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The Amazing Spider-Man 2 – Il potere di Electro: la spiegazione del finale del film

The Amazing Spider-Man 2 – Il potere di Electro (2014), diretto da Marc Webb, rappresenta il secondo capitolo del reboot dell’Uomo Ragno targato Sony, con Andrew Garfield nei panni di Peter Parker. Rispetto al primo film del 2012, questo sequel espande notevolmente l’universo narrativo del personaggio, aumentando il numero di personaggi, di sottotrame e di conflitti emotivi. Se il primo capitolo aveva il compito di introdurre il nuovo Spider-Man e riscrivere le sue origini in chiave più moderna, il sequel si prende il tempo di esplorare la psicologia del protagonista e i suoi tormenti interiori, con particolare attenzione al peso della responsabilità e alla fragilità dei legami umani.

Una delle principali novità introdotte nel film è la presenza di più villain, tra cui spiccano Electro (Jamie Foxx), Harry Osborn/Green Goblin (Dane DeHaan) e un’apparizione fugace di Rhino. La figura di Electro, in particolare, offre uno sguardo sul tema dell’emarginazione e dell’ossessione, trasformando Max Dillon in una minaccia dalle potenzialità devastanti. Inoltre, il film inserisce numerosi riferimenti a un universo più ampio e all’idea di un possibile futuro franchise con i Sinistri Sei, cosa che testimonia l’intenzione di Sony di costruire un proprio universo condiviso dedicato ai personaggi dell’universo di Spider-Man, anticipando tendenze che sarebbero poi diventate centrali nel cinema di supereroi.

Nonostante l’ambizione narrativa e visiva, The Amazing Spider-Man 2 è anche noto per il suo finale estremamente drammatico, che segna un momento cruciale nella vita di Peter Parker. Senza entrare ancora nei dettagli, è proprio nel finale che il film trova la sua identità più tragica e matura, con una sequenza che ha lasciato un’impronta profonda nei fan e ha influenzato il modo in cui il personaggio sarebbe stato riproposto negli anni successivi. Nei prossimi paragrafi, approfondiremo cosa succede nel finale del film, il suo significato e in che modo ha modificato il destino di Spider-Man al cinema.

the amazing spider-man 3

La spiegazione del finale del film

Il finale di The Amazing Spider-Man 2 – Il potere di Electro è uno dei più drammatici e memorabili dell’intera saga cinematografica dedicata all’Uomo Ragno, non solo per l’intensità emotiva ma anche per il suo impatto sul personaggio di Peter Parker. Nella sequenza finale, Peter e Gwen si dirigono insieme verso la centrale elettrica dove Electro ha preso il controllo, mettendo a rischio l’intera città di New York. La battaglia che segue è spettacolare e caotica, ma anche estremamente personale: Peter affronta Electro non solo come eroe, ma anche come ragazzo che ha disobbedito alla promessa fatta al padre di Gwen di tenerla lontana dal pericolo. Gwen stessa insiste per aiutare Peter, dimostrando coraggio e determinazione, e la loro collaborazione è fondamentale per sconfiggere il nemico.

Dopo aver sovraccaricato i trasformatori e aver fatto letteralmente esplodere Electro, Peter e Gwen pensano di aver vinto, ma è a quel punto che entra in scena Harry Osborn, ormai trasformato nel Green Goblin. Scoprendo l’identità segreta di Peter e vedendo Gwen al suo fianco, Harry capisce subito come colpire più duramente l’amico d’infanzia. La battaglia si sposta nell’orologio della torre, e qui avviene il momento più tragico del film: Gwen cade nel vuoto durante il combattimento. Nonostante il disperato tentativo di Peter di salvarla con la sua ragnatela, la giovane colpisce violentemente il suolo, morendo all’istante.

La morte di Gwen rappresenta un punto di svolta definitivo per Peter Parker. Il film mostra come, nei mesi successivi, Peter si ritiri dal suo ruolo di Spider-Man, profondamente segnato dal dolore e dalla colpa. La scena al cimitero, in cui Peter visita la tomba di Gwen, è toccante e testimonia quanto il trauma abbia influito su di lui. La narrazione suggerisce che non è solo Gwen a essere morta, ma anche una parte dell’identità di Peter come eroe. L’idea che nonostante i suoi poteri, Peter non sia riuscito a salvare la persona che amava, è il cuore del film e una potente riflessione sul limite dell’eroismo.

L’epilogo mostra il ritorno di Spider-Man grazie a un messaggio lasciato da Gwen e all’ispirazione che lui stesso riesce a trarre dalla memoria della ragazza. In parallelo, si accenna alla formazione di un team di supercriminali da parte della Oscorp, con riferimenti espliciti ai Sinistri Sei. Viene mostrato il Rhino in armatura, pronto a seminare il caos in città, ma Peter ritorna in azione proprio in quel momento, lanciandosi nella battaglia come Spider-Man davanti agli occhi di un bambino vestito da supereroe. Questa sequenza, carica di speranza, sottolinea la rinascita di Peter come simbolo di speranza e giustizia.

Tuttavia, il film lascia diverse domande in sospeso. Chi è l’Uomo Misterioso che parla con Harry nel carcere di massima sicurezza? Come si sarebbe sviluppata la trama dei Sinistri Sei? Quali segreti nasconde ancora Oscorp, e quale sarebbe stato il ruolo del padre di Peter, la cui ricerca è solo accennata nel corso dei due film? Inoltre, il film suggerisce che c’erano progetti molto più ampi in cantiere, compreso un coinvolgimento più profondo con il passato della famiglia Parker e lo sviluppo di nuove tecnologie legate ai poteri dei villain.

Tutte queste domande sono rimaste senza risposta, poiché The Amazing Spider-Man 3 non è mai stato realizzato. Il fallimento commerciale del secondo film rispetto alle aspettative, unito alle critiche sulla sua struttura narrativa frammentaria, spinse Sony a interrompere la saga e a collaborare con i Marvel Studios per introdurre una nuova versione di Spider-Man nel Marvel Cinematic Universe. Così, la storia di Peter Parker interpretato da Andrew Garfield si è chiusa senza un vero epilogo, lasciando un senso di incompiutezza e molte ipotesi su cosa sarebbe potuto accadere se la trilogia fosse stata portata a termine.

Trauma: la spiegazione del finale del film di Dario Argento

Trauma: la spiegazione del finale del film di Dario Argento

Trauma, uscito nel 1993, rappresenta un capitolo particolarmente significativo nella carriera di Dario Argento, segnando il suo primo film girato interamente negli Stati Uniti. Dopo aver costruito gran parte della sua fama internazionale con capolavori italiani del giallo-horror come Profondo rosso e Suspiria, il regista romano approda in America con l’intento di esportare la sua poetica visiva e il suo stile inconfondibile. Trauma è un tentativo ambizioso di coniugare le atmosfere ossessive del giallo italiano con le logiche produttive e narrative del thriller statunitense.

Argento realizza così un film che, pur restando fedele ad alcune delle sue ossessioni autoriali, si distingue per una maggiore linearità narrativa e per un approccio più contenuto rispetto al suo cinema precedente. Se Trauma conserva elementi tipici del cinema argentiano — come l’attenzione quasi feticistica per i dettagli, la presenza ricorrente del trauma infantile, e l’indagine ossessiva sulla verità nascosta — al tempo stesso introduce una componente più umana e psicologica, lasciando spazio a una riflessione sulla malattia mentale, sull’identità e sulla memoria.

Nel corso di questo articolo, analizzeremo in particolare il finale di Trauma, cercando di chiarire i nodi della narrazione e di evidenziare come la conclusione del film si leghi ai temi centrali della storia. La rivelazione dell’identità dell’assassino, il legame con il passato e l’impatto che tutto ciò ha sui personaggi principali offrono un terreno fertile per interpretazioni multiple, che proveremo a esplorare per fornire una lettura più completa del significato dell’opera.

Asia Argento in Trauma

La trama di Trauma

Il film è ambientato in una cupa e piovosa Minneapolis. La storia segue Aura, una giovane ragazza anoressica fuggita da un istituto psichiatrico, che viene soccorsa dal giovane giornalista David. Aura è profondamente traumatizzata dalla morte dei suoi genitori, brutalmente decapitati da un misterioso serial killer che sembra colpire seguendo un preciso rituale. Mentre la polizia brancola nel buio, David decide di aiutare Aura a scoprire l’identità dell’assassino, scivolando sempre più in un incubo fatto di ricordi frammentati, ossessioni e crimini raccapriccianti.

Le indagini conducono i due protagonisti in un labirinto di segreti e traumi sepolti, dove ogni indizio sembra svelare solo nuove ambiguità. Il killer continua a mietere vittime, sempre utilizzando un macabro strumento meccanico per le decapitazioni. Il legame tra Aura e David si fa più profondo man mano che emergono verità inquietanti legate al passato della ragazza, fino al momento in cui l’identità dell’assassino viene rivelata in un finale dai toni tragici e ambigui.

La spiegazione del finale del film

Nelle ultime sequenze di Trauma, il mistero che ha accompagnato l’intero film giunge finalmente a una risoluzione. Dopo una lunga e inquietante indagine, Aura e David scoprono che l’assassina è Adriana, la madre della ragazza, creduta morta dopo un suicidio. In realtà, Adriana è sopravvissuta e ha messo in atto una vendetta efferata contro i medici della clinica che, anni prima, avevano provocato accidentalmente la morte del suo figlioletto durante una seduta di ipnosi. Il suo modus operandi — la decapitazione delle vittime con un marchingegno meccanico artigianale — è tanto simbolico quanto grottesco, richiamando la frattura insanabile che il trauma ha lasciato nella sua psiche.

Asia Argento e James Russo in Trauma
Asia Argento e James Russo in Trauma

La rivelazione arriva in un momento di grande tensione, in cui Aura affronta la madre e riesce, seppur con dolore, a fermarla. Questo finale, pur offrendo una chiusura narrativa chiara, non si limita a svelare l’identità del colpevole, ma invita a riflettere sull’eredità della sofferenza e sulle dinamiche familiari disfunzionali. Il personaggio di Adriana incarna una follia che non nasce dal nulla, ma da una ferita profonda e irrisolta: la perdita di un figlio e l’impunità dei responsabili. La sua vendetta diventa una forma distorta di giustizia, un modo per dare senso a un dolore altrimenti insopportabile. In parallelo, Aura è vittima di un’altra forma di trauma, quello derivante dall’abbandono, dalla malattia e dalla violenza psicologica.

Il confronto finale tra madre e figlia diventa così una metafora del passaggio da una generazione lacerata a una che cerca la guarigione. L’intero film è costruito intorno al concetto di trauma — non solo come evento scatenante della violenza, ma come condizione psicologica permanente. Il titolo stesso non è casuale: ogni personaggio sembra portare addosso le cicatrici di un evento che ha alterato in modo irreversibile il corso della propria vita.

Il finale riflette questa impostazione tematica, mostrando come il tentativo di affrontare il passato sia l’unica via per evitare che il dolore si tramandi, amplificato, alle generazioni successive. In questo senso, Trauma si discosta da altri film di Argento più concentrati sull’estetica dell’orrore puro, per assumere una dimensione più intimista e riflessiva. Il finale non è solo lo scioglimento di un enigma, ma una resa dei conti emotiva e simbolica, che tenta di mettere ordine nel caos delle emozioni e dei ricordi.

7500: la storia vera dietro il film

7500: la storia vera dietro il film

7500 (qui la recensione), film del 2019 diretto da Patrick Vollrath, si inserisce nel filone del thriller claustrofobico, con una messa in scena ridotta ma ad altissima tensione. Ambientato quasi interamente all’interno della cabina di pilotaggio di un aereo di linea, il film racconta una vicenda di dirottamento aereo con uno stile asciutto e realistico, facendo leva più sulla tensione psicologica che sull’azione spettacolare. Protagonista assoluto è Joseph Gordon-Levitt, nei panni del primo ufficiale Tobias Ellis, chiamato a confrontarsi con una situazione estrema e imprevedibile. Il titolo stesso fa riferimento al codice d’emergenza utilizzato nel settore dell’aviazione civile per segnalare un atto di pirateria aerea.

Quello che rende 7500 particolarmente interessante è la sua capacità di ridurre lo spazio narrativo al minimo, concentrandosi esclusivamente sulle reazioni dei personaggi coinvolti, sulle dinamiche tra ostaggi e dirottatori, e sulle difficili decisioni che il protagonista è costretto a prendere in tempo reale. Il film, infatti, evita volutamente ogni distrazione esterna: non ci sono salti temporali, flashback o sottotrame secondarie. Tutto si consuma davanti agli occhi dello spettatore in tempo quasi reale, amplificando il senso di ansia e impotenza. In questo senso, 7500 si pone come un esempio efficace di cinema d’urgenza, capace di raccontare una vicenda estrema attraverso la pura tensione narrativa.

Nel corso dell’articolo, analizzeremo non solo le scelte stilistiche e narrative che rendono il film un’esperienza visiva coinvolgente, ma ci soffermeremo anche sul legame di esso con eventi realmente accaduti. La vicenda narrata, pur con elementi romanzati, trae infatti ispirazione da casi reali di dirottamenti aerei avvenuti in Europa negli ultimi decenni. Sarà dunque interessante approfondire fino a che punto la trama rispecchi la realtà e quali elementi siano stati modificati per esigenze cinematografiche.

Joseph Gordon-Levitt in 7500
Joseph Gordon-Levitt in 7500

La trama di 7500

Il film segue la storia di Tobias Ellis, un giovane e tranquillo pilota americano che vive in Germania con la sua ragazza turca, Gökce, che lavora come hostess. I due, un giorno, si trovano a volare insieme per lavoro su un normale aereo passeggeri da Berlino a Parigi. Tobias è il secondo comandante affiancato da Michael, il primo pilota. Tutto sembra andare bene, fino a quando, poco dopo il decollo, improvvisamente un gruppo di terroristi tenta di prendere d’assalto la cabina di volo, ferendo gravemente Michael e il braccio di Tobias.

Il giovane co-pilota spaventato, riesce a chiudere la porta e contattare la torre di controllo per un atterraggio di emergenza. Ma i dirottatori iniziano ad agitarsi, uccidono un passeggero e ne prendono in ostaggio un altro minacciando di tagliargli la gola se Tobias non li lascerà entrare in cabina.
Tobias sarà così costretto ad affrontare una situazione inimmaginabile per impedire ai terroristi di massacrare tutti i passeggeri.

La storia vera dietro il film

Tecnicamente, 7500 non è basato su una storia vera. La vicenda narrata nasce dalla volontà di Vollrath di realizzare un film ambientato all’interno della cabina di pilotaggio di un aereo, evitando però di rifare la solita versione del dirottamento che ritrae un tipico eroe d’azione hollywoodiano che salva la situazione. Egli preferiva infatti concentrarsi sulla tensione e la claustrofobia di un pilota che deve prendere decisioni difficili in un ambiente così stressante. Per prepararsi al film, ha quindi letto rapporti su dirottamenti realmente avvenuti e ha dovuto mettersi al passo con gli aspetti tecnici di un aereo e i protocolli richiesti ai piloti.

Joseph Gordon-Levitt e Omid Memar in 7500
Joseph Gordon-Levitt e Omid Memar in 7500

Ha ricevuto inoltre un grande aiuto da Carlo Kitzlinger, l’attore che interpreta il pilota al fianco del personaggio di Gordon-Levitt. Kitzlinger aveva lavorato come pilota professionista per Lufthansa e ha aiutato i realizzatori del film a mantenere il tutto il più vicino possibile alla realtà. Oltre a realizzare un film che lasciasse il pubblico senza fiato, Vollrath voleva anche aggiungere più profondità e dimensioni ai suoi personaggi. Non voleva creare una linea netta tra il bene e il male e voleva evitare di stereotipare i ruoli. Concentrandosi sulla pressione affrontata dal pilota, voleva anche dare un assaggio della paura provata da un giovane che si trova coinvolto in una situazione che non ha scelto.

In un’intervista con Variety, Vollrath ha infatti spiegato come è arrivato al personaggio del dirottatore Vedat. “Nel 2015 c’è stato un periodo in cui molti ragazzi molto giovani, per lo più europei, hanno lasciato le loro case e hanno cercato di unirsi all’ISIS. Ho visto un servizio su un ragazzo di 18 anni che era tornato dopo essersi unito all’ISIS… completamente disilluso e deradicalizzato… Ho sentito il desiderio di realizzare un film su un ragazzo che si deradicalizza nel momento in cui si ritrova con le mani sporche di sangue. E da lì ho voluto raccontare la storia di un ragazzo che stava diventando così. Ma lui non è solo una vittima, è anche un carnefice, o un misto di entrambi. È proprio questa sottile linea che mi ha interessato”, ha detto.

Ma nell’esplorare questo territorio, ha anche dovuto riconoscere il bisogno di vendetta che crea una spirale infinita di violenza. “Mentre stavo scrivendo, sono avvenuti gli attentati di Parigi e quelli in Germania. Ho smesso di scrivere e mi sono chiesto: ‘Devo continuare a raccontare una storia su questa situazione?’. Mi sono detto che dobbiamo cercare di dare una risposta su come uscire da questa spirale di orrore. Come rompere questo circolo vizioso di violenza che genera altra violenza”, ha aggiunto. Pur non avendo basato il film su precise vicende reali, il regista si è dunque basato sui più recenti casi di attentati terroristici, anche quelli non avvenuti a bordo di aerei in volo.

Pesci Piccoli – Stagione 2: recensione della serie di The Jackal

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Pesci Piccoli – Stagione 2: recensione della serie di The Jackal

Dal 13 giugno Prime Video riapre le porte della Tree of Us, l’agenzia di comunicazione e marketing in cui Ciro, Fabio, Greta, Aurora, Gianluca e tanti altri cercano di sopravvivere al mondo e a loro stessi. Proprio così, Pesci Piccoli – Un’agenzia. Molte idee. Poco budget torna con un nuovo ciclo di episodi per una seconda stagione che porta avanti tutte le particolarità del primo ciclo, sconfinando nei territori dell’assurdo e del sentimentalismo, senza perdere la sua natura.

Pesci Piccoli – Stagione 2: dove eravamo rimasti?

Nella seconda stagione Greta (Martina Tinnirello) spinge l’azienda verso sfide su scala nazionale con la complicità del producer Fabio, che continua a essere estremamente gentile con lei, nonostante la giovane donna non sembri meritare queste attenzioni (così pare, all’inizio). Intanto, Aurora si impegna per superare l’addio di Alessio all’agenzia, cercando di concentrandosi sull’agenzia e su quello che sa fare meglio: preoccuparsi per i suoi colleghi/amici. Intanto, Fru e Ciro affrontano i traumi del loro passato, imparando sempre più ad accettarsi e a guardarsi in faccia da adulti risolti (più o meno).

Pesci Piccoli – Un’agenzia. Molte idee – Stagione 2 è ideata da Francesco Ebbasta e Alessandro Grespan, che firmano anche la sceneggiatura con Alessandro Bosi e Mary Brugiati, e diretta da Francesco Ebbasta, Alessandro Grespan, Danilo Carlani e Alessio Dogana. La squadra ha fatto tesoro del successo della prima stagione e senza sedersi su quel successo, ha cercato di spingere oltre i confini di quello che si può fare in quel microcosmo dell’agenzia, location (quasi) unica della serie, piena di casi umani disperati, ma anche di tanto cuore e buone intenzioni.

Pesci Piccoli – Stagione 2 – Cortesia di Prime Video

Profondità emotiva e senso dell’assurdo

Dopo un paio di episodi che arrancano, la seconda stagione comincia a entrare nel vivo, mettendo al centro del racconto le trame orizzontali che portano avanti lo sviluppo dei personaggi e abbandonando a poco a poco la struttura episodica verticale che non fa molto bene alla narrazione. Più che nella prima stagione, le citazioni abbondano e gli omaggi si sprecano, in un mondo costruito da millennials che faticano a lasciarsi alle spalle la loro parte bambina ma che provano a sopravvivere in un mare di squali.

Come accennato, questo ciclo spinge l’acceleratore sul piano dell’assurdo, mettendo in scena situazioni totalmente non plausibili eppure divertenti e che si inseriscono con armonia nel tessuto del racconto. Basti pensare ai “funerali in ufficio” oppure all’episodio 4, un viaggio su piani mentali e temporali che fa impallidire Inception di Nolan e proietta tutti, letteralmente, nel Fantabosco di Tonio Cartonio.

Ma Pesci Piccoli – Stagione 2 non teme la sua stessa crescita riuscendo anche a ritagliarsi momenti di riflessione, sviluppando i personaggi che, lungi dall’essere cartonati bidimensionali, continuano però a corrispondere ai “tipi comici” che il gruppo creativo napoletano porta avanti da quando è nato. E allora Fabio sarà quello un po’ più burbero ma adulto e consapevole, Ciro quello buono a tutti i costi, Aurora la crocerossina sempre un po’ in difficoltà quando si tratta di prendersi cura di se stessa, Fru meschino che vota il suo ingegno a futili e spesso distruttivi fini. Questa tipizzazione viene arricchita da una dimensione più profonda e emotiva che rende la serie, soprattutto nella seconda parte, un prodotto valido, decisamente migliore rispetto al primo “giro di prova”.

Pesci Piccoli – Stagione 2 – Cortesia di Prime Video

I pesci piccoli sono cresciuti

I “pesci piccoli” della serie però non sono più così tanto piccoli e infatti fanno gola a molte Guest che popolano gli otto episodi con frequenza e costanza. Dal Maestro Peppe Vessicchio, a Maurizio Merluzzo, passando per Stefano Rapone e Danilo Bertazzi, fino addirittura a Paolo Calabresi, gli ospiti illustri di questa stagione sono tantissimi, tutti perfettamente collocati in flussi di racconto che amalgamano perfettamente senso della comicità e dell’assurdo.

Una terza stagione, che molto plausibilmente arriverà tra un paio di anni, dovrà fare i conti con un fatto inequivocabile: questi Pesci Piccoli sono decisamente cresciuti e dovranno (e dovremo) tutti tenerne conto.

Superman: un toccante tributo a Pa Kent nel nuovo spot

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Superman: un toccante tributo a Pa Kent nel nuovo spot

I biglietti per Superman sono stati messi in vendita all’inizio di questa settimana e sembra che i DC Studios stiano facendo il possibile per aumentare la visibilità del primo film del DCU. Ovviamente non è una brutta cosa, e Warner Bros. Discovery sembra appoggiare pienamente il reboot.

Questo fine settimana è la Festa del Papà negli USA e un nuovo promo di Superman celebra l’occasione con un toccante scambio di battute tra Clark Kent e suo padre, Jonathan (Pruitt Taylor Vince). Questo potrebbe essere un momento cruciale del film e potenzialmente si collega a un’importante rivelazione su Jor-El.

Superman probabilmente umanizzerà Kal-El in un modo che altri film recenti con il personaggio non hanno fatto. In quest’ottica, mettere in primo piano il suo rapporto con i genitori adottivi ha molto senso, e sembrano essere una parte fondamentale del viaggio dell’eroe in questo film.

“Nel corso degli anni, le storie che ho raccontato sono diventate più… come dire… meno sfacciate”, ha recentemente dichiarato il regista James Gunn a proposito del suo approccio a Superman. “Volevo raccontare la storia di qualcuno che era veramente buono in un mondo che non apprezza la bontà, in un mondo che prende in giro la gentilezza di base e i valori umani fondamentali”. Ha aggiunto: “Il fatto che possa volare, sollevare edifici e sparare raggi laser dagli occhi era davvero secondario rispetto a chi fosse come persona e a ciò in cui credeva”.

James Gunn sta dicendo tutte le cose giuste e si spera che il film sia all’altezza delle sue promesse. I fan si aspettano che Superman offra l’interpretazione di questo personaggio che aspettavano di rivedere sullo schermo da quando Christopher Reeve indossò per la prima volta il mantello nel 1978.

Guarda l’ultimo promo di Superman nel post Instagram qui sotto.

Il cast di Superman

Superman è il primo film dei DC Studios scritto e diretto da James Gunn, con David Corenswet nei panni di Superman/Clark Kent.

Nel cast anche Rachel Brosnahan, Nicholas Hoult, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nathan Fillion, Isabela Merced, Skyler Gisondo, Sara Sampaio, María Gabriela de Faría, Wendell Pierce, Alan Tudyk, Pruitt Taylor Vince e Neva Howell. Il film sarà al cinema dal 9 luglio distribuito da Warner Bros. Pictures.

Superman”, il primo film dei DC Studios in arrivo sul grande schermo, è pronto a volare nei cinema di tutto il mondo quest’estate, distribuito da Warner Bros. Pictures. Con il suo stile inconfondibile, James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo universo DC reinventato, con una miscela unica di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e da una profonda fiducia nella bontà del genere umano.

Produttori esecutivi di “Superman” sono Nikolas Korda, Chantal Nong Vo e Lars Winther. Dietro la macchina da presa, Gunn si è avvalso del lavoro di suoi collaboratori fidati, tra cui il direttore della fotografia Henry Braham, la scenografa Beth Mickle, la costumista Judianna Makovsky e il compositore John Murphy, oltre al compositore David Fleming (“The Last of Us”), ai montatori William Hoy (“The Batman”) e Craig Alpert (“Deadpool 2”, “Blue Beetle”).

Lewis Pullman si unisce al cast di Balle Spaziali 2, torna anche Daphne Zuniga

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All’inizio di questa settimana, il regista di Balle Spaziali, Mel Brooks, ha annunciato che il sequel dell’amata parodia di Star Wars di cui abbiamo sentito parlare per la prima volta l’anno scorso aveva fissato la data di uscita ufficiale per il 2027 con un esilarante primo teaser. Abbiamo anche saputo che Brooks sarebbe tornato nei panni di Yogurt, al fianco di Rick Moranis – che tornerà dal ritiro per il film – nei panni di Lord Casco Nero e di Bill Pullman in quelli di Stella Solitaria.

Ora abbiamo altre importanti novità sul cast, poiché THR riporta che la star di Thunderbolts*, Lewis Pullman, affiancherà suo padre nel sequel nei panni del figlio di Stella Solitaria e della Principessa Vespa, Starburst. È stato confermato anche il ritorno di Daphne Zuniga nei panni della Principessa.

L’annuncio rivela che Keke Palmer interpreterà un personaggio di nome Destiny e sarà la protagonista del film insieme a Pullman Jr. e Josh Gad, che potrebbe interpretare o meno il figlio di Barf (il defunto John Candy).

I dettagli della trama sono ancora segreti, ma Amazon ha condiviso una sinossi scherzosa: “Sebbene il titolo, i dettagli della trama e il resto del cast siano ancora segreti, il film è stato descritto da coloro che non hanno ancora letto la sceneggiatura come ‘Un sequel non prequel e non reboot, parte due’, ma con elementi di espansione del franchise Reboot”.

Distribuito dalla MGM nel 1987, Balle Spaziali è una parodia iconica del genere fantascientifico, che trae ispirazione dal franchise di Star Wars e da altri classici. La trama ruota attorno al malvagio Casco Nero (Rick Moranis) e al Presidente Skrocco (Mel Brooks), che tentano di rubare l’atmosfera del pacifico pianeta Druidia, solo per essere ostacolati dall’eroe Stella Solitaria (Pullman), dal suo aiutante Barf (John Candy) e dalla principessa druisca Vespa (Daphne Zuniga). Tra gli altri attori del cast figurano Joan Rivers e Dick Van Patten. Il film ha incassato poco più di 38,1 milioni di dollari in tutto il mondo, ma è rimasto negli anni un classico di culto.

James Gunn risponde alla percezione che “tutti i fan DC” vogliano vedere il Batman di Robert Pattinson nel DCU

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Nonostante il recente ritardo, si prevede che il sequel di The Batman di Matt Reeves inizi la produzione all’inizio del prossimo anno, con la nuova data di uscita fissata al 1° ottobre 2027. Robert Pattinson tornerà nei panni di Bruce Wayne/Batman, ma molti fan sperano ancora di vedere l’attore di Mickey 17 nei panni del Cavaliere Oscuro del DCU per il film in programma The Brave and the Bold e oltre.

Integrare il Batverse nel DCU potrebbe essere la soluzione più sensata, se non altro per evitare di avere due franchise di Batman separati che si svolgono parallelamente. Quando The Batman – Parte 2 arriverà effettivamente nei cinema nel 2027, ci saranno sicuramente stati almeno alcuni progressi su The Brave and The Bold.

Ciononostante, Reeves, James Gunn e il suo co-CEO dei DC Studios, Peter Safran, rimangono tutti irremovibili sul fatto che verrà introdotta una nuova versione del Crociato Incappucciato.

“Quello che sta facendo Matt è ancora molto importante, nonostante tutte le storie contrarie”, ha dichiarato il regista di Superman in una recente intervista con EW. “Dovremmo vedere quella sceneggiatura a breve, e non vedo l’ora.” Ci sono chiaramente molti fan che vogliono che Pattinson riprenda il ruolo nel DCU, ma ce ne sono anche molti altri che non vedono l’ora di vedere un nuovo attore indossare mantello e cappuccio in un’ambientazione più fantastica.

Un fan ha chiesto a James Gunn di dare un’occhiata a un articolo che illustra i vantaggi dell’integrazione del Batman di Pattinson nel DCU, aggiungendo: “Per favore, dai un’occhiata a questo articolo, James. Internet è in fermento per questo argomento! Tutti noi fan della DC lo vogliamo. (E penso anche tu)”.

James Gunn ha ragione. Anche se mantenere Pattinson come Batman del DCU renderebbe ovviamente felici molte persone, è davvero corretto dire che è quello che la maggioranza dei fan desidera? Vale la pena notare che James Gunn non ha completamente scartato l’idea, e ha indicato che è un argomento di discussione all’interno dello studio.

Dragon Trainer: come mai David Tennant non è tornato per il live action?

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Dean DeBlois, regista sia della versione animata che di quella live-action del 2025 di Dragon Trainer, spiega perché al membro del cast originale David Tennant non è stato offerto di riprendere il suo ruolo nel nuovo film. L’attore ha prestato la voce a Stizzabifolco, un vichingo alto e muscoloso, guerriero della tribù dei Teppisti Pelosi, e papà di Moccicoso. Tuttavia, non è tornato per la versione live-action di Dragon Trainer, ora nelle sale. Il personaggio è interpretato da Peter Serafinowicz.

In un’intervista con The Hollywood Reporter, a DeBlois è stato chiesto se ha preso in considerazione altri membri del cast originale, oltre a Gerard Butler, per ruoli nel remake live-action del 2025. Il regista si è complimentato con Tennant e si è “sentito in imbarazzo” per il fatto che non siano riusciti a trovare un “ruolo abbastanza importante” per lui. Ha inoltre spiegato che Tennant non poteva riprendere il suo ruolo vocale nel nuovo film perché, fisicamente, l’attore non è adatto. Tuttavia, il regista è aperto alla possibilità di far apparire Tennant in futuro se ci sarà un ruolo “perfetto”. Leggi il suo commento qui sotto:

“David Tennant è un attore di grande talento e mi sono sentito in imbarazzo per non aver avuto un ruolo abbastanza importante per lui nei film d’animazione. Ma il personaggio che interpretava, Stizzabifolco, il padre di Moccicoso, è una persona così grande, muscolosa e imponente che non pensavo che David sarebbe stato fisicamente adatto a lui. Forse in futuro troveremo il ruolo perfetto per lui, ma è un attore così ingegnoso. Per quanto riguarda Gerard, non era nemmeno disponibile quando abbiamo iniziato a fare il casting per il film. Aveva progetti consecutivi che lo avrebbero reso inaccessibile durante il nostro programma di riprese. Quindi è stato in realtà lo sciopero degli attori del 2023 a cambiare alcuni di quei progetti e, all’improvviso, si è aperta una finestra in cui avremmo potuto prenderlo.”

Leggi la nostra recensione di Dragon Trainer

“Quanto si può fare con un Fantasma di Forza?” Mark Hamill chiarisce il suo ritiro dal franchise di Star Wars

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Mark Hamill ha chiarito le sue recenti dichiarazioni sul ritiro da Star Wars, insistendo sul suo entusiasmo per il futuro del franchise. L’ultima apparizione di Mark Hamill nella serie risale a “Il libro di Boba Fett“, sebbene la tecnologia di ringiovanimento lo abbia inserito nella parte della linea temporale di Star Wars che fa riferimento alla Nuova Repubblica. Per quanto riguarda i film di Star Wars, l’ultima apparizione di Hamill risale a Star Wars: L’ascesa di Skywalker del 2019, in cui il suo Fantasma di Forza ha trasmesso il nome Skywalker a Rey, interpretata da Daisy Ridley. Dopo aver commentato il suo ritiro dal franchise, Hamill ha però chiarito alcune cose.

In un’intervista con TODAY, Mark Hamill è stato interrogato sulle sue recenti dichiarazioni sulla sua conclusione con Star Wars. Hamill ha ribadito che i suoi commenti derivavano dal fatto che la sua storia in L’Ascesa di Skywalker “sembrava una conclusione. Il mio personaggio aveva una conclusione completa; sono morto… e una volta terminata la trilogia degli Skywalker, per loro [Lucasfilm] è iniziata un’era completamente nuova”. Hamill ha poi aggiunto:

“George ha dato loro questa fantastica tela, l’intera galassia, possono fare western, gialli, commedie, qualsiasi cosa all’interno del regno di Star Wars, e stanno andando così bene… Ho avuto il mio tempo. Sono davvero grato, ma guardo al futuro per tutti questi nuovi progetti. Ho visto titoli: ‘Mark Hamill lascia Star Wars’. Beh, lasciatemelo dire, non me l’hanno chiesto. Non è che mi abbiano detto: ‘Per favore, torna’. Quanto si può fare con un Fantasma di Forza? Vorrei un film ambientato interamente nel regno dei Fantasmi di Forza. Potrei conversare con Alec Guinness… Dalle tue labbra alle orecchie di Dio.”

Sebbene Hamill ammetta che la porta rimanga in qualche modo aperta, data la sua idea per un film sui Fantasmi di Forza, è chiaro che ritiene che Luke Skywalker abbia fatto il suo corso in una galassia lontana, lontana.

Mark Hamill sente che la sua storia di Star Wars è finita

Come già accennato, i commenti di Hamill sono nati semplicemente da una riflessione sul suo passato in Star Wars. Come sottolinea giustamente, Luke Skywalker è morto in Star Wars: Gli Ultimi Jedi dopo essere diventato tutt’uno con la Forza. La sua apparizione come Fantasma di Forza di Star Wars ne L’Ascesa di Skywalker ha portato un senso di chiusura, con Luke e Leia che tramandano l’eredità della loro famiglia a una nuova generazione. Da questa prospettiva, è difficile non essere d’accordo con Hamill quando afferma che la storia di Luke Skywalker è finita.

Toy Story 5: svelati nuovi dettagli sul ritorno di Woody

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Toy Story 5: svelati nuovi dettagli sul ritorno di Woody

Toy Story 5 è in arrivo e la Disney ha finalmente rivelato perché Woody tornerà nel prossimo sequel Pixar. La collocazione di Woody è stato uno dei più grandi interrogativi durante lo sviluppo di Toy Story 5, poiché il personaggio di Tom Hanks ha lasciato la banda alla fine di Toy Story 4.

Nell’ambito di una presentazione a New York City, la Disney ha fornito un’anteprima dei prossimi film Pixar. Toy Story 5 è stato un argomento importante, con la condivisione di alcuni dettagli della trama. Il prossimo film parlerà di giocattoli contro tecnologia, con Bonnie che riceve un Lily Pad che funge da antagonista del film. Il Lily Pad vuole separare Bonnie dai suoi giocattoli, rendendola più socievole. Jesse, che ora si occupa dei giocattoli di Bonnie, decide che hanno bisogno di aiuto, e questo la porta a chiedere a Woody di tornare. La Pixar ha anche condiviso un concept art, che potete vedere qui sotto.

Il ritorno di Woody in Toy Story 5 è un evento importante, poiché significa che Jesse pensa che solo lui possa risolvere i problemi che l’oggetto tecnologico sta creando. La conoscenza che Woody ha di Bonnie o semplicemente la sua storia da leader dei giocattoli potrebbero contribuire a questo pensiero. L’anteprima ha anche rivelato che è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che Woody ha visto il resto dei giocattoli. Al suo ritorno, Woody si scontra di nuovo con Buzz Lightyear, sotto gli occhi di Ham, Rex, Slinky e Mr. Potato Head.

Il ritorno di Woody rivela anche l’interessante fatto che Jesse ha preso il suo posto. Molti fan di Toy Story davano per scontato che Buzz sarebbe stato il naturale prossimo leader dei giocattoli. Tuttavia, è intervenuta Jesse, che è stata la prima a decidere di riportare indietro Woody. Sebbene non sia ancora stato rivelato il motivo per cui Jesse, invece che Buzz, abbia preso le redini da Woody, questo verrà sicuramente spiegato quando Toy Story 5 uscirà.

Avengers: Doomsday, continuano le speculazioni riguardo a Hugh Jackman sul set

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Ci si aspetta che Hugh Jackman torni a vestire i panni di Wolverine in Avengers: Doomsday, e un nuovo post sui social media del suo storico stuntman ha gettato ulteriore benzina sul fuoco.

Oggi abbiamo condiviso un video dall’account Instagram di Hugh Jackman, che mostrava l’attore mentre si allenava per il suo presunto ritorno nei panni di Wolverine in Avengers: Doomsday.

Ora, lo stuntman Daniel Stevens (che ha trascorso gran parte della sua carriera a fare gli stunt di Logan per il candidato australiano all’Oscar) ha confermato di stare lavorando a un progetto presso i Pinewood Studios di Londra… dove attualmente si sta girando Avengers: Doomsday.

Come potete immaginare, questo ha portato a un’altra ondata di entusiastici post sui social da parte dei fan, ora più convinti che mai che Jackman sia pronto a riprendere il suo ruolo di Deadpool & Wolverine nel prossimo blockbuster. Dopotutto, è difficile immaginare che abbia sfoderato gli artigli per l’ultima volta dopo il ritorno di enorme successo dell’anno scorso, e la tempistica del post di Stevens è decisamente casuale.

Tuttavia, vale la pena sottolineare che Stevens ha lavorato nel reparto stunt di molti film dell’MCU. Questo lo ha portato a fare la controfigura di Chris Pratt (Star-Lord), Robert Downey Jr. (Iron Man) e Chris Hemsworth (Thor), tra gli altri.

È stata confermata la loro apparizione in Avengers: Doomsday, quindi è probabile che non sia a Londra per fare la controfigura del Wolverine di Jackman. A meno che non ci sia. In ogni caso, siamo un giorno più vicini a scoprirlo il prossimo dicembre. È anche difficile immaginare gli X-Men senza il mutante artigliato.

Robert Downey Jr.
Robert Downey Jr. sarà Dottor Destino in Avengers: Doomsday. Gentile Concessione Disney – (Photo by Jesse Grant/Getty Images for Disney)

Cosa sappiamo di Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars arriveranno in sala rispettivamente il 18 dicembre 2026, e il 17 dicembre 2027. Entrambi i film saranno diretti da Joe e Anthony Russo, che tornano anche nel MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.

Sono confermati nel cast del film (per ora): Paul Rudd / Ant-Man, Simu Liu / Shang-Chi, Tom Hiddleston / Loki, Lewis Pullman / Bob-Sentry, Florence Pugh / Yelena, Danny Ramirez / Falcon, Ian McKellen / Magneto, Sebastian Stan / Bucky, Winston Duke / M’Baku, Chris Hemsworth / Thor, Kelsey Grammer / Beast, James Marsden / Cyclops, Channing Tatum / Gambit, Wyatt Russell / U.S. Agent, Vanessa Kirby / Sue Storm, Rebecca Romijn / Mystique, Patrick Stewart / Professor X, Alan Cumming / Nightcrawler, Letitia Wright / Black Panther, Tenoch Huerta Mejia / Namor, Pedro Pascal / Reed Richards, Hannah John-Kamen / Ghost, Joseph Quinn / Johnny Storm, David Harbour / Red Guardian, Robert Downey Jr. / Doctor Doom, Ebon Moss-Bachrach / La Cosa, Anthony Mackie / Captain America.

Alien: Pianeta Terra, un nuovo, terrificante spot televisivo che chiede qual è il prezzo per essere più che umani

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Alien: Pianeta Terra di FX e Noah Hawley debutterà il 13 agosto, e un nuovissimo spot televisivo è appena uscito, con nuove immagini incentrate sul personaggio di Sydney Chandler, Wendy. Nota per i suoi ruoli in Don’t Worry Darling e Pistol, Chandler interpreta il ruolo di una nuova, rivoluzionaria Sintetica, la prima a fondere la coscienza umana con un corpo robotico.

Ma il teaser accenna a un colpo di scena più oscuro. Mentre la trasformazione di Wendy segna un grande passo avanti nella tecnologia, il filmato suggerisce in modo criptico che tale evoluzione non sarà priva di conseguenze.

Ambientata nell’anno 2120, appena due anni prima degli eventi dell’Alien originale di Ridley Scott, la prossima serie TV Alien: Pianeta Terra porta l’orrore sulla Terra per la prima volta nella storia del franchise. La storia si svolge in un futuro noto come “Corporate Era”, in cui cinque mega-corporazioni, Prodigy, Weyland-Yutani, Lynch, Dynamic e Threshold, esercitano la loro influenza su scala globale, funzionando più come nazioni sovrane che come aziende.

In questo mondo dominato dalla tecnologia avanzata, sintetici e cyborg sono parte integrante della vita quotidiana. Ma ora è arrivato un nuovo balzo evolutivo: gli ibridi, esseri che fondono la coscienza umana con la forma robotica. Wendy, la prima della sua specie, è al centro di questa trasformazione.

La tensione esplode in Alien: Pianeta Terra quando una misteriosa nave da ricerca spaziale, la USCSS Maginot, ritenuta legata alla Weyland-Yutani Corporation, atterra inaspettatamente sulla Terra.

Wendy, una sintetica rivoluzionaria interpretata da Sydney Chandler, viene schierata insieme a una squadra tattica eterogenea per indagare. Quella che inizia come una normale operazione di recupero si trasforma rapidamente in un incubo, quando l’equipaggio scopre il mortale carico della nave: terrificanti forme di vita aliene, tra cui i famigerati Xenomorfi. Improvvisamente, la missione si trasforma in una disperata lotta per la sopravvivenza, mentre una nuova ondata di orrore emerge, questa volta sulla Terra stessa.

La serie di otto episodi debutterà il 13 agosto su FX, con Noah Hawley come showrunner.

A Chandler si uniscono nel cast Timothy Olyphant nel ruolo di Kirsh, Alex Lawther nel ruolo di CJ “Hermit”, Essie Davis nel ruolo di Dame Silvia, Samuel Blenkin nel ruolo di Boy Kavalier, Adarsh ​​Gourav nel ruolo di Slightly, Kit Young nel ruolo di Tootles, David Rysdahl nel ruolo di Arthur e Babou Ceesay nel ruolo di Morrow.

Tron: Ares, Sam Flynn tornerà? La risposta criptica di Garrett Hedlund

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Una domanda fondamentale sul prossimo Tron: Ares continua a riproporsi nel fandom: Garrett Hedlund riprenderà il ruolo di Sam Flynn, figlio di Kevin Flynn (Jeff Bridges)? Con Garrett Hedlund nei panni di Sam Flynn e Olivia Wilde in quelli di Quorra, Tron: Legacy si è giustamente guadagnato il suo posto nel cuore dei fan, crescendo nella loro considerazione in particolare con l’uscita in home video. Le sue immagini mozzafiato e la colonna sonora iconica hanno persino ispirato una nuova emozionante attrazione al Magic Kingdom di Disney World.

Ora, l’universo di Tron si espande con l’attesissimo Tron: Ares. Questo nuovo film sposta l’attenzione dai personaggi principali di Legacy, e si basa direttamente su un’idea entusiasmante del climax del film precedente: Quorra, un “algoritmo isomorfo”, che esce dalla griglia digitale ed entra nel mondo reale.

Tron: Ares esplorerà questo concetto rivoluzionario su una scala molto più ampia, con Jared Leto a capo del cast nei panni dell’Ares del titolo. La trama principale ruota attorno a un evento senza precedenti: algoritmi sempre più avanzati stanno compiendo il salto dalla Griglia ed entrando nella realtà fisica. Questo solleva una domanda monumentale: come reagirà l’umanità all’apparizione di esseri senzienti con intelligenza artificiale nel nostro mondo?

I fan si chiedono naturalmente se Garrett Hedlund tornerà nei panni di Sam Flynn in Ares. A una recente domanda, Hedlund ha dato una risposta molto criptica, dicendo: “Sai, lasciamo che quell’ambiguità riposi nell’etere”.

Nonostante la risposta timida, Hedlund ha espresso il suo entusiasmo per il film, riconoscendo l’immenso sforzo profuso nella sua creazione. “Sono molto emozionato di vedere cosa hanno fatto con Ares”, ha dichiarato. Hanno lavorato duramente per realizzare questo film. Hanno affrontato gli ostacoli del COVID, lo sciopero, e sono comunque riusciti ad arrivare dall’altra parte. Sono emozionato, e questo diffonde l’amore e la popolarità per The Grid. È incredibile quanto tempo sia passato da Legacy. Ma sono emozionato che il pubblico riceva un’altra iniezione di Tron, dei programmi, del disco, di The Grid e un po’ di brio di Bridges.

Il regista Joachim Rønning ha fatto luce sul personaggio di Jared Leto in un’intervista con Empire, paragonando Ares a una storia familiare. “Per non essere troppo banale”, ha spiegato Rønning, “ma l’ho sempre pensato un po’ come Pinocchio. Ares vuole essere un bambino vero.” Ha spiegato che “Ares è come un neonato, e il film mira a raccontare la storia dal suo punto di vista, concentrandosi sulle piccole cose che diamo per scontate o che non vediamo più. Questo era importante. E poi un tema più ampio del film è cosa significhi essere umani. Soprattutto in questo caso, perché lui è un programma per computer.”

Cosa sappiamo su Tron: Ares?

Interpretato da Jared Leto, Tron: Ares segue un programma altamente sofisticato, Ares, che viene inviato dal mondo digitale a quello reale per una missione pericolosa, segnando il primo incontro dell’umanità con esseri A.I.. Alla regia di Tron: Ares c’è Joachim Rønning, che ha diretto sia Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar che Maleficent – Signora del male per la Disney dopo il suo successo con Kon-Tiki del 2012.

Jared Leto, Evan Peters, Jodie Turner-Smith e Greta Lee completano il cast del film scritto da Jesse Wigutow e Jack Thorne, la cui produzione dovrebbe iniziare ad agosto (dipendentemente dallo sciopero degli attori SAG-AFTRA). Emma Ludbrook, Jeffrey Springer e Leto produrranno, con Russell Allen come produttore esecutivo.

Jesse Wigutow e Jack Thorne hanno scritto la sceneggiatura di Tron: Ares, mentre Sean Bailey, Jeffrey Silver, Justin Springer, Leto, Emma Ludbrook e Steven Lisberger hanno prodotto insieme al produttore esecutivo Russell Allen. L’uscita del film è prevista per il 2025.

Il franchise di Tron è stato lanciato con l’omonimo film del 1982 con Jeff Bridges nei panni del creatore di videogiochi Kevin Flynn, che è stato lodato per i suoi effetti visivi e ha sviluppato un classico di culto dopo una difficile uscita nelle sale. A questo ha fatto seguito il sequel Tron: Legacy del 2010, che ha introdotto nel cast Garrett Hedlund e Olivia Wilde e che ha ottenuto poco più di 400 milioni di dollari al suo debutto durante le festività natalizie.

Alan Cumming dice che il suo ritorno a Nightcrawler è terapeutico dopo l’incubo di X-Men 2

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Alan Cumming torna nei panni di Nightcrawler in Avengers: Doomsday e, in una nuova intervista, l’attore spiega perché questa possibilità si sta rivelando un momento di guarigione dopo l’esperienza negativa delle riprese di X-Men 2.

La rivelazione del cast di Avengers: Doomsday ha visto Patrick Stewart (Professor X), Ian McKellen (Magneto), Alan Cumming (Nightcrawler), Rebecca Romijn (Mystica), James Marsden (Ciclope), Kelsey Grammer (Bestia) e Channing Tatum (Gambit) di Deadpool & Wolverine entrare a far parte del film.

Personaggi come Jean Grey (Famke Janssen), Tempesta (Halle Berry) e Rogue (Anna Paquin) sono tutti assenti, così come il Wolverine di Hugh Jackman (anche se ieri abbiamo ricevuto un aggiornamento potenzialmente positivo su questo fronte). Ci aspettiamo di vedere una squadra di X-Men più numerosa di quella annunciata, forse con l’aggiunta di qualche nuova Variante Multiversale per buona misura.

Tornando a quelli confermati per Avengers: Doomsday, il Nightcrawler di Cumming rimane uno dei personaggi più amati del franchise degli X-Men, nonostante sia apparso solo in X-Men 2 del 2003.

L’attacco del teleporter alla Casa Bianca è giustamente considerato iconico, quindi la ripresa del ruolo in Avengers: Doomsday è incredibilmente emozionante (siamo sicuri che i fratelli Russo tenteranno qualcosa che almeno tenti di eguagliare la sequenza classica).

Come mai il franchise degli X-Men non è stato una collaborazione più prolifica per Alan Cumming? In precedenza aveva parlato di esperienze “pericolose” e “violente” sul set, insinuando che non gli fosse piaciuto lavorare con il regista Bryan Singer. Ricordiamo che in precedenza era stato riportato che uno dei produttori aveva quasi bloccato il film a causa del presunto comportamento imprevedibile del regista.

Parlando con The Hollywood Reporter, Alan Cumming ha riflettuto ulteriormente sul perché abbia odiato girare X-Men 2 e ha condiviso il suo entusiasmo all’idea di interpretare di nuovo Nightcrawler, anche se questa volta per i Marvel Studios.

“No [non mi aspettavo che la chiamata]. C’era già una versione più giovane del mio personaggio, interpretata da Kodi Smit-McPhee. Mi è successo diverse volte, quando c’è un remake di qualcosa che ho fatto con qualcuno più giovane. È un po’ irritante. Ma quando mi è stato chiesto di incontrare la Marvel, nessuno sapeva se si trattasse effettivamente di Nightcrawler o di qualche altro ruolo. È interessante perché quello è stato uno dei film che non è stata una grande esperienza da realizzare, ma che alla fine si è rivelato un film davvero fantastico.”

“Ho passato momenti orribili nel realizzarlo. Tutti noi. Non è stato bello. [La Marvel] ne era ben consapevole. Non è ancora finito, ma è rigenerante tornare a qualcosa che non è stata un’esperienza grandiosa e divertirsi. Quando ho scritto il mio libro, Baggage, mi sono reso conto che dopo X-Men avevo smesso di fare quel genere di film più grandi, da blockbuster. Non facevo niente del genere da anni. Mi sono allontanato di proposito da quella grande macchina perché non volevo essere un ingranaggio infelice. Tornare a un’atmosfera diversa è davvero bello.”

Cosa sappiamo di Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars arriveranno in sala rispettivamente il 18 dicembre 2026, e il 17 dicembre 2027. Entrambi i film saranno diretti da Joe e Anthony Russo, che tornano anche nel MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.

Sono confermati nel cast del film (per ora): Paul Rudd / Ant-Man, Simu Liu / Shang-Chi, Tom Hiddleston / Loki, Lewis Pullman / Bob-Sentry, Florence Pugh / Yelena, Danny Ramirez / Falcon, Ian McKellen / Magneto, Sebastian Stan / Bucky, Winston Duke / M’Baku, Chris Hemsworth / Thor, Kelsey Grammer / Beast, James Marsden / Cyclops, Channing Tatum / Gambit, Wyatt Russell / U.S. Agent, Vanessa Kirby / Sue Storm, Rebecca Romijn / Mystique, Patrick Stewart / Professor X, Alan Cumming / Nightcrawler, Letitia Wright / Black Panther, Tenoch Huerta Mejia / Namor, Pedro Pascal / Reed Richards, Hannah John-Kamen / Ghost, Joseph Quinn / Johnny Storm, David Harbour / Red Guardian, Robert Downey Jr. / Doctor Doom, Ebon Moss-Bachrach / La Cosa, Anthony Mackie / Captain America.

Ironheart: la prima occhiata all’armatura magica di Riri

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Ironheart: la prima occhiata all’armatura magica di Riri

Marvel Television ha pubblicato un nuovo speciale per la prossima serie Disney+ ambientata nell’MCU, Ironheart, e oltre ad alcune clip dietro le quinte e interviste con coloro che hanno contribuito alla realizzazione della serie, ci sono anche alcuni brevi scene inedite dalla serie.

Non c’è molto che non fosse già presente nel primo trailer, ma diamo un primo sguardo a quella che si ritiene essere l’armatura finale di Riri Williams, che sarà alimentata da una combinazione di tecnologia avanzata e magia. Sembra anche esserci una rapida occhiata a un personaggio misterioso che potrebbe rivelarsi Eziekel Stane.

Inoltre, MTTSH ha rivelato la sinossi del primo episodio. “Dopo essere stata espulsa dal MIT e privata della sua tecnologia, la geniale adolescente Riri Williams torna a Chicago. Un incontro fortuito la porta nell’orbita di un equipaggio pericoloso e, quando usa un dispositivo di mappatura cerebrale per riparare la sua armatura rotta, riporta accidentalmente in vita un ologramma dell’IA della sua migliore amica morta.”

Quello che sappiamo di Ironheart

Ambientata dopo gli eventi di Black Panther: Wakanda Forever, la serie Ironheart di Marvel Television mette a confronto la tecnologia con la magia quando Riri Williams (Dominique Thorne), una giovane e geniale inventrice determinata a lasciare il segno nel mondo, torna nella sua città natale, Chicago.

La sua innovativa interpretazione della costruzione di armature di ferro è brillante, ma nel perseguire le sue ambizioni, si ritrova coinvolta con il misterioso ma affascinante Parker Robbins, alias “The Hood” (Anthony Ramos).

La serie vede la partecipazione anche di Lyric Ross, Alden Ehrenreich, Regan Aliyah, Manny Montana, Matthew Elam e Anji White. Chinaka Hodge è la sceneggiatrice e produttrice esecutiva; gli episodi sono diretti da Sam Bailey e Angela Barnes.

I primi tre episodi di Ironheart debutteranno su Disney+ il 24 giugno 2025.

Squid Game – stagione 3: trailer ufficiale del gran finale in arrivo su Netflix

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Svelato questa notte il trailer ufficiale della terza e ultima stagione di “SQUID GAME”. L’attesissima stagione finale della serie da record vede protagonisti Gi-hun (Lee Jung-jae) e il Front Man (Lee Byung-hun), sarà disponibile solo su Netflix dal 27 giugno.

La serie è stata celebrata con una premiere lo scorso 12 giugno al Barbican Centre di Londra, alla presenza del cast e del regista, insieme a numerosi ospiti dal mondo dell’intrattenimento e dei social media.

La trama di Squid Game – stagione 3

Nella terza e ultima stagione di Squid Game, ritroviamo Gi-hun (Lee Jung-jae) dopo che ha perso il suo miglior amico nel gioco ed è stato portato alla completa disperazione dal Front Man (Lee Byung-hun), che ha nascosto la sua vera identità per infiltrarsi nel gioco. Gi-hun non demorde nel suo obiettivo di porre fine ai giochi, mentre il Front Man prosegue con la sua prossima mossa e le scelte dei giocatori sopravvissuti causano gravi conseguenze a ogni round. Il mondo attende con ansia di vedere l’incredibile finale scritto e diretto da Hwang Dong-hyuk, che ha promesso di portare la storia alla sua meritata conclusione. Ci sarà un barlume di speranza per l’umanità sullo sfondo della realtà più crudele? I fan di tutto il mondo stanno contando i giorni prima di ricevere la risposta finale.

Il regista Hwang Dong-hyuk, che ha fatto la storia alla 74a edizione dei Primetime Emmy diventando il primo asiatico a vincere il premio come Miglior regia di una serie drammatica, è ancora una volta al timone della serie come regista, sceneggiatore e produttore. Nel cast della terza stagione troviamo Lee Jung-jae, Lee Byung-hun, Yim Si-wan, Kang Ha-neul, Wi Ha-jun, Park Gyu-young, Park Sung-hoon, Yang Dong-geun, Kang Ae-sim, Jo Yu-ri, Chae Kuk-hee, Lee David, Roh Jae-won, e Jun Suk-ho, con la partecipazione speciale di Park Hee-soon.

Nine Perfect Strangers – Stagione 2: data di uscita, cast, trama, trailer e tutto quello che sappiamo

La seconda stagione di Nine Perfect Strangers arriverà presto e riunirà un altro cast stellare per nuove avventure all’insegna del benessere. La prima stagione è un adattamento dell’omonimo romanzo di Lianne Moriarity, autrice anche di Big Little Lies, anch’esso adattato dallo showrunner David E. Kelly e interpretato da Nicole Kidman nel ruolo principale. La trama della prima stagione seguiva un gruppo di sconosciuti in fuga dalle loro vite che cercavano di trovare la pace interiore alla Tranquilliam House, un centro benessere non convenzionale gestito da una fondatrice altrettanto non convenzionale, Masha (interpretata dalla Nicole Kidman).

All’epoca, Nine Perfect Strangers si rivelò un successo tra il pubblico, con la sua prima che entrò nella storia come una delle serie originali più viste di sempre su Hulu e il suo cast che ricevette molti elogi. Sebbene la prima stagione di Nine Perfect Strangers sia stata un enorme successo per la piattaforma di streaming, il destino della serie dopo la sua prima uscita non è mai stato certo. Dato che aveva tutte le caratteristiche di una miniserie, Nine Perfect Strangers avrebbe potuto facilmente concludersi. Tuttavia, una seconda stagione è stata rapidamente messa in produzione.

Ultime notizie su Nine Perfect Strangers – Stagione 2

Non molto tempo dopo l’annuncio della seconda stagione, le ultime notizie rivelano la data di uscita e il trailer di Nine Perfect Strangers – stagione 2. La serie originale di Hulu sarà disponibile dal 21 maggio 2025, con i primi due episodi in anteprima, seguiti da un episodio a settimana per il resto della stagione.

Il trailer prepara il terreno per ulteriori macchinazioni di Masha, mentre i nove protagonisti arrivano in un’elegante villa sulle Alpi. Ad eccezione di una coppia, il gruppo è composto da perfetti sconosciuti, ma man mano che iniziano il loro percorso di benessere, scoprono che potrebbe esserci un legame tra loro. Masha stessa sembra crollare dietro le quinte e la sua spirale discendente minaccia di trascinare con sé anche i suoi clienti. Ciascuno dei clienti di Masha dovrebbe esaminare il proprio passato oscuro, ma lei potrebbe usare i loro traumi per i propri scopi.

Data di uscita della seconda stagione di Nine Perfect Strangers

Nine Perfect Strangers stagione 2 si fa attendere da tempo e ci sarà un intervallo di quasi quattro anni tra la prima e la seconda puntata. Hulu ha programmato la premiere della seconda stagione per il 21 maggio 2025, e la premiere consisterà nei primi due episodi della seconda stagione. Nine Perfect Strangers passerà poi a una programmazione settimanale per il resto della stagione.

Nine Perfect Strangers stagione 1 si è conclusa il 22 settembre 2021.

Iscriviti a Prime Video per guardare Nine Perfect Strangers e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

Cast di Nine Perfect Strangers – Stagione 2

Ancora una volta di ritorno per guidare il cast, Nicole Kidman riprenderà il ruolo di Masha Dmitrichenko nella seconda stagione di Nine Perfect Strangers. Oltre alla Kidman, non sono stati annunciati altri personaggi di ritorno, anche se sono stati aggiunti una serie di nuovi arrivati. Il vincitore dell’Emmy Murray Bartlett (The White Lotus) apparirà nel ruolo di Brian, un ex conduttore di programmi per bambini che porta ancora con sé il suo pupazzo.

La pluripremiata Christine Baranski (The Gilded Age) sarà anche lei nella prossima stagione nel ruolo di Victoria.

Annie Murphy (Black Mirror) interpreterà Imogen, mentre Mark Strong (The Catcher Was a Spy) sarà David. Henry Golding (Crazy Rich Asians) apparirà come Peter, mentre il ruolo di Helena sarà interpretato da Lena Olin (Chocolat). Con l’uscita del trailer, è stato confermato che la maggior parte del cast sarà composto dai clienti di Masha, che la raggiungeranno in una villa sulle Alpi per un ritiro benessere.

L’elenco dei nomi annunciati per il cast della seconda stagione include:

Dettagli sulla trama della seconda stagione di Nine Perfect Strangers

Oltre a colpi di scena, traumi e brutte sorprese, i personaggi non possono aspettarsi altro che il peggio per raggiungere ciò che si sono prefissati.

Nine Perfect Strangers stagione 2 sarà ambientata nelle Alpi austriache, con Masha che ospiterà un altro gruppo di cittadini in fuga dalla realtà in un ritiro di 10 giorni all’insegna della purificazione e della pace. Oltre a colpi di scena, traumi e brutte sorprese, i personaggi non possono aspettarsi altro che il peggio per raggiungere i loro obiettivi. Sarà anche interessante vedere come gli sceneggiatori gestiranno il ritorno di Masha, che è stata vista l’ultima volta mentre veniva scortata dalla polizia fuori dalla struttura nel finale di stagione.

Al momento si conoscono pochi dettagli sui clienti di Masha, ma il trailer suggerisce che sono tutti collegati in qualche modo. Naturalmente, la guru del benessere ha i suoi segreti che minacciano di distruggerla dietro le quinte. Il mistero è uno degli aspetti migliori della storia della serie, quindi molti dettagli sulla seconda stagione non saranno noti fino alla messa in onda degli episodi.

Trailer della seconda stagione di Nine Perfect Strangers

Guarda il trailer completo qui sotto

Per promuovere il ritorno di Nine Perfect Strangers, Hulu ha pubblicato un trailer della seconda stagione alla fine di aprile 2025. Il trailer presenta la premessa di base della serie con i nove personaggi che arrivano nella misteriosa villa sulle Alpi e non perde tempo ad addentrarsi nel dramma interpersonale.

Da parte sua, Masha riesce a malapena a tenere insieme la facciata, ma quando non è con i suoi clienti cominciano ad affiorare le prime crepe. Il trailer mostra i clienti che scavano nel loro passato oscuro e si intuisce che Masha ha dei piani. Si suggerisce anche che gli sconosciuti potrebbero essere collegati in qualche modo e che questo potrebbe essere il segreto dei piani di Masha.

Nine Perfect Strangers, la spiegazione del finale della prima stagione

Il finale di Nine Perfect Strangers rimane fedele al tono misterioso del resto della serie. Seguendo le storie di nove persone tormentate, ognuna alle prese con un trauma personale, la serie racconta il loro trattamento in un losco centro benessere chiamato Tranquillum. Tuttavia, nel drammatico climax della serie, è chiaro che ognuno degli ospiti ha ottenuto più di quanto si aspettasse dalle mani dell’eccentrica direttrice del resort, Masha Dmitrichenko.

Masha garantisce a ciascuno dei nove ospiti che le sue cure li aiuteranno a guarire entro la fine del loro soggiorno. Tuttavia, le cure di Masha si rivelano più poco ortodosse di quanto gli ospiti si aspettassero quando lei confessa di aver aggiunto segretamente tracce di droghe psichedeliche nei loro pasti. Il finale di Nine Perfect Strangers vede il Tranquillum gettato nel caos quando molti degli ospiti sperimentano effetti collaterali dovuti a una droga chiamata psilocibina (funghi allucinogeni), che Masha (interpretata dalla star Nicole Kidman) ha somministrato loro in dosi sempre più elevate. Per impedire che mettano in pericolo se stessi, Masha mette tutti gli ospiti sotto chiave, ad eccezione della famiglia Marconi, Napoleon, Heather e la loro figlia ventenne Zoe. I tre vengono convinti da Masha che l’uso di sostanze psichedeliche in combinazione con la meditazione permetterà loro di parlare un’ultima volta con il figlio defunto Zach, in modo da poter fare pace con la sua morte. La meditazione ha successo quando i Marconi hanno l’opportunità di comunicare con Zach un’ultima volta.

L’ultimo episodio di Nine Perfect Strangers si concentra sul mostrare come ogni ospite sia stato cambiato dalle proprie esperienze al Tranquillum, ma la presentazione delle scene finali ha un tono ambiguo. Il futuro di ogni personaggio dopo la visita al resort di Masha è lasciato all’interpretazione dello spettatore. Sebbene non ci sia una conclusione definitiva sul significato del finale, ecco alcune spiegazioni per alcuni dei dettagli più importanti.

Il legame segreto di Carmel con Masha in Nine Perfect Strangers

Quando gli ospiti arrivano, Masha spiega loro che l’evento che l’ha spinta a creare il Tranquillum è stato un’esperienza di pre-morte dopo essere stata colpita da uno sconosciuto. Il passato torna a tormentarla quando lo sconosciuto si rivela essere uno dei suoi nuovi ospiti, una donna di nome Carmel. La maggior parte dei protagonisti di Nine Perfect Strangers arriva al Tranquillum con un certo timore, ma Carmel si distingue dal gruppo per la sua ammirazione aperta nei confronti di Masha. Il suo sincero rispetto per Masha suscita confusione sul motivo per cui dovrebbe provare risentimento nei suoi confronti, ma la ragione di Carmel diventa chiara quando si scopre che è la sua insicurezza a generare la sua rabbia.

Sebbene Carmel desideri con tutto il cuore diventare la versione migliore di sé stessa, è costantemente sopraffatta dai dubbi. Per lei, Masha rappresenta un ideale irraggiungibile di spiritualità, bellezza e autocontrollo. La consapevolezza della propria invidia spinge Carmel a toccare il fondo quando si rende conto del danno che la sua rabbia può causare a sé stessa e a chi le sta intorno, ma non riesce comunque a reprimere le sue emozioni negative. È solo quando il falso velo di positività di Carmel cade che lei è in grado di riconoscere pienamente il motivo della sua sofferenza.

L’interesse di Masha per la famiglia Marconi

Nicole Kidman in Nine Perfect Strangers

Tra tutti gli ospiti, Masha è quella più incuriosita dalla famiglia Marconi. I Marconi si recano al Tranquillum perché stanno piangendo il suicidio del figlio adolescente Zach, la cui perdita ha distrutto la famiglia. Il padre, Napoleon, cerca di rimanere ottimista sul futuro nonostante non capisca perché Zach si sia tolto la vita, ma questo ottimismo allontana sua moglie Heather e sua figlia Zoe (interpretata da Grace Van Patten). Masha mostra un interesse particolare per i Marconi, non solo perché crede che abbiano un disperato bisogno di aiuto, ma anche perché ha vissuto lei stessa la perdita di un figlio.

I flashback rivelano che Masha aveva una figlia di nome Tatiana, morta in un incidente stradale. Nel finale di Nine Perfect Strangers, Masha si unisce personalmente ai Marconi nella meditazione perché anche lei sente il bisogno di guarire dalla perdita di un figlio. Masha ha una rivelazione quando si rende conto che riesce a ricordare Tatiana meglio mentre medita con i Marconi. Questa sequenza mostra Masha alle prese con un doloroso conflitto interiore, nonostante gli episodi precedenti la mostrassero come una persona padrona di sé e generalmente positiva.

Tranquillum dopo l’arresto di Masha in Nine Perfect Strangers

Nine Perfect Strangers

La meditazione di Masha si rivela efficace quando si ricongiunge emotivamente con Tatiana. Nonostante questa svolta, la polizia arriva presto al Tranquillum dopo essere stata informata da uno degli assistenti della struttura dell’uso di droghe psichedeliche da parte di Masha. Masha permette con calma agli agenti di arrestarla senza opporre resistenza. Sembra imperturbabile di fronte all’imminente chiusura del Tranquillum, ancora in pace dopo la sua commovente esperienza con il ricordo di Tatiana.

Cosa succede agli ospiti in Nine Perfect Strangers?

Dopo l’arresto di Masha, gli ospiti vengono immediatamente interrogati dalla polizia sugli eventi del loro soggiorno. Tutti confermano che nel trattamento di Tranquillum sono state utilizzate droghe, ma nessuno accusa espressamente Masha di aver fatto qualcosa di sbagliato. Uno degli ospiti, un giornalista investigativo di nome Lars, era venuto al Tranquillum per raccogliere prove di presunte operazioni non etiche, ma ha scelto di non divulgare le riprese incriminanti che aveva documentato con il suo smartphone. L’episodio finale di Nine Perfect Strangers dà l’impressione che tutti gli ospiti abbiano sentito di aver vissuto un evento che ha cambiato la loro vita, anche se diverso da quello che avevano immaginato inizialmente.

I finali di Nine Perfect Strangers sono falsi?

L’aspetto più controverso di Nine Perfect Strangers riguarda i diversi finali del finale. Poco dopo che tutti gli ospiti hanno lasciato Tranquillum, il pubblico intravede ogni personaggio tornare alla propria vita con una visione più positiva rispetto a prima del trattamento. Tuttavia, la presentazione di queste scene solleva il sospetto che i finali non siano realmente reali, poiché vengono mostrati dopo che uno degli ospiti, una scrittrice di nome Frances, inizia a prendere appunti su un foglio di carta. Considerando quanto i personaggi di Nine Perfect Strangers mettano in discussione la realtà della loro esperienza, è appropriato che la serie si concluda con un finale ambiguo.

Dato che Frances ha voluto conoscere tutti gli altri ospiti, è logico che sia in grado di intuire come cambieranno le loro vite una volta tornati a casa. Alcuni finali sembrano il logico passo successivo nella vita dei protagonisti, come la famiglia Marconi che impara a guarire dopo la morte di Zach o Carmel che crea un piccolo gruppo di terapia per aiutare se stessa e altre persone con idee affini a migliorare se stesse. Allo stesso tempo, altri finali sembrano più inaspettati, soprattutto perché due degli ospiti più giovani, Jessica e Ben, sembrano prendere il controllo di Tranquillum dopo l’arresto di Masha. Il finale più sorprendente è riservato alla fine, quando Masha viene mostrata mentre guida lungo un’autostrada, lontana da Tranquillum e apparentemente senza una destinazione precisa. Spetta essenzialmente allo spettatore decidere se i finali siano reali o meno.

La rilevanza della realtà dei finali di Nine Perfect Strangers

L’ambiguità delle scene finali contribuisce al tono psichedelico di Nine Perfect Strangers, ma ha anche una rilevanza tematica per quanto riguarda i protagonisti. I finali sono suggeriti come possibilità che Frances concepisce dopo aver trascorso del tempo con gli altri ospiti. Quando viene presentata, Frances mostra una visione cinica del mondo, derivata da una generale sfiducia nei confronti delle altre persone. La sua prospettiva sulla vita è che il mondo non ha finali felici. Per rendere ancora più ambigua la realtà dei finali, Frances considera gli scrittori come lei dei bugiardi che creano visioni impossibilmente positive del mondo.

Frances si rende conto che, anche se la sua vita non è perfetta, può comunque lottare per essere felice. Il finale di Nine Perfect Strangers trasmette l’idea che la felicità è una possibilità piuttosto che una garanzia, per cui vale la pena lottare anche se sembra irraggiungibile. La serie riconosce che i protagonisti sono liberi di scegliere il proprio percorso nella vita e di cercare un futuro che alla fine garantisca loro la pace interiore.

Nine Perfect Strangers: la psilocibina ha davvero i benefici che sostiene Masha?

L’episodio 4 di Nine Perfect Strangers ha rivelato che Masha ha somministrato microdosi di psilocibina agli ospiti del Tranquilum, ma funziona davvero come lei sostiene? Come è consuetudine di Hulu, i primi tre episodi sono stati pubblicati tutti insieme sulla piattaforma di streaming, mentre gli episodi successivi sono stati pubblicati uno alla settimana. Finora, la strategia sembra funzionare: Nine Perfect Strangers è stata la serie più vista di sempre su Hulu. Il pubblico è stato attratto dall’atmosfera pulp e thriller che ha riscosso tanto successo negli ultimi anni per HBO.

Nine Perfect Strangers segue nove ospiti del resort Tranquilum, gestito da Masha Dmitrichenko, interpretata da Nicole Kidman, una guru del benessere russa con un passato oscuro che nasconde un segreto agli ospiti: ha fatto somministrare al suo staff microdosi di psilocibina alla maggior parte degli ospiti a loro insaputa. È una scommessa pericolosa. Ogni ospite è stato scelto per un motivo specifico e sta affrontando problemi profondamente radicati, tra cui ansia, depressione, problemi di gestione della rabbia, dipendenza, traumi, lutti e altro ancora. Il suo staff esprime riserve sul trattare in questo modo un gruppo così instabile, ma sembra che il metodo di cura non ortodosso e poco etico di Masha stia funzionando, almeno per ora. Il gruppo inizia ad accedere alle emozioni represse e alle verità che sta nascondendo.

Tuttavia, gli ospiti di Nine Perfect Stranger scoprono che Masha li ha drogati e la affrontano. Masha ammette di aver somministrato loro microdosi di psilocibina, nota anche come funghi allucinogeni, ma è convinta di non avere nulla di cui pentirsi. Afferma che la psilocibina “cura la dipendenza, può trattare malattie mentali, PTSD, schizofrenia, demenza. Può farti mangiare meglio, dormire meglio, scopare meglio e ha la capacità di cambiare il mondo”. A difesa di Masha, non ha del tutto torto. L’interesse psichiatrico per le sostanze psichedeliche non è esattamente una novità; gli anni ’60 e ’70 hanno visto numerosi esperimenti, alcuni discutibili, che prevedevano l’uso di LSD e altre sostanze psichedeliche, tra cui il progetto MKUltra della CIA, segreto ed estremamente immorale. Più recentemente, alcune ricerche hanno suggerito che il microdosaggio con psilocibina, l’approccio di Masha, può avere alcuni benefici, poiché sembra aiutare ad alleviare alcuni sintomi di ansia, depressione e altri disturbi dell’umore. Si pensa anche che il microdosaggio possa aiutare a combattere l’infiammazione nel corpo, responsabile di numerose malattie e disturbi. [via Harvard]

Detto questo, Masha sta correndo troppo in Nine Perfect Strangers. La ricerca dedicata agli effetti del microdosaggio di sostanze psichedeliche è ancora agli inizi, essendo diventata un argomento di studio solo negli ultimi anni. La ricerca sugli effetti di qualsiasi farmaco richiede anni, se non decenni, per raccogliere prove reali e concrete sufficienti a giungere a una conclusione definitiva. Sebbene le prime ricerche abbiano dato risultati iniziali piuttosto promettenti, ci sono ancora poche prove per escludere che gli effetti positivi del microdosaggio di psilocibina siano qualcosa di più dell’effetto placebo, e alcuni studi suggeriscono che potrebbe essere proprio così. [via New Scientist]

Inoltre, non è chiaro quanto sia sicuro. Proprio come ci sono prove che suggeriscono che possa aiutare alcune persone, ci sono anche prove raccolte in questi primi studi di ricerca che indicano che alcune persone sono molto più sensibili agli effetti collaterali negativi della psilocibina, tra cui l’insorgenza di episodi psicotici. Altre ricerche indicano che per altre persone il microdosaggio di psilocibina può esacerbare proprio quei sintomi che dovrebbe alleviare, tra cui ansia, difficoltà a dormire, emicrania e disagio fisico.

Masha e lo staff del Tranquilum, compreso Yao (interpretato da Manny Jacinto), hanno adottato misure precauzionali per garantire che chiunque sia predisposto ad avere una reazione negativa al microdosaggio di psilocibina non riceva il farmaco, effettuando regolarmente esami del sangue e analisi del sangue dei loro ospiti. Tuttavia, non è chiaro se qualcuno dello staff del Tranquilum sia effettivamente addestrato per gestire questo tipo di analisi del sangue e flebotomia.

Yao ha una formazione medica, ma sembra essere un paramedico, una professione nobile, ma che non include il tipo di formazione specializzata necessaria per gestire un mini-laboratorio. Con così tante incognite sugli effetti del microdosaggio di psilocibina, ciò che Masha e il suo staff del Tranquilum stanno facendo in Nine Perfect Strangers è pericoloso, immorale e illegale.

Mercy for None, la spiegazione del finale: Gi-jun muore?

Mercy for None, la spiegazione del finale: Gi-jun muore?

La serie Netflix Mercy for None (titolo originale “Gwang-jang”) traccia un percorso ricco di azione verso la vendetta e la punizione, in cui un solo uomo minaccia di rovesciare due imperi. La serie ruota attorno a Nam Gi-jun, un uomo che da tempo si è ritirato dal mondo criminale di Seul. Tuttavia, è costretto a uscire dal suo esilio quando suo fratello, Gi-seok del Juwoon Group, viene brutalmente assassinato. Di conseguenza, il fratello sopravvissuto intraprende una sanguinosa vendetta per assicurare alla giustizia l’assassino di suo fratello. Inevitabilmente, questo pone un enorme problema per il presidente Ju-woon e il presidente Bongsan, che rischiano di perdere il lavoro di una vita. Tuttavia, accecato dalla sua sete di vendetta, Gi-jun finisce inconsapevolmente in una cospirazione che si sta tramando nell’ombra da tempo. Questa storia di vendette e segreti da proteggere rimane ricca di mistero, mentre un esercito composto da un solo uomo porta molti alla loro amara fine. SPOILER IN ARRIVO!

Cosa succede in Mercy for None

Tutto inizia quando il giovane e viziato figlio di Bongsan, Gu Jun-mo, dà la caccia a uno dei manager del gruppo con l’aiuto di sicari provenienti dall’estero. La sua reputazione all’interno dell’azienda è già poco rispettabile. Pertanto, questa palese violazione della tradizione e delle regole non promette nulla di buono per lui. Poiché Bong-san non può affrontare direttamente la situazione, stringe un accordo con Ju-woon per risolvere la questione al posto suo. A sua volta, l’altro boss della malavita assegna la responsabilità al suo fidato successore in formazione, Gi-seok. Nel confronto che segue, Jun-mo viene umiliato e desidera vendicarsi dell’erede dell’altra azienda. Poco dopo, il cadavere di Gi-seok viene trovato nel garage della sua galleria d’arte e un giovane delinquente viene arrestato per l’omicidio. Tuttavia, il famigerato fratello di Gi-seok, Gi-jun, è riluttante a credere alla stessa versione dei fatti.

Gi-jun era una delle armi più temute nell’arsenale di Ju-woon e Bong-san quando lavoravano insieme sotto il presidente Oh. Anche se li aveva aiutati a organizzare un colpo di stato contro l’altro uomo, nel farlo aveva infranto una delle regole fondamentali dell’azienda. Sebbene la punizione per il suo crimine avrebbe dovuto essere la morte, gli hanno concesso un semplice esilio per tutto ciò che aveva fatto per loro. Tuttavia, uno dei suoi tendini d’Achille è stato reciso per renderlo incapace di combattere. Ciononostante, nonostante zoppichi, Gi-jun continua a essere un combattente incredibile. Di conseguenza, è in grado di scoprire parte della verità, rintracciando Jun-mo come il benefattore dietro l’attacco che si ritiene abbia ucciso Gi-seok. Inizialmente, si aspetta che Ju-woon e Bong-san rispettino le regole fondamentali della loro azienda e consegnino il giovane alla giusta punizione: una vita per una vita.

Tuttavia, Bong-san è disposto a tutto pur di proteggere suo figlio, e il senso di giustizia di Ju-woon è facilmente corruttibile. Nonostante ciò, Gi-jun non si lascia fermare e decide di intraprendere una crociata personale con Jun-mo come obiettivo. Al contrario, quest’ultimo, privo di esperienza e conoscenza della storia del suo avversario, rimane arrogante. Tuttavia, non importa quanti uomini assolda per affrontare Gi-jun, questi li fa fuori tutti, uno dopo l’altro. Nel frattempo, Bong-san, che rimane scettico all’idea che un gruppo di delinquenti possa uccidere Gi-seok, approfondisce la questione. Di conseguenza, il presidente scopre che, anche se gli uomini assoldati da Jun-mo hanno attaccato Gi-seok, qualcun altro ha consegnato l’uomo al suo destino.

Tuttavia, la sua indagine porta i suoi frutti troppo tardi, poiché suo figlio muore per mano del fratello vendicativo. In seguito, Bong-san segue il denaro e scopre un collegamento tra il Juwoon Group e il detective che ha insabbiato la vera causa dell’omicidio di Gi-seok. Questo scatena una guerra totale tra i due gruppi, in cui quest’ultimo ha la meglio. Tuttavia, non sa che qualcun altro ha tirato le fila da dietro le quinte per tutto il tempo. A quanto pare, la morte dei successori del gruppo e la guerra totale tra Bongsan e Juwoon facevano parte di un piano più ampio. Alla fine, la morte di Gi-jun rimane l’ultimo, impossibile passo da compiere.

La spiegazione del finale di Mercy for None: Gi-jun è morto?

Mercy for None netflix

Nel corso della storia, Gi-jun affronta più volte un destino quasi certo. Si scontra ripetutamente con un esercito di killer esperti e a un certo punto viene persino creduto morto. Tuttavia, sembra che nessuna forza sia abbastanza potente da ucciderlo, almeno non prima che abbia portato a termine ciò che si è prefissato. Con l’aiuto di Ju-woon, identifica le menti dietro l’intero complotto, iniziato con la morte di Gi-seok. Il signor Kim, un poliziotto corrotto che da decenni aiuta la malavita di Seul, e Geum-Son, il figlio di Ju-woon, diventato procuratore dopo essere stato scartato come successore nell’attività di famiglia, hanno orchestrato tutto da dietro le quinte. Proprio come Gi-jun ha dato la caccia a Jun-mo, anche lui dà la caccia a questi due uomini.

Alla fine, si ritrova nell’ufficio di Ju-woon, faccia a faccia con Geum-son, che è armato di pistola. Tuttavia, anche se in questa situazione dovrebbe avere un vantaggio, si ritrova comunque in una posizione di svantaggio. Pochi istanti prima di questo scontro, il procuratore era al culmine del successo. Aveva superato l’impero di suo padre e si era fuso con l’unico altro concorrente in città. Era quindi pronto a inaugurare la nuova era della criminalità a Seul, proprio come aveva sempre desiderato. Tuttavia, poco dopo, Gi-jun mette in atto la sua mossa vincente. Alla fine, ottiene la sua vendetta con diversi colpi mortali, tra cui una pallottola al petto. Alla fine, Gi-jun si trascina via dal sangue e dal caos della città e torna al suo campeggio, l’ultimo posto dove lui e Gi-seok sono stati insieme prima della sua morte.

Tutta questa ricerca di vendetta non ha riportato in vita suo fratello. Tuttavia, i responsabili della morte di Gi-seok hanno pagato a caro prezzo con la vita per il loro affronto. Lungo la strada, Gi-jun ha anche inavvertitamente eliminato i peggiori traditori e cospiratori delle bande della città. Anche se la violenza e l’ingiustizia continueranno inevitabilmente a prevalere, Gi-jun ha fatto la sua parte e ha cancellato i peccati di coloro che lo hanno seguito. Alla fine, siede nel suo accampamento, insanguinato e ferito, ricordando suo fratello e la vita che avrebbero potuto avere se fossero scappati prima. Muore nello stesso posto, circondato dalla natura invece che dai corridoi bui e dai vicoli dove sono morti i suoi nemici.

Chi ha ucciso Gi-Seok? Perché?

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L’omicidio di Gi-seok è il mistero centrale che tiene insieme tutta la storia. All’inizio, sembra che Jun-mo possa essere facilmente collegato alla sua morte. Aveva un conto in sospeso con lui e aveva persino mandato qualcuno a ucciderlo la notte stessa in cui è morto. Pertanto, quando la polizia cattura lo stesso uomo che ha eseguito l’ordine di assassinare l’erede di Bongsan, è facile collegare i puntini. Tuttavia, c’è più di quanto sembri. Come molti ipotizzano, Gi-seok è davvero troppo forte per essere ucciso da un gruppo di criminali adolescenti. Quando avviene l’aggressione, riesce a respingere i suoi aggressori e ad andarsene con la vita salva.

Tuttavia, un altro sicario lo aspetta dall’altra parte della porta. A quanto pare, la morte di Gi-seok ha sempre fatto parte di un complotto più grande. Il signor Kim ha aiutato i gruppi Juwoon e Bongsan a mantenere i loro affari senza finire nei guai con la legge per molto tempo. In qualità di poliziotto corrotto, è stato in grado di fornire loro informazioni privilegiate e mantenere la pace tra i due gruppi come consulente neutrale. Inevitabilmente, con il tempo, è diventato più avido. Allo stesso tempo, anche Geum-son, il figlio di Jwoon, è diventato irrequieto per la sua continua esistenza ai margini. Suo padre si è rifiutato categoricamente di lasciarlo partecipare ai suoi affari illegali, anche se tutto ciò che il figlio ha sempre voluto era essere come lui. Alla fine, questo ha creato una frattura tra i due, poiché Geum-son è diventato un procuratore e ha iniziato a provare risentimento verso suo padre.

Così, Geum-son e il signor Kim iniziarono a collaborare per abbattere Juwoon e Bongsan e inaugurare una nuova era per la malavita di Seul. Tuttavia, invece di intraprendere una guerra sconsiderata contro i due capi della banda, escogitarono un piano manipolatorio. Hanno manipolato le cose per creare una rivalità tra Gi-seok e Jun-mo. In seguito, hanno fatto uccidere il primo e hanno usato il secondo come capro espiatorio. Questo ha effettivamente portato Gi-jun fuori dai guai, spingendolo a una serie di omicidi dettati dalla vendetta che hanno eliminato i giocatori cruciali del gioco. Di conseguenza, Geum-son è in grado di rilevare l’azienda del padre e fonderla con il Bongsan Group, ormai senza leader, per assumere il pieno controllo della città. Tuttavia, il duo deve affrontare una trappola quando arriva finalmente il momento di eliminare Gi-jun.

Gi-jun uccide l’assassino di suo fratello?

Il desiderio di vendetta di Gi-jun lo porta in un lungo viaggio intriso del sangue dei suoi nemici. Alla fine, lo porta dal signor Kim, Geum-son e Shimane, il killer che ha compiuto l’omicidio. Non ci vuole molto perché lui elimini il killer e il poliziotto, che ricevono entrambi la giusta punizione per mano sua. Alla fine, l’unico rimasto è il procuratore. Con l’aiuto di Hae-Beom, il fedele subordinato di Gi-seok, fa trapelare le registrazioni delle telefonate tra Geum-son e il signor Kim, recuperate dall’ufficio segreto di quest’ultimo. Queste registrazioni incriminano direttamente il procuratore per aver cospirato e facilitato l’omicidio di varie persone.

Pertanto, quando Gi-jun affronta Geum-son, quest’ultimo ha già perso tutto ciò che gli era caro nella vita. Suo padre è morto grazie all’opera del suo traditore complice. Inoltre, la sua reputazione è macchiata per sempre sia come procuratore che come boss della malavita. Peggio ancora, nonostante abbia ricevuto una pallottola al petto, il suo avversario è ancora vivo davanti a lui, animato dal desiderio di vendetta. Alla fine, Geum-son tenta di togliersi la vita per concedersi una morte rapida e indolore. Tuttavia, Gi-jun non può permettere che ciò accada. Così, usa la sua stessa lama per tagliare il polso e la gola del procuratore, lasciandolo morire soffocato, solo nell’ufficio del padre defunto.

Perché Gi-jun ha rifiutato la carica di presidente?

Il motivo principale che spinge Geum-son a tramare la morte di suo padre deriva dal rifiuto di Ju-woon di addestrarlo come suo successore. Per tutta la vita, il figlio aveva sempre desiderato seguire le orme del padre. Tuttavia, il boss della malavisa era consapevole della natura estenuante del suo lavoro. Non voleva che Geum-son dovesse sopportare lo stesso peso. Voleva invece che il giovane avesse una vita propria, al di fuori del mondo del crimine. Ma questo non fa altro che creare una distanza incolmabile tra padre e figlio, mentre quest’ultimo diventa sempre più amareggiato e pieno di disprezzo per Ju-woon.

Geum-son desidera disperatamente esercitare lo stesso potere e ottenere lo stesso rispetto di suo padre. Ha in mente di rivoluzionare la malavita di Seul e vuole farlo come capo dell’azienda di Ju-woon. Per lo stesso motivo, decide di prendere il titolo con la forza quando suo padre si rifiuta di concederglielo volontariamente. Questo è anche il motivo per cui serba rancore nei confronti dei fratelli Nam. Gi-seok era il successore designato di Ju-woon, ma era ancora riluttante ad accettare il titolo con orgoglio. In realtà, stava pensando di lasciare l’azienda. Allo stesso modo, anche Gi-jun ha rifiutato l’offerta più volte. A differenza di Geum-son, i fratelli conoscevano il vero prezzo da pagare per la posizione di presidente. Sapevano bene quanto sangue, sudore e lacrime ci volessero per guidare un cartello. Pertanto, erano riluttanti a fare questi sacrifici, preferendo invece la vita di un campeggiatore anonimo. Tuttavia, alla fine, nonostante i loro sforzi per evitare un destino crudele, il loro legame con la malavita li porta inevitabilmente a una fine brutale, indipendentemente dall’accettazione della carica di presidente.

Chi ha davvero ucciso il figlio del presidente Oh?

Una delle cose che rimane sospetta dell’omicidio di Gi-seok è la sua somiglianza con un altro omicidio che ha sconvolto la malavita della città 11 anni fa. Quando il presidente Oh era a capo della banda che governava Seul, Ju-woon e Bong-san organizzarono un colpo di stato contro di lui. Tuttavia, questa presa di potere derivava da una morte specifica. Oh era incredibilmente affezionato ai suoi due bracci destri, che lo aiutavano a tenere sotto controllo i suoi affari.

Pertanto, stava pensando di cedere loro l’azienda al momento del suo pensionamento. Naturalmente, questo non andava bene a suo figlio, Oh Seung-won. Di conseguenza, si diffuse la voce che stesse progettando di uccidere Ju-woon e Bong-san. Contemporaneamente, Kim, che cercava di ampliare i propri orizzonti finanziari, fornì alcune informazioni errate a Gi-seok.

Il poliziotto disse a Gi-seok che Seung-won avrebbe preso di mira anche Gi-jun. Così, il primo finì per uccidere il figlio del presidente per salvare la vita di suo fratello. Alla fine, Gi-jun si prese la colpa dell’incidente, non volendo che suo fratello pagasse il prezzo brutale del crimine. In questo modo, il signor Kim usa i due fratelli per controllare le bande a proprio vantaggio.

Ombre nell’acqua è una storia vera? Sue Pendlebury è basata su una detective reale?

Creata da Tony Ayres, la serie Netflix Ombre nell’acqua (The Survivors) racconta la storia di Keiran Elliott, un ragazzo la cui vita viene sconvolta da una terribile tragedia che porta alla morte di tre persone a lui molto care. Quindici anni dopo il traumatico evento, Keiran torna nella sua città natale, Evelyn Bay, in Tasmania, Australia, solo per rendersi conto che il suo passato continua a perseguitarlo e a seguirlo ovunque. Mentre cerca di riprendere la sua vita con la fidanzata Mia e la loro bambina Audrey, le loro vite vengono nuovamente sconvolte dall’omicidio di una ragazzina che sconvolge il quartiere. Di conseguenza, il protagonista e i suoi cari devono affrontare il mistero che circonda la morte della ragazza, scavando nel passato di ciascuno di loro, che potrebbe avere un collegamento con l’ultima tragedia. A tal fine, la serie drammatica serve come autentico promemoria degli effetti complessi del dolore, dei segreti comuni e delle famiglie disfunzionali.

Ombre nell’acqua è tratto da un romanzo giallo

Nonostante approfondisca una serie di temi difficili che risuonano con situazioni del mondo reale, Ombre nell’acqua è una storia di fantasia scritta dal creatore della serie, Tony Ayres. L’ispirazione originale per il progetto è venuta dall’omonimo romanzo di Jane Harper del 2020, che ruota attorno alla stessa premessa della serie, descrivendo una storia piena di dinamiche familiari complicate e un misterioso omicidio. L’autrice ha trascorso molto tempo a sviluppare il giusto mix di dramma, azione e intrigo per alimentare la sua opera. Tuttavia, è stata anche spinta dal desiderio di esplorare “gli effetti a catena” di un evento terribile su una comunità nel suo complesso. Per lei, un misterioso omicidio era “il catalizzatore” per addentrarsi nelle idee più grandi e significative al centro della storia, che nel caso di “The Survivors” sono i residenti che cercano di andare avanti con la loro vita dopo che una terribile tragedia ha distrutto ogni parvenza di normalità.

La ricerca condotta da Harper è stata approfondita, poiché voleva che ogni singolo aspetto della storia fosse il più realistico possibile, nonostante la maggior parte dei personaggi, degli eventi e dei luoghi fossero frutto della sua immaginazione. La città di Evelyn Bay, ad esempio, è stata sviluppata come ambientazione principale dopo che l’autrice ha trascorso un po’ di tempo nella provincia della Tasmania. Per alcuni aspetti familiari della storia, tra cui la nuova vita del protagonista Keiran come giovane padre, ha attinto alle sue esperienze di madre. Nel frattempo, ha anche contattato un medico per rappresentare in modo autentico la salute degenerativa del padre di Keiran. La scrittrice non si è fermata qui, riconoscendo l’importanza della sua carriera di giornalista nel documentarsi su una storia in cui la vita delle persone è determinata da eventi che hanno un impatto duraturo sulle loro scelte future.

Ombre nell’acqua esplora il dolore e il trauma attraverso la lente di un complotto omicida

Sebbene la serie sia fedele al materiale originale, cerca anche di mettere in risalto le parti migliori attraverso una lente più mirata. Questo perché il tema ricorrente nella narrazione è il doppio volto che le persone indossano per affrontare il dolore o altre mancanze. Poiché la comunità gioca un ruolo importante, spesso vediamo i personaggi cercare di comportarsi bene anche se, nel profondo, sono stanchi di mantenere una facciata falsa. Nessuno è disposto ad ammettere che il proprio modo di pensare è sbagliato perché, se lo facesse, tutta la sua vita potrebbe andare in pezzi. A tal fine, ci viene concesso uno sguardo crudo su individui che agiscono in modo davvero vulnerabile, rendendoli umani fino all’eccesso. La serie ruota attorno all’idea che le intenzioni, buone o cattive che siano, possono essere mascherate dalle azioni che si compiono all’esterno e dai risultati che si ottengono.

In un’intervista con Netflix, il creatore Tony Ayres ha detto: “Descrivo spesso la serie come un cavallo di Troia. È un melodramma familiare mascherato da giallo. Perché le cose che stanno davvero al centro sono cose come un figlio che vuole l’amore di sua madre e la madre che non può permettersi di darglielo perché tutto il suo mondo potrebbe crollare”. Man mano che ci addentriamo nella storia, diventa evidente che piuttosto che concentrarsi direttamente sulla reazione di qualcuno alla perdita, è più importante mostrare ciò che pensa di sé stesso quando viene colpito da un trauma. Pertanto, finché qualcuno è in grado di giustificare le proprie decisioni, può trovare la forza d’animo per andare avanti, anche se la determinazione proviene da un luogo instabile. Questo mette in evidenza le dinamiche uniche che governano le persone e le società in generale, che lo radicano in uno strato di realtà nonostante la trama fittizia.

Sue Pendlebury è una detective immaginaria

Come investigatrice capo in Ombre nell’acqua, Sue Pendlebury è una detective di spicco che svolge un ruolo fondamentale nel scuotere le acque a Evelyn Bay, mentre cerca di ottenere risposte chiare dai suoi riservati abitanti. È un personaggio immaginario creato dalla scrittrice Jane Harper. Nella serie Netflix, interpreta il ruolo di una persona dirompente e determinata a mettere le mani sul colpevole, anche se il suo approccio è misurato e calcolatore. Come la sua controparte nella serie, anche nella versione letteraria Pendlebury è un’ispettore che arriva sulla costa della Tasmania da Hobart per risolvere l’omicidio di Bronte Laidler. Il suo arrivo è segno che la situazione viene presa sul serio, ma non fa altro che seminare zizzania tra gli abitanti della città.

Uno degli effetti più notevoli del coinvolgimento di Pendlebury nella narrazione è il modo in cui lei, senza volerlo, riporta a galla segreti sepolti da tempo e passati che ancora vivono nella mente di molti abitanti di Evelyn Bay. In particolare, si rende conto che un vecchio caso che gli investigatori dell’epoca avevano archiviato potrebbe avere qualche collegamento con l’omicidio di Bronte, dimostrando la sua competenza e capacità di analizzare le cose in poco tempo. Per temperamento, è adatta al suo ruolo di agente di polizia perché usa molto più la testa che il cuore, evitando così che la sua insensibilità traspaia dalle sue azioni. Con il passare del tempo, smantella la rete di bugie, inganni e misteri che si nasconde sotto le fondamenta di Evelyn Bay, fornendo le risposte che tutti vogliono sapere. Pertanto, anche se è frutto dell’immaginazione dello scrittore, svolge un ruolo molto importante nella narrazione.

Creata da Tony Ayres, la serie Netflix Ombre nell’acqua racconta la storia di Keiran Elliott, un ragazzo la cui vita viene sconvolta da una terribile tragedia che porta alla morte di tre persone a lui care. Quindici anni dopo il traumatico evento, Keiran torna nella sua città natale, Evelyn Bay, in Tasmania, Australia, solo per rendersi conto che il suo passato lo perseguita e lo segue ovunque. Mentre cerca di riprendere la sua vita con la fidanzata Mia e la loro bambina Audrey, le loro vite vengono nuovamente sconvolte quando l’omicidio di una ragazzina sconvolge il quartiere. Di conseguenza, il protagonista e i suoi cari devono affrontare il mistero dietro la morte della ragazza, scavando anche nel passato di ciascuno di loro, che potrebbe avere un collegamento con l’ultima tragedia. A tal fine, la serie drammatica serve come autentico promemoria degli effetti complessi del dolore, dei segreti comuni e delle famiglie disfunzionali.

Ombre nell’acqua è tratto da un romanzo giallo

Nonostante approfondisca una serie di temi difficili che risuonano con situazioni del mondo reale, Ombre nell’acqua è una storia di fantasia scritta dal creatore della serie, Tony Ayres. L’ispirazione originale per il progetto è venuta dall’omonimo romanzo di Jane Harper del 2020, che ruota attorno alla stessa premessa della serie, descrivendo una storia piena di dinamiche familiari complicate e un misterioso omicidio. L’autrice ha trascorso molto tempo a sviluppare il giusto mix di dramma, azione e intrigo per alimentare la sua opera. Tuttavia, è stata anche spinta dal desiderio di esplorare “gli effetti a catena” di un evento terribile su una comunità nel suo complesso. Per lei, un misterioso omicidio era “il catalizzatore” per addentrarsi nelle idee più grandi e importanti al centro della storia, che nel caso di “The Survivors” sono i residenti che cercano di andare avanti con la loro vita dopo che una terribile tragedia ha distrutto ogni parvenza di normalità.

La ricerca condotta da Harper è stata approfondita, poiché voleva rendere ogni singolo aspetto della storia il più realistico possibile, nonostante la maggior parte dei personaggi, degli eventi e dei luoghi fossero frutto della sua immaginazione. La città di Evelyn Bay, ad esempio, è stata sviluppata come ambientazione principale dopo che l’autrice ha trascorso un po’ di tempo nella provincia della Tasmania. Per alcuni aspetti familiari della storia, tra cui la nuova vita del protagonista Keiran come giovane padre, ha attinto alle proprie esperienze di madre. Nel frattempo, ha anche contattato un medico per rappresentare in modo autentico la salute degenerativa del padre di Keiran. La scrittrice non si è fermata qui, riconoscendo l’importanza della sua carriera di giornalista nel documentarsi su una storia in cui la vita delle persone è determinata da eventi che hanno un impatto duraturo sulle loro scelte future.

Ombre nell’acqua esplora il dolore e il trauma attraverso la lente di un complotto omicida

Sebbene la serie sia fedele al materiale originale, cerca anche di mettere in risalto gli aspetti migliori attraverso una lente più mirata. Questo perché il tema ricorrente nella narrazione è il doppio volto che le persone indossano per affrontare il dolore o altre mancanze. Poiché la comunità gioca un ruolo importante, spesso vediamo i personaggi cercare di comportarsi bene anche se, nel profondo, sono stanchi di mantenere una facciata falsa. Nessuno è disposto ad ammettere che il proprio modo di pensare è sbagliato perché, se ammettesse il proprio fallimento, tutta la sua vita potrebbe andare in pezzi. A tal fine, ci viene concesso uno sguardo crudo su individui che agiscono in modo veramente vulnerabile, rendendoli umani fino all’eccesso. La serie ruota attorno all’idea che le intenzioni, buone o cattive che siano, possono essere mascherate dalle azioni che si compiono esteriormente e dai risultati che si ottengono.

In un’intervista con Netflix, il creatore Tony Ayres ha detto: “Descrivo spesso la serie come un cavallo di Troia. È un melodramma familiare mascherato da giallo. Perché le cose che stanno davvero al centro sono cose come un figlio che vuole l’amore di sua madre e la madre che non può permettersi di darglielo perché tutto il suo mondo potrebbe crollare”. Man mano che ci addentriamo nella storia, diventa evidente che piuttosto che concentrarsi direttamente sulla reazione di qualcuno alla perdita, è più importante mostrare ciò che pensa di sé stesso quando viene colpito da un trauma. Pertanto, finché una persona è in grado di giustificare le proprie decisioni, può trovare la forza d’animo per andare avanti, anche se la sua determinazione proviene da un luogo instabile. Questo mette in evidenza le dinamiche uniche che governano le persone e le società in generale, che lo radicano in uno strato di realtà nonostante la trama fittizia.

Sue Pendlebury è una detective immaginaria

Come investigatrice capo in Ombre nell’acqua, Sue Pendlebury è una detective di spicco che svolge un ruolo fondamentale nel scuotere le acque a Evelyn Bay, mentre cerca di ottenere risposte chiare dai suoi riservati abitanti. È un personaggio immaginario creato dalla scrittrice Jane Harper. Nella serie Netflix, interpreta il ruolo di una persona dirompente e determinata a mettere le mani sul colpevole, anche se il suo approccio è misurato e calcolatore. Come la sua controparte nella serie, anche nella versione letteraria Pendlebury è un’ispettore che arriva sulla costa della Tasmania da Hobart per risolvere l’omicidio di Bronte Laidler. Il suo arrivo è segno che la situazione viene presa sul serio, ma non fa altro che seminare zizzania tra gli abitanti della città.

Uno degli effetti più notevoli del coinvolgimento di Pendlebury nella narrazione è il modo in cui lei, inavvertitamente, porta alla luce segreti sepolti da tempo e passati che ancora risiedono e vivono nelle menti di molti abitanti di Evelyn Bay. In particolare, si rende conto che un vecchio caso che gli investigatori avevano accantonato all’epoca potrebbe avere qualche collegamento con l’omicidio di Bronte, dimostrando la sua competenza e capacità di analizzare le cose con rapidità. Per temperamento, è adatta al suo ruolo di agente di polizia perché usa molto più la testa che il cuore, evitando così che la sua insensibilità traspaia dalle sue azioni. Con il passare del tempo, smantella la rete di bugie, inganni e misteri che si nasconde sotto le fondamenta di Evelyn Bay, fornendo le risposte che tutti vogliono sapere. Pertanto, anche se è frutto dell’immaginazione dell’autore, svolge un ruolo molto importante nella narrazione.

K.O. è una storia vera? Bastien è ispirato a un vero lottatore di MMA?

Diretto da Antoine Blossier, “K.O.” segue le vicende di Bastien, un ex lottatore di MMA la cui carriera è finita bruscamente dopo aver accidentalmente ucciso un avversario durante un incontro sul ring. Tormentato dal senso di colpa, Bastien cerca di fare ammenda con la famiglia dell’avversario morto, in particolare con sua moglie Emma e suo figlio Leo, ma riceve solo odio da loro, che lo incolpano di avergli portato via la persona amata. Anni dopo, Bastien, ormai recluso, viene incaricato di trovare Leo dopo che il ragazzo è finito coinvolto in affari loschi che mettono in pericolo la sua vita. Bastien intraprende così un viaggio per espiare i peccati del passato e assicurarsi che le conseguenze delle sue azioni non ricadano sulle spalle di un ragazzino. Il film d’azione Netflix riprende la formula collaudata della narrazione di redenzione e la ambienta in un mondo fatto di sangue, caos e combattimenti letali.

K.O. esplora il trauma di una morte nel mondo dello sport

Per la maggior parte, “K.O.” è una storia di fantasia scritta e diretta da Antoine Blossier, che approfondisce la realtà cruda di una vita dedicata alla violenza e al crimine. Il film lo fa attraverso gli occhi di un combattente di MMA pentito, Bastien, che ha visto e contribuito a spargimenti di sangue che hanno cambiato la sua mentalità. Nelle scene iniziali, vediamo il protagonista lottare con le unghie e con i denti per la vittoria contro un avversario di nome Enzo Prince all’interno della gabbia. Le cose vanno male quando, nella sua ricerca della vittoria, Bastien esagera con le mosse e finisce per uccidere Enzo sul ring, sotto gli occhi di sua moglie e suo figlio, che alla fine pagano il prezzo della morte di Enzo. Tuttavia, la storia si concentra sul senso di colpa che rimane nell’anima di Bastien per il mostruoso atto di aver ucciso qualcuno.

Sebbene il film descriva una narrazione fittizia, il suo contesto ricorda molti casi reali di morti tragiche nel campo dello sport. Ad esempio, l’industria delle MMA ha registrato oltre una dozzina di decessi durante incontri autorizzati. La probabilità è molto maggiore nelle arti marziali miste perché, a differenza di altri sport da combattimento, le lesioni al collo e alla testa sono frequenti e possono complicare gravemente la situazione della vittima. Nel 2023, il giocatore di hockey su ghiaccio Adam Johnson, che giocava per i Nottingham Panthers, è deceduto dopo che il suo collo è stato reciso durante uno scontro con Matt Petgrave, un difensore della squadra degli Sheffield Steelers. L’incidente ha causato un enorme effetto a catena in tutto il settore dell’hockey su ghiaccio e anche in altri sport in generale, mettendo in evidenza i rischi associati agli sport di alto livello.

Anche se le azioni di Bastien sono frutto di fantasia, casi come quello di Adam Johnson evidenziano il confine sottile tra la vita e la morte e come questo possa avere conseguenze enormi e involontarie per chi è vicino alla tragedia. Come concetto, lo sport ha lo scopo di incoraggiare la competizione tra individui altamente qualificati e motivati per mettersi alla prova sul palcoscenico più importante. Ma “K.O.” pone una domanda: cosa succede quando il desiderio e l’ambizione vanno troppo oltre e finiscono per costarti caro? In questo caso, la vittima non è solo colui che ha perso la vita, ma anche colui che ha causato la morte in modo accidentale. Bastien fa della sua missione di vita quella di rimediare ai propri errori salvando il figlio del suo avversario morto. Questo lo rende umano e vulnerabile, rendendo la narrazione fittizia autentica.

Bastien: un lottatore di MMA vagamente radicato nella realtà

K.O. spiegazione del finale

Il protagonista di “K.O.” è senza dubbio Bastien, il risoluto protagonista che cerca di rimediare a un terribile incidente. Sebbene sia descritto come un ex lottatore di MMA al culmine della carriera, Bastien non esiste nella realtà, il che recide la maggior parte dei suoi legami con persone reali. Tuttavia, Ciryl Gane, che interpreta Bastien, è un lottatore di MMA francese che ha illuminato il ring con la sua atleticità, la sua abilità tecnica e tattica e i suoi colpi potenti. È quindi altamente plausibile che lo sceneggiatore e regista Antoine Blossier abbia modellato il suo protagonista su Gane, rendendolo perfetto per interpretare il personaggio sullo schermo. Ciò è particolarmente vantaggioso quando si tratta delle complesse coreografie di combattimento sparse in tutto il film, che consentono a Gane di mostrare le sue abilità contro orde di nemici.

Uno degli aspetti degni di nota di “K.O.” è il modo in cui cerca di includere momenti di debolezza e stanchezza nelle lunghe scene di combattimento che coinvolgono Bastien. Durante questi combattimenti, spesso si prende il tempo di riprendere fiato prima di affrontare il prossimo gruppo di nemici, il che sembra realistico e ricorda molto progetti come “Daredevil” di Netflix. Gane, che ha una vasta esperienza nei combattimenti MMA, tra cui alcune gare nell’UFC (Ultimate Fighting Championship), potrebbe anche aver dato il suo contributo durante queste impegnative routine di combattimento create per il film, influenzando ulteriormente i movimenti di Bastien e ricalcando i propri. Pertanto, il protagonista ha un potenziale legame generale con i combattenti MMA della vita reale attraverso la performance di Gane, che lo rende in parte basato sulla realtà.

Superman: un primo sguardo a Metamorpho!

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Superman: un primo sguardo a Metamorpho!

L’uscita di Superman è alle porte e il regista James Gunn e la Warner Bros. stanno iniziando a intensificare la campagna marketing del film.

Gunn ha rivelato un nuovo dietro le quinte con Guy Gardner, Mister Terrific, Hawkgirl e Metamorpho. Anche se sembra che Rex Maxon inizi come prigioniero di Lex Luthor in Superman, quali sono le probabilità che si unisca alla Justice Gang entro la fine del film?

Il cast di Superman

Superman è il primo film dei DC Studios scritto e diretto da James Gunn, con David Corenswet nei panni di Superman/Clark Kent.

Nel cast anche Rachel Brosnahan, Nicholas Hoult, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nathan Fillion, Isabela Merced, Skyler Gisondo, Sara Sampaio, María Gabriela de Faría, Wendell Pierce, Alan Tudyk, Pruitt Taylor Vince e Neva Howell. Il film sarà al cinema dal 9 luglio distribuito da Warner Bros. Pictures.

Superman”, il primo film dei DC Studios in arrivo sul grande schermo, è pronto a volare nei cinema di tutto il mondo quest’estate, distribuito da Warner Bros. Pictures. Con il suo stile inconfondibile, James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo universo DC reinventato, con una miscela unica di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e da una profonda fiducia nella bontà del genere umano.

Produttori esecutivi di “Superman” sono Nikolas Korda, Chantal Nong Vo e Lars Winther. Dietro la macchina da presa, Gunn si è avvalso del lavoro di suoi collaboratori fidati, tra cui il direttore della fotografia Henry Braham, la scenografa Beth Mickle, la costumista Judianna Makovsky e il compositore John Murphy, oltre al compositore David Fleming (“The Last of Us”), ai montatori William Hoy (“The Batman”) e Craig Alpert (“Deadpool 2”, “Blue Beetle”).

Clayface del DCU ha ora un titolo provvisorio: cosa ci dice del film?

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Le riprese del film Clayface dei DC Studios inizieranno presto (si ritiene che le location includeranno Vancouver, Toronto e il New Jersey o Atlanta) e il titolo provvisorio del progetto è stato ora rivelato. Secondo FeatureFirst.net, Clayface sarà conosciuto come “Corinthians” nel corso delle riprese.

Sebbene i titoli provvisori non abbiano sempre molto a che fare con la trama del film in sé, di solito vengono scelti per qualche motivo.

Si è ipotizzato che Corinthians possa avere a che fare con il personaggio di The Sandman di Neil Gaiman, ma è molto più probabile che si riferisca a Corinto, alla Grecia, all’ordine architettonico corinzio o ai corrispondenti versetti biblici.

Abbiamo recentemente avuto la conferma che George MacKay (1917, The Beast), Tom Blythe (Hunger Games: The Ballad of Songbirds and Snakes), Jack O’Connell (Sinners, Starred Up) e Leo Woodall (One Day, The White Lotus) si stanno candidando per il ruolo principale di (presumibilmente) Basil Karlo.

In seguito abbiamo appreso che uno di questi attori non era più in lizza e, sebbene la notizia non sia ancora stata confermata, abbiamo sentito dire che Woodall si è ritirato e che ora la scelta è tra Blythe, MacKay e O’Connell.

Il regista di Speak No Evil, James Watkins, dirigerà il progetto, mentre Gunn sarà il produttore insieme a Peter Safran e al regista di The Batman, Matt Reeves, con Lynn Harris e Chantal Nong come produttori esecutivi.

Mike Flanagan ha scritto la sceneggiatura, ma a quanto pare non era disponibile per la regia a causa dei suoi impegni con una serie TV su Carrie e il nuovo film sull’Esorcista. La data di uscita ufficiale del progetto è l’11 settembre 2026.

Daredevil: Rinascita – Stagione 2: Jessica Jones nelle foto dal set!

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Nuove foto dal set newyorkese di Daredevil: Rinascita – Stagione 2 rivelano un altro sguardo al ritorno di Krysten Ritter nei panni della migliore investigatrice privata del Marvel Cinematic Universe, Jessica Jones.

La prima stagione di Daredevil: Rinascita si è conclusa con l’Uomo Senza Paura pronto a schierare i suoi pochi alleati per sconfiggere il sindaco Wilson Fisk e liberare New York. Tuttavia, avrà bisogno di più di Karen Page e di qualche poliziotto onesto per riuscirci.

Il mese scorso, abbiamo appreso che Krysten Ritter riprenderà il ruolo di Jessica Jones nella seconda stagione. Non la vedevamo interpretare il personaggio da quando Jessica Jones si è conclusa con la terza serie di episodi su Netflix nel 2019, quindi diventa la seconda del gruppo dei Difensori a unirsi all’MCU.

Oggi è stato rivelato un nuovo sguardo a Ritter nei panni dell’investigatrice privata più intraprendente, ed è come se non fosse invecchiata di un giorno. Si prevede che l’attrice avrà un ruolo importante come Jessica in Daredevil: Rinascita – Stagione 2 e, come il Punitore di Jon Bernthal, ci sono buone probabilità che abbia uno spin-off in futuro.

Considerando gli sviluppi attuali, la squadra di vigilanti di Daredevil sarà probabilmente composta da lui, Jessica Jones, The Punisher, White Tiger e forse persino Swordsman. Potrebbero esserci anche delle sorprese.

In Daredevil: Rinascita della Marvel Television, Matt Murdock (Charlie Cox), un avvocato cieco con capacità straordinarie, lotta per ottenere giustizia nel suo vivace studio legale, mentre l’ex boss mafioso Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) persegue le sue iniziative politiche a New York. Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli uomini si ritrovano inevitabilmente su una rotta di collisione. Entrambi torneranno nella Stagione 2.

La serie vede la partecipazione anche di Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson, Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e Jon Bernthal. Dario Scardapane è lo showrunner.

La prima stagione è disponibile su Disney+.

Hugh Jackman stuzzica i fan con un video per il ritorno di Wolverine

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Deadpool & Wolverine è stato il primo film dei Marvel Studios vietato ai minori di 13 anni e ha incassato oltre 1,3 miliardi di dollari la scorsa estate. Il terzo capitolo ha dimostrato che non tutti i titoli dell’MCU devono essere PG-13 e ha ricordato chiaramente quanto sia un’enorme attrazione al botteghino Hugh Jackman quando sfodera gli artigli di Logan.

Senza nulla togliere a Ryan Reynolds o a Deadpool; tuttavia, Wolverine, come Spider-Man, rimane uno dei personaggi più popolari della Marvel, e se si aggiunge a questo l’iconica interpretazione di Jackman degli X-Men, l’interesse non fa che aumentare.

Non sorprende, quindi, che l’attore australiano dovrebbe tornare nei panni di Logan in Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars. Tuttavia, il suo nome non è stato menzionato nella massiccia rivelazione del cast da parte dei Marvel Studios, il che ha fatto temere che non sia stato raggiunto un accordo.

Mentre resta da vedere se il ritorno di Wolverine verrà considerato una sorpresa o parte di un futuro annuncio di casting, Jackman ha scatenato una nuova ondata di speculazioni con un nuovo post su Instagram.

Presentato senza contesto, l’attore ha condiviso un video di allenamento che sembra mostrarlo mentre si prepara a tornare in forma per Wolverine. Non è sicuro che l’allenamento serva a quello, ma i commenti dei fan sono pieni di speranza.

Avengers: Doomsday è attualmente in fase di riprese nel Regno Unito, e si prevede che gli X-Men saranno una parte importante della storia che verrà raccontata. Jackman è destinato a farne parte, anche se gli verrà dato più da fare nel prossimo film.

Si è parlato molto di cosa faranno i Marvel Studios dopo Avengers: Secret Wars. Il ruolo dovrebbe quindi essere riassegnato o Wolverine verrà messo da parte per la maggior parte (se non tutta) della Saga Mutante? Pochi fan si lamenterebbero dell’arrivo di Henry Cavill dopo il suo cameo in Deadpool & Wolverine… anche se non è Hugh Jackman!

Matthew McConaughey di nuovo insieme al creatore di True Detective per Mike Hammer

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Matthew McConaughey e Nic Pizzolatto si uniscono per un’altra epica storia poliziesca. McConaughey è in trattative per recitare in un film di Skydance basato sull’iconico investigatore privato Mike Hammer, con una sceneggiatura di Pizzolatto.

Si tratta di una reunion di True Detective per il duo: McConaughey ha recitato nella prima stagione della serie poliziesca HBO di Pizzolatto al fianco di Woody Harrelson nel 2014.

Skydance ha acquisito i diritti del franchise “Mike Hammer” di Mickey Spillane e Max Allan Collins con l’intenzione di sviluppare e produrre la serie di libri bestseller in forma di film. David Ellison, Dana Goldberg e Don Granger di Skydance saranno i produttori, insieme a Guymon Casady, Benjamin Forkner e Ken F. Levin. Collins sarà produttore esecutivo, mentre Jane Spillane sarà co-produttrice. Carin Sage supervisionerà il progetto per Skydance.

Matthew McConaughey è recentemente tornato sul grande schermo dopo una pausa di sei anni con “The Rivals of Amziah King” e presto reciterà al fianco di America Ferrera nel thriller catastrofico di Apple TV+The Lost Bus“. “Avevo bisogno di scrivere la mia storia, di dirigere la mia storia su carta”, ha dichiarato McConaughey a Variety all’inizio di quest’anno a proposito del suo periodo lontano dalla telecamera.

Pizzolatto è un romanziere, sceneggiatore, produttore e regista pluripremiato, noto soprattutto per aver creato e diretto le prime tre stagioni di “True Detective” della HBO. I suoi libri sono tradotti in oltre 30 lingue ed è stato candidato a numerosi Emmy e Golden Globe, con due Writer’s Guild Awards. Tra i suoi lavori più recenti figurano il suo primo film come sceneggiatore e regista, “Easy’s Waltz“, diversi progetti per Skydance e una serie televisiva in fase di sviluppo con Netflix.

Tutti i film horror di A24 classificati dal peggiore al migliore

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Tutti i film horror di A24 classificati dal peggiore al migliore

La società di produzione indipendente A24 si è fatta una reputazione per la pubblicazione di un’ampia varietà di film ampiamente acclamati, ma i film horror di A24 rimangono un punto di forza della società. È improbabile che una società possa affermare di aver avuto un impatto maggiore sul genere horror nell’ultimo decennio rispetto ad A24. Dopo aver messo il suo nome sulla mappa negli anni 2010, la società ha continuato a pubblicare diversi film ogni anno, ma rimane principalmente conosciuta per i suoi film horror A24.

Le uscite di A24 includono alcuni dei film horror più discussi dell’ultimo decennio, come HereditaryMidsommar e The Lighthouse. I film horror di A24 hanno rivoluzionato il genere horror negli anni successivi al 2010, portando una nuova era all’horror e introducendo temi sociali e culturali molto rilevanti per la società moderna. Quando si parla di film horror A24 è specializzata sia in film horror intelligenti e di alto livello che in storie bizzarre che la maggior parte delle case di produzione non toccherebbe mai.

False Positive (2021)

False Positive (2021)

È raro che i film horror di A24 vengano definiti piatti, ma una delle sue uscite più derise è stata False Positive del 2021. Il film non è affatto brutto o inguardabile, solo non è all’altezza degli standard abituali degli horror di A24. Uscito direttamente su Hulu, Falso positivo sembra inizialmente una rivisitazione in chiave moderna di Rosemary’s Baby e, anche se alcuni elementi sono certamente presenti, la vera verità che si cela dietro la gravidanza programmata di Lucy (co-sceneggiatrice e protagonista Ilana Glazer) è probabilmente ancora più inquietante.

La Glazer è brava nel suo ruolo, così come Justin Theroux nel ruolo del marito e Pierce Brosnan nel ruolo del malvagio medico della fertilità. A differenza della maggior parte delle proposte horror di A24, però, Falso positivo si sente molto più derivato da opere di genere passate, e la sua storia non viene portata a una conclusione pienamente soddisfacente. La sua valutazione su Rotten Tomatoes è di un basso 47%.

Tusk (2014)

Scritto e diretto dal famoso regista Kevin Smith, Tusk segue un podcaster comico americano che si reca in Canada per un’intervista. Ben presto diventa vittima di uno scienziato pazzo che cerca disperatamente di ricreare il suo amico tricheco mutilando le persone e infilandole in una tuta di tricheco fatta di pelle umana. L’offerta strabiliante di Kevin Smith al genere horror ha un tono talmente sbilanciato che gli aspetti comici e orrorifici potrebbero appartenere a due film diversi.

Il film avrebbe potuto funzionare bene come film horror serio o anche come episodio avvincente di una serie come Criminal Minds con un body horror alla Cronenberg. Il risultato è stato qualcosa di molto polarizzante, anche se Tusk ha ricevuto recensioni contrastanti, con la critica che ne ha lodato l’atmosfera e le immagini. Ha colto di sorpresa molti fan di Kevin Smith grazie alla bizzarra rivisitazione del genere.

Slice (2018)

Slice

Commedia horror ambientata in una piccola città dove umani e bestie soprannaturali come fantasmi, streghe e lupi mannari convivono in semi-armonia, il film horror di A24 Slice segue una serie di omicidi che hanno luogo nella pizzeria locale, mentre gli autisti delle consegne vengono uccisi uno a uno. La commistione tra commedia e horror in Slice è sapientemente stabilita, offrendo un’esperienza sciocca e assolutamente piacevole mentre Zazie Beets e Chance the Rapper cercano di rintracciare l’assassino e di consegnarlo alla giustizia.

The Blackcoat’s Daughter (2015)

The Blackcoat’s Daughter

Un collegio femminile che chiude durante le vacanze invernali vede due giovani donne abbandonate, mentre un’altra ragazza lascia l’ospedale per tornare nello stesso collegio in The Blackcoat’s Daughter. Questo horror psicologico soprannaturale è certamente una scelta sottovalutata di A24, ma il colpo di scena porta a un finale confuso che ha fatto sì che l’accoglienza della critica rimanesse nella media. Le recensioni positive hanno definito il film lento e d’atmosfera, mentre quelle negative hanno detto che il film si è basato soprattutto sul suo colpo di scena finale.

Life After Beth (2014)

Life After Beth

Una commedia romantica e horror, Life After Beth si rifà alla classica tradizione degli zombie quando un giovane uomo, la cui fidanzata è appena morta, scopre che la sua amante è tornata dalla morte, senza alcun ricordo del suo decesso. Purtroppo, anche se all’inizio la ragazza sembra stare bene, ben presto inizia a subire una terrificante trasformazione. Sebbene Life After Beth abbia i suoi momenti comici e campanilistici, un film meno riuscito che avesse trattato lo stesso materiale narrativo avrebbe potuto sconfinare nel ridicolo.

Questo film horror di A24 è essenzialmente una svolta macabra di 500 Days of Summer, che, sorprendentemente, funziona abbastanza bene. Anche se il film non ha ricevuto le migliori recensioni, rimane un classico di culto e qualcosa di molto diverso nel genere horror zombie.

The Hole In The Ground (2019)

The Hole In The Ground

The Hole in the Ground segue una giovane madre, Sarah, e suo figlio, Chris, mentre si trasferiscono in una nuova città. Ma quando Chris scompare nella foresta una notte, ritorna solo per iniziare a comportarsi in modo strano, portando Sarah a credere che non sia affatto suo figlio. Questo film horror irlandese, ricco di suspense, presenta alcune grandi scene nella grotta sotterranea e rappresenta uno dei pochi film horror decenti su un vero e proprio changeling mitologico.

Tuttavia, alcuni hanno criticato The Hole in the Ground come un po’ insipido e monocorde, soprattutto rispetto ad altri film horror di A24. Nonostante ciò, il film ha ottenuto un punteggio molto alto, pari all’83%, su Rotten Tomatoes, e i critici ne hanno lodato l’originalità.

Enemy (2014)

Enemy

Primo film horror di A24, Enemy è un thriller surrealista diretto da Denis Villeneuve e interpretato da Jake Gyllenhaal nel ruolo di Adam Bell e Anthony Claire. Il film segue un insegnante di storia un po’ scapestrato, Adam Bell, che scopre un attore minore identico a lui. Adattamento della pluripremiata novella The Double di Jose Saramago, Enemy è un esercizio di manipolazione del pubblico e, secondo alcuni, uno dei film più sottovalutati degli anni 2010.

Il film evoca un senso di ansia palpabile e mantiene il pubblico in attesa. Detto questo, il finale cade a fagiolo, rendendo il film confuso. Tuttavia, i fan che hanno imparato a conoscere Villeneuve grazie a film come Dune e Blade Runner 2049 dovrebbero dare un’occhiata a questo film. È la prova che un giorno il regista farà grandi cose.

Beau Is Afraid (2023)

Beau Is Afraid film 2023

Ari Aster si è fatto un nome con i film horror di A24, avendo diretto due dei migliori film di tutti i tempi, Hereditary e Midsommar. Tuttavia, alcuni hanno ritenuto che ci sia stato un passo indietro con il suo film del 2023, Beau is Afraid. Il film ha come protagonista Joaquin Phoenix nei panni di un uomo di mezza età con problemi di ansia che deve prendere un volo per andare a trovare sua madre, ma ha paura di lasciare il suo appartamento. Quando finalmente parte per il viaggio, tutto ciò che potrebbe andare storto accade, e finisce per essere rapito da una coppia che non lo lascia andare via.

Il film è uno sguardo astratto sulle lotte mentali di Beau e mostra come i dubbi su se stessi, la paura e l’ansia possano quasi affogare una persona se non viene curata. Tuttavia, il film ha ricevuto recensioni contrastanti e molto polarizzate, con molte persone che hanno respinto i temi trattati e hanno affermato che Aster ha realizzato un film autoindulgente ed eccessivamente farcito. Phoenix ha ricevuto una nomination ai Golden Globe per la sua interpretazione.

Men (2022)

Men film 2022

Il film horror Men di A24 segue la giovane vedova Harper (Jessie Buckley), che decide di fare un viaggio nella campagna inglese. Tuttavia, al suo arrivo, sembra che qualcuno – o qualcosa – la stia perseguitando. Il film, diretto dal regista Alex Garland (Ex Machina), è stato accolto da recensioni mediocri, ma gli aspetti positivi di Men sono stati molti. Il cast ha intrecciato una storia intrigante e il suo tono voyeuristico è cresciuto fino alla frenesia del finale.

Detto questo, Men ha lasciato troppo ambiguo il film ed è stato così simbolico che gli spettatori occasionali hanno avuto difficoltà a decifrarne il significato. Nonostante ciò, il film ha vinto il premio per i migliori effetti speciali ai British Independent Film Awards e sia Jessie Buckley che Rory Kinnear hanno ottenuto una nomination ai Critics Choice Super Awards. Non si trattava dell’opera magna di Garland, ma ha dato al regista la possibilità di fare qualcosa di sovversivo e innovativo, grazie ai cervelloni di A24.

Lamb (2021)

Lamb (2021)

Uscito nel 2021, l’horror islandese Lamb è uno degli sforzi più strani di A24. Noomi Rapace e Hilmir Snær Guðnason interpretano una coppia di agricoltori che inizia ad allevare una bizzarra creatura ibrida pecora/uomo che chiamano Ada, dopo che una delle loro pecore l’ha partorita. Come ci si potrebbe aspettare, questo strano accordo si trasforma rapidamente in mania, portando alla rivelazione finale di cosa esattamente abbia generato Ada.

Sebbene sia considerato un po’ troppo strano per il suo stesso bene, Lamb vanta un’ottima interpretazione della Rapace e ha meritatamente ottenuto un ampio consenso. Iceland è stato candidato agli Academy Awards, ma non è stato scelto come finalista per il premio. L’unico grande problema del film è che molti critici e spettatori hanno trovato il soggetto un po’ troppo astratto e oscuro, ma le persone che hanno apprezzato Lamb lo ammirano per le stesse ragioni.

Y2K (2024)

Y2K (2024)

In 2024, il regista Kyle Mooney ha voluto creare un omaggio all’assurdo panico che ha travolto il mondo nel 1999 con il film Y2K. Il film si basa sulla convinzione che i sistemi informatici si sarebbero bloccati con l’arrivo dell’anno 2000, a causa del fatto che molti sistemi operativi non erano stati impostati per comprendere la differenza tra il 1900 e il 2000. La gente credeva che i computer si sarebbero spenti, gli aerei sarebbero caduti dal cielo, gli ospedali sarebbero diventati neri, uccidendo i pazienti, e il mondo sarebbe precipitato nel caos.

A partire da queste paure, Mooney ha creato una commedia horror in cui la fine è arrivata, ma in modo diverso. I computer e l’elettronica diventano senzienti e iniziano a uccidere gli esseri umani, quasi come nel classico cult Maximum OverdriveCon alcuni volti noti, tra cui Alicia Silverstone, Rachel Zegler e Fred Durst, il film è uno sguardo comico su uno scenario apocalittico. Tuttavia, secondo la critica, il film è rimasto uno dei film di fascia media di A24, anche se è stato certificato fresco su Rotten Tomatoes.

Bodies Bodies Bodies (2022)

Bodies Bodies Bodies

Bodies Bodies Bodies vede un cast di ventenni organizzare una festa contro l’uragano in una villa isolata. Tuttavia, proprio quando la festa ha inizio, le persone iniziano a essere uccise una ad una. Bodies Bodies Bodies ha ottenuto un buon risultato in termini di recensioni, visto che il punteggio attuale su Rotten Tomatoes è dell’85% per la critica e del 69% per il pubblico. L’horror/commedia ha un cast giovane e incredibile e un’arguzia tagliente come un rasoio.

Tuttavia, alcuni critici non sono stati dello stesso parere. La mancanza di indizi ha reso il mistero particolarmente difficile da seguire, e la lentezza della messa in scena non ha favorito la riuscita di Corpi e corpi. Detto questo, il film è stato apprezzato da molti fan e ha guadagnato un pubblico ancora più numeroso quando è arrivato in streaming, con elogi per il cast, tra cui un Pete Davidson sorprendentemente divertente. Il film ha cercato di satireggiare l’alta società, ma non ha sempre centrato le critiche ed è stato apprezzato soprattutto per i suoi aspetti slasher.

Climax (2018)

climax

L’esperienza drammatica cinematografica unica di Gaspar NoeClimax, presenta tecniche cinematografiche innovative, ballerini professionisti senza esperienza di recitazione e una qualità surreale e onirica che rende l’intero film diverso da qualsiasi cosa gli spettatori abbiano visto prima. La storia segue un corpo di ballo che organizza una festa dopo le prove e scopre che qualcuno ha aggiunto del punch all’LSD. Quello che segue è un caotico e terrificante caos di persone che cercano di far fronte alla situazione, mentre tutti scendono in uno stato mentale di forte agitazione.

Il film che ne risulta è unico, soprattutto tra i film horror di A24, ma è davvero un’esperienza horror eccezionale che mette in luce i terrori della vita reale. Climax ha vinto l’Art Cinema Award a Cannes ed è stato premiato in diverse cerimonie cinematografiche europee. Mentre il cast ha ricevuto elogi e lo stile del regista è stato riconosciuto, l’eccessiva dipendenza del film dalla violenza è stata spesso la principale critica al suo status tra gli altri film di A24.

Into The Forest (2016)

Into The Forest film

Seguendo due sorelle che vivono in una casa isolata nei boschi, Into the Forest esplora i temi della famiglia, della sopravvivenza e del trarre il massimo da ciò che si ha. Into the Forest si svolge in un futuro prossimo, con Elliot Page e Evan Rachel Wood nei panni di due sorelle giovani e adulte e Callum Keith Rennie nel ruolo del padre, che le ha trasferite nella natura selvaggia in una casa che ha costruito a mano.

Il film è un bellissimo, straziante e suggestivo sguardo sulla famiglia e sulla sopravvivenza, e porta avanti lo stile caratteristico di A24: un horror ben realizzato e a fuoco lento.

Ma quando una massiccia interruzione di corrente in tutto il continente porta a un collasso tecnologico in tutta la regione, i fratelli devono superare e sopravvivere da soli, con l’aiuto l’uno dell’altro. Il film è un bellissimo, straziante e suggestivo sguardo sulla famiglia e sulla sopravvivenza, e porta avanti lo stile caratteristico di A24: un horror ben realizzato e a fuoco lento. Essendo uno dei primi film di A24, da allora è stato per lo più dimenticato, anche se la critica ha elogiato Page e Wood per le loro interpretazioni.

The Monster (2016)

zoe kazan

The Monster è incentrato su una madre e una figlia bloccate su una remota strada boscosa quando la loro auto si rompe durante un viaggio per andare a trovare il padre della figlia. Tuttavia, mentre le due aspettano un carro attrezzi e un’ambulanza, iniziano a rendersi conto di non essere sole nel bosco, poiché una grande creatura nera simile a un cane inizia a dar loro la caccia.

La rappresentazione toccante e straziante della relazione abusiva e codipendente tra madre e figlia è ripresa dal mostro, che deve superare le proprie difficoltà per sopravvivere alla notte. Il film ha ricevuto il plauso della critica, con un punteggio dell’80% su Rotten Tomatoes. I critici hanno sottolineato l’ambientazione e le interpretazioni come punti di forza di una storia molto spaventosa, lodando l’atmosfera e l’interpretazione dei due attori Zoe Kazan ed Ella Ballentine, che hanno dovuto sostenere l’intero film sulle loro spalle.

It Comes At Night (2017)

It Comes at Night è un film horror post-apocalittico che racconta di una famiglia che vive in una remota casa nella foresta mentre una malattia altamente contagiosa devasta la terra. Tuttavia, quando una notte il patriarca della famiglia scopre un uomo che si introduce nella loro casa in cerca di acqua, le due famiglie finiscono per unire le forze per sopravvivere, solo per scoprire che il vero orrore viene dall’interno.

Il film è girato magnificamente e presenta alcune grandi sequenze da incubo, oltre a un messaggio attuale. La critica ha elogiato il film, sottolineando la sua storia scarna e la capacità di creare spaventi sulla base di ciò che non viene mostrato sullo schermo. Il giovane protagonista Kelvin Harrison Jr. ha anche ottenuto una nomination come attore emergente ai Gotham Independent Film Awards. It Comes at Night è diventato uno dei film più popolari di A24 grazie al suo passaggio su Netflix, dove molti lo hanno riscoperto.

X (2022)

Uno dei film horror di maggior successo di A24 è il film di Ti West, X. Una nuova versione di un classico slasherX segue un gruppo di persone che cercano di girare un film porno nel Texas rurale durante gli anni ’70. Dopo aver trovato una fattoria di proprietà di una coppia di anziani, il gruppo inizia a essere ucciso uno per uno. X si avvale di un cast straordinariamente forte, con volti noti come Mia Goth, Jenna Ortega e Brittany Snow.

L’unico problema diX è che forse è troppo esplicito. Nonostante l’apertura con recensioni positive, alcuni critici hanno trovato che X sia ostacolato piuttosto che aiutato dalla sua autoconsapevolezza del genere slasher e, purtroppo, alcuni dei tropi satirizzati un po’ troppo bene. Tuttavia, la critica ha elogiato la Goth, che ha fatto il doppio lavoro con due ruoli, e il film ha ottenuto un sequel pochi mesi dopo. Mia Goth ha continuato a girare altri due film del franchise, Pearl e MaXXXine, dimostrando che la sua performance qui era solo un presagio delle cose a venire.

Talk to Me (2022)

Talk to Me mano
Foto di Courtesy of A24 – © A24

Il film horror Talk to Me (2022) di A24 ha preso il genere della possessione demoniaca e dello slasher movie e lo ha stravolto. Questo è stato un po’ sorprendente, dato che i registi, i fratelli australiani Danny Philippou e Michael Philippou, prima di realizzare questo film erano noti soprattutto come creatori di contenuti shock per YouTube. Il risultato è stato un film spaventoso, creativo e uno dei migliori film horror del 2023. Il film è incentrato su un braccio mozzato che gli adolescenti credono possa permettere loro di parlare con i morti se afferrano la sua mano.

Il problema è che questo è vero e se qualcuno lo tiene troppo a lungo, i morti hanno la possibilità di connettersi con l’ospite e prenderne il controllo. Quando i giovani che lo usano a una festa iniziano a morire, è chiaro che uno di loro ha portato i morti da questa parte. Ciò che rende il film ancora più impressionante è il finale di Talk to Me, che prevede un possibile sequel.

In Fabric (2018)

In Fabric è uno straordinario film horror di A24 – una commedia di fantasmi di Peter Strickland (Berberian Sound StudioDuke of Burgundy) che segue il viaggio di un vestito maledetto che passa da persona a persona. Può essere descritto come una sorta di remake giallo di The Sisterhood of the Traveling Pants, con musica synth, immagini surreali e colori vivaci e gialli.

Sebbene gran parte di In Fabric sia un horror, il film inserisce in modo intelligente un po’ di commedia per rendere l’idea del vestito infestato, e l’intero film funziona magnificamente. Il film ha un’alta valutazione del 91% su Rotten Tomatoes ed è stato nominato uno dei migliori film del 2019 da Sight & Sound. I critici hanno elogiato il film, affermando che offre un’arguzia secca in modi sorprendenti e ha un senso dell’umorismo distorto e contorto che non ha nulla a che vedere con il genere horror dell’epoca.

MaXXXine (2024)

Mia Goth Maxxxine

Terzo film della serie X di Ti West, MaXXXine riprende il ruolo di Maxine Minx, l’unica sopravvissuta del primo film. Dopo aver lavorato nell’industria del porno, Maxine cerca ora di sfondare come star del cinema tradizionale. Mentre si muove nello squallido mondo della Hollywood degli anni ’80, Maxine si ritrova nel mirino di un brutale assassino.

Sebbene MaXXXine abbia una colonna sonora piena di pezzi anni ’80 e sia sicuramente il più rumoroso e massimalista dei film di X , il suo tono irregolare è stato criticato dalla critica, che concorda sul fatto che sia il più debole dei film di West per A24. Ma il pubblico è stato un po’ più clemente e MaXXXine è il film di X che ha incassato di più fino ad oggi, con 22 milioni di dollari al botteghino mondiale. Mia Goth è ancora affascinante come sempre e si è guadagnata la corona di regina delle urla di Hollywood.

Il sacrificio del cervo sacro (2017)

Il Sacrificio del Cervo Sacro

In questa rivisitazione moderna di una classica tragedia greca, Il sacrificio del cervo sacro (The Killing of a Sacred Deer) segue un chirurgo che fa amicizia con un adolescente per il senso di colpa di non essere riuscito a salvare il padre dalla morte sul tavolo operatorio. Ben presto, però, il chirurgo scopre che il coinvolgimento del ragazzo nella sua vita è molto più sinistro della ricerca di un modello maschile nel campo della medicina.

Sebbene all’inizio il dialogo stentato sia un po’ fuori luogo, il pubblico si ritrova rapidamente coinvolto nella famiglia e nella storia, man mano che le cose si fanno sempre più strane e oscure. Il film ha ricevuto recensioni per lo più positive, con un punteggio del 79% su Rotten Tomatoes. Ha ottenuto anche molti riconoscimenti dalla critica, vincendo il premio per la miglior sceneggiatura al Sundance e ottenendo tre nomination agli European Film Awards. Yorgos Lanthimos è diventato un regista di culto e il suo talento gli è valso il riconoscimento dell’Oscar.

Green Room (2015)

Green Room

Green Room segue una band punk che si ritrova in un club isolato gestito da skinhead neonazisti, il che sarebbe già abbastanza grave, ma quando assistono accidentalmente a un omicidio sul posto, si ritrovano sotto l’attacco dei nazisti. Interpretato dal compianto Anton Yelchin, da Joe Cole, Imogen Poots e da un cattivo Patrick Stewartil film è teso, ricco di azione e assolutamente emozionante.

Anton Yelchin, nel suo ultimo ruolo cinematografico prima della morte, offre un’interpretazione straordinaria di Pat, il bassista e protagonista maschile. Mentre la maggior parte dei film horror di A24 ha una sorta di colpo di scena o di stratificazione di surrealismo e metafore, Green Room contraddice la tendenza degli studios, essendo un film horror diretto, realizzato in un modo fresco, grintoso ed efficace. Il film è oscuro e inquietante nei modi giusti ed è un po’ più diretto di molti film horror di A24, ma è comunque un capolavoro.

Pearl (2022)

Pearl

Raramente un sequel fa meglio del suo predecessore, ma il prequel X, Pearl ha ricevuto ancora più elogi. Mia Goth è tornata a interpretare il personaggio principale di Pearl, come aveva fatto in X, dove interpretava sia l’anziana Pearl che Maxine. Il film segue l’omonimo personaggio mentre vive nella stessa fattoria di X durante la prima guerra mondiale. Pearl vuole solo diventare una star e non si fermerà davanti a nulla per assicurarsi che ciò accada.

Il motivo per cui Pearl supera X è che non si affida così pesantemente ai tropi dello slasher, trovando invece la maggior parte del suo orrore cupamente umoristico nell’ambientazione storica. Pearl è davvero un orribile studio sul personaggio di una donna ambiziosa e violenta e sui mezzi che usa per ottenere ciò che vuole. La cosa importante da ricordare è che Mia Goth è l’MVP di questo franchise e Pearl le offre molta più carne da masticare nella sua interpretazione. Non è così sporco e torbido come X, ma è più stratificato e dinamico.

Under The Skin (2014)

Under the Skin cast

Under the Skin è un film horror di A24 con Scarlett Johansson nel ruolo di un’extraterrestre che, travestendosi da donna umana, seduce e rimorchia uomini in Scozia. Liberamente basato sul romanzo Under the Skin di Michael Faber, questo film di A24 è un’immagine bellissima e ossessionante di una prospettiva aliena sul mondo umanoUnder the Skin è stato premiato per l’interpretazione della Johansson, la regia di Glazer e la colonna sonora di Mica Levi.

Anche se il messaggio potrebbe essere perso per alcuni, il film è uno sguardo profondamente toccante sull’esperienza umana e mette in luce alcune interessanti e complicate esperienze di politica di genere. Under the Skin è stato un fallimento al botteghino, ma la critica lo ha apprezzato e ha lodato sia l’interpretazione della Johansson che la regia di Glazer, mentre la BBC lo ha definito uno dei migliori film del 21° secolo. Il film è stato nominato per due premi BAFTA, tra cui Outstanding British Film.

Saint Maud (2019)

Saint Maud

Uno dei film horror A24 più acclamati finora, Saint Maud del 2019 non è stato distribuito in Nord America fino al gennaio 2021, a causa di diversi ritardi. Fortunatamente, molti hanno trovato questa miscela di body horror e thriller psicologico degna dell’attesa. La trama di base vede la protagonista Maud, infermiera in un ospizio e da poco convertita al cattolicesimo, credere di dover salvare l’anima della sua paziente morente, un’ex ballerina. Le cose non sono così semplici come questa sinossi potrebbe far pensare, nella trama a più livelli di Saint Maud .

Morfydd Clark si è guadagnata un elogio particolare per la sua interpretazione da protagonista, mentre la scrittrice/regista esordiente Rose Glass è stata indicata da molti come una regista horror da tenere d’occhio. Saint Maud ha anche attirato paragoni positivi con il precedente film di A24, Under the SkinSaint Maud ha ottenuto 17 nomination ai British Independent Film Awards, vincendo come miglior regista esordiente e miglior fotografia.

The Lighthouse (2019)

The-Lighthouse-film

Questo film horror di A24, sorprendentemente artistico, è un thriller psicologico drammatico a due personaggiThe Lighthouse di Roger Eggers ha come protagonisti Willem Dafoe e Robert Pattinson nei panni di una coppia di guardiani del faro che lottano per mantenere la loro sanità mentale mentre rimangono isolati insieme su una remota isola del New England nel 1890. Originariamente pensato come un adattamento del frammento di Edgar Allen Poe “The Light-House”, il film finale ha poca somiglianza con lo scritto, tranne che per il titolo.

Le interpretazioni di Pattinson e Defoe sono spettacolari e fanno la differenza nel film, contribuendo a costruire l’atmosfera di isolamento, tensione e perdita della sanità mentale.

Il film è più direttamente ispirato a un incidente avvenuto nel XIX secolo al faro di Smalls, in Galles, che coinvolse due guardiani del faro, entrambi di nome Thomas. Le interpretazioni di Pattinson e Defoe sono spettacolari e fanno la differenza nel film, contribuendo a costruire l’atmosfera di isolamento, di tensione e di perdita della sanità mentale. La storia esplora i temi dell’analisi psicologica freudiana e junghiana, così come la mitologia greca classica, l’alcolismo e la sessualità attraverso una lente surreale e a tratti lovecraftiana che risulta efficacemente agghiacciante.

Midsommar (2019)

Midsommar - Il Villaggio dei Dannati

Secondo film di Ari Aster, Midsommar è considerato da molti il film horror di A24 che ha catapultato lo studio alla ribalta del genereMidsommar segue un gruppo di amici che si reca in Svezia per un festival che si svolge ogni 90 anni, solo per ritrovarsi in una cerimonia sacrificale. Sebbene la premessa sia molto più lineare rispetto al suo primo film, con una linea di trama chiara dall’inizio alla fine, il film presenta lo stile caratteristico di Aster di esplorare l’esperienza umana come orrore.

Trattando i temi del dolore, dell’amore, dell’abuso e della famiglia, il film è uno sguardo toccante sulla fine di una relazione malsana attraverso la lente di un culto religioso omicida. Il film è inoltre caratterizzato da un finale che lascia a bocca aperta e che rimarrà impresso nello spettatore. Midsommar è un film che merita di essere visto più volte, perché Ari Aster ha aggiunto molto al film per arrivare alla sua conclusione da brivido. Il film presenta anche una delle migliori interpretazioni di Florence Pugh in un film che deve molto a The Wicker Man.

The Witch (2015)
The Witch film 20216Un horror popolare ambientato nel 1630 nel New England, il film horror di A24 The Witch si concentra sulla vita del colono inglese William e della sua famiglia, banditi dalla colonia puritana di Plymouth a causa di una disputa religiosa. Tuttavia, una tragedia dopo l’altra si abbatte sulla già difficile vita della famiglia quando il loro bambino appena nato, Samuel, viene rapito da qualcosa proveniente dalla foresta.

Ben presto la famiglia si scaglia l’una contro l’altra, accusando la figlia maggiore di stregoneria. Il film dipinge un quadro bello e desolante dei primi coloni americani del XVII secolo, delle loro credenze e della loro cultura, compresi i legami con il processo alle streghe di Salem, e anche dell’esperienza delle donne sia in quel periodo che ai giorni nostri, poiché i temi possono essere facilmente applicati a entrambi. Il film può essere difficile da guardare, ma ne vale la pena per vedere il vero orrore che spesso manca nelle offerte più mainstream del genere.

Hereditary (2018)

Hereditary - le radici del maleHereditary è ancora il miglior film horror di A24 finora ed è uno dei film horror più apprezzati degli ultimi anni. Il capolavoro di Ari Aster esplora i traumi generazionali e le dinamiche familiari attraverso gli occhi della famiglia Graham. Quando la matriarca muore, la figlia inizia a scoprire segreti davvero terrificanti sul destino che ha ereditato. Il successo diHereditaryrisiede nella sua atmosfera, con una superba interpretazione di Toni Collette che crea tensione per tutta la durata del film.

Con oltre 80 milioni di dollari a fronte di un budget di 10 milioni, Hereditary è diventato il film di maggior incasso di A24, e per una buona ragione. Hereditary non è solo un film horror cosiddetto “di alto livello”, che trasmette messaggi toccanti sulla salute mentale e sui traumi generazionali, ma è anche un film genuinamente spaventoso che rimane impresso allo spettatore per molto tempo dopo la sua conclusione. Hereditary si rifà a classici dell’horror come L’esorcista e Rosemary’s Baby, portandoli nell’era moderna, il meglio della produzione horror di A24.

Ringu – The Ring: la spiegazione del finale del film

Ringu – The Ring: la spiegazione del finale del film

Con Ringu – The Ring (1998), il regista Hideo Nakata ha inaugurato una nuova era per il cinema horror giapponese, affermando il cosiddetto “J-horror” come una delle tendenze più influenti a livello internazionale tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000. Tratto dal romanzo omonimo di Koji Suzuki, il film racconta la storia di una giornalista che indaga su una misteriosa videocassetta che uccide chiunque la guardi dopo sette giorni. Grazie alla sua atmosfera disturbante, al ritmo lento e a un senso di inquietudine costante, il film ha conquistato il pubblico giapponese e, successivamente, quello occidentale, influenzando profondamente anche Hollywood.

L’importanza di Ringu – The Ring non risiede solo nel successo commerciale e critico, ma anche nella sua capacità di rinnovare l’immaginario horror attraverso elementi legati al folklore giapponese e alla modernità tecnologica. Il personaggio di Sadako, con il suo volto coperto da lunghi capelli neri e il suo movimento innaturale, è diventato una figura iconica del terrore contemporaneo. Il film riflette paure collettive legate alla morte, alla trasmissione dell’informazione e alla perdita di controllo, giocando abilmente con il confine tra realtà e leggenda urbana. In un periodo segnato dal boom tecnologico, la videocassetta maledetta si trasforma in simbolo dell’inquietudine per ciò che è invisibile ma potenzialmente letale.

Nel corso dell’articolo, esploreremo nel dettaglio il significato del finale del film, cercando di comprendere come le ultime scene chiudano – o rilancino – i temi della maledizione e della trasmissione del male. Analizzeremo inoltre in che modo il film abbia impostato le basi per i numerosi sequel e remake, compreso il celebre adattamento statunitense del 2002. Ma prima, è fondamentale comprendere il contesto culturale e simbolico in cui Ringu – The Ring è nato, per coglierne appieno la portata.

Nanako Matsushima e Hiroyuki Sanada in Ringu - The Ring
Nanako Matsushima e Hiroyuki Sanada in Ringu – The Ring

La trama di Ringu – The Ring

Dopo la morte di sua cugina Tomoko, la giornalista Reiko sente strane storie riguardo ad una videocassetta che “ucciderebbe” chiunque la veda, a distanza di una settimana esatta dalla visione. All’inizio Reiko è scettica riguardo a queste voci, ma quando viene a conoscenza della morte di un’altra persona, che aveva visto il video insieme a Tomoko, comincia ad investigare. Dopo aver visionato lei stessa la cassetta, iniziano ad accadere strane cose, così Reiko con l’aiuto del suo ex marito cerca di fermare il corso degli eventi prima che scocchi anche per lei l’ora della morte.

La spiegazione del finale

Nelle sequenze finali di Ringu – The Ring, Reiko scopre che l’unico modo per salvarsi dalla maledizione della videocassetta è farne una copia e farla vedere a qualcun altro, trasferendo così la condanna. Dopo che il suo ex compagno Ryuji muore per non aver copiato il nastro, Reiko capisce il meccanismo che permette di sopravvivere. In un ultimo, agghiacciante gesto, decide di far vedere la copia al padre, suggerendo quindi che la salvezza personale passa per un atto deliberato di trasmissione del male. Il film si chiude con Reiko che si allontana, lasciando lo spettatore con una profonda inquietudine morale.

Questo finale sovverte le aspettative dello spettatore. Non c’è una vera “sconfitta” del male, nessuna liberazione catartica: Sadako, lo spirito vendicativo, continua a vivere e a colpire. Il film ci costringe ad accettare che il male non può essere distrutto, ma solo trasferito. In tal senso, Ringu – The Ring si allontana dalle classiche narrazioni occidentali in cui il bene prevale sul male e abbraccia invece una visione ciclica e ineluttabile della maledizione. La salvezza diventa un atto egoistico e consapevole, che mette a rischio qualcun altro per salvare sé stessi, creando un dilemma etico disturbante.

Rikiya Ôtaka in Ringu - The Ring
Rikiya Ôtaka in Ringu – The Ring

Il gesto finale di Reiko riflette uno dei temi centrali del film: la trasmissione. Non solo della videocassetta e della maledizione, ma anche del dolore, del trauma e del rancore. Sadako è una creatura nata da una violenza taciuta, cresciuta nell’isolamento e nell’odio, che si propaga attraverso lo strumento più simbolico del tardo Novecento: il video. Il supporto analogico diventa metafora della contaminazione emotiva e culturale, di una società che trasmette la sofferenza senza mai elaborarla davvero. Il finale, dunque, è profondamente coerente con questo tema di fondo.

In ultima analisi, il finale di Ringu – The Ring non solo spaventa, ma fa riflettere. Ci parla della responsabilità individuale in un mondo dove le informazioni – e le emozioni – viaggiano senza controllo. In un’epoca ossessionata dai media e dalla velocità della comunicazione, Ringu ci lascia con una domanda inquietante: quanto siamo disposti a sacrificare per salvarci? E soprattutto, a quale prezzo? È un epilogo che rifiuta il conforto, preferendo invece insinuarsi sotto la pelle dello spettatore con il suo sottile e persistente terrore.

Una donna promettente: la storia vera dietro il film

Una donna promettente: la storia vera dietro il film

Primo film diretto da Emerald Fennell, Una donna promettente (qui la recensione) racconta la storia di Cassandra “Cassie” Thomas (Carey Mulligan), una studentessa che ha abbandonato la facoltà di medicina e la cui vita sembra essere bloccata in un limbo. Non ha un fidanzato, lavora in un bar e vive con i suoi genitori. Si scopre che ha lasciato la facoltà di medicina insieme alla sua amica Nina dopo che quest’ultima è stata violentata mentre era sotto l’effetto dell’alcol. Da allora Nina è morta.

Sebbene il suo stupratore non sia mai stato punito, Cassie ha trovato un modo per espiare il suo peccato. Una volta alla settimana va in un nightclub e finge di essere ubriaca finché un uomo non le si avvicina con il pretesto di aiutarla. Questi la portano quasi inevitabilmente a casa loro, dove cercano di approfittare di lei mentre è profondamente ubriaca. A quel punto lei fa loro capire di essere perfettamente sobria, spaventandoli a morte.

Dopo aver scoperto che lo stupratore della sua amica e gli altri coinvolti nel caso conducono una vita normale, Cassie intraprende poi un percorso di vendetta. Il film sovverte però le aspettative del pubblico non trasformandosi in un thriller exploitation. Al contrario, attraverso il suo finale straziante, prende una strada molto più cupa, continuando a puntare il dito contro la società. Una donna promettente sembra scomodamente una storia vera, ma lo è davvero? In questo articolo approfondiamo proprio questo aspetto.

Una Donna Promettente spiegazione finale film
Carey Mulligan in Una donna promettente. Foto di © Focus Features

La storia vera dietro Una donna promettente

Sebbene Una donna promettente non sia basato su una storia vera in senso stretto, Emerald Fennell ha più volte dichiarato di aver tratto ispirazione da esperienze vissute da donne reali e dal contesto sociale che ha preceduto e accompagnato il movimento #MeToo. La regista e sceneggiatrice ha spiegato che l’idea per il film è nata dal desiderio di esplorare la cultura dello stupro e la normalizzazione del comportamento predatorio nei confronti delle donne, soprattutto in contesti apparentemente sicuri come feste universitarie o ambienti di lavoro.

Quello che succede a Nina è uno stupro da appuntamento, qualcosa che è diventato inquietantemente comune nei campus di tutto il mondo. Come mostrato nel film, l’atto è spesso preceduto da un consumo eccessivo di alcol e/o dalla somministrazione di una droga da appuntamento. Le vittime tendono ad essere prevalentemente altre studentesse universitarie, di età compresa tra i 18 e i 25 anni. Anche la maggior parte dei responsabili rientra in quella fascia d’età. Negli ultimi anni, questo fenomeno è diventato sempre più diffuso nei locali notturni. Il titolo del film si riferisce sia a Cassie che a Nina.

Erano giovani donne brillanti destinate a un futuro brillante, fino a quando qualcosa di così vile come lo stupro non ha portato via loro il futuro. L’intento non era quindi raccontare un caso specifico, ma dare voce a un sentimento diffuso: quello della rabbia silenziosa e persistente di molte donne verso un sistema che tende a giustificare o minimizzare le aggressioni. Attraverso il film, Fennell satirizza l’espressione “non tutti gli uomini” dimostrando ripetutamente che i sedicenti “uomini gentili” non sono molto diversi dai cosiddetti maschi alfa. Gli uomini che appartengono al primo gruppo fingono solo di essere più gentili e premurosi.

Uno degli spunti principali è quindi arrivato dalla rappresentazione mediatica dei cosiddetti “bravi ragazzi”, spesso protetti da una narrazione che li vede come inconsapevoli o “vittime delle circostanze” anche quando sono responsabili di comportamenti gravi. Fennell ha voluto proprio mettere a nudo quella zona grigia della responsabilità maschile, ponendo domande scomode e capovolgendo l’archetipo della vendetta femminile. Come dice Cassie una volta nel film, quasi tutti i potenziali stupratori che cattura durante le sue escursioni notturne sono questi “uomini gentili”.

Carey Mulligan in Una donna promettente
Carey Mulligan in Una donna promettente. Foto di © Focus Features

La regista ha dunque preso una decisione consapevole quando ha scelto Adam Brody, Max Greenfield, Chris Lowell, Christopher Mintz-Plasse e Bo Burnham per questi ruoli. “Non volevo scegliere un sacco di goblin malvagi”, ha dichiarato in un’intervista. “Volevo scegliere persone che tutti noi vorremmo apprezzare. Quando senti qualcosa su qualcuno che ami, non vuoi crederci”. La sceneggiatrice e regista ha aggiunto: “Voglio mettere alla prova le nostre affiliazioni e lealtà in ogni fase. È molto più interessante che dire: ‘Oh, beh, lui è cattivo e spero che muoia’”.

Questo contrasto serve a sottolineare quanto la violenza possa annidarsi nei luoghi più familiari e nei volti più rassicuranti. L’ispirazione è però anche letteraria e cinematografica: il film richiama toni e temi di thriller come Hard Candy, ma è anche influenzato da romanzi sulla rabbia repressa e sulla disillusione come Lolita o American Psycho, filtrati però attraverso una prospettiva profondamente femminile. Inoltre, Fennell ha tratto ispirazione dalla cultura pop e dai suoi codici visivi per costruire un’estetica volutamente contraddittoria.

Si ritrovano infatti nel film colori pastello, musica pop romantica, ambientazioni quasi da commedia romantica che contrastano radicalmente con i contenuti violenti e cupi della storia. Il risultato è un’opera che, pur essendo di finzione, nasce da una realtà sociale ben riconoscibile e si fa portavoce di un’esigenza collettiva: quella di essere ascoltate, credute e vendicate. Alla luce di ciò, non sorprende che Una donna promettente abbia ricevuto molti riconoscimenti per aver descritto fedelmente l’atteggiamento indifferente della società nei confronti delle vittime.