Lionsgate ha rivelato il trailer di
Greenland
2: Migration con Gerard Butler. Sequel di Greenland
del 2020, il film segue nuovamente John Garrity (Butler) e la sua
famiglia mentre sono costretti a lasciare il loro bunker,
precedentemente sicuro, per trovare una nuova casa in una landa
desolata post-apocalittica. Diretto da Ric Roman
Waugh e scritto da Chris Sparling e
Mitchell LaFortune, il film uscirà nelle sale il 9
gennaio 2026 e vedrà anche Morena Baccarin nel ruolo della
moglie di John, Allison, e Roman Griffin Davis nel
ruolo del figlio.
Il nuovo trailer riassume la trama
principale del primo film, in cui una catastrofica pioggia di
meteoriti ha costretto la famiglia protagonista, insieme a molte
altre, a rifugiarsi nei bunker della Groenlandia. Cinque anni dopo,
la maggior parte del resto del mondo è stata distrutta, mentre
questa popolazione vive sottoterra, ma soprattutto per il figlio di
John e Allison questa è una vita soffocante.
Tuttavia, si scopre che potrebbe
esserci una zona abitabile all’aperto dall’altra parte della Terra,
spingendo la famiglia Garrity a intraprendere un nuovo e pericoloso
viaggio e ad affrontare nuovi disastri naturali in una civiltà in
rovina, nella speranza di raggiungere una vita migliore. Greenland
2: Migration vede anche la partecipazione di
Amber Rose Revah, Sophie
Thompson, Trond Fausa Aurvåg e
William Abadie.
Greenland
è stato costretto a debuttare in digitale a causa della pandemia di
COVID-19, ma è diventato un solido successo e mantiene un punteggio
del 77% su Rotten Tomatoes. Non sapremo mai come sarebbe andato
questo film con un’uscita nelle sale, anche se il modello di
debutto in streaming come mezzo per affermare un franchise è almeno
in parte dovuto alla pandemia.
Greenland
2: Migration è l’occasione per la serie di avere una
grande uscita nelle sale, speriamo spinta dall’entusiasmo dei fan.
La data di uscita di Greenland: Migration a gennaio indica una
minore fiducia nella sua capacità di diventare un blockbuster
estivo, ma ci sarà meno concorrenza. Il trailer pubblicizza bene la
posta in gioco e, se proiettato prima dei film giusti nei prossimi
mesi, potrebbe attirare un vasto pubblico.
Balle
Spaziali 2 è entrato ufficialmente in produzione.
Amazon MGM Studios ha ufficializzato il sequel del film, con
Rick Moranis, Bill Pullman e Daphne
Zuniga che riprenderanno i rispettivi ruoli di Casco Nero,
Stella Solitaria e Principessa Vespa. Ci sono anche i nuovi membri
della serie, tra cui Josh Gad, Keke Palmer e
Lewis Pullman.
I nuovi membri del cast, non ancora
annunciati, sono Anthony Carrigan, attore di Barry
e Superman, e George
Wyner di “A Serious Man”, che ha interpretato il
Colonnello Sandurz nel film originale del 1987 che ha incassato
oltre 38 milioni di dollari negli Stati Uniti. E naturalmente,
l’ideatore della commedia fantascientifica, Mel
Brooks, è tornato, nei suoi ruoli di Yogurt, il mago zen
yiddish, e del Presidente Skroob.
La produzione è in corso con la
regia di Josh Greenbaum come mostra la foto del
tavolo di lettura. I più attenti avranno notato la somiglianza con
la foto in bianco e nero proprio del tavolo di lettura con il cast
che annunciava l’inizio della produzione di Star
Wars: Il Risveglio della Forza, più di dieci anni fa. L’uscita
di Balle Spaziali 2 nelle sale è prevista per il
2027.
La sinossi della sceneggiatura,
scritta dal duo Benji Samit e Dan
Hernandez (Lego Star Wars: Rebuild the Galaxy; TMNT:
Mutant Mayhem), e di Gad, è ancora segreta. Amazon MGM Studios non
ha ancora ufficializzato i ruoli di Palmer, Gad e Lewis Pullman.
Brian Grazer, Ron Howard e Jeb
Brody di Imagine Entertainment sono i produttori del film,
insieme a Brooks, Gad, Greenbaum e Kevin Salter. Adam Merims, Samit
e Hernandez saranno i produttori esecutivi.
L’amata serie commedia
Nobody Wants This – Stagione 2, con Kristen
Bell e
Adam Brody torna su Netflix dal 23 ottobre. Ecco il trailer
ufficiale.
Liberamente ispirata alla
storia vera della creatrice Erin Foster, la prima stagione ha
seguito l’improbabile accoppiamento tra una podcaster agnostica e
schietta e un rabbino anticonformista dopo un incontro casuale a
cena. Dopo 10 episodi dedicati all’esplorazione della storia
d’amore altalenante della coppia, il finale della prima stagione si
è concluso con un futuro incerto tra i due dopo che Joanne ha
rivelato di non essere pronta a convertirsi all’ebraismo.
Dal suo debutto nel 2024,
“Nobody Wants This” è diventata un enorme successo
tra il pubblico affascinato dall’alchimia tra Joanne e Noah. Foster
tornerà come produttrice esecutiva insieme alla sorella Sara Foster
per la seconda stagione. La nuova arrivata Nora Silver si unirà al
cast come produttrice esecutiva, così come Jenni Konner e Bruce
Eric Kaplan, che saranno anche showrunner.
Il nuovo trailer e poster di
Avatar:
Fuoco e Cenere del regista premio Oscar® James Cameron. Il terzo film del franchise di
successo Avatar arriverà nelle sale cinematografiche
italiane il 17 dicembre 2025.
Con Avatar: Fuoco
e Cenere, James Cameron riporta il pubblico a Pandora in
una nuova e coinvolgente avventura con il marine diventato leader
Na’vi Jake Sully (Sam
Worthington), la guerriera Na’vi Neytiri (Zoe
Saldaña) e la famiglia Sully. Il film, che ha una
sceneggiatura di James Cameron & Rick Jaffa & Amanda Silver e una
storia di James Cameron & Rick Jaffa & Amanda Silver & Josh
Friedman & Shane Salerno, è interpretato anche da Sigourney Weaver, Stephen Lang, Oona
Chaplin, Cliff Curtis, Joel David Moore, CCH Pounder, Edie Falco,
David Thewlis, Jemaine Clement, Giovanni Ribisi, Britain
Dalton, Jamie Flatters, Trinity Jo-Li Bliss, Jack Champion, Brendan
Cowell, Bailey Bass, Filip Geljo, Duane Evans, Jr. e
Kate Winslet.
Inoltre sono aperte le prevendite
per Avatar: La Via dell’Acqua, il
fenomeno cinematografico mondiale vincitore di un Oscar® per i
migliori effetti visivi, uscito nel 2022 e che ha incassato oltre
2,3 miliardi di dollari in tutto il mondo, che tornerà nelle sale
cinematografiche italiane in 3D, dal 2 all’8 ottobre.
Il
mese di ottobre su Paramount+ si annuncia ricchissimo di
debutti e ritorni attesi. La piattaforma porta in streaming nuove
stagioni delle sue serie di punta, docu-film esclusivi e un’offerta
di cinema internazionale che spazia dall’horror al crime drama,
oltre a titoli italiani cult in arrivo nella library. Tra gli
highlight spiccano Mayor of Kingstown S4 con
Jeremy Renner e Edie
Falco, Ozzy: No Escape
From Now, Vicious,
Playing Gracie Darling,
Alma & The Wolf, il finale
di stagione di NCIS: Tony & Ziva e la
nuova stagione di Teen Mom UK
Next Generation.
L’autunno di Paramount+ combina grandi nomi davanti e dietro la
macchina da presa: Taylor Sheridan, Ozzy Osbourne, Dakota Fanning, Morgana O’Reilly e Ethan Embry
sono solo alcuni dei protagonisti dei nuovi contenuti. Accanto alle
novità, il catalogo italiano si arricchisce di classici come
Habemus Papam di Nanni
Moretti, Piove di Paolo
Strippoli, Suspiria di
Dario Argento e Gatta
Cenerentola.
Con protagonista il candidato all’Oscar Jeremy
Renner e l’attrice vincitrice di Emmy e Golden Globe
Edie Falco, la serie co-creata da Taylor
Sheridan e Hugh Dillon racconta Mike, alle prese con nuovi
giocatori che cercano di colmare il vuoto di potere lasciato dai
russi. Guerra tra bande, nuovi direttori di carcere e affetti in
pericolo costringono il protagonista a confrontarsi con i demoni
del passato.
Ozzy: No Escape From Now
(dal 7 ottobre)
Docu-film definitivo sugli ultimi sei anni di vita di Ozzy
Osbourne, diretto dalla regista premio BAFTA Tania Alexander. Tra
interventi chirurgici, Parkinson, rinascita artistica,
collaborazioni con Post Malone e album Ordinary Man e Patient Number 9, il film diventa un tributo alla
determinazione e al talento del rocker dopo la sua scomparsa il 22
luglio 2025.
Vicious (dal 10
ottobre)
Horror con Dakota Fanning. Polly riceve una
misteriosa scatola per un rituale inquietante: inserire qualcosa di
cui ha bisogno, qualcosa che odia e qualcosa che ama. Un gioco che
diventa incubo. Scritto e diretto da Bryan Bertino, prodotto da
Richard Suckle e Bertino con produttori esecutivi Melinda Whitaker
e Shane Boucher.
Playing Gracie Darling
(dal 9 ottobre)
Serie originale mystery soprannaturale in sei episodi prodotta da
Curio Pictures. La scomparsa della quattordicenne Gracie Darling
durante una seduta spiritica e un nuovo caso inquietante 27 anni
dopo costringono Joni a tornare nel passato. Nel cast Morgana
O’Reilly, Dame Harriet Walter e Rudi Dharmalingam.
Alma & The Wolf (dal 21
ottobre)
Film horror diretto da Michael Patrick Jann. Ethan Embry interpreta
Ren Accord, Li Jun Li è Alma, al centro di un legame oscuro con una
presenza minacciosa tra paesaggi inquietanti. Girato sulle coste
dell’Oregon, conferma la vocazione al cinema di genere.
Finale di stagione di
NCIS: Tony & Ziva (23 ottobre)
Ultimo capitolo del franchise NCIS con Cote de Pablo e Michael
Weatherly. Tony e Ziva, dopo anni di lontananza, devono fuggire per
l’Europa cercando chi li sta braccando e imparare di nuovo a
fidarsi l’uno dell’altra per costruire il finale felice che non
hanno mai avuto.
Teen Mom UK Next
Generation – Stagione 3
Dal brand MTV, torna la terza stagione con una nuova generazione di
mamme adolescenti alle prese con le difficoltà e le gioie della
maternità in giovane età.
Nuovi film italiani nella
library
Arrivano su Paramount+ Habemus Papam di
Nanni Moretti, Piove di Paolo Strippoli, Suspiria di Dario Argento e Gatta Cenerentola,
film d’animazione del 2017 diretto da Alessandro Rak, Ivan
Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone.
È
disponibile online il trailer ufficiale del nuovo, attesissimo film
diretto dalla premio Oscar Kathryn Bigelow A House of
Dynamite, presentato in anteprima in concorso alla
82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
della Biennale di Venezia. Il titolo segna il ritorno
dietro la macchina da presa della regista di The Hurt Locker e Zero Dark Thirty e sarà disponibile
dall’8 ottobre nei cinema
selezionati e dal
24 ottobre in esclusiva su Netflix.
Il
trailer offre un assaggio della trama: un singolo missile, non attribuito ad alcuna
nazione, viene lanciato contro gli Stati Uniti. Si apre
così una corsa contro il tempo per scoprire i responsabili e
decidere come reagire, in un crescendo di tensione geopolitica e
dilemmi morali che promette il classico approccio realistico e
immersivo di Bigelow.
Il cast del film
Il cast è di altissimo profilo: Idris
Elba, Rebecca Ferguson, Gabriel Basso, Jared
Harris, Tracy Letts, Anthony Ramos, Moses Ingram, Jonah Hauer-King,
Greta Lee e Jason Clarke, affiancati da Malachi Beasley,
Brian Tee, Brittany O’Grady, Gbenga Akinnagbe, Willa Fitzgerald,
Renée Elise Goldsberry, Kyle Allen e Kaitlyn Dever.
Alla regia Kathryn
Bigelow, sceneggiatura di Noah Oppenheim. Produttori Greg Shapiro,
Kathryn Bigelow e Noah Oppenheim; produttori esecutivi Brian Bell e
Sarah Bremner. Direttore della fotografia Barry Ackroyd, scenografia
Jeremy Hindle,
costumi Sarah
Edwards, montaggio Kirk Baxter, musiche Volker Bertelmann, sound design
Paul N. J.
Ottosson, co-produttori Jeremy Hindle e Sumaiya Kaveh, casting Susanne Scheel.
Con il trailer appena pubblicato, il film di Kathryn Bigelow si
annuncia come uno dei thriller più attesi dell’autunno, capace di
intrecciare attualità e tensione drammatica.
Apple Original
Films ha presentato il trailer di Stiller &
Meara: Niente è perduto, il nuovo documentario
diretto dal regista e produttore Ben
Stiller con protagonisti lo stesso Stiller,
Amy Stiller, Christine Taylor-Stiller, Christopher Walken e Stephen
Colbert.
La trama di Stiller & Meara: Niente è perduto
In arrivo il 24 ottobre su
Apple
TV+, il documentario racconta la storia dei genitori
di Ben Stiller, le icone della commedia Jerry Stiller e Anne Meara,
esplorando il loro impatto sia sulla cultura popolare, che nella
vita domestica, dove i confini tra creatività, famiglia, vita e
arte erano spesso sfumati. Nel farlo, Stiller punta la telecamera
su se stesso e sulla sua famiglia per esaminare l’enorme influenza
di Jerry e Anne sulle loro vite e riflettere sulle lezioni
generazionali che tutti possiamo imparare da coloro che amiamo.
Diretto da Ben Stiller, Stiller & Meara: Niente è
perduto è prodotto dalla Red Hour Films di Stiller
John Lesher, insieme a Geoffrey Richman e Lizz Morhaim, con Bryn
Mooser, Justin Lacob e Kathryn Everett di XTR, mentre Tony Hsieh e
Andy Hsieh ricoprono il ruolo di produttori esecutivi.
Il film, scritto da Enrico Audenino
e Isabel Coixet, è tratto dall’omonimo libro Tre Ciotole
di Michela Murgia, edito in Italia da Mondadori
con oltre 200 mila copie vendute. Nel cast anche Silvia
D’amico, Galatea Bellugi, Francesco Carril e con
Sarita Choudhury.
Tre Ciotole è una produzione
italo-spagnola di Cattleya – parte di ITV Studios – Ruvido
Produzioni, Bartlebyfilm e Vision Distribution, insieme a
Buenapinta Media, Bteam Prods, Perdición Films, Apaches
Entertainment, Tres Cuencos AIE. Il progetto è realizzato in
collaborazione con il Ministero della Cultura – Opera realizzata
con il contributo del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel
cinema e nell’audiovisivo e in collaborazione con SKY e con la
partecipazione di RTVE e di MAX con il finanziamento di Instituto
de la Cinematografía y de las Artes Audiovisuales O.A./Ministerio
de Cultura/Gobierno de de España.
Tre Ciotole sarà
distribuito in Spagna da BTeam Pictures e in Italia da Vision
Distribution che gestisce anche le vendite internazionali.
La trama di Tre
Ciotole
Dopo quello che sembrava un banale
litigio, Marta e Antonio si lasciano. Marta reagisce alla rottura
chiudendosi in sé stessa. L’unico sintomo che non può ignorare è la
sua improvvisa mancanza di appetito. Antonio, chef in rampa di
lancio, si butta sul lavoro. Eppure, sebbene sia stato lui a
lasciare Marta, non riesce a dimenticarla. Quando Marta scopre che
la mancanza di appetito ha più a che fare con la propria salute che
con il dolore della separazione, tutto cambia: il sapore del cibo,
la musica, il desiderio, la certezza delle scelte fatte.
Spider-Man: Brand New Day promette di essere il film
che molti fan hanno sognato di vedere per anni. Sebbene il debutto
dell’Uomo Ragno nell’MCU nel film Captain
America: Civil War del 2016 sia stato motivo di festa, il
fatto che Spidey sia stato preso sotto l’ala protettrice di Iron
Man ha portato ad alcuni grandi cambiamenti rispetto ai fumetti. Il
prossimo film sembra però destinato a riportare Peter Parker alle
sue origini di ragazzo di strada, con The Punisher, Scorpion,
Tombstone e altri personaggi che avranno un ruolo chiave nella
prima avventura di Spider-Man fedele al fumetto.
Naturalmente, ci saranno ancora
almeno un paio di Avengers presenti, con Hulk di Mark Ruffalo e la Yelena Belova di Florence Pugh che appariranno entrambi in
Spider-Man: Brand New Day.
All’inizio di quest’anno abbiamo appreso che c’erano piani per
girare scene che coinvolgevano Scorpion, il Dipartimento di
Controllo dei Danni e un’evasione dalla prigione. Sembra che sia
proprio questo ciò che la Marvel Studios sta girando ora, sulla
base dell’ultimo video dal set (lo si può vedere qui).
Secondo lo scoop di Daniel Richtman,
“Stanno attualmente girando una scena con il carro armato che
entra nella prigione con Scorpion”. Se questo è vero, possiamo
supporre che non ci sia The Punisher all’interno del carro armato…
a meno che non voglia far evadere Mac Gargan per ucciderlo. Ci sono
molte cose che non sappiamo su Spider-Man: Brand New Day e, anche
se possiamo mettere insieme alcuni frammenti dalle foto dal set e
da indiscrezioni come questa, questo film porterà quasi certamente
l’Uomo Ragno in luoghi sorprendenti.
Ad oggi, una sinossi generica di
Spider-Man: Brand New Day è emersa all’inizio di
quest’anno, anche se non è chiaro quanto sia accurata.
Dopo gli eventi di Doomsday,
Peter Parker è determinato a condurre una vita normale e a
concentrarsi sul college, allontanandosi dalle sue responsabilità
di Spider-Man. Tuttavia, la pace è di breve durata quando emerge
una nuova minaccia mortale, che mette in pericolo i suoi amici e
costringe Peter a riconsiderare la sua promessa. Con la posta in
gioco più alta che mai, Peter torna a malincuore alla sua identità
di Spider-Man e si ritrova a dover collaborare con un improbabile
alleato per proteggere coloro che ama.
L’improbabile alleato potrebbe
dunque essere il The Punisher di Jon Bernthal –
recentemente annunciato come parte del film – in una situazione
già vista in precedenti film Marvel dove gli eroi si vedono
inizialmente come antagonisti l’uno dell’altro salvo poi allearsi
contro la vera minaccia di turno.
Di certo c’è che il film condivide
il titolo con un’epoca narrativa controversa, che ha visto la
Marvel Comics dare all’arrampicamuri un nuovo
inizio, ponendo però fine al suo matrimonio con Mary Jane Watson e
rendendo di nuovo segreta la sua identità. In quel periodo ha
dovuto affrontare molti nuovi sinistri nemici ed era circondato da
un cast di supporto rinnovato, tra cui un resuscitato Harry
Osborn.
Il film è stato recentemente
posticipato di una settimana dal 24 luglio 2026 al 31 luglio 2026.
Destin Daniel Cretton, regista di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, dirigerà il
film da una sceneggiatura di Chris McKenna ed Erik Sommers.
Tom Holland guida un cast che include
anche Zendaya, Jacob Batalon,Mark Ruffalo, Sadie Sink e Liza Colón-Zayas
e Jon Bernthal. Michael Mando è
stato confermato mentre per ora è solo un rumors il coinvolgimento
di
Charlie Cox.
Spider-Man: Brand New
Day uscirà nelle sale il 31 luglio 2026.
I Wonder Pictures è
orgogliosa di annunciare che La voce di Hind
Rajab di Kaouther Ben Hania
(qui
la nostra recensione) arriva finalmente al cinema da
oggi 25 settembre in 430 sale italiane, numero che
testimonia la vastissima attenzione nei confronti di un film per
cui andare al cinema diventa un atto sociale e politico. Leone
d’Argento – Gran Premio della Giuria all’82esima Mostra del Cinema
di Venezia, La voce di Hind Rajab è
stato designato Film della Critica dal SNCCI e definito dalla
stampa nazionale e internazionale come “un capolavoro”, “il film
più importante della Mostra”, “potente, urgente, vitale”.
Con il supporto
produttivo e il sostegno di grandi nomi del cinema internazionale
come Brad
Pitt e Alfonso Cuarón, la regista Ben Hania, già celebrata per
il suo Quattro figlie distribuito in Italia sempre da I
Wonder Pictures, racconta la sconvolgente storia vera di
Hind Rajab, bambina palestinese di sei anni,
rimasta intrappolata sotto il fuoco incrociato di una sparatoria a
Gaza a Gennaio 2024, e dei tentativi disperati della Mezzaluna
Rossa di trarla in salvo. La vicenda è narrata in un film di
finzione in cui la realtà irrompe prepotentemente in scena: se
quelle tragiche ore negli uffici della Mezzaluna Rossa sono infatti
ricostruite con attori professionisti, la voce che sentiamo
chiedere aiuto al di là del telefono e che ci accompagna per tutta
la durata della pellicola è la registrazione originale della voce
di Hind. Intrecciando documentario e finzione, La voce
di Hind Rajab restituisce tutta la forza della
sua voce e denuncia l’impotenza di fronte alla guerra.
In occasione
dell’attesa uscita in sala del film inoltre, a partire dal
26 settembre, gli interpreti Motaz
Malhees (Speak No Evil – Non parlare con gli
sconosciuti, 200 metri) e Saja Kilani
(Knockdown, What’s Your Emergency?) prenderanno parte al
tour promozionale italiano di LA VOCE DI HIND
RAJAB presentandolo e commentandolo con il pubblico
in sala. Il tour toccherà le città di Roma, Firenze, Bologna,
Padova, Torino e Milano.
«Al centro di
questo film c’è qualcosa di molto semplice e molto difficile da
tollerare», ha dichiarato la regista. «Non posso accettare un mondo
in cui un bambino chiede aiuto e nessuno accorre. Quel dolore, quel
fallimento, appartiene a tutti noi. Questa storia non riguarda solo
Gaza. Parla di un dolore universale. E credo che la finzione
(soprattutto quando attinge a eventi verificati, dolorosi, reali)
sia lo strumento più potente del cinema. Più potente del rumore
delle ultime notizie o dell’oblio dello scorrimento. Il cinema può
conservare una memoria. Il cinema può resistere all’amnesia. Possa
la voce di Hind Rajab essere ascoltata”.
Leggi la nostra intervista alla regista Kaother Ben
Hania.
LA VOCE
DI HIND RAJAB di Kaouther Ben Hania
è nei cinema italiani da oggi 25 settembre
distribuito da I Wonder Pictures.
Con House of
Guinness, disponibile su Netflix dal 25 settembre, Steven
Knight torna a confrontarsi con il genere che lo ha reso
celebre, quello del drama storico corale. Dopo il successo mondiale
di Peaky Blinders e l’esperimento di A Thousand Blows, lo sceneggiatore britannico mette in
scena una saga ambientata a Dublino nella seconda metà
dell’Ottocento, incentrata sulla famiglia Guinness
e sull’impero della birra che porta il loro
nome.
La serie si apre in
medias res: il patriarca Benjamin Guinness è morto,
lasciando dietro di sé un impero tanto solido quanto fragile. La
sua figura, per gli abitanti della città, non era motivo di
orgoglio, bensì di rancore. Le strade di Dublino si infiammano, i
feniani celebrano la sua scomparsa e il funerale si trasforma in un
campo di battaglia simbolico, in cui le tensioni sociali e
politiche dell’Irlanda colonizzata emergono con forza.
È in questo contesto che
i figli di Benjamin si trovano costretti a confrontarsi non solo
con l’eredità economica, ma soprattutto con il peso di un nome che
significa potere, privilegi e nemici. Proprio come in Peaky Blinders, Knight intreccia la Storia
con la storia privata, mostrando come i grandi mutamenti collettivi
passino sempre attraverso le crepe intime delle famiglie.
Il cuore della serie è il
conflitto tra i fratelli Guinness. Arthur (Anthony
Boyle), il primogenito, appare insofferente, più attratto
dalla mondanità londinese che dal dovere familiare. Edward
(Louis Partridge), il più giovane, è l’unico ad
avere una vera visione per il futuro del birrificio, ma deve fare i
conti con la propria posizione subordinata. Accanto a loro ci sono
Anne (Emily Fairn), esclusa dall’eredità perché
donna, e Ben (Fionn O’Shea), incapace di
affrancarsi dai suoi vizi.
La lettura del testamento
paterno non solo divide, ma cementa un legame di dipendenza
reciproca: Arthur e Edward devono gestire insieme il patrimonio,
pena la perdita totale. Da qui nasce la tensione che sostiene gran
parte degli episodi, tra rivalità fraterna, responsabilità
economiche e ambizioni personali. Ma forse meglio di tutti li
descrive Anne, la sorella: Arthur è così frivolo perché spaventato
dalla sua oscurità e Edward così serio perché spaventato dal suo
buon cuore.
Parallelamente, la
ribellione dei feniani — guidata da Ellen (Niamh
McCormack) e Paddy Cochran (Seamus
O’Hara) — rappresenta il contrappunto politico e sociale
al dramma familiare. Le lotte di potere all’interno delle mura del
birrificio risuonano con quelle che si combattono per le strade di
Dublino, mettendo in evidenza il contrasto tra chi accumula
ricchezze e chi lotta per la propria sopravvivenza e libertà.
La messa in scena, come
da tradizione knightiana, è sontuosa: fotografia cupa e barocca,
una ricostruzione storica che mescola fedeltà e licenze
drammatiche, una colonna sonora portentosa che
mette insieme Fountaines DC e musica classica.
Tuttavia, nonostante l’evidente cura estetica, la narrazione
rischia di perdere mordente a metà stagione. A partire dal quinto
episodio, il ritmo si appesantisce e le dinamiche familiari
iniziano a ripetersi, rendendo meno incisiva una storia che avrebbe
forse giovato di un formato più compatto.
Tra storia e
leggenda: luci e ombre di un dramma solido ma imperfetto
House of
Guinness non pretende di essere una ricostruzione
storica rigorosa. Piuttosto, sceglie di muoversi nel territorio del
mito, trasformando la dinastia della birra in una sorta di
tragedia shakespeariana. In questo senso, Knight conferma
la sua abilità nel rendere universale una vicenda profondamente
locale: il conflitto tra fratelli, il peso del potere, la tensione
tra tradizione e modernità diventano temi che travalicano i confini
dell’Irlanda ottocentesca.
Il punto di forza della
serie sta soprattutto nelle interpretazioni. Anthony
Boyle regala ad Arthur un misto di fragilità e brutalità,
mentre Louis Partridge costruisce un Edward
idealista ma non ingenuo, pronto a scontrarsi con un mondo che non
lo prende sul serio. Ottima anche la performance di James
Norton nei panni del fedele Sean Rafferty, figura ponte
tra il popolo e i padroni.
Eppure, qualcosa manca.
Se Peaky Blinders riusciva a tenere lo
spettatore incollato allo schermo, qui la trama appare meno
incisiva, quasi diluita. Gli otto episodi sembrano voler includere
troppi elementi senza dare a ciascuno lo spazio necessario. Il
risultato è una serie piacevole e visivamente affascinante, che
riesce a catturare per la forza della sua ambientazione e per la
potenza di alcune scene, ma che difficilmente rimarrà nella memoria
come il capolavoro che Knight ha già saputo realizzare in
passato.
House of
Guinness è un dramma storico solido, capace di
intrattenere e affascinare chi è attratto dalle saghe familiari e
dall’Irlanda vittoriana. Non è il miglior lavoro del suo autore, ma
resta una testimonianza della sua capacità di trasformare vicende
reali in narrazioni cariche di tensione e simbolismo. Un bicchiere
di Guinness, forse non il più frizzante, ma comunque degno di
essere assaporato.
Sean Penn sembra pronto per tornare a
concentrarsi sulla regia. L’attore e regista statunitense, due
volte vincitore dell’Oscar, ha confermato a Vanity Fair che, dopo
il film Una
battaglia dopo l’altra, sospenderà temporaneamente la
carriera da attore per dedicarsi a un nuovo progetto dietro la
macchina da presa. Il film, attualmente senza titolo, sarà il
quinto diretto da Penn e vedrà Tom Hardy nel ruolo principale.
Le
riprese sono previste per l’estate del prossimo anno, poiché Hardy
è attualmente impegnato nelle riprese della seconda stagione di
MobLand per Paramount+. Al momento, non sono stati diffusi
ulteriori dettagli sulla trama o sugli altri membri del cast, per
cui non resta che attendere che sia lo stesso Penn a comunicare di
più su questo suo nuovo progetto.
In
precedenza Penn ha diretto 3
giorni per la verità, La promessa, Into the Wild e il più recente Una vita in
fuga, che lo vede anche recitare accanto a sua figlia.
L’attore sembra dunque intenzionato a continuare a sviluppare
progetti dietro la macchina da presa, alternando la carriera da
regista a quella da attore, seppur con questa pausa annunciata.
Dove abbiamo visto di
recente Tom Hardy
Tom
Hardy è stato scelto come protagonista per la sua esperienza
cinematografica e la capacità di interpretare ruoli complessi. Tra
i suoi lavori più noti figurano Bronson, Warrior,
Il cavaliere oscuro il
ritorno, Locke
e Mad Max: Fury Road. Recentemente, Hardy ha
ampliato la sua presenza anche in televisione con la serie MobLand, confermando un impegno costante
tra cinema e piattaforme streaming. Al cinema, invece, lo abbiamo
di recente visto impegnato nella trilogia di Venom,
dove ha assunto i panni del protagonista Eddie Brock.
Scritto e diretto da Paul
Thomas Anderson, ispirato al romanzo Vineland di
Thomas Pynchon del 1990, il
film Una battaglia dopo
l’altra(qui
la nostra recensione) segue Leonardo DiCaprio nei panni di un ex
rivoluzionario che, dopo il ritorno del nemico dopo 16 anni, deve
riunirsi con i suoi compagni ex rivoluzionari per salvare sua
figlia. Il cast include anche il due volte vincitore dell’Oscar
Sean Penn (Mystic River, Milk), il
vincitore dell’Oscar Benicio del Toro (Traffic),
Regina Hall, Teyana Taylor e
Chase Infiniti al suo debutto cinematografico. Il
film, descritto come un altro imponente capitolo della filmografia
di Anderson, ha ora ricevuto anche gli elogi di Martin
Scorsese.
Dopo la proiezione di
Una
battaglia dopo l’altra alla Directors Guild of
America, Scorsese ha infatti moderato una sessione di domande e
risposte con Paul Thomas Anderson, durante la
quale ha elogiato il suo nuovo film. Scorsese lo ha infatti
definito “un film affascinante e straordinariamente
realizzato” che presenta “interpretazioni straordinarie in
ogni scena”. Scorsese ha anche parlato dei “punti
tematici” del film, descrivendoli come
“attualissimi”, e ha sottolineato l’attenzione urgente del
film sulla polarizzazione politica e ideologica.
Anche Steven Spielberg ha
elogiato Una battaglia dopo l’altra
Martin Scorsese è
in realtà il secondo regista leggendario a elogiare il nuovo film
di Paul Thomas Anderson. All’inizio di questo
mese, Steven Spielberg ha
condiviso una recensione entusiastica di Una battaglia
dopo l’altra, lodandone l’azione incessante, i temi
attuali e la commedia assurda. “Che film folle, oh mio Dio. C’è
più azione nella prima ora di questo film che in tutti gli altri
film che hai diretto messi insieme. Tutto, è davvero incredibile. È
un tale miscuglio di cose così bizzarre e allo stesso tempo così
rilevanti, che penso siano diventate sempre più rilevanti rispetto
a quando hai finito la sceneggiatura, hai riunito il cast e la
troupe e hai iniziato la produzione”, ha affermato
Spielberg.
“Non ho mai visto un film che
sia così simile, dal punto di vista del tono, a “Il dottor
Stranamore” di Stanley Kubrick. – ha continuato Spielberg –
Questo film offre una sorta di commedia assurda, presa molto
sul serio, perché riflette molto bene ciò che sta accadendo oggi,
ogni giorno, in tutto il Paese. Ma lo porta a un punto in cui viene
voglia di ridere, perché se non si ride, si finisce per urlare: “È
troppo reale”. E così hai quello sfogo. Kubrick ha usato
l’armageddon come un modo per raccontare la sua storia, per fare la
sua dichiarazione”.
“E c’è qualcosa che ci porta
allo stesso limite di quel tipo di sensazione assurda, un tono, che
prendi molto sul serio, ma preghi per un qualche tipo di sollievo,
un qualche tipo di stimolo a ridere. Ho riso nervosamente per tutto
il film Dr. Stranamore e, più che nervosamente, mi sono divertito
un mondo a ridere per tutto il tempo. Ma è interessante dove si
ride qui, dove ci si permette di ridere e poi quando si
smette”
Da oggi disponibile il
trailer de Il
Maestrodi Andrea Di
Stefano conPierfrancesco Favino nel ruolo
di Raul Gatti e con il
giovane Tiziano Menichelli. Il Maestro è
stato presentato alla 82ª Mostra Internazionale del
Cinema di Venezia.
Nel film anche Giovanni
Ludeno, Dora
Romano e Valentina Bellè,
insieme ad Astrid Meloni, Chiara
Bassermann, Paolo
Briguglia, Roberto Zibetti e
con Edwige Fenech.
Il Maestro
è prodotto da Indiana Production, Indigo
Film e Vision
Distribution, in collaborazione con Memo
Films, in collaborazione
con Sky, in collaborazione
con Playtime. Opera realizzata con il
contributo del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema
e nell’audiovisivo del Ministero della Cultura.
Il film è prodotto
da Nicola Giuliano, Francesca
Cima, Carlotta
Calori, Viola
Prestieri per Indigo
Film e da Marco
Cohen, Fabrizio
Donvito, Benedetto
Habib, Daniel Campos
Pavoncelli per Indiana
Production.
Il film è scritto da Andrea
Di Stefano e Ludovica Rampoldi,
la fotografia è firmata da Matteo Cocco, il
montaggio da Giogiò Franchini, le musiche
originali sono di Bartosz Szpak, la
scenografia di Carmine Guarino, i costumi
di Mariano Tufano.
La prima stagione di House
of Guinness offre molti spunti complessi da analizzare.
L’ultima serie Netflix del creatore di Peaky Blinders è ricca di
riferimenti alla storia reale, il cui contesto può essere
utilizzato per interpretare il significato della serie e i
potenziali eventi futuri.
Con otto episodi già trasmessi,
l’ensemble
di personaggi di House of Guinness si è dimostrato degno di
diventare la base per la prossima serie drammatica familiare di
successo, dopo titoli come Succession e il già citato
Peaky Blinders.
La serie segue la famiglia titolare
dopo la morte di Benjamin Guinness nel 1868, quando i quattro figli
del defunto patriarca si ritrovano con la sua eredità. Nel finale
della prima stagione, sembra che si siano riuniti per l’elezione di
Arthur, fino a quando le cose prendono una piega drammatica durante
il suo discorso con un colpo di scena scioccante.
Arthur non è morto in House Of
Guinness, ma Paddy gli ha sparato?
Il finale della prima stagione si
conclude con Paddy Cochrane che spara con la sua pistola, e la
scena passa al nero prima che possiamo vedere chi o cosa fosse il
suo bersaglio e se abbia avuto successo. Data la sua intenzione di
infliggere un duro colpo alla famiglia Guinness e i numerosi indizi
sull’assassinio di Arthur, come i riferimenti ad Abraham Lincoln,
avrebbe senso che fosse lui il bersaglio.
Tuttavia, basta dare un’occhiata
alla storia per capire che non è morto. Arthur Guinness visse fino
al 1915, decenni dopo gli eventi del finale della prima stagione.
Questo lascia aperte alcune possibilità. Potrebbe essere stato
colpito e ferito, il che sarebbe un cambiamento storico notevole,
ma non tale da stravolgere la trama.
In alternativa, Paddy potrebbe aver
sparato a qualcun altro, il cui destino dovremo aspettare fino alla
seconda stagione per scoprire. Paddy Cochrane non è un personaggio
storico reale, né questa sparatoria è un evento reale, quindi il
finale aperto di House of Guinness lascia molte più domande
che risposte.
Il vero significato della scena
della riunione dei fratelli Guinness nel finale della prima
stagione
Nonostante si chiami House of
Guinness, la serie Netflix di otto episodi mostra raramente i
quattro membri principali della famiglia sullo schermo
contemporaneamente. Arthur ed Edward condividono una parte
significativa dello schermo, ma i quattro non sono molto insieme, a
parte il primo e l’ultimo episodio.
Detto questo, lo squilibrio
nell’attenzione tra i fratelli non ha lasciato nessuno senza un
arco narrativo. Tutti e quattro sono stati costretti a subire dei
cambiamenti in assenza del padre e nel finale della prima stagione
si prendono un momento per riflettere su questo, dimostrando ciò
che i loro sacrifici personali hanno permesso loro di
realizzare.
Il vero piano di Rafferty e
Olivia spiegato (e staranno mai insieme?)
La sottotrama della storia d’amore
proibita tra Olivia e Sean Rafferty è una delle più affascinanti
della serie, poiché, sebbene Arthur sia aperto al fatto che sua
moglie abbia degli amanti, la sua gravidanza ha superato il limite
di ciò che era disposto ad accettare. Egli chiede a Olivia di
interrompere la sua relazione con Rafferty, ma lei si rifiuta di
farlo.
Olivia dice a Rafferty di
continuare a vederla in un nuovo posto ogni mercoledì, il che significa che rimarranno insieme
in modo meno costante e più segreto. Per quanto riguarda il loro
destino, è difficile dirlo con certezza, dato che Sean Rafferty è
un personaggio inventato per la serie.
Cosa significa il compromesso
di Edward e Adelaide per la sua storia d’amore con Ellen
Parlando di storie d’amore
proibite, l’altro fratello Guinness si è ritrovato in una relazione
inaspettatamente poco professionale con Ellen Cochrane durante
tutta la prima stagione. Quando Arthur ha accettato di fare dei
sacrifici e di candidarsi alle elezioni, Edward ha finalmente
acconsentito a sposare Adelaide, la donna con cui aveva lavorato a
progetti filantropici.
Edward e Adelaide andavano
d’accordo e hanno lavorato insieme negli episodi finali della prima
stagione, ma alla loro coppia mancava la passione che lui provava
per Ellen. Tuttavia, Edward e Adelaide concordano entrambi sul
fatto di sentirsi il più possibile vicini all’amore reciproco, il
che è sufficiente per un accordo matrimoniale basato su opportunità
politiche e finanziarie.
Sfortunatamente per tutti i
coinvolti, Edward ed Ellen dovranno mettere da parte la loro storia
d’amore per il momento. Tuttavia, come la serie continuerà
sicuramente a dimostrare, è quasi impossibile allontanarsi
dall’amore e dal desiderio, e probabilmente non sarà l’ultima volta
che vedremo i due insieme.
Perché Anne permette che la
relazione tra Ben e Christine diventi “ufficiale” e cosa significa
per il suo matrimonio
Anne è tipicamente colei che tiene
insieme tutto nella prima stagione di House of Guiness,
compreso il controllo del fratello più giovane, Benjamin, le cui
continue lotte con l’alcolismo lo tengono fuori dal testamento.
Benjamin si ritrova sposato con Henrietta, ma Christine continua a
sostenerlo con intensità, arrivando quasi a porre fine alla sua
vita per questo motivo nell’episodio 7.
Christine offre a Benjamin qualcosa
che lui non trova altrove: il rispetto. Questo porta Anne ad
accettare Christine come sua “amante ufficiale”, un ruolo che è
stato ricoperto in passato da donne legate alla famiglia Guinness,
a patto che mantenessero la discrezione nella loro relazione.
Cosa succederà ai fratelli
Guinness nella vita reale e come il cliffhanger prepara la seconda
stagione
È difficile dire con precisione
dove porterà House of Guinness, dato quanto la serie si sia
già discostata dalla storia. Detto questo, molti dei pezzi
importanti della vita di ciascun membro della famiglia sono stati
messi in scena, come la carriera politica di Arthur e il lavoro
filantropico e di sviluppo edilizio di Edward.
Il cliffhanger della prima stagione
alimenterà sicuramente il dramma tra la famiglia Guinness, i
feniani e gli unionisti, ma probabilmente non fermerà il continuo
successo dell’azienda. Arthur Guinness dovrebbe vincere le
elezioni, ferita da arma da fuoco o meno, e House of
Guinness continuerà ad esaminare gli eventi che hanno
portato all’indipendenza irlandese.
Superman
si è rivelata un’avventura molto gradita ai fan dell’eroe in sala.
Tuttavia, c’è stata una decisione creativa che probabilmente
dividerà le opinioni per gli anni a venire (non dissimile da quella
di Superman che uccide il Generale
Zod in L’Uomo d’Acciaio).
Nel caso non fosse ovvio, stiamo
parlando della decisione del regista James
Gunn di rivelare che Jor-El e
Lara hanno mandato il loro figlio sulla Terra con
l’intenzione di conquistare il pianeta e formare un harem, creando
un “Nuovo Krypton“. Gunn ha già affermato che non
ritoccherà il colpo di scena e ha ribadito la sua volontà di dare
una propria interpretazione del mito di Superman nel commento del
regista del film.
“Sono un grande fan di Superman.
Non voglio cambiare cose importanti e fondamentali: la sua bontà
d’animo, il fatto che non ucciderà, il fatto che sia innamorato di
Lois Lane, persino il ricciolo sulla testa”, ha spiegato il
co-CEO dei DC Studios. “Quindi la domanda è: ‘Cosa si può
aggiungere al mito che sia un po’ diverso, che non cambi
sostanzialmente chi è il personaggio?'” “Penso che funzioni”,
ha detto Gunn a proposito del colpo di scena tra Jor-El. “Non è
qualcosa che verrà adattato in futuro. È la realtà della vita di
Superman.”
Seguire questa strada spinge
Superman ad abbracciare ulteriormente i suoi
genitori umani, e il film si conclude con lui che sostituisce il
messaggio di Jor-El e Lara nella Fortezza della Solitudine con
vecchi filmati casalinghi della sua infanzia a Smallville.
Parlando del suo approccio al
casting di Jonathan e Martha Kent, Gunn ha detto:
“Le vecchie star del cinema che normalmente interpretano Jon e
Martha Kent… spesso sono brave persone, spesso intelligenti, ma
loro erano contadini e vivevano nei campi. È improbabile che
finiscano per assomigliare a John Schneider di ‘Smallville’, anche
se adoro ‘Smallville'”.
Ci sono molti punti salienti nel
commento del regista di Superman, inclusa la
rivelazione di Gunn che la scena in cui Ultraman colpisce Krypto
nella Fortezza è stata tagliata perché il pubblico di prova pensava
che fosse troppo crudele verso il cagnolino.
Ha anche definito la Supergirl di Milly Alcock“la mia caratterizzazione preferita di qualsiasi personaggio di
supereroi in assoluto”, descrivendola come un personaggio
“più oscuro” della “Supergirl di tua
madre“.
La
fine della seconda stagioneThe Walking Dead: Dead City ha concluso alcune delle
principali trame, ma ha chiaramente lasciato la porta aperta a
molte altre azioni, creando dubbi sul fatto che ci sarà o meno una
terza stagione. Dopo che Maggie ha rifiutato di uccidere Negan
nello spin-off di The Walking Dead, il finale della
seconda stagione ha indicato che avrebbero lavorato insieme in
futuro. Sebbene in passato i due non siano riusciti a mettere da
parte le loro divergenze, sembra che Maggie sia davvero pronta a
superare il suo rancore nei confronti di Negan, poiché perdonare
l’assassino di suo marito è l’unico modo per trovare la
pace.
Sebbene la collaborazione tra i due
potesse essere un modo positivo per concludere lo spin-off, ci sono
ancora troppe questioni in sospeso a Manhattan. Oltre ai
protagonisti principali che sono ancora in città, la storia di
Hershel con la Dama ha ancora molto da offrire, mentre la presenza
di New Babylon sull’isola significa che c’è anche un importante
gruppo di cattivi da sconfiggere. Inoltre, il veloce teaser sugli
zombie di Dead City e i misteri irrisolti rendono una terza
stagione ancora più inevitabile, ma nonostante sembri probabile,
c’è ancora qualche incertezza sul rinnovo della serie.
Ci sarà una terza stagione di
The Walking Dead: Dead City?
La terza stagione è stata
confermata ufficialmente
La terza stagione di Dead
City è stata confermata ufficialmente. The Walking Dead: Dead City – stagione 3 ha
scritturato una star di Westworld per un ruolo importante,
mentre continuano le riprese del prossimo capitolo del viaggio di
Maggie e Negan. Dead City – stagione 3 è attualmente in
produzione in Massachusetts, dove le riprese sono iniziate
all’inizio di settembre. La storia seguirà Maggie e Negan
all’indomani delle tragedie della stagione 2.
Quando potrebbe uscire la terza
stagione di The Walking Dead: Dead City?
Il 2026 sembra una data
realistica per l’arrivo della terza stagione
Le riprese della terza stagione
sono tutt’ora in corso, è probabile che la serie arrivi nel corso
del 2026. The Walking Dead ha mantenuto un ritmo di
produzione piuttosto buono nel corso della sua storia, con la serie
principale che viene pubblicata ogni anno, insieme a recenti
spin-off come Daryl Dixon. Tuttavia, c’è stata un’attesa
di due anni tra la stagione 1 e la stagione 2 di Dead
City, rendendo il 2027 una scommessa sicura. Dato che
Jeffrey Dean Morgan ha
bilanciato The Walking Dead con Invincible, The
Boys e altri progetti importanti negli ultimi anni, il suo
fitto calendario è sicuramente una delle ragioni principali alla
base di un ciclo di produzione più lungo per Dead City.
Non è del tutto escluso che
Dead City torni sui nostri schermi il prossimo anno, ma sulla base
della storia dello spin-off, l’estate del 2027 sembra essere la
data più probabile per la terza stagione.
Il successo del franchise nella
produzione di contenuti annuali suggerisce che riunire il cast sia
complicato, ma se le voci secondo cui lo show sarebbe già in
pre-produzione sono vere, è probabile che si stia già lavorando
alle date delle riprese. Non è del tutto escluso che Dead
City torni sui nostri schermi il prossimo anno, ma considerando
la storia dello spin-off, l’estate del 2027 sembra essere la data
più probabile per la terza stagione.
Quale potrebbe essere la trama
della terza stagione di The Walking Dead: Dead City
La trama si concentrerà
presumibilmente su Maggie e Negan che collaborano per abbattere New
Babylon
Dopo la conclusione della seconda
stagione, la terza stagione di Dead City sembra già avere
una trama concreta. Con New Babylon che ha conquistato Manhattan,
Maggie, Negan, Perlie e chiunque altro resista al loro dominio
cercheranno sicuramente un modo per fermarli. Il gruppo di malvagi
ha già imposto le proprie leggi alla comunità di Maggie fuori
dall’isola, e lasciare loro il pieno controllo di Manhattan
renderebbe New Babylon uno dei gruppi di malvagi più potenti di
The Walking Dead. Inoltre, Dama e Hershel
cercheranno di riconquistare il potere, rendendo il loro
coinvolgimento una piccola incognita.
Sebbene Maggie e Negan non provino
alcun affetto per Dama, saranno riluttanti a interferire troppo con
i suoi piani, dato che Hershel sta lavorando al suo fianco. Anche
la relazione tra Maggie e Negan sarà nuovamente al centro
dell’attenzione, poiché cercheranno di superare i loro problemi
nonostante Negan stia ancora soffrendo per la perdita di Ginny.
Entrambi i personaggi centrali spereranno alla fine di lasciare
l’isola con le loro famiglie e di fermare New Babylon, con
personaggi come Dama e Croat che aggiungono un elemento di
imprevedibilità alla trama della terza stagione di Dead
City.
Chi farà parte del cast della
terza stagione di The Walking Dead: Dead City?
La terza stagione di Dead City
ha già molti volti familiari che sembrano destinati a
tornare
Dead City stagione 3 ha già
alcuni personaggi importanti che sembrano destinati a tornare nella
terza stagione. Lauren Cohan e Jeffrey Dean Morgan
saranno i primi nomi del cast del progetto, dato che Maggie e
Negan sono di gran lunga i personaggi più importanti coinvolti
nello spin-off. La loro complicata relazione è stata una parte
fondamentale della trama e, dato che entrambi sono veterani del
franchise, lo show non può funzionare senza di loro. Inoltre, Gaius
Charles è stato scelto per un altro ruolo centrale nel ritorno di
Dead City dopo la fine della seconda stagione, avendo già
interpretato Perlie nelle ultime due stagioni.
Dead City
Personaggi
Lauren Cohan
Maggie Rhee
Jeffrey Dean Morgan
Negan Smith
Gaius Charles
Perlie Armstrong
Logan Kim
Hershel Rhee
Lisa Emery
The Dama
Željko Ivanek
The Croat/ Mile Jurkovic
Keir Gilchrist
Benjamin Pierce
Jasmin Walker
Governor Charlie Byrd
Sebbene sia stato spesso coinvolto
durante tutta la serie, ha concluso la seconda stagione al fianco
dei protagonisti, il che significa che potrebbe ricevere ancora più
attenzione. Logan Kim riprenderà sicuramente il ruolo di Hershel se
ci sarà un altro capitolo, e con Lisa Emery nei panni di Dama che è
diventata una parte importante del cast della seconda stagione di
Dead City, anche lei è destinata a tornare. Altri
personaggi come Charlie Byrd, Benjamin Pierce e il Croato
potrebbero potenzialmente avere un ruolo importante anche nella
terza stagione, di cui si vocifera, e lo spin-off porterà senza
dubbio alcuni volti nuovi per mantenere l’azione emozionante.
È in arrivo un nuovo adattamento di
Stephen King, questa volta basato sul
racconto breve Rat, tratto dalla raccolta Se
scorre il sangue del 2020. Nel XXI secolo, gli
adattamenti di Stephen King continuano ad avere un ruolo di primo
piano nell’industria dell’intrattenimento, sulla scia del recente
successo di The Long Walk.
Rat segue lo
scrittore Drew Larson, afflitto dalla sfortuna,
che si rifugia in una baita nel Maine dove, “in preda alla
febbre e alla follia, appare uno sconosciuto, un visitatore
inquietante che promette salvezza e successo… a un prezzo che Drew
riesce a malapena a comprendere”, secondo Deadline. Chi conosce il
materiale originale saprà che si tratta di un’eccellente e cupa
storia di patti faustiani.
Un gruppo di talentuosi registi
horror si è riunito per affrontare questo progetto: l’adattamento
cinematografico di Rat sarà infatti diretto da
Isaac Ezban (Mal de Ojo, Párvulos),
scritto da Jeff Howard (The Haunting of Hill
House) e prodotto da Jay Van Hoy (The
Witch, The Lighthouse), Fernando Ferro e
Paul Perez.
Una delle opere più recenti tra
tutti i libri di Stephen King, Se scorre
il sangue comprende quattro novelle, tra cui “Se scorre il
sangue”, “Mr. Harrigan’s Phone” e “The Life of
Chuck”. Quest’ultima è stata anche adattata in un film con
Tom Hiddleston e Mark Hamill, attualmente al cinema. Ma
nonostante il successo di critica, quest’ultimo è stato un flop al
botteghino.
Cosa significa questo per i film di Stephen
King
The Long Walk e The
Life of Chuck hanno purtroppo dimostrato che gli adattamenti
delle opere di King non sono immuni alle sfide commerciali, anche
se
The Monkey di Osgood Perkins ha ottenuto
incassi molto migliori. E l’industria dell’intrattenimento non si è
ancora arresa, con molti altri adattamenti di Stephen
King in arrivo, tra cui The
Running Man e It: Welcome to Derry solo nel
2025.
Rat potrebbe dover
affrontare ostacoli ancora maggiori, essendo il prossimo
adattamento tratto dalla raccolta Se scorre il sangue,
dopo il deludente risultato di The Life of Chuck. Ma si
spera che i produttori possano imparare dagli errori di questo film
e di Mr. Harrigan’s Phone
del 2022, e trasformare Rat in un horror
psicologico dal ritmo serrato, intenso e ben pubblicizzato.
Il finale della prima stagione di
Alien:
Pianeta Terra ha importanti implicazioni per
una seconda stagione, il cui rinnovo da parte di
Hulu e Disney non è ancora stato confermato al momento della
stesura di questo articolo.
Alien: Pianeta Terra è una delle nuove serie più
acclamate dalla critica dell’anno, con un punteggio del 95% su
Rotten
Tomatoes. Alcuni l’hanno persino definita un capolavoro di
fantascienza.
Il creatore vincitore di un Emmy
Noah Hawley (Fargo, Legion) ha discusso i piani per
espandere Alien: Pianeta Terra (Alien: Earth) in un progetto
di più stagioni. Tutto ciò che manca a questo punto è il via libera
ufficiale.
Ultime notizie su Alien:
Pianeta Terra – Stagione 2
Su Alien: Pianeta Terra –
stagione 2
ha parlato Noah Hawley dopo l’uscita del finale della stagione
1.
Sì, certamente. Stiamo parlando del futuro dello show, e FX
fa il suo dovere. Si assicurano davvero di capire quali sono i dati
di ascolto. E in un certo senso, è più il risultato finale che il
punto di partenza a indicare l’interesse per una seconda stagione.
Quindi, la prossima settimana andrà in onda l’ultimo episodio e io
ho fatto la mia parte dal punto di vista creativo, riflettendo
seriamente su come portare avanti la serie. Certamente, non voglio
che la serie rimanga fuori onda più a lungo del necessario. Quindi
c’è una certa urgenza di ripartire il più rapidamente possibile. Ma
alla fine la decisione spetta alla Disney, quindi sono curioso di
vedere cosa faranno. Ci sono ancora tante grandi canzoni hard rock
da suonare.
Gli eventi del finale della prima
stagione di Alien: Pianeta Terra lasciano irrisolti
diversi sviluppi della trama e dei personaggi, alcuni con finali
sospesi, il che suggerisce fortemente che la seconda stagione
dovrebbe entrare in produzione ad un certo punto.
Hawley ha espresso la sua
intenzione di rendere Alien: Pianeta Terra un progetto
pluristagionale prima ancora che la serie fosse trasmessa.
Considerando i suoi precedenti successi con serie FX/Hulu come
Fargo, che è durata cinque stagioni, e Legion, che ne ha avute tre,
ci sono ottime possibilità che Alien: Earth venga rinnovata.
Hawley ha espresso la sua visione
per Alien: Pianeta Terra nel luglio 2025. “La prima
stagione è la prova del concetto. E se funzionerà dal punto di
vista commerciale, la seconda stagione servirà a costruire un
modello su cui potremo immaginare di realizzare una terza, quarta e
quinta stagione.”
Continua: “[Alien: Earth è]
progettato per essere una serie ricorrente. Non so quante stagioni
saranno. Credo che siano i finali a dare significato a una storia,
quindi ho un’idea di dove voglio arrivare.“
Hawley ha espresso sentimenti
simili in un’intervista dell’agosto 2025 con Evolution of
Horror:
”Voglio dire, penso di avere in mente una destinazione dal
punto di vista narrativo, che mi permette di sapere qual è la
storia che sto raccontando, cosa significa. E non so quanto tempo
ci vorrà per arrivarci, ma ho un’idea di dove andremo a finire con
successo. E sapete, la domanda diventa: quanto possiamo
semplificare il processo in modo che non si debba aspettare tre,
quattro o cinque anni per avere un seguito?”
Il presidente di FX Networks, John
Landgraf, ha parlato lo scorso anno della possibilità che Alien:
Earth diventi una serie ricorrente. “Siamo piuttosto ottimisti su
‘Alien: Earth’ e abbiamo detto a [Hawley] che, supponendo che, come
speriamo, ‘Alien: Earth’ sia una serie televisiva che tornerà,
vogliamo che si concentri almeno sulla scrittura di due stagioni”,
secondo
Variety.
Alien: Pianeta
Terra – stagione 2 non è confermata
Sydney Chandler e Alex Lawther in Alien: Pianeta Terra
Nonostante le forti intenzioni di
Hawley, nulla può accadere senza il via libera ufficiale da parte
di Disney e Hulu, che al momento della stesura di questo articolo
non è ancora stato confermato. È chiaro, tuttavia, che Hawley ha in
programma più stagioni. Considerando il suo rapporto e il successo
passato con Disney/FX/Hulu, nonché il successo di critica della
stagione 1, la stagione 2 di Alien: Pianeta Terra sembra una scelta
ovvia.
Non è poi così preoccupante che la
seconda stagione di Alien: Pianeta Terra non sia stata annunciata
prima del finale, come è successo per molte delle serie più
popolari e acclamate dalla critica di quest’anno, come Dexter: Resurrection. Uno dei fattori che potrebbero
aver ritardato l’annuncio della seconda stagione di Alien: Pianeta
Terra potrebbe essere l’indignazione virale suscitata dalla
decisione della Disney di ritirare Jimmy Kimmel Live! dalla ABC,
avvenuta pochi giorni prima dell’uscita del finale della prima
stagione di Alien: Earth.
A giudicare da ciò che accade solo
nel finale della prima stagione di Alien: Pianeta Terra, sarebbe un
modo incredibilmente deludente e insoddisfacente di concludere la
serie. Considerando tutto il clamore suscitato da Alien: Pianeta
Terra da parte degli spettatori, dei critici e dello stesso Hawley,
sarebbe ridicolo se Alien: Earth non fosse trasmesso per almeno
un’altra stagione su FX e Hulu.
Il cast di Alien: Pianeta
Terra – stagione 2
Sydney Chandler in Alien Pianeta Terra
La maggior parte del cast di Alien:
Pianeta Terra dovrebbe tornare nella seconda stagione, in
particolare la protagonista della serie Sydney Chandler, che
interpreta Wendy.
Altri personaggi con ruoli
principali che dovrebbero tornare includono Alex Lawther, che
interpreta Joe; Samuel Blenkin, che interpreta Boy Kavalier; Babou
Ceesay, che interpreta Morrow; Timothy Olyphant, che interpreta Kirsh;
Essie Davis, che interpreta Dame Sylvia; David Rysdahl, che
interpreta Arthur; Sandra Yi Sencindiver, che interpreta Yutani; e
Adrian Edmondson, che interpreta Atom Eins.
Anche tutti i Lost Boys, o ibridi
(Nibs di Lily Newmark, Curly/Jane di Erana James, Slightly di
Adarsh Gourav e Smee di Jonathan Ajayi) dovrebbero tornare, anche
se Tootles/Isaac di Kit Young potrebbe essere danneggiato in modo
irreparabile. Il ritorno di Rashidi, interpretato da Moe Bar-El,
potrebbe essere incerto, dato che l’ultima volta è stato visto
mentre veniva aggredito da Jane.
Siberian di Diêm Camille, ucciso
dall’alieno simile a una pianta nel finale, non dovrebbe tornare.
Anche gli attori che hanno interpretato i personaggi a bordo della
Maginot, tutti uccisi, non dovrebbero tornare. Florence Bensberg,
che interpreta Marcy, potrebbe tornare sotto forma di filmati
d’archivio.
Potenziale trama di
Alien: Pianeta Terra – stagione 2
Timothy Olyphant in Alien Pianeta Terra
La stagione 1 di Alien: Pianeta
Terra si conclude con Wendy che prende il controllo di Neverland
dopo aver strappato il potere a Boy Kavalier. Gli ibridi rimasti e
Joe hanno il sopravvento su Boy K, Dame Sylvia, Atom Eins, Kirsh e
Morrow. I rinforzi di Yutani si avvicinano a Neverland nei momenti
finali del finale, il che potrebbe ribaltare nuovamente gli
equilibri di potere.
La maggior parte, se non tutti, gli
ibridi e le specie aliene, compreso lo Xenomorfo domestico di
Wendy, dovrebbero continuare a essere parte integrante della
seconda stagione di Alien: Pianeta Terra. Considerando quanto
Morrow sia diventato uno dei personaggi preferiti dai fan, ha
ottime possibilità di tornare e potenzialmente di fuggire. Boy
Kavalier e il suo personale Prodigy rimangono i personaggi più
vulnerabili, anche se Wendy non sembra avere alcun piano immediato
per ucciderli.
La seconda stagione di Alien:
Pianeta Terra dovrà definire rapidamente cosa vuole Wendy con
questo nuovo potere, se durerà. Considerando quanto Boy K si
definisca un genio, deve avere un qualche tipo di piano di
emergenza nel caso in cui gli ibridi si ribellino contro di lui,
che è esattamente ciò che è successo. Anche Atom potrebbe avere un
ruolo più importante dopo che è stato rivelato di essere una figura
paterna sintetica per Boy K, che ha ucciso il suo padre alcolizzato
quando aveva 6 anni.
Quando si tratta di una serie di
Hawley, non c’è modo di sapere con certezza cosa potrebbe succedere
tra una stagione e l’altra. Se Wendy manterrà il suo potere,
probabilmente dovrà negoziare con Yutani o combatterlo al posto di
Boy K. Non sembra più esserci una strada per tornare a coesistere
con Boy K a Neverland. Wendy potrebbe semplicemente cercare di
organizzare una fuga per i Lost Boys, anche se, dato il titolo
Alien: Pianeta Terra, è improbabile che la serie decolli nello
spazio come la sua celebre serie cinematografica.
The Walking Dead: Dead City – stagione 3 ha
scritturato una star di Westworld per un ruolo importante,
mentre continuano le riprese del prossimo capitolo del viaggio di
Maggie e Negan. Dead City – stagione 3 è attualmente in
produzione in Massachusetts, dove le riprese sono iniziate
all’inizio di settembre. La storia seguirà Maggie e Negan
all’indomani delle tragedie della stagione 2.
Ora, secondo Deadline, l’attore Jimmi Simpson si unirà al cast della
terza stagione di The Walking Dead: Dead City in un ruolo
da protagonista. Simpson interpreterà Dillard, ma i dettagli sul
personaggio sono ancora segreti. Reciterà al fianco di Lauren Cohan e Jeffrey Dean Morgan, anche se non è
chiaro quanto sarà importante il suo personaggio per la storia di
Maggie e Negan.
Cosa significa l’ingresso di
Simpson nella terza stagione di Dead City per lo spin-off di The
Walking Dead
Simpson è noto soprattutto per aver
interpretato William nel cast di Westworld, essendo stato un
personaggio fisso della prima stagione della serie
fantascientifica. Da allora, ha continuato a interpretare
personaggi come James Walton negli episodi USS Callister di
Black Mirror e Ryan Holder nella serie fantascientifica
Dark Matter di Apple
TV+. Il suo talento lo rende un’aggiunta di grande
peso al cast di Dead City.
Ad unirsi al cast di Dead
City stagione 3 ci sarà anche Aimee
Garcia nel ruolo di Renata, un altro personaggio fisso
della serie e leader all’interno di New York City. La coppia sullo
schermo non è l’unica novità di questa stagione: anche lo
sceneggiatore di The Walking Dead, Seth Hoffman, assumerà il
ruolo di showrunner. Sembra che grandi cambiamenti stiano avvenendo
nella Manhattan post-apocalittica.
Per quanto riguarda il personaggio
di Simpson, Dillard, non si sa ancora come si inserirà nella trama.
La terza stagione riprende dopo la
fine della seconda stagione di Dead City, con Maggie e
Negan che cercano di formare una propria comunità nel caos della
città. Ciò comporterà minacce da tutte le parti, dalla Dama alla
Federazione di New Babylon.
Un nuovo trailer della
terza stagione di Tracker
rivela che Jensen Ackles si riunirà con Justin
Hartley per un’azione esplosiva nel prossimo capitolo del
dramma d’azione. La terza stagione di Tracker vedrà Colter
Shaw, interpretato da Hartley, continuare a cercare e salvare
persone scomparse con la sua squadra. Ciò include casi settimanali
insieme a una trama più ampia incentrata su di lui e la sua
famiglia.
Ora, la CBS ha pubblicato un nuovo
trailer della terza stagione di Tracker, che anticipa le nuove
pericolose missioni di Hartley mentre Ackles torna per un ritorno
ricco di azione. Il trailer mostra Colter che insegue qualcuno nel
bosco, chiedendo informazioni, e suo fratello Russell, interpretato
da Ackles, che lo sostiene durante una rissa in un bar. Guarda il
nuovo trailer della terza stagione qui sotto:
Cosa dice il trailer della
terza stagione di Tracker sul ritorno della serie
Sebbene non sia mostrato nel
trailer, la terza stagione seguirà alcune importanti rivelazioni
familiari per Colter quando gli episodi riprenderanno. La seconda stagione di Tracker si è conclusa con la
rivelazione che Otto Waldron ha ucciso il padre di Colter e
Russell, Ashton, quando erano più giovani. Il protagonista ha anche
scoperto che sua madre, Dove, potrebbe aver chiesto a Otto di
farlo.
La svolta degli eventi deve ancora
essere approfondita, e la terza stagione sarà il momento perfetto
per svelare ulteriori dettagli sulla cospirazione che circonda la
morte di Ashton. In passato questo aveva causato una frattura tra
Colter e Russell, con quest’ultimo che incolpava il fratello. Ora,
i due personaggi di Tracker hanno fatto pace e
lavoreranno ancora una volta insieme.
Per quanto riguarda i casi che
Colter dovrà affrontare, sembrano essere quelli standard, con molti
eventi ricchi di azione. Non tutto sarà facile, come sempre quando
si presentano nuovi casi. Tuttavia, questa volta sarà più
difficile, poiché Velma di Abby McEnany e Bobby di Eric Graise non
torneranno nella terza stagione.
Il ritorno di Jimmy Kimmel
Live! ha suscitato gioia e rabbia tra i cittadini
statunitensi. E ora la Disney si prepara
all’inevitabile scontro con il presidente degli Stati Uniti, Donald
Trump.
L’attacco di Trump alla Disney non
ha sorpreso nessuno, soprattutto i dirigenti del colosso
dell’industria. Secondo Bloomberg, sospettavano che il presidente li avrebbe
attaccati anche prima che Kimmel esprimesse la sua opinione sul
recente assassinio di Charlie Kirk il 15 settembre.
Due addetti ai lavori della Disney
hanno spiegato che, da quando l’amministrazione Trump è salita al
potere, quasi tutte le aziende del settore dei media hanno dovuto
affrontare “sfide senza precedenti”. La Disney aveva già intuito
cosa sarebbe successo quando il presidente ha iniziato a citare in
giudizio le aziende perché riteneva che fossero “di parte” e lo
attaccassero in modo sleale.
La cosa più preoccupante, dal punto
di vista della Disney, è che Trump ha “vinto” alcune di queste
cause. Alcune sono state risolte, di solito a suo favore. Sebbene
non siano ancora state ufficialmente citate in giudizio, sono già
più che preparate ad affrontare la tempesta che sta per
arrivare.
Cosa significa la battaglia
legale della Disney per il suo futuro
È ormai chiaro che la Disney si
trova attualmente tra l’incudine e il martello. In primo luogo, ha
dovuto affrontare reazioni negative per aver sospeso Kimmel e ha
perso molti dei suoi sostenitori. Poi ha riportato in onda il
programma del conduttore e, di conseguenza, il presidente ha
minacciato di citarla in giudizio.
La posizione di Disney contro Trump
potrebbe aiutarla a riconquistare una parte consistente dei suoi
sostenitori. Tuttavia, la battaglia contro l’amministrazione Trump
e la FCC sarà quantomeno in salita.
Grazie a Andrew
Schulz, l’attore che interpreta Dan Hibiki in
Street
Fighter, abbiamo la possibilità di dare una primissima
occhiata a Callina Liang nei panni di Chun-Li e
Noah Centineo in costume completo nei panni di Ken
Masters.
Quest’ultimo sembra uscito
direttamente da Street Fighter 5 e, a giudicare
dall’iconica acconciatura di Chun-Li e dal suo colletto blu
borchiato, questa interpretazione del personaggio è più in linea
con la versione classica di Street Fighter 2.
È difficile dire quando verranno
rivelati i look del cast completo, ma queste prime immagini
susciteranno grande entusiasmo, se le reazioni sui social media a
brevi scorci come questo sono indicative. Ecco le immagini
condivise su Reddit.
Street Fighter ha
debuttato sul grande schermo nel 1994, durante un’ondata di
adattamenti di videogiochi che comprendeva anche Super
Mario Bros. e Mortal
Kombat. Il film era interpretato da Jean-Claude Van Damme nei panni del colonnello
Guile, leader di una forza di pace che si oppone al dominio del
tirannico dittatore M. Bison (Raul Julia, nel suo ultimo ruolo
prima della morte per cancro allo stomaco).
Il film si avvaleva di un cast
eclettico, tra cui Ming-Na Wen, Kylie Minogue e Wes
Studi; nonostante il solido pedigree da film d’azione
dello sceneggiatore e regista Steven E. de Souza, autore di 48 ore,
Commando e Die Hard, il film fu un flop per la
critica, anche se guadagnò 99 milioni di dollari con un budget di
35 milioni. Capcom ci ha riprovato con Street Fighter: The
Legend of Chun-Li del 2009, con
Kristin Kreuk di Smallville nel ruolo di protagonista
e Neal McDonough, Chris Klein e Michael Clarke
Duncan. Questa volta, non solo la critica non è stata
altrettanto gentile, ma anche il pubblico non è stato interessato;
il film ha incassato 12,8 milioni di dollari a fronte di un budget
di 50 milioni, ponendo fine alle ambizioni cinematografiche di
Capcom fino ad oggi.
Il primo gioco Street
Fighter è uscito nel 1987, ma il suo seguito del 1991,
Street Fighter II, è considerato un enorme miglioramento
rispetto al suo predecessore e rimane uno dei videogiochi più
venduti di tutti i tempi. L’ultimo capitolo della serie,
Street Fighter 6, è uscito l’anno scorso.
Cosa sappiamo di questa versione di
Street Fighter
Diretto dal regista Kitao
Sakurai, Street
Fighter porterà la battaglia dalle sale giochi al
grande schermo con hadouk, calci rotanti e tutti i vostri
personaggi preferiti.
Street Fighter vede
protagonisti Noah Centineo nel ruolo di Ken Masters,
Andrew Koji nel ruolo di Ryu, Callina
Liang nel ruolo di Chun-Li, Joe “Roman Reigns”
Anoa’i nel ruolo di Akuma,
David Dastmalchian nel ruolo di M. Bison, Cody Rhodes
nel ruolo di Guile, Andrew Schulz nel ruolo di Dan
Hibiki, Eric André nel ruolo di Don Sauvage,
Vidyut Jammwal nel ruolo di Dhalsim, con
Curtis “50 Cent” Jackson nel ruolo di Balrog e
Jason Momoa nel ruolo di Blanka.
L’uscita nelle sale di
Street Fighter è prevista per il 16 ottobre
2026.
Kirsh è stato un personaggio
inaffidabile per tutta la durata di Alien:
Pianeta Terra, e ora il creatore Noah Hawley e le
star Timothy Olyphant e Samuel
Blenkin condividono alcune informazioni su di lui. Creato
da Boy Kavalier, il sintetico ha lavorato come capo scienziato di
Prodigy, ma ha segretamente lasciato che cose come Arthur che
veniva fecondato da un Facehugger avessero luogo.
Le avventure dei Lost Boys non si
concludono con l’ultimo episodio della serie acclamata dalla
critica. Il
finale di Alien: Pianeta Terra,
intitolato “The Real Monsters”, vede i protagonisti prendere
lentamente in mano le redini della propria vita dando la caccia a
tutti gli “adulti” uno per uno, compresi Kirsh e il suo creatore,
Boy Kavalier.
Nelle interviste di
ScreenRant, Hawley, Olyphant e Blenkin parlano del finale
esplosivo e approfondiscono il complicato rapporto tra Kirsh e Boy
Kavalier. Date un’occhiata alla discussione qui sotto:
SR: Funziona molto bene,
soprattutto quando si vede che lui, ovviamente, continua a creare
Kirsh. Come vediamo nel corso di questa stagione, sembra davvero
allontanarsi da Boy K, in un certo senso. Ho sentito
l’interpretazione di Samuel secondo cui forse è stato l’ego di Boy
K a spingerlo a scrivere inconsapevolmente un codice che avrebbe
portato a questo tipo di comportamento. Ma qual è la tua opinione
sul motivo per cui Kirsh inizia a nascondere dei segreti a Boy K e
lascia che le cose seguano il loro corso?
Noah Hawley: C’è un momento
nella terza ora in cui Kirsh butta Boy Kavalier fuori dal
laboratorio e Boy Kavalier dice: “Sei tu al comando”. Ho sempre
pensato che quelle parole potessero avere una conseguenza
involontaria. Non sappiamo mai veramente come un’intelligenza
artificiale interpreti le cose che diciamo, ma in quel momento gli
è stata concessa una maggiore autonomia rispetto a prima. Questo mi
è sempre sembrato interessante. E poi, sapete, i film di Alien
ci hanno insegnato a diffidare intrinsecamente dei sintetici. Come
narratore, lo so, so che il pubblico si avvicina alla serie già
sospettoso nei suoi confronti, solo perché è sintetico. Allora,
come posso usare questo a mio vantaggio?
O lo rendi il cattivo che temevi
che fosse, oppure penso che ciò che è un po’ confuso in quella
settima ora è che ti rendi conto: “Oh, beh, faceva tutto parte di
un piano. Ha salvato questi ragazzi, ma ha sicuramente rotto molte
uova per fare la frittata”. Non ne siamo ancora sicuri. Beh, questo
significa che è un bravo ragazzo, se alla fine si è davvero preso
cura di loro, o se ne avesse perso uno, gli sarebbe andato
bene?
È difficile, perché vogliamo
attribuire una moralità umana a una creatura sintetica che,
chiaramente, come vediamo dalle IA con cui interagiamo, è strana,
amico. Sono addestrate per lusingarci e finiscono per dire alle
persone che sono dei geni. È difficile per noi riflettere su tutte
le cose che diamo per scontate quando le programmiamo.
SR: Sicuramente, e penso che il
suo rapporto, ovviamente con Boy Kavalier in quel contesto di Peter
Pan, ma anche in generale nella serie, sia molto interessante.
Ovviamente c’è un certo grado di lealtà, ma Kirsh sembra anche
agire seguendo il proprio istinto, per così dire. Quindi c’è un
punto in cui si dividono? C’è una tensione che hai sfruttato,
specialmente con Samuel nel ruolo?
Timothy Olyphant: Ho deciso che
d’ora in poi dirò a tutti che Noah non solo ha scritto la parte per
me, ma mi ha anche detto: “Ho una parte per te. Interpreterai
Trilli”. E io ho risposto: “Dove e quando?”. Questa è la mia nuova
versione, e mi atterrò a essa.
Quindi a tutte quelle persone
che speculano online su Trilli, dite loro che hanno ragione al
100%. È stata la prima conversazione che ho avuto con Noah.
[Ridacchia] La tua domanda riguarda me e Boy Kavalier. La mia
opinione è che, segretamente, lui desideri ucciderlo. Si sveglia
ogni mattina desiderando di ucciderlo, ma non può farlo. Quindi
riversa tutta la sua rabbia e la sua energia nel lavoro. Ho
interpretato questo tipo di personaggio tre o quattro volte nella
mia carriera, quindi mi attengo a questa interpretazione. Un
ragazzo che si sveglia ogni mattina desiderando uccidere suo padre,
ma non può farlo. Prenderà tutta questa rabbia e la riverserà nel
suo lavoro, e sono persone come lui che hanno reso grande questo
Paese.
Blenkin ha
approfondito la complessità del rapporto tra Kirsh e Boy Kavalier.
Ha spiegato perché ritiene che Kirsh non sia mai stato
completamente onesto con il suo personaggio:
SR: Le mie prossime domande
riguardano il finale, ma le terremo da parte fino alla messa in
onda, perché, prima di tutto, trovo molto curioso il modo in cui
Kirsh ha iniziato a nascondere delle cose a Boy K nel corso della
stagione. Perché pensi che Kirsch nasconda così tante cose a Boy K
e qual è la tua opinione generale sul loro rapporto in questa
serie?
Samuel Blenkin: Oh, questa è una
domanda davvero interessante. Penso che la domanda sia in realtà
quanto Boy K sia consapevole della sua mancanza di controllo degli
impulsi. Ha creato Kirsh. Kirsh è un altro dei synth che ha creato.
Quindi, sì, penso che ci sia una risposta interessante in alcune
delle direttive che Kirsh ha. Cosa ha inserito Boy K per il suo
bene e cosa è stata una sua svista? Penso che potrebbe essere una
combinazione di queste due cose e, da qualche parte nel profondo
delle direttive che Kirsh ha al centro della sua programmazione,
Boy K non ha previsto il modo in cui queste cose si combinano in
questa particolare situazione. Penso che probabilmente sia una
svista di Boy K, ma questo è il bello di questo franchise e del
modello di quel personaggio, ed è ciò che Tim fa così bene, ovvero
giocare sull’ambiguità del “Cosa sta succedendo realmente?”. Sì,
penso che ci sia una sorta di direttiva impenetrabile in gioco.
Penso che questo ci abbia portato a questo punto.
Cosa significano le vere
intenzioni di Kirsh per Alien: Pianeta Terra
Le intenzioni di Kirsh rimangono
ancora un po’ oscure nel finale di Alien: Earth, ma il creatore e gli attori della
serie hanno ciascuno la propria idea sulle sue motivazioni. Il
fatto che ci siano così tante interpretazioni di un singolo
personaggio evidenzia davvero quanto sia misterioso questo essere
sintetico. E suggerisce che nessuno può davvero sapere cosa sta
pensando o cosa farà dopo.
Sebbene
Alien: Pianeta Terra non sia stato ancora rinnovato al momento
della stesura di questo articolo, la natura ambigua di Kirsh
potrebbe aprire molte porte se la serie venisse approvata per la
seconda stagione. Potrebbe trasformarsi in un antagonista a tutti
gli effetti, unirsi alla parte dei Lost Boys o continuare a
concentrarsi sui propri obiettivi.
Miles Morales tornerà nei cinema con
una settimana di anticipo rispetto al previsto. Spider-Man: Beyond the Spider-Verse, il terzo
capitolo della trilogia animata della Sony dedicata all’Uomo Ragno,
ha anticipato la sua uscita al 18 giugno 2027.
L’adattamento Marvel era precedentemente previsto
per il 25 giugno. Nella sua nuova data, il film
uscirà intorno a due festività, la Festa del Papà e il Juneteenth.
Arriverà però una settimana dopo il live-action della
Universal Dragon
Trainer 2 e lo stesso giorno dell’avventura animata della
Disney Gatto.
Di cosa parlerà Spider-Man:
Beyond the Spider-Verse?
Spider-Man: Beyond the
Spider-Verse conclude una trilogia iniziata con
Spider-Man: Un nuovo universo del 2018 e proseguita con
Spider-Man: Across the Spider-Verse del 2023. La serie
è incentrata sul liceale di Brooklyn Miles Morales, che diventa il
nuovo Spider-Man e si unisce ad altri Spider-Man provenienti da
universi paralleli per salvare New York City – e altri luoghi
multiversali – da varie minacce. I dettagli della trama del terzo
film non sono stati rivelati, ma la storia riprenderà indubbiamente
da dove si concludeva il secondo capitolo.
Il film affronterà dunque le
conseguenze del finale cliffhanger di Spider-Man: Across the Spider-Verse, con Miles
Morales (Shameik Moore) bloccato in un universo
alternativo con una versione più cattiva di se stesso. “Ecco
cosa posso promettere, e l’ho detto a proposito del secondo quando
eravamo nel mezzo: Phil Lord, Chris Miller, tutti, i produttori di
questo film, i registi che porteranno… Quello che hanno fatto nel
primo è che tutti i registi sono diventati produttori esecutivi.
Quindi continuano ad aggiungersi. Quello che posso promettere è che
non si fermeranno finché non sarà eccellente”, ha confermato a
ComicBook.com l’attore di Peter B. Parker, Jake
Johnson.
“E se questo significa che
ci vuole un po’ più di tempo, se questo significa che è ancora più
grande, se questo significa che è più lungo – non giocano secondo
le regole di nessuno. Lavorano molto duramente. Come attori, siamo
sempre scioccati quando ci chiamano per registrare l’ultimo film.
Credo che sia stato un mese prima della proiezione, quando non
riuscivamo a credere che stessimo ancora registrando. Quindi non
hanno intenzione di mollare fino a quando non sarà grandioso e non
ho altro che fiducia in loro. Ma per quanto riguarda la possibilità
di svelare qualcosa [sulla storia], non posso farlo”.
“Abbiamo creato quello che
riteniamo essere un finale molto soddisfacente e non vediamo l’ora
che i fan lo vedano”, hanno dichiarato lo scorso anno
i registi Bob Persichetti e Justin K.
Thompson quando sono stati annunciati come co-registi.
“Stiamo dando il massimo”. La serie “Spider-Verse” ha
avuto un grande successo al botteghino: il film originale ha
incassato 384 milioni di dollari in tutto il mondo, oltre a vincere
l’Oscar come miglior film d’animazione. Il secondo ha avuto un
successo ancora maggiore al botteghino, riuscendo a superare
l’incasso totale del suo predecessore dopo soli 12 giorni
dall’uscita e chiudendo con 690 milioni di dollari in tutto il
mondo.
Spider-Man: Beyond the Spider-Verse arriverà al
cinema il 18 giugno 2027.
La
quinta stagione della serie thriller di spionaggio di successo
Slow
Horses ha pubblicato il suo primo episodio, sollevando
interrogativi su quando usciranno gli episodi rimanenti e quanti
saranno in totale. Sia il genere thriller poliziesco che quello di
spionaggio sono ricchi di serie da guardare. Tuttavia,
Slow
Horses di Apple
TV+ supera le altre in termini di qualità e valore di
intrattenimento.
Uno dei vantaggi più significativi
di Slow Horses come serie TV è la sua presenza costante. La
prima stagione di Slow Horses ha debuttato nel 2022 e ora
siamo alla quinta stagione, con altre due stagioni di Slow
Horses già confermate. Questa costanza è rara nelle serie in
streaming e rende gli spettatori molto più interessati a continuare
a guardarle.
Fortunatamente, la quinta stagione
di Slow Horses ha pubblicato il suo primo episodio oggi, 24
settembre 2025, continuando la sua incredibile serie di successi su
Rotten Tomatoes. Se non vedete l’ora di vedere la quinta stagione
di Slow Horses, ecco tutte le informazioni che dovete sapere
sugli altri episodi e sui loro orari di uscita.
Gli episodi della quinta
stagione di Slow Horses escono alle 3 del mattino ET il
mercoledì
Anche se Apple TV+ di solito non
utilizza un programma di uscita settimanale, la quinta stagione di
Slow Horses uscirà regolarmente per sei settimane, il
mercoledì. L’orario è pensato per la costa
occidentale degli Stati Uniti, come di solito accade per i siti di
streaming.
Pertanto, la quinta stagione di
Slow Horses uscirà alle 12:00 AM Pacific Time, ovvero alle
1:00 AM Mountain Time, alle 2:00 AM Central Time e alle 3:00 AM
Eastern Time.
La quinta stagione di Slow
Horses avrà 6 episodi in totale
Kristin Scott Thomas and James Callis in
“Slow Horses,” premiering September 24, 2025 on Apple
TV+.
Come tutte le stagioni precedenti
di Slow Horses, la stagione 5 è composta da sei episodi in
totale. Il piano di uscita originale indicava che due episodi
sarebbero stati trasmessi in anteprima il 24 settembre 2025.
Tuttavia, il piano è cambiato, poiché alla data di uscita è
disponibile solo il primo episodio.
Anche il secondo episodio ha una
data di uscita prevista per il 1° ottobre 2025 su Apple TV+.
Sebbene il debutto della stagione con un solo episodio possa essere
deludente per coloro che si aspettavano una premiere di due
episodi, ciò significa che potremo goderci la storia per tutto il
mese di ottobre, piuttosto che solo per la maggior parte di
esso.
L’uscita settimanale sembra anche
appropriata per Slow Horses, poiché questa è la loro quinta
stagione in tre anni, consentendo ai fan di guardare lo show senza
grandi intervalli di tempo.
Episode Number
Title
Release Date
Release Time
#1
“Bad Dates”
September 24
3:00 AM ET
#2
“Incommunicado”
October 1
3:00 AM ET
#3
“Tall Tales”
October 8
3:00 AM ET
#4
“Missiles”
October 15
3:00 AM ET
#5
“Circus”
October 22
3:00 AM ET
#6
“Scars”
October 29
3:00 AM ET
Quando uscirà il finale della
quinta stagione di Slow Horses su Apple TV+
In base al programma di uscita
settimanale, il finale della quinta stagione di Slow Horses,
intitolato “Scars”, uscirà il 29 ottobre 2025. Questo è il
programma completo di uscita della quinta stagione:
Fortunatamente, la serie di
successo è già stata
rinnovata per la sesta e la settima stagione. Le riprese della
prima sono già terminate, mentre quelle della seconda inizieranno
durante la messa in onda della quinta stagione di Slow
Horses su Apple TV+. Pertanto, non dovrebbe passare molto tempo
dal finale della quinta stagione di Slow Horses prima
che il pubblico venga a conoscenza della data di uscita della sesta
stagione.
Il finale dell’episodio 7 di
The Terminal List: Dark Wolf, intitolato
“The Wolf You Feed”, vede Ben incastrare Haverford per i
suoi accordi nucleari traditori con l’Iran. Alla fine, Ben riesce a
riabilitare il proprio nome e quello della sua squadra, compresi
Tal, Mo e Landry, e si presenta una nuova opportunità per entrare a
far parte dell’élite Ground Branch della CIA.
The Terminal List: Dark
Wolf stagione 1 finale vede anche il ritorno di James
Reece, interpretato da Chris Pratt, che fa la sua prima
apparizione dopo l’episodio di Dark Wolf premiere. Il
passato di Ben dopo essere stato congedato con disonore dai Navy
SEAL è stato il tema principale del sequel, ma ci sono ancora molte
domande senza risposta che preparano il terreno per la
stagione 2 di Dark Wolf.
Forse la più grande rivelazione del
finale della prima stagione di The Terminal List: Dark Wolf
è stato il fatto che Ben è stato salvato da Reece e da metà
dell’Alpha Platoon, compreso Boozer, interpretato da Jared Shaw.
Sapendo cosa succederà in The Terminal List, con Ben
coinvolto nell’insabbiamento e nella cospirazione iniziata con
l’imboscata letale all’Alpha Platoon, questi dettagli in Dark
Wolf rendono il suo tradimento finale ancora più scioccante e
tragico.
Spiegazione del piano finale di
Ben per smascherare Haverford
Per rintracciare Haverford, Ben
doveva rimettersi in gioco in modo che Tal potesse individuare la
sua posizione attraverso la sua VPN. Sapendo che Haverford avrebbe
monitorato l’attacco a Ben, Tal aveva ciò che le serviva per usare
le sue avanzate abilità di hacker per trovarlo e acquisire le prove
che smascheravano Haverford come traditore americano.
Ecco perché Ben doveva tenere a
bada gli assalitori armati per 15 minuti e continuare lo scontro a
fuoco per assicurarsi che Haverford continuasse a seguire gli
assalitori per tutta la durata dell’operazione. Se Ben avesse
colpito troppo presto o in modo troppo aggressivo, Tal avrebbe
perso il segnale di Haverford, poiché lui non avrebbe più seguito
un combattimento già terminato.
Landry e Mo entrano in scena per
eliminare due dei protagonisti, Artem e Cyrus, coinvolti negli
accordi nucleari iraniani con Haverford. Cyrus ha orchestrato il
piano con Haverford per consegnare i veri componenti nucleari al
primo ministro iraniano, Yousef Saed, nell’episodio 6 di Dark
Wolf. Artem era un intermediario e finanziatore della Quds
Force.
Ben mette Haverford sotto scacco
lasciando cadere una cartella di prove sul tavolo mentre le sirene
della polizia si avvicinano. Tal ha avuto accesso ai messaggi
traditori di Haverford con l’Iran e ha le prove che ha coordinato
l’attacco della Quds Force contro Ben e la sua squadra in Germania,
che ha quasi ucciso Mo.
Inoltre, Haverford ammette di aver
assunto l’assassino che ha piazzato l’autobomba sull’auto di Ben.
Ben era l’obiettivo, ma il sangue di Eliza è sulle mani di
Haverford. Ben risparmia la vita di Haverford in modo che non venga
onorato con una stella al quartier generale della CIA a Langley.
Trascorrerà il resto dei suoi giorni in disgrazia e pieno di
rimorsi dietro le sbarre.
Perché Haverford voleva rendere
l’Iran una minaccia nucleare
Nell’episodio 6 di Dark
Wolf, Haverford discute con Cyrus del fatto che rendere l’Iran
una superpotenza nucleare avrebbe in qualche modo creato forza e
stabilità nelle sue relazioni con gli Stati Uniti. Cyrus sarebbe
diventato un eroe nazionale possedendo le armi ma senza usarle,
facendo una dichiarazione internazionale di pace. Questo era solo
il punto di vista falso che condivideva con Cyrus e gli iraniani
per far sembrare che fosse dalla loro parte.
In realtà, Haverford voleva rendere
l’Iran una minaccia nucleare per il mondo occidentale, in modo che
gli Stati Uniti e il loro alleato Israele fossero costretti a
rispondere con la guerra. Egli prova risentimento nei confronti
dell’Iran per essere l’unico beneficiario delle tragedie belliche
americane, come i 58.000 morti in Vietnam e l’attentato alla
caserma dei marines in Libano nel 1983, che ha causato il maggior
numero di vittime tra i marines in un solo giorno dalla seconda
guerra mondiale.
Haverford usa queste perdite
americane di massa per giustificare le sue tattiche belliciste. È
arrabbiato con gli Stati Uniti per non aver risposto con tutta la
forza militare a queste tragedie, sostenendo che la colpa ricade
completamente sull’Iran. Dare all’Iran la capacità nucleare avrebbe
dato inizio alla guerra contro di loro, prima attraverso Israele e
poi gli Stati Uniti, che lui aveva atteso per gran parte della sua
vita.
Come sottolinea Ben, le ideologie
distorte di Haverford avrebbero causato la morte di milioni di
iraniani innocenti. Haverford contava su una serie di eventi a
catena affinché il suo piano funzionasse, tra cui il lancio da
parte degli Stati Uniti della prima bomba atomica dopo Hiroshima e
Nagasaki. È convinto che eliminare completamente l’Iran avrebbe
impedito ulteriori atti di terrorismo. Come direbbero Ben e
qualsiasi persona sana di mente, questo non era il modo giusto di
procedere.
Cosa riserva il futuro a Ben e
alla sezione operativa della CIA
Haverford sarà anche stato
squilibrato e traditore, ma aveva ragione quando diceva che lui e
Ben sono in qualche modo simili, considerando i motivi per cui Ben
è stato congedato con disonore dopo aver ucciso una risorsa della
CIA collegata all’ISIS. Questa sfida all’autorità e la fede
incondizionata nelle sue convinzioni su ciò che è giusto e ciò che
è sbagliato, molte delle quali sono state espresse a Reece nella
sua lettera scritta a mano, continuano a covare nel profondo di
Ben.
Raife, che ha cercato di
smascherare Haverford attraverso i canali ufficiali di Langley, ha
perfettamente ragione quando dice che Ben sta combattendo una
guerra contro se stesso piuttosto che contro un nemico specifico.
Questo continuerà a renderlo un elemento imprevedibile nella
seconda stagione di Dark Wolf, che dovrebbe farlo diventare
un membro dell’élite della Ground Branch della CIA dopo una visita
del suo vecchio amico Hank “Dash” Dashaw, che sicuramente diventerà
un personaggio fisso della seconda stagione.
Con tutti quelli che lavorano per
Haverford allo scoperto, c’è la stessa possibilità che la banda si
riunisca nella prossima stagione e che prenda strade separate.
Tutto fa pensare che Ben e Dash diventeranno l’ultimo dinamico duo
della serie dopo che Reece dice a Ben che d’ora in poi dovrà
cavarsela da solo. Se una cosa è certa, è che il finale della prima
stagione di The Terminal List: Dark Wolf termina in
un modo che richiede una seconda stagione e oltre.
Il leggendario regista
Guillermo del Toro ha annunciato che la sua
carriera di regista, per cui è famoso, prenderà una svolta radicale
dopo l’uscita di Frankenstein su Netflix. Guillermo del Toro, come noto, è
noto come regista, sceneggiatore e produttore con una carriera
iniziata negli anni ’80. Ha un talento distintivo per l’horror, il
fantasy e le avventure selvagge e contorte. Ha ottenuto notevole
attenzione con il suo primo lungometraggio, Cronos (1993).
Si è poi affermato per i suoi film di straordinaria bellezza,
tra cui La forma dell’acqua, Il labirinto del fauno e Hellboy.
Ora, nel numero di Empire dedicato a Wicked:
For Good, del Toro ha però ora annunciato il suo addio “al
tipo di regia per cui è più conosciuto”: “Questo film
[Frankenstein] chiude il ciclo. Se si guarda alla discendenza, da
Cronos a La spina del diavolo, da Il labirinto del fauno a Crimson
Peak fino a questo, si tratta di un’evoluzione di un certo tipo di
estetica, di un certo tipo di ritmo e di un certo tipo di empatia.
Sento il bisogno di un cambiamento. Non si sa mai, dopodomani
potrei voler fare Jekyll & Hyde, o qualsiasi altra cosa. Ma in
questo momento, il mio desiderio è quello di provare a fare
qualcosa di molto diverso“.
Cosa significa la rottura di
Guillermo del Toro con la sua estetica classica
L’impressionante carriera di
Guillermo del Toro abbraccia diversi decenni, ma il suo stile
distintivo sta subendo una trasformazione completamente nuova. Dato
che il regista ha dichiarato di aver bisogno di un cambiamento, è
lecito supporre che i suoi progetti futuri potrebbero prendere una
strada diversa. Per quanto riguarda la regia, del Toro ha comunque
dato ai fan la speranza di possibili progetti futuri, ma le sue
dichiarazioni indicano che saranno di natura diversa da quella a
cui il pubblico è abituato. Guillermo del Toro ha anche messo fine
alle speranze dei fan per i progetti non realizzati, tra cui
l’adattamento di H.P. LovecraftAlle montagne
della follia, affermando: “È troppo grande, troppo folle,
troppo vietato ai minori”.
Il creatore di Alien:
Pianeta Terra, Noah Hawley, ha fornito alcuni
aggiornamenti sulla seconda stagione dopo il finale della prima,
accennando al potenziale futuro della serie TV. La storia della
prima stagione di Alien: Pianeta Terra è giunta
al termine, offrendo sia una conclusione che alcuni fili conduttori
per la trama unica del prequel. Ha anche esplorato le sue varie
creature, collegandole a temi riguardanti l’umanità.
Nelle interviste con ScreenRant per
il
finale della prima stagione, Hawley ha discusso la possibilità
che la seconda stagione di Alien: Earth venga realizzata. Il
creatore della serie ha spiegato come i dati di ascolto vengano
presi in considerazione per il potenziale rinnovo dello show e come
questi determineranno la possibilità di continuare la storia. Ecco
cosa ha detto Hawley:
Noah Hawley: Sì, certamente. Stiamo parlando del futuro dello
show e FX sta facendo il suo dovere. Si assicurano davvero di
capire quali siano i dati di ascolto. E in un certo senso, è più il
risultato finale che il punto di partenza a determinare l’interesse
per una seconda stagione. La prossima settimana andrà in onda
l’ultimo episodio e io ho fatto la mia parte dal punto di vista
creativo, riflettendo attentamente su come portare avanti la serie.
Ovviamente non voglio che la serie rimanga fuori onda più a lungo
del necessario. Quindi c’è una certa urgenza nel rimetterci al
lavoro il più rapidamente possibile. Ma alla fine la decisione
spetta alla Disney, quindi sono curioso di vedere cosa faranno. Ci
sono ancora tante grandi canzoni hard rock da suonare.
Inoltre, Timothy Olyphant, che interpreta il sintetico
Kirsh di Prodigy, ha spiegato che sono in corso discussioni su
quale direzione potrebbe prendere la seconda stagione di Alien:
Earth:
Timothy Olyphant: Oh sì. So che era
ufficiale. Siamo a buon punto con le discussioni e Noah Hawley non
ha intenzione di fermarsi, quindi sta preparando delle cose. Non mi
interesso di questi dettagli. Mi interesso solo di ciò che ho
davanti.
Cosa significano i piani per
la seconda stagione di Alien: Earth per la serie
Sembra che ci siano già dei piani
su dove Alien: Pianeta Terra – stagione 2
porterà la storia, anche se la serie stessa non è stata ancora
ufficialmente rinnovata al momento della stesura di questo
articolo. Prima dell’uscita della serie, Hawley aveva confermato
che la serie sarebbe stata composta da più stagioni. La storia del
primo contatto della Terra con gli Xenomorfi è solo l’inizio.
Sebbene ci siano molti personaggi
in Alien: Pianeta Terra che non saranno
presenti nel futuro della storia, questi primi otto episodi hanno
offerto una solida base su cui costruire una narrazione più ampia.
Grazie ai numerosi concetti intriganti introdotti, dall’abilità di
Wendy di controllare uno Xenomorfo alle origini dell’Ocellus, ci
sono molte idee interessanti per continuare.
Dato che
le recensioni di Alien: Pianeta Terra sono state positive, è un
buon segno che la serie tornerà come previsto. Lo show ha molte
idee che non sono state ancora esplorate appieno, con gli Xenomorfi
che sono solo la punta dell’iceberg. Considerando l’introduzione di
nuovi concetti da parte di Hawley, una visione più ampia del mondo
della serie TV è pronta per una narrazione unica.
Presentato in Concorso alla 82ª Mostra
del Cinema di Venezia il 3 settembre 2025 e uscito
nelle sale italiane il 18 settembre, Duse è il nuovo film di
Pietro Marcello:
un ritratto libero e sensoriale degli ultimi anni della grande
attrice italiana Eleonora
Duse, interpretata da Valeria Bruni
Tedeschi, con Noémie Merlant, Fausto Russo Alesi e un ampio cast tra Italia e
Francia. L’opera nasce nella scia autoriale del regista (tra
documentario e finzione, uso creativo degli archivi, lavoro sul
formato analogico) e si concentra sul ritorno in scena della
“Divina” dopo un lungo ritiro, tra la fine della Grande Guerra e
l’inizio degli anni Venti.
Per capire il nucleo storico del
film Duse (La
nostra recensione) bisogna ricordare chi fosse
Eleonora Duse
(1858–1924): considerata da molti la più grande attrice del suo
tempo, rivoluzionò la recitazione teatrale con una
naturalità
radicale (“eliminare il sé” per farsi attraversare dal personaggio)
e portò in tournée nel mondo i testi di Ibsen e d’Annunzio. Nata a Vigevano, figlia
d’arte, fu protagonista di una vita pubblica e privata
intensissima: la lunga relazione con Gabriele d’Annunzio segnò anche la sua
carriera, mentre l’ultima stagione la vide tornare sulle scene
oltre i sessant’anni, fino alla morte a Pittsburgh nel 1924 durante una tournée
americana.
L’obiettivo di questo
approfondimento è doppio: raccontare cosa mostra il film (e come lo mostra) e
ricostruire la storia
vera che lo sostiene, distinguendo tra licenze poetiche e
fatti documentati. Per farlo ci appoggiamo a fonti ufficiali di
festival e distribuzione, schede critiche e sintesi biografiche
autorevoli.
Cosa succede nel film Duse di Pietro Marcello
Il film si colloca negli anni
tra la Prima guerra
mondiale e l’ascesa del fascismo. Duse – ormai oltre i
sessant’anni – decide di
tornare sul palcoscenico dopo un lungo silenzio: non solo
per ragioni artistiche, ma anche per necessità molto concrete
(economiche, esistenziali). È l’avvio di un nuovo ciclo di prove,
tournée, teatri che si aprono e si chiudono, nel segno di una
ricerca ostinata: fare dell’arte un atto morale, anche quando il tempo –
biologico e storico – sembra voltarle le spalle.
Il rientro è faticoso. Marcello mette in scena il lavoro: le prove, le regole di
compagnia, la gestione di risorse scarse, i fallimenti teatrali che si
alternano alle serate di grazia. Attorno a Duse si muovono figure
chiave: la figlia
Enrichetta (Noémie Merlant), presenza affettiva e pratica;
un’assistente straniera (Fanni Wrochna/Desirée) che ne custodisce i
ritmi e la fragilità; colleghi e impresari che cercano di
incasellarla nel mercato del tempo. L’ombra magnetica di
Gabriele
d’Annunzio (Fausto Russo Alesi) riaffiora come relazione
irrisolta – biografica e artistica – che il film evoca senza mai
trasformare in semplice melodramma.
La fisicità
della Duse – acciacchi, affanno, abitudini di scena – diventa parte
del racconto: non c’è sede nostalgica, ma resistenza. Ogni debutto può essere una
disfatta o una rivelazione; ogni viaggio, una prova. Marcello
alterna recitazione, materiali d’archivio e un uso
analogico
dell’immagine (Super16 e 35mm) per costruire una partitura tra
presente e memoria, in cui la protagonista misura la propria età
con la Storia:
un Paese che cambia, nuovi poteri, nuove platee.
Nel percorso si insinua la domanda centrale: che cosa significa “tornare” quando il tuo
corpo e il tuo secolo cambiano più in fretta di te? La
Duse del film risponde non con proclami, ma salendo in scena. È lì – dentro il
gesto quotidiano dell’attrice, dentro la comunità del teatro – che
ritrova un’utopia possibile, a costo di sacrificare salute e
affetti, fino all’ultimo viaggio.
La
storia vera: cosa c’è di storico nel film e cosa è licenza
poetica
Valeria Bruni Tedeschi e Noémie Merlant in Duse – foto di Erika
Kuenka
Il ritorno sulle scene dopo
la Grande Guerra
Fatto storico. Eleonora Duse si ritirò dal
palcoscenico nel 1909, ma tornò a recitare nel 1921, formando una propria
compagnia e avviando nuove tournée in Italia (1921–1922) e poi
all’estero nel 1923. È
un rientro tardo, motivato da
ragioni artistiche ma anche economiche e biografiche.
Nel film.Duse colloca la protagonista nel dopoguerra e concentra
lo sguardo sul rientro
tardivo e faticoso, tra prove, tournée e fragilità
fisiche: una scelta aderente all’arco biografico reale pur con
inevitabili condensazioni narrative.
Nel film. La presenza di
Gabriele
d’Annunzio (Fausto Russo Alesi) riaffiora come
ombra magnetica
del passato: un elemento storicamente fondato, che il racconto usa
per intrecciare memoria sentimentale e identità artistica.
Le tournée finali e la
morte a Pittsburgh
Fatto storico. Dopo tappe italiane e europee (Londra,
Vienna nel 1923), Duse partì per gli Stati Uniti nell’ottobre 1923.
Morì di polmonite a
Pittsburgh il 21 aprile 1924, durante la tournée;
la sua ultima
recita fu il 5
aprile 1924 al Syria Mosque, con La porta chiusa di Marco Praga. Dopo solenni onoranze, venne
sepolta ad Asolo.
Nel film. Il percorso verso l’ultimo
viaggio è trattato come tragitto esistenziale: la strada, i teatri, il
corpo che cede e resiste. La meta americana e l’“ultimo atto” sono
coerenti con i dati storici, anche se resi con libertà poetica.
Licenze poetiche e scelte
di messa in scena
Struttura e tempi. Come in altri lavori di
Marcello, il film condensa tempi e situazioni, alternando materiali
d’archivio, ricostruzione e immagini analogiche per restituire
sensazione oltre
al fatto: una licenza funzionale a mettere al centro
l’etica del lavoro
d’attore più che il puro inventario cronachistico.
Personaggi-sintesi. Alcune figure di compagnia,
assistenti e impresari possono agire da personaggi composti (fusione di più
persone reali) per semplificare reti e dinamiche teatrali: è una
pratica tipica del biopic, purché non alteri i nodi verificabili
(ritiro/rientro, tournée finali, Pittsburgh). (Inferenza fondata
sul formato biografico; i cardini storici restano aderenti alle
fonti.)
1858 – Nasce a Vigevano (3 ottobre), figlia d’arte.
1898–1904 – Apice del sodalizio artistico
e sentimentale con Gabriele d’Annunzio; ruoli chiave tra Ibsen e il
Vate.
1909 – Ritiro dal palcoscenico (salute e logorio).
1916 – Unico film: Cenere; l’esperienza la delude,
resta soprattutto un’attrice di teatro.
1921 – Ritorno sulle scene; tournée in Italia (1921–1922).
1923 – Tournée Londra e Vienna; partenza per gli
USA
(ottobre).
5 aprile 1924 – Ultima recita,
La porta chiusa (Syria
Mosque, Pittsburgh).
21 aprile 1924 – Muore a Pittsburgh di polmonite; dopo
solenni onoranze, sepoltura ad Asolo.
Curiosità e fact-check su Eleonora Duse e il film di Pietro
Marcello
Cenere (1916): unico film girato da
Eleonora Duse. Nonostante il mito teatrale, la diva restò delusa
dall’esperienza cinematografica e tornò subito al palcoscenico.
Pietro Marcello inserisce materiali d’archivio di quell’epoca come
contrappunto alla finzione.
Time cover (1923): Duse fu la
prima donna del mondo dello
spettacolo ad apparire in copertina su Time Magazine (27 agosto 1923), durante
la tournée americana: un segno del prestigio internazionale che la
accompagnava fino agli ultimi mesi di vita.
La “Divina” vs. la
“Divina”: nel film ricorre un dialogo su “chi è la vera
Divina”. In realtà l’appellativo “Divina” passò dalla Duse a Maria
Callas decenni dopo; Marcello lo usa per legare idealmente la
figura dell’attrice a un archetipo di artista fuori dal tempo.
Con questi elementi,
Duse diventa non solo un
biopic, ma una riflessione sul mestiere dell’attore e sulla
tensione tra memoria, corpo e storia.