Superman,
il primo film del DCU in uscita quest’estate, avrà un romanzo
prequel intitolato Welcome to Metropolis. Il libro è
pubblicato da Penguin Random House ed è rivolto a
un pubblico più giovane, ma potrebbe valere la pena di essere letto
se si desidera saperne di più sul nuovissimo DCU. Ecco la sinossi ufficiale del romanzo:
“Sali in cielo con Superman in questo romanzo prequel originale
basato sul nuovo film, nelle sale l’11 luglio 2025!”
Clark Kent è un volto nuovo a
Metropolis, che cerca di conciliare il suo nuovo lavoro al Daily
Planet con la sua identità segreta di Superman, un potente
metaumano, mentre scopre un pericoloso mistero che sembra essere
legato al famigerato Lex Luthor. Scopri come il primo supereroe del
mondo ha trovato il suo posto nella sua nuova casa in questo
romanzo prequel originale basato sul film. “Superman: Benvenuti a
Metropolis” include un inserto a colori di otto pagine con i
profili dei personaggi!”
La parte di questa sinossi che sta
attirando l’attenzione di molti fan di Superman e
della DC è il fatto che Superman venga definito un metaumano.
Nei fumetti DC, un metaumano è un
essere umano che acquisisce poteri attraverso qualsiasi via. Flash,
che ha ottenuto i suoi poteri essendo stato colpito da un fulmine
nel momento esatto in cui delle sostanze chimiche gli sono state
rovesciate addosso, Clayface, a seconda della versione, ha ottenuto
i suoi poteri attraverso un esperimento chimico andato male, e
Firestorm, che ha ottenuto i poteri attraverso un altro esperimento
che ha combinato due personalità, sono tutti nati come esseri
umani. I personaggi che non sono esseri umani generalmente non
rientrano nella definizione di metaumani.
Aquaman non è un metaumano in quanto è Atlantideo,
Wonder Woman non è una metaumana in quanto è
un’Amazzone, e Martian Manhunter non è un metaumano in quanto è un
Marziano. Personaggi privi di poteri come Batman e la sua
Bat-Famiglia, Mister Terrific e Green Arrow non sono considerati
metaumani, sebbene spesso compiano imprese che sembrano sovrumane.
In generale, Superman e tutti gli altri supereroi di
Krypton non sono considerati metaumani in quanto non sono esseri
umani.
L’autore del romanzo prequel,
James Prescott, si è rivolto a X per difendere il
suo uso del termine, ed è piuttosto convinto di aver usato la
parola correttamente: “Metaumano è un termine usato per
chiunque possieda capacità sovrumane, umano o meno.”
Certo, il termine metaumano e la sua
definizione sono molto complessi, dato che il suo utilizzo può
variare da decenni a questa parte. James
Gunn e i vertici della DC potrebbero
semplicemente voler modificare la definizione del termine per
adattarla a un gruppo più ampio di persone dotate di
superpoteri.
Superman, tutto
quello che sappiamo sul film di James Gunn
Superman,
scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU). Il casting ha
portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel
casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi,
Anthony Carrigan,
Nicholas Hoult e Nathan Fillion.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
Con la sua solita cifra stilistica,James Gunn
trasporta il supereroe originale nel nuovo immaginario mondo della
DC, con una singolare miscela di racconto epico, azione, ironia e
sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e
dall’innato convincimento nel bene del genere umano.
“Superman è il vero fondamento
della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo è una
parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi
preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film
precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante
l’annuncio della lista DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e
giochi”. Il film uscirà nelle sale il 10 luglio
2025.
La produzione di Avengers:
Doomsday, il quinto film degli Avengers che vedrà la
partecipazione del Dottor Destino di Robert Downey
Jr, è iniziata a marzo 2025. Il film presenta un cast di
attori molto nutrito, che potete vedere in fondo a questa pagina, e
uno di loro ha appena iniziato a recitare.
Anthony Mackie, che
interpreta Sam Wilson/Capitan America, si sta recando sul set di
Avengers:
Doomsday. In una storia di Instagram, ha pubblicato un
selfie con una didascalia che recitava semplicemente: “E così
inizia…”. L’attore indossava una maglietta delle Superchicche
con i classici personaggi dei cartoni animati, ma la parte
inquietante del suo post era il filtro utilizzato. Schizzi di
sangue finto sulla sua immagine, forse alludendo al tono più cupo
del film e alla quantità di violenza che verrà mostrata. Date
un’occhiata qui sotto.
Attenzione: questo articolo
contiene spoiler sull’episodio 2 della seconda stagione di The Last
of Us e piccoli spoiler su The Last of Us Parte II
La canzone che si sente nella
colonna sonora alla fine di The Last Of Us – Stagione 2 Episodio
2 è più importante di quanto sembri e ha un
collegamento con un videogioco. L’aspetto più memorabile di questo
episodio è, ovviamente, il momento tanto temuto in cui Abby
mantiene la sua promessa e uccide Joel per vendicare le Luci cadute
e suo padre. Alla fine dell’episodio, proprio come nel videogioco,
Abby attira Joel nel suo chalet, lo sorprende con un colpo di
fucile e lo tortura a morte con una mazza da golf.
Ma dopo quel momento devastante,
l’episodio si conclude con una canzone splendidamente cupa. Si
sente su un montaggio che mostra le conseguenze degli eventi ricchi
d’azione dell’episodio. Ellie giace accanto al corpo di Joel, le
strade di Jackson sono disseminate di cadaveri e detriti e, negli
ultimi istanti dell’episodio, Ellie, Jesse e Dina tornano
in città con un sacco per cadaveri al seguito. La scelta
di questa canzone non è solo appropriata perché il suo tono solenne
e malinconico si adatta alle emozioni strazianti dell’episodio, ma
ha anche un legame più profondo con il materiale originale.
Ashley Johnson, interprete
originale di Ellie, canta “Through The Valley”- la cover era già
presente nel videogioco
The Last of Us Stagione 2 – Pedro Pascal –
Cortesia Warner Bros Discovery
La canzone che si sente alla fine
dell’episodio è una cover di
Through the Valley di Shawn James,
interpretata da Ashley Johnson, l’attrice che in
originale presta la voce a Ellie nel gioco. Ellie sta ascoltando la
versione originale di James quando viene introdotta per la prima
volta in The Last of Us Parte II. Quando Joel porta per la
prima volta la chitarra a Ellie, si sente vagamente “Through
the Valley” nelle sue cuffie prima che lui la interrompa. La
commovente cover di Johnson della canzone viene suonata durante i
titoli di coda del gioco.
Through the Valley è anche il titolo dell’episodio.
Questa canzone ha fatto parte di
questa storia fin dalla campagna marketing. In uno dei primi
trailer di The Last of Us Parte II, Ellie suona “Through
the Valley”. Mentre la telecamera si allontana, rivela lentamente
che Ellie è coperta di sangue e circondata dai cadaveri delle
persone che ha ucciso. Joel si presenta sulla soglia e giura di
ucciderli “fino all’ultimo”. Johnson dovrebbe essere familiare agli
spettatori della serie TV, perché è stata scelta per interpretare
la madre di Ellie, Anna, nel finale della prima stagione.
Il testo di “Through The Valley” si
adatta perfettamente ai temi e alle emozioni della storia
C’è un motivo per cui
“Through the Valley” è stata usata così spesso in The Last of
Us Parte II e nel suo adattamento televisivo; il testo della
canzone racchiude perfettamente i temi e le emozioni di questa
storia. La serie TV la inserisce alla fine dell’episodio 2 perché,
con la tragica morte di Joel, la storia è ormai in pieno
svolgimento. Ellie si concentrerà presto unicamente sulla vendetta
contro i responsabili della morte di Joel, perdendo gradualmente la
sua umanità. Il testo di “Through the Valley” attinge a questi temi
di violenza e vendetta.
La ricerca di vendetta di Ellie
gradualmente eroderà la sua umanità e la trasformerà in ogni
frammento del mostro omicida che crede che Abby sia, il che si
riflette nel verso “Non posso camminare sul sentiero della ragione
perché ho torto”. La svolta oscura e violenta di Ellie è
telegrafata ancora più chiaramente nel verso “So che ucciderò i
miei nemici quando arriveranno”. Il verso tematicamente più
significativo della canzone – “Come puoi salvare il mondo da se
stesso?” – evidenzia il futile ciclo di violenza che questa storia
esplorerà in tragica profondità.
Quando nel 2022 è
arrivata la prima stagione di
Andor, ha colto tutti di sorpresa. In un
panorama dove Star
Wars sembrava arrancare tra nostalgie riciclate e fan
service forzato, la serie ideata da Tony Gilroy ha
tracciato una via nuova, più matura, più autentica. Con uno stile
narrativo solido e un’ambientazione cruda e realistica,
Andor è riuscita a catturare sia i
veterani della saga che i neofiti, grazie a una scrittura
intelligente e personaggi memorabili. La seconda stagione non solo
conferma quella qualità, ma la supera, portando a compimento
un’opera che è il miglior prodotto dell’era Disney di Star
Wars.
Il cammino verso la
ribellione in Andor – Stagione 2
Dove la prima stagione
mostrava l’inizio della radicalizzazione di Cassian Andor – da
ladro solitario e disilluso a elemento attivo della resistenza –
questa seconda parte completa il suo arco trasformativo. Ambientata
nei quattro anni che precedono
Rogue One, ogni blocco di tre episodi racconta un
anno di crescita personale e politica per Cassian, fino ad arrivare
ai fatti che conosciamo. Eppure, anche se sappiamo già quale sarà
la sua fine, ogni passo è intriso di tensione e significato,
costruito con una cura tale che rende ogni episodio
imprescindibile.
Diego
Luna offre una performance profonda e sfumata: il suo
Cassian è un uomo segnato, combattuto tra il desiderio di fuga e il
richiamo irresistibile della causa. Ogni scelta pesa, ogni
sacrificio lascia il segno, e Luna riesce a trasmettere tutto
questo con uno sguardo, un silenzio, un gesto. La sua evoluzione è
il cuore della serie, ma non è certo l’unico elemento
brillante.
Una galassia lontana,
ma stranamente familiare
Uno dei punti di forza
più evidenti di Andor – Stagione 2 è il
modo in cui tratta l’universo di Star Wars con rispetto ma senza
riverenza. Non ci sono Jedi, né spade laser, né profezie
millenarie. Al loro posto, troviamo burocrati corrotti, ufficiali
ambiziosi, spie, famiglie divise e operai sfruttati. La
fantascienza diventa pretesto per raccontare la lotta tra
oppressione e libertà in modo adulto, quasi realistico.
L’Impero, in
Andor, non è un male astratto: è fatto di
pratiche amministrative, torture psicologiche, razzie e
manipolazione politica. In questa stagione, il pianeta Ghorman
diventa il simbolo di tutto questo. Sotto la guida spietata della
supervisora imperiale Dedra Meero (una fenomenale Denise
Gough – qui la nostra
intervista) e del Direttore Krennic (Ben
Mendelsohn), l’Impero mette in atto una strategia
brutale per giustificare l’uso della forza contro la popolazione.
Dall’altro lato, Luthen Rael (Stellan
Skarsgård) e il suo network di ribelli sono costretti
a prendere decisioni sempre più difficili, mettendo in discussione
i confini morali della ribellione stessa.
Ogni personaggio, una
storia
Il cast corale è uno dei
grandi punti di forza della serie. Mon Mothma (Genevieve
O’Reilly), che già brillava nella prima stagione, è
protagonista di alcuni dei momenti più intensi: il matrimonio
combinato della figlia, le manovre politiche su Coruscant, la lenta
ma inesorabile transizione da riformista a cospiratrice. Bix
(Adria Arjona), segnata dalla tortura, rappresenta
il lato umano e fragile della guerra. Kleya, Vel, Syril Karn… ogni
personaggio ha spazio, profondità e un arco narrativo coerente e
coinvolgente.
C’è una scena – tra le
più potenti dell’intera saga – in cui Vel, distrutta dal dolore,
pronuncia un discorso sulla necessità del sacrificio. È in quel
momento che Andor mostra tutta la sua
forza: ci ricorda che la ribellione non è fatta solo di eroi
leggendari, ma di persone comuni che pagano un prezzo altissimo per
un futuro migliore.
Politica, storia e
cuore
Non è esagerato dire che
Andor è anche una grande lezione di
politica e storia. Le analogie con il nostro mondo sono evidenti:
l’ascesa del fascismo, l’uso della propaganda, l’estrazione
violenta di risorse, i meccanismi del potere autoritario… tutto è
rappresentato con lucidità e rigore. Ma ciò che rende Andor
straordinaria è che, nonostante questa complessità, non perde mai
il suo cuore. È una storia di umanità, di scelte, di speranza. È
Star Wars nella sua forma più pura, anche senza le
icone più classiche.
Andor – stagione 2 – Adria Arjona – Cortesia Disney
Un’eredità per il
futuro
Con la conclusione della
seconda stagione, Andor non lascia solo un’eredità
narrativa, ma anche un modello di come si possa fare televisione di
qualità all’interno di un franchise gigantesco. Tony
Gilroy e il suo team hanno dimostrato che è possibile
raccontare storie adulte, intelligenti, emozionanti, all’interno
dell’universo creato da George Lucas. La speranza è che altri
seguano questa strada.
Perché
Andor non è solo una grande serie Star Wars. È una
grande serie, punto.
Attenzione: contiene SPOILER su
The Last of Us – Stagione 2, Episodio 2 “Through the
Valley” e su The Last of Us Parte II!
The Last of Us – Stagione 2, Episodio 2 “Through the
Valley”porta con sé molti cambiamenti rispetto al
videogioco originale, dall’invasione di Jackson al ruolo di Dina
nella storia. La prima stagione di The
Last of Us è rimasta piuttosto fedele alla storia del
primo videogioco e, sebbene ci siano stati piccoli cambiamenti, si
è trattato per lo più di aggiunte piuttosto che di alterazioni.
Tuttavia, la seconda stagione di The Last of Us ha già dimostrato
di essere disposta ad apportare cambiamenti significativi alla
storia di The Last of Us Parte II, con il secondo episodio
che ha cambiato iseguenti aspetti.
Nell’episodio, Abby e la WLF
arrivano a Jackson. Durante la pattuglia, Joel e Dina salvano Abby
da un gruppo di Infetti, ritirandosi poi in un rifugio sciistico
dove si nascondono gli amici di Abby. Nel frattempo, gli Infetti si
dirigono a Jackson, razziando l’insediamento. Tornato al rifugio
sciistico, Joel scopre che Abby è lì per ucciderlo. La WLF seda
Dina e inizia a picchiare Joel, con Ellie che arriva proprio mentre
viene ucciso.
Le motivazioni di Abby vengono
rivelate molto prima
Uno dei cambiamenti più
grandi e controversi nell’episodio 2 riguarda le motivazioni di
Abby. The Last of Us Parte II ha corso un grosso rischio
nella gestione di Abby. Nel gioco, Abby arriva e uccide Joel, senza
che il giocatore ne sappia il motivo. Pertanto, il giocatore
trascorre la prima metà del gioco odiando Abby. Questo cambia solo
quando avviene un cambiamento radicale. Verso la metà di The
Last of Us Parte II, il giocatore assume il controllo di Abby,
scoprendone lentamente le motivazioni e iniziando a simpatizzare
con lei mentre si mette nei suoi panni.
Forse a causa di quanto sia
controverso il gioco, le motivazioni di Abby vengono rivelate molto
prima nella serie HBO. Abby non solo ha menzionato che Joel ha
ucciso suo padre nella première, ma rivela anche esplicitamente la
sua storia passata a Joel mentre lo uccide. Questo rende Abby un
po’ più empatica fin da subito, sebbene non comporti un rischio
così grande come nel videogioco.
Dina è la compagna di pattuglia di
Joel al posto di Tommy
Sebbene la morte di Joel
avvenga in modo simile nella serie TV e nel gioco The
Last of Us, c’è un grande cambiamento per quanto
riguarda il ruolo di Dina. In The Last of Us Parte II,
Joel è di pattuglia con Tommy quando trovano Abby. Tommy e Joel
tornano al rifugio, e Dina ed Ellie arrivano sul posto più
tardi.
The Last of Us – Stagione 2
cambia un po’ le cose. Invece di Tommy, Joel è in pattuglia con
Dina quando incontra Abby e gli Infetti. Dina poi viaggia con Joel
e Abby fino al rifugio. Tommy non è affatto coinvolto nella morte
del rifugio, rimanendo indietro a difendere Jackson da un’orda di
Infetti.
Ellie è in pattuglia con Jesse dato
che Dina è con Joel
Joel non è l’unico ad
avere un nuovo compagno di pattuglia. Nel gioco, Ellie è con Dina
quando scoprono che Joel è nei guai, e le due arrivano insieme al
rifugio. Dato che nella serie HBO Dina era con Joel, questo
significa che Ellie doveva essere con qualcun altro. Per questo
motivo, Ellie è di pattuglia con Jesse, dove la loro relazione si
approfondisce. Ellie lascia poi Jesse per dirigersi verso il
rifugio sciistico, dove lei e Dina sono ancora presenti durante la
morte di Joel.
Abby scopre il nome di Joel da
Dina
Un altro dei momenti più
controversi di The Last of Us Parte II riguarda il modo in
cui Abby scopre l’identità di Joel. Alcuni giocatori hanno trovato
un po’ troppo comodo che Joel fosse proprio colui che ha salvato
Abby, visto che era andata fino a Jackson a cercarlo. Poi,
presentandosi, ha detto ad Abby il suo nome, le dice
involontariamente che ha trovato il suo bersaglio. Dato che Joel è
un sopravvissuto esperto, è un po’ insolito per lui rivelare il suo
vero nome a uno sconosciuto, poiché potrebbe trattarsi di un
predone, una Luce o di qualsiasi altro tipo di individuo
pericoloso.
La seconda stagione di The Last of
Us adotta un approccio diverso. Dopo aver salvato Abby, Joel si
ricongiunge a Dina in un edificio abbandonato. Prima di vedere
Abby, Dina chiama Joel, pronunciando il suo nome. Abby lo riconosce
immediatamente, e ne deduce che il suo salvatore sia anche
l’assassino di suo padre. Alcuni potrebbero sostenere che questo
approccio sia più adatto alla storia di The Last of
Us, in quanto risulta un po’ più credibile.
Joel tenta di ottenere l’aiuto di
Abby per l’attacco degli Infetti a Jackson
L’errore che Joel ha
commesso andando al rifugio sciistico di Abby è stato quello che
gli è costato la vita. Tuttavia, le sue motivazioni per commettere
questo errore sono diverse nel videogioco e nella serie HBO. In
The Last of Us Parte II, Joel e Tommy salvano Abby da
un’orda di Infetti. Tuttavia, a questo punto si è verificata anche
una violenta tempesta. Abby invita i due a tornare al loro rifugio
sciistico per aspettare che finisca. Usa la tempesta e gli Infetti,
attirandoli con successo nella sua trappola.
The Last of Us –
Stagione 2, episodio 2, cambia leggermente la
situazione. Non c’è la tempesta, ma c’è ancora un’orda di Infetti.
Infatti, gli Infetti stanno attaccando Jackson, e Joel capisce che
hanno bisogno di aiuto. Tuttavia, lui e Dina capiscono che non
sopravvivranno al viaggio di ritorno. Abby racconta ai due dei suoi
amici, e Joel si reca allo chalet nella speranza di ottenere il
loro aiuto. Tuttavia, muore prima ancora di averne la
possibilità.
La morte di Joel è causata da una
pugnalata di una mazza da golf
La morte di Joel è un
grosso problema, ma The Last of Us, stagione 2, episodio 2, apporta
una piccola modifica al modo in cui avviene effettivamente. La
tortura e la morte di Joel sono ugualmente brutali in entrambe le
versioni della storia. Viene colpito e picchiato con una mazza da
golf, anche se Abby della HBO fa un ulteriore passo avanti. In
The Last of Us Parte II, Abby colpisce Joel in testa con
la mazza da golf fino a farlo morire. Nella seconda stagione di
The Last of Us, Abby lo colpisce con la mazza da
golf così forte da romperla. Poi prende il manico rotto e pugnala
Joel al collo, e questo è il colpo mortale.
Gli Infetti attaccano Jackson (e
Tommy rimane indietro per difendersi)
Sebbene ci siano molti
piccoli cambiamenti in The Last of Us –
Stagione 2, Episodio 2 “Through the Valley”, la novità più
importante è un’aggiunta importante. Nel gioco, Tommy è coinvolto
negli eventi che circondano la morte di Joel. Tuttavia, nella serie
è impegnato in qualcos’altro. Dopo che Abby sveglia l’orda di
Infetti, alcuni lavoratori di Jackson trovano i tralci di cordyceps
che crescono nelle tubature di Jackson. Questi tralci allertano gli
Infetti, e l’orda si dirige verso Jackson.
Tra le mura di Jackson, Tommy è
costretto a guidare i suoi cittadini in battaglia. Alla fine, i
mostri irrompono nella città, uccidendo tonnellate di persone.
Questa intera sequenza d’azione è completamente originale per la
serie HBO. Mentre sviluppa il personaggio di Tommy e aggiunge
un’altra importante sequenza d’azione all’inizio della storia, sarà
interessante vedere quanto questa sequenza sarà influente sul resto
della seconda stagione di The Last of Us.
Attenzione: spoiler importanti per
The Last of Us – Stagione 2, Episodio 2 “Through the Valley”.
L’attrice di Abby, Kaitlyn Dever, e lo showrunner Craig
Mazin spiegano alcune delle modifiche apportate al gioco
in The
Last of Us – Stagione 2, Episodio 2 “Through
the Valley”. Il 20 aprile (il 21 da noi in Italia), la serie
HBO ha adattato uno dei momenti più scioccanti e strazianti del
videogioco, in cui Abby uccide brutalmente Joel (Pedro
Pascal) per vendicare il padre, mentre Ellie (Bella
Ramsey) è costretta ad assistere. Nell’adattare la
scena di The Last of Us Parte II, sono state
apportate diverse modifiche al gioco, in particolare per quanto
riguarda il modo in cui viene presentata la storia passata di
Abby.
In un’intervista con
Entertainment Weekly, Dever e Mazin hanno spiegato alcune
delle modifiche apportate al gioco in The
Last of Us – Stagione 2, Episodio 2 “Through
the Valley”, inclusa la sequenza del sogno di Abby che apre
l’episodio. Mazin ha anche spiegato il monologo che ha scritto per
Abby, non presente nel gioco, che lei pronuncia prima di uccidere
Joel.
Dever: Riassume tutto ciò che
prova per la scena successiva. Vuole così tanto tornare alla sua
vecchia vita. Vuole così tanto che la situazione non sia quella che
è.
Mazin: Si tratta solo di
immaginare quanto sia arrabbiata e ferita, ma anche quanto abbia
ragione nella sua mente. Ciò che è importante per lei comunicare è
che quello che lui ha fatto è sbagliato. Fine. Colpevole.
Condannato a morte. Nessuna discussione. Nessun dibattito. Niente
di niente. Adoro come Pedro abbia rappresentato questo tipo di
accettazione lì. La verità è che quello che lui ha fatto è quello
che lei sta facendo ora. Uccidiamo per le persone che amiamo. Joel
vive un’esperienza che né Ellie né Abby hanno – e la approfondiremo
nel corso della stagione – ed è l’esperienza di amare un figlio,
che è diversa dall’essere un figlio e amare un genitore.”
Cosa significano per la serie i
cambiamenti rispetto al gioco
Tentano di umanizzare Abby
Fin dall’inizio di The
Last of Us – Stagione 2, era chiaro che
la serie avrebbe adottato un approccio narrativo leggermente
diverso rispetto al gioco, che ritarda deliberatamente la
rivelazione del passato di Abby, mentre l’adattamento HBO sceglie
di costruire empatia per Abby molto prima attraverso scene
aggiuntive. Nel primo episodio, poco dopo il massacro all’ospedale
Firefly, Abby rivela che la sua intenzione è quella di uccidere
Joel. Un’altra di queste deviazioni è la sequenza onirica che apre
il secondo episodio, in cui un’Abby più adulta avverte la se stessa
giovane di cosa l’aspetta nella stanza in cui suo padre è appena
stato ucciso.
Mazin, che ha scritto l’episodio 2,
ha anche incluso un monologo originale per Abby che non si trova in
The Last of Us Part II. Poco prima che Abby uccida Joel,
scarica tutto il dolore e la rabbia che portava dentro, il che
aiuta a dare corpo a un momento importante che il gioco lascia
ambiguo. Il monologo aiuta a mostrare che, nella mente di Abby, le
sue azioni sono completamente giustificate e, a sua volta, il
parallelo diventa piuttosto chiaro. Abby sta facendo esattamente
quello che ha fatto Joel: uccidere per qualcuno che ama.
La produzione di Enola Holmes 3 è iniziata nel Regno Unito, con
Millie Bobby Brown, Louis
Partridge,
Henry Cavill, Helena Boham-Carter, Himesh
Patel e Sharon Duncan-Brewster che
tornano per altre avventure investigative di Netflix
ambientate nell’era vittoriana.
Philip Barantini, che ha
recentemente contribuito a frantumare i record di ascolti di
Netflix con Adolescence, si mette
alla regia per la prima volta nel franchise, subentrando a
Harry Bradbeer, che ha diretto i primi due film.
Barantini sta lavorando su una sceneggiatura del suo collaboratore
Jack Thorne, che ha già scritto tutti e tre i film
di “Enola Holmes”, basati sulla serie di libri “The Enola Holmes
Mysteries” di Nancy Springer.
Il terzo capitolo vede l’avventurosa
Enola Holmes inseguire a Malta, dove, secondo la
descrizione, “i suoi sogni personali e professionali si
scontrano in un caso più intricato e insidioso di qualsiasi altro
abbia mai affrontato prima”. Tra i produttori figurano Mary
Parent, Ali Mendes e Alex Garcia per Legendary Entertainment e
Brown e Bobby Brown per la casa di produzione di Brown, PCMA
Productions. Tra i produttori esecutivi figurano Jake Bongiovi e
Isobel Richards per PCMA, Joshua Grode per Legendary e Michael
Dreyer.
I film di “Enola
Holmes” si sono finora rivelati un successo di critica e
pubblico per Netflix, con “Enola Holmes 2” che ha
debuttato al primo posto nelle classifiche settimanali globali alla
fine del 2022, dopo aver totalizzato oltre 68 milioni di ore di
streaming in 93 paesi. Anche per il secondo film, Brown avrebbe
ricevuto 10 milioni di dollari per il ruolo principale, il più alto
stipendio iniziale per un attore di età inferiore ai 20 anni
all’epoca.
Attenzione: ci sono spoiler su The
Last of Us – Stagione 2, Episodio 2 “Through the Valley”
Lo showrunner di The
Last of Us, Craig Mazin, spiega come
l’interpretazione di una star abbia reso il finale del secondo
episodio della seconda stagione una delle sequenze più difficili da
girare. Mentre l’episodio adattava gli strazianti eventi della
morte di Joel, Mazin ha parlato a Entertainment Weekly dei
momenti altrettanto emozionanti accaduti durante le riprese.
Secondo lo showrunner, l’interpretazione di Bella Ramsey ha amplificato le emozioni dietro
la sequenza grazie al legame con Pedro Pascal e al difficile percorso che
avevano intrapreso per portare la storia sullo schermo.
“La parte più difficile è stata
guardare Bella assistere a tutto questo. Pedro e Bella sono
straordinariamente uniti. Lavoravano a braccetto, si tenevano
profondamente l’uno all’altra. Se fingete di essere in quel
momento, probabilmente è una cosa semplice, ma questa non è
finzione. Posso dirvi solo stando in quella stanza, che sta
succedendo: il dolore che [Ellie] prova lì e poi quella rabbia… Non
è calcolato o artificiale. È stato difficile non avere la
sensazione che stessimo rompendo qualcosa che avevamo dedicato così
tanto tempo a costruire e far funzionare con tanta cura.
Bella Ramsey in The Last of Us – Stagione 2 episodio 2.
Cortesia di Max.
Come verrà percepita la morte di
Joel per tutta la stagione
La morte di Joel è un punto di non
ritorno
Nonostante la spiegazione di Mazin,
lo showrunner sottovaluta in qualche modo l’incredibile impatto che
la morte di Joel ha sul mondo di The
Last of Us. Essendo stato il protagonista della serie
sin dalla prima stagione, il pubblico è stato messo nei panni di
Joel per gran parte della storia, fatta eccezione per brevi
intermezzi, rendendolo il personaggio con cui gli spettatori si
identificano di più, anche nei suoi momenti più dubbi. Pertanto, la
sua morte ha un impatto incredibile, poiché il pubblico perde la
sua prospettiva e si ritrova perso tanto quanto i suoi cari
all’interno della serie.
Questo non significa sminuire
l’impatto effettivo che la morte di Joel ha sul resto del cast,
poiché la sua perdita trascina altri personaggi in una spirale che
alla fine li porterà alla rovina. Rimasta con poco da perdere,
Ellie è determinata a vendicare suo padre, replicando il ciclo in
cui Joel ha messo Abby (Kaitlyn Dever) e mettendo
le due in rotta di collisione. Tuttavia, nonostante abbia commesso
un atto efferato, la controversa storia di Abby non è finita,
poiché le esplorazioni successive la renderanno il personaggio più
complicato della stagione.
Anoradi
Sean Baker si aggiudica il
David come Miglior Film Internazionale. Il riconoscimento sarà
assegnato mercoledì 7 maggio nell’ambito della cerimonia di
premiazione in diretta, in prima serata su Rai 1, dagli studi di
Cinecittà e trasmessa in 4K (sul canale Rai4K, numero 210 di
Tivùsat). La conduzione dell’edizione 2025 è affidata a
Elena Sofia Ricci e Mika. La
serata sarà in diretta anche su Rai Radio2 – con la conduzione di
Carolina Di Domenico – e sarà disponibile sulla piattaforma di
RaiPlay.
Anora, presentato in prima
mondiale al Festival
di Cannes, dove si è aggiudicato la Palma d’Oro, racconta le
vicende di una giovane sex worker di Brooklyn che incontra e sposa
impulsivamente il figlio di un oligarca. La possibilità di vivere
una storia da Cenerentola viene minacciata quando la notizia arriva
in Russia e i genitori di lui partono per New York con l’obiettivo
di far annullare il matrimonio.
Anora si è aggiudicato
cinque Premi Oscar® tra cui quello per il Miglior Film. Sean Baker
è stato premiato dall’Academy come Miglior Regista, per la Miglior
Sceneggiatura Originale e per il Miglior Montaggio. Infine, la
protagonista Mikey Madison ha vinto l’Oscar® come Miglior
Attrice.
Gli altri film candidati
con Anora nella cinquina per il Premio David Miglior Film
Internazionale erano Conclave di Edward Berger, Juror
#2 (Giurato Numero 2) di Clint Eastwood, The Zone of Interest (La
zona d’interesse) di Jonathan Glazer e Perfect
Days di Wim Wenders.
Tra i
riconoscimenti già annunciati della 70ª edizione dei Premi David di
Donatello, il David dello Spettatore a Diamanti di Ferzan
Özpetek.
Dopo un percorso trionfale al
botteghino
FolleMente continua a conquistare pubblico
e batte anche Perfetti
sconosciuti. Paolo
Genovese supera se stesso con la sorprendente
commedia romantica che ha totalizzato 17.409.055 euro
(Cinetel) e 2.387.306 spettatori confermandosi un vero e
proprio evento cinematografico e il miglior successo di un film
italiano al box office dal 2024 fino a oggi.
Il primo appuntamento di Piero e
Lara – con Alfa, Giulietta, Scheggia, Trilly, il Professore, Eros,
Romeo e Valium – si è trasformato in un appuntamento imperdibile
per il pubblico, in un cult movie che continua a raccogliere
consensi in Italia e che ha suscitato l’interesse dei mercati
esteri, testimoniato dalle numerose richieste di remake già
pervenute. Non solo fenomeno commerciale, ma anche potente
strumento di condivisione emotiva grazie a una storia entusiasmante
e universale che ha divertito e affascinato gli spettatori e al
talento di un cast irresistibile:Edoardo
Leo (Piero), Pilar
Fogliati (Lara), Emanuela
Fanelli (Trilli), Maria Chiara
Giannetta (Scheggia), Claudia
Pandolfi (Alfa), Vittoria
Puccini (Giulietta), Marco
Giallini (Il Professore), Maurizio
Lastrico (Romeo), Rocco
Papaleo (Valium), Claudio
Santamaria (Eros).
FolleMente rappresenta inoltre il più grande
successo di sempre per Lotus Production, una
società Leone Film Group, per 01 Distribution e
per Rai Cinema che hanno così commentato.
“I risultati straordinari
di FolleMente” – hanno dichiarato la Presidente
e Ceo di Lotus Production Raffaella Leone e il Ceo
Andrea Leone – “hanno superato ogni aspettativa andando
oltre perfino a quelli di Perfetti Sconosciuti. Un traguardo
che ci riempie d’orgoglio e che è il frutto dell’eccezionale
talento di Paolo Genovese, della forza di un cast incredibile,
della bellissima scrittura degli sceneggiatori e del lavoro
impeccabile della distribuzione di 01. Un grazie di cuore va anche
al pubblico che ha accolto questo film con entusiasmo e calore
rendendo tutto questo possibile.”
“Oltre a superare
l’incasso di Perfetti Sconosciuti” – ha
sottolineato Paolo Del Brocco, AD di Rai Cinema – “la
commedia di Paolo Genovese segna un altro primato, consentendoci,
proprio quest’anno, al compimento del 25° anno di attività di Rai
Cinema, di tagliare un traguardo straordinario.
Con FolleMente raggiungiamo il record di incasso mai
conseguito prima da 01 Distribution, stabilendo un risultato unico
nella nostra storia. Per noi è un motivo di grande orgoglio, che ci
offre l’occasione di riguardare al nostro percorso come un lungo
viaggio che ha attraversato il cinema nei suoi diversi mondi e che
ci ha consentito di scrivere delle belle pagine insieme al
pubblico, ai registi, agli autori e ai produttori. A tutti va il
nostro ringraziamento. Ma oggi in particolare ringraziamo Leone
Film Group, partner di grandi avventure produttive, Paolo Genovese
e l’intera squadra di Rai Cinema e 01 Distribution che ci hanno
permesso di arrivare fin qui. E grazie al pubblico che continua a
rispondere e a premiare il cinema al cinema.”
Luigi Lonigro Direttore 01
Distribution ha così espresso la sua soddisfazione: “Primo film
italiano per incassi dal 2024 ad oggi, primo film assoluto per
incassi nella storia di 01 Distribution, primo film per incassi
nella storia di Rai Cinema, primo film per incassi nella storia di
Lotus/Leone Film Group. Questi e tanti altri sono stati i
record battuti da FolleMente. Evviva Paolo, Pilar, Edoardo,
Emanuela, Claudio, Claudia, Marco, Vittoria, Rocco, Maria Chiara,
Maurizio, e Raffaella, Andrea e Paolo!”
Da un soggetto originale
di Paolo Genovese, regista e autore della sceneggiatura
insieme a Isabella Aguilar, Lucia Calamaro, Paolo Costella e
Flaminia Gressi, FolleMente è prodotto da Raffaella
Leone e Andrea Leone, una produzione Lotus
Production, una società Leone Film Group, con Rai
Cinema e in collaborazione con Disney+ in associazione
con Vice Pictures. L’opera è stata realizzata con il
contributo del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema
e nell’audiovisivo.
L’episodio 2 della stagione 2 di
The
Last of Us ha portato sullo schermo il momento più
controverso del gioco e ha dato vita a un’importante sequenza di
battaglia esclusiva della serie HBO. La seconda stagione, come
noto, adatta il secondo capitolo della saga post-apocalittica con
protagonisti Ellie (Bella
Ramsey) e Joel (Pedro
Pascal), acclamata dalla critica, e mentre molti si
chiedevano se Joel sarebbe effettivamente morto così presto come
accade nel gioco, l’episodio 2 conferma che gli episodi di questa
seconda stagione appartengono davvero solo a Ellie.
L’episodio 2 riprende infatti subito
dopo gli eventi dell’episodio 1 (qui
la recensione e qui
la spiegazione del finale), con la reazione al bacio di
Dina ed Ellie ancora fresca nella
mente di alcuni cittadini di Jackson. Queste piccole questioni
diventano però irrilevanti quando una grande tempesta si avvicina a
Jackson ed Ellie, Jesse, Joel e Dina si ritrovano
fuori dalle mura di questo rifugio sicuro, mentre il gruppo di
Abby (Kaitlyn
Dever) è in agguato da qualche parte sulle montagne.
Alla fine dell’episodio abbiamo Joel è morto e Jackson è in rovina
dopo l’attacco di un’orda di infetti. Eventi che cambiano
completamente la direzione della serie.
Perché Abby uccide Joel in
The Last Of Us
Abby ha espresso
chiaramente il suo desiderio di vendetta nel primo episodio della
seconda stagione di The Last of Us. Dopo che Joel ha
ucciso suo padre e il resto delle Lucciole a Salt Lake City, Abby
era decisa ad assicurarsi che Joel soffrisse, e ha aspettato cinque
lunghi anni per farlo. Nel frattempo, Abby e i suoi amici hanno
trovato nuovi alleati e si sono uniti alla misteriosa
organizzazione WLF. Anche se hanno la possibilità di uccidere Dina
e persino Ellie, cosa che farebbe ancora più male a Joel, è chiaro
che Abby vuole uccidere Joel per vendicare suo padre. Dina ed Ellie
rimangono così vive alla fine dell’episodio, sconvolte dalla
tragedia che si è consumata sulle montagne sopra Jackson.
Kaytlin Dever e Pedro Pascal in The Last of Us – Stagione 2
episodio 2. Cortesia di Max.
Quanto è diversa la scena della
morte di Joel rispetto al gioco
La domanda più grande che circondava
The Last of Us – Stagione 2 era quanto la morte di
Joel sarebbe stata accurata rispetto al gioco. Il fatto che la
linea temporale sia stata estesa e riorganizzata ha fatto supporre
a molti che la morte del personaggio di Pascal sarebbe avvenuta più
avanti nella seconda stagione, e alcuni hanno persino pensato che
potesse essere rinviata a una terza stagione. Con l’episodio 2,
però, è chiaro che non è così. Joel è morto e la scena è
estremamente simile a quanto accade nel gioco. Una differenza
sostanziale è la persona con cui Joel muore.
Nel gioco, Tommy e
Joel sono di pattuglia insieme quando salvano Abby, mentre nella
serie Joel è con Dina. Per il resto, la scena della morte di Joel è
abbastanza accurata, anche per quanto riguarda alcuni dialoghi
pronunciati da Dever e Ramsay e l’arma che Abby usa per torturare
Joel. Nonostante l’importante aggiunta dell’attacco di Jackson,
Joel muore nello stesso modo in cui muore nel gioco, lasciando
intendere che il resto della seconda stagione di The Last
of Us rimarrà abbastanza fedele alla storia già
raccontata.
Cosa significa la morte di Joel per
il futuro di Ellie
La vita di Ellie cambierà
irrimediabilmente dopo aver assistito alla brutale morte di Joel.
Nonostante Ellie sia arrabbiata con lui quando Abby lo uccide, il
suo amore per Joel è evidente quando gli urla di alzarsi prima di
strisciare sul suo corpo senza vita. In un certo senso, Ellie perde
il suo legame principale con la comunità di Jackson – anche se ha
creato i suoi legami, questo la destabilizza in molti modi. La
famiglia che ha trovato – Jesse, Dina, Tommy e
Maria – le sarà sempre vicina, ma le conseguenze
emotive potrebbero spingerla ad allontanare tutti quando ha più
bisogno del loro sostegno.
Bella Ramsey in The Last of Us – Stagione 2 episodio 2. Cortesia di
Max.
Dove vanno Abby e il suo gruppo
dopo aver ucciso Joel
Dopo il massacro a Salt Lake City,
il futuro di Abby e dei suoi amici sembrava incerto. Sebbene Abby
volesse dare subito la caccia a Joel, Owen la
implorò di ragionare e di dare loro il tempo di riorganizzarsi
prima di dargli la caccia. Se la serie continuerà a seguire il
gioco, si scoprirà che Abby e i suoi amici sono andati a Seattle.
Lì si sono uniti al Fronte di Liberazione di Washington, hanno
affinato le loro abilità e si sono preparati a recarsi a Jackson
cinque anni dopo per uccidere Joel. Dopo la morte di Joel nel
gioco, Abby e i suoi amici tornano a Seattle, dove il WLF è
impegnato in una guerra contro i Serafini, un culto religioso che
ha conquistato parti della città.
Ellie cercherà Abby?
The Last of Us – Stagione
2 è in gran parte incentrato sui cicli di violenza e
vendetta e, per affrontare questi temi, Ellie seguirà Abby e i suoi
amici per mettere in atto il proprio. Nel secondo trailer della
stagione 2, vediamo un breve filmato di due persone a cavallo che
si avvicinano alla città di Seattle, quindi sembra che Ellie si
dirigerà davvero verso ovest. Non è chiaro, però, chi ci andrà per
primo. Nel gioco, Tommy decide di seguire per primo Abby e i suoi
amici, cedendo al suo desiderio di vendetta e lasciando Jackson da
solo. Come e quando Tommy raggiungerà Seattle nella serie, se lo
farà, non è ancora chiaro.
Gli infetti attaccano Jackson
L’attacco a Jackson è invece la più
grande deviazione dal gioco attuata da The Last of Us –
Stagione 2 finora. Gli accenni al possibile arrivo di un
attacco di questo tipo sono stati fatti nel corso dell’episodio 1,
e l’indizio più grande sull’attacco è stato dato proprio alla fine
dell’episodio 1 della stagione 2 di The Last of
Us. Gli sforzi per espandere Jackson sono continuati nei
cinque anni di distanza tra le stagioni 1 e 2 e questo include lo
scavo delle infrastrutture costruite in precedenza. Una conduttura
esposta, tuttavia, ha rivelato che una rete di cordyceps è
cresciuta sotto la città.
Queste reti permettono agli infetti
di comunicare tra loro e quando questa rete viene attaccata mentre
si continua a costruire, gli infetti vengono chiamati a Jackson,
spingendo l’orda a trovare la città murata, lasciando la
devastazione nella loro scia. Il creatore Neil
Druckmann ha precedentemente parlato di queste reti di
cordyceps con Polygon, rivelando il loro funzionamento:
“Volevamo che queste cose fossero interconnesse. Possono uscire
contro di noi come una massa”.
Gabriel Luna in The Last of Us – Stagione 2 episodio 2. Cortesia di
Max.
Come Tommy sopravvive all’attacco
dei Bloater
Uno dei momenti più emozionanti
dell’attacco a Jackson è la lotta di Tommy con il famigerato
Bloater, una mutazione massiccia degli infetti. Il Bloater è il
modo in cui gli infetti si introducono a Jackson e, sebbene gli
altri creino scompiglio, è questa creatura ad avere il potenziale
per causare il maggior caos grazie alla sua forza bruta. Quando il
Bloater ha messo gli occhi su Maria, Tommy lo distrae,
allontanandolo dalla moglie, prima di ritrovarsi con le spalle al
muro. Fortunatamente, Tommy è armato di un lanciafiamme ed è in
grado di scatenare tutto ciò che ha contro il Bloater, riuscendo ad
eliminare la minaccia.
Cosa succederà a Jackson dopo
l’attacco degli infetti?
La comunità di Jackson non ha però
perso solo Joel, ma anche innumerevoli civili e parti fondamentali
della propria infrastruttura, il che significa che l’obiettivo
principale sarà la ricostruzione dopo queste perdite devastanti.
Come leader della comunità, Tommy e Maria saranno probabilmente
combattuti tra ciò che è meglio per Jackson e il loro desiderio di
vendetta. Dato il complesso sistema che hanno messo in piedi, la
guarigione sembra possibile per Jackson. L’attacco, per quanto
devastante, non è stato così grave come avrebbe potuto essere. Dato
che è riuscita a resistere all’attacco, è probabile che Jackson ne
uscirà rafforzata in The Last of Us.
Finalmente ci sono novità per i fan
di Heartstopper che hanno pazientemente atteso
per oltre sei mesi di conoscere il destino della loro serie.
Potrebbe non essere esattamente quello che speravano (la quarta
stagione), ma è comunque una buona notizia: altre puntate di
Heartstopper sono in arrivo e la storia di Nick e
Charlie avrà una conclusione degna.
Netflix ha dato il via libera a un film di
Heartstopper, interpretato e prodotto esecutivamente dai
protagonisti della serie Joe Locke e Kit Connor e
diretto da Wash Westmoreland (Still Alice,
Colette), che fungerà da finale di serie. L’annuncio è
stato fatto in occasione del terzo anniversario della première di
Heartstopper, il 22 aprile 2020.
La creatrice di Heartstopper,
Alice Oseman, sui cui graphic novel si basa la
serie romantica di formazione, torna come sceneggiatrice del
lungometraggio, che trarrà spunto dal sesto e ultimo volume della
graphic novel. (La prima stagione copriva i volumi 1-2, la seconda
stagione era basata sul volume 3 e la quarta stagione seguiva i
volumi 4 e 5.)
Non c’è ancora una data di
pubblicazione per il volume 6, che è ancora in fase di scrittura.
Oseman ha indicato che idealmente, l’ultimo libro dovrebbe uscire
prima della conclusione della serie TV.
Joe Locke e Kit Connor torneranno nel film di
Heartstopper
Nel finale di
Heartsopper, Nick (Connor) e Charlie (Locke) sono
inseparabili, ma con Nick che si prepara a partire per l’università
e Charlie che trova una nuova indipendenza a scuola, la realtà di
una relazione a distanza inizia a pesare su di loro. I dubbi
prendono piede e la loro relazione si trova ad affrontare la sfida
più grande di sempre. Nel frattempo, anche i loro amici stanno
affrontando gli alti e bassi dell’amore e dell’amicizia,
affrontando le agrodolci sfide della crescita e del cambiamento. I
primi amori possono davvero durare per sempre?
Westmoreland, che vanta una vasta
esperienza nel cinema, succede a Euros Lyn, che ha diretto le prime
due stagioni di Heartstopper, e ad Andy Newbery, che ha diretto la
terza stagione. Locke e Connor si uniscono ai produttori
esecutivi del film, insieme a Oseman, Lyn, Patrick Walters, Iain
Canning ed Emile Sherman, che hanno tutti ricoperto il ruolo di
produttori esecutivi nelle prime tre stagioni. See-Saw Films torna
come casa di produzione. Le riprese dovrebbero iniziare nell’estate
del 2025.
Un finale di serie cinematografica
non è una novità: nel 2017, Netflix ha commissionato un film su
Sense8 in seguito alle reazioni negative dei fan
quando la piattaforma di streaming ha cancellato la serie
fantascientifica dei Wachowski dopo due stagioni con un finale in
sospeso. Tra le altre serie a cui le reti hanno dato una
conclusione cinematografica ci sono Timeless (NBC), CSI (CBS) e
Deadwood (HBO).
Approda finalmente nelle sale
cinematografiche italiane In viaggio con mio
figlio (titolo originale Ezra). La pellicola, prodotta,
diretta e interpretata dall’attore e regista Tony
Goldwyn (Una
famiglia vincente- King Richard, il presidente Grant nella
serie
Scandal), era già stata presentata in Italia in anteprima tra
le proiezioni speciali all’Alice
nella città, una sezione della Festa del cinema di Roma.
L’anteprima mondiale si era invece svolta durante il Toronto Film
Festival il 9 ottobre 2023. Il film, portatore di importanti
tematiche come la consapevolezza sull’autismo e il rapporto padre-
figlio, vede la partecipazione di un cast d’eccellenza.
Bobby Cannavale (Blue
Jasmine, Blonde) qui
interpreta Max, un padre che fa di tutto per essere presente per
suo figlio Ezra, mentre Rose Byrne (Come un
tuono,
Marie Antoinette) è nel ruolo di Jenna, ex moglie di Max. Altre
importanti figure nel cast sono
Robert De Niro (The
Alto knights,
Taxi Driver), padre di Max nel film, e
Vera Formiga (The departed- il bene e il male,
Hawkeye),
che è nei panni di Grace, un’amica di Max.
In viaggio con mio figlio: un amore
senza limiti
Max lavora come stand up comedian:
sta cercando di farsi notare il più possibile dai “pezzi grossi”
della comicità come Jimmy Kimmel per poter finalmente essere il
padre che suo figlio, Ezra, merita. Ezra vive con la madre,
in quanto i genitori sono divorziati: per quanto il bambino si
diverta col padre, tutto viene un po’ complicato dal fatto che lui
sia molto facilmente influenzabile e abbia delle difficoltà sociali
dovute all’autismo.
Dopo un’atto di ribellione, Ezra
viene espulso da scuola, con il consiglio delle insegnanti di
utilizzare psicofarmaci per calmarlo e di iscriverlo in una scuola
privata specializzata per bambini autistici. Max non accetta di
chiudere Ezra in una campana di vetro, di non farlo crescere nel
pluralismo di una scuola pubblica; dopo il litigio con Jenna, madre
di Ezra, il bambino sente un pezzo di discussione tra la donna e il
suo nuovo compagno Bruce in cui in due ipotizzavano di “togliere di
mezzo” Max. Pensando che il proprio padre fosse in pericolo, Ezra
fugge di casa e viene accidentalmente investito da una
macchina.
Pensando che non si
trattasse di un incidente, il medico prescrive dei farmaci al
bambino: alla violenta reazione di Max, scatta per il padre un
ordine restrittivo nei confronti di Ezra. Ma l’amore e
l’impulsività porteranno Max a fare la qualsiasi pur di poter
continuare a stare con suo figlio.
In viaggio con mio figlio:
discriminazione o best interest?
L’azione che da inizio al climax di
sfortunati eventi presentati in In viaggio con mio
figlio è l’espulsione da scuola di Ezra, dopo che il
bambino ha incitato altri compagni ad uscire da scuola. Pur
trattandosi certamente di un fatto potenzialmente pericoloso,
ci si chiede se le raccomandazioni delle maestre a spostare Ezra
in una scuola “speciale” e di dargli psicofarmaci siano fatte
nell’interesse del minore (in gergo giuridico best
interest of the minor) o piuttosto perché si tratta di un
bambino più difficile, che necessita più tutele e attenzioni di
altri.
La questione quindi diventa un
ottimo spunto di riflessione: per un bambino come Ezra, è meglio
essere escluso a priori da un contesto pluralista come la scuola
pubblica o continuare a farne parte, con tutte le difficoltà che ne
possono derivare? Un ruolo fondamentale in questa scelta lo
potrebbero giocare delle maestre in grado di dedicare maggiori
attenzioni a un alunno come Ezra, ma in una scuola pubblica questo
non è sempre possibile.
La crescita di Ezra
All’inizio del film Ezra è possibile
per il pubblico notare tutte le piccole fissazioni che
caratterizzano il personaggio: citare sempre frasi di film,
parlare in maniera diretta e sincera e l’odio per il contatto
fisico.
Proprio durante il road trip con
Max, tutte queste sue caratteristiche emergono in maniera più
chiara e problematica, come l’odio per le banane e la paura per le
posate di metallo. Piano piano però Ezra riesce a superare tutte
queste cose, grazie al supporto del padre e anche grazie alla
gentilezza di un altra bambina: sembra quasi commuovente
l’abbraccio tra quest’ultima e Ezra, il quale, con uno sforzo
incredibile, cerca anche di ricambiare.
Il rapporto padre- figlio
In viaggio con mio
figlio è certamente una pellicola che tratta in maniera
anche profonda il rapporto padre-figlio, questa volta sviluppato su
tre generazioni. A legare nonno, padre e nipote sembra anche essere
lo spettro autistico: proprio nei tre questo sembra manifestarsi in
maniera differente. Stan, il nonno, non riesce neanche a dire la
parola autismo, evitando di parlare di questo come di altre
questioni serie e fortemente emotive; Max invece, nonostante cerchi
di esserci per suo figlio più di quanto suo padre fece con lui, è
dominato da una rabbia incontrollato e da una certa impulsività che
lo porta a prendere decisioni irrazionali in nome dell’amore.
Nonostante tutto, Max e Stan riusciranno a risanare il loro
rapporto, avendo finalmente una discussione sincera sul passato,
sul presente e sul futuro.
In viaggio con mio
figlio è in definitiva una pellicola che riesce a
integrare tematiche delicate come il rapporto padre- figlio in una
famiglia con genitori divorziati con un contesto comunque allegro e
a tratti comico.
Dalla New Line Cinema e Zach
Cregger, la mente originale dietro
“Barbarian”, arriva un nuovo
horror/thriller: “Weapons”.
Quando tutti i bambini di una stessa
classe, tranne uno, scompaiono misteriosamente nella stessa notte
esattamente alla stessa ora, l’intera comunità si ritrova a
interrogarsi su chi – o cosa – sia responsabile della loro
sparizione.
Il cast di Weapons
Il film è interpretato da
Josh Brolin, Julia Garner,
Alden Ehrenreich, Austin
Abrams, Cary Christopher, con
Benedict Wong e Amy Madigan.
Cregger firma la regia del film da
una sua sceneggiatura originale. Lo stesso Cregger è produttore del
film insieme a Roy Lee, Miri Yoon, J.D. Lifshitz e Raphael
Margules. Michelle Morrissey e Josh Brolin sono i produttori
esecutivi. Il team creativo dietro la macchina da presa include il
direttore della fotografia Larkin Seiple, lo scenografo Tom
Hammock, il montatore Joe Murphy e la costumista Trish Sommerville.
Le musiche sono di Ryan Holladay, Hays Holladay e Zach Cregger.
New Line Cinema presenta una
produzione Subconscious / Vertigo Entertainment / BoulderLight
Pictures, un film di Zach Cregger,
“Weapons”. Distribuito da Warner Bros.
Pictures, il film arriverà nelle sale italiane il 6 agosto.
Diretto da Michael
Bay da una sceneggiatura di Chris Fedak e
adattato dall’omonimo film danese, Ambulance
(qui
la recensione) è la specialità del regista: un film d’azione ad
alto tasso d’adrenalina con molta suspense e dramma. La trama ruota
attorno a Will Sharp, un uomo che, alla ricerca
disperata di denaro per pagare l’intervento chirurgico della
moglie, si rivolge al fratello Danny per un
prestito. Questi, tuttavia, lo recluta per una rapina in banca che
vedrà i due portare via 32 milioni di dollari, sempre che non
vengano catturati. Lee cose, naturalmente, prendono una piega
inaspettata quando il loro piano va storto e sono costretti a
rubare un’ambulanza nel tentativo di impedire alla polizia di
inseguirli.
Uscito in sala nel 2022 e accolto da
buoni pareri della critica e del
pubblico, Ambulance vanta un cast che
comprende alcune grandi star, tra cui un veterano come Jake Gyllenhaal, e altre in ascesa. Anche se
il film è incentrato principalmente su alcuni personaggi
principali, ci sono diversi attori non protagonisti che svolgono
ruoli cruciali nel corso del film, il che rende alcuni aspetti del
film ancora più intensi. In questo articolo, proponiamo una guida
completa al cast, ai personaggi che interpretano e a quali altri
progetti hanno partecipato in precedenza.
Il cast principale di Ambulance
Jake Gyllenhaal nel ruolo di Danny
Sharp
Danny Sharp è un
rapinatore di banche che ha un sistema collaudato per i suoi colpi,
almeno fino a quando uno di essi non va storto. Egli ha infatti
rapinato bene 38 banche nella sua vita ed è protettivo nei
confronti del fratello, seppure si approfitta del suo aiuto per
portare a termine i propri obiettivi. Il personaggio è interpretato
da Jake Gyllenhaal, noto soprattutto per i suoi
ruoli in Donnie Darko, Prisoners, Brokeback Mountain,
Source Code, Nightcrawler, Zodiac, The Guilty e Spider-Man:
Far From Home.
Will Sharp è invece
il fratello di Danny. I due sono cresciuti insieme dopo che il
padre di Danny lo ha accolto. All’inizio del film, Will è un
veterano dei Marines degli Stati Uniti che sta lottando per trovare
un lavoro e per pagare l’intervento chirurgico sperimentale della
moglie, che l’assicurazione non copre. Per questo si unisce a Danny
nella sua rapina in banca. Il personaggio è interpretato da
Yahya Abdul-Mateen II, noto soprattutto per
Candyman,
Aquaman, Watchmen, Il processo ai Chicago 7, Matrix Resurrections, The Greatest Showman e la serie NetflixThe Get Down.
Il Capitano Monroe
è a capo della Sezione Investigazioni Speciali, l’unità di
sorveglianza tattica del Dipartimento di Polizia di Los Angeles. Si
tratta di una figura tanto bizzarra quanto divertente all’interno
del film. Il personaggio è interpretato da Garret
Dillahunt, noto soprattutto per Deadwood,
12
anni schiavo, Non è un paese per vecchi, Raising Hope,
Fear the Walking Dead, Widows e The Mindy Project.
L’agente Zach è un
poliziotto alle prime armi che si trova nel mezzo di una rapina in
banca. Zach è interpretato da Jackson White, noto
per le serie Mrs. Fletcher, SEAL Team e The
Middle.
Olivia Stambouliah nel ruolo del
tenente Dhazghig
Il tenente Dhazghig
è un dipendente della polizia di Los Angeles ed è responsabile
della sorveglianza della città dalla sua posizione di pilota di
elicotteri. Dhazghig è interpretata da Olivia
Stambouliah, nota soprattutto per Packed to the
Rafters e Soul Mates.
Moses Ingram nel ruolo di Amy
Sharp
Amy Sharp è la
moglie di Will e madre del loro figlio Tate. Moses
Ingram, l’attrice che la interpreta, è nota per The Tragedy of Macbeth e per la miniserie di successo
di Netflix La regina degli scacchi.
Colin Woodell nel ruolo di
Scott
Scott è un
paramedico e partner di Cam nel lavoro. Ad interpretarlo vi è
Colin Woodell, conosciuto soprattutto per le serie
televisive The Flight Attendant, The Purge, Devious Maids
e The Originals.
Mark è il partner
di Zach. L’attore che lo interpreta è Cedric Sanders, conosciuto
soprattutto per The Social Network, American Gangster, American
Koko, Future Man e ha partecipato come guest star a Law &
Order: Special Victims Unit e NCIS: Los Angeles.
Jesse Garcia nel ruolo di
Roberto
Roberto è il figlio
di Papi, che lavora con Danny durante gli eventi
di Ambulance. Jesse Garcia è conosciuto
soprattutto per Narcos: Messico, Dal tramonto
all’alba: la serie e Una fantastica e incredibile giornata
da dimenticare.
Devan Chandler Long nel ruolo di
“Mel Gibson”
“Mel Gibson” è uno
degli uomini di Danny, chiamato così perché ricorda l’attore.
Devan Chandler Long, l’attore che lo interpreta, è
apparso in Ghosts, Doom Patrol e Bosch.
L’Academy of Motion Picture
Arts and Sciences ha approvato un nuovo regolamento per i
premi, aggiornato il regolamento promozionale della campagna e
indicato le date chiave per la prossima 98ª edizione degli
Oscar 2026.
Il periodo di votazione per le
nomination si svolgerà da lunedì 12 gennaio a venerdì 16 gennaio. I
candidati ufficiali saranno annunciati giovedì 22 gennaio, seguiti
dall’annuale pranzo dei candidati agli Oscar martedì 10 febbraio.
La votazione finale per determinare i vincitori si aprirà mercoledì
26 febbraio e si chiuderà mercoledì 5 marzo, 10 giorni prima della
cerimonia in diretta.
Tra le modifiche più importanti
figurano i requisiti di voto rivisti, l’introduzione di un premio
“Achievement in Casting” e linee guida più chiare sull’uso
dell’intelligenza artificiale generativa nella produzione
cinematografica. Il regolamento aggiornato include anche
un’estensione dei requisiti di ammissibilità per i registi
internazionali e nuove scadenze per l’invio delle candidature in
diverse categorie.
In un cambiamento procedurale
fondamentale, i membri dell’Academy sono ora tenuti a
visionare tutti i film candidati all’interno di una categoria per
poter votare nella fase finale. Sebbene sia sorprendente
che questo non fosse già un requisito formale, rimangono dubbi su
come l’Academy intenda verificare il rispetto della norma e
applicarla.
Similmente a come avviene il voto
dei BAFTA, i membri dell’Academy potranno accedere alle schede di
voto del turno finale solo per le categorie in cui hanno confermato
di aver visto tutti i film nominati. L’Academy monitorerà
l’attività di visione tramite la sua piattaforma streaming Academy
Screening Room, riservata ai membri. Per i film visti al di fuori
della piattaforma, come festival, proiezioni o eventi privati, i
membri devono inviare un modulo che indichi quando e dove hanno
visto il film. Questo processo di verifica, precedentemente
utilizzato nelle votazioni preliminari e per le nomination per
categorie come lungometraggi internazionali, lungometraggi
d’animazione e cortometraggi, viene ora applicato a tutte le
categorie. L’iniziativa mira a ridurre il cosiddetto “coattail
voting” (voto a coda di rondine) e a incoraggiare decisioni
più consapevoli da parte degli elettori.
Inoltre, tutti i candidati designati
in ciascuna categoria appariranno ora nella scheda di voto finale,
un aggiornamento rispetto agli anni precedenti, quando appariva
solo il titolo del film. Si tratta di un cambiamento gradito per
nomine di lunga data come la cantautrice Diane
Warren e il sound designer Greg P.
Russell.
Anche il premio per la migliore
fotografia è stato aggiunto alla procedura di selezione delle
shortlist. Il Cinematographers Branch selezionerà
tra 10 e 20 film. Le votazioni per tutte le categorie delle
shortlist, tra cui suono, effetti visivi, trucco e acconciature,
documentario, lungometraggio internazionale e i tre cortometraggi,
si svolgeranno dall’8 al 12 dicembre. Al momento, 12 categorie di
film di alto livello utilizzano le shortlist, mentre solo
scenografia, costumi e montaggio vengono ancora determinati
esclusivamente durante la fase di nomination.
L’Academy ha anche pubblicato le sue
prime linee guida ufficiali sull’intelligenza artificiale nel
cinema. Le nuove regole stabiliscono che l’uso dell’intelligenza
artificiale generativa o di altri strumenti digitali non favorirà
né ostacolerà le possibilità di un film di essere candidato. Al
contrario, gli elettori sono invitati a valutare il grado di
creatività umana coinvolta.
La regola afferma: “Per quanto
riguarda l’intelligenza artificiale generativa e altri strumenti
digitali utilizzati nella realizzazione del film, gli strumenti non
favoriscono né compromettono le possibilità di ottenere una
nomination. L’Academy e ciascuna sezione giudicheranno il
risultato, tenendo conto del grado di coinvolgimento umano nel
processo creativo.Il riconoscimento nella scelta del film
da premiare.”
Per essere presi in considerazione
come miglior film, i film devono presentare la prova di candidatura
alla Producers Guild of America in base alla loro
finestra di distribuzione. I titoli usciti tra il 1° gennaio e il
30 giugno 2025 devono essere presentati entro il 10 settembre. I
film usciti tra il 1° luglio e il 31 dicembre 2025 devono essere
presentati entro il 13 novembre. La scadenza anticipata per la
presentazione delle candidature è probabilmente intesa a evitare
confusione, come è accaduto la scorsa stagione, quando sei dei 10
candidati al miglior film erano inizialmente elencati come
“candidati da definire”.
Altre modifiche al regolamento e
alla campagna includono:
Le votazioni per le nomination dei cortometraggi d’animazione
saranno ora aperte a tutti i membri dell’Academy che aderiranno e
guarderanno tutti i 15 film selezionati.
L’idoneità per i lungometraggi internazionali è stata estesa
per includere registi con status di rifugiato o asilo.
Le categorie musicali hanno ora scadenze anticipate per la
presentazione delle candidature: 15 ottobre per la canzone
originale e 3 novembre per la colonna sonora originale.
I festival cinematografici qualificanti per gli Oscar, come
AFI, Cannes e Doc NYC, possono ora avere accesso a case di mailing
approvate per condividere informazioni sulla programmazione del
festival con i membri dell’Academy.
Le date chiave per la stagione degli
Oscar 2025 iniziano ad agosto e si concluderanno con la diretta a
marzo. Il calendario completo delle scadenze per la presentazione
delle candidature, dei periodi di votazione e degli eventi speciali
è disponibile su oscars.org/rules.
La lista dei film di quest’anno
sembra promettente e potrebbe includere film di Guillermo
del Toro (“Frankenstein”), Chloé Zhao
(“Hamnet”), Yorgos Lanthimos (“Bugonia”) e
individualmente dai fratelli Safdie (“The Smashing
Machine” di Benny Safdie e “Marty Supreme” di Josh Safdie). Tutti i
regolamenti e le date della 98ª edizione degli Academy Awards sono
soggetti a modifiche. La cerimonia di premiazione si terrà il 15
marzo 2026.
Con Un film
Minecraft che ha dominato il botteghino nell’ultimo mese e
The Last of Us della HBO che è
tornato con il botto, Universal sta cercando di aggiungere il
proprio adattamento videoludico al mix con l’aiuto di due grandi
superstar. Apprendiamo da Deadline che lo studio sta
sviluppando un adattamento cinematografico dell’iconico videogioco
arcade di Sega OutRun, con Michael
Bay assegnato alla regia e Sydney Sweeney a bordo per la produzione.
Jayson Rothwell
scriverà la sceneggiatura. Bay sarà anche produttore insieme al
socio Brad Fuller attraverso la sua etichetta Platinum Dunes, che
ha un accordo di prelazione con lo studio. Il progetto è in fase di
sviluppo; al momento, Sydney Sweeney è a bordo solo per la
produzione. Toru Nakahara (Sonic the Hedgehog 1-3,
Knuckles, Golden Axe) produrrà anche per Sega e Shuji Utsumi
(presidente/COO di Sega Corp.) supervisionerà il progetto per conto
di Sega.
I dettagli della trama sono vaghi.
La serie OutRun di Sega è un franchise che ha
avuto origine da alcuni dei giochi arcade di maggior successo al
mondo negli anni ’80. Il gioco ha aperto la strada a un nuovo
genere di giochi di guida e ha generato un sottogenere di musica
elettronica giustamente chiamato “OutRun”. Questa combinazione
unica lo ha reso un successo mondiale. Da allora, sono stati
pubblicati numerosi capitoli, comprese le versioni per console
domestiche, e continua a essere uno dei franchise di punta di
Sega.
Sydney Sweeney è forse una delle star più
impegnate della città davanti alla telecamera, ma nell’ultimo anno
si è impegnata anche sul fronte della produzione. Recentemente ha
prodotto e interpretato il suo film horror su Neon,
Immaculate, ed è anche produttrice del film
biografico su Christy Martin, di cui è anche protagonista.
Noto soprattutto per la
realizzazione di film d’azione ad alto budget, caratterizzati da un
ampio uso di effetti speciali, Michael
Bay ha prodotto e diretto film come The Rock (1996), Armageddon (1998), Pearl
Harbor (2001) e i primi cinque film della saga di Transformers (dal 2007 al 2017). Attualmente, il suo
ultimo film è Ambulance
(qui
la recensione), uscito nel 2022 e tra i pochi suoi
lungometraggi ad essere stati accolti con critiche positive. Il
film offre infatti un adrenalinico inseguimento su strada tra le
forze dell’ordine e due criminali rifuggiatisi all’interno di
un’ambulanza.
Si tratta del remake dell’omonimo
film danese del 2005 diretto da Laurits
Munch-Petersen. Bay ha però ovviamente apportato del suo
al progetto, scritto da Chris Fedak, che offre
un’ora di racconto in più rispetto all’originale. La volontà di
realizzare questo progetto è in realtà nata quasi per caso. Bay
aveva in mente un altro film, ma la pandemia di COVID-19 a Los
Angeles ha cancellato i suoi piani. Il regista ha poi ricordato di
aver detto al suo agente: “Dannazione, voglio solo uscire e
girare qualcosa in fretta! Sono stanco di stare chiuso in
casa!”.
Ha così avuto modo di realizzare
Ambulance,
potendo avvalersi di grandi attori e un grado di realismo che rende
il film molto più convincente ed emozionante, una vera e propria
corsa verso l’azione più sfrenata. In questo articolo,
approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a
Ambulance.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla spiegazione del
finale. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Jake Gyllenhaal e Yahya Abdul-Mateen II in Ambulance.
La trama e il cast di Ambulance
Protagonisti di Ambulance
sono Will e Danny, due fratelli
molto diversi tra loro. Il primo è un veterano di guerra, che ha
bisogno di molti dollari per pagare un importante intervento a sua
moglie; il secondo, invece, è un criminale affermato. Quando Will
chiede aiuto economico a Danny, quest’ultimo non gli propone un
prestito, ma una rapina, la più grande mai fatta alla banca di Los
Angeles, che permetterebbe loro di tornare a casa con 32 milioni di
dollari. Will si convince ad accettare, soprattutto perché non ha
altre alternative per pagare le spese mediche della moglie.
Durante il colpo, però, qualcosa va
storto. Un ufficiale di polizia, infatti, arriva nella banca per
questioni personali, mandando all’aria il piano. Il poliziotto
viene gravemente ferito e Will e Danny non hanno altre scelta se
non la fuga col bottino. Quando s’imbattono in un’ambulanza, i due
ne prendono il controllo, non immaginando che al suo interno ci sia
un’infermiera, Cam Thompson con un poliziotto
ferito, che ha bisogno di andare in ospedale. La fuga ad alta
velocità tra le strade di Los Angeles si farà sempre più
rocambolesca e i due fratelli saranno ben presto costretti a
compiere delle scelte.
Ad interpretare i fratelli Will e
Danny Sharp vi sono gli attori Yahya Abdul-Mateen
II e Jake Gyllenhaal. I due, per la scena con
l’inseguimento dell’elicottero, invece di ingaggiare controfigure,
si sono cimentati Gyllenhaal nello stare appeso al lato della porta
dell’ambulanza e Abdul-Mateen II alla guida del veicolo.
Recita poi nel film l’attrice Eiza González nel ruolo di Cam Thompson. Per
la parte, ha affittato un’ambulanza e l’ha usata per fare pratica.
Recitano poi nel film Garret Dillahunt nel
ruolo del capitano Monroe, Keir O’Donnell nel
ruolo dell’agente Anson Clark e Jackson White in
quello dell’agente Zach.
La spiegazione del finale del film
Nel finale di Ambulance,
l’ambulanza arriva all’ospedale, ma Danny minaccia di uccidere Cam
davanti a un pubblico televisivo in diretta. Danny è inoltre
diventato sospettoso del legame sviluppato tra la donna e il
fratello Will e raggiunge un punto di rottura quando si rende conto
che è stata Cam a sparare a quest’ultimo. Will però, che sa che
Danny è abbastanza pazzo da ucciderla, spara a Danny al petto con
un fucile da caccia. I due giacciono insieme per strada,
condividendo un momento di tacito perdono mentre Danny lentamente
muore.
A quel punto Cam va ad operare
d’urgenza Will e incontra sua moglie Amy e il loro
figlio neonato. Prima Will aveva passato a Cam una parte del denaro
che avevano rubato e ha insistito perché lei lo dia a sua moglie
nel caso in cui non riesca ad uscire vivo da quella vicende. Quando
la incontra di persona, Cam riconosce che Amy non ha legami con la
criminalità e probabilmente esiterebbe a prendere il denaro rubato,
quindi Cam nasconde i soldi nel seggiolino dell’auto che contiene
il figlio di Will.
Cam chiede anche ad Amy di perdonare
il marito, nonostante i suoi crimini. La donna la informa che Will
ha salvato la vita a lei e a Zach, il poliziotto ferito, durante la
loro fuga. Anche quest’ultimo, difende Will, spiegando l’eroismo di
Will agli agenti che lo interrogano. Zach ritrova poi anche il suo
partner, Mark. Nonostante fosse il loro primo
incarico insieme, Mark è sempre stato fedele a Zach ed è stato lui
a guidare l’inseguimento per salvarlo, sentendosi in colpa per aver
lasciato che gli sparassero. Zach non informa nessuno che in realtà
è stato Will a sparargli all’inizio.
Dopo essersi assicurata che
l’assoluzione di Will sia nota, Cam lascia l’ospedale. Si mette la
giacca e si prepara a tornare al lavoro. Anche se non è chiaro se
qualcuno abbia tratto vantaggio dalla violenta rapina, riconosce
che il denaro potrebbe aiutare la famiglia in difficoltà
economiche. Cam sembra sperare che Amy possa guidare il figlio di
Will verso una vita più onorevole di quella del padre. In
definitiva, il finale di Ambulance
di Michael Bay parla di redenzione.
Danny sembra essere irredimibile,
anche se affascinante, perché è un criminale sociopatico a tutti
gli effetti. Per Cam, la redenzione arriva sotto forma di pressione
intensa, mettendo alla prova i suoi limiti nel salvare vite umane e
dimostrando di avere le capacità per farlo. Questo permette a Cam
di vedere il suo valore. Per Will, la redenzione arriva invece
sotto forma di volontà di proteggere le persone anche di fronte a
una scelta sbagliata, che alla fine gli fa ottenere i soldi
necessari e probabilmente una condanna più lieve in seguito.
Il trailer di
Ambulance e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire di
Ambulance
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Apple iTunes,
Infinity+, Prime Video e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video.
Con l’inizio delle riprese di
Ready Or Not 2 (da noi attualmente noto come
Finché morte non ci separi 2), al cast si sono
aggiunti diversi volti nuovi, tra cui Sarah Michelle Gellar ed Elijah Wood. Il prossimo sequel vedrà il
ritorno dei registi originali Matt
Bettinelli-Olpin e Tyler Gillette e della
star originale Samara Weaving, che ha interpretato
la final girl Grace nel precedente
film. Sebbene il primo sia stato un successo di critica e
commerciale, lo sviluppo del sequel è stato lento per diversi anni,
con la conferma che il film sarebbe stato realizzato arrivata solo
nell’ottobre dello scorso anno.
Secondo Deadline, il film,
intitolato ufficialmente Ready or Not: Here I
Come, ha iniziato ufficialmente le riprese a Toronto. La
notizia è arrivata con il casting di Gellar e Wood, anche se i loro
ruoli sono al momento ancora coperti. Al cast si aggiungono anche
Shawn Hatosy, Néstor Carbonell,
Kevin Durand e David Cronenberg.
Il duo di registi, noto anche come collettivo Radio Silence ha
dichiarato “Siamo entusiasti di tornare nel mondo di Ready or
Not con Samara, Brett, Avery e Andrew, e di lavorare con questo
cast di immenso talento e con gli incredibili artisti di tutti i
reparti che si uniscono alla famiglia di Ready or Not“.
La Searchlight Pictures ha dunque
condiviso un nuovo post per commemorare
l’inizio delle riprese, con una canzone familiare che suona in
sottofondo mentre una mano stende delle carte con i nomi dei nuovi
membri del cast e di quelli che ritornano:
Finché morte non ci separi è stato un modesto
successo horror per Searchlight nel 2019. Costato appena 6 milioni
di dollari, ha ottenuto un rispettabile incasso di 57 milioni di
dollari in tutto il mondo. Un sequel era quindi molto probabile,
soprattutto se si fosse riusciti a convincere la carismatica
Samara Weaving a tornare. Nel primo film, la Grace
interpretata da Samara Weaving si è appena sposata
con una famiglia benestante e, durante la prima notte di nozze, i
suoceri hanno in mente un tipo di rituale molto diverso per
celebrare l’occasione e la costringono a un sadico gioco a
nascondino.
Le voci secondo cui Superman
metterà l’Uomo d’Acciaio contro Ultraman si
susseguono da un po’ di tempo, e le foto del set e il trailer del
film sembrano confermarlo. Dopotutto, come spiegare un cattivo
vestito di nero che combatte contro Superman con un’enorme “U” sul
petto? Ora, un libro di prossima pubblicazione ha rivelato un nuovo
aspetto di questo cattivo, che si dice abbia un legame molto
importante con Superman. Tuttavia, come mostrato dalla copertina
(che si può vedere qui), il suo
costume è viola anziché nero.
O questo design si basa su una
concept art obsoleta, oppure il piano prevede di cambiare il look
di Ultraman in post-produzione. Quest’ultima ipotesi sembra più
probabile, e potrebbe anche trattarsi di un secondo costume che il
personaggio indosserà per la battaglia finale con Superman. Non
resta che aspettare e vedere, ma si tratta di un’interessante
rivisitazione di Ultraman (che di solito è una minaccia
multiversale).
Superman, tutto
quello che sappiamo sul film di James Gunn
Superman,
scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU). Il casting ha
portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel
casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi,
Anthony Carrigan,
Nicholas Hoult e Nathan Fillion.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
Con la sua
solita cifra stilistica, James Gunn
trasporta il supereroe originale nel nuovo immaginario mondo della
DC, con una singolare miscela di racconto epico, azione, ironia e
sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e
dall’innato convincimento nel bene del genere umano.
“Superman è il vero fondamento della nostra visione creativa
per l’Universo DC. Non solo è una parte iconica della tradizione
DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti,
dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il
mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e
giochi”. Il film uscirà nelle sale il 10 luglio
2025.
Il film thriller di Netflix iHostage – diretto da Bobby Boermans –
racconta la storia vera di una rapina all’Apple Store di Amsterdam.
Nel corso di questo drammatico episodio, una serie di ignari
clienti del negozio si sono infatti ritrovati ostaggi di un uomo
armato e deciso a chiedere in cambio un ricco riscatto. Dopo aver
esplorato la
storia vera dietro il film, in questo articolo approfondiamo il
suo finale con una spiegazione apposita. Il film inizia
dunque con un uomo bulgaro di nome Ilian Petrov
che arriva in città per lavoro. Si registra in albergo e, durante
una telefonata con la moglie, rivela di aver perso i suoi
AirPods.
Lei gli suggerisce di comprarne di
nuovi, visto che sarà lontano da casa per un po’. Quindi, la sua
prima tappa è l’Apple Store, che è pieno di altri clienti. Qui ci
vengono presentati anche Mingus, un impiegato, che
sta aiutando un cliente di nome Lukas. Ognuno è
preso dalle proprie cose quando un uomo entra ed estrae una
pistola. L’uomo, il cui nome si rivela poi essere Ammar
Ajar, tiene dunque sotto tiro il negozio. La sua
improvvisa apparizione provoca il caos e, mentre una manciata di
persone riesce a scappare dalla porta d’ingresso, la maggior parte
rimane intrappolata all’interno.
Mentre cerca di prendere il
controllo del posto, Ammar spara due colpi, che vengono uditi dai
poliziotti nelle vicinanze. Questi ultimi si precipitano
immediatamente sul luogo e cercano di capire chi ha sparato, ma
quando Ajar li vede, spara contro di loro, costringendoli a
nascondersi e a chiamare i rinforzi. La distrazione dei poliziotti
permette alla maggior parte delle persone di correre al primo piano
dell’edificio e a quattro (Mingus, Lukas, Bente e
sua madre, Soof) di nascondersi in un armadio
senza essere notati da Ammar.
Con quasi tutto il negozio vuoto,
solo una persona rimane in vista del rapinatore, Ilian, che viene
preso come ostaggio e usato come scudo contro i poliziotti. Mentre
viene portato un negoziatore per parlare con lui, Ammar avanza la
richiesta di duecento milioni di euro in criptovalute. Il
negoziatore, Lynn, cerca intanto di conquistare la
sua fiducia per scoprire di più sul suo passato e sulle sue
motivazioni, per capire cosa lo spinge e come può essere convinto a
disinnescare la situazione. Il rapinatore, infatti, indossa un
giubbotto esplosivo, che ha minacciato di far esplodere se qualcuno
si avvicinerà a lui.
Crediti: Netflix/Elmer van der Marel
Cosa succede ad Ammar Ajar? Gli
ostaggi vengono salvati?
Ammar Ajar tiene in ostaggio il
negozio e i suoi dipendenti per circa cinque ore prima che l’intera
vicenda si concluda. Intrappolati al primo piano, gli ostaggi
chiedono immediatamente aiuto ai poliziotti, raccontando loro
l’intera situazione e aiutandoli così a elaborare un piano più
efficace. Tuttavia, a causa della minaccia di una bomba, non
possono intervenire così rapidamente. Allo stesso tempo, Mingus usa
il telefono di Bente per chiedere aiuto. Viene aggiornato sulla
questione degli altri ostaggi e gli viene chiesto di rimanere calmo
e tranquillo, per non attirare l’attenzione di Ammar.
Mingus aiuta poi i poliziotti a
capire la planimetria del negozio per trovare un percorso
alternativo attraverso il quale entrare al primo piano e far uscire
tutti gli ostaggi il prima possibile. Nel frattempo, Ilian è
l’unico a rischiare di essere ferito dal rapinatore e la sua
disperazione cresce di minuto in minuto. Mentre la notte cala e la
speranza che i poliziotti intervengano per salvarlo si riduce,
Ilian cerca di crearsi un’opportunità. Dice ad Ammar di chiedere
dell’acqua, di cui entrambi hanno bisogno, perché hanno passato
troppo tempo nel negozio senza mangiare né bere.
Ammar chiede quindi dell’acqua, che
viene consegnata alla porta del negozio da un robot. Ammar
costringe Ilian ad andare a raccoglierla in ginocchio. Quando non è
in grado di farlo, Ammar mette giù la pistola per prendere lui
stesso la bottiglia. A questo punto l’ostaggio coglie l’occasione e
scappa. Ammar, rendendosi conto dell’errore, gli corre dietro, ma
Ilian è piuttosto veloce e, prima che Ammar possa raggiungerlo, i
poliziotti hanno la loro occasione. Sanno che se Ilian viene preso,
tutto ricomincerà da capo. Così, lo investono con l’auto. Tuttavia,
l’azione è così improvvisa che Ammar viene colpito in modo
piuttosto grave.
Invece di andare subito da lui, i
poliziotti mandano un robot a togliergli il giubbotto, per evitare
che esploda e faccia vittime innocenti. Sono scioccati e anche
sollevati nello scoprire che il giubbotto è stato disarmato per
tutto il tempo. Ora che il pericolo è passato, portano Ammar in
ospedale. Tuttavia, l’impatto del colpo è così forte che le sue
ferite diventano fatali e muore in ospedale il mattino seguente.
Nel frattempo, Ilian viene salvato e trovato fisicamente illeso,
anche se ancora scosso. Con Ammar eliminato, anche Mingus e gli
altri ostaggi vengono fatti uscire dallo sgabuzzino in cui hanno
trascorso le ultime ore e possono tornare a casa.
Crediti: Netflix/Elmer van der Marel
Winston sarà perseguito per aver
investito Ammar?
Quando si diffonde la notizia della
rapina, l’agente di polizia Winston viene
immediatamente chiamato in azione. In quel momento si trovava con
la sua famiglia, ma, visto che il dovere lo chiama, è costretto a
lasciarla. Fuori dal negozio, Winston incontra altri poliziotti che
sono lì per ricevere il segnale di via libera per irrompere
nell’edificio quando ne avranno l’occasione. Mentre Lynn fa parlare
Ammar, usano la pianta di Mingus per entrare al primo piano
dell’edificio dall’edificio adiacente e far uscire la maggior parte
degli ostaggi. Tuttavia, mentre le ore passano e non c’è alcun
cambiamento nell’intenzione di Ammar di lasciare Ilian, i
poliziotti iniziano a chiedersi se questa situazione di stallo avrà
mai fine. Poi, Ammar chiede dell’acqua e Ilian scappa.
Quando Winston vede Ammar correre
dietro a Ilian all’aperto, agisce immediatamente guidando la sua
auto verso Ammar e colpendolo così gravemente da fargli perdere i
sensi sul posto. Sebbene abbia agito pensando all’incolumità di
Ilian e alla conclusione della situazione ostile, la sua posizione
di ufficiale della legge non gli concede il permesso di uccidere
nessuno, anche se si tratta di un criminale. Pur lodandolo per la
sua prontezza di riflessi, il suo superiore gli comunica che sarà
oggetto di un’inchiesta, al termine della quale si deciderà cosa
accadrà a Winston per aver investito il criminale con la sua
auto.
Nel frattempo, viene tolto dal
servizio e rimandato a casa dopo un debriefing al mattino. Per
certi versi, questa pausa è un sollievo per Winston e la sua
famiglia. Nei titoli di testa alla fine del film, ci viene detto
che il vero agente di polizia su cui si basa Winston è stato
giudicato in grado di agire entro i limiti delle sue responsabilità
di ufficiale della legge. Ciò significa che non vengono mosse
accuse contro Winston. Non viene perseguito e gli viene permesso di
tornare in servizio.
Crediti: Netflix/Elmer van der Marel
Perché Ilian Petrov piange alla
fine?
Quando inizia la giornata, Ilian
Petrov non ha molti pensieri per la testa. Dovrebbe essere in
viaggio per qualche giorno, come è solito fare. Perde i suoi
AirPods, il che non è un grosso problema. Ma questa semplice gita
all’Apple Store si trasforma in pochi minuti in una delle
esperienze peggiori della sua vita. Mentre molte persone sono
intrappolate all’interno dell’edificio, Ilian è l’unico ad essere
costantemente sotto tiro. Le sue mani sono legate e il rapinatore
lo usa come scudo nel caso in cui i poliziotti tentino di sparare.
Considerando tutto questo, c’è una buona probabilità che Ilian non
esca vivo dalla situazione degli ostaggi.
Se le richieste di Ammar vengono
soddisfatte, egli porterebbe comunque Ilian con sé per assicurarsi
che i poliziotti non lo prendano una volta uscito dal negozio.
Anche in questo caso, l’ostaggio è sicuro che il rapinatore lo
ucciderà. Se le richieste di Ammar non saranno soddisfatte,
ucciderà Ilian per rabbia. Inoltre, ha anche un giubbotto esplosivo
ed è pronto a farlo saltare in aria. Tutto sommato, le possibilità
di sopravvivenza sono piuttosto scarse. Per questo motivo, quando
ne ha l’occasione, scappa per salvarsi. Anche se Ilian gli
sparasse, non sarebbe diverso da tutti gli scenari che si è già
inventato su come sarebbero andate le cose. Fortunatamente non
viene sparato alcun colpo e Ammar viene ucciso prima di poter
raggiungere Ilian.
La mattina dopo, quando torna nella
sua stanza d’albergo con i nuovi AirPods, riflette su quanto sia
stato vicino alla morte. Durante tutte le ore trascorse nel
negozio, pensava costantemente a sua moglie e a come la cosa più
stressante per lui fosse la nuova casa che lei voleva che
comprassero. In confronto agli eventi del negozio, la questione
della casa gli sembra una cosa da niente. Quindi, le lacrime alla
fine sono un riflesso del dolore mentale e fisico che ha sofferto
per ore, del trauma che l’evento ha impresso in lui per tutta la
vita, ma anche della felicità di essere vivo anche quando tutte le
probabilità sembravano contro di lui.
Il miracolo di
Sharon (titolo originale, Ordinary Angels)
descrive da vicino le reali sfide affrontate dalla famiglia
Schmitt e il modo in cui Sharon Stevens li ha
aiutati, ma si prende alcune libertà creative per aumentare
l’impatto emotivo della sua narrazione. Interpretato da Hilary Swank e Alan Ritchson
(star di Reacher),
il film – tratto dall’omonimo romanzo della Stevens – segue infatti
la storia di una parrucchiera che aiuta un padre vedovo a salvare
la vita di sua figlia dopo che una tempesta di neve gli impedisce
di sottoporre la bambina a un trapianto di fegato. Sebbene la
narrazione sia piuttosto lineare, Il miracolo di
Sharon non lascia mai un momento di tregua grazie al suo
ritratto edificante dello spirito umano e dell’importanza della
comunità.
Sia Hilary Swank che Alan
Ritchson offrono interpretazioni convincenti, che elevano
ulteriormente l’impatto del suo struggente dramma. Tuttavia, ciò
che rende la sua trama efficacemente coinvolgente e con cui è
facile immedesimarsi è proprio la sua connotazione di
storia vera. Grazie al modo in cui il film entra
in contatto con gli spettatori attraverso la rappresentazione dei
trionfi e delle lotte di persone reali, è difficile non chiedersi
quanto di tutto ciò sia accaduto e quanto sia stato inventato. In
questo approfondimento, esploriamo dunque la storia vera dietro il
film e in che cosa differiscono.
La storia vera dietro Il miracolo di
Sharon
Gli eventi reali che hanno ispirato
il film si sono svolti all’inizio degli anni ’90 a Louisville, nel
Kentucky, e hanno coinvolto Ed Schmitt, un vedovo
che cresceva due bambine, Michelle e
Ashley. Entrambe erano affette da una malattia
epatica congenita e avevano bisogno di un trapianto di fegato per
sopravvivere. Ashley ricevette il trapianto nel 1991. Tuttavia, tre
anni dopo, Michelle, che all’epoca aveva 3 anni, era ancora in
attesa di un fegato disponibile (nel film, invece, viene
detto che ha 5 anni). Nel frattempo, la famiglia stava
affogando nei debiti sanitari.
Per quanto riguarda la madre delle
bambine e moglie di Ed, Theresa Schmitt
(in Il miracolo di Sharon interpretata da
Amy Acker), la donna era morta un anno e mezzo
prima, nell’agosto del 1992. Come indicato nel film, morì a causa
delle complicazioni di una rara patologia chiamata malattia di
Wegener, oggi nota come granulomatosi. Il film afferma però
erroneamente che aveva 35 anni al momento della morte. In
realtà ne aveva 29 quando è morta.
Quando Sharon Stevens
Evans, una parrucchiera locale, lesse sul giornale della
situazione degli Schmitt, lanciò una raccolta di fondi per aiutare
la famiglia. Secondo il Courier Journal, raccolse
persino i fondi per far volare Michelle in aereo privato da
Louisville a un ospedale pediatrico di Omaha, in
Nebraska, dove avrebbe ricevuto il suo nuovo fegato non appena
fosse stato disponibile un organo donato. Riguardo al suo lavoro di
parrucchiera, il film aggiunge il personaggio di
Rose.
In Il miracolo di
Sharon, Rose tiene d’occhio Sharon e le impedisce di
ricadere nella sua dipendenza dall’alcol (dipendenza che la
vera Sharon non ha). Tuttavia, anche se è tra i
protagonisti secondari del film, non è basata su una
persona reale e ha fatto parte del film solo per
migliorare lo sviluppo della storia e le dinamiche dei personaggi.
Per quanto riguarda il modo in cui Sharon chiede aiuto per gli
Schmitt, nel film la si vede chiamare una stazione televisiva per
informare la comunità di ciò che la famiglia sta passando. Nella
vita reale, invece, la Stevens aveva contattato una stazione radio,
Newsradio 840 WHAS, dove aveva spiegato le
condizioni della famiglia e il bisogno di aiuto della comunità.
Come mostrato nel film, la storia
vera conferma che l’intervento di trapianto di fegato di Michelle
Schmitt era previsto a Omaha, in Nebraska. È inoltre vero che
la famiglia aveva solo una manciata di ore per portare
Michelle in ospedale affinché l’organo fosse ancora
utilizzabile. Quando la nonna di Michelle, Barbara Schmitt, ha
risposto alla chiamata per il trapianto alle 9 del mattino di un
giorno di gennaio del 1994, le è stato detto che un fegato avrebbe
atteso Michelle entro il tramonto. Per avere le migliori
probabilità di successo, dovevano arrivare all’ospedale di Omaha
entro le 18.00 e al massimo le 19.00.
La notizia è però arrivata nel
momento più difficile che si potesse immaginare. Louisville era
infatti appena stata colpita da una storica tempesta di neve, con
strade chiuse e il percorso per l’aeroporto bloccato, il che
rendeva apparentemente impossibile spostarsi. Nel film, a Ed
Schmitt viene detto che “Michelle dovrà volare per 700 miglia
fino all’ospedale pediatrico”. Per amore della precisione, un
calcolo ha rivelato che la distanza in auto è di circa 693 miglia
(10 ore e 40 minuti). Tuttavia, la distanza in aereo tra
Louisville, Kentucky e Omaha, Nebraska, è di 582 miglia (1 ora e 40
minuti).
Per risolvere la situazione, i
membri della comunità, sentito l’appello via radio di Sharon, si
sono precipitati al parcheggio della chiesa pronti per spalare la
neve. Si affrettarono a liberare uno spazio di atterraggio per
l’elicottero, come si vede in una foto dell’articolo del Courier
Journal del 1994 sulla storia degli Schmitt. Michelle fu poi
trasportata con successo a Omaha e ricevette il trapianto. Questo
commovente episodi di solidarietà e aiuto reciproco è realmente
avvenuto, l’unica differenza è che nella realtà si è svolto
di giorno e non di notte. Un cambiamento adoperato dagli
autori del film per conferire ulteriore drammaticità al
momento.
Per quanto riguarda il donatore,
questo è Brian Friesen, un bambino di 7 anni
deceduto per un aneurisma cerebrale un giorno prima che il padre di
Michelle Schmitt ricevesse la telefonata sulla disponibilità di un
trapianto di fegato. Friesen è così diventato il donatore della
bambina, permettendole di avere una seconda possibilità di vivere
la sua vita. Secondo quanto riportato, gli Schmitt hanno persino
incontrato i genitori di Brian dopo l’intervento chirurgico di
Michelle e hanno mantenuto un rapporto stretto con loro.
Dopo il trapianto di fegato, sia
Michelle che sua sorella hanno dovuto sottoporsi a controlli
regolari e assumere quotidianamente diversi farmaci. Questo ha
finito per compromettere la salute dei loro reni, che sono stati
trapiantati nel 2011. Questa volta la donatrice di Michelle è stata
la sua migliore amica, Crystal. Negli anni
successivi, Michelle si è sposata e ha iniziato a lavorare
all’Università di Louisville con un impiego in campo medico, a
contatto con i bambini.
Sfortunatamente, all’età di 31 anni,
Michelle Schmitt è morta per un aneurisma allo stomaco. Poiché le
riprese di Il miracolo di Sharon erano iniziate
nel 2021, la Schmitt era a conoscenza del film e, come ha rivelato
la sorella, le sarebbe piaciuto sapere che “avrebbe potuto
aiutare a salvare la vita di qualcuno portando l’attenzione sulla
missione della donazione di organi”. Spiegando come la sorella
avrebbe apprezzato gli sforzi compiuti per portare la sua storia
sul grande schermo, Ashley Schmitt ha anche aggiunto che
“Michelle sarebbe stata onorata da questo film e dalla
consapevolezza che la sua storia contribuirà a suscitare”.
Il film del 2018 The Bouncer – L’infiltrato (il cui
titolo originale è Lukas) è
un thriller d’azione franco-belga diretto da Julien Leclercq, noto
per il suo stile sobrio e realistico in pellicole come
L’assalto e
La terra e il
sangue.
Il film, prima di tutto, segna un deciso ritorno al genere per
Jean-Claude Van Damme, che si confronta qui con un
personaggio tormentato e silenzioso, lontano dai ruoli ipercinetici
che lo hanno reso celebre negli anni in film come
Lionheart – Scommessa vincente, The Replicant e The Order.
In questa pellicola, Van Damme veste i panni di Lukas, un
buttafuori di Bruxelles con un passato oscuro e una figlia da
proteggere, immerso in un mondo criminale dove la sopravvivenza
richiede compromessi morali.
La narrazione si sviluppa dunque a partire da un’atmosfera cupa e
realistica, dove l’azione è dosata con attenzione e la tensione
cresce progressivamente.
Lukas, dopo essere stato licenziato per un incidente sul lavoro,
viene costretto dalla polizia a infiltrarsi in un’organizzazione
criminale per evitare di perdere la custodia della figlia.
Il film esplora quindi temi come la paternità, la redenzione e la
lotta interiore tra giustizia e vendetta, offrendo una performance
intensa e misurata di Van Damme, che dimostra una notevole
profondità emotiva.
Lukas è un ex agente di sicurezza che lavora come
buttafuori in un nightclub di Bruxelles.
Dopo un alterco con un cliente influente, viene licenziato e si
ritrova senza mezzi per sostenere la figlia
Sarah.
Accetta quindi un lavoro come guardia del corpo in uno strip club
gestito da Jan Dekkers, un criminale coinvolto in
attività illecite.
La polizia, rappresentata da Maxim Zeroual, lo
costringe poi a infiltrarsi nell’organizzazione di Jan per
raccogliere prove, minacciando di togliergli la custodia della
figlia.
Lukas si ritrova così intrappolato tra il dovere di padre e le
pericolose dinamiche del mondo criminale.
Durante la sua missione, Lukas incontra Lisa
Zaccherini, una donna con un passato da falsaria, che
diventa una pedina fondamentale nel piano per incastrare
Jan.
La relazione tra lei e Lukas si sviluppa quindi in un contesto di
diffidenza e necessità, mentre entrambi cercano una via d’uscita
dal mondo in cui sono intrappolati.
La tensione, ovviamente, crescerà man mano che Lukas si avvicina al
cuore dell’organizzazione criminale, mettendo a rischio la propria
vita e quella delle persone a cui tiene.
Oltre a
Jean-Claude Van Damme nel ruolo di Lukas, il cast
include anche Sveva Alviti nel ruolo di Lisa
Zaccherini, una donna coinvolta nel mondo del crimine che diventa
un’alleata riluttante di Lukas; Sami Bouajila nel
ruolo di Maxim Zeroual, l’agente di polizia che manipola Lukas per
i propri fini; Alice Verset in quello di
Sarah, la figlia di Lukas; Sam Louwyck nel ruolo
di Jan Dekkers, il boss criminale; Kevin Janssens
in quello di Geert, un membro della gang; e Kaaris
in quello di Omar, un amico fidato di Lukas.
Nel climax del film, Lukas convince Lisa a collaborare con le
autorità per incastrare Jan.
I due si recano allora in una fattoria per stampare banconote
false, attirando così l’attenzione della polizia.
Durante il raid, Lukas rivela finalmente la sua vera identità a Jan
che, furioso per quello che ritiene essere un tradimento in piena
regola, reagisce sparandogli. A quel punto, però,
Maxim, invece di arrestare Jan, lo uccide sangue freddo insieme a
Lisa, rivelando così la sua corruzione e le sue vere intenzioni,
ovvero appropriarsi del denaro contraffatto.
Tuttavia, Lukas è sopravvissuto all’attacco e prontamente affronta
Maxim in uno scontro finale.
Nonostante le ferite, alla fine riesce a disarmare e uccidere il
poliziotto, eliminando anche gli altri membri corrotti
dell’unità.
Il film si conclude così con Lukas che, gravemente ferito, chiama
la figlia, simbolo della sua redenzione e del desiderio di
ricostruire una vita lontano dal crimine. Ora
che Jan è morto e lo sono anche i poliziotti che lo tenevano sotto
scacco, può davvero ambire a riconquistare quella
libertà.
Il finale di The Bouncer – L’infiltrato sottolinea
dunque la trasformazione di Lukas da uomo spezzato nell’animo a
padre determinato a proteggere la figlia a ogni costo.
La sua lotta contro la corruzione e il crimine rappresenta una vera
e propria metafora della ricerca di giustizia in un mondo dove le
linee tra bene e male sono spesso sfumate. Coinvolto in
questa vicenda più grande e intricata del previsto, Lukas sceglierà
di fare la cosa giusta, sempre tenendo a mente la figlia come sua
linea guida verso il bene.
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire di The
Bouncer – L’infiltrato grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple
iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 19
aprile alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
Il cane è il migliore amico
dell’uomo e il cinema lo ha dimostrato in innumerevoli occasioni. I
film sui cani sono infatti tanti e di vario genere, da quelli
più struggenti fino a quelli fruibili da grandi e piccoli. Tutti,
però, offrono sempre lo stesso messaggio: queste meravigliose
creature (come tutti gli animali, d’altronde) sono capaci di
offrire amore senza limiti né condizioni. Un film che di recente ha
riproposto questo tema è
Clifford – Il grande cane rosso, uscito nel 2021 per
la regia di Walt Becker, noto per commedie come
Svalvolati on the Road e Alvin Superstar – Nessuno ci
può fermare.
Il film si basa su una sceneggiatura
scritta da Jay Scherick & David
Ronn e Blaise Hemingway e su una storia
di Justin Malen ed Ellen
Rapoport. La fonte originaria della storia, però, è
l’omonima serie di libri illustrati per ragazzi scritta da
Norman Bridwell tra il 1963 e il 2015. Da tempo si
cercava di portare al cinema questo amabile personaggio con un film
che coniugasse riprese live-action ed elementi in CGI. A Clifford
erano infatti state dedicate fino ad oggi solo delle serie animate
e un film era da sempre nelle speranze dei tanti appassionati
lettori delle avventure di questo enorme e simpatico cagnolone.
La particolarità di questo Clifford
cinematografico, rispetto alle altre versioni precedentemente
realizzate, è il suo essere privo di parola. Una scelta fatta per
far apparire più realistico un personaggio già di per sé
estremamente fuori dalla norma. In questo articolo, approfondiamo
dunque alcune delle principali curiosità relative a
Clifford – Il Grande Cane Rosso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del
finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Clifford – Il grande cane rosso: il
libro e altre curiosità sul cane protagonista
Norman Bridwell non
immaginava che una delle sue illustrazioni, raffigurante una
bambina con un segugio delle dimensioni di un cavallo, potesse
essere il principio di una storia più ampia. Ma è ciò che è
successo quando un editore della Harper & Row gli
consigliò di scrivere una storia a partire da uno dei suoi
bozzetti. Dopo aver scelto appunta quella poc’anzi descritta,
Bridwell ideò così Clifford, nome che prese dall’amico immaginario
d’infanzia di sua moglie. Nel tempo, egli ha realizzato 80 libri su
questo cagnolone di razza Labrador retriever, a
cui sono poi state dedicate anche 2 serie televisive, videogiochi
e, ora, questo film.
La trama e il cast di Clifford – Il
grande cane rosso
La piccola Emily
Elizabeth riceve come regalo da uno stravagante e magico
signore un piccolo cucciolo di cane rosso, che immediatamente
conquista il suo cuore. Ma Emily non avrebbe mai pensato che il
cucciolo Clifford, al suo risveglio, si potesse trasformare in un
gigantesco cane da caccia di oltre tre metri, capace di mettere a
soqquadro il suo piccolo appartamento di New York. Mentre sua mamma
è fuori città per lavoro, Emily e il suo divertente ma impulsivo
zio Casey si troveranno ad affrontare una
gigantesca avventura in giro per la Grande Mela.
Ad interpretare Emily vi è l’attrice
Darby Camp, nota per aver recitato serie
televisiva
Big Little Lies – Piccole grandi bugie e nel film Qualcuno
salvi il Natale. L’attore comico Jake
Whitehall, invece, ricopre il ruolo dello zio di Emily,
Casey, mentre Tony Hale è Zac Tieran, proprietario
di Lyfegro, una società di genetica che vuole Clifford. Completano
poi il cast Sienna Guillory nel ruolo di Maggie
Howard, madre di Emily, Izaac Wang in quello di di
Owen Yu, migliore amico di Emily e John Cleese nel
ruolo di Mr. Bridwell, il magico soccorritore di animali che affida
Clifford a Emily. Prende il nome dal creatore del personaggio di
Clifford, Norman Bridwell.
Come finisce il film? Ci sarà un
sequel?
Nel finale del film, dopo che
Zac Tieran, proprietario della società di
biotecnologie Lyfegro è entrato in possesso di Clifford con
l’intenzione di condurre su di lui degli esperimenti, Emily e Casey
riescono ad introdursi nel quartier generale dell’azienda e a
liberare Clifford, che poi fugge per la città con Emily in groppa.
Insieme ritrovano Bridwell, che però le dice che
non può far tornare Clifford piccolo, perché è stato il suo amore a
renderlo grande. Le consiglia quindi di difendere Clifford e sé
stessa, perché essere diversi è un dono. Emily fa allora in modo di
tenere con sé il grande cane rosso, a cui tutta New York dona una
cuccia adeguata alla sua stazza.
Dopo il successo ottenuto in
streaming, per
Clifford – il grande cane rosso è ufficialmente in
fase di sviluppo un sequel. La Paramount ha infatti annunciato, nel
novembre del 2021, che è in sviluppo un secondo film dedicato al
personaggio e alle sue avventure. Tuttavia, lo studio non ha
fornito ulteriori dettagli a riguardo e non è pertanto chiaro
quando e come il film verrà distribuito e se la Paramount intende
seguire la stessa formula di distribuzione ibrida riservata al
primo film. Ad oggi ancora non si hanno novità in merito a questo
sequel e non è dunque noto a che punto siano i lavori su di
esso.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di
Clifford – Il grande cane rosso grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Apple iTunes, Tim Vision
e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 19
aprile alle ore 21:20 sul canale
Italia 1.
Dopo il panel della Star
Wars Celebration 2025 su The
Mandalorian & Grogu, uno dei film di Star Wars più
attesi del prossimo anno, l’attrice Sigourney Weaver ha fornito nuove informazioni
sul suo personaggio, attualmente senza nome, nel fil di
Star Wars. Nel corso di un’intervista a IGN, l’attrice ha
affermato: “Beh, indossava un’uniforme da pilota ribelle,
ed è così che è venuta fuori. E ora, naturalmente, è ancora un
pilota ed è una delle persone che lavorano per proteggere la Nuova
Repubblica. In realtà si trova nell’Orlo Esterno, dove ci sono le
vestigia dell’Impero, quindi ha bisogno di qualcuno come il
Mandaloriano e del suo fedele compagno“.
Più avanti nell’intervista, la
Weaver ha aggiunto: “Mi sento come se Grogu stesse passando da
una piccola creatura che impara a qualcuno che ha delle vere
capacità. E in effetti ora è l’apprendista, e mi è sembrato di
vedere una grande differenza tra questo aspetto nella serie“.
Mentre la storia di The
Mandalorian & Grogu e il ruolo di Weaver nel film
(come è ovvio) rimangono al momento strettamente nascosti, questi
commenti dell’attrice hanno alcune affascinanti implicazioni per
questo nuovo personaggio di Star Wars. Non resta dunque che
attendere di poter scoprire qualcosa in più su di esso e il suo
ruolo nel film.
The Mandalorian &
Grogu, tutto quello che sappiamo sul film
Jon Favreau sta
producendo e dirigendo il film insieme alla presidente della
Lucasfilm Kathleen Kennedy
e DaveFiloni, CCO
della Lucasfilm ed ex direttore supervisore dell’amata serie
animata Star Wars: The Clone Wars. “Ho amato
raccontare storie ambientate nel ricco mondo creato da George
Lucas”, ha detto in precedenza Favreau. “La prospettiva di
portare il mandaloriano e il suo apprendista Grogu sul grande
schermo è estremamente emozionante”.
La serie di tre stagioni
The
Mandalorian è stata generalmente ben accolta da fan e
critici. Una quarta stagione è già in fase di sviluppo presso
Lucasfilm, con l’obiettivo di riallacciarsi agli eventi di
Ahsoka e di altri show Disney+ di Star
Wars.
Si sa molto poco del film, incluso
il suo posizionamento nella cronologia di The
Mandalorian e chi altro dovrebbe recitare oltre a
Pedro Pascal. Sappiamo che star di
AlienSigourney
Weaversarà nel film, anche se i dettagli sul suo
personaggio sono ancora segreti, mentre Jeremy Allen White di The Bear è
stato recentemente scritturato per interpretare il “buffo” Rotta
the Hutt.
I dettagli sulla trama di The
Mandalorian & Grogu sono stati difficili da ottenere,
quindi il casting di Jeremy Allen White come figlio di Jabba
fornisce il primo vero assaggio di ciò che potrebbe essere in serbo
per il cacciatore di taglie titolare e il suo adorabile figlio
adottivo.
La serie Disney+The
Mandalorianè ambientata negli anni successivi agli
eventi di Star Wars: Il ritorno dello Jedi del 1983, in cui
la Principessa Leia (Carrie Fisher) strangola a
morte Jabba. La recente serie spin-off
The Book of Boba Fettha rivelato che l’assenza di
Jabba ha lasciato un vuoto di potere tra i boss del crimine
organizzato su Tatooine; due cugini di Jabba si giocano il suo
territorio, ma vengono sconfitti da Boba Fett (Temuera
Morrison), che prende il sopravvento. Sembra probabile
che, con il figlio di Jabba in qualche modo coinvolto nel nuovo
film, anche Boba Fett e il suo vice Fennec Shand (Ming-Na
Wen) saranno coinvolti.
È passato un sacco di tempo dal
finale della prima stagione di Ahsoka:
un anno e sette mesi. Ma dal panel dedicato nel corso della
Star
Wars Celebration di Tokyo sono emerse due anticipazioni
sulla seconda stagione, la cuirealizzazione entrerà in produzione
la prossima settimana. Innanzitutto, Hayden
Christensen tornerà nei panni di Anakin Skywalker: il che
è assolutamente sensato. Anakin è il Maestro Jedi di Ahsoka e i due hanno una relazione molto complessa. Ma
altre novità: l’attore de Il Trono di
SpadeRory McCann interpreterà il malvagio Jedi Baylan
Skol dopo la morte di Ray Stevenson.
Inoltre, l’Ammiraglio Ackbar
tornerà, e non è una trappola. “Si scontrerà con Thrawn“,
ha promesso il creatore di Ahsoka, Dave
Filoni. “Mi ci è voluto tutto lo sforzo per resistere
alla tentazione di scrivere la battuta: ‘È una trappola!’ Perché
pensavo, non posso farlo, sarebbe così noioso. Perché questo tizio
non può sempre cadere in trappole. Ci si aspetterebbe che questa
volta se ne accorgesse”, ha scherzato Filoni.
Stevenson è morto nel maggio 2023,
prima del debutto della prima stagione di Ahsoka.
Ha interpretato un antagonista chiave e nefasto che si scontra con
Ahsoka interpretata da Rosario Dawson. Filoni si è emozionato
ricordando Stevenson. “La seconda stagione è stata
prevedibilmente una grande sfida a causa della perdita di
Ray”, ha detto Filoni. “Conoscevo Ray perché lavoravo con
lui al doppiaggio“, ha detto, “È stata una sfida per me
considerare di continuare per un po’. Ma ho un meraviglioso gruppo
di supporto in Jon (Favreau) e Rosario (Dawson)“.
Anche Favreau, Dawson e Christensen
erano sul palco a Tokyo con Filoni. “Ho trovato un modo per
entrare: avevo Ray in testa. Sono grato per tutte le mie
conversazioni con lui su Baylan. Quindi, ho capito cosa fare, ci è
voluto solo un po’ per arrivarci. Ora sono molto fiducioso che Ray
sarebbe contento della direzione che abbiamo scelto”, ha
aggiunto Filoni, che ha preso la decisione di concerto con la
famiglia del defunto attore.
“Il personaggio è pensato per
essere un parallelo ad Ahsoka sotto ogni aspetto. Se c’è una luce,
c’è anche un’oscurità, e Baylan rappresenta un percorso diverso per
un Jedi, così come tu (Rosario) rappresenti qualcuno che ha
abbandonato l’ordine (Jedi), come lui. È un parallelo che deve
continuare”, ha detto Filoni.
In occasione della première di
Star
Wars: Skeleton Crew, tenutasi a Disneyland all’inizio del
mese, lo showrunner Dave Filoni aveva condiviso un
aggiornamento entusiasmante sullo stato di avanzamento della
seconda stagione di Ahsoka.
“Sono molto impegnato anche in quella. L’ho scritta, e sono
ancora l’unico sceneggiatore, e quindi mi sto divertendo a farlo,
ma è una sfida, naturalmente, e lavorare su alcuni di questi archi
è stata una sfida e assicurarsi che tutto questo venga fuori in un
modo che penso sia eccitante per i fan”, ha detto.
La prima stagione di
Daredevil: Rinascita si è conclusa questa
settimana con un finale ricco d’azione che ha preparato il terreno
per la seconda stagione, attualmente in fase di ripresa. Seguono
spoiler su “Dritto
all’inferno“.
Dopo aver capito che gli servirà
“un esercito” per affrontare il sindaco Wilson Fisk e le
sue forze, Matt Murdock raduna i pochi alleati che ha al Josie’s
Bar per pianificare la loro prossima mossa. È giusto dire che la
squadra dell’Uomo senza paura è ancora un po’ in
inferiorità numerica, ma abbiamo sentito voci su alcuni vecchi
amici che si uniranno alla difesa della città nella seconda
stagione.
Durante un’intervista con EW, allo
showrunner Dario Scardapane è stato chiesto delle
probabilità di vedere Jessica Jones, Luke Cage e/o Danny Rand nella
seconda stagione. Non ha confermato nulla, ma ha lasciato intendere
che Daredevil sarà affiancato da altri “supereroi” nella sua
battaglia contro Kingpin.
Senza rivelare troppo… quando
lavori in quello che definirei l’angolo di Hell’s Kitchen del
MCU, quei personaggi iconici sono
sempre nella tua mente. Il punto è che – e questo è un po’
difficile, sto cercando di infilare un ago nella piaga – vuoi
introdurre persone, relazioni e figure del passato nella vita di
Matt perché aiutano la storia, in particolare in una storia in cui
Fisk ha preso il controllo della città. E c’è una resistenza e una
ribellione, per così dire, che stanno emergendo. Quindi ci saranno
persone, vigilanti, supereroi coinvolti. Devono esserci perché
questo sta accadendo alla loro città. Detto questo, vuoi anche
creare una storia completamente organica per questo. Quindi chi
entra e perché deve essere al di là di qualsiasi cosa si sia
meritata. Quindi la risposta più semplice alla tua domanda è: sì,
quei personaggi che hai appena elencato sono assolutamente nella
mia testa e nella testa di tutti mentre lavoriamo. Come questo si
manifesti sarà molto complicato dal punto di vista della scrittura,
ma anche un segreto piuttosto gelosamente custodito a questo punto.
Quindi sono volutamente cauto, ma dico anche ‘Certo che sì!’,
perché è qualcosa a cui stiamo pensando.
Spider-Man potrebbe essere uno di
questi eroi? È improbabile, vista l’attuale situazione dei diritti,
e Scardapane non sembra troppo ottimista. “È buffo, però,
perché questo fa parte del lavoro in qualcosa di così grande come
l’MCU. Abbiamo il nostro piccolo
angolo che è Hell’s Kitchen, un po’ in centro rispetto all’Avengers
Tower. Restiamo nel nostro quartiere finché qualcuno non dice:
‘Ehi, che ne dici di…?!’. Quando persone in alto, o personaggi di
altre serie o personaggi di altri film, sono interessati al nostro
mondo, riceviamo qualcosa tipo: ‘Cosa ne pensi di…?’. E non ho
ancora ricevuto nulla del genere su Spider-Man.”
Il cast di Daredevil:
Rinascita
Matt Murdock (Charlie
Cox), un avvocato cieco con abilità elevate, lotta per
la giustizia attraverso il suo vivace studio legale, mentre l’ex
boss della mafia Wilson Fisk (Vincent
D’Onofrio) persegue i suoi sforzi politici a New York.
Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli
uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.
La serie Daredevil:
Rinascita vede la partecipazione anche di
Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna
Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson,
Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e
Jon Bernthal. Dario Scardapane è
lo showrunner.
Gli episodi sono diretti da
Justin Benson e Aaron Moorhead,
Michael Cuesta, Jeffrey
Nachmanoff e David Boyd; e i produttori
esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad
Winderbaum, Sana Amanat, Chris Gary, Dario Scardapane, Christopher
Ord e Matthew Corman, e Justin Benson e Aaron
Moorhead.
Il regista Martin Campbell
propone con Memory (qui
la recensione) un film ricco d’azione, ma anche cupo e
drammatico in quanto affronta temi delicati come il traffico di
esseri umani, la corruzione sistemica e la vendetta, arricchiti da
una riflessione amara sul declino mentale e sull’identità.
Interpretato da Liam Neeson, il film presenta quindi una
moltitudine di punti di vista e storie che si intrecciano tra loro,
fornendo così un ritratto variegato delle tematiche trattate. In
questo articolo, esploriamo proprio il significato del finale del
film.
La trama di Memory
Nel corso del film, Alex Lewis (Liam
Neeson) è incaricato di uccidere due persone: uno è un
imprenditore corrotto coinvolto nel traffico sessuale; l’altro, a
sua insaputa, è una giovane ragazza di nome Beatriz
Leon, adolescente vittima dello stesso racket. Quando Alex
scopre che Beatriz è solo una ragazza innocente, cambia
radicalmente: si rifiuta di ucciderla, sfidando direttamente i suoi
mandanti e, di fatto, firmando la propria condanna a morte. Questo
gesto sancisce la sua ribellione morale e l’inizio di un percorso
personale di espiazione.Ma la redenzione arriva troppo tardi:
Beatriz viene comunque uccisa.
Alex, devastato, decide allora di vendicarsi eliminando i
responsabili, tra cui il suo ex-alleato Mauricio.
È in questo momento che Memory si trasforma da un
action-thriller a una parabola cupa sulla giustizia personale.
Tutti gli indizi portano inoltre ad un’unica figura chiave:
Davana Sealman
(Monica
Bellucci), una potente e ricca immobiliarista del
Texas, madre di Randy Sealman, uomo coinvolto nel
traffico e nello stupro di Beatriz. Davana è la mente dietro il
tentativo di insabbiamento: ha ordinato l’uccisione della ragazza
per proteggere suo figlio, e ora è pronta a tutto pur di cancellare
le prove rimaste.
La spiegazione del finale
Alex, pur se debilitato dalla malattia e da una ferita da
arma da fuoco, riesce a farsi strada tra le sue guardie e a
raggiungerla. Ma quando ha finalmente Davana nel mirino, non preme
il grilletto. È un momento significativo: Alex non è un assassino
cieco. In lui, malgrado tutto, resta un residuo di umanità e
lucidità morale. Nonostante abbia vissuto una vita nell’ombra,
conserva un codice etico. Viene quindi arrestato dalla polizia di
El Paso. Vincent Serra (Guy
Pearce), l’agente dell’FBI che
segue l’indagine, insiste per ottenere il suo trasferimento in
custodia federale, temendo che la malattia e la debolezza fisica
possano portare alla sua morte prima di ottenere una confessione o
la verità completa.
Il titolo Memory assume a questo punto un
significato sempre più tragico. Alex afferma di avere le prove che
possono inchiodare Davana: una chiavetta USB contenente documenti
riservati che ha nascosto da qualche parte. Il problema è che non
ricorda dove. Il suo Alzheimer sta progredendo rapidamente. In
ospedale, sotto vigilanza, diventa il bersaglio finale di Davana,
che corrompe un medico per iniettargli una sostanza letale e
metterlo a tacere. Nel momento cruciale, però, Alex riesce a
sopraffare il medico e a usarlo come scudo per fuggire.
Con uno stratagemma ingegnoso, riesce a far credere agli
agenti dell’FBI di avere un ostaggio: quando aprono il fuoco,
colpiscono l’uomo sbagliato. A bordo dell’auto di Vincent, in un
attimo di lucidità, Alex balbetta un frammento di ricordo legato
alla panetteria del padre e alla scritta sull’insegna. Quel
dettaglio porta Vincent a scoprire dove Alex aveva nascosto la
chiavetta. È un momento toccante, malinconico e carico di
significato. Il killer ormai morente ha giocato la sua ultima
carta, affidando a chi lo ha inseguito per tutto il film la
possibilità di far luce sulla verità. La sua memoria – fragile,
spezzata, inaffidabile – diventa l’ultimo barlume di giustizia
possibile.
Se Alex ha cercato redenzione, Hugo Marquez
– l’agente messicano sospeso da Serra nel corso del film – incarna
il volto della vendetta fredda e sistematica. Rappresenta quella
parte del sistema che, privata degli strumenti ufficiali della
giustizia, si sporca le mani pur di ottenere un risultato. Marquez,
accompagnato da Linda Amistead, agente dell’FBI,
sviluppa nel corso del film un legame sempre più stretto con
Beatriz, diventando una sorta di figura paterna o protettiva.
Quando lei muore, qualcosa si spezza anche in lui. Con la legge
incapace di colpire Davana, Hugo decide dunque di agire per conto
proprio.
Mentre Linda distrae Vincent, portandolo a bere dopo
l’ennesima frustrazione con il procuratore distrettuale (che si
rifiuta di usare le prove recuperate ritenendole insoddisfacenti),
Hugo si introduce nella residenza di Davana, vestito di nero, e la
uccide tagliandole la gola. La notizia della morte di Davana arriva
in TV, come un fulmine. Vincent e Linda capiscono, ma non possono
(o non vogliono) fare nulla. Linda recita la preghiera di Santa
Ines, che Hugo le aveva insegnato, come un atto di giustizia
simbolica. Vincent, a sua volta, comprende che quella morte non è
ufficialmente attribuibile a nessuno. Forse anche lui ha ormai
superato il confine tra legalità e complicità.
Nessuno esce quindi davvero vincitore da questo finale. Alex
è morto, consumato dalla sua mente che si sgretola e da una vita
spesa nella violenza. Hugo ha ottenuto vendetta, ma non giustizia
nel senso tradizionale: ha dovuto uccidere nell’ombra, diventando
ciò che combatteva. Vincent e Linda si trovano a metà tra due
mondi: fedeli alla legge, ma ormai consapevoli che a volte la legge
non basta. Il film lascia quindi emergere una riflessione lucida e
crudele: in un sistema dove il potere protegge i colpevoli e
sacrifica le vittime, la vera giustizia può sopravvivere solo in
forme distorte, personali, ai margini della legalità.
The Chronicles of Riddick (qui
la recensione) è il secondo capitolo della saga iniziata con
Pitch Black (2000) e rappresenta un’espansione
ambiziosa dell’universo narrativo costruito attorno alla figura
enigmatica di Richard B. Riddick, l’antieroe
solitario interpretato da Vin Diesel, feroce e sopravvissuto a un
passato oscuro. Se il primo film era un survival horror spaziale,
questo sequel si configura invece come uno sci-fi epico che mescola
mitologia spaziale, estetica dark-fantasy e dinamiche politiche
imperiali. Il finale del film, cupo e sorprendente, cambia però
completamente lo statuto del personaggio principale e apre una
nuova dimensione narrativa e tematica che merita di essere
analizzata in profondità.
La trama di The
Chronicles of Riddick
Il film si apre con una minaccia cosmica: i
Necromonger, un
esercito oscuro e fanatico che viaggia da un pianeta all’altro
convertendo o sterminando ogni civiltà che incontra, sono arrivati
a Helion Prime, un mondo civilizzato e illuminato.
Riddick, braccato da mercenari, scopre di essere
l’ultimo sopravvissuto della razza dei Furian, un popolo guerriero che il
Lord Marshal dei Necromonger ha tentato di
sterminare decenni prima perché temeva una profezia: un Furian
avrebbe causato la sua caduta. Il viaggio di Riddick in questo film
è quindi doppio: da un lato, fugge come sempre da chi lo vuole
morto; dall’altro, è costretto ad affrontare il proprio destino,
scritto nelle stelle o nel sangue.
La spiegazione del
finale
Nel terzo atto del film, Riddick riesce quindi a infiltrarsi
all’interno della nave ammiraglia dei Necromonger, la Basilica, per
affrontare il Lord Marshal (Colm Feore), un essere
semi-divino che ha la capacità di separare la propria anima dal
corpo e muoversi a velocità ultraterrene. Riddick è motivato dalla
vendetta, ma anche da un senso crescente di responsabilità,
soprattutto dopo la morte di Kyra (Alexa
Davalos), l’unica persona che rappresentava un legame
emotivo con il suo passato. Kyra, precedentemente nota come Jack in
Pitch Black, è qui diventata una guerriera
prigioniera dei Necromonger, e muore nel tentativo di ribellarsi al
loro giogo.
La sua morte segna dunque una svolta interiore in Riddick,
che fino a quel momento aveva mantenuto un atteggiamento distaccato
e cinico verso la causa più ampia del conflitto. La battaglia tra
Riddick e il Lord Marshal è quindi uno scontro fisico e simbolico
tra due visioni opposte del potere: il totalitarismo misticizzato
dei Necromonger contro l’individualismo anarchico di Riddick. Nel
corso dello scontro, Riddick riesce a colpire il Lord Marshal solo
grazie all’intervento di Vaako (Karl
Urban), il comandante dell’esercito necromonger, che
vede l’occasione di avanzare nella gerarchia se il suo signore
muore. Il colpo di grazia lo infligge però Riddick, trafiggendo il
Lord Marshal con due lame.
A quel punto, accade qualcosa di inatteso: i Necromonger,
fedeli al loro codice gerarchico religioso, si inginocchiano tutti
davanti a lui. Una delle regole sacre del loro ordine
è: “Tieni ciò che
uccidi”. Riddick ha ucciso il loro leader ed è dunque lui il
nuovo Lord Marshal. Il momento in cui Riddick siede sul trono del
Lord Marshal è però un momento del tutto privo di gioia. L’antieroe
solitario è infatti stato ricompensato con ciò che ha sempre
disprezzato. È un vincitore suo malgrado, che porta il peso di un
potere che non ha chiesto, ma che il destino gli ha imposto.
Uno dei temi centrali del film, e che trova compimento nel
finale, è infatti il conflitto tra destino e autodeterminazione.
Riddick ha passato la vita a rifiutare ogni tipo di autorità,
affermando solo la propria volontà e il proprio istinto di
sopravvivenza. Ma la profezia Furian lo insegue, e alla fine si
compie: lui è l’unico in grado di uccidere il Lord Marshal. Il
paradosso è che proprio nel tentativo di evitare il destino,
Riddick lo compie (esattamente come accade ad Edipo nella celebre
tragedia greca). Questo porta a una domanda centrale: siamo padroni
del nostro cammino o solo strumenti di qualcosa di più grande?
Il
finale di The Chronicles of Riddick è dunque un
ribaltamento potente e malinconico del classico schema narrativo
dell’eroe. Invece di essere premiato con la pace, l’amore o la
libertà, Riddick viene incoronato re di un impero che rappresenta tutto ciò
che ha sempre combattuto. L’ultimo Furian diventa il nuovo Lord
Marshal non per ambizione, ma per destino. E così, l’uomo che ha
sempre camminato da solo nell’ombra si trova sotto i riflettori,
prigioniero di un ruolo che non ha chiesto. Un finale che trasforma
un film d’azione fantascientifico in una tragedia filosofica
travestita da epopea. Un trono guadagnato con il sangue, ma intriso
di solitudine. Un potere assoluto, ma profondamente vuoto.
Ad ogni modo, il finale non chiude la storia di Riddick, ma
la rilancia su un piano nuovo. L’ascesa al potere è solo l’inizio
di un nuovo conflitto: cosa farà ora? Governerà? Distruggerà?
Cercherà di cambiare i Necromonger dall’interno o li abbandonerà?
Questo interrogativo viene esplorato solo parzialmente nel film
successivo, Riddick (2013), dove il protagonista viene
tradito dalla flotta dei Necromonger e lasciato a morire su un
pianeta, solo per poi dar vita ad un racconto che si muove verso
altre direzioni. Pertanto, il finale del film del 2004 resta
a suo modo autoconclusivo nella sua ambiguità. Al momento è in
sviluppo anche un quarto film, Riddick:
Furya, che potrebbe però riprendere il discorso sul
destino del personaggio.
Il cinema, come noto, è pieno di
supereroi e giustizieri privati. Oltre a quelli noti, il più dei
quali provenienti dal cinema hollywoodiano, se ne possono ritrovare
anche in cinematografie meno note (e per questo anche più
interessanti). Personaggi che incarnano i valori delle rispettive
culture, permettendo così di imbattersi in qualcosa di decisamente
nuovo rispetto al solito. Un perfetto esempio a riguardo è il
brasiliano The Nightwatcher – Il
vendicatore (il cui titolo originale è O
Doutrinador).
Diretto da Gustavo
Bonafé e Fábio Mendonça, il film è
ispirato all’omonima serie a fumetti brasiliana, creata da
Luciano Cunha e pubblicata per la prima volta nel
2013. Parlando di giustizia e vendetta personale, in questo
adattamento cinematografico, si riflettono
i sentimenti di una nazione sfiduciata dalla corruzione dilagante
all’interno della propria classe politica.
Attraverso la trasformazione di Miguel in un giustiziere
mascherato, la pellicola esplora infatti temi come la vendetta, la
giustizia e la lotta contro il sistema corrotto.
La narrazione si sviluppa in un contesto urbano e violento, dove
l’azione e l’adrenalina si mescolano a una critica sociale
profonda.
La performance di Kiko Pissolato nel
ruolo di Miguel aggiunge intensità al personaggio, rendendo
credibile la sua discesa nell’oscurità per combattere il male con
il male. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle
principali curiosità relative a The Nightwatcher – Il
vendicatore. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e al suo
finale. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Samuel de Assis e Kiko Pissolato in The Nightwatcher – Il
vendicatore
La trama e il cast di The
Nightwatcher – Il vendicatore
Protagonista del film è
Miguel Montessanti (Kiko
Pissolato), agente delle forze speciali della polizia
federale brasiliana. Miguel è tra i migliori della sua divisione,
ultra qualificato e altamente addestrato, è incaricato di occuparsi
di casi di corruzione all’interno del Governo.
Nel suo mirino c’è il potente governatore Sandro
Corrêa (Eduardo Moscovis). Nonostante sia
coinvolto in diversi scandali politici, l’uomo è sempre riuscito ad
eludere la giustizia e ora si candida alla Presidenza della
Repubblica. Un giorno, mentre Miguel si trova a una manifestazione
con l’adorata figlia, la bambina viene colpita mortalmente da un
proiettile vagante.
Quando il poliziotto scopre che
dietro a quello sparo c’è la mano di Corrêa, la rabbia lo
trasforma. Affamato di vendetta, l’uomo decide di farsi giustizia
da solo. Il suo unico desiderio è quello di eliminare con le sue
stesse mani tutti i politici e gli imprenditori corrotti che si
arricchiscono alle spalle del popolo e che incolpa per la morte
della figlia. Mascherato e armato fino ai denti, Miguel diventa “Il
Vendicatore”, iniziando così la sua personale lotta contro i
potenti criminali a capo della Nazione.
Eduardo Moscovis, Samuel de Assis e Kiko Pissolato in The
Nightwatcher – Il vendicatore
Il finale del film
Nel climax del film, Miguel, ormai completamente devoto al ruolo di
Nightwatcher, affronta il governatore Sandro Corrêa, il principale
antagonista e simbolo della corruzione politica.
Dopo una serie di scontri violenti e inseguimenti, Miguel riesce a
smascherare pubblicamente le attività illecite di Corrêa, portando
alla sua caduta.
Tuttavia, il finale lascia spazio a riflessioni sulla moralità
delle azioni di Miguel e sulle conseguenze della giustizia
fai-da-te.
La pellicola si conclude infatti con Miguel che, pur avendo
raggiunto il suo obiettivo, si rende conto del prezzo personale
pagato e della sottile linea che separa il giustiziere
dall’antieroe.
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire di The
Nightwatcher – Il vendicatore grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple
iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 18
aprile alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.