontò anche una gravidanza segreta, da cui nacque il figlio Patrick, presentato per alcuni anni come suo fratello minore.
Dopo i primi ruoli, il successo internazionale arrivò nel 1963 con 8½ di Federico Fellini e Il Gattopardo di Luchino Visconti. Nello stesso periodo partecipò a produzioni hollywoodiane come La Pantera Rosa di Blake Edwards e C’era una volta il West di Sergio Leone (1968), diventando uno dei volti più iconici del cinema mondiale.
Negli anni Settanta la sua carriera subì una battuta d’arresto dopo la rottura con il produttore Franco Cristaldi e l’inizio della relazione con il regista Pasquale Squitieri, da cui ebbe una figlia. Nonostante le difficoltà, tornò in auge grazie a Franco Zeffirelli, che la scelse per Gesù di Nazareth (1977), e continuò a lavorare con registi europei come Werner Herzog e Marco Bellocchio. Indipendente e anticonformista, Cardinale divenne famosa anche per il suo carattere libero e la voce roca, tanto da ispirare nel 2022 il libro Claudia Cardinale. The Indomitable.
Negli ultimi decenni si era dedicata al teatro e aveva continuato a recitare in varie lingue, apparendo in film e serie TV fino al 2020. Con la sua scomparsa, il cinema perde una delle sue interpreti più eleganti e carismatiche, capace di attraversare epoche e generi lasciando un’impronta indelebile.
Mamma Mia! Ci risiamo è un film del 2018 scritto e diretto da Ol Parker e, ovviamente, sequel dell’incredibile successo di Mamma Mia! del 2008. Come il suo predecessore il film ripropone le musiche del gruppo svedese ABBA, sulle quali si basa parte della trama. Tra volti vecchi e nuovi, il film vede nel cast Amanda Seyfried, Lily James, Christine Baranski, Jessica Keenan Wynn, Julie Walters, Alexa Davies, Pierce Brosnan, Jeremy Irvine, Colin Firth, Hugh Skinner, Stellan Skarsgård, Josh Dylan, Dominic Cooper, Andy García, Cher e Meryl Streep.
La trama di Mamma Mia! Ci risiamo
A Kalokairi, Sophie prepara l’inaugurazione del Bella Donna, nuovo hotel dedicato alla memoria di sua madre Donna, morta un anno prima. Sam è l’unico dei suoi tre padri presenti, mentre Harry e Bill sono trattenuti da impegni. Sky, rientrato dagli Stati Uniti, propone a Sophie di trasferirsi con lui, ma lei rifiuta per restare legata all’isola. Un uragano distrugge l’allestimento, ma con l’incoraggiamento di Sam e l’aiuto delle amiche Rosie e Tanya, Sophie non si arrende.
Parallelamente, i ricordi riportano al 1979: la giovane Donna, dopo la laurea, viaggia in Europa e conosce Harry, Bill e Sam, con cui vive momenti intensi che preludono alla sua maternità. Nel presente, anche Harry e Bill raggiungono Kalokairi, così come Sky, che rinuncia al lavoro per amore. Durante la festa, Sophie scopre di essere incinta. A sorpresa arriva la nonna Ruby, che ritrova l’amore perduto. Nove mesi dopo, Sophie e Sky battezzano il figlio Donny, con Donna che appare in visione.
Le curiosità su Mamma Mia! Ci risiamo
L’album della colonna sonora conteneva una cover di “The Day Before You Came” cantata da Meryl Streep. Il brano fu registrato solo perché era una delle canzoni degli ABBA preferite da Benny Andersson e Richard Curtis e la Streep voleva cantarla, ma in realtà non è mai stato inserito nel film poiché il testo è troppo specifico per essere in linea con la storia.
A Dame Julie Walters è stato concesso un giorno libero dalle riprese agli Shepperton Studios nel novembre 2017 (durante la registrazione del numero di “Angel Eyes”) per poter partecipare a una cerimonia di investitura a Buckingham Palace, dove è stata nominata Dama Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico dalla Regina Elisabetta II. Il cast e la troupe si sono riuniti per sorprendere e dare il benvenuto a Walters cantando “There Is Nothing Like a Dame” dal musical South Pacific.
I produttori hanno discusso l’idea di realizzare un terzo film. Amanda Seyfried ha dichiarato che sarebbe a bordo per un altro film, ma si è chiesta se ci siano abbastanza canzoni degli ABBA inutilizzate per una terza colonna sonora. Julie Walters, che si è ritirata dalla recitazione, ha affermato che un terzo film di Mamma Mia sarebbe la sua unica ragione per uscire dal pensionamento.
Cher ha scelto personalmente Andy Garcia per interpretare il personaggio di Fernando tra una serie di attori selezionati.
Ha avuto il miglior weekend di apertura al botteghino nella carriera di Meryl Streep, Amanda Seyfried e Cher.
La rivelazione del gemello di Bill Anderson, Kurt, è un riferimento alla battuta del primo film, quando scopre di poter essere il padre di Sophie: “Non mi dirai mica che hai una sorella gemella, vero?”
Sebbene non venga mai detto esplicitamente, la storia lascia intendere che Cienfuegos non sia solo l’amore perduto da tempo di Ruby, ma potrebbe anche essere il padre di Donnas e, a sua volta, il nonno di Sofie.
Prima che Sophie entri in chiesa per il battesimo della sua bambina, si sente una fisarmonica suonare in sottofondo la canzone degli ABBA “Slipping Through My Fingers”.
The Northman (qui la recensione) è il terzo film da regista di Robert Eggers, ma è una storia vera e in che modo la storia antica dei vichinghi e la mitologia norrena influenzano le fondamenta del film? The Northman racconta la storia di Amleth, un giovane principe vichingo. Quando il padre di Amleth viene ucciso da Fjolnir, lo zio di Amleth, questi giura vendetta contro l’usurpatore e intraprende un viaggio che durerà tutta la vita per ottenere la sua vendetta.
The Northman segue il consueto stile di Eggers, combinando un’ambientazione d’epoca con brividi psicologici. A differenza dei precedenti lavori del regista, The Witch e The Lighthouse, è senza dubbio più accessibile e “mainstream”. Detto questo, Eggers ha già inserito elementi di storie vere nei suoi film, anche quando si è concentrato sui momenti più bizzarri delle sue pellicole, e quindi The Northman è in molti modi impostato per seguire questa fusione di eventi onirici con la realtà.
Questi elementi sono così in linea con lo stile caratteristico di Eggers da far sorgere la domanda se The Northman sia una storia vera. Considerando che molti degli elementi più strani del film sono legati alla storia dei vichinghi e alla mitologia norrena, non è da escludere che sia basato su eventi reali. Quindi, quanto sono legati alla storia reale tutti questi elementi nell’ultima avventura vichinga di Robert Eggers? Scopriamolo in questo approfondimento.
The Northman non è direttamente basato su una storia vera
The Northman non è direttamente basato su una storia vera, ma è stato scritto da Robert Eggers e dal suo partner di sceneggiatura per questo film, Sjon, ispirandosi a un mito e a una fiaba dell’antico norvegese, piuttosto che essere tratto direttamente dalla realtà. Questa fiaba era Vita Amlethi. Vita Amlethi era una storia tramandata di generazione in generazione oralmente, che non fu registrata ufficialmente fino al 1200 circa, come parte della vasta storia dei sovrani danesi e della loro storia scritta da Saxo Grammaticus. Gli elementi fondamentali della storia hanno fornito l’ispirazione per il film, oltre che la base per altre famose storie nel corso della storia, come l’Amleto di Shakespeare.
Amleth era una persona reale? La spiegazione della leggenda scandinava
Vita Amlethi, la fiaba norrena, si traduce in La vita di Amleth. Anche se Amleth non è necessariamente basato su un personaggio storico reale, la fiaba tramanda la leggenda del personaggio. Mentre la storia di The Northman prende spunto da questa leggenda per ispirare la sua trama, il personaggio principale di Amleth è quasi direttamente tratto dalla fiaba norrena. In Vita Amlethi, Amleth è un giovane principe vichingo che vive felicemente con suo padre, Horwendil, e sua madre, Gerutha.
Il fratello di Horwendil, Fengo, tuttavia, è spinto da un odio geloso nei confronti del re Horwendil e lo uccide, prendendo Gerutha come sua moglie. Questo spinge Amleth a una rabbia che durerà tutta la vita, giurando vendetta contro suo zio per i crimini commessi contro la sua famiglia. Non è chiaro se il personaggio di Amleth sia basato su eventi o persone reali dell’epoca, ma in ogni caso è il modello del protagonista di The Northman, interpretato da Alexander Skarsgard.
Chi era il re Aurvandill? Il mito e il legame con Thor
Anche il re Horwendil di Vita Amlethi è immerso nella mitologia, proprio come Amleth. Horwendil è fortemente legato al re Aurvandill della Prose Edda, un testo norreno scritto nel XIII secolo. Nella Prose Edda, Aurvandill era un uomo che fu rapito dai Jotnar. Dopo il suo rapimento, Thor, il dio nordico del tuono, li affronta e libera Aurvandill, lasciando la scena con un’arma dei Jotnar conficcata nella testa. Quando Thor stava riportando Aurvandill a casa sua trasportandolo attraverso i fiumi Elivagar, il dito del piede di Aurvandill si congelò.
Thor allora gli tolse il dito congelato e lo lanciò nei cieli, formando la costellazione del Dito di Aurvandill. La versione latinizzata di Aurvandill, nota come Horwendillus o Horwendil, è quella che compare nella leggenda nordica di Vita Amleth. Ciò significa che il padre di Amleth era profondamente radicato sia nella leggenda che nella mitologia, avendo legami non solo con Amleth e gli altri personaggi che costituiscono la base di The Northman, ma anche con antichi dei nordici come Thor.
Valchirie e Valhalla: l’aldilà vichingo in The Northman
Uno degli elementi distintivi di The Northman che collega il film alla realtà attraverso la mitologia norrena è l’inclusione delle Valchirie e del Valhalla. Nella mitologia norrena, le Valchirie erano un gruppo di figure femminili responsabili di guidare gli spiriti dei soldati nordici defunti nell’aldilà. Uno dei luoghi più importanti dell’aldilà nella mitologia norrena è il Valhalla, una maestosa sala situata ad Asgard e governata da Odino. Il Valhalla era considerato un grande onore per un guerriero, che poteva trascorrere i suoi giorni nell’aldilà nella sala di Odino, a significare una morte onorevole in battaglia.
In The Northman, Amleth ha diverse visioni delle Valchirie e del Valhalla. Alla fine del film, mentre Amleth giace morente dopo aver vendicato suo zio Fjolnir, ascende al Valhalla sul dorso di un cavallo alato, cavalcato da una delle Valchirie. Questo antico mito norreno prende vita nel film, con Amleth che muore gloriosamente nella lotta con suo zio e ascende alla sala degli uccisi ad Asgard, trasportato lì dalla stessa valchiria.
Come la veggente di Bjork si inserisce nella mitologia norrena
In The Northman, Eggers ha convinto la cantante e attrice islandese Bjork a tornare a recitare per la prima volta dopo quasi 20 anni. In questo modo, il film ha potuto includere nel film un altro aspetto dell’antica mitologia norrena: una veggente. Nel film, Amleth incontra una veggente, interpretata da Bjork, che traccia il percorso del principe vichingo e gli dice come può ottenere la vendetta su Fjolnir che tanto desidera. Il concetto di veggente era noto in molte saghe islandesi, non dissimili da Vita Amlethi, e l’esistenza di tali persone è stata confermata da reperti archeologici.
Nell’antica mitologia e leggenda norrena, le veggenti praticavano il Seid, una tecnica di estasi che permetteva alle loro anime di viaggiare in mondi oltre il nostro per ottenere informazioni. Utilizzando questa tecnica, le veggenti erano in grado di predire il futuro e il destino di determinati luoghi o persone. Per questo motivo, le veggenti godevano di uno status elevato nelle società vichinghe ed erano trattate con grande rispetto grazie alla loro capacità di prevedere il futuro. Il concetto di veggente è uno dei miti nordici più importanti a cui si allude in The Northman, con la sequenza che vede Bjork tracciare la trama fin dall’inizio del film.
I berserker vichinghi nella vita reale
Prima di una delle scene d’azione principali di The Northman, una delle tante battaglie del film, c’è una sequenza in cui Amleth partecipa a una sorta di rituale insieme ad altri uomini della sua banda di predoni. Questo rituale prevede che gli uomini indossino varie pelli di animali, tra cui orsi e lupi, e imitino i movimenti e i versi degli animali per tutta la notte fino all’alba, quando attaccano un insediamento. Questo rituale dimostra che Amleth è un berserker vichingo, una figura tratta dalla storia nordica. Nella storia norrena, e anche germanica, i berserker erano orde di guerrieri indisciplinati che adoravano Odino e che si diceva combattessero in uno stato di furia simile alla trance, uccidendo a volontà quando attaccavano gli insediamenti.
Si diceva che i berserker potessero essere uditi arrivare grazie alla cacofonia di rumori che producevano prima e durante la battaglia. La parola berserker deriva dalle parole dell’antico norvegese che significano orso e camicia, il che significa che molti berserker indossavano pelli d’orso – così come pelli di lupo e di cinghiale – in battaglia. Le leggende del mito nordico narrano che i berserker si trasformavano in questi animali per vincere le battaglie al loro posto, con rituali prima della battaglia che permettevano loro di farlo, poiché “diventavano” i loro animali.
The Northman presenta quindi i berserker vichinghi in modo abbastanza accurato rispetto a quanto si conosce della storia reale. Come accennato, nel film Amleth viene mostrato mentre “diventa” un orso emettendo versi animali e comportandosi come una bestia, fino ad attaccare spietatamente un insediamento e uccidere chiunque gli capiti a tiro, continuando a emettere gli stessi versi. Sebbene il film non arrivi al punto di mostrare Amleth trasformarsi fisicamente in un animale, come probabilmente avveniva nelle tattiche intimidatorie tramandate sui berserker nei tempi antichi, presenta Amleth e la sua banda di predoni in modo accurato, così come la storia descrive il comportamento dei berserker vichinghi.
La cronologia di The Northman: quando è ambientato e quanto è accurato
All’inizio del film viene rivelato che The Northman è ambientato nell’895 d.C. Il film fa poi un salto temporale di durata imprecisata, mostrando Amleth cresciuto da bambino a giovane adulto. Il salto temporale non può essere stato superiore a 10-15 anni, il che significa che, in base a ciò che si sa degli antichi vichinghi di quel periodo, il film è abbastanza accurato nella sua rappresentazione. Ad esempio, riprendendo l’ultimo punto sui berserker vichinghi, una delle poesie norrene che narrano l’esistenza dei berserker risale al periodo 872-930 d.C., durante il regno del re norvegese Harald I Fairhair.
Sulla base di questo, si può tranquillamente affermare che l’inclusione dei berserker vichinghi in The Northman è storicamente accurata, poiché rientra in questo arco temporale. Un altro elemento menzionato nel film che fornisce una prova della sua accuratezza storica è il regno dello stesso re Harald. Mentre il regno di Harald fornisce la prova dell’esistenza dei berserker, il film menziona apertamente che Fjolnir perse il regno che aveva rubato al padre di Amleth a favore di Harald di Norvegia. Dato che il film è ambientato all’inizio del 900, la cronologia coincide, poiché il regno storico di Harald durò dall’872 al 930 d.C.
I vichinghi in Islanda: quanto è accurata l’ambientazione di The Northman
La maggior parte di The Northman è ambientata sull’isola d’Islanda, dove Fjolnir decise di stabilirsi con la sua famiglia dopo aver perso il regno di suo fratello a favore di Harald di Norvegia. Questo è un altro aspetto del film in cui Eggers ha cercato di essere il più accurato possibile nei confronti degli antichi vichinghi islandesi di quell’epoca. Molti vichinghi nell’antichità si recarono in Islanda per sfuggire alle numerose regole e normative di molti paesi scandinavi dell’epoca. Si dice che uno dei primi vichinghi a visitare l’Islanda, Hrafna-Floki, sia stato responsabile di aver dato il nome all’isola.
Una volta stabilitisi in Islanda, molti vichinghi costruivano case di torba, come mostrato in The Northman. Le case di torba venivano costruite sul terreno dell’isola, data la scarsità di alberi in Islanda dovuta alla mancanza di lungimiranza dei primi coloni vichinghi. Non solo le case di torba garantivano un isolamento molto maggiore rispetto a quelle in pietra o legno, ma erano anche molto più sostenibili grazie all’uso di materiali naturali. Il film mostra che l’Islanda abitata dai vichinghi era costituita in gran parte da questo tipo di edifici, aggiungendo autenticità all’ambientazione storica.
Sebbene The Northman, come The Witch e The Lighthouse, contenga molti elementi fantastici, una delle cose che si possono dire di Eggers è la sua devozione all’accuratezza storica. Come per le ambientazioni d’epoca dei precedenti film di Eggers, l’autenticità storica di The Northman era chiaramente qualcosa che Robert Eggers e la sua troupe hanno cercato di ottenere. Sebbene il film non sia basato direttamente su una storia vera, molti elementi del folklore nordico, dell’antica mitologia norrena, del periodo storico e dei luoghi, consentono al film di essere ricco di legittimità storica.
La giuria, uscito nel 2003 e diretto da Gary Fleder, porta sullo schermo l’omonimo romanzo di John Grisham, adattandolo con alcune differenze significative rispetto al testo originale. Se nel libro l’oggetto della causa è un processo contro un’industria produttrice di sigarette, nel film la vicenda viene traslata all’interno di un’aula di tribunale in cui si discute la responsabilità delle armi da fuoco. Questa scelta aggiorna e rende più attuale il conflitto, mantenendo però intatta la tensione narrativa tipica dei legal thriller tratti dalle opere di Grisham.
Il film appartiene dunque al genere del courtroom drama, arricchito da elementi di thriller e da un ritmo che alterna le manovre legali alle strategie di manipolazione della giuria. Attraverso la regia serrata e le interpretazioni intense di attori come John Cusack, Rachel Weisz, Gene Hackmane Dustin Hoffman, la storia mette in scena non solo lo scontro tra avvocati, ma anche un vero e proprio gioco di potere che si gioca nell’ombra, lontano dalla trasparenza della legge. Ne risulta un racconto in cui la giustizia diventa un terreno ambiguo, condizionato da denaro, influenze politiche e interessi personali.
Tra i temi principali emergono dunque la corruzione del sistema giudiziario, la manipolazione dell’opinione pubblica e la sottile linea che separa etica e vendetta. La pellicola riflette sulle fragilità di un sistema che dovrebbe garantire equità, ma che si rivela vulnerabile alle pressioni esterne. Al tempo stesso, mette al centro la capacità di ribaltare gli equilibri di potere attraverso l’intelligenza, l’astuzia e la determinazione personale. Nel resto dell’articolo si analizzerà il finale del film, spiegandone il significato e mostrando come esso dia compimento a questi temi complessi.
La trama di La giuria
La vicenda ha inizio a New Orleans, quando un impiegato appena licenziato entra nel suo vecchio ufficio sparando ai presenti per poi suicidarsi. Due anni dopo questa tragedia, la vedova di una delle vittime decide di intentare causa contro la società produttrice dell’arma usata dall’assassino, colpevole per aver venduto la pistola con troppa facilità. Il processo che ne consegue vede in ballo milioni di dollari e a sostenere la moglie della vittima c’è Wendell Rohr, avvocato vecchio stampo, mentre Rankin Fitch, noto consulente per la composizione delle giurie nei processi e qui impegnato nella difesa della società, non si fa scrupoli a corrompere o minacciare la giuria per vincere.
Tra i giurati viene scelto anche Nicholas Easter, un commesso il quale esprime in più occasioni la sua contrarietà a far parte di quella giuria, ma costretto ugualmente dal giudice a parteciparvi. Ben presto, la sua presenza si rivelerà per Fitch essere un notevole ostacolo e l’avvocato si troverà a dover indagare su quel misterioso uomo che, nonostante abbia fatto di tutto per farsi escludere dalla commissione, sembra in realtà dirigere i giochi dall’interno. Più il processo va avanti, più Easter, Fitch e Rohr si troveranno strettamente legati in modi inaspettati, che svelerano i limiti del sistema giudiziario.
La spiegazione del finale del film
Nel terzo atto de La giuria, la tensione raggiunge il culmine quando Fitch, convinto di poter comprare il verdetto, decide di pagare i 15 milioni richiesti da Marlee. Intanto, grazie alle informazioni recuperate da Doyle, scopre troppo tardi che Nick e Marlee hanno un legame diretto con Gardner, la cittadina che in passato aveva perso una causa simile contro i produttori di armi. La loro azione non è dunque una mera truffa, ma una vendetta pianificata con cura e radicata in una ferita personale. Nonostante il sospetto, Fitch procede con il pagamento, ignaro che i due stanno per ribaltare la partita.
Durante le deliberazioni, Nick convince i giurati a rivedere le prove con attenzione, ribaltando la retorica del giurato Herrera, schierato con la difesa. L’atteggiamento aggressivo di quest’ultimo finisce per isolare i sostenitori di Vicksburg Firearms, aprendo la strada a un verdetto clamoroso: la compagnia viene ritenuta colpevole e condannata a pagare 111 milioni di dollari a Celeste Wood. Alla fine del processo, Nick e Marlee si presentano da Fitch con la prova del pagamento, minacciando di renderla pubblica se non si ritirerà. Fitch, ormai sconfitto, scopre di essere stato manipolato non per profitto personale, ma per un senso di giustizia che va oltre il denaro.
La spiegazione di questo finale risiede nella rivelazione delle vere motivazioni di Nick e Marlee. Lungi dall’essere due semplici truffatori, i protagonisti incarnano la voce di chi non ha avuto giustizia, trasformando la corruzione del sistema in un’arma contro se stessa. Il loro piano non punta a sovvertire il processo per fini economici, ma a ridare dignità a chi era stato tradito in passato dalla complicità tra grandi aziende e consulenti senza scrupoli come Fitch.
In questo senso, il verdetto finale non rappresenta soltanto la vittoria di Celeste Wood, ma anche il riscatto morale dei protagonisti e della comunità di Gardner. La giuria, influenzata dal lavoro di Nick, non vota in base al denaro o alle manipolazioni, ma seguendo il cuore e il senso di responsabilità verso le vittime. La conclusione porta così a compimento i temi centrali del film: la fragilità del sistema giudiziario, la corruzione del potere e la possibilità di ribaltare le ingiustizie attraverso l’intelligenza e la determinazione.
In ultima analisi, La giuria ci lascia un messaggio forte: anche in un sistema profondamente corrotto, la giustizia può emergere se qualcuno è disposto a rischiare tutto per ripristinarne il valore. Il film invita a riflettere sulla manipolabilità della legge e sull’importanza di non cedere al cinismo, mostrando che la speranza di un verdetto giusto risiede nella coscienza e nell’onestà delle persone comuni.
Altri approfondimenti su film tratti dalle opere di John Grishan
Il film Sei giorni sette notti (1998), diretto da Ivan Reitman, si colloca in una fase della carriera del regista in cui, dopo i grandi successi degli anni ’80 come Ghostbusterse I gemelli, si dedica a una commedia romantica che unisce avventura e azione. Pur non raggiungendo la popolarità dei suoi lavori precedenti, l’opera dimostra la versatilità di Reitman e la sua capacità di muoversi tra generi diversi, cercando sempre di intrecciare intrattenimento e leggerezza con un tocco di umorismo riconoscibile.
Dal punto di vista del genere, dunque, Sei giorni sette notti è una commedia romantica che si fonde con il film d’avventura: la sopravvivenza su un’isola sperduta e le difficoltà logistiche si mescolano a dinamiche sentimentali e scontri caratteriali tra i due protagonisti. Questa combinazione richiama in parte il modello delle screwball comedy, dove l’attrito iniziale tra i personaggi diventa il terreno fertile per la nascita di un legame più profondo, in un contesto però reso più esotico e spettacolare.
I temi centrali del film spaziano dalla resilienza e capacità di adattamento fino all’imprevedibilità dei sentimenti, che emergono anche nelle situazioni più estreme. L’incontro-scontro tra i protagonisti diventa metafora del confronto con sé stessi, della rottura delle certezze e della possibilità di costruire un nuovo equilibrio. Nel prosieguo dell’articolo, ci soffermeremo sul finale della storia, analizzandone il significato e spiegando come chiuda il percorso narrativo e tematico dei personaggi.
Harrison Ford e Anne Heche in Sei giorni sette notti
La trama di Sei giorni sette notti
La nevrotica Robin Monroe (Anne Heche) lavora come giornalista per la rivista di moda Dazzle. La donna è fidanzata con Frank Martin (David Schwimmer), il quale ha organizzato una vacanza speciale sull’isola tropicale di Makatea per chiederla in sposa. I due sono portati a destinazione dal pilota Quinn Harris (Harrison Ford), il quale vive serenamente assieme alla sua ragazza, la procace Angelica (Jacqueline Obradors). Il giorno dopo l’arrivo nell’arcipelago, Robin riceve una chiamata dal suo capo: deve recarsi a Tahiti per un servizio su un evento di moda.
Mentre Frank preferisce restare sull’isola e aspettare il ritorno della fidanzata, la reporter chiede a Quinn di accompagnarla col suo sgangherato aereo. Per loro sfortuna durante il volo incappano in una violenta tormenta, che li fa precipitare su un’isola deserta. Sprovvisti di una radio per contattare i soccorsi e senza cibo, i due iniziano a litigare e a punzecchiarsi, rivelando un’antipatia reciproca. Mentre cercano di escogitare dei modi per sopravvivere sull’isola e per essere ritrovati, i due iniziano però a conoscersi meglio, dovendo anche fare affidamento l’uno sull’altro di fronte ai pericoli che li attendono.
La spiegazione del finale del film
Nel terzo atto di Sei giorni sette nottiQuinn e Robin, dopo aver riparato alla meglio l’aereo incidentato, cercano di lasciare l’isola. Il piano di fuga, però, viene interrotto dal ritorno dei pirati, che li attaccano e feriscono Quinn. Nonostante il pericolo e l’emergenza, i due riescono a decollare, e Robin, guidata dalle istruzioni del pilota ormai privo di forze, riesce a portare l’aereo fino a Makatea. L’atterraggio è rovinoso, ma avviene proprio davanti alla comunità che li credeva morti, trasformando il loro ritorno in un inatteso trionfo.
Dopo il salvataggio, la trama si concentra sul nodo sentimentale. Robin visita Quinn in ospedale e confessa di provare qualcosa per lui, ma Quinn respinge l’idea, convinto che le loro vite siano troppo diverse. Nel frattempo, Frank ammette a Robin di averla tradita con Angelica, e i due comprendono di non essere realmente innamorati. La rottura è inevitabile e Robin restituisce l’anello di fidanzamento. Quinn, sopraffatto dal rimorso di averla lasciata andare, corre all’aeroporto per fermarla, ma crede di essere arrivato troppo tardi. In realtà Robin è scesa dall’aereo e lo incontra proprio lì, dove i due finalmente si dichiarano e si riuniscono.
Anne Heche e Harrison Ford in Sei giorni sette notti
Il finale porta a compimento i temi principali del film, mostrando come la sopravvivenza e le difficoltà vissute abbiano fatto emergere la verità sui rapporti sentimentali. Il legame tra Robin e Quinn, nato da uno scontro iniziale e maturato nelle avversità, si rivela più autentico della relazione comoda e rassicurante che Robin aveva con Frank. La decisione di rompere con il fidanzato e scegliere Quinn diventa quindi una presa di coscienza, frutto dell’esperienza estrema che li ha messi alla prova.
Il rifiuto iniziale di Quinn, seguito dal suo ripensamento, riflette un altro tema centrale: la paura di cambiare vita e di abbracciare l’imprevedibilità dell’amore. Il suo ritorno all’aeroporto segna la rottura definitiva con il cinismo e l’ironia che lo hanno sempre protetto, aprendo alla possibilità di una relazione sincera e coinvolgente. Il film chiude così il cerchio: due personaggi apparentemente incompatibili trovano proprio nelle difficoltà la chiave per riconoscersi e scegliere un futuro comune.
In ultima analisi, Sei giorni sette notti ci lascia il messaggio che l’amore autentico nasce spesso fuori dai confini della quotidianità e delle certezze, e che solo mettendosi alla prova si può capire chi si è davvero e cosa si desidera. Attraverso la commistione di avventura e commedia romantica, il film suggerisce che il destino non è scritto ma va affrontato con coraggio, accettando il rischio che comporta l’aprirsi a nuove possibilità.
Quello di Conan è stato il primo grande personaggio a conferire popolarità internazionale all’attore Arnold Schwarzenegger. Questo è il protagonista di Conan il barbaro, film di genere fantastico a lungo atteso dai fan e che si concretizzò a seguito del successo di Guerre Stellari, opera che dimostro l’esistenza di un forte interesse verso racconti di questo genere, con ambientazioni fantastiche e personaggi eroici. Conan il barbaro offre proprio tutto ciò e cogliendo in pieno lo spirito del suo tempo si affermò poi come un grande successo di critica e pubblico.
Il film fu dunque diretto nel 1982 da JohnMilius (regista anche di Un mercoledì da leoni) e da quest’ultimo scritto insieme ad Oliver Stone, che nel 1979 era divenuto celebre per aver sceneggiato il film Fuga di mezzanotte, con cui vinse il suo primo Oscar. Realizzare Conan il barbaro fu però tutt’altro che semplice, sia per via di problemi legati all’acquisto delle licenze, sia per via di alcune modifiche da apportare ai personaggi. Conan, infatti, è basato su di un omonimo personaggio dei fumetti, il quale però presenta alcune differenze rispetto al Conan poi portato sul grande schermo.
Il risultato fu però particolarmente apprezzato, con particolari lodi per le ambientazioni, gli effetti speciali e le interpretazioni dei protagonisti. Ancora oggi Conan il barbaro è un classico, nonché trai più celebri film di genere fantastico degli anni Ottanta. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Conan il barbaro: i fumetti e i libri da cui è tratto il film
Ambientato nella fantomatica Era Hyboriana, la storia racconta di Conan, figlio di un fabbro di una tribù del nord Europa, dove si tramanda l’arte della lavorazione dell’acciaio per forgiare spade invincibili. La vita di Conan viene stravolta quando un gruppo di predoni, con a capo lo spietato Doom, distrugge il suo villaggio e stermina tutti gli abitanti. Da loro rapito, Conan viene usato come schiavo e costretto ai lavori forzati, sviluppando una forza sovrumana. Crescendo, egli diventa dunque un guerriero formidabile, chiamato a compiere gesta impossibili e covando un forte desiderio di vendetta verso gli assassini dei suoi genitori e del suo popolo.
Come anticipato, il personaggio di Conan presente nel film è ispirato a quello omonimo ideato da Robert Ervin Howard nel 1932 sulle pagine di Weird Tales, come anche ai romanzi scritti da L. Sprague de Camp e Lin Carter. Proprio questi ultimi hanno consolidato nell’immaginario colletivo l’immagine di Conan come un barbaro virile, armato di ascia e sempre pronto a spaccare le teste dei suoi nemici. La versione cinematografica del personaggio si discosta però molto dal Conan letterario, il quale appare più selvaggio e forte, mentre quello del film risulta più umano e, per certi aspetti, vittima degli eventi.
Conan il barbaro: il cast del film
La scelta di Arnold Schwarzenegger come protagonista nel ruolo di Conan fu frutto della visione del film del 1977 Uomo d’acciaio da parte dei produttori. Colpiti dal muscoloso corpo del bodybuilder austriaco, questi decisero di offrirgli la parte, che Schwarzenegger accettò subito, capendo che sarebbe stata una grande occasione per farsi un nome nell’industria dell’intrattenimento. Per interpretare Conan, egli si sottopose ad un duro regime di allenamenti, che lo portarono a perdere peso e a definire meglio la propria massa muscolare. Schwarzenegger ebbe poi modo di imparare ad andare a cavallo, a scalare con la fune e a maneggiare la spada, oggetto che conserva ancora oggi con sé.
Accanto a lui, Sandahl Bergman interpreta invece il ruolo di Valeria, principale personaggio femminile, la quale si afferma come un’Amazzone feroce ma civilizzata. Per tale ruolo, l’attrice fu poi premiata con il Golden Globe per la migliore attrice debuttante. James Earl Jones, noto per essere stato la voce di Dart Fener e quella di Mufasa, interpreta invece il villain Thulsa Doom, mentre il celebre attore svedese Max von Sydow ricopre il ruolo di Re Osric. I due furono scelti per la loro esperienza in ambito recitativo, conferendo dunque più prestigio al progetto. Completano il cast gli attori Ben Davidson nel ruolo di Rexor e Gerry Lopez in quelli di Subotai.
Il sequel e il remake di Conan il barbaro
Dato il successo del film, nel 1983 è stato realizzato Conan il distruttore, un sequel stand-alone, ovvero a sé stante, indipendente dunque da quanto avviene a livello narrativo nel precedente. Cambia infatti del tutto il cast, fatta eccezione per Schwarzenegger, che riprende il ruolo di Conan. Dopo questo secondo film, c’era l’intenzione di realizzare un terzo capitolo intitolato Conan il conquistatore. La popolarità di Schwarzenegger e i molti progetti in cui era ormai coinvolto resero però impossibile realizzare il film, che venne dunque accantonato. Nel 2011, tuttavia, è stato realizzato un remake dal titolo Conan the Barbarian, dove ad interpretare il protagonista è l’attore Jason Momoa.
Dove vedere Conan il barbaro
È possibile fruire di Conan il barbaro grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Disney+ e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video.
Rilasciati oggi il trailer ufficiale e la key art di IT: Welcome to Derry, l’attesissima serie drammatica targata HBO e Sky Exclusive, prodotta da Warner Bros. Television e ispirata a IT, il celebre romanzo del 1986 di Stephen King, maestro indiscusso dell’horror contemporaneo. La serie in otto episodi, uno a settimana, debutterà il 27 ottobre, in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.
IT: Welcome to Derry è stata sviluppata per la televisione dai registi Andy Muschietti e Barbara Muschietti (“IT“, “IT – Capitolo Due“, “The Flash”) e Jason Fuchs (“IT – Capitolo Due”, “Wonder Woman”, “Argylle”). Andy Muschietti dirige diversi episodi della serie.
Ambientato nell’universo di “IT” di Stephen King, IT: WELCOME TO DERRY è basato sul romanzo “IT” di King ed espande la visione stabilita dal regista Andy Muschietti nei lungometraggi “IT” e “IT – Capitolo Due”, due grandi successi che hanno conquistato pubblico e critica con una storia indimenticabile di paura, amicizia e coraggio.
Del cast della serie fanno parte Taylour Paige, Jovan Adepo, Chris Chalk, James Remar, Stephen Rider, Madeleine Stowe, Rudy Mancuso, Bill Skarsgård.
La serie, prodotta da HBO e Warner Bros. Television, è stata sviluppata per la televisione da Andy Muschietti, Barbara Muschietti e Jason Fuchs. Andy Muschietti e Barbara Muschietti (qui con la loro casa di produzione Double Dream), Jason Fuchs, Brad Caleb Kane, David Coatsworth, Bill Skarsgård, Shelley Meals, Roy Lee e Dan Lin sono i produttori esecutivi. Fuchs, che ha anche scritto la sceneggiatura del primo episodio, e Kane sono gli showrunner del progetto.
IT: Welcome to Derry dal 27 ottobre in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.
La sinossi ufficiale del film recita: “Un solitario Frankenstein si reca nella Chicago degli anni ’30 per chiedere aiuto al Dr. Euphronius per crearsi una compagna. I due rinvigoriscono una giovane donna assassinata e nasce la Sposa. Lei è al di là di ciò che entrambi avevano previsto, innescando una storia d’amore infiammabile, attirando l’attenzione della polizia e un movimento sociale selvaggio e radicale”.
Ispirato a “La moglie di Frankenstein” di James Whale e al romanzo Frankenstein di Mary Shelley del 1818, The Bride vede Buckley nel ruolo del protagonista, mentre Bale interpreta il mostro di Frankenstein. Il cast include anche Penélope Cruz nel ruolo di Myrna, Annette Bening, Peter Sarsgaard, Julianne Hough e Jake Gyllenhaal.
Nell’aprile 2024, Maggie Gyllenhaal ha pubblicato delle foto in anteprima, tra cui uno screen test del make up di Bale. La troupe del film include il direttore della fotografia di “Joker” Lawrence Sher, la costumista di “Cenerentola” Sandy Powell e la scenografa di “Elvis” Karen Murphy. The Bride è il secondo lavoro da regista di Gyllenhaal, dopo La figlia perduta del 2021, che ha ottenuto tre nomination agli Oscar e ha visto protagonisti anche Buckley e Sarsgaard.
The Bride di Gyllenhaal è uno dei numerosi film di Frankenstein in arrivo, tra questi annoveriamo una versione Netflix diretta da Guillermo del Toro con protagonista Jacob Elordi, nei panni del mostro rianimato. Il film di Del Toro vede anche la partecipazione di Oscar Isaac, Mia Goth, Lars Mikkelsen, David Bradley, Christian Convery, Charles Dance e Christoph Waltz.
La Warner Bros. distribuirà La Sposa! (The Bride) nei cinema e in Imax il 26 settembre, negli USA. In Italia il film arriverà il 5 marzo 2026 con il titolo La sposa.
Fox ha ufficialmente ordinato un reboot di Baywatch, la leggendaria serie sui bagnini, che andrà in onda durante la stagione televisiva 2026-2027.
Fox Entertainment e Fremantle coprodurranno il reboot, che sarà composto da 12 episodi. Matt Nix sarà showrunner e produttore esecutivo, con Michael Berk, Greg Bonann, Dante Di Loreto e Doug Schwartz come produttori esecutivi. Berk, Bonnan e Schwartz sono stati i creatori della serie originale.
“Nella sua prima messa in onda, ‘Baywatch’ ha definito un’intera era della vita da spiaggia e ha elevato i bagnini a uno status iconico. Ora, con i nostri partner di Fremantle, questo colosso televisivo è pronto per un ritorno moderno”, ha dichiarato Michael Thorn, Presidente di Fox Television Network. “Insieme, Fox e Fremantle, insieme a Matt Nix e al co-creatore originale Greg Bonann, porteranno il sogno californiano a una nuova generazione di fan con storie inedite, stelle nascenti e tutto lo spettacolo che rende il franchise di “Baywatch” un successo globale.”
Fremantle ha iniziato a valutare l’idea di un reboot della serie e dei suoi iconici costumi da bagno rossi già nel 2018, con la Fox che si unirà al progetto nel 2024 con una sceneggiatura e un impegno per le penali. Al momento della pubblicazione di questo articolo, non è stato ancora annunciato alcun membro del cast per il reboot.
Baywatch ha debuttato originariamente nel 1989 sulla NBC. È andato in onda per una stagione su quella rete prima di passare alla syndication per il resto delle sue 11 stagioni, durante le quali ha trasmesso quasi 250 episodi. È stato rinominato “Baywatch: Hawaii” per le sue ultime due stagioni, poiché la produzione si è trasferita nello stato insulare dalla California. Un film TV di reunion è andato in onda su Fox nel 2003.
Al suo apice, Baywatch è stata la serie più vista al mondo, trasmessa in oltre 200 paesi. Il cast includeva David Hasselhoff nel ruolo del capo bagnino Mitch Buchannon e ha contribuito a lanciare la carriera di attori di star come Pamela Anderson, Jason Momoa, Yasmine Bleeth e Carmen Electra. La serie ha anche dato vita allo spin-off di breve durata Baywatch Nights, ed è stata riproposta come film con Dwayne “The Rock” Johnson e Zac Efron nel 2017.
A prescindere dallo spettacolo vibrante, dalla tensione altissima, dalla messa in scena precisa, quello che realmente rimane impresso alla fine delle quindici puntate di questo medical procedural drama è la sensazione che il mondo ti sia passato davanti in poche ore.
The Pitt racconta il mondo in poche ore
La forza primaria della serie creata e condotta da R. Scott Gemmill sta nel riuscire a raccontare i maggiori problemi del nostro presente inserendoli in questo microcosmo che si fa puntata dopo puntata universo compiuto. Ma The Pitt non punta il dito dall’alto, non adopera la retorica del pulito per dirci chi siamo e cosa non sta funzionando nel nostro presente. Al contrario racconta i problemi e le contraddizioni che oggi viviamo dal punto di vista dell’uomo comune, facendole vivere sulla pelle del medico che lavora nel pronto soccorso, dell’infermiera che deve accudire ogni tipo di paziente, del paziente stesso che nel momento del bisogno espone i suoi lati più fragili oppure oscuri. Insomma, quello di The Pitt è un universo circoscritto che riesce a farsi metafora completa e verissima del nostro presente, mostrandolo in tutta la sua umanità lacerata.
The Pitt – Cortesia Sky
Un normale giorno dentro l’ER di un ospedale di Pittsburgh, dove ogni giorno non può mai essere normale. Lo sa bene il responsabile del reparto Michael “Robby” Robinavitch (Noah Wyle), il quale si reca a lavoro nonostante sia l’anniversario della morte del suo amico e mentore, il quale non è sopravvissuto alla pandemia ed è deceduto proprio in una delle stanze del reparto. Un ricordo doloroso, che ancora perseguita la mente di Robby. Ma altro non si può fare che andare avanti, tentare di salvare altre vite, aiutando il nuovo gruppo di interni al loro primo giorno nel reparto a gestire una pressione fisica, emotiva e psicologica che lui stesso non sempre riesce a sopportare…
Una visione da binge
Provate a vederlo in binge-watching The Pitt. Non soltanto perché la struttura narrativa lo vorrebbe, in quanto ogni episodio mette in scena un’ora della vita (della morte) che scorre nel reparto. Dovreste farlo soprattutto perché le ultime cinque, sei puntate rappresentano un crescendo che raramente si è visto (esperito, “vissuto”) con tale potenza da molto tempo a questa parte in uno show televisivo.
Per quanto riguarda il cast, tutto ovviamente gira intorno a Noah Wyle, che offre una prestazione talmente sfaccettata e allo stesso tempo carismatica da commuovere. Bisogna dire che l’attore è supportato da un personaggio scritto magnificamente, il quale sa quando parlare ma soprattutto quando tacere. Un uomo che tenta di insegnare agli altri quello che lui stesso in fondo non riesce a far proprio; vuole nascondere il suo trauma quando invita i giovani colleghi ad aprirsi di fronte al dolore che il lavoro nonostante tutto causa; non riesce a trattenere le lacrime ma non molla un paziente, anche quando magari lo meriterebbero.
Un eroe del nostro tempo
Insomma Robinavitch è un vero eroe proprio perché umanissimo, perfettibile e tutt’altro che infallibile. E per questo rappresenta al meglio chi siamo oggi, cosa possiamo essere al netto dei nostri limiti. Accanto a Wyle un cast che nella sua quasi totale interezza si affaccia a un produzione di rilievo, e che merita di essere accomunato in un solenne applauso. Certo, qualche storia poteva essere chiusa in maniera leggermente meno convenzionale, ma questo nulla toglie al risultato finale.
The Pitt – Cortesia Sky
Scritto, diretto e interpretato con una lucidità e una coerenza di intenti da fare invidia alla stragrande maggioranza dei prodotti seriali contemporanei, The Pitt è senza mezzi termini una delle serie da non perdere nel 2025. Un tour de force psicologico e soprattutto emotivo architettato per arrivare al cuore dello spettatore senza adoperare alcuna scorciatoia. Lo show che vede creator R. Scott Gemmill vuole intrattenere riflettendo con pienezza e verità sul nostro presente, sui suoi dilemmi, i suoi dibattiti, le sue battaglie ideologiche e purtroppo anche i suoi orrori. The Pitt lo fa senza sotterfugi, senza addolcire la pillola ma senza neppure renderla inutilmente sensazionalistica con momenti troppo crudi. Insomma, una serie che possiede un equilibrio interno di fattura elevatissima. Inutile consigliarla: va vista e basta.
Prime Video svela il trailer e la data di uscita di Roast in Peace, il nuovo attesissimo comedy show con il funerale più spietato e divertente mai visto prima, disponibile in esclusiva su Prime Video dal 9 ottobre in 5 episodi.
Quattro celebrità “defunte” e sei comici pronti a commemorarle a modo loro. L’obiettivo è uno: individuare il comico più cattivo, quello che non si ferma neanche di fronte alla morte. Stefano Rapone, Edoardo Ferrario, Beatrice Arnera, Eleazaro Rossi, Corrado Nuzzo e Maria Di Biase sono pronti ad “onorare” la memoria di Selvaggia Lucarelli, Roberto Saviano, Elettra Lamborghini e Francesco Totti. Uno spietato funerale guidato da una officiante d’eccezione: Michela Giraud.
Roast in Peace è prodotto da Stand By Me in collaborazione con Prime Video e sarà disponibile in esclusiva su Prime Video in Italia dal prossimo 9 ottobre.
All At Once, casa di produzione italiana con sede a Bologna e partner produttivo del distributore indipendente I Wonder Pictures, è lieta di celebrare la selezione di 100 LITRI DI BIRRA, l’irriverente birra-western di Teemu Nikki, come candidato finlandese agli Oscar® 2026.
Coprodotto da All at Once powered by the Culture Business – insieme alla finlandese It’s Alive Films di Jani Pösö – e uscito nei cinema a luglio scorso, 100 LITRI DI BIRRA si è rapidamente affermato come uno dei titoli più sorprendenti della stagione: in Finlandia è stato il film più visto dell’anno, rimanendo per settimane nella top 5 del box office nazionale e raccogliendo oltre 230mila spettatori; rapportando i numeri al mercato e alla popolazione italiani, è un risultato equivalente a quello ottenuto qui da noi da film-evento come Diamanti e Follemente.
Un successo che non è sfuggito oltre-oceano: la prestigiosa casa di produzione Hans Bubby, fondata da Dennis Lehane (Mystic River, Shutter Island, Gone Baby Gone), ha infatti acquisito i diritti per un remake del film in lingua inglese.
Secondo film di Nikki coprodotto da All At Once – il primo è stato La morte è un problema dei vivi nel 2023 – 100 LITRI DI BIRRA è in realtà l’ennesima tappa di un rapporto professionale di lungo corso: sono anni infatti che I Wonder Pictures distribuisce i film del regista finlandese in Italia, portando al cinema e su piattaforma titoli come Euthanizer (2017), Il cieco che non voleva vedere Titanic (premio del pubblico alla 78° Mostra del Cinema di Venezia) e la serie tv Fallo tutti i giorni – Sesso, potere e competizione (premio Best Series al CanneSeries Television Festival 2021).
Sono tanti i progetti in cantiere visto il grande successo ottenuto in Finlandia. Teemu Nikki non è il solo autore che il gruppo segue e distribuisce con continuità: tra questi, si possono citare artisti come Radu Jude, Werner Herzog e Kaouther Ben Hania.
«Come I Wonder Pictures, siamo abituati a distribuire film che concorrono agli Oscar o che comunque sono selezionati agli Oscar dai rispettivi paesi, come quest’anno è accaduto con La voce di Hind Rajab per la Tunisia, Left-Handed Girl per Taiwan e Sound of Falling per la Germania», commenta Andrea Romeo, produttore e direttore editoriale di All At Once e fondatore di I Wonder Pictures, «ma arrivarci non come distributore, ma come produttore è una cosa del tutto diversa, un risultato inaspettato che mi riempie di soddisfazione e che festeggio. Sarà un’esperienza preziosa, che porteremo avanti grazie ai tanti amici Oscar voters che presto Teemu andrà a incontrare in giro per il mondo.»
La trama di 100 Litri di birra
Taina (Pirjo Lonka) e Pirkko (Elina Knihtilä), due sorelle stralunate, vivono alla giornata, con poche idee e poche prospettive, ma con un talento indiscutibile: il loro sahti – la tipica birra artigianale che in Finlandia, per tradizione, accompagna ogni festa, matrimonio o funerale – è spaziale. Quando promettono di prepararne ben 100 litri per un matrimonio in famiglia, si superano e producono il lotto migliore di sempre, un sahti da 10, talmente buono che… finiscono per berselo tutto da sole! Alle prese con gli enormi postumi della sbornia, le due si troveranno coinvolte in una serie di esilaranti disavventure, mentre cercano disperatamente di procurarsi altra birra (con ogni mezzo necessario!), salvare il matrimonio e riconquistare la loro reputazione di migliori birraie del villaggio.
Dal visionario regista Luca Guadagnino, After the Hunt: Dopo la caccia è un avvincente dramma psicologico scritto da Nora Garrett. Una professoressa universitaria (Julia Roberts) si trova in un momento cruciale della sua vita personale e professionale, quando una studentessa modello (Ayo Edebiri) muove delle accuse verso uno dei suoi colleghi (Andrew Garfield) e un oscuro segreto del suo passato rischia di venire alla luce.
Prodotto da Brian Grazer, Luca Guadagnino, Jeb Brody e Allan Mandelbaum, scritto da Nora Garrett e con le musiche di Trent Reznor & Atticus Ross, After the Hunt: Dopo la caccia sarà nelle sale italiane dal 16 ottobre distribuito da Eagle Pictures.
La trama di After the Hunt: Dopo la caccia
Dal visionario regista Luca Guadagnino, After the Hunt: Dopo la caccia è un avvincente dramma psicologico scritto da Nora Garrett. Una professoressa universitaria (Julia Roberts) si trova in un momento cruciale della sua vita personale e professionale, quando una studentessa modello (Ayo Edebiri) muove delle accuse verso uno dei suoi colleghi (Andrew Garfield) e un oscuro segreto del suo passato rischia di venire alla luce.
Dopo il grande successo delle prime due stagioni, Blanca sta per tornare con nuovi episodi. La fiction crime prodotta da Lux Vide per Rai 1, ispirata ai romanzi di Patrizia Rinaldi, ha conquistato milioni di spettatori grazie alla sua protagonista non vedente, interpretata da Maria Chiara Giannetta, e al mix di investigazione, sensibilità e innovazione tecnologica che caratterizza ogni caso.
La terza stagione è tra le più attese del panorama televisivo italiano: oltre a confermare il ritorno di personaggi amati dal pubblico, promette nuove indagini, sviluppi nelle relazioni e colpi di scena capaci di ampliare l’universo narrativo della serie. Gli autori hanno già anticipato che verranno affrontati temi sociali attuali, mantenendo al centro la crescita personale e professionale di Blanca.
In questo articolo scopriremo tutto ciò che c’è da sapere su Blanca 3: la data di uscita, il cast completo e le prime anticipazioni sulla trama, così da prepararci al meglio al ritorno della detective più amata della TV italiana.
Le ultime notizie su Blanca – Stagione 3
Foto di Virginia Bettoja
Ecco quando esce la terza stagione di Bianca
Da lunedì 29 settembre in prima serata su Rai1 in onda, per sei serate, la nuova attesissima Blanca – Stagione 3, la terza stagione di Blanca, serie prodotta da Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai Fiction diretta da Nicola Abbatangelo e scritta da Mario Ruggeri e Alessandro Sermoneta.
Il cast di Blanca – Stagione 3
Nel cast Maria Chiara Giannetta, Giuseppe Zeno, Enzo Paci, Gualtiero Burzi, Michela Cescon, Ugo Dighero, Federica Cacciola e Sara Ciocca. Con loro, due new entry: Domenico Diele e Matilde Gioli.
Blanca – Stagione 3: trama
Nella terza stagione vedremo Blanca diversa da come l’abbiamo conosciuta. Lei, che si è sempre gettata nella vita a corpo libero e senza rete di sicurezza, ora si trova in difficoltà, rifiuta il futuro e ha deciso di bastare a se stessa. Ma la vita la costringerà ad affrontare quel buio che mai prima d’ora le aveva fatto così paura. Accanto a lei rivedremo i fedeli compagni di avventura che abbiamo imparato a conoscere e ad amare: la giovane Lucia, la fidata amica Stella, il padre Leone, amorevole e premuroso, il Vicequestore Bacigalupo e l’ispettore Liguori, che alla fine della precedente stagione ha scelto un’altra donna al posto di Blanca, anche se i sentimenti che prova per lei sono tutt’altro che svaniti. E anche Blanca non riesce a ignorarli. . A sparigliare le carte arriverà un nuovo personaggio: Domenico, un contractor che lavora per un’agenzia di sicurezza con base a Genova e che Blanca incontra durante un’indagine.
Ognuna delle 6 puntate racconterà un caso, con un’ambientazione diversa scelta tra i luoghi caratteristici di Genova, sempre con realismo e un pizzico di commedia.
Midnight Factory, etichetta di Plaion Pictures, è orgogliosa di annuncia, proprio durante la celebrazione del suo 10^ anniversario, l’acquisizione full rights di Return to Silent Hill, che arriverà prossimamente anche nei cinema italiani, e di rilasciare la versione italiana del teaser poster per la gioia dei fan della saga e degli amanti del mondo dell’orrore.
Si tratta del secondo film live-action tratto dal celebre videogioco horror Silent Hill. Dopo il successo del primo film, uscito nel 2006, Christophe Gans torna alla regia di questo secondo capitolo del franchise, che vede un cast di grande esperienza nel cinema horror: Jeremy Irvine (The Reach – Caccia all’uomo, Baghead), Hannah Emily Anderson (What Keeps You Alive, Saw: Legacy) e Robert Strange (Jack in the Box, Marrowbone).
Return to Silent Hill segna il ritorno di una delle saghe horror più iconiche e amate di sempre, riportando sul grande schermo l’atmosfera disturbante e angosciante che ha reso celebre il videogame originale. È una storia autonoma ed è basata sull’acclamato Silent Hill 2, il secondo capitolo videoludico uscito nel 2001 e conosciuto anche dai più giovani per il riuscitissimo remake dello scorso anno. Il protagonista è James, un uomo tormentato dal ricordo dell’amata Mary, che lo conduce nuovamente tra le nebbie e le strade deserte di Silent Hill. Qui, realtà e incubo si confondono in un viaggio che mette a nudo le ossessioni più intime e i segreti più oscuri.
A incarnare l’incubo più riconoscibile della saga è Pyramid Head, il mostro simbolo delle colpe che non si possono cancellare. La sua presenza minacciosa, rivelata anche in un particolare dettaglio nel teaser poster, promette di amplificare la tensione in un racconto che unisce fedeltà all’opera originale e nuova potenza visiva per il cinema. Tra allucinazioni, creature mostruose e scenari che si trasformano in labirinti della mente, Return to Silent Hill invita lo spettatore a un’esperienza che è al tempo stesso intima e terrificante.
Return to Silent Hill promette di restare in equilibrio tra psychological horror e creature design: quasi 15 anni dopo l’uscita del primo film, Christophe Guns mette in campo vent’anni di evoluzione tecnica e narrativa e un materiale ancora più ricco e psicologicamente complesso, arricchendo i mondi di Silent Hill di un orrore mai visto prima, che sicuramente non deluderà i fan più esigenti.
Return to Silent Hill sarà nei cinema prossimamente con Midnight factory.
La trama di Return to Silent Hill
Quando una lettera lo richiama a Silent Hill alla ricerca del suo amore perduto, James ritrova una città totalmente trasformata, abitata da mostri che lo portano a dubitare della sua stessa sanità mentale.
Il nuovo film con Lily James, Swiped, racconta la storia vera e fonte di ispirazione di Whitney Wolfe Herd, l’imprenditrice di successo che da co-fondatrice del sito di incontri Tinder è passata a creare la sua attività inclusiva e orientata alle donne: Bumble. Sebbene le recensioni di Swiped siano state contrastanti, il film nel complesso riesce bene a rimanere fedele alla storia vera.
Quando si tratta di film basati su persone reali, è importante trovare un equilibrio efficace tra il raccontare i fatti così come sono accaduti e il mantenere l’intrattenimento per lo spettatore. Swiped riesce in gran parte in questo intento, rimanendo fedele all’esperienza personale di Whitney Wolfe Herd e arricchendo alcuni eventi con nuovi personaggi e sottotrame.
Swiped rimane fedele ai fatti della fondazione di Bumble
Sebbene Whitney Wolfe Herd sia famosa soprattutto per il suo lavoro sul sito di incontri Bumble, Swiped descrive in dettaglio gli anni che hanno preceduto la sua carriera imprenditoriale, concentrandosi sul periodo in cui ha lavorato per Tinder. Tutto questo è basato su fatti reali: Herd è stata inizialmente assunta da Sean Rad per lavorare come responsabile del marketing di Tinder, per poi essere nominata co-fondatrice.
Durante gli anni trascorsi a Tinder, Wolfe Herd è stata vittima di enormi discriminazioni sessiste, misogine e pregiudizi per essere l’unica donna dirigente dell’azienda. Questo alla fine l’ha costretta a dimettersi dopo che le tensioni tra lei, Rad e un altro co-fondatore di nome Justin Mateen sono diventate troppo pesanti da sopportare.
Swiped è espressamente interessato a questo conflitto tra il desiderio di cambiare il settore tecnologico e il dover subire i pregiudizi di essere una donna in un ambiente dominato dagli uomini, e il film si prende alcune libertà creative per far risaltare davvero questo commento. Queste includono una manciata di personaggi originali, che servono a enfatizzare questa divisione basata sul genere.
Le libertà creative prese con la storia di Whitney Wolfe Herd
Wolfe Herd ha intentato una causa contro Tinder dopo le sue dimissioni, citando comportamenti “minacciosi e offensivi” come motivo principale della sua partenza. Swiped non esita mai a mostrarlo in modo completo, concentrandosi sul rapporto tossico tra Wolfe Herd e Mateen come microcosmo della cultura “maschile alfa” dell’azienda nel suo complesso.
Il film sorvola quindi sui dettagli dei primi anni di Bumble, concentrandosi invece su ciò che ha spinto Wolfe Herd a fare questo grande salto, tra cui la sua causa contro Tinder, l’accordo extragiudiziale e l’accordo di riservatezza, e lo scandalo che ne è derivato con il fondatore e CEO di Badoo, Andrey Andreev. Swiped adotta un approccio molto fattuale nei confronti di questa storia, presentando tutto in modo obiettivo.
Ma mentre la rappresentazione dei fatti aziendali in Swiped è molto autentica, il film non offre sempre la stessa fedeltà alla vita personale di Wolfe Herd. Alcuni dettagli sulle relazioni e sulla famiglia dell’imprenditrice sono stati modificati, compreso il modo in cui ha conosciuto il suo marito di lunga data, Michael Herd. In Swiped, i due si scambiano uno sguardo in un bar.
Ma nella vita reale, Whitney e Michael sono stati presentati da un amico comune durante una vacanza sulla neve. Questo può sembrare un dettaglio insignificante, ma ha uno scopo chiaro nella storia: l’attrazione iniziale di Whitney per Michael al bar è ciò che spinge Wolfe Herd a ideare la caratteristica chiave di Bumble, ovvero che siano sempre le donne a fare la prima mossa. Forse nella realtà le cose non sono andate proprio così, ma si tratta di un semplice espediente narrativo che rende la trama più scorrevole e non altera troppo la storia nel suo complesso.
Personaggi come Tisha di Myha’la hanno uno scopo simile. Il personaggio immaginario esiste solo per dare a Wolfe Herd un’alleata chiave in Tinder. Si tratta di una tecnica utilizzata da molti grandi film biografici: i dettagli di certe interazioni sono spesso molto meno importanti dello scopo che servono nella storia. Ma in Swiped, potrebbe esserci una ragione più specifica per il livello di ambiguità che circonda la vita personale di Wolfe Herd durante gli anni di Tinder.
Lily James in Swiped
Whitney Wolfe Herd non può ancora parlare legalmente del suo accordo con Tinder
Come parte dell’accordo extragiudiziale con Tinder, Whitney Wolfe Herd è stata costretta a firmare un accordo di riservatezza che le impediva di parlare pubblicamente dell’intero processo. Questo accordo è ancora in vigore e i titoli di coda di Swiped chiariscono che Wolfe Herd non ha partecipato alla realizzazione del film.
Si tratta di un dettaglio cruciale, perché significa che il film può solo speculare su alcuni aspetti della vita di Wolfe Herd, come la sua relazione con Mateen, il suo matrimonio con Michael Herd e le sue esperienze personali nella fondazione di Bumble. I titoli di coda precisano addirittura che “alcuni personaggi, relazioni e incidenti sono stati romanzati a fini drammatici”.
In quanto tale, Swiped si presenta come un resoconto molto obiettivo e informativo della formazione di Tinder e Bumble come aziende, ma molto meno affidabile per quanto riguarda la vita personale di Whitney Wolfe Herd durante quegli anni. Il film fa persino uso del vero accordo di riservatezza di Wolfe Herd, sfruttando le lacune nella storia per sviluppare i temi del silenzio femminile e della tossicità maschile.
Il film drammatico biografico Swiped, racconta la storia vera di Whitney Wolfe Herd (interpretata da Lily James), che ha conquistato il mondo degli incontri online con Tinder e Bumble. Il film, disponibile su Disney+, segue il suo percorso da neolaureata desiderosa di cambiare il mondo a donna travolta dalla cultura delle start-up dominate dagli uomini. Sebbene il suo talento e la sua dedizione le abbiano portato un enorme successo, il suo percorso è costellato di ostacoli che la tormentano fino a quando non decide di prendere il controllo della situazione e vivere la sua vita secondo le sue regole. Raggiungere questo obiettivo è piuttosto difficile, ed è proprio questo che rende il film così interessante.
La trama di Swiped
Whitney Wolfe è una giovane laureata che cerca di trovare investitori per la sua nuova start-up. Il problema è che la sua start-up si concentra sul mettere in contatto i volontari con i luoghi in cui sono necessari, e nessun tecnico è interessato a questo. Preferiscono lanciare un nuovo gusto per una bevanda analcolica. Le cose prendono una svolta quando incontra Sean Rad, che sta lavorando ad alcune idee proprie. Il loro incontro casuale porta a un altro incontro in cui Sean rimane impressionato dalle capacità di marketing di Whitney e la assume nella sua azienda. Si scopre che il team sta lavorando a un paio di progetti, nessuno dei quali ha avuto successo finora.
Uno di questi progetti è un’app di incontri, inizialmente chiamata Match Box, fino a quando Whitney suggerisce di cambiarne il nome in Tinder. Da questo momento in poi, le cose migliorano per l’azienda, poiché Whitney si dedica completamente al lavoro, ricercando altre app di incontri per individuarne i difetti e correndo per il campus della sua alma mater per convincere le confraternite femminili e maschili a registrarsi sull’app. Nel frattempo, inizia anche una relazione con Justin Mateen, uno dei fondatori di Tinder, insieme a Sean. All’inizio, la loro relazione sembra funzionare nonostante il rapporto capo-dipendente.
Tuttavia, quando il lavoro di Whitney viene riconosciuto e Rad annuncia che lei sarà accreditata come co-fondatrice di Tinder, le cose tra lei e Justin iniziano ad andare male. Lei rimane con il cuore spezzato quando Tinder riceve un premio e lei non viene invitata sul palco perché non è stata nominata come co-fondatrice. Rompe con Justin, ma in seguito si accorge che lui sta spacciando le sue idee per proprie, che non viene inclusa nelle riunioni e che viene lentamente emarginata dall’azienda. Le cose peggiorano quando Justin continua a molestarla tramite messaggi e a parlar male di lei davanti ai colleghi, che iniziano a insultarla apertamente.
Whitney ne parla con Sean, ma lui non solo non fa nulla, ma quando lei gli dice che non può lavorare con Justin, lui stravolge le sue parole dicendo che lei si sta dimettendo dal suo incarico. Lei fa causa a Tinder per discriminazione sessuale e molestie, ma le viene consigliato di raggiungere un accordo extragiudiziale per proteggere la sua reputazione. Le viene anche chiesto di firmare un accordo di riservatezza, il che significa che non può parlare di Tinder in alcun modo. Questo si rivela controproducente perché mette il potere della narrazione nelle mani dei suoi ex datori di lavoro. Lei subisce odio online, riceve minacce di morte e si sente alienata da tutti.
Alla fine, inizia a lavorare su un’altra idea, ed è qui che entra in scena Andrey Andreev. Lo aveva già incontrato a una festa, dove lui le aveva offerto il posto di CMO della sua app di incontri Badoo. All’epoca, lei aveva speranze e sogni per Tinder e non aveva accettato la sua offerta. Ma ora lui è l’unico a credere pienamente nella sua idea. Lei gli dice che vuole creare un’app per donne incentrata sulla gentilezza. Tuttavia, lui le chiede di prendere questa idea di gentilezza per le donne e di fare qualcosa al riguardo nel settore delle app di incontri. Questo la porta a sviluppare l’idea di una nuova app e, ancora una volta, ci mette tutto il suo impegno e la sua energia. Ma questa volta è lei ad avere il controllo. O almeno, questo è ciò che sembra all’inizio.
Cosa succede ad Andrey?
Quando Andrey Andrey si offre di entrare in affari con Whitney, sembra essere l’esatto opposto degli uomini con cui ha lavorato a Tinder. È solidale e incoraggiante e rimane in secondo piano, lasciando che Whitney sia al centro della scena. Nonostante sia l’azionista di maggioranza di Bumble, non esercita alcuna restrizione inutile su Whitney, che ha completa libertà creativa sull’app. Questo è uno dei motivi per cui lei è in grado di rendere Bumble un’app più tollerante e inclusiva che mette il controllo nelle mani delle donne. Nel corso degli anni, lui diventa un buon collaboratore e amico.
Lily James in Swiped
Motivo per cui Whitney rimane scioccata quando viene informata di un articolo che descrive in dettaglio tutti i modi in cui lui ha incoraggiato un ambiente tossico e misogino in Badoo. Jessica Powell, nominata CMO di Badoo dopo che Whitney ha rifiutato l’offerta di Andrey, racconta ai media il trauma che ha subito a causa della cultura lavorativa tossica di Badoo. Whitney non riesce a capacitarsi del fatto che Andrey, che lei conosce e apprezza per la sua cordialità e il suo apparente femminismo, si sia lasciato andare a comportamenti dissoluti e contorti, come quelli di cui lo accusa Powell.
Quando le viene chiesta una prima dichiarazione, Whitney parla a favore del suo amico. In seguito, il suo avvocato le consiglia di mantenere questa posizione. Tuttavia, ciò è in contrasto con la sua ideologia di sostenere e difendere le donne. Contraddice l’idea con cui ha avviato Bumble e la fa sentire un’ipocrita. Ne parla con Andrey, ma lui sostiene che tutte le accuse contro di lui sono false. Poi, all’evento in cui lancia un nuovo capitolo di Bumble, lei parla apertamente del suo disgusto per le accuse mosse contro Andrey e si schiera con le donne piuttosto che perdonare il suo comportamento.
L’ultima immagine che abbiamo di Andrey è quella di lui che se ne va mentre Whitney continua a parlare contro di lui. Tuttavia, questo non significa che verrà arrestato. Nella vita reale, nonostante tali accuse, non sono state presentate accuse penali contro Andrey, che non è mai andato in prigione. Tuttavia, ha finito per lasciare Bumble. Come mostrato nel film, nella vita reale Andrey ha venduto la sua quota della società al Blackstone Group in un accordo del valore di 3 miliardi di dollari. Ciò significa che, anche se ha lasciato Whitney e Bumble, ha guadagnato molti soldi.
Whitney rimane l’amministratore delegato di Bumble?
Quando vengono rese pubbliche le accuse contro Andre, l’avvocato di Whitney le consiglia di parlare a suo favore. Questo perché sa che se Whitney si schierasse contro di lui, perderebbe Bumble, dato che lui è l’azionista di maggioranza dell’azienda. In seguito, quando Whitney condanna le azioni di Andrey, sa che questo avrà un impatto negativo sull’app. Come previsto, le azioni della società madre crollano, il che significa che anche i giorni migliori di Bumble sono ormai alle spalle. Andrey non permetterà che la situazione continui così. Tuttavia, lei sceglie di non scendere a compromessi sulla sua moralità e sui suoi ideali.
Lily James in Swiped
Ha già tollerato troppa tossicità da parte di uomini che non si curavano di ciò che le stavano facendo con le loro manipolazioni. Se essere fedele a se stessa significa perdere Bumble, è pronta anche a questo. Il suo atteggiamento senza rimpianti è amplificato dal fatto che la sua amica e collega Tisha e suo marito Michael sostengono la sua decisione. Pochi giorni dopo, Whitney riceve la visita di Matthew Slate del gruppo Blackstone. Whitney lo riconosce da un breve incontro in cui sono stati presentati l’uno all’altra a una festa. Lui le dice che Andrey ha venduto loro Bumble e le sue app gemelle, tra cui Badoo. Ciò significa che ci sarà un cambiamento significativo nella gestione.
Whitney presume che, poiché sono stati i suoi commenti a scatenare questo problema, Matthew sia lì per chiederle di lasciare il suo posto di amministratore delegato. Lei ribadisce di non avere alcun rimorso per aver mantenuto la propria posizione e avverte Matthew che non si dimetterà da amministratore delegato senza lottare. Tuttavia, Matthew le assicura che non è lì per toglierle nulla. Infatti, considerando tutto, soprattutto che Bumble e il suo successo sono frutto della sua mente, lei è la persona perfetta per continuare a guidare l’azienda, ma non è tutto.
Vuole anche che lei prenda sotto la sua ala Badoo e Magic Lab, poiché nessun candidato è più qualificato di lei. Whitney non deve pensarci due volte prima di accettare l’offerta e, con una mossa che dimostra che è nata per essere una leader, dice a Matthew di avere alcune idee. Il suo entusiasmo e la sua determinazione lo impressionano, ma lui non è sorpreso perché è proprio quello che si aspettava da lei. Così, lascia le redini nelle sue mani e Whitney, ancora una volta, emerge vincitrice in una situazione in cui sembrava che potesse perdere tutto ciò per cui aveva lavorato così duramente, ancora una volta, a causa di un uomo.
Familia di Francesco Costabile (qui la nostra recensione) è il film scelto per rappresentare l’Italia nella corsa agli Oscar 2026 per il Miglior Film Internazionale.
Il Comitato di Selezione istituito dall’ANICA su incarico dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, e composto da Micaela Fusco, Alessandra Magliaro, Gabriele Muccino, Olivia Musini, Simona Paggi, Federico Pontiggia, Micaela Ramazzotti, Stefano Sardo, Vito Sinopoli, ha votato il film di Francesco Costabile affinché rappresenti il nostro Paese alla 98° edizione degli Academy Awards, nella selezione per la categoria International Feature Film Award.
Familiaconcorrerà per la shortlist che includerà i quindici migliori film internazionali selezionati dall’Academy e che sarà resa nota 16 dicembre 2025. L’annuncio delle nomination definitive è previsto per il 22 gennaio 2026, mentre la cerimonia di consegna degli Oscars si terrà a Los Angeles il 15 marzo 2026.
Familia segue Vermiglio (2025, che non era arrivato a nomination) e Io Capitano (2024, giunto in cinquina) nella lunga lista di titoli italiani a cui viene affidato l’onere e onore di rappresentare lo stato del cinema italiano nel mondo occidentale.
The Silent Hour, disponibile su Prime Video, racconta la straziante storia di sopravvivenza in un edificio abbandonato dal punto di vista di un detective di Boston a cui è stata diagnosticata una perdita uditiva degenerativa. Dopo aver subito un infortunio che gli ha cambiato la vita durante una missione, Frank Shaw (Joel Kinnaman) si trova ad affrontare un difficile bivio nella sua vita mentre cerca di convivere con i suoi nuovi problemi uditivi. Tuttavia, la sua vita viene ulteriormente sconvolta quando viene coinvolto in una vasta cospirazione che coinvolge una fotografa sorda di nome Ava, testimone di un omicidio per strada. Di conseguenza, Frank deve proteggerla mentre diversi mercenari cercano di farla tacere per sempre.
Verso la fine del film, la trama thriller ad alta tensione raggiunge il culmine quando i piani di fuga di Frank e Ava vengono ostacolati da una figura familiare che si rivela essere un traditore. Nel frattempo, Frank deve scavare a fondo e trovare il modo di sfruttare i suoi problemi di udito dopo che i suoi ausili meccanici si sono scaricati. A peggiorare le cose, sono circondati da altri uomini che cercano di dar loro la caccia. Tutto va particolarmente male quando i nemici finalmente mettono le mani su Frank e Ava, la quale è la prima ad essere messa a tacere. Tuttavia, Frank non lo vede come la fine, trovando utile la sua intraprendenza interiore per cercare di salvare Ava e organizzare una fuga finale.
La trama di The Silent Hour
Frank Shaw è un detective del dipartimento di polizia di Boston che lavora in coppia con il suo amico di lunga data Doug Slater. Nonostante viva da solo, il protagonista ama stare con sua figlia Sam, aspirante cantante e suo punto di riferimento emotivo. Un giorno, prima di partire per una missione di polizia, Slater avverte Frank di mantenere la calma in determinate situazioni. Quest’ultimo lo ignora mentre insegue un caposquadra colpevole in un cantiere navale. La sua esuberanza lo porta a sbattere contro un’auto vicina, causandogli problemi all’udito, che peggiorano col tempo. Diversi mesi dopo, Frank utilizza degli apparecchi acustici per svolgere normalmente il suo lavoro.
Sandra Mae Frank in The Silent Hour
Tuttavia, fatica ad accettare i suoi nuovi problemi e riflette se sia il caso di andare in pensione. Anche il suo rapporto con la figlia diventa teso. A seguito della diagnosi, Frank impara la lingua dei segni. Quando nel quartiere si verifica un doppio omicidio, Slater chiede a Frank di fare da interprete per una testimone sorda di nome Ava Fremont, che ha chiamato la stazione di polizia dicendo di avere delle prove su quanto accaduto. Sebbene Ava sia riluttante a parlare con un traduttore non professionista, decide di accettare la richiesta di Frank, vedendo che soffre dei suoi stessi problemi. Durante l’interrogatorio, Slater e Frank scoprono che Ava ha una registrazione video di chi ha ucciso gli uomini per strada.
Mentre si aggira furtivamente nel suo appartamento, il protagonista si rende anche conto che in passato lei faceva uso di droghe. Lui e Slater lasciano l’appartamento, leggermente sospettosi nei suoi confronti. A metà strada dalla stazione, Frank si rende conto di aver lasciato il telefono nell’appartamento e torna indietro per riprenderlo. Dopo essere entrato nell’edificio, Frank è immediatamente preoccupato dagli strani uomini che vede fuori dalla porta di Ava. Esce di nascosto dall’uscita di sicurezza e si rende conto che Ava è tenuta prigioniera da un gruppo di uomini che vogliono zittirla per le informazioni che ha sull’omicidio.
Di conseguenza, irrompe nell’appartamento e le salva la vita. I due iniziano quindi un gioco al gatto e al topo con la banda di mercenari. Dopo diverse prove, Frank giunge alla sconvolgente conclusione che le persone che li perseguitano sono proprio degli agenti di polizia. Lui e Ava riescono a mettere le mani sul telefono di uno dei malviventi e lo usano per chiamare Slater e informarlo della loro situazione. Lui li rassicura dicendo che sta arrivando per salvarli. Nel frattempo, l’apparecchio acustico di Frank si scarica e sia lui che Ava sono costretti a difendersi senza poter sentire nulla.
Il finale di The Silent Hour: perché Slater si presenta da solo?
Durante l’atto finale, Frank e Ava si sentono sollevati dopo aver informato Slater della loro precaria situazione. Sono ancora più grati quando lui promette di presentarsi con dei rinforzi, con l’intenzione di catturare i poliziotti corrotti all’interno dell’edificio. Tuttavia, mentre spiano dalle finestre, sono sorpresi dal fatto che Slater si presenti da solo, armato solo della sua pistola. Preoccupato che gli aggressori possano uccidere il suo amico, Frank si precipita giù per il pozzo dell’ascensore con Ava, sperando di intercettarlo prima che gli venga fatto del male.
All’insaputa del protagonista, il suo amico di lunga data non è altro che un traditore e uno dei motivi principali per cui lui e Ava si trovano nella situazione in cui sono. Quindi, si presenta da solo, sapendo che aiuterà i teppisti a catturare Frank e Ava. Poco dopo che i due raggiungono l’atrio al piano terra, scoprono che Slater è stato messo alle strette da Sal, uno degli scagnozzi sul libro paga. La situazione costringe Frank a lasciare la pistola, perché Slater potrebbe farsi male. Purtroppo, appena Sal disarma il protagonista, permette a Slater di prendere la pistola, dimostrando che anche lui fa parte del gruppo.
Il colpo è ancora più duro quando Slater si scusa con Frank per essere arrivati a questo punto. Successivamente, il resto dei teppisti circonda Frank e Ava e inietta a quest’ultima delle droghe. Slater cerca quindi di negoziare con Frank e di convincerlo a unirsi al gruppo come tutti gli altri, poiché non desidera uccidere il protagonista a sangue freddo. Frank accetta l’offerta, ma poi rinnega l’accordo, poiché si tratta solo di uno stratagemma per coglierli di sorpresa.
Mark Strong in The Silent Hour
Cosa succede a Mason e alla sua banda?
Il principale istigatore dei poliziotti corrotti che danno la caccia a Frank e Ava è Mason. Lui e la sua banda cercano di uccidere Ava perché possiede prove incriminanti sull’omicidio. Ma, per la maggior parte della narrazione, si ritrovano secondi nel catturare i due personaggi centrali. Poco dopo essere sfuggito alle grinfie della banda sostenendo di voler far parte del libro paga, Frank li chiude nell’ascensore e va a salvare Ava, che ha assunto una dose eccessiva di droga. Le inietta un farmaco che la aiuta a riprendere conoscenza. Tuttavia, quest’ultima ha solo dieci minuti prima che il farmaco perda il suo effetto.
Frank usa quindi la sua ingegnosità per appiccare un incendio nell’appartamento, che invia un segnale di fumo al resto della città. Di conseguenza, la banda di Mason se ne va, temendo di essere catturata, poiché molti passanti si radunano per le strade. Nel frattempo, Mason costringe Slater ad aiutarlo a dare la caccia a Frank e Ava. I due si precipitano nell’appartamento di Dante, un altro residente che ascolta musica ad alto volume nella sua stanza, udibile anche all’esterno. A questo punto, Mason non riesce a vedere chiaramente perché Frank e Ava lo hanno cosparso di acetone.
Manda Slater nell’appartamento per ucciderli al posto suo, mentre lui si dirige in un’altra parte dell’appartamento. Usando gli altoparlanti della casa, Ava e Frank stordiscono Slater con musica metal, che lo fa inciampare fuori dall’appartamento e viene colpito da Mason. Muore e Frank trova il suo cadavere mentre esce dalla casa. Quando Ava sviene, il protagonista usa il suo corpo come esca per attirare Mason e metterlo fuori combattimento con un colpo inferto con un oggetto inanimato. Successivamente, Frank si precipita fuori dall’appartamento, sperando di salvare Ava.
Joel Kinnaman e Sandra Mae Frank in The Silent Hour
Frank salva Ava nel finale?
Nei momenti finali del film, Frank, sconvolto, consegna il corpo privo di sensi di Ava al personale dell’ambulanza al piano di sotto. Questi iniziano a praticarle le manovre di rianimazione, mentre la telecamera inquadra l’espressione preoccupata del protagonista. Tuttavia, il suo destino rimane un mistero, poiché la storia fa un salto nel futuro. Frank finalmente assiste al saggio di sua figlia, dimostrando di aver ascoltato il consiglio che Ava gli aveva dato in precedenza. Si guarda intorno tra il pubblico e percepisce l’apprezzamento per il canto di Sam, godendosi la sua esibizione attraverso le loro reazioni.
Pochi minuti dopo, Ava entra dalla porta e si siede accanto a Frank, a significare che è sopravvissuta alla sua terribile esperienza con l’overdose. Le prende la mano, mostrando il legame che hanno costruito l’uno con l’altra nel corso della narrazione. Sebbene i due inizino la storia come estranei e su posizioni leggermente diverse, il loro legame si rafforza alla fine. Ava aiuta Frank con il suo problema di udito, poiché è una delle poche persone in grado di comprendere le sue nuove difficoltà. Inoltre, senza l’aiuto di quest’ultimo, Ava non sarebbe sopravvissuta all’assalto all’edificio.
Pertanto, i due riescono a trovare un senso di affinità reciproca che va oltre una normale relazione. Non è chiaro se si tratti di un legame romantico o platonico. Tuttavia, ciò che è importante è come sono riusciti ad aiutarsi a vicenda attraverso diverse sfide. Inoltre, Frank ha accettato la sua perdita dell’udito come parte della sua identità, cosa che non avrebbe mai potuto fare senza il sostegno di Ava. Questo gli permette di riconnettersi con sua figlia, la cosa più importante della sua vita.
Michelle Williams, Katie Holmes, Joshua Jackson, Mary Beth Peil, John Wesley Shipp, Mary-Margaret Humes, Nina Repeta, Kerr Smith, Meredith Monroe e Busy Philipps sono saliti sul palco del Richard Rodgers Theater per leggere l’episodio pilota del 1998. Lin-Manuel Miranda ha sostituito James Van Der Beek, impossibilitato a partecipare per motivi di salute.
La serata, narrata da Renée Elise Goldsberry, aveva lo scopo di raccogliere fondi per F Cancer e Van Der Beek, che sta lottando contro il cancro al colon-retto. Prima e dopo la lettura del copione, Van Der Beek è apparso sullo schermo tramite un videomessaggio, commosso. “Non posso credere di non poter abbracciare i miei compagni di cast”, ha detto nel primo video. “Volevo salire su quel palco e ringraziare ogni singola persona in questo teatro per essere qui stasera.”
Dopo la fine dell’episodio, Van Der Beek è tornato sullo schermo. “Ora, nessuno sano di mente farebbe mai un parallelo tra i due, ma una grande somiglianza tra Dawson e il “Fantasma dell’Opera” è che entrambi si sono trovati di fronte alla realtà che la donna che amavano amava veramente qualcun altro, e le ha detto: ‘Vai da lui. Vai da lui ora prima che cambi idea’. Solo uno ha dato origine a un meme con la faccia che piange”, ha detto Van Der Beek. Ha poi presentato Norm Lewis sul palco per eseguire “The Music of the Night”, dal famoso musical.
Un’altra sorpresa della serata è stata quando Steven Spielberg, l’eroe di Dawson per tutta la serie, è apparso sullo schermo con un messaggio. “Dawson, ce l’hai fatta. Forse un giorno avrò un armadio di Dawson”, ha detto.
Alla fine della serata, Goldsberry ha dato il permesso al pubblico di filmare e ha iniziato a cantare la sigla, “I Don’t Want to Wait” di Paula Cole. È stata poi raggiunta dal resto del cast e dalle figlie di Van Der Beek, che hanno entrambe cantato delle strofe da sole. Sua moglie, Kimberly Van Der Beek, e il resto dei suoi figli sono poi saliti sul palco. (qui il video di Variety)
La reunion è stata un’idea di Michelle Williams, ha detto la creatrice dello show in esclusiva a Variety prima dell’evento. “Ha coinvolto me, [suo marito e regista di “Hamilton”,] Thomas [Kail] e Greg [Berlanti] per aiutarla. Da lì, altri si sono uniti al gruppo di pianificazione. Jason Moore ha accettato di dirigere e siamo partiti. Scegliere una data ha richiesto un po’ di tempo, ma tutta la nostra famiglia di “Dawson’s Creek” era entusiasta di farlo e molto accomodante e generosa con il suo tempo.”
Il settimo figlio è un film che unisce avventura fantasy, azione ed elementi simbolici legati a temi universali come il coraggio, l’amore e la responsabilità. Al centro della vicenda vi è il giovane Thomas Ward, settimo figlio di un settimo figlio, destinato a un compito speciale: diventare apprendista del cacciatore di streghe Gregory. La sua storia si intreccia con la lotta contro la potente strega Mother Malkin e con la scoperta delle proprie origini, portandolo a un percorso di crescita personale e di accettazione del proprio destino.
Dalla missione al conflitto finale di Il settimo figlio
La trama si apre con Gregory, esperto cacciatore di streghe, che dopo la perdita dell’ennesimo apprendista deve trovare un nuovo successore. La scelta ricade su Thomas, un giovane dotato di poteri particolari ereditati dalla madre, che gli dona un amuleto protettivo. Ben presto il ragazzo incontra Alice, una misteriosa ragazza di cui si innamora, senza sapere che è in realtà la nipote di Mother Malkin, tornata in libertà dopo anni di prigionia e decisa a radunare un esercito di creature malvagie. Gregory, Thomas e l’assistente Tusk si mettono in viaggio verso la fortezza della strega, affrontando nemici e rivelazioni: Gregory aveva amato Malkin in passato, Thomas scopre che sua madre era una strega e che Alice, pur divisa tra affetto e dovere, è incaricata di spiarli.
Nel climax della vicenda, Mother Malkin uccide la madre di Thomas e cattura Gregory, mentre Alice, pur innamorata, cede l’amuleto a sua zia sperando di proteggere il giovane. Risvegliato dallo spirito materno, Thomas ritrova la forza e l’amuleto, affrontando con nuova determinazione l’esercito di Malkin. La battaglia culmina con il tradimento interno: la strega elimina perfino la sorella che cercava di salvare Alice. Infine, Thomas riesce a sconfiggerla, ponendo fine alla sua minaccia e segnando il passaggio da ragazzo inesperto a vero cacciatore.
Trasformazioni e spiegazione del finale
Il finale non si limita alla vittoria sul male ma mette in luce le trasformazioni interiori dei protagonisti. Thomas, inizialmente riluttante a uccidere, assume il ruolo di spook dopo la morte della madre, accettando il peso delle sue responsabilità. La frase finale di Malkin, “ti perseguiterò”, simboleggia il fardello morale che il giovane dovrà portare: ogni vita tolta gli lascia un’ombra di rimorso. Anche la sua relazione con Alice subisce un cambiamento: pur desiderando una vita normale insieme, entrambi comprendono che le loro strade si separano, lasciando però la porta aperta a un futuro incontro.
Parallelamente, anche Gregory vive una metamorfosi. Inizialmente rigido e inflessibile, convinto che ogni strega debba essere eliminata senza esitazioni, alla fine ammette che “non ci sono regole”. È un gesto di fiducia verso Thomas, ma anche il segno che ha imparato a vedere oltre i dogmi che lo hanno guidato per tutta la vita. Nel congedarsi, Gregory gli lascia la propria casa, l’assistente Tusk e tutte le responsabilità del mestiere, affidandogli così il suo lascito. L’ultima scena, con il suono della campana che chiama a un nuovo intervento, apre a nuove avventure: Thomas è ormai il nuovo spook, pronto a fronteggiare altre minacce.
James Gunn è stato di recente intervistato da YMH Studios, e in quell’occasione il co-CEO della DC Studios ha fornito un aggiornamento molto promettente sullo stato di The Brave and the Bold. “Nessuna di queste cose è importante per me”, ha detto Gunn quando gli è stato chiesto se Batman avrebbe avuto un costume grigio e blu o gli occhi bianchi sul cappuccio nel film. “Ciò che conta è il personaggio e la storia, e penso che ora abbiamo una storia davvero molto buona per ciò che sta accadendo con Batman”.
Considerando che Gunn ha ripetutamente ribadito di non voler dare il via libera ufficiale a progetti senza una sceneggiatura che gli piaccia, e visti i suoi commenti entusiastici sul film incentrato su Damien Wayne, forse questo sarà il prossimo film in uscita nell’universo cinematografico DC? Ad ogni modo, sembra che i lavori sul progetto stiano proseguendo nella giusta direzione, per cui non resta che attendere annunci ufficiali.
Tutto quello che sappiamo su The Brave and the Bold
Parlando l’anno scorso dei piani dei DC Studios per The Brave and the Bold, James Gunn ha detto: “Questa è l’introduzione del Batman del DCU. È la storia di Damian Wayne, il vero figlio di Batman, di cui non conoscevamo l’esistenza per i primi otto-dieci anni della sua vita. È stato cresciuto come un piccolo assassino e assassina. È un piccolo figlio di puttana. È il mio Robin preferito“. “È basato sulla run di Grant Morrison, che è una delle mie run preferite di Batman, e la stiamo mettendo insieme proprio in questi giorni“.
Il co-CEO dei DC Studios, Peter Safran, ha aggiunto: “Ovviamente si tratta di un lungometraggio che vedrà la presenza di altri membri della ‘Bat-famiglia’ allargata, proprio perché riteniamo che siano stati lasciati fuori dalle storie di Batman al cinema per troppo tempo“. Alla sceneggiatura, oltre a Muschietti, dovrebbe esserci anche Rodo Sayagues, noto per aver firmato le sceneggiature di La casa, Man in the Dark e Alien: Romulus.
Il film diretto da Guy Ritchie, tratto dall’omonima serie televisiva degli anni Sessanta, si chiude con una serie di colpi di scena che ribaltano le aspettative iniziali. Operazione U.N.C.L.E. segue le avventure di Napoleon Solo (Henry Cavill), agente della CIA, e Illya Kuryakin (Armie Hammer), agente del KGB, costretti a collaborare in una missione congiunta in piena Guerra Fredda. L’obiettivo è trovare il dottor Udo Teller e impedire che le sue scoperte vengano sfruttate dai Vinciguerras, una potente famiglia italiana decisa a vendere una testata nucleare a gruppi neo-fascisti.
Nonostante le profonde differenze caratteriali e la diffidenza reciproca, Solo e Illya sono costretti a lavorare insieme, affiancati da Gaby (Alicia Vikander), la figlia di Teller. L’avventura, che parte da Berlino Est per svilupparsi soprattutto a Roma, mette in evidenza quanto sia difficile per i due agenti fidarsi l’uno dell’altro, ma anche quanto le circostanze li costringano a farlo. Alla fine, entrambi cambiano prospettiva: da rivali pronti a eliminarsi pur di servire i rispettivi governi, diventano alleati capaci di salvare le reciproche vite e di compiere scelte inaspettate.
Perché Solo e Illya distruggono il disco
Uno degli snodi cruciali del finale riguarda la decisione di distruggere il disco contenente le ricerche nucleari di Teller. CIA e KGB avevano dato ordini identici ai loro agenti: cooperare fino a recuperare il materiale scientifico, ma essere pronti a eliminarsi a vicenda pur di consegnare il disco ai propri superiori.
Per un attimo, la tensione tra Solo e Illya sembra sfociare in un duello mortale. Entrambi valutano seriamente l’ipotesi di uccidere l’altro. Tuttavia, Solo spezza la tensione restituendo a Illya l’orologio del padre, un cimelio che aveva recuperato durante l’incursione al complesso dei Vinciguerras. Questo gesto simbolico ribalta la dinamica: i due capiscono che il legame costruito sul campo vale più dell’obbedienza cieca ai propri ordini.
Distruggere il disco diventa quindi l’unica soluzione possibile. Non vogliono permettere che una delle due superpotenze ottenga un vantaggio decisivo e, soprattutto, rifiutano di sacrificare la loro nuova alleanza. Il gesto suggella la nascita di una fiducia reciproca che non esisteva all’inizio della missione, trasformando due agenti rivali in compagni di squadra.
La minaccia principale del film è rappresentata da Victoria Vinciguerra (Elizabeth Debicki), elegante e spietata aristocratica che mira a completare la bomba nucleare con l’aiuto del dottor Teller e a venderla a gruppi estremisti. Per contrastarla, Solo, Illya e Gaby devono mettere in campo un piano complesso, che subisce continui aggiustamenti.
Il gruppo riesce a impossessarsi di un ordigno, ma scopre che si tratta solo di un’esca. La vera testata è ancora nelle mani di Victoria, pronta a essere consegnata via mare. Con decine di imbarcazioni a disposizione, diventa impossibile localizzare quella giusta. Proprio qui entra in gioco l’informazione che Gaby aveva raccolto al complesso dei Vinciguerras: grazie a un sistema di sicurezza collegato al congegno nucleare, riescono a reindirizzare il missile verso la stessa Victoria.
Il colpo riesce: Victoria viene eliminata insieme ai suoi piani, la vendita viene impedita e la minaccia atomica neutralizzata.
Perché Gaby doveva tradire Solo e Illya
Un altro momento chiave del film è il presunto tradimento di Gaby. Fin dall’inizio, il piano dell’intelligence britannica prevedeva che lei guadagnasse la fiducia dei Vinciguerras per avvicinarsi a Udo Teller. Tuttavia, la presenza di Illya e Solo rischiava di compromettere tutto: il loro comportamento sospetto a Roma rendeva difficile convincere i nemici che fossero semplici civili.
Per questo Gaby non aveva alternative: doveva rivelare le identità di Solo e Illya per essere accettata da Alexander e Rudi Vinciguerra. Se da un lato questa mossa sembrava mettere in pericolo la missione, dall’altro era l’unico modo per entrare davvero nelle grazie della famiglia e lavorare a stretto contatto con Udo. In realtà, il suo “tradimento” era parte di un piano più grande, e la sua lealtà verso Solo e Illya non viene mai meno.
Come il finale prepara il terreno per un franchise
La parte conclusiva del film sottolinea il cambiamento radicale nei rapporti tra i protagonisti. All’inizio, Solo, Illya e Gaby erano tre individui con obiettivi diversi e caratteri incompatibili; alla fine, sono un trio affiatato che ha dimostrato di poter vincere solo collaborando.
La distruzione del disco e l’appoggio di Waverly, l’uomo che coordina l’operazione, segnano l’inizio di qualcosa di più grande: la nascita dell’organizzazione U.N.C.L.E. (United Network Command for Law and Enforcement). Questo nuovo ente sovranazionale rappresenta la possibilità di missioni congiunte al di là delle rivalità geopolitiche. Il film lascia chiaramente intendere che i tre torneranno a lavorare insieme in nuove avventure internazionali. A distanza di anni, però, il franchise non è stato ancora avviato.
Il futuro di Solo e Illya
Nonostante la loro nuova alleanza, il destino di Solo e Illya resta complesso. Entrambi, infatti, sono ancora legati ai loro governi di origine. Solo è vincolato al CIA da una condanna sospesa: deve obbedire agli ordini dell’agenzia per non finire in prigione. Illya, dal canto suo, è sotto la costante minaccia del KGB, che potrebbe spedirlo in Siberia come accadde al padre.
Queste condizioni rendono i due agenti vulnerabili e creano terreno fertile per eventuali sviluppi futuri. Nei possibili sequel, il conflitto tra i loro doveri nazionali e la lealtà verso la nuova squadra potrebbe diventare il motore principale della trama. Gaby, invece, sembra avere un percorso più lineare: già reclutata da Waverly, il suo futuro come spia appare assicurato.
Il finale di Operazione U.N.C.L.E.
Il finale di Operazione U.N.C.L.E. unisce azione, colpi di scena e simbolismi. La decisione di Solo e Illya di distruggere il disco non è soltanto una mossa tattica, ma rappresenta la scelta di fidarsi l’uno dell’altro e di anteporre l’amicizia agli ordini dei propri governi. Gaby dimostra il suo coraggio, trasformando un tradimento apparente in un gesto indispensabile per il successo della missione.
Con la sconfitta di Victoria Vinciguerra e l’intervento di Waverly, il trio dà vita a una nuova alleanza che supera le divisioni ideologiche della Guerra Fredda. Nasce così il nucleo di U.N.C.L.E., un’organizzazione pronta a nuove missioni globali. Pur restando incerti i rapporti con CIA e KGB, il film lascia intravedere un futuro ricco di possibilità, in cui i protagonisti dovranno bilanciare dovere e amicizia, lealtà nazionale e legami personali.
In vista dell’uscita digitale di I Fantastici Quattro: Gli Inizi (qui la recensione), prevista per domani, la scena post-credits del film è stata pubblicata online in HD. Ambientata quattro anni dopo gli eventi del film, la scena inizia con Sue Storm che legge una storia al suo giovane figlio Franklin. Tuttavia, dopo essersi allontanata per un breve momento, torna e trova il Dottor Destino inginocchiato davanti a lui.
Victor Von Doom si è tolto la maschera (che sembra un po’ più semplice di quella mostrata nella grafica promozionale) e il piccolo Franklin gli tocca il viso sfigurato, che però non ci viene mai mostrato. È possibile che Doom stia tentando di rapire il bambino con il potere di creare realtà per i suoi scopi malvagi? Dovremo aspettare e vedere, ma sappiamo questa scena è stata girata sul set di Avengers: Doomsday dai fratelli Russo.
Ciò indica che si tratta di una parte importante del film, anche se resta da vedere se si svolge prima o durante la storia del film. Il regista di I Fantastici Quattro: Gli Inizi, Matt Shakman e l’attrice Vanessa Kirby, che interpreta la Donna Invisibile, hanno entrambi confermato che Robert Downey Jr. era sul set nei panni di Doom per questa scena, quindi sì, c’è lui dietro quel mantello.
Un altro grande mistero è se Doom abbia viaggiato da un’altra realtà o se la Variante della Terra 828 sarà il nuovo grande cattivo della Saga del Multiverso. La seconda ipotesi è la più plausibile, soprattutto perché il film stesso ha ripetutamente accennato all’esistenza di Latveria. Ad ogni modo, ecco qui di seguito la scena, in attesa di poter conoscere gli esiti di questo delicato momento del franchise.
Da tempo circolano voci sui piani della Marvel Studios per la seconda stagione di Hawkeye. Jeremy Renner ha già confermato che la trama sarà fortemente ispirata a The Raid, mentre abbiamo saputo che Clint Barton e Kate Bishop combatteranno contro Barney Barton, alias Trickshot. Con grande sorpresa dei fan, Renner sembra aver smentito l’idea di una nuova stagione dopo aver rivelato che la Marvel Studios gli ha offerto la metà di quanto ha guadagnato per la prima stagione (per quelle che sarebbero state lunghe riprese di 9 mesi).
Si prevede inoltre che la Marvel Studios darà meno risalto ai personaggi del grande schermo sullo streaming, creando una linea di demarcazione più netta tra ciò che il pubblico può vedere al cinema e ciò che può vedere a casa. Renner ha chiuso con l’MCU? Non è stato annunciato per Avengers: Doomsday e, dopo aver parlato di un’offerta piuttosto deludente da parte della Disney per tornare (attribuendo la colpa alla casa madre piuttosto che alla Marvel Studios), non siamo sicuri di quali siano i piani.
Parlando al Florida Supercon questo fine settimana (tramite Popverse), Renner ha riflettuto su Hawkeye dicendo: “È stato fantastico approfondire un po’ di più il personaggio, in un mondo più realistico. Per me è stato molto più divertente da fare e c’era più da esplorare per il personaggio, il che è bello”. “Ho sempre voluto fare più cose del genere, ma poi c’è stato quell’incidente”, ha continuato, “e devo rimettermi in forma per poter tirare di nuovo con l’arco, tuffarmi e fare tutte quelle cose, ma ce la farò. Sto andando bene”.
“Continuerò sempre a ballare con la Marvel. Continuerò sempre a ballare con loro, quando sarà il momento giusto, quando ci sarà da divertirsi”, ha osservato Renner. “Sono felice di fare la seconda stagione di Hawkeye. Adoro quel personaggio. Penso che ci sia così tanto da fare”. “Abbiamo discusso a lungo sulla forma di quella stagione”, ha confermato. “Devo rimettermi in forma e preparare tutto per quello. Il momento giusto arriverà, e se ci sarà ancora bisogno, voglia e desiderio di farlo, allora sì”.
Quindi, potremmo essere un passo più vicini alla realizzazione della seconda stagione di Hawkeye… se le due parti riusciranno a trovare un compromesso in termini di soldi e tempo. La prima stagione è servita a passare il testimone a Kate, che probabilmente potrebbe cavarsela anche senza di lui nel ruolo principale. Come già detto, la Marvel Studios sta cercando di dare la priorità alle serie TV che possono durare più stagioni. È difficile dire se questo significhi che non ci sia più spazio per storie singole come Hawkeye.
A sette anni dal suo ultimo lavoro come attrice, Emma Watson spiega la sua pausa dalla recitazione in una nuova intervista. L’ultimo ruolo di Watson è stato nell’adattamento cinematografico di Greta Gerwig del 2019 di Piccole donne, le cui riprese si sono concluse nel dicembre 2018. Da allora, le apparizioni più importanti dell’attrice, nota soprattutto per aver interpretato Hermione Granger nei film di Harry Potter, sono state la reunion di Harry Potter e uno speciale televisivo dedicato a un torneo di pickleball di beneficenza.
“Una componente più importante del lavoro stesso è la promozione e la vendita di quell’opera, di quell’opera d’arte”, ha dichiarato Watson a Hollywood Authentic in una recente intervista. “L’equilibrio può essere piuttosto compromesso. Penso che sarò onesta e diretta e dirò: non mi manca vendere cose. L’ho trovato piuttosto distruttivo per l’anima. Ma mi manca molto usare le mie capacità e mi manca molto l’arte”. La Watson ha aggiunto che lavorare su una scena offre “una forma di meditazione molto intensa”, ma ha scoperto che ce n’era davvero poca. Allo stesso tempo, lavorare su questi progetti comportava una certa pressione, che non le manca.
Cosa ha fatto Emma Watson dall’ultima volta che ha recitato?
La Watson dice di essersi tenuta attiva durante la sua pausa dalla recitazione. Oltre al viaggio a Cannes e al perfezionamento del suo gioco di pickleball, rivela di aver lavorato a qualcosa “che non ho mai fatto prima”, ma non specifica di cosa si tratti. L’intervistatore le ha anche chiesto se prenderebbe mai in considerazione l’idea di lavorare dietro la macchina da presa, e la Watson ha risposto: “Sì, penso che prenderei in considerazione qualsiasi cosa”.
Tuttavia, la Watson non ha fornito ulteriori dettagli al riguardo, ma ha invece esposto la sua filosofia di avere una solida base per la propria vita. L’articolo non include alcun indizio sul fatto che la Watson possa porre fine alla sua pausa dalla recitazione, né su quando potrebbe farlo. Al momento, la Watson non ha alcun progetto in programma.