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Cherry Season – La stagione del cuore, trama, cast, episodi

Cherry Season – La stagione del cuore, trama, cast, episodi

Cherry Season – La stagione del cuore è la serie tv turca creata da Asli Zengin e andata in onda su FOX nel 2014 – 2015.

Cherry Season – La stagione del cuore: dove vederla in streaming

Cherry Season – La stagione del cuore è andata in onda nel 2015 ed è tuttora in programmazione su Mediaset. Cherry Season – La stagione del cuore in streaming è disponibile su PremiumPlay.

Cherry Season – La stagione del cuore: la trama e il cast

La serie racconta le appassionanti vicende della bella Oyku, aspirante stilista che vive con la madre e il fratello, ed il cui padre ha lasciato la famiglia quando Oyku era ancora una bambina. Oyku è innamorata sin dall’infanzia di Mete, il fratello della sua migliore amica Burcu, ma lui, purtroppo, la considera solo come una sorella.

In Cherry Season – La stagione del cuore protagonisti sono Özge Gürel nei panni di Öykü Acar, Serkan Çayoğlu nei panni di Ayaz Dinçer, Dağhan Külegeç nei panni di Mete Uyar, Nilperi Şahinkaya nei panni di Şeyma Çetin, Fatma Toptaş nei panni di Sibel Korkmaz, Ayşegül Ünsal nei panni di Meral Acar, Hakan Çimenser nei panni di Bülent Uyar, Nezih Cihan Aksoy nei panni di Olcay, Neslihan Yeldan nei panni di Önem Dinçer, Mehti Aras Aydın nei panni di Emre Yiğit, Nihal Işıksaçan nei panni di Burcu Meltem Uyar, Serkan Börekyemez nei panni di İlker Korkmaz, Tamer Berke Sarıkaya nei panni di Cem Acar, Atilla Saral nei panni di Mehmet Karaylı, Jale Arıkan nei panni di Monika Sessa, e Özge Ince nei panni di Naz Hosgor.

Cherry Season – La stagione del cuore, la prima stagione

Nella prima stagione di Öykü, una giovane ragazza il cui sogno più grande è fare la stilista, abita con la madre e il fratello, mentre il padre è scappato con l’amante quando lei era bambina. Fin da piccola è innamorata di Mete, il fratello della sua migliore amica Burcu, unica a conoscenza di questo sentimento, ma lui l’ha sempre vista come una sorella. Mete s’interessa a Şeyma, amica e vicina di casa di Öykü, gentile e buona esteriormente, ma che in realtà non esita ad approfittarsi degli altri e intrattenere relazioni con uomini più grandi solo per la loro ricchezza. Intanto, a causa di un equivoco, Öykü si ritrova a uscire con Ayaz, figlio del suo capo, la stilista Önem, e i due, nonostante gli attriti iniziali, finiscono per innamorarsi. Il serial segue anche la relazione tra Bürcu ed Emre, compagno d’università e amico di Öykü, e le storie di gelosie di Ilker e sua moglie Sibel. La storia d’amore tra Öykü e Ayaz sfocia nel matrimonio, ma timori e ansie spingono la ragazza a scappare in Italia.

Cherry Season – La stagione del cuore, la seconda stagione

Dopo le nozze con Ayaz, Öykü va a Roma a lavorare nel ristorante di Monika senza far sapere niente a nessuno; Ayaz, però, riesce a trovarla grazie a Mete. All’inizio la storia tra i due sposi sembra essere finita, ma un lungo bacio sul treno diretto verso il lago di Nemi riesce a far capire a Öykü che la storia con suo marito non è mai finita. Infine, i due diventeranno genitori di due gemelli: Özge e Serkan.

Welcome to the Blumhouse trailer: quattro film, sotto lo stesso tetto

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Amazon Prime Video presenta Welcome to the Blumhouse, il nuovo progetto Amazon Studios & Blumhouse Television che hanno fatto squadra per una serie di quattro film, unici, inquietanti thriller, che mostrano storie di genere originali con cast e filmmaker differenti. Tutti i film saranno disponibili da Ottobre su Prime.

Ecco di seguito i trailer e i poster dei film:

BLACK BOX

Directed By: Emmanuel Osei-Kuffour Jr.

Teleplay by: Emmanuel Osei-Kuffour Jr. and Stephen Herman

Story by: Stephen Herman

Starring:  Mamoudou Athie, Phylicia Rashad, Amanda Christine, Tosin Morohunfola, Charmaine Bingwa, and Troy James

 

EVIL EYE

Directed by Elan Dassani and Rajeev Dassani

Written by: Madhuri Shekar 

Starring: Sarita Choudhury, Sunita Mani, Omar Maskati, and Bernard White

 

 

 

THE LIE

Written and Directed by: Veena Sud

Starring: Mireille Enos, Peter Sarsgaard, and Joey King

 

 

 

 

NOCTURNE

Written and Directed by: Zu Quirke

Starring: Sydney Sweeney, Madison Iseman, Jacques Colimon, and Ivan Shaw

Undine, recensione del film di Christian Petzold

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Undine, recensione del film di Christian Petzold

Si è portato a casa l’Orso d’Argento per la migliore interpretazione femminile all’ultimo Festival di Berlino, Undine, il nuovo film di Christian Petzold, che arriva a due anni dall’ultimo La donna dello scrittore. Con questo film, il regista tedesco si conferma interessato a raccontare l’amore, ma questa volta assume una deriva che potremmo definire, senza paura di essere smentiti, fantastica.

La trama di Undine

Undine è ad un bar accanto al Märkisches Museum di Berlino, dove lavora. Il suo compagno la sta lasciando, ma lei non accetta la notizia, gli dice, con sguardo spiritato: “Se mi lasci non potrai fare altro che morire”, e poi va al lavoro, dicendo all’uomo di rimanere lì, lo raggiungerà durante la sua pausa. Seguiamo la donna che arriva al museo, con movimenti nervosi si cambia, conduce una visita guidata ad un gruppo di visitatori, il suo compito è spiegare ai visitatori i plastici che raffigurano la città nei suoi progressivi stadi evolutivi, e poi scappa di nuovo al bar, dove il suo ormai ex compagno non c’è più. Entra nel locale, sperando di trovarlo ai servizi, ma di lui non c’è traccia. Qui viene raggiunta da Christoph, uno dei visitatori del museo, che era rimasto ammaliato dalla sua bellezza e della sua bravura nel condurre il tour.

Improvvisamente la donna si sente chiamare, crede che sia un piccolo pupazzetto a forma di palombaro, all’interno di un acquario, che senza preavviso esplode e travolge, acqua, vetri e pesciolini, i due. Da questo momento in poi, le vite di Undine e quella di Christoph si intrecciano.

Con grazia, Petzold intreccia realtà e fantasia, disorientando lo spettatore, senza mai farci capire bene su quale piano ci troviamo, un’affermazione di forte autonomia e consapevolezza del racconto, che si svolge su due piani, quello terrestre, in cui le vite dei protagonisti scorrono più o meno normalmente, e quello subacqueo. Christoph infatti è un palombaro e nelle sue incursioni nello Sprea, entra in contatto con pesci gatto leggendari, creature marine fantastiche che hanno le sembianze di Undine. Il nome stesso della protagonista rievoca una mitologia nordica legata alle ninfe dell’acqua, per cui lei, con gli occhi blu e i riccioletti color del rame assume a tutti gli effetti le caratteristiche di una sirena che, con il suo amore terribile e totale dà e prende la vita.

undine recensioneUndine, la ninfa del fiume

Il film sembra dunque diviso tra un realismo totale, legato alle contingenze della vita della nuova coppia, e un’impalpabile velo di fantasia, che sembra caricare di significato piccoli gesti, oggetti ed elementi del racconto. Due entità che si fondono e si completano, in qualche modo, come le due nature di Berlino, quella dell’Est e quella dell’Ovest che solo dal ’89 in poi hanno cominciato a mescolarsi, come la stessa Undine spiega, nei suoi tour del museo.

Paula BeerFranz Rogowski sono una coppia insolita, tanto è bella, eterea lei quanto particolare lui, e la loro fisicità rispecchia i loro personaggi, uno legato alla terra, nonostante il lavoro sbacque, l’altra legata all’acqua, all’indefinito, al mistero. Undine è un film affascinante che nell’insidioso ed originale incontro tra realtà e fantasia pone il suo punto di maggiore interesse che, nel finale si scioglie in un invito a “rimanere con i piedi per terra”, una soluzione realistica e solida alle fantasie della vita.

Mister Link, recensione del nuovo film Laika

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Mister Link, recensione del nuovo film Laika

A quattro anni dall’avventuroso e magico Kubo e la Spada Magica, la Laika di Travis Knight porta al cinema una nuova avventura in stop motion, Mister Link, diretto da Chris Butler e che nel corso dell’ultima stagione cinematografica ha portato a casa diverse soddisfazioni, come la nomination agli Oscar al miglior film d’animazione e la vittoria, nella stessa categoria, ai Golden Globes.

L’avventura di Mister Link

Sir Lionel Frost è un esploratore britannico nell’epoca vittoriana. Sembra che il nobile dalle maniere raffinate e il temperamento risoluto sia nato esattamente nel periodo storico più propizio alla sua passione per l’esplorazione e la scoperta, tanto che il suo più grande desiderio è entrare a far parte di uno di quei club londinesi, per soli uomini, che nel corso dei secoli hanno adunato scienziati e ricercatori, ma che proprio non vogliono Mr. Frost. L’uomo è avventato e progressista, appassionato e curioso, tutte qualità che sembrano destabilizzare l’antico ordine di queste società. Da avventuriero sognatore e impavido, Lionel si lancia alla ricerca del mitico Sasquatch, più comunemente noto come Big Foot, convinto che questa trovare questa creatura lo farà entrare nelle grazie degli anziani membri del club. Non sa però che il suo viaggio riserverà moltissime sorprese e che il suo semplice ritrovamento dello Sasquatch sarà solo l’inizio di un’avventura che lo porterà a capire finalmente qual è il suo posto nel mondo.

Trovare il proprio posto nel mondo

Mister Link film 2020Già con Paranorman, Chris Butler aveva raccontato la storia di un ragazzino che doveva imparare ad accettare la sua diversità e doveva imparare a convivere con chi parimenti non la accettava. In questa recensione di Mister Link scopriremo come anche in questo nuovo lungometraggio, Butler voglia far passare gli stessi concetti. Lionel Frost infatti è un uomo che vuole a tutti i costi rientrare all’interno di uno schema preesistente, perché crede di far parte di quel mondo, di quell’ambiente e desidera per questo farne parte. A sorpresa anche il Sasquatch, mitologico anello di congiunzione tra l’uomo e la scimmia e per questo soprannominato Mister Link da Lionel, vorrebbe ricongiungersi con la sua famiglia, gli Yeti, la sua specie che si è trasferita in Asia, sui monti dell’Himalaya, perché nonostante sia molto diverso da loro, pensa che quello sia il suo posto.

Mister Link e Lionel Frost troveranno quindi insieme una strada alternativa, che dimostra ancora una volta che spesso la famiglia di sangue non è la famiglia degli affetti e che qualche volta bisogna abbracciare il diverso per potersi sentire davvero a casa. Terzo personaggio di spicco del film è la Adelina, una vecchia fiamma di Lionel, che cerca l’avventura: donna risoluta e indipendente è determinata a trovare il suo spazio all’interno di un’avventura tutta sua, senza più seguire nessuno. Una liberazione più fisica che mentale, visto che già quando ci viene presentata, Adelina è una donna moderna e libera dalle convenzioni del tempo.

Una risata che fa bene al cuore

Il vero collante di Mister Link, però, è l’ironia, lo scontro continuo tra le due realtà, quella del rustico bestione dal cuore d’oro e quella del lord inglese ben educato ma inesperto per quello che concerne i rapporti con gli altri. Nello sporcarsi a vicenda, anche attraverso divertenti dialoghi e scambi, i due troveranno la perfetta dimensione personale e la sintonia con l’altro.

Come accade in ogni film di avventura che si rispetti, anche in Mister Link è il viaggio stesso, l’esperienza che è formativa e rappresenta il vero traguardo, non la meta o la scoperta alla fine di esso. E così Mister Link si candida ad essere un altro gioiello, l’ennesimo nella scuderia Laika, una vera e propria opera d’artigianato raffinatissimo, con un concept semplice ed accattivante ed un lavoro su costumi e scenografie davvero impeccabile. Uno sforzo produttivo e creativo lungo e dispendioso, che però ha dato il suo scintillante frutto.

Becoming: recensione della nuova docuserie Disney+

Becoming: recensione della nuova docuserie Disney+

Da sempre la Disney cerca di trasmettere attraverso le proprie opere dei valori positivi, attraverso cui i propri spettatori possano crescere come individui e cittadini migliori. Che piaccia o meno, il celebre studios sembra infatti avere molto a cuore la realizzazione personale di ogni essere umano. Con la docuserie Becoming – Questa è la mia storia aspira così a compiere un ulteriore passo in avanti a riguardo. Con un produttore esecutivo del calibro di LeBron James, oggi considerato il più grande giocatore di basket in circolazione, e che ha fortemente voluto la realizzazione di questo progetto, si può infatti entrare nella vita di alcune note celebrità, scoprendone i loro segreti. La loro formazione, i loro successi e anche gli ostacoli diventano così fonte di ispirazione, materia con cui lo spettatore può sognare in grande. E come diceva Walt Disney: se puoi sognarlo, puoi farlo.

Disponibile sulla piattaforma Disney+ a partire dal 18 settembre, la serie si compone di 10 episodi, ognuno di questi dedicati ad una singola celebrità. Si va dal giocatore di football Ron Gronkowski all’attore di Stranger Things Caleb McLaughlin, dalla giocatrice di basket Candace Parker alla cantante Colbie Caillat. Ogni episodio segue il protagonista di turno nella propria città natale mentre rivisita i luoghi memorabili che sono stati fondamentali per la propria educazione. Membri della famiglia, allenatori, insegnanti, mentori e amici intimi condividono ricordi personali significativi di queste star prima che raggiungessero il successo. Queste storie raramente raccontate forniscono uno sguardo intimo nei momenti centrali del viaggio di ogni celebrità che li ha portati a diventare ciò che sono oggi.

Becoming recensioneLa strada verso il successo

L’aspetto interessante di Becoming è che, salvo qualche nome, sceglie celebrità non particolarmente blasonate, ottenendo da loro dei racconti inediti, che seppur molto simili tra loro presentano inevitabilmente dei particolari unici. In modo estremamente umile questi personaggi ci conducono con loro nei luoghi in cui sono cresciuti, ci permettono di entrare nelle loro case e ammirare i loro ricordi. Assume così i toni di un vero e proprio viaggio nel passato, alla ricerca di quel momento in cui le loro vite si sono trovate davanti ad un bivio. Ognuna delle celebrità intervistate racconta infatti delle proprie scelte, di come abbiano perseguito le loro ambizioni invece di soffocarle. Ciò che forse è ancora più interessante, però, è notare come la serie non tenti di oscurare i loro momenti difficili, ma anzi li esalti.

Nei tre episodi visti in anteprima, infatti, si ritrova l’elemento comune della caduta. Ognuno degli intervistati si trova inevitabilmente a fare i conti anche con gli aspetti più bui o dolorosi della propria celebrità. È così, ad esempio, che l’attrice Ashley Tisdale, celebre grazie alla serie Zack e Cody al Grand Hotel, o per i film di High School Musical con Zac Efron, ricorda del suo momento di crisi. Una crisi generata dalla paura per quella popolarità improvvisa, e che sembrava soffocarla. Becoming dimostra allora l’umanità di queste persone, troppo spesso idolatrate e considerate invincibili. Se c’è qualcosa che questa serie può insegnare, non si ritroverà nel come questi personaggi siano diventati celebri, ma nel come abbiano saputo gestire la popolarità anche nei momenti più difficili.

Becoming: la recensione

L’aspirazione a diventare qualcuno al giorno d’oggi è sempre più diffusa, anche se molto spesso tale ardente desiderio viene spento da fattori diversi. Il più comune è quello relativo alla sensazione di non essere nati nel momento giusto o al posto giusto. Becoming tenta invece di sfatare anche questo mito, e per questo diventa fondamentale il ritorno a casa delle celebrità intervistate. Vedere il loro luogo d’origine permette allo spettatore di ritrovarsi nella loro semplice quotidianità, di immedesimarsi e accorgersi di come anche loro siano partiti da zero, costruendo sé stessi nonostante tutto e tutti. Grazie a questi due elementi, la caduta e il ritorno a casa, la serie riesce ad allontanarsi dal pericolo di diventare un documentario didattico senza particolari segni distintivi.

Non meno importante, la sua breve durata (complessivamente circa 25 minuti ad episodio) è un valore aggiunto al tutto. Se da un lato rischia di dare alla puntata un aspetto sbrigativo su alcuni aspetti, dall’altro certamente aiuta nella sua fruizione. Mantenendo viva l’attenzione dello spettatore, può così trasmettere al meglio il proprio messaggio. E se anche chi guarda non avesse aspirazioni in nessuno degli ambiti trattati, potrà comunque ritrovare preziosi insegnamenti, comunicati in modo semplice ed efficace. Becoming, infatti, aspira a parlare ad un pubblico più vasto possibile, in puro stile Disney.

L’uomo delfino, il documentario al cinema 5, 6 e 7 ottobre

L’uomo delfino, il documentario al cinema 5, 6 e 7 ottobre

L’uomo delfino, il documentario diretto dal regista greco Lefteris Charitos, che ripercorre la straordinaria storia di Jacques Mayol, leggendario campione di immersione che rivoluzionò il mondo dell’apnea con record di immersione di oltre 100 metri di profondità, la cui vita è stata fonte d’ispirazione per il film culto Le Grand Bleu di Luc Besson, arriva nelle sale italiane il 5, 6 e 7 ottobre con Wanted Cinema.

Narrato da Jean-Marc Barr, l’attore che ha interpretato il ruolo di Mayol nel film di Besson, il documentario rivela il ritratto di un uomo che è riuscito a superare i limiti del corpo umano e della mente, per scoprire la più profonda affinità tra gli esseri umani e il mare e lo fa grazie alle preziose testimonianze dei più stretti amici, collaboratori e familiari dell’apneista, tra cui i suoi figli Dottie e Jean-Jacques e i campioni mondiali di tuffi liberi Umberto Pelizzari, William Trubridge e Mehgan Heaney-Grier.

L’uomo Delfino – ha spiegato il regista – racconta la storia di un uomo carismatico che ha diviso la sua vita tra terra e acqua, portando consapevolezza sulla nostra affinità con il mondo acquatico. Atleta, filosofo e avventuriero, Jacques Mayol ha viaggiato in tutto il mondo, dal Mediterraneo al Giappone, dall’India alle Bahamas, divulgando una visione olistica dell’esperienza umana che si basa sul bisogno di riconnettersi con la natura. Il film tratta questioni essenziali dell’esistenza umana: la morte, i limiti del corpo, il ritorno alla natura, le trappole dell’ambizione personale e della fama, l’equilibrio del corpo e dell’anima attraverso la meditazione. Questi sono i temi dominanti della vita di Mayol e che guidano la narrativa del film.

Dampyr tra Lucca e Matera: la mostra Sassi, Nuvole e Lupi al Matera Film Festival

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Sarà inaugurata il 24 settembre a Matera la mostra SASSI, NUVOLE E LUPI, organizzata da APT Basilicata e dal Matera Film festival (24-26 settembre 2020) e promossa da Lucca Changes (Lucca Comics & Games) in collaborazione con la Sergio Bonelli Editore.

L’evento è dedicato alla città dei Sassi, al fumetto Dampyr, sceneggiato da Giorgio Giusfredi e disegnato da Alessio Fortunato, e all’arte di Giuseppe Palumbo.

Nel dettaglio la mostra si dividerà in due spazi. Nello spazio principale saranno esposte in anteprima alcune tavole de “Il licantropo di Matera” di Alessio Fortunato e alcune tavole bonelliane di Giuseppe Palumbo ambientate a Matera.

Nel secondo spazio invece saranno esposte le tavole del libro PASOLINI 1964 – Oltre Matera e il Mediterraneo” di Maurizio Camerini, Alessandro Manna e Giuseppe Palumbo.

La mostra fa parte della programmazione ufficiale di Lucca Changes l’edizione 2020 di Lucca Comics & Games (il festival più importante in Europa dedicato al fumetto, al gioco, al videogioco, alla narrativa fantasy, e alle serie TV) e si inserisce all’interno dell’offerta proposta dai Campfire, di cui la città di Matera fa parte. I campfire non sono altro che avamposti sparsi su tutta la penisola, coordinati dallo staff centrale del festival, con il duplice obiettivo di raggiungere i fan appassionati di fumetti e giochi che quest’anno non potranno raggiungere Lucca e coinvolgerli in attività pensate esclusivamente per loro stringendo i rapporti con le realtà locali che sono per loro un riferimento durante tutto l’anno. L’offerta culturale si arricchisce in questo caso proprio grazie alla collaborazione con un editore partner come la Sergio Bonelli Editore.

Grazie alla partnership stretta con APT Basilicata e il Matera Film Festival sarà possibile partecipare fisicamente all’evento, ai talk e agli incontri.

Una collaborazione unica quella tra la città di Lucca e di Matera, entrambe conosciute per il loro patrimonio artistico e culturale, che sottolinea l’importanza di fare rete per valorizzare opere d’arte e artisti del nostro Paese.

Di seguito il programma dettaglio dell’evento:

24 settembre – 1° novembre               
Exhibition Matera SASSI, NUVOLE E LUPI            
“Due artisti Bonelli a Matera – Palumbo e Fortunato”
Spazio Basilicata Openspace (P.zza Vittorio Veneto, Matera)

24 Settembre, ore 11.00      
Inaugurazione mostra SASSI, NUVOLE E LUPI apertura del Matera Film Festival
Intervengono direttore APT, disegnatore Dampyr
Creative Director MFF, Produttore e Presidente onorario MFF.

26 Settembre, ore 18.00

Talk dal vivo con gli ospiti Alessio Fortunato, Giuseppe Palumbo, in collegamento streaming da Lucca Giorgio Giusfredi, sceneggiatore e co-curatore editoriale Dampyr e Emanuele Vietina, direttore di Lucca Comics & Games.

Diretta Streaming disponibile dal canale  Youtube di Lucca Comics & Games

Il meglio deve ancora venire, recensione del film con Fabrice Luchini

Arriva in sala dal 17 settembre il nuovo lavoro di Matthieu Delaporte e Alexandre De La Patellière, registi di Cena tra amici, la scoppiettante commedia corale che era stata un successo del 2012, tratta dalla pièce teatrale scritta dagli stessi autori, Le Prénom, che aveva dato luogo anche ad una versione italiana molto apprezzata: Il nome del figlio, di Francesca Archibugi.

I due registi tornano dietro la macchina da presa dopo essere stati autori di teatro e di numerose sceneggiature per il cinema. Scelgono di nuovo Patric Bruel, che era stato tra i protagonisti di Cena tra amici, e vi affiancano, lavorandovi per la prima volta, uno dei più noti volti della commedia francese contemporanea, Fabrice Luchini – ha lavorato tra gli altri con Éric Rohmer, Claude Lelouch e Patrice Leconte. Con Bruel ha condiviso un progetto cinematografico molti anni fa (P.R.O.F.S di Patrick Schulmann). Si dà vita così a una commedia sull’amicizia, la morte e la vita. Tre elementi che erano stati al centro di altri efficaci lavori cinematografici come lo spagnolo Truman – un vero amico è per sempre con la coppia Ricardo Darín e Javier Cámara. Anche questo aveva trovato un adattamento italiano in Domani è un altro giorno, protagonisti Marco Giallini e Valerio Mastandrea.

Il meglio deve ancora venire, la trama

Arthur, Fabrice Luchini, e César, Patric Bruel, sono amici dai tempi della scuola. Quando, per caso, Arthur scopre che César ha un cancro all’ultimo stadio, non sa come dirglielo ed è talmente in ansia che, nel momento fatidico, si confonde e lascia intendere all’amico di essere lui il malato terminale. Anche perché César gli ha appena detto di essere al settimo cielo e che sta per diventare padre. Da quel momento César si trasferisce da Arthur e i due decidono che insieme cercheranno di esaudire i desideri reciproci e di vivere la vita mettendosi realmente in gioco, fino all’ultimo giorno che gli resta da condividere. Tra equivoci, dolore e risate, saranno sorpresi da imprevisti e nuove scoperte.

Delaporte e De La Patellière omaggiano la commedia francese anni ’70

Sono gli stessi registi ad aver dichiarato di aver fatto riferimento alla commedia francese anni ’70 ed in particolare a registi come Francis Veber – il suo  La capra con Gerard Depardieu e Pierre Richard – e l’Yves Robert di Certi piccolissimi peccati, protagonista Jean Rochefort. Per quel che riguarda gli attori che avevano in mente mentre elaboravano il progetto del film, i riferimenti vanno da  Yves Montand  – il nome César è un omaggio all’omonimo personaggio interpretato da Montand in E’ simpatico ma gli romperei il muso di Claude Sautet – appunto a Rochefort. Non manca poi la commedia all’italiana e quella commistione di comicità, amarezza e anche tragedia, tipiche del genere. Su tutte, il capolavoro di Dino RisiIl sorpasso, con uno straordinario Vittorio Gassman, che però non sarebbe stato così efficace senza il suo contraltare Jean-Louis Trintignant. Ecco, dunque, chiarirsi l’idea di commedia amara, che si nutre di contrasti, a cui pensavano Delaporte e De La Patellière quando hanno immaginato il film. I due cercavano perciò una coppia di attori che fosse il più possibile esplosiva, ricca di sorprese.

Due penne raffinate e puntuali con qualche soluzione un po’ troppo facile

La ricerca della verità, della spontaneità è un cardine del lavoro, che traspone in parte il forte legame d’amicizia tra i due registi e prende spunto anche da reali problemi di salute patiti da Matthieu Delaporte. Nel mettere a punto la sceneggiatura, i due hanno cercato un costante equilibrio tra commedia e dramma, con la dominante della commedia, ma con frequenti cambi di tono. Loro stessi affermano che si tratta di “un film sulla parola”, su ciò che viene detto o non detto, sull’idea di proteggere le persone a cui si vuole bene, dicendo o non dicendo qualcosa. I dialoghi sono efficaci, in un continuo botta e risposta dei protagonisti, due anime complementari. Questo, unito alla bravura degli interpreti e alla loro facilità nel passare dal registro comico al drammatico e vice versa, fa si che il lavoro sia godibile ed abbia un buon ritmo. 

Tuttavia, da due penne raffinate come Delaporte e De La Patellière, ci si poteva aspettare qualcosa di più nel costruire il dipanarsi della vicenda, che sa sorprendere con un twist nella trama, portatore di un cambio di prospettiva e di un supplemento di riflessione, ma nel finale scivola verso alcune soluzioni un po’ troppo facili, dissonanti rispetto allo spessore e all’approfondimento sui legami e le relazioni umane fondanti della vita che gli autori avevano dimostrato nel resto della pellicola. In particolare, risente di ciò l’evoluzione del rapporto fra César e il padre, interpretato da Jean-Marie Winling, come quella della relazione tra Arthur e Randa, Zineb Triki, che lo accompagna in questo percorso nella malattia.  Sorprende invece.

Una buona alchimia tra gli interpreti   

Colonna portante del film è il cast, ben assortito e dove tutti appaiono in parte. L’alchimia della coppia Luchini-Bruel funziona e riesce a dare vita a un fecondo contrasto tra la vitalità quasi infantile del personaggio di Bruel e la prevedibilità timorosa, ma anche rigorosa e affidabile di Arthur. Anche le interpreti femminili danno il loro contributo. Zineb Triki interpreta con sensibilità e inaspettata levità il personaggio di Randa, mentre Pascale Arbillot è una buona Virginie, grande amore, finito, di Arthur e ora sua affettuosa amica, oltre che madre della loro figlia Julie, Marie Narbonne.

Nella colonna sonora di Jérome Rebotier spiccano i brani dei Cure e dei Pink Floyd, che ben accompagnano la spensieratezza del personaggio di Cesar. Il meglio deve ancora venire resta una commedia piacevole che riesce a far sorridere della morte con la scanzonata vitalità e le inattese goffaggini dei suoi protagonisti, celebrando la vita e l’amicizia nelle forme più semplici e autentiche.

Il meglio deve ancora venire, il trailer

Kang il Conquistatore: tutto ciò che bisogna sapere sul villain di Ant-Man 3

Nei giorni scorsi abbiamo appreso la notizia che Jonathan Majors (star della serie Lovecraft Country) interpreterà l’antagonista principale di Ant-Man 3, ossia Kang il Conquistatore. In attesa di sapere di più sulla trama del film e sul ruolo del personaggio creato da Stan Lee e Jack Kirby nel terzo capitolo dedicato alle avventure di Scott Lang, Screen Rant ha raccolto tutto ciò che bisogna sapere su Nathaniel Richards per meglio prepararsi al suo debutto nel MCU:

Alcune precisazioni sul Multiverso

I film di Ant-Man hanno impostato il concetto di viaggio nel tempo all’interno del MCU introducendo il Regno Quantico, “una realtà in cui lo spazio e il tempo diventano irrilevanti”. Tale concetto è diventato centrale in Avengers: Endgame, con Tony Stark che ha capito come sfruttare proprio quel Regno Quantico per tornare indietro nel tempo. Ciò ha permesso ai Vendicatori di annullare lo schiocco di Thanos, ripristinando metà della vita nell’universo e permettendo finalmente agli eroi di sconfiggere il Titano Pazzo.

È diventato quindi chiaro che il Multiverso, un concetto che abbraccia sia il tempo che il viaggio dimensionale, sarà la chiave della Fase 4 del MCU. In tal senso, il titolo ufficiale del sequel di Doctor Strange è abbastanza indicativo: Doctor Strange in the Multiverse of Madness. Parallelamente, l’annunciata serie Disney+ dedicata a Loki vedrà il Dio dell’Inganno provenire da una linea temporale alternativa. Inoltre, le foto dal set dello show hanno anticipato l’arrivo della Time Variance Authority, un’organizzazione che nei fumetti si occupa di controllare proprio i viaggi nel tempo e le timeline alternative.

Fatte queste premesse assolutamente necessarie, non sorprende che il MCU stia per introdurre un cattivo tanto complesso come quello di Kang il Conquistatore, dal momento che la sua peculiarità è per l’appunto quella di poter viaggiare nel tempo.

Le origini di Kang

I viaggi nel tempo sono una faccenda piuttosto complicata. Sfortunatamente, questo significa che molti personaggi che viaggiano nel tempo hanno retroscena altrettanto complessi. Nei fumetti, Kang il Conquistatore è l’alter ego di Nathaniel Richards, un antenato di Reed Richards e Sue Storm dei Fantastici Quattro. È nato nel 30° secolo, un’epoca in cui il mondo era consumato dalla violenza; Kang ha portato la pace conquistando il pianeta. Quando ottenne l’accesso ad una macchina del tempo, Kang iniziò ad espandere la sua conquista nel corso della storia, assumendo spesso altre identità come Immortus, il Centurione Scarlatto o il Faraone Rama-Tut.

Il viaggio nel tempo di Kang lo trasforma essenzialmente in un complesso evento spazio-temporale a sé stante, con le linee temporali che sono cambiate molte volte grazie a lui. Si preoccupa poco delle leggi del tempo e ha spesso interagito con la sua storia personale. In diverse occasioni qualcosa è andato storto, dal momento che il suo io adolescente era sconvolto dal suo futuro e ha tentato di cancellarlo viaggiando indietro nel tempo e fondando gli Young Avengers in qualità di Iron Lad. Tutte le diverse identità di Kang – Immortus, Rama-Tut e così via – si sono frammentate e sono diventate esseri quasi diversi a pieno titolo. Non è insolito per una storia di Kang vedere due diverse versioni del viaggiatore nel tempo che si scontrano.

I poteri di Kang

Kang il Conquistatore ha origine nel 30° secolo, un periodo in cui l’umanità aveva già imparato a migliorare le sue qualità fisiche, come forza e velocità. In quanto tale, è già oltre il tradizionale picco umano, agendo facilmente ai livelli di super soldati moderni come Capitan America. Discendente di Reed Richards, Kang è un genio senza precedenti ed è anche un eroe tattico estremamente abile. È stato in grado di conquistare tuto il 30° secolo e di estendere la sua conquista nel tempo in una dimensione nota come Limbo, una sorta di luogo analogo al Regno Quantico nel MCU. Sfortunatamente, la più grande forza di Kang – la sua determinazione implacabile e la sua volontà indomabile – è spesso anche la sua più grande debolezza. Non può accettare una sfida senza voler sconfiggere il suo avversario, e in un’occasione la sua tenacia – ha viaggiato costantemente indietro nel tempo per combattere più e più volte la stessa battaglia contro Ultron – ha quasi distrutto l’intero Multiverso, frantumando il tempo e lo spazio.

Kang indossa una potente armatura da battaglia e ha accesso a tutte le armi della storia, comprese alcune di quelle create dopo il 30° secolo e che ha intravisto attraverso i viaggi nel tempo. Ha incorporato la tecnologia di evocazione nella sua armatura, permettendogli di entrare in possesso di qualsiasi arma che ritenga necessaria durante il flusso temporale. Inoltre, Kang viaggia attraverso la storia per reclutare i più grandi guerrieri, sconfiggendoli in combattimento o reclutandoli nel suo esercito. Ovviamente preferisce essere il leader.

L’interprete di Kang nel MCU

Jonathan Majors, star della serie Lovecraft Country, è stata scelta per interpretare Kang il Conquistatore in Ant-Man 3. La Marvel deve ancora renderlo ufficiale, ma fonti vicine allo studio hanno suggerito che Kang sarà uno dei principali cattivi del sequel, anche se alcuni indizi suggeriscono che il personaggio sarà molto diverso dalla controparte cartacea.

La cosa potrebbe avere un senso, dal momento che il Kang dei fumetti è un personaggio incredibilmente complesso, dal momento che il tempo si è sostanzialmente frantumato intorno a lui, creando innumerevoli e diverse incarnazioni dello stesso. Majors è una stella nascente, e oltre alla serie Lovecraft Country ha recitato anche in Da 5 Bloods di Spike Lee. La Marvel sarà senza dubbio lieta di aggiungere l’attore alla grande famiglia Marvel.

Il ruolo di Kang nel futuro del MCU

Peyton Reed ha lavorato alla sceneggiatura di Ant-Man 3 durante la pandemia, ma ovviamente in questo momento sta ancora cercando di essere il più criptico possibile sul film.“Penso che il terzo film di Ant-Man sarà… un film molto più grande e articolato dei primi due”, aveva dichiarato il regista. “Avrà un modello visivo molto, molto diverso. Questo è tutto quello che posso dire”. Tuttavia, per quanto grandi possano essere le ambizioni di Reed per Ant-Man 3, è lecito ritenere che Kang apparirà sì come antagonista principale di quel film, ma non è escluso che possa giocare un ruolo ancora più importante come cattivo ricorrente all’interno del MCU, diventando quindi una sorta di Thanos delle prossime fasi. Dato che Majors è già stato scelto per la parte, è possibile che possa apparire anche prima di Ant-Man 3, magari proprio nella serie dedicata a Loki

In Captain America: Civil War, Visione ha giustificato gli Accordi di Sokovia spiegando che avrebbero rappresentato una vera sfida per i Vendicatori. Avengers: Endgame potrebbe anche aver segnato la fine per i personaggi di Tony Stark e Steve Rogers, ma ci osno ancora innumerevoli personaggi che un personaggio come Kang non vedrebbe l’ora di sfidare. Captain Marvel era abbastanza potente da abbattere il Sanctuary-II e sconfiggere Thanos; Thor brandisce un’arma con il potenziale per distruggere i pianeti; il MCU sta per introdurre gli Eterni, esseri i cui poteri superano quasi tutto ciò che abbiamo visto nell’universo condiviso fino ad oggi. È facile immaginare, quindi, che Kang decida che la Terra del 21° secolo sia pronta per la conquista, iniziando ad orchestrare la caduta degli Eroi più potenti del Pinaeta. Se tutto ciò dovesse essere confermato, Jonathan Majors si è appena guadagnato il ruolo del prossimo grande cattivo del MCU.

Black Is King: intervista a Kwasi Fordjour

Black Is King: intervista a Kwasi Fordjour

Si è parlato moltissimo di questo progetto, il visual album di Beyoncé prodotto dalla Parkwood Entertainment disponibile su Disney+ da fine luglio. Il progetto è basato sulle musiche di The Lion King: The Gift, ricordiamo che la stessa Queen B ha fatto parte del live action lo scorso anno, ed è una reinvenzione dei temi dell’iconico film Disney per guidare i giovani di oggi in un viaggio alla ricerca di se stessi e del proprio paese dove essere re e regine.

È il primo esperimento del genere per Beyoncé, abituata ai successi, che è stato una sfida anche dal punto di vista produttivo. Il film, infatti, è stato girato in diverse location, la fotografica si concentra su personaggi e paesaggio per sottolinearne la bellezza e l’importanza. Si va dall’Africa a Londra, da New York a Los Angeles fino in Belgio per vedere danzare l’incredibile gruppo di ballerini e attori, ognuno volto a valorizzarne il proprio paese.

La produzione è durata più di un anno e si avvale della collaborazione di persone note all’entourage dell’artista come il co-regista Kwasi Fordjour, che abbiamo avuto il piacere di intervistare e chiedergli come è stato partecipare a questo incredibile progetto.

Intervista a Kwasi Fordjour, co-regista di Black is King

Com’è il tuo rapporto con Beyoncé e come è cambiato in tutti questi anni?

“La nostra collaborazione lavorativa non fa che crescere e evolvere perché siamo sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, facciamo molto brainstorming e siamo molto creativi”

È difficile lavorare con lei?

“No assolutamente, è una visionaria, è appassionata in tutto quello che fa, ti spinge a dare sempre il meglio e non ci sono mai stati problemi”

Cosa ti è piaciuto di più di questo progetto?

“La cosa che più amo di questo progetto è sono i messaggi che contiene, quelli del rispetto, delle tradizioni, dei nostri antenati, è un racconto di maturità, riguarda tutti gli adulti e i bambini che stanno cercando loro stessi all’interno di un nucleo, e l’essere collegati a Il Re Leone che ha una storia così iconica e universale è la mia parte preferita”

Che ricordo hai de Il Re Leone?

“Ricordo di averlo visto con mia madre che stava piangendo moltissimo, avrò avuto sei o sette anni, la guardavo e non riuscivo a capire perché piangesse in quel modo, l’ho realizzato lavorando a questo progetto. È il mio ricordo più dolce, realizzare che impatto questa storia possa avere per più di una generazione”

Come siete riusciti a costruire il progetto?

“Non è stato facile, tutto è iniziato nel giardino di Beyoncé negli Hampton, quello che avevamo era un obiettivo e dei messaggi da voler comunicare, abbiamo iniziato a confrontarci con registi di tutto il mondo per espandere la nostra visione e poi poter unire tutto insieme. Ne abbiamo parlato per ore ci siamo confrontati su tutto”

Hai avuto paura?

“Nel momento no, perché quando lavori con persone splendide, positive, che hanno un obiettivo non pensi al progetto in se e per se, pensi al messaggio che vuoi comunicare, è  stato un vero lavoro d’amore. Ora ti guardi indietro e pensi Wow, ce l’abbiamo fatta” ma sul momento no, non ho avuto paura”

È un anno difficile per tutti noi e con le proteste che stanno verificandosi per tutto il mondo viene da chiedersi, cosa si può fare per cambiare la mente delle persone?

“Per me tutto inizia in casa, il modo in cui cresci i tuoi figli, consentirgli, a prescindere dalla razza, di guardare prodotti come Black Is King, perché ti forza e ti insegna a comprendere il valore di persona con tradizioni e eredità culturali differenti dalle tue, una volta compreso quello capisci che siamo tutti uguali, con gli stessi traumi, la stessa storia e nessuno è migliore di chi gli sta seduto accanto. Siamo tutti sullo stesso pianeta.”

Un film può essere d’esempio?

“Credo che l’educazione possa esserlo, non solo un film.”

Jurassic World: Dominion, Colin Trevorrow sul rapporto con il cast originale

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Colin Trevorrow ha rilasciato una nuova intervista a Premiere in cui ha parlato delle riprese di Jurassic World: Dominion e del rapporto con il cast originale di Jurassic Park, che come sappiamo ormai da diverso tempo tornerà per il nuovo capitolo della saga dedicata ai dinosauri.

Jurassic World: Dominion è stato uno dei primi blockbuster di Hollywood a tornare in produzione dopo lo stop causato dalla pandemia di Covid-19. A proposito delle riprese, Trevorrow ha spiegato: “Siamo perfettamente in linea con il programma. Ovviamente, non è facile girare in queste condizioni. Stiamo lavorando tutti in maniera disciplinata, mantenendo le distanza e portando le mascherine. La Universal e i produttori hanno messo a disposizione tutto il necessario. Quindi, nonostante lo slittamento a causa della pandemia, siamo comunque nei tempi previsti. Si tratta di una produzione enorme e naturalmente non abbiamo ancora finito. Mancano ancora un bel po’ di settimane.”

Per quanto riguarda, invece, il lavoro con Sam Neill, Laura Derne Jeff Goldblum, ha dichiarato: “Avere la possibilità di dirigere il trio originale di Jurassic Park insieme agli attori di Jurassic World è la cosa più emozionante che potesse capitarmi. Non so se riuscirò mai a fare qualcosa di meglio! C’è davvero tantissima comprensione sul set… almeno tra gli attori, perché potrebbe non essercene invece tra i personaggi!”

Jurassic World: Dominion vedrà sia Chris Pratt che Bryce Dallas Howard tornare nei loro ruoli. Insieme a loro, ritroveremo anche Justice Smith, Daniella Pineda, Jake Johnson e Omar SyLaura Dern e Sam Neill riprenderanno rispettivamente i ruoli che avevano in Jurassic Park, rispettivamente la Dr. Ellie Sattler e il Dr. Alan Grant. I personaggi sono stati visti per l’ultima volta nel Jurassic Park 3 del 2001. Un altro eroe originale, Ian Malcolm, interpretato da Jeff Goldblum, ha firmato per tornare in Jurassic World 3. Goldblum è stato visto l’ultima volta in Jurassic World: Il Regno Distrutto.

Diane Guerrero: 10 cose che non sai sull’attrice

Diane Guerrero: 10 cose che non sai sull’attrice

Protagonista di celebri serie televisive, Diane Guerrero si è in pochi anni guadagnata la fama di attrice versatile e di talento, sempre pronta a nuove sfide. Attualmente coinvolta in nuovi progetti, la Guerrero sembra intenzionata a dimostrare, interpretazione dopo interpretazione, di poter ambire ad essere uno dei nomi di punta della televisione. I suoi fan aspettano però di vederla anche sul grande schermo, con un film che possa ulteriormente metterla alla prova.

Ecco 10 cose che non sai di Diane Guerrero.

Diane Guerrero Orange is the new black

Diane Guerrero: i suoi film e le serie TV

10. È nota per i suoi ruoli televisivi. Dopo aver inizialmente recitato in alcuni episodi di serie come Body of Proof (2011) e Person of Interest (2013), l’attrice ha modo di ottenere grande popolarità ricoprendo il ruolo di Maritza Ramos nella serie Orange Is The New Black (2013-2019), dove recita accanto alle attrici Taylor Schilling, Natasha Lyonne e Laura Prepon. Parallelamente, dal 2014 al 2019 recita anche nel ruolo di Lina in Jane the Virgin, con Gina Rodriguez. Ha poi recitato anche nella serie Superior Donuts (2017-2018). Dal 2019, invece, ricopre il ruolo di Crazy Jane in Doom Patrol, accanto agli attori Brendan Fraser e Timothy Dalton.

9. Ha recitato in alcuni film per il cinema. Ciò che attualmente manca all’attrice è un ruolo cinematografico in un film di particolare importanza. L’attrice è infatti già approdata sul grande schermo, ma solo in film poco conosciuti o privi di distribuzione estera. Tra le sue prime esperienze si annoverano i titoli Festival (2011), Beyond Control (2012), e l’horror Open Vacancy (2012). In seguito, anche grazie alla popolarità ottenuta con la televisione, recita in titoli più apprezzati come Emoticon 😉 (2014), My Man Is a Loser (2014), Peter and John (2015) e Happy Yummy Chicken (2016). Nel 2019 è in Killerman, con Liam Hemsworth, per poi recitare in Blast Beat (2020) e Blood Brothers (2021).

8. È anche doppiatrice. Una prima, seppur anonima, incursione nel mondo del doppiaggio, è stata per la Guerrero quella svolta per il videogioco Grand Theft Auto V, del 2013, dove dava voce ad alcuni personaggi della città dove si svolge la storia. L’attrice tornerà poi a dar voce ad un personaggio animato con la serie Disney Elena di Avalor, dove interpreta Vestia. Questa parte le ha permesso di consolidare e farsi conoscere anche per le sue qualità da doppiatrice. In seguito, ha dato voce a Jessica Cruz nel film animato Justice League vs. the Fatal Five.

Diane Guerrero in Orange Is the New Black

7. Ha condiviso una parte di sé con il personaggio. Dopo la sua assenza nella sesta stagione di Orange Is the New Black, l’attrice venne richiamata per la settima ed ultima, dove ha potuto dare una conclusione alla storia del proprio personaggio. Negli ultimi episodi, infatti, la sua Maritza Ramos si ritrova ad essere deportata in Colombia. Questo evento è stato particolarmente difficile da rappresentare per l’attrice, la quale ha realmente visto deportati nel paese sudamericano i suoi genitori quando lei aveva solo 14 anni. Dopo aver condiviso tale evento in un libro di memorie, l’ideatore della serie decise di farlo diventare parte della serie, così da poter mostrare la brutalità di queste separazioni forzate.

6. Ha vinto importanti premi grazie alla serie. Grazie alla serie Netflix, l’attrice ha avuto modo di affermarsi all’interno dell’industria, ottenendo anche prestigiosi riconoscimenti. Infatti, si è ritrovata a vincere ben 3 Screen Actors Guild Awards, nella categoria per il miglior cast in una serie commedia. Condivisi con tutte le altre sue colleghe, questi premi hanno ulteriormente dimostrato la grande coesione del gruppo, elemento di forza della serie. Pur non trattandosi di premi alla singola interpretazione, la Guerrero si è dichiarata entusiasta dei riconoscimenti, i quali l’hanno aiutata ad ottenere maggiore visibilità.

Diane Guerrero Instagram

Diane Guerrero in Jane the Virgin

5. È stata la migliore amica della protagonista. Nella serie Jane the Virgin, incentrata sulla giovane ragazza del titolo, la quale si ritrova ad essere incinta pur non avendo mai perso la verginità, la Guerrero ha svolto un ruolo molto importante. L’attrice ha infatti ricoperto il ruolo di Lina Santillan. Questa è la migliore amica della protagonista, che la supporta nelle sue peripezie. Il personaggio di Lina non compare però sempre in modo fisso all’interno della serie. Nelle prime tre stagioni è infatti una presenza ricorrente, ma nelle ultime due stagioni assume la forma di una guest star.

Diane Guerrero è su Instagram

4. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram, con un profilo seguito da 2 milioni di persone. All’interno di questo l’attrice è solita condividere immagini relative ai propri momenti di svago, in compagnia di amici o colleghi. Non mancano però anche tante curiosità, foto di luoghi visitati, immagini promozionali dei suoi progetti o foto di backstage dai set a cui ha preso parte. Con oltre 400 post, qui è infatti possibile rimanere sempre aggiornati sulla vita dell’interprete, venendo a conoscenza dei suoi progetti cinematografici o televisivi attuali o futuri.

3. Utilizza il social per sostenere diverse battaglie sociali. L’attrice ha da sempre utilizzato la popolarità raggiunta per far sentire la propria voce in sostegno di alcune battaglie sociali a lei molto care. La Guerrero si è infatti dichiarata molto contrariata dall’amministrazione Trump, specialmente sul tema dell’immigrazione. È dunque solita condividere nel suo profilo pensieri a riguardo, come anche riguardo alle numerose questioni raziali di questi ultimi tempi. Attraverso l’utilizzo di video e di Instagram TV, poi, condivide con ulteriore incisività il proprio punto di vista.

Diane Guerrero ha un fidanzato?

2. È molto riservata. L’attrice ha più volte manifestato il desiderio di mantenere la propria vita sentimentale il più privata possibile. Lei preferisce infatti far parlare di sé per le proprie interpretazioni o per le cause sociali sostenute. Ad ogni modo, è nota la sua relazione con Joseph Ferrara, con il quale sembrava pronta al matrimonio, salvo poi annunciare la fine della relazione. Nel 2019, invece, l’attrice è stata vista in compagnia dell’attore Milo Ventimiglia, ma nessuna voce riguardo una loro relazione è stata confermata.

Diane Guerrero: età e altezza

1. Diane Guerrero è nata nel New Jersey, Stati Uniti, il 21 luglio del 1986. L’attrice è alta complessivamente 157 centimetri.

Fonte: IMDb

Venom: Carnage doveva essere l’antagonista principale

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Venom: Carnage doveva essere l’antagonista principale

Alcuni nuovi concept art di Venom rivelano che Carnage avrebbe dovuto essere il villain principale del film. Nonostante non abbiamo alcun esplicito collegamento con Spider-Man, il cinecomic con Tom Hardy è stato uno dei più grandi successi del 2018, arrivando ad incassare oltre 800 milioni di dollari in tutto il mondo. Sulla scia dell’enorme successo del primo film, è stato annunciato il sequel, Venom: Let There Be Carnage, che a causa della pandemia di Covid-19 è stato posticipato a Giugno del 2021 (sarebbe dovuto arrivare in sala il mese prossimo).

Nonostante il grande successo di pubblico, Venom non è stato accolto bene dalla critica, nonostante la scena post-credit del film abbia suscitato un notevole interesse per il futuro del personaggio sul grande schermo. Nella scena in questione, infatti, Eddie si prepara a intervistare il serial killer Cletus Kasady (interpretato da Woody Harrelson) in carcere, anticipando così l’arrivo di Carnage sul grande schermo. Adesso i fan saranno sorpresi nell’apprendere che, in origine, il principale antagonista del film doveva essere proprio il simbionte alieno di colore rosso e nero.

Sono infatti stati diffusi online alcuni concept art realizzati per il film dall’artista Paolo Giandoso (via The Venom Site) che ci mostrano proprio come Carnage faceva parte del film, prima che il dott. Carlton Drake/Riot (Riz Ahmed) divenne il villain principale. Gli artwork ci mostrano Carnage e Venom impegnati in un duro scontro, che presumibilmente avrebbe dovuto rappresentare il climax del film. Potete vedere alcuni dei concept di seguito. Per vederli tutti, cliccate qui.

L’uscita del sequel di Venom nelle sale

In Venom: Let There Be Carnage assisteremo allo scontro tra il simbionte e Cletus Kasady, aka Carnage, uno degli antagonisti più celebri dei fumetti su Spider-Man. Tom Hardy tornerà a interpretare Eddie Brock. Nel cast del sequel anche Michelle Williams nei panni di Anne Weying, Woody Harrelson nei panni di Cletus Kasady/Carnage, Naomie Harris nei panni di Shriek e l’attore inglese Stephen Graham.

Venom: Let There Be Carnage dovrebbe arrivare al cinema il 25 Giugno 2021, ma di recente Tony Vinciquerra, presidente di Sony Pictures Entertainment, ha lasciato intendere in una recente intervista che lo studio non rischierà di far uscire film ad alto budget in un momento in cui i cinema stanno ancora risentendo della pandemia di Covid-19. Ciò significa che Venom 2, così come altri attesi titoli dello Spider-Verse, tra cui Morbius – potrebbero subire ancora ritardi.

Ethan Hawke dirigerà un doc dedicato a Paul Newman e Joanne Woodward

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Come riportato da Deadline, la Nook House Productions ha incaricato Ethan Hawke di dirigere un documentario dedicato alle vite e alle carriere di Paul Newman e Joanne Woodward, autorizzato dalla famiglia.

Emily Wachtel e Lisa Long Adler della Nook House Productions figureranno come produttori insieme ad Adam Gibbs e Ryan Hawke della Under the Influence Productions. In una dichiarazione ufficialmente Hawke ha promesso “uno sguardo raro ed esclusivo alle carriere di entrambi gli attori e ad una complessa relazione di 50 anni che alla fine è riuscita a battere incredibili aspettative.” 

La storia d’amore tra Newman e Woodward è davvero una di quelle storie che sembrano essere state scritte da uno sceneggiatore di Hollywood. I due si incontrarono per la prima volta all’inizio degli anni ’50 durante la produzione di uno spettacolo di Broadway basato sul dramma romantico Picnic. Subito dopo avrebbero lavorato di nuovo insieme nel film La lunga estate calda di Martin Ritt. L’anno successivo all’uscita della pellicola, Newman e Woodward si sposarono, diventando una delle più celebri e amate coppie hollywoodiane.

Paul Newman è scomparso nel 2008, pochi mesi prima che la coppia potesse celebrare il loro 50esimo anniversario di nozze. Per Ethan Hawke si tratterà della seconda esperienza alla regia di un documentario: l’attore aveva già diretto Seymour: An Introduction, che ripercorre la carriera di Seymour Bernstein, un pianista americano che lo stesso Hawke ha sempre descritto come una figura di mentore.

Dune, Jodorowsky commenta il trailer: “È tutto prevedibile”

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Dune, Jodorowsky commenta il trailer: “È tutto prevedibile”

La scorsa settimana ha finalmente debuttato online il primo trailer ufficiale di Dune, il nuovo adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Frank Herbert che sarà diretto da Denis Villeneuve (Arrival, Blade Runner 2049) e che dovrebbe arrivare nelle sale a Dicembre.

Gli appassionati sapranno certamente che prima di Villeneuve e prima ancora dell’adattamento di David Lynch del 1984, anche il celeberrimo Alejandro Jodorowsky aveva provato a portare il romanzo sul grande schermo durante gli anni ’70, senza però riuscirci. A quel progetto mai realizzato è stato anche dedicato un documentario uscito nel 2013, dal titolo Jodorowsky’s Dune

Adesso, in una recente intervista con Premiere Magazine, è stato proprio Jodorowsky a commentare le prime immagini ufficiali del film di Villeneuve, esprimendo le sue reazioni contrastanti in merito: “Ho visto il trailer. È molto ben fatto. Possiamo vedere che è il cinema industriale, che sono stati investiti molti soldi e che è stato molto costoso. Ma se è stato molto costoso, allora dovrà ottenere un risultato economico in proporzione. E questo è il vero problema: non ci sono sorprese. La forma è identica a ciò che si è già fatto ovunque. Le luci, la recitazione… tutto è prevedibile.”

Jodorowsky ha poi ribadito: “Il cinema industriale è incompatibile con il cinema d’autore. Per il cinema industriale, il denaro viene prima. Per il cinema d’autore è l’opposto, a prescindere dalla qualità di un regista, che si tratti del mio amico Nicolas Winding Refn o di Denis Villeneuve. Il cinema industriale promuove l’intrattenimento, è uno spettacolo che non ha lo scopo di cambiare l’umanità o la società.”

In DuneTimothée Chalamet interpreterà il protagonista Paul Atreides, nato sul pianeta Caladan dal matrimonio fra il duca Leto Atreides I e la sua concubina Lady Jessica. Nel cast anche Javier BardemZendayaOscar IsaacRebecca FergusonStellan SkarsgardDave Bautista, Charlotte Rampling Jason Momoa. Ricordiamo che il film arriverà nelle sale americane il 18 Dicembre 2020.

Star Trek: nuovi personaggi nel film di Noah Hawley

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Star Trek: nuovi personaggi nel film di Noah Hawley

A Novembre dello scorso anno Noah Hawley, creatore dell’acclamata serie Fargo, aveva ufficialmente firmato con la Paramount Pictures per scrivere e dirigere un nuovo film della saga di Stark Trek. All’epoca non venne confermato se il film in questione sarebbe effettivamente stato l’atteso Star Trek 4 e se il cast avrebbe incluso attori quali Chris Pine, Zachary Quinto, Zoe Saldana, Karl Urban e Simon Pegg.

A Gennaio Hawley aveva anticipato che il suo film avrebbe rappresentato un nuovo inizio per la saga, dichiarando: “Siamo ancora agli inizi. Si tratta di intraprendere una nuova direzione, ma è ancora tutto in fase di sviluppo, soprattutto per quanto riguarda quali attori e personaggi saranno coinvolti e quali no. Non penso al mio film come ad un quarto capitolo di Star Trek… sarebbe riduttivo. Piuttosto, è un nuovo inizio.”

Adesso, in una recente intervista con Variety in occasione della promozione della quarta stagione di Fargo, è stato sempre Noah Hawley ad anticipare cosa i fan della longeva saga dovranno aspettarsi dal suo film, confermando che il suo progetto è ancora in sviluppo ma che al momento è stato messo in stand-by, nonostante la sceneggiatura sia stata completata.

“Non porteremo indietro personaggi come Kirk o come Picard”, ha spiegato Hawley. “Sarà un nuovo inizio che ci permetterà di fare quello che abbiamo fatto con Fargo: far credere che non abbia nulla a che fare con il film originale, quando in realtà non è proprio così. Si tratta di ricompensare il pubblico con qualcosa che ama.”

Il travagliato futuro della saga di Star Trek

Con il film di Hawley ancora in fase di sviluppo, al momento non è chiaro se altri progetti legati alla saga di Stark Trek verranno realizzati in parallelo. Per molto tempo si è parlato di un nuovo film del franchise scritto da Mark L. Smith e diretto nientemeno che da Quentin Tarantino, ma pare che il celebre regista non sia più interessato a portarlo avanti. Quando nel 2018 si parlava ancora di Star Trek 4, quindi di un sequel diretto di Star Trek Beyond, sia Chris Pine sia Chris Hemsworth sarebbero dovuti tornare nei panni di James e Samuel Kirk, ma entrambi decisero di abbandonare il progetto a causa di una disputa con la Paramount legata ai loro compensi. Tuttavia, Pine ha espresso il suo interesse a tornare nel franchise una volta risolti i problemi con lo studio.

I fan di Stark Trek saranno sicuramente felici di apprendere che il film di Hawley è ancora legato al canone originale, anche se probabilmente non coinvolgerà il cast della trilogia reboot. Sarà comunque emozionante fare la conoscenza di nuovi personaggi dell’universo fantascientifico, anche se la trama del film è ancora avvolta nel più fitto mistero.

WandaVision: la serie Marvel torna su set?

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WandaVision: la serie Marvel torna su set?

Il destino dell’MCU nel 2020 è incerto. Con Black Widow che potenzialmente potrebbe essere per l’ennesima volta rimandato e con diverse serie Disney+ in notevole ritardo, i fan stanno ora vivendo uno dei periodi più lunghi senza prodotto Marvel dall’inizio del franchise. Ma cosa sta accadendo a WandaVision?

Il CEO della Disney Bob Chapek ha dichiarato che i prossimi spettacoli Marvel sono una priorità e che spera che “arriveranno a breve “. Una di queste serie è WandaVision, che dovrebbe essere ancora in pista per rispettare la data di uscita, collocata a dicembre 2020. Anche se al momento non sappiamo lo stato delle cose della serie, oggi forse un un indizio ci suggerisce che la serie ha ripreso la lavorazione.

Infatti, Torey Lenart che fa parte della troupe di WandaVision, nel ruolo di utility digitaleper la produzione di recente ha pubblicato una nuova immagine nella sua storia su Instagram, annunciando che era tornata a girare per una produzione.

Questo indizio suggerisce che Lenart stia girando per le riprese di WandaVision, indicando che la produzione per la serie Disney+ è ripartita. Questo è suggerito anche da IMDB che elenca come WandaVision sia il suo progetto più recente ed è l’unico nell’elenco che è stato sospeso a causa di COVID-19.

Se Lenart è davvero tornato a Los Angeles per WandaVision, sembra che la serie Disney + stia ora iniziando a riprendere le riprese. Non è noto se ciò influenzerà il programma di rilascio della serie o se il progetto può continuare la post-produzione in tandem con le riprese. La speranza è che con queste riprese, WandaVision sarà in grado di rispettare la sua finestra di rilascio collocata a dicembre 2020.

WandaVision, la serie tv

WandaVision è uno delle prossime miniserie in uscita su Disney+ creata da Jac Schaeffer e basata sui personaggi Marvel  Scarlet/Scarlet Witch interpretato da Elizabeth Olsen e Vision interpretato da Paul Bettany. La serie è ambientato nel Marvel Cinematic Universe (MCU) e ne condividendo la continuità con i film.

La trama si svolge dopo gli eventi di Avengers: Endgame dove in qualche modo Visione tornerà in vita e insieme all’amata Wanda inizieranno la loro vita di coppia in una New York negli anni ’50. La nuova serie tv sarà strettamente collegata con il film Doctor Strange in the Multiverse of Madness previsto per il 2021 dove la Olsen riprenderà il suo ruolo in tale film come co-protagonista accanto a Benedict Cumberbatch l’interprete di Doctor Strange. La serie tv fa parte della Fase 4 del franchise.

 Elizabeth Olsen e Paul Bettany. riprendono rispettivamente i ruoli di Wanda Maximoff / Scarlet Witch e Vision della serie cinematografica. Anche Teyonah Parris, Kat Dennings, Randall Park e Kathryn Hahn sono i protagonisti.

Olivia Wilde: il suo spin-off di Spider-Man sarà ambientato nel MCU?

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Ad Agosto abbiamo appreso la notizia che Olivia Wilde, attrice statunitense che lo scorso anno ha esordito alla regia con La rivincita delle sfigate, è stata ingaggiata dalla Sony per dirigere un nuovo film Marvel.

Al momento non si conoscono i dettagli sul film di cui Wilde firmerà la regia: sappiamo soltanto che si tratterà di un cinecomic incentrato su un personaggio femminile dell’universo di Spider-Man. Secondo le teorie più accreditate, potrebbe trattarsi del tanto chiacchierato film dedicato a Spider-Woman.

Ospite del podcast Shut Up Evan (via CBM), l’attrice e regista ha parlato del progetto in questione tirando in ballo Kevin Feige e lasciando così intendere che il presidente dei Marvel Studios potrebbe essere coinvolto nel progetto. Le dichiarazioni di Wilde stanno portando alcuni fan ad ipotizzare che Feige stia effettivamente supervisionando il film e che lo stesso (che si tratti di un film dedicato a Spider-Woman o ad un altro personaggio) potrebbero essere ambientato nell’Universo Cinematografico Marvel.

“Tutto quello che posso dire è che è di gran lunga la cosa più eccitante che mi sia mai capitata”, ha spiegato l’attrice e regista. “Non solo mi sento come se dovessi raccontare una storia che… Dio, è come ascoltare me stessa che cerca di evitare la pistola a piombini di Kevin Feige.”

E se Marvel e Sony avessero stretto un nuovo accordo simile a quello che ha permesso a Spider-Man di entrare a far parte del MCU? Molto prima del coinvolgimento di Wilde nel progetto, Kevin Feige aveva più volte espresso il suo interesse nel voler portare il personaggio di Jessica Drew all’interno del MCU, più o meno nello stesso modo in cui è stato introdotto nell’universo condiviso anche Peter Parker. Per adesso si tratta di mere speculazioni. Non ci resta altro che attendere un’eventuale conferma ufficiale.

I prossimi progetti di Olivia Wilde

La sceneggiatura del film diretto da Olivia Wilde porterà la firma di Katie Silberman. Amy Pascal figurerà in qualità di produttrice, mentre Rachel O’Connor figurerà come produttrice esecutiva. Prima di dirigere il misterioso cinecomic, Wilde lavorerà ad un “film di Natale” sempre in collaborazione con Silberman e Pascal, di cui però non si conoscono ancora i dettagli.

Prima ancora, Olivia Wilde si dedicherà alla regia di Don’t Worry Darling, thriller psicologico commissionato da New Line Cinema che vedrà nel cast Florence PughChris PineDakota Johnson e Shia LeBeouf.

In merito al futuro dello Spider-Verse, ricordiamo che il prossimo cinecomic Sony ad arrivare nelle sale sarà Morbius con Jared Leto, posticipato dal 31 luglio 2020 al 19 marzo 2021 a causa della pandemia di Covid-19. Subito dopo invece, il 25 giugno 2021, arriverà Venom: Let There Be Carnage, sequel del cinecomic con Tom Hardy.

The Falcon and the Winter Soldier: Anthony Mackie indossa una nuova tuta [Foto]

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Continuano ad arrivare foto dal set di The Falcon and The Winter Soldier, l’annunciata nuova serie tv targata Marvel Studios. Ebbene dopo avervi mostrato l’attrice Emily VanCamp impegnata in alcune scene, oggi arriva un nuovo scatto di Anthony Mackie con quella che potrebbe essere la nuova tuta di The Falcon:

In un nuovo post su Instagram, Sebastian Stan ha condiviso un’immagine del dietro le quinte della produzione di The Falcon and the Winter Soldier. La didascalia dell’immagine sembra suggerire che sia stata scattata nel novembre 2019 e raffigura Sebastian Stan e Anthony Mackie in costume.

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The Falcon And The Winter Soldier, la serie tv

The Falcon and The Winter Soldier è la serie di prossima uscita nel quale Anthony Mackie e Sebastian Stan  riprenderanno i loro ruoli nei panni del titolo Falcon (alias Sam Wilson) e The Winter Soldier (alias Bucky Barnes) che sarà diretta da Kari Skogland.

Vi ricordiamo che nel cast di The Falcon and The Winter Soldier è previsto anche il ritorno di due volti noti dell’universo cinematografico, ovvero Emily VanCamp, Sharon Carter in Captain America: The Winter Soldier e Civil War e Daniel Bruhl, nei panni del Barone Zemo. Per quanto concerne la serie di The Falcon and The Winter Soldier, il lancio è fissato in autunno 2020 e Kari Skogland (The Handmaid’s Tale, Penny Dreadful, Boardwalk Empire, The Killing, The Walking Dead, Fear the Walking Dead, Under the Dome, Vikings, The Americans, House of Cards e The Punisher) dirigerà tutti i sei episodi.

Probabile, visti gli esiti di Avengers: Endgame, che lo show si concentrerà sulla dinamica  del rapporto tra le due figure più vicine a Captain America (nonché suoi eredi) e sulle imprese dei supereroi per garantire la sicurezza mondiale.

Black Widow slitterà ancora, Soul della Pixar direttamente su Disney+?

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Sfortunatamente, gli effetti dell’emergenza Covid-19 continuano a riflettersi sull’industria cinematografica. Come apprendiamo grazie a Variety, è quasi certo che l’atteso Black Widow, il cinecomic Marvel con protagonista Scarlett Johansson che doveva arrivare in sala il prossimo 6 Novembre (inizialmente era previsto per il 1 Maggio), verrà nuovamente posticipato a data da destinarsi.

Un destino diverso, invece, attende Soul, il nuovo film Disney e Pixar che sarebbe dovuto arrivare al cinema prima a Giugno e poi a Novembre. A quanto pare, il film potrebbe ufficialmente saltare la sala cinematografica e arrivare direttamente su Disney+. La notizia del nuovo rinvio di Black Widow arriva a pochi giorni dall’annuncio che la Warner Bros. ha posticipato ancora una volta Wonder Woman 1984 da Ottobre al giorno di Natale. Anche l’atteso Candyman prodotto da Jordan Peele è stato posticipato al 2021 e allo stato attuale gli unici grandi blockbuster che restano ancora confermato per quest’anno sono No Time to Die, il 25esimo capitolo della saga di Bond, e Dune, il nuovo adattamento dell’omonimo romanzo di Frank Herbert.

Il 70% dei cinema negli Stati Uniti hanno ufficialmente riaperto i battenti, ma a New York e Los Angeles le sale restano ancora chiuse e i risultati ottenuti al botteghino da Tenet hanno dimostrato che molte persone non sono ancora pronte a tornare al cinema. Come spiega la fonte: “Dal momento che gli Stati Uniti rimangono il più grande mercato del cinema a livello mondiale, sta diventando sempre più difficile per gli studios giustificare il lancio di grandi successi durante la pandemia”. La speranza, per molti, era che Black Widow venisse rilasciato direttamente su Disney+, ma a quanto pare è un’opzione che la Disney non sta neanche lontanamente valutando.

Ovviamente, se Black Widow dovesse essere ancora posticipato, va da sé che l’interno calendario dei film Marvel in uscita subirà l’ennesima variazione. Aspettiamoci dunque nuove date di uscita anche per Gli Eterni, Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings e Thor: Love and Thunder.

Madonna dirigerà il suo stesso biopic scritto da Diablo Cody

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In quella che sembra essere una mossa creativa senza precedenti, Madonna, l’icona pop dirigerà un film sulla sua vita e carriera – progetto che è stato abbondantemente anticipato dai sui suoi account sui social media, attraverso pubblicazioni di foto di sceneggiatura che è firmata da Diablo Cody, premio Oscar per lo script di Juno.

Che Madonna, la cui sbalorditiva carriera di cinque decadi ha visto innumerevoli reinvenzioni musicali e diverse incursioni in cinema e recitazione, avrebbe diretto il suo viaggio dai bassifondi di New York alle vette della celebrità globale è oltremodo insolito, dal momento che i personaggi molto noti sono coinvolti sempre marginalmente o a volte mai dentro i progetti che ne raccontano la vita sul grande schermo.

Il film senza titolo è approdato alla Universal Pictures, sotto l’ala protettrice del gruppo di intrattenimento cinematografico di Donna Langley e della produttrice Amy Pascal, la cui compagnia omonima è compresa nel lotto della Universal. La tempistica della produzione è sconosciuta e il cast principale deve ancora essere annunciato.

Fonte: Variety

Wonder Woman 1984: ecco quando uscirà in Italia

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Wonder Woman 1984: ecco quando uscirà in Italia

Warner Bros. Entertainment Italia annuncia l’arrivo di Wonder Woman 1984 l’attesissimo film diretto da Patty Jenkins con protagonista Gal Gadot, da giovedì 14 gennaio 2021 nei cinema italiani.

Un rapido salto negli anni ’80 nella nuova avventura per il grande schermo di Wonder Woman, dove dovrà affrontare due nemici completamente nuovi: Max Lord e The Cheetah.

Con il ritorno di Patty Jenkins alla regia e di Gal Gadot nel ruolo principale, “Wonder Woman 1984” è il seguito della Warner Bros. Pictures del primo film campione d’incassi sulla supereroina DC, “Wonder Woman” del 2017, che ha incassato 822 milioni di dollari a livello mondiale. Nel film recitano anche Chris Pine nel ruolo di Steve Trevor, Kristen Wiig nel ruolo di The Cheetah, Pedro Pascal in quello di Max Lord, Robin Wright nei panni di Antiope e Connie Nielsen nei panni di Hippolyta.

Charles Roven, Deborah Snyder, Zack Snyder, Patty Jenkins, Gal Gadot e Stephen Jones sono i produttori del film. Rebecca Steel Roven Oakley, Richard Suckle, Marianne Jenkins, Geoff Johns, Walter Hamada, Chantal Nong Vo e Wesley Coller sono i produttori esecutivi.

Patty Jenkins ha diretto il film da una sceneggiatura che ha scritto con Geoff Johns e David Callaham, da una storia di Jenkins & Johns, basata sui personaggi DC. Al fianco della regista hanno lavorato dietro le quinte diversi membri del suo team di “Wonder Woman”, tra cui il direttore della fotografia Matthew Jensen, la scenografa candidata all’Oscar® Aline Bonetto (“Il favoloso  mondo di Amélie”) e la costumista premio Oscar® Lindy Hemming (“Topsy-Turvy- Sottosopra”). Il montatore candidato all’Oscar® Richard Pearson (“United 93”) ha curato il montaggio del film. La musica è del compositore premio Oscar® Hans Zimmer (“Dunkirk”, “Il re leone”).

Warner Bros. Pictures presenta una produzione Atlas Entertainment / Stone Quarry, un film di Patty Jenkins, “Wonder Woman 1984.” In uscita nelle sale italiane il 14 Gennaio 2021, sarà distribuito in tutto il mondo da Warner Bros. Pictures.

Fuoricinema 2020: L’arte che salva – Edizione Speciale

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Fuoricinema 2020: L’arte che salva – Edizione Speciale

Che cosa sarebbe stata – che cosa sarebbe – la nostra vita senza film, senza libri, senza musica? Che cosa saremmo senza la possibilità di vedere nello sguardo di un artista e nella sua opera il segno di un riconoscimento personale che rende ogni singola vicenda individuale una vicenda universale? In questo periodo storico così crudele siamo sopravvissuti all’isolamento, abbiamo affrontato il dolore e cercato la scintilla di una speranza, anche attraverso l’arte. E abbiamo compreso ancora con più forza il valore della cultura. L’edizione 2020 di Fuoricinema – la quinta – è in un certo senso un’edizione simbolo e simbolica, e per questa ragione – per noi – ancora più preziosa: nello spirito di Fuoricinema cercheremo di portare con momenti di riflessione e di intrattenimento il significato del periodo che stiamo vivendo e – soprattutto – di come possiamo immaginare il futuro, di come possiamo coltivare la condivisione, la relazione – indispensabile e vitale – con il pubblico e il senso di appartenenza a una comunità. Un ringraziamento di cuore alla vicinanza e all’adesione artistica e valoriale di Banco BPM, che ci ha dato fiducia anche quest’anno e nostro partner dalla prima ora.

Il cinema è sviluppo civile, volano di immagini, cultura e intrattenimento. – ha dichiarato Giuseppe Castagna, Amministratore Delegato di Banco BPM – Credo fermamente che una manifestazione come Fuoricinema che noi affianchiamo sin dal suo esordio e che unisce intrattenimento, cultura e condivisione sia fondamentale per riaffermare i valori in cui la nostra Banca ha sempre creduto e di cui oggi si sente tanto il bisogno. Fare banca non significa solo aiutare la crescita economica, ma anche incentivare la crescita della società civile. Non ci può esser crescita economica senza crescita sociale e culturale”.

Dedichiamo Fuoricinema 2020, che viene dopo quattro edizioni dallo straordinario successo in termini di pubblico e ospiti (oltre 90 mila spettatori nel corso delle quattro edizioni per oltre 300 artisti ospiti sul palco), al cinema, al suo potere salvifico, e, più in generale, all’arte. Il titolo di questa edizione è infatti Fuoricinema – l’arte che salva: mai come oggi abbiamo compreso e stiamo comprendendo il ruolo dell’arte e della cultura in generale come valore fondante della nostra identità, tra luci e ombre, nella ricchezza del talento e della creatività e nella difficoltà di farne sistema a beneficio comune. Fuoricinema si svolgerà presso il giardino di Triennale Milano all’arena AriAnteo nel rispetto delle disposizioni di legge previste. Abbiamo rimodulato il format in un’edizione inevitabilmente ridimensionata, con l’obiettivo di continuare a realizzare un evento – che si fonda sull’esperienza dell’incontro tra persone – live, all’aperto e nel cuore di Milano. La conduzione dell’evento è affidata con grande gioia all’attrice Marina Rocco per il terzo anno consecutivo.

Agli incontri dal vivo si aggiungeranno contributi video e collegamenti in streaming, inoltre l’intera manifestazione sarà trasmessa in diretta sulla pagina Facebook di Fuoricinema (https://www.facebook.com/Fuoricinema). Fuoricinema è una maratona no-stop di incontri e proiezioni, che mette in contatto diretto il pubblico con artisti e personalità del mondo del cinema, dello spettacolo, della cultura e dell’informazione, che si alternano sul palco in un dialogo con giornalisti e conduttori. Quest’anno gli incontri saranno a ingresso gratuito con possibilità di prenotazione, le proiezioni saranno invece a pagamento, acquistabili su www.fuoricinema.com.

Il programma, Fuoricinema

L’apertura sarà sabato 19 settembre, alle ore 18.30, con la presidentessa dell’Accademia David di Donatello, Piera Detassis, che anticiperà il primo talk di Fuoricinema, quello con Antonio Albanese. A seguire, ospiteremo la neonata associazione Unita – Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo, presieduta da Vittoria Puccini, ospite di Fuoricinema insieme a Fabrizio Gifuni, Marco Bonini, Edoardo Natoli e Stefano Scherini. E poi ancora una grande regista, di ritorno dalla 77ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia: Susanna Nicchiarelli con il suo meraviglioso Miss Marx. Ispirandoci al tema l’arte che salva, abbiamo voluto innescare una riflessione che comprendesse a 360° tutte le forme artistiche, con focus, in particolare, sul cinema. Ma anche musica, architettura, scultura, arti figurative caratterizzeranno la due giorni di Fuoricinema.

Come proiezioni avremo infatti due grandi eventi e a seguire due cortometraggi. Sabato 19, alle ore 21, in esclusiva la diretta mondiale del concerto di Mika  Beirut, seguito dal il documentario collettivo Caro Cinema – visioni sul cinema dalla quarantena; domenica 20 settembre, sempre alle ore 21, avremo l’anteprima del film Paolo Conte. Via con me di Giorgio Verdelli, seguito dal cortometraggio Solitaire di Edoardo Natoli, presentato alle Giornate degli Autori dell’ambito della 77ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.  Il palinsesto della giornata di domenica è costellato da numerosi incontri, come il dialogo tra Stefano Boeri e Folco Orselli, dal titolo Canzoni per vivere meglio Milano, e da conversazioni con protagonisti del mondo del cinema contemporaneo, come Damiano d’Innocenzo e Claudio Giovannesi, ma anche Stefano Accorsi, Neri Marcorè e i fratelli Gianluca e Massimiliano De Serio. Un altro grande protagonista del mondo del cinema, questa volta internazionale, parteciperà in collegamento video, si tratta di John Turturro, direttamente dal set di Batman.

Domenica ospiteremo anche Enrico Bertolino in un dialogo su Milano all’epoca del Coronavirus; Salvatore Veca, Nicola Montano e Giangiacomo Schiavi che si interrogheranno, anche da un punto di vista medico-sanitario, sul mistero della Notte di Michelangelo. Sarà poi il momento di Tema d’amore, un incontro che vede protagonista Andrea Morricone, musicista e compositore e figlio del Maestro Ennio, che desideriamo sentitamente ricordare. A chiudere in bellezza il palinsesto di incontri di Fuoricinema, un mito della comicità degli anni Ottanta, nonché un tassello della storia dello spettacolo italiano, Cochi Ponzoni.

Un ringraziamento sincero a

Tucano, Lexus, Movie Media, Glitter Make Up, Laser Film, Nuova Digiservice e ai nostri media partner storici Sky e Smemoranda. Grazie anche a Ratanà, nella persona dello chef Cesare Battisti e della sua squadra.

The Mandalorian 2: trailer e poster della nuova stagione

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The Mandalorian 2: trailer e poster della nuova stagione

Oggi Disney+ ha diffuso il nuovo trailer, il poster e le immagini di The Mandalorian 2, l’attesissima seconda stagione della serie Lucasfilm acclamata dalla critica The Mandalorian. Il Mandaloriano e il Bambino continuano il loro viaggio, affrontando nemici e radunando alleati mentre si fanno strada attraverso una galassia pericolosa nell’era tumultuosa dopo il crollo dell’Impero Galattico.

The Mandalorian 2 è interpretata da Pedro Pascal, Gina Carano, Carl Weathers e Giancarlo Esposito. I registi della nuova stagione sono Jon Favreau, Dave Filoni, Bryce Dallas Howard, Rick Famuyiwa, Carl Weathers, Peyton Reed e Robert Rodriguez. Lo showrunner Jon Favreau è il produttore esecutivo insieme a Dave Filoni, Kathleen Kennedy e Colin Wilson, con Karen Gilchrist nel ruolo di co-produttore esecutivo. La nuova stagione parte venerdì 30 ottobre in streaming solo su Disney+.

Iscriviti a Disney+ e inizia a guardare The Mandalorian e altre produzioni originali

The Mandalorian 2

The Mandalorian 2 è la seconda stagione della serie tv The Mandalorian live action basata sull’universo di Star Wars prodotta dalla LucasFilm per la piattaforma streaming Disney+.

Ambientata nell’universo di Guerre stellari dopo le vicende de Il ritorno dello Jedi e prima di Star Wars: Il risveglio della Forza, racconta le avventure di un pistolero mandaloriano oltre i confini della Nuova Repubblica. Dopo la caduta dell’Impero, nella galassia si è diffusa l’illegalità. Un guerriero solitario vaga per i lontani confini dello spazio, guadagnandosi da vivere come cacciatore di taglie. Ambientata dopo la caduta dell’Impero e prima della comparsa del Primo Ordine, The Mandalorian racconta le difficoltà di un pistolero solitario che opera nell’orlo esterno della galassia, lontano dall’autorità della Nuova Repubblica. La serie ha come protagonista Pedro Pascal nei panni del Mandaloriano.

The Mandalorian è prodotta e scritta da Jon Favreau (già produttore de Il Re Leone e delle saghe di Avengers e Iron Man). Nel cast anche Gina Carano (DeadpoolFast and Furious); Carl Weathers (Apollo Creed nella saga di Rocky), Nick Nolte (Cape FearIl Principe delle maree), Emily Swallow (SupernaturalLe regole del delitto perfetto), Taika Waititi (premio Oscar 2019 per JoJo Rabbit), Giancarlo Esposito (Fa’ la cosa giustaBreaking Bad) e Omid Abtahi (24HomelandStar Wars: The Clone Wars).

The Mandalorian, prodotta in esclusiva per Disney+ da Lucasfilm, è la prima serie live-action di Star Wars e, nei suoi 8 episodi, racconta vicende ambientate dopo la caduta dell’Impero, quando nella galassia si è diffusa l’illegalità. Protagonista è un guerriero solitario che vaga per i lontani confini dello spazio, guadagnandosi da vivere come cacciatore di taglie. A interpretarlo Pedro Pascal (Game of ThronesNarcos).

Ratched, recensione della serie Netflix di Ryan Murphy

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Ratched, recensione della serie Netflix di Ryan Murphy

Dopo il grande successo di Hollywood, Ryan Murphy torna a proporre al suo pubblico, tramite Netflix, una nuova serie originale che va ad esplorare le origini di uno dei personaggi cinematografici più amati ed odiati di sempre, l’infermiera Mildred Ratched, protagonista di Qualcuno volò sul nido del cuculo. E se è vero che il personaggio originale nasce dalle pagine del romanzo omonimo di Ken Kesey, è altrettanto vero che l’infermiera Ratched è stata consegnata all’immortalità da Louise Flatcher, che per il ruolo vinse premio Oscar, Golden Globe e BAFTA.

Ad incarnare la protagonista della serie di Ryan Murphy è Sarah Paulson, alla quale ancora una volta l’autore chiede uno sforzo importante. L’attrice profonde in Mildred tutto il suo immenso talento e si fa seguire in questa origin story da consumare tutta d’uno fiato; gli otto episodi di Ratched richiedono di essere guardati in binge watching. Ma andiamo con ordine. Mentre il film di Milos Forman era ambientato in Oregon, nel 1963, la storia che racconta Murphy va indietro nel tempo fino al 1947.

Ratched Origin Story

Durante una notte di pioggia, un bel giovane trova riparo in una residenza per prelati, sembra un comune viandante sorpreso da un temporale, fino a che non comincia brutalmente ad uccidere tutti i residenti dell’abitazione. Ci spostiamo poi in California, presso l’istituto per malati di mente Santa Lucia, dove il Dott. Hannover è l’unico dottore che crede che chi soffre di patologie mentali possa effettivamente essere curato, e non solo internato come si era sempre fatto. In questo luogo immacolato e vagamente inquietante arriva Mildred, una donna elegantissima, affascinante e molto sicura, che farà di tutto per essere assunta e per consolidare la sua influenza sul dottor Hannover e il suo potere su tutto l’ospedale.

Pian piano scopriremo qual è il vero scopo di Mildred e impareremo a sondarne la mente e l’animo, pozzi neri ricchi di scintillii e insenature da scandagliare. L’idea di scrivere la storia di origine di un personaggio così affascinante è sicuramente allettante, e Ryan Murphy ha intercettato questa possibilità in mezzo a tanti altri autori che avrebbero potuto fare lo stesso. Certo, l’ideatore di AHS e di ACS sembra essere già sulla carta la persona adatta a raccontare una storia morbosa, violenta, intrigante e controversa e anche nella realtà il suo lavoro si rivela effettivamente vincente.

I due pilastri su cui poggia Ratched

Ratched è una serie che presenta tutti gli elementi di un prodotto che farà parlare di sé e che piacerà tanto ai fan, non solo a quelli di Murphy ma anche a quelli del thriller. La storia infatti si regge su due piedistalli granitici: da una parte un intreccio forte, solido, pieno di personaggi intriganti e di svolte narrative avvincenti; dall’altra una protagonista enorme. Ancora una volta Sarah Paulson dà conferma del suo talento incredibile. La sua Mildred è una donna affascinante, fiera ed elegante, è anche estremamente intelligente, è efferata e volitiva, riesce persino ad essere tenera e compassionevole, presenta in nuce tutte le caratteristiche che andranno poi a solidificarsi intorno alla spietata personalità della protagonista del film di Forman.

Il talento di Murphy, che non sempre riesce a trapelare dalle sue creazioni (chi scrive non aveva affatto gradito Hollywood, a suo tempo), questa volta si mette al servizio di una storia che è perfettamente adeguata al suo stile e così entrambi ne escono valorizzati. Oltre alle scelte di rappresentazione grafica della violenza, dell’utilizzo espressionistico e anti-naturalistico dei colori e della consueta accuratezza nel decor e nei costumi, l’autore torna a parlare di omosessualità (tra le altre cose), ma per la prima volta lo fa da un punto di vista medico, rievocando con vividi particolari, quel periodo di tempo purtroppo molto lungo, in cui l’omosessualità veniva considerata una patologia mentale, da curare con metodi che poco avevano a che fare con la medicina e tutto invece con la tortura vera e propria. E sarebbe bello dire che, ad oggi, le cose sono completamente cambiate!

Una sorellanza di “streghe”

Intorno a Paulson, Murphy costruisce una rete di personaggi davvero interessanti, sfaccettati e tutti validi, dalla ricca Lenore Osgood, interpretata da Sharon Stone, alla rigida infermiera Betsy Bucket, di Judy Davis, fino al bellissimo personaggio di Gwendolyn Briggs scritto per Cynthia Nixon e tutte le guest star, tra cui spiccano Corey Stoll e Vincent D’Onofrio. Quello che Murphy costruisce, dentro alla storia di Mildred, è anche un inno alla sorellanza, a donne che uniscono le loro forze e i loro intenti, donne risolute e agguerrite, anche di fronte a situazioni spinose, violente, delicate da gestire. Mildred, Betsy, Gwendolyn non perdono mai il controllo, per quanto possano essere difficili le circostanze in cui si trovano, riuscendo sempre a trovare una strada, soprattutto attraverso l’accordo reciproco e questo, più di ogni altro, sembra il vero colpo di scena che l’autore piazza sotto al naso di tutti.

Ratched è a tutti gli effetti figlia di Ryan Murphy, le atmosfere elegantissime che strabordano nel kitsch, la morbosità dei personaggi, la violenza grafica, la riflessione sull’omosessualità, la critica alla società, una trama avvincente, personaggi borderline e a tratti sgradevoli, eroi difficili da incasellare che attraggono e respingono allo stesso tempo. Nella serie originale Netflix, Murphy infonde tutto ciò che ha caratterizzato la sua produzione fino ad oggi, per lo fa con grande maturità ed equilibrio.

Nella conclusione aperta, che lascia ampio spazio alla possibilità di un secondo ciclo, Ratched svela il suo punto debole, ovvero l’incapacità di chiudere una storia che si sa essere buona per cedere piuttosto alla tentazione di annacquarla con altre eventuali stagioni, che potrebbero invece rivelarsi non all’altezza.

Timothy Dalton: 10 cose che non sai sull’attore

Timothy Dalton: 10 cose che non sai sull’attore

Interprete di noti personaggi tra cinema e televisione, tra cui si annovera quello dell’agente segreto più famoso del mondo, Timothy Dalton ha costruito negli anni una carriera ricca di successi, divenendo interprete noto e apprezzato. Con il suo carisma e il suo irresistibile volto, ha sempre ricercato i progetti più giusti per sé, ottenendo un successo dietro l’altro. Negli ultimi tempi si è inoltre distinto come doppiatore, legando il proprio nome ad una delle più celebri saghe d’animazione.

Ecco 10 cose che non sai di Timothy Dalton.

Parte delle cose che non sai sull’attore

Timothy Dalton film

Timothy Dalton: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in celebri lungometraggi. Dalton debutta sul grande schermo con il film Il leone d’inverno (1968), per poi ottenere popolarità grazie a titoli come Cime tempestose (1970), Maria Stuarda, regina di Scozia (1971), Sextette (1978), Il segreto di Agatha Christie (1979) e Flash Gordon (1980). A renderlo famoso in tutto il mondo è però il ruolo di James Bond, ricoperto per i film 007 – Zona pericolo (1987) e 007 – Vendetta privata (1989). Successivamente, dirada la propria attività cinematografica, limitandosi a comparire in Le avventure di Rocketeer (1991), Vado a vivere a New York (1995), L’amore è un trucco (1997), Se cucini, ti sposo (2000), Gli ultimi fuorilegge (2001), con Colin Farrell, Looney Tunes: Back in Action (2003), con Brendan Fraser, Hot Fuzz (2007), con Simon Pegg, e The Tourist (2010), con Johnny Depp.

9. È noto anche per i suoi ruoli televisivi. Nel corso della sua carriera, Dalton ha partecipato anche a diversi film per la televisione, come Prigioniera d’amore (1969) e Antonio e Cleopatra (1983). Si è poi distinto per miniserie come Colorado (1978-1979), Jane Eyre (1983), La figlia di Mistral (1984), Aquila rossa (1994) e Rossella (1994), con Sean Bean. Dal finire degli anni Novanta ha poi recitato in The Informant (1997), Cleopatra (1999), Hercules (2005), Doctor Who (2009-2010), e Chuck (2010-2011). Suoi recenti ruoli di rilievo sono quelli per la serie Penny Dreadful (2014-2016), con Eva Green, e Doom Patrol (2019-in corso), con Alan Tudyk, dove recita nel ruolo di Niles Caulder.

8. Ha lavorato come doppiatore. Nel 2006 Dalton partecipa al doppiaggio della versione inglese del film d’animazione I racconti di Terramare. Da quel momento, inizia sempre più spesso a ricoprire il ruolo del doppiatore, divenendo celebre come voce di Mr. Pricklepants, un peluche a forma di istrice, presente in Toy Story 3 (2010) e Toy Story 4 (2019). Dalton ha poi avuto modo di riprendere il personaggio anche per una serie di cortometraggi legati alla celebre saga della Pixar.

Timothy Dalton è 007

7. Ha costruito un personaggio più simile a quello dei romanzi. Dopo l’abbandono di Roger Moore, Dalton si trovò ad essere scelto come nuovo interprete di James Bond. Egli accettò la parte a condizione di poter dar vita ad una versione dell’agente segreto che fosse simile a quella presente nei romanzi di Fleming. Egli propose infatti di mantenere il mix di professionalità e simpatia che aveva caratterizzato Bond sino a quel momento, ma volle aggiungere anche una certa vena di durezza, che potesse dare all’agente segreto quel tocco di minacciosità in più. Ottenuto di poter fare ciò, Dalton fu così il primo a tentare questo avvicinamento all’originale letterario, ottenendo diversi apprezzamenti.

6. Il ruolo gli era stato offerto più volte. Dalton sembrava destinato a dover interpretare James Bond, e dopo anni e anni di contrattazioni egli si trovò infine a ricoprirne i panni. Il ruolo gli era infatti stato offerto già nel 1969, ma l’attore si riteneva troppo giovane per la parte. Rifiutò per lo stesso motivo anche nel 1971, mentre nel 1981 per via di altri impegni. Finalmente nel 1987 arrivò a ricoprire il ruolo in due film, per poi abbandonarlo dopo di questi. Il motivo della sua rinuncia sembra essere collegata ad alcuni disaccordi avuti con la casa di produzione.

Parte delle cose che non sai sull’attore

Timothy Dalton moglie

Timothy Dalton in Cime tempestose

5. Ha interpretato un noto romanzo della letteratura. Già al suo secondo film, l’attore ebbe modo di ricoprire un ruolo di particolare rilievo. Per Cime tempestose, adattamento dell’omonimo romanzo di Emily Brontë, egli si ritrovò infatti a dar vita all’antieroe Heathcliff. Questi è noto per la sua natura romantica e tormentata, che lo porta a struggersi fino a distruggersi. Per Dalton si trattò dunque di interpretare un personaggio particolarmente complesso e ricco di sfumature. La sua performance venne però particolarmente apprezzata, e permise all’attore di conoscere nuova popolarità.

Timothy Dalton in Chuck

4. È stato guest star della serie. Nella popolare serie Chuck, storia di un semplice informatico che si ritrova a custodire pericolosi segreti della CIA, compare anche Dalton nel ruolo del criminale Alexei Volkoff. Questi viene introdotto per la prima volta nell’episodio Chuck Versus the First Fight, settimo della quarta stagione, e rimane in scena per altre cinque puntata, comparendo per l’ultima volta nell’ultimo episodio della quarta stagione. Dalton ha dichiarato di aver particolarmente apprezzato il ruolo, che gli ha permesso di ritrovare molte caratteristiche conosciute con James Bond. Anche il pubblico ha molto apprezzato il suo personaggio, dispiacendosi del suo addio.

Timothy Dalton: non ha una moglie

3. Ha avuto una relazione con una nota attrice. Nel corso della sua vita Dalton ha avuto diverse relazioni, più o meno note, ma non si è mai sposato. Uno dei suoi più grandi amori è stata l’attrice Vanessa Redgrave, conosciuta sul set di Maria Stuarda, regina di Scozia, del 1971. Da quel momento ha inizio la loro relazione, e nel 1979 tornano a recitare insieme per il film Il segreto di Agatha Christie. Il loro rapporto si protrarrà poi fino al 1986, anno in cui decidono di separarsi, senza rendere particolarmente pubblici i motivi di tale decisione.

2. Ha avuto un figlio. Nel 1995 l’attore conobbe la musicista russa Oksana Grigorieva. Con lei intraprese in quello stesso anno una relazione, che li portò poi ad avere un figlio chiamato Alexander, nell’agosto del 1997. I due, non essendo sposati, decisero infine di separarsi nel 2003. Nonostante ciò, sembra siano rimasti in buoni rapporti, anche per poter continuare a crescere insieme il loro unico figlio.

Timothy Dalton: età e altezza

1. Timothy Dalton è nato a Colwyn Bay, in Galles, Gran Bretagna, il 21 marzo del 1946. L’attore è alto complessivamente 185 centimetri.

Fonte: IMDb

Timothy Olyphant: 10 cose che non sai sull’attore

Timothy Olyphant: 10 cose che non sai sull’attore

Attivo tanto al cinema quanto in televisione, ma ben più noto sul piccolo schermo, l’attore Timothy Olyphant ha negli anni costruito una carriera di tutto rispetto. Numerosi sono infatti i film di grande successo che vedono la sua partecipazione, e ricercando una continua varietà tra i generi Olyphant ha saputo dar prova di essere dotato di grande versatilità. Grazie ad alcune serie TV di recente successo, inoltre, ha avuto modo di affermarsi nuovamente, rimanendo impresso per il suo carisma e il suo fascino.

Ecco 10 cose che non sai di Timothy Olyphant.

Parte delle cose che non sai sull’attore

Timothy Olyphant moglie

Timothy Olyphant: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attore debutta al cinema nel 1996 con il film Il club delle prime mogli, con Diane Keaton, per poi distinguersi nel ruolo di Michey Altieri in Scream 2 (1997). Successivamente, prende parte ad una serie di noti titoli come Il club dei cuori infranti (2000), Fuori in 60 secondi (2000), L’acchiappasogni (2003), La ragazza della porta accanto (2004), con Elisha Cuthbert, Die Hard – Vivere o morire (2007), con Bruce Willis, Ti presento Bill (2007), Hitman – L’assassino (2007), La città verrà distrutta all’alba (2010), Sono il Numero Quattro (2011), This Is Where I Leave You (2014), Mother’s Day (2016), con Julia Roberts, Snowden (2016) e C’era una volta a… Hollywood (2019), di Quentin Tarantino.

9. È noto anche per i suoi ruoli televisivi. Parallelamente all’attività per il cinema, Olyphant ha recitato anche in diverse serie TV, che gli hanno conferito ulteriore notorietà. La prima di queste è stata Deadwood (2004-2006), di cui era protagonista. In seguito ha recitato in Samantha chi? (2008), Damages (2009-2010), The Office (2010), con Steve Carell, e Justified (2010-2015), dove era nuovamente protagonista. Tra le serie più recenti a cui ha preso parte si annoverano invece The Mindy Project (2013), The Grinder (2015-2016) e Santa Clarita Diet (2017-2019), dove recita accanto a Drew Barrymore. Nel 2019 è invece nel film Deadwood – il film, mentre nel 2020 recita nella seconda stagione di The Mandalorian e nella quarta di Fargo.

8. È anche produttore. Con la serie Justified l’attore è tornato a far parte in pianta stabile di un prodotto televisivo di successo. Particolarmente legato alla serie, Olyphant non si è limitato a ricoprire il ruolo di interprete, ma per l’occasione ha vestito per la prima volta anche i panni del produttore. Ha ricoperto tale ruolo per oltre 65 episodi, sostenendo così il progetto. In seguito, Olyphant è tornato ad essere produttore anche per Santa Clarita Diet e Deadwood – Il film, tutti progetti che lo hanno visto coinvolto anche come interprete principale.

Timothy Olyphant in Scream 2

7. È stato il suo primo ruolo di rilievo. Nel thriller Scream 2, sequel del grande successo del 1996, l’attore ricopre il suo primo ruolo di particolare importanza. Egli è infatti uno dei protagonisti, con il personaggio di Mickey Altieri. Questi, che è uno dei migliori amici della protagonista Sidney, si rivela essere infine il vero omicida. Dopo aver dato vita ad una sequenza di brutali uccisioni, viene tuttavia fermato dalla protagonista, la quale finisce con l’ucciderlo. Grazie a questo ruolo da villain, Olyphant ha potuto dimostrare grande carattere come attore, conoscendo una prima notorietà.

Timothy Olyphant in The Office

6. È stato guest star della celebre sit-com. Nel 2010 l’attore appare in due episodi della settima stagione di The Office, popolare sit-com statunitense. Egli interpreta il commesso viaggiatore Danny Cordray, introdotto per la prima volta nell’episodio The Sting. Pur essendo comparso in qualità di guest star nella serie, l’attore ha ottenuto numerosi consensi per il suo ruolo, particolarmente apprezzato dai fan. Egli si è in particolare reso celebre per la competizione a cui dà vita con gli altri dipendenti dell’ufficio.

Parte delle cose che non sai sull’attore

Timothy Olyphant Hitman

Timothy Olyphant in Hitman – L’assassino

5. Ha acquisito molti muscoli per il film. Adattamento dell’omonimo videogioco, il film ha per protagonista Olyphant nel ruolo dell’Agente 47, spietato e freddo assassino, noto per la sua risolutezza a portare a termine le sue missioni. Per poter ricoprire un ruolo tanto dinamico quanto fisico, l’attore si trovò a dover seguire un allenamento mirato a fargli acquisire massa muscolare. Inoltre, si allenò anche nelle arti marziali, richieste per alcune scene del film. Al momento delle riprese, grazie ai giusti esercizi e alla giusta dieta, Olyphant era infatti arrivato a guadagnare circa 10 chili di muscoli, apparendo così più massiccio e minaccioso.

4. Non era la prima scelta per il ruolo. Originariamente, il ruolo dell’assassino protagonista era stato offerto all’attore Vin Diesel, divenuto celebre grazie a Fast & Furious. Questi, tuttavia, preferì non accettare la parte, e si limitò a svolgere il ruolo di produttore esecutivo del film. Il ruolo dell’Agente 47 venne allora offerto a Jason Statham, ma anche questi dovette rinunciare per via di altri impegni. Fu a quel punto che Olyphant venne scelto, e l’attore lavorò a lungo per poter risultare convincente in un ruolo così tanto incentrato sull’azione.

Timothy Olyphant: chi è sua moglie

3. Si è sposato prima di diventare famoso. Nel 1991, diversi anni prima di intraprendere la carriera da interprete a Hollywood, l’attore si era sposato con Alexis Knief, all’età di 23 anni. I due si erano conosciuti durante il college, e hanno da sempre formato una solida e riservata coppia. Dopo essere divenuto celebre grazie ai suoi primi ruoli, Olyphant ebbe poi il primo figlio nel 1999. Questo venne seguito da altri due bambini, nati rispettivamente nel 2001 e nel 2003. Ad oggi la coppia risiede a Los Angeles, dove vive una tranquilla esistenza lontano dai riflettori della mondanità.

Timothy Olyphant non è su Instagram

2. Non possiede un account personale. Cercare un profilo verificato dell’attore sul social network Instagram non porterà a nessun risultato. L’attore, infatti, notoriamente non possiede alcun profilo di questo tipo, e si è più volte dichiarato non interessato ai social network. Si possono tuttavia ritrovare diverse fan page a lui dedicate, alcune particolarmente seguite e aggiornate. Tramite queste sarà possibile scoprire curiosità sull’interprete, come anche rimanere continuamente aggiornati sui suoi progetti cinematografici o televisivi.

Timothy Olyphant: età e altezza

1. Timothy Olyphant è nato a Honolulu, nelle Hawaii, Stati Uniti, il 20 maggio del 1968. L’attore è alto complessivamente 183 centimetri.

Fonte: IMDb

Brendan Fraser: 10 cose che non sai sull’attore

Brendan Fraser: 10 cose che non sai sull’attore

Divenuto celebre negli anni Novanta per i suoi numerosi ruoli d’azione, Brendan Fraser è in breve tempo diventato uno dei nomi più richiesti da Hollywood, ottenendo una popolarità rara. Anche se oggi le apparizioni dell’attore si sono diradate, egli continua ad essere un personaggio particolarmente amato, con cui intere generazioni di spettatori sono cresciuti. In particolare, è iconico il suo Rick O’Connell, protagonista della trilogia de La mummia.

Ecco 10 cose che non sai di Brendan Fraser.

Brendan Fraser patrimonio

Brendan Fraser: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in celebri lungometraggi. Fraser debutta al cinema con il film Dogfight – Una storia d’amore (1991), per poi diventare protagonista di film come Scuola d’onore (1992), Il mio amico scongelato (1992), 110 e lode (1994), Scambio di identità (1996), e George re della giungla… ? (1997). Ottenuta la popolarità, recita in Demoni e dei (1998), con Ian McKellen e, soprattutto, nel kolossal La mummia (1999), con Rachel Weisz. Divenuto ora una star, l’attore recita poi in Indiavolato (2000), La mummia – Il ritorno (2001), Looney Tunes: Back in Action (2003), Crash – Contatto fisico (2005), con Don Cheadle, La mummia – La tomba dell’Imperatore Dragone (2008), Viaggio al centro della terra 3D (2008), Inkheart (2009), con Paul Bettany, Misure straordinarie (2010), Non lasciarmi sola (2013), con Rosario Dawson, e La rosa velenosa (2019), con John Travolta.

9. È noto anche per i suoi ruoli televisivi. Parallelamente all’attività per il cinema, l’attore recità anche in diversi film televisivi nel corso degli anni Novanta. Questi sono My Old School (1991), Figlio delle tenebre (1991), Presumed Guilty (1991) e Nel nome di mio figlio (1997). Torna poi in televisione per recitare nella popolare sit-com Scrubs, dove ricopre il ruolo di Ben Sullivan. Delle tante guest star avvicendatesi nel corso della serie, la sua partecipazione è probabilmente la più nota e apprezzata.  Negli ultimi anni Fraser si è poi dedicato principalmente al piccolo schermo, recitando nelle serie Texas Rising (2015), The Affair (2016-2017), Condor (2018) e Trust (2018), con Donald Sutherland. Dal 2019 è tra i protagonisti di Doom Patrol, dove recita nel ruolo di Cliff Steel alias Robotman. Nel 2020 ha poi preso parte a Professionals.

8. È anche produttore. Nel corso degli anni, Fraser non si è distinto solo come interprete, ma in diversi casi ha deciso di assumere anche il ruolo di produttore delle opere che lo vedevano come protagonista. Nel 2006 ricopre per la prima volta l’attività per il thriller L’ultima occasione, dove recita accanto a Michael Keaton. Successivamente, produce i film Viaggio al centro della Terra e Puzzole alla riscossa, da lui anche interpretati. Nel 2011 è invece produttore della commedia crime Rapina a Belfast, mentre nel 2013 di Breakout – weekend di paura. Dopo anni in cui non ha più svolto tale ruolo, Fraser torna alla produzione per la serie Professionals, da lui particolarmente voluta e sostenuta.

Brendan Fraser in Doom Patrol

7. Non interpreta fisicamente il suo personaggio. Quando all’inizio della serie Doom Patrol il pubblico ha fatto la conoscenza del personaggio di Robotman, è rimasto particolarmente stupito nel riconoscere la voce, in lingua originale di Fraser. Ciò ha portato in molti a credere che sotto l’inespressiva maschera di ferro del personaggio vi fosse il celebre attore. In realtà, Fraser presta a Robotman soltanto la propria voce, e raramente egli si trova sul set. A dar vita al personaggio in carne ed ossa è invece un altro attore. I due si sono inoltre accordati per ricercare una comune idea del ruolo, così da poterlo far risultare più realistico.

Brendan Fraser in Scrubs

6. Il regista della serie ha fortemente voluto la sua partecipazione. In una recente intervista, Fraser ha raccontato di come arrivò ad essere una delle più amate guest star nella serie Scrubs. Pur comparendo soltanto in tre episodi, il suo personaggio è stato particolarmente amato dagli spettatori e la sua è una delle stoyline ancora oggi più celebri. L’attore disse di non aver mai incontrato Bill Lawrence, ideatore della serie, ma le loro due mogli erano grandi amiche e questo li mise in contatto. Lawrence offrì così una piccola parte a Fraser, allegando al copione anche dei pantaloncini sportivi. Fu proprio tale inaspettato dono che convinse Fraser ad accettare il ruolo.

Brendan Fraser La mummia

Brendan Fraser in La mummia

5. Ha rischiato di morire sul set del film. La mummia ha rappresentato una vera e propria svolta nella carriera dell’attore, e ancora oggi è ricordato come il suo ruolo più celebre. Questo ha però rischiato di essere anche l’ultimo per Fraser, il quale è stato coinvolto in un incidente che ha rischiato di ucciderlo. Per una scena era infatti previsto che il suo personaggio si trovasse ad essere impiccato, salvo poi liberarsi giusto in tempo. Qualcosa, tuttavia, andò storto, e l’attore si ritrovò a rischiare realmente il soffocamento. Fortunatamente, fu liberato in tempo e venne aiutato da un equipe di medici a riprendersi.

4. Era la prima scelta del regista. Dopo aver realizzato il film George re della giungla… ?, l’attore era diventato estremamente popolare come interprete di film d’avventura con vene comiche. Fu per questo motivo che il regista di La mummia decise di affidare a Fraser la parte nel film. Egli lo riteneva la giusta combinazione tra personaggio d’avventura e personaggio comico. Quest’ultimo aspetto era particolarmente fondamentale, perché avrebbe permesso agli spettatori di provare empatia nei suoi confronti. Fraser dunque puntò molto sul costruire un personaggio che non si prendesse troppo sul serio.

Brendan Fraser: chi è sua moglie

3. È stato sposato con un’attrice. Nel 1993, arrivato da poco a Los Angeles, l’attore si ritrovò a partecipare ad un party esclusivo per celebrità. Qui ebbe modo di conoscere l’attrice Afton Smith, con la quale strinse subito un certo legame. Dopo qualche anno di frequentazione, i due si sono infine fidanzati ufficialmente e hanno dato vita al loro matrimonio il 27 settembre del 1998. In seguito, hanno avuto tre figli, nati rispettivamente nel 2002, nel 2004 e nel 2006. Da sempre molto riservata, la coppia ha sempre cercato di non rivelare dettagli sulla propria vita privata. Nel dicembre del 2007, tuttavia, hanno reso pubblica la loro volontà di divorziare.

Brendan Fraser: il suo patrimonio

2. Ha ottenuto ottimi salari nel corso della sua carriera. Anche se oggi l’attività da interprete di Fraser si è piuttosto ridotta rispetto alla fine degli anni Novanta, l’attore vanta ancora un considerevole patrimonio, attestato intorno ai 20 milioni di dollari. Questo è il frutto del grande successo ottenuto con titoli come la trilogia di La mummia. Per il primo capitolo, infatti, Fraser ottenne un compenso di 4 milioni. Dato il grande successo del film, per i due sequel gli venne offerto un salario di 12.5 milioni e 14 milioni.

Brendan Fraser: età e altezza

1. Brendan Fraser è nato a Indianapolis, in Indiana, Stati Uniti, il 3 dicembre del 1968. L’attore è alto complessivamente 189 centimetri.

Fonte: IMDb

Film romantici: i 10 momenti più tristi di sempre

Film romantici: i 10 momenti più tristi di sempre

I film romantici (o sentimentali) sono tra i preferiti della maggior parte del pubblico di tutto il mondo. Alcuni dei film più iconici della storia del cinema hanno al centro una storia d’amore spesso tormentata, che in genere è quasi sempre capace di resistere alla caducità del tempo. È innegabile, quindi, che una storia d’amore – se raccontata ovviamente nella maniera più sincera possibile – sarà sempre in grado di fare breccia nei nostri cuori. Come stabilito da Shakespeare ormai secoli fa, una grande storia d’amore è sempre costellata da eventi tragici. Cosa può esserci di più straziante di una coppia di innamorati che viene costantemente messa alla prova dall’ostilità del destino? Screen Rant ha raccolto i 10 momenti più tristi in altrettante celebri storie d’amore raccontate al cinema:

Vacanze romane

Iconica storia d’amore del cinema targato anni ’50, Vacanze romane è interpretato Gregory Peck e Audrey Hepburn. Il film rimane una delle commedie romantiche più amate di tutti i tempi con protagonista una coppia di interpreti tanto elegante quanto sofisticata.

Tuttavia, a differenza di quello che ci si potrebbe aspettare da un film scaldacuore come questo, Vacanze romane non termina con il tradizionale “lieto fine”. Nell’ultima scena, infatti, vediamo Joe Bradley (Peck) impegnato in una lunga e agonizzante passeggiata attraverso il corridoio del palazzo dopo essersi reso conto che il suo breve tempo con la principessa Ann (Hepburn) è ormai giunto al termine. In qualche modo, il fatto che il film rimanga ancorato alla realtà e non unisca i due amanti rende il finale ancora più memorabile.

Un amore splendido

Una storia d’amore classica con protagonista un disinvolto Cary Grant e un’affascinante Deborah Kerr. Un amore splendido ha conquistato i cuori di milioni di spettatori, facendoli annegare in fiumi di lacrime ad ogni ripetuta visione.

La coppia al centro della storia si incontra su una nave da crociera e si innamora, ma entrambi sono già fidanzati con altre persone. Promettono di rivedersi dopo sei mesi sul ponte di osservazione dell’Empire State Building. La tragedia incombe quando Terry (Kerr) viene investita da un’auto proprio mentre si precipita all’incontro con Nickie (Grant). Tuttavia, il momento che lascia davvero gli spettatori con il fiato sospeso arriva nell’ultima scena, quando Nickie, compreso finalmente il motivo per cui Terry non gli aveva detto niente delle sue condizioni (dopo l’incidente la donna aveva perso l’uso delle gambe), le chiede perdono per aver dubitato di lei.

Via col vento

Il capolavoro di Margaret Mitchell, Via col vento, venen adattato per il grande schermo nel 1939. Il film vedeva protagonisti Clark Gable e Vivien Leigh nei ruoli principali, entrambi all’apice della loro carriera in quel momento.

I fan del classico sanno che il film segue l’esuberante Scarlett O’Hara (Leigh) mentre è alle prese non soltanto con la ricerca dell’amore ma anche con le incredibili conseguenze della guerra civile americana. Quando Scarlett finalmente torna a casa da Tara, è estasiata al pensiero di imbattersi nelle braccia amorevoli e confortanti di sua madre. Ma poi, in un momento davvero commovente, fa una scoperta straziante: sua madre è morta di tifo mentre lei era stata via e suo padre ha quasi perso la testa per l’enorme dolore. 

Insonnia d’amore

Una delle commedie romantiche più amate degli anni ’90, in cui un giovane Tom Hanks interpreta un vedovo in lutto che si trasferisce a Seattle con il figlio di 8 anni dopo la tragica scomparsa della moglie.

Il film si conclude con una nota felice: Sam (Hanks) e Annie (Meg Ryan) si incontrano in cima all’Empire State Building, un tributo al già citato Un amore splendido, che viene menzionato più volte nel film. Tuttavia, ci sono alcuni momenti alquanto tristi che restano nei ricordi dello spettatore anche durante lo scorrere dei titoli di coda, come ad esempio la scena in cui Sam, di notte, parla da solo e si rivolge alla moglie defunta, mentre il suo figlioletto dorme. 

P.S I Love You

Ad essere onesti, l’intero film si basa su una premessa deprimente: la morte prematura di un giovane che lascia una vedova in lutto. Gerard Butler è incredibilmente affascinante e Hilary Swank fa emozionare il pubblico nei panni di una donna che non sembra capace di superare la scomparsa dell’amore della sua vita.

Holly (Swank) inizia a ricevere lettere dal defunto Gerry attraverso cui quest’ultimo cerca di aiutarla ad andare avanti, consapevole che altrimenti avrebbe rovinato ciò che era rimasto della sua vita. Quando la madre di Holly finalmente le dice che Gerry le aveva fatto promettere di farle avere le sue lettere dopo la sua morte… in quel momento, diventa davvero difficile riuscire a trattenere le lacrime.

Titanic

Un film che ha infranto i cuori, ha scosso il botteghino e si è aggiudicato quasi tutti i premi per i quali è stato nominato. La storia d’amore tra Jack e Rose ha definito un’epoca e ha catapultato i due protagonisti verso una fama a dir poco immediata.

Un’intera generazione pianse con Rose mentre lasciava andare il suo amante nelle acque scure e gelide dell’Oceano Atlantico. La porta rotta su cui Rose galleggiava è stata anche oggetto di alcune gag nel corso degli anni, con diverse prese in giro sul fatto che fosse stata abbastanza robusta da poter trasportare anche Jack. Tuttavia, il regista James Cameron voleva dare alla storia dei due amanti un finale tragico, e così ha fatto.

One Day

Emma e Dexter continuano ad incontrarsi in questa sorta di rivisitazione di Harry, ti presento Sally dal finale tragico. Anche se è evidente che i due si piacciono, non riescono mai davvero a stare insieme, fino a quando il destino non gioca loro la più crudele delle carte.

Emma viene investita da un camion subito dopo aver lasciato a Dexter un messaggio vocale e aver promesso di rivedersi presto. Per un film che per la maggior parte del tempo sembra alquanto spensierato, il finale e il modo in cui la coppia viene fatta a pezzi è davvero crudele.

Le pagine della nostra vita

Questa storia d’amore tratta dal romanzo di Nicholas Sparks è capace di commuoversi fino alla lacrime anche dopo l’ennesima visione. La storia tra Noah e Allie attraversa numerosi alti e bassi e sembra addirittura condannata a non durare, fino a quando la coppia finalmente capisce di voler costruire una vita insieme.

La loro storia d’amore continua anche durante la vecchiaia, e non è certamente immune al dolore: la vecchia Allie ha perso la memoria e non ricorda nemmeno l’unico vero grande amore della sua vita, ossia Noah. Quest’ultimo è deciso, tuttavia, a far accadere un miracolo: si ritrova con lei nella stessa struttura per anziani e decide di ricordarle ogni giorno della loro storia. Siamo certi che il momento in cui Noah e Allie vengono trovati morti, sdraiati l’uno accanto all’altro, è capace di far emozionare anche i cuori di pietra.

Espiazione

Espiazione di Joe Wright è una commovente storia di rimorso, amore sfortunato e morte. Una fantasiosa e presuntuosa ragazzina di 13 anni rovina le vite della sorella maggiore, del suo amante e di se stessa sulla scia della gelosia.

Per gran parte del film lo spettatore è spinto a credere che tutto si risolverà per il meglio, ma ecco che il regista sgancia una bomba: gli amanti, fatti a pezzi dalla menzogna del personaggio di Briony, non hanno mai avuto il lieto fine che tanto desideravano. La guerra è scoppiata: Robbie è morto proprio l’ultima notte prima che la sua guarnigione venisse evacuata e Cecelia è morta pochi mesi dopo, in un bombardamento. La scena in cui Robbie giace morto, fissando il nulla e immaginando la fotografia del minuscolo cottage in cui aveva progettato di vivere con Cecelia, è destinata a lasciarci in uno stato di profonda angoscia…

Colpa delle stelle

Il giovane ma purtroppo già condannato amore tra Gus e Hazel è al centro di un film strappalacrime che potrebbe far intenerire anche lo spettatore più insensibile. Hazel è una ragazza malata di cancro che incontra Gus – anch’egli malato – in un gruppo di supporto, finendo per ritrovarsi subito attratta dal suo temperamento positivo.

Ma il pubblico sa che una storia del genere difficilmente potrebbe finire bene: alla fine, infatti, Gus soccombe alla sua malattia. Verso la fine del film Gus, Hazel e il loro comune amico Isaac si incontrano in chiesa per leggere le lettere che i due si erano scritti l’un l’altro come elogi. L’amore puro e genuino che Hazel e Gus nutrono l’uno per l’altro è duraturo, anche se le loro vite non lo sono state (o non lo saranno… ).

The Flash sarà un film tanto divertente quanto terrificante

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The Flash sarà un film tanto divertente quanto terrificante

A quanto pare, ogni nuova informazione su The Flash non fa altro che accrescere l’hype dei fan attorno al progetto. Ovviamente, l’interesse nei confronti del film è aumentato a dismisura dopo la conferma dell’introduzione del Multiverso e della presenza di entrambi i Batman interpretati in passato da Michael Keaton e Ben Affleck.

Durante un Q&A con i fan, il regista Andy Muschietti ha anticipato un po’ quello che sarà il tono del film, dichiarando che se si conosce il suo lavoro, allora è facile immagine come potrebbe essere il suo film dedicato al Velocista Scarlatto: “Il mio Flash non avrà un tono leggero o un tono dark. Sarà una combinazione di entrambi. Se avete visto i miei film precedenti, come ad esempio IT e IT – Capitolo Due, allora sapete quanto mi piaccia contaminare le cose. Quello che vedrete nel mio Flash sarà una storia emotiva molto profonda, ma spero che sarà anche molto divertente e, allo stesso tempo, una grande avventura epico. E spero, a volte, anche terrificante. Questo è ciò che posso dire. Quindi, preparatevi!” 

Anche Ezra Miller ha preso parte al Q&A organizzato in occasione della seconda parte del DC FanDome, rivelando che, nonostante i nuovi allettanti concept art rivelati durante la prima parte del grande evento live dedicato all’universo DC, non ha ancora visto il suo costume, né tantomeno lo ha provato. Proprio per questo, c’è anche una piccola possibilità che il costume possa ancora subire delle piccole modifiche.

“Devo ancora vederlo. Ma ho sentito alcune cose al riguardo e sono estremamente eccitanti. Ci saranno alcuni colpi di scena… in un certo senso, credo che sarà un costume più tradizionale, basato sui fumetti, ma per certi aspetti potrebbe anche essere meno convenzionale. Ho sentito che potrebbe essere più leggero del mio ultimo abito, e questo potrebbe essere un esempio di alcuni dei cambiamenti apportati. Non sono sicuro di quanto posso effettivamente svelare.” 

Tutto quello che c’è da sapere su The Flash

Ricordiamo che The Flash arriverà al cinema il 1 luglio 2022. Il film sarà diretto da Andy Muschietti, regista di IT e IT – Capitolo Due. Ezra Miller tornerà a vestire i panni del Velocista Scarlatto dopo un cameo in Batman v Superman: Dawn of Justice e Justice League. Confermata anche la presenza di Michael Keaton e Ben Affleck, che torneranno entrambi a vestire i panni di Batman. Il film dovrebbe essere ispirato alla serie a fumetti “Flashpoint” del 2011, scritta da Geoff Johns e disegnata da Andy Kubert.

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