Le battute reciproche tra
Hugh Jackman e Ryan Reynolds in seguito all’annuncio di
Deadpool
3 sono state molto divertenti, e questo scambio
ha riportato alla luce la conversazione su uno dei peggiori
adattamenti a fumetti di cui proprio Jackman è stato protagonista:
X-Men Origins: Wolverine.
Prima di riscattare il personaggio
nei film di Deadpool, Reynolds ha effettivamente interpretato una
versione del personaggio nel film, e l’empio abominio che è emerso
per combattere il Logan di Jackman alla fine del film rimane uno
degli elementi più ridicolizzati di qualsiasi film di fumetti fino
ad oggi.
In occasione di una recente
apparizione pubblica, Ryan Reynolds ha parlato proprio del film in
questione, e mentre ha elogiato il suo co-protagonista per essere
così gentile e generoso con i suoi colleghi, non ha potuto
resistere all’opportunità per mantenere viva la loro finta faida di
lunga data.
“Tutti si aspettano che io
sventri Hugh Jackman, ma dirò che è stato una delle prime star del
cinema con cui abbia mai lavorato, nel 2007, in una discarica in
fiamme chiamato X-Men Origins Wolverine – quello era su di
lui”, ha detto Reynolds. “E quello che mi ha colpito di
lui è che era così gentile. È stata una delle prime persone che ho
visto a quel livello a trattare il ristoratore allo stesso modo del
regista, del produttore o del capo dello studio. Trattava tutti
allo stesso modo. E sai che quel tipo di impressione si diffonde. E
penso che Hugh Jackman sia probabilmente responsabile di molte
persone migliori che lavorano nello strano e meraviglioso mondo
dello spettacolo. Quindi sì. Anche [frick] quel ragazzo.”
Sebbene Origins abbia avuto alcuni
punti salienti (Victor Creed di Liev Schreiber,
per esempio), non riusciamo a essere in disaccordo con la
valutazione del film di Reynolds.
Deadpool 3, quello che
sappiamo
Shawn Levy dirigerà
Deadpool
3. Rhett Reese e Paul
Wernick, che hanno già firmato i primi due film sul
Mercenario Chiacchierone, scriveranno anche Deadpool 3, basandosi sui fumetti creati da
Rob Liefeld, confermandosi nella squadra creativa
del progetto, dopo che per un breve periodo erano stati sostituiti
da Lizzie Molyneux-Loeglin e Wendy
Molyneux.
Oltre a Ryan Reynolds non ci sono nomi confermati nel
cast del film. In Deadpool 2 c’erano Josh
Brolin nel ruolo di Cable e Zazie Beetz
in quello di Domino, mentre il primo film vedeva la presenza di
Morena Baccarin come Vanessa e T.J.
Miller come Weasel. Nel cast è stato anche confermato
Hugh Jackman, che torna a rivestire i panni di
Wolverine/Logan, dopo la sua gloriosa uscita di scena nel 2017 in
Logan, di James Mangold.
Paul Wernick e
Rhett Reese hanno dichiarato sul film: “È
una meravigliosa opportunità per i pesci fuor d’acqua. Deadpool è
un pazzo al centro di un film. Far cadere un pazzo in un mondo
molto sano di mente, è oro puro. Sarà davvero divertente.”Deadpool
3 uscirà il 6 settembre 2024.
Robert Downey Jr. ha salutato il MCU quando Iron Man si è
sacrificato in Avengers: Endgame, e mentre Steve
Rogers potrebbe essere davvero ancora vivo (per quanto ne
sappiamo), il finale di Infinity Saga ha anche segnato l’ultima
apparizione di Chris Evans come Capitan America. Ci sono
state voci insistenti secondo cui entrambi gli attori riprenderanno
i rispettivi ruoli per Avengers: Secret Wars, che è certamente
qualcosa che potrebbe succedere data la natura del Multiverso.
Mark Ruffalo (Bruce Banner/The Hulk) è apparso
sul palco dell’Emerald City Comic-Con durante il fine settimana e
gli è stato chiesto come si sente a rimanere nel MCU senza i suoi co-protagonisti
originali degli Avengers. “Triste, ma c’è una macchina del
tempo. E ci sono universi e realtà alternative, quindi può
succedere di tutto”, ha risposto. Ruffalo è stato ripreso per
aver rivelato un po’ troppo durante le interviste in passato,
quindi si è affrettato a chiarire che in realtà non si trattava di
uno spoiler.
“[Ride, guardando il soffitto]
Una di queste assi mi cadrà addosso? Amico, stai cercando di
mettermi di nuovo nei guai? Non dirò che non è possibile, ma non lo
farò diciamo che lo è”. Molti ritengono che il ritorno di
Evans e Downey Jr. – in particolare quest’ultimo – nel MCU offuscherebbe la presenza di
eventuali varianti o di altri attori nuovi in ruoli inediti, ma
Kevin Feige e co. probabilmente faranno tutto il
possibile per garantire che la saga del multiverso esca con il
giusto spazio e entusiasmo, quindi potremmo dire che i loro ritorni
sono una possibilità concreta.
Steven Spielberg rivela la sua
reazione emotiva nel vedere gli attori protagonisti di
The
Fabelmans,
Michelle Williams e
Paul Dano in costume per la prima volta. Mentre
la finzione del film utilizza un cognome diverso, Spielberg ha
basato The Fabelmans in gran parte dopo la sua
stessa vita e sull’inizio della sua carriera cinematografica, con
Williams e Dano che interpretano le versioni semi-romanzate dei
veri genitori del regista premio Oscar. Steven
Spielberg si è seduto per un’intervista con The Late Show con Stephen Colbert
per discutere di The
Fabelmans.
Discutendo dell’esperienza di
portare sullo schermo la storia della sua famiglia, Spielberg
rivela di aver pianto la prima volta che ha visto gli attori di
The
Fabelmans in costume, perché quella vista ha innescato
un flashback emotivo sui suoi veri genitori ed è rimasto sbalordito
da quanto gli sembrassero vicini.
“Mark Bridges [il costumista di
Fabelmans] è venuto da me e mi ha detto: ‘Ho Paul e Michelle qui
con i capelli, il trucco e i costumi. Mi sono girato e c’erano mio
padre e mia madre, e sono scoppiato a piangere. Proprio così. Non
ci ho nemmeno pensato. È successo e basta. Michelle è corsa da me,
mi ha abbracciato. Paul è venuto dietro di me – è davvero alto – mi
ha abbracciato per le spalle e mi ha semplicemente tenuto
stretto.”
Il film è trai protagonisti della
Stagione dei Premi in corso e, sebbene non stia
vincendo molte statuette, rimane uno dei migliori film della
stagione, un esempio di grande perizia tecnica e di grande cuore
nel fare il proprio lavoro.
Quando il tuo lavoro quotidiano viene
speso a pianificare una ribellione in una galassia molto, molto
lontana, è utile avere qualcosa che possa riportarti sulla Terra, o
su qualunque pianeta tu chiami casa.Quando non è il
più ricercato dell’Impero in “Andor”
di Disney+, Diego
Luna torna a teatro. È cresciuto
insieme al padre, ed è stata la costante della sua
carriera. “In un certo senso, mi ha
mantenuto sano di mente”, dice l’attore dopo una lunga
giornata sul set londinese della
seconda stagione di “Andor”. “Il
teatro è un ottimo modo per tornare indietro e mettere i piedi per
terra e ricordarti cosa questo è tutto.“
Tra la produzione delle
stagioni 1 e 2, ha trascorso due mesi su un palcoscenico di Madrid
dirigendo “Cada vez nos despedimos major“, un monologo che
presentava solo se stesso, un musicista e tre
lampade. Era molto diverso dai giganteschi set,
dalle orde di comparse e dalle altissime aspettative dell’universo
di “Star
Wars”.
Quella versatilità nella scala dei
suoi progetti ha definito l’intera carriera di Luna, per la quale
sarà onorato con un
Variety Virtuoso Award il 4 marzo al Miami
Film Festival. Da adolescente, la sua incursione
nel cinema messicano è arrivata in un momento in cui gli attori
hanno prestato i propri vestiti e auto per la parte.“Era risaputo che se ti fosse stato chiesto di
fare cinema, l’ultima cosa che avresti fatto era pensare di essere
pagato“, ammette l’attore. Alla
fine ha trovato un progetto che gli è valso il plauso e non
richiedeva i suoi effetti personali. Il classico on the road
di Alfonso Cuarón del 2001 “Y tu mamá
también” è spesso citato come un progressivo balzo in
avanti per il cinema messicano e ha lanciato la carriera di
Luna.
Nei 22 anni successivi, l’attore,
regista e produttore ha fatto di tutto, da drammi di prestigio
(“Frida” e
“Milk”), successi animati
(“Il libro della vita” e
“Maya e i tre“) e diverse serie
televisive ( “Narcos:
Messico” e “Pan y Circo”). Ma non importa il
progetto – con i piedi per terra o tra le stelle – deve esserci un
gancio personale per Luna. “Questa è
la bellezza di questo lavoro“,
dice. “Se c’è qualcosa di personale per ogni
progetto, diventano come francobolli che ti ricordano dove sei
stato.”
La serie tv
ANDOR
ANDOR
è stata ampiamente acclamata come la migliore serie TV di
Star
Wars su Disney+ e ha raccolto un
successo che sarà certamente duraturo. Nonostante le notizie
secondo cui lo show ha faticato a trovare un pubblico, siamo sicuri
che avrà tempo e modo per conquistare tutti e la storia raggiungerà
una conclusione adeguata, portandoci direttamente nella storia di
Rogue One, ora la seconda stagione sta andando
avanti come previsto. ANDOR presenta
Star
Wars da una prospettiva diversa, concentrandosi sulle
persone comuni le cui vite sono influenzate dall’Impero. Le
decisioni che prendono hanno conseguenze reali e la posta in gioco
per loro e per la Galassia non potrebbe essere più alta.
Diego Luna ritorna nei panni di Cassian
Andor
ed è affiancato dai membri del cast Genevieve O’Reilly,
Stellan Skarsgård, Adria Arjona, Denise Gough, Kyle
Soller e Fiona Shaw. I produttori
esecutivi sono Kathleen Kennedy, Tony Gilroy, Sanne
Wohlenberg,
Diego Luna e Michelle Rejwan. Tony
Gilroy è anche il creatore e lo showrunner.
Esistono innumerevoli storie, più o
meno note, che si possono raccontare sulla Seconda Guerra Mondiale,
offrendo punti di vista sempre nuovi di tale traumatico evento. Per
il suo ritorno dietro la macchina da presa, il premio Oscar
Mel
Gibson ha deciso di raccontare quello di Desmond Doss,
primo obiettore di coscienza a ricevere la medaglia d’onore, nel
film intitolato La battaglia di HacksawRidge (qui la
recensione).
Acclamato dalla critica, che l’ha
definito un glorioso film di guerra devoto ai valori fondanti
dell’umanità, il film si è rivelato anche un grande successo di
pubblico. A fronte di un budget di 40 milioni, l’incasso globale si
è infatti assestato intorno ai 175 milioni di dollari. Il film ha
inoltre guadagnato sei nomination al premio Oscar, tra cui miglior
film, miglior regia e miglio attore protagonista.
Nella rappresentazione della vera
storia di Desmond, nonostante alcuni “tradimenti” attuati per fini
cinematografici, gli autori si sono assicurati di essere il più
accurati possibile. Rendere onore al soldato, come anche ai valori
da lui espressi, era per loro il compito più importante. Di
seguito, dopo una breve panoramica sulla trama e sul cast, si
riporteranno dunque alcune delle principali differenze tra il film
e la storia vera.
La trama e il cast di La
battaglia di Hacksaw Ridge
Il film si svolge nel corso del
1942. Il giovane Desmond Doss decide di arruolarsi
nell’esercito come soccorritore militare. Durante l’addestramento
fin da subito eccelle nelle prove fisiche ma al momento di
imbracciare le armi, si rifiuta, intenzionato a rimanere fedele ai
propri principi pacifici. Ciò lo porta inevitabilmente ad essere
guardato con sospetto e disprezzo dai suoi commilitoni. Al momento
di partire per la guerra, Doss e il suo plotone vengono condotti
alla Battaglia di Okinawa per aiutare la divisione incaricata di
sorvegliare la scarpata di Maeda, detta “Hacksaw Ridge”. È qui, in
mezzo alla brutalità della guerra, che Doss dimostrerà a tutti il
proprio immenso valore.
Per dar volto al celebre soldato, è
stato scelto l’attore Andrew
Garfield, che ha così avuto modo di dar prova della
sua maturità e del suo talento. Per la sua interpretazione,
l’attore ha ricevuto la sua prima nomination all’Oscar come miglior
attore. Il riconoscimento più grande, tuttavia, sono state le lodi
del figlio di Doss, il quale ha ringraziato con commozione l’attore
per l’accuratezza con cui ha dato vita sul grande schermo a suo
padre. Garfield, infatti, si è preparato facendo lunghe ricerche su
Doss e il suo pensiero, cercando di poter riportare sul grande
schermo tutta la sua personalità. Allo stesso tempo, si è anche
dovuto allenare duramente per poter reggere gli sforzi previsti
dalle scene più complesse.
Nel cast sono presenti anche gli
attori Hugo
Weaving, nel ruolo del padre di Doss, Vince
Vaughn, in quelli del sergente Howell, Sam
Worthington, in quelli del capitano Glover, e Teresa
Palmer nei panni di Dorothy Schutte, moglie di Doss.
Nei piani originali anche Gibson avrebbe dovuto comparire sullo
schermo, ricoprendo il ruolo del sergente Howell. Egli preferì però
rinunciare alla parte così da potersi concentrare meglio sulla
regia del film, che considerava incentrato su un vero supereroe
senza calzamaglia.
La battaglia di Hacksaw
Ridge: la vera storia dietro al film
Nato in Virginia nel 1919,
Desmond Doss non hai mai realmente avuto l’aspetto
del tipico soldato da guerra. Come rappresentato nel film, egli era
infatti gracile e con un carattere particolarmente pacato. La sua
più nota caratteristica è tuttavia quella di non aver mai
imbracciato un’arma. Appartenente alla Chiesa Avventista
del Settimo Giorno, Doss rifiutava categoricamente la
violenza e, come mostra anche il film, considerava il
comandamento “non uccidere” il più importante dei dieci. Tale presa
di posizione portò realmente Doss a subire attacchi verbali e
fisici dai suoi commilitoni, i quali lo vedevano come l’anello
debole del gruppo.
Il film di Gibson esplora dunque in
maniera piuttosto fedele l’origine delle convinzioni del soldato.
Le differenze principali tra il film e la vicenda reale riguardano
infatti il rapporto di Doss con l’amata moglie
Dorothy. Nella pellicola, i due si incontrano in ospedale,
dove lei lavorava come infermiera. Nella realtà, i due si conobbero
in chiesa, per poi sposarsi nel 1942 e dare alla luce l’unico
figlio nel 1946. Il film di Gibson, inoltre, accentua per fini
drammatici il difficile rapporto tra Doss e suo
padre. Per necessità, dovuta ai ristretti tempi
cinematografici, si è inoltre preferito evitare il periodo della
vita di Doss in cui prestò servizio come medico a Guam e nelle
Filippine.
Questo avvenne prima della
battaglia di Okinawa, che è ovviamente il culmine
tanto del film quanto della carriera del soldato. Ad oggi non è
stato ancora stabilito quanti uomini Doss abbia effettivamente
salvato in quell’occasione. Egli affermò che erano circa
cinquanta, ma i suoi compagni sostennero che si trattava
di almeno il doppio. Per il film, Gibson trovò una
via di mezzo stabilendo il numero a 75. Il film è poi preciso
nell’indicare la data in cui a Doss fu consegnata dal presidente
Truman la medaglia d’onore, il 12 ottobre del
1945. In quello stesso periodo Doss riportò delle ferite che lo
costrinsero a congedarsi dall’esercito. Visse in tranquillità,
insieme a sua moglie, fino al 2006, anno della sua morte.
La battaglia di Hacksaw
Ridge: dove vederlo in streaming e in TV
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. La battaglia di
Hacksaw Ridge è infatti presente su Chili
Cinema, Rakuten TV, Infinity, Tim Vision, Apple iTunes e
Netflix. Su quest’ultima, il film è
attualmente al 4° posto nella Top 10 dei film più
visti in Italia. In base alla piattaforma scelta, ad ogni
modo, sarà possibile noleggiare il singolo film o sottoscrivere un
abbonamento generale al catalogo. In questo modo sarà poi possibile
fruire del titolo in tutta comodità e al meglio della qualità
video.
Creed
3 ha segnato un debutto vittorioso al botteghino con
il suo impressionante incasso di 58,7 milioni di dollari,
stabilendo un record per il franchise e detronizzando il due volte
campione delle classifiche USA “Ant-Man
and the Wasp: Quantumania“.Il
film ha preso il via a livello internazionale con 41,8 milioni
di dollari, portando il suo bottino globale a 100,4 milioni di
dollari.È anche una grande vittoria anche per le sale
cinematografiche, che puntano sulla fortuna di continuare a marzo
con le prossime uscite “Scream
VI“, “Shazam: Furia
degli Dei” e “John Wick:
Capitolo 4“. Gli incassi complessivi dei biglietti
sono superiori del 37% rispetto allo stesso punto del 2022, secondo
Comscore.
Nelle previsioni del il fine
settimana, “Creed 3” avrebbe dovuto guadagnare una cifra trai 36 e
i 40 milioni, il che sarebbe già stato sufficiente per stabilire un
nuovo livello massimo per la serie. Il primo “Creed“,
che ha rilanciato i film decennali di “Rocky” nel
2015, ha debuttato con 29,6 milioni, mentre il suo sequel del 2018
“Creed
II” aprì a $ 35,5 milioni.Ma il terzo
capitolo, diretta dalla star della serieMichael B.
Jordanal suo debutto come
regista, ha ricevuto una spinta da recensioni stellari e ottimi
punteggi di pubblico. Gli acquirenti iniziali dei biglietti,
che hanno assegnato al film un CinemaScore “A-“, erano per il 63%
uomini mentre il 55% aveva un’età compresa tra i 18 e i 34 anni. %
erano neri e il 13% erano asiatici, secondo i dati
PostTrak.
Creed
3 ha anche beneficiato di biglietti Imax più costosi
(un enorme 38% degli incassi proveniva da schermi premium di grande
formato), nonché di un’affluenza migliore del previsto venerdì con
soli $ 22 milioni.“Michael ha fatto un ottimo
lavoro lanciando questo film e, così facendo, offrendo un’ulteriore
prova che il botteghino è tornato ed è pronto a supportare la lista
forte e diversificata di quest’anno“, afferma il CEO di Imax
Rich Gelfond.Creed
3, con un budget di 75 milioni di dollari, è il film
più costoso della trilogia (i suoi predecessori sono costati
rispettivamente 35 e 50 milioni di dollari), ma gli analisti al
botteghino sono ottimisti sulla sua corsa nelle sale.
Arriva in prima tv
su
Sky Kimi – Qualcuno in ascolto, scritto e diretto dal
Premio Oscar Steven Soderbergh, lunedì 6
marzo alle 21.15 su Sky Cinema Uno e Sky Cinema 4K, in streaming su
NOW e disponibile on demand, anche in qualità 4K. Un
avvincente “tecno-noir” denso di mistero con protagonista Zoë Kravitz.
Con lei anche Byron
Bowers, Jaime Camil, Erika
Christensen, Derek DelGaudio,
Robin Givens, Charles Halford, Devin
Ratray, Jacob Vargas, con Rita
Wilson. La sceneggiatura è di David
Koepp.
Angela Childs è un’analista tecnica
che esamina dei flussi di dati per la Amygdala Corporation, azienda
fornitrice dell’assistente virtuale ad attivazione vocale KIMI. Il
mondo è alle prese con una pandemia e, anche se le restrizioni sono
allentate, Angela, che soffre di agorafobia, segue una rigida
routine all’interno della sicurezza del suo loft nel centro di
Seattle.
Angela comunica con la madre, il
suo dentista e il suo terapista tramite chat video e flirta con il
suo vicino dall’altra parte della strada, dimostrando che non ha
mai bisogno di lasciare le comodità di casa.
Ma le cose cambiano quando sente
qualcosa di orribile in uno dei flussi che sta analizzando.
Segnalarlo tramite e-mail è troppo rischioso, quindi un collega
fidato le consiglia di recarsi presso la loro sede centrale in
centro e parlare direttamente con la dirigente Natalie Chowdhury,
per avvisarla di quello che Angela è certa sia un crimine grave.
Angela non esce di casa da prima della pandemia: anche solo
arrivare in ufficio è una grande sfida, ma lei è determinata a fare
la cosa giusta. Ma non ha idea di cosa le accadrà realmente quando
e se riuscirà a uscire dalla sua zona di comfort.
Dopo una forte apertura,
Ant-Man and the Wasp: Quantumania (leggi la
recensione)dei Marvel Studios ha subito il più
grande calo della seconda settimana nella storia del
Marvel Cinematic Universe,
e il trequel diretto da Peyton Reed continua la sua corsa al
ribasso anche nel suo terzo fine settimana. Il
primo film della Fase 5 della Marvel ha incassato 12 milioni di
dollari al botteghino nazionale, un calo del 61% rispetto allo
scorso fine settimana. Allo stato
attuale, Ant-Man 3potrebbe terminare la sua corsa con un totale globale di poco
meno o più di 500 milioni di dollari, il che lo renderebbe il più
basso guadagno del franchise.
Alcuni analisti hanno cercato di dare una svolta positiva a
questi numeri, ma non si può sfuggire al dato ineluttabile: quanto
sia deludente questa performance. Molti grandi successi in studio
tendono ad essere a prova di critica, ma questo non si è dimostrato
il caso dei film MCU (ancheEternalsha
sottoperformato), con recensioni negative e scarso passaparola che
hanno avuto chiaramente un impatto sulle vendite dei
biglietti.
Un altro trequel invece ha
segnato un vero record!Creed
III della MGM,si è fatto strada al box office USA, segnando un importante
58,6 milioni di dollari in patria e ha superato i 100 milioni di
dollari in tutto il mondo, soffiando il primo posto daQuantumania.
Nel film, che dà ufficialmente il
via alla
Fase 5 del Marvel Cinematic Universe, i Super
Eroi Scott Lang (Paul
Rudd) e Hope Van Dyne (Evangeline
Lilly) tornano per continuare le loro avventure
come
Ant-Man and The Wasp. Insieme ai genitori di Hope,
Hank Pym (Michael
Douglas) e Janet Van Dyne (Michelle
Pfeiffer), la famiglia si ritrova a esplorare
il Regno Quantico, a interagire con nuove strane creature e a
intraprendere un’avventura che li spingerà oltre i limiti di ciò
che pensavano fosse possibile. Diretto da Peyton
Reed e prodotto da Kevin Feige, p.g.a. e Stephen Broussard,
p.g.a.,Ant-Man
and the Wasp: Quantumania è interpretato anche da
Jonathan Majors nel ruolo di Kang,
David Dastmalchian nel ruolo di Veb, Katy O’Brian nel ruolo di
Jentorra, William Jackson Harper nel ruolo di Quaz
e Bill Murray in quello di Lord Krylar.
Everything Everywhere All At Once è
inarrestabile e continua la sua marcia trionfale verso il
Dolby Theatre, dove, a questo punto, è probabile
che farà piazza pulita di ogni premio disponibile. Il film dei
Daniels ha appena vinto anche il WGA Award per la
sceneggiatura.
I WGA Awards sono i
premi che il sindacato degli sceneggiatori assegna ogni anno alla
categoria e quest’anno, oltre ai Daniels, ha premiato anche
Women
Talking, per la migliore sceneggiatura adattata. Resta
da capire come la scelta della gilda si rispecchierà sull’Academy
Awards la prossima domenica, dal momento che per gli Oscar,
ineleggibile per la Gilda, c’è anche Gli Spiriti
dell’Isola che potrebbe dare fastidio al film dei Daniels.
Non resta che aspettare per saperlo.
WGA Awards 2023, tutti i vincitori
ORIGINAL SCREENPLAY
Everything Everywhere All At Once
Written by Daniel Kwan & Daniel Scheinert; A24
COMEDY/VARIETY TALK SERIES
Last Week Tonight with John Oliver
Senior Writers Daniel O’Brien, Owen Parsons, Charlie Redd,
Joanna Rothkopf, Seena Vali Writers Johnathan Appel, Ali
Barthwell, Tim Carvell, Liz Hynes, Ryan Ken, Mark Kramer, Sofia
Manfredi, John Oliver, Taylor Kay Phillips, Chrissy Shackelford;
HBO/HBO Max
LIMITED SERIES The White Lotus
Written by Mike White; HBO/HBO Max
DRAMA SERIES Severance
Written by Chris Black, Andrew Colville, Kari Drake, Dan
Erickson, Mark Friedman, Helen Leigh, Anna Moench, Amanda
Overton; Apple
TV+
NEWS SCRIPT – ANALYSIS, FEATURE, OR COMMENTARY
“Targeting Americans” (60 Minutes)
Written by Scott Pelley, Oriana Zill de Granados; CBS News
RADIO/AUDIO NEWS SCRIPT – REGULARLY SCHEDULED, BULLETIN, OR
BREAKING REPORT
“Hail And Farewell: Saluting 5 Who Made A Difference”
Written by Gail Lee; CBS Radio
QUIZ AND AUDIENCE PARTICIPATION
Baking It
Writers Neil Casey, Chad Carter, Jessica McKenna, Zach
Reino; Peacock
DOCUMENTARY SCRIPT – OTHER THAN CURRENT EVENTS
“Episode Two: An American (1775 – 1790)” (Benjamin Franklin)
Written by Dayton Duncan; PBS
ON AIR PROMOTION “CBS Celebrates
Juneteenth”
Written by Justin DiLauro; CBS News
DOCUMENTARY SCREENPLAY
Moonage Daydream
Written by Brett Morgen; Neon
EPISODIC COMEDY “The One, The Only”
(Hacks)
Written by Lucia Aniello & Paul W.
Downs & Jen Statsky; HBO/HBO Max
EPISODIC DRAMA “Plan and Execution” (Better Call Saul)
Written by Thomas Schnauz; AMC
RADIO/AUDIO NEWS SCRIPT – ANALYSIS, FEATURE, OR
COMMENTARY “What I Wish I Knew Before I Started
IVF” (The Waves)
Written by Cheyna Roth; Slate
COMEDY SERIES The Bear
Written by Karen Joseph Adcock, Joanna Calo, Rene Gube, Sofya
Levitsky-Weitz, Alex O’Keefe, Catherine Schetina, Christopher
Storer; FX Networks
CHILDREN’S EPISODIC, LONG FORM AND SPECIALS
“Prison or Palace” (Life by Ella)
Written by Hernan Barangan; Apple TV+
DAYTIME DRAMA
Days of Our Lives
Head Writer Ron Carlivati Writers Lorraine
Broderick, Jazmen Darnell Brown, Joanna Cohen, Carolyn Culliton,
Richard Culliton, Cheryl Davis, Kirk Doering, Christopher Dunn,
Jamey Giddens, David Kreizman, Ryan Quan, Dave Ryan, Katherine D.
Schock; NBC
NEWS SCRIPT – REGULARLY SCHEDULED, BULLETIN, OR BREAKING
REPORT “The Water Crisis in Jackson, Mississippi” (CBS
Evening News with Norah O’Donnell)
Written by James Hutton, Rob Rivielle; CBS News
DIGITAL NEWS “How Oregon’s Prison System
Retaliated Against Its Most Effective Jailhouse Lawyer”
Written by Jessica Schulberg; HuffPost.com
COMEDY/VARIETY SKETCH SERIES
Inside Amy Schumer
Writers Georgie Aldaco, Rosebud Baker, Jeremy Beiler, Cazzie
David, Tova Diker, Derek Gaines, Jon Glaser, Jaye McBride, Tim
Meadows, Christine Nangle, Daniel Powell, Tami Sagher, Amy Schumer,
Joe Strazzullo, Sydnee Washington, Ron Weiner; Paramount+
TV & NEW MEDIA MOTION PICTURES Honor
Society
Written by David A. Goodman; Paramount +
NEW SERIES Severance
Written by Chris Black, Andrew Colville, Kari Drake, Dan
Erickson, Mark Friedman, Helen Leigh, Anna Moench, Amanda
Overton; Apple TV+
SHORT FORM NEW MEDIA Three Busy Debras
Written by Sandy Honig, Mitra Jouhari, Sarah Sherman, Alyssa
Stonoha, Diana Tay, Evan Waite; Adult Swim
DOCUMENTARY SCRIPT – CURRENT EVENTS “Lies,
Politics and Democracy” (Frontline)
Written by Michael Kirk & Mike Wiser; PBS
ANIMATION
“Rectify” (Undone)
Written by Elijah Aron & Patrick Metcalf;
Prime Video
COMEDY/VARIETY SPECIALS Jerrod Carmichael:
Rothaniel
Written by Jerrod Carmichael; HBO/HBO Max
RADIO/AUDIO DOCUMENTARY
“Like a Lion With No Teeth” (Crime Show)
Written by Emma Courtland & Cat Schuknecht; Gimlet Media
ADAPTED SCREENPLAY
Women Talking, Screenplay by Sarah Polley, Based upon the
Book by Miriam Toews; Orion Pictures/MGM
L’imminente serie The
Penguin di HBO Max ha guadagnato un altro
grande nome. Il noto sito americano
Variety riporta che Clancy Brown si è unito al
cast dello spin-off di The Batman. Secondo Variety, Brown
interpreterà il ruolo di Salvatore Maroni, il famigerato
boss del crimine di Gotham City e qualcuno che ha frequenti scontri
con Oswald Cobblepot, alias Il Pinguino (interpretato da
Colin Farrell). Sebbene Maroni non sia
mai stato visto in The
Batman, è stato menzionato più volte, con il suo
arresto da parte della polizia corrotta di Gotham che ha permesso
all’ascesa dell’organizzazione criminale di Carmine
Falcone a discapito della caduta proprio di Maroni.
Clancy Brown non è
estraneo al mondo delle proprietà DC, anche se questo sarà il suo
primo ruolo live-action nell’Universo DC. In precedenza,
ha interpretato il ruolo della voce di Lex Luthor in oltre
un decennio di ruoli, spaziando tra vari film d’animazione e serie
televisive e persino videogiochi. Tra qualche settimana
arriverà al cinema nell’atteso sequel John Wick:
capitolo 4 come “The Harbinger”.
Ambientata nel mondo di The Batman del 2022, la serie HBO Max si
concentrerà sul passato di Oswald Cobblepot e mostrerà la sua
ascesa al potere nello squallido ventre di Gotham piuttosto che
ritrarlo come il boss affermato. Il personaggio ha una ricca
storia di apparizioni dal vivo, poiché Danny DeVito ha interpretato il famoso
Pinguino in
Batman: Il ritorno di Tim Burton mentre Robin Lord Taylor lo ha
interpretato nella precedente serie Gotham.
In attesa degli Oscar 2023, il
prossimo 12 marzo, si completa la carrellata dei premi di categoria
assegnati dalle gilde di Hollywood. Gli ASC
Awards, i premi assegnati ai direttori della fotografia
dai direttori della fotografia, hanno incoronato quest’anno
Mandy Walker, che ha firmato la fotografia di
Elvis
di Baz Luhrmann. Walker è la prima donna a vincere
in questa categoria, e potrebbe ripetere trionfare anche agli
Oscar, dal momento che negli ultimi 36 anni, 17 volte il premio
della gilda ha coinciso con quello dell’Academy.
Ecco di seguito tutti i vincitori degli ASC Awards 2023
THEATRICAL FEATURE FILM
Mandy Walker, Elvis (Warner Bros.)
EPISODE OF A ONE-HOUR NON-COMMERCIAL TELEVISION
SERIES M. David Mullen, The
Marvelous Mrs. Maisel – “How Do You Get to Carnegie Hall?”
(Prime Video)
PILOT, LIMITED SERIES, OR MOTION PICTURE MADE,
TELEVISION
Sean Porter, The Old Man – “I” (FX)
SPOTLIGHT AWARD
Sturla Brandth Grøvlen, War Sailor (DCM
Film)
EPISODE OF A ONE-HOUR COMMERCIAL TELEVISION
SERIES
Jules O’Loughlin, The Old Man – “IV” (FX)
DOCUMENTARY AWARD
Ben Bernhard and Riju Das, All That
Breathes (HBO/HBO Max)
EPISODE OF A HALF-HOUR SERIES
Carl Herse, Barry – “Starting Now” (HBO/HBO
Max)
The
Joker del 2019 non è stato il film fedele ai fumetti e
ma ci ha regalato un’interpretazione unica e autonoma del Clown
Principe del crimine e della sua storia di origine. Questo si
è rivelato tutt’altro che negativo, ovviamente, e mentre il film di
Todd Phillips si allontanava dal
materiale originale, ha più che compensato con un approccio
avvincente e spesso inquietante alla malvagia trasformazione di
Arthur Fleck. Questo approccio unico al classico cattivo
dei fumetti continuerà in Joker:
Folie à Deux , e ora abbiamo foto e filmati dal
set di Los Angeles. Nei contenuti qui sotto, vediamo
Joaquin Phoenix che può essere visto correre in
preda al panico per Gotham City, apparentemente inseguito da
imitatori Joker.
Uno sembra esattamente come Fleck
nell’atto finale del primo film, e non possiamo fare a meno di
chiederci se tutto questo potrebbe essere solo nella testa del
cattivo. Dopotutto, da quello che sappiamo sul film la storia
dovrebbe rimanere all’interno dei confini dell’Arkham
Asylum in questo seguito (dove incontrerà la collega paziente
Harley Quinn), anche se sarebbe sicuramente interessante
vedere cosa è successo a Gotham se dovessero scappare!
Joker:
Folie à Deux presenterà il ritorno di Joaquin Phoenix mentre riprende il suo ruolo
vincitore dell’Oscar come il cattivo DC JOKER. Il sequel presenterà
anche il ritorno di Sophie di
Zazie Beetz insieme ai nuovi arrivati
Brendan Gleeson, Catherine Keener, Jacob Lofland e Harry
Lawtey. I dettagli della trama sono ancora per lo più
nascosti, ma sappiamo che la maggior parte del film si svolgerà ad
Arkham Asylum e conterrà significativi “elementi
musicali”.
Rumors recenti inoltre hanno anche suggerito che la
versione di Gaga su Harley Quinn avrà un ruolo più importante di
quanto originariamente riportato, con la storia che si svolge
interamente dal suo punto di vista.
Il film del 2019 è stato un
successo sia di critica che commerciale con un incasso mondiale di
oltre 1 miliardo di dollari al botteghino, rendendolo il film con
il maggior incasso di tutti i tempi. Ha ricevuto
riconoscimenti da numerosi importanti enti premiati, tra cui due
Oscar e due Golden Globe, sia per il miglior attore che per il
miglior suono originale.
Quasi un anno dopo il famigerato schiaffo
degli Oscar, il comico ChrisRock ha finalmente affrontato ciò che è
accaduto nel suo speciale Netflix
dal vivo, “Selective Outrage”. Dopo un’ora di nuovo materiale
che alludeva solo al
famigerato Slapgate – “Dicono, ‘le parole fanno
male.’ Chiunque dica ‘le parole feriscono’ non è mai stato preso a
pugni in faccia”, ha scherzato all’inizio della
serata — il comico ha finalmente raccontato le conseguenze dello
schiaffo sul palco del premio Oscar WillSmith.
“Sapete tutti cosa mi è successo,
essere schiaffeggiato da Suge Smith. Tutti sanno. Lo sanno tutti,
cazzo”, ha detto Rock. “Ho ricevuto uno
schiaffo tipo un anno fa… e la gente mi chiede: “Ha fatto
male?” Fa ancora male. Ho “Summertime” che mi risuona nelle
orecchie.” Nonostante la pressione della stampa per
aprirsi su quello che è successo, ChrisRock è stato irremovibile sul fatto che non
ne avrebbe parlato in un talk show. “Non sono una
vittima, piccola. Non mi vedrai mai piangere su Oprah o Gayle
[King]. Non lo vedrai mai… Non accadrà mai. Fanculo quella merda,
ho preso quella merda come [Manny] Pacquiao.
Per quanto riguarda il fatto che lo schiaffo
abbia fatto male, ChrisRock è stato diretto. “Will
Smith è significativamente più grande di me. Non abbiamo le stesse
dimensioni. Will Smith fa film senza maglietta. Non mi hai mai
visto fare un film senza maglietta. Will Smith ha interpretato
Muhammad Ali in un film. Pensi che abbia fatto il provino per
quella parte? Ho interpretato Pookie in “New Jack City”. Ho suonato
un pezzo di mais in ‘Pootie Tang.‘”
Il comico ha continuato rivelando che anche
il titolo del suo spettacolo è stato ispirato dallo schiaffo,
“Will
Smith pratica ‘Selective Outrage'”, ha spiegato Rock.
“Tutti quelli che lo sanno davvero, sanno che
non ho avuto niente a che fare con quella merda. Non ho avuto alcun
‘intrico‘”. Per gli spettatori che potrebbero non aver
capito, Rock si riferiva al famigerato episodio di “Red Table
Talk” con Smith e sua moglie, Jada Pinkett Smith, dove ha ammesso di avere
una relazione con un altro uomo. “Sua moglie si stava
scopando l’amico di suo figlio. Normalmente non parlerei di questa
merda… Non ho idea del perché due persone di talento farebbero
qualcosa di così fottutamente basso. Siamo stati tutti traditi.
Tutti qui dentro sono stati traditi. Nessuno di noi è mai stato
intervistato dalla persona che ci ha tradito… in televisione. Lo ha
ferito molto più di quanto lui abbia ferito me.”
ChrisRock ha rivelato di aver cercato di
mettersi in contatto con Will Smith dopo la messa in onda dell’episodio.
“Tutti nel mondo lo chiamavano puttana. Ho provato a chiamare il
figlio di puttana. Ho provato a chiamare quell’uomo e fargli le mie
condoglianze. Non ha mai risposto. Il comico ha poi elencato tutte
le persone di Hollywood che hanno definito Smith una “cagna” dopo
il “Red Table Talk”, tra cui “The View”, “The Talk”, “The Breakfast
Club”, “Drink Champs” e Presto. “Tutti lo chiamavano puttana e
chi ha picchiato? Me.”
ChrisRock ha anche ricordato che i rapporti non
erano positivi tra lui e la famiglia Smith in seguito agli Oscar
del 2016, che ha condotto. Quell’anno,
Pinkett Smith chiese il boicottaggio a causa della mancanza di
diversità nelle nomination. “Ha fottutamente detto che
[io] avrei dovuto ritirarmi perché Will non è era stato nominato
per ‘Commozione cerebrale’. Che cazzo? Allora ci faccio qualche
battuta. Chi se ne frega? Ecco com’è andara! L’ha iniziata lei.
L’ho finita io. Nessuno se la prende per questa stronza. Ha
iniziato lei questa merda. Nessuno se la prendeva con
lei“.
Poi ha cambiato tono, condividendo la sua
ammirazione per l’attore. “Amo Will Smith, tutta la mia
vita… fa grandi film. Ho tifato per Will Smith per tutta la vita.
Tifo per questo figlio di puttana.”Ha ammesso Rock.
“E ora guardo ‘Emancipation’ solo per vederlo
urlare.” Alla domanda “Perché non ha
fatto niente dopo lo schiaffo? “Perché ho dei genitori”, ha
spiegato Rock. “Sono cresciuto. E sai cosa mi hanno insegnato i
miei genitori? Non litigare davanti ai bianchi”.
Vestito tutto di bianco con indosso una
collana Prince, Rock ha dato il via al suo set parlando della
cultura del risveglio. Il comico ha detto che era per “wokeness” e
sostiene le comunità emarginate, ma è stanco di “indignazione
selettiva”. “Una persona fa qualcosa, viene cancellata. Qualcun
altro fa esattamente la stessa cosa, e non succede niente“, ha
detto. “Sai di cosa sto parlando… il tipo di persone che suonano
canzoni di Michael Jackson ma non suonano R. Kelly. Stesso crimine,
uno di loro ha appena ottenuto canzoni migliori. Il comico ha
toccato una serie di argomenti, tra cui l’attenzione “la più grande
dipendenza in America”, l’aborto, Beyoncé, i Kardashian e Meghan
Markle, la duchessa del Sussex.
Rock ha messo in dubbio lo shock di Markle
durante la sua intervista a “Oprah” sul razzismo nella famiglia
reale. “Non hai cercato su Google questi figli di
puttana?” ha detto. “Che cazzo sta
dicendo che non
sapeva ? È la famiglia
reale. Sono i razzisti originali. Hanno inventato il
colonialismo. Sono gli OG del razzismo. Sono la Sugarhill
Gang del razzismo”.
Trasmesso in diretta da Baltimora
all’Hippodrome Theatre, la presentazione di Rock è stata introdotta
da un pre-spettacolo dal vivo condotto dal comico Ronny Chieng,
presentatore dal Comedy Store di Los Angeles. La scaletta includeva
comici come Leslie Jones, JB Smoove, David Spade e Dana
Carvey, che hanno usato il tempo per condividere storie
toccanti sul lavoro con Rock… e per dare ulteriore carico su Will
Smith. “Scommetto che Will Smith schiaffeggia la TV
stasera“, ha detto Arsenio Halll. (Hall, Spade,
Carvey e Smoove sono tornati dopo il set di Rock per una
discussione post-spettacolo, alla quale hanno partecipato anche
Yvonne Orji e Kareem Abdul-Jabbar.)
Il grande regista Paul
Verhoeven, autore di RoboCop e Basic Instinct, torna sul grande schermo con il dramma
storico Benedetta. Il film è
del 2021, ma è arrivato nelle sale italiane
solo il 2 marzo 2023. L’attrice
belga Virginie Efira (Elle) è la suora al
centro del film. In Benedetta troviamo
anche il grande volto del cinema Charlotte Rampling: La caduta degli
dei, Stardust
Memories, Sotto la sabbia, Dune.
Benedetta: la
trama
Il
film Benedetta è un dramma storico e
biografico. La vicenda alla base è tratta dal saggio di
Judith C. BrownAtti impuri – Vita di una
monaca lesbica nell’Italia del Rinascimento. L’opera
di Brown s’ispira alla vita di
Benedetta Carlini, una suora che
nel XVII secolo intraprende una storia
d’amore omosessuale con un’altra donna del suo convento.
Benedetta cresce
fin da bambina in un convento. Mossa da una grandissima devozione
nei confronti della Vergine, la protagonista sembra inizialmente la
più rigorosa di tutte le suore. È l’arrivo
di Bartolomea, una donna che prende il voto per
sfuggire ad un padre violento, a far crollare la rigida
moralità di Benedetta. Da subito le due donne
percepiscono una forte attrazione, qualcosa che nemmeno l’abito da
suora può celare.
Un dramma storico per parlare di
omosessualità
Il film è essenzialmente
la trasposizione dei sentimenti contrastanti provati dalla
protagonista: in lei si alternano e si scontrano pulsioni, fede,
istinti incontrollabili, sensi di colpa. L’ambientazione a livello
storico e sociale contribuisce a rendere drammatica la storia, che
è essenzialmente quella di una donna che scopre la propria
omosessualità. Verhoeven, come in altri suoi film,
anche in Benedetta lascia ampio spazio alla
dimensione carnale più esplicita. Non mancano le scene di sesso
che, per il luogo in cui è ambientato il film (un convento),
qualcuno potrebbe definire blasfeme. Nonostante tutti gli elementi
religiosi che contestualizzano il
film, Benedetta si focalizza sulla dimensione
sentimentale dei personaggi e sull’aspetto carnale e fisico delle
passioni. Il contrasto è forte, non solo a livello narrativo.
Immagini e storia sono in
sintonia
Benedetta è
appunto un film fatto di contrasti. Castità e sesso, religione e
immoralità, annullamento del corpo ed elogio al piacere. Un emporio
molto vasto che viene enfatizzato sia dalla recitazione sia dalle
immagini. I suoni e i dialoghi sono pieni di accenti espressivi e
di volume. Purtroppo, l’enfatizzazione a volte esce dai limiti
dell’apprezzabile e diventa molto televisiva, avvicinando i
dialoghi (e i sospiri) a quelli delle soap opera. In effetti, il
film è ricco di aspetti kitsch, non solo nelle parole e nei
fatti.
I dualismi di forze vengono espressi
anche dalle immagini: ciò che avviene fuori dal convento è invaso
dalla luce e patinato. Al contrario, i chiari scuri, le ombre e le
tenebre dominano gli spazi religiosi.
In Benedetta, il luogo della luce divina
viene completamente messo in discussione. Il convento è uno spazio
oscuro per ciò che avviene al suo interno, per i personaggi
immorali che lo caratterizzano, per la sporcizia che invade gli
armadi e le suore.
Da Benedetta Carlini a Virginie
Efira
Probabilmente, Virginie
Efira non è la suora settecentesca che il pubblico si
potrebbe aspettare. L’attrice belga naturalizzata francese è nota
per le sue interpretazioni in film come Elle,Sybil e
i più recenti
La doppia vita
di Madeleine CollinseI
figli degli altri. I lineamenti e i colori della
protagonista rimandano ad una creatura angelica: l’incarnato, i
capelli biondi e gli occhi azzurri sono legati all’aspetto
religioso che il film riprende per smentirlo. La purezza che
caratterizza la Benedetta Carlini bambina
viene mantenuta nella donna adulta solo nell’aspetto fisico. Nel
corso del film la morale della donna si corrompe e, man mano che la
tentazione pervade mente e corpo
di Benedetta, la sua bellezza non sembra
cambiare. Efira porta con sé una
estetica fin troppo patinata e irrealistica per il tempo e
stride con il contesto. La recitazione è melodrammatica, sospirata
o gridata a seconda delle situazioni, ma in ogni caso adatta a
esprimere la folle fede di Benedetta Carlini.
Un parere riassuntivo su
Benedetta
In
conclusione, Benedetta è un film biografico
che guarda al passato per mostrare l’omosessualità in un contesto
di per sé discriminatorio, oggi ma ancor più nel passato. Gli
elementi narrativi avvincenti sono punteggiati da aspetti registici
in parte interessanti in parte ostentati. Sicuramente il
lungometraggio merita una visione, se non altro perché mette in
luce – con evidenti riferimenti al presente – le contraddizioni
umane, i limiti religiosi e morali, troppo spesso barriere inutili
che ostacolano la libera espressione dell’animo.
Everything Everywhere All at Oncetrionfa agli
Independent Spirit Awards 2023, in attesa di
replicare il successo anche agli Oscar 2023. Le
categorie attoriali, che per gli Independent sono gender neutre,
sono state vinte tutte da donne, mentre Aftersun porta a casa il
premio come miglior film d’esordio. Si conferma dunque la
compenetrazione, che da diversi anni a questa parte si protrae, tra
cinema indipendente e cinema delle industry con il secondo che
arriva lì dove sembrava che i posti fossero riservati ai progetti
con fondi provenienti dalle majors.
Robert Altman Award – “Women Talking”
(MGM/United Artists Releasing) – Sarah Polley (director), John
Buchan, Jason Knight (casting directors), Shayla Brown, Jessie
Buckley, Claire Foy, Kira Guloien, Kate Hallett, Judith Ivey,
Rooney Mara, Sheila McCarthy, Frances McDormand, Michelle McLeod,
Liv McNeil, Ben Whishaw, August Winter (ensemble cast)
Miglior film Internazionale – “Joyland”
(Pakistan/USA)
Producers Award –Tory
Lenosky
Someone to Watch Award –Nikyatu Jusu
– “Nanny”
The Truer Than Fiction Award –Reid
Davenport – “I Didn’t See You There”
TELEVISIONE
Miglior serie – “The Bear “
(FX)
Migliore performance protagonista in serie
– Quinta Brunson, “Abbott
Elementary”
Migliore performance non protagonista –Ayo Edebiri, “The Bear”
Si intitolerà “When We Are in Need”
l’episodio 8 della prima stagione di The
Last of Us, l’atteso prossimo episodio che
debutterà questa sera negli USA, su HBO e domani in Italia su SKY e
in streaming su NOW. Ebbene, HBO ha diffuso le
foto dell’episodio nel quale vediamo Ellie incontra David e non
solo!
Ellie (Bella
Ramsey ) affronta la sua più grande sfida poiché deve
continuare a fare del suo meglio per mantenere Joel (Pedro
Pascal) al sicuro e in vita, combattendo anche una
nuova pericolosa minaccia nel misterioso David (Scott Shepher) e il
suo gruppo di sopravvissuti. Anche se non
entreremo in ulteriori dettagli su ciò che ci aspetta nell’episodio
otto, nel gioco questo è un capitolo fondamentale per Ellie e, in
base
al promo e all’ultima serie di immagini, sembra che l’ora
imminente sarà un adattamento abbastanza fedele, a parte il suo
caratteristico arco e freccia. Di seguito le foto, mentre inizio
settimana vi abbiamo svelato il
trailer dell’episodio.
The Last of
Us racconta una storia che si svolge vent’anni
dopo la distruzione della civiltà moderna. Joel, un sopravvissuto,
viene incaricato di far uscire Ellie, una ragazzina di 14 anni, da
una zona di quarantena sotto stretta sorveglianza. Un compito
all’apparenza facile che si trasforma presto in un viaggio brutale
e straziante, poiché i due si troveranno a dover attraversare gli
Stati Uniti insieme e a dipendere l’uno dall’altra per
sopravvivere.
Nel cast Pedro Pascal nel ruolo di Joel e Bella Ramsey nel ruolo di Ellie. Gabriel Luna è Tommy, Anna Torv interpreta Tess, l’attrice
britannica Nico Parker è Sarah. Murray
Bartlett veste i panni di Frank, Nick
Offerman quelli di Bill, Storm Reid è
Riley, Merle Dandridge è Marlene. Il cast include
anche Jeffrey Pierce nel ruolo di Perry,
Lamar Johnson in quello di Henry, Keivonn
Woodard nel ruolo di Sam, Graham Greene
nel ruolo di Marlon, Elaine Miles nel ruolo di
Florence. E con Ashley Johnson e Troy Baker.
The Last of
Us è scritta da Craig Mazin (Chernobyl) e
Neil Druckmann (il videogioco The Last Of Us) che ne sono anche i
produttori esecutivi. The Last Of Us è una co-produzione
Sony Pictures Television con Carolyn Strauss, Evan Wells, Asad
Qizilbash, Carter Swan, e Rose Lam come produttori esecutivi. La
serie è prodotta da PlayStation Productions, Word Games, The Mighty
Mint, e Naughty Dog.
Disney+ ha diffuso un nuovo
intenso trailer “The Way” che anticipa i prossimi episodi
dell’attesa terza stagione di The
Mandalorian, di cui abbiamo
recensito il primo episodio! Nel frattempo Dave
Filoni ha valutato come la serie si collegherà
probabilmente alla trilogia del sequel. The
Mandalorian si svolge poco dopo gli eventi
de Il
ritorno dello Jedi. Il produttore esecutivo Dave Filoni ha
affermato che è possibile che questi spettacoli eviteranno del
tutto di legarsi direttamente alla trilogia iniziata da JJ Abrams.
“Questa è un’ottima
domanda, e parliamo di molte cose diverse”, ha
risposto quando gli è stato chiesto se avevano capito cosa stava
facendo Grogu in quel periodo. “A proposito, questa è
una domanda per un gruppo di personaggi, non solo per Grogu. Dove
si trovano durante questi eventi?”“Semmai, avendo
realizzato The Clone Wars e intrecciando una storia così intricata
tra due film che erano molto più vicini tra loro, ho imparato che
c’è un ampio spazio in questa galassia per noi per raccontare
storie e avere personaggi che fanno cose”.
“Da bambino, quando Yoda
disse a Luke: ‘Quando me ne sarò andato, sarai l’ultimo dei Jedi’,
l’ho preso alla lettera. Bene, ora sappiamo che è tutt’altro che
vero”, continua Filoni . “Ci sono molte
persone diverse che potrebbero esercitare la forza, e forse Luke è
l’ultimo Jedi per quanto riguarda quello che Yoda considererebbe un
Jedi.”“Quindi dovremo solo aspettare e vedere
come si evolve la storia e cosa ha un senso. Ma nella mia
esperienza, c’è sicuramente un modo per intrecciare tutto insieme e
renderlo eccitante. È possibile che non debba mai incrociarsi con
quello che abbiamo visto [nella trilogia del sequel] se la storia
ci porta da qualche altra parte”.
Nella terza stagione continuano i
viaggi del Mandaloriano nella galassia di Star
Wars. Un tempo cacciatore di taglie solitario, Din Djarin si è
riunito a Grogu. Nel frattempo, la Nuova Repubblica lotta per
allontanare la galassia dal suo passato oscuro. Il Mandaloriano
incontrerà vecchi alleati e si farà nuovi nemici mentre lui e Grogu
continuano il loro viaggio insieme.
The
Mandalorian torna su Disney+ il 1° marzo. La serie è
interpretata da
Pedro Pascal, Katee Sackhoff, Carl Weathers, Amy Sedaris, Emily
Swallow e Giancarlo Esposito. Tra i registi degli otto
episodi della terza stagione ci sono Rick Famuyiwa, Rachel
Morrison, Lee Isaac Chung, Carl Weathers, Peter Ramsey e
Bryce Dallas Howard. Jon Favreau è showrunner/capo sceneggiatore ed
executive producer insieme a Dave Filoni, Rick Famuyiwa, Kathleen
Kennedy e Colin Wilson. Karen Gilchrist e Carrie Beck sono i
co-executive producer.
Siamo ormai quasi agli sgoccioli di
questa stagione dei premi cinematografici, che si concluderà nella
notte tra il 12 e il 13 marzo
con la cerimonia dei Premi Oscar
2023. Giunti alla loro 95esima edizione, i più
prestigiosi tra i premi dedicati al cinema hanno anche quest’anno
indicato nuove tendenze, scoperto nuove sensibilità artistiche,
celebrato grandi nomi e battezzato con la loro prima nomination
numerose personalità del cinema, più o meno veterane del settore.
La categoria al Miglior attore nonprotagonista, ad esempio, vanta su cinque nominati
ben quattro interpreti qui alla loro prima nomination in
assoluto.
Si tratta del celebre BrendanGleeson, del giovane Barry Keoghan,
del camaleontico Brian Tyree Henry e del rinato
Ke Huy Quan. Fa
loro compagnia Judd Hirsch, popolare caratterista
qui alla sua seconda candidatura al premio. Cinque attori
profondamente diversi tra loro per cinque interpretazioni
altrettanto variegate per toni e generi. In attesa di scoprire chi
di loro salirà sul palco del Dolby Theatre per ricevere l’ambita
statuetta, scopriamo tutto quello che c’è da sapere su di loro,
sull’interpretazione per cui sono candidati, sul percorso da loro
compiuto durante questa stagione dei premi e su chi concretamente
potrebbe trionfare in questa categoria.
Brendan Gleeson, Gli spiriti dell’isola
L’irlandese Brendan Gleeson
è con buone probabilità il più celebre tra i cinque candidati come
miglior attore non protagonista. Diventato
popolare presso il grande pubblico per la sua interpretazione di
Alastor “Malocchio” Moody nella saga di Harry Potter, Gleeson è ricordato anche per
i suoi ruoli in film di particolare rilievo come, per citarne solo
alcuni, Braveheart – Cuore impavido,
Michael Collins, 28 giorni dopo,
Gangs of New York, Troy, In Bruges – La coscienza
dell’assassino,Calvario e
Paddington 2. Una carriera di tutto rispetto, che gli ha
nel tempo fatto ricevere svariati riconoscimenti ma mai presso gli
Oscar.
Con Gli spiriti dell’isola,
però, egli approda finalmente anche presso questi ultimi. Nel film
diretto da Martin McDonagh, Gleeson interpreta
Colm Doherty, il quale improvvisamente decide di
non voler più essere amico di Pádraic Súilleabháin, interpretato da
Colin Farrell.
Il motivo sembra essere la presa di consapevolezza da parte di Colm
della brevità della vita, la quale va dunque vissuta nel modo più
significativo possibile, rifuggendo da ogni sciocchezza. Gleeson dà
dunque volto ad un personaggio a suo modo burbero, schivo, capace
anche di gesti estremi, con una rinnovata idea di cosa è meritevole
della sua attenzione e cosa no.
Un personaggio con cui dunque non è
facile empatizzare, ma le cui motivazioni sono quantomeno
comprensibili. Gleeson riesce poi a renderlo ricco di fragilità e
umanità, con una prova attoriale tanto contenuta quanto
emotivamente potente. Ad oggi, per questa sua interpretazione,
Gleeson è stato nominato ai Satellite Award, agli
Screen Actors Guild
Award, ai Critics Choice
Awards, ai Bafta Awards e
ai Golden Globe,
ma in nessuna di queste occasioni ha però riportato una vittoria.
Restano dunque in ballo gli Oscar 2023, che
potrebbero decidere di premiare un vero e proprio veterano del
cinema.
Come noto, la storia personale del
giovane attore è piuttosto travagliata, essendo cresciuto presso
ben tredici famiglie affidatarie diverse, in quanto figlio di una
donna dipendente dalle droghe. Nonostante ciò, Keoghan non ha
permesso che le difficoltà della vita lo abbattessero e ha
perseguito con determinazione la propria passione per la
recitazione, fino ad ottenere la sua consacrazione grazie a
Gli spiriti dell’isola.
Nel film, dove recita proprio accanto a BrendanGleeson, egli interpreta Dominic
Kearney, un ragazzo estremamente sensibile caratterizzato
da un ritardo mentale che lo fa passare per lo sciocco del
villaggio.
È molto facile, con personaggi
affetti da simili patologie, scadere nella macchietta. Una cosa che
Keoghan invece riesce brillantemente ad evitare, dando vita ad un
personaggio ingenuo ma dotato di un grande cuore, a cui è
impossibile non volere bene. Grazie a questa sua delicata
interpretazione, l’attore ha ricevuto nomination presso gli
Screen Actors Guild
Award, i Critics Choice
Awards, i Golden Globe e
i Bafta Award,
trionfando proprio presso questi ultimi. Per questo giovane e
talentuoso attore non resta ora che presentarsi agli Oscar 2023,
dove chissà che non possa vedersi chiamato sul palco.
Brian Tyree Henry, Causeway
L’annuncio di Brian
Tyree Henry come candidato al Miglior attore
non protagonista è stata decisamente una sorpresa. Ci
si aspettava che, invece di lui, ad occupare un posto nella
cinquina ci potessero essere attori come Brad Pitt per
Babylon,Eddie Redmayne
per The Good Nurse o
Paul Dano per
The Fabelmans. Henry ha
invece battuto la forte concorrenza grazie alla sua interpretazione
nel film Causeway, un piccolo
film indipendente prodotto dalla A24, diretto dall’esordiente Lila
Neugebauer e interpretato da Jennifer
Lawrence.
Prima di arrivare a questo, Henry
non era però certo uno sconosciuto, avendo recitato in film come
Hotel Artemis, Widows – Eredità criminale,
Joker, La donna alla finestra, Godzilla vs. Kong, Eternals e Bullet Train. In
particolare, però, è noto per la sua interpretazione di
Alfred “Paper Boi” Miles nella serie
Atlanta, grazie alla quale ha ricevuto numerosi
riconoscimenti. In Causeway, invece, è James Aucoin, un
meccanico segnato da un trauma del passato. Proprio sul tema del
trauma ruota il film, esplorando l’argomento attraverso i due
personaggi principali, i quali si trovano a stringere
un’inaspettata e fragile amicizia.
Quella di Henry in questo film è
un’interpretazione molto silenziosa, che lascia parlare la fisicità
del personaggio, i suoi sguardi smarriti e il modo in cui parla,
più che ciò che effettivamente dice. Candidato per questo ruolo ai
Gotham Independent Film
Awards, agli Independent Spirit
Awards e ai Critics Choice Movie
Award, Henry è un po’ l’outsider di turno nella
categoria per il Miglior attore non protagonista
degli Oscar 2023, ma basta guardare con attenzione la sua
interpretazione per comprendere quanto la sua nomination sia
meritata.
Ke Huy Quan, Everything Everywhere All at Once
Quello di Brendan Fraser,
candidato per The Whale, non è l’unico ritorno in auge a
caratterizzare questa stagione dei premi. Anche l’attore di origine
vietnamita Ke Huy Quan è
infatti tornato sotto i riflettori dopo una lunga assenza. All’età
di tredici anni, egli era divenuto popolarissimo grazie alla sua
interpretazione di Short Round nel film
Indiana Jones e il tempio
maledetto, a cui segue quella di Richard “Data”
Wang in I Goonies. Dopo questi due film, però, la
sua carriera subisce una forte battuta d’arresto. Quan viene
relegato a ruoli minori e il più delle volte viene ingaggiato
unicamente come controfigura o coreografo, essendo lui un grande
esperto di arti marziali.
Grazie al film Everything Everywhere All at
Once, però, egli ha ora messo fine ad un’assenza dalle
scene durata quasi vent’anni, ottenendo grazie a questo film un
successo strepitoso. In questo, diretto da Daniel
Kwan e Daniel Scheinert, Quan interpreta
Waymond Wang, il marito della Evelyn interpretata
da Michelle Yeoh,
che in base alla variante di sé che si manifesta acquista
personalità e caratteristiche diverse. Una prova attoriale che ha
dunque portato l’attore a dover dar vita a più registri, passando
dal dramma alla commedia, non risparmiandosi neanche nel mostrare
le sue grandi competenze con le arti marziali.
Per la sua interpretazione di questo
folle personaggio, Quan si è ad oggi aggiudicato due Screen Actors Guild
Awards, un Gotham Independent Film
Awards, un Critics Choice
Award e un Golden Globe,
sempre come migliore attore non protagonista. È poi stato candidato
per la medesima categoria anche al Premio BAFTA,
unico premio dove ad oggi non ha riportato la vittoria, andata a
Barry Keoghan. A Quan non resta ora che attendere
il verdetto degli Oscar 2023, presso i quali si
presenta da indiscusso favorito.
Judd Hirsch, The Fabelmans
Come anticipato, l’attore
Judd Hirsch è l’unico dei cinque candidati della
categoria Miglior attore non protagonista a
vantare già una precedente nomination al premio. Questa risale però
al lontano 1981, quando venne candidato proprio come attore non
protagonista per il film Gente comune. Da quel momento
Hirsch si è poi fatto notare in film come Vivere in fuga,
Independence Day, Man on the
Moon, A Beautiful Mind, This Must Be the Place e
Diamanti grezzi. Nel 2022,
invece, interpreta Boris Schildkraut nel film
The Fabelmans, diretto
da Steven
Spielberg.
Nel film liberamente ispirato alla
giovinezza del regista, Boris è il temuto zio di Mitzi Fabelman,
interpretata da Michelle
Williams. Tale personaggio, un ex domatore di leoni e
cineasta che ha sempre dato la precedenza all’arte invece che alla
famiglia, compare in realtà in una sola scena del film. Hirsch è
dunque in scena per poco meno di dieci minuti, ma tanto gli è
bastato per catalizzare le attenzioni tutte su di sé con un
personaggio sopra le righe, larger than life, che mette in
guardia il protagonista sul pericoloso contrasto tra arte e
famiglia.
Anche la sua candidatura è arrivata
un po’ a sorpresa, non essendo stato candidato a nessuno degli
altri grandi premi cinematografici ma solo presso alcune
associazioni di critici. Hirsch potrà dunque non arrivare da
favorito agli Oscar 2023, ma la sua nomination gli ha comunque
fatto stabilire due importanti traguardi: da una parte quello per
il divario più lungo tra la prima e la seconda
nomination, pari a 42 anni, e dall’altra quello come
secondo attore più anziano nominato come Miglior attore non
protagonista agli Oscar all’età di 87 anni e 315 (al primo
posto si trova Christopher
Plummer, nominato nel 2018 all’età di 88 anni e 41
giorni).
Miglior attore non protagonista… chi vincerà?
Mancano ormai meno di due settimane
ai Premi Oscar 2023, la 95esima edizione del premio, durante la
quale verranno svelati tutti i vincitori delle 24 categorie. Per
quanto riguarda quella al Miglior attore non
protagonista, i cui candidati sono stati qui approfonditi,
a trionfare dovrebbe essere, con probabilità molto alte, Ke
Huy Quan per il film Everything Everywhere All at
Once. L’attore si presenta infatti agli Oscar avendo dalla
sua la vittoria a tutti gli altri più importanti premi a cui era
candidato. Sul suo trionfo anche agli Oscar sembrano dunque esserci
pochi dubbi, ma se c’è qualcuno tra i suoi “sfidanti” che potrebbe
rubargli tale onore, quello sembra poter essere Barry
Keoghan.
L’attore candidato per Gli spiriti dell’isola
ha infatti vinto il Bafta Award, unica occasione dove è riuscito a
strappare il premio a Quan. Le statistiche restano certamente a
favore di quest’ultimo, ma la vittoria di Keoghan è segno che il
giovane attore non è passato inosservato e anzi gode di ampi
consensi per la sua struggente interpretazione. Gli altri tre
candidati, Brendan Gleeson, Brian Tyree
Henry e Judd Hirsch sembrano invece avere
poche possibilità di vedersi chiamati sul palco, ma gli Oscar, si
sa, possono essere imprevedibili, quindi mai dire mai e solo
l’apertura della busta con il nome del vincitore potrà svelare
l’arcano.
Acclamato primo capitolo di una
trilogia d’animazione della DreamWorks
Animation, Dragon Trainer ha
negli anni conquistato generazioni di spettatori da tutto il mondo
con le sua storia ricca di magia ed emozioni. Questo è poi
diventato un vero e proprio franchise grazie a cortometraggi, serie
televisive, fumetti, videogiochi e molto altro. Ciò a conferma di
quanto, dal 2010 ad oggi, Dragon Trainer sia ormai entrato
a far parte dell’immaginario comune, affermandosi come uno dei
migliori prodotti d’animazione degli ultimi anni. Dopo un primo
sequel del 2014, nel 2019 è arrivato il capitolo conclusivo,
intitolato Dragon Trainer – Il mondonascosto (qui la recensione), nuovamente
diretto dal regista Dean DeBlois.
Il primo film venne tratto dal
romanzo Come addestrare un drago, pubblicato nel 2003 da
Cressida Cowell. Tuttavia, nell’approcciarsi alla
sceneggiatura, i registi Chris Sanders e Dean
DeBlois decisero di distaccarsi dalla trama originale per dare al
film un tono più maturo. Molto apprezzato, infatti, è stato il
processo di crescita che porta il protagonista dall’essere un
recalcitrante guerriero ad un valoroso esperto di draghi. Ciò trova
compimento proprio con questo terzo capitolo, giudicato altrettanto
bene dei predecessori. Merito di ciò è anche l’ingresso di nuovi
personaggi, tra cui anche di nuovi affascinanti tipologie di
draghi.
A fronte di un budget di 129 milioni
di dollari, il film arrivò a guadagnare oltre 522 in tutto il
mondo. Un successo stellare che ha così dato prova una volta di più
del grande successo che la saga ha presso il grande pubblico.
Questo terzo capitolo, inoltre, è anche stato nominato al premio
Oscar come miglior film d’animazione. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di attori e ai suoi sequel. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti
il film nel proprio catalogo.
La trama di Dragon Trainer – Il
mondo nascosto
Con Dragon Trainer – Il mondo
nascosto, il processo di crescita di Hiccup
giunge ad un punto decisivo. Egli è ormai capo di Berk, e organizza
regolarmente spedizioni con i suoi amici per salvare gli ultimi
draghi ancora esistenti. In una di queste missioni, il gruppo si
imbatte in una Furia Chiara, di cui
Sdentato si innamora perdutamente. Questa si
ritrova tuttavia catturata e consegnata al più temibile dei
cacciatori, Grimmel il Grifaio. L’uomo aspira ad
usare l’esemplare per attirare presso di sé Sdentato e tutti gli
altri draghi, con l’intenzione di sterminarli una volta per
tutte.
Nel disperato tentativo di ricercare
un luogo più sicuro per i draghi e il suo popolo, Hiccup conduce
entrambi verso il mondo nascosto da cui provengono di cui suo padre
Stoick gli aveva spesso raccontato. Sdentato,
tuttavia, avverte la mancanza di Furia Chiara, e Hiccup comprende
che è arrivato il momento di lasciar libero l’amico, in modo che
possa seguire la compagna e vivere felice con lei. Nel momento in
cui verrà però a sapere che l’amico alato è finito a sua volta
nelle grinfie dei cacciatori, organizza un esercito per scatenare
una battaglia contro di essi, al fine di liberare una volta per
tutte i draghi.
Dragon Trainer – Il mondo
nascosto: il cast, i personaggi e i draghi del film
Per dar voce ai personaggi presenti
nella trilogia, la DreamWorks si è affidata negli anni ad alcuni
tra gli attori più noti di Hollywood. A dar voce al personaggio di
Hiccup, protagonista dei film, è l’attore
Jay Baruchel, noto per aver recitato in
Million Dollar Baby e Tropic Thunder. Grazie a
tale trilogia, egli ha avuto modo di acquisire ulteriore
popolarità. Accanto a lui, si ritrovano poi attori come
America Ferrera che dà voce ad Astrid Hofferson,
Jonah Hill nei panni di Moccioso
Jorgenson, Justin Ripple per
Testaditufo Thorston,
Gerard Butler nel ruolo di Stoick
L’Immenso, e
Kristen Wiig per Testabruta Thorston. Vi sono poi
Craig Ferguson a dar voce a Skaracchio Ruttans e
Christopher Mintz-Plasse per Gambedipesce
Igergman.
Vi sono poi attori del calibro di
Kit Harington nel ruolo di Eret, e
Cate Blanchett nei panni di Valka.
Quest’ultimo personaggio era stato scritto proprio pensando alla
Blanchett, la quale si dichiarò poi entusiasta di poter
partecipare, avendo amato il primo film. Nel terzo conclusivo
capitolo vi è anche la presenza del premio Oscar F. Murray
Abraham, che presta la propria voce al personaggio di
Grimmel il Grifaio. Per quanto riguarda il mondo
dei draghi invece, oltre a quelli visti nei film precedenti, si
aggiunge qui una Furia Chiara, la cui capacità
principale è quella di mimetizzarsi in cielo, e i Grondaia
Incoronata Magenta, specie dotata di impressionanti corna
ma dal carattere gentile.
Dragon Trainer – Il mondo
nascosto: il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
Per gli appassionati del film, o per
chi deve ancora vederlo e desidera farlo, è possibile trovare
Dragon Trainer – Il mondo nascosto su
alcune delle principali piattaforme streaming presenti sul Web. Tra
queste si annoverano Amazon Prime Video, Rakuten TV, Tim Vision,
Google Play, Chili Cinema e Apple iTunes. Per usufruirne,
in base alla piattaforma prescelta, basterà sottoscrivere un
abbonamento generale o noleggiare semplicemente il singolo film. A
questo punto sarà possibile vedere i film in tutta comodità e al
meglio della qualità video. Il film verrà inoltre trasmesso in
televisione sabato 4 marzo alle ore
21:20 sul canale Italia 1.
Con l’arrivo al cinema nel 2002 di
The Bourne Identity un
nuovo agente segreto si impose nei cuori degli spettatori. Si
tratta di Jason Bourne, ex membro della CIA che si risveglia
improvvisamente senza ricordare nulla del proprio passato. Tutto
ciò che sa è che qualcuno gli sta dando la caccia, e prima di
scoprire cosa gli è accaduto dovrà prima riuscire a salvarsi la
pelle. Dopo The Bourne Ultimatum,
uscito nel 2007, la storia del personaggio sembrava conclusa. Dopo
lo spin-off The Bourne
Legacy, nel 2016 è però arrivato un diretto
sequel del terzo film, intitolato semplicemente Jason
Bourne (qui la recensione),
scritto e diretto da Paul Greengrass,
regista già dei precedenti capitoli.
La storia qui narrata è del tutto
originale, benché riprenda i personaggi ideati dallo scrittore
Robert Ludlum. Greengrass e l’attore protagonista,
Matt Damon, avevano infatti dichiarato che la
storia del protagonista si era conclusa, e che per realizzare un
nuovo film sarebbe servita un’idea originale e forte tanto quelle
fino ad ora raccontate. In seguito all’uscita del film spin-off, il
desiderio di rivedere al cinema Jason Bourne è cresciuto
notevolmente, portando infine alla realizzazione di questo nuovo
titolo. Con questo torna anche il personale stile registico di
Greengrass, fatto di inquadrature, sporche, concitate, realizzate
con camera a mano e unite da un montaggio frenetico.
Un film particolarmente adrenalinico
dunque, che non ha mancato di suscitare l’entusiasmo degli
appassionati. A fronte di un budget di circa 120 milioni di
dollari, Jason Bourne è infatti arrivato a guadagnarne ben
415 a livello globale, divenendo uno dei più redditizi della saga.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a
questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama,
al cast di attori e al suo potenziale
sequel. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Jason Bourne: la trama del
film
La storia si apre a dieci anni di
distanza dagli eventi del precedente film. L’ex sicario della CIA
Jason Bourne si trova ora in Grecia, dove vive
un’anonima esistenza tra incontri clandestini di pugilato e la
solitudine più totale. In Islanda, invece, l’hacker Nicky
Parsons riesce a recuperare alcuni file segreti
riguardanti l’Agenzia e le operazioni della Treadstone, tra cui
anche informazioni relative al nuovo progetto Ironhand. Questa è
una piattaforma digitale dalla tecnologia particolarmente
all’avanguardia, il cui scopo è quello di spiare tutti gli utenti
americani. La scoperta di ciò mette in moto le operazioni
dell’agente Heather Lee, che cercherà quanto prima
di bloccare il programma.
Allo stesso tempo, la Parsons
raggiunge Bourne in Grecia per rivelargli lo stretto legame che
sembra esserci tra la Treadstone e suo padre, rimasto vittima tempo
prima di un attentato terroristico. Desideroso di scoprire di più
sul proprio passato, l’ex agente decide pertanto di uscire allo
scoperto e riprendere le proprie operazioni di spionaggio. Ad
ostacolare il suo percorso vi sarà però un misterioso sicario,
inviato dal diretto Robert Dewey, il quale vuole
impedire a tutti i costi che ulteriori informazioni sulla sua
agenzia vengano rivelate. Ha così nuovamente inizio la caccia nei
confronti di Bourne, che dovrà nuovamente risolvere tanto i suoi
conflitti personali quanto quelli internazionali.
Jason Bourne: il cast del
film
Da sempre desideroso di riprendere i
panni di Jason Bourne, l’attore Matt Damon si
sottopose nuovamente ad un addestramento intensivo al fine di
raggiungere la forma fisica idonea. Si è infatti esercitato
nell’uso delle armi, nel pugilato e nelle arti marziali,
intraprendendo anche una ferrea dieta. Un duro allenamento fisico
che gli ha infine permesso di eseguire in prima persona una
notevole quantità di scene d’azione, come i combattimenti a mani
nude, senza il bisogno di ricorrere a controfigure. Damon ha in
seguito affermato di aver trovato molto più complesso allenarsi ora
rispetto a quando lo fece per il primo film. Accanto a lui, l’unico
personaggio dei primi tre film a ricomparire è quello di Nicky
Parsons, interpretato nuovamente da Julia
Styles.
Ad interpretare l’agente Heather Lee
è invece la premio Oscar Alicia
Vikander. Questa si trovò a dover scegliere tra il
recitare in questo film o in Assassin’s Creed, preferendo
infine Jason Bourne poiché grande fan della saga. Tommy Lee
Jones, premio Oscar per Il fuggitivo, è invece
Robert Dewey, il nuovo direttore della CIA e leader del programma
Ironhand. Il francese Vincent Cassel
è presente nei panni del sicario noto come The Asset, il quale
presenta un passato strettamente legato alla figura di Bourne. Per
Cassel si è trattato del secondo film con Matt Damon dopo
Ocean’s Thirteen, ed entrambi sono girati a Las Vegas.
Riz Ahmed,
attualmente noto per Sound of Metal, è Aaron
Kalloor, CEO dell’agenzia Deep Dream.
Jason Bourne: il sequel,
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Questo nuovo film, diretto sequel
del terzo, ha dimostrato il grande interesse che il pubblico ancora
nutre nei confronti del personaggio. Dato il suo successo al box
office, i produttori della Universal Pictures si sono dichiarati
interessati a realizzare almeno un altro capitolo, portando così la
saga ad un totale di sei film. Ancora una volta, però, Damon si è
dichiarato scettico all’idea di rivedere Bourne sul grande schermo,
sostenendo che la sua storia è ormai definitivamente conclusa. Ha
però come sempre lasciato aperta tale possibilità qualora si
presentasse una buona storia per espandere l’universo narrativo.
Nel 2019 era stato brevemente confermata la realizzazione di un
nuovo film, ma da quel momento non si hanno più avuto notizie in
merito.
In attesa di un possibile futuro
sequel, è intanto possibile fruire di Jason
Bourne grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten Tv,Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Tim Vision e
Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
domenica 5 marzo alle ore 21:20
sul canale Italia 1.
La vita nella colonia Monitoba in
Bolivia descritta da Miriam Toews nel romanzo
Women Talking del 2018 prende vita nel grande
schermo grazie a un adattamento di Sarah Polley. Il romanzo, prima, e il film poi
mettono in scena fatti realmente accaduto in un tempo non molto
distante da quello di oggi. Il romanzo, a eccezione del film, è
raccontato dal punto di vista di August (interpretato da Ben
Whishaw), l’uomo redige il verbale dell’assemblea. Invece, nel
film, tutto viene raccontato dal punto di vista di
Autje, interpretata da Kate
Hallett.
Jessie Buckley, Rooney Mara, Claire Foy fanno parte di un cast stellare che
compone Women Talking – Il diritto di scegliere.
Ambientato nel 2010, il racconto della regista su questa colonia
senza nome rivela una scioccante verità sugli uomini che gestiscono
questa comunità, isolata e senza nome. Ogni protagonista porta con
sé un bagaglio emotivo ricco di traumi, paure ma anche speranze per
il futuro. Il film, come un’opera teatrale
racconta allo spettatore in prima persona i dubbi e le incertezze
di questa bolla dove vivono delle giovani donne e i loro bambini,
vittime della violenza dei mariti e dei padri.
Al cinema dall’8 marzo.
Women Talking – Il diritto di
scegliere, la trama
Una giovane donna si risveglia a
letto, da sola, piena di lividi e macchie di sangue. Un’altra
l’abbraccia. Se Women Talking – Il diritto di
scegliere potesse trasmettere un’emozione sarebbe proprio
un abbraccio, caldo e avvolgente nel quale ci rifugiamo per
sentirci al sicuro. Sarebbe l’abbraccio di una madre che abbraccia
la figlia, di due sorelle, di due amiche che cercano in
quell’abbraccio la speranza di andare avanti. Il film ha una durata
di 104 minuti che servono a Sarah Polley per raccontare un tempo diegetico
della durata di un giorno. In questa colonia isolata e senza nome
si svolgono i fatti del film che, come un’opera teatrale, ci mostra
un fienile come “unica ambientazione”.
Ambientazione e abiti di scena
sembrano portare allo spettatore in un tempo lontano, nel 900 ma ci
troviamo nel 2010 in un contesto avulso dalla quotidianità.
Salomè (Claire
Foy), Ona (Rooney
Mara), Mariche (Jessie
Buckley), Agata (Judith
Ivery), Greta (Sheila
McCarthy), Mejal (Michelle
McLeod), Autje (Kate
Hallett) e Scarface Janz (Frances
McDormand) sono le protagoniste di questa opera come
donni, madri e sorelle vittime di uomini violenti.
Le protagoniste del film hanno scelto questa vita perché non ne
conoscono i confini al di fuori di essa, al di fuori di quella
proprietà dove sono nate e cresciute subendo abusi fin da
piccolissime.
Il compito della generazione di
Ona, Salomé e
Mariche è quello di sovvertire questo sistema ed
entrambe hanno delle motivazioni valide e una rabbia in corpo che
le porta a compiere delle scelte difficili durante il loro cammino.
La tradizione della colonia di Women Talking – Il diritto
di scegliere, che vive in solitudine, vede le donne
analfabete e impossibilitate ad avere una istruzione, a prendere
decisioni. Una rivelazione importantissima, con cui la regista apre
il film, è proprio lo sconvolgimento di quest’ordine. Gli uomini
hanno usato anestetici per drogare e violentare le
donne e le ragazze di notte, causando talvolta gravidanze
indesiderate. Dopo un feroce attacco, tutti gli uomini della
colonia vengono arrestati e per la prima volta le donne rimangono
da sole: la decisione da prendere, per loro, non è facile.
Non fare niente. Restare e
lottare. Partire.
“Come potremo essere perdonate,
se non dagli anziani a cui abbiamo disobbedito?“
Mariche nel lungo
dibattito che dà vita al film: Non fare niente. Restare e
lottare. Partire. è quella che incarna la prima scelta.
Non fare niente. Mariche è
sposata con Klauss con cui ha diversi figli. Il personaggio di
Jessie Buckley in Women Talking – Il
diritto di scegliere difende la sua posizione con le
unghie e con i denti davanti anche all’evidenza più atroce. La
decisione messa ai voti, con un sistema davvero
obsoleto – ma l’unico che le donne conoscono – consta in queste tre
scelte. Il pensiero della donna è netto e consapevole: non vuole
abbandonare la colonia. Non vuole farlo perché significherebbe
abbandonare la sua famiglia, la quotidianità. Non vuole farlo per
paura di ritrovarsi da sola del mondo, ignoto. Spaventata
dall’illusione di libertà.
Restare e lottare.
Ona, il personaggio di Rooney
Mara, è quella che appare stranamente più serena nelle sue
convinzioni. La donna è incinta, porta dentro di sé non il frutto
dell’amore, ma di un abuso. La storia, infatti, è raccontata da una
voce fuori campo (Autje di Kate Halle) che parla a
questo futuro bambino proprio sui fatti della colonia, di quelle 24
ore che accompagnano la pellicola. Ona in
Women Talking – Il diritto di scegliere è ben
consapevole a cosa va in contro restando, ma proprio in nome di
quel bambino la sua posizione appare inizialmente ambigua. Prima
decide di restare e lottare, ma pian piano Salomé riesce a farle
cambiare opinione.
Partire.
Salomé, personaggio interpretato da Claire
Foy in Women Talking – Il diritto di
scegliere, preferirebbe partire, andare via da quella
colonia così stretta, così brutale. La sua posizione è quella più
schierata perché Salomé è il personaggio più
schietto e aperto. Vorrebbe partire perché restare significherebbe
compromettere sé stessa, i suoi figli e la sua integrità. Partire
per Salomé è l’unica scelta: se non lo farà sarà
costretta a uccidere tutti gli uomini, un passo che non si sarebbe
mai perdonato perché significherebbe scendere al loro stesso
livello. Brucerebbe all’inferno anziché permettere a un altro uomo
di toccare lei e le sue figlie.
L’Amore genera Amore
Ci troviamo in aperta campagna,
eppure l’atmosfera è chiusa. Ce lo dicono anche i toni e i colori
della pellicola totalmente desaturati che si aprono solo alla fine
del film, quando la scelta di partire si concretizza. Nonostante
questa cupezza realistica, le conversazioni tra le protagoniste
sono brillanti e scorrevoli aiutate da un dark humor che le lega. I
dialoghi scritti magnificamente dalla Polley in
Women Talking – Il diritto di scegliere cercano di
essere un inno all’amore. Più volte nel film il tema viene toccato
su radici differenti.
L’amore dei genitori per i propri
figli: tale al punto da mettere in discussione una vita conosciuta
per l’ignoto. L’amore verso Dio: un sacrificio che
le sette donne protagoniste di Women Talking – Il diritto
di scegliere sono pronte a mettere in gioco pur di
reclamare questo legame profondo con la fede. L’amore verso sé
stesse: il film è un inno a questo amore che cerca di generare a
sua volta la fiducia in questa scelta così difficile: partire per
non perdersi, partire per amore verso sé stesse.
Tra i nuovi interpreti che si
affacciano sulla scena cinematografica e televisiva, la giovane
Sydney Sweeney è senza ombra di dubbio una dei più
promettenti. Attiva già da diversi anni, ma divenuta nota solo in
tempi più recenti, la Sweeney ha conquistato tutti non solo grazie
alla sua incredibile bellezza, ma anche per via di doti drammatiche
particolarmente importanti, che la rendono un’attrice di grande
intensità e levatura. Ci si può aspettare molto da lei e il mondo
di Hollywood inizia finalmente ad esserne consapevole.
Ecco 10 cose che non sai di
Sydney Sweeney.
Sydney Sweeney: i suoi film e le
serie TV
1. È nota per alcune serie
TV. Tra i primi ruoli televisivi dell’attrice si
annoverano quelli svolti per alcuni ruoli di serie come
Heroes (2009), Criminal Minds (2009),
90210 (2010), Grey’s Anatomy (2014) e Pretty Little
Liars (2017). Ha ottenuto una maggiore popolarità dopo aver
recitato nella serie NetflixEverything Sucks! (2018). In seguito
ha recitato anche in alcuni episodi di The Handmaid’s Tale
(2018), con ElisabethMoss, e di Sharp Object (2018),
con Amy Adams. Ad
averla resa particolarmente celebre è però la serie Euphoria (2019-in
corso), dove recita accanto a Zendaya. Nel
2021 recita poi nella prima stagione di The White Lotus, con Jennifer
Coolidge.
2. Ha recitato in celebri
film. Oltre alle serie TV per cui è nota, la Sweeney ha
negli anni recitato anche in noti film come The Ward – Il
reparto (2010), Spiders 3D (2013), Mai
fidarsi di uno sconosciuto (2015), Vikes (2017),
Non è mia figlia (2018), Under the Silver Lake
(2018), con Andrew
Garfield, C’era una volta… Hollywood
(2019), di Quentin
Tarantino, Nocturne (2021), The Voyeurs (2021),
Night Teeth (2021) e Reality (2023).
Sydney Sweeney in
Euphoria
3. Non la credevano pronta
per il ruolo. In Euphoria, la serie HBO incentrata sulle vicende
di un gruppo di adolescenti al liceo alla ricerca di se stessi e
della propria identità, la Sweeney interpreta uno dei ruoli di
maggior rilievo, ovvero quello di Cassie Howard, una ragazza
particolarmente bella ma talvolta ingenua, che tende ad innamorarsi
facilmente pur di non rimare sola. Inizialmente, i produttori non
credevano che la Sweeney fosse pronta per il ruolo, ma dopo aver
visto la sua audizione per intero decisero di ingaggiarla e di
credere in lei. Critica e spettatori non hanno poi avuto dubbi: la
sua è una delle interpretazioni migliori della serie.
Sydney Sweeney in Euphoria
4. Era nervosa ma anche
fiera all’idea di dover girare alcune scene di nudo. Nel
corso della serie, Cassie è protagonista di diverse scene di nudo,
attraverso cui emerge la sua vulnerabilità. Nel doverle
interpretare, la Sweeney era particolarmente nervosa ma in seguito
ha anche affermato di essersi sentita fiera di far parte di una
serie che mostra la nudità in modo tutt’altro che glamour, ma anzi
semplicemente per come è nella realtà. Girare tali scene non è ora
più un problema, in quanto proprio attraverso queste ha acquisito
maggiore confidenza con il proprio corpo.
Sydney Sweeney in C’era una
volta a… Hollywood
5. Ha avuto un ruolo nel
film. Tra i tanti attori che hanno preso parte a C’era una volta a…
Hollywood, c’è anche la Sweeney, che ha interpretato però
un piccolo ruolo e non tutti i suoi fan sono riusciti ad
individuarla. Il suo personaggio è indicato come “Snake” è una dei
membri della famiglia Manson. La si può ritrovare sia nella scena
in cui Margaret Qualley chiede un passaggio a
Brad Pitt, sia
in quella in cui quest’ultimo si reca presso il ranch dove la
famiglia Manson soggiorna. In quest’occasione, la Sweeney pronuncia
anche alcune battute.
Sydney Sweeney in Night Teeth
6. Ha interpretato una
vampira. Nel film horror targato Netflix Night
Teeth, l’attrice interpreta il ruolo della vampira Eva, che
agisce in combutta con Grace, interpretata da Megan Fox. Le
due, tuttavia, compaiono solamente in una scena, per la quale è
bastato loro un solo giorno di riprese. Una comparsata dunque molto
breve all’interno del film, ma che è bastata a rendere questo un
titolo di grande richiamo tra gli appassionati del genere, i quali
vorrebbero però ora rivedere la Sweeney nei panni di una vampira
con un film tutto incentrato su di lei.
Sydney Sweeeny in un film
Marvel
7. Reciterà in un atteso
film Marvel. Da ormai qualche
tempo è noto che l’attrice reciterà in prossimo film della Sony
basato su un noto personaggio della Marvel. La pellicola in questione è
Madame Web,
sesto film del Sony’s Spider-Man Universe (SSU), la cui
protagonista è appunto Madame Web, una mutante chiaroveggente. Tale
personaggio sarà interpretato da Dakota Johnson,
mentre la Sweeney avrà un ruolo
secondario ma di grande importanza. L’arrivo in sala per tale
lungometraggio è fissato al 16 febbraio 2024.
Sydney Sweeney in Night Teeth
Sydney Sweeney ha un
fidanzato?
8. È molto
riservata. In più occasioni l’attrice ha raccontato di non
essere interessata a frequentare colleghi o personalità dello
spettacolo, preferendo invece avere un compagno che sia estraneo a
tale ambiente e con cui poter dunque vivere una normale vita
lontano dai riflettori della celebrità. Tenendo fede a questa
dichiarazione, dal 2018 la Sweeney è impegnata in una relazione con
Jonathan Davino, appartenente all’ambito della
ristorazione. Non si sa come i due si siano conosciuti, ma è certo
che tenere privata la loro storia sentimentale, con solo poche
apparizioni pubbliche in coppia, stia facendo loro bene. Stando ad
alcune fonti, inoltre, dal febbraio del 2022 i due sarebbero
ufficialmente fidanzati.
Sydney Sweeney è su
Instagram
9.È
presente sul social network. L’attrice è presente sul
social network Instagram, con un proprio profilo verificato seguito
da ben 14,5 milioni di persone e dove attualmente si possono
ritrovare oltre 300 post. Questi sono principalmente immagini
relative a suoi lavori da attrice e da modella, inerenti il dietro
le quinte di tali progetti o promozionali nei loro confronti. Ma
non mancano anche curiosità, momenti di svago, eventi a cui ha
preso parte e altre situazioni ancora. Seguendola, si può dunque
rimanere aggiornati su tutte le sue novità
Sydney Sweeney: età e altezza
dell’attrice
10. Sydney Sweeney è nata il
12 settembre del 1997 a Spokane, Washington, Stati
Uniti.L’attrice è alta complessivamente 1,61
metri.
La notte degli Oscar
2023 chiuderà la stagione dei premi più ambiti di
Hollywood. Sarà una lunga notte condotta da Jimmy Kimmel, giunto alla quinta conduzione
della serata. Si scontreranno tutte le eccellenze del cinema
americano e non e mai come quest’anno la competizione è davvero
serrata.
Dopo il successo al botteghino per i
Marvel Studios, Angela
Bassett e il franchise di Black
Panther sono pronti a conquistare anche gli
Oscar 2023: la Bassett diventa
infatti la prima attrice in un film del MCU a ricevere una nomination agli
Oscar per la sua interpretazione da non
protagonista in Black Panther: Wakanda
Forever.
In questa stagione dei premi la
Bassett ha ricevuto il Golden Globe per la migliore attrice non
protagonista e più recentemente ha trionfato ai Critics’ Choice Awards sempre nella stessa
categoria. Nell’accettare il premio ai Golden
Globe, l’attrice ha ricordato Chadwick Boseman sul palco e ha detto:
“Siamo stati circondati ogni giorno dalla luce e dallo spirito
di Chadwick Boseman“.
Kerry Condon (Gli spiriti
dell’Isola)
Per Kerry Condon e
Colin Farrell, calarsi nel ruolo di fratelli
in Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh è stato un gioco da ragazzi.
Dopo tutto, i due attori irlandesi si conoscono da quando erano
adolescenti. “È stato piuttosto facile“, ha dichiarato
l’attrice che si prepara per la notte degli Oscar
2023.
In questa stagione dei premi,
Kerry Condon ha portato a casa il BAFTA come migliore attrice non protagonista,
durante una cerimonia in cui Gli spiriti
dell’isola ha trionfato anche nella categoria di miglior
attore non protagonista, miglior sceneggiatura e miglior film
britannico. Il successo del film inizia dal Festival del cinema di Venezia dove è stato
proiettato in anteprima.
Jamie Lee Curtis (Everything
Everywhere All at Once)
Jamie Lee Curtis si è proprio lasciata andare
in Everything Everywhere All at Once. Per
interpretare il suo personaggio nel film, Curtis ha scelto di non
indossare alcuna protesi per interpretare la “strana” ispettrice
del fisco Deirdre Beaubeirdra:
“Occultatori. Modellatori del
corpo. Riempitivi. Procedure. Abbigliamento. Accessori per capelli.
Prodotti per capelli. Tutto per nascondere la realtà di ciò che
siamo. E le mie istruzioni per tutti sono state: Non voglio che si
nasconda nulla”, ha dichiarato l’attrice. Quella di
Jamie Lee Curtis è la prima nomination agli
Oscar, anche se il successo la precede.
Recentemente, invece, ha vinto il SAG Award come
migliore attrice non protagonista.
Stephanie Hsu (Everything Everwhere
All at Once)
Stephanie Hsu è la
seconda attrice non protagonista nominata per Everything
Everwhere All at Once. Il suo lavoro nel film è stato
davvero enorme: ha dovuto gestire le infinite versioni del suo
personaggio da Joy, la figlia diseredata di
Evelyn (Michelle Yeoh), fino a
Jobu Tupaki, supercattiva onniveggente e
onnisciente, decisa a distruggere il mondo.
“Ho detto a mia madre: ‘Oh, sto
lavorando a questo film’, e lei mi ha risposto: ‘Certo, certo,
figo, figo’, in modo un po’ sprezzante, e poi le ho detto:
‘Michelle Yeoh interpreta mia madre’“, ha raccontato Hsu.
“E lei ha detto: “Cosa? Oh, mio Dio, adoro Michelle. Michelle è
fantastica“. Ricordiamo anche che Stephanie
Hsu fa parte del cast di The Marvelous Mrs. Maisel dove ha ricevuto il
riconoscimento come miglior cast.
Hong Chau (The Whale)
Hong Chau è
candidata agli Oscar 2023 per la sua
interpretazione in The Whale. L’attrice ha
rivelato di essere stata “molto esitante” nell’accettare
il ruolo, spiegando: “Ero appena diventata madre ed ero molto
felice di stare a casa, e non avevo voglia di tornare al lavoro. Ma
è stato proprio pensando alla storia e alla lotta di Charlie per
riallacciare i rapporti con la figlia [interpretata da Sadie Sink]
che ho trovato così straziante“.
Il suo nome in questa stagione dei
premi è passato un po’ in sordina, oscurato dalla storia di Charlie
e parallelamente a quella del ritorno di Brandan
Fraser.
Oscar 2023, chi sarà la migliore attrice non protagonista?
C’è un grande entusiasmo per questa
cerimonia degli Oscar 2023. Reduci dalla scorsa
edizione eclissata dallo schiaffo di Will Smith,
la serata più glamour di Hollywood vedrà una
competizione davvero forte. Angela Bassett è la
favorita per il premio come miglior attrice non protagonista.
Nonostante ciò, i recenti SAG Awards hanno confermato un forte
interessamento per Jamie Lee Curtis e
Everything Everywhere All at Once. Kerry
Condon, anche lei tra le favorite per la statuetta, ha
visto risalire le sue possibilità dopo i BAFTA. C’è da dire che in
questa stagione dei premi più ambiti di Hollywood
nella categoria come migliori attrici non protagoniste, tutte le
partecipanti sono state omaggiate di un premio per la loro
interpretazione. La Condon potrebbe non vincere questi
Oscar 2023 a favore invece di altri premi che
potrebbe vincere la pellicola di McDonagh.
Jamie Lee Curtis, come abbiamo detto, è la
seconda favorita a questa edizione degli Oscar
2023. Giunta alla prima nomination in carriera, sarebbe
una bella storia da raccontare, come quelle che piacciono a
Hollywood, e che farebbe sicuramente commuovere la platea. Tra le
meno favorite di questi Oscar 2023 ma non per i
suoi meriti c’è Stephanie Hsu. L’attrice
ha dato prova del suo talento e si porta a casa la prima
nomination nella cerimonia più attesa di
Hollywood. Un volto giovane e dal futuro
promettente. Anche Hong Chau arriva alla sua prima
nomination agli Oscar 2023 ma non l’ultima.
L’attrice non vincerà la statuetta però forse potrà gioire per il
protagonista di The Whale, Brandan Fraser.
Il rifacimento di Nosferatuper mano di
Robert Eggers ha ufficialmente iniziato la produzione mentre
un altro importante volto noto si aggiunge al cast. Nel weekend la
Focus Features ha annunciato l’inizio della produzione
dell’attesissimo film, oltre a dare la notizia che Aaron Taylor-Johnson (Bullet
Train, Kick-Ass, Godzilla) si è unito al
cast.Taylor-Johnson si unirà dunque al già nutrito
cast di talenti di alto profilo, tra cui Bill
Skarsgård (Barbarian), Nicholas Hoult (The Menu), Lily-Rose Depp (Wolf), Emma Corrin
( Lady Chatterley’s Lover), Willem Dafoe (Inside), Simon McBurney
(Carnival Row) e Ralph Ineson (Il
cavaliere verde).
Annunciato originariamente nel
2015, Nosferatu di Eggers sarà un
remake dell’iconico film muto tedesco del 1922 Nosferatu: A
Symphony of Horror. Quel film non è solo considerato una
delle opere d’arte più influenti nel mondo del cinema e del genere
horror, ma ha anche introdotto alcuni stilemi sui vampiri che sono
ancora oggi in uso, incluso un vampiro che muore per l’esposizione
alla luce
solare. “Nosferatu di Robert
Eggers è una storia gotica di ossessione tra una giovane donna
perseguitata nella Germania del 19° secolo e l’antico vampiro della
Transilvania che la perseguita, portando con sé un orrore
indicibile“, recita la sinossi ufficiale del film in uscita.
La pellicola è prodotta della Focus Features sarà scritto e diretto
da Robert Eggers.
Una nuovissima
clip di John Wick:
Capitolo 4 dell’attesissimo sequel d’azione
di Lionsgate è stata rivelata con
Keanu Reeves e Bill
Skarsgård. Il film dovrebbe uscire nelle sale il 24
marzo.Il video ci offre uno sguardo dell’incontro tra
l’assassino protagonista e il suo antagonista a Parigi. John Wick
di Reeves cerca di negoziare la sua libertà sfidando il personaggio
di Bill Skarsgård in un duello mortale.
Nel film John Wick (Keanu
Reeves) trova una via per sconfiggere la Grand Tavola.
Ma prima di guadagnare la libertà, Wick deve affrontare un nuovo
nemico che ha potenti alleanze in tutto il mondo e ha mezzi tali da
tramutare vecchi amici in nuovi nemici. Dai un’occhiata alla clip
di John Wick: Capitolo 4:
John Wick: Capitolo 4
Insieme a Keanu Reeves, Lance Reddick e Ian
McShane ci sono le nuove arrivate in franchising, la
superstar pop giapponese-britannica Rina Sawayama
al suo debutto cinematografico, Shamier Anderson, Bill
Skarsgard, Clancy Brown, Hiroyuki Sanada e Donnie
Yen, che a quanto si dice interpreterà un vecchio amico di
John Stoppino.
John
Wick: Chapter 4 è diretto da
Chad Stahelski da una sceneggiatura co-scritta da Shay Hatten e
Michael Finch, che subentra al creatore del franchise Derek
Kolstad. È prodotto da Basil Iwanyk, Erica Lee e Stahelski con
Reeves e Louise Rosner come produttori esecutivi.
John Wick
4 è stato annunciato per la prima volta subito dopo il
weekend di apertura da record di John Wick:
Capitolo 3 – Parabellum, che ha incassato
oltre 300 milioni di dollari in tutto il mondo. La quarta
puntata vedrà il ritorno di Keanu Reeves nei panni
dell’omonimo assassino, che è stato visto per l’ultima volta
soffrire di ferite multiple dopo essere caduto dall’alto del
Continental Hotel.
Dopo aver annunciato i nuovi piani
per il nuovo DC Studios, James Gunn ha avuto il suo bel da fare.
L’universo della DC non ha sempre brillato per la qualità
soprattutto se paragonato alla sua controparte, la Marvel. Proprio dal MCU, Gunn e Peter Safran che prendono le rediti degli
studios creano le loro nuove fasi di ripartenze che serviranno a
gestire i supereori DC. Il primo capitolo, già
annunciato, si intitolerà “Dei e Mostri” e prenderà il via nel
2025. I fan hanno motivo di credere che sarà difficile fare bene
dato che il mercato dei supereroi è ormai saturo. Questi sono i
10 motivi per essere scettici su i nuovi progetti
che arriveranno.
Eliminare alcuni dei vecchi attori
del DCEU
Partendo dalla questione più ovvia,
l’eliminazione di tutti gli attori che siamo abituati ad associare
a questi personaggi ha già fatto sì che la gente si inacidisse
sulla nuova direzione di questo franchise. Ben Affleck, Jason Momoa e Gal Gadot hanno dato buone interpretazioni di
questi famosi personaggi dei fumetti, che la gente era entusiasta
di vedere ancora. Il colpo più grande, tuttavia, è la partenza di
Henry Cavill nel ruolo di Superman. Dopo che il suo ruolo è stato sempre
in bilico per molti anni, era stato finalmente confermato il suo
ritorno come personaggio in Black Adam. Poi, solo poche settimane dopo, è
stato confermato che Cavill non sarebbe tornato nel nuovo universo
DC.
La reazione dei fan non è stata a
dir poco positiva. Hanno chiesto il licenziamento di
Gunn, con l’hashtag #FireJamesGunn in voga su
Twitter. È comprensibile il desiderio di Gunn e
Safran di liberarsi di tutto il bagaglio del precedente
DCEU, ma si tratta comunque di una perdita
dolorosa per i fan, che difficilmente riusciranno ad accettare il
nuovo reboot.
Tenere altri attori “meno”
favoriti
Al contrario, ci sono già alcuni
attori del DCEU che passeranno al DCU. È già stato confermato che Amanda Waller e i
personaggi di Peacemaker rimarranno nel film, mentre Zachary Levi ha lasciato intendere che rimarrà
nel ruolo di Shazam. Comprensibilmente, questo ha indignato
i fan perché sembra che Gunn stia mostrando “favoritismi” nei
confronti di alcuni attori, dato che ha diretto Suicide Squad ed è amico di Levi. Questo
sarebbe ovviamente frustrante per i fan, ma confonderebbe anche gli
spettatori occasionali.
Per non parlare del fatto che
questi vecchi attori potrebbero entrare nel DCU come personaggi completamente nuovi. Ad
esempio, si vocifera che Jason Momoa potrebbe interpretare Lobo nel
DCU, il che confonderà ulteriormente il pubblico.
È un modo molto strano per James Gunn e Safran di iniziare le cose. Se
volevano davvero fare tabula rasa, avrebbero dovuto optare per un
reboot completo con nuovi attori. Non c’è alcun vantaggio nel
tenere alcuni attori e sbarazzarsi di altri, perché questo farà
arrabbiare i fan e confonderà gli spettatori occasionali.
Cancellare completamente lo
Snyderverse
Come l’eliminazione degli attori,
anche l’aver cancellato completamente tutto ciò che riguarda lo
Snyderverse è un errore da parte della Warner Bros. La Snyder Cut di Justice League non era perfetta, ma era un
miglioramento rispetto a quella uscita nelle sale. Anche i puristi
più contrari a Snyder devono ammettere che la sua
narrazione è qualcosa che interessa alla gente. Le anticipazioni su
Robin e altri easter egg hanno dimostrato che
Snyder sa almeno costruire un mondo eccellente. Per non parlare del
fatto che la versione di Snyder di Justice League ha preparato i futuri film che
la gente voleva vedere.
Ancora una volta, è comprensibile
che Gunn e Safran vogliano
evitare il bagaglio che deriva dallo Snyderverse. Dopotutto, alcuni
“fan” dello Snyderverse sono stati molto
tossici e ora avanzano richieste irragionevoli, come quella di
continuare il DCEU di Snyder su Netflix. Tuttavia, le idee del regista erano
eccitanti e mostravano rispetto per i fumetti. Per lo meno, i nuovi
capi dei DC Studios potranno incorporare alcune idee di
storia che Snyder aveva pianificato nei film futuri.
Siamo stanchi dei supereroi?
Da anni si parla di stanchezza da
supereroi, ma negli ultimi anni questa teoria è diventata realtà. E
questo non riguarda solo la DC. La Fase Quattro del MCU è stata facilmente la peggiore finora e ha
smorzato l’entusiasmo dei fan per il futuro della “Saga del
Multiverso”. Certo, nessuno dei film recenti della Marvel è stato brutto, ma c’è stata una
notevole incoerenza nella qualità dei film. Con la DC, purtroppo,
ci sono state più cose negative che positive. E ora l’intero
universo sta ricominciando da capo in un momento in cui la
popolarità dei film di supereroi sta cominciando a diminuire.
Questi film continuano a fare
soldi, anche con la pandemia che sta devastando i cinema. The Batman ha guadagnato 800 milioni di
dollari, e anche film minori del MCU come Doctor Strange e Thor hanno guadagnato rispettivamente 950 e
750 milioni di dollari. Ma a questo si sono aggiunte recensioni
peggiori e la sensazione tra i fan che la quantità venga
privilegiata rispetto alla qualità. La DC è sempre stata indietro
rispetto alla concorrenza quando si trattava di realizzare film di
qualità sui suoi personaggi. Ora si trova a partire da zero in un
mercato che diventa sempre più saturo. Certo, una buona narrazione
può sempre riconquistare l’interesse della gente. Ma con tanti
nuovi film tratti da fumetti che non riescono a distinguersi, non
sembra che ricominciare da capo porti automaticamente al
successo.
Puntare su alcuni personaggi è un
rischio
Se c’è una persona di cui fidarsi
quando si tratta di adattare con successo personaggi relativamente
sconosciuti, quella è James Gunn. Dopo tutto, ha fatto innamorare il
pubblico di un albero e di un procione parlanti. Ma anche i suoi
fan più affezionati saranno probabilmente d’accordo sul fatto che
sta andando fuori dal seminato con alcune scelte per il cinema e la
TV. Paradise
Lost, The Authority, Creature Commandos, Swamp-Thing e
Booster Gold sono personaggi minori che costituiscono circa la metà
dello slate dei DC Studios. I primi tre saranno composti da
personaggi che nemmeno i fan più accaniti hanno mai sentito
nominare. Anche gli ultimi due, che sono benvoluti dai fan, saranno
difficili da vendere al pubblico più occasionale.
Inoltre, sebbene Viola Davis sia un’attrice fantastica,
dedicare un’intera serie al suo personaggio è una mossa strana.
Paradise Lost è particolarmente bizzarra, se si
considera che la maggior parte dei fan della DC vorrebbe solo
vedere Wonder Woman in persona, non i suoi personaggi
secondari. Certo, Gunn e Safran stanno mescolando personaggi
minori con personaggi di spicco come Batman e Superman, ma nemmeno
loro sono una garanzia di successo. Batman Vs. Superman e Justice League hanno avuto un rendimento molto
basso al botteghino, pur avendo alcuni dei personaggi più
riconoscibili della storia dei fumetti. Se questi grandi nomi non
riescono a fare breccia nei botteghini, allora che speranze hanno
questi sconosciuti?
Un passo dietro la Marvel
Sebbene la DC abbia avuto alcuni
successi rispetto alla controparte Marvel, è generalmente accettato che
quest’ultima sia stata più costante in termini di quantità e
qualità. Certo, la Fase Quattro è stata di gran lunga la più
incoerente, ma ci sono stati comunque abbastanza film validi da
mantenere vivo l’interesse dei fan. I fan della DC, invece,
attendono da tempo una coerenza sia nella narrazione che nella
qualità. È bello che James Gunn e la DC vogliano prendersi il tempo
necessario per costruire un universo coeso a differenza del suo
predecessore, ma sembra che sia troppo tardi.
I fan della DC hanno vissuto così
tanti alti e bassi nel corso degli anni che hanno il diritto di
essere scettici sul fatto che questo possa accadere di nuovo.
Peggio ancora, hanno dovuto guardare i loro rivali dei fumetti
passare da un successo all’altro, sia dal punto di vista
finanziario che da quello della critica. Per come stanno andando le
cose, la Marvel avrà completato SEI
fasi coesive prima che la DC ne abbia realizzata una. Questo è
incredibilmente imbarazzante e dimostra quanto la Marvel sia lontana dalla
sua illustre concorrenza. I due universi saranno sempre paragonati
l’uno all’altro, ma è una questione irrilevante quando uno è così
avanti rispetto all’altro.
La Warner Bros è troppo
invadente
Sembra che la Warner Bros. abbia un
problema con l’intromissione nei film. La manipolazione di Justice League da parte degli studios ha
tristemente portato i fan a chiedere alla Warner Bros. di
pubblicare la versione di Snyder. La Snyder Cut era ancora un
pasticcio, ma indiscutibilmente superiore alla versione teatrale. I
fan hanno chiesto a gran voce (anche se non come Snyder) che Ayer
realizzasse la sua versione di Suicide Squad. Anche Cathy Yan e Patty Jenkins
hanno ammesso che lo studio si è intromesso nei loro rispettivi
film. Ad onor del vero, questo non è il caso di tutti quelli con
cui hanno lavorato. James
Gunn ha diretto Suicide Squad e ha chiaramente apprezzato la
sua esperienza.
Lo stesso vale per James Wan e
David Sandberg, il che spiega perché i loro personaggi iniziano a
sembrare destinati a confluire nei DC Studios. Ma ci sono state
abbastanza intromissioni da parte dello studio che sarà difficile
per il nuovo regime convincere nuovi registi a partecipare. I
Marvel Studios non sono stati perfetti per
quanto riguarda i loro registi, ma hanno un curriculum migliore.
Gunn dirigerà quasi certamente alcuni di questi film e potrebbero
persino riutilizzare alcuni registi del DCEU. Ma convincere nuovi
registi a salire a bordo sarà una battaglia in salita quando il
marchio è stato così offuscato.
Safran e Gunn: il passo più lungo
della gamba?
Anche se entrambi gli
uomini ai vertici sembrano avere a cuore i personaggi, ciò non
toglie che nessuno dei due abbia mai accettato un lavoro di questa
portata. Safran è stato coinvolto nel franchise di Shazam, ma si tratta di un piccolo puzzle di
una storia molto più grande. Gunn può aver ricevuto qualche
consiglio dai Marvel Studios, ma non ha mai avuto una
responsabilità così grande da gestire. Kevin Feige è unico nel suo genere perché,
nonostante i tanti studios che hanno cercato di copiare la formula
Marvel, non hanno ancora avuto
qualcuno come
Feige a guidare la nave.
Certo, la Fase Quattro è stata la
più incoerente finora, ma ciò è stato dovuto principalmente al
fatto che il regista è stato sottoposto a un’eccessiva mole di
lavoro a causa del passaggio della Marvel agli show di
Disney+. Ma ciò che ha reso
Feige speciale è che non aveva un modello da seguire e si è preso
il suo tempo quando ha creato questo mondo tentacolare. Per Gunn e
Safran lanciarsi in un piano decennale nella formazione dei DC
Studios senza esperienza è un grosso rischio. Rispetto al passato
hanno chiaramente il desiderio di concentrarsi sulla qualità
piuttosto che sulla quantità (hanno dichiarato che andranno avanti
con un film solo se la sceneggiatura sarà approvata). Tuttavia, si
ha la sensazione che per questo mondo condiviso abbiano fatto il
passo più lungo della gamba.
Mancano i fondi
Inizialmente, i fan erano
entusiasti del cambiamento di rotta della Warner Bros. dopo la
fusione con AT&T e Discovery. Avevano persino la speranza che lo
Snyderverse potesse essere rivisitato. Queste speranze, tuttavia,
sono state presto deluse e sono state seguite dalla rivelazione
shock che il film di Batgirl sarebbe stato cancellato. Non era il
film più atteso dei DC Studios, ma è stato comunque surreale vedere
un film in fase di produzione essere cancellato. I fan sono
preoccupati che Zaslav possa cancellare altre proprietà amate, come
il “Tomorrowverse” o la serie Young Justice, solo
per tagliare i costi.
Non è mai stato confermato al 100%
se Batgirl sia stata cancellata dai DC Studios a causa della sua
qualità o per motivi fiscali, ma in ogni caso dimostra che Zaslav
non ha paura di sbarazzarsi completamente di qualcosa in cui non ha
piena fiducia. In tutta onestà, questo studio ha un solo obiettivo:
fare più soldi. Certo, Marvel e Disney hanno la stessa idea in mente, ma c’è
una devozione nel cercare di portare contenuti di qualità.
Warner Bros ha le idee poco
chiare
Nel complesso, l’effettiva
rivelazione dello slate è andata bene, nonostante le reazioni dei
fan al casting di Superman. Ha mescolato i grandi nomi con
personaggi oscuri che hanno suscitato grande interesse nei fan. C’è
comunque una certa riserva tra il pubblico a causa dello studio che
lo ha ideato.
I film di Batman e Superman sono
probabilmente delle scommesse sicure a causa della loro popolarità,
ma la Warner Bros. Per confondere ancora di più il pubblico, ci
saranno storie “Elseworlds” al di fuori dei DC Studios che
includeranno il Batman di Matt Reeves e il Joker di Todd Phillips. Ciò significa che potremmo
vedere lo stesso personaggio interpretato da due attori diversi
molto vicini tra loro, rendendo difficile per il pubblico
distinguere i due.
Creed 3 di Michael B. Jordan è ora nelle sale
cinematografiche, e molti spettatori di fronte al film potrebbero
trovarsi a porsi la stessa domanda: dove è Rocky
Balboa di Sylvester Stallone? Stallone ha recitato al
fianco di B. Jordan in
Creed e in Creed
2, guadagnandosi anche una nomination all’Oscar come attore non
protagonista grazie al suo ruolo nel primo film del 2015. Ma
Sylvester Stallone è del tutto assente da
Creed 3, salvo un credit da produttore
associato.
Creed
3 segna la prima volta in nove film e 47 anni che un
film della serie “Rocky”
non presenta il suo iconico personaggio Rocky Balboa. Il motivo
dietro l’abbandono di Stallone è duplice: non era il più grande fan
della direzione creativa di Creed
3, e il suo scontro con il produttore di franchising
di lunga data Irwin Winkler continua da anni.
Creed
3, sceneggiato da Keenan Coogler e Zach Baylin e si
basa su una storia che hanno inventato con il regista originale del
primo film Ryan Coogler, è una versione molto più
cupa dell’edificante franchise di “Rocky“. Come ha
osservato il critico cinematografico di
Variety Owen Gleiberman nella sua recensione, “Creed
3” è un dramma sportivo che sembra più un thriller ispirato a
“Cape Fear” che un film tradizionale di
“Rocky“.
“È una situazione che mi rattrista perché so
cosa avrebbe potuto essere”, ha detto Sylvester Stallone a THR in merito al disaccordo
con il tono del sequel. “È stata presa in una direzione
molto diversa da come l’avrei presa io. È una filosofia diversa:
quella di Irwin Winkler e Michael B. Jordan. Gli auguro ogni bene,
ma sono molto più sentimentale. Mi piace che i miei eroi vengano
picchiati, ma non voglio che vadano in quello spazio oscuro. Sento
solo che le persone hanno già abbastanza oscurità.”
Michael B. Jordan era anche interessato a
realizzare un film di Adonis Creed che parlasse di
Adone. Il primo film di “Creed” si è concentrato
sulla relazione tra Adonis e Rocky, mentre “Creed 2” ha spinto
Adonis sulla sua strada. Per Michael B. Jordan, aveva senso solo che “Creed
3” mostrasse Adonis senza la protezione di Rocky.
“Prima di tutto, il DNA di Sly e Rocky è
attraverso l’intero franchise“, ha detto Michael B. Jordan a HOT97 prima dell’apertura
del terzo film. “Non puoi avere questi film [senza
quello]. Quello spirito perdente, penso, collega il perdente in
tutti noi… voglio che Adonis si regga sulle sue gambe. Per farlo,
dovevamo andare nel passato. Quali sono stati quegli anni di
trasformazione, quei traumi infantili che hanno plasmato [Adonis]
oggi? Penso che lo spazio di questa storia riguardasse davvero
Adonis Creed che andava avanti con la sua famiglia e lo faceva
andare avanti. È così che abbiamo sviluppato la storia per questo
film.”
Lo scontro di Stallone con Winkler è una
ragione ancora più grande rispetto alla sua assenza in “Creed 3″.
Lo scontro è diventato così agguerrito che potrebbe significare che
Stallone non interpreterà mai più come Rocky. I
due hanno litigato a lungo per i diritti del franchise
“Rocky“, che Winkler possiede sin dall’originale
del 1976, vincitore dell’Oscar. Sylvester Stallone quando ra un attore in
difficoltà e sconosciuto ha ingenuamente venduto a Winkler i
diritti sul personaggio, chiaramente ignaro del potenziale di
franchising per il personaggio.
Parlando con la conduttrice di SiriusXM
Jessica Shaw lo scorso novembre, Stallone ha affermato che è
stata “una dura corsa emotiva” tagliare i legami con il
franchise di “Rocky” per “Creed 3”. L’attore ha
aggiunto che doveva farlo perché “non puoi fare pace con
qualcuno che è stato così, così nefasto, secondo
me“. Stallone si riferiva a Winkler, ovviamente.
Sylvester Stallone ha parlato per
la prima volta del suo risentimento per i diritti di “Rocky” in
un’intervista del 2019 con Variety. Sebbene abbia
guadagnato sul film originale – che è costato poco più di $ 1
milione per la produzione e ha incassato $ 225 milioni a livello
globale – e ha ricevuto il primo dollaro lordo sui primi sequel,
Stallone non mantiene i diritti sui personaggi. “Non ho
alcuna proprietà di ‘Rocky‘”, ha detto Stallone
a Variety all’epoca. “Ogni parola, ogni
sillaba, ogni errore grammaticale è stata tutta colpa mia. È
stato scioccante che non sia mai successo, ma mi è stato detto:
“Ehi, sei stato pagato, quindi di cosa ti lamenti?” Ero
furioso.
Lo scontro tra Stallone e Winkler sui
diritti di “Rocky” è stato riacceso nel 2022, quando Stallone ha
pubblicato un post su Instagram a luglio con un ritratto di
Winkler come un serpente dalla lingua di coltello. “Un ritratto
molto lusinghiero del grande produttore di ‘Rocky’/’Creed’, Irwin
Winkler, da uno dei più grandi del paese“, ha scritto Stallone
nella didascalia. “Dopo che Irwin ha controllato ‘Rocky’
per oltre 47 anni, e ora ‘Creed’, mi piacerebbe davvero riavere
indietro almeno un po’ [di] WHAT’S LEFT dei miei diritti, prima di
passarlo a ONLY YOUR CHILDREN — credo che sarebbe un gesto giusto
da parte di questo signore di 93 anni?“
Poche settimane dopo, MGM ha annunciato che
stava sviluppando un nuovo film spin-off “Rocky” incentrato sulla
famiglia Drago. Dolph Lundgren ha
interpretato il ruolo del rivale russo di Rocky, Ivan Drago, in
“Rocky IV”, mentre Florian Munteanu ha debuttato nel ruolo del
figlio di Ivan in “Creed II”. Robert Lawton è stato assunto
per scrivere la sceneggiatura. Stallonesi
è espresso pubblicamente contro lo spin-off e ha affermato di
non essere mai stato informato del suo sviluppo. Rispetto al
progetto ha così commentato: “Un altro colpo al cuore… L’ho
appena scoperto… ANCORA UNA VOLTA, questo PATETICO PRODUTTORE di 94
anni e I SUOI BAMBINI AVVOLTOI MORONICHE E INUTILI, Charles e
David, stanno ancora una volta ripulendo LE OSSA di un altro
meraviglioso personaggio che ho creato senza nemmeno dirmelo“,
ha scritto Stallone. su Instagram. “CHIEDO SCUSA ai FAN,
non ho mai voluto che i personaggi ROCKY venissero sfruttati da
questi parassiti”. “A proposito, non ho altro che rispetto
per Dolph, ma vorrei che mi avesse detto cosa stava succedendo alle
mie spalle“, ha aggiunto Stallone all’epoca. “Tieni
vicini i tuoi VERI amici.“
Ant-Man and the Wasp: Quantumania (leggi la recensione)ha introdotto Jonathan
Majors nell’universo
cinematografico Marvel nei panni di Kang il Conquistatore, il nuovo cattivo del
franchise che eredita il ruolo chiave avuto nella precedente saga
da Thanos. Mentre l’attore ha ricevuto recensioni
entusiastiche per il suo Kang silenziosamente
minaccioso, lo stesso non si può dire del film “Quantumania” che è
stato ampiamente stroncato. Il film è uno dei
film Marvelpeggio
recensiti della storia con un 48% su Rotten Tomatoes, che quasi
corrisponde al punteggio record di “Eternals” arrivato al 47% di gradimento.
Anche il punteggio di Metacritic del film si attesta a un misero 48
%. Questa settimana Jonathan
Majorsha
partecipatoal podcast “Screen Talk” di
IndieWiree ha affrontato il tema e i bassi
punteggi collezionati da Ant-Man and the Wasp: Quantumania.
“Non cambia il modo in cui mi
vedo, punto. Sono tutti dati“, ha detto Majors a
proposito delle recensioni negative. “Sono una performance
all’interno di una storia. Una cosa che dirò alla mia squadra
mentre stiamo lasciando una premiere se stanno leggendo le
recensioni, dirò: “Come va il film?” Cerco di pulire il mio
piatto e di prendermi cura della mia parte. Mi do una risposta:
‘Sei puro. Sei bravo. A loro piaci.’ E mi parlano del
film. A volte anche il film è a quel livello, a volte [non lo
è]”.
“Sono solo persone“, ha
aggiunto Majors a proposito dei critici
cinematografici. “Hanno un’opinione. Hai sempre
un’opinione. Non sono uno sciocco. So che queste sono
persone che lo scrivono. Questi non sono i miei professori di
Yale oi miei insegnanti di recitazione. Queste sono persone
che hanno figli e hanno una prospettiva, hanno un’educazione
religiosa o non ce l’hanno. Vivono in questa città, o vogliono
essere visti in questo modo o non vogliono essere visti in questo
modo. Guardo l’aggregato e, ok, 47. Ma cosa significa quel 47
quando hai anche ottenuto quel risultato al botteghino? Cosa
significano queste cose? Sono informazioni. Sono al
corrente. Non cambierò me stesso. Se sei un critico di
livello, probabilmente ti conosco e capisco la tua
politica.”
Lo sceneggiatore di “Ant-Man and the Wasp:
Quantumania” Jeff Loveness ha detto
a The Daily
Beast dopo l’inizio del film che i
critici che odiavano il film lo hanno colto di sorpresa,
aggiungendo: “Ero in una posizione piuttosto bassa… Quelle non
erano buone recensioni, e io era come, ‘Ma che…?‘” –“Sono davvero orgoglioso di quello che ho scritto per
Jonathan [Majors] e Michelle Pfeiffer [la scienziata Janet
Pym]“, ha detto Loveness. “Pensavo fosse roba buona,
sai? E quindi ero solo scoraggiato, ed ero davvero triste per
questo.
Il suo umore è cambiato dopo che ha
deciso di partecipare a una proiezione pubblica di “Quantumania” e
ha avuto modo di ascoltare i membri del pubblico ridere delle sue
battute. Ha detto: “Sono tipo, ‘Dannazione! No, [le
recensioni] sono sbagliate! Ho ragione! MODOK è
fantastico!’ Nel complesso sono abbastanza contento e penso di
aver imparato a prendere un pugno questa settimana. E ora che
ho imparato che non è poi così male, posso semplicemente continuare
a fare cose.”
L’arco narrativo di Jonathan
Majors nell’MCU continuerà attraverso la
stagione 2 di “Loki” e oltre fino al crescendo con
“Avenger: The Kang Dynasty” in arrivo nel
2025.
Nel film, che dà ufficialmente il
via alla
Fase 5 del Marvel Cinematic Universe, i Super
Eroi Scott Lang (Paul
Rudd) e Hope Van Dyne (Evangeline
Lilly) tornano per continuare le loro avventure
come
Ant-Man and The Wasp. Insieme ai genitori di Hope,
Hank Pym (Michael
Douglas) e Janet Van Dyne (Michelle
Pfeiffer), la famiglia si ritrova a esplorare
il Regno Quantico, a interagire con nuove strane creature e a
intraprendere un’avventura che li spingerà oltre i limiti di ciò
che pensavano fosse possibile. Diretto da Peyton
Reed e prodotto da Kevin Feige, p.g.a. e Stephen Broussard,
p.g.a., Ant-Man and the Wasp: Quantumania è
interpretato anche da Jonathan Majors nel ruolo di Kang,
David Dastmalchian nel ruolo di Veb, Katy O’Brian nel ruolo di
Jentorra, William Jackson Harper nel ruolo di Quaz
e Bill Murray in quello di Lord Krylar.
20th Century Studios ha
annunciato nuovi dettagli sulla trama, aggiunte al cast e stato di
produzione per l’ultimo film di “Alien“.
Mentre la premessa per il film ancora da intitolare è stata tenuta
nascosta, lo studio ha rivelato che il film seguirà “un gruppo
di giovani in un mondo lontano, che si trovano a confrontarsi con
la forma di vita più terrificante nell’universo”. Ieri
vi abbiamo anticipato una delle prime interpreti
annunciate, Isabela Merced.
Gli attori che dovranno affrontare le forme
terrificanti sono David Jonsson (“Industry”),
Archie Renaux (“Shadow and Bone”), Isabela
Merced (“Rosaline”), Spike Fearn
(“The
Batman”) e Aileen Wu (“Away from Home”), che
si uniranno tutti alla protagonista precedentemente annunciata,
Cailee Spaeny (“Mare of Easttown”). Oltre
all’annuncio del cast, 20th Century Studios ha annunciato che il
nono film della serie inizierà la produzione il 9 marzo a
Budapest.
Fede Alvarez, è regista,
sceneggiatore e produttore, proseguendo la sua carrier in film
horror, dopo aver lavorato a “Millennium
– Quello che non uccide”, “Don’t Breathe” e il
remake di “Evil
Dead”. A produrre il film c’è anche la Scott Free, la
società del regista originale di “Alien”, Ridley Scott che è produttore esecutivo con
Michael Pruss (“Our Friend”). Scott e
Pruss sono affiancati dai produttori Brent
O’Connor (“Bullet Train”), Elizabeth
Cantillon (“Persuasion”) e Tom Moran
(“The Donut King”).
Il progetto senza
titolo si unisce alla serie prequel, presentata per la prima
volta nel 2012, con “Prometheus“,
seguito da “Alien:
Covenant“. La serie prequel è l’ultima iterazione e segue
la serie
originale iniziata nel 1979, con “Alien“,
seguita da “Aliens“,
“Alien
3“, “Alien
Resurrection” e poi la serie crossover iniziata nel 2004, con
“Alien vs. Predator” e “Aliens vs. Predator: Requiem”. Mentre la
data di produzione è stata annunciata per la prossima settimana, il
progetto senza titolo deve ancora fissare una data di uscita al
cinema!
Morto Tom
Sizemore. L’attore 61enne si è spento dopo che il team
medico ha scollegato il supporto vitale che lo teneva in vita a cui
l’attore era sottoposto dopo aver subito un aneurisma
cerebrale il 18 febbraio. A darne notizia a
Variety è stato il suo manager Charles Lago. “È con
grande tristezza e dispiacere che devo annunciare che l’attore
Thomas Edward Sizemore (‘Tom Sizemore’) di 61 anni è morto
serenamente nel sonno oggi al St Joseph’s Hospital di
Burbank“, ha dichiarato Lago in una nota. “Suo
fratello Paul e i gemelli Jayden e Jagger (17) erano al suo
fianco.” Lago aveva precedentemente affermato il 27 febbraio
che “i medici hanno informato la sua famiglia che non ci sono più
speranze e hanno raccomandato la decisione di porre fine alla
vita”.
Il 18 febbraio, Tom
Sizemore è stato colpito da un malore nella sua casa di
Los Angeles ed è stato trasportato in ospedale dai paramedici. Lì,
i medici hanno stabilito che aveva subito un aneurisma cerebrale a
seguito di un ictus. Da allora Sizemore era rimasto in
condizioni critiche ed era stato in coma in terapia intensiva.
“Sono profondamente rattristato dalla perdita del mio fratello
maggiore Tom“, ha detto suo fratello Paul Sizemore in una
dichiarazione. “Era più grande della vita. Ha
influenzato la mia vita più di chiunque altro io conosca. Era
talentuoso, amorevole, generoso e poteva farti divertire
all’infinito con la sua arguzia e capacità di narrazione. Sono
devastato che se ne sia andato e mi mancherà sempre.
Nato a Detroit il 29 novembre 1961,
Tom Sizemore si è trasferito a New York City per
dedicarsi alla recitazione negli anni ’80. Uno dei suoi primi
crediti è arrivato nel 1989 con un’apparizione nel candidato al
miglior film di Oliver Stone “Nato il 04 Luglio”.
Conosciuto per aver interpretato il
duro, è diventato famoso negli anni ’90 con film come “Harley
Davidson and the Marlboro Man”, “Passenger 57”, “True Romance” e
“Natural
Born Killers“. Ha avuto la sua grande occasione nel
film di guerra di Steven Spielberg del 1998 “Salvate
il soldato Ryan”, in cui interpretava il sergente tecnico Mike
Horvath. “Salvate il soldato Ryan” ha ottenuto una nomination
come miglior film agli Academy Awards. Insieme ai suoi
co-protagonisti, tra cui
Tom Hanks e Matt Damon, Sizemore ha ricevuto una nomination
allo Screen Actors Guild per l’eccezionale interpretazione di un
cast in un film. Nel corso della sua carriera, Sizemore ha
lavorato con registi come Michael Mann, Martin Scorsese,
Peter Hyams, Carl Franklin, Oliver Stone, Ridley Scott e Michael
Bay.