The Amazing Spider-Man 2 –
Il potere di Electro (2014), diretto da Marc Webb, rappresenta il secondo
capitolo del reboot dell’Uomo Ragno targato Sony, con Andrew Garfield nei panni di Peter Parker.
Rispetto al primo film del 2012, questo sequel espande notevolmente
l’universo narrativo del personaggio, aumentando il numero di
personaggi, di sottotrame e di conflitti emotivi. Se il primo
capitolo aveva il compito di introdurre il nuovo Spider-Man e
riscrivere le sue origini in chiave più moderna, il sequel si
prende il tempo di esplorare la psicologia del protagonista e i
suoi tormenti interiori, con particolare attenzione al peso della
responsabilità e alla fragilità dei legami umani.
Una delle principali novità
introdotte nel film è la presenza di più villain, tra cui spiccano
Electro (Jamie
Foxx), Harry Osborn/Green Goblin
(Dane
DeHaan) e un’apparizione fugace di
Rhino. La figura di Electro, in particolare, offre
uno sguardo sul tema dell’emarginazione e dell’ossessione,
trasformando Max Dillon in una minaccia dalle potenzialità
devastanti. Inoltre, il film inserisce numerosi riferimenti a un
universo più ampio e all’idea di un possibile futuro franchise con
i Sinistri Sei, cosa che testimonia l’intenzione di Sony di
costruire un proprio universo condiviso dedicato ai personaggi
dell’universo di Spider-Man, anticipando tendenze che sarebbero poi
diventate centrali nel cinema di supereroi.
Nonostante l’ambizione narrativa e
visiva, The Amazing Spider-Man 2 è anche noto per
il suo finale estremamente drammatico, che segna un momento
cruciale nella vita di Peter Parker. Senza entrare ancora nei
dettagli, è proprio nel finale che il film trova la sua identità
più tragica e matura, con una sequenza che ha lasciato un’impronta
profonda nei fan e ha influenzato il modo in cui il personaggio
sarebbe stato riproposto negli anni successivi. Nei prossimi
paragrafi, approfondiremo cosa succede nel finale del film, il suo
significato e in che modo ha modificato il destino di Spider-Man al
cinema.
La spiegazione del finale del
film
Il finale di The Amazing
Spider-Man 2 – Il potere di Electro è uno dei più
drammatici e memorabili dell’intera saga cinematografica dedicata
all’Uomo Ragno, non solo per l’intensità emotiva ma anche per il
suo impatto sul personaggio di Peter Parker. Nella sequenza finale,
Peter e Gwen si dirigono insieme verso la centrale elettrica dove
Electro ha preso il controllo, mettendo a rischio l’intera città di
New York. La battaglia che segue è spettacolare e caotica, ma anche
estremamente personale: Peter affronta Electro non solo come eroe,
ma anche come ragazzo che ha disobbedito alla promessa fatta al
padre di Gwen di tenerla lontana dal pericolo. Gwen stessa insiste
per aiutare Peter, dimostrando coraggio e determinazione, e la loro
collaborazione è fondamentale per sconfiggere il nemico.
Dopo aver sovraccaricato i
trasformatori e aver fatto letteralmente esplodere Electro, Peter e
Gwen pensano di aver vinto, ma è a quel punto che entra in scena
Harry Osborn, ormai trasformato nel Green Goblin. Scoprendo
l’identità segreta di Peter e vedendo Gwen al suo fianco, Harry
capisce subito come colpire più duramente l’amico d’infanzia. La
battaglia si sposta nell’orologio della torre, e qui avviene il
momento più tragico del film: Gwen cade nel vuoto durante il
combattimento. Nonostante il disperato tentativo di Peter di
salvarla con la sua ragnatela, la giovane colpisce violentemente il
suolo, morendo all’istante.
La morte di Gwen rappresenta un
punto di svolta definitivo per Peter Parker. Il film mostra come,
nei mesi successivi, Peter si ritiri dal suo ruolo di Spider-Man,
profondamente segnato dal dolore e dalla colpa. La scena al
cimitero, in cui Peter visita la tomba di Gwen, è toccante e
testimonia quanto il trauma abbia influito su di lui. La narrazione
suggerisce che non è solo Gwen a essere morta, ma anche una parte
dell’identità di Peter come eroe. L’idea che nonostante i suoi
poteri, Peter non sia riuscito a salvare la persona che amava, è il
cuore del film e una potente riflessione sul limite
dell’eroismo.
L’epilogo mostra il ritorno di
Spider-Man grazie a un messaggio lasciato da Gwen e all’ispirazione
che lui stesso riesce a trarre dalla memoria della ragazza. In
parallelo, si accenna alla formazione di un team di supercriminali
da parte della Oscorp, con riferimenti espliciti ai Sinistri Sei.
Viene mostrato il Rhino in armatura, pronto a seminare il caos in
città, ma Peter ritorna in azione proprio in quel momento,
lanciandosi nella battaglia come Spider-Man davanti agli occhi di
un bambino vestito da supereroe. Questa sequenza, carica di
speranza, sottolinea la rinascita di Peter come simbolo di speranza
e giustizia.
Tuttavia, il film lascia diverse
domande in sospeso. Chi è l’Uomo Misterioso che parla con Harry nel
carcere di massima sicurezza? Come si sarebbe sviluppata la trama
dei Sinistri Sei? Quali segreti nasconde ancora Oscorp, e quale
sarebbe stato il ruolo del padre di Peter, la cui ricerca è solo
accennata nel corso dei due film? Inoltre, il film suggerisce che
c’erano progetti molto più ampi in cantiere, compreso un
coinvolgimento più profondo con il passato della famiglia Parker e
lo sviluppo di nuove tecnologie legate ai poteri dei villain.
Tutte queste domande sono rimaste
senza risposta, poiché The Amazing Spider-Man 3 non è mai
stato realizzato. Il fallimento commerciale del secondo film
rispetto alle aspettative, unito alle critiche sulla sua struttura
narrativa frammentaria, spinse Sony a interrompere la saga e a
collaborare con i Marvel Studios per introdurre una nuova versione
di Spider-Man nel Marvel Cinematic Universe. Così, la
storia di Peter Parker interpretato da Andrew Garfield si è chiusa
senza un vero epilogo, lasciando un senso di incompiutezza e molte
ipotesi su cosa sarebbe potuto accadere se la trilogia fosse stata
portata a termine.
Trauma, uscito nel
1993, rappresenta un capitolo particolarmente significativo nella
carriera di Dario Argento, segnando il suo primo
film girato interamente negli Stati Uniti. Dopo aver costruito gran
parte della sua fama internazionale con capolavori italiani del
giallo-horror come Profondo rosso e Suspiria, il regista romano
approda in America con l’intento di esportare la sua poetica visiva
e il suo stile inconfondibile. Trauma è un
tentativo ambizioso di coniugare le atmosfere ossessive del giallo
italiano con le logiche produttive e narrative del thriller
statunitense.
Argento realizza così un film che,
pur restando fedele ad alcune delle sue ossessioni autoriali, si
distingue per una maggiore linearità narrativa e per un approccio
più contenuto rispetto al suo cinema precedente. Se
Trauma conserva elementi tipici del cinema
argentiano — come l’attenzione quasi feticistica per i dettagli, la
presenza ricorrente del trauma infantile, e l’indagine ossessiva
sulla verità nascosta — al tempo stesso introduce una componente
più umana e psicologica, lasciando spazio a una riflessione sulla
malattia mentale, sull’identità e sulla memoria.
Nel corso di questo articolo,
analizzeremo in particolare il finale di Trauma,
cercando di chiarire i nodi della narrazione e di evidenziare come
la conclusione del film si leghi ai temi centrali della storia. La
rivelazione dell’identità dell’assassino, il legame con il passato
e l’impatto che tutto ciò ha sui personaggi principali offrono un
terreno fertile per interpretazioni multiple, che proveremo a
esplorare per fornire una lettura più completa del significato
dell’opera.
La trama di
Trauma
Il film è ambientato in una cupa e
piovosa Minneapolis. La storia segue Aura, una
giovane ragazza anoressica fuggita da un istituto psichiatrico, che
viene soccorsa dal giovane giornalista David. Aura
è profondamente traumatizzata dalla morte dei suoi genitori,
brutalmente decapitati da un misterioso serial killer che sembra
colpire seguendo un preciso rituale. Mentre la polizia brancola nel
buio, David decide di aiutare Aura a scoprire l’identità
dell’assassino, scivolando sempre più in un incubo fatto di ricordi
frammentati, ossessioni e crimini raccapriccianti.
Le indagini conducono i due
protagonisti in un labirinto di segreti e traumi sepolti, dove ogni
indizio sembra svelare solo nuove ambiguità. Il killer continua a
mietere vittime, sempre utilizzando un macabro strumento meccanico
per le decapitazioni. Il legame tra Aura e David si fa più profondo
man mano che emergono verità inquietanti legate al passato della
ragazza, fino al momento in cui l’identità dell’assassino viene
rivelata in un finale dai toni tragici e ambigui.
La spiegazione del finale del
film
Nelle ultime sequenze di
Trauma, il mistero che ha accompagnato l’intero
film giunge finalmente a una risoluzione. Dopo una lunga e
inquietante indagine, Aura e David scoprono che l’assassina è
Adriana, la madre della ragazza, creduta morta
dopo un suicidio. In realtà, Adriana è sopravvissuta e ha messo in
atto una vendetta efferata contro i medici della clinica che, anni
prima, avevano provocato accidentalmente la morte del suo
figlioletto durante una seduta di ipnosi. Il suo modus operandi —
la decapitazione delle vittime con un marchingegno meccanico
artigianale — è tanto simbolico quanto grottesco, richiamando la
frattura insanabile che il trauma ha lasciato nella sua psiche.
Asia Argento e James Russo in Trauma
La rivelazione arriva in un momento
di grande tensione, in cui Aura affronta la madre e riesce, seppur
con dolore, a fermarla. Questo finale, pur offrendo una chiusura
narrativa chiara, non si limita a svelare l’identità del colpevole,
ma invita a riflettere sull’eredità della sofferenza e sulle
dinamiche familiari disfunzionali. Il personaggio di Adriana
incarna una follia che non nasce dal nulla, ma da una ferita
profonda e irrisolta: la perdita di un figlio e l’impunità dei
responsabili. La sua vendetta diventa una forma distorta di
giustizia, un modo per dare senso a un dolore altrimenti
insopportabile. In parallelo, Aura è vittima di un’altra forma di
trauma, quello derivante dall’abbandono, dalla malattia e dalla
violenza psicologica.
Il confronto finale tra madre e
figlia diventa così una metafora del passaggio da una generazione
lacerata a una che cerca la guarigione. L’intero film è costruito
intorno al concetto di trauma — non solo come evento scatenante
della violenza, ma come condizione psicologica permanente. Il
titolo stesso non è casuale: ogni personaggio sembra portare
addosso le cicatrici di un evento che ha alterato in modo
irreversibile il corso della propria vita.
Il finale riflette questa
impostazione tematica, mostrando come il tentativo di affrontare il
passato sia l’unica via per evitare che il dolore si tramandi,
amplificato, alle generazioni successive. In questo senso,
Trauma si discosta da altri film di Argento più
concentrati sull’estetica dell’orrore puro, per assumere una
dimensione più intimista e riflessiva. Il finale non è solo lo
scioglimento di un enigma, ma una resa dei conti emotiva e
simbolica, che tenta di mettere ordine nel caos delle emozioni e
dei ricordi.
7500 (qui
la recensione), film del 2019 diretto da Patrick
Vollrath, si inserisce nel filone del thriller
claustrofobico, con una messa in scena ridotta ma ad altissima
tensione. Ambientato quasi interamente all’interno della cabina di
pilotaggio di un aereo di linea, il film racconta una vicenda di
dirottamento aereo con uno stile asciutto e realistico, facendo
leva più sulla tensione psicologica che sull’azione spettacolare.
Protagonista assoluto è Joseph Gordon-Levitt, nei
panni del primo ufficiale Tobias Ellis, chiamato a
confrontarsi con una situazione estrema e imprevedibile. Il titolo
stesso fa riferimento al codice d’emergenza utilizzato nel settore
dell’aviazione civile per segnalare un atto di pirateria aerea.
Quello che rende
7500 particolarmente interessante è la sua
capacità di ridurre lo spazio narrativo al minimo, concentrandosi
esclusivamente sulle reazioni dei personaggi coinvolti, sulle
dinamiche tra ostaggi e dirottatori, e sulle difficili decisioni
che il protagonista è costretto a prendere in tempo reale. Il film,
infatti, evita volutamente ogni distrazione esterna: non ci sono
salti temporali, flashback o sottotrame secondarie. Tutto si
consuma davanti agli occhi dello spettatore in tempo quasi reale,
amplificando il senso di ansia e impotenza. In questo senso,
7500 si pone come un esempio efficace di cinema
d’urgenza, capace di raccontare una vicenda estrema attraverso la
pura tensione narrativa.
Nel corso dell’articolo,
analizzeremo non solo le scelte stilistiche e narrative che rendono
il film un’esperienza visiva coinvolgente, ma ci soffermeremo anche
sul legame di esso con eventi realmente accaduti. La vicenda
narrata, pur con elementi romanzati, trae infatti ispirazione da
casi reali di dirottamenti aerei avvenuti in Europa negli ultimi
decenni. Sarà dunque interessante approfondire fino a che punto la
trama rispecchi la realtà e quali elementi siano stati modificati
per esigenze cinematografiche.
Joseph Gordon-Levitt in 7500
La trama di
7500
Il film segue la storia di
Tobias Ellis, un giovane e tranquillo pilota
americano che vive in Germania con la sua ragazza turca,
Gökce, che lavora come hostess. I due, un giorno,
si trovano a volare insieme per lavoro su un normale aereo
passeggeri da Berlino a Parigi. Tobias è il secondo comandante
affiancato da Michael, il primo pilota. Tutto
sembra andare bene, fino a quando, poco dopo il decollo,
improvvisamente un gruppo di terroristi tenta di prendere d’assalto
la cabina di volo, ferendo gravemente Michael e il braccio di
Tobias.
Il giovane co-pilota spaventato,
riesce a chiudere la porta e contattare la torre di controllo per
un atterraggio di emergenza. Ma i dirottatori iniziano ad agitarsi,
uccidono un passeggero e ne prendono in ostaggio un altro
minacciando di tagliargli la gola se Tobias non li lascerà entrare
in cabina.
Tobias sarà così costretto ad affrontare una situazione
inimmaginabile per impedire ai terroristi di massacrare tutti i
passeggeri.
La storia vera dietro il film
Tecnicamente, 7500
non è basato su una storia vera. La vicenda narrata nasce dalla
volontà di Vollrath di realizzare un film ambientato all’interno
della cabina di pilotaggio di un aereo, evitando però di rifare la
solita versione del dirottamento che ritrae un tipico eroe d’azione
hollywoodiano che salva la situazione. Egli preferiva infatti
concentrarsi sulla tensione e la claustrofobia di un pilota che
deve prendere decisioni difficili in un ambiente così stressante.
Per prepararsi al film, ha quindi letto rapporti su dirottamenti
realmente avvenuti e ha dovuto mettersi al passo con gli aspetti
tecnici di un aereo e i protocolli richiesti ai piloti.
Joseph Gordon-Levitt e Omid Memar in 7500
Ha ricevuto inoltre un grande aiuto
da Carlo Kitzlinger, l’attore che interpreta il
pilota al fianco del personaggio di Gordon-Levitt. Kitzlinger aveva
lavorato come pilota professionista per Lufthansa e ha aiutato i
realizzatori del film a mantenere il tutto il più vicino possibile
alla realtà. Oltre a realizzare un film che lasciasse il pubblico
senza fiato, Vollrath voleva anche aggiungere più profondità e
dimensioni ai suoi personaggi. Non voleva creare una linea netta
tra il bene e il male e voleva evitare di stereotipare i ruoli.
Concentrandosi sulla pressione affrontata dal pilota, voleva anche
dare un assaggio della paura provata da un giovane che si trova
coinvolto in una situazione che non ha scelto.
In un’intervista con Variety,
Vollrath ha infatti spiegato come è arrivato al personaggio del
dirottatore Vedat. “Nel 2015 c’è stato un
periodo in cui molti ragazzi molto giovani, per lo più europei,
hanno lasciato le loro case e hanno cercato di unirsi all’ISIS. Ho
visto un servizio su un ragazzo di 18 anni che era tornato dopo
essersi unito all’ISIS… completamente disilluso e deradicalizzato…
Ho sentito il desiderio di realizzare un film su un ragazzo che si
deradicalizza nel momento in cui si ritrova con le mani sporche di
sangue. E da lì ho voluto raccontare la storia di un ragazzo che
stava diventando così. Ma lui non è solo una vittima, è anche un
carnefice, o un misto di entrambi. È proprio questa sottile linea
che mi ha interessato”, ha detto.
Ma nell’esplorare questo territorio,
ha anche dovuto riconoscere il bisogno di vendetta che crea una
spirale infinita di violenza. “Mentre stavo scrivendo, sono
avvenuti gli attentati di Parigi e quelli in Germania. Ho smesso di
scrivere e mi sono chiesto: ‘Devo continuare a raccontare una
storia su questa situazione?’. Mi sono detto che dobbiamo cercare
di dare una risposta su come uscire da questa spirale di orrore.
Come rompere questo circolo vizioso di violenza che genera altra
violenza”, ha aggiunto. Pur non avendo basato il film su
precise vicende reali, il regista si è dunque basato sui più
recenti casi di attentati terroristici, anche quelli non avvenuti a
bordo di aerei in volo.
Dal 13 giugno Prime
Video riapre le porte della Tree of Us,
l’agenzia di comunicazione e marketing in cui Ciro, Fabio, Greta,
Aurora, Gianluca e tanti altri cercano di sopravvivere al mondo e a
loro stessi. Proprio così, Pesci
Piccoli – Un’agenzia. Molte idee. Poco
budget torna con un nuovo ciclo di episodi per una seconda stagione
che porta avanti tutte le particolarità del primo ciclo,
sconfinando nei territori dell’assurdo e del sentimentalismo, senza
perdere la sua natura.
Pesci Piccoli –
Stagione 2: dove eravamo rimasti?
Nella seconda
stagione Greta (Martina
Tinnirello) spinge l’azienda verso sfide su scala
nazionale con la complicità del producer Fabio, che continua a
essere estremamente gentile con lei, nonostante la giovane donna
non sembri meritare queste attenzioni (così pare, all’inizio).
Intanto, Aurora si impegna per superare l’addio di Alessio
all’agenzia, cercando di concentrandosi sull’agenzia e su quello
che sa fare meglio: preoccuparsi per i suoi colleghi/amici.
Intanto, Fru e Ciro affrontano i traumi del loro passato, imparando
sempre più ad accettarsi e a guardarsi in faccia da adulti risolti
(più o meno).
Pesci
Piccoli – Un’agenzia. Molte idee – Stagione
2 è ideata da Francesco
Ebbasta e Alessandro
Grespan, che firmano anche la sceneggiatura con
Alessandro Bosi e
Mary Brugiati, e diretta
da Francesco Ebbasta, Alessandro
Grespan, Danilo
Carlani e Alessio
Dogana. La squadra ha fatto tesoro del successo
della
prima stagione e senza sedersi su quel successo, ha cercato di
spingere oltre i confini di quello che si può fare in quel
microcosmo dell’agenzia, location (quasi) unica della serie, piena
di casi umani disperati, ma anche di tanto cuore e buone
intenzioni.
Pesci Piccoli – Stagione 2 – Cortesia di Prime Video
Profondità emotiva e senso
dell’assurdo
Dopo un paio di episodi
che arrancano, la seconda stagione comincia a entrare nel vivo,
mettendo al centro del racconto le trame orizzontali che portano
avanti lo sviluppo dei personaggi e abbandonando a poco a poco la
struttura episodica verticale che non fa molto bene alla
narrazione. Più che nella
prima stagione, le citazioni abbondano e gli omaggi si
sprecano, in un mondo costruito da millennials che faticano a
lasciarsi alle spalle la loro parte bambina ma che provano a
sopravvivere in un mare di squali.
Come accennato, questo
ciclo spinge l’acceleratore sul piano dell’assurdo, mettendo in
scena situazioni totalmente non plausibili eppure divertenti e che
si inseriscono con armonia nel tessuto del racconto. Basti pensare
ai “funerali in ufficio” oppure all’episodio 4, un viaggio su piani
mentali e temporali che fa impallidire Inception di Nolan e
proietta tutti, letteralmente, nel Fantabosco di Tonio
Cartonio.
Ma Pesci Piccoli
– Stagione 2 non teme la sua stessa crescita riuscendo
anche a ritagliarsi momenti di riflessione, sviluppando i
personaggi che, lungi dall’essere cartonati bidimensionali,
continuano però a corrispondere ai “tipi comici” che il gruppo
creativo napoletano porta avanti da quando è nato. E allora Fabio
sarà quello un po’ più burbero ma adulto e consapevole, Ciro quello
buono a tutti i costi, Aurora la crocerossina sempre un po’ in
difficoltà quando si tratta di prendersi cura di se stessa, Fru
meschino che vota il suo ingegno a futili e spesso distruttivi
fini. Questa tipizzazione viene arricchita da una dimensione più
profonda e emotiva che rende la serie, soprattutto nella seconda
parte, un prodotto valido, decisamente migliore rispetto al primo
“giro di prova”.
Pesci Piccoli – Stagione 2 – Cortesia di Prime Video
I pesci piccoli sono cresciuti
I “pesci piccoli” della
serie però non sono più così tanto piccoli e infatti fanno gola a
molte Guest che popolano gli otto episodi con frequenza e costanza.
Dal Maestro Peppe Vessicchio, a Maurizio
Merluzzo, passando per Stefano Rapone e
Danilo Bertazzi, fino addirittura a Paolo
Calabresi, gli ospiti illustri di questa stagione sono
tantissimi, tutti perfettamente collocati in flussi di racconto che
amalgamano perfettamente senso della comicità e dell’assurdo.
Una terza stagione, che
molto plausibilmente arriverà tra un paio di anni, dovrà fare i
conti con un fatto inequivocabile: questi Pesci Piccoli
sono decisamente cresciuti e dovranno (e dovremo) tutti tenerne
conto.
I biglietti per Superman sono
stati messi in vendita all’inizio di questa settimana e sembra che
i DC Studios stiano facendo il possibile per aumentare la
visibilità del primo film del DCU. Ovviamente non è una brutta cosa, e Warner
Bros. Discovery sembra appoggiare pienamente il reboot.
Questo fine settimana è la Festa del
Papà negli USA e un nuovo promo di Superman celebra
l’occasione con un toccante scambio di battute tra Clark Kent e suo
padre, Jonathan (Pruitt Taylor Vince). Questo
potrebbe essere un momento cruciale del film e potenzialmente si
collega a un’importante rivelazione su Jor-El.
Superman
probabilmente umanizzerà Kal-El in un modo che altri film recenti
con il personaggio non hanno fatto. In quest’ottica, mettere in
primo piano il suo rapporto con i genitori adottivi ha molto senso,
e sembrano essere una parte fondamentale del viaggio dell’eroe in
questo film.
“Nel corso degli anni, le storie
che ho raccontato sono diventate più… come dire… meno
sfacciate”, ha recentemente dichiarato il regista James Gunn a
proposito del suo approccio a Superman. “Volevo raccontare la
storia di qualcuno che era veramente buono in un mondo che non
apprezza la bontà, in un mondo che prende in giro la gentilezza di
base e i valori umani fondamentali”. Ha aggiunto: “Il
fatto che possa volare, sollevare edifici e sparare raggi laser
dagli occhi era davvero secondario rispetto a chi fosse come
persona e a ciò in cui credeva”.
James Gunn sta dicendo tutte le cose giuste e si
spera che il film sia all’altezza delle sue promesse. I fan si
aspettano che Superman offra l’interpretazione di questo
personaggio che aspettavano di rivedere sullo schermo da quando
Christopher Reeve indossò per la prima volta il
mantello nel 1978.
Guarda l’ultimo promo di Superman
nel post Instagram qui sotto.
Nel cast anche
Rachel Brosnahan,
Nicholas Hoult, Edi Gathegi, Anthony Carrigan,
Nathan Fillion, Isabela Merced, Skyler Gisondo, Sara Sampaio,
María Gabriela de Faría, Wendell Pierce, Alan Tudyk, Pruitt Taylor
Vince e Neva Howell. Il film sarà al
cinema dal 9 luglio distribuito da Warner Bros. Pictures.
“Superman”, il primo film dei DC Studios
in arrivo sul grande schermo, è pronto a volare nei cinema di tutto
il mondo quest’estate, distribuito da Warner Bros. Pictures. Con il
suo stile inconfondibile, James Gunn trasporta il supereroe
originale nel nuovo universo DC reinventato, con una miscela unica
di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un
Superman guidato dalla compassione e da una profonda fiducia nella
bontà del genere umano.
Produttori esecutivi di
“Superman” sono Nikolas Korda, Chantal
Nong Vo e Lars Winther. Dietro la macchina da presa, Gunn si è
avvalso del lavoro di suoi collaboratori fidati, tra cui il
direttore della fotografia Henry Braham, la scenografa Beth Mickle,
la costumista Judianna Makovsky e il compositore John Murphy, oltre
al compositore David Fleming (“The Last of Us”), ai montatori William Hoy
(“The Batman”) e Craig Alpert (“Deadpool 2”, “Blue Beetle”).
All’inizio di questa settimana, il regista di
Balle Spaziali, Mel Brooks, ha
annunciato che il sequel dell’amata parodia di Star
Wars di cui abbiamo sentito parlare per la prima volta
l’anno scorso aveva fissato la data di uscita ufficiale per il 2027
con un esilarante primo teaser. Abbiamo anche saputo che Brooks
sarebbe tornato nei panni di Yogurt, al fianco di Rick
Moranis – che tornerà dal ritiro per il film – nei panni
di Lord Casco Nero e di Bill Pullman in quelli di
Stella Solitaria.
Ora abbiamo altre importanti novità
sul cast, poiché THR riporta che la star di Thunderbolts*,
Lewis Pullman, affiancherà suo padre nel
sequel nei panni del figlio di Stella Solitaria e della Principessa
Vespa, Starburst. È stato confermato anche il
ritorno di Daphne Zuniga nei panni della
Principessa.
L’annuncio rivela che Keke
Palmer interpreterà un personaggio di nome Destiny e sarà
la protagonista del film insieme a Pullman Jr. e Josh
Gad, che potrebbe interpretare o meno il figlio di Barf
(il defunto John Candy).
I dettagli della trama sono ancora
segreti, ma Amazon ha condiviso una sinossi scherzosa: “Sebbene
il titolo, i dettagli della trama e il resto del cast siano ancora
segreti, il film è stato descritto da coloro che non hanno ancora
letto la sceneggiatura come ‘Un sequel non prequel e non reboot,
parte due’, ma con elementi di espansione del franchise
Reboot”.
Distribuito dalla MGM nel 1987,
Balle Spaziali è una parodia iconica del genere
fantascientifico, che trae ispirazione dal franchise di Star Wars e
da altri classici. La trama ruota attorno al malvagio Casco Nero
(Rick Moranis) e al Presidente Skrocco
(Mel Brooks), che tentano di rubare l’atmosfera
del pacifico pianeta Druidia, solo per essere ostacolati dall’eroe
Stella Solitaria (Pullman), dal suo aiutante Barf (John
Candy) e dalla principessa druisca Vespa (Daphne
Zuniga). Tra gli altri attori del cast figurano Joan
Rivers e Dick Van Patten. Il film ha incassato poco più di 38,1
milioni di dollari in tutto il mondo, ma è rimasto negli anni un
classico di culto.
Nonostante il recente ritardo, si
prevede che il sequel di The
Batman di Matt Reeves inizi la
produzione all’inizio del prossimo anno, con la nuova data di
uscita fissata al 1° ottobre 2027. Robert Pattinson tornerà nei panni di Bruce
Wayne/Batman, ma molti fan sperano ancora di vedere l’attore di
Mickey 17 nei panni del Cavaliere Oscuro del
DCU per il film in programma The Brave
and the Bold e oltre.
Integrare il Batverse nel DCU
potrebbe essere la soluzione più sensata, se non altro per evitare
di avere due franchise di Batman separati che si svolgono
parallelamente. Quando The
Batman – Parte 2 arriverà effettivamente nei cinema
nel 2027, ci saranno sicuramente stati almeno alcuni progressi su
The Brave and The Bold.
Ciononostante, Reeves, James
Gunn e il suo co-CEO dei DC Studios, Peter
Safran, rimangono tutti irremovibili sul fatto che verrà
introdotta una nuova versione del Crociato Incappucciato.
“Quello che sta facendo Matt è
ancora molto importante, nonostante tutte le storie
contrarie”, ha dichiarato il regista di Superman in una
recente intervista con EW. “Dovremmo vedere quella
sceneggiatura a breve, e non vedo l’ora.” Ci sono chiaramente
molti fan che vogliono che Pattinson riprenda il ruolo nel DCU, ma
ce ne sono anche molti altri che non vedono l’ora di vedere un
nuovo attore indossare mantello e cappuccio in un’ambientazione più
fantastica.
Un fan ha chiesto a James
Gunn di dare un’occhiata a un articolo che illustra i
vantaggi dell’integrazione del Batman di Pattinson nel DCU,
aggiungendo: “Per favore, dai un’occhiata a questo articolo,
James. Internet è in fermento per questo argomento! Tutti noi fan
della DC lo vogliamo. (E penso anche tu)”.
James Gunn ha
ragione. Anche se mantenere Pattinson come Batman del DCU
renderebbe ovviamente felici molte persone, è davvero corretto dire
che è quello che la maggioranza dei fan desidera? Vale la pena
notare che James Gunn non ha completamente
scartato l’idea, e ha indicato che è un argomento di discussione
all’interno dello studio.
Dean DeBlois,
regista sia della versione animata che di quella live-action del
2025 di Dragon Trainer, spiega perché al
membro del cast originale David Tennant non è
stato offerto di riprendere il suo ruolo nel nuovo film. L’attore
ha prestato la voce a Stizzabifolco, un vichingo alto e
muscoloso, guerriero della tribù dei Teppisti Pelosi, e papà di
Moccicoso. Tuttavia, non è tornato per la versione live-action di
Dragon Trainer, ora nelle sale. Il personaggio è
interpretato da Peter Serafinowicz.
In un’intervista con The Hollywood
Reporter, a DeBlois è stato chiesto se ha preso in considerazione
altri membri del cast originale, oltre a Gerard Butler, per ruoli nel remake
live-action del 2025. Il regista si è complimentato con Tennant e
si è “sentito in imbarazzo” per il fatto che non siano riusciti a
trovare un “ruolo abbastanza importante” per lui. Ha inoltre
spiegato che Tennant non poteva riprendere il suo ruolo vocale nel
nuovo film perché, fisicamente, l’attore non è
adatto. Tuttavia, il regista è aperto alla possibilità di
far apparire Tennant in futuro se ci sarà un ruolo “perfetto”.
Leggi il suo commento qui sotto:
“David Tennant è un attore di
grande talento e mi sono sentito in imbarazzo per non aver avuto un
ruolo abbastanza importante per lui nei film d’animazione. Ma il
personaggio che interpretava, Stizzabifolco, il padre di Moccicoso,
è una persona così grande, muscolosa e imponente che non pensavo
che David sarebbe stato fisicamente adatto a lui. Forse in futuro
troveremo il ruolo perfetto per lui, ma è un attore così ingegnoso.
Per quanto riguarda Gerard, non era nemmeno disponibile quando
abbiamo iniziato a fare il casting per il film. Aveva progetti
consecutivi che lo avrebbero reso inaccessibile durante il nostro
programma di riprese. Quindi è stato in realtà lo sciopero degli
attori del 2023 a cambiare alcuni di quei progetti e,
all’improvviso, si è aperta una finestra in cui avremmo potuto
prenderlo.”
Mark Hamill ha chiarito le
sue recenti dichiarazioni sul ritiro da Star
Wars, insistendo sul suo entusiasmo per il futuro del
franchise. L’ultima apparizione di Mark Hamill
nella serie risale a “Il libro di Boba
Fett“, sebbene la tecnologia di ringiovanimento lo
abbia inserito nella parte della linea temporale di Star Wars che
fa riferimento alla Nuova Repubblica. Per quanto riguarda i film di
Star Wars, l’ultima apparizione di Hamill risale a Star
Wars: L’ascesa di Skywalker del 2019, in cui il suo
Fantasma di Forza ha trasmesso il nome Skywalker a Rey,
interpretata da Daisy Ridley. Dopo aver commentato
il suo ritiro dal franchise, Hamill ha però chiarito alcune
cose.
In un’intervista con
TODAY,Mark Hamill è stato interrogato sulle sue
recenti dichiarazioni sulla sua conclusione con Star Wars. Hamill
ha ribadito che i suoi commenti derivavano dal fatto che la sua
storia in L’Ascesa di Skywalker“sembrava una
conclusione. Il mio personaggio aveva una conclusione completa;
sono morto… e una volta terminata la trilogia degli Skywalker, per
loro [Lucasfilm] è iniziata un’era completamente nuova”.
Hamill ha poi aggiunto:
“George ha dato loro questa
fantastica tela, l’intera galassia, possono fare western, gialli,
commedie, qualsiasi cosa all’interno del regno di Star Wars, e
stanno andando così bene… Ho avuto il mio tempo. Sono davvero
grato, ma guardo al futuro per tutti questi nuovi progetti. Ho
visto titoli: ‘Mark Hamill lascia Star Wars’. Beh, lasciatemelo
dire, non me l’hanno chiesto. Non è che mi abbiano detto: ‘Per
favore, torna’. Quanto si può fare con un Fantasma di Forza? Vorrei
un film ambientato interamente nel regno dei Fantasmi di Forza.
Potrei conversare con Alec Guinness… Dalle tue labbra alle orecchie
di Dio.”
Sebbene Hamill ammetta che la porta
rimanga in qualche modo aperta, data la sua idea per un film sui
Fantasmi di Forza, è chiaro che ritiene che Luke Skywalker abbia
fatto il suo corso in una galassia lontana, lontana.
Mark Hamill sente che la sua storia
di Star Wars è finita
Come già accennato, i commenti di
Hamill sono nati semplicemente da una riflessione sul suo passato
in Star Wars. Come sottolinea giustamente, Luke Skywalker è morto
in Star Wars: Gli Ultimi Jedi dopo essere
diventato tutt’uno con la Forza. La sua apparizione come Fantasma
di Forza di Star Wars ne L’Ascesa di Skywalker ha
portato un senso di chiusura, con Luke e Leia che tramandano
l’eredità della loro famiglia a una nuova generazione. Da questa
prospettiva, è difficile non essere d’accordo con Hamill quando
afferma che la storia di Luke Skywalker è finita.
Toy Story
5 è in arrivo e la Disney ha finalmente rivelato
perché
Woody tornerà nel prossimo sequel Pixar. La collocazione di
Woody è stato uno dei più grandi interrogativi durante lo sviluppo
di Toy Story 5, poiché il personaggio di
Tom Hanks ha lasciato la banda alla fine di
Toy Story
4.
Nell’ambito di una presentazione a
New York City, la Disney ha fornito un’anteprima dei prossimi film
Pixar. Toy Story 5 è stato un argomento
importante, con la condivisione di alcuni dettagli della trama. Il
prossimo film parlerà di giocattoli contro tecnologia, con Bonnie
che riceve un Lily Pad che funge da antagonista del film. Il Lily
Pad vuole separare Bonnie dai suoi giocattoli, rendendola più
socievole. Jesse, che ora si occupa dei giocattoli di Bonnie,
decide che hanno bisogno di aiuto, e questo la porta a chiedere a
Woody di tornare. La Pixar ha anche condiviso un concept art, che
potete vedere qui sotto.
Il ritorno di Woody in Toy
Story 5 è un evento importante, poiché significa che Jesse
pensa che solo lui possa risolvere i problemi che l’oggetto
tecnologico sta creando. La conoscenza che Woody ha di Bonnie o
semplicemente la sua storia da leader dei giocattoli potrebbero
contribuire a questo pensiero. L’anteprima ha anche rivelato che è
passato un po’ di tempo dall’ultima volta che Woody ha visto il
resto dei giocattoli. Al suo ritorno, Woody si scontra di nuovo con
Buzz Lightyear, sotto gli occhi di Ham, Rex, Slinky e Mr. Potato
Head.
Il ritorno di Woody rivela anche
l’interessante fatto che Jesse ha preso il suo posto. Molti fan di
Toy Story davano per scontato che Buzz sarebbe stato il naturale
prossimo leader dei giocattoli. Tuttavia, è intervenuta Jesse, che
è stata la prima a decidere di riportare indietro Woody. Sebbene
non sia ancora stato rivelato il motivo per cui Jesse, invece che
Buzz, abbia preso le redini da Woody, questo verrà sicuramente
spiegato quando Toy Story 5 uscirà.
Ci si aspetta che Hugh Jackman torni a vestire i panni di
Wolverine in Avengers: Doomsday, e un nuovo post
sui social media del suo storico stuntman ha gettato ulteriore
benzina sul fuoco.
Come potete immaginare, questo ha
portato a un’altra ondata di entusiastici post sui social da parte
dei fan, ora più convinti che mai che Jackman sia pronto a
riprendere il suo ruolo di Deadpool &
Wolverine nel prossimo blockbuster. Dopotutto, è
difficile immaginare che abbia sfoderato gli artigli per l’ultima
volta dopo il ritorno di enorme successo dell’anno scorso, e la
tempistica del post di Stevens è decisamente casuale.
Tuttavia, vale la pena sottolineare
che Stevens ha lavorato nel reparto stunt di molti film
dell’MCU. Questo lo ha portato a fare la
controfigura di Chris Pratt (Star-Lord),
Robert Downey Jr. (Iron Man) e Chris
Hemsworth (Thor), tra gli altri.
È stata confermata la loro
apparizione in Avengers: Doomsday, quindi è
probabile che non sia a Londra per fare la controfigura del
Wolverine di Jackman. A meno che non ci sia. In ogni caso, siamo un
giorno più vicini a scoprirlo il prossimo dicembre. È anche
difficile immaginare gli X-Men senza il mutante artigliato.
Robert Downey Jr. sarà Dottor Destino in Avengers: Doomsday.
Gentile Concessione Disney – (Photo by Jesse Grant/Getty Images for
Disney)
Alien: Pianeta
Terra di FX e Noah Hawley debutterà
il 13 agosto, e un nuovissimo spot televisivo è appena uscito, con
nuove immagini incentrate sul personaggio di Sydney
Chandler, Wendy. Nota per i suoi ruoli in Don’t
Worry Darling e Pistol, Chandler
interpreta il ruolo di una nuova, rivoluzionaria Sintetica, la
prima a fondere la coscienza umana con un corpo robotico.
Ma il teaser accenna a un
colpo di scena più oscuro. Mentre la trasformazione di
Wendy segna un grande passo avanti nella tecnologia, il filmato
suggerisce in modo criptico che tale evoluzione non sarà priva di
conseguenze.
Ambientata nell’anno 2120, appena
due anni prima degli eventi dell’Alien originale
di Ridley Scott, la prossima serie TV Alien: Pianeta
Terra porta l’orrore sulla Terra per la prima volta
nella storia del franchise. La storia si svolge in un futuro noto
come “Corporate Era”, in cui cinque mega-corporazioni, Prodigy,
Weyland-Yutani, Lynch, Dynamic e Threshold, esercitano la loro
influenza su scala globale, funzionando più come nazioni sovrane
che come aziende.
In questo mondo dominato dalla
tecnologia avanzata, sintetici e cyborg sono parte integrante della
vita quotidiana. Ma ora è arrivato un nuovo balzo evolutivo: gli
ibridi, esseri che fondono la coscienza umana con la forma
robotica. Wendy, la prima della sua specie, è al centro di questa
trasformazione.
La tensione esplode in Alien: Pianeta
Terra quando una misteriosa nave da ricerca spaziale,
la USCSS Maginot, ritenuta legata alla Weyland-Yutani Corporation,
atterra inaspettatamente sulla Terra.
Wendy, una sintetica rivoluzionaria
interpretata da Sydney Chandler, viene schierata
insieme a una squadra tattica eterogenea per indagare. Quella che
inizia come una normale operazione di recupero si trasforma
rapidamente in un incubo, quando l’equipaggio scopre il mortale
carico della nave: terrificanti forme di vita aliene, tra cui i
famigerati Xenomorfi. Improvvisamente, la missione si trasforma in
una disperata lotta per la sopravvivenza, mentre una nuova ondata
di orrore emerge, questa volta sulla Terra stessa.
La serie di otto episodi debutterà
il 13 agosto su FX, con Noah Hawley come
showrunner.
A Chandler si uniscono nel cast
Timothy Olyphant nel ruolo di Kirsh,
Alex Lawther nel ruolo di CJ “Hermit”,
Essie Davis nel ruolo di Dame Silvia,
Samuel Blenkin nel ruolo di Boy Kavalier,
Adarsh Gourav nel ruolo di Slightly, Kit
Young nel ruolo di Tootles, David Rysdahl
nel ruolo di Arthur e Babou Ceesay nel ruolo di
Morrow.
Una domanda fondamentale sul
prossimo Tron:
Ares continua a riproporsi nel fandom: Garrett Hedlund riprenderà il ruolo di Sam
Flynn, figlio di Kevin Flynn (Jeff
Bridges)? Con Garrett Hedlund nei
panni di Sam Flynn e Olivia Wilde in quelli di Quorra,
Tron: Legacy si è giustamente guadagnato il suo
posto nel cuore dei fan, crescendo nella loro considerazione in
particolare con l’uscita in home video. Le sue immagini mozzafiato
e la colonna sonora iconica hanno persino ispirato una nuova
emozionante attrazione al Magic Kingdom di Disney World.
Ora, l’universo di Tron si espande
con l’attesissimo Tron:
Ares. Questo nuovo film sposta l’attenzione dai
personaggi principali di Legacy, e si basa direttamente su un’idea
entusiasmante del climax del film precedente: Quorra, un “algoritmo
isomorfo”, che esce dalla griglia digitale ed entra nel mondo
reale.
Tron: Ares
esplorerà questo concetto rivoluzionario su una scala molto più
ampia, con Jared Leto a capo del cast nei panni dell’Ares
del titolo. La trama principale ruota attorno a un evento senza
precedenti: algoritmi sempre più avanzati stanno compiendo il
salto dalla Griglia ed entrando nella realtà fisica. Questo solleva
una domanda monumentale: come reagirà l’umanità all’apparizione di
esseri senzienti con intelligenza artificiale nel nostro
mondo?
I fan si chiedono naturalmente se
Garrett Hedlund tornerà nei panni di Sam Flynn in
Ares. A una recente domanda, Hedlund ha dato una risposta molto
criptica, dicendo: “Sai, lasciamo che quell’ambiguità riposi
nell’etere”.
Nonostante la risposta
timida, Hedlund ha espresso il suo entusiasmo per il film,
riconoscendo l’immenso sforzo profuso nella sua creazione.
“Sono molto emozionato di vedere cosa hanno fatto con
Ares”, ha dichiarato. Hanno lavorato duramente per realizzare
questo film. Hanno affrontato gli ostacoli del COVID, lo sciopero,
e sono comunque riusciti ad arrivare dall’altra parte. Sono
emozionato, e questo diffonde l’amore e la popolarità per The Grid.
È incredibile quanto tempo sia passato da Legacy. Ma sono
emozionato che il pubblico riceva un’altra iniezione di Tron, dei
programmi, del disco, di The Grid e un po’ di brio di Bridges.
Il regista Joachim Rønning ha fatto luce sul
personaggio di Jared Leto in un’intervista con
Empire, paragonando Ares a una storia familiare. “Per
non essere troppo banale”, ha spiegato Rønning, “ma l’ho
sempre pensato un po’ come Pinocchio. Ares vuole essere un bambino
vero.” Ha spiegato che “Ares è come un neonato, e il film
mira a raccontare la storia dal suo punto di vista, concentrandosi
sulle piccole cose che diamo per scontate o che non vediamo più.
Questo era importante. E poi un tema più ampio del film è cosa
significhi essere umani. Soprattutto in questo caso, perché lui è
un programma per computer.”
Cosa sappiamo su Tron: Ares?
Interpretato da Jared Leto, Tron:
Ares segue un programma altamente sofisticato, Ares,
che viene inviato dal mondo digitale a quello reale per una
missione pericolosa, segnando il primo incontro dell’umanità con
esseri A.I.. Alla regia di Tron:
Ares c’è Joachim Rønning, che ha
diretto sia Pirati dei Caraibi – La vendetta di
Salazar che Maleficent
– Signora del male per la Disney dopo il suo
successo con Kon-Tiki del 2012.
Jared Leto,
Evan Peters, Jodie Turner-Smith e Greta
Lee completano il cast del film scritto da Jesse
Wigutow e Jack Thorne, la cui produzione
dovrebbe iniziare ad agosto (dipendentemente dallo sciopero degli
attori SAG-AFTRA). Emma Ludbrook, Jeffrey Springer
e Leto produrranno, con Russell
Allen come produttore esecutivo.
Jesse Wigutow e Jack
Thorne hanno scritto la sceneggiatura di Tron:
Ares, mentre Sean Bailey, Jeffrey Silver, Justin
Springer, Leto, Emma Ludbrook e Steven Lisberger hanno prodotto
insieme al produttore esecutivo Russell Allen. L’uscita del film è
prevista per il 2025.
Il franchise di
Tron è stato lanciato con l’omonimo film del 1982 con
Jeff Bridges nei panni del creatore di
videogiochi Kevin Flynn, che è stato lodato per i suoi
effetti visivi e ha sviluppato un classico di culto dopo una
difficile uscita nelle sale. A questo ha fatto seguito il sequel
Tron: Legacy del 2010, che ha introdotto nel cast
Garrett Hedlund e
Olivia Wilde e che ha ottenuto poco più di 400 milioni
di dollari al suo debutto durante le festività natalizie.
Alan Cumming torna
nei panni di Nightcrawler in Avengers:
Doomsday e, in una nuova intervista, l’attore spiega
perché questa possibilità si sta rivelando un momento di guarigione
dopo l’esperienza negativa delle riprese di X-Men
2.
La rivelazione del cast di
Avengers:
Doomsday ha visto Patrick Stewart
(Professor X), Ian McKellen (Magneto),
Alan Cumming (Nightcrawler), Rebecca
Romijn (Mystica), James Marsden
(Ciclope), Kelsey Grammer (Bestia) e
Channing Tatum (Gambit) di Deadpool &
Wolverine entrare a far parte del film.
Personaggi come Jean Grey
(Famke Janssen), Tempesta (Halle
Berry) e Rogue (Anna Paquin) sono tutti
assenti, così come il Wolverine di Hugh Jackman
(anche
se ieri abbiamo ricevuto un aggiornamento potenzialmente positivo
su questo fronte). Ci aspettiamo di vedere una squadra di
X-Men più numerosa di quella annunciata, forse con
l’aggiunta di qualche nuova Variante Multiversale per buona
misura.
Tornando a quelli confermati per
Avengers:
Doomsday, il Nightcrawler di Cumming rimane uno dei
personaggi più amati del franchise degli X-Men,
nonostante sia apparso solo in X-Men 2 del
2003.
L’attacco del teleporter alla Casa
Bianca è giustamente considerato iconico, quindi la ripresa del
ruolo in Avengers:
Doomsday è incredibilmente emozionante (siamo sicuri
che i fratelli Russo tenteranno qualcosa che almeno tenti di
eguagliare la sequenza classica).
Come mai il franchise degli
X-Men non è stato una collaborazione più prolifica per Alan
Cumming? In precedenza aveva parlato di esperienze
“pericolose” e “violente” sul set, insinuando che non gli fosse
piaciuto lavorare con il regista Bryan Singer.
Ricordiamo che in precedenza era stato riportato che uno dei
produttori aveva quasi bloccato il film a causa del presunto
comportamento imprevedibile del regista.
Parlando con The Hollywood Reporter,
Alan Cumming ha riflettuto ulteriormente sul
perché abbia odiato girare X-Men 2 e ha condiviso
il suo entusiasmo all’idea di interpretare di nuovo Nightcrawler,
anche se questa volta per i Marvel Studios.
“No [non mi aspettavo che la
chiamata]. C’era già una versione più giovane del mio personaggio,
interpretata da Kodi Smit-McPhee. Mi è successo diverse volte,
quando c’è un remake di qualcosa che ho fatto con qualcuno più
giovane. È un po’ irritante. Ma quando mi è stato chiesto di
incontrare la Marvel, nessuno sapeva se si trattasse effettivamente
di Nightcrawler o di qualche altro ruolo. È interessante perché
quello è stato uno dei film che non è stata una grande esperienza
da realizzare, ma che alla fine si è rivelato un film davvero
fantastico.”
“Ho passato momenti orribili nel
realizzarlo. Tutti noi. Non è stato bello. [La Marvel] ne era ben
consapevole. Non è ancora finito, ma è rigenerante tornare a
qualcosa che non è stata un’esperienza grandiosa e divertirsi.
Quando ho scritto il mio libro, Baggage, mi sono reso conto che
dopo X-Men avevo smesso di fare quel genere di film più grandi, da
blockbuster. Non facevo niente del genere da anni. Mi sono
allontanato di proposito da quella grande macchina perché non
volevo essere un ingranaggio infelice. Tornare a un’atmosfera
diversa è davvero bello.”
Marvel Television ha pubblicato un
nuovo speciale per la prossima serie Disney+ ambientata nell’MCU, Ironheart,
e oltre ad alcune clip dietro le quinte e interviste con coloro che
hanno contribuito alla realizzazione della serie, ci sono anche
alcuni brevi scene inedite dalla serie.
Non c’è molto che non fosse già presente nel
primo trailer, ma diamo un primo sguardo a quella che si
ritiene essere l’armatura finale di Riri Williams, che sarà
alimentata da una combinazione di tecnologia avanzata e
magia. Sembra anche esserci una rapida occhiata a un
personaggio misterioso che potrebbe rivelarsi Eziekel
Stane.
Inoltre, MTTSH ha rivelato la
sinossi del primo episodio. “Dopo essere stata espulsa dal
MIT e privata della sua tecnologia, la geniale adolescente Riri
Williams torna a Chicago. Un incontro fortuito la porta nell’orbita
di un equipaggio pericoloso e, quando usa un dispositivo di
mappatura cerebrale per riparare la sua armatura rotta, riporta
accidentalmente in vita un ologramma dell’IA della sua migliore
amica morta.”
Quello che sappiamo di Ironheart
Ambientata dopo gli eventi di
Black
Panther: Wakanda Forever, la serie Ironheart
di Marvel Television mette a confronto la tecnologia con la magia
quando Riri Williams (Dominique
Thorne), una giovane e geniale inventrice determinata
a lasciare il segno nel mondo, torna nella sua città natale,
Chicago.
La sua innovativa interpretazione
della costruzione di armature di ferro è brillante, ma nel
perseguire le sue ambizioni, si ritrova coinvolta con il misterioso
ma affascinante Parker Robbins, alias “The Hood” (Anthony
Ramos).
La serie vede la partecipazione
anche di Lyric Ross, Alden Ehrenreich, Regan Aliyah, Manny
Montana, Matthew Elam e Anji White.
Chinaka Hodge è la sceneggiatrice e produttrice
esecutiva; gli episodi sono diretti da Sam Bailey
e Angela Barnes.
I primi tre episodi di Ironheart debutteranno
su Disney+ il 24 giugno 2025.
Svelato questa notte il
trailer
ufficiale della terza e ultima stagione di “SQUID GAME”.
L’attesissima stagione finale della serie da record vede
protagonisti Gi-hun (Lee Jung-jae) e il Front Man (Lee Byung-hun),
sarà disponibile solo su Netflix dal 27 giugno.
La serie è stata
celebrata con una premiere lo scorso 12 giugno al Barbican Centre
di Londra, alla presenza del cast e del regista, insieme a numerosi
ospiti dal mondo dell’intrattenimento e dei social media.
La trama di Squid Game – stagione
3
Nella terza e ultima
stagione di Squid
Game, ritroviamo Gi-hun (Lee Jung-jae) dopo che ha perso il suo
miglior amico nel gioco ed è stato portato alla completa
disperazione dal Front Man (Lee Byung-hun), che ha nascosto la sua
vera identità per infiltrarsi nel gioco. Gi-hun non demorde nel suo
obiettivo di porre fine ai giochi, mentre il Front Man prosegue con
la sua prossima mossa e le scelte dei giocatori sopravvissuti
causano gravi conseguenze a ogni round. Il mondo attende con ansia
di vedere l’incredibile finale scritto e diretto da Hwang
Dong-hyuk, che ha promesso di portare la storia alla sua meritata
conclusione. Ci sarà un barlume di speranza per l’umanità sullo
sfondo della realtà più crudele? I fan di tutto il mondo stanno
contando i giorni prima di ricevere la risposta finale.
Il regista Hwang
Dong-hyuk, che ha fatto la storia alla 74a edizione dei Primetime
Emmy diventando il primo asiatico a vincere il premio come Miglior
regia di una serie drammatica, è ancora una volta al timone della
serie come regista, sceneggiatore e produttore. Nel cast della
terza stagione troviamo Lee Jung-jae, Lee Byung-hun, Yim Si-wan,
Kang Ha-neul, Wi Ha-jun, Park Gyu-young, Park Sung-hoon, Yang
Dong-geun, Kang Ae-sim, Jo Yu-ri, Chae Kuk-hee, Lee David, Roh
Jae-won, e Jun Suk-ho, con la partecipazione speciale di Park
Hee-soon.
La seconda stagione di Nine
Perfect Strangers arriverà presto e riunirà un altro
cast stellare per nuove avventure all’insegna del benessere. La
prima stagione è un adattamento dell’omonimo romanzo di Lianne
Moriarity, autrice anche di Big Little Lies, anch’esso adattato dallo showrunner
David E. Kelly e interpretato da
Nicole Kidman nel ruolo principale. La trama della prima
stagione seguiva un gruppo di sconosciuti in fuga dalle loro vite
che cercavano di trovare la pace interiore alla Tranquilliam House,
un centro benessere non convenzionale gestito da una fondatrice
altrettanto non convenzionale, Masha (interpretata dalla Nicole Kidman).
All’epoca, Nine Perfect Strangers si rivelò
un successo tra il pubblico, con la sua prima che entrò nella
storia come una delle serie originali più viste di sempre su Hulu e
il suo cast che ricevette molti elogi. Sebbene la prima stagione di
Nine Perfect Strangers sia stata un enorme successo per la
piattaforma di streaming, il destino della serie dopo la sua prima
uscita non è mai stato certo. Dato che aveva tutte le
caratteristiche di una miniserie, Nine Perfect Strangers
avrebbe potuto facilmente concludersi. Tuttavia, una seconda
stagione è stata rapidamente messa in produzione.
Ultime notizie suNine
Perfect Strangers – Stagione 2
Non molto tempo dopo l’annuncio
della seconda stagione, le ultime notizie rivelano
la data di uscita e il trailer di Nine Perfect Strangers –
stagione 2. La serie originale di Hulu sarà disponibile dal 21
maggio 2025, con i primi due episodi in anteprima, seguiti da un
episodio a settimana per il resto della stagione.
Il trailer prepara il terreno per
ulteriori macchinazioni di Masha, mentre i nove protagonisti
arrivano in un’elegante villa sulle Alpi. Ad eccezione di una
coppia, il gruppo è composto da perfetti sconosciuti, ma man mano
che iniziano il loro percorso di benessere, scoprono che potrebbe
esserci un legame tra loro. Masha stessa sembra crollare dietro
le quinte e la sua spirale discendente minaccia di trascinare
con sé anche i suoi clienti. Ciascuno dei clienti di Masha dovrebbe
esaminare il proprio passato oscuro, ma lei potrebbe usare i loro
traumi per i propri scopi.
Data di uscita della seconda
stagione di Nine Perfect Strangers
Nine Perfect Strangers
stagione 2 si fa attendere da tempo e ci sarà un intervallo di
quasi quattro anni tra la prima e la seconda puntata. Hulu ha
programmato la premiere della seconda stagione per il 21 maggio
2025, e la premiere consisterà nei primi due episodi della
seconda stagione. Nine Perfect Strangers passerà poi a una
programmazione settimanale per il resto della stagione.
Nine Perfect Strangers
stagione 1 si è conclusa il 22 settembre 2021.
Ancora una volta di ritorno per
guidare il cast, Nicole Kidman riprenderà il ruolo di Masha
Dmitrichenko nella seconda stagione di Nine Perfect
Strangers. Oltre alla Kidman, non sono stati annunciati altri
personaggi di ritorno, anche se sono stati aggiunti una serie di
nuovi arrivati. Il vincitore dell’Emmy Murray Bartlett (The
White Lotus) apparirà nel ruolo di Brian, un ex conduttore di
programmi per bambini che porta ancora con sé il suo pupazzo.
La pluripremiata Christine Baranski
(The Gilded Age) sarà anche lei nella prossima
stagione nel ruolo di Victoria.
Annie Murphy (Black Mirror)
interpreterà Imogen, mentre
Mark Strong (The Catcher Was a Spy) sarà David. Henry
Golding (Crazy Rich Asians) apparirà come Peter, mentre il
ruolo di Helena sarà interpretato da Lena Olin (Chocolat).
Con l’uscita del trailer, è stato confermato che la maggior parte
del cast sarà composto dai clienti di Masha, che la raggiungeranno
in una villa sulle Alpi per un ritiro benessere.
L’elenco dei nomi annunciati per il
cast della seconda stagione include:
Dettagli sulla trama della
seconda stagione di Nine Perfect Strangers
Oltre a colpi di scena,
traumi e brutte sorprese, i personaggi non possono aspettarsi altro
che il peggio per raggiungere ciò che si sono
prefissati.
Nine Perfect Strangers
stagione 2 sarà ambientata nelle Alpi austriache, con Masha che
ospiterà un altro gruppo di cittadini in fuga dalla realtà in un
ritiro di 10 giorni all’insegna della purificazione e della pace.
Oltre a colpi di scena, traumi e brutte sorprese, i personaggi non
possono aspettarsi altro che il peggio per raggiungere i loro
obiettivi. Sarà anche interessante vedere come gli sceneggiatori
gestiranno il ritorno di Masha, che è stata vista l’ultima volta
mentre veniva scortata dalla polizia fuori dalla struttura nel
finale di stagione.
Al momento si conoscono pochi
dettagli sui clienti di Masha, ma il trailer suggerisce che sono
tutti collegati in qualche modo. Naturalmente, la guru del
benessere ha i suoi segreti che minacciano di distruggerla dietro
le quinte. Il mistero è uno degli aspetti migliori della storia
della serie, quindi molti dettagli sulla seconda stagione non
saranno noti fino alla messa in onda degli episodi.
Trailer della seconda stagione
di Nine Perfect Strangers
Guarda il trailer completo qui
sotto
Per promuovere il ritorno di
Nine Perfect Strangers, Hulu ha pubblicato un trailer
della seconda stagione alla fine di aprile 2025. Il trailer
presenta la premessa di base della serie con i nove personaggi che
arrivano nella misteriosa villa sulle Alpi e non perde tempo ad
addentrarsi nel dramma interpersonale.
Da parte sua, Masha riesce a
malapena a tenere insieme la facciata, ma quando non è con i suoi
clienti cominciano ad affiorare le prime crepe. Il trailer mostra i
clienti che scavano nel loro passato oscuro e si intuisce che Masha
ha dei piani. Si suggerisce anche che gli sconosciuti potrebbero
essere collegati in qualche modo e che questo potrebbe essere il
segreto dei piani di Masha.
Il finale di Nine Perfect Strangers rimane fedele al tono
misterioso del resto della serie. Seguendo le storie di nove
persone tormentate, ognuna alle prese con un trauma personale, la
serie racconta il loro trattamento in un losco centro benessere
chiamato Tranquillum. Tuttavia, nel drammatico climax della serie,
è chiaro che ognuno degli ospiti ha ottenuto più di quanto si
aspettasse dalle mani dell’eccentrica direttrice del resort, Masha
Dmitrichenko.
Masha garantisce a ciascuno dei
nove ospiti che le sue cure li aiuteranno a guarire entro la fine
del loro soggiorno. Tuttavia, le cure di Masha si rivelano più poco
ortodosse di quanto gli ospiti si aspettassero quando lei confessa
di aver aggiunto segretamente tracce di droghe psichedeliche nei
loro pasti. Il finale di Nine
Perfect Strangers vede il Tranquillum gettato nel caos
quando molti degli ospiti sperimentano effetti collaterali dovuti a
una droga chiamata psilocibina (funghi allucinogeni), che Masha
(interpretata dalla star Nicole Kidman) ha somministrato loro in dosi
sempre più elevate. Per impedire che mettano in pericolo se stessi,
Masha mette tutti gli ospiti sotto chiave, ad eccezione della
famiglia Marconi, Napoleon, Heather e la loro figlia ventenne Zoe.
I tre vengono convinti da Masha che l’uso di sostanze psichedeliche
in combinazione con la meditazione permetterà loro di parlare
un’ultima volta con il figlio defunto Zach, in modo da poter fare
pace con la sua morte. La meditazione ha successo quando i Marconi
hanno l’opportunità di comunicare con Zach un’ultima volta.
L’ultimo episodio di Nine
Perfect Strangers si concentra sul mostrare come
ogni ospite sia stato cambiato dalle proprie esperienze al
Tranquillum, ma la presentazione delle scene finali ha un tono
ambiguo. Il futuro di ogni personaggio dopo la visita al resort di
Masha è lasciato all’interpretazione dello spettatore. Sebbene non
ci sia una conclusione definitiva sul significato del finale, ecco
alcune spiegazioni per alcuni dei dettagli più importanti.
Il legame segreto di
Carmel con Masha in Nine Perfect Strangers
Quando gli ospiti arrivano, Masha
spiega loro che l’evento che l’ha spinta a creare il Tranquillum è
stato un’esperienza di pre-morte dopo essere stata colpita da uno
sconosciuto. Il passato torna a tormentarla quando lo sconosciuto
si rivela essere uno dei suoi nuovi ospiti, una donna di nome
Carmel. La maggior parte dei protagonisti di Nine Perfect Strangers arriva al
Tranquillum con un certo timore, ma Carmel si distingue dal gruppo
per la sua ammirazione aperta nei confronti di Masha. Il suo
sincero rispetto per Masha suscita confusione sul motivo per cui
dovrebbe provare risentimento nei suoi confronti, ma la ragione di
Carmel diventa chiara quando si scopre che è la sua insicurezza a
generare la sua rabbia.
Sebbene Carmel desideri con tutto
il cuore diventare la versione migliore di sé stessa, è
costantemente sopraffatta dai dubbi. Per lei, Masha rappresenta un
ideale irraggiungibile di spiritualità, bellezza e autocontrollo.
La consapevolezza della propria invidia spinge Carmel a toccare il
fondo quando si rende conto del danno che la sua rabbia può causare
a sé stessa e a chi le sta intorno, ma non riesce comunque a
reprimere le sue emozioni negative. È solo quando il falso velo di
positività di Carmel cade che lei è in grado di riconoscere
pienamente il motivo della sua sofferenza.
L’interesse di Masha per la
famiglia Marconi
Tra tutti gli ospiti, Masha è
quella più incuriosita dalla famiglia Marconi. I Marconi si recano
al Tranquillum perché stanno piangendo il suicidio del figlio
adolescente Zach, la cui perdita ha distrutto la famiglia. Il
padre, Napoleon, cerca di rimanere ottimista sul futuro nonostante
non capisca perché Zach si sia tolto la vita, ma questo ottimismo
allontana sua moglie Heather e sua figlia Zoe (interpretata da
Grace Van Patten). Masha mostra un interesse particolare per i
Marconi, non solo perché crede che abbiano un disperato bisogno di
aiuto, ma anche perché ha vissuto lei stessa la perdita di un
figlio.
I flashback rivelano che Masha
aveva una figlia di nome Tatiana, morta in un incidente stradale.
Nel finale di Nine Perfect Strangers, Masha si unisce
personalmente ai Marconi nella meditazione perché anche lei sente
il bisogno di guarire dalla perdita di un figlio. Masha ha una
rivelazione quando si rende conto che riesce a ricordare Tatiana
meglio mentre medita con i Marconi. Questa sequenza mostra Masha
alle prese con un doloroso conflitto interiore, nonostante gli
episodi precedenti la mostrassero come una persona padrona di sé e
generalmente positiva.
Tranquillum dopo l’arresto di
Masha in Nine Perfect Strangers
La meditazione di Masha si rivela
efficace quando si ricongiunge emotivamente con Tatiana. Nonostante
questa svolta, la polizia arriva presto al Tranquillum dopo essere
stata informata da uno degli assistenti della struttura
dell’uso
di droghe psichedeliche da parte di Masha. Masha permette con
calma agli agenti di arrestarla senza opporre resistenza. Sembra
imperturbabile di fronte all’imminente chiusura del Tranquillum,
ancora in pace dopo la sua commovente esperienza con il ricordo di
Tatiana.
Cosa succede agli
ospiti in Nine Perfect Strangers?
Dopo l’arresto di Masha, gli ospiti
vengono immediatamente interrogati dalla polizia sugli eventi del
loro soggiorno. Tutti confermano che nel trattamento di Tranquillum
sono state utilizzate droghe, ma nessuno accusa espressamente Masha
di aver fatto qualcosa di sbagliato. Uno degli ospiti, un
giornalista investigativo di nome Lars, era venuto al Tranquillum
per raccogliere prove di presunte operazioni non etiche, ma ha
scelto di non divulgare le riprese incriminanti che aveva
documentato con il suo smartphone. L’episodio finale di Nine
Perfect Strangers dà l’impressione che tutti gli ospiti abbiano
sentito di aver vissuto un evento che ha cambiato la loro vita,
anche se diverso da quello che avevano immaginato inizialmente.
I finali di Nine Perfect
Strangers sono falsi?
L’aspetto più controverso di
Nine Perfect Strangers riguarda i diversi finali del finale.
Poco dopo che tutti gli ospiti hanno lasciato Tranquillum, il
pubblico intravede ogni personaggio tornare alla propria vita con
una visione più positiva rispetto a prima del trattamento.
Tuttavia, la presentazione di queste scene solleva il sospetto che
i finali non siano realmente reali, poiché vengono mostrati dopo
che uno degli ospiti, una scrittrice di nome Frances, inizia a
prendere appunti su un foglio di carta. Considerando quanto i
personaggi di Nine Perfect Strangers mettano in discussione
la realtà della loro esperienza, è appropriato che la serie si
concluda con un finale ambiguo.
Dato che Frances ha voluto
conoscere tutti gli altri ospiti, è logico che sia in grado di
intuire come cambieranno le loro vite una volta tornati a casa.
Alcuni finali sembrano il logico passo successivo nella vita dei
protagonisti, come la famiglia Marconi che impara a guarire dopo la
morte di Zach o Carmel che crea un piccolo gruppo di terapia per
aiutare se stessa e altre persone con idee affini a migliorare se
stesse. Allo stesso tempo, altri finali sembrano più inaspettati,
soprattutto perché due degli ospiti più giovani, Jessica e Ben,
sembrano prendere il controllo di Tranquillum dopo l’arresto di
Masha. Il finale più sorprendente è riservato alla fine, quando
Masha viene mostrata mentre guida lungo un’autostrada, lontana da
Tranquillum e apparentemente senza una destinazione precisa. Spetta
essenzialmente allo spettatore decidere se i finali siano reali o
meno.
La rilevanza della
realtà dei finali di Nine Perfect Strangers
L’ambiguità delle scene finali
contribuisce al tono psichedelico di Nine Perfect Strangers,
ma ha anche una rilevanza tematica per quanto riguarda i
protagonisti. I finali sono suggeriti come possibilità che Frances
concepisce dopo aver trascorso del tempo con gli altri ospiti.
Quando viene presentata, Frances mostra una visione cinica del
mondo, derivata da una generale sfiducia nei confronti delle altre
persone. La sua prospettiva sulla vita è che il mondo non ha finali
felici. Per rendere ancora più ambigua la realtà dei finali,
Frances considera gli scrittori come lei dei bugiardi che creano
visioni impossibilmente positive del mondo.
Frances si rende conto che, anche
se la sua vita non è perfetta, può comunque lottare per essere
felice. Il finale di Nine Perfect Strangers trasmette
l’idea che la felicità è una possibilità piuttosto che una
garanzia, per cui vale la pena lottare anche se sembra
irraggiungibile. La serie riconosce che i protagonisti sono liberi
di scegliere il proprio percorso nella vita e di cercare un futuro
che alla fine garantisca loro la pace interiore.
L’episodio 4 di Nine
Perfect Strangers ha rivelato che Masha ha
somministrato microdosi di psilocibina agli ospiti del Tranquilum,
ma funziona davvero come lei sostiene? Come è consuetudine di Hulu,
i primi tre episodi sono stati pubblicati tutti insieme sulla
piattaforma di streaming, mentre gli episodi successivi sono stati
pubblicati uno alla settimana. Finora, la strategia sembra
funzionare: Nine Perfect Strangers è stata la
serie più vista di sempre su Hulu. Il pubblico è stato attratto
dall’atmosfera pulp e thriller che ha riscosso tanto successo negli
ultimi anni per HBO.
Nine Perfect Strangers segue
nove ospiti del resort Tranquilum, gestito da Masha Dmitrichenko,
interpretata da Nicole Kidman, una guru del benessere russa con un
passato oscuro che nasconde un segreto agli ospiti: ha fatto
somministrare al suo staff microdosi di psilocibina alla maggior
parte degli ospiti a loro insaputa. È una scommessa pericolosa.
Ogni ospite è stato scelto per un motivo specifico e sta
affrontando problemi profondamente radicati, tra cui ansia,
depressione, problemi di gestione della rabbia, dipendenza, traumi,
lutti e altro ancora. Il suo staff esprime riserve sul trattare in
questo modo un gruppo così instabile, ma sembra che il metodo di
cura non ortodosso e poco etico di Masha stia funzionando, almeno
per ora. Il gruppo inizia ad accedere alle emozioni represse e alle
verità che sta nascondendo.
Tuttavia, gli ospiti di Nine Perfect Stranger scoprono che Masha li ha drogati e
la affrontano. Masha ammette di aver somministrato loro microdosi
di psilocibina, nota anche come funghi allucinogeni, ma è convinta
di non avere nulla di cui pentirsi. Afferma che la psilocibina
“cura la dipendenza, può trattare malattie mentali, PTSD,
schizofrenia, demenza. Può farti mangiare meglio, dormire meglio,
scopare meglio e ha la capacità di cambiare il mondo”. A difesa di
Masha, non ha del tutto torto. L’interesse psichiatrico per le
sostanze psichedeliche non è esattamente una novità; gli anni ’60 e
’70 hanno visto numerosi esperimenti, alcuni discutibili, che
prevedevano l’uso di LSD e altre sostanze psichedeliche, tra cui il
progetto MKUltra della CIA, segreto ed estremamente immorale. Più
recentemente, alcune ricerche hanno suggerito che il microdosaggio
con psilocibina, l’approccio di Masha, può avere alcuni benefici,
poiché sembra aiutare ad alleviare alcuni sintomi di ansia,
depressione e altri disturbi dell’umore. Si pensa anche che il
microdosaggio possa aiutare a combattere l’infiammazione nel corpo,
responsabile di numerose malattie e disturbi. [via
Harvard]
Detto questo, Masha sta correndo
troppo in Nine Perfect Strangers. La ricerca dedicata agli
effetti del microdosaggio di sostanze psichedeliche è ancora agli
inizi, essendo diventata un argomento di studio solo negli ultimi
anni. La ricerca sugli effetti di qualsiasi farmaco richiede anni,
se non decenni, per raccogliere prove reali e concrete sufficienti
a giungere a una conclusione definitiva. Sebbene le prime ricerche
abbiano dato risultati iniziali piuttosto promettenti, ci sono
ancora poche prove per escludere che gli effetti positivi del
microdosaggio di psilocibina siano qualcosa di più dell’effetto
placebo, e alcuni studi suggeriscono che potrebbe essere proprio
così. [via
New Scientist]
Inoltre, non è chiaro quanto sia
sicuro. Proprio come ci sono prove che suggeriscono che possa
aiutare alcune persone, ci sono anche prove raccolte in questi
primi studi di ricerca che indicano che alcune persone sono molto
più sensibili agli effetti collaterali negativi della psilocibina,
tra cui l’insorgenza di episodi psicotici. Altre ricerche indicano
che per altre persone il microdosaggio di psilocibina può
esacerbare proprio quei sintomi che dovrebbe alleviare, tra cui
ansia, difficoltà a dormire, emicrania e disagio fisico.
Masha e lo staff del Tranquilum,
compreso Yao (interpretato da Manny Jacinto), hanno adottato
misure precauzionali per garantire che chiunque sia predisposto ad
avere una reazione negativa al microdosaggio di psilocibina non
riceva il farmaco, effettuando regolarmente esami del sangue e
analisi del sangue dei loro ospiti. Tuttavia, non è chiaro se
qualcuno dello staff del Tranquilum sia effettivamente addestrato
per gestire questo tipo di analisi del sangue e flebotomia.
Yao ha una formazione medica, ma
sembra essere un paramedico, una professione nobile, ma che non
include il tipo di formazione specializzata necessaria per gestire
un mini-laboratorio. Con così tante incognite sugli effetti del
microdosaggio di psilocibina, ciò che Masha e il suo staff del
Tranquilum stanno facendo in Nine Perfect Strangers è pericoloso,
immorale e illegale.
La serie NetflixMercy
for None (titolo originale “Gwang-jang”) traccia un
percorso ricco di azione verso la vendetta e la punizione, in cui
un solo uomo minaccia di rovesciare due imperi. La serie ruota
attorno a Nam Gi-jun, un uomo che da tempo si è ritirato dal mondo
criminale di Seul. Tuttavia, è costretto a uscire dal suo esilio
quando suo fratello, Gi-seok del Juwoon Group, viene brutalmente
assassinato. Di conseguenza, il fratello sopravvissuto intraprende
una sanguinosa vendetta per assicurare alla giustizia l’assassino
di suo fratello. Inevitabilmente, questo pone un enorme problema
per il presidente Ju-woon e il presidente Bongsan, che rischiano di
perdere il lavoro di una vita. Tuttavia, accecato dalla sua sete di
vendetta, Gi-jun finisce inconsapevolmente in una cospirazione che
si sta tramando nell’ombra da tempo. Questa storia di vendette e
segreti da proteggere rimane ricca di mistero, mentre un esercito
composto da un solo uomo porta molti alla loro amara fine. SPOILER
IN ARRIVO!
Cosa succede in Mercy for
None
Tutto inizia quando il giovane e
viziato figlio di Bongsan, Gu Jun-mo, dà la caccia a uno dei
manager del gruppo con l’aiuto di sicari provenienti dall’estero.
La sua reputazione all’interno dell’azienda è già poco
rispettabile. Pertanto, questa palese violazione della tradizione e
delle regole non promette nulla di buono per lui. Poiché Bong-san
non può affrontare direttamente la situazione, stringe un accordo
con Ju-woon per risolvere la questione al posto suo. A sua volta,
l’altro boss della malavita assegna la responsabilità al suo fidato
successore in formazione, Gi-seok. Nel confronto che segue, Jun-mo
viene umiliato e desidera vendicarsi dell’erede dell’altra azienda.
Poco dopo, il cadavere di Gi-seok viene trovato nel garage della
sua galleria d’arte e un giovane delinquente viene arrestato per
l’omicidio. Tuttavia, il famigerato fratello di Gi-seok, Gi-jun, è
riluttante a credere alla stessa versione dei fatti.
Gi-jun era una delle armi più
temute nell’arsenale di Ju-woon e Bong-san quando lavoravano
insieme sotto il presidente Oh. Anche se li aveva aiutati a
organizzare un colpo di stato contro l’altro uomo, nel farlo aveva
infranto una delle regole fondamentali dell’azienda. Sebbene la
punizione per il suo crimine avrebbe dovuto essere la morte, gli
hanno concesso un semplice esilio per tutto ciò che aveva fatto per
loro. Tuttavia, uno dei suoi tendini d’Achille è stato reciso per
renderlo incapace di combattere. Ciononostante, nonostante
zoppichi, Gi-jun continua a essere un combattente incredibile. Di
conseguenza, è in grado di scoprire parte della verità,
rintracciando Jun-mo come il benefattore dietro l’attacco che si
ritiene abbia ucciso Gi-seok. Inizialmente, si aspetta che Ju-woon
e Bong-san rispettino le regole fondamentali della loro azienda e
consegnino il giovane alla giusta punizione: una vita per una
vita.
Tuttavia, Bong-san è disposto a
tutto pur di proteggere suo figlio, e il senso di giustizia di
Ju-woon è facilmente corruttibile. Nonostante ciò, Gi-jun non si
lascia fermare e decide di intraprendere una crociata personale con
Jun-mo come obiettivo. Al contrario, quest’ultimo, privo di
esperienza e conoscenza della storia del suo avversario, rimane
arrogante. Tuttavia, non importa quanti uomini assolda per
affrontare Gi-jun, questi li fa fuori tutti, uno dopo l’altro. Nel
frattempo, Bong-san, che rimane scettico all’idea che un gruppo di
delinquenti possa uccidere Gi-seok, approfondisce la questione. Di
conseguenza, il presidente scopre che, anche se gli uomini
assoldati da Jun-mo hanno attaccato Gi-seok, qualcun altro ha
consegnato l’uomo al suo destino.
Tuttavia, la sua indagine porta i
suoi frutti troppo tardi, poiché suo figlio muore per mano del
fratello vendicativo. In seguito, Bong-san segue il denaro e scopre
un collegamento tra il Juwoon Group e il detective che ha
insabbiato la vera causa dell’omicidio di Gi-seok. Questo scatena
una guerra totale tra i due gruppi, in cui quest’ultimo ha la
meglio. Tuttavia, non sa che qualcun altro ha tirato le fila da
dietro le quinte per tutto il tempo. A quanto pare, la morte dei
successori del gruppo e la guerra totale tra Bongsan e Juwoon
facevano parte di un piano più ampio. Alla fine, la morte di Gi-jun
rimane l’ultimo, impossibile passo da compiere.
La spiegazione del finale di Mercy
for None: Gi-jun è morto?
Nel corso della storia, Gi-jun
affronta più volte un destino quasi certo. Si scontra ripetutamente
con un esercito di killer esperti e a un certo punto viene persino
creduto morto. Tuttavia, sembra che nessuna forza sia abbastanza
potente da ucciderlo, almeno non prima che abbia portato a termine
ciò che si è prefissato. Con l’aiuto di Ju-woon, identifica le
menti dietro l’intero complotto, iniziato con la morte di Gi-seok.
Il signor Kim, un poliziotto corrotto che da decenni aiuta la
malavita di Seul, e Geum-Son, il figlio di Ju-woon, diventato
procuratore dopo essere stato scartato come successore
nell’attività di famiglia, hanno orchestrato tutto da dietro le
quinte. Proprio come Gi-jun ha dato la caccia a Jun-mo, anche lui
dà la caccia a questi due uomini.
Alla fine, si ritrova nell’ufficio
di Ju-woon, faccia a faccia con Geum-son, che è armato di pistola.
Tuttavia, anche se in questa situazione dovrebbe avere un
vantaggio, si ritrova comunque in una posizione di svantaggio.
Pochi istanti prima di questo scontro, il procuratore era al
culmine del successo. Aveva superato l’impero di suo padre e si era
fuso con l’unico altro concorrente in città. Era quindi pronto a
inaugurare la nuova era della criminalità a Seul, proprio come
aveva sempre desiderato. Tuttavia, poco dopo, Gi-jun mette in atto
la sua mossa vincente. Alla fine, ottiene la sua vendetta con
diversi colpi mortali, tra cui una pallottola al petto. Alla fine,
Gi-jun si trascina via dal sangue e dal caos della città e torna al
suo campeggio, l’ultimo posto dove lui e Gi-seok sono stati insieme
prima della sua morte.
Tutta questa ricerca di vendetta
non ha riportato in vita suo fratello. Tuttavia, i responsabili
della morte di Gi-seok hanno pagato a caro prezzo con la vita per
il loro affronto. Lungo la strada, Gi-jun ha anche inavvertitamente
eliminato i peggiori traditori e cospiratori delle bande della
città. Anche se la violenza e l’ingiustizia continueranno
inevitabilmente a prevalere, Gi-jun ha fatto la sua parte e ha
cancellato i peccati di coloro che lo hanno seguito. Alla fine,
siede nel suo accampamento, insanguinato e ferito, ricordando suo
fratello e la vita che avrebbero potuto avere se fossero scappati
prima. Muore nello stesso posto, circondato dalla natura invece che
dai corridoi bui e dai vicoli dove sono morti i suoi nemici.
Chi ha ucciso Gi-Seok?
Perché?
L’omicidio di Gi-seok è il mistero
centrale che tiene insieme tutta la storia. All’inizio, sembra che
Jun-mo possa essere facilmente collegato alla sua morte. Aveva un
conto in sospeso con lui e aveva persino mandato qualcuno a
ucciderlo la notte stessa in cui è morto. Pertanto, quando la
polizia cattura lo stesso uomo che ha eseguito l’ordine di
assassinare l’erede di Bongsan, è facile collegare i puntini.
Tuttavia, c’è più di quanto sembri. Come molti ipotizzano, Gi-seok
è davvero troppo forte per essere ucciso da un gruppo di criminali
adolescenti. Quando avviene l’aggressione, riesce a respingere i
suoi aggressori e ad andarsene con la vita salva.
Tuttavia, un altro sicario lo
aspetta dall’altra parte della porta. A quanto pare, la morte di
Gi-seok ha sempre fatto parte di un complotto più grande. Il signor
Kim ha aiutato i gruppi Juwoon e Bongsan a mantenere i loro affari
senza finire nei guai con la legge per molto tempo. In qualità di
poliziotto corrotto, è stato in grado di fornire loro informazioni
privilegiate e mantenere la pace tra i due gruppi come consulente
neutrale. Inevitabilmente, con il tempo, è diventato più avido.
Allo stesso tempo, anche Geum-son, il figlio di Jwoon, è diventato
irrequieto per la sua continua esistenza ai margini. Suo padre si è
rifiutato categoricamente di lasciarlo partecipare ai suoi affari
illegali, anche se tutto ciò che il figlio ha sempre voluto era
essere come lui. Alla fine, questo ha creato una frattura tra i
due, poiché Geum-son è diventato un procuratore e ha iniziato a
provare risentimento verso suo padre.
Così, Geum-son e il signor Kim
iniziarono a collaborare per abbattere Juwoon e Bongsan e
inaugurare una nuova era per la malavita di Seul. Tuttavia, invece
di intraprendere una guerra sconsiderata contro i due capi della
banda, escogitarono un piano manipolatorio. Hanno manipolato le
cose per creare una rivalità tra Gi-seok e Jun-mo. In seguito,
hanno fatto uccidere il primo e hanno usato il secondo come capro
espiatorio. Questo ha effettivamente portato Gi-jun fuori dai guai,
spingendolo a una serie di omicidi dettati dalla vendetta che hanno
eliminato i giocatori cruciali del gioco. Di conseguenza, Geum-son
è in grado di rilevare l’azienda del padre e fonderla con il
Bongsan Group, ormai senza leader, per assumere il pieno controllo
della città. Tuttavia, il duo deve affrontare una trappola quando
arriva finalmente il momento di eliminare Gi-jun.
Gi-jun uccide l’assassino di suo
fratello?
Il desiderio di vendetta di Gi-jun
lo porta in un lungo viaggio intriso del sangue dei suoi nemici.
Alla fine, lo porta dal signor Kim, Geum-son e Shimane, il killer
che ha compiuto l’omicidio. Non ci vuole molto perché lui elimini
il killer e il poliziotto, che ricevono entrambi la giusta
punizione per mano sua. Alla fine, l’unico rimasto è il
procuratore. Con l’aiuto di Hae-Beom, il fedele subordinato di
Gi-seok, fa trapelare le registrazioni delle telefonate tra
Geum-son e il signor Kim, recuperate dall’ufficio segreto di
quest’ultimo. Queste registrazioni incriminano direttamente il
procuratore per aver cospirato e facilitato l’omicidio di varie
persone.
Pertanto, quando Gi-jun affronta
Geum-son, quest’ultimo ha già perso tutto ciò che gli era caro
nella vita. Suo padre è morto grazie all’opera del suo traditore
complice. Inoltre, la sua reputazione è macchiata per sempre sia
come procuratore che come boss della malavita. Peggio ancora,
nonostante abbia ricevuto una pallottola al petto, il suo
avversario è ancora vivo davanti a lui, animato dal desiderio di
vendetta. Alla fine, Geum-son tenta di togliersi la vita per
concedersi una morte rapida e indolore. Tuttavia, Gi-jun non può
permettere che ciò accada. Così, usa la sua stessa lama per
tagliare il polso e la gola del procuratore, lasciandolo morire
soffocato, solo nell’ufficio del padre defunto.
Perché Gi-jun ha rifiutato la
carica di presidente?
Il motivo principale che spinge
Geum-son a tramare la morte di suo padre deriva dal rifiuto di
Ju-woon di addestrarlo come suo successore. Per tutta la vita, il
figlio aveva sempre desiderato seguire le orme del padre. Tuttavia,
il boss della malavisa era consapevole della natura estenuante del
suo lavoro. Non voleva che Geum-son dovesse sopportare lo stesso
peso. Voleva invece che il giovane avesse una vita propria, al di
fuori del mondo del crimine. Ma questo non fa altro che creare una
distanza incolmabile tra padre e figlio, mentre quest’ultimo
diventa sempre più amareggiato e pieno di disprezzo per
Ju-woon.
Geum-son desidera disperatamente
esercitare lo stesso potere e ottenere lo stesso rispetto di suo
padre. Ha in mente di rivoluzionare la malavita di Seul e vuole
farlo come capo dell’azienda di Ju-woon. Per lo stesso motivo,
decide di prendere il titolo con la forza quando suo padre si
rifiuta di concederglielo volontariamente. Questo è anche il motivo
per cui serba rancore nei confronti dei fratelli Nam. Gi-seok era
il successore designato di Ju-woon, ma era ancora riluttante ad
accettare il titolo con orgoglio. In realtà, stava pensando di
lasciare l’azienda. Allo stesso modo, anche Gi-jun ha rifiutato
l’offerta più volte. A differenza di Geum-son, i fratelli
conoscevano il vero prezzo da pagare per la posizione di
presidente. Sapevano bene quanto sangue, sudore e lacrime ci
volessero per guidare un cartello. Pertanto, erano riluttanti a
fare questi sacrifici, preferendo invece la vita di un
campeggiatore anonimo. Tuttavia, alla fine, nonostante i loro
sforzi per evitare un destino crudele, il loro legame con la
malavita li porta inevitabilmente a una fine brutale,
indipendentemente dall’accettazione della carica di presidente.
Chi ha davvero ucciso il figlio
del presidente Oh?
Una delle cose che rimane sospetta
dell’omicidio di Gi-seok è la sua somiglianza con un altro omicidio
che ha sconvolto la malavita della città 11 anni fa. Quando il
presidente Oh era a capo della banda che governava Seul, Ju-woon e
Bong-san organizzarono un colpo di stato contro di lui. Tuttavia,
questa presa di potere derivava da una morte specifica. Oh era
incredibilmente affezionato ai suoi due bracci destri, che lo
aiutavano a tenere sotto controllo i suoi affari.
Pertanto, stava pensando di cedere
loro l’azienda al momento del suo pensionamento. Naturalmente,
questo non andava bene a suo figlio, Oh Seung-won. Di conseguenza,
si diffuse la voce che stesse progettando di uccidere Ju-woon e
Bong-san. Contemporaneamente, Kim, che cercava di ampliare i propri
orizzonti finanziari, fornì alcune informazioni errate a
Gi-seok.
Il poliziotto disse a Gi-seok che
Seung-won avrebbe preso di mira anche Gi-jun. Così, il primo finì
per uccidere il figlio del presidente per salvare la vita di suo
fratello. Alla fine, Gi-jun si prese la colpa dell’incidente, non
volendo che suo fratello pagasse il prezzo brutale del crimine. In
questo modo, il signor Kim usa i due fratelli per controllare le
bande a proprio vantaggio.
Creata da Tony Ayres, la
serie
Netflix Ombre nell’acqua (The
Survivors) racconta la storia di
Keiran Elliott, un ragazzo la cui vita viene sconvolta da una
terribile tragedia che porta alla morte di tre persone a lui molto
care. Quindici anni dopo il traumatico evento, Keiran torna nella
sua città natale, Evelyn Bay, in Tasmania, Australia, solo per
rendersi conto che il suo passato continua a perseguitarlo e a
seguirlo ovunque. Mentre cerca di riprendere la sua vita con la
fidanzata Mia e la loro bambina Audrey, le loro vite vengono
nuovamente sconvolte dall’omicidio di una ragazzina che sconvolge
il quartiere. Di conseguenza, il protagonista e i suoi cari devono
affrontare il mistero che circonda la morte della ragazza, scavando
nel passato di ciascuno di loro, che potrebbe avere un collegamento
con l’ultima tragedia. A tal fine, la serie drammatica serve come
autentico promemoria degli effetti complessi del dolore, dei
segreti comuni e delle famiglie disfunzionali.
Ombre nell’acqua è tratto da
un romanzo giallo
Nonostante approfondisca una serie
di temi difficili che risuonano con situazioni del mondo reale,
Ombre nell’acqua è una storia di fantasia scritta dal
creatore della serie, Tony Ayres. L’ispirazione originale per il
progetto è venuta dall’omonimo romanzo di Jane Harper del 2020, che
ruota attorno alla stessa premessa della serie, descrivendo una
storia piena di dinamiche familiari complicate e un misterioso
omicidio. L’autrice ha trascorso molto tempo a sviluppare il giusto
mix di dramma, azione e intrigo per alimentare la sua opera.
Tuttavia, è stata anche spinta dal desiderio di esplorare “gli
effetti a catena” di un evento terribile su una comunità nel suo
complesso. Per lei, un misterioso omicidio era “il catalizzatore”
per addentrarsi nelle idee più grandi e significative al centro
della storia, che nel caso di “The Survivors” sono i residenti che
cercano di andare avanti con la loro vita dopo che una terribile
tragedia ha distrutto ogni parvenza di normalità.
La ricerca condotta da Harper è
stata approfondita, poiché voleva che ogni singolo aspetto della
storia fosse il più realistico possibile, nonostante la maggior
parte dei personaggi, degli eventi e dei luoghi fossero frutto
della sua immaginazione. La città di Evelyn Bay, ad esempio, è
stata sviluppata come ambientazione principale dopo che l’autrice
ha trascorso un po’ di tempo nella provincia della Tasmania. Per
alcuni aspetti familiari della storia, tra cui la nuova vita del
protagonista Keiran come giovane padre, ha attinto alle sue
esperienze di madre. Nel frattempo, ha anche contattato un medico
per rappresentare in modo autentico la salute degenerativa del
padre di Keiran. La scrittrice non si è fermata qui, riconoscendo
l’importanza della sua carriera di giornalista nel documentarsi su
una storia in cui la vita delle persone è determinata da eventi che
hanno un impatto duraturo sulle loro scelte future.
Ombre nell’acqua esplora
il dolore e il trauma attraverso la lente di un complotto
omicida
Sebbene la serie sia fedele al
materiale originale, cerca anche di mettere in risalto le parti
migliori attraverso una lente più mirata. Questo perché il tema
ricorrente nella narrazione è il doppio volto che le persone
indossano per affrontare il dolore o altre mancanze. Poiché la
comunità gioca un ruolo importante, spesso vediamo i personaggi
cercare di comportarsi bene anche se, nel profondo, sono stanchi di
mantenere una facciata falsa. Nessuno è disposto ad ammettere che
il proprio modo di pensare è sbagliato perché, se lo facesse, tutta
la sua vita potrebbe andare in pezzi. A tal fine, ci viene concesso
uno sguardo crudo su individui che agiscono in modo davvero
vulnerabile, rendendoli umani fino all’eccesso. La serie ruota
attorno all’idea che le intenzioni, buone o cattive che siano,
possono essere mascherate dalle azioni che si compiono all’esterno
e dai risultati che si ottengono.
In un’intervista con Netflix, il creatore Tony Ayres ha detto: “Descrivo
spesso la serie come un cavallo di Troia. È un melodramma familiare
mascherato da giallo. Perché le cose che stanno davvero al centro
sono cose come un figlio che vuole l’amore di sua madre e la madre
che non può permettersi di darglielo perché tutto il suo mondo
potrebbe crollare”. Man mano che ci addentriamo nella storia,
diventa evidente che piuttosto che concentrarsi direttamente sulla
reazione di qualcuno alla perdita, è più importante mostrare ciò
che pensa di sé stesso quando viene colpito da un trauma. Pertanto,
finché qualcuno è in grado di giustificare le proprie decisioni,
può trovare la forza d’animo per andare avanti, anche se la
determinazione proviene da un luogo instabile. Questo mette in
evidenza le dinamiche uniche che governano le persone e le società
in generale, che lo radicano in uno strato di realtà nonostante la
trama fittizia.
Sue Pendlebury è una detective
immaginaria
Come investigatrice capo in
Ombre nell’acqua, Sue Pendlebury è una detective di spicco
che svolge un ruolo fondamentale nel scuotere le acque a Evelyn
Bay, mentre cerca di ottenere risposte chiare dai suoi riservati
abitanti. È un personaggio immaginario creato dalla scrittrice Jane
Harper. Nella serie Netflix, interpreta il ruolo di una persona
dirompente e determinata a mettere le mani sul colpevole, anche se
il suo approccio è misurato e calcolatore. Come la sua controparte
nella serie, anche nella versione letteraria Pendlebury è
un’ispettore che arriva sulla costa della Tasmania da Hobart per
risolvere l’omicidio di Bronte Laidler. Il suo arrivo è segno che
la situazione viene presa sul serio, ma non fa altro che seminare
zizzania tra gli abitanti della città.
Uno degli effetti più notevoli del
coinvolgimento di Pendlebury nella narrazione è il modo in cui lei,
senza volerlo, riporta a galla segreti sepolti da tempo e passati
che ancora vivono nella mente di molti abitanti di Evelyn Bay. In
particolare, si rende conto che un vecchio caso che gli
investigatori dell’epoca avevano archiviato potrebbe avere qualche
collegamento con l’omicidio di Bronte, dimostrando la sua
competenza e capacità di analizzare le cose in poco tempo. Per
temperamento, è adatta al suo ruolo di agente di polizia perché usa
molto più la testa che il cuore, evitando così che la sua
insensibilità traspaia dalle sue azioni. Con il passare del tempo,
smantella la rete di bugie, inganni e misteri che si nasconde sotto
le fondamenta di Evelyn Bay, fornendo le risposte che tutti
vogliono sapere. Pertanto, anche se è frutto dell’immaginazione
dello scrittore, svolge un ruolo molto importante nella
narrazione.
Creata da Tony Ayres, la serie
Netflix Ombre nell’acqua racconta la storia di Keiran
Elliott, un ragazzo la cui vita viene sconvolta da una terribile
tragedia che porta alla morte di tre persone a lui care. Quindici
anni dopo il traumatico evento, Keiran torna nella sua città
natale, Evelyn Bay, in Tasmania, Australia, solo per rendersi conto
che il suo passato lo perseguita e lo segue ovunque. Mentre cerca
di riprendere la sua vita con la fidanzata Mia e la loro bambina
Audrey, le loro vite vengono nuovamente sconvolte quando l’omicidio
di una ragazzina sconvolge il quartiere. Di conseguenza, il
protagonista e i suoi cari devono affrontare il mistero dietro la
morte della ragazza, scavando anche nel passato di ciascuno di
loro, che potrebbe avere un collegamento con l’ultima tragedia. A
tal fine, la serie drammatica serve come autentico promemoria degli
effetti complessi del dolore, dei segreti comuni e delle famiglie
disfunzionali.
Ombre nell’acqua è tratto
da un romanzo giallo
Nonostante approfondisca una serie
di temi difficili che risuonano con situazioni del mondo reale,
Ombre nell’acqua è una storia di fantasia scritta dal
creatore della serie, Tony Ayres. L’ispirazione originale per il
progetto è venuta dall’omonimo romanzo di Jane Harper del 2020, che
ruota attorno alla stessa premessa della serie, descrivendo una
storia piena di dinamiche familiari complicate e un misterioso
omicidio. L’autrice ha trascorso molto tempo a sviluppare il giusto
mix di dramma, azione e intrigo per alimentare la sua opera.
Tuttavia, è stata anche spinta dal desiderio di esplorare “gli
effetti a catena” di un evento terribile su una comunità nel suo
complesso. Per lei, un misterioso omicidio era “il catalizzatore”
per addentrarsi nelle idee più grandi e importanti al centro della
storia, che nel caso di “The Survivors” sono i residenti che
cercano di andare avanti con la loro vita dopo che una terribile
tragedia ha distrutto ogni parvenza di normalità.
La ricerca condotta da Harper è
stata approfondita, poiché voleva rendere ogni singolo aspetto
della storia il più realistico possibile, nonostante la maggior
parte dei personaggi, degli eventi e dei luoghi fossero frutto
della sua immaginazione. La città di Evelyn Bay, ad esempio, è
stata sviluppata come ambientazione principale dopo che l’autrice
ha trascorso un po’ di tempo nella provincia della Tasmania. Per
alcuni aspetti familiari della storia, tra cui la nuova vita del
protagonista Keiran come giovane padre, ha attinto alle proprie
esperienze di madre. Nel frattempo, ha anche contattato un medico
per rappresentare in modo autentico la salute degenerativa del
padre di Keiran. La scrittrice non si è fermata qui, riconoscendo
l’importanza della sua carriera di giornalista nel documentarsi su
una storia in cui la vita delle persone è determinata da eventi che
hanno un impatto duraturo sulle loro scelte future.
Ombre nell’acqua esplora il dolore
e il trauma attraverso la lente di un complotto omicida
Sebbene la serie sia fedele al
materiale originale, cerca anche di mettere in risalto gli aspetti
migliori attraverso una lente più mirata. Questo perché il tema
ricorrente nella narrazione è il doppio volto che le persone
indossano per affrontare il dolore o altre mancanze. Poiché la
comunità gioca un ruolo importante, spesso vediamo i personaggi
cercare di comportarsi bene anche se, nel profondo, sono stanchi di
mantenere una facciata falsa. Nessuno è disposto ad ammettere che
il proprio modo di pensare è sbagliato perché, se ammettesse il
proprio fallimento, tutta la sua vita potrebbe andare in pezzi. A
tal fine, ci viene concesso uno sguardo crudo su individui che
agiscono in modo veramente vulnerabile, rendendoli umani fino
all’eccesso. La serie ruota attorno all’idea che le intenzioni,
buone o cattive che siano, possono essere mascherate dalle azioni
che si compiono esteriormente e dai risultati che si ottengono.
In un’intervista con Netflix, il
creatore Tony Ayres ha detto: “Descrivo spesso la serie come un
cavallo di Troia. È un melodramma familiare mascherato da giallo.
Perché le cose che stanno davvero al centro sono cose come un
figlio che vuole l’amore di sua madre e la madre che non può
permettersi di darglielo perché tutto il suo mondo potrebbe
crollare”. Man mano che ci addentriamo nella storia, diventa
evidente che piuttosto che concentrarsi direttamente sulla reazione
di qualcuno alla perdita, è più importante mostrare ciò che pensa
di sé stesso quando viene colpito da un trauma. Pertanto, finché
una persona è in grado di giustificare le proprie decisioni, può
trovare la forza d’animo per andare avanti, anche se la sua
determinazione proviene da un luogo instabile. Questo mette in
evidenza le dinamiche uniche che governano le persone e le società
in generale, che lo radicano in uno strato di realtà nonostante la
trama fittizia.
Sue Pendlebury è una detective
immaginaria
Come investigatrice capo in
Ombre nell’acqua, Sue Pendlebury è una detective di spicco
che svolge un ruolo fondamentale nel scuotere le acque a Evelyn
Bay, mentre cerca di ottenere risposte chiare dai suoi riservati
abitanti. È un personaggio immaginario creato dalla scrittrice Jane
Harper. Nella serie Netflix, interpreta il ruolo di una persona
dirompente e determinata a mettere le mani sul colpevole, anche se
il suo approccio è misurato e calcolatore. Come la sua controparte
nella serie, anche nella versione letteraria Pendlebury è
un’ispettore che arriva sulla costa della Tasmania da Hobart per
risolvere l’omicidio di Bronte Laidler. Il suo arrivo è segno che
la situazione viene presa sul serio, ma non fa altro che seminare
zizzania tra gli abitanti della città.
Uno degli effetti più notevoli del
coinvolgimento di Pendlebury nella narrazione è il modo in cui lei,
inavvertitamente, porta alla luce segreti sepolti da tempo e
passati che ancora risiedono e vivono nelle menti di molti abitanti
di Evelyn Bay. In particolare, si rende conto che un vecchio caso
che gli investigatori avevano accantonato all’epoca potrebbe avere
qualche collegamento con l’omicidio di Bronte, dimostrando la sua
competenza e capacità di analizzare le cose con rapidità. Per
temperamento, è adatta al suo ruolo di agente di polizia perché usa
molto più la testa che il cuore, evitando così che la sua
insensibilità traspaia dalle sue azioni. Con il passare del tempo,
smantella la rete di bugie, inganni e misteri che si nasconde sotto
le fondamenta di Evelyn Bay, fornendo le risposte che tutti
vogliono sapere. Pertanto, anche se è frutto dell’immaginazione
dell’autore, svolge un ruolo molto importante nella narrazione.
Diretto da Antoine Blossier,
“K.O.” segue le vicende di Bastien, un ex
lottatore di MMA la cui carriera è finita bruscamente dopo aver
accidentalmente ucciso un avversario durante un incontro sul ring.
Tormentato dal senso di colpa, Bastien cerca di fare ammenda con la
famiglia dell’avversario morto, in particolare con sua moglie Emma
e suo figlio Leo, ma riceve solo odio da loro, che lo incolpano di
avergli portato via la persona amata. Anni dopo, Bastien, ormai
recluso, viene incaricato di trovare Leo dopo che il ragazzo è
finito coinvolto in affari loschi che mettono in pericolo la sua
vita. Bastien intraprende così un viaggio per espiare i peccati del
passato e assicurarsi che le conseguenze delle sue azioni non
ricadano sulle spalle di un ragazzino. Il film d’azione
Netflix riprende la formula collaudata della
narrazione di redenzione e la ambienta in un mondo fatto di sangue,
caos e combattimenti letali.
K.O. esplora il trauma di una
morte nel mondo dello sport
Per la maggior parte, “K.O.” è una
storia di fantasia scritta e diretta da Antoine Blossier, che
approfondisce la realtà cruda di una vita dedicata alla violenza e
al crimine. Il film lo fa attraverso gli occhi di un combattente di
MMA pentito, Bastien, che ha visto e contribuito a spargimenti di
sangue che hanno cambiato la sua mentalità. Nelle scene iniziali,
vediamo il protagonista lottare con le unghie e con i denti per la
vittoria contro un avversario di nome Enzo Prince all’interno della
gabbia. Le cose vanno male quando, nella sua ricerca della
vittoria, Bastien esagera con le mosse e finisce per uccidere Enzo
sul ring, sotto gli occhi di sua moglie e suo figlio, che alla fine
pagano il prezzo della morte di Enzo. Tuttavia, la storia si
concentra sul senso di colpa che rimane nell’anima di Bastien per
il mostruoso atto di aver ucciso qualcuno.
Sebbene il film descriva una
narrazione fittizia, il suo contesto ricorda molti casi reali di
morti tragiche nel campo dello sport. Ad esempio, l’industria delle
MMA ha registrato oltre una dozzina di decessi durante incontri
autorizzati. La probabilità è molto maggiore nelle arti marziali
miste perché, a differenza di altri sport da combattimento, le
lesioni al collo e alla testa sono frequenti e possono complicare
gravemente la situazione della vittima. Nel 2023, il giocatore di
hockey su ghiaccio Adam Johnson, che giocava per i Nottingham
Panthers,
è deceduto dopo che il suo collo è stato reciso durante uno
scontro con Matt Petgrave, un difensore della squadra degli
Sheffield Steelers. L’incidente ha causato un enorme effetto a
catena in tutto il settore dell’hockey su ghiaccio e anche in altri
sport in generale, mettendo in evidenza i rischi associati agli
sport di alto livello.
Anche se le azioni di Bastien sono
frutto di fantasia, casi come quello di Adam Johnson evidenziano il
confine sottile tra la vita e la morte e come questo possa avere
conseguenze enormi e involontarie per chi è vicino alla tragedia.
Come concetto, lo sport ha lo scopo di incoraggiare la competizione
tra individui altamente qualificati e motivati per mettersi alla
prova sul palcoscenico più importante. Ma “K.O.” pone una domanda:
cosa succede quando il desiderio e l’ambizione vanno troppo oltre e
finiscono per costarti caro? In questo caso, la vittima non è solo
colui che ha perso la vita, ma anche colui che ha causato la morte
in modo accidentale. Bastien fa della sua missione di vita quella
di rimediare ai propri errori salvando il figlio del suo avversario
morto. Questo lo rende umano e vulnerabile, rendendo la narrazione
fittizia autentica.
Bastien: un lottatore di MMA
vagamente radicato nella realtà
Il protagonista di “K.O.” è senza
dubbio Bastien, il risoluto protagonista che cerca di rimediare a
un terribile incidente. Sebbene sia descritto come un ex lottatore
di MMA al culmine della carriera, Bastien non esiste nella realtà,
il che recide la maggior parte dei suoi legami con persone reali.
Tuttavia, Ciryl Gane, che interpreta Bastien, è un lottatore di MMA
francese che ha illuminato il ring con la sua atleticità, la sua
abilità tecnica e tattica e i suoi colpi potenti. È quindi
altamente plausibile che lo sceneggiatore e regista Antoine
Blossier abbia modellato il suo protagonista su Gane, rendendolo
perfetto per interpretare il personaggio sullo schermo. Ciò è
particolarmente vantaggioso quando si tratta delle complesse
coreografie di combattimento sparse in tutto il film, che
consentono a Gane di mostrare le sue abilità contro orde di
nemici.
Uno degli aspetti degni di nota di
“K.O.” è il modo in cui cerca di includere momenti di debolezza e
stanchezza nelle lunghe scene di combattimento che coinvolgono
Bastien. Durante questi combattimenti, spesso si prende il tempo di
riprendere fiato prima di affrontare il prossimo gruppo di nemici,
il che sembra realistico e ricorda molto progetti come “Daredevil”
di Netflix. Gane, che ha una vasta esperienza nei combattimenti
MMA, tra cui alcune gare nell’UFC (Ultimate Fighting Championship),
potrebbe anche aver dato il suo contributo durante queste
impegnative routine di combattimento create per il film,
influenzando ulteriormente i movimenti di Bastien e ricalcando i
propri. Pertanto, il protagonista ha un potenziale legame generale
con i combattenti MMA della vita reale attraverso la performance di
Gane, che lo rende in parte basato sulla realtà.
L’uscita di Superman è alle porte
e il regista
James Gunn e la Warner Bros. stanno iniziando
a intensificare la campagna marketing del film.
Gunn ha rivelato un nuovo dietro le
quinte con Guy Gardner, Mister Terrific, Hawkgirl e Metamorpho.
Anche se sembra che Rex Maxon inizi come prigioniero di Lex Luthor
in Superman, quali sono le probabilità che si unisca alla Justice
Gang entro la fine del film?
Nel cast anche
Rachel Brosnahan,
Nicholas Hoult, Edi Gathegi, Anthony Carrigan,
Nathan Fillion, Isabela Merced, Skyler Gisondo, Sara Sampaio,
María Gabriela de Faría, Wendell Pierce, Alan Tudyk, Pruitt Taylor
Vince e Neva Howell. Il film sarà al cinema dal 9 luglio
distribuito da Warner Bros. Pictures.
“Superman”, il primo film dei DC Studios
in arrivo sul grande schermo, è pronto a volare nei cinema di tutto
il mondo quest’estate, distribuito da Warner Bros. Pictures. Con il
suo stile inconfondibile, James Gunn trasporta il supereroe
originale nel nuovo universo DC reinventato, con una miscela unica
di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un
Superman guidato dalla compassione e da una profonda fiducia nella
bontà del genere umano.
Produttori esecutivi di
“Superman” sono Nikolas Korda, Chantal
Nong Vo e Lars Winther. Dietro la macchina da presa, Gunn si è
avvalso del lavoro di suoi collaboratori fidati, tra cui il
direttore della fotografia Henry Braham, la scenografa Beth Mickle,
la costumista Judianna Makovsky e il compositore John Murphy, oltre
al compositore David Fleming (“The Last of Us”), ai montatori William Hoy
(“The Batman”) e Craig Alpert (“Deadpool 2”, “Blue Beetle”).
Le riprese del film Clayface dei DC Studios inizieranno presto
(si ritiene che le location includeranno Vancouver, Toronto e il
New Jersey o Atlanta) e il titolo provvisorio del progetto è stato
ora rivelato. Secondo FeatureFirst.net, Clayface
sarà conosciuto come “Corinthians” nel corso delle
riprese.
Sebbene i titoli provvisori non
abbiano sempre molto a che fare con la trama del film in sé, di
solito vengono scelti per qualche motivo.
Si è ipotizzato che Corinthians
possa avere a che fare con il personaggio di The
Sandman di Neil Gaiman, ma è molto più
probabile che si riferisca a Corinto, alla Grecia, all’ordine
architettonico corinzio o ai corrispondenti versetti biblici.
Abbiamo recentemente avuto la conferma che George
MacKay (1917, The Beast), Tom Blythe
(Hunger Games: The Ballad of Songbirds and Snakes), Jack
O’Connell (Sinners, Starred Up) e Leo
Woodall (One Day, The White Lotus) si stanno candidando
per il ruolo principale di (presumibilmente) Basil Karlo.
In seguito abbiamo appreso che uno
di questi attori non era più in lizza e, sebbene la notizia non sia
ancora stata confermata, abbiamo sentito dire che Woodall si è
ritirato e che ora la scelta è tra Blythe, MacKay e O’Connell.
Il regista di Speak No
Evil, James Watkins, dirigerà il
progetto, mentre Gunn sarà il produttore insieme a Peter
Safran e al regista di The Batman,
Matt Reeves, con Lynn Harris e Chantal Nong come
produttori esecutivi.
Mike Flanagan ha
scritto la sceneggiatura, ma a quanto pare non era disponibile per
la regia a causa dei suoi impegni con una serie TV su
Carrie e il nuovo film
sull’Esorcista. La data di uscita ufficiale del
progetto è l’11 settembre 2026.
La prima stagione di
Daredevil:
Rinascita si è conclusa con l’Uomo Senza Paura
pronto a schierare i suoi pochi alleati per sconfiggere il sindaco
Wilson Fisk e liberare New York. Tuttavia, avrà bisogno di più di
Karen Page e di qualche poliziotto onesto per riuscirci.
Il mese scorso, abbiamo appreso che
Krysten Ritter riprenderà il ruolo di Jessica
Jones nella seconda stagione. Non la vedevamo interpretare il
personaggio da quando Jessica Jones si è conclusa con la terza
serie di episodi su Netflix nel 2019, quindi diventa la seconda del
gruppo dei Difensori a unirsi all’MCU.
Oggi è stato rivelato un nuovo sguardo a Ritter nei panni
dell’investigatrice privata più intraprendente, ed è come se non
fosse invecchiata di un giorno. Si prevede che l’attrice avrà un
ruolo importante come Jessica in Daredevil:
Rinascita – Stagione 2 e, come il Punitore di
Jon Bernthal, ci sono buone probabilità che abbia
uno spin-off in futuro.
Considerando gli sviluppi attuali,
la squadra di vigilanti di Daredevil sarà probabilmente composta da
lui, Jessica Jones, The Punisher, White Tiger e
forse persino Swordsman. Potrebbero esserci anche
delle sorprese.
In Daredevil:
Rinascita della Marvel Television, Matt Murdock
(Charlie
Cox), un avvocato cieco con capacità straordinarie,
lotta per ottenere giustizia nel suo vivace studio legale, mentre
l’ex boss mafioso Wilson Fisk (Vincent
D’Onofrio) persegue le sue iniziative politiche a New
York. Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi
gli uomini si ritrovano inevitabilmente su una rotta di collisione.
Entrambi torneranno nella Stagione 2.
La serie vede la partecipazione
anche di Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson,
Zabryna Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark
Johnson, Michael Gandolfini, con Ayelet
Zurer e Jon Bernthal. Dario
Scardapane è lo showrunner.
Deadpool &
Wolverine è stato il primo film dei Marvel Studios vietato ai minori di
13 anni e ha incassato oltre 1,3 miliardi di dollari la scorsa
estate. Il terzo capitolo ha dimostrato che non tutti i titoli
dell’MCU devono essere PG-13 e ha ricordato chiaramente quanto sia
un’enorme attrazione al botteghino Hugh Jackman quando sfodera gli artigli di
Logan.
Senza nulla togliere a Ryan Reynolds o a Deadpool; tuttavia,
Wolverine, come Spider-Man, rimane uno dei personaggi più popolari
della Marvel, e se si aggiunge a questo l’iconica interpretazione
di Jackman degli X-Men, l’interesse non fa che
aumentare.
Non sorprende, quindi, che l’attore
australiano dovrebbe tornare nei panni di Logan in Avengers:
Doomsday e Avengers:
Secret Wars. Tuttavia, il suo nome non è stato
menzionato nella massiccia rivelazione del cast da parte dei Marvel
Studios, il che ha fatto temere che non sia stato raggiunto un
accordo.
Mentre resta da vedere se il ritorno
di Wolverine verrà considerato una sorpresa o parte di un futuro
annuncio di casting, Jackman ha scatenato una nuova ondata di
speculazioni con un nuovo post su Instagram.
Presentato senza contesto, l’attore
ha condiviso un video di allenamento che sembra mostrarlo mentre si
prepara a tornare in forma per Wolverine. Non è
sicuro che l’allenamento serva a quello, ma i commenti dei fan sono
pieni di speranza.
Avengers: Doomsday
è attualmente in fase di riprese nel Regno Unito, e si prevede che
gli X-Men saranno una parte importante della storia che verrà
raccontata. Jackman è destinato a farne parte, anche se gli verrà
dato più da fare nel prossimo film.
Si è parlato molto di cosa faranno i
Marvel Studios dopo Avengers: Secret Wars. Il
ruolo dovrebbe quindi essere riassegnato o Wolverine verrà messo da
parte per la maggior parte (se non tutta) della Saga Mutante? Pochi
fan si lamenterebbero dell’arrivo di Henry Cavill
dopo il suo cameo in Deadpool &
Wolverine… anche se non è Hugh Jackman!
Matthew McConaughey e Nic
Pizzolatto si uniscono per un’altra epica storia
poliziesca. McConaughey è in trattative per recitare in un film di
Skydance basato sull’iconico investigatore privato Mike
Hammer, con una sceneggiatura di Pizzolatto.
Si tratta di una reunion di
True Detective per il duo: McConaughey ha recitato
nella prima stagione della serie poliziesca HBO di Pizzolatto al
fianco di Woody Harrelson nel 2014.
Skydance ha acquisito i diritti del
franchise “Mike Hammer” di Mickey Spillane
e Max Allan Collins con l’intenzione di sviluppare e
produrre la serie di libri bestseller in forma di film.
David Ellison, Dana Goldberg e Don
Granger di Skydance saranno i produttori, insieme a
Guymon Casady, Benjamin Forkner e Ken F.
Levin. Collins sarà produttore esecutivo, mentre Jane
Spillane sarà co-produttrice. Carin Sage supervisionerà il progetto
per Skydance.
Matthew McConaughey è recentemente tornato sul
grande schermo dopo una pausa di sei anni con “The Rivals
of Amziah King” e presto reciterà al fianco di
America Ferrera nel thriller catastrofico di
Apple
TV+ “The
Lost Bus“.“Avevo bisogno di scrivere la mia
storia, di dirigere la mia storia su carta”, ha dichiarato
McConaughey a Variety all’inizio di quest’anno a proposito del suo
periodo lontano dalla telecamera.
Pizzolatto è un romanziere,
sceneggiatore, produttore e regista pluripremiato, noto soprattutto
per aver creato e diretto le prime tre stagioni di “True
Detective” della HBO. I suoi libri sono tradotti in oltre
30 lingue ed è stato candidato a numerosi Emmy e Golden Globe, con
due Writer’s Guild Awards. Tra i suoi lavori più recenti figurano
il suo primo film come sceneggiatore e regista, “Easy’s
Waltz“, diversi progetti per Skydance e una serie
televisiva in fase di sviluppo con Netflix.
La società di produzione
indipendente A24 si
è fatta una reputazione per la pubblicazione di un’ampia varietà di
film ampiamente acclamati, ma i film horror di A24 rimangono un
punto di forza della società. È improbabile che una società possa
affermare di aver avuto un impatto maggiore sul genere horror
nell’ultimo decennio rispetto ad A24. Dopo aver messo il suo nome
sulla mappa negli anni 2010, la società ha continuato a pubblicare
diversi film ogni anno, ma rimane principalmente conosciuta per i
suoi film horror A24.
Le uscite di A24 includono alcuni
dei film horror più discussi dell’ultimo
decennio, come Hereditary, Midsommar e The
Lighthouse. I film horror di A24 hanno rivoluzionato il
genere horror negli anni successivi al 2010, portando una nuova era
all’horror e introducendo temi sociali e culturali molto rilevanti
per la società moderna. Quando si parla di film horror A24 è
specializzata sia in film horror intelligenti e di alto livello che
in storie bizzarre che la maggior parte delle case di produzione
non toccherebbe mai.
False
Positive (2021)
È
raro che i film horror di A24 vengano definiti piatti, ma una delle
sue uscite più derise è stata False Positive del
2021. Il film non è affatto brutto o
inguardabile, solo non è all’altezza degli standard
abituali degli horror di A24. Uscito direttamente su
Hulu, Falso positivo sembra inizialmente una
rivisitazione in chiave moderna di Rosemary’s
Baby e, anche se alcuni elementi sono certamente
presenti, la vera verità che si cela dietro la gravidanza
programmata di Lucy (co-sceneggiatrice e protagonista Ilana Glazer)
è probabilmente ancora più inquietante.
La Glazer è brava nel suo ruolo, così
come Justin
Theroux nel ruolo del marito e Pierce Brosnan nel
ruolo del malvagio medico della fertilità. A differenza della
maggior parte delle proposte horror di A24, però, Falso
positivo si sente molto più derivato da opere di genere
passate, e la sua storia non viene portata a una conclusione
pienamente soddisfacente. La sua valutazione su Rotten Tomatoes è
di un basso 47%.
Tusk (2014)
Scritto e diretto dal famoso regista Kevin
Smith, Tusk segue un podcaster comico americano
che si reca in Canada per un’intervista. Ben presto diventa vittima
di uno scienziato pazzo che cerca disperatamente di ricreare il suo
amico tricheco mutilando le persone e infilandole in una tuta di
tricheco fatta di pelle umana. L’offerta strabiliante di Kevin
Smith al genere horror ha
un tono talmente sbilanciato
che gli aspetti comici e orrorifici potrebbero appartenere a due
film diversi.
Il film avrebbe potuto funzionare bene come
film horror serio o anche come episodio avvincente di una serie
come Criminal Minds con un body horror alla
Cronenberg. Il risultato è stato qualcosa di molto polarizzante,
anche se Tusk ha ricevuto recensioni contrastanti,
con la critica che ne ha lodato l’atmosfera e le immagini. Ha colto
di sorpresa molti fan di Kevin Smith grazie alla bizzarra
rivisitazione del genere.
Slice (2018)
Commedia horror ambientata in una piccola
città dove umani e bestie soprannaturali come fantasmi, streghe e
lupi mannari convivono in semi-armonia, il film horror di
A24 Slice segue una serie di omicidi che hanno
luogo nella pizzeria locale, mentre gli autisti delle consegne
vengono uccisi uno a uno. La commistione tra commedia
e horror
inSliceè
sapientemente stabilita, offrendo un’esperienza sciocca e
assolutamente piacevole mentre Zazie Beets e
Chance the Rapper cercano di rintracciare l’assassino e di
consegnarlo alla giustizia.
The Blackcoat’s Daughter (2015)
Un collegio femminile che chiude
durante le vacanze invernali vede due giovani donne
abbandonate, mentre un’altra ragazza lascia l’ospedale per tornare
nello stesso collegio in The Blackcoat’s Daughter.
Questo horror psicologico soprannaturale è certamente una scelta
sottovalutata di A24, ma il colpo di scena porta a un finale
confuso che ha fatto sì che l’accoglienza della critica rimanesse
nella media. Le recensioni positive hanno definito il
film lento e d’atmosfera, mentre quelle negative hanno
detto che il film si è basato soprattutto sul suo colpo di scena
finale.
Life After Beth (2014)
Una commedia romantica e
horror, Life After Beth si rifà alla classica
tradizione degli zombie quando un giovane uomo, la cui fidanzata è
appena morta, scopre che la sua amante è tornata dalla morte, senza
alcun ricordo del suo decesso. Purtroppo, anche se all’inizio la
ragazza sembra stare bene, ben presto inizia a subire una
terrificante trasformazione. Sebbene Life After
Beth abbia i suoi momenti comici e campanilistici, un
film meno riuscito che avesse trattato lo stesso materiale
narrativo avrebbe potuto sconfinare nel ridicolo.
Questo film horror di A24 è essenzialmente
una svolta macabra di 500 Days of Summer, che,
sorprendentemente, funziona abbastanza bene. Anche se il film non
ha ricevuto le migliori recensioni, rimane un classico
di culto e qualcosa di molto diverso nel genere horror
zombie.
The Hole In The Ground (2019)
The Hole in the Ground segue
una giovane madre, Sarah, e suo figlio, Chris, mentre si
trasferiscono in una nuova città. Ma quando Chris scompare nella
foresta una notte, ritorna solo per iniziare a comportarsi in modo
strano, portando Sarah a credere che non sia affatto suo figlio.
Questo film horror irlandese, ricco di suspense, presenta alcune
grandi scene nella grotta sotterranea e rappresenta uno dei pochi
film horror decenti su un vero e proprio changeling
mitologico.
Tuttavia, alcuni hanno criticato The
Hole in the Ground come un po’ insipido e monocorde,
soprattutto rispetto ad altri film horror di A24. Nonostante ciò,
il film ha ottenuto un punteggio molto alto, pari all’83%, su
Rotten Tomatoes, e i critici ne hanno lodato
l’originalità.
Enemy (2014)
Primo film horror di A24, Enemy è
un thriller surrealista diretto da Denis Villeneuve e interpretato
da Jake
Gyllenhaal nel ruolo di Adam Bell e Anthony
Claire. Il film segue un insegnante di storia un po’ scapestrato,
Adam Bell, che scopre un attore minore identico a lui. Adattamento
della pluripremiata novella The Double di Jose
Saramago, Enemyè un
esercizio di manipolazione del pubblico e, secondo
alcuni, uno dei film più sottovalutati degli anni 2010.
Il film evoca un senso di ansia palpabile e
mantiene il pubblico in attesa. Detto questo, il finale cade a
fagiolo, rendendo il film confuso. Tuttavia, i fan che hanno
imparato a conoscere Villeneuve grazie a film
come Dune e Blade Runner 2049
dovrebbero dare un’occhiata a questo film. È la prova che un giorno
il regista farà grandi cose.
Beau Is Afraid (2023)
Ari Aster si è fatto un nome con i film
horror di A24, avendo diretto due dei migliori film di tutti i
tempi, Hereditary e Midsommar.
Tuttavia, alcuni hanno ritenuto che ci sia stato un passo indietro
con il suo film del 2023, Beau
is Afraid. Il film ha come protagonista Joaquin Phoenix
nei panni di un uomo di mezza età con problemi di ansia che deve
prendere un volo per andare a trovare sua madre, ma ha paura di
lasciare il suo appartamento. Quando finalmente parte per il
viaggio, tutto ciò che potrebbe andare storto accade, e finisce per
essere rapito da una coppia che non lo lascia andare
via.
Il film è uno sguardo astratto sulle lotte
mentali di Beau e mostra come i dubbi su se stessi, la paura e
l’ansia possano quasi affogare una persona se non viene curata.
Tuttavia, il film ha ricevuto recensioni contrastanti
e molto polarizzate, con molte persone che hanno respinto
i temi trattati e hanno affermato che Aster ha realizzato un film
autoindulgente ed eccessivamente farcito. Phoenix ha ricevuto una
nomination ai Golden Globe per la sua interpretazione.
Men (2022)
Il film horror Men di A24 segue
la giovane vedova Harper (Jessie Buckley), che decide di fare un
viaggio nella campagna inglese. Tuttavia, al suo arrivo, sembra che
qualcuno – o qualcosa – la stia perseguitando. Il film, diretto dal
regista Alex Garland (Ex Machina), è
stato accolto da recensioni mediocri, ma gli aspetti positivi
di Men sono stati molti. Il cast ha intrecciato
una storia intrigante e il suo tono voyeuristico è cresciuto fino
alla frenesia del finale.
Detto questo, Men
halasciato troppo ambiguo il
film ed è stato così simbolico che gli spettatori
occasionali hanno avuto difficoltà a decifrarne il significato.
Nonostante ciò, il film ha vinto il premio per i migliori effetti
speciali ai British Independent Film Awards e sia Jessie Buckley
che Rory Kinnear hanno ottenuto una nomination ai Critics Choice
Super Awards. Non si trattava dell’opera magna di Garland, ma ha
dato al regista la possibilità di fare qualcosa di sovversivo e
innovativo, grazie ai cervelloni di A24.
Lamb (2021)
Uscito nel 2021, l’horror
islandese Lamb è uno degli sforzi più strani di
A24. Noomi
Rapace e Hilmir Snær Guðnason
interpretano una coppia di agricoltori che inizia ad
allevare una bizzarra creatura ibrida pecora/uomo che
chiamano Ada, dopo che una delle loro pecore l’ha partorita. Come
ci si potrebbe aspettare, questo strano accordo si trasforma
rapidamente in mania, portando alla rivelazione finale di cosa
esattamente abbia generato Ada.
Sebbene sia considerato un po’ troppo strano
per il suo stesso
bene, Lambvanta
un’ottima interpretazione della Rapace e ha
meritatamente ottenuto un ampio consenso. Iceland è stato candidato
agli Academy Awards, ma non è stato scelto come finalista per il
premio. L’unico grande problema del film è che molti critici e
spettatori hanno trovato il soggetto un po’ troppo astratto e
oscuro, ma le persone che hanno apprezzato Lamb lo
ammirano per le stesse ragioni.
Y2K (2024)
In 2024, il regista Kyle Mooney ha voluto
creare un omaggio all’assurdo panico che ha travolto
il mondo nel 1999 con il film Y2K. Il
film si basa sulla convinzione che i sistemi informatici si
sarebbero bloccati con l’arrivo dell’anno 2000, a causa del fatto
che molti sistemi operativi non erano stati impostati per
comprendere la differenza tra il 1900 e il 2000. La gente credeva
che i computer si sarebbero spenti, gli aerei sarebbero caduti dal
cielo, gli ospedali sarebbero diventati neri, uccidendo i pazienti,
e il mondo sarebbe precipitato nel caos.
A
partire da queste paure, Mooney ha creato una commedia horror in
cui la fine è arrivata, ma in modo diverso. I computer e
l’elettronica diventano senzienti e iniziano a uccidere gli esseri
umani, quasi come nel classico cult Maximum
Overdrive. Con alcuni volti noti, tra cui Alicia
Silverstone, Rachel Zegler e Fred Durst, il film è uno
sguardo comico su uno scenario apocalittico. Tuttavia, secondo la
critica, il film è rimasto uno dei film di fascia media di A24,
anche se è stato certificato fresco su Rotten Tomatoes.
Bodies Bodies Bodies
(2022)
Bodies Bodies Bodies vede un
cast di ventenni organizzare una festa contro l’uragano in una
villa isolata. Tuttavia, proprio quando la festa ha inizio, le
persone iniziano a essere uccise una ad una. Bodies Bodies
Bodies ha ottenuto un buon risultato in termini di
recensioni, visto che il punteggio attuale su Rotten Tomatoes è
dell’85% per la critica e del 69% per il pubblico.
L’horror/commedia ha un cast giovane e
incredibile e un’arguzia tagliente come un
rasoio.
Tuttavia, alcuni critici non sono stati dello
stesso parere. La mancanza di indizi ha reso il
mistero particolarmente difficile da seguire, e la
lentezza della messa in scena non ha favorito la riuscita
di Corpi e corpi. Detto questo, il film è stato
apprezzato da molti fan e ha guadagnato un pubblico ancora più
numeroso quando è arrivato in streaming, con elogi per il cast, tra
cui un Pete Davidson sorprendentemente divertente. Il film ha
cercato di satireggiare l’alta società, ma non ha sempre centrato
le critiche ed è stato apprezzato soprattutto per i suoi aspetti
slasher.
Climax (2018)
L’esperienza drammatica
cinematografica unica di Gaspar Noe, Climax,
presenta tecniche cinematografiche innovative, ballerini
professionisti senza esperienza di recitazione e una qualità
surreale e onirica che rende l’intero film diverso da qualsiasi
cosa gli spettatori abbiano visto prima. La storia segue un corpo
di ballo che organizza una festa dopo le prove e scopre che
qualcuno ha aggiunto del punch all’LSD. Quello che segue è un
caotico e terrificante caos di persone che cercano di far fronte
alla situazione, mentre tutti scendono in uno stato mentale di
forte agitazione.
Il film che ne risulta è unico, soprattutto
tra i film horror di A24, ma è davvero un’esperienza horror
eccezionale che mette in luce i terrori della vita
reale. Climaxha vinto
l’Art Cinema Award a Cannes ed è stato premiato in diverse
cerimonie cinematografiche europee. Mentre il cast ha ricevuto
elogi e lo stile del regista è stato riconosciuto, l’eccessiva
dipendenza del film dalla violenza è stata spesso la principale
critica al suo status tra gli altri film di A24.
Into The Forest (2016)
Seguendo due sorelle che vivono in una casa
isolata nei boschi, Into the Forest esplora i
temi della famiglia, della sopravvivenza e del trarre il massimo da
ciò che si ha. Into the Forest si svolge in un
futuro prossimo, con Elliot Page e Evan Rachel Wood nei panni di
due sorelle giovani e adulte e Callum Keith Rennie nel ruolo del
padre, che le ha trasferite nella natura selvaggia in una casa che
ha costruito a mano.
Il film è un bellissimo, straziante e
suggestivo sguardo sulla famiglia e sulla sopravvivenza, e porta
avanti lo stile caratteristico di A24: un horror ben realizzato e a
fuoco lento.
Ma quando una massiccia interruzione di
corrente in tutto il continente porta a un collasso tecnologico in
tutta la regione, i fratelli devono superare e sopravvivere da
soli, con l’aiuto l’uno dell’altro. Il film è un
bellissimo, straziante e suggestivo sguardo sulla famiglia e sulla
sopravvivenza, e porta avanti lo stile caratteristico di
A24: un horror ben realizzato e a fuoco lento. Essendo uno dei
primi film di A24, da allora è stato per lo più dimenticato, anche
se la critica ha elogiato Page e Wood per le loro
interpretazioni.
The Monster (2016)
The Monster è incentrato su una
madre e una figlia bloccate su una remota strada boscosa quando la
loro auto si rompe durante un viaggio per andare a trovare il padre
della figlia. Tuttavia, mentre le due aspettano un carro attrezzi e
un’ambulanza, iniziano a rendersi conto di non essere sole nel
bosco, poiché una grande creatura nera simile a un cane inizia a
dar loro la caccia.
La rappresentazione toccante e straziante
della relazione abusiva e codipendente tra madre e figlia è ripresa
dal mostro, che deve superare le proprie difficoltà per
sopravvivere alla notte. Il film ha ricevuto il plauso della
critica, con un punteggio dell’80% su Rotten
Tomatoes. I critici hanno sottolineato l’ambientazione
e le interpretazioni come punti di forza di una storia molto
spaventosa, lodando l’atmosfera e l’interpretazione dei
due attori Zoe Kazan ed Ella Ballentine, che hanno dovuto sostenere
l’intero film sulle loro spalle.
It Comes At Night (2017)
It Comes at Night è un film
horror post-apocalittico che racconta di una famiglia
che vive in una remota casa nella foresta mentre una malattia
altamente contagiosa devasta la terra. Tuttavia, quando
una notte il patriarca della famiglia scopre un uomo che si
introduce nella loro casa in cerca di acqua, le due famiglie
finiscono per unire le forze per sopravvivere, solo per scoprire
che il vero orrore viene dall’interno.
Il film è girato magnificamente
e presenta alcune grandi sequenze da incubo,
oltre a un messaggio attuale. La critica ha elogiato il film,
sottolineando la sua storia scarna e la capacità di creare spaventi
sulla base di ciò che non viene mostrato sullo schermo. Il giovane
protagonista Kelvin Harrison Jr. ha anche ottenuto una nomination
come attore emergente ai Gotham Independent Film
Awards. It Comes at Night è diventato uno dei
film più popolari di A24 grazie al suo passaggio su Netflix, dove molti
lo hanno riscoperto.
X (2022)
Uno dei film horror di maggior successo di
A24 è il film di Ti West, X. Una nuova
versione di un classico slasher, X segue un
gruppo di persone che cercano di girare un film porno nel Texas
rurale durante gli anni ’70. Dopo aver trovato una fattoria di
proprietà di una coppia di anziani, il gruppo inizia a essere
ucciso uno per uno. X si avvale di un cast
straordinariamente forte, con volti noti come Mia Goth, Jenna
Ortega e Brittany Snow.
L’unico problema diX è che
forse è troppo esplicito. Nonostante l’apertura con recensioni
positive, alcuni critici hanno trovato che X sia
ostacolato piuttosto che aiutato dalla sua autoconsapevolezza del
genere slasher e, purtroppo, alcuni dei tropi satirizzati un po’
troppo bene. Tuttavia, la critica ha elogiato la
Goth, che ha fatto il doppio lavoro con due ruoli, e il
film ha ottenuto un sequel pochi mesi dopo. Mia Goth ha continuato
a girare altri due film del
franchise, Pearl e MaXXXine,
dimostrando che la sua performance qui era solo un presagio delle
cose a venire.
Il film horror Talk to
Me (2022) di A24 ha preso il genere della possessione
demoniaca e dello slasher movie e lo ha stravolto. Questo è stato
un po’ sorprendente, dato che i registi, i fratelli australiani
Danny Philippou e Michael Philippou, prima di realizzare questo
film erano noti soprattutto come creatori di contenuti shock per
YouTube. Il risultato è stato un film spaventoso,
creativo e uno dei migliori film horror del 2023. Il film
è incentrato su un braccio mozzato che gli adolescenti credono
possa permettere loro di parlare con i morti se afferrano la sua
mano.
Il problema è che questo è vero e se qualcuno
lo tiene troppo a lungo, i morti hanno la possibilità di
connettersi con l’ospite e prenderne il controllo. Quando i giovani
che lo usano a una festa iniziano a morire, è chiaro che uno di
loro ha portato i morti da questa parte. Ciò che rende il film
ancora più impressionante è
il finale di Talk to Me, che prevede un possibile
sequel.
In Fabric (2018)
In Fabric è uno straordinario
film horror di A24 – una commedia di fantasmi di Peter Strickland
(Berberian Sound Studio, Duke of Burgundy)
che segue il viaggio di un vestito maledetto che passa da persona a
persona. Può essere descritto come una sorta di remake
giallo diThe Sisterhood of the Traveling
Pants, con musica synth, immagini surreali e colori
vivaci e gialli.
Sebbene gran parte di In
Fabric sia un horror, il film inserisce in modo
intelligente un po’ di commedia per rendere l’idea del vestito
infestato, e l’intero film funziona magnificamente. Il film ha
un’alta valutazione del 91%
suRotten Tomatoes ed
è stato nominato uno dei migliori film del 2019 da Sight &
Sound. I critici hanno elogiato il film, affermando che offre
un’arguzia secca in modi sorprendenti e ha un senso dell’umorismo
distorto e contorto che non ha nulla a che vedere con il genere
horror dell’epoca.
MaXXXine (2024)
Terzo film della serie
X di Ti West, MaXXXine riprende
il ruolo di Maxine Minx, l’unica sopravvissuta del primo film. Dopo
aver lavorato nell’industria del porno, Maxine cerca ora di
sfondare come star del cinema tradizionale. Mentre si
muove nello squallido mondo della Hollywood degli anni ’80, Maxine
si ritrova nel mirino di un brutale assassino.
Sebbene MaXXXine abbia
una colonna sonora piena di pezzi anni ’80 e sia sicuramente il più
rumoroso e massimalista dei film di
X , il suo tono irregolare è stato criticato dalla
critica, che concorda sul fatto che sia il più debole dei film di
West per A24. Ma il pubblico è stato un po’ più clemente
e MaXXXine è il film di X che
ha incassato di più fino ad oggi, con 22 milioni di dollari al
botteghino mondiale. Mia
Goth è ancora affascinante come sempre e si è guadagnata
la corona di regina delle urla di Hollywood.
Il sacrificio del cervo sacro
(2017)
In questa rivisitazione moderna di una
classica tragedia greca, Il
sacrificio del cervo sacro (The Killing of a Sacred
Deer) segue un chirurgo che fa amicizia con un
adolescente per il senso di colpa di non essere riuscito a salvare
il padre dalla morte sul tavolo operatorio. Ben presto, però, il
chirurgo scopre che il coinvolgimento del ragazzo nella sua vita è
molto più sinistro della ricerca di un modello maschile nel campo
della medicina.
Sebbene all’inizio il dialogo stentato sia un
po’ fuori luogo, il pubblico si ritrova rapidamente coinvolto nella
famiglia e nella storia, man mano che le cose si fanno sempre più
strane e oscure. Il film ha ricevuto recensioni per lo più
positive, con un punteggio del 79% su Rotten
Tomatoes. Ha
ottenuto anche molti riconoscimenti
dalla critica, vincendo il premio per la miglior sceneggiatura al
Sundance e ottenendo tre nomination agli European Film
Awards. Yorgos Lanthimos è diventato un regista di culto e il suo
talento gli è valso il riconoscimento dell’Oscar.
Green Room (2015)
Green Room segue una band punk
che si ritrova in un club isolato gestito da skinhead neonazisti,
il che sarebbe già abbastanza grave, ma quando assistono
accidentalmente a un omicidio sul posto, si ritrovano sotto
l’attacco dei nazisti. Interpretato dal compianto Anton Yelchin, da
Joe Cole, Imogen Poots e da un cattivo Patrick
Stewart, il film è teso, ricco di azione e
assolutamente emozionante.
Anton Yelchin, nel suo ultimo ruolo
cinematografico prima della morte, offre un’interpretazione
straordinaria di Pat, il bassista e protagonista maschile. Mentre
la maggior parte dei film horror di A24 ha una sorta di colpo di
scena o di stratificazione di surrealismo e
metafore, Green Room contraddice la tendenza
degli studios, essendo un film horror diretto, realizzato in un
modo fresco, grintoso ed efficace. Il film è oscuro e
inquietante nei modi giusti ed è un po’ più diretto di
molti film horror di A24, ma è comunque un capolavoro.
Pearl (2022)
Raramente un sequel fa meglio del suo
predecessore, ma il
prequelX, Pearlha
ricevuto ancora più elogi. Mia Goth è tornata a
interpretare il personaggio principale di Pearl, come aveva fatto
in X, dove interpretava sia l’anziana Pearl che
Maxine. Il film segue l’omonimo personaggio mentre vive nella
stessa fattoria di X durante la prima guerra
mondiale. Pearl vuole solo diventare una star e non si fermerà
davanti a nulla per assicurarsi che ciò accada.
Il motivo per
cui Pearl supera X è che non
si affida così pesantemente ai tropi dello slasher, trovando invece
la maggior parte del suo orrore cupamente umoristico
nell’ambientazione
storica. Pearlè
davvero un orribile studio sul personaggio di una donna ambiziosa e
violenta e sui mezzi che usa per ottenere ciò che
vuole. La cosa importante da ricordare è che Mia Goth è l’MVP di
questo franchise e Pearl le offre molta più
carne da masticare nella sua interpretazione. Non è così sporco e
torbido come X, ma è più stratificato e
dinamico.
Under The Skin (2014)
Under the Skin è un film horror
di A24 con Scarlett
Johansson nel ruolo di un’extraterrestre che,
travestendosi da donna umana, seduce e rimorchia uomini in Scozia.
Liberamente basato sul romanzo Under the Skin di
Michael Faber, questo film di A24 è un’immagine bellissima
e ossessionante di una prospettiva aliena sul mondo
umano. Under the Skin è stato premiato
per l’interpretazione della Johansson, la regia di Glazer e la
colonna sonora di Mica Levi.
Anche se il messaggio potrebbe essere perso
per alcuni, il film è uno sguardo profondamente toccante
sull’esperienza umana e mette in luce alcune interessanti e
complicate esperienze di politica di genere. Under
the Skin è stato un fallimento al botteghino, ma la
critica lo ha apprezzato e ha lodato sia l’interpretazione della
Johansson che la regia di Glazer, mentre la BBC lo ha definito uno
dei migliori film del 21° secolo. Il film è stato nominato per due
premi BAFTA, tra cui Outstanding British Film.
Saint Maud (2019)
Uno dei film horror A24 più acclamati
finora, Saint
Maud del 2019 non è stato distribuito in Nord America
fino al gennaio 2021, a causa di diversi ritardi. Fortunatamente,
molti hanno trovato questa miscela di body horror e thriller
psicologico degna dell’attesa. La trama di base vede la
protagonista Maud, infermiera in un ospizio e da poco convertita al
cattolicesimo, credere di dover salvare l’anima della sua paziente
morente, un’ex ballerina. Le cose non sono così semplici come
questa sinossi potrebbe far pensare, nella trama a più livelli
di Saint Maud .
Morfydd Clark si è guadagnata un elogio
particolare per la sua interpretazione da protagonista, mentre la
scrittrice/regista esordiente Rose Glass è stata indicata da molti
come una regista horror da tenere d’occhio. Saint
Maud ha anche attirato paragoni positivi con il
precedente film di A24, Under the
Skin. Saint
Maudha ottenuto 17 nomination ai
British Independent Film Awards, vincendo come miglior
regista esordiente e miglior fotografia.
The Lighthouse (2019)
Questo film horror di A24, sorprendentemente
artistico, è un thriller psicologico drammatico a due
personaggi. The
Lighthouse di Roger Eggers ha come protagonisti
Willem Dafoe e Robert Pattinson nei panni di una coppia di
guardiani del faro che lottano per mantenere la loro sanità mentale
mentre rimangono isolati insieme su una remota isola del New
England nel 1890. Originariamente pensato come un adattamento
del frammento
di Edgar Allen Poe “The Light-House”, il film finale ha poca
somiglianza con lo scritto, tranne che per il titolo.
Le interpretazioni di Pattinson e Defoe
sono spettacolari e fanno la differenza nel film, contribuendo a
costruire l’atmosfera di isolamento, tensione e perdita della
sanità mentale.
Il film è più direttamente ispirato a un
incidente avvenuto nel XIX secolo al faro di Smalls, in Galles, che
coinvolse due guardiani del faro, entrambi di nome
Thomas. Le interpretazioni di Pattinson e Defoe sono
spettacolari e fanno la differenza nel film, contribuendo
a costruire l’atmosfera di isolamento, di tensione e di perdita
della sanità mentale. La storia esplora i temi dell’analisi
psicologica freudiana e junghiana, così come la mitologia greca
classica, l’alcolismo e la sessualità attraverso una lente surreale
e a tratti lovecraftiana che risulta efficacemente
agghiacciante.
Midsommar (2019)
Secondo film di Ari Aster, Midsommar è considerato
da molti il film horror di A24 che ha catapultato lo studio alla
ribalta del genere. Midsommar segue un
gruppo di amici che si reca in Svezia per un festival che si svolge
ogni 90 anni, solo per ritrovarsi in una cerimonia sacrificale.
Sebbene la premessa sia molto più lineare rispetto al suo primo
film, con una linea di trama chiara dall’inizio alla fine, il film
presenta lo stile caratteristico di Aster di esplorare l’esperienza
umana come orrore.
Trattando i temi del dolore, dell’amore,
dell’abuso e della famiglia, il film è uno sguardo toccante sulla
fine di una relazione malsana attraverso la lente di un culto
religioso omicida. Il film è inoltre caratterizzato da
un finale
che lascia a bocca aperta e che rimarrà impresso
nello spettatore. Midsommar è un film che merita
di essere visto più volte, perché Ari Aster ha aggiunto molto al
film per arrivare alla sua conclusione da brivido. Il film presenta
anche una delle migliori interpretazioni di Florence Pugh in un
film che deve molto a The Wicker Man.
The Witch (2015) Un horror popolare ambientato nel 1630 nel
New England, il film horror di A24 The Witch si
concentra sulla vita del colono inglese William e della sua
famiglia, banditi dalla colonia puritana di Plymouth a causa di una
disputa religiosa. Tuttavia, una tragedia dopo l’altra si abbatte
sulla già difficile vita della famiglia quando il loro bambino
appena nato, Samuel, viene rapito da qualcosa proveniente dalla
foresta.
Ben presto la famiglia si scaglia l’una
contro l’altra, accusando la figlia maggiore di stregoneria. Il
film dipinge un quadro bello e desolante dei primi
coloni americani del XVII secolo, delle loro credenze e
della loro cultura, compresi i legami con il processo alle streghe
di Salem, e anche dell’esperienza delle donne sia in quel periodo
che ai giorni nostri, poiché i temi possono essere facilmente
applicati a entrambi. Il film può essere difficile da guardare, ma
ne vale la pena per vedere il vero orrore che spesso manca nelle
offerte più mainstream del genere.
Hereditary (2018)
Hereditary è ancora il miglior
film horror di A24 finora ed è uno dei film horror più apprezzati
degli ultimi anni. Il capolavoro di Ari Aster esplora
i traumi generazionali e le dinamiche
familiari attraverso gli occhi della famiglia Graham.
Quando la matriarca muore, la figlia inizia a scoprire segreti
davvero terrificanti sul destino che ha ereditato. Il successo
diHereditaryrisiede nella sua atmosfera, con una superba
interpretazione di Toni Collette che crea tensione per tutta la
durata del film.
Con oltre 80 milioni di dollari a fronte di
un budget di 10 milioni, Hereditary è
diventato il film di maggior incasso di A24, e per una buona
ragione. Hereditary non è solo un film horror
cosiddetto “di alto livello”, che trasmette messaggi toccanti sulla
salute mentale e sui traumi generazionali, ma è anche un film
genuinamente spaventoso che rimane impresso allo spettatore per
molto tempo dopo la sua
conclusione. Hereditary si rifà a classici
dell’horror
come L’esorcista e Rosemary’s
Baby, portandoli nell’era moderna, il meglio della produzione
horror di A24.
Con Ringu – The
Ring (1998), il regista Hideo Nakata ha
inaugurato una nuova era per il cinema horror giapponese,
affermando il cosiddetto “J-horror” come una delle tendenze più
influenti a livello internazionale tra la fine degli anni ’90 e i
primi anni 2000. Tratto dal romanzo omonimo di Koji
Suzuki, il film racconta la storia di una giornalista che
indaga su una misteriosa videocassetta che uccide chiunque la
guardi dopo sette giorni. Grazie alla sua atmosfera disturbante, al
ritmo lento e a un senso di inquietudine costante, il film ha
conquistato il pubblico giapponese e, successivamente, quello
occidentale, influenzando profondamente anche Hollywood.
L’importanza di Ringu – The
Ring non risiede solo nel successo commerciale e critico,
ma anche nella sua capacità di rinnovare l’immaginario horror
attraverso elementi legati al folklore giapponese e alla modernità
tecnologica. Il personaggio di Sadako, con il suo volto coperto da
lunghi capelli neri e il suo movimento innaturale, è diventato una
figura iconica del terrore contemporaneo. Il film riflette paure
collettive legate alla morte, alla trasmissione dell’informazione e
alla perdita di controllo, giocando abilmente con il confine tra
realtà e leggenda urbana. In un periodo segnato dal boom
tecnologico, la videocassetta maledetta si trasforma in simbolo
dell’inquietudine per ciò che è invisibile ma potenzialmente
letale.
Nel corso dell’articolo, esploreremo
nel dettaglio il significato del finale del film, cercando di
comprendere come le ultime scene chiudano – o rilancino – i temi
della maledizione e della trasmissione del male. Analizzeremo
inoltre in che modo il film abbia impostato le basi per i numerosi
sequel e remake, compreso il celebre adattamento statunitense del
2002. Ma prima, è fondamentale comprendere il contesto culturale e
simbolico in cui Ringu – The Ring è nato, per
coglierne appieno la portata.
Nanako Matsushima e Hiroyuki Sanada in Ringu – The
Ring
La trama di Ringu – The
Ring
Dopo la morte di sua cugina
Tomoko, la giornalista Reiko
sente strane storie riguardo ad una videocassetta che “ucciderebbe”
chiunque la veda, a distanza di una settimana esatta dalla visione.
All’inizio Reiko è scettica riguardo a queste voci, ma quando viene
a conoscenza della morte di un’altra persona, che aveva visto il
video insieme a Tomoko, comincia ad investigare. Dopo aver
visionato lei stessa la cassetta, iniziano ad accadere strane cose,
così Reiko con l’aiuto del suo ex marito cerca di fermare il corso
degli eventi prima che scocchi anche per lei l’ora della morte.
La spiegazione del finale
Nelle sequenze finali di
Ringu – The Ring, Reiko scopre che l’unico modo
per salvarsi dalla maledizione della videocassetta è farne una
copia e farla vedere a qualcun altro, trasferendo così la condanna.
Dopo che il suo ex compagno Ryuji muore per non aver copiato il
nastro, Reiko capisce il meccanismo che permette di sopravvivere.
In un ultimo, agghiacciante gesto, decide di far vedere la copia al
padre, suggerendo quindi che la salvezza personale passa per un
atto deliberato di trasmissione del male. Il film si chiude con
Reiko che si allontana, lasciando lo spettatore con una profonda
inquietudine morale.
Questo finale sovverte le
aspettative dello spettatore. Non c’è una vera “sconfitta” del
male, nessuna liberazione catartica: Sadako, lo spirito
vendicativo, continua a vivere e a colpire. Il film ci costringe ad
accettare che il male non può essere distrutto, ma solo trasferito.
In tal senso, Ringu – The Ring si allontana dalle
classiche narrazioni occidentali in cui il bene prevale sul male e
abbraccia invece una visione ciclica e ineluttabile della
maledizione. La salvezza diventa un atto egoistico e consapevole,
che mette a rischio qualcun altro per salvare sé stessi, creando un
dilemma etico disturbante.
Rikiya Ôtaka in Ringu – The Ring
Il gesto finale di Reiko riflette
uno dei temi centrali del film: la trasmissione. Non solo della
videocassetta e della maledizione, ma anche del dolore, del trauma
e del rancore. Sadako è una creatura nata da una violenza taciuta,
cresciuta nell’isolamento e nell’odio, che si propaga attraverso lo
strumento più simbolico del tardo Novecento: il video. Il supporto
analogico diventa metafora della contaminazione emotiva e
culturale, di una società che trasmette la sofferenza senza mai
elaborarla davvero. Il finale, dunque, è profondamente coerente con
questo tema di fondo.
In ultima analisi, il finale di
Ringu – The Ring non solo spaventa, ma fa
riflettere. Ci parla della responsabilità individuale in un mondo
dove le informazioni – e le emozioni – viaggiano senza controllo.
In un’epoca ossessionata dai media e dalla velocità della
comunicazione, Ringu ci lascia con una domanda
inquietante: quanto siamo disposti a sacrificare per salvarci? E
soprattutto, a quale prezzo? È un epilogo che rifiuta il conforto,
preferendo invece insinuarsi sotto la pelle dello spettatore con il
suo sottile e persistente terrore.
Primo film diretto da
Emerald Fennell, Una donna
promettente (qui
la recensione) racconta la storia di Cassandra “Cassie”
Thomas (Carey Mulligan), una studentessa
che ha abbandonato la facoltà di medicina e la cui vita sembra
essere bloccata in un limbo. Non ha un fidanzato, lavora in un bar
e vive con i suoi genitori. Si scopre che ha lasciato la facoltà di
medicina insieme alla sua amica Nina dopo che quest’ultima è stata
violentata mentre era sotto l’effetto dell’alcol. Da allora Nina è
morta.
Sebbene il suo stupratore non sia
mai stato punito, Cassie ha trovato un modo per espiare il suo
peccato. Una volta alla settimana va in un nightclub e finge di
essere ubriaca finché un uomo non le si avvicina con il pretesto di
aiutarla. Questi la portano quasi inevitabilmente a casa loro, dove
cercano di approfittare di lei mentre è profondamente ubriaca. A
quel punto lei fa loro capire di essere perfettamente sobria,
spaventandoli a morte.
Dopo aver scoperto che lo stupratore
della sua amica e gli altri coinvolti nel caso conducono una vita
normale, Cassie intraprende poi un percorso di vendetta. Il film
sovverte però le aspettative del pubblico non trasformandosi in un
thriller exploitation. Al contrario, attraverso il suo
finale straziante, prende una strada molto più cupa,
continuando a puntare il dito contro la società. Una donna
promettente sembra scomodamente una storia vera, ma lo è
davvero? In questo articolo approfondiamo proprio questo
aspetto.
Sebbene Una donna
promettente non sia basato su una storia vera in senso
stretto, Emerald Fennell ha più volte dichiarato
di aver tratto ispirazione da esperienze vissute da donne reali e
dal contesto sociale che ha preceduto e accompagnato il movimento
#MeToo. La regista e sceneggiatrice ha spiegato che l’idea per il
film è nata dal desiderio di esplorare la cultura dello stupro e la
normalizzazione del comportamento predatorio nei confronti delle
donne, soprattutto in contesti apparentemente sicuri come feste
universitarie o ambienti di lavoro.
Quello che succede a Nina è uno
stupro da appuntamento, qualcosa che è diventato inquietantemente
comune nei campus di tutto il mondo. Come mostrato nel film, l’atto
è spesso preceduto da un consumo eccessivo di alcol e/o dalla
somministrazione di una droga da appuntamento. Le vittime tendono
ad essere prevalentemente altre studentesse universitarie, di età
compresa tra i 18 e i 25 anni. Anche la maggior parte dei
responsabili rientra in quella fascia d’età. Negli ultimi anni,
questo fenomeno è diventato sempre più diffuso nei locali notturni.
Il titolo del film si riferisce sia a Cassie che a Nina.
Erano giovani donne brillanti
destinate a un futuro brillante, fino a quando qualcosa di così
vile come lo stupro non ha portato via loro il futuro. L’intento
non era quindi raccontare un caso specifico, ma dare voce a un
sentimento diffuso: quello della rabbia silenziosa e persistente di
molte donne verso un sistema che tende a giustificare o minimizzare
le aggressioni. Attraverso il film, Fennell satirizza l’espressione
“non tutti gli uomini” dimostrando ripetutamente che i sedicenti
“uomini gentili” non sono molto diversi dai cosiddetti maschi alfa.
Gli uomini che appartengono al primo gruppo fingono solo di essere
più gentili e premurosi.
Uno degli spunti principali è quindi
arrivato dalla rappresentazione mediatica dei cosiddetti “bravi
ragazzi”, spesso protetti da una narrazione che li vede come
inconsapevoli o “vittime delle circostanze” anche quando sono
responsabili di comportamenti gravi. Fennell ha voluto proprio
mettere a nudo quella zona grigia della responsabilità maschile,
ponendo domande scomode e capovolgendo l’archetipo della vendetta
femminile. Come dice Cassie una volta nel film, quasi tutti i
potenziali stupratori che cattura durante le sue escursioni
notturne sono questi “uomini gentili”.
La regista ha dunque preso una
decisione consapevole quando ha scelto Adam Brody,
Max Greenfield, Chris Lowell,
Christopher Mintz-Plasse e Bo
Burnham per questi ruoli. “Non volevo scegliere un
sacco di goblin malvagi”, ha dichiarato in un’intervista.
“Volevo scegliere persone che tutti noi vorremmo apprezzare.
Quando senti qualcosa su qualcuno che ami, non vuoi crederci”.
La sceneggiatrice e regista ha aggiunto: “Voglio mettere alla
prova le nostre affiliazioni e lealtà in ogni fase. È molto più
interessante che dire: ‘Oh, beh, lui è cattivo e spero che
muoia’”.
Questo contrasto serve a
sottolineare quanto la violenza possa annidarsi nei luoghi più
familiari e nei volti più rassicuranti. L’ispirazione è però
anche letteraria e cinematografica: il film richiama toni e temi di
thriller come Hard Candy, ma è anche influenzato da
romanzi sulla rabbia repressa e sulla disillusione come
Lolita o American Psycho, filtrati però
attraverso una prospettiva profondamente femminile. Inoltre,
Fennell ha tratto ispirazione dalla cultura pop e dai suoi codici
visivi per costruire un’estetica volutamente contraddittoria.
Si ritrovano infatti nel film colori
pastello, musica pop romantica, ambientazioni quasi da commedia
romantica che contrastano radicalmente con i contenuti violenti e
cupi della storia. Il risultato è un’opera che, pur essendo di
finzione, nasce da una realtà sociale ben riconoscibile e si fa
portavoce di un’esigenza collettiva: quella di essere ascoltate,
credute e vendicate. Alla luce di ciò, non sorprende che
Una donna promettente abbia ricevuto molti
riconoscimenti per aver descritto fedelmente l’atteggiamento
indifferente della società nei confronti delle vittime.