È stato diffuso il primo trailer
completo di
One Battle After Another, il nuovo film di
Paul Thomas Anderson dopo il precedente Licorice
Pizza. Il film vedrà Leonardo DiCaprio – qui alla sua prima
collaborazione con Anderson – nel ruolo di Bob Ferguson, un
rivoluzionario stravagante e spettinato che cerca di salvare sua
figlia. Il filmato inizia proprio con Bob, in berretto e
accappatoio, che usa un telefono pubblico per chiedere aiuto a
degli sconosciuti alleati ribelli, ma dimentica quali parole in
codice usare.
Benicio Del Toro interpreta invece il sensei
di Bob e gli insegna a vivere senza paura – e lo spinge fuori da
un’auto in corsa. Il trailer si conclude poi con DiCaprio che urla
“Viva la revolución” e lui e del Toro si preparano a combattere
contro i loro nemici. Non è stato confermato, ma si ritiene
che One Battle After Another sia in qualche
modo ispirato al romanzo cult di Thomas Pynchon
del 1990 “Vineland”.
Quello che sappiamo di One
Battle After Another
Prima che venisse rivelato il
teaser, gli unici dettagli sulla trama del film erano che ha
un’“ambientazione contemporanea” e che si tratta di un
film corale, ma ancora prima che venisse rivelata la storia,
circolavano già voci che il film sarebbe stato il più costoso di
Anderson. Secondo i primi rapporti di Variety, One Battle
After Another sarebbe costato più di 100 milioni di
dollari, mentre la cifra più recentemente riportata indicava 140
milioni di dollari.
Il film ha iniziato le riprese
principali con il titolo provvisorio “BC Project” nel gennaio 2024
in California, dove si svolge la maggior parte dei film di
Anderson. One Battle After Another è stato girato
su pellicola da 35 mm con telecamere VistaVision. Oltre alla
produzione in California, sono state effettuate altre riprese in
loco a El Paso, in Texas.
Il film è inoltre la sesta
collaborazione tra Anderson e il compositore Johnny
Greenwood, nonché la quinta tra Anderson e il primo
assistente alla regia Adam Somner, morto nel
novembre 2024. L’uscita del film è prevista per il 26
settembre, distribuito dalla Warner Bros. Pictures. Nel
film, DiCaprio sarà affiancato da Sean Penn, Benicio Del Toro, Regina Hall, Chase
Infiniti, Alana Haim e Teyana Taylor.
Ben Affleck ha fatto visita al set di The
Odyssey, il film di Christopher
Nolancon protagonista l’amico MattDamon. Dopo aver dunque
assistito alle riprese, l’attore ha parlato con GQ delle grandi scene d’azione
che sono state eseguite davanti ai suoi occhi, definendole “un
territorio alla Bourne Identity”. Affleck ha infatti
affermato che Damon sta “facendo molte prove di stunt” per
The
Odyssey, cosa che non faceva da tempo, paragonando
tutto ciò a The Bourne Identity, il thriller d’azione del 2002 con
protagonista MattDamon.
“È una delle cose di cui parlavo
con Matt – sta andando a fare questo film di Chris Nolan e sta
facendo un sacco di prove di stunt, ed era tipo: “Ragazzi, è
passato un po’ di tempo, vero? Dove devi davvero imparare i
combattimenti – questo è il territorio alla Bourne
Identity”.
Cosa significa la preparazione
fisica di Matt Damon per The
Odyssey
Dopo l’emozionante epopea storica di
Oppenheimer, che ha guadagnato quasi un miliardo di
dollari al botteghino e ha vinto il premio come miglior film agli
Oscar,
Christopher Nolan sta tornando al genere d’azione con
il suo prossimo film, The
Odyssey. La quantità di azione dovrebbe essere
paragonabile ad alcuni dei suoi film passati, come Tenet, Dunkirk o anche la trilogia del Cavaliere Oscuro.
The Bourne Identity è dunque indubbiamente un
interessante punto di riferimento per le scene d’azione del nuovo
film di Nolan.
Uscito nel 2002, è considerato uno
dei film d’azione più influenti mai realizzati. Ha ridisegnato il
modo in cui Hollywood si è avvicinata al cinema di questo genere
nel XXI secolo, introducendo uno stile più concreto, realistico e
intenso che si allontanava dalle sequenze d’azione esagerate e
piene di effetti degli anni Novanta. Nolan, noto per la sua
preferenza per gli effetti pratici, insieme all’uso della nuova
tecnologia cinematografica IMAX, potrebbe dunque presentare nel
film sequenze d’azione altrettanto influenti.
Quello che sappiamo su The
Odyssey
L’antico poema epico di Omero
racconta la storia di Odisseo, re di Itaca, e del suo pericoloso
viaggio di ritorno a casa dopo la guerra di Troia, esplorando temi
di eroismo, lealtà, astuzia e la lotta contro la volontà divina. Il
racconto include episodi iconici come l’incontro con il ciclope
Polifemo, le Sirene e la strega-dea Circe, avventure che culminano
con il suo ricongiungimento con la moglie Penelope.
Secondo recenti indiscrezioni, nel
film Tom Holland interpreterà il figlio di Odisseo,
Telemaco (come già ipotizzato), Zendaya sarà la dea della saggezza Atena,
Charlize Theron la maga Circe, Anne Hathaway la moglie di Odisseo, Penelope,
Benny Safdie il re di Micene Agamennone e Lupita Nyong’o sua moglie Clitennestra.
I dettagli sulla trama del film
The
Odyssey di Christopher Nolan sono ad ora stati tenuti
nascosti e non è confermato quanto il regista sarà fedele all’opera
di Omero. Considerando i suoi precedenti, c’è da aspettarsi che
apporti una svolta inaspettata alla storia che già presenta tutti i
marchi di fabbrica del suo cinema, in particolare la non linearità
della narrazione. Le riprese di Odyssey dovrebbero iniziare il mese
prossimo e sarà il secondo film di Nolan per la Universal, dopo
Oppenheimer.
Il reboot di Blade
potrebbe finalmente essere pronto per andare avanti: secondo quanto
riportato, i Marvel Studios starebbero infatti puntando al
regista della serie John Wick per dirigere il reboot del Marvel Cinematic Universe. Dal San
Diego Comic-Con 2019, i Marvel Studios stanno lavorando
attivamente al nuovo reboot di Blade,
con Mahershala Ali che interpreterà il personaggio
principale nella linea temporale del MCU. Tuttavia, dopo diversi
ritardi, il film è attualmente ancora senza un regista e una data
di uscita, poiché i Marvel Studios stanno ancora
cercando di capire la direzione da dare all’iconico vampiro.
Ad ogni modo, secondo The InSneider, lo stesso regista
di John Wick, Chad Stahelski, starebbe
pensando di dirigere il reboot di Blade del
MCU con Ali. Al momento della
pubblicazione, i Marvel Studios non hanno però
commentato la notizia, lasciando il destino del film ancora avvolto
nel mistero. Tuttavia, l’assunzione del ruolo da parte del regista
avrebbe senso sulla base di una precedente intervista rilasciata a
The Playlist, in cui Stahelski ha dichiarato che gli piacerebbe
lavorare a un film di Blade, affermando che
“tra tutte le cose che ci sono là fuori, mi cimenterei con
‘Blade’ in un secondo”.
Cosa potrebbe significare il
coinvolgimento di Chad Stahelski per Blade
Anche se solo il tempo ci dirà se
Chad Stahelski otterrà il lavoro o meno, se è vero
che è nel radar dei Marvel Studios per
Blade, significa che stanno chiaramente prendendo
la strada giusta per quello che vogliono fare con il personaggio di
Ali nel MCU, in quanto Stahelski potrebbe
apportare al film tutta l’azione spettacolare di cui ha bisogno.
Dato l’enorme talento di cui dispone Ali come protagonista di
Blade, la pressione sul progetto è estremamente alta, soprattutto
se si considera la popolarità del personaggio nel canone Marvel. Per quanto sia stato
frustrante vedere il reboot attraversare i numerosi problemi
creativi, è meglio prendersi del tempo piuttosto che cancellare del
tutto il film.
La domanda più importante, tuttavia,
è se Blade sia destinato a far parte della
Saga del Multiverso, o se il suo film da solista possa essere
conservato fino alla Fase 7. A questo punto, dato che i Marvel Studios sono impegnati con
Avengers:
Doomsday – che è uno degli ultimi pezzi grossi per
concludere la Saga del Multiverso – potrebbe avere più senso
programmare il film per la Fase 7. Dal momento che Avengers:
Secret Wars si vocifera che sarà un reboot soft per il
MCU, il debutto del film sul
vampiro in una nuova iterazione di questo franchise sarebbe
probabilmente più utile al personaggio rispetto alla sua
collocazione nella Fase 6.
Blade, tutto
quello che sappiamo sul film
Del nuovo Blade si
sa ancora molto poco se non che esplorerà la natura del
personaggio, un vampiro in grado di camminare alla luce del sole
che usa i suoi poteri per dare la caccia ai suoi simili malvagi. Il
personaggio era già stato raccontato al cinema con i film Blade,Blade II e Blade: Trinity, dove ad interpretare il personaggio vi
era l’attore Wesley Snipes. La scelta di Mahershala Ali per assumere ora tale ruolo
sembra aver messo d’accordo tutti, con l’attore indicato
perfettamente idoneo sia a livello estetico che di carisma.
Il personaggio di Ali, come noto, ha
già avuto un suo piccolo ingresso nell’MCU. Sua è infatti
la voce che si può ascoltare nella scena post titoli di coda del
film Eternals, quella in cui compare anche l’attore
Kit Harington e la celebre Lama d’Ebano, che
a sua volta sembra comparirà in Blade. Come noto, il
film sta però affrontando numerosi problemi produttivi, con Ali che
sembra essere stato scontento delle prime versioni della
sceneggiatura.
Sarebbe dunque stata attuata una
forte fase di riscrittura, che ha però naturalmente portato il
progetto a subire ritardi sia sull’inizio delle riprese che
sull’uscita in sala, attualmente non ancora ristabilita.
Recentemente, inoltre, era stato riportato che Yann Demange ha abbandonato la regia del film,
presumibilmente
per via di alcuni contrasti con Ali. Bladeè
dunque ora alla ricerca di un nuovo regista.
Giancarlo Esposito, l’attore celebre per
Breaking Bad,
The Mandaloriane recentemente visto in Captain
America: Brave New World, ha rivelato nel corso di
un’intervista rilasciata a IGN di essere interessato ad unirsi
anche all’Universo DC di James Gunn, avendo già in mente quale famoso
cattivo gli piacerebbe interpretare. L’attore ha indicato
nientemeno che Mr. Freeze, l’iconico personaggio
amante del freddo apparso una sola volta in live action con
l’interpretazione di Arnold Schwarzenegger.
Il commento di Esposito sul DCU arriva poco dopo il suo debutto nel Marvel Cinematic Universe, dove ha
interpretato Seth Voelker, alias Sidewinder. Sebbene si sia detto
interessato ad interpretare Mr. Freeze, non ci sono ancora commenti
da parte dei DC Studios sulla presenza o meno del personaggio in
quello che sarà il film che introdurrà il Batman del DCU, ovvero
The Brave and The Bold. Data la bravura di Esposito
con i ruoli da villain, non è però escluso che il suo desiderio
possa un domani concretizzarsi.
Che cosa significano i commenti di
Giancarlo Esposito su Mr. Freeze per il DCU?
Anche se solo il tempo ci dirà se
Mr. Freeze sarà presente nel Capitolo 1 del DCU: “Dei e Mostri”, il fatto che
Giancarlo Esposito voglia questo specifico
ruolo la dice lunga. Nonostante sia già legato al MCU, se Esposito condivide il
desiderio di interpretare un personaggio come Mr. Freeze, potrebbe
implicare che potrebbe fare entrambe le cose, anche se la DC e la
Marvel si sono spesso limitate nel
condividere gli attori tra i loro franchise. Per il momento, il
futuro di Sidewinder nel MCU non è chiaro, poiché resta da
vedere dove apparirà dopo Captain America: Brave New World.
A parte l’imminente film solista di
Clayface,
non è chiaro nemmeno cosa il DCU abbia intenzione di fare con la maggior parte
dei suoi cattivi di Batman. Tuttavia, l’idea di affidare a un
talento come quello di Esposito il ruolo di Mr. Freeze
rappresenterebbe un’importante scelta di casting per il franchise
del DCU, in quanto l’attore – come già affermato – ha
un’ottima esperienza nell’interpretare i supercriminali. Mentre i
cattivi di Batman nella linea temporale del DCU iniziano ad avere il loro posto nel reboot di
Gunn, non resta che attendere di scoprire se anche Giancarlo Esposito apparirà nel radar dei DC
Studios.
Quando una serie genera un clamore
come quello ottenuto da Adolescence in queste
settimane, si pensa subito a ripetere il successo con una seconda
stagione. Poiché Adolescence è però
stata originariamente sviluppata come una miniserie, è poco
probabile che Netflix possa essersi già messa in contatto con gli
autori per un sequel. Stephen Graham e
Hannah Walters, infatti, restano cauti al momento
e sottolineano che non c’è assolutamente nulla di ufficiale. “È
possibile, attendiamo ulteriori risultati”, dice Graham
parlando con Variety. “Ma sì, c’è la
possibilità di sviluppare un’altra storia”.
Anche se Walters afferma che sarebbe
felice di lavorare di nuovo con Netflix “per tutto il
giorno”, aggiunge che “è difficile” dare un seguito a
qualcosa che ha avuto un impatto così incredibile“. “Un
prequel di Adolescence non si farà di certo”, dice. “Ma
c’è così tanto spazio per il piano sequenza e così tanto spazio per
investire di nuovo nella natura umana e guardare a
qualcos’altro”. Il racconto potrebbe dunque essere espanso,
idealmente introducendo nuovi punti di vista sulla vicenda narrata.
Al momento, però, non ci sono conferme ufficiali e gli stessi
autori sembrano più propensi ad immaginare una collaborazione con
Netflix su un progetto del tutto diverso.
La storia di Adolescence
Stephen Graham
guida il cast della serie nel ruolo di Eddie
Miller, il padre di Jamie Miller, un
adolescente apparentemente normale che viene accusato di aver
accoltellato a morte la sua compagna di classe,
Katie. Adolescence ha ricevuto un
raro punteggio del 100% su Rotten Tomatoes, rendendola una
delle nuove serie più acclamate dalla critica del 2025. La serie è
realizzata in modo brillante e si svolge come una rappresentazione
teatrale, con ogni episodio che si sviluppa in modo straordinario
attraverso un singolo piano sequenza, portandoci ad un confronto
ravvicinato con i personaggi e le loro esperienze.
La serie crime spagnola di Netflix, Atrapados – In
trappola, traccia un’indagine tesa che finisce per
condurre una giornalista su strade inaspettatamente caotiche. In
essa si segue la storia di Ema Garay, una
giornalista investigativa che si occupa del caso di un predatore
che prende di mira giovani ragazze da adescare su piattaforme
online. Mentre la giornalista si immerge in un’indagine contro il
colpevole, scopre che il primo sospettato è un operatore dei
servizi sociali locali, Leo Mercer. Tuttavia, poco
dopo questa scoperta, Martina Schulz,
un’adolescente, scompare, aprendo un mistero completamente nuovo.
Quando Ema si mette in cammino per sviscerare la realtà che si cela
dietro la scomparsa di Martina e il suo legame con Leo, sorge un
nuovo mistero. La complicata rete di bugie e cospirazioni che
circonda il caso infonde un’aria di intrigo intorno alla
narrazione, aumentando il mistero che affligge la città argentina
di Bariloche.
La trama di Atrapados – In
trappola
Ema Garay è nota per le sue
operazioni di infiltrazione in diversi casi criminali, che vengono
registrati nella sua serie di pubblicazioni online. Nella serie si
occupa del caso di un adescatore online e stabilisce persino una
corrispondenza con un sospetto, FinalGame05, con un falso ID
utente, spacciandosi per una ragazza di 17 anni. Tuttavia, la
trappola per incontri che lei e i suoi colleghi hanno organizzato
non porta a nessun risultato. Contemporaneamente, Ema cerca di
interrogare Isabel e Facundo, i
genitori di un’altra adolescente, Camila, che è
stata recentemente adescata e abusata da un uomo attraverso la
comunicazione online. La sua strada si incrocia così con
Leo Mercer, un amico di famiglia che cerca di
tenerla lontana, ancora sconvolto per la tragedia degli ultimi
eventi.
Anche se lui ed Ema partono con il
piede sbagliato, Leo accetta di lavorare con lei per trovare presto
il vero l’abusatore. Inoltre, tra i due sembra scoccare la
scintilla, nonostante i sentimenti complicati della giornalista per
la devastante morte del marito. Poco dopo aver fatto squadra, Ema
trova l’opportunità di pianificare un altro incontro con
FinalGame05. Così, si ritrova in una casa isolata nel cuore della
notte, in attesa di catturare l’uomo che varca la porta,
dimostrando la sua colpevolezza. A sorpresa, è però Leo a fare la
sua comparsa. Nel confronto che segue, sembra confuso e insiste sul
fatto di non essere un predatore. Tuttavia, il fatto che sia
entrato in casa per incontrare una minorenne è una prova
schiacciante per la giornalista.
Così, mentre Leo riesce a sfuggire
alle autorità, Ema lo dichiara latitante e abusatore attraverso i
social media. La notizia arriva alla famiglia di Camila e scatena
la furia di Facundo, che non riesce a credere che una persona a lui
così vicina come Leo possa abusare di sua figlia. Di conseguenza,
inizia una caccia alle streghe nei suoi confronti. Sebbene alcuni
amici intimi del sospettato, tra cui Marcos Brown,
insistano sulla sua innocenza, l’opinione pubblica rimane
contraria. Nello stesso periodo, dei ragazzi del liceo locale
entrano in una casa sul lago per una festa. Alla fine della serata,
una di loro, Martina Schulz, scompare senza
lasciare traccia. Nel frattempo, Ema riceve una telefonata criptica
da Leo, che le chiede un incontro privato.
Durante questo, Leo rivela che sia
lui che Ema sono stati incastrati per usarlo come capro espiatorio
per i crimini del vero abusatore. Sebbene le sue affermazioni
attirino l’attenzione della giornalista, vengono rese obsolete
quando Facundo rintraccia finalmente Leo. Nel teso alterco che
segue, il padre spara all’amico, che precipita nel fiume
sottostante. In seguito al ritrovamento del cadavere di Martina,
Leo viene incolpato della sua morte. Tuttavia, le insistenti
indagini di Ema rivelano un legame inquietante tra la giovane e il
ricco Fran Briguel, che aveva cercato di iniziare
una relazione sessuale con la ragazza. Il caso porta così la
giornalista a nuove sorprendenti conclusioni. Tuttavia, una cosa
diventa evidente: Leo Mercer non è il colpevole che tutti pensavano
fosse. Pertanto, alla fine, Ema non può fare a meno di chiedersi se
la fatidica caduta abbia davvero portato l’uomo alla morte.
Leo è davvero morto?
I dettagli di quella notte sono
rimasti ambigui fin dalle prime battute del violento litigio tra
Facundo e Leo. Sebbene Ema avesse visto il padre sparare al collo
dell’altro uomo, quest’ultimo non era effettivamente morto prima di
inciampare dalla scogliera e finire nel fiume sottostante. Inoltre,
anche mesi dopo l’evento, il suo corpo non è stato trovato da
nessuna parte. Sebbene rimanga l’ipotesi che sia stato
probabilmente trasportato dalla corrente – e che potrebbe
riapparire nei pressi del lago – non si giunge a una conclusione
definitiva. Anche se in seguito altri fili narrativi hanno la
priorità, l’incertezza sulla morte di Leo rimane.
Con l’avanzare della trama, Leo si
guadagna quindi la colpa della morte di Martina, dopo che il suo
cellulare viene trovato tra le sue cose in un campeggio
improvvisato. Tuttavia, alla fine, questa colpa viene cancellata
quando emerge la verità su ciò che è accaduto alla giovane ragazza.
Di conseguenza, Leo e il suo destino diventano l’ultimo mistero che
Ema deve risolvere. Questo porta la giornalista da Facundo, che è
stato detenuto con l’accusa di omicidio. Tuttavia, tali accuse sono
state recentemente modificate in tentato omicidio alla luce della
continua assenza del cadavere di Leo. Facundo era incredibilmente
vicino all’uomo, che era quasi un fratello maggiore per lui.
Pertanto, la sua opinione sulla questione è fondamentale. Crede che
se Leo fosse vivo, avrebbe trovato il modo di perdonare Ema e gli
altri per aver espresso giudizi avventati su di lui.
Per Facundo, quindi, il fatto che
l’uomo non sia tornato a Bariloche suggerisce che sia veramente
morto. Tuttavia, la narrazione presenta una risposta alternativa
alla domanda. Nella conclusione della stagione, si vede Leo
cavalcare un cavallo nel deserto con una nuova mandria di amici
come compagnia. Questa scena è un po’ ambigua e invita a porsi
ulteriori domande sulla sopravvivenza dell’uomo e sul luogo in cui
si trova attualmente, soprattutto per la sua sfumatura onirica.
Tuttavia, non c’è alcuna ragione concreta per supporre che Leo non
sia effettivamente vivo e vegeto con un cavallo in un luogo
misterioso. In effetti, si intravede una cicatrice sul lato del
collo che fa sottilmente riferimento alla ferita quasi mortale che
Facundo gli ha inferto.
Ciò conferma quasi l’ambientazione
della scena all’indomani della presunta morte di Leo. Sembra che
l’uomo sia sopravvissuto ai momenti difficili che Bariloche gli ha
riservato. Tuttavia, quando emerge dall’altra parte, non è
desideroso di dare un’altra possibilità alla città e ai suoi
cittadini. Facundo ritiene che Leo sarebbe tornato in città se
fosse sopravvissuto e avesse trovato il modo di perdonare tutti per
le offese subite. Pertanto, poiché è sopravvissuto ma non è
tornato, si può solo supporre che non sia ancora pronto a perdonare
e dimenticare. Per questo motivo, si sta godendo una nuova vita
lontano dal bagaglio che è destinato ad appesantirlo a Bariloche.
Fino alla fine, anche Ema rimane fiduciosa nella sua sopravvivenza,
come dimostra la sua presenza al lago, dove si aspetta che il suo
corpo venga ritrovato.
La spiegazione del finale di
Atrapados – In trappola: chi ha ucciso
Martina?
Lo scagionamento del nome di Leo
nella morte di Martina non deriva da alcuna prova che dimostri la
sua innocenza. Al contrario, l’ostinata prosecuzione delle indagini
di Ema svela ulteriormente il caso, rivelando il vero colpevole
della morte della ragazza. Si scopre che Martina aveva un passato
molto più complicato di quanto si potesse immaginare. Anche se Leo
non la stava adescando, l’adolescente era comunque vittima di
avances indesiderate e di manipolazioni da parte di uomini adulti.
Come si è scoperto, la ragazza era solita pubblicare contenuti
espliciti di auto-piacere su un’app in abbonamento. Alla fine ha
attirato l’attenzione di un lucroso uomo d’affari, Fran della
famiglia Briguel.
Fran ha fatto volare Martina a
Buenos Aires, proponendo un accordo per pagarla profumatamente per
una sessione privata dei suoi contenuti. Tuttavia, una volta
incontrato l’uomo nella stanza d’albergo, questi tentò di iniziare
un rapporto sessuale fisico con lei nonostante le sue proteste.
Alla fine è riuscita a chiudersi in bagno per salvarsi da lui,
minacciando di denunciarlo come predatore online. Di conseguenza,
Fran ha mandato il suo amico e collega Marcos
Brown a calmare la ragazza e a rimandarla a casa. Ciò ha
finito per aprire la possibilità di una dinamica tra Marcos e
Martina. Poiché l’uomo più anziano le aveva offerto una spalla
utile nel momento del bisogno, Martina finisce per fidarsi di lui
nonostante il suo dubbio consiglio di non denunciare Fran.
Col tempo, Marcos riesce a sfruttare
questo legame per utilizzare Martina nei suoi piani futuri. Di
conseguenza, la giovane finisce per diventare involontariamente un
catalizzatore della morte di Leo. La sera dell’operazione di Ema,
Martina partecipa alla festa del liceo, dove la sua strada si
incrocia con quella di Armando, un ragazzo che ha
un rapporto stretto con Leo. Poiché i due adolescenti vanno
d’accordo, finiscono per tornare a casa di lui e per frequentarsi.
Più tardi, quella sera, mentre Martina sta cercando di uscire di
nascosto, si diffonde la notizia dell’apparente identità di Leo
come adescatore di bambini, grazie a Ema. Le ragazze iniziano così
a dare di matto, attirando l’attenzione di Armando.
Armando è confuso e frustrato per le
notizie che circolano su Leo, e presto rivolge la sua rabbia contro
Martina dopo aver capito che lei ha contribuito a incastrare
l’amico. Pertanto, in un impeto di rabbia, finisce per spingere la
ragazza lontano da lui, facendola inavvertitamente volare giù dalle
scale verso la sua inevitabile morte. Quando sua madre,
Juliana, torna a casa, Martina è già morta da
tempo, costringendo il duo madre-figlio a coprire la sua morte.
Dopo aver nascosto il suo cadavere nella foresta, Juliana piazza il
telefono della ragazza nel campeggio di Leo per incastrarlo. Anche
se lei è la cosa più vicina alla sua famiglia, sceglie di salvare
Armando invece di lui, avendo capito che il caso di Leo è ormai una
causa persa.
Tutto questo viene rivelato a Ema
proprio alla fine, quando ha chiuso il caso di Martina e ha anche
tirato le somme del suo giudizio. Tuttavia, la fatidica scoperta di
una polaroid che identifica il luogo in cui si trovava la ragazza a
casa di Armando dopo la festa funge da catalizzatore per svelare il
mistero. Alla fine, anche se Juliana cerca di tenere al sicuro il
figlio implorando il silenzio della giornalista, Armando si assume
la responsabilità delle sue azioni. La morte di Martina, benché
accidentale, è stata per tutto questo tempo un’ossessione per il
ragazzo, che è pronto a sopportare le conseguenze delle sue azioni.
Alla fine si costituisce alla stazione di polizia, aprendosi a
futuri processi e accuse penali. Così facendo, permette alla
famiglia di Martina di conoscere la verità sulla morte della
figlia.
Alla fine, comincia a diventare
chiaro che Leo non è stato semplicemente incastrato come adescatore
dall’assassino di Martina, ma la morte della ragazza e le accuse di
adescamento sono state usate come strumenti per incastrarlo a causa
di una vendetta personale nei suoi confronti. Ema inizia a prendere
in considerazione questa prospettiva quando si rende conto che, in
assenza dell’uomo, la sua Fondazione si stava dissolvendo,
lasciando il suo terreno a disposizione. Secondo lo statuto della
Fondazione, se uno dei suoi membri viene accusato di criminalità,
l’intera organizzazione verrebbe disintegrata, aprendo la terra al
miglior offerente. Tuttavia, uno sguardo più conciso allo statuto
rivela che il terreno è in realtà destinato a tornare ai
proprietari originali, la famiglia Brown.
La verità, quindi, viene a galla:
Marcos, il più caro amico di Leo, lo ha incastrato
come pedofilo. Dopo le complicazioni con il suo ultimo studio,
Marcos ha lottato per riconquistare la sua reputazione e la sua
influenza come erede della famiglia Brown. Inevitabilmente, aveva
finito per dover acquisire la proprietà del terreno della
Fondazione sul lago. Alla luce dell’irremovibile rifiuto di Leo,
Marcos decide quindi di incastrarlo. Per prima cosa, organizza il
caso dell’adescatore online per Ema. Poi, usa la sua influenza su
Martina per convincerla ad attirare Leo nella casa con la porta
rossa, dove finisce per essere creduto come adescatore
nell’operazione di Ema. Sebbene non abbia mai pianificato la morte
di Martina e Leo, le sue azioni hanno indirettamente portato alla
loro scomparsa, un fatto che era disposto ad accettare affinché
potesse trarre profitto dai terreni della Fondazione.
Quando Ema scopre la verità sullo
statuto della Fondazione, concludendo che Marcos deve aver
incastrato Leo, lo affronta coraggiosamente. Di conseguenza, l’uomo
impazzisce e colpisce la giornalista alla testa con una pistola.
Decide poi di ucciderla per tenere al sicuro il suo segreto.
Tuttavia, Ema sventa il suo tentativo di annegarla nel lago e
agendo in fretta va in diretta sul suo account social , raccontando
i fatti che aveva appena scoperto. Chiede anche aiuto,
assicurandosi che Marcos non possa ucciderla senza ottenere prove
schiaccianti. Per lo stesso motivo, Marcos fugge dalla zona e cerca
di trovare una via d’uscita dall’angolo in cui è stato messo.
Inizialmente chiama la moglie per
dissuaderla dal sintonizzarsi sul telegiornale, insistendo sul
fatto che stanno diffondendo bugie su di lui. Tuttavia, sa che le
riprese in diretta delle sue azioni sono destinate ad aprire un
vaso di Pandora che rivelerà la verità su tutte le sue azioni
passate. Per questo motivo, si rende conto che non c’è via d’uscita
senza affrontare le conseguenze delle sue azioni. Peggio ancora,
dovrebbe affrontare la sua famiglia – comprese le sue due bambine –
sapendo di aver perso la loro fiducia e il loro rispetto. Così, non
volendo vedere la realtà, sfreccia sulla strada e sbatte la sua
auto contro un camion in arrivo. Alla fine, Marcos si uccide per
sfuggire alla fossa in cui si era cacciato.
Cosa succede a Fran Briguel?
Anche se la conclusione del caso di
Martina rivela che Fran Briguel non ha alcun
legame diretto con la sua morte, l’uomo rimane comunque colpevole
di diverse cose. Aveva trasportato una minorenne in una nuova città
con l’intenzione di costringerla a compiere atti sessuali con lui.
Anche se i poliziotti erano a conoscenza di questa parte della
storia – a parte i suoi tentativi di aggressione a Martina – si
erano rifiutati di muoversi contro di lui. Fran proviene da una
famiglia potente la cui influenza si è fatta sentire in tutta
Bariloche. Di conseguenza, anche le autorità sono disposte a
chiudere un occhio sulle sue indiscrezioni dannose e criminali.
Tuttavia, Ema e il suo team non sono
dello stesso parere e vogliono smascherare Fran per la sua oscura
realtà. Tuttavia, la giornalista si è resa conto che la sua
avventurosa avventura ha avuto un prezzo precario. Infatti, Fran si
era recato a casa sua e aveva minacciato il figlio,
Bruno, per il fatto che la madre avesse ficcato il
naso nei suoi affari. Inoltre, la maggiore concentrazione di Ema
sul suo lavoro le ha sottratto tempo prezioso dal suo ruolo di
madre, soprattutto durante la traumatica assenza del padre di
Bruno. Alla fine, quindi, decide di non denunciare Fran. Passa
invece il testimone a Vicky, sua compagna e
giornalista in erba, altrettanto appassionata al caso. In questo
modo, il passaggio della torcia sancisce il completamento del
viaggio di Ema e forse l’inizio di una nuova straordinaria
giornalista in città.
Gerri, la nuova serie
crime con Giulio Beranek e Valentina Romani,
prodotta da Cattleya – parte di ITV Studios – in
collaborazione con Rai Fiction, in collaborazione con il
Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e
Audiovisivoe con il supporto di Regione Puglia,
Fondazione Apulia Film Commission e Puglia Promozione, in onda
da lunedì 5 maggio per quattro prime serate su Rai
1.
La serie è una distribuzione
internazionale Rai Com ed è stata già venduta in numerosi paesi,
tra cui Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Slovacchia, Ungheria,
Croazia, Lituania, Bulgaria, Georgia, Spagna e America Latina.
Gerri sarà presentata oggi
al Bif&st nella sezione Eventi
speciali alla presenza del regista Giuseppe Bonito e del
protagonista Giulio Beranek.
La serie, girata interamente in
Puglia, è tratta dai romanzi di Giorgia Lepore editi da
Edizioni E/O,scritta da Sofia Assirelli e
Donatella Diamanti e diretta da Giuseppe
Bonito.
La trama della serie Gerri
Il protagonista della storia è
Gregorio Esposito, per tutti Gerri. Trent’anni, occhi profondi e
malinconici, Gerri (Giulio Beranek) ha l’aria di qualcuno
capitato nella storia sbagliata e forse è proprio
così. Ispettore di polizia di origine rom, studia con
metodo i casi su cui indaga, prende appunti complicati per poi
lanciarsi in decisioni avventate a volte risolutive, altre
pericolose; è sempre in bilico, tra presente e passato. Innamorato
del genere femminile, esercita un grande fascino sulle donne
ad eccezione della viceispettrice Lea Coen (Valentina
Romani) che sembra invece essere l’unica a non voler avere
nulla a che fare con lui, intuendo che è un uomo ancora
profondamente irrisolto. Infatti, dietro alla sua corazza di uomo
affascinante e risoluto, Gerri nasconde un animo profondamente
inquieto e segnato da un passato misterioso da scoprire.
Nel cast, al fianco di Giulio
Beranek nel ruolo dell’ispettore Gerri Esposito
e Valentina Romani nel ruolo della viceispettrice Lea
Coen, troviamo Fabrizio Ferracane, Roberta Caronia, Irene
Ferri, Lorenzo Adorni, Lorenzo Aloi, Cristina Pellegrino, Tony
Laudadio, Cristina Cappelli, Carlotta Natoli e Massimo
Wertmüller.
Uscito negli Stati Uniti nel
2023, I
Cavalieri dello Zodiaco (Knights of the
Zodiac) è l’adattamento live-action del popolarissimo
manga Saint Seiya, e grazie anche al buon
riscontro di pubblico ottenuto dal suo arrivo
su Netflix ci sono oggi diversi aggiornamenti
interessanti riguardo a un potenziale I Cavalieri dello
Zodiaco 2. Il film racconta la storia di un giovane
ragazzo di nome Seiya che ha il compito di sbloccare il suo vero
potenziale e di proteggere la reincarnazione umana di una potente
dea. Nel tempo ci sono stati diversi adattamenti, ma questo film in
livea-ctiion è indubbiamente quello di più alto profilo.
I Cavalieri dello
Zodiaco si avvale di un cast eccellente che dà vita a
questo audace assortimento di personaggi e, sebbene il film includa
diversi cambiamenti rispetto alla storia originale, le complesse
relazioni rimangono l’aspetto più emozionante di questa narrazione.
Ci sono stati diversi aggiornamenti interessanti sul futuro di
questo potenziale franchise, con nuovi dettagli rilasciati
costantemente sui piani del cast e della troupe per rendere
I Cavalieri dello Zodiaco qualcosa di più di un
singolo film e all’altezza dell’eredità di Saint Seiya.
Come il finale di I
Cavalieri dello Zodiaco prepara un sequel
I Cavalieri dello
Zodiaco non include il resto dei Bronze Saints, ma solo
Seiya e Nero. Per questo motivo, il più grande aggancio per un
potenziale sequel di Knights of the Zodiac 2 è la prospettiva di
vedere Andromeda Shun, Dragon
Shiryu e Cygnus Hyoga in live-action.
Alla fine del film, Sienna dice che devono trovare altri guerrieri
che combattano per lei nelle guerre a venire, il che significa che
un sequel introdurrebbe probabilmente i personaggi mancanti
preferiti dai fan. Anche la fuga di Nero e l’introduzione della
Tela del Sagittario sono elementi che fanno pensare direttamente a
un sequel dei I Cavalieri dello Zodiaco.
Dopo quasi un anno di silenzio, le
ultime notizie sull’adattamento dell’anime di I Cavalieri
dello Zodiaco fanno tendenza grazie a Netflix. Quando il
film è uscito nel maggio del 2023, è stato respinto dalla critica e
ha incassato un grande flop al botteghino. Tuttavia, il suo
improvviso arrivo su Netflix nel novembre di quell’anno ha visto la
sua ascesa nel catalogo dello streamer, in gran parte dovuta al
successo della serie live-action One
Piece. Il film è infatti divenuto in breve uno dei titoli
più popolari sulla piattaforma, nonché tra i più visti di quel
momento.
Anche se non è stato confermato
nulla, il picco di popolarità su Netflix è stato sufficiente a
stimolare i discorsi riguardo un sequel, e I Cavalieri
dello Zodiaco potrebbe trovare una seconda vita dopo
l’insuccesso del suo esordio. L’apparizione di Mackenyu sia nel
film che nel già citato One Piece è probabilmente il
motivo principale per cui il film ha avuto un’impennata, ma il suo
cast all star potrebbe essere un altro fattore utile per far sì che
il sequel venga realizzato.
Al momento, anche se non è stato
confermato ufficialmente dallo studio, è stato rivelato che i piani
per realizzare più di un singolo film sono in corso. In
un’intervista a Variety, il produttore
internazionale di Toei Animation, Ikezawa Yoshi,
ha spiegato che i suoi piani per il franchise includono diversi
sequel per coprire l’enorme mole narrativa del manga originale:
“Stiamo pensando a sei film come pacchetto”. Tuttavia, il
fallimento del primo film ha messo in pericolo questo piano e al
momento non ci sono conferme sulle intenzioni dello studio.
La trama e il cast di I
Cavalieri dello Zodiaco 2
Il cast principale de I
Cavalieri dello Zodiaco 2 potrebbe essere composto da
volti noti: le star Sean Bean e Famke Janssen saranno probabilmente presenti
per riprendere i loro ruoli rispettivamente di Alman
Kiddo e Guraad. Allo stesso modo,
Mackenyu tornerà probabilmente nel ruolo del
protagonista della serie Seiya, e sappiamo che la
continuità è fondamentale in un franchise in corso. Personaggi come
Athena (Madison Iseman),
Nero (Diego Tinoco) e
Mylock (Mark Dacascos) hanno un
ruolo importante nel manga, quindi è probabile che tornino anche
loro.
Nella sua intervista, Ikezawa ha
rivelato: “Abbiamo realizzato questo film come base per
realizzare dei sequel”. Anche se la storia di I
Cavalieri dello Zodiaco è a sé stante, il film getta le
basi per ciò che avverrà in futuro. I personaggi centrali hanno
tutti le loro sottotrame separate, e sono tutte strade che
potenziali sequel potrebbero esplorare efficacemente, introducendo
nuovi conflitti con la miriade di cattivi del manga.
Il film lascia inoltre irrisolti
diversi fili della trama, come l’addestramento e il viaggio di
Seiya per diventare un potente cavaliere. Questo aspetto è stato
indubbiamente lasciato per i sequel, permettendo al suo sviluppo di
non avere fretta. Se alla fine lo studio deciderà di realizzare i
sei film previsti, potrebbe volerci un po’ di tempo per vedere
Seiya crescere al massimo delle sue potenzialità. Forse ogni storia
si concentrerà su un conflitto diverso che gli insegnerà qualcosa
in più su se stesso e svilupperà ulteriormente il background
dell’universo, adattandosi al tono e alla struttura del manga.
Sono terminate le riprese
de La
Lezione, il nuovo film diretto
da Stefano Mordini, tratto dall’omonimo
romanzo di Marco Franzoso, edito da Mondadori. Nel
cast Matilda
De Angelis,
Stefano Accorsi, Marlon Joubert, Eugenio
Franceschini. La sceneggiatura è firmata
da Stefano Mordini e Luca
Infascelli.
La Lezione è una
produzione Picomedia e Vision
Distribution, in collaborazione
con Sky.
L’opera è stata realizzata con il contributo del Fondo per lo
sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo del MiC
Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e con il sostegno di FVG
Film Commission – PromoTurismoFVG. Le riprese si sono
svolte a Trieste e
a Roma.
La trama del
film
Una giovane e brillante avvocatessa
di Trieste, dopo aver difeso con successo dall’accusa di violenza
sessuale un carismatico professore universitario, viene
ricontattata da lui per intentare una causa contro l’università
che, pur avendolo reintegrato, lo relega a un ruolo marginale.
Nello stesso momento, il suo passato torna a cercarla: strani
segnali, presenze elusive e un senso di costante minaccia le
insinuano il dubbio che il suo ex compagno, violento e ossessionato
da lei tanto da essere stato condannato per “stalking”, abbia
ripreso a perseguitarla. Mentre il confine tra realtà e
immaginazione si fa sempre più labile, Elisabetta si decide a
scoprire la verità, in un crescendo di tensione che la porterà a
ritrovarsi sola e a mettere in discussione tutto quello che credeva
di sapere.
Il film segna una reunion importante
per
Matilda De Angelis che torna a lavorare con
Stefano Accorsi, attore che l’ha affiancata in Veloce
come il Vento, il film che l’ha lanciata nell’Olimpo delle star
italiane.
Il finale di I
Cavalieri dello Zodiaco (Knights of the
Zodiac) diretto da Tomasz Baginski
vede Seiya e Sienna fare delle
scelte ridefinitive e allo stesso tempo prepara le storie future
incentrate sui personaggi del manga di Saint
Seiya. Il film live-action incorpora infatti elementi del
manga e dell’anime originali e del reboot animato del 2019 in una
storia che apporta cambiamenti significativi al materiale di
partenza. Invece delle Guerre di Galaxian, I Cavalieri
dello Zodiaco si conclude con una battaglia tra
Pegasus Seiya e Phoenix Nero,
seguita dal tentativo del primo di salvare Sienna
dai suoi stessi poteri.
La maggior parte dei personaggi non
faceva parte del cast di I Cavalieri dello
Zodiaco, quindi il film si è concentrato interamente su
Seiya. La battaglia tra Seiya e Nero non ha avuto una vera e
propria conclusione, poiché è stata interrotta dalla trasformazione
di Sienna. La forma reincarnata di Atena aveva perso il controllo
dei suoi poteri e stava lentamente abbracciando tutto il Cosmo di
Atena. Fortunatamente, con l’aiuto di Seiya, Sienna è riuscita a
recuperare la sua coscienza e a controllare il suo Cosmo. Sebbene
il cattivo principale sia stato sconfitto e persino redento, il
finale ha lasciato spazio a un potenziale I Cavalieri dello
Zodiaco2.
La spiegazione del cliffhanger de I
Cavalieri dello Zodiaco: Seiya troverà mai sua sorella?
La ricerca della sorella da parte di
Seiya è il punto di partenza di I Cavalieri dello
Zodiaco. Sebbene questa trama faccia parte anche del
manga, ciò che è accaduto alla sorella di Seiya nel film di Saint
Seiya differisce dal materiale di partenza. Nel manga, Seika
scompare quando Seiya si sta allenando in Grecia, mentre nel film
viene portata via dalla loro casa da Guraad e Kido. Verso la fine
del film, Seiya scopre che sua sorella è molto probabilmente viva e
che ha evitato di riunirsi a lui per proteggerlo. La sorella di
Seiya non ha mai avuto Cosmo, il che significa che Guraad ha preso
il bambino sbagliato.
Anche se Guraad ha lasciato andare
la sorella di Seiya, la ragazza era ancora seguita dai suoi agenti.
Pertanto, se Seika si fosse mai riunita a Seiya, Guraad avrebbe
avuto la sua esatta posizione. Ora che Guraad e la sua
organizzazione sono stati sconfitti, Seiya e sua sorella
dovrebbero, in teoria, potersi riunire dopo diversi anni. Se Marin,
il guerriero che ha addestrato Seiya, fosse sua sorella fin
dall’inizio, è una domanda su cui Saint Seiya ha giocato per
diversi anni. Tuttavia, nel manga viene successivamente confermato
che Marin non è la sorella di Seiya. Seika appare di nuovo nella
Saga dell’Ade, dove appare chiaro che lei e Marin sono due persone
diverse.
La spiegazione della trasformazione
di Sienna in Cosmo: ora è Athena?
La storia di I Cavalieri
dello Zodiaco è incentrata sul crescente potere di Sienna,
che la porta a diventare Atena, la dea della guerra. Il film
live-action di Saint Seiya ritrae il Cosmo di Atena come qualcosa
di estremamente pericoloso che mette a rischio la vita di Sienna e
del pianeta. Kido ha sviluppato una tecnologia speciale per
impedire a Sienna di risvegliare il Cosmo di Atena, ma ha
funzionato solo all’interno della loro casa. Una volta che Sienna è
uscita dalla villa ed è stata esposta alla macchina di Guraad, è
entrata rapidamente in uno stato di trasformazione. La scena
d’azione finale di I Cavalieri dello Zodiaco vede
Seiya cercare di impedire a Sienna di trasformarsi completamente in
Atena e di distruggere il mondo.
Grazie a Seiya, Sienna è riuscita a
fermare la trasformazione prima che fosse completa. In breve, il
personaggio aveva il classico aspetto di Atena, compresi i lunghi
capelli viola, il vestito bianco e il bastone. Sebbene Sienna sia
riuscita a mantenere il controllo del suo corpo e a non bruciare
tutto il Cosmo di Atena, alcuni dei cambiamenti sono stati
permanenti. Ecco perché Sienna aveva i capelli viola alla fine del
film. La versione reincarnata di Atena ora ha anche un migliore
controllo dei suoi poteri, ed è per questo che è stata in grado di
usare il suo Cosmo per curare le ferite della madre e ricostruire
le sue braccia.
Qual era il vero piano di Nero ne
I Cavalieri dello Zodiaco?
Ikki, che nel 2019 è stato
rinominato “Nero” per la versione inglese, era uno dei cattivi del
film live-action I Cavalieri dello Zodiaco. Nero è
stato inizialmente presentato come uno degli scagnozzi di Guraad,
ma il film ha offerto diversi indizi sul fatto che fosse in realtà
il Cavaliere della Fenice. Il ritratto e il ruolo di Nero nella
storia sono molto diversi dal materiale di partenza e il film non
rivela molto della sua storia o dei suoi obiettivi. È solo durante
il finale che Nero attiva il suo Phoenix Cloth e combatte Seiya
dopo aver tradito Guraad.
Oltre a uccidere Sienna per
proteggere il mondo da Atena, Nero voleva anche rubare la Tela del
Saggitario. Per qualche motivo, Guraad possedeva una delle Stoffe
d’oro, anche se non viene spiegato quando o come sia riuscita ad
acquisirla. In ogni caso, Nero non riesce a sconfiggere Seiya e a
uccidere Sienna, ma sopravvive agli eventi del film. Un eventuale
I Cavalieri dello Zodiaco 2 avrebbe molto da
esplorare sul personaggio, soprattutto se introducesse il resto dei
personaggi. Nonostante le modifiche apportate alla sua storia,
vedere Phoenix Ikki – o Phoenix Nero – con l’armatura completa è
stato un punto di forza del film.
Perché Guraad rinuncia al suo piano
di rubare il Cosmo di Atena
Vander Guraad, un personaggio che
non esiste nel manga e che è basato sull’antagonista di Saint
Seiya: Knights of the Zodiac, era il cattivo principale di
I Cavalieri dello Zodiaco. Guraad temeva che i
poteri della figlia adottiva sarebbero diventati troppo pericolosi,
soprattutto dopo che la “maledizione di Atena” aveva distrutto le
sue braccia e l’aveva resa dipendente da Cosmo per sopravvivere.
Guraad progettava di estrarre il Cosmo di Sienna e di ucciderla nel
processo, ma alla fine la cattiva si è pentita della sua decisione
e ha cercato di fermare il processo. La redenzione di Guraad è
stata confermata quando Sienna ha usato i suoi poteri per guarire
la madre.
Il vero significato del finale di
I Cavalieri dello Zodiaco
Prima di sconfiggere Phoenix Nero e
impedire a Sienna di diventare pienamente Athena, Seiya ha avuto
una classica “sequenza di ispirazione” prima di avere un power-up,
un classico tropo degli anime. Seiya ha finalmente capito che si
stava incolpando per quello che era successo a sua sorella e che
doveva lasciar andare il senso di colpa se voleva accedere al suo
pieno potere. Una cosa simile è accaduta a Sienna che, dopo aver
capito di essere padrona del proprio destino, ha potuto utilizzare
maggiormente il Cosmo di Athena senza diventare una minaccia per
l’umanità. Seiya e Sienna sono ora pronti per i prossimi capitoli
del loro viaggio.
Prime Video ha rilasciato l’atteso trailer e il poster
ufficiali di Étoile, la nuova serie comedy
ambientata nel mondo della danza, creata dagli amati Amy
Sherman-Palladino e Daniel Palladino.
Ambientata fra New York e Parigi, la
nuova serie Original segue i ballerini e lo staff artistico di due
compagnie di danza di fama mondiale, che, per salvare le loro
storiche istituzioni, tenteranno una mossa ambiziosa: scambiarsi
gli allievi di maggior talento. Étoile debutterà con tutti
gli otto episodi il 24 aprile, in oltre 240 Paesi
e territori nel mondo, in esclusiva su Prime Video.
Il cast di Étoile include
il vincitore dell’Emmy Award Luke Kirby (La fantastica signora
Maisel), Charlotte Gainsbourg (The Pale Blue Eye – I
delitti di West Point, Antichrist, Nymphomaniac), Lou de Laâge
(The Innocents), Gideon Glick (La fantastica signora
Maisel, Maestro), David Alvarez (West Side Story),
Ivan du Pontavice (Rupture), Taïs Vinolo (The Show
Must Go On), David Haig (Quattro matrimoni e un
funerale), LaMay Zhang, insieme a Simon Callow
(Outlander) e Yanic Truesdale (Una mamma per
amica) in ruoli ricorrenti.
Prodotta da Amazon MGM Studios,
Étoile ha come executive producer Amy Sherman-Palladino,
Daniel Palladino e Dhana Rivera Gilbert. Scott Ellis è co-executive
producer della serie.
Siete tra coloro che non possono resistere
astorie basate su “da nemici a amanti” o su storie
d’amoreslow burn? Indubbiamente, ci sono film che non hanno
bisogno di scene esplicite per farci perdere il fiato. Perché la
magia sta nelle atmosfere, negli sguardi sostenuti o nei silenzi
significativi.
Se
siete amanti deifilm che giocano con l’insinuazione, il
desiderio trattenuto e l’intensità emotiva, fino ad avvolgervi in una sorta di trance
morbida e ipnotica, ecco otto titoli in cui la tensione va oltre… e
voi siete intrappolati senza sapere esattamente perché.
Il
potere dell’allusione nel cinema
Al
di là di Pretty Woman e dei cliché delleescort italianecon i tacchi alti e del lieto fine tipici del
cinema romantico, esiste un universo in cuila tensione
non ha bisogno di nomi e il provocatorio non viene detto ad alta
voce. È il regno dei dettagli
sottili, come l’urto involontario in ascensore o la porta che non
si chiude del tutto. I film che vi consigliamo di seguito non
cercano di mostrare tutto, ma diinvitarvi a immaginare
fino a rimanere incollati allo schermo senza nemmeno
accorgervene. Prendete
nota:
La piscine(1969, Jacques Deray)
Jean-Paul e Marianne si godono una vacanza in
una villa nel sud della Francia. La tranquillità viene sconvolta
dall’arrivo di un vecchio amico di lui, accompagnato dalla figlia
adolescente. La tensione cresce, la gelosia e le vecchie ferite
cominciano a emergere.
È
un thriller sensuale in cui tutto accade con apparente
calma.Romy Schneider e Alain Delon riempiono lo schermo
di sguardi carichi e silenzi scomodi. È un cinema che trascina lentamente verso il
fondo della piscina.
Eyes wide shut(1999, Stanley Kubrick)
Un
medico di New York entra in una spirale di dubbi dopo una
confessione inaspettata della moglie. La sua reazione lo porta a
vivere una lunga notte, in cui esplora un mondo sconosciuto di
desideri e segreti. Tutto sembra un sogno da cui è difficile
risvegliarsi.
Kubrickmescola erotismo, senso di
colpa e potere in un film lento ma magnetico. Non è solo visivamente provocatorio:
l’atmosfera, il ritmo e l’ambiguità costruiscono un labirinto
emotivo. È un’esperienza da guardare senza distrazioni.
In the mood for love(2000, Wong Kar-Wai)
Nella Hong Kong degli anni ’60, due vicini di
casa scoprono che i rispettivi partner sono infedeli. Invece di
vendicarsi, iniziano a passare del tempo insieme e a ricreare,
quasi per gioco, le possibili scene di questi tradimenti. Senza
cercarlo, finiscono per sviluppare un legame profondo, silenzioso e
difficile da classificare.
In the mood for
loveè una storia di
desiderio contenuto, dove ogni gesto pesa più di una dichiarazione.
La messa in scena è curata all’estremo, con colori, movimenti e
musiche che accompagnano il tono emotivo.Non è un film
per chi cerca l’azione, ma per
chi apprezza il cinema lento.
Parigi, 1968. Un giovane americano incontra due
fratelli francesi durante uno sciopero studentesco. Si chiudono
insieme in un appartamento, isolati dal mondo esterno, e iniziano a
condividere film, idee… e qualcosa di più. Tra loro si forma un
legame tanto intenso quanto ambiguo.
Il
filmunisce sensualità, politica e riferimenti
cinematografici. Il suo ritmo
lento e la sua costante carica emotiva lo rendono ipnotico. È
provocatorio, ma anche una riflessione sulla gioventù e sui suoi
limiti.
Match point(2005, Woody Allen)
Chris, un ex giocatore di tennis squattrinato,
si integra nell’alta società londinese grazie al suo matrimonio.
Tutto sembra andare bene finché non diventa ossessionato da Nola,
l’ex di suo cognato. Da quel momento in poi, la sua vita si
complica sempre di più con decisioni sempre più
pericolose.
Allen abbandona l’umorismo a favore della
suspense e della tensione emotiva. Scarlett Johansson brilla in un ruolo
pieno di magnetismo.È una storia di desiderio, ambizione
e colpa, raccontata con una
freddezza inquietante.
Youth (2015, Paolo Sorrentino)
Fred, un compositore in pensione, trascorre una
vacanza in un hotel di lusso sulle Alpi con il suo migliore amico.
Qui vive con artisti, celebrità e personaggi eccentrici,tra cui una giovane compagna che ha una strana relazione con un
attore decadente. Il film è un
mosaico di personaggi che esplorano il desiderio, la vecchiaia e il
passare del tempo.
Sorrentino ritrae il corpo femminile attraverso
la contemplazione piuttosto che la provocazione. La figura del
presuntoescort a Romaè trattata con rispetto, mistero e una certa
poesia visiva. Non è il centro della storia, ma la sua presenza dà
vita a una delle scene più memorabili, carica di silenziosa
tensione.
7.Call me by your name(2017, Luca Guadagnino)
Durante un’estate nel nord Italia, Elio, un
adolescente sensibile e brillante, incontra Oliver, un giovane
invitato dal padre. Il loro rapporto cresce lentamente e ciò che
inizia come curiosità si trasforma in un legame profondo difficile
da dimenticare.
È
unastoria nostalgica sul primo amore. La fotografia, i paesaggi e la musica
accompagnano questa scoperta emotiva senza drammi forzati. Un film
sincero, delicato e completamente lento.
8.Sanctuary(2022, Zachary Wigon)
Hal, un giovane erede, incontra una donna che
lo guida in dinamiche di potere non convenzionali. Quello che
inizia come un incontro combinato si trasforma in un intenso duello
psicologico.I ruoli di vittima e dominante si spostano
costantemente tra i due.
Il
film si svolge quasi in tempo reale, all’interno di un’unica
stanza. Tuttavia, riesce a creare una tensione crescente e
avvincente. Margaret Qualley eccelle in un personaggio complesso,
sicuro e seducente, senza bisogno di etichette.
Ciò
che non viene detto, seduce anche nel cinema
A
volte basta uno sguardo per accendere un intero film. Queste otto
proposte mostrano comeil cinema possa essere
provocatorio e coinvolgente senza dover mostrare
tutto. Il ritmo lento, la
tensione emotiva e i personaggi enigmatici sono più potenti di
qualsiasi scena esplicita. Perché il suggestivo, quando è ben
raccontato, rimane molto più a lungo nella memoria.
E
questo non accade solo nel cinema.C’è chi continua a
cercare questo tipo di esperienza anche fuori dallo
schermo, in scenari dove il
gioco dell’insinuazione continua.
“La serie si riappropria
finalmente di uno dei suoi elementi fondanti”, ha dichiarato
il regista Pippo Mezzapesa. “È, a tutti gli
effetti, una restituzione. Per noi autori il titolo non poteva
prescindere dal nome del paese in cui i fatti sono avvenuti.
Avetrana è parte della storia e protagonista della
serie.”
Daniel Frigo, Country Manager, The
Walt Disney Company Italia, ha aggiunto: “Per l’industria
audiovisiva si tratta di una decisione di estrema importanza in
quanto riafferma con forza il principio della libertà di
espressione artistica quale principio cardine del nostro
ordinamento giuridico.”
Dopo essere stata acclamata dalla
critica e dal pubblico italiano, la serie ha debuttato il 20
novembre su Disney+ in EMEA e l’11 dicembre su Hulu
negli Stati Uniti, diventando, al debutto, la serie di
general entertainment più vista su Disney+ in Italia dal lancio della
piattaforma nel 2020 in base alle visualizzazioni dei primi 7
giorni di streaming.
Federica Pala e Giulia Perulli in Avetrana – Qui non è Hollywood –
Ph Credits Lorenzo Pesce
La serie originale Disney+, composta da 4 episodi, è stata
presentata in anteprima alla diciannovesima edizione della Festa
del Cinema di Roma lo scorso ottobre. Diretta dal regista Pippo
Mezzapesa, che ne ha scritto anche la sceneggiatura insieme ad
Antonella W. Gaeta, Davide Serino, (episodio 1 in collaborazione
con Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni), Avetrana – Qui
non è Hollywood è prodotta da Matteo Rovere, una produzione
Groenlandia, ed è basata sul libro “Sarah la ragazza di Avetrana”,
scritto da Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni ed edito da Fandango
Libri.
La serie originale è interpretata da
Vanessa Scalera, nel ruolo di Cosima Misseri,
Paolo De Vita in quello di Michele Misseri,
Giulia Perulli nei panni di Sabrina Misseri,
Imma Villa in quelli di Concetta Serrano,
Federica Pala nel ruolo di Sarah Scazzi;
Anna Ferzetti è invece la giornalista Daniela,
Giancarlo Commare è Ivano, Geno
Diana è Giove e Antonio Gerardi
interpreta il Maresciallo Persichella. Marracash è
autore e interprete de “La Banalità del Male”, end credit song nata
dalla collaborazione tra Marracash e il produttore Marz, che ne ha
creato la musica.
Un efficace sistema di parental
control assicura che Disney+ rimanga un’esperienza di
visione adatta a tutti i membri della famiglia. Oltre alla
“Modalità Junior” già presente sulla piattaforma, gli abbonati
possono impostare dei limiti di accesso ai contenuti per un
pubblico più adulto e creare profili con accesso tramite PIN, per
garantire massima tranquillità ai genitori.
Scelto come apertura della
sezione Orizzonti della ottantunesima edizione
della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della
Biennale di Venezia, Nonostante vede il
ritorno alla regia di Valerio Mastandrea, che ancora una volta torna
a elaborare il concetto di morte, il suo valore e la sua
percezione, come aveva già fatto, con diversi approcci e da diversi
punti di vista, nelle sue regie precedenti. Dall’uomo in attesa di
morire (Trevirgolaottantasette), alla moglie
vedova che elabora il lutto per la perdita del marito (Ride),
ora Mastandrea si rifugia in un’idea originale e inaspettatamente
fantastica.
Nonostante, la trama
Siamo cortile di un ospedale, si sta
svolgendo un rito funebre, una bara deposta in un carro, i
familiari stretti tra loro. Assistono alla scena i personaggi di
Mastandrea stesso, Lino Musella e Laura
Morante (nessuno di loro è identificato con un nome
proprio). Poi il protagonista (Mastandrea) si avvia verso la sua
camera d’ospedale e subito il realismo tranquillo del film assume
sfumature surreali prima di rivelare la sua natura squisitamente
fantastica. I protagonisti del film sono in un limbo, bloccati in
ospedale, mentre i loro corpi sono costretti in stato comatoso, a
letto. Cosa succede all’anima mentre si aspetta di vivere o morire?
Cosa si pensa? Cosa si vive nell’attesa che destino, medicina o chi
per loro decida della nostra sorte su questa Terra?
Foto di Matteo Graia
Una premessa tanto stuzzicante si
schianta subito contro la necessità di Valerio Mastandrea e di Enrico
Audenino (che ha lavorato con lui già in
Ride) di approcciarsi a
Nonostante con un linguaggio classico, senza
lasciarsi andare a strappi alle regole, mantenendo un tono
costantemente prevedibile e scolastico, proponendo una metafora di
grana grossa fin troppo leggibile e immediata. L’introduzione di un
personaggio femminile che altera gli equilibri del protagonista
sembra addirittura pretestuoso perché non apporta alla riflessione
del regista un vero contributo, ma appare come un passaggio
obbligato che serve a mandare avanti la storia. Così come la
presenza del misterioso personaggio che, in un modo non meglio
specificato, riesce a percepire le presenza di queste anime nel
limbo, a parlare con loro, diventandone poi il tramite, senza una
vera e propria motivazione specifica.
Foto di Matteo Graia
Un mondo interiore che fatica a tramutarsi in film
Nonostante si
prende molto sul serio, rivelando invece la sua natura più pura e
vincente nei pochi momenti che lasciano spazio alla goliardia e al
sorriso, squarci di ilarità grottesca che si sposano alla
perfezione con il Mastandrea attore ma che il Mastandrea regista
non sembra ancora in grado di approfondire e sfruttare al meglio.
L’impressione è che pur avendo un punto di vista interessante e
profondo, con un gusto per l’immagine preciso e visibile, anche se
non ancora identificativo, il regista e attore non sia ancora
capace di metterlo in scena in maniera convincente.
Dopo essersi fatto amare dal
pubblico di tutto il mondo in The
Boys, Jack Quaid è pronto a farsi prendere a pugni
in Mr. Morfina (qui la recensione), dal 27 marzo
al cinema. Distribuito da Eagle Pictures, il film
racconta di un giovane uomo affetto da insensibilità congenita al
dolore con anidrosi (CIPA) e che, una volta che vede la sua
fidanzata rapita da una banda di svaligiatori di banche, si mette
in viaggio per liberarla, risultando incredibilmente adatto a
subire qualunque cosa lungo la strada che lo porterà a compiere la
sua missione.
Screenrant lo ha intervistato
alla premiere del film a Austin, e Jack Quaid ha
colto l’occasione per raccontare com’è andata durante le scene in
cui il suo Nathan Caine, il protagonista,
rischia la vita. Il fulcro del film è rappresentato da una scena di
tortura, che Quaid ha definito “divertente” (e in effetti lo
è!).
“È così divertente… Per coloro
che non l’hanno ancora visto, dico semplicemente “La scena della
tortura? Così divertente!” È così strano. Ma sì, so cosa intendi.
perché questa scena si fonda sul punto di partenza del film e lo
racconta bene. Non riesco a immaginare nessuno che non si
sbellichi dalle risate. Il nostro cinema ha reagito così durante
quella scena. Quando ho letto quella scena in sceneggiatura ho
pensato, “Sì, mi divertirò un mondo con questo”. E hai ragione, è
un punto di ancoraggio del concetto. Ma è anche il momento in cui
il film capovolge il concetto stesso e fa la cosa opposta. Per
tutto il tempo non riesco davvero a provare dolore, e ora è tipo,
“Sai, questo tizio non riesce a provare dolore. Ora finge di
provare dolore”, il che è così interessante.”
Jack Quaid in Mr. Morfina
Per Jack Quaid è
stato il momento perfetto, nel corso delle riprese di Mr. Morfina,
per essere un pessimo attore e fingere di provare dolore.
“‘Adoro essere un pessimo attore!’ dice Jack
Quaid.“Adoro quando cerchi di essere un attore decente nella
tua vita, e poi hai la libertà di essere pessimo quanto
vuoi.
Sembra una grande scena di
improvvisazione. È possibile che ce ne sia molta che non
vediamo?
“Sì, sicuramente. Come ho detto,
è stata una delle mie scene preferite quando l’ho letto. E,
ovviamente, era divertente sulla pagina, non voglio sminuire questo
aspetto, ma avere il permesso di Dan e Bobby di giocarci è stato un
tale… è tanta la fiducia che danno a un attore, quindi l’ho
apprezzato molto.”
E il fatto che io faccia un
sacco di sketch comici, e che improvviso sicuramente negli sketch
che faccio, lo facciamo sempre dal vivo. In realtà, Dan e Bobby
sono venuti a vedere uno dei nostri spettacoli di sketch dal vivo
[come Sasquatch Comedy] prima che andassimo a girare il film, il
che è stato fantastico. Ma quella scena è stata un sogno che si è
avverato. È il permesso di divertirti il più possibile mentre
guardi la cosa più orribile che tu abbia mai visto. È
folle.”
Interrogato sulla sua co-star Amber
Midthunder, Jack Quaid ha detto: “È semplicemente incredibile
nel film. Quando ho scoperto che era stata scelta per il ruolo di
Sherry, sono andato fuori di testa. Dan e Bobby mi hanno scritto,
tipo, “Abbiamo Amber Midthunder per Sherry!” Ho pensato, cosa!? Ero
così incredibilmente felice. Lavorare con lei è stata una delle più
grandi gioie che abbia mai provato. Penso che sia semplicemente,
come hai detto, un talento generazionale. Il fatto di poter avere
una scena con lei è stata una gioia. L’ho adorato.”
La trama di Mr. Morfina
Nate (Jack
Quaid) è un uomo comune con un dono unico: non sente
dolore. Quando la ragazza dei suoi sogni (Amber
Midthunder) viene rapita, questa peculiarità diventa la
sua arma più potente per salvarla. Nel 2025 solo al cinema.
Mr.
Morfina vede protagonisti Jack Quaid, Amber
Midthunder, Ray Nicholson, Betty Gabriel, Matt Walsh, Lou Beatty
Jr., Van Hengst, Conrad Kemp e Jacob Batalon.
Produttori esecutivi Paul
Barbeau, Glen Basner, Josh Adler, Lars Jacobson, Alison Cohen
Prodotto da Drew Simon, Tory Tunnell, Joby Harold, Sam Speiser,
Matt Schwartz, Julian Rosenberg. Scritto da Lars Jacobson Diretto
da Dan Berk & Robert Olsen.
Zendaya e
Matt Damonsono stati fotografati sul set di
The
Odyssey, mentre le riprese del film sono in corso a
Favignana. Mentre Damon interpreterà il protagonista del film,
Zendaya sarà con ogni probabilità la Dea della
Saggezza, Atena in persona, che nel poema epico di Omero, è una
grande sostenitrice dell’eroe protagonista.
Staremo a vedere in che modo il
regista britannico adatterà e racconterà la componente mitologica e
magica del poema, aspetto che sembra allontanarsi dalle sue corde e
che rappresenta da sempre una delle principali difficoltà di
comprensione e adattamento del testo in età contemporanea,
soprattutto da parte di culture non mediterranee.
L’antico poema epico di Omero
racconta la storia di Odisseo, re di Itaca, e del suo pericoloso
viaggio di ritorno a casa dopo la guerra di Troia, esplorando temi
di eroismo, lealtà, astuzia e la lotta contro la volontà divina. Il
racconto include episodi iconici come l’incontro con il ciclope
Polifemo, le Sirene e la strega-dea Circe, avventure che culminano
con il suo ricongiungimento con la moglie Penelope.
Secondo recenti indiscrezioni, nel filmTom Holland
interpreterà il figlio di Odisseo, Telemaco (come già
ipotizzato),Zendaya
sarà la dea della saggezza Atena,Charlize Theron
la maga Circe,Anne Hathaway
la moglie di Odisseo, Penelope,
Benny Safdie
il re di Micene Agamennone eLupita Nyong’o
sua moglie Clitennestra.
I dettagli sulla trama del film
The
Odyssey di Christopher Nolan sono ad ora stati tenuti
nascosti e non è confermato quanto il regista sarà fedele all’opera
di Omero. Considerando i suoi precedenti, c’è da aspettarsi che
apporti una svolta inaspettata alla storia che già presenta tutti i
marchi di fabbrica del suo cinema, in particolare la non linearità
della narrazione. Sarà il secondo film di Nolan per la Universal,
dopo Oppenheimer.
Il Marvel Cinematic Universe
avrà finalmente la sua forte dose di X-Men
originali del grande schermo. Durante la
lunga rivelazione del cast della Marvel per il suo prossimo film di
punta Avengers: Doomsday, è stato
rivelato che molti attori della serie originale di film della Fox
torneranno nell’universo dei fumetti. Tra questi,
Patrick Stewart nel ruolo di Charles Xavier,
Ian McKellen nel ruolo di Magneto, James
Marsden nel ruolo di Ciclope e Rebecca
Romijn nel ruolo di Mystica. Tutti e quattro gli attori
hanno debuttato come protagonisti del franchise del 2000. Tuttavia,
secondo le regole del multiverso Marvel, rimane possibile che questi
attori possano interpretare versioni diverse dei loro personaggi, o
addirittura personaggi completamente diversi.
Torna per la gioia dei fan della
Marvel anche
Channing Tatum nel ruolo di “Gambit”. L’attore ha
trascorso anni cercando di realizzare un film per la Fox e solo nel
2024 con Deadpool e Wolverine ha avuto il suo momento. Ecco di
seguito l’elenco di tutti gli attori “mutanti” che torneranno
per Avengers: Doomsday, nelle sale il 1° maggio
2026.
Channing Tatum come Gambit
Channing Tatum ha aspettato anni per portare
finalmente Gambit sul grande schermo, e il suo desiderio si è
avverato nel blockbuster del 2024 Deadpool &
Wolverine. Ora rimarrà nel Marvel Cinematic Universe in
Avengers: Doomsday.
Tatum ha provato con tutte le sue forze a far decollare un film di
Gambit alla Fox, ma il progetto è stato di fatto annullato quando
la Disney ha completato l’acquisto dello studio nel 2019.
Alan
Cumming ha debuttato come Nightcrawler in
“X2“, ma è stato il periodo in cui ha interpretato
il mutante. L’attore ha fatto notizia l’anno scorso per aver
definito “X2” il “film più gay” a cui abbia mai lavorato.
Rebecca Romijn come Mystique
Rebecca
Romijn era blu dalla testa ai piedi nei panni di Mystique
nella trilogia originale di film “X-Men” che comprendeva
“X-Men“, “X2” e
“Conflitto finale“. Ha avuto un cameo non
accreditato in “X-Men: L’Inizio“.
James Marsden come Ciclope
James Marsden è Ciclope in X-Men
James Marsden ha dato origine al ruolo di
Scott Summers / Ciclope in “X-Men” e ha ripreso il ruolo del
supereroe in “X2“, “Conflitto
Finale” e “Giorni di un futuro
passato“.
Il video annuncio dell’inizio della produzione di
Avengers: Doomsday
I Marvel Studios hanno fatto un
annuncio a sorpresa del cast di Avengers:
Doomsdaytramite i propri canali social. Era un
momento estremamente atteso da parte dei fan, che possono così
scoprire quali attori del MCU saranno presenti nel prossimo
film dedicato ai vendicatori. Sebbene manchi ancora poco più di un
anno all’arrivo in sala del film, sono già iniziati i lavori per la
sua realizzazione e con questo nuovo annuncio sappiamo che i
seguenti attori e personaggi saranno presenti nel film:
Alla fine del video, Downey Jr. ha
camminato lungo la fila di sedie con i nomi del cast, ha preso
posto, ha chiesto il silenzio del pubblico, ha ripresentato le
sedie e se n’è andato. Una scheda di testo ha poi rivelato che
Avengers:
Doomsday è ufficialmente entrato in produzione. Questo
include anche un logo del film leggermente modificato, con un
design meno in rilievo e una tonalità verde attenuata.
Trent’anni fa, il 3 ottobre
1993, si svolse la battaglia di
Mogadiscio. È nota anche come “Battaglia del Mar
Nero” dai veterani statunitensi che vi presero parte, o
“Giorno dei Rangers” dai somali, ed è stata resa
popolare come “Black Hawk Down”. Otto anni dopo,
Ridley Scott ha diretto un film intitolato
proprio Black Hawk Down, adattamento dell’omonimo
libro di Mark Bowden. Questo nome deriva dalla
chiamata radio che segue l’abbattimento e la caduta definitiva
dell’aereo da guerra statunitense chiamato “Black Hawk”.
Venerato film di guerra basato su un
vero evento storico, Black Hawk Down si è poi
guadagnato due Oscar, ma sfortunatamente per Scott, non è riuscito
a vincere il premio per la miglior regia per la seconda volta
consecutiva (era stato nominato l’anno prima per Il Gladiatore). Tuttavia, sebbene Black Hawk Down sia
stato acclamato per aver cambiato le carte in tavola nella
rappresentazione della guerra al cinema, presenta numerose
inesattezze storiche. Scopriamole in questo approfondimento.
Black Hawk Down
non offre il giusto contesto sulla battaglia di Mogadiscio
Raccontare la storia di una guerra
che si è svolta nell’arco di 24 ore nel corso di un film non è una
passeggiata. Ridley Scott è stato elogiato, anche da
esperti militari, per come ha mostrato il realismo della guerra
urbana in Black Hawk Down e il film rimane in gran
parte fedele alla ricostruzione degli eventi fatta da Bowden nel
suo libro. Tuttavia, mentre il film tenta di contestualizzare gli
eventi che hanno portato alla battaglia utilizzando schede di testo
all’inizio, manca di alcuni fatti significativi. Ad esempio, il
film tralascia il raid del Lunedì di Sangue, noto
anche come Operazione Michigan, che ebbe luogo il 12 luglio 1993 e
che ebbe un’influenza significativa sulla battaglia di
Mogadiscio.
Durante il raid, l’Operazione delle
Nazioni Unite in Somalia (UNOSOM) attaccò i partecipanti a una
riunione che si stava tenendo nella villa di Mogadiscio del
Ministro della Difesa di Mohammed Farrah Aidid,
Abdi Hassan Awale. Nel suo libro Bowden afferma
che le vittime del raid furono più di 70, come confermato dalle
interviste a vari testimoni. Questa cifra è però stata contestata.
L’ONU le valuta in 13. Secondo il libro di Bowden, i funzionari
americani e dell’UNOSOM hanno insistito sul fatto che l’operazione
era necessaria per sbarazzarsi degli strenui sostenitori di
Aidid.
Sam Shepard in Black Hawk Down
Bowden, molti giornalisti locali e
stranieri, tra cui il corrispondente di guerra americano
Scott Peterson e organizzazioni di giustizia come
Human Rights Watch hanno contestato le affermazioni, affermando che
l’incontro era stato organizzato dagli anziani del clan per
convincere il partito politico di Aidid a fare la pace con
l’UNOSOM. Il significato di questo raid sarebbe dunque stato quello
di mettere i somali contro gli americani e gli stranieri. Nel film,
la rabbia dei locali nei confronti delle truppe americane è vivida
e i loro sentimenti vengono mostrati nella scena in cui il “Black
Hawk” viene abbattuto.
Questa problematica mancanza di
contesto per gli eventi di Black Hawk Down dà
l’impressione che i somali fossero contro gli americani che erano
andati ad aiutarli senza un motivo apparente. Un’altra
rappresentazione errata del contesto nel film è l’uccisione
di soldati pakistani da parte della milizia di Aidid, come
viene mostrato nei testi all’inizio del film. Sebbene il film
annoti che “a giugno, la milizia di Aidid tende un’imboscata e
massacra 24 soldati pakistani”, non ne fornisce il contesto. I
soldati pakistani si erano recati a Radio Mogadiscio, popolare in
città e portavoce di Aidid contro l’UNOSOM, per ispezionare un
deposito di armi situato nella stazione.
In precedenza erano circolate
notizie secondo cui le Nazioni Unite stavano progettando di
sequestrare le infrastrutture di trasmissione di Aidid. L’attacco
ai soldati pakistani da parte dei miliziani di Aidid è scaturito da
questa paura. Se Aidid era effettivamente un signore della guerra
temuto e spietato, era un signore della guerra tra molti altri. La
rappresentazione dell’omicidio dei soldati pakistani senza questo
contesto demonizza Aidid come l’unico cattivo responsabile dei
problemi somali e mostra i suoi uomini come selvaggi che uccidono
per niente. Ciò è ulteriormente accentuato nella sequenza di
apertura del film, che mostra la milizia di Aidid sparare ai
benefattori degli aiuti alimentari.
All’epoca di Black Hawk
Down, il personale statunitense autorizzato dal Presidente
George Bush aveva già contribuito ad alleviare il
problema della fame e consegnato il programma alle Nazioni Unite.
Quest’ultimo nel film, in particolare, trae in inganno sul fatto
che la missione del soldato americano che ha portato alla battaglia
di Mogadiscio aveva lo scopo di impedire ad Aidid di interferire
con gli aiuti alimentari per i cittadini affamati, mentre
l’obiettivo della missione era quello di arrestare o uccidere Aidid
in seguito al suo coinvolgimento nell’attacco alle forze di pace
delle Nazioni Unite. È questo travisamento dei fatti che ha portato
alcuni a criticare il film come una riscrittura della storia
unilaterale e di stampo americano.
George Harris in Black Hawk Down
Il film sminuisce il ruolo dei
soldati malesi e pakistani
Black Hawk Down non
dà poi credito ai soldati pakistani e malesi che hanno avuto un
ruolo significativo nella battaglia. Secondo il maggiore
Jeff Struecker, quando i soldati americani hanno
esaurito le risorse necessarie per la battaglia, hanno chiesto
l’aiuto delle Nazioni Unite e diversi Paesi, in particolare
Pakistan e Malesia, sono venuti in loro soccorso. Struecker ha
espresso parole gentili per i soldati malesi, affermando che,
insieme ai soldati pakistani, hanno fornito loro armature e carri
armati che sono stati fondamentali per la loro sopravvivenza nella
battaglia. L’ex presidente pakistano, il defunto Pervez
Musharaff, è quindi rimasto sconcertato dal mancato
riconoscimento del ruolo dei suoi compatrioti nella battaglia nel
film.
Osman Ali Atto
contesta il ritratto che si fa di lui nel film
Osman Ali Atto era
il finanziatore di Aidid e una delle risorse chiave che i soldati
americani catturarono e interrogarono per condurli ad Aidid. In
Black Hawk Down, Atto viene arrestato mentre è in
transito quando i soldati, sulla base di informazioni di
intelligence, immobilizzano le sue tre auto. Anche nel film, la
cattura di Atto è in gran parte pacifica, poiché si arrende quando
viene messo alle strette. In un’intervista alla BBC, Atto contesta
però questa rappresentazione. Afferma che l’arresto è stato
cruento. “Viaggiavo con una sola Fiat 124, non con tre veicoli
come si vede nel film”, ha dichiarato, aggiungendo che la sua
auto è stata colpita almeno 50 volte e che ci sono state delle
vittime.
In Black Hawk Down,
Atto è un omone che fuma il sigaro, arrogante, sarcastico e con gli
orecchini, un tropo comune nella rappresentazione hollywoodiana
della guerra e dei signori della droga. Ma nella realtà è ben
lontano dal personaggio che viene rappresentato nel film. La BBC ha
descritto Atto come “niente di simile nella vita reale”,
riferendo che non fuma sigari e non indossa orecchini, il che non
solo è un travisamento ma rischia anche di essere un’appropriazione
culturale, dato che tradizionalmente solo le donne somale indossano
orecchini, e un uomo nella sua posizione di leader di una società
conservatrice come la sua non andrebbe contro tale tradizione.
Tuttavia, con il film Atto concorda sul fatto che non ha fornito ai
suoi interrogatori alcuna informazione su Aidid.
Non è però solo Atto a sollevare
critiche nei confronti di Black Hawk Dawn. La
rappresentazione generale dei somali e di Mogadiscio è infatti
molto lontana dalla realtà. I somali hanno caratteristiche fisiche
cuspidate uniche e gli attori che interpretano i somali nel film
non li rappresentano adeguatamente. Il film è stato infatti
criticato proprio per la mancanza di attori somali. Anche la lingua
parlata nel film non è quella parlata nel Paese del Corno d’Africa.
Infine, la Mogadiscio dell’epoca, come descritta nel libro di
Bowden, era colorata e vivace, mentre in Black Hawk
Down è ritratta come una città devastata e spenta.
Ewan McGregor in Black Hawk Down
Il nome del personaggio di Ewan
McGregor in Black Hawk Down è stato cambiato
In Black Hawk Down,
Ewan McGregor interpreta il ranger
John Grimes. Grimes, come la persona reale che
rappresenta, è ritratto come un eroe. Ma il vero soldato che il
personaggio di Grimes rappresenta è il ranger John “Stebby”
Stebbins. Come riporta il Guardian, Mark Browden, lo
sceneggiatore del film e del libro da cui è tratto, ha dichiarato
di aver ricevuto pressioni dal Pentagono per cambiare il nome di
Stebby dopo che il ranger era stato deferito al tribunale e
riconosciuto colpevole di aggressione e stupro di una
minorenne.
Nell’articolo del Guardian, la
moglie di Stebby, Nora Stebbins, ha scritto al New
York Post lamentandosi della rappresentazione eroica del suo ex
marito. Ha scritto in parte: “Il mio ex marito viene dipinto
come un eroe americano, mentre la verità è che non lo è”.
Black Hawk Down di Ridley Scott è dunque un film visivamente e
tecnicamente impressionante, in cui il realismo della guerra e gli
aspetti umani positivi del sacrificio, della collaborazione e del
coraggio sono ben presenti. È anche uno dei migliori lavori di
Scott, un film che si può rivedere più volte e, a più di trent’anni
dall’evento reale su cui si basa, forse è giunto il momento di
rivederlo.
Tuttavia, in un mondo in cui il
cinema ha un’influenza così forte, le inesattezze storiche di
Black Hawk Down, soprattutto se si fregiano della
dicitura “basato su eventi reali”, possono avere un
impatto significativo sulla comprensione della storia da parte del
pubblico. Gli elementi che il film trascura, dunque, pur sembrando
eventi minori, sono evidentemente importanti per la cultura somala,
per la percezione che la gente ha della battaglia di Mogadiscio e
per il contesto in cui essa si è svolta.
Presentato in concorso alla Mostra
del Cinema di Venezia, il film Io
capitano (qui
la recensione) di Matteo
Garroneè stato un grande caso cinematografico
italiano per l’anno 2023. Dopo la partecipazione a tale evento,
dove ha vinto poi il Leone d’argento alla regia, il film ha infatti
intrapreso un percorso che lo ha portato in tutto il mondo,
arrivando anche ad essere nominato ai
Golden Globe e agli
Oscar (prima volta in assoluto per Garrone) come Miglior film
internazionale. In patria, ha invece ottenuto quindici nomination
ai
David di Donatello, vincendone poi sette, tra cui Miglior film
e Miglior regia.
Un grande successo per un film che
mescola dramma sociale e favola, andando a raccontare un
controcampo del viaggio che i migranti africani intraprendono per
arrivare in Europa. Dopo anni di tentennamenti, Garrone si è
infatti deciso con Io capitano a portare sul
grande schermo una storia difficile, basata su reali testimonianze
e nella quale si affrontano tante problematiche di questi episodi
di emigrazione che troppo spesso vengono invece banalizzati o di
cui a noi, dall’altra parte del mare, arriva solo il finale. Ma
prima di esso c’è tutto un lungo e doloroso viaggio, che è proprio
ciò che Garrone va ad esplorare con il suo film.
La trama e il cast di Io
capitano
In Io Capitano si
racconta il viaggio avventuroso di Seydou
(Seydou Sarr) e Moussa
(Moustapha Fall), due giovani cugini che decidono
segretamente di lasciare Dakar, capitale del Senegal, per
raggiungere l’Europa, con l’obiettivo di poter inseguire il sogno
di diventare celebrità nel campo della musica. Lasciandosi alle
spalle le proprie famiglie, per i due ha così inizio un’Odissea
contemporanea attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei
centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare. Quando ormai
sarà troppo tardi per tornare indietro, i due ragazzi si troveranno
a dover proseguire il percorso, scoprendo quanto quel viaggio sia
ben diverso da come previsto.
Foto di Greta De Lazzaris
La storia vera dietro il film
“La storia mi è venuta in mente
diversi anni fa, quando mi fu raccontato di questo adolescente che
da solo aveva guidato un’imbarcazione con circa 250 persone a
bordo. – ha raccontato Matteo
Garrone – Una volta arrivato a destinazione,
travolto dall’emozione di aver portato tutti in salvo ha iniziato a
gridare “io capitano, io capitano”. Però mi sentivo in imbarazzo,
da borghese, a pensare di raccontare quella storia e i suoi
retroscena. Poi, qualche anno dopo, ho incontrato il ragazzo che
quel finale lo ha vissuto, il cui nome è Fofanà Amara, e
quell’incontro mi ha riavvicinato a quel racconto, motivandomi a
riprenderlo in mano”.
La storia di Fofanà
Amara è comune a quella di tanti ragazzi come lui in
cerca di una vita migliore. Partito da una Guinea sconvolta da
scontri politici, Fofanà decide di emigrare verso l’Europa e inizia
così ad attraversare il deserto fino a Tripoli, in Libia. Qui gli
viene fatto capire che il barcone con duecentocinquanta persone a
bordo arriverà in Italia solo se qualcuno si offre di guidarlo e
quel qualcuno è lui. Così, a soli quindici anni, Fofanà intraprende
questo viaggio di due giorni in mare. Al suo arrivo, viene
arrestato e accusato di essere uno scafista, salvo poi essere
rilasciato. Oggi vive e lavora in Belgio.
Sulla base di questa testimonianza,
Garrone ha aggiunto che: “A quel punto abbiamo deciso di
costruire questo film seguendo i canoni del racconto d’avventura e
del viaggio dell’eroe.Bisogna infatti sapere che
ci sono tanti tipi di immigrazione, quella raccontata in
Io capitano è legata al fatto che il 70% della popolazione africana
è composta da giovani e questi giovani sono influenzati dalla
globalizzazione occidentale, di cui penso sia importante raccontare
gli effetti sulle popolazioni.”. Fondamentale però è stato
anche il lavoro di ricerca sul campo, necessario affinché si
potesse raccontare la verità su ciò che avviene durante questo
viaggio verso l’Europa.
Seydou Sarr in Io capitano. Cortesia di 01
Distribution
“Abbiamo fatto un grosso lavoro
di documentazione, durato qualche anno, e poi per cercare di
raccontare questa storia ci siamo affidati a chi queste vicende le
ha vissute in prima persona. – racconta Garrone – È stato
un lavoro assolutamente collettivo, reso possibile grazie a persone
come Mamadou Kouassi, che mi hanno raccontato le loro storie al
servizio delle quali io ho potuto mettere le mie conoscenze
tecniche“. Mamadou Kouassi Pli Adama è un
altro dei tanti giovani che hanno vissuto sulla loro pelle
“l’esperienza di quel viaggio, delle prigioni libiche, della
paura e degli orrori che vengono perpetrati”. “Sono stato venduto
come schiavo – ha raccontato – e ho passato mesi e mesi a
lavorare in condizioni terribili per comprare la mia
libertà”.
Alla fine, è riuscito ad imbarcarsi
da Zuwara verso l’Italia, ma lungo la traversata il gommone su cui
viaggiava s’è spezzato in due e altre persone sono morte sotto i
suoi occhi. Grazie a un peschereccio di Mazara del Vallo è però
riuscito a sopravvivere e ad arrivare a terra. Oggi, Mamadou è vicepresidente del
Movimento migranti e rifugiati di Caserta e lavora come mediatore
interculturale presso il Centro Sociale Ex-Canapificio dove aiuta
persone arrivate in Italia come lui, nel riconoscimento dei propri
diritti e nella conoscenza degli strumenti sociali e formativi. Con
Io capitano ha dunque avuto modo di offrire
la propria testimonianza, che purtroppo è comune a quella vissuta
quotidianamente di tantissimi altri ragazzi (e non
solo).
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di Io
capitano grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Apple
iTunes, Rakuten TV e
Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 26
marzo alle ore 21:30 sul canale
Rai 1.
Jack Ryan –
L’iniziazione, come il precedente adattamento Al vertice della tensione (dove il personaggio era
interpretato da Ben Affleck), presenta intenzionalmente un
Jack Ryan più giovane, interpretato stavolta da Chris Pine, senza però l’esperienza e la
gravitas sale e pepe di Alec Baldwin o Harrison Ford, primi interpreti del
personaggio al cinema. Nel film, Ryan è un agente della CIA di
basso livello che, dopo aver scoperto una cospirazione terroristica
guidata dal miliardario russo Viktor Cherevin
(Kenneth
Branagh, che ha curato anche la regia del film), si
trova a schivare assassini, a visitare Mosca e a inseguire minacce
di bombe.
Ma a differenza dei precedenti
lungometraggi dedicati al personaggio dei romanzi di Tom
Clancy, questo thriller di spionaggio del 2014 doveva
essere un vero e proprio reboot della popolare serie
cinematografica. Si tratta infatti della prima pellicola dedicata
al personaggio ad essere basata su un sceneggiatura originale,
firmata da David Koepp, e non tratta dai romanzi
di Clancy. Tale novità era giustificata proprio dal fatto che il
film era stato pensato come un vero e proprio riavvio che esplora
le origini del personaggio e la sua evoluzione come agente dei
servizi segreti. Ciò ha così permesso di dar vita ad una storia
nuova, come anche all’inserimento di nuovi personaggi.
A questo capitolo, tuttavia, non
sono seguiti ulteriori capitoli e alla fine il personaggio è stato
riproposto come protagonista dell’omonima serie di Prime Video, dove ad interpretarlo è
subentrato John
Krasinski. Nonostante le ovvie intenzioni di
lanciare una nuova serie, infatti, i deludenti risultati al
botteghino e le reazioni contrastanti della critica hanno fatto sì
che Jack Ryan – L’iniziazione non ottenesse alcun
seguito. In questo articolo, analizziamo però come il finale del
film ha risolto la sua trama terroristica, preparando al contempo
dei sequel che, però, non sono mai stati realizzati.
Chris Pine e Keira Knightley in Jack Ryan –
L’iniziazione
Jack Ryan sventa il complotto di Cherevin per distruggere
l’economia
Nel finale, Jack Ryan entra nei file
di Cherevin e scopre che l’oligarca sta usando suo figlio,
Aleksandr, come agente dormiente per distruggere
l’economia statunitense, già vulnerabile a causa delle sue manovre
finanziarie con Cina e Giappone. Il piano è dunque quello di
colpire Wall Street con un ordigno esplosivo e mettere in ginocchio
l’America. L’agente della CIA si precipita dunque a New York e
individua Aleksandr. Dopo un violento inseguimento e uno scontro
fisico, Ryan riesce infine a dirottare l’auto contenente la bomba e
la fa precipitare nell’East River.
La detonazione nel fiume uccide
Aleksandr, mentre Ryan riesce a fuggire, senza riportare danni,
come accade nella maggior parte dei film di Jack Ryan. Di
conseguenza, Cherevin viene giustiziato dai suoi cospiratori per il
suo fallimento e Jack Ryan è libero di sposarsi con la sua
fidanzata Cathy (Kiera
Knightley) e viene elevato di livello all’interno
dell’agenzia. Le scene finali del film vedono Ryan alla Casa Bianca
con il suo superiore Harper (Kevin
Costner), che si presenta ufficialmente al Presidente.
A tutti gli effetti l’inizio di una promettente carriera dunque,
che avrebbe dovuto essere esplorata con ulteriori film.
Chris Pine è Jack Ryan e Kevin Costner è Harper in Jack Ryan –
L’iniziazione. Cortesia di Paramount Pictures e Skydance
Productions.
I sequel mai realizzati di Jack Ryan –
L’iniziazione
In definitiva, il finale di
Jack Ryan – L’iniziazione doveva aprire la porta a
ulteriori sequel con Chris Pine. Non solo il giovane agente si
sposa e si confida con Cathy, cambiando il suo status nella vita
privata, ma le azioni eroiche di Ryan hanno cambiato il corso della
sua carriera e lo hanno portato alla Casa Bianca. All’inizio,
Harper gli dice che “non sei più solo un analista. Ora sei
operativo”, e parte dell’arco narrativo di Ryan nel film
consiste proprio nell’abbracciare pienamente questa realtà. Quando
dà il suo nome al Presidente, è sulla buona strada per diventare la
figura sicura ed eroica che abbiamo conosciuto in film come
Caccia a Ottobre Rosso.
Nei romanzi, Ryan si fa strada fino
a diventare vicedirettore della CIA, poi fa parte del gabinetto e
infine diventa addirittura presidente. Poiché solo alcuni dei libri
di Clancy sono stati adattati allo schermo, i produttori di
Jack Ryan – L’iniziazione avevano molto materiale
su cui lavorare per realizzare altri film sul
personaggio. Purtroppo, i risultati deludenti al
botteghino hanno fatto venir meno la richiesta di altri film
con la versione di Pine di Ryan. Ma il personaggio, come
anticipato, è tornato in televisione in streaming qualche anno
dopo, con la star di The Office e regista di A Quiet PlaceJohn Krasinski che attualmente è impegnato
nelle riprese del film-sequel della
serie.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
Jack Ryan –
L’iniziazione è disponibile su alcune delle più popolari
piattaforme streaming oggi disponibili. Lo si può infatti ritrovare
su Rakuten TV, Google Play, Apple iTunes, Tim Vision,
Paramount+, Now,
Infinity+ e Prime
Video. Per poter usufruire del film, sarà necessario
sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film.
In questo modo sarà poi possibile vedere il titolo in tutta
comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre in
programma in televisione per mercoledì 26 marzo
alle ore 21:20 sul canale Italia
1.
La serie di successo Only
Murders In The Building si arricchisce di nuove star per
la sua quinta stagione. Come riportato da Deadline, dopo il due volte
premio Oscar Christoph Waltz, anche la due volte premio
Oscar Renée Zellweger si è unita al cast. Come di
consueto, i dettagli sulle trame e sui nuovi personaggi non sono
stati resi noti. Sappiamo però che la produzione della nuova
stagione, che si occuperà di risolvere l’omicidio di Lester, è
iniziata all’inizio di questa settimana a New York con il ritorno
dei quattro personaggi fissi della serie: le star/produttori
esecutivi Steve Martin, Martin
Short e Selena Gomez e Michael Cyril
Creighton.
Per quanto riguarda Renée Zellweger, nota soprattutto per i suoi
ruoli da Oscar in Ritorno a Cold Mountain e Judy, è stata vista di recente al cinema con
attualmente protagonista di Bridget Jones – Un amore di ragazzo, quarto capitolo
della serie Bridget Jones. Ad oggi, il film ha incassato
oltre 120 milioni di dollari al botteghino internazionale. Nel
2001, la Zellweger ha recitato ne
Il diario di Bridget Jones, per il quale ha ottenuto la
sua prima nomination agli Oscar, ottenendo anche candidature ai
Golden Globe, ai SAG e ai BAFTA. Nel complesso, il franchise ha
accumulato oltre 850 milioni di dollari in tutto il mondo.
Il cast di Only Murders in the Building
Only Murders in the
Building ha rilasciato la sua quarta stagione nel 2024.
Oltre ai protagonisti Steve Martin, Martin
Short e Selena Gomez, il cast della quarta stagione
comprendeva Meryl Streep, Eugene Levy,
Zach Galifianakis, Eva Longoria, Jane Lynch,
Richard Kind, Melissa McCarthy,
Kumail Nanjiani e Molly Shannon.
Lo show ha ottenuto 21 nomination agli Emmy per la sua terza
stagione, il massimo che abbia mai ricevuto per una singola
stagione. Martin e John Hoffman
hanno co-creato la serie e Hoffman è anche showrunner. Entrambi
sono produttori esecutivi insieme a Short, Gomez, Dan
Fogelman e Jess Rosenthal.
Una serie live-action di
Scooby-Doo è ufficialmente in fase di sviluppo per
Netflix, che l’ha acquistata per
otto episodi.
Secondo quanto riferito per la prima volta da Netflix nell’aprile
del 2024, la serie si occuperà di come la Mystery Inc. e il
loro amato alano si siano uniti per la prima volta. Come riportato
in precedenza, Josh Appelbaum e Scott
Rosenberg sono gli sceneggiatori e gli showrunner e
saranno anche produttori esecutivi insieme ad André
Nemec e Jeff Pinkner sotto la loro
insegna Midnight Radio.
“Mystery, Inc. è di nuovo in
attività! Siamo entusiasti di portare Scooby-Doo in TV come serie
live-action per la prima volta”, ha dichiarato Peter
Friedlander, vicepresidente delle serie di Netflix. “L’amato
franchise ha avuto un impatto innegabile sulla cultura pop ed è
ricco di temi universali sull’amicizia che generazioni di fan hanno
abbracciato da tempo. Insieme ai centri creativi Berlanti
Productions e Midnight Radio, siamo impegnati a deliziare i fan di
lunga data e ad aprire un mondo di avventure groovy per una nuova
era di bambini impiccioni.”
Il logline ufficiale dello show lo
descrive come una rivisitazione in chiave moderna della popolare
serie di cartoni animati. “Durante la loro ultima estate in
campeggio, i vecchi amici Shaggy e Daphne vengono coinvolti in un
mistero inquietante che riguarda un cucciolo di alano smarrito e
solitario che potrebbe essere stato testimone di un omicidio
soprannaturale”, si legge nella logline. “Insieme alla
pragmatica e scientifica Velma e allo strano, ma sempre
affascinante, Freddy, i due si mettono a risolvere il caso che li
trascina in un incubo inquietante che minaccia di svelare tutti i
loro segreti”.
“Uno dei miei primi e preferiti
lavori a Hollywood è stato sedermi con Bill Hanna e Joe Barbera
mentre firmavano le cellule di animazione”, ha detto Berlanti.
“Josh e Scott e tutti quelli di Midnight Radio hanno realizzato
una storia che cattura i loro incredibili spiriti e la loro geniale
creazione. Siamo grati a loro e a tutti quelli della Warners e di
Netflix per la partnership nel contribuire a portare in vita questa
iterazione di Scooby-Doo!”.
Scooby-Doo dal cinema alla televisione
Questo non sarà il primo progetto di
Scooby-Doo in live-action ad arrivare sullo
schermo. Il più famoso è il film uscito nel 2002 e interpretato da
Freddie Prinze Jr., Sarah Michelle
Gellar, Matthew Lillard e Linda
Cardellini, con Neil Fanning che dava la
voce a Scooby. Il film è stato un successo al botteghino, con oltre
250 milioni di dollari in tutto il mondo. Un sequel con lo stesso
cast, Scooby-Doo: Mostri scatenati, uscito nel
2004, ha incassato oltre 180 milioni di dollari. C’è stato anche il
film TV in live-action Scooby-Doo! Il mistero ha inizio e
il suo sequel, usciti nel 2009 e nel 2010.
Nel corso degli anni sono stati
realizzati anche numerosi progetti animati di
Scooby-Doo, a partire dalla serie originale di
cartoni animati alla fine degli anni Sessanta. Nel corso degli anni
si sono susseguite varie incarnazioni, con diverse serie animate e
film. Più recentemente, il film d’animazione Scoob! Holiday
Haunt avrebbe dovuto essere distribuito su Max, ma è stato
eliminato per ridurre i costi. In precedenza Max aveva trasmesso la
serie animata Velma, con Mindy Kaling che
dava la voce all’occhialuto membro della banda di Mystery Inc. ma
la serie è stata cancellata dopo due stagioni.
La cantante/attrice Brey
Noelle ha confermato che interpreterà White
Rabbit nella seconda stagione di Peacemaker di James Gunn. La stessa Noelle ha condiviso la
notizia sulle sue storie di Instagram dopo che l’indiscrezione del
suo casting era spuntata online grazie a un elenco su IMDb. Ha
anche commentato diversi altri post che le davano
il benvenuto nel DCU.
Nei fumetti, il White Rabbit
originale ha debuttato negli anni ’90 sulle pagine di
Adventures of Superman #500, ma l’incarnazione più nota
del personaggio è quella di uno dei cattivi di
Batman creato da David Finch e
Paul Jenkins nell’ambito dei New 52 della
DC. Jaina Hudson, questo il suo vero nome, è figlia di un
diplomatico americano e di un’attrice indiana di Bollywood e ha la
capacità di duplicarsi in due esseri distinti. È possibile che
Noelle interpreti solo uno di questi personaggi, anche se c’è
sempre la possibilità che nello show abbia un set di poteri
completamente diverso.
Peacemaker, cosa
sappiamo sulla seconda stagione
“Peacemaker esplora la storia
del personaggio che John Cena riprende all’indomani del film del
2021 del produttore esecutivo James
Gunn, Suicide Squad – un
uomo irresistibilmente vanaglorioso che crede nella pace ad ogni
costo, non importa quante persone debba uccidere per
ottenerla!”. I dettagli sulla trama della seconda stagione
sono ancora per lo più nascosti, ma probabilmente ruoterà intorno
al tentativo di Rick Flag Sr. di vendicarsi per l’uccisione da
parte di Peacemaker di suo figlio Rick Jr. (Joel
Kinnaman) avvenuta in The Suicide Squad.
Si vocifera poi che tra i
cambiamenti apportati nel seguire Smith in una nuova realtà, ci
sarà il fatto che suo padre e suo fratello sono di nuovo vivi.
“In Creature Commandos, li sentirete parlare di cose che sono
accadute in [The] Suicide Squad o Peacemaker”, ha detto di
recente Gunn a proposito della collocazione della seconda stagione
di Peacemaker nel canone del DCU. “Beh,
allora quelle cose diventano automaticamente canon”.
“La verità è che quasi tutto
Peacemaker è canonico, con l’eccezione di Justice
League”, ha aggiunto, riferendosi ai camei del finale
della prima stagione da parte dell’Aquaman di Jason Momoa e del Flash di Ezra Miller. “Di cui ci occuperemo nella
prossima stagione di Peacemaker”.
Questa seconda serie di episodi ha
riunito un cast impressionante che comprende John Cena, Danielle Brooks,
Freddie Stroma, Jennifer Holland,
Steve Agee, Frank Grillo, Sol Rodríguez,
David Denman e Tim Meadows. Si
vocifera anche la presenza di Joel Kinnaman. La seconda stagione di
Peacemaker è prevista per l’agosto 2025 sulla
HBO.
Jonathan Majors è stato scelto come
protagonista del film d’azione True Threat di
Gerard McMurray. La notizia arriva dopo che Majors
è stato anche scritturato per il prossimo
revenge movie Merciless, diretto da Martin
Villeneuve. Per quanto riguarda True
Threat, come riportato da Deadline, segue l’agente
delle Forze Speciali Vernon Threat (Majors) mentre si imbarca in
un’implacabile ricerca di giustizia dopo che suo figlio adolescente
è stato ucciso da una gang di Harlem nota come The Apollo Kids.
Determinato a vendicarsi, Threat si
infiltra nel Carter, un imponente edificio di 20 piani che funge da
roccaforte per la banda, lottando fino all’ultimo piano per
affrontare il loro leader nonché suo ex mentore, “Shallow”.
Combinando l’azione avvincente con i temi profondi della paternità,
della fratellanza e della responsabilità della comunità,
True Threat promette di “offrire un’esperienza
culturalmente urgente e implacabilmente cinetica“.
McMurray dirige una sceneggiatura
scritta insieme a Hodge K. Johnson, mentre il
candidato al SAG Award Larnell Stovall
supervisiona il design del film. In True Threat,
stando sempre a quanto riportato, sarà presente il 52 Blocks, uno
stile di arti marziali dei neri d’America, e sarà il primo grande
film a presentare questa disciplina. Non resta dunque che attendere
novità su questo film, il cui annuncio sembra in ogni caso
confermare il ritorno di Jonathan Majors dopo i processi giudiziari che
lo hanno coinvolto.
Il ritorno di Jonathan Major
L’interpretazione di Jonathan Majors in The Last Black Man in
San Francisco è stata acclamata dalla critica e l’attore ha
poi recitato in Lovecraft Country della HBO, The
Harder They Fall di Netflix e Devotion. Il ruolo di Majors in Creed
III, al fianco di Michael B. Jordan, ha contribuito a realizzare
un’apertura nazionale da record per il franchise e la più grande
uscita nazionale di sempre per un film sportivo. Majors è però
meglio noto per aver interpretato il villain Kang il
Conquistatore nei progetti del MCULoki e Ant-Man and the Wasp: Quantumania.
Tuttavia, l’attore
è stato licenziato dal ruolo dopo la condanna per aggressione
di terzo grado e molestie di secondo grado nei confronti della sua
ex fidanzata, Grace Jabbari. Da quel momento l’attore ha dovuto
prendersi una pausa per difendersi dalle accuse, pur consapevole di
aver perso la sua occasione con i Marvel Studios. Con
la ritrattazione della Jabbari, l’attore si sta ora impegnando
in nuovi progetti, di cui True Threat è solo
l’ultimo ad ora annunciato.
Il
franchise di Fast & Furious riceve un nuovo
aggiornamento da Vin Diesel, il quale sembra annunciare che è
in lavorazione un “precursore” di Fast
and Furious 11. Dopo l’uscita del primo capitolo del
franchise nel 2001, il Dominic Toretto di Diesel è tornato in quasi
dieci sequel e cortometraggi. Il personaggio è poi stato visto di
recente in Fast X del 2023 contro il Dante di Jason Momoa, e da allora è stato confermato
che l’undicesimo capitolo è in lavorazione e dovrebbe uscire nel
2026, portando potenzialmente alla fine dell’intera saga.
Ora Diesel ha condiviso su Instagram
una nuova immagine di se stesso con l’attrice di Letty,
Michelle Rodriguez, lasciando intendere che un
altro progetto di
Fast & Furious potrebbe arrivare prima di Fast
and Furious 11. Diesel paragona il progetto a Los
Bandoleros, il cortometraggio da lui diretto nel 2009, e lo
definisce un “precursore”, rivelando anche che lo studio gli ha
anche chiesto di tornare a dirigere. Sebbene non condivida i
dettagli della storia, lascia intendere che vorrebbe girarlo in un
luogo “veramente esotico”, citando le location del deserto
mediorientale utilizzate per le riprese di Fast & Furious 7 (2015).
“Mi viene in mente quel momento
critico del franchise di Fast, quando avevamo appena terminato il
quarto film…” – scrive Vin Diesel – Lo studio mi chiese di
dirigere un precursore della saga, per spiegare dove era stato Dom
tra il primo e il quarto film. Si chiamava Los Bandoleros. Ora, a
distanza di tanti anni, mi è stato chiesto di nuovo di dirigere il
precursore, il finale. Dato che ora è la saga di tutto il mondo,
sono stato incoraggiato a girare in un altro posto, veramente
esotico… Uno dei luoghi in cui abbiamo avuto la fortuna di girare
per Fast 7 è stato il Medio Oriente. Alla fine è stato il nostro
film più globale, con un incasso di poco inferiore ai due miliardi
di dollari. Il mio unico rimpianto è che non siamo mai riusciti a
girare nel deserto“.
Cosa significa il post di Vin
Diesel per Fast and Furious
Il post di Vin Diesel solleva ovviamente diverse domande.
Los Bandoleros dura circa 20 minuti ed è stato incluso nel
Blu-ray di Fast & Furious – Solo parti
originali (2009). Il film aiutava a spiegare cosa stava
facendo Dom tra gli eventi del primo e del quarto film, raccontando
la sua pianificazione di un furto di carburante nella Repubblica
Dominicana. I cortometraggi direct-to-video che fungono da prequel
ai grandi blockbuster non sono più molto comuni, tuttavia, e non è
chiaro se questo “precursore” adotterà la stessa strategia di
distribuzione di Los Bandoleros o se verrà invece
rilasciato direttamente su YouTube.
La seconda grande domanda è su cosa
verterà questo progetto precursore. La storia di Dom dopo il finale
di Fast X,
infatti, sarà apparentemente risolta in Fast
and Furious 11. Vale la pena notare, tuttavia, che
Diesel ha usato il termine “finale” per riferirsi non solo al film
finale, ma all’intero gruppo di Fast X e
Fast
and Furious 11. Questo significa che un “precursore
del finale” potrebbe essere in realtà un prequel del decimo film,
magari spiegando cosa stava facendo Luke Hobbs (Dwayne
Johnson) prima della sua apparizione a sorpresa nella
scena
post-credits dell’ultimo film attualmente visto in sala.
Eman Esfandi,
l’attore di Ezra Bridger, ha appena lanciato un
grosso indizio sulla seconda stagione di Ahsoka
sui suoi account social. Quella con
protagonista Rosario Dawson nel ruolo della
celebre Jedi è una delle tre serie di Star
Wars – insieme a The Mandaloriane Andor– a poter vantare più di una
stagione. In parte a causa del numero esiguo di show
attualmente confermati, è quindi stata data molta attenzione ad
Ahsoka, compresi i personaggi che potrebbero
apparire nella seconda stagione. Ezra Bridger potrebbe ora non
essere più un punto interrogativo, visto il recente post di
Esfandi, ma l’attore sembra suggerire anche qualcosa di molto più
sorprendente.
Sulla storia Instagram di Eman
Esfandi, che non è più disponibile per la visualizzazione (a causa
della natura temporanea di tutte le storie di Instagram), Esfandi
ha infatti condiviso un’immagine in cui si suggerisce che le
riprese della seconda stagione di Ahsoka sarebbero ufficialmente
iniziate. Questa sarebbe un’ottima notizia per i fan, dato che
questo momento non era previsto prima di quest’estate. Il ritorno
di Ezra Bridger nella seconda stagione di Ahsoka non è in realtà
stato confermato ufficialmente, ma questo recente post suggerisce
certamente che l’annuncio è più una questione di quando che di
se.
Ciò ha senso se si considera la
storia che il finale della prima stagione di Ahsoka
ha impostato per Ezra Bridger. Nella prima stagione, Ahsoka
Tano e Sabine Wren sono finite entrambe
su Peridea e hanno scoperto che questo è il pianeta dove sono
finiti sia il Grand’Ammiraglio Thrawn che Ezra
dopo il finale di Star Wars Rebels. Le scene finali della
stagione 1 di Ahsoka hanno anche confermato che Ezra è atterrato
sano e salvo nella galassia principale di Star Wars e ha già
riallacciato i rapporti con Hera Syndulla. Alla
luce di ciò, sembrava già sicuro che Ezra sarebbe tornato per la
seconda stagione dello show, anche se tecnicamente è ancora tutto
da vedere.
Cosa significherebbe il ritorno di
Ezra Bridger per Ahsoka – Stagione 2
A questo punto sarà interessante
capire se si trattava davvero di un annuncio di Esfandi (e quanto
fosse lecito un annuncio del genere). In ogni caso, questo
potenziale annuncio ha una serie di implicazioni per la seconda
stagione di Ahsoka.
Per prima cosa, questo significherebbe che la seconda stagione si
svolgerà in due luoghi distinti: uno è la galassia principale di
Star Wars, dove ora si trovano Ezra Bridger e
Thrawn, e l’altro è Peridea, dove Ahsoka e Sabine rimangono
intrappolate. Questo presumibilmente significa anche che la storia
di Thrawn, in particolare i suoi tentativi di riunire i resti
imperiali, continuerà nella seconda stagione.
La cosa è particolarmente
interessante visto che il film The
Mandalorian & Grogu è proprio dietro l’angolo, con una
data di uscita fissata al 22 maggio 2026. La
seconda stagione di Ahsoka
uscirà dopo quel film, il che potrebbe significare una linea
narrativa sia in quel film che nello serie riguardante Thrawn e la
sua presa di potere. Anche se questo post di Eman Esfandi non è un
annuncio ufficiale della Disney, sembra che Ezra Bridger tornerà
nella seconda stagione, per cui non resta che attendere maggiori
conferme e notizie.
Nonostante l’ultima volta si fosse detto scettico,
David Ayer è ora tornato a parlare della sua
director’s cut di Suicide
Squad che non ha mai visto la luce. Tuttavia, questa
volta i sentimenti di Ayer sembrano essere un po’ meno feriti, dato
che i suoi commenti sono molto più comprensivi e meno esigenti di
quanto non siano di solito quando parla dell’Ayer
Cut.
In un’intervista rilasciata a
The Hollywood Reporter, Ayer
sembra infatti accettare che ci sono poche possibilità di ottenere
l’Ayer Cut di Suicide Squad mentre James Gunn e la DC stanno appena iniziando un
nuovo universo. “Quando ho parlato con James [Gunn], lui voleva
[prima] ottenere dei punteggi sulla lavagna. La DC ha la sua storia
e la sua eredità, e ci vuole un po’ di lavoro per ristabilire l’IP
e farla andare nella direzione che vogliono. Quindi è assolutamente
giusto che lo facciano”.
Come ha detto lui stesso, Gunn,
Peter Safran e David Zaslav non
vorranno tornare al vecchio terreno della DC quando quello nuovo è
stato a malapena visto. In questo momento non farebbe altro che
riaccendere il fuoco di coloro che vogliono il ritorno dello
Snyderverse, un fuoco che non sembra mai del tutto spento. Ayer
comprende quindi la delicatezza di questa situazione. “Forse
con il tempo sarà visto come una cosa più nostalgica. Ma per il
bene di tutti coloro che hanno lavorato a [Suicide Squad] del 2016, merita davvero di
essere visto”, afferma il regista.
“Quindi capisco assolutamente
quello che James sta facendo, e penso che avrà dei veri successi
con le corsie che sta percorrendo”. In poche parole, David
Ayer spera che, una volta che il nuovo DC
Universe avrà gettato delle solide basi, potendo a partire da
esse intraprendere il suo percorso, possa esserci a quel punto
l’occasione per tornare su vecchi progetti rimasti in sospeso, tra
cui la sua Ayer’s
Cut di Suicide
Squad.
Il premio Oscar Barry
Jenkins dirigerà “Be My Baby” di
A24, un dramma biografico su Ronnie
Spector. Zendaya, che è legata al progetto dal 2020,
interpreterà ufficialmente l’icona della musica degli anni ’60.
Prima che la cantante morisse nel 2022, era produttrice esecutiva
del film e aveva chiesto che fosse proprio l’attrice recentemente
vista in Challengers
per interpretarla sullo schermo.
“Be My Baby” sarà
adattato dal libro di memorie del 1990 ‘Be My Baby: How I
Survived Mascara, Miniskirts, and Madness, or, My Life as a
Fabulous Ronette’, scritto dalla Spector insieme a
Vince Waldron. Secondo Deadline, che per primo ha
riportato la notizia del coinvolgimento di Jenkins, il film
dovrebbe concentrarsi sulla vita della cantante con il tormentato
produttore Phil Spector. Dave
Kajganich (“Bones and
All”, “Suspiria”)
è stato incaricato di scrivere la sceneggiatura originale.
La Spector, nata Veronica
Bennett, è diventata famosa negli anni ’60 come leader del
gruppo femminile delle Ronettes, noto per successi
come “Be My Baby”, “Baby I Love You” e
“Walking in the Rain”. Come suggerisce il sottotitolo del
suo libro di memorie, spesso sfoggiava una pettinatura ad alveare,
mascara per occhi di gatto e abiti aderenti. Sposò il produttore
musicale Phil Spector nel 1968 (e prese il suo
nome professionale), ma nella sua autobiografia racconta che lui la
tenne praticamente prigioniera in casa durante il loro tumultuoso
matrimonio.
Durante questo periodo, ha ricordato
di essere caduta nell’alcolismo, che ha avuto un impatto sulla sua
vita professionale. Nel 2009 Phil Spector è stato condannato a 19
anni di carcere per l’omicidio dell’attrice Lana
Clarkson ed è poi morto all’età di 81 anni nel 2021.
Ronnie Spector, che è stata inserita nella Rock & Roll Hall of Fame
nel 2007, è invece morta dopo “una breve battaglia contro il
cancro” all’età di 78 anni.
Al momento, la tempistica sulla
realizzazion di “Be My Baby” non è chiara, dato
che Jenkins ha recentemente
firmato per dirigere anche “The Natural
Order”, un thriller fantascientifico con Glen Powell. Zendaya, invece, ha all’orizzonte l’epico
“The
Odyssey” di Christopher Nolan, “Shrek
5” della Universal e “Spider Man 4” della Marvel. Non resta dunque che
attendere maggiori informazioni sullo sviluppo di questo progetto,
per poter capire quando indicativamente potrebbe arrivare in
sala.
La serie televisiva
Mare Fuori 5 non ha bisogno di
presentazione: è il fenomeno che a pochi minuti dalla sua uscita,
manda in crash la piattaforma RaiPlay. L’enorme numero
spettatori l’ha resa uno dei maggiori successi della produzione
seriale italiana. Prodotta da Picomedia e RaiFiction, con le musiche originali di Stefano Lentini,
a un mese dalla sua release ha già collezionato 35 milioni
di streaming per un totale di 14 milioni di ore di visione
(*dati: Sensemakers, Auditel).
La quinta stagione,
diretta da Ludovico Di Martino, è disponibile su
RaiPlay dal 12 Marzo e in onda su Rai Due dal 26
Marzo. A partire dal 20 Aprile, le prime quattro stagioni
saranno distribuite in tutto il mondo su Netflix con il titolo internazionale The Sea
Beyond. La colonna sonora, motore e protagonista della
serie, ha collezionato numeri straordinari, con oltre 100 milioni
di streaming sulle piattaforme online. Stefano Lentini è
stato premiato con due dischi d’oro e un doppio
platino.
LA COLONNA
SONORA
MAIN STREAM |
INDIPENDENZA | SUCCESSO ASPETTATIVE | ECLETTISMO | SLOW
MUSIC
È piuttosto diffusa
l’idea che il mondo della musica sia diviso in due grandi ambiti:
il mainstream, semplice e di largo consumo, destinato in
qualche modo all’oblio dopo il fervore del momento, e la musica di
nicchia, più profonda, elegante e complessa, seguita da un pubblico
esiguo. Avendo sempre avuto una visione trasversale su cosa sia
classico e cosa sia pop, cosa sia “di consumo” e cosa “di qualità”,
non mi sono mai preoccupato seriamente di questa distinzione.
Quando ho iniziato a lavorare nel campo delle colonne sonore per la
serialità, non ho mai pensato di orientare la mia produzione
musicale verso una semplificazione per soddisfare la richiesta di
un pubblico che spesso viene descritto come meno esigente.
Il
confine tra mainstream e underground è instabile e
può essere ridefinito nel tempo in modo radicale. Come posizionare,
ad esempio, i Nirvana, i Metallica, Mumford & Sons, o Bon
Iver? Artisti e gruppi nati in contesti alternativi e
diventati pionieri di nuove tendenze musicali. E cosa dire degli
psichedelici, raffinati e complessi Pink Floyd? Possiamo davvero
non considerarli una band mainstream?
Queste riflessioni mi
hanno sempre spinto ad affrontare i progetti musicali con una certa
spregiudicatezza, senza tener conto degli stilemi dei generi, né
delle le sotterranee e presunte “aspettative del pubblico”. Ritengo
che nulla sia più depotenziante e soffocante per la creatività di
questa logica invisibile, che finisce per standardizzare e
appiattire l’espressione artistica. Al
contrario, credo fermamente nell’indipendenza di chi crea e di chi ascolta, e sono
certo che esista un desiderio profondo di suoni nuovi e voci
autentiche.
Mare
Fuori 5 rappresenta per me la conferma di una concezione
rinnovata del pubblico: la visione di un ascoltatore libero,
aperto, intelligente, che è il modo in cui ciascuno di noi dovrebbe
essere trattato. Una prospettiva che è anche nutrimento e incentivo
per una discografia visionaria, creativa, rivitalizzata.
La musica di Mare Fuori 5
è lenta, sottile, avanza piano, non è alla moda, non segue
gli schemi della musica teen. Questa musica vuole arrivare
in un luogo sconosciuto, dove ciascuno può trovarvi la propria
frequenza. È stato il pubblico di Mare Fuori a rendere possibile
questa rivitalizzazione, a rendere mainstream qualcosa di
profondamente indipendente, e a concedermi il privilegio di poter
dialogare su questo livello di comunicazione.