Qualche giorno fa vi abbiamo
riportato la notizia che Tom
Holland si è ufficialmente sottoposto al tampone per
il Coronavirus, a testimonianza del fatto che le riprese
dell’adattamento cinematografico di Uncharted,
la serie di videogiochi action-adventure
sviluppata da Naughty Dog, sarebbero finalmente pronte a
partire.
Nelle ultime ore, il giovane attore
ha condiviso attraverso le sue storie di Instagram
alcune immagini in cui non solo ha mostrato il taglio di capelli
che sfoggerà nel film, ma anche i risultati del duro allenamento al
quale si è sottoposto per meglio prepararsi al ruolo del
protagonista Nathan Drake. In particolare, nell’immagine in cui
Holland mostra orgoglioso il suo fisico scolpito, l’attore ha
scherzato sul fatto che la presenza nel cast di Mark
Wahlberg lo ha motivato durante il suo regime di
allenamento.
Tutto quello che sappiamo su
Uncharted con Tom Holland
In Uncharted, Tom
Holland sarà Nathan Drake, mentre Mark
Wahlberg vestirà i panni di Sully Sullivan. Non
tutti sanno che, inizialmente, Wahlberg avrebbe dovuto interpretare
l’eroe del titolo anni fa quando David O.
Russell era coinvolto nel progetto, mentre negli
anni la Sony ha deciso di sviluppare il film come
una origin story.
La sceneggiatura del film, che
arriverà al cinema il 16 luglio 2021, è stata firmata
da Art Marcum, Matt
Holloway e Rafe Judkins, e
racconterà le avventure del protagonista Nathan Drake nei suoi anni
giovanili mentre diventa il cacciatore di tesori che tutti
conosciamo.
Vi ricordiamo che Uncharted sarà
la prima produzione cinematografica di Sony PlayStation
Productions, divisione interna della Sony fondata lo scorso anno da
Asad Qizilbash e Carter Swan in collaborazione con PlayStation
Productions, Chuck Roven, Avi Arad, Alex Gartner e Ari Arad.
All’interno dell’universo
supereroistico, uno dei personaggi femminili più noti e seducenti è
senza dubbio quello di Catwoman. Ideata
originariamente come avversaria di Batman, capace di metterlo in
crisi per il loro rapporto ambiguo, questa ha negli anni conosciuto
numerose versioni di sé, sfoggiando una complessità psicologica in
grado di attrarre sempre più appassionati del genere.
Negli anni il personaggio, passato
dal fumetto al cinema, è stato eletto come uno dei migliori villain
di tutti i tempi, ma anche come una delle più note icone
dell’universo della DC Comics. La sua influenza è tale che ogni
trasposizione cinematografica genere dibattiti sulla natura del
personaggio, in realtà sempre più malleabile e sfuggente.
Ecco 10 cose che non sai di
Catwoman.
Parte delle cose che non sai sul
personaggio
Catwoman: i film e le serie TV in
cui è comparsa
10. Ha avuto più versioni
cinematografiche. Il personaggio è comparso per la prima
volta sul grande schermo nel 1966 con il film Batman,
lungometraggio tratto dalla popolare serie televisiva di quegli
anni. In questa occasione a dar vita al personaggio fu l’attrice
Lee Mariwether. Ci vorrà poi il 1992 per rivedere
Catwoman al cinema, nel film Batman – Il ritorno, dove è
interpretato da Michelle
Pfeiffer. Questa versione è ancora oggi la più iconica
e la più ricordata. Nel 2004 viene invece realizzato un film
interamente a lei dedicato, Catwoman, con protagonista
Halle
Berry, il quale però si rivelò un flop di critica e
botteghino. A riportare il personaggio al cinema fu poi Christopher
Nolan in Il cavaliere oscuro –
Il ritorno, dove è interpretato dall’attrice Anne
Hathaway.
9. Il personaggio tornerà
presto al cinema. Per l’atteso film The
Batman, che vedrà l’attore Robert
Pattinson nei panni del cavaliere oscuro, è stata
annunciata anche la presenza di Catwoman. Questa sarà la quinta
presenza al cinema per la celebre antieroina, che sarà stavolta
interpretata dall’attrice Zoë
Kravitz. Al momento, non sono ancora state rilasciate
foto sul look del personaggio, e bisognerà probabilmente attendere
il trailer per sapere quale aspetto è stato dato
stavolta alla celebre donna gatto.
8. È stata protagonista di
note serie televisive. Il personaggio fa la sua prima
apparizione sul piccolo schermo con la popolare serie del 1966,
Batman, dove è interpretato dall’attrice Julie
Newmar. Una breve apparizione di Catwoman si ritrova anche
all’inizio dell’episodio pilota della serie Birds of Prey,
del 2002. È invece presente in modo più completo nella popolare
Gotham, con l’attore Benjamin
McKenzie. Qui, interpretata da Camren
Bicondova, appare prima di subire la trasformazione che le
conferirà i suoi poteri, mettendo in scena una vera e propria
origin story.
Catwoman: il costume del
personaggio
7. Il suo costume è
cambiato nel corso degli anni. Catwoman è probabilmente
uno dei personaggi dei fumetti il cui costume è cambiato più volte
in assoluto. Originariamente, il personaggio non ne possedeva uno,
ma ne fu dotata con l’accresciuta popolarità. Nel corso degli anni
Sessanta, come era norma per i villain, il colore della tuta era
verde, per poi modificarsi nel corso degli anni arrivando al viola.
Dopo il film Batman – Il ritorno, tuttavia, questi divenne
totalmente di color nero. Ulteriori restyling vennero effettuati
anche negli anni seguenti, ma sempre mantenendo tale
colorazione.
6. Era molto difficile da
indossare. L’attrice Michelle Pfeiffer, la cui versione
del costume è diventata particolarmente celebre, ha raccontato che
questo era particolarmente complesso
e pericoloso da indossare. Dopo che vi era entrata dentro,
infatti, questo veniva sigillato sottovuoto per risultare
ulteriormente aderente. Ciò richiedeva però che l’attrice girasse
rapidamente le sue scene, poiché un esposizione prolungata a tale
stato avrebbe potuto portarla allo svenimento.
Parte delle cose che non sai sul
personaggio
Catwoman: le attrici che l’hanno
interpretata
5. Halle Berry ha dovuto
fare molta pratica con la frusta. Scelta per interpretare
il ruolo nel primo film interamente dedicato al personaggio,
l’attrice Halle Berry dovette esercitarsi molto nell’utilizzo della
frusta, arma classica di Catwoman. Addestrata da un esperto,
l’attrice ha speso diversi fine settimana in sessioni da circa
novanta minuti per poter apprendere i segreti dell’arma e il suo
corretto utilizzo. Ciò è risultato particolarmente centrale
all’interno del film, dove tale azione viene richiesta molteplici
volte.
4. Anne Hathaway non sapeva
che avrebbe ricoperto questo ruolo. Chiamata a sostenere
un provino per il film Il cavaliere oscuro – Il
ritorno, l’attrice premio Oscar Anne Hathaway ha
raccontato di non essere stata informata riguardo a quale
personaggio avrebbe potuto interpretare nel film. Una volta vinta
la parte e iniziate le riprese, l’attrice ha descritto il ruolo
come il più faticoso della sua carriera. Era infatti costretta a
continui allenamenti e sessioni di danza per poter eseguire le
complesse acrobazie previste per il film.
Catwoman è Michelle Pfeiffer
3. Non era stata la prima
scelta per il ruolo. Oggi appare impensabile immaginare il
ruolo di Catwoman in Batman – Il ritorno con un volto
diverso da quello della Pfeiffer. Eppure, originariamente, per il
ruolo era stata scelta l’attrice Annette
Bening. Questa dovette però rinunciare alla parte nel
momento in cui rimase incinta, e al suo posto venne allora scelta
la Pfeiffer. Questa ha in seguito descritto il ruolo come uno dei
più impegnativi e soddisfacenti della sua carriera.
2. Rifiuto di ricoprire
nuovamente il personaggio. Nonostante l’attrice riconosca
quello di Catwoman con uno dei ruoli di maggior successo della sua
carriera, ha più volte rifiutato di riprendere il ruolo anche per
altri film. Le era infatti stato proposto di interpretare
nuovamente il personaggio per il film interamente dedicato a lei,
ma per via dei numerosi problemi e difficoltà avute nel gestire il
complesso costume, la Pfeiffer affermò di non voler rivivere
nuovamente quella scomodità, preferendo lasciare ad altri il
ruolo.
Catwoman: i film in streaming
1. È possibile ritrovare in
streaming i film dedicati al personaggio. Per chi desidera
vedere, o rivedere, i film citati in cui è presente il personaggio
di Catwoman, sarà possibile ritrovarli in alcune delle principali
piattaforme streaming oggi presenti in rete. Batman – Il
ritorno, Catwoman e Il cavaliere oscuro – Il ritorno,
sono infatti presenti su Rakuten TV, Tim Vision, Apple iTunes,
Microsoft Store, e Infinity. In base a quale di queste piattaforme
si sceglierà, sarà possibile noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale, potendo così vedere il
titolo in totale comodità.
Tuttavia, un nuovo rumor condiviso
da MCU Cosmic (via
The Direct), suggerisce che i Marvel Studios avrebbero dei piani per il
ritorno di Thanos in un futuro non troppo lontano.
Come spesso accade in questi casi, non sappiamo né quando né dove
questo eventuale ritorno potrebbe effettivamente concretizzarsi.
Per molto tempo si è parlato della possibilità che una versione più
giovane di Thanos facesse il suo debutto ne Gli
Eterni, mentre l’introduzione del Multiverso nel
sequel di Doctor
Strange potrebbe essere sfruttata dalla Marvel per introdurre una versione
alternativa del Titano Pazzo.
Sarebbe sicuramente interessante
vedere il ritorno di Thanos nell’Universo Cinematografico Marvel: ancora più interessante
sarebbe provare a capire in che modo i Marvel Studios potrebbero
reintrodurre il personaggio ai fini di un nuovo assetto narrativo
che, dopo il gran finale di Endgame,
si prepara – a partire dalla Fase 4 – a stravolgere completamente
personaggi e dinamiche l’universo condiviso così come abbiamo
imparato a conoscerlo fino ad oggi.
Avengers: Endgame, il cinecomic
Marvel campione d’incassi
Avengers:
Endgame è arrivato nelle nostre sale il 24 aprile
2019. Nel cast del film Robert
Downey Jr., Chris
Evans, Mark
Ruffalo, Chris
Hemsworth e Scarlett
Johansson. Dopo gli eventi devastanti di Avengers:
Infinity War, l’universo è in rovina a causa
degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati
rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi
ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare
l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle
conseguenze che potrebbero esserci.
Considerata una delle migliori
interpreti della sua generazione, Laura Linney ha
negli anni raggiunto importanti riconoscimenti grazie alla sua
partecipazione in celebri film per il cinema. Allo stesso tempo, si
è sempre distinta anche per i suoi ruoli televisivi, che le hanno
permesso di affermare il proprio status all’interno dell’industria.
Carismatica e versatile, l’attrice può essere ritrovata in alcuni
dei migliori film degli ultimi anni.
9. Si è distinta grazie ad
alcune serie TV. Tra i primi ruoli televisivi dell’attrice
si annovera quello nelle miniserie Tales of the City
(1993), More Tales of the City (1998) Further Tales of
the City (2001). Successivamente si distingue nel
film Wild Iris (2001), e nelle serie
Frasier (2004), John Adams (2008),
con Paul
Giamatti, e The Big C (2010-2013). Dal 2017 è
protagonista della popolare serie NetflixOzark, dove
recita accanto all’attore Jason
Bateman. Nel 2019 riprende nuovamente il ruolo di Mary
Ann Singleton per la nuova miniserie dedicata a Tales of the
City, dove recita accanto ad Ellen
Page.
8. Ha ottenuto importanti
riconoscimenti. Dimostrazione del suo essere
particolarmente apprezzata all’interno dell’industria, sono anche i
numerosi premi a cui l’attrice è stata nominata o ha vinto. La
Linney vanta infatti tre nomination all’Oscar, ricevute per i film
Conta su di me, Kinsey e La famiglia Savages.
Detiene poi sei nomination al premio Golden Globe, dove ha
riportato vittorie come miglior attrice per le serie John
Adams e The Big C. Ha inoltre ricevuto sei nomination
agli Emmy Awards, vincendo il premio ben quattro volte.
Laura Linney ha un figlio
7. Ha avuto un figlio dal
nuovo marito. Dal 1995 al 2000 l’attrice è stata sposata
con l’attore David Adkins, ma la coppia non ha avuto figli. Nel
2009, invece, dopo cinque anni di fidanzamento, la Linney sposa in
seconde nozze l’agente immobiliare Marc Schauer. La coppia,
particolarmente riservata, non è solita rilasciare notizie sulla
propria vita privata, ma non ha mancato di comunicare la nascita
del loro primo figlio, nel 2014.
Laura Linney in The Truman
Show
6. Per il suo ruolo si è
ispirata a sua madre. Nel film The Truman Show,
la Linney ha dato vita al personaggio di Hannah Hart, attrice che
recita la parte di Meryl Burbank, moglie del protagonista e
infermiera presso l’ospedale locale. Per poter essere realistica
nell’interpretazione di una recitazione, la Linney si è ispirata a
sua madre, la quale svolgeva la professione di infermiera. Da lei
ha potuto infatti acquisire le caratteristiche base per poter
affrontare il ruolo.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Laura Linney in Mystic River
5. Si è divisa tra due set
pur di partecipare al film. Per il film Mystic
River l’attrice ha ricoperto il ruolo dell’influente moglie
del personaggio interpretato da Sean
Penn. La Linney, però, per assumere il ruolo fu
costretta a fare alcuni sacrifici. In quello stesso periodo,
infatti, era impegnata anche sul set di Love Actually, e
pur di prendere parte al film di Eastwood accettò di dividersi tra
i due progetti compiendo viaggi aerei dall’Inghilterra agli Stati
Uniti.
Laura Linney in Ozark
4. Ha opinioni contastanti
sul suo personaggio. Nella serie Ozark, l’attrice
interpreta Wendy, moglie del protagonista, la quale finisce con
l’assumersi le responsabilità del cartello di droga, divenendo una
vera e propria manipolatrice. Parlando del personaggio, la Linney
ha affetto di provare grande divertimento nell’interpretare il
personaggio, il quale si rivela sempre più complesso e ricco di
sfumature. Ha però aggiunto di non pensarla allo stesso modo
riguardo all’essere amica di Wendy. L’attrice ha infatti affermato
che non vorrebbe mai avere a che fare con una donna come lei.
3. Ha accettato di recitare
nella serie per via di Jason Bateman. Sarebbe oggi
impensabile immaginare Ozark senza la Linney a dare volto
al personaggio di Wendy. Eppure, l’attrice ha raccontato di non
essere stata da subito sicura del progetto. Pur trovando la
sceneggiatura ottima, la Linney non era alla ricerca di una serie
TV in cui recitare, spaventata forse dall’impegno che ciò comporta.
A convincerla, tuttavia, fu la presenza dell’attore Jason
Bateman, da lei particolarmente ammirato e con il quale
desiderava lavorare.
2. Non sa cosa prevede il
futuro del suo personaggio. Al termine della terza
stagione, il personaggio di Wendy sembra essere diventata la vera
mente criminale della serie. Allo stesso tempo, però, questo si
trova a vivere una crisi non indifferente, che sarà la base di
partenza per l’annunciata quarta
stagione. L’attrice, a riguardo, ha affermato di non sapere
ancora quali risvolti prenderà il personaggio, né cosa potrebbe
capitarvi nei prossimi episodi.
Laura Linney: età e altezza
1. Laura Linney è nata a New
York, Stati Uniti, il 5 febbraio 1964. L’attrice è alta
complessivamente 170 centimetri.
Attore dalla lunga carriera,
Charles Dance ha recitato in celebri film e serie
TV, distinguendosi su entrambi gli schermi grazie al suo carisma e
alla sua versatilità. Ad oggi rimane estremamente popolare grazie
al personaggio di Tywin Lannister nella celebre serie Il Trono di
Spade. Ma da grande appassionato di horror, l’attore non
si è fatto sfuggire l’occasione di recitare in popolari titoli di
questo genere.
9. Ha recitato in celebri
lungometraggi. Sono molti i titoli televisivi a cui
l’attore ha preso parte, ma alcuni più di altri hanno contribuito a
forgiare la sua popolarità. Tra questi si annoverano Il
fantasma dell’opera (1990), Murder Rooms. Gli oscuri
indizi di Sherlock Holmes (2000), Henry VIII (2003),
Bleak House (2005), Merlin (2009), con Colin
Morgan, Trinity (2009), e Neverland – La
vera storia di Peter Pan (2011). A dargli vera fama è però
Il Trono di
Spade, dove dal 2011 al 2015 recita nel ruolo di Tywin
Lannister, accanto ad attori come Kit
Harington ed Emilia
Clarke. Terminato il suo ruolo nella serie, ha poi
recitato in Dieci piccoli indiani (2015), The
Widow (2019) e The Crown
(2019), con Olivia
Colman.
8. È anche regista e
sceneggiatore. Dopo anni di sola recitazione, nel 2004
Dance debutta come sceneggiatore e regista del suo primo
lungometraggio, il drammatico Ladies in Lavender, con
protagonista Judi
Dench. Per l’occasione, Dance ha inoltre svolto anche
il ruolo di produttore esecutivo. Dopo quell’esperienza, riprenderà
principalmente a svolgere il ruolo di interprete. Recentemente,
tuttavia, ha annunciato il suo ritorno dietro la macchina da presa
per The Inn at the Edge of the World, adattamento
dell’omonimo romanzo di cui Dance ha nuovamente curato la
sceneggiatura. Per l’occasione, sarà anche protagonista del
film.
Charles Dance in The Crown
7. Ha interpretato un
celebre ammiraglio britannico. A partire della terza
stagione di The
Crown, l’attore ha ricoperto il ruolo di Louis
Mountabatten, celebre ammiraglio e uomo di Stato britannico,
imparentato con la regina Elisabetta essendo stato zio del marito
Filippo. L’attore ha ereditato il personaggio dall’attore Greg
Wise, che dava vita ad una sua versione più giovane nel corso delle
prime due stagioni. Ad ora, Dance è apparso nel ruolo per un totale
di quattro episodi.
6. Ha studiato a lungo per
il ruolo. Per poter dar volto al celebre personaggio
storico, l’attore ha raccontato di aver passato molto tempo a
documentarsi su di lui, cercando di conoscerne quanto più possibile
la vita per poter dar poi vita a quelle particolarità con cui
renderlo umano. Per Dance, infatti, era importante non mettere
soltanto in scena un fedele ritratto di Mountabatten, ma anche un
ritratto che potesse risultare emotivamente convincente.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Charles Dance in Il Trono di
Spade
5. Non sapeva quale fosse la
storia dei libri. Spesso, quanto un attore si trova a
recitare nell’adattamento di un romanzo, è solito leggere questo
per comprendere meglio la storia da affrontare. Nell’accettare il
ruolo di Tywin Lannister, padre dei noti Cersei, Jaime e Tyrion,
Dance ha invece dichiarato di non sapere quale fosse la storia
della serie. L’attore, apparso dalla prima alla quinta stagione, ha
infatti dichiarato di non aver mai letto i libri da cui è tratta la
storia, e che per tanto non sapeva cosa sarebbe successo, né al suo
personaggio né a quello degli altri protagonisti.
4. Ha odiato il suo
personaggio. Per Dance non è affatto stato facile calarsi
nei panni di Tywin, trovando odioso il modo in cui il personaggio
trattava il figlio, interpretato dall’attore Peter
Dinklage. Più volte ha infatti raccontato di aver
avuto difficoltà nell’essere ostile nei confronti del collega, il
quale considera un persona splendida. Dance si sentiva talmente
tanto in colpa da chiedergli continuamente di scusarlo dopo ogni
ripresa.
3. Ha realmente lavorato la
carcassa di un animale. Per la prima scena in cui compare
il personaggio di Tywin era previsto che questi fosse intento a
lavorare la carcassa di un cervo. Dance si ritrovò così a dover
realmente maneggiare il corpo dell’animale, ma per sua fortuna
prima delle riprese un macellaio gli mostrò come doveva procedere.
Tale scena permise da subito di caratterizzare il personaggio,
facendolo diventare uno dei principali nella serie.
Charles Dance in Merlin
2. È stato guest star di un
episodio. L’attore è comparso nel ruolo di Aredian nel
settimo episodio della seconda stagione di Merlin,
intitolato The Witchfinder. Questi, come suggerisce anche
il titolo della puntata, è un celebre cacciatore di streghe, il
quale viene temuto per la sua infallibilità. Nel corso
dell’episodio, tuttavia, si scopriranno lati oscuri del
personaggio. Questa piccola parte ha permesso all’attore di fare
una prima incursione nel fantasy, ritrovandosi poi a confrontarsi
con tale genere a partire dall’anno successivo, con Il Trono di
Spade.
Charles Dance: età e altezza
1. Charles Dance è nato a
Redditch, in Inghilterra, il 10 ottobre 1946. L’attore è
alto complessivamente 191 centimetri.
Katori Hall,
famosa drammaturga americana, porta in forma di serie tv, in veste
di showrunner e produttore esecutivo, una delle sue pièce
più famose, P-Valley, il racconto di un gruppo di
spogliarelliste che lavora al Pynk, un locale nel Delta del
Mississippi, nel profondo sud degli Stati Uniti. La serie arriverà
su StarzPlay
dal prossimo 12 luglio.
La storia segue le vite delle
ballerine dello strip club, donne che hanno una vita difficile ma
combattono ogni giorno per inseguire dei sogni che forse sono un
po’ troppo grandi per il luogo e per la situazione sociale in cui
si trovano, non certo per le loro forze. C’è la femmina alfa,
Mercedes (Brandee Evans), che dopo anni di pole
dance e strip ha finalmente messo da parte abbastanza soldi per
aprire una palestra e allenare le bambine del suo quartiere. C’è
Keyshawn (Shannon Thornton), che invece fa i salti
mortali per gestire sua figlia neonata, il suo lavoro al club e un
compagno violento, che spesso le lascia segni su quel corpo che le
serve per vivere e lavorare. C’è zio Clifford (Nicco
Annan), il gestore del locale, protettore, confidente,
rappresentante estremo e bellissimo della non appartenenza al
gender, che ama giocare con parrucche, trucco e abiti stravaganti
come le sue ballerine, dice di conoscere troppi uomini e donne
queer uccisi nella Città del Mississippi per sentirsi
completamente al sicuro lì. Poi c’è l’attrazione più recente del
club, Autumn (Elarica Johnson), l’unica che,
nonostante lo spaesamento iniziale, potrebbe essere l’unica ad
essere davvero a suo agio su quel palco e attorno a quel palo,
nonostante un disturbo post traumatico che la assale
improvvisamente, e che lei combatte con un eccesso di alcol.
P-Valley e lo sguardo femminile sui corpi di donna
La storia di
P-Valley si dipana lungo dieci episodi da circa
un’ora, tutti diretti, raccontati, inquadrati da un occhio
femminile eforse proprio per questo la sovraesposizione dei corpi
delle protagoniste non è mai serva di pruriginoso voyeurismo ma
sempre latore di potenziamento. E si parte dal corpo perché è lo
strumento principale con cui queste donne vengono raccontate: corpi
così belli da non sembrare di questa Terra eppure tutt’altro che
perfetti popolano il Pynk e tutte le notti gli avventori del club
sono lì, vittime di questi corpi, di queste donne che esercitano
con grande consapevolezza il loro potere. Tuttavia, il potere che
viene dal corpo costa fatica, in termini di emozioni, in termini di
duro lavoro e anche in termini di energie spese ad allenarsi appese
a quel palo, che per pochi minuti, ogni sera, è migliore amico,
sostegno e àncora per ognuna di loro.
Nel primo episodio, Mercedes si
esibisce, sale sul palco, si arrampica al palo e comincia la sua
danza, tra forza e grazie. Sotto di lei volano biglietti da un
dollaro o più, uomini eccitati, musica assordante riempie la sala,
luci al neon e proiettori illuminano di fucsia e blu l’aria, ma noi
siamo nella testa di Mecedes: c’è silenzio, concentrazione, e
l’unico suono che sentiamo è il suo respiro, il suo corpo che si
sfrega contro il palo a cui è aggrappata, il suo sforzo atletico.
Si tratta di una sequenza molto breve ma estremamente
significativa, rappresentativa della forza di volontà di questa
donna che ha un obbiettivo preciso ed usa coscientemente il suo
corpo per realizzarlo.
Un’umanità che
combatte a denti stretti per un posto al sole
In maniera più dura e drammatica
rispetto a The Hustlers, uscito lo scorso inverno,
P-Valley mette in scena un’immagine di donna molto estrema, oltre a
gettare una luce sull’ambiente degli strip club e su forme di
razzismo ed emarginazione tanto radicate quanto feroci.
Dall’ecosistema economico al rapporto di sorellanza conflittuale
delle protagoniste, P-Valley si fa spaccato di una
realtà che fatichiamo a credere sia vera per quanto è
difficile.
Visivamente sontuoso ed
accattivante, P-Valley ricopre con una patina
glamour un discorso sociale, etnico, politico ed economico che
altrimenti sarebbe tanto atroce da risultare insostenibile. La
bellezza delle immagini e dei corpi è un contraltare necessario a
mostrare la realtà, il dolore, i tagli, i lividi sotto al
trucco.
Ma la serie non si focalizza
soltanto su queste donne, quindi lo sguardo femminile, per quanto
fondamentale non è determinante. Dal rapporto con la fluidità di
genere alla realtà proibitiva per qualunque tipo di sogno che possa
in qualche modo sollevare il singolo dalla miseria in cui si trova,
P-Valley è un racconto disincantato e crudo di una
umanità che combatte a denti stretti per un posto al sole. Ma di
questi posti, sembra chiaro, non ce ne sono abbastanza per
tutti.
Si intitola The Old Guard il nuovo film originale
Netflix, disponibile sulla piattaforma dal
10 luglio. Basato sul fumetto in tre volumi omonimo di Greg
Rucka, che firma anche la sceneggiatura, il film è diretto
da Gina Prince-Bythewood, regista che si sta
facendo spazio nel mondo del cinema action, e che vedremo forse al
timone dei prossimi progetti SONY su Black Cat e Silver
Sable.
Il film racconta di un antico corpo
di guerrieri immortali, guidati da Andy, la più anziana tra loro.
Sono creature speciali, che una volta morte, si risvegliano
investite di questo incredibile potere, l’immortalità. Guariscono
da qualsiasi ferita, sono imbattibili nello scontro corpo a corpo,
sono delle macchine letali che, nel corso dei secoli, hanno aiutato
l’umanità. Accanto a Andy, decennio dopo decennio, sono arrivati
altri immortali: Joe e Nicky, soldati che si sono scontrati durante
le Crociate, uccidendosi a vicenda, per poi scoprire, in questa
nuova vita immortale, di essere anime gemelle; Booker, che ha
combattuto nell’esercito di Napoleone, e lì è morto e poi rinato,
osservando da lontano tutta la sua famiglia, moglie e tre figli,
crescere, invecchiare e morire. Infine arriva Nile, giovane marine
in Afghanistan, che dopo una missione finita con la sua gola
tranciata, si risveglia viva, vegeta e senza un graffio o una
cicatrice, una nuova immortale che si unisce, incredula, alla
Vecchia Guardia, che intanto si trova ad affrontare un nemico
inedito. Una casa farmaceutica si è messa in testa di studiarli,
vivisezionarli ed estirpare dal loro DNA una panacea per tutti i
mali del mondo e, forse, un elisir di lunga vita.
Il cast stellare di The Old Guard
Il primo elemento di interesse che
va sottolineato nella recensione di The Old Guard
è senza dubbio il cast. Inclusivo, variegato, innegabilmente bello
e caratterizzato da dosi massicce di talento. La più giovane del
gruppo e interprete di Nile, Kiki Layne, l’abbiamo
già vista (e ce ne siamo innamorati) in Se la strada potesse parlare, di Barry
Jenkins, ma qui sfodera tutta una serie di skill action
inedite ed estremamente nelle sue corde. Tocca poi al fascinoso
Matthias Schoenaerts, che interpreta Booker, e
che alla componente action aggiunge anche quella più introspettiva
del gruppo, dal momento che mette sul piatto non il dono
dell’immortalità, ma la sua maledizione, ovvero la sopravvivenza a
tutti coloro che gli sono stati cari e che non ci sono più. Reduce
dal successo di
Aladdin in live action, in cui interpreta Jafar,
Marwan Kenzari è Joe, il soldato musulmano morto
durante le crociate. Il suo destino, nel film, è legato a doppio
filo a quello di Nicky, interpretato da Luca Marinelli. Il golden boy del cinema
italiano torna qui all’azione pura, dopo la capatina nel genere con
Lo chiamavano Jeeg Robot, e dimostra di essere
completamente a suo agio nei panni di un soldato cristiano
immortale, trapiantato ai nostri giorni e follemente innamorato del
suo compagno (è il caso di dirlo) di una vita, Joe.
Charlize l’immortale
Chiude il gruppo la leader,
Charlize Theron, che interpreta Andromaca di
Scizia. Che sia la famosa principessa di Tebe andata in sposa a
Ettore di Troia, non ne abbiamo certezza, sappiamo però che, dopo
la prima morte, si è risvegliata immortale, e decisamente letale.
L’attrice premio Oscar ha già dimostrato di essere perfettamente in
grado di reggere un film d’azione, Atomica Bionda ne è la prova, ma questa volta,
senza poter contare su un personaggio glamour, come quello di
Lorraine, né su un look ed un abbigliamento accattivante, come nel
caso di Æon Flux, o ancora su un’ambientazione
postapocalittica da vera dura, come per Furiosa,
Theron riduce all’essenziale la sua performance, dimostrando che il
suo flessuoso corpo, allenato alla danza classica e alle movenze
seducenti che l’hanno fatta conoscere al mondo (vedi spot
Martini), si prestano benissimo alle coreografie acrobatiche e
alle botte da orbi che tira giù in The Old Guard.
Senza troppi fronzoli, la sua Andy è un personaggio solido, duro,
molto severo, sofferente, forse l’elemento più interessante del
film, specialmente quando “mena”.
Nonostante questo cast incredibile
e una buona dose di azione pura e divertente, The Old
Guard mostra il suo limite nella sua natura seriale. È
l’adattamento del primo capitolo di una trilogia, ed è scritto come
tale, non ha quindi un’autonomia narrativa e lascia aperte troppe
strade, accenna troppi personaggi, propone pigramente troppi
flashback, abbozza tutta la storia, senza approfondire nessuno
degli argomenti toccati, sperando forse in un sequel che non
sappiamo se sia ufficiale o meno. Questa mancanza di solidità nella
struttura della storia mina tutta la resa del film, che si riduce,
appunto, ad una serie di scene d’azione divertenti e nulla più.
Arriva su Sky a distanza di quasi
un anno dall’uscita al cinema Pinocchio,
la fiaba diretta da Matteo Garrone, e dopo aver
vinto 5 nomination e 5 statuette ai David di Donatello a cui,
qualche giorno fa, si sono aggiunti anche 6 Nastri d’Argento tra
cui la miglior regia e il migliore attore non protagonista.
Pinocchio
debutterà Lunedì 13 luglio alle 21.15 su Sky Cinema Uno e
alle 21.45 su Sky Cinema Family Disponibile anche on demand
su Sky e in streaming su NOW TV.
Il film – una coproduzione
internazionale Italia/Francia, prodotto da Archimede con
Rai Cinema e Le Pacte – vede la presenza di un
cast stellare, capitanato dal Premio Oscar
Roberto Benigni nei panni di Geppetto e quella di
un giovanissimo e bravissimo Federico Ielapi in
quelli di Pinocchio. Non mancano i personaggi senza tempo della
famosissima fiaba: da Mangiafuoco (interpretato da Gigi Proietti) al Gatto e la Volpe, che hanno
le sembianze di
Rocco Papaleo e Massimo
Ceccherini, e la Fata dai capelli turchini con il volto di
Marine Vacht.
Con questo film «ho completato
un viaggio, perché ho iniziato 4 anni fa a lavorare a questo
progetto partendo dal testo letterario originale»: parla così
Matteo Garrone. «Era per me difficile
resistere alla tentazione di ripetere questa storia. Disegnavo
spesso le storie di Pinocchio quando ero un bambino e poi da
grande, rileggendo la storia, ho scoperto cose nuove».
L’obiettivo del regista era proprio quello di creare «un film
che aiutasse il pubblico a riscoprire un grande classico, però allo
stesso tempo anche a divertirsi, a passare due ore in un mondo
magico, dove il reale si mescola al soprannaturale. Perché
Pinocchio è comunque un testo che parla di noi, non ha epoca,
non ha tempo, parla di vizi e virtù degli Italiani. Ha un tempo
universale».
Ha dato vita ad uno dei personaggi
più amati della TV americana. È pure regista, attore di teatro e
grande amante della musica. Oggi andiamo alla scoperta di
Josh Radnor, il protagonista di How I met your mother e simbolo degli anni
2000 sul piccolo schermo. Ecco 10 cose che non sai su Josh
Radnor.
Josh Radnor tra la gavetta
in tv e film indipendenti
10. La vita prima, durante e
dopo “mamma”. Inutile negarlo, appena vediamo il suo volto
pensiamo subito a Ted Mosby, il protagonista e
narratore di una delle serie più amate di sempre, ovvero How I met your mother. Un lunghissimo ed
appassionante flashback in cui Randon interpreta un architetto
newyorchese alla ricerca dell’anima gemella. Eppure dietro a quel
personaggio così iconico c’è molto di più: c’è una
storia di gavetta e comparsate in serie come Law &
Order, E.R. e Six Feet
Under fino alla chiamata della vita nel 2005. Dopo la fine
di How I met your mother, Radnor recita in altre
due serie molto più di nicchia: Mercy Street
(2016/2017) e Rise (2018).Nel frattempo, oltre al
piccolo schermo, si dedica anche al cinema: Josh
Radnor è il regista dell’opera prima
Happythankyoumoreplease (2010), di cui è anche
sceneggiatore e interprete. In coppia con Elizabeth Olsen recita nella sua seconda
pellicola diretta e sceneggiata, Liberal Arts
(2012); torna in altri due piccoli ruoli in film indipendenti quali
Afternoon Delight (2013) e The
Seeker (2016), mentre nel 2018 è il coprotagonista della
commedia romantica Social Animals. Oggi lo
ritroviamo su
Amazon PrimeVideo in una serie esclusiva dal titolo
Hunters.
Josh Radnor anima
“drammatica” e “country”
9. Preferire Broadway a
Hollywood. Nella sua carriera Josh Radnor non ha mai
nascosto l’amore e la propensione per il teatro,
anzi. Dopo aver conseguito un master in arte drammaturgica
esordisce a Broadway con l’adattamento de Il
Laureato e nel 2004 con l’allora prossimo collega Neil Patrick Harris (Barney di How I
met your mother) va in scena con The Paris
Letter. È nel 2014 che Radnor calca al momento
l’ultima volta i palchi teatrali, recitando nel
dramma Disgraced al Lyceum Theatre.
8. La passione per la
musica. C’è qualche cosa che Ted Mosby non sappia fare?
Per i fan più agguerriti o per chi di voi lo segue su Instagram
questa non sarà di certo una sorpresa, ma Radnor sa eccome
il fatto suo con in mano una chitarra, tanto che nel 2016,
assieme all’amico Ben Lee forma il duo folk Radnor &
Lee. Il loro album prende il nome della band e lo trovate
tranquillamente su Spotify.
Josh Radnor oggi: il ruolo
a sorpresa in Hunters
7. Strane
somiglianze. Quando si dice “Non riuscire a
scrollarsi di dosso un ruolo”. Abbiamo parlato di come nel
corso della sua carriera Josh Radnor sia sempre
stato visto come Ted, sempre e solo Ted Mosby. E se How I met your mother non fosse stata l’unica
serie in cui ha dato vita ad un personaggio insicuro, emotivo e
logorroico? Il suo Lonny Flash dell’ultima serie
Hunters è per molti è un chiaro un
omaggio all’architetto newyorchese, suo doppio
comico, un attore fallito a caccia di nazisti.
6.
Alla fine è arrivata mamma? Anni passati alla ricerca
dell’anima gemella in tv… Ma in realtà ad oggi Josh Radnor
è ancora scapolo. Almeno, stando a quanto lui ha sempre
detto. Alcune riviste di gossip però non sono della stessa
opinione, tanto che danno per imminente un fidanzamento
ufficiale con una donna sconosciuta.
5. E a chi racconto la mia
storia? Il paragone viene ancora una volta in automatico:
Ted nella serie racconta le vicende che lo hanno portato ad
innamorarsi di sua moglie ai figli, ormai diventati grandi. Per il
momento Radnor non è ancora diventato padre:
nessuna delle sue storie amorose hanno dato alla luce un piccolo o
una piccola Mosby. Scusate, Radnor!
4. Una serie dalle uova
d’oro. È risaputo nel mondo della televisione che
recitare nelle sit-com, soprattutto americane,
porta sempre lauti guadagni: per How I met
your mother, in 9 stagioni, il guadagno netto di Radnor
supera i 30 milioni di dollari. Cifre da capogiro,
soprattutto se si pensa che lo stipendio medio per singolo
episodio, solo nella stagione finale era di 225 mila dollari.
Josh Radnor e gli ultimi
difficili anni
3. Cattivo
vicinato. Tutti abbiamo i nostri momenti no e il
2018 è stato un anno parecchio travagliato per Radnor:
tutto nasce da una discussione avuta con i vicini di casa che si
tramuta subito in azione legale da parte di quest ultimi; l’accusa
era che l’attore aveva esteso il terreno di casa sua fino all’altra
proprietà, creando uno spiazzo abusivo. I vicini
hanno provveduto a fermare immediatamente i lavori, ma Radnor,
stando sempre alle loro dichiarazioni, non reagì bene: urla,
schiamazzi, prese in giro e intimidazioni hanno portato l’altra
famiglia ad indire un ordine restrittivo. Tutto è bene però quel
che finisce bene, infatti si è poi scoperto, dopo
essere passati dal tribunale, che Radnor è stato vittima di
falsa testimonianza come poi ha potuto dimostrare davanti
al giudice.
Un post condiviso da Josh Radnor
(@joshradnor) in data: 2 Apr 2020 alle ore 5:46 PDT
2. Nessun progetto
all’orizzonte. Radnor non è sicuramente un personaggio che
ama molto far parlare di sé. Recentemente ha postato sul
suo profilo Instagram una foto con
Cobie Smulders, la Robin di How I met your
mother, in occasione di una piccola reunion del
cast.Calma piatta però sul fronte
film e serie tv futuri, senza nulla di ufficiale e
di confermato. Toccherà aspettare ancora un po’ per vedere Josh
Radnor sui piccoli e i grandi schermi.
1 – Età e altezza.
Josh Radnor, il cui nome completo è Joshua Thomas
Radnor, è originario di Columbus, nell’Ohio, ed è nato
il 29 luglio del 1974. È alto 6 piedi, per
l’esattezza 1 metro e 82 centimetri
Celebre attrice televisiva e
cinematografica, Jennifer Garner vanta grandi
successi tanto sul piccolo quanto sul grande schermo, e negli anni
è arrivata ad affermarsi come una delle celebrità più influenti
dell’industria. Grazie ai suoi ruoli da protagonista, l’attrice ha
inoltre potuto dar prova della propria versatilità e del proprio
talento, ottenendo alcuni tra i maggiori riconoscimenti e compensi
di Hollywood.
Ecco 10 cose che non sai di
Jennifer Garner.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Jennifer Garner: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attrice debutta al cinema nel 1997 con il
film Harry a Pezzi, per poi affermarsi grazie a titoli di
successo come Pearl Harbor (2001), Prova a
prendermi (2002), con Leonardo
DiCaprio, Daredevil (2003),
30 anni in 1 secondo (2004), Elektra (2005),
The Kingdom (2007) e Juno (2007),
con Ellen Page.
Successivamente continua ad affermare la propria popolarità
recitando nei film La rivolta delle ex (2009), Il
primo dei bugiardi (2009), con Ricky
Gervais, Butter (2011),
Dallas Buyers
Club (2013), con Matthew
McConaughey, Mother’s Day
(2016), Tuo, Simon (2018) e Peppermint – L’angelo
della vendetta (2018).
9. Ha preso parte a serie
televisive. L’attrice comincia ad ottenere i suoi primi
ruoli in televisione, facendosi poi notare grazie alle serie
Significant Others (1998) e Cenerentola a New
York (1999-2000). La consacrazione arriva grazie alla serie
Alias (2001-2006), dove recita nel ruolo della
protagonista Sydney Bristow, ottenendo importanti riconoscimenti,
come quattro nomination al Golden Globe. Successivamente, dopo
essersi dedicata prevalentemente al cinema, torna in televisione
con le serie Camping (2018) e Il piccolo lama
(2018-2019).
8. Ha prodotto e diretto la
serie che l’ha resa celebre. Grazie alla serie thriller
Alias, la Garner ha potuto ottenere grande popolarità
all’interno dell’industria. Particolarmente legata a tale titolo,
l’attrice ha infatti deciso di sostenerlo arrivando a produrre gli
ultimi diciassette episodi, ricoprendo così per la prima volta il
ruolo di produttrice. In seguito a tale esperienza, nel 2006, fonda
la Vandalia Films, sua casa di produzione. Sempre per
Alias l’attrice vanta anche il suo unico credito come
regista. Ha infatti diretto nel 2005 l’episodio In Dreams,
diciannovesimo della quarta stagione.
Jennifer Garner è su
Instagram
7. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 9,3 milioni di persone.
All’interno di questo è solita condividere prevalentemente
fotografie contenenti momenti di svago, in compagnia di amici,
colleghi o dei suoi tre figli. Non mancano poi anche diverse
curiosità a lei legate, come anche video o immagini promozionali
dei suoi progetti da interprete. La Garner, infatti, non manca di
utilizzare il proprio profilo anche per promuovere il suo
lavoro.
Jennifer Garner e John Miller
6. Ha una relazione con un
noto imprenditore. A partire dal 2018 l’attrice ha
una solida relazione con John Miller, imprenditore e Ceo del Cali
Group. La coppia, fotografata più volte insieme, non ha mai
rilasciato dichiarazioni in merito al proprio rapporto, lasciando
però intendere di come questo sia fonte di gioia per entrambi. Con
Miller, inoltre, la Garner è riuscita a superare il divorzio dal
precedente marito, e sembra oggi vivere una seconda vita, ricca di
amore e spensieratezza.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Jennifer Garner e Ben Affleck
5. Si sono conosciuti sul
set. La Garner è nota anche per il matrimonio avuto con il
premio Oscar Ben
Affleck. I due si conobbero per la prima volta sul set
del film bellico Pearl Harbor, ma all’epoca l’attrice era
ancora sposata con il primo marito. In seguito, tuttavia, i due si
ritrovano a recitare a stretto contatto nel cinecomic
Daredevil, e da lì sembra essere iniziata la loro
relazione. I due confermano la cosa dopo alcune apparizioni
pubbliche, diventando molto popolari sulle riviste di gossip.
4. Hanno avuto tre
figli. Il giorno del trentesimo compleanno di lei, Affleck
le chiede di sposarlo. Le nozze avverranno nel giugno del 2005,
quando la Garner è incinta già da quattro mesi della prima figlia,
nata poi nel dicembre del 2005. Successivamente avranno altri due
figli, nati rispettivamente nel 2009 e nel 2012. Nel giugno del
2015, tuttavia, la coppia annuncia il divorzio, cercando di non
rendere pubbliche le motivazioni. Per il bene dei figli, tuttavia,
i due continuano ad intrattenere buoni rapporti.
Jennifer Garner in Alias
3. Ha sostenuto molteplici
provini. Per arrivare ad interpretare il ruolo di Sydney
Bristow, protagonista della serie Alias, l’attrice si è
dovuta sottoporre a ben cinque provini. L’ideatore, J. J.
Abrams, voleva infatti essere sicuro di star
scegliendo la persona giusta per la parte, e ad ogni nuovo incontro
sottoponeva la Garner a nuove prove e richieste, valutando
attentamente le reazioni di lei. Alla fine, si convinse che era lei
l’interprete giusta, e decise di assegnarle il ruolo senza
ulteriori indugi.
Jennifer Garner: il suo
patrimonio
2. È un’attrice molto
pagata. Grazie ai numerosi ruoli di rilievo da lei
interpretati, la Garner è arrivata a raggiungere uno status
particolarmente importante all’interno di Hollywood. Nel 2005 viene
classifica alla posizione numero 70 delle 100 celebrità più potenti
in circolazione. Con compensi a film che si aggirano intorno ad una
media di 5 milioni, l’attrice vanta oggi un ricco patrimonio
stimato intorno agli 80 milioni di dollari.
Jennifer Garner: età e
altezza
1. Jennifer Garner è nata a
Houston, in Texas, Stati Uniti, il 17 aprile 1972.
L’attrice è alta complessivamente 173 centimetri.
ORA DISPONIBILE su NetflixThe Old
Guard, il film diretto da Gina
Prince-Bythewood e scritto da Greg Rucka.
Basato sulla serie di graphic novel di Greg Rucka
e illustrata da Leandro Fernandez. Prodotto da
David Ellison, Dana Goldberg, Don Granger, Charlize Theron, AJ Dix,
Beth Kono, Marc Evans.
Da secoli il mondo dei
mortali è protetto da un gruppo clandestino guidato da una
guerriera di nome Andy (Charlize Theron). Al suo
interno ci sono mercenari molto uniti tra loro e che stranamente
non possono morire. Durante una missione urgente le straordinarie
capacità dei componenti della squadra diventano improvvisamente
pubbliche. Ora tocca ad Andy e all’ultima arrivata Nile (Kiki
Layne) aiutare il team a scongiurare il pericolo rappresentato da
chi, a qualsiasi prezzo, intende replicare e sfruttare
economicamente questo dono. Tratto dal celebre fumetto di Greg
Rucka e con la regia di Gina Prince-Bythewood (LOVE & BASKETBALL,
BEYOND THE LIGHTS – TROVA LA TUA VOCE), THE OLD GUARD racconta una
storia cruda, ancorata alla realtà e piena d’azione che dimostra
come vivere per sempre non sia così semplice.
Sembrava che l’emergenza Covid-19
dovesse bloccare i festeggiamenti per il primo decennale di
Animare Cartoon Film Festival, evento
cinematografico organizzato da
Sedicicorto Forlì International Film Festival, in partnership
con la Cooperativa Stabilimenti Balneari di Cesenatico e dedicato
ai migliori cortometraggi internazionali di animazione per i più
piccoli. Gli organizzatori avevano invano cercato di poter svolgere
l’edizione in presenza, nella consueta cornice della città di
Cesenatico, location storica di Animare, divenuto ormai uno degli
eventi clou dell’estate romagnola.
Il virus aveva bloccato la
possibilità di svolgere i festival in sicurezza. L’arrivo di
centinaia di lettere di sostegno da parte di genitori i cui figli
avevano partecipato alle passate edizione e la preziosa
collaborazione di un prestigioso partner come Il Cinemino di Milano
hanno convinto Sedicicorto a non rinunciare al suo festival di
animazione.
La 10° edizione di Animare Cartoon Film Festival si farà
E durerà un mese, dal 16 luglio al
16 agosto, tutta da vedere sulla piattaforma online de Il Cinemino.
I 16 cortometraggi della selezione 2020 sono stati scelti tra 1599
opere provenienti da 106 paesi e dalle migliori scuole di
animazione del mondo, che ogni anno vedono nel festival un punto di
riferimento per la promozione dei lavori dei propri studenti.
L’appuntamento è per giovedì 16
luglio 2020, su IlCinemino@Home, che renderà visibile l’intera
selezione per un mese, con un abbonamento simbolico di 1,99€,
necessario per garantire la dovuta tutela ai cortometraggi
presentati. Sarà possibile votare il proprio film preferito,
andando a decretare con le proprie visualizzazioni il vincitore del
10° Animare Cartoon Film Festival. Al più votato, oltre al premio
economico garantito da Sedicicorto Forlì International Film
Festival, verrà assegnato anche il Premio CineMini, che prevede la
programmazione in sala a Il Cinemino.
Come mai Gli Eterni non sono
intervenuti nel MCU durante l’ora più buia della
Terra, quando gli Avengers avevano più bisogno di
aiuto e Thanos era una minaccia tangibile ed inarrestabile?
Nei fumetti, Gli Eterni sono uno dei
gruppi più potenti dell’universo Marvel, e molti di loro arriveranno
sul grande schermo nella Fase 4. Diretto da Chloé
Zhao, Gli
Eterni presenterà al pubblico Ikaris (Richard
Madden), Thena (Angelina
Jolie), Sersi (Gemma
Chan) e altri, in una storia che abbraccia un arco
temporale di più di mille anni ed esplora la storia della MCU. Il film potrebbe anche
spiegare perché questi personaggi hanno aspettato così tanto tempo
per mostrarsi e anche perché non sono intervenuti nello scontro con
Thanos.
Nei fumetti, gli Eterni non sono
autorizzati a interferire
Gli Eterni, le cui
abilità li avvicinano a delle divinità, vivono separati dagli
esseri umani, inoltre è un desiderio dei loro creatori che loro
evitino di interferire con le questioni umane fino a quando i
Celestiali non torneranno sul pianeta. Di conseguenza, Zuras – il
capo degli Eterni – fa in modo che il suo popolo rispetti questa
regola.
Il giudizio dei Celestiali ha senso
perché la non partecipazione degli Eterni ha permesso loro di
osservare la naturale progressione dell’evoluzione della cultura
umana. Gilgamesh è un ottimo esempio di quanto gli Eterni prendano
sul serio le regole che i Celestiali hanno loro imposto.
Zuras non ha proibito tutti i
contatti con gli esseri umani poiché gli Eterni come Sersi sono
autorizzati a vivere in mezzo a loro, ma Gilgamesh ha preso le cose
troppo alla lontana. Ha abusato dei suoi poteri per diventare un
eroe. Le sue azioni hanno fatto arrabbiare Zuras, che lo ha
prontamente bandito. Anche la menzione del suo nome è stata
vietata, quindi Gilgamesh è stato indicato come “Il
Dimenticato”.
Gli Eternali del MCU non possono
essere coinvolti
Gli Eterni alieni hanno
condiviso segretamente la terra per migliaia di anni e la Terra è
stata minacciata in numerose occasioni, specialmente dopo
l’invasione di Chitauri a New York, vista in The
Avengers. La logica è che ci deve essere una ragione per
cui gli Eterni non sono altro che un pubblico e non possono
intervenire.
Se agli Eterni fosse stato detto di
lasciare che l’umanità seguisse il proprio corso, avrebbe senso che
gli Eterni siano rimasti in disparte per così
tanto tempo. Ecco perché non hanno fatto nulla quando Thanos ha
attaccato la Terra. Poiché il film dovrebbe presentare scene
dell’antico passato del MCU, potrebbe immergersi
in altri scenari in cui si sono scontrati con questa regola, o
potrebbe mostrare al pubblico perché questa regola è stata imposta
in primo luogo.
Le regole possono cambiare nella
Fase 4
Una sinossi ufficiale degli Eternali
rivela che il film
potrebbe coinvolgere i Devianti, e se così dovesse essere,
questo potrebbe rappresentare una buona scusa per vedere infine gli
Eterni in azione, visto che qualsiasi Deviante sarebbe una minaccia
ben più grande di Thanos per il mondo.
Un’altra possibile spiegazione
dell’improvviso cambiamento del comportamenti degli Eterni potrebbe
arrivare dai fumetti. Ci si aspettava che la versione a fumetti
degli Eterni rispettasse le regole dei Celestiali sul non
interferire fino al momento del loro ritorno sulla Terra. Dopo il
loro ritorno, gli Eterni decisero di mettere da parte le regole e
interagire con gli umani.
Ecco perché gli Eterni come Sersi
sono stati in grado di diventare Vendicatori nei primi anni ’90. A
quel tempo, gli Eterni si erano già rivelati, quindi nascondersi
non era più una priorità. Una situazione simile può manifestarsi
nel film, che fornisce una specie di banco di prova per alcuni di
questi personaggi che potranno poi essere sfruttati nel futuro del
MCU.
Gli Eterni, il film
Gli Eterni, diretto
da Chloe Zhao, vedrà nel cast Angelina
Jolie (Thena), Richard
Madden (Ikaris), Kit
Harington (Black Knight), Kumail
Nanjiani (Kingo), Lauren
Ridloff (Makkari), Brian Tyree
Henry (Phastos), Salma
Hayek (Ajak), Lia
McHugh (Sprite), Gemma
Chan (Sersi) e Don Lee
(Gilgamesh). La sceneggiatura è stata scritta
da Matthew e Ryan
Firpo, mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 12
febbraio 2021.
Secondo gli ultimi aggiornamenti, il
cinecomic includerà nel MCU gli esseri superpotenti e quasi
immortali conosciuti dai lettori come Eterni e i mostruosi
Devianti, creati da esseri cosmici conosciuti come Celestiali. Le
fonti hanno inoltre rivelato a The Hollywood Reporter che un
aspetto della storia riguarderà la storia d’amore tra Ikaris, un
uomo alimentato dall’energia cosmica, e Sersi, eroina che ama
muoversi tra gli umani.
Delle molte influenze creative
dell’universo di Star
Wars, una delle più importanti è l’epica narrazione di
vecchie leggende; non è un caso che la vita di Luke Skywalker, ad
esempio, abbia molti punti in comune con la leggenda di Re Artù. La
morte è un elemento ricorrente in questo tipo di leggende, quindi
non sorprende che tutti e nove i film che compongono la saga degli
Skywalker abbiano una buona parte di scene che riguardano la morte
di importanti personaggi. CBR
ha stilato una lista delle migliori (e delle peggiori) morti che
abbiamo visto nella saga di Star Wars:
Luke Skywalker
Dopo aver realizzato una delle più
grandi ed eroiche imprese mai viste in un film di Star
Wars, proiettando un’illusione di se stesso a metà della
galassia per distrarre il Primo Ordine ed aiutare la fuga della
Resistenza, Luke Skywalker muore nei minuti finali de Gli
Ultimi Jedi.
Il suo viaggio termina nello stesso
modo in cui è iniziato, con lui che si affaccia all’orizzonte in un
tramonto binario e “Il Tema della Forza” di John Williams che si
gonfia come aveva fatto nel primo Star Wars 40
anni prima. Una delle scene più belle in un film pieno di
Skywalker; la vita di Luke non avrebbe potuto giungere ad una
conclusione più appropriata.
Leia Organa
Sfortunatamente, nel nono capitolo
della saga,
L’Ascesa di Skywalker, la gemella di Luke , Leia, non è
stata altrettanto fortunata. Parte di questo era inevitabile – la
scomparsa di Carrie Fisher significava che Leia non avrebbe mai
avuto il finale che meritava davvero -, ma sì, la sua morte ne
L’Ascesa di Skywalker è parecchio deludente.
Percependo un duello tra il suo
apprendista e suo figlio, Leia raggiunge Kylo Ren tramite la Forza,
poi muore misteriosamente. È tenuta all’ombra (un effetto
collaterale della morte di Fisher) e per lo più fuori dal quadro,
contribuendo ad una sensazione generale che spezza la solennità del
momento.
Han Solo
Harrison Ford aveva spinto per uccidere Han Solo dai tempi de
L’Impero Colpisce Ancora, credendo che il capitano del
Millennium Falcon avesse completato il suo arco narrativo nella
trilogia originale: l’unico modo per terminare il suo viaggio era
attraverso un sacrificio eroico. Quindi, quando Han è tornato ne
Il Risveglio della Forza, non è stato così sorprendente il
fatto che sia morto, anche se quando è arrivato il momento, è stato
comunque straziante.
Tentando di riportare verso la luce
suo figlio Ben, adesso il guerriero oscuro Kylo Ren, Han sembra
quasi riuscirsi per un momento, ma alla fine tutto ciò che riceve
per i suoi sforzi è una spada laser in pieno petto. L’ultimo gesto
di Han è di puro affetto e semplice perdono, con lui che mette la
mano sulla guancia del figlio prima di sprofondare in un
abisso.
Ben Solo
Kylo Ren voleva tanto essere come
suo nonno, e certamente muore più o meno allo stesso modo; torna
verso la luce per poi rinunciare alla propria vita e salvare così
qualcuno che ama. Sfortunatamente, questa volta le cose non hanno
funzionato come nella trilogia originale.
Uccidendo Ben, la scena appare fin
troppo piena di codardia, non solo riciclando una battuta de
Il Ritorno dello Jedi, ma assicurandosi che Ben non debba
più convivere con le conseguenze o il senso di colpa delle sue
azioni come Kylo Ren, evitando così qualsiasi possibile dilemma
morale.
Darth Vader
La
rivelazione che Darth Vader era il padre di Luke e il conseguente
dramma tra due membri della famiglia che si trovano ai lati opposti
del conflitto tra libertà e fascismo, tra il Lato Chiaro e il Lato
Oscuro, è ciò che ha elevato Star Wars al di sopra dello
storytelling tradizionale: ha dato alla trilogia originale un
potente nucleo emotivo. Le scene tra Luke e Vader rimangono
facilmente le migliori de
Il Ritorno dello Jedi, se non dell’intera
trilogia originale.
Gli ultimi momenti
di Vader sono i più toccanti di tutti. Smascherato, il pubblico
vede finalmente il vecchio triste e dispiaciuto che era stato
seppellito all’interno del mostro dei film precedenti; mentre Vader
guarda suo figlio per l’ultima volta, il barlume nei suoi occhi
regala una sorta di appagamento nonostante tutti gli errori
commessi: alla fine, era riuscito a portare del bene nel
mondo.
Padmé
Purtroppo, Padmé è l’ultima ruota
del carro ne
La Vendetta dei Sith, privata della sua indipendenza
rispetto ai due film precedenti e diventata ormai un elemento
accessorio rispetto all’arco narrativo di Anakin. Anche il suo gran
finale finisce per “oscurare” tutto ciò che di buona aveva
caratterizzato il personaggio. Padmé “perde la volontà di
vivere” e muore dopo il parto, apparentemente a causa della
sua depressione dovuta alla caduta di Anakin.
A parte il fatto che, alla fine,
Padme non ha più la volontà di vivere, sembra che la sua morte sia
stata pianificata soltanto per collegarsi adeguatamente alla
trilogia originale, visto che in quei film il personaggio è
assente.
Snoke
Il secondo atto de Gli
Ultimi Jedi culmina con una scena tra Rey, Kylo Ren e
Snoke nella sala del trono di quest’ultimo. Rian Johnson impiega
magistralmente una tecnica tipicamente hitchcockiana,
ossia aumentando la suspense quando Kylo usa la Forza per attivare
di nascosto la spada laser di Rey, che si accende attraverso il
busto del suo padrone.
Qui, il vero scopo di Snoke nella
storia viene svelato al pubblico e ai personaggi. Non è mai stato
il vero cattivo, ma solo un trampolino di lancio nel lungo viaggio
di Kylo Ren.
Darth Maul
Apparso ne
La Minaccia Fantasma, Darth Maul ha una sola possibilità
di mostrare la sua abilità di combattimento prima di essere diviso
in due da Obi-Wan Kenobi, senza che il pubblico apprenda
molto su chi sia in reatà. Questa era una scena di morte così
deludente, e che sprecava così tanto il potenziale di un
personaggio, che alla fine venne rivelato che Maul era
effettivamente sopravvissuto.
Ciò gli ha spianato la strada per
tornare in The Clone Wars, dove è diventato uno dei
personaggi preferiti dai fan, dopo che lo stesso è stato potenziato
prima di incontrare finalmente una fine più cupa e adatta in
Star Wars Rebels.
Palpatine (Il ritorno dello Jedi)
Mentre questa dovrebbe essere la
scena della morte di Palpatine, in realtà il focus emotivo è
tutto su Luke e Vader, entrambi vittime dell’Imperatore a modo
loro, e questa attenzione ai due personaggi è ciò che rende questa
scena così memorabile.
Dopo che gli ultimi sei film hanno
dimostrato la padronanza di Palpatine nella strategia, qui
finalmente scivola via non riuscendo a spiegarsi due variabili: che
Luke si sarebbe dimostrato più forte di quanto fosse stato suo
padre e che quel padre aveva ancora qualcosa di buono in lui.
Palpatine (L’ascesa di Skywalker)
A
differenza della sua scomparsa 35 anni prima, la seconda e
presumibilmente definitiva morte di Palpatine ne
L’Ascesa di Skywalker si rivela piuttosto
deludente.
Dato che non ha una
storia con Rey, il suo scontro con il personaggio è molto simile ad
una battaglia finale di un videogioco, e l’intera vicenda finisce
per apparire come una ricostruzione meno efficace della sua fine ne
Il Ritorno dello Jedi.
J.K.
Simmons non ha mai nascosto di aver amato tantissimo
il ruolo del commissario Jim Gordon in Justice
League. Ora che la Snyder Cut del
film si appresta ad arrivare su HBO Max il prossimo anno, l’attore
ha dichiarato di essere pronto a fare tutto il necessario per
completare la versione del film ad opera di Zack Snyder,
dimostrandosi ancora una volta un grande fan del film e sostenitore
del regista.
Tra l’altro, il commissario Jim
Gordon è uno di quei personaggi che all’interno della Snyder Cut
potrebbero trovare sicuramente più spazio rispetto alla versione
cinematografica del 2017. In una recente intervista con
Screen Rant, l’attore premio Oscar ha parlato proprio della
Snyder Cut: quando gli è stato chiesto se Snyder avrà bisogno di
lui per completare i lavori sulla sua versione del film, l’attore
ha ammesso di non esserne troppo sicuro, ma ha anche dichiarato di
essere pronto a fare qualsiasi cosa se ce ne sarà bisogno.
“Come i fan della DC sanno, la
Snyder Cut sta finalmente accadendo. E sono eccitato all’idea di
farne parte”, ha spiegato Simmons. “Per quanto ne so, ho
già fatto tutto quello che dovevo fare per essere nel taglio di
Zack, che sostanzialmente era dirgli: “Sì, voglio far parte della
tua versione”. Se ci saranno ulteriori cose da fare, registrazioni
di dialoghi o riprese aggiuntive, sarà ben felice di
farle.”
Nessun piano confermato per
eventuali nuove riprese di Justice League
J.K. Simmons non è
l’unico membro del cast di Justice
League che è pronto a fare la propria parte per
portare a compimento la Snyder Cut. Sia Ray Fisher che
Jason
Momoa hanno supportato molto Snyder durante
questi mesi e sicuramente tornerebbero sul set se fosse necessario.
Al momento non ci sono piani confermati per eventuali nuove
riprese, anche se in passato era stato lo stesso Snyder ad
anticipare alcune scene di Martian Manhunter, Lois Lane, Batman e
Superman che vorrebbe completare. Se non dovessero essere
confermate nuove riprese, allora il lavoro di Simmons potrebbe già
essere completo, a meno che non gli venga chiesto di registrare
nuovi dialoghi.
Vi ricordiamo che
la Snyder
Cut di Justice
League uscirà nel 2021 sulla piattaforma
streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA
dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la
versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO
MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in
Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere
una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere
programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima
è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori
notizie.
Dopo la conferma via Deadline di
The
Crown 5, la quinta stagione di The
Crown oggi arriva la notizia che Netflix ha deciso di allungare la serie è
confermare The Crown 6, la sesta di The
Crown. Al momento non sappiamo praticamente
nulla sulla sesta stagione dunque non resta che aspettare ulteriori
notizie.
Vi ricordiamo che in The
Crown 5 Imelda Staunton entra nel ruolo della regina
Elisabetta II. L’attrice britannica raccoglierà l’eredita lasciata
da Claire Foy o
Olivia Colman. Il creatore Peter
Morgan aveva affermato di aver immaginato La Corona
in esecuzione per sei stagioni, ma aveva ammesso che quando ha
iniziato a lavorare su storie per la quinta stagione, è diventato
“chiaro … che questo è il momento e il posto perfetto per
fermarsi. A quanto pare non sarà esattamente così.
In merito al nuovo ruolo il
creatore aveva aggiunto: “Sono assolutamente entusiasta di
confermare Imelda Staunton come Sua Maestà la Regina per la quinta
e ultima stagione, portando la Corona nel 21 °
secolo. Imelda è un talento sorprendente e sarà un successore
fantastico di Claire Foy e Olivia
Colman.”
Imelda
Staunton ha dichiarato: “Mi è
piaciuto guardare The
Crown sin
dall’inizio. Come attore è stata una gioia vedere come sia
Claire Foy che
Olivia Colman abbiano portato qualcosa di speciale e
unico nelle sceneggiature di Peter Morgan. Sono sinceramente
onorato di unirmi a un team creativo così eccezionale e di
portare The
Crown alla sua conclusione.
“
La serie tv
The
Crown è una serie tv britannica creata
e scritta da Peter Morgan e prodotta dalla Left
Bank Pictures e dalla Sony Pictures Television per
Netflix. La serie è incentrata sulla vita di Elisabetta II del
Regno Unito e sulla famiglia reale britannica.
La serie è stata acclamata e sono
state apprezzate le interpretazioni di Claire Foy e Olivia Colman, che hanno ricoperto il ruolo
della protagonista nelle prime quattro stagioni, di John
Lithgow nel ruolo di Winston Churchill e di Helena Bonham-Carter che ha vestito i panni
della principessa Margaret nella terza e quarta stagione
La produzione dell’adattamento
Netflix dell’acclamata serie a fumetti
Sandman di Neil Gaiman sarebbe
dovuta in origine partire il mese scorso, ma ovviamente, a causa
della pandemia di Covid-19, le riprese sono state ufficialmente
posticipate.
Da quando l’adattamento è stato
annunciato, in realtà, ci sono stati pochissimi aggiornamenti sul
progetto, ma adesso è stato lo stesso Gaiman ad aggiornare
sull’atteso film in una recente intervista con ComicBook.
Sapevamo già che l’adattamento targato Netflix avrebbe apportato
una serie di modifiche sostanziali al materiale originale, ed ora è
stato proprio Gaiman a confermare la cosa, dichiarando che il film
aggiornerà la storia ed i personaggi per il XXI secolo.
“Va bene, è il 2020, diciamo che
stiamo lavorando a Sandman a partire da quest’anno… cosa faremmo?
Come cambieremmo le cose? A che genere apparterrebbe questo
personaggio? Chi sarebbe questa persona? Cosa succederebbe?”,
ha spiegato Gaiman. Il celebre scrittore e fumettista ha anche
spiegato come mai Sandman ha sempre avuto una genesi così
travagliata, e come mai tutti i precedenti tentativi di realizzarne
un film destinato al cinema non sono mai andati a buon fine.
“Le persone hanno provato a fare
film e adattamenti tv di Sandman per circa 30 anni. Hanno provato
davvero a realizzarli per circa 25 anni, ma non hanno mai
funzionato. E non hanno mai funzionato a causa di tutti gli effetti
speciali e di ciò che sarebbe necessario per realizzare quegli
effetti speciali. Non hanno mai funzionato perché stavano cercando
di realizzare qualcosa che avesse un tono parecchio adulto. La
gente scriveva sceneggiature di film basati su Sandman e gli studio
dicevano: “Ma è un film vietato ai minori. Non possiamo avere film
vietati ai minori da 100 milioni di dollari”. Ecco perché non hanno
mai visto la luce. Bisognava aspettare il momento in cui la
narrazione seriale sarebbe stata vista come un vantaggio e non come
uno svantaggio. E il fatto che abbiamo settantacinque numeri di
Sandman – essenzialmente, 13 libri completi – è davvero una cosa
buona. Non è uno svantaggio.”
L’incontro tra Neil Gaiman e la
Warner Bros. per discutere di un film su Sandman
Sempre nel corso della medesima
intervista, Neil Gaiman ha rivelato che all’inizio
del 1990 ebbe una discussione con la Warner Bros. circa la
possibilità di realizzare un film su Sandman, e che fu proprio a
lui a suggerire alla major di non farlo: “Ricordo di aver aver
avuto il mio primo incontro riguardo ad un film su Sandman nel
1990. Partecipai ad un incontro con la Warner e loro mi dissero:
‘Cosa ne pensi di un film su Sandman?”, e io risposi: ‘Per favore,
non fatelo’. E ricordo che Lisa Henson, dirigente della Warner
Bros., mi guardò perplessa e disse: ‘Nessuno è mai entrato nel mio
ufficio chiedendomi di non fare un film prima d’ora’. E io gli
risposi: “Beh, io ve lo sto chiedendo. Per favore, non fatevo. Sto
lavorando al fumetto e un film sarebbe solo una distrazione e
creerebbe una grande confusione. Lasciatemi fare le mie
cose”.
Sandman (The
Sandman) è una serie a fumetti nata dalla penna
di Neil Gaiman e pubblicata
dalla DC Comics tra il 1989e il 1996. La serie è composta da
75 albi, divisi poi in 10 volumi, nel quale il
protagonista è Sogno, la personificazione antropomorfa di tutti i
sogni. Di recente Audible, la multinazionale venditrice di
programmi di intrattenimento audio distribuiti sul web, ha
annunciato che renderà disponibile i primi tre cicli narrativi
della serie a fumetti (Preludi e notturni, Casa di
bambole, Le terre del sogno)sotto forma di
audiolibri.
È di aprile l’ultima comunicazione
in cui si affermava che l’edizione 2020 sarebbe stata la più
sentita, che i mesi di lockdown sarebbero serviti per accelerare
alcune attività che sino a pochi mesi prima erano solo in
incubazione. Dopo mesi di analisi, ricerca, ascolto, sviluppo e
duro lavoro, Lucca Comics & Gamesè
pronto a rimettersi in gioco e rispondere alle avversità con
resilienza e creatività: dal 29 ottobre al 1
novembre si rialzerà il sipario sulla città di Lucca
per dare vita a una nuova edizione del
festival. Inconsueta, a partire dalla data di
inizio – posticipata di un giorno rispetto a quanto annunciato a
fine 2019 – e perché prevede quattro eventi in
uno, sempre ricca di contenuti,
nel rispetto della sicurezza e della salute della
Community: autori, espositori, visitatori; ma
anche cambiata e diversa da come tutti
la conosciamo.
“Il dialogo con la community, gli
editori, i partner e gli autori, finalizzato a individuare le
necessità a cui risponde il festival, è servito a rafforzare l’idea
che la sfida è quella con il concept della manifestazione a
cui siamo abituati”, racconta Emanuele Vietina, direttore
del festival “L’obiettivo è, e sarà, crossmedializzare l’evento
crossmediale, offrire quello che Lucca solitamente dava tramite un
unico momento, attraverso molteplici piattaforme la cui somma delle
parti possa riprodurre l’effetto Lucca”.
Il programma si articolerà su quattro
pilastri:
– la città ancora cuore degli eventi. Il luogo
fisico non sarà abbandonato, è il simbolo dell’incontro che fa
scattare la scintilla della creatività e rende magiche le relazioni
in un contesto inconfondibile. In ottemperanza a quanto previsto
dalle Linee Guida redatte dalla Conferenza delle Regioni afferenti
al DPCM dell’11 giugno vi sarà una dimensione fisica diffusa,
contenuta e diversa dal solito: un festival culturale e
spettacolare in linea con i protocolli degli eventi statici di sala
(cinema, teatri e auditorium). Il progetto relativo alla dimensione
espositiva sarà necessariamente scalabile e definito nelle prossime
settimane in base ai preziosi riscontri dei nostri espositori;
prevederà modalità di partecipazione specifiche e restrizioni
coerenti con l’attualità del momento, con l’ordinanza regionale e
in linea con i protocolli AEFI. Il tutto per garantire la massima
sicurezza del pubblico, degli operatori e dei collaboratori.
L’accesso a tutte le attività sarà consentito solo tramite
biglietto, ivi incluse le attività cosplay che avranno luogo in
alcuni dei palazzi storici più belli di Lucca.
Per gli operatori saranno forniti aggiornamenti tramite i consueti
canali professionali, per il pubblico gli aggiornamenti perverranno
attraverso i canali di comunicazione ufficiali del festival.
– Il mondo digitale sarà esplorato come
mai prima d’ora, per offrire appuntamenti unici anche a chi sarà
lontano e con chi sarà lontano: eventi in diretta e on demand,
attività su prenotazione con pacchetti premium, anteprime e
proiezioni, consigli per gli acquisti, con contenuti sviluppati ad
hoc provenienti anche dalla community, che rimane la vera
protagonista di tutte le azioni messe in campo.
– La Main Media Partnership con RAI e RAI RADIO2 Radio
Ufficiale. La TV e la Radio pubbliche italiane scendono in
campo per supportare il grande evento pubblico dedicato al fumetto
e al gioco in un momento storico in cui il sostegno per la
ripartenza delle manifestazioni culturali diventa un vero e proprio
impegno di Servizio Pubblico. Fianco a fianco, come i protagonisti
delle nostre saghe preferite, nella sfida del millennio. Dopo
lunghi mesi di isolamento in cui Rai Radio2 ha risposto con
efficacia al crescente bisogno di intrattenimento e informazione,
in questa nuova questa fase di ripresa torna a seguire gli eventi
più rilevanti del panorama italiano ripartendo da Lucca Comics & Games.
Insieme a loro altri media partner avranno un ruolo di primo
piano mettendosi alla prova per sperimentare e intraprendere nuove
strade insieme al festival.
–E
infine… i Campfire!
Lucca Comics & Games si trasformerà
in un grande festival diffuso sul territorio nazionale grazie al
coinvolgimento dei principali negozi specializzati in fumetto,
giochi e narrativa fantasy. Questi indispensabili luoghi dove si
condividono le passioni diventeranno avamposti distribuiti in tutta
Italia per offrire intrattenimento culturale al pubblico più attivo
che c’è. 1, 10, 100 Lucca Comics & Games dove gli
editori potranno proporre contenuti speciali e le uscite del
momento, in filo diretto con le attività svolte a Lucca e negli
altri campfire. Una vera e propria chiamata alle
armi, soprattutto a supporto di quei posti dove si coltiva il
passatempo umanista, perché “alla fine di tutto questo vogliamo
avere ancora #unpostodovetornare” (“Negozi in
quarantena”, Infoludiche.org).
Chiunque voglia fare parte di questa rete e accendere
simbolicamente il falò deve trasmettere la propria manifestazione
di interesse compilando il questionario sul sito www.luccacomicsandgames.com/campfire.
I primi avamposti saranno annunciati a fine mese, in occasione
del prossimo momento di comunicazione previsto.
L’organizzazione del festival così pensata consentirà di
stimolare il contatto tra gli editori, gli autori e la community,
offrire momenti identitari, promuovere le iniziative culturali con
i grandi media, tentare di far ripartire il settore degli eventi
come volano per l’industria creativa; nel contempo consentirà di
reagire in modo flessibile e responsabile alle difficoltà in atto o
che potranno sopraggiungere anche tra qualche mese, tutelando in
primis la salute di ognuno di noi.
Riprende Emanuele Vietina: “Abbiamo
voluto rispondere con cautela e intraprendenza a
questa grande prova. Perché non è questo il giorno per
pensare che il festival possa abbandonare i luoghi che lo ospitano
da 54 anni, e svuotare i monumenti di Lucca dei sogni e dei suoi
appassionati. Non è questo il giorno per rinunciare a
dare supporto a un comparto editoriale che trova
nella manifestazione il momento di massima espressione. L’anno
scorso Lucca Comics & Games ha celebrato il
valore del Becoming Human, diventare umani: e non
sarà sicuramente questo il giorno in cui, rinunciando al nostro
programma, abbandoneremo l’anima inclusiva del nostro festival e
della nostra community”.
“Questa decisione è passata attraverso un durissimo percorso di
studio con l’obiettivo di trasformare la sfida in opportunità, con
grande consapevolezza dello scenario in cui ci troviamo”, afferma
Mario Pardini, presidente di Lucca Crea. “La società, insieme alla
Lucca Holding Spa e al Comune di Lucca, sta facendo un
grande sforzo per creare nuovi strumenti e segnare un tracciato
diverso che integri e renda possibile la crescita del
festival con caratteristiche innovative da
capitalizzare per il futuro. Qualcosa che
possa durare nel tempo, arricchire quanto è stato fatto
sino ad ora”.
Alessandro Tambellini, Sindaco di Lucca, conclude ricordando che
“Con il protrarsi dell’emergenza sanitaria l’Amministrazione
Comunale ha preso piena consapevolezza di quanto la città e il
festival avrebbero risentito degli effetti della pandemia. In
questo caso, però, il rischio è molto
diverso perché riguarda la possibilità di esistere o
non esistere, di esserci o non esserci. L’avvio della fase
tre ci ha portati alla decisione di dare un segno di continuità
nonostante le difficoltà. Lucca Comics & Games nasce grazie a
uno sforzo d’ingegno e di immaginazione che ha portato il nome
della città di Lucca ad essere affiancata a quello di metropoli
come Tokyo, New York, Londra. Siamo consapevoli di non poter
pensare di vendere 271.000 biglietti, che non avremo 700.000
presenze; accoglieremo quindi un numero di persone sufficiente
per vivificare una città (ma anche i
territori limitrofi che beneficiano di un indotto importante) che
attende quell’evento con grande speranza. Per questo penso che
Lucca Comics & Games si debba
svolgere e debba essere inteso anche come il
contributo simbolico della città di Lucca alla rinascita del
Paese”.
Parte quindi oggi, a 110 giorni dalla data di inizio, il
conto alla rovescia che prevede la prosecuzione di un
lavoro straordinario, all’altezza delle migliori imprese, e un
percorso a tappe che rimanda a fine mese il prossimo appuntamento
con le prime anticipazioni sul programma e sulle modalità di
partecipazione, e a settembre le informazioni sull’apertura della
biglietteria.
Avengers:
Infinity War ha relegato Hulk a poco più di una
comparsa, all’inizio del film, quando Thanos ha la meglio su di lui
e lo spedisce sulla Terra. Da quel momento in poi, nel film,
vediamo soltanto Bruce Banner, che nella battaglia in Wakanda,
combatte dentro all’Hulkbuster. Arriva però ora in rete una scena
inedita e non completa secondo la quale i filmmaker avevano pensato
di mostrare alla fine di Infinity
War Banner trasformato in Smart Hulk.
Naturalmente la scena avrebbe visto coinvolta anche Vedova Nera, in
nome di quel legame speciale nato in Avengers: Age of Ultron ma
poi mai più approfondito.
Di seguito, potete vedere la scena
in cui Natasha e Sam Wilson, nei boschi del Wakanda, si imbattono
in Smart Hulk e vengono colti di sorpresa quando il bestione verde
rivolge loro la parola, spiegando che la sua idea “ha
funzionato” e che, sebbene non sia la soluzione migliore, è
comunque una condizione “gestibile”. Ecco il video:
Naturalmente la scena non ha gli
effetti completi perché non è stata mai inserita nel film e in
Avengers:
Endgame troviamo per la prima volta Smart Hulk che
spiega ai suoi amici come ha fatto a unire il meglio di Hulk e di
Banner e a farli coesistere, finalmente.
I creatori di Avengers:
Endgame hanno lavorato a stretto contatto con un
fisico professionista per assicurarsi che le scene dei viaggi nel
tempo fossero fortemente radicate nella scienza. Il fatto che
Endgame
sia stato un enorme successo, non ha certamente colto di sorpresa
nessuna; l’aspetto che però ha sorpreso i fan è stato il modo in
cui il film sia riuscito a gestire la complessa narrativa sui
viaggio nel tempo.
Nel cinecomic diretto Anthony e Joe Russo, i
Vendicatori si rendono conto che per fermare Thanos, e annullare
così lo schiocco delle dita che ha spazzato via metà della vita
nell’universo, dovranno mettere in atto una vera e propria “rapina
temporale” per rubare le Gemma dell’Infinito e assemblare il
proprio guanto. Naturalmente, gran parte del merito delle scene che
compongono Endgame può essere attribuito agli sceneggiatori
Christopher Markus e Stephen
McFeely, nonché ai fratelli Russo. Tuttavia, c’è stata
un’altra voce dietro le quinte, rimasta nell’ombra, i cui
contribuiti hanno influenzato grande parte della scienza necessaria
a rendere credibile la finzione.
Clifford
Johnson è il fisico che si è consultato con i fratelli
Russo mentre i due stavano lavorando alla sceneggiatura con Markus
e McFeely. In una lunga intervista concessa a
Indiewire, Johnson ha rivelato come ha influenzato il piano dei
Vendicatori, fornendo ai cineasti “molte conoscenze su quali
scenari del viaggio nel tempo avrebbero potuto sfruttare”,
prima di fare un passo indietro per lasciare loro decidere come
volessero implementare quelle conoscenze. “Ho visto molto di
ciò che li ho suggerito sul grande schermo”, ha dichiarato
Johnson.
I viaggi nel tempo di Avengers:
Endgame fortemente radicati nella scienza
“Volevano che questa “rapina
temporale” fosse il fulcro del film. Una delle loro domande più
frequenti era: ‘Che tipologia di viaggi nel tempo tipica dei film
si usa?’. Stavo cercando di aiutarli a parlare di vera scienza e
della necessità di una coerenza interna.” Johnson ha anche
fatto notare che le sue conversazioni iniziali con i registi hanno
contribuito ad ispirare la conversazione tra War Machine e Ant-Man
sui viaggi nel tempo, portando Smart Hulk a ridere dell’idea che i
viaggi nel tempo possano cambiare il futuro. A
Indiewire ha detto: “Ogni fisico che conosco amava Ritorno
al futuro, anche se la scienza in quel film viene trattata in
maniera ridicola. È un film perfetto da un punto di vista
narrativo, ma il concetto di scienza al suo interno è
sciocco.”
Avengers:
Endgame è arrivato nelle nostre sale il 24 aprile
2019. Nel cast del film Robert
Downey Jr., Chris
Evans, Mark
Ruffalo, Chris
Hemsworth e Scarlett
Johansson. Dopo gli eventi devastanti di Avengers:
Infinity War, l’universo è in rovina a causa
degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati
rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi
ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare
l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle
conseguenze che potrebbero esserci.
Nelle ultime settimane, Batman
Forever, il film diretto dal compianto Joel Schumacher nel 1995, è tornato sulla
bocca di tutti. Tutto è iniziato quando Marc Bernardin,
sceneggiatore della serie Star
Trek: Picard, ha svelato su Twitter di aver sentito
parlare di una Director’s Cut del film, ossia di un taglio della
durata di 170 minuti che la Warner Bros. non ha mai rilasciato.
In seguito alla diffusione della
notizia, è stato
Variety ad indagare sulla vicenda e adesso, in un nuovo report,
la celebre rivista ha confermato che la versione estesa del
cinecomic di Schumacher – una sorta di Schumacher
Cut, tanto per usare una denominazione molto in voga di
recente – esiste davvero. Secondo la fonte, il taglio da 170 minuti
avrebbe un tono molto più dark rispetto alla versione
cinematografica, e si aprirebbe con una sequenza in cui l’Harvey
Dent/Due Facce interpretato da Tommy Lee Jones fuggirebbe dall’Arkham Asylum.
La versione estesa conterrebbe anche diverse sequenze inedite con
protagonista l’Edward Nygma/Enigmista di Jim Carrey.
Sorprendentemente, apprendiamo che
molte di queste scene extra si concentrano sugli aspetti legati
all’emotività e alla psicologia del personaggio di Bruce Wayne; la
fonte riporta inoltre che è presente anche uno scontro tra Batman e
un gigantesco pipistrello di dimensioni umane (Man-Bat, in
sostanza).
Prima di iniziare ad esultare circa
la possibilità di un’eventuale release di questa versione estesa di
Batman
Forever,
Variety sottolinea che “i rappresentanti dello studio non
intendono discutere circa la distribuzione di una Director’s Cut di
Batman Forever. Non sanno nemmeno se il materiale inedito per
un’eventuale versione estesa sia ancora disponibile 25 anni
dopo.”
Batman Forever: la Director’s Cut verrà mai rilasciata?
A tutto ciò va aggiunto che, anche
se questi filmati inediti di Batman
Forever dovessero essere recuperati, il nuovo
assemblaggio del materiale avrebbe comunque bisogno della
supervisione di Joel Schumacher, che purtroppo – a causa della
scomparsa – non potrà essere in alcun modo coinvolto. Ricordiamo
che il regista è scomparso lo scorso 22 giugno all’età di 80. Aveva
anche diretto
Batman & Robin, uscito nel 1997.
Charlize Theron, KiKi Layne, Marwan Kenzari, Chiwetel Ejiofor,
Harry Melling e la regista Gina
Prince-Bythewood hanno risposto alle domande su The Old
Guard, il nuovo film Netflix disponibile dal 10 luglio sulla
piattaforma.
Oltre ai due protagonisti nel cast
di The Old
Guard anche Kiki Layne, Marwan Kenzari, Harry
Melling, Van Veronica Ngo, con Matthias
Schoenaerts e Chiwetel Ejiofor. Il film è
prodotto da David Ellison, Dana Goldberg, Don Granger, Charlize
Theron, AJ Dix, Beth Kono, Marc Evans.
The Old Guard, la trama
Da secoli il mondo dei
mortali è protetto da un gruppo clandestino guidato da una
guerriera di nome Andy (Charlize
Theron). Al suo interno ci sono mercenari molto uniti
tra loro e che stranamente non possono morire. Durante una missione
urgente le straordinarie capacità dei componenti della squadra
diventano improvvisamente pubbliche. Ora tocca ad Andy e all’ultima
arrivata Nile (Kiki Layne) aiutare il team a scongiurare il
pericolo rappresentato da chi, a qualsiasi prezzo, intende
replicare e sfruttare economicamente questo dono. Tratto dal
celebre fumetto di Greg Rucka e con la regia di Gina
Prince-Bythewood (LOVE & BASKETBALL, BEYOND THE LIGHTS – TROVA LA
TUA VOCE), The Old Guard racconta una storia
cruda, ancorata alla realtà e piena d’azione che dimostra come
vivere per sempre non sia così semplice.
Di recente sono balzate
all’attenzione della stampa e dei fan le dichiarazioni
di Anthony
Mackie circa la mancanza di diversi nel
MCU, non solo in
riferimento al cast dei film, ma anche e soprattutto alla troupe,
quindi a tutte le persone che lavorano sul set.
L’attore aveva dichiarato: “Mi
ha sempre irritato l’idea di aver fatto sette film con la Marvel in cui ogni produttore, ogni
regista, ogni stuntman, ogni costumista, ogni assistente alla
produzione… ogni singola persona era bianca”. E ancora:
“Poi hanno fatto Black Panther… con un regista nero, un
produttore nero, un costumista nero, un coordinatore degli stunt
nero. Se vogliamo, è una cosa ancora più razzista. Perché se assumi
i neri soltanto quando si tratta di un film sui neri, allora è come
se dicessi che non sono abbastanza degni per un film con un cast
composto principalmente da bianchi.”
Adesso sono stati Anthony e Joe Russo, registi
di ben quattro film del MCU – tra cui Avengers:
Infinity War e Avengers:
Endgame, a rispondere alle dichiarazioni dell’attore
durante un podcast di
MovieMaker. I due registi hanno in qualche modo appoggiato il
pensiero dell’attore e ammesso che, nonostante tutto l’impegno
possibile, si può sempre fare di più quando si tratta di concetti
come diversità ed inclusione.
“Penso che
possiamo fare tutti sempre di più in termini di diversità, tanto
nel nostro settore quanto in ogni altra industria, quindi Anthony
non ha affatto torto”,ha dichiarato
Joe Russo.“Penso che
dobbiamo tutti impegnarci di più per continuare a sostenere la
diversità su entrambi i lati della macchina da presa”,ha aggiunto Anthony Russo.“Abbiamo un sacco di rispetto per Anthony
Mackie. Non è solo un attore straordinario, ma è anche una persona
straordinaria e abbiamo adorato lavorare con
lui”.
Lo scorso anno i fratelli Russo
avevano ricevuto alcune critiche in merito ad alcuni momenti in cui
Endgame
ha provato ad abbracciare maggiormente il concetto di
“rappresentanza”, soprattutto in riferimento ai personaggi
femminili e alla comunità LGBTQ+. Va detto, comunque, che la
Marvel si sta impegnando per
cercare di arginare questo “problema”, ma per garantire che la cosa
si consideri davvero superata, forse lo studio dovrebbe prestare
maggiore attenzione alle parole di Mackie ed essere più attento
alla diversificazione dei talenti che operano dietro le quinte.
La diversificazione all’interno del
MCU
A partire da Black
Panther, i Marvel Studios hanno iniziato ad abbracciare
sempre di più il concetto di diversificazione all’interno delle
loro produzioni: a tre donne è stata affidata la regia di tre
cinecomics (Anna Boden ha co-diretto Captain
Marvel, Cate Shortland ha diretto Black
Widow e Chloé Zhao ha diretto Gli
Eterni), mentre due registi non caucasici hanno
diretto due cinecomics (di nuovo Chloé Zhao per Gli
Eterni e Destin Daniel Cretton ingaggiato invece
per Shang-Chi
and the Legend of the Ten Rings).
Sembra che le riprese del
travagliatissimo adattamento cinematografico di Uncharted,
la serie di videogiochi action-adventure
sviluppata da Naughty Dog, siano finalmente pronte a partire.
A confermarlo è un video condiviso da Tom
Holland, protagonista del film, attraverso le sue
storie Instagram.
Sembra che, per assicurarsi un
ambiente lavorativo il più sicuro possibile, la Sony abbia
predisposto tutta una serie di misure da seguire scrupolosamente.
Tra queste ci sarebbe anche il sottoporre Holland al tampone per il
Covid-19, come testimoniato proprio dai video condiviso dal giovane
attore attraverso il suo profilo IG.
Il video in cui vediamo Tom
Holland sottoporsi al tampone è stato accompagnato
dalla didascalia “First Day Back”, ossia “Primo giorno di ritorno”:
l’attore dovrebbe trovarsi in Germania, e si è sottoposto al
tampone in attesa di tornare sul set. A quanto pare, quindi, sembra
confermato che Holland girerà prima Uncharted e
poi Spider-Man
3, anche se non è escluso che le due produzioni –
entrambe Sony – potrebbero sovrapporsi, soprattutto se lo studio
confermerà a breve anche l’inizio delle riprese del nuovo film
dedicato all’Uomo Ragno.
Tutto quello che sappiamo su Uncharted con Tom Holland
In Uncharted, Tom
Holland sarà Nathan Drake, mentre Mark
Wahlberg vestirà i panni di Sully Sullivan. Non
tutti sanno che, inizialmente, Wahlberg avrebbe dovuto interpretare
l’eroe del titolo anni fa quando David O.
Russell era coinvolto nel progetto, mentre negli
anni la Sony ha deciso di sviluppare il film come
una origin story.
La sceneggiatura del film, che
arriverà al cinema il 16 luglio 2021, è stata firmata da
Art Marcum, Matt Holloway e Rafe
Judkins, e racconterà le avventure del protagonista Nathan
Drake nei suoi anni giovanili mentre diventa il cacciatore di
tesori che tutti conosciamo.
Vi ricordiamo che Uncharted sarà
la prima produzione cinematografica di Sony PlayStation
Productions, divisione interna della Sony fondata lo scorso anno da
Asad Qizilbash e Carter Swan in collaborazione con PlayStation
Productions, Chuck Roven, Avi Arad, Alex Gartner e Ari Arad.
Charlize Theron è una delle attrici più
talentuose dell’odierno panorama cinematografico hollywoodiano. La
cosa che ha sempre colpito dell’attrice è stata la continua volontà
di mettersi alla prova tanto in pellicole più impegnate (come ad
esempio Monster, che le ha fatto vincere il premio Oscar,
o il più recente
Bombshell) quanto in grandi blockbuster d’azione (si pensi
a Mad Max: Fury Road o ad Atomica
Bionda).
Proprio per questo, ancora oggi sono
in molti ad essere sorpresi del fatto che l’attrice non abbia mai
recitato in un film dell’Universo Cinematografico Marvel. Nonostante i fan
della Marvel avrebbero voluto vederla nei
panni di Captain
Marvel nell’omonimo film, in una recente intervista con
Variety in occasione della promozione di The Old
Guard, l’attrice ha confermato che non è mai stata
contattata dai Marvel Studios, né per quanto riguarda
Captain
Marvel né per qualsiasi altro tipo di progetto.
“Lo giuro su Dio. Non mi hanno
mai chiamato”, ha dichiarato Theron quando le hanno chiesto se
avesse mai parlato con i Marvel Studios circa la possibilità
di unirsi al cast di un loro film. “No, non sto mentendo. Ma va
bene così. Sai una cosa? Mi sto costruendo il mio percorso. Mi sto
creando da sole le mie opportunità. Quindi, va bene.”
Onestamente, è
abbastanza folle pensare che la Marvel non abbia mai puntato su
un’attrice così versatile come Theron, correndo il rischio che la
Warner Bros. si approcci di nuovo all’attrice per un eventuale film
del DCEU (ricordiamo che la stessa
ha avuto la possibilità di interpretare il ruolo di Ippolita in
Wonder
Woman di Patty Jenkins).
The Old Guard con Charlize Theron da oggi su Netflix
Per quanto riguarda The Old
Guard, il film è disponibile da oggi su Netflix. Si tratta dell’adattamento cinematografico
dell’omonima graphic novel scritta da Greg Rucka e
illustrata da Leandro Fernandez. Il film è diretto
da Gina Prince-Bythewood. Nel cast, oltre a
Theron, figura anche
Luca Marinelli,
Matthias Schoenaerts e
Chiwetel Ejiofor.
Vi ricordate di Francesca, la bionda
da capogiro che riusciva a strappare un bacio a Stefano Accorsi nel film di Muccino, L’ultimo bacio? Per
quei pochi di voi che non sanno di chi stiamo parlando, è
Martina Stella, icona pop degli anni 2000 e oggi
andremo a scoprire qualcosa in più sulla sua vita, sulla sua
carriera ed alcune curiosità.
Ecco 10 cose che non sai su
Martina Stella.
Martina Stella: tra film e fiction
all’italiana
10. I suoi film dopo
L’Ultimo Bacio. Esordisce nel nostro cinema nel 2001 ed a
dargli la prima parte da protagonista assoluta è Gabriele Muccino: L’ultimo bacio è un successo
al botteghino e il pubblico si innamora di lei. Da lì in poi, la
carriera di Martina impenna vertiginosamente. Nel 2002 recita in
Un amore perfetto, Amnèsia di
Salvatores e Nemmeno in un sogno.
Iniziano anche le collaborazioni con i registi stranieri, vedi
Ripopolare la reggia (2007) di Peter
Greenaway e Nine
di Rob Marshall (2009). Martina Stella viene
notata anche dai fratelli Vanzina, che prima la
scritturano per Un’estate ai Caraibi (2009) e poi
le offrono una parte in Sapore di te (2014). La
commedia diventa ormai casa sua, come lo dimostrano i suoi ultimi
lavori: Prima di lunedì (2016), Attesa e cambiamenti (2016) e il
primo cinepanettone targato NetflixNatale a 5 stelle (2018) di Marco Risi.
9. Diva del piccolo
schermo. Oltre al cinema (ed al teatro), Martina Stella è
un volto apprezzatissimo anche nelle serie tv e
fiction in cui ha recitato: da Le stagioni del
cuore (2004) o L’amore e guerra (2007)
degli studi Mediaset è con le produzioni Rai che Martina dà il
meglio di sé; recita nella terza stagione di Tutti pazzi
per amore (2011), prende parte alla miniserie tv
Caruso, la voce dell’amore (2012), ma soprattutto
è il ruolo di Ambra Negri della Valle ne L’allieva
(2016) ad esaltarla.
8. La Stella al ballo… con
le stelle. Tra le passioni coltivate negli anni Martina
Stella non ha mai nascosto l’amore per la danza,
ereditata dalla madre ballerina. Dopo l’esperienza de
L’allieva torna in tv nel 2017 per partecipare al
talent show Ballando con le stelle dove raggiunge
la puntata finale classificandosi terza.
Martina Stella è su instagram
7. Nuova vita sui
social. Oggi, senza grandi progetti cinematografici
all’orizzonte, Martina punta fortissimo sui social
network ed in particolare su Instagram. È
oltre quota 450 mila followers, posta quasi giornalmente e nelle
sue storie promuove cosmetici e consigli di
fitness.
Martina Stella, la mamma single che trova
l’amore
6. Una donna da far girare
la testa ai vip. Le sue storie amorose hanno sempre fatto
parlare di lei: prima la cotta per Valentino
Rossi, poi la relazione con l’imprenditore Lapo
Elkann per poi nel 2008 mettersi con l’attore pugliese
Primo Reggiani. Ma è dalla storia con
l’acconciatore Gabriele Gregorini che Martina
rimarrà in dolce attesa.
Martina Stella ha una figlia,
5. Ginevra e una mamma
single. Nell’ottobre del 2012 infatti
nasce la prima ed unica figlia dell’attrice romana
di adozione, Ginevra. Nel frattempo però Martina
decide di comune accordo di interrompere la storia con il suo
compagno Gabriele; lei ha sempre dichiarato che crescere
sua figlia da sola è stato davvero difficile, ma quel
momento della sua vita le ha dato un regalo enorme, l’essere mamma.
Oggi, con una foto postata su Instagram, Martina
Stella mostra il grande affiatamento che c’è tra
le due, oltre ad una impressionante somiglianza.
Un post condiviso da Martina Stella
(@therealmartinastella) in data: 6 Dic 2019 alle ore 9:27 PST
4. Il nuovo amore.Nel 2015 però, nonostante le numerose delusioni,
Martina incontra il procuratore calcistico
Andrea Manfredonia, con il quale si sposa
l’annodopo e tutt’ora vive.
Martina Stella e… Steven Soderbergh!
Un cameo
particolare. Gossip e vita privata a parte, pochi di voi
si saranno accorti di questo piccola apparizione
fugace nella filmografia di Martina Stella: l’attrice è nel cast di
Ocean’s Twelve, di Steven Soderbergh. Avete sentito bene! Ad un
certo punto del film, si nota una ragazza bionda di nome
“Francesca” che porta a Roman Nagel (Eddie Izzard) un
telefonino con una serie di numeri. Ecco, quella è
Martina. Se non vi fidate vi toccherà rivedere il
film.
Martina Stella età e altezza
Età e altezza. Martina Stella è nata il
28 novembre del 1984 a Impruneta in provincia di Firenze.
È alta 1 metro e 65 centimetri.
Fresco di trionfo ai Nastri
d’Argento, dove è stato insignito del premio come
miglior film e di altri 4 riconoscimenti (miglior
produttore, sceneggiatura, fotografia e costumi), arriva in
prima visione su Sky Cinema il secondo film scritto e
diretto dai fratelliD’Innocenzo,
Favolacce che
debutterà venerdì 10 luglio alle 21.15 su Sky Cinema
Due, disponibile anche on demand su Sky e
in streaming su NOW TV.
Prima della messa in onda del film,
alle 20.45 su Sky Cinema Due, sarà riproposta la
puntata de “Il Cinemaniaco
incontra Favolacce – I registi” , dove Gianni
Canova ha ospitato nel suo studio ‘virtuale’ i fratelli
D’Innocenzo per parlare del loro ultimo lavoro e dei loro progetti
futuri. Inoltre, in seconda serata, dalle 23.00 su Sky
Cinema Due, sarà programmato “La terra
dell’abbastanza”, l’opera prima dei fratelli
D’Innocenzo, disponibile anch’essa on demand.
Favolacce
– una produzione Pepito Produzioni con Rai Cinema
in coproduzione con Vision Distribution in associazione
con QMI in coproduzione con Amka Films e Rsi
Radiotelevisione Svizzera/Srg Ssr – è stato presentato in
concorso lo scorso febbraio alla Berlinaledove ha
vinto l’Orso d’argento per miglior sceneggiatura,
raccogliendo poi consensi unanimi da critica e pubblico in
occasione dell’uscita del film direttamente in digitale durante il
lockdown dei mesi scorsi.
Protagonista di Favolacce
è
Elio Germano, che interpreta Bruno Placido, sposato
con Dalila (Barbara Chichiarelli) e padre di due
ragazzi adolescenti. La loro vita, tra la scuola e gli amici,
all’apparenza priva di problemi, nasconde in realtà un disagio e
un’infelicità che serpeggia anche tra i loro coetanei del litorale
romano dove vivono. Una piccola comunità di famiglie, i loro figli
adolescenti, la scuola: un mondo apparentemente normale dove
silente cova il sadismo sottile dei padri, impercettibile ma
inesorabile, la passività delle madri, l’indifferenza colpevole
degli adulti. Ma soprattutto è la disperazione dei figli, diligenti
e crudeli, incapaci di farsi ascoltare, che esplode in una rabbia
sopita e scorre veloce verso la sconfitta di tutti.
«Il disagio, la solitudine,
l’inquietudine, trovano il principale luogo all’interno delle
famiglie di questa storia – descrivono così il loro film i
fratelli D’Innocenzo –. La casa, quella che
prima era un nido, anche teneramente limitante, ora è il nucleo
delle insofferenze, della freddezza, dell’ansia. Vogliamo indagare
nel modo più originale possibile le fratture comunicative di queste
famiglie, immerse nel flusso stagnante di routine asettiche, dove
forse solo le tragedie hanno la possibilità di scuotere».
Favolacce
è disponibile on demand su Sky e NOW TV anche
nella collezione dedicata ai film vincitori dei “Nastri
d’argento”, dove sono presenti alcuni dei film appena
premiati come “Figli” (miglior commedia,
miglior attore commedia e miglior attrice commedia a Mastandrea e
Cortellesi), “L’immortale” (miglior
regista esordiente a Marco D’Amore, miglior casting director),
“Il signor diavolo” (miglior soggetto),
“5 è il numero perfetto” (miglior attrice
protagonista a Valeria Golino) e “Ritratto della
giovane in fiamme” (miglior attrice non protagonista
a Valeria Golino).
A questi si aggiungerà
lunedì 13 luglio anche
“Pinocchio” di Matteo Garrone, premiato
con sei Nastri d’Argento (miglior regia, miglior attore non
protagonista a Roberto Benigni, scenografia, montaggio, sonoro e
costumi), dal 18 luglio “Aspromonte, la terra degli
ultimi”, che ha vinto il Nastro speciale della
legalità, e dal 23 luglio anche
“Hammamet” di Gianni Amelio, che ha vinto
il Nastro d’Argento per il miglior attore protagonista a
Pierfrancesco Favino.
Divenuto iconico nel ruolo del Jedi
Luke Skywalker, l’attore Mark Hamill
vanta una lunghissima carriera all’interno dell’industria
Hollywoodiana, dove si è sempre distinto per la sua versatilità. In
particolare, Hamill è diventato celebre come doppiatore, attività
divenuta con il tempo la più importante tra quelle da lui svolte.
Tutt’oggi Hamill si dimostra particolarmente prolifico, con
numerosi progetti che lo attendono nel futuro.
9. Ha recitato in note
serie televisive. Nel corso della sua carriera Hamill ha
recitato anche in diversi prodotti televisivi, a partire dalla
serie The Texas Wheelers (1974-1975), e proseguendo con
noti titoli come Storie incredibili (1986), Alfred
Hitchcock presenta (1987), Chuck (2011), Criminal
Minds (2013), The Flash
(2014), con Grant Gustin, e The Big Bang Theory
(2018), con Jim Parsons. Nel 2019 è Talus nella serie
Knightfall, mentre nel 2020 ha recitato in un episodio di
What
We Do in the Shadows, nel ruolo del vampiro Jim.
8. È un noto
doppiatore. Da sempre la principale attività di Hamill è
quella di doppiatore. Ad oggi sono numerosissimi i personaggi da
lui doppiati, sia in film che in serie tv animate. Il ruolo per cui
è maggiormente ricordato, tuttavia, è quello del pagliaccio Joker.
Hamill ne è infatti divenuto l’iconica voce a partire da
Batman (1992-1994), e poi ancora in titoli come
Batman: La maschera del fantasma (1993), Batman –
Cavaliere della notte (1997-1999), Justice League (2002-2006), Batman:
Arkham Asylum (2009), e Batman: The Killing
Joke (2016). Ha poi partecipato anche al doppiaggio di
serie come Trollhunters (2017-2018) e Dark Crystal – La
resistenza (2019).
Mark Hamill è su Instagram
7. Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 5,3 milioni di persone. Qui
Hamill è solito condividere numerose immagini relative ai progetti
a cui ha partecipato, ma anche diverse curiosità legate al mondo di
Star
Wars. L’attore ha inoltre conferito al proprio profilo un
taglio ironico, pubblicando spesso post comici di vario tipo. Non
mancano però anche sue più serie riflessioni sulla società e sul
mondo.
Mark Hamill: l’incidente
6. Ebbe un grave incidente
che ne compromise la carriera. Nel gennaio del 1977
l’attore era impegnato nelle ultime riprese del suo primo film
Guerre Stellari. L’11 di quel mese, tuttavia, rimase
coinvolto in brutto incidente d’auto, riportando la frattura del
naso e dello zigomo sinistro. L’intervento chirurgico, durato circa
sette ore, portò all’inevitabile, ma fortunatamente lieve,
trasformazione dei suoi tratti somatici. Per girare le ultime scene
venne pertanto utilizzata una controfigura, mentre a partire dai
film seguenti è possibile notare delle lievi trasformazioni nel suo
volto.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Mark Hamill è Joker
5. Non pensava avrebbe mai
ottenuto il ruolo. Hamill è la voce ufficiale del celebre
Joker da oltre 25 anni a questa parte. Nel 1993, infatti, si
propose ai provini pur senza nutrire grandi speranze di ottenere la
parte. L’attore era certo che la produzione non avrebbe mai assunto
l’interprete di un celebre eroe cinematografico per dar voce ad uno
dei più noti villain di sempre. Due settimane la sua audizione,
tuttavia, fu richiamato con la notizia che era stato ufficialmente
scelto.
4. Lavorò a lungo sulla
risata del personaggio. A risultare particolarmente
decisiva nella scelta di Hamill per il ruolo fu la risata che egli
propose per il Joker. Al tempo delle audizioni, l’attore era
impegnato a teatro con lo spettacolo Amadeus, dove
sfoggiava una notevole risata. Decise perciò di partire da questa,
portandola all’estremo e conferendovi un che di maligno. Ancora
oggi, la risata del Joker eseguita Hamill è considerata una delle
più iconiche e adatte al personaggio.
3. Ebbe paura di un
inevitabile confronto. Fu soltanto dopo aver saputo di
essere stato scelto per la parte che l’attore iniziò a nutrire una
grande paura nei confronti di questa. Come gli fu fatto notare,
infatti, la sua versione del Joker, anche se animata, sarebbe
seguita all’interpretazione che ne aveva fatto Jack Nicholson nel film del 1989. Per cercare
di non farsi intimorire da tale confronto, l’attore decise di
utilizzare la sua paura come motivatore, sperimentando sul
personaggio per trovarne una sua versione inedita. Questa fu poi
particolarmente apprezzata dai fan, che lodarono il lavoro di
Hamill.
Mark Hamill: il suo
patrimonio
2. Possiede un ricco
patrimonio. Dai primi anni Settanta ad oggi Hamill è
sempre stato un interprete particolarmente prolifico. Diviso tra
cinema, televisione e doppiaggio, vanta oltre 300 crediti come
attore, e la sua partecipazione a progetti di alto profilo lo hanno
portato negli anni a possedere un notevole patrimonio, stimato
intorno ai 18 milioni di dollari. Tale cifra potrebbe ulteriormente
crescere, dati i continui lavori in programma per l’attore.
Mark Hamill: età e altezza
1. Mark Hamill è nato a
Oakland, in California, Stati Uniti, il 25 settembre del
1951. L’attore è alto complessivamente 175 centimetri.
Remake del fortunato e omonimo film
francese, Gli Infedeli è un film a episodi che per
stile e toni si ispira alla tradizione della commedia all’italiana.
Diretto da Stefano Mordini vede protagonisti
Valerio Mastandrea,
Riccardo Scamarcio,
Laura Chiatti, Valentina Cervi, Marina Foïs. Gli
infedeli debutta in streaming dal 15 luglio su Netflix.
Gli infedeli: trama
Attraverso cinque storie brevi,
vengono raccontate le peripezie amorose di cinque uomini, ognuno
alle prese con mogli, fidanzate, amanti. Uno sguardo irriverente e
divertito, ma anche lievemente amaro, sull’amore.
Gli infedeli: trailer
Netflix è il più
grande servizio di intrattenimento in streaming del mondo, con
oltre 183 milioni di abbonati paganti in oltre 190 paesi che
guardano serie televisive, documentari e film in un’ampia varietà
di generi e lingue. Gli abbonati possono guardare tutto ciò che
vogliono in qualsiasi momento, ovunque e su ogni schermo connesso a
Internet. Possono mettere in pausa e riprendere la visione a
piacimento, senza interruzioni pubblicitarie e senza impegno.
LEBOWSKI
Lebowski è una nuova produzione
cinematografica fondata dall’attore e produttore Riccardo
Scamarcio. Gli Infedeli è il primo progetto firmato da Lebowski che
è già impegnata in un secondo film L’ultimo Paradiso di Rocco
Ricciardulli di cui Scamarcio sarà anche interprete.
INDIGOFILM
Indigo Film è una produzione
cinematografica indipendente italiana fondata da Nicola Giuliano,
Francesca Cima, Carlotta Calori. Nel corso degli anni ha prodotto
lungometraggi, documentari, serie TV diversificando la produzione
con una grande attenzione alla qualità e alla ricerca di nuovi
autori. Tra i film prodotti ricordiamo La grande bellezza di Paolo
Sorrentino, vincitore del Premio Oscar®, del Golden Globe® e del
Bafta come Miglior Film Straniero nel 2014.
HT FILM
HT Film è una produzione
cinematografica indipendente italiana fondata da Viola Prestieri.
Tra i film prodotti ricordiamo nel 2017 Fortunata
di Sergio Castellitto, presentato al Festival
di Cannes nella sezione Un Certain Regard che ha premiato
l’attrice protagonista Jasmine Trinca per la migliore interpretazione
e Euforia secondo film di Valeria Golino anch’esso presentato al
Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard nel 2018.
102 DISTRIBUTION
102 DISTRIBUTION è una società
italiana di distribuzione, produzione, sviluppo di progetti
originali cinema e tv, nell’acquisizione di diritti di remake tra
qui Un Fidanzato Per Mia Moglie regia di Davide Marengo, C’est La
Vie di Olivier Nakache ed Éric Toledano e adattamenti di libri di
successo come Piccoli Crimini Coniugali di Eric-Emmanuel Schmitt,
regia di Alex Infascelli con Sergio Castellitto e Margherita Buy,
Villetta Con Piscina di Hermann Koch.
In risposta alla richiesta senza
precedenti di intrattenimento d’altà qualità, da poter
gustare direttamente a casa, insieme a tutta la famiglia,
Warner Bros. annuncia l’arrivo in Italia di
“SCOOBY!”, l’avventura d’animazione sulle origini di
Scooby-Doo e la Mystery Inc., in esclusiva anteprima
digitale dal 15 luglio, disponibile per l’acquisto premium
su Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google
Play, TIMvision, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft
Film & TV e per il noleggio premium su
Sky Primafila e Infinity.
SCOOBY!: la trama e il cast
SCOOBY! ci svela
come gli amici di sempre Scooby e Shaggy si siano incontrati e, in
seguito, uniti ai giovani investigatori Fred, Velma e Daphne per
formare la famosa Mystery Inc. Con centinaia di casi risolti e
avventure condivise, Scooby e la banda ora dovranno affrontare il
loro mistero più grande e impegnativo di sempre: sventare un piano
volto a sguinzagliare il cane fantasma Cerberus nel mondo. Mentre
si apprestano a fermare questa “can-apocalisse globale”, i membri
della banda scoprono che Scooby ha un retaggio segreto e un destino
epico più grande di quanto potessero immaginare.
Nella versione originale di
SCOOBY! fanno parte del cast di doppiatori
Will Forte (“La rivincita delle sfigate”; la serie
TV “The Last Man on Earth”), come voce del migliore amico di
Scooby-Doo, Shaggy; l’attore due volte candidato all’Oscar Mark Wahlberg (“The Fighter”; “The Departed –
Il bene e il male”) è Blue Falcon; Jason Isaacs (i film di “Harry Potter”;
“The OA” in TV) è la voce del famigerato Dick Dastardly; Gina Rodriguez (“Deepwater: Inferno
sull’Oceano”; la serie TV “Jane the Virgin”) è la voce di Velma;
Zac Efron (“The Greatest Showman”; la saga
“Cattivi vicini”) quella di Fred; Amanda Seyfried (i film “Mamma Mia!”; “Ted 2”)
è Daphne; Kiersey Clemons (“Cattivi vicini 2”; la
serie TV “Angie Tribeca”) nei panni di Dee Dee; Ken
Jeong (“Crazy & Rich”; la trilogia di “Una notte da
leoni”) nel ruolo di Dynomutt; Tracy Morgan (“What
Men Want”; “30 Rock” in TV) nel ruolo di Captain Caveman; mentre
Frank Welker (il franchise di “Transformers”)
presta la voce a Scooby-Doo. SCOOBY! è diretto da
Tony Cervone, candidato all’Annie Award per il
film “Space Jam”, e due volte candidato agli Emmy per il suo lavoro
su “Duck Dodgers”.