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Sulla mia pelle: recensione del film con Alessandro Borghi #venezia75

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Presentato in apertura della sezione Orizzonti durante Venezia 75, Sulla mia pelle di Alessio Cremonini è il racconto dell’ultima settimana di vita di Stefano Cucchi, dall’arresto al decesso in custodia cautelare, il 22 ottobre.

Il film di Cremonini è un racconto da vicinissimo degli ultimi giorni della vita di Stefano, visto attraverso gli occhi del giovane, sulla sua pelle, appunto, sui suoi lividi e la sua atroce sofferenza. Proprio come una via crucis durante la Quaresima, il film conta le sue stazioni, i giorni, scanditi da scritte bianche, giorni passati a soffrire e a tacere, nei momenti decisivi, l’identità dei suoi aggressori.

Il regista sceglie di stare il più vicino possibile al suo protagonista, trascurando quello che poteva essere invece una chiave di lettura alternativa, ovvero i tentativi della famiglia di riuscire a vedere e ad avere notizie di Stefano, durante il suo calvario. Lontano dalla sofferenza dei genitori e della sorella, ma dentro, in profondità, a quella del protagonista facendoci sentire la solitudine, la paura. Tanto dolore raccontato con delicatezza, tanto che in un momento specifico arriva alla mente addirittura la carezza della macchina da presa di Pasolini sul suo Ettore morente di Mamma Roma.

Il racconto di quello che è accaduto a Cucchi, il suo rimbalzare, malconcio e sofferente, da una cella all’altra da un interrogatorio a una visita, si alterna a poche scene dedicate ai genitori e a Ilaria. Sono questi i punti deboli del film, che Cremonini mette in scena in maniera svogliata.

Volto di Stefano è Alessandro Borghi, che regala la sua prova d’attore migliore, fino a questo punto della sua carriera. Il lavoro di mimesi è perfetto, lo sguardo, la voce persino, identica a quella del disgraziato. Un ruolo insidioso, che poteva facilmente trasformarsi in uno scimiottare la persona, eppure l’attore romano rimane in sella, aiutando la storia a progredire verso l’ineluttabile conclusione già scritta.

Grazie anche alla sceneggiatura di Lisa Nur Sultan, Cremonini fa rivivere Stefano, senza cancellarne le macchie, senza santificarlo, dando un volto di carne e lividi a quell’indistinto Cucchi che da tanto tempo, per molti, è stato solo un nome, “solo” quella foto di un giovane morto, con gli occhi tumefatti, un’immagine terribilmente abituale che rischia, da sola, di rendere assuefatti all’indignazione e al dolore. Sulla mia pelle mostra, con piglio asciutto e spietato, la sofferenza, il dolore di un uomo che ha incontrato la sua fine in una maniera assurda e ingiustificabile.

Sulla mia pelle è la via crucis di un “povero cristo”, un peccatore, morto inascoltato, senza le lacrime della famiglia, senza le carezze della madre, in solitudine.

A Quiet Place: ecco quando uscirà il sequel

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A Quiet Place è stato sicuramente uno dei casi cinematografici più clamorosi della scorsa stagione. Costato solo 17 milioni di dollari ne ha incassati complessivamente 332, facendo diventare la Paramount una delle case cinematografiche più competitive del 2018. Visto tale successo il film scritto e diretto da John Krasinski non poteva non avere un sequel. Ed ecco allora che, mentre si pubblicizza l’uscita home video dell’opera, è proprio la Paramount a dare inizio al conto alla rovescia: A Quiet Place 2 uscirà nei cinema il 15 Maggio 2020.

Non ci si aspettava certo così a ridosso dell’uscita del primo capitolo un annuncio così preciso del sequel, ma evidentemente la casa di produzione ha voluto giocare d’anticipo. Anche se, stando alle dichiarazioni del produttore Andrew Form, nessuno sta mettendo fretta agli autori per avere una storia al più presto. “Ci prenderemo tutto il tempo necessario a elaborare la storia giusta, non importa quanto tempo occorrerà” ha dichiarato in una pubblica uscita, sottolineando la straordinarietà dell’evento appena accaduto al box office di tutto il mondo. Nella stessa occasione ci ha tenuto a chiarire l’assoluta partecipazione di John Krasinski alla realizzazione di questo secondo atto, non è chiaro invece se parte del cast originale sarà riconfermato oppure no. Si attendono aggiornamenti.

FONTE: COLLIDER.COM

Spawn: Greg Nicotero si aggiunge al cast tecnico

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Spawn: Greg Nicotero si aggiunge al cast tecnico

Spawn, il celebre fumetto, arriverà presto al cinema con la regia del suo stesso autore Todd McFarlane. Ora gli appassionati potranno stare più tranquilli sulla buona riuscita del film in quanto Greg Nicotero si è aggregato al cast tecnico. Il suo nome è celebre nello star system per essere per essere uno dei massimi esperti di makeup e effetti fisici, oltre che vincitore di un Emmy per il suo lavoro in The Walking Dead. Nel suo curriculum vanta collaborazioni con Tarantino, Romero e Sam Raimi. In questa impresa il cast tecnico ha anche a disposizione attori di qualità quali Jamie Foxx nel ruolo del protagonista Al Simmons e Jeremy Renner in quello del detective Twitch Williams.

Il fumetto vede proprio come protagonista il personaggio di fantasia Al Simmons, ex agente speciale della CIA che muore tradito dalla sua stessa organizzazione. All’inferno farà quindi un patto con il demone Malebolgia che gli promette di tornare in vita come guerriero demoniaco con l’unico scopo di distruggere le forze del Paradiso. L’unico obbiettivo di Simmons è però quello di riabbracciare la moglie, lasciata troppo presto.

Gli appassionati di fumetti aspettano da tempo questa trasposizione vista la deludente prova del 1997 quando il personaggio arrivò sul grande schermo scatenando l’ira dei fans che si videro distruggere il proprio eroe. All’epoca Greg Nicotero compariva tra i collaboratori, si spera che con il cambio di regia non si incappi nello stesso errore.

The Other side of the Wind: trailer del film di Orson Welles

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The Other side of the Wind: trailer del film di Orson Welles

Netflix ha diffuso il trailer di The Other side of the Wind, l’inedito di Orson Wells che sarà presentato in anteprima al Festival di Venezia Venerdì 31 agosto.

The Other side of the Wind sarà distribuito su Netflix da Venerdì 2 novembre.

 
Nel 1970, il leggendario regista Orson Welles (QUARTO POTERE) iniziò le riprese di quella che sarebbe stata la sua ultima opera cinematografica con un cast di grandi personalità Hollywoodiane tra cui John Huston, Peter Bogdanovich, Susan Strasberg e la compagna di Welles nei suoi ultimi anni di vita, Oja Kodar. Accompagnata da difficoltà finanziarie, la produzione finì per trascinarsi per diversi anni acquistando fama ma senza essere mai completata e il film non fu mai distribuito. Oltre un migliaio di bobine di negativi rimasero a languire in un caveau a Parigi fino al marzo del 2017, quando i produttori Frank Marshall (che era stato production manager di Welles nelle fasi iniziali delle riprese) e Filip Jan Rymsza diedero impulso all’iniziativa di completare il film dopo quarant’anni.

Con una nuova colonna sonora del Maestro Premio Oscar Michel Legrand e ricostruito da una squadra tecnica di cui ha fatto parte il montatore Premio Oscar Bob Murawski, THE OTHER SIDE OF THE WIND è la realizzazione della visione di Orson Welles. Narra del regista brizzolato J.J. “Jake” Hannaford (Huston), che rientra a Los Angeles dopo diversi anni di esilio auto-imposto in Europa con l’intenzione di lavorare sul un film suo innovativo con la speranza di un ritorno in auge. Una satira del tradizionale sistema degli studi cinematografici e della New Hollywood che lo stava scuotendo, l’ultimo testamento artistico di Welles è una capsula del tempo di un’epoca ormai lontana nel mondo della produzione cinematografica e una “nuova” lungamente attesa opera di un maestro incontrastato.

The King: Dwayne Johnson protagonista del nuovo di Robert Zemeckis

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Il regista Robert Zemeckis è già al lavoro sul suo prossimo film. Si intitolerà The King ed avrà come protagonista l’ormai lanciassimo Dwayne Johnson. L’attore interpreterà il re hawaiano Kamehameha, all’interno di uno script scritto da Randall Wallace, famoso per aver dato vita al cult Braveheart. La figura del re Kamehameha è già epica: fu il primo a riunire tutte le isole hawaiane, seguendo una profezia che lo indicava come unico sovrano. Storicamente fece avanzare la cultura del commercio tra i suoi sudditi per competere con le navi straniere dell’Europa che cominciarono a comparire sulle sue coste, terrorizzando la popolazione.

Da anni si cercava di portare sul grande schermo questa storia e le case di produzione hanno fatto letteralmente a gara per contendersi lo script. Ad averla vinta sono stati i dirigenti della New Line e della Warner Bros, con un piccolo contributo della Seven Bucks Productionsv dello stesso Johnson. Secondo i primi dati il film non potrà entrare in lavorazione prima del 2020 a causa degli impegni del regista ma soprattutto quelli dell’attore attualmente impegnato sul set di Jungle Cruise per la Disney e già scritturato per lo spin-off di Fast and Furious. Per lui sono anni d’oro che si coronano con l’ingaggio per questo ruolo che gli permetterà di valorizzare la sua origine samoana che orgogliosamente professa in ogni uscita pubblica.

FONTE: Comingsoon.net

The Joker: Alec Baldwin non sarà Thomas Wayne

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Era solo di pochi giorni fa la notizia che l’attore Alec Baldwin avrebbe avuto un ruolo nel film di prossima uscita sul Joker. Secondo le principali fonti, gli erano stati affidati i panni di Thomas Wayne, il padre di Batman, ma pare proprio che in realtà non sia così. Un suo tweet nella giornata di ieri aveva già fatto intuire che non era felice di essere stato accostato a quel ruolo: “Lasciatemi dire, per la cronaca, che NON sono stato ingaggiato per interpretare un ruolo nel Joker di Todd Phillips come una specie di Donal Trump mancato. Non accadrà. Non. Accadrà.” ha scritto l’attore per poi dichiarare, secondo un report di USA Today: “Non sono più nel progetto, non farò più quel film. Sono certo che ci sono almeno 25 persone che possono tranquillamente interpretare quel ruolo.”.

Cosa sia successo tra la produzione e Baldwin è ancora un mistero ed a questo punto si hanno dubbi anche sul fatto che il ruolo di Thomas Wayne venga mantenuto come era stato inizialmente scritto. L’agenzia che aveva dato la notizia dell’ingaggio dell’attore aveva infatti descritto questo personaggio come “un rozzo e abbronzato uomo d’affari simile al Donald Trump degli anni ottanta”, da qui il tweet velenoso di Baldwin. Si aspettano dunque aggiornamenti su un’eventuale sostituzione e qualche informazione maggiore sul ruolo del signor Wayne.

Il film, dal titolo provvisorio The Joker, dovrebbe essere totalmente incentrato sulla figura del Principe del Crimine, interpretato da Joaquin Phoenix, di cui si indagherà l’oscuro passato. Scritto e diretto da Todd Phillips, questo progetto si porrà in aperta antitesi con l’universo DC: il budget stimato per l’intero film, infatti, dovrebbe essere di soli 55 milioni di dollari, facendo ipotizzare che mancheranno del tutto grandi effetti speciali.

FONTE: Comingsoon.net

Venezia 75: ritorna Alfonso Cuarón con Roma

Ritorno al lido il regista premio Oscar Alfonso Cuarón, dopo il successo di Gravity ritorna con Roma, il suo nuovo film in concorso con protagonisti Yalitza Aparicio, Marina de Tavira, Nancy Garcia, Jorge Antonio, Veronica Garcia, Marco Graf, Daniela Demesa, Carlos Peralta, Diego Cortina Autrey.

Roma, il film più personale mai realizzato finora dal regista e sceneggiatore Alfonso Cuarón, narra un anno turbolento nella vita di una famiglia borghese, nella Città del Messico degli anni Settanta. Cuarón, ispirato dalle donne della sua infanzia, offre una raffinata ode al matriarcato che ha plasmato il suo mondo. Vivido ritratto dei conflitti interni e della gerarchia sociale al tempo dei disordini politici, ROMA segue le vicende di una giovane domestica, Cleo, e della sua collaboratrice Adela, entrambe di origine mixteca, che lavorano per una piccola famiglia nel quartiere borghese di Roma. Sofia, la madre, deve fare i conti con le prolungate assenze del marito, mentre Cleo affronta sconvolgenti notizie che minacciano di distrarla dalla cura dei quattro figli della donna, che lei ama come fossero suoi.

Mentre cercano di costruire un nuovo senso di amore e di solidarietà, in un contesto di gerarchia sociale dove classe ed etnia si intrecciano in modo perverso, Cleo e Sofia lottano in silenzio contro i cambiamenti che penetrano fin dentro la casa di famiglia, in un paese che vede la milizia sostenuta dal governo opporsi agli studenti che manifestano. Girato in un luminoso bianco e nero, Roma è un ritratto intimo, straziante e pieno di vita dei modi, piccoli e grandi, con cui una famiglia cerca di mantenere il proprio equilibrio in un periodo di conflitto personale, sociale e politico.

Alfonso Cuarón commenta: Ci sono periodi nella storia che lasciano cicatrici nelle società, e momenti nella vita che ci trasformano come individui. Tempo e spazio ci limitano, ma allo stesso tempo definiscono chi siamo, creando inspiegabili legami con altre persone, che passano con noi per gli stessi luoghi nello stesso momento. ROMA è il tentativo di catturare il ricordo di avvenimenti che ho vissuto quasi cinquant’anni fa. È un’esplorazione della gerarchia sociale del Messico, paese in cui classe ed etnia sono stati finora intrecciati in modo perverso. Soprattutto, è un ritratto intimo delle donne che mi hanno cresciuto, in riconoscimento al fatto che l’amore è un mistero che trascende spazio, memoria e tempo.

Venezia 75: secondo giorno con The Favourite di Lanthimos

Venezia 75: secondo giorno con The Favourite di Lanthimos

Secondo giorno intenso per Venezia 75, arrivano in selezione ufficiale The Favourite di Yorgos Lanthimos con protagonisti Olivia Colman, Emma Stone, Rachel Weisz, Nicholas Hoult, Joe Alwyn.

Inizio del XVIII secolo. L’Inghilterra è in guerra con la Francia. Ciononostante, le corse delle anatre e gli ananas ai banchetti spopolano. Una gracile regina Anna occupa il trono, mentre la sua amica intima Lady Sarah governa il paese al posto suo, prendendosi cura della sua salute cagionevole e del suo carattere volubile. Quando arriva Abigail, una nuova cameriera, il suo fascino la fa entrare nelle grazie di Sarah, che la prende sotto la sua ala protettrice, facendole intravedere l’occasione di tornare alle sue radici aristocratiche. Poiché la politica bellica assorbe Sarah quasi completamente, Abigail prende il suo posto come compagna della regina. La loro fiorente amicizia consente ad Abigail di realizzare le sue ambizioni: non permetterà che donna, uomo, questione politica o un coniglio si mettano sulla sua strada.

Riguardo al film The Favourite

Venezia 75, foto: Ryan Gosling, Claire foy e …

Venezia 75, foto: Ryan Gosling, Claire foy e …

E’ iniziata oggi la 75 esima edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, ecco tutte le foto della giornata di oggi che ha visto protagonisti tra gli altri sul red Michele Riondino, Guillermo del Toro, Naomi Watss, Ryan Gosling, Claire Foy, Jason Clarke e Damien Chazelle. 

Il film d’apertura è stato First Man diretto dall’acclamato regista di La La Land, Damien Chazelle. Il film narra l’avvincente storia della missione della NASA per portare un uomo sulla Luna. Il film si concentra sulla figura di Neil Armstrong e gli anni tra il 1961 e il 1969. Resoconto viscerale e in prima persona, basato sul libro di James R. Hansen, il film esplora i sacrifici e il costo, per Armstrong e per l’intera nazione, di una delle missioni più pericolose della storia

First Man: recensione del film con Ryan Gosling

First Man: recensione del film con Ryan Gosling

La 75° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si apre nuovamente con un film di Damien Chazelle, che, dopo il musical La La Land, con First Man cambia completamente registro per raccontare una storia altamente spettacolare, entrata nella storia del ventesimo secolo.

La trama di First Man

First Man racconta dettagliatamente tutta la storia della corsa della NASA per portare l’esplorazione dello spazio a confini mai visti prima e soprattutto facendolo prima dei russi, fino a quel momento arrivati sempre per primi ai vari traguardi esplorativi. Per far questo la NASA investe risorse, conoscenze e vite umane per riuscire a mandare un uomo sulla luna.

Tutta la storia ruota naturalmente attorno a Neil Armstrong,  il primo essere umano ad aver poggiato i piedi sul suolo lunare, pronunciando la storica frase “Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un passo enorme per l’umanità.”

Tutta la vicenda di questa corsa spaziale raccontata nel film copre gli anni tra il 1961 e il 1969, mostrando una dopo l’altra le varie missioni, tra successi e fallimenti, passando anche per grandi tragedie. Il film di Chazelle è un riuscito racconto viscerale, vissuto in prima persona e basato sul libro di James R. Hansen.

Oltre all’accurata ricostruzione storica e scientifica di una delle esplorazioni più pericolose della storia e anche una delle più costose per gli USA, il regista indaga sugli esseri umani che vi erano dietro, troppe volte dimenticati in un naturale processo di idealizzazione, che spesso porta a confondere gli eroi reali con i supereroi.

Chazelle, che per la prima volta si è trovato a lavorare su qualcosa di non suo e che non conosceva bene, dice: “ Prima di iniziare il lavoro su  First Man, non sapevo quasi nulla della storia della missione sulla Luna. Sapevo che era stata una conquista leggendaria e un grande successo, ma niente di più.  Solo dopo aver cominciato a raccogliere documenti e testimonianze mi sono reso conto della follia e del pericolo di tale impresa. Scoprii tutti i fallimenti, il pesante tributo pagato in vite umane e quante volte aveva rischiato di fallire e di essere cancellata. A quel punto volevo comprendere cosa potesse avere spinto quegli uomini a intraprendere un viaggio nella vastità infinita dello spazio e quale potesse essere stata l’esperienza da loro vissuta, momento dopo momento, passo dopo passo.”

Per fare questo Damien Chazelle ritiene necessario lavorare sulla figura di Neil Armstrong e di addentrarsi profondamente nella sua vita privata, nelle sue emozioni, nei dolori e nelle paure, addentrandosi in un territorio estremamente intimo, ma necessario per far sentire vicino quell’uomo arrivato così lontano.

Armstrong è interpretato da un ottimo Ryan Gosling, misurato e introspettivo, in grado di trasmettere tutte le sue emozioni dietro un’apparente scorza d’impassibilità. Sono struggenti i momenti in cui la solitudine gli permette una lacrima o una smorfia di dolore represso, carpiti dall’occhio di Chazelle, che lo segue sapientemente nell’ombra della sua intimità. Stesso discorso vale per Claire Foy, nel ruolo difficilissimo della moglie, impegnata quotidianamente a tenere in piedi la forza di una famiglia tormentata dal peso di un incarico così gravoso.

Anche tutto il resto del cast è magnificamente orchestrato, organizzato in un sapiente mosaico di colleghi, amici, superiori e politici che contribuiscono a infondere credibilità alla vicenda, allontanandosi dal pericolo della mera ricostruzione da biopic. First Man è un film che sicuramente accontenterà gli appassionati in materia, regalandogli ricostruzioni e dettagli anche inediti, ma che sarà apprezzato anche da chi vuole sapere chi era realmente quel piccolo uomo che nell’estate del 1969 passeggio sulla luna.

Venezia 75: Damien Chazelle racconta First Man, con Ryan Gosling

Venezia 75: Damien Chazelle racconta First Man, con Ryan Gosling

Alla conferenza stampa di First Man, il film di apertura della 75° Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, erano presenti lo sceneggiatore, alcuni attori principali, Ryan Gosling e il regista Damien Chazelle.

Per i tempi stretti sono partite subito le domande, senza che il film venisse introdotto e presentato.

A Chazelle viene chiesto il perché si sia interessato a questa storia, apparentemente così lontana da lui, visto che oltretutto all’epoca non era neanche nato. Lui risponde che è vero,  di essere cresciuto conoscendo la storia del primo uomo sulla luna leggendola nei libri e vedendola in televisione. Ma proprio per questo, sentiva il desiderio di saperne di più e di capire cosa c’era oltre quello che noi tutti conosciamo, spesso in maniera assolutamente superficiale.

Ryan Gosling racconta invece di come si è preparato ad affrontare il ruolo di Neil Armstrong. Dice di avere avuto la grande fortuna di farsi aiutare dalla moglie e dai figli dell’astronauta, ricevendo da loro dettagli e racconti che gli hanno permesso di avvicinarsi molto al vero Armstrong. Ha potuto confrontarsi anche con veri amici e colleghi, oltre alla NASA e alle continue visite al museo che gli è stato dedicato. Dai racconti di chi lo conosceva è apparso umile e reticente, cosa che gli è servita molto per costruire la base del personaggio, ma prendendosi alcune finestre di apertura per caratterizzarlo in maniera personale.

A chi gli chiede se Gary Cooper fosse tra le sue ispirazioni per improntare la recitazione, lui risponde ridendo “ Gary Cooper mi mancava”.

Afferma poi che tutti vogliono fare gli astronauti. Chi da bambino non ha mai pensato di farlo? Il cinema è il modo migliore per farlo senza andare nello spazio, anche se rappresenta una sfida altrettanto rischiosa.

Gosling ha provato claustrofobia nelle capsule realistiche, riprodotte dagli scenografi e ha vissuto le situazioni  come se si trovasse in un vero addestramento per astronauti. Ha voluto capire e imparare a volare, apprendere faticosamente l’abc del volo. E attraverso questo ha compreso come Neil Armstrong sia diventato un esponente di una razza diversa, una di quelle persone che devono arrivare alla rottura per capire e andare oltre.

Chazelle conferma di aver visto alla NASA e nei musei le vere capsule, rimanendo sbalordito per le loro ridottissime dimensioni. Ha voluto ricostruirle esattamente così per trasmettere la giusta sensazione di disagio e di piccolezza di fronte allo spazio  sconfinato, al vuoto nero enorme.

Si è poi parlato della famiglia di Armstrong, della difficile vita a margine di missione così rischiose e in particolare alle reazioni dei figli, così diverse ma emblematiche. Il più piccolo che si perde in un abbraccio senza capire il vero pericolo e la stretta di mano del più grande, che intuisce perfettamente la follia dell’impresa, ma che si ritrae e accetta il dovere, intuendo la fondamentale importanza del sacrificio.

Josh Singer, lo sceneggiatore, spiega di come i tanti personaggi siano stati necessari per fornire dettagli e umanità. Lo script è stato fatto leggere ai veri protagonisti della storia, coinvolgendoli e invitandoli ad aggiungere particolari intimi, magari apparentemente superflui, ma fondamentali per l’onestà e la veridicità del racconto.

Claire Foy, ha evidenziato la difficoltà nel costruire il ruolo della moglie, apparentemente marginale, ma cardine fondamentale della vita di Armstrong uomo.

Il regista conclude sottolineando che First Man è un film diverso per lui dopo il grande successo di La La Land e che non è stato affatto facile realizzarlo. E confessa la grande emozione ad aver avuto Steven Spielberg tra i produttori.

IT: perché Cary Fukunaga non ha diretto il film?

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IT: perché Cary Fukunaga non ha diretto il film?

Appena arrivò l’ufficialità di una trasposizione cinematografica del capolavoro letterario di Stephen King IT, iniziò il toto regista che ha visto per parecchi mesi in testa Cary Fukunaga che all’epoca, nel 2012, era ancora fresco del clamoroso successo della prima stagione di True Detective. Le trattative, ovviamente, non andarono in porto e, come tutti sappiamo, il regista prescelto per il film fu Andres Muschietti. In molti si sono chiesti cosa avesse portato la produzione a scartare un profilo d’eccellenza come quello di Fukunaga ed ora, grazie ad un’intervista rilasciata su GQ in occasione della prossima uscita Netflix Maniac, è possibile saperlo.

Il regista ha dichiarato che la scelta è stata presa unicamente dalla produzione che aveva paura di un suo eventuale comportamento libertino. “Io sarei stato un ottimo collaboratore” ha affermato Fukunaga “La parte ridicola di tutta la storia è che si trattava solo di una loro percezione. Non è mai successo che io rispondessi con ‘Fan**lo gente, questa cosa non la faccio’. C’è sempre stato uno scambio di idee tra me e lo studio”.

Cary Fukunaga, che aveva già scritto la sceneggiatura del suo IT quando due settimane prima dall’inizio delle riprese gli fu detto di abbandonare il progetto, pare molto risentito dal tipo di pregiudizi che ha dovuto subire. “Non penso di aver mai fatto qualcosa senza compressi” ha aggiunto ”Mi chiedevano a proposito di Beats of No Nation come ci si sentisse a girare un film senza compressi. Come senza compromessi? Ho dovuto riscrivere tutto il mio terzo atto perché non avevamo i soldi per finire il film.”.

Sembra proprio che quello di non aver potuto girare IT rimarrà un grande rimpianto per il regista e rimane la curiosità di sapere come sarebbe potuto essere con qualcun altro dietro la macchina da presa.

Jurassic World: il regista rivela come il film sarebbe dovuto essere

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Sono passati ormai tre anni dall’uscita nelle sale di Jurassic World, quarto episodio della celebre saga resa famosa da Steven Spielberg, ma solo oggi il regista Colin Trevorrow rivela quanto il film sarebbe dovuto essere inizialmente diverso da quello arrivato poi al cinema. Sono stati soprattutto i ruoli dei personaggi principali a mutare dopo l’arrivo di Trevorrow che ha deciso di modificare la sceneggiatura iniziale scritta da Rick Jaffa e Amanda Silver.

Ho letto solo una volta la sceneggiatura originale, quindi non ricordo tutti i dettagli” ha dichiarato Trevorrow “Il protagonista era un personaggio di nome Vance, che alla fine è diventato Owen nella nostra storia. Il film si apriva con Vance che salta da un elicottero con un branco di rapaci durante un’incursione militare. C’era anche un personaggio che aveva solo una o due scene, il manager del parco il cui nome mi pare che fosse Whitney. Era un’antagonista vera e propria che metteva in atto solo la burocrazia. Ricordo di aver letto queste scene e di aver pensato che Whitney avrebbe potuto avere un margine di crescita maggiore di qualsiasi altro personaggio in quel momento. Lei non era affascinata dai dinosauri, ma li vedeva solo come un potenziale business. Prendere un personaggio del genere e riportarla alla meraviglia e al rispetto per queste creature sembrava un vero e proprio viaggio. Doveva ritrovare di nuovo l’amore per i dinosauri.”.

La Whitney a cui fa riferimento il regista è diventata poi la Claire interpretata da Bryce Dallas Howard a cui effettivamente è stato poi affidato il ruolo chiave per l’intero svolgimento del film. Dalle parole di Trevorrow pare proprio che Jurassic World era stato pensato come un progetto che ruotasse interamente attorno al personaggio interpretato da Chris Pratt, unico protagonista di un film action. Per fortuna non è andata così.

FONTE: CineBook

Wonder Woman 1984: Soundarya Sharma si aggiunge al cast

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L’attrice indiana Soundarya Sharma si è appena aggiunta al cast di Wonder Woman 1984, nuovo film sull’eroina diretto da Patty Jenkins ed interpretato da Gal Gadot. A rivelarlo è stato il sito TheHindu.com che ha riportato anche le parole entusiaste della new entry: “Questa è una di quelle situazioni di ‘sogno che si avvera’. È esaltante prendere parte ad un film su un personaggio così grande dove puoi interpretare il ruolo dei tuoi sogni. Ho sempre sognato di interpretare un personaggio del genere e l’ho idolatrato.”.

A quale personaggio Soundarya Sharma faccia riferimento ancora non è chiaro. Il suo ruolo infatti è momentaneamente top secret, ma qualche rivelazione si avrà sicuramente in Ottobre, mese in cui l’attrice è attesa sul set.

Le informazioni che attualmente si hanno su Wonder Woman 1984 non sono molte: il film sarà ambientato negli anni ’80 quando Wonder Woman si troverà immersa nella Guerra Fredda e dovrà vedersela con un nuovo nemico, The Cheetah. A dare il volto a questa nuova antagonista sarà Kristen Wiig, mentre Chris Pine farà il suo ritorno nei panni di Steve Trevor. Nel cast multietnico del film anche Pedro Pascal, Ravi Patel, Natasha Rothwell e Soundarya Sharma. Questa sarà anche un’occasione per Soundarya Sharma di fare il grande passo nell’industria hollywoodiana, dal momento che il pubblico statunitense la conosce solo come protagonista della serie televisiva prodotta in India Ranchi Diaries.

L’uscita italiana del film è al momento fissata per il 31 Ottobre 2019.

Once Upon a Time in Hollywood: chi sarà Charles Manson?

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Once Upon a Time in Hollywood: chi sarà Charles Manson?

Da quanto è uscita la notizia dell’avvio della lavorazione di Once Upon a Time in Hollywood, il prossimo attesissimo film di Quentin Tarantino, in molti si sono chiesti chi sarà ad interpretare il celebre criminale Charles Manson. La risposta sembra arrivare oggi da TheWrap che annuncia l’attore australiano Damon Herriman come volto del mandante del massacro di Cielo Drive. Visto il resto del cast, forse ci si aspettava un nome un po’ più di spicco per un personaggio così importante, anche se Herriman negli USA è piuttosto celebre per il ruolo che ha ricoperto nella serie TV Justified.

La stessa fonte ha annunciato anche altre new entry nel già affollato cast. Rumer Willis, figlia di Bruce Willis e Demi Moore, interpreterà l’attrice Joanna Pettet, mentre Dreama Walker sarà l’attrice e cantante Connie Stevens. Costa Ronin, Margaret Qualley, Madisen BeatyVictoria Pedretti andranno invece a ricoprire ruoli minori.

Il brutale delitto dove perse la vita Sharon Tate (interpretata da Margot Robbie) farà solo da sfondo alla vicenda che invece vedrà protagonisti l’attore televisivo Rick Dalton (Leonardo DiCaprio) e la controfigura e stunt-man Cliff Booth (Brad Pitt). Tra gli interpreti anche: Al Pacino, Damian Lewis (nei panni dell’attore Steve McQueen), Dakota Fanning, Nicholas Hammond, Emile Hirsch, Luke Perry, Clifton Collins Jr., Keith Jefferson, Burt Reynolds, Timothy Olyphant, Tim Roth, Kurt Russell e Michael Madsen.

Once Upon a Time in Hollywood arriverà nelle sale il 26 Luglio 2019, mentre attualmente non ci sono ancora informazioni sulla release italiana. In molti sperano in un’uscita in contemporanea e che il Bel Paese non si faccia spaventare dalla data estiva.

Venezia 75 al via con First Man con Ryan Gosling

Venezia 75 al via con First Man con Ryan Gosling

Oggi inizia la 75.esima edizione della Mostra d’Arte cinematografica di Venezia, film d’apertura è l’atteso First Man di Damien Chazelle, regista dell’acclamato La La Land. Nel cast protagonisti Ryan Gosling, Jason Clarke, Claire Foy, Kyle Chandler, Corey Stoll, Ciaran Hinds, Christopher Abbott, Patrick Fugit e Lukas Haas.

First Man narra l’avvincente storia della missione della NASA per portare un uomo sulla Luna. Il film si concentra sulla figura di Neil Armstrong e gli anni tra il 1961 e il 1969. Resoconto viscerale e in prima persona, basato sul libro di James R. Hansen, il film esplora i sacrifici e il costo, per Armstrong e per l’intera nazione, di una delle missioni più pericolose della storia.

Il regista ha così commentato il film First Man

Prima di iniziare a lavorare a First Man, conoscevo la storia della missione sulla Luna, la storia di successo di una conquista leggendaria… ma nulla di più. Dopo avere iniziato a esplorare il tema in profondità, sono rimasto sbalordito di fronte alla follia e al pericolo dell’impresa: il numero di volte in cui è stata sull’orlo del fallimento così come il pesante tributo costato a tutte le persone coinvolte. Volevo capire cosa potesse avere spinto quegli uomini a intraprendere un viaggio nella vastità infinita dello spazio, e quale sia stata l’esperienza vissuta, momento dopo momento, passo dopo passo. E per poter capire dovevo necessariamente addentrarmi nella vita privata di Neil. Questa è una storia che doveva essere articolata tra la Luna e il lavello della cucina, tra l’immensità dello spazio e il tessuto della vita quotidiana. Ho deciso di girare il film come un reportage, e di catturare sia la missione nello spazio che i momenti più intimi e privati della famiglia Armstrong come un testimone invisibile. Speravo che questo approccio potesse mettere in luce il tormento, la gioia, i momenti di vita vissuta e perduta in nome di uno dei traguardi più celebri della storia: lo sbarco sulla Luna.

Star Wars Episodio IX: anche Matt Smith nel cast

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Dalla serata di ieri sera sta circolando un clamoroso rumors per chiunque aspetti l’arrivo di Star Wars: Episodio IX al cinema. Secondo infatti Variety, l’attore Matt Smith si sarebbe aggiunto in queste ore al cast del film di JJ Abrams. La testata statunitense non ha rivelato nulla di più sul ruolo che l’attore andrebbe a ricoprire, definito però come un “ruolo chiave”. Attualmente non ci sono conferme né da parte della produzione, né dall’interprete stesso. Si attendono dunque avvistamenti della star di The Crown sul set che in questo momento è allestito proprio nel Regno Unito, patria di Smith.

Se la notizia venisse accertata, il cast di quest’ultimo episodio della celebre saga diventerebbe ancora più stellare. Solo al momento sono stati infatti già confermati Daisy Ridley, Adam Driver, John Boyega, Oscar Isaac, Domhnall Gleeson, Kelly Marie Tran, Joonas Suotamo, Billie Lourd (che ha preso in mano l’eredità dalla madre Carrie Fisher), Lupita Nyong’o, ed ovviamente le vecchie glorie Mark Hamill, Anthony Daniels, Billy Dee Williams, Carrie Fisher (con l’ausilio di materiali d’archivio). New entry invece già confermate: Naomi Ackie, Keri Russell e Richard E. Grant.

Star Wars: Episodio IX arriverà al cinema nel Dicembre 2019.

Star Wars Episodio IX: J.J. Abrams dirigerà il film

CORRELATI:

Il prossimo appuntamento con la saga è a dicembre con l’Episodio VIII. Il film sarà diretto da Rian Johnson e arriverà al cinema il 15 dicembre 2017. Il film racconterà le vicende immediatamente successive a Il Risveglio della Forza.

In Star Wars Gli Ultimi Jedi torneranno Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Lupita Nyong’o, Domhnall Gleeson, Anthony Daniels, Gwendoline Christie e Andy Serkis. Gli altimi attori unitisi al cast sono Benicio Del Toro, Laura Dern e Kelly Marie Tran.

Star Wars Episodio IX sarà diretto da J.J. Abrams e scritto da Chris Terrio. Il film arriverà in sala il 20 dicembre 2019.

Star Wars IX: Greg Grunberg confermato nel cast

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Star Wars IX: Greg Grunberg confermato nel cast

Con l’avvio delle riprese di Star Wars: Episodio IX iniziate circa un mese fa, si cominciano ad avere i primi aggiornamenti sul cast. L’ultimo ad essersi aggiunto alla lunga schiera di nomi è stato l’attore Greg Grunberg che i fan ricorderanno come l’interprete di Snap Wexley in Star Wars: Il risveglio della forza. La sua assenza nell’episodio successivo, Star Wars: Gli ultimi Jedi, aveva insospettito gli appassionati e già cominciavano a circolare rumors sul totale abbandono del suo personaggio da parte franchise. L’annuncio del suo ritorno era però prevedibile da un’intervista rilasciata dall’attore qualche settimana fa:

Sarà meglio che mi facciano tornare, altrimenti mia moglie mi ucciderà per avermi fatto crescere la barba!” aveva scherzato sulle pagine di Yahoo! News, aggiungendo poi di non poter rivelare altro sulla sua partecipazione. Era comunque prevedibile un suo reinserimento nella saga: il regista JJ Abrams è infatti solito circondarsi di attori di fiducia sul set, e non si può certo dire che negli ultimi anni siano mancate le collaborazioni con Grunberg. Da LOST a Alias, a Mission Impossible III, i due hanno sempre rinnovato la collaborazione, anche se all’attore non è mai stato affidato un ruolo in primo piano. Vedremo quanto minutaggio gli avrà riservato il regista questa volta.

Star Wars: Episodio IX arriverà nei cinema nel Dicembre 2019.

FONTE: ComicBook 

Settimana Internazionale della Critica: il programma di oggi

Settimana Internazionale della Critica: il programma di oggi

Prenderà il via domani, giovedì 30 agosto alle 14 in Sala Perla (Palazzo del Casinò) la 33. Settimana Internazionale della Critica con il lungometraggio d’apertura Tumbbad, evento speciale fuori concorso, diretto dai registi indiani Rahi Anil Barve e Adesh Prasad accompagnati dal protagonista e produttore Sohum Shah, che dopo la proiezione saranno coinvolti in un incontro con il pubblico e la stampa. Questo “fantasy visionario” come lo ha definito il delegato generale della SIC, Giona A. Nazzaro, è “una parabola sulla cupidigia, che viaggia alla velocità di un racconto di Emilio Salgari filmato da Spielberg. Ricco di invenzioni visive, effetti speciali e sangue, che gioca e dialoga con straordinaria inventiva fra modernità e tradizione, offrendosi come un’attendibile riflessione politica sui complessi rapporti fra il continente indiano, il mondo occidentale e le contraddizioni post-coloniali”. Ambientato in India nel XIX secolo, Tumbbad racconta del giovane Vinayak, ossessionato dal mitico tesoro dei suoi antenati protetto da una divinità malvagia. 

La proiezione Tumbbad sarà preceduta dal cortometraggio Nessuno è innocente, evento speciale di apertura della terza edizione di SIC@SIC (Short Italian Cinema @ Settimana Internazionale della Critica). Al fianco dell’interprete Salvatore Esposito, il regista Toni D’Angelo (L’innocenza di Clara, Filmstudio Mon Amour, Falchi) presenterà la sua ultima opera in cui ha voluto mostrare un volto sconosciuto di Scampia, allontanandosi dai luoghi comuni e dalle notizie di cronaca nera che la descrivono come inferno dantesco.

La Settimana Internazionale della Critica (SIC) è una sezione autonoma e parallela organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) nell’ambito della 75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia (29 agosto – 8 settembre 2018) e composta da una selezione di sette opere prime in concorso e due eventi speciali, tutti presentati in anteprima mondiale. SIC@SIC (Short Italian Cinema @ Settimana Internazionale della Critica) propone una selezione competitiva di sette cortometraggi di autori italiani non ancora approdati al lungometraggio, e tre eventi speciali fuori concorso, tutti presentati in prima mondiale; nasce dalla sinergia fra il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) e Istituto Luce-Cinecittà, ed è una delle iniziative per il supporto allo sviluppo del nuovo cinema italiano e per la promozione dei giovani autori. La selezione dei lungometraggi e dei cortometraggi presentati alla Settimana Internazionale della Critica è curata dal Delegato Generale della SIC Giona A. Nazzaro con i membri della commissione di selezione Luigi Abiusi, Alberto Anile, Beatrice Fiorentino e Massimo Tria.

I sette lungometraggi in concorso alla 33. Settimana Internazionale della Critica concorrono al Premio del pubblico Sun Film Group consistente in un riconoscimento di € 5.000. Inoltre, i film della sezione concorrono all’assegnazione del Premio Circolo del Cinema di Verona, assegnato da una giuria composta dai soci del Circolo di Verona Emilia Cantieri, Francesco Corezzola, Francesco Lughezzani, Luca Mantovani e Bianca Meneghini e destinato al film più innovativo della sezione, e del Premio Mario Serandrei – Hotel Saturnia per il Miglior Contributo Tecnico, sponsorizzato dall’Hotel Saturnia di Venezia e assegnato da una commissione di esperti composta da Adriano De Grandis, Roberto Manassero e Daniela Persico. I film della SIC, come tutte le opere prime di lungometraggio presentate nelle diverse sezioni competitive della Mostra (Selezione Ufficiale e Sezioni Autonome e Parallele), concorrono all’assegnazione del Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”

I sette cortometraggi in concorso di SIC@SIC concorrono all’assegnazione del Premio al Miglior Cortometraggio offerto da Frame by Frame, Premio alla Migliore Regia offerto da Stadion Video, e Premio al Miglior Contributo Tecnico offerto da Fondazione Fare Cinema. I riconoscimenti verranno assegnati da una giuria composta dai membri della Woche der Kritik (Settimana della Critica di Berlino): Frédéric Jaeger, Dennis Vetter e Jendrik Walendy, guidati da Michael Hack.

Capro Revolution: trailer del film di Mario Martone

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Capro Revolution: trailer del film di Mario Martone

01 Distribution ha diffuso il trailer ufficiale di Capro Revolution, il nuovo film di Mario Martone che sarà presentato a Venezia 75.

https://youtu.be/bXtER5DSd7c

 

Capro Revolution, la trama

Siamo nel 1914, l’Italia sta per entrare in guerra. Una comune di giovani nordeuropei ha trovato sull’isola di Capri il luogo ideale per la propria ricerca nella vita e nell’arte. Ma l’isola ha una sua propria e forte identità, che si incarna in una ragazza, una capraia il cui nome è Lucia (Marianna Fontana). Il film narra l’incontro tra Lucia, la comune guidata da Seybu (Reinout Scholten van Aschat) e il giovane medico del paese (Antonio Folletto).

E narra di un’isola unica al mondo, la montagna dolomitica precipitata nelle acque del Mediterraneo che all’inizio del Novecento ha attratto come un magnete chiunque sentisse la spinta dell’utopia e coltivasse ideali di libertà, come i russi che, esuli a Capri, si preparavano alla rivoluzione.

Venezia 75: pre-apertura con il classico “Il Golem – Come venne al mondo”

Il classico del cinema muto Il Golem – Come venne al mondo (Der Golem – Wie er in die Welt kam, 1920, 76’), scritto e diretto da Paul Wegener, è il film scelto per la serata di Pre-apertura di martedì 28 agosto della 75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, che si terrà nella Sala Darsena(Palazzo del Cinema) al Lido.

Il Golem sarà proiettato in una nuova copia digitale tratta dal negativo originale ritenuto perduto, con unrestauro in 4K a cura della Friedrich-Wilhelm-Murnau-Stiftung di Wiesbaden (Germania) e della Cinémathèque Royale de Belgique (Cinematek) di Bruxelles, presentato in prima mondiale. Il restauro digitale è stato eseguito dall’Immagine Ritrovata di Bologna.

La proiezione de Il Golem sarà sonorizzata con la musica originale del maestro Admir Shkurtaj commissionata dalla Biennale di Venezia, eseguita dal vivo dal Mesimèr Ensemble così composto: Hersjana Matmuja (soprano), Giorgio Distante (tromba in sib, tromba midi), Pino Basile (cupafon – set di tamburi a frizione, percussioni, ocarina), Vanessa Sotgiù (sintetizzatore, pianoforte), Iacopo Conoci(violoncello), Admir Shkurtaj (direzione, elettronica, fisarmonica, pianoforte).

La 75. Mostra del Cinema di Venezia si terrà al Lido dal 29 agosto all’8 settembre 2018 diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.

Hayley Atwell: intervista alla protagonista di Ritorno al Bosco dei 100 Acri

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Oltre al regista abbiamo avuto il piacere di intervistare Hayley Atwell, trai protagonisti del film Ritorno al Bosco dei 100 Acri.

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Ritorno al Bosco dei 100 Acri: recensione del film

Il film Disney Ritorno al Bosco dei 100 Acri porterà dal 30 agosto nelle sale italiane il fascino senza tempo delle storie e dei personaggi di A.A. Milne, in un’emozionante avventura in cui il pubblico vedrà per la prima volta sul grande schermo Winnie the Pooh, Tigro, Pimpi, Ih-Oh, Kanga, Ro, Tappo e Uffa in versione live action.

Christopher Robin, il bambino che ha vissuto tante avventure con i suoi amici, i vivaci e adorabili animali di pezza del Bosco dei Cento Acri, ora è cresciuto e vive a Londra, nella metà del ‘900, alle prese con i problemi dell’età adulta. Lavora come Responsabile del settore efficientamento presso la Valigeria Winslow, cercando di trovare un equilibrio fra i lunghi orari lavorativi e gli impegni familiari. Ha quasi del tutto dimenticato lo stupore e la fantasia che hanno caratterizzato la sua infanzia. Ma prima o poi il passato ritorna.

Dopo aver cancellato un impegno con sua moglie Evelyn e sua figlia Madeline durante il weekend a causa del lavoro, Christopher Robin ritrova inaspettatamente Winnie the Pooh e i suoi vecchi amici del Bosco dei Cento Acri e insieme a loro ricorda i bei tempi, quando non fare nulla insieme al proprio migliore amico era considerata la cosa più bella. Quando torna a Londra per occuparsi dei problemi finanziari della società per cui lavora, Christopher si rende conto di aver perso alcuni importanti documenti che erano nella sua valigetta: a quel punto i suoi vecchi amici decidono che è arrivato il momento di aiutarlo.

La sceneggiatura del film è di Alex Ross Perry, del premio Oscar Tom McCarthy e dell’autrice candidata all’Oscar Allison Schroeder ed è basata su una storia scritta da Greg Brooker e Mark Steven Johnson, a sua volta basata sui personaggi creati da A.A. Milne e E.H. Shepard. I produttori sono Brigham Taylor, p.g.a., e Kristin Burr, p.g.a., mentre Renée Wolfe e Jeremy Johns sono i produttori esecutivi.

Il film vede l’attore vincitore del Golden Globe e candidato all’Emmy Ewan McGregor nei panni di Christopher Robin; l’attrice candidata al Golden Globe Hayley Atwell nel ruolo di sua moglie Evelyn; Bronte Carmichael nella parte della figlia Madeline; mentre l’attore, candidato all’Emmy, Mark Gatiss è Giles Winslow, il capo di Robin.

Mary Shelley, recensione del film con Elle Fanning

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Mary Shelley, recensione del film con Elle Fanning

Quando si pensa a Frankenstein (o lo si legge) non ci si rende mai pienamente conto di quanto questo romanzo sia capace di far sgorgare sentimenti, riflessioni, l’anima intera dell’autrice. Soprattutto, non viene quasi mai dato il giusto peso all’autrice, sempre poco soppesata e data per scontata in un mondo, a noi contemporaneo, nel quale l’esistenza di scrittrici donna (usare il rafforzativo non fa male) viene data per scontata. E va a finire che su Mary Wollstonecraft-Godwin (conosciuta come Shelley) non ci si soffermi più di tanto. Il lavoro che fa Mary Shelley è dare vita all’autrice del primo romanzo fantascientifico, tra percorso di crescita e la ricerca di una propria voce autoriale.

Haifaa Al Mansour, prima regista donna dell’Arabia Saudita (paese nel quale è stato riaperto il primo cinema lo scorso aprile, dopo ben 35 anni) ha plasmato a figura di questa giovane donna pro-femminismo, anticonvenzionale, che vive nel ricordo della madre eterodossa e combattiva, morta qualche giorno dopo la nascita della figlia.

Ciò che viene raccontato è il genio di una ragazza che, a dispetto dei suoi diciotto anni, seppe indagare a fondo dell’animo umano, narrando sensazioni vissute in prima persona per poi raccontarle al mondo attraverso la voce non del mostro, ma di una creatura alla quale è stata data la vita per poi essere abbandonata. Raccontare il dolore dettato dall’abbandono, dalle incomprensioni e soprattutto dai pregiudizi.

Presentato al Festival di Toronto e allo scorso Torino Film Festival, in uscita nei nostri cinema il 29 di agosto, Mary Shelley gode di un fascino indiscutibile ma raccontato secondo modalità convenzionali. Se la prima parte del film mostra il percorso di crescita di Mary e le sue relazioni personali, con tutti gli aspetti positivi e negativi del caso, e del suo legame con Percy Shelley (Douglas Booth), quasi sprofondando in un teen drama vero e proprio, è la seconda parte che riesce a rendere veramente l’idea di cosa ci sia dietro la realizzazione di Frankestein, o il moderno Prometeo.

Il genio, l’anticonformismo, la lungimiranza e l’universalità. Ma anche e soprattutto la fermezza nel contrastare il bigottismo, lo smarrimento, i preconcetti. Un film che si perde nel didascalismo e che non si assume nessun coraggio indagatorio oltre i confini della convezione narratologica, senza arrischiare di indagare più a fondo il preciso contesto scientifico come il galvanismo, i pensieri e le contraddizioni interiori di una giovane donna, che sono quelli anche di un giovane, suo malgrado, mostro.

Mary Shelley diventa un ulteriore prova di esame per Elle Fanning che si mette nei panni di una ragazza divenuta donna, cercando di fare propria la grinta e la battaglia contro i demoni che le gravitano attorno e che la possiedono, lottando contro il conservatorismo senza, però, riuscire a dare la giusta empatia.

Resta con me, recensione del film con Shailene Woodley e Sam Claflin

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Arriva al cinema il 29 agosto Resta con me, il film con Shailene Woodley e Sam Claflin, diretto da Baltasar Kormákur.

In Resta con me Tami è in viaggio da più di cinque anni e non ha intenzione di fermarsi. Sale su ogni barca che la porti in un posto diverso. Un giorno, a Tahiti incontra Richard e tra i due scocca l’amore. Dopo alcuni giorni idilliaci, i due ricevono un’offerta che garantirebbe loro di viaggiare per oltre un anno: trasportare lo yacht di un ricco imprenditore da Tahiti a San Diego. Nel mezzo della loro traversata, e della loro vita insieme, ci si metterà il terribile uragano Raymond che nel 1983 colpì alcune isole del Pacifico.

Resta con me, il film

L’ultima opera del regista islandese di successo internazionale è stato Everest, un film che narrava la sfortunata escursione sulla vetta dell’Himalaya di un gruppo più o meno esperto di escursionisti. Nel cast, pezzi da novanta del nostro cuore: Jake Gyllenhall, Sam Worthington, Jason Clarke, Josh Brolin tra i più notevoli. Tutti morti o quasi. Un film che esponeva la forza, immobile, muta e perciò  spietata della natura, della montagna, che in effetti sta lì e altro non può fare.

Con Resta con me, Kormàkur dà un’altra bella mazzata agli spiriti liberi, spostando tutto al mare. Tratto da una storia vera, la protagonista Tami Oldham  è infatti sopravvissuta per raccontare questa allucinante odissea alla deriva (come nel titolo originale, Adrift) nel nulla dell’Oceano Pacifico. Sebbene l’atmosfera sia prevalentemente cupa e grigia, come spesso accade nei film di gente dispersa in mare,  nel tessuto di questo film si nasconde una vena ottimista: partendo dall’assunto che la protagonista ce l’ha fatta, ogni scena di catastrofe marina, ribaltamento di nave, inabissamento oceanico, è colta con emozione, meraviglia e un po’ di terrore, ma almeno con meno preoccupazione. Ci si lascia quindi trascinare dalla magia degli effetti visivi, e dal lavoro fatto sul suono nel ricreare un terribile oceano in tempesta.

Shailene Woodley porta su di sé l’intero film: incarna perfettamente lo spirito hippy che doveva avere Tami in gioventù, ed è assolutamente credibile come skipper, almeno per chi di barche non sa assolutamente nulla. E’ forse il primo ruolo che la stacca dal solito suo pubblico young-adult, conquistato grazie a Tutta colpa delle stelle e della trilogia Divergent. La storia d’amore con Sam Claflin, sotto utilizzato ma essenziale per il film è forse troppo perfetta, ma si bilancia bene, con i colori in cui è girata, con la devastazione del racconto nella tempesta. Il film esce in sala il prossimo 29 agosto, e tra i produttori, come spesso si vede ultimamente si vede il nome di una produzione cinese, la HBrothers, segno di come l’industria hollywoodiana punti sempre di più al mercato asiatico.

Ride, recensione del film ideato da Fabio & Fabio e diretto da Jacopo Rondinelli

Astenersi deboli di cuore: i creativi Fabio & Fabio tornano al cinema con un film ad alto tasso adrenalinico! Per la regia di Jacopo Rondinelli e scritto da Fabio Guaglione, Fabio Resinaro e Marco Sani, il 6 settembre arriva nelle sale di tutta Italia “Ride”, primo film girato interamente con Action Cam, tra il genere thriller, azione ma anche con qualche spunto horror.

Siamo davanti al futuro del cinema? Senza dubbio la domanda sorge spontanea: in un mondo dove le fotocamere degli smartphone filtrano la nostra vita da condividere momento per momento, in diretta, in ogni angolo della terra, un film girato solamente con GoPro e droni ci sembra allo stesso tempo normale ma anche estremamente innovativo. Questo tipo di linguaggio visivo è all’ordine del giorno parlando di filmati sportivi, ma la trama di Ride ci porta oltre il mero documentare l’azione in sé, rendendoci sia spettatori incuriositi che protagonisti della storia stessa.

Entriamo quindi di prepotenza nelle vite di Kyle (Ludovic Hughes) e Max (Lorenzo Richelmy), due riders acrobatici “adrenaline junkie”, che amano condividere le loro peripezie su Internet in attesa di una sperata sponsorizzazione della Red Bull o di qualche altro brand che gli permetterà di rimandare ancora per un po’ le responsabilità da “adulti”. Un giorno, un misterioso messaggio firmato Black Babylon, una società fantasma di cui non c’è traccia da nessuna parte, li invita a partecipare ad una gara segreta di downhill. Tra dubbi e incertezza c’è una cosa che li convince e che potrebbe risolvere i loro problemi: il premio in palio di 250,000$ al riders che arriverà per primo. Le regole (ferree) sono state stabilite, il percorso controllato a distanza da tantissime fotocamere sparse tra le montagne e i riders pronti a lanciarsi nella sfida. Ma Kyle e Max capiranno quasi subito una cosa: non corrono solo per un montepremi, ma corrono per la loro vita.

Un cuore che pulsa in sottofondo, prima lento poi veloce quasi tachicardico, un incessante martello che scandisce la corsa contro il tempo, un continuo flash di immagini montate alla perfezione, una musica nelle orecchie che da la carica: il ritmo in Ride è tutto. E non potrebbe essere altrimenti o il film perderebbe gran parte del suo fascino: invece incolla lo spettatore allo schermo, coinvolgendo così tanto nella gara, da farti soffrire, dubitare, stancare nelle discese a perdifiato e cercare di capire i tanti misteri, insieme ai suoi due protagonisti. Se non è il vostro genere, questo vi genererà uno stato di ansia per tutto il film, altrimenti vi donerà un senso di euforia facendovi sentire al centro di un video gioco pazzesco pieno di livelli da superare. È infatti impossibile non pensare a molti video giochi dell’immaginario anni ’80, citati qui e lì visivamente per tutto il film,  ma anche al recente Ready Player One di Spielberg, nonostante sia tutt’altro genere di film. 

RideUn progetto ambizioso quello di Ride, nato dalla creatività di Guaglione e Resinaro, che dopo “Mine” con Armie Hammer, film che ha segnato il loro successo e che li ha anche fatti entrare di diritto nella lista di creatori italiani che fanno “film poco italiani”, tentano il bis cambiando però direzione. Se il tema della sopravvivenza ricorda sempre quello del soldato Hammer in “Mine”, Ride prende spunto più dal loro primo progetto di autori e supervisori artistici “True Love”, un thriller psicologico dove, invece che l’amicizia tra i due riders, veniva messa alla prova la fiducia in una coppia. Per Ride, non solo ne firmano la sceneggiatura, ma anche la produzione, la direzione creativa e in parte il montaggio, che è a cura di Fabio Guaglione e Filippo Mauro Boni. Un lavoro da ammirare, davvero lungo, minuzioso e decisamente importante, a giudicare dalla quantità di angolazioni e fotocamere azionate per ogni singolo ciak: circa 20 fotocamere da far partire tutte insieme, posizionate su gli attori stessi, ma anche nascoste tra i bellissimi boschi del Trentino.

Jacopo Rondinelli, già regista di spot, documentari e videoclip musicali, era senza dubbio la persona giusta da mettere alla direzione di Ride (suo primo lungometraggio), perché è innegabile non notare la sinergia artistica che si è andata a creare con Fabio & Fabio. Anche per quanto riguarda i protagonisti, si può parlare di persone giuste, nel posto giusto: Ludovic Hughes e Lorenzo Richelmy, sono i Kyle e Max perfetti. Richelmy in particolare, destinato al successo fuori dai confini dell’Italia dopo il suo Marco Polo di Netflix, riesce a dare al Max la giusta “poker face”, quel pizzico di follia, ma anche serietà che il ruolo richiede, oltre che alla prestanza fisica e l’ottimo inglese (la pellicola è stata infatti girata in lingua inglese ma uscirà nelle nostre sale doppiata in italiano).

Qualche difetto il film ce l’ha, ad esempio sul lungo finale poco chiaro e qualche scelta narrativa forse un po’ banale rispetto al contesto così nuovo, e bisognerà vedere come il film verrà accolto dal pubblico ma è ammirevole tutto il progetto che è stato costruito intorno alla pellicola da Fabio & Fabio insieme alla Lucky Red, dal fumetto al libro, per arrivare domani chissà, oltre che ad un sequel, anche ad un videogioco e magari un gelato!

Dalla prima all’ultima scena siamo effettivamente in gioco con Kyle e Max e questo rende Ride non solo un prodotto decisamente nuovo ma conferma anche che il cinema italiano è vivo e l’adrenalina scorre nelle sue vene.

Box Office ITA: Hotel Transylvania 3 trionfa al botteghino

Hotel Transylvania 3 – Una vacanza mostruosa trionfa al botteghino, seguito da  Ant-Man and the Wasp e Come ti divento bella.

box officeDa tempo non si vedeva un risultato così alto per il primo film in classifica.

Nel fine settimana appena trascorso, Hotel Transylvania 3 – Una vacanza mostruosa ha trionfato al box office italiano con un esordio da 4 milioni di euro registrato in 660 sale a disposizione, per una strepitosa media per sala di seimila euro.

Così Ant-Man and the Wasp scende in seconda posizione incassando altri 809.000 euro con cui arriva a quota 3,7 milioni dopo due settimane di programmazione.

Come ti divento bella debutta al terzo posto con 666.000 euro di incasso in 316 copie e registra la seconda media per sala più alta della classifica, pari a 2100 euro.

Shark – Il primo squalo scende in quarta posizione con altri 552.000 euro con cui giunge a 4,3 milioni totali.

Seguono tre new entry, a partire da Escape Plan – Ritorno all’inferno, che esordisce con 247.000 euro, mentre La Settima Musa e Fire Squad – Incubo di fuoco aprono rispettivamente con 230.000 euro e 179.000 euro.

Ocean’s 8 precipita all’ottavo posto con altri 163.000 euro con cui totalizza 3,1 milioni.

Calo anche per Darkest Minds, arrivato a 411.000 euro complessivi con altri 63.000 euro.

Chiude la top10 Crazy & Rich, che con altri 40.000 euro giunge a 230.000 euro globali.

Tonno Spiaggiato: il film con Frank Matano

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Tonno Spiaggiato: il film con Frank Matano

A pochi mesi dall’uscita nelle sale cinematografiche Sky Cinema presenta Frank Matano in Tonno Spiaggiato, il film prodotto da Wildside e Newco Management con Vision Distribution, diretto da Matteo Martinez (all’esordio nel suo primo lungometraggio), in prima visione mercoledì 29 agosto alle 21.15 su Sky Cinema Uno e disponibile anche su Sky On Demand.  

Lasciato dalla sua fidanzata, Francesco (Frank Matano, Ma che bella sorpresa, Sono Tornato) fa di tutto per riconquistarla. Dopo numerosi e maldestri tentativi, tutti miseramente falliti, finalmente al funerale della nonna di lei, Francesco riesce a recuperare un contatto con la sua ex. Nella mente del ragazzo prende così forma un insano quanto geniale progetto: uccidere un membro della famiglia di Francesca (Marika Costabile, al suo debutto sul grande schermo). La scelta cade sulla vulcanica e bizzarra zia Nanna (Lucia Guzzardi, Mangia Prega Ama, Niente di serio). Nei panni di un improbabile Padre Gesù, Francesco entrerà nella casa e nel cuore dell’irresistibile vecchietta, finendo per mettere in dubbio il suo rocambolesco intento criminale.

TONNO SPIAGGIATO è una “black comedy” che aspira goffamente ad essere una tragedia – come lo ha definito il regista Martinez. «E’ un film che contiene tutta la nostra passione per le sitcom animate, per l’umorismo nero, per le situazioni surreali e grottesche» ha raccontato il regista «c’è un po’ di autobiografia dentro e c’è tutta la nostra allergia al ‘politicamente corretto’, al didascalismo opprimente e alle ostentazioni di bontà e di poetica»

Arricchiscono il cast anche Niccolò Senni (Io, loro e Lara, Mamma o papà?) nel ruolo di Niccolò e Francesco Arienzo.

 

 

Venezia 75: i dieci (+1) titoli più attesi della Mostra

Venezia 75: i dieci (+1) titoli più attesi della Mostra

A 48 ore dall’inizio di Venezia 75, chi parteciperà all’evento, ma anche chi lo seguirà da casa, deve avere già le idee chiare su chi e cosa aspettare di vedere al Lido. E non parliamo di star, perché quelle ce ne saranno in abbondanza, a partire da Lady Gaga, fino all’ultimo confermato Oscar Isaac. Quella che vi proponiamo di seguito è una mini guida dei titoli più attesi che compaiono nella selezione ufficiale e che occuperanno le sale della Mostra per i prossimi 10 giorni.

A Star is Born/Il primo uomo

I primi titoli che vi proponiamo, accoppiati per via de loro sapore hollywoodiano, sono l’esordio alla regia di Bradley Cooper e il ritorno al Lido di Damien Chazelle. I due titoli sono l’esempio di ciò che ha rappresentato la Mostra nel panorama cinematografico mondiale: titoli che ambiscono alla stagione dei premi e che in Venezia trovano il trampolino di lancio per una stagione cinematografica gloriosa, che mette d’accordo pubblico, critica e premi di cinema. 

Il primo titolo vedrà Lady Gaga erede di Janet Gaynor, Judy Garland e Barbra Streisand. Il film, che doveva vedere nei panni della protagonista e del regista, rispettivamente, Beyoncé e Clint Eastwood, segna l’esordio dietro la macchina da presa di Cooper, che si rivela anche ottimo cantante, stando a quanto ha dichiarato Barbera in conferenza stampa. Chissà se basterà per arrivare agli Oscar. 

Chazelle invece torna al cinema dopo La la Land, e mai ritorno fu così impegnativo, dopo il travolgente successo del musical con Emma Stone e Ryan Gosling. E proprio l’attore canadese che torna a fare squadra con Chazelle e ad interpretare Neil Armstrong. Il racconto di un’impresa che sicuramente non avrà un punto di vista banale. Siamo nelle tue mani, Damien!

Suspiria

Accompagnato da violente critiche, il Suspiria di Luca Guadagnino è senza dubbio uno dei titoli più attesi presenti al Lido. Si tratta del remake di un cult di genere, tutto italiano, l’originale di Dario Argento; segna il ritorno alla regia di Guadagnino dopo il trionfo di Chiamami col tuo nome; propone un genere di solito estraneo ai festival e lo fa con una sicurezza di sé invidiabile. I primi commenti da chi lo ha visto sono positivi, e sebbene Dakota Johnson non goda troppo dell’affetto dei cinefili, la presenza di Tilda Swinton e l’approccio estetico di Guadagnino sembrano catturare bene l’attenzione.

Sulla mia pelle

Il cinema è arte, spettacolo ma spesso anche impegno. Sempre più raramente la settima arte si fa seriamente carico di questo compito ma quando lo fa, come nel caso del film con Alessandro Borghi, è bene stare lì a guardare. Il film, per Netflix, racconta le ultime ore di Stefano Cucchi, un caso italiano che ancora fa discutere. Borghi si è dato anima e soprattutto corpo al personaggio, e con lui Jasmine Trinca, che interpreta Ilaria Cucchi, protagonista della vicenda dopo la tragedia. Dopo nove anni che il caso continua a far parlare di sé, la Mostra di Venezia accoglie il film per mostrarlo al mondo.

The Nightingale

Un horror in concorso a Venezia, diretto da una delle poche donne registe selezionate da Barbera, l’unica in concorso, quella stessa Jennifer Kent di Babadook che ha scosso la comunità cinematografica mondiale con la sua opera prima. Merita tutta la nostra attenzione con la sua opera seconda in concorso al Lido.

The Ballad of Buster Scruggs

Da serie tv antologica a film a episodi: i Coen tornano al cinema e scelgono Venezia e il Concorso per presentarsi alla stampa, agli spettatori e ai fan che li venerano in tutto il mondo. The Ballad of Buster Scruggs è formato da sei segmenti a tema western, con un cast decisamente interessante: Tim Blake Nelson, James Franco, Liam Neeson, Tom Waits, Zoe Kazan e Brendan Gleeson. 

The Tree of Life (Extended Cut)

Dopo il trionfo a Cannes 2011, il film di Terrence Malick verrà presentato in una inedita cut che celebra il suo ingresso nella Criterion Collection. Si tratta dello stesso film vincitore della Palma d’Oro, con ben 50 minuti in più.L’ultima volta che abbiamo visto Malick a Venezia è stato per Voyage of Time: Life’s Journey, film che produttivamente è legato a The Tree of Life ma che ha riscosso un’accoglienza decisamente differente. 

The Other Side Of The Wind

Si tratta del titolo più misterioso della Mostra: il film perduto di Orson Welles, finalmente terminato e presentato al pubblico. Con il supporto economico di Netflix, il film è stato completato e data la passione del genio per Venezia, siamo sicuri che gli sarebbe piaciuto vedere il suo film proiettato al Lido, invece che a Cannes, dove poteva essere. Sperando che lo gradiscano anche gli spettatori.

Il ragazzo più felice del mondo

Dopo L’Ultimo Terrestre, Gipi torna con un film piccolo e molto amato, una creatura che non vediamo l’ora di vedere perché è testimonianza della vitalità dello spirito artistico, malinconico e creativo di un genio come Gian Alfonso Pacinotti. Nella sezione Sconfini (ex Cinema in Giardino), il fumettista italiano torna sullo schermo, a esempio di quanto il mondo del fumetto italiano stia sempre di più avventurandosi nei territori della settima arte. Infatti proprio a Venezia sarà presente anche La profezia dell’Armadillo, tratto dall’omonimo lavoro di un altro famoso fumettista italiano, Zerocalcare.

La favorita

Il Sacrificio del Cervo Sacro, presentato a Cannes 2017 ma uscito in Italia solo da poche settimane, è ancora fresco nella mentre degli spettatori, e così un altro film di Yorgos Lanthimos in arrivo sembra una vera e propria benedizione, o forse una condanna, data la densità del cinema del regista greco. Con lui torna al Lido Emma Stone, che l’ultima volta si era portata a casa la Coppa Volpi per la Migliore interpretazione femminile con la la Land. Con lei anche Rachel Weisz e l’incredibile Olivia Colman.

Roma

Da Gravity a Roma. Il film più atteso della Mostra è forse proprio il nuovo lavoro di Alfonso Cuaron. Dopo la fantascienza e la tecnologia, il regista messicano torna alle origini, in una storia in bianco e nero che racconta la sua infanzia e adolescenza. Le prime immagini sono già incredibilmente suggestive e il film si appresta a diventare uno dei preferiti dell’intera selezione.

Mulholland Drive: la spiegazione del film e 10 curiosità

Mulholland Drive: la spiegazione del film e 10 curiosità

Mulholland Drive è stato definito “il più grande film del XXI secolo”. Un film controverso, secondo alcuni geniale, criptico e inquietante in modo affascinante, è sicuramente uno dei capolavori di Lynch.

Cosa non sapete sul film? Ecco dieci curiosità su Mulholland Drive, sul cast e sul significato del film.

Mulholland Drive: trama del film

Una donna dai capelli scuri, Rita, è rimasta senza memoria dopo un incidente d’auto, e si aggira stordita per le strade di Los Angeles, almeno finché non trova rifugio in un appartamento. È qui che viene trovata da Betty, una bionda del Midwest arrivata a Los Angeles in cerca di fama e di una carriera da attrice. Insieme, le due cercando di risolvere il mistero che circonda l’identità di Rita.

Mulholland Drive: curiosità

1. Mulholland Drive nacque come pilot per la tv. David Lynch inventò il nome del film mentre cercava di creare un altro pilot, quello di uno spin-off di Twin Peaks con Mark Frost. Alla fine, però, Lynch decise di scrivere e girare un nuovo Mulholland Drive per la ABC, che non avesse niente a che fare con l’altra serie. Era uno show molto elaborato, per alcuni elementi molto simile al film. La serie fu rifiutata però dalla ABC, con la quale Lynch stava cominciando ad avere un rapporto un po’ difficile. A quanto pare, un rappresentante della ABC disse a Lynch di essersi addormentato durante la visione del pilot. Fu la compagnia francese Canal Plus a comprare poi i diritti del pilot per farne un film: l’episodio fu montato di nuovo, con 50 minuti di girato in più, e diventò il film che conosciamo.

2. La première di Mulholland Drive fu al festival di Cannes. Non solo: addirittura i produttori del film lo videro per la prima volta sullo schermo del Festival.

Mulholland Drive: cast

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3. In Mulholland Drive, la maggior parte del cast è sconosciuta proprio perché doveva essere una serie tv. Se Lynch avesse pianificato dall’inizio di fare di Mulholland Drive un film, Naomi Watts probabilmente non sarebbe nemmeno stata considerata per il ruolo. Infatti, dato che inizialmente doveva trattarsi di una serie tv, Lynch e i direttori del casting decisero di scegliere quegli attori che sarebbero stati disponibili a firmare un contratto a lungo termine. A riguardo, Lynch ha detto: “È un altro paio di maniche quando devi scegliere attori o attrici per una serie tv che potrebbe andare avanti per parecchio tempo”. Su Naomi Watts, però, ha aggiunto: “Era giusta per la parte”.

4. Lynch non fece audizioni per il cast di Mulholland Drive. Prima di entrare a far parte del cast, Naomi Watts ebbe semplicemente una conversazione di trenta minuti con David Lynch dopo la quale venne scelta, così come la maggior parte degli attori principali. Durante una conferenza stampa del 2001, Lynch ha raccontato: “Non faccio mai leggere una scena a nessuno, perché poi voglio cominciare a fare le prove, non importa chi sia (l’attore). Mi faccio solo un’idea a partire da una conversazione. È qualcosa negli occhi. È un sentimento nell’aria. E io so se la persona può interpretare quel ruolo”.

5. Laurea Elena Harring fu coinvolta in un incidente d’auto mentre si recava all’incontro con Lynch. Harring era molto emozionata per l’incontro con Lynch riguardo al personaggio di Rita. Ma, mentre guidava per recarsi all’incontro con il regista, urtò il retro di un’altra auto. Fortunatamente per lei, era la macchina di un altro attore che stava andando ad un provino, e i due semplicemente lasciarono la scena dell’incidente. Fu all’incontro con Lynch che il regista le rivelò che il personaggio di Rita si ritrova vittima di un incidente in una delle prime scene del film.

6. La Harring ebbe un’altra premonizione su Mulholland Drive. Quando Lynch le disse che la ABC non aveva approvato la serie, lei non perse la speranza. Una volta, a quanto pare, disse: “Continuavo a sognare che Mulholland Drive diventava un film. E continuavo a dire (a Lynch) di avere dei presagi: vedevo il noma Rita (quello del personaggio) dappertutto, e vedevo ‘Mulholland’ dappertutto e dissi: ‘Sai, ho proprio la sensazione che questa cosa andrà avanti”.

Mulholland Drive: spiegazione

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7. Il film di Lynch è un film difficile da capire: è tutto tranne che lineare. E il regista si è rifiutato, per Mulholland Drive, di dare una spiegazione. Ovviamente, il regista ama l’ambiguità, e ha deciso di non spiegare le proprie intenzioni per quanto riguarda la narrazione, lasciando agli spettatori e ai critici (il Guardian ha chiesto ad una serie di critici di dare una spiegazione su Mulholland Drive, e alcuni hanno fatto fatica!) l’interpretazione del film. Lynch si è limitato a dare uno slogan al film: “Una storia d’amore nella città dei sogni”. Come tanti film del regista, Mulholland Drive segue una logica onirica ed emotiva, ed è molto difficile da capire, e ogni spiegazione è inevitabilmente complicata. Interessante è la lunga spiegazione dei Cineuforici, che associa ogni scena ad un “mondo” diverso: quello dei sogni, quello del subconscio, e quello della realtà.

8. Lynch, per Mulholland Drive, non dà una spiegazione. Ma ha dato delle indicazioni a riguardo, descrivendo il film così: “Parte uno: lei si ritrova all’interno del mistero perfetto. Parte due: una triste illusione. Parte tre: amore”.

9. La maggior parte delle idee di Lynch vengono dalla meditazione trascendentale. Uno dei motivi per il quale Mulholland Drive non ha una spiegazione precisa, è il processo creativo di David Lynch. Infatti, il regista pratica quella che si chiama meditazione trascendentale, che lui descrive come un modo per “espandere la coscienza”. Quando gli fu dato il via libera per il film di Mulholland Drive, Lynch non aveva idee. Non ci aveva nemmeno pensato. Quando dovette però mettere delle idee però su bianco, racconta, meditò, e fu così che “tutte le idee arrivarono, tutte insieme”.

10. Mulholland Drive e il significato: gli indizi della campagna promozionale. All’uscita del film, al regista fu chiesto di fornire dieci indizi sul film per la campagna promozionale. Tra questi, ci sono cose come “Fate attenzione alle apparizioni della lampada rossa”, “Fate caso alla vestaglia, al posacenere, alla tazza di caffè”, e “Dov’è la zia Ruth?”. Le altre indicazioni per svelare il significato di Mulholland Drive, le potete trovare su mulholland-drive.net.

Mulholland Drive: trailer

Il classico film di Lynch è uscito in versione restaurata nel 2017, e Mulholland Drive ha un trailer fantastico: eccolo.

Mulholland Drive: streaming in italiano

Dove guardare Mulholland Drive in streaming in italiano? Purtroppo, Mulholland Drive non è in streaming su Netflix. Per quanto riguarda i servizi in abbonamento, però, lo troverete su Infinity TV. Per noleggiare o acquistare il film invece, andate su Rakuten TV, oppure su Google Play o iTunes.

Fonti: Mental Floss

Guardiani della Galassia Vol.2: 30 foto che cambieranno la percezione del film

Uscito nelle sale ad aprile 2017, Guardiani della Galassia Vol.2 è stato un successo assoluto di critica e pubblico, ma la recente vicenda del licenziamento di James Gunn dalla regia del terzo capitolo potrebbe compromettere l’equilibrio e il tono del franchise avviato proprio da Gunn con i Marvel Studios.

Del film i fan amano l’umorismo e le dinamiche di gruppo creatasi fra i personaggi, ciò che in fondo lega anche tutti gli attori e i realizzatori come potete vedere da queste immagini tratte dal backstage:

Guardiani della Galassia Vol. 2 – la recensione

Com’era prevedibile a seguito del licenziamento di James Gunn da parte della Disney, i Marvel Studios hanno momentaneamente sospeso la produzione di Guardiani della Galassia Vol.3.

Gunn, che ha diretto e scritto i primi due capitoli del franchise, aveva già completato la sceneggiatura del film quando sono stati portati all’attenzione dei media alcuni suoi vecchi tweet offensivi. Ora resta da capire se l’azienda deciderà di posticipare le riprese in vista della ricerca di un nuovo regista oppure cancellare definitivamente il progetto.

Nel frattempo il cast di Guardiani della Galassia, schierato in favore di Gunn, è libero di dedicarsi ad altri eventuali impegni lavorativi proprio perché la produzione del cinecomic non prenderà il via.

Fonte: ScreenRant

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