Il prestigio conferito a Guillermo del Toro dall’Oscar per The Shape of Water potrebbe farlo diventare la persona più “appetibile” dal punto di vista della Universal per la realizzazione del suo Universal Monsterverse che è certamente cominciato con il piede sbagliato.
Il progetto inaugurato con un disastroso flop da La Mummia, la scorsa estate, prevedeva altri film, al momento in stand-by, tra cui L’Uomo Invisibile, Dottor Jekyl e Mr. Hide e La Sposa di Frankenstein. Tuttavia adesso lo studio tiene i film nel cassetto, aspettando l’input giusto per andare avanti.
Questo spunto potrebbe arrivare proprio da del Toro, che con i mostri ha sempre avuto una relazione di particolare affinità, tanto che è riuscito a portarli sul tetto di Hollywood con il suo ultimo film presentato alla Mostra di Venezia del 2017.
The Shape of Water – tutto sul film da Oscar
Di questa possibilità ha parlato J. Miles Dale, produttore insieme al regista di The Shape of Water, durante un’intervista con Screen Rant: “Non ne abbiamo parlato davvero. Ho fatto sette film con la Universal e li conosco e amo molto, e dopo La Mummia stanno facendo altre cose. È interessante, Guillermo propose a loro una versione del film, un remake del Mostro della Laguna, ma quando hanno sentito della ragazza e della creatura, lo hanno mandato via. Per loro è una proprietà intellettuale molto importante e faranno tutto ciò che vogliono. Si tratta di un progetto enorme ma non ne abbiamo parlato davvero. So che Guillermo ha pensato a tutti questi film. Ha progetti per Frankenstein, per sua moglie, e certamente non farà un remake del Mostro della Laguna Nera, ma credo che abbia la sua versione di ogni film. Ma non ne abbiamo parlato e auguro loro molta fortuna.”
L’ingresso di Guillermo del Toro nello Universal Monsterverse potrebbe senza dubbio cambiare le cose per il progetto, ma è chiaro che con due Oscar in mano, il regista messicano è diventato un personaggio davvero importante con cui trattare. Potrebbe decidere di salire in cattedra e fare di testa sua. Dopotutto ha dimostrato ampiamente di amare i mostri.



Bedos, che interpreta anche Victor, e Doria Tillier, interprete di Sarah, co-sceneggiatrice e compagna nella vita del regista, restituiscono un’intesa di coppia dinamica e raccontano un amore realmente complesso, lontano dalle romanticherie e dai classici schemi cinematografici. Se tradizionalmente la commedia romantica racconta la storia d’amore al nascere, interrompendosi con un fiducioso “e vissero felici e contenti”, Un amore sopra le righe è sicuramente un film romantico, ma non è una commedia, né tantomeno una storia tradizionalmente raccontata, dal momento che ha il coraggio di raccontare l’amore in tutte le sue fasi, nel corso della vita.

Ben presto il luogo fisico, grazie anche alla fotografia diafana di Rob Hardy, perde i propri connotati materiali per diventare cornice di un percorso spirituale. Redenzione o autodistruzione. Sono queste le due opzioni che le protagoniste hanno la possibilità di perseguire. In un mondo in cui sogno e incubo si mescolano l’uno all’altro, ciò che conta è la motivazione che anima il viaggio. Ci si trova all’interno di un intenso e spaventoso ciclo della vita, in cui ha un rilevante peso specifico il concetto di moltiplicazione cellulare.

