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Steven Soderbergh a lavoro su un film interattivo per HBO

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Steven Soderbergh starebbe lavorando a un nuvo progetto sperimentale per la HBO. Si tratterebbe di un film che spinge oltreil concetto di interattività con lo spettatore. Entertainment Weekly riporta che il film si intitolerà Mosaic e vede protagonista Sharon Stone.

Sembra che, se il progetto dovesse ricevere un definitivo via libera, lo spettatore potrà scegliere che piega far prendere alla trama usando la tecnica dei finali multipli. In pratica lo stesso principio dei videogiochi applicato al cinema.

Soderbergh ha dichiarato: “Credo che le brave persone alla HBO saranno genuinamente entusiastiche di Mosaic per due ragioni. La prima è che rappresenta un modo nuovo di esperienza di una storia e di condivisione di quella esperienza con gli altri. Secondo ci vorrà una nuova categoria agli Emmy, e si tratterebbe dell’unico progetto candidabile e eleggibile”.

Che ve ne pare? L’esperienza di Steven Soderberg è comprovata, sia al cinema che in tv, e il suo approccio alla settima arte, sempre attivo su tutti i livelli di produzione dei film ne farebbe il protagonista adeguato per qualsiasi tipo di sperimentazione.

Fonte: The Verge

 

Steven Sielberg: dopo Indiana Jones 5 il biopic su Leonard Bernstein

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Dopo essere rimasto a bocca asciutta agli Oscar 2018 con il suo The Post, Steven Spielberg si prepara alla promozione del sul prossimo attesissimo film, Ready Player One, dal 29 Marzo nelle sale italiane.

Il regista e produttore però non ha certo intenzione di riposarsi, e ha già annunciato i suoi prossimi due film: il primo è West Side Story, remake del celebre musical, per il quale sono già partiti i casting; il secondo è, finalmente, Indiana Jones 5, che vedrà Harrison Ford tornare a indossare la famosa fedora.

Ma come ben si sa, Spielberg non è uno che resta con le mani in mani, così sta già guardando avanti per il suo prossimo film. Apprendiamo da Variety che Spielberg sta seguendo delle round table segretissime di lettura per una sceneggiatura sulla vita di Leonard Bernstein, compositore, pianista e direttore d’orchestra statunitense.

Hook: Steven Spielberg non aveva fiducia nel film

A scrivere la sceneggiatura in questione è stato Josh Singer per la Paramount, ma un’altra fonte rivela che sebbene sia frequente per Steven Spielberg interessarsi a moltissimi progetti, spesso cede la regia e rimane solo nella produzione del film. Tuttavia la scelta di dirigere un biopic su un compositore si allineerebbe con la recente decisione di portare al cinema un famoso musical. Inoltre la scelta confermerebbe l’alternanza, sistematica negli ultimi anni, che Spielberg adotta nel realizzare un dramma storico a un film a grande budget.

Seguiremo gli sviluppi del progetto.

Ready Player One: il trailer finale del film di Steven Spielberg

Steven Seagal torna in Romania

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Steven Seagal torna in Romania

Steven SeagalLe riprese di The Mercenary: Absolution, diretto da Keoni Waxman  interamente girato in Romania, iniziano oggi, 17 marzo 2014, e continueranno fino al 7 aprile.

Il cast, guidato da Steven Seagal, comprende Byron Mann e Vinnie Jones. La Castel Film Studios sta fornendo il supporto logistico. Questo film d’azione prodotto dalla Steamroller Production e dalla Voltage Pictures,  sarà distribuito direttamente in video come il precedente fil girato da Keoni Waxman in Romania nel 2013, A Good Man, dove Seagal interpreta lo stesso personaggio, Alexander. E ‘ la quinta volta che Seagal gira un film in Romania.

Qui si era già recato nel 2009 per  le riprese di Born to Raise Hell di Lauro Chartrand,  Against the Dark di Richard Crudo nel 2008 e nel 2005 Attack Force e Shadow Man, diretti entrambi da Richard Keusch. Durante le sue numerose visite in Romania  Seagal è stato inoltre coinvolto in eventi di beneficenza locali : ha fatto una donazione alle  vittima delle inondazioni di un villaggio moldavo, ha sensibilizzato i bambini sul pericolo delle droghe, e ha anche adottato un cane randagio.

Fonte: Filmneweurope.com

Steven Seagal in Expendables 3?

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Il lavori del terzo capitolo del franchise tutto muscoli Expendables prenderanno piede in autunno, poco dopo l’uscita di Expendables 2, fissata per il prossimo agosto. In un’intervista

Steven Seagal contro Mel Gibson ne I Mercenari 3?

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Mentre la preproduzione de I Mercenari 3 entra sempre più nel vivo, cominciano ad arrivare le prime notizie che confermano o smentiscono i rumors precedenti. Tempo fa Steven Seagal disse che Sylvester Stallone gli aveva offerto un ruolo nel film, mentre nello stesso periodo era arrivata notizia che Mel Gibson sarebbe stato il villain del terzo episodio. All’epoca però tutte e due le notizie non erano confermate.

Adesso, da alcuni giornali bulgari, arrivano delle novità secondo cui I Mercenari 3 si girerà lì e comprenderà anche una scena di combattimento tra Seagal e Gibson. La scena includerà anche Stallone, Jason Statham e Dolph Lundgren che torneranno nel film. Non possiamo ancora dire chi sta dalla parte di chi, ma se i rumors di diverso tempo fa dovessero essere confermati, potremmo ipotizzare che Mel Gibson, in qualità di villain, darà del filo da torcere a Seagal, a Stallone e ai suoi.

Vi ricordiamo che il cast de I Mercenari 3 vede Sylvester StalloneArnold SchwarzeneggerJason StathamHarrison FordMel Gibson, Terry Crews, Dolph Lundgren, Antonio Banderas, Kellan Lutz, Randy Couture, Victor Ortiz, Kelsey Grammer, Glen Powell Jr., Ronda Rousey, Wesley Snipes

A dirigere questo bel gruppo di eroi ci sarà Patrick Hughes che avrà a disposizione un budget di 90 milioni di dollari. La trama del film: ne I Mercenari 3, Barney (Sylvester Stallone), Christmas (Jason Statha) e il resto della squadra si trovano faccia a faccia con Conrad Stonebanks (Gibson), un vecchio amico di Barney e co-fondatore del gruppo di Mercenari. Stonebanks però si allontanò dal gruppo, costringendo Barney ad ucciderlo, o almeno così si pensava. Lui invece è riuscito a eludere la morte, e ora è tornato per cercare di mettere fine al gruppo che lui stesso ha fondato. Ma Barney ha piani diversi.

Fonte: WP

STEVEN SEAGAL ACTION dal 13 marzo con Gazzetta dello Sport

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Partirà il 13 marzo la nuova raccolta home video targata Gazzetta dello Sport. Per l’occasione avremo la possibilità di collezionare ben 33 film che hanno visto protagonista nell’arco degli anni ’80 Steven Seagal. Si chiama infatti STEVEN SEAGAL ACTION la collana di DVD che a partire dal 13 marzo 2014 sarà disponibile con Gazzetta dello Sport.

STEVEN SEAGAL ACTION dal 13 marzo con Gazzetta dello SportDiventato celebre come attore grazie alle proprie abilità nelle arti marziali, cintura nera 7º Dan di Aikido, oggi 61enne, ex chitarrista, animalista convinto e da sempre in prima linea nel sostenere la causa del Dalai Lama. Per chi è cresciuto negli anni ‘80 Steven Seagal è un vero e proprio dell’action movie, al pari di Chuck Norris, Jean Claude Van Damme e Jackie Chan.

Il primo titolo che compone la collezione è Nico. Steven Seagal fa il suo sensazionale debutto sullo schermo cinematografico nei panni dell’omonimo protagonista, facendosi largo tra le star dei film d’azione grazie alla sua interpretazione di un poliziotto che scopre ex agenti CIA coinvolti in un traffico di droga e nella congiura per l’assassinio di un politico. Il regista Andrew Davis (Il fuggitivo, Trappola in alto mare) libera la furia su Windy City, quando Nico e la sua partner Jax (Pam Grier) stringono il cerchio su di un criminale psicotico (Henry Silva). In questo film recita in uno dei suoi primi esordi anche la bellissima e giovanissima Sharon Stone. Le successive uscite sono dedicate ad altri classici dell’attore: Trappola in alto mare e Decisione Critica.

La vera particolarità di questa collana è che ogni DVD è stato curato per esaudire ogni curiosità dell’appassionato, con un ricco booklet di 32 pagine che racconterà tutti i retroscena sul film, con una biografia dettagliata e a puntate di Seagal. Inoltre Gazzetta approfitta di questa grande occasione per rinnovare la sua offerta di DVD da collezione: per la prima volta, e solo per le prime tre uscita della collana STEVEN SEAGAL ACTION, saranno disponibili i film anche in Blu Ray Disk (si tratta di Nico, Trappola in alto mare e Trappola sulle Montagne rocciose).

Se siete amanti dell’adrenalina vecchio stile, senza effetti speciali e con tanta azione da vero action movie, se amate i film senza età e per un pubblico da bocca buona, e soprattutto se siete appassionati di Steven Seagal, la collezione STEVEN SEAGAL ACTION fa al caso vostro.

Per saperne di più per approfondire e per acquistare l’intera collana a prezzo ridotto consultate il sito ufficiale

STEVEN SEAGAL ACTION

 

Steven Miron e Steven Newhouse dimessi dal CDA di Warner Bros. Discovery

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Steven Miron e Steven Newhouse si sono dimessi dal consiglio di amministrazione della Warner Bros. Discovery dopo che il Dipartimento di Giustizia li ha informati che stava indagando in merito a “se il loro servizio nel Consiglio di amministrazione violava la Sezione 8 del Clayton Antitrust Act”, l’annuncio è arrivato direttamente da WBD (via Variety).

Miron, amministratore delegato della società di media Advance/Newhouse Partnership e dirigente senior presso Advance, la società di investimenti della famiglia Newhouse, e Newhouse, copresidente di Advance, erano entrambi amministratori indipendenti. Le loro dimissioni hanno effetto immediato. A seguito delle dimissioni di Miron e Newhouse, il 1° aprile il consiglio ha adottato una delibera di riduzione delle dimensioni del consiglio da 13 a 11 amministratori.

Secondo il Dipartimento di Giustizia, la Sezione 8 del Clayton Act, secondo cui “il Congresso ha commesso una violazione di per sé delle leggi antitrust”, vieta a direttori e funzionari di prestare servizio contemporaneamente nei consigli di amministrazione di concorrenti, fatte salve limitate eccezioni.

Miron e Newhouse hanno informato WBD che, “senza ammettere alcuna violazione, e alla luce delle mutevoli dinamiche della concorrenza nel settore dell’intrattenimento, hanno scelto di dimettersi piuttosto che contestare la questione”, secondo la dichiarazione della società.

LEGGI ANCHE: Warner Bros. Discovery e Paramount in trattative per una possibile fusione

“A nome del nostro consiglio di amministrazione e del gruppo dirigente di WBD, desidero ringraziare Steve Miron e Steven Newhouse per il loro straordinario servizio e il loro impegno di lunga data nei confronti di Discovery e Warner Bros. Discovery”, ha affermato David Zaslav, CEO di Warner Bros. Discovery, in una nota. “Sia Steve che Steven sono stati una grande fonte di saggi consigli e di straordinarie conoscenze del settore nel corso degli anni, e hanno svolto un ruolo fondamentale nel rendere questa nuova società operativa e avviata su un percorso di crescita a lungo termine. Siamo enormemente grati per il loro costante sostegno e auguriamo loro il meglio”.

Steven Knight scriverà il nuovo film di Star Wars

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Steven Knight scriverà il nuovo film di Star Wars

Il creatore di “Peaky Blinders” Steven Knight scriverà la sceneggiatura del film senza titolo “Star Wars” che Sharmeen Obaid-Chinoy (“Ms. Marvel”) dovrebbe dirigere. La notizia arriva dolo che gli sceneggiatori originali Damon Lindelof e Justin Britt-Gibson se ne sono andati dal progetto. Si prevede che il film sarà tra i primi film di “Star Wars” della Lucasfilm dall’ultimo “Star Wars: The Rise of Skywalker” del 2019.

Ulteriori informazioni sul film, incluso un possibile titolo, dovrebbero essere annunciate durante la celebrazione di Star Wars a Londra ad aprile. Steven Knight è uno sceneggiatore veterano che ha iniziato la sua carriera specializzandosi in drammatici drammi polizieschi come “Dirty Pretty Things” del 2002 e “La promessa dell’assassino” del 2007, per poi ampliare i suoi orizzonti con titolo come “The Hundred-Foot Journey” del 2014), thriller di guerra Amore, cucina e curry e Allied del 2016.  Ha scritto anche film biografici come Spencer del 2021. Ha anche creato e prodotto esecutivamente il dramma poliziesco in costume della BBC Peaky Blinders, che a livello internazionale è diffuso da Netflix.

Lindelof — meglio conosciuto come il co-creatore delle serie TV “Lost“, “The Leftovers” e “Watchmen” — aveva chiamato Britt-Gibson (“Counterpart”, “Into the Badlands”) per scrivere un film di “Star Wars” insieme. Dopo aver consegnato una bozza all’inizio di quest’anno, la coppia di scrittori ha lasciato il progetto a febbraio, diventando gli ultimi creativi a separarsi dalla Lucasfilm dopo aver firmato per sviluppare uno o più nuovi progetti cinematografici di Star Wars di grande clamore.

Il travagliato sviluppo in seno alla Lucas Film

Facciamo un recap dello stato dell’arte.  All’inizio di marzo, Variety ha riferito che film separati – uno guidato dal regista Patty Jenkins, l’altro dal produttore (e capo dei Marvel Studios) Kevin Feige – erano stati accantonati dalla Lucasfilm e non erano più in fase di sviluppo attivo. Il regista JD Dillard (“Devotion”) ha detto a TheWrap nel novembre 2022 che non stava più sviluppando un progetto “Star Wars” con lo Studios.

Nell’ottobre 2019, i produttori esecutivi di “Game of Thrones” David Benioff e DB Weiss hanno abbandonato una serie di film di “Star Wars” che avrebbero dovuto scrivere e produrre, annunciati per la prima volta 20 mesi prima. Nel settembre 2017, la presidente della Luscasfilm Kathleen Kennedy ha licenziato Colin Trevorrow da quello che è poi diventato The Rise of Skywalker; tre mesi prima aveva licenziato Phil Lord e Christopher Miller da “Solo: A Star Wars Story” del 2018, anche se il film aveva completato gran parte delle riprese principali.

I film di “Star Wars” noti per essere ancora attivi alla Lucasfilm includono un progetto del regista Taika Waititi in cui probabilmente reciterebbe, così come un potenziale film di Shawn Levy che dovrebbe entrare in produzione dopo la fine della produzuone di “Deadpool 3” e completare il lavoro nella serie limitata di Netflix “All the Light We Cannot See”, che Levy ha sviluppato proprio con Steven Knight.

Steve Spielberg racconta come scelse Ke Huy Quan per Indiana Jones e il tempio maledetto

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Dopo la vittoria del Golden Globe di Ke Huy Quan, Steven Spielberg ricorda il momento in cui, oltre 30 anni fa, ha scelto l’attore per interpretare I Goonies e Indiana Jones e il tempio maledetto. Il sequel de I predatori dell’arca perduta di Spielberg ha dato il via alla carriera di attore di Quan. L’anno successivo ha interpretato Richard “Data” Wang nel classico degli anni ’80 di Richard Donner I Goonies. Sfortunatamente, Quan ha avuto difficoltà a trovare la sua strada, dopo il successo di questi due film, reinventandosi dietro alla macchina da presa. Tuttavia, dopo l’uscita di Crazy Rich Asians, Ke Huy Quan è stato ispirato a tornare a recitare ed è stato scelto per il ruolo di Waymond Wang in Everything Everywhere All at Once.

Quan ha accettato il suo Golden Globe Award come miglior attore non protagonista con un discorso emozionante, ringraziando il presente Spielberg per il suo ruolo cruciale nella sua carriera dell’attore. In risposta alla vittoria di Quan, il regista ha raccontato a Access Hollywood del casting di Quan sia per Indiana Jones e Il tempio maledetto che per I Goonies.

Ecco cosa ha raccontato Steve Spielberg: “La cosa da ricordare è che, ognuno di noi, quando stiamo fa un casting, non lo sta facendo per la persona che viene scelta, ma per il bene comune del film, della commedia. Il casting riguarda questa domanda: come serviamo la sceneggiatura? Come serviamo l’intero sforzo della realizzazione del film? Quindi non penso mai che dia a qualcuno l’opportunità di entrare nella vita di qualcunaltro con altro che non sia ottenere la parte. Lo consideravo come se fosse un buon casting…

Così è stato con Ke, è stato Short Round. Pensavo che sarebbe stato perfetto per Short Round. Quando l’ho incontrato, ha preso d’assalto la stanza. Lo fa ancora! Ha un’energia positiva. Così pieno di amore positivo. Ed è con quella energia che ha fatto il provino da bambino. È solo più tardi che ho capito che sia una responsabilità portare un giovane in questo business, ma ho anche tanta ammirazione per lui per come si è comportato in questo business. Dopo che ha interpretato Short Round, l’ho scelto per I Goonies e lui ha interpretato Data. Ma poi non ha lavorato così tanto e ha iniziato a lavorare dietro le quinte quando è cresciuto. Era uno stuntman per molte scene di combattimenti di arti marziali. Veniva sul mio set per altri film, ci incontravamo e parlavamo. Ma stasera mi ha lasciato senza fiato. Quando ha ottenuto il Golden Globe come miglior attore non protagonista, il mio cuore è saltato fuori dal mio petto.”

Steve Rogers: 10 curiosità sull’uomo dietro la maschera di Captain America

Dietro la maschera dell’eroe c’è sempre un uomo con le sue fragilità e il suo essere “imperfetto” nonostante le apparenze: è questo il caso di Steve Rogers, che una volta assunto il siero del super-soldato e impugnato lo scudo diventa Captain America, uno degli eroi più amati del MCU.

Ecco di seguito 10 curiosità sul personaggio che solo i veri fan conosceranno:

Steve Rogers è un esperto di qualsiasi tipo di arma

Questa notizia poco conosciuta assume in realtà contorni interessanti ed è stata rivelata nel fumetto di Moon Knight, esattamente nel momento in cui Bestia degli X-Men spiega che Steve Rogers è in grado di padroneggiare l’uso di qualsiasi arma in pochi secondi.

Ma non finisce qui: oltre alla capacità di prendere qualsiasi fucile, pistola o altro e imparare ad usarla subito, Captain America ha anche avuto la possibilità di impugnare il martello di Thor più volte nei fumetti.

Uomo e Lupo

Una delle versioni più strambe del personaggio nei fumetti (che ricordiamo, esistono da 50 anni) compare in Captain America: Man & Wolf, in cui si racconta la scomparsa dell’amico di Steve e pilota personale (che è anche un lupo mannaro). Quando l’eroe si mette alla sua ricerca finisce contagiato da un siero di licantropo diventando poi il capo dei lupi mannari catturati.

Prima della trasformazione Steve Rogers, si ammalava continuamente

Captain America: Il Primo VendicatoreAsma, febbre reumatica, sinusite, pressione alta, palpitazioni, facile affaticamento, problemi cardiaci, insomma la scheda medica del candidato alle armi Steve Rogers non è proprio quella dei supereroi, e il personaggio ci viene mostrato in tutta la sua fragilità all’inizio di Captain America: Il Primo Vendicatore, capitolo inaugurale del franchise.

In fondo è proprio questa la storia che i Marvel Studios volevano raccontare: un ragazzo gracile, ma dall’animo nobile, sfida tutte le calamità della sua esistenza difficile (i genitori sono morti, i bulli si prendono gioco di lui e lo percuotono ripetutamente) per servire un bene più grande, la giustizia, e arruolarsi come soldato dell’esercito americano durante la Seconda Guerra Mondiale.

Steve Rogers non è mai stato un membro originale degli Avengers

Non è mai stato un membro originale degli AvengersContrariamente al pensiero comune, dove tutti credono che Captain America sia uno dei membri fondatori degli Avengers, l’eroe non fece parte della prima squadra in assoluto che invece comprendeva Iron Man, Ant-Man, Hulk, Thor e The Wasp. Steve infatti non si unì alla squadra finché i Vendicatori non lo trovarono nel ghiaccio.

Steve Rogers può correre un chilometro in un minuto

Può correre un chilometro in un minutoNella scena d’apertura di Captain America: The Winter Soldier, vediamo Steve correre nei giardini che circondano la Casa Bianca a Washington DC e successivamente incontrare il suo futuro braccio destro, Sam Wilson aka Falcon.

È lì che scopriamo quanto sia davvero veloce l’eroe, ma soltanto grazie al 65° anniversario del fumetto si è reso noto che il personaggio può correre un chilometro in un minuto quando è al suo massimo livello di prestazioni!

Si è travestito da signora anziana

I fumetti sono una fonte inesauribile di storie e aneddoti anche divertenti sui supereroi del MCU: come quella volta in cui Captain America, nelle prime storie di Jack Kirby, è costretto a vestirsi da signora anziana per entrare di nascosto in Germania e recuperare del soldi rubati. In questo fumetto, Bucky Barnes è nella sua originale versione “bambina” che aiuta Steve a indossare gli abiti di sua nonna.

Ha vinto un premio per le sue abilità nel disegno

I fan del MCU forse avranno notato un paio di cenni al lato “artistico” di Steve Rogers nel film Captain America: Il Primo Vendicatore, in cui vediamo un primo piano del suo taccuino con i suoi disegni.

Nei fumetti però l’eroe ha effettivamente vinto una medaglia d’oro come premio alle sue abilità artistiche ricevuta al concorso “Art of the Future”.

L’identità di Captain America è stata assunta da 12 personaggi

Questo è un fatto noto ai conoscitori del personaggio: Bucky Barnes e Sam Wilson sono soltanto due dei 12 eroi che hanno assunto nel corso della storia l’identità di Captain Marvel, prendendo lo scudo e il costume.

Altri sono stati Isaiah Bradley (un soggetto di prova della Seconda Guerra Mondiale) e persino Peggy Carter in una recente serie di fumetti chiamata Exiles.

Il siero del supersoldato ha migliorato la sua personalità

L’idea alla base del siero del super-soldato è il miglioramento fisico dell’uomo che si sottopone all’esperimento, così come un certo mutamento dei tratti della personalità. Il siero “peggiora” i lati negativi della persona e migliorato quelli buoni, motivo per cui era importante scegliere un candidato dal cuore puro.

Il suo compleanno ricorre il 4 Luglio

Captain America è nato il 4 luglio, Giorno dell’Indipendenza americana, aneddoto che non fa che aumentare il senso di patriottismo intrinseco nella figura che ha combattuto per il paese contro Hitler e altri nemici.

La scelta del compleanno è quindi adeguata, così da rappresentare i migliori ideali d’America.

Correlato – Captain America: 10 errori che non abbiamo notato nei film

Fonte: ScreenRant

Steve Rogers, l’HYDRA e le possibili conseguenze sul MCU

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Steve Rogers, l’HYDRA e le possibili conseguenze sul MCU

Le regole della narrativa dei fumetti sono chiaramente soggette a cambiamenti e sovvertimenti. Proverbiali, ad esempio, sono le morti sempre reversibili, dei protagonisti. Nel caso dei personaggi però ci sono alcuni canoni inviolabili, o per lo meno c’erano.

Uno di questi canoni, in merito a Captain America, era che il personaggio combatte per gli ideali patriottici. È sempre stato così, da quando Jack Kirby e Joe Simon hanno creato l’eroe che prendeva a pugni Hitler nel 1941.

Steve RogersMa, come ormai sapranno tutti i lettori, Nick Spencer ha rotto questa regola con il Numero 1 di Captain America: Steve Rogers. nel numero citato infatti si scopre che Steve Rogers è, ed è sempre stato, un agente dell’Hydra sotto copertura.

LEGGI – La reazione di Chris Evans al plot twist di Captain America

I fumetti Marvel non sono nuovi a questi grandi plot twist, basti pensare al Thor femmina visto di recente, anche se questa è la prima volta in cui si stravolge completamente, dalle fondamenta, la struttura di un personaggio.

L’executive editor del numero, Tom Brevoort, ha così replicato all’hashtag diventato trend su Twitter, #SayNoToHYDRACap: “Ti dovresti sentire sicuramente non a tuo agio di fronte alla rivelazione che tutto quello che hai sempre saputo su Rogers in realtà è una menzogna”.

Ma cosa accadrà al cinema? Sentiremo mai Steve Rogers/Chris Evans pronunciare la parole “Hail Hydra”? Sembra improbabile, dal momento che l’arco narrativo di Rogers è già stato scritto e si concluderà (per adesso) nel 2019 con Avengers Infinity War.

Nè la Disney nè la Marvel hanno commentato l’eventualità che la cosa possa arrivare anche al cinema, ma sempre Brevoort replica: “Seguiamo e ci piacciono i film, ma cerchiamo sempre di percorrere una strada personale e di non essere troppo legati a quello che accade sul grande schermo. Quindi guardiamo a quello che facciamo come fossero pionieri. Hanno un certo margine di materiale per raccontare le loro storie, e quello che facciamo adesso potrebbe essere potenzialmente l’ispirazione per i film di domani.”

Nell’eventualità, i fan del fumetto aspettano comunque il secondo numero di questa serie per sapere come si svilupperà questo risvolto, e soprattutto per sapere in che modo la vicenda, la “nuova” identità di Rogers, si ripersuoterà su Sam Wilson, che nel 2014 ha raccolto lo scudo di Cap.

E voi che ne pensate? in che modo questo twist potrebbe influenzare l’Universo Cinematografico Marvel?

Fonte: The Wrap

Steve Rogers non è più Captain America nell’Universo Cinematografico Marvel

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Alla fine di Captain America Civil War, vediamo Steve Rogers (Chris Evans) abbandonare lo scudo e la sua identità di Cap a causa della divergenza di opinioni con Tony Stark. Si tratta di qualcosa che abbiamo intuito nelle ultime immagini del film, quando Steve è a Wakanda con T’Challa e Bucky.

Adesso però arriva la conferma ufficiale di Joe Russo: “Penso che abbandonare lo scudo sia rappresentativo di Steve che lascia andare quella sua particolare identità. Si tratta di lui che ammette che un certo tipo di identità come quella di Captain America era in conflitto con la sua scelta molto personale che ha fatto.”

E quindi? Cosa accadrà al MCU senza Captain America?

Per quanto riguarda invece il ruolo di Chris Evans, sappiamo ormai da tempo che il suo contratto si concluderà con Avengers Infinity War. Cosa ha in serbo per noi Kevin Feige?

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 Le notizie e le anticipazioni sul Marvel Cinematic Universe le trovate nel nostro canale dedicato ai Marvel Studios.

Leggi la nostra recensione di Captain America Civil War

Sinossi: Captain America Civil War si svolge subito dopo gli eventi di Avengers: Age of Ultron, con Steve Rogers e gli Avengers costretti ad affrontare i danni collaterali causati dalla loro lotta per proteggere il mondo. Captain America Civil War posterDopo che la città di Lagos, in Nigeria, viene colpita dall’ennesimo incidente internazionale che vede coinvolti gli Avengers, le pressioni politiche chiedono a gran voce un sistema di responsabilità e un consiglio d’amministrazione che decida quando richiedere l’intervento del team. Questa nuova dinamica divide gli Avengers che, al tempo stesso, tentano di proteggere il mondo da un nuovo e malvagio avversario.

Ricordiamo che Captain America: Civil War sarà diretto da Anthony Joe Russo e vedrà nel cast Chris Evans, Robert Downey Jr., Scarlett Johansson, Chadwick Boseman, Sebastian Stan, Samuel L. Jackson, Frank Grillo, Jeremy Renner e Daniel BruhlCaptain America Civil War è arrivato nelle sale italiane il 4 maggio 2016.

Steve Rogers ha nascosto la barba di Chris Evans per lo Shawarma

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Steve Rogers ha nascosto la barba di Chris Evans per lo Shawarma

La scena post credits di The Avengers vede i Vendicatori a riposo nell’ormai famosa sequenza dello “Shawarma”. Le scena in questione nasconde però diversi segreti, tra cui “la barba di Chris Evans. Sappiamo che l’attore ha sfoggiato una folta peluria facciale per Infinity War, ma nel primo Avengers, Steve Rogers usava ancora regolarmente il rasoio. Non si può dire lo stesso per Chris Evans, che subito dopo le riprese del film di Joss Whedon del 2012, si è fatto crescere la barba per girare Snowpiercer. Il problema è stato che poi Whedon ha voluto aggiungere la scena, ed ecco cosa ha raccontato il regista in occasione dell’uscita in home video di Infinity War

“Mentre eravamo a promuovere il film alla premiere, c’era uno Shawarma a tre isolati di distanza, e Kevin Feige ci portò tutti lì. Evans aveva la barba. Quindi gli misero sul viso della roba come a Warren Beatty in Dick Tracy, come una mascella finta, e nella scena lui si copriva la faccia con la mano.” 

Non solo Evans, ma anche Chris Hemsworth era “cambiato” intanto. L’attore australiano aveva perso gran parte della sua massa muscolare per girare In The Heart of the Sea di Ron Howard, in cui ha interpretato un naufrago, e quindi la sua tuta è stata riempita di imbottitura. 

Steve Rogers ha creato un evento Nexus in Endgame? La regista di Loki risponde

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Nonostante Loki abbia raccontato quali siano le regole alla base dei viaggi nel tempo nel MCU, la questione non era propriamente estranea ai fan del franchise. Infatti, già Avengers: Endgame aveva preparato il terreno in tal senso, grazie al viaggio nel tempo attraverso il Regno Quantico.

Alla fine del film, Steve Rogers (Chris Evans) viene incaricato di riportare le Gemme dell’Infinito alla loro precisa collocazione, prima di scegliere di rimanere nel passato e di vivere finalmente la sau vita insieme a Peggy Carter (Hayley Atwell). Tecnicamente, la decisione di Rogers dovrebbe rappresentare un “evento Nexus”, almeno secondo gli standard stabiliti da Loki

Sulla questione è intervenuta la regista della serie, Kate Herron, la quale ha ammesso in un’intervista con The Direct di non avere una risposta definitiva in merito a cosa rappresenti davvero la scelta di Steve: “Devo ammettere che ci ho pensato, ma non ho una risposta definitiva al riguardo e forse questa cosa potrebbe infastidire alcune persone. Quindi, lasciatemi rispondere da fan. La mia teoria è questa: dipende se sei un ottimista o un pessimista. Se sei un ottimista, forse andava bene per loro vivere in quel modo, e quel ramo probabilmente non necessitava di essere falciato. Questo significava che potevano stare insieme. Secondo i romantici, forse, sono riusciti a sopravvivere. Se sei un pessimista, invece, pensi che probabilmente sono stati falciati.”

Tuttavia, a giudicare dagli standard della TVA stabiliti in Loki, Herron crede che sia più probabile che Rogers e Carter siano stati entrambi falciati dalla Time Variance Authority. “Generalmente, i rami devono essere falciati e poi conservanti, giusto? Ma dipende. Non voglio dire che loro siano stati definitivamente falciati, ma forse sì, considerando la logica alla base della TVA nella nostra serie. Ma forse volere è potere, e alla fine sono davvero riusciti a vivere felici e contenti. Chissà…”

Avengers: Endgame è arrivato nelle nostre sale il 24 aprile 2019, diventando il maggior incasso nella storia del cinema. Nel cast del film – tra gli altri – figurano Robert Downey Jr.Chris EvansMark RuffaloChris Hemsworth e Scarlett Johansson. Dopo gli eventi devastanti di Avengers: Infinity War, l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero esserci.

Steve Rogers è vivo nel MCU? Anthony Mackie risponde!

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Steve Rogers è vivo nel MCU? Anthony Mackie risponde!

I Marvel Studios hanno gestito l’allontanamento dal MCU di Chris Evans in un modo molto strano. Mentre la maniera in cui la storia di Steve Rogers è finita in Avengers: Endgame sembrava giusta, The Falcon and The Winter Soldier – una storia su Captain America – non ha fatto menzione dell’eroe a parte il fatto che è “andato”. Il mondo sembra credere che Steve sia morto, qualcosa che era evidente dalla trasformazione della Statua della Libertà in Spider-Man: No Way Home.

Ci piacerebbe pensare che Captain America: New World Order affronterà più direttamente cosa sta succedendo con l’ex Captain America, ma non c’è alcuna garanzia in questo senso. Tuttavia, il successore di Evans, Anthony Mackie, sembra suggerire fortemente che Steve è davvero vivo e vegeto durante una recente intervista su Jimmy Kimmel Live.

Quando Kimmel ha sottolineato che non abbiamo mai visto Cap morire, l’attore ha risposto: “Questo significa che non è morto! Perché stai cercando di uccidere Steve? Questa è discriminazione basata sull’età… non c’è niente di sbagliato in un vecchio Cap!”

Dopo aver scherzato con l’ospite, a Mackie è stato chiesto a bruciapelo se Steve è vivo. “Sì! Penso di sì! Non l’ho visto morire! Non lo so, ho visto Chris due settimane fa, e aveva un bell’aspetto.” Non è chiaramente una conferma ufficiale, ma sarebbe interessante capire in che modo questo tipo di domanda influenzerebbe il film e il MCU.

Ci sarebbe ancora tanto da raccontare su Steve, visto che su Terra-616 è rimasto con Peggy Carter e hanno vissuto una vita insieme. Ma aspetteremo pazienti di scoprire novità in merito.

Captain America: New World Order

Julius Onah dirige Captain America: New World Order, su una sceneggiatura di Malcolm Spellman e Dalan Musson. Il cast comprenderà Anthony Mackie nei panni di Sam Wilson/Captain America, Danny Ramirez nei panni di Joaquín Torres/Falcon, Tim Blake Nelson nei panni di Samuel Sterns/Leader, Carl Lumbly nei panni di Isaiah Bradley e Shira Haas nei panni di Ruth Bat-Seraph/Sabra. L’uscita al cinema è prevista per il 3 maggio 2024.

Jake Schreier dirigerà Thunderbolts e si baserà su una una sceneggiatura di Eric Pearson. Il cast dell’ensemble è composto da Florence Pugh come Yelena Belova, Sebastian Stan come Bucky Barnes/Winter Soldier, Wyatt Russell come John Walker/US Agent, Olga Kurylenko come Antonia Dreykov/Taskmaster, David Harbour come Alexei Shostakov/Red Guardian, Hannah John-Kamen come Ava Starr/Ghost, e Julia Louis-Dreyfus come Contessa Valentina Allegra de Fontaine. Thunderbolts uscirà nei cinema il 26 luglio 2024.

Steve Rogers è il nonno di Peter Quill? James Gunn smentisce

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Steve Rogers è il nonno di Peter Quill? James Gunn smentisce

Steve Rogers / Captain America (Chris Evans) è il nonno di Peter Quill / Star-Lord (Chris Pratt)? La teoria, abbastanza “selvaggia” sta impazzando in rete da un bel po’, e parte dall’osservazione di un fan molto attento che ha intercettato Laura Haddock in Captain America: Il Primo Vendicatore.

Andiamo con ordine: un fan del MCU ha visto che Laura Haddock, attrice che in Guardiani della Galassia interpreta Meredith, la mamma di Peter Quill, compare anche nel primo film di Cap nei panni di una fan del Super Soldato. Questo ha portato ad alcune speculazioni. La donna non può essere, per questioni anagrafiche, la mamma di Peter, ma potrebbe essere sua nonna. E se durante quell’incontro, magari intimo, con Cap, l’eroe le avesse lasciato in grembo una bambina, la futura mamma di Peter?

A rispondere sulla questione è intervenuto James Gunn, che, dopo lo stop dai social a seguito del licenziamento da parte di Disney, sta riprendendo la sua intensa attività social, rispondendo a molte domande dei fan.

Il regista ha smentito la teoria. Su Twitter ha citato un articolo che riporta la teoria, smentendola. A sostegno della sua risposta, Gunn cita anche il fatto che abbiamo effettivamente incontrato il nonno di Peter Quill in entrambi i film sui Guardiani, interpretato da Gregg Henry.

https://twitter.com/JamesGunn/status/1203729139267751936?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1203729139267751936&ref_url=https%3A%2F%2Fscreenrant.com%2Fcaptain-america-star-lord-grandfather-theory-james-gunn%2F

In effetti, la questione si scontra anche con ciò che tempo fa Chris Evans disse di Steve. In un’intervista, l’attore disse che Captain America potrebbe essere ancora vergine (ai tempi di The Avengers). Prima della trasformazione, Steve non era certo un adone, benché avesse un grande cuore. Dopo la trasformazione, quando le donne cadevano ai suoi piedi, è stato molto preso da faccende molto importanti e serie, cosa che forse lo ha tenuto lontano della attenzioni delle signorine, inoltre l’amore con Peggy non è stato forse mai consumato prima del suo incidente trai ghiacci. Per cui la stessa teoria che Cap possa essere il nonno di Peter Quill non sta affatto in piedi.

Per fortuna, gli eventi di Endgame hanno rimesso le cose al loro posto, e Steve ha avuto tutto ciò che avrebbe sempre meritato dalla vita, una famiglia, dei figli, l’amore della sua vita.

Steve McQueen: Una vita spericolata, l’11 novembre con Unipol Biografilm Collection

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Per il secondo anno di seguito, Unipol Biografilm Collection e I Wonder Pictures presentano ogni settimana in 16 multisala UCI i più coinvolgenti biopic, narrati da autori premiati nei più prestigiosi festival del mondo, proponendo un programma ricco non solo di grandi riscoperte, come era stato già l’anno scorso, ma anche di imperdibili anteprime, presentate in UCI Cinemas prima dell’uscita in sala. L’appuntamento firmato Unipol Biografilm Collection è ogni mercoledì alle 18 e alle 21.

Per commemorare il trentacinquesimo anniversario della scomparsa di Steve McQueen – avvenuta il 7 novembre del 1980 – mercoledì 11 novembre la rassegna propone Steve McQueen: Una vita spericolata, il film diretto da Gabriel Clarke e John McKenna incentrato sulla tribolata lavorazione de Le 24 Ore di Le Mans, pellicola fortemente voluta dall’iconico attore statunitense, grandissimo appassionato di motori ed egli stesso pilota, dedicata alla storica gara disputata presso il Circuit de la Sarthe.

Attraverso filmati del dietro le quinte della pellicola e interviste a membri del cast e della famiglia – tra cui spiccano il figlio di McQueen, Chad, e Derek Bell, cinque volte trionfatore a Le Mans – Clarke e McKenna ricostruiscono i mesi che avrebbero determinato una svolta drammatica nella vita dell’attore, sia dal punto di vista professionale che privato.

Steve McQueen aveva un sogno: girare il film definitivo sulle corse automobilistiche, il più realistico, il più coinvolgente. Come avrebbe potuto immaginare che la lavorazione de Le 24 ore di Le Mans gli sarebbe costata così tanto, in termini artistici, economici e umani? Tra divergenze con la troupe, problemi con la sceneggiatura, incidenti e tradimenti, i registi Gabriel Clarke e John McKenna costruiscono – sul filo delle testimonianze di Chad McQueen, figlio di Steve, e degli altri protagonisti di quella storica avventura cinematografica – un film nel film sul circuito dove l’icona della vita spericolata sfrecciò confondendo la finzione con la realtà dell’autodromo. E compongono il ritratto di un uomo lanciato a tutta velocità nell’esistenza e nell’arte.

Grazie alla scommessa di Unipol Biografilm Collection e del circuito UCI Cinemas, per il secondo anno consecutivo, contenuti di qualità dalla forte valenza culturale come i film documentari si allargano al pubblico popolare dei multisala. Una scommessa che pone però le sue radici nel dato concreto del crescente successo commerciale del genere documentario nel mondo, e in particolar modo negli Stati Uniti e in Francia.

Steve McQueen: una vita spericolata, il poster italiano

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È disponibile il poster di Steve McQueen: una vita spericolata, nelle sale italiane a partire da giovedì 5 novembre – per ricordare l’attore nel trentacinquesimo anniversario della sua scomparsa, avvenuta il 7 novembre del 1980 – distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.

Steve McQueenL’attesissimo docufilm, firmato da Gabriel Clarke e John McKenna, ripercorre la lavorazione del film Le 24 Ore di Le Mans, che vedeva protagonista l’iconico interprete statunitense. McQueen, grandissimo appassionato di corse, sia su due che su quattro ruote, era disposto a tutto purché il film incentrato sulla gara più impegnativa del calendario del motorsport a livello mondiale vedesse la luce, anche a mettere a repentaglio la propria carriera.

Il film – presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes, nella sezione Cannes Classics, e in anteprima nazionale a Biografilm Festival | International Celebration of Lives – offre uno spaccato unico del mondo dell’automobilismo su pista negli anni Settanta, grazie al dietro le quinte delle riprese effettuate per la pellicola di Lee H. Katzin durante la 24 Ore di Le Mans del 1970. Il film restituisce inoltre un ritratto singolare del carismatico attore e delle sue vicende pubbliche e private di quel periodo, mostrando immagini inedite e diverse interviste esclusive, tra cui quelle a Derek Bell, cinque volte vincitore a Le Mans; a David Piper, che perse una gamba durante le riprese; al co-protagonista di McQueen nel film, Sigi Rauch; e a Chad McQueen, figlio di Steve.

Presenting partner di Steve McQueen: una vita spericolata è TAG Heuer, brand da sempre legato all’universo motor racing grazie al suo contributo unico all’evoluzione del cronometraggio nella storia. Proprio nel film Le 24 Ore di Le Mans, al polso di Steve McQueen, TAG Heuer Monaco blu, il primo cronografo dalla cassa quadrata, divenne leggenda, tanto che questo modello è oggi conosciuto come ‘Monaco McQueen’. McQueen scelse spontaneamente di indossarlo nel film, con l’intenzione di mantenere la divisa originale del pilota Jo Siffert, suo mentore per il ruolo di Michael Delaney, all’epoca ambasciatore TAG Heuer. In ‘Steve McQueen: una vita spericolata’, la leggenda continua: TAG Heuer Monaco è al polso del figlio Chad McQueen.

STEVE MCQUEEN: UNA VITA SPERICOLATA

(Stati Uniti/2015/112′) di Gabriel Clarke, John McKenna

Steve McQueen aveva un sogno: girare il film definitivo sulle corse automobilistiche, il più realistico, il più coinvolgente. Come avrebbe potuto immaginare che la lavorazione de Le 24 ore di Le Mans gli sarebbe costata così tanto, in termini artistici, economici e umani? Tra divergenze con la troupe, problemi con la sceneggiatura, incidenti e tradimenti, i registi Gabriel Clarke e John McKenna costruiscono – sul filo delle testimonianze di Chad McQueen, figlio di Steve, e degli altri protagonisti di quella storica avventura cinematografica – un film nel film sul circuito dove l’icona della vita spericolata sfrecciò confondendo la finzione con la realtà dell’autodromo. E compongono il ritratto di un uomo lanciato a tutta velocità nell’esistenza e nell’arte.

Steve McQueen: The Man & Le Mans in Italia con Wonder Pictures

I Wonder Pictures è orgogliosa di annunciare la distribuzione italiana di Steve McQueen: The Man & Le Mans: il film sarà presentato in anteprima mondiale a Cannes il 16 maggio, nella prestigiosa sezione Cannes Classics, e verrà successivamente proiettato in anteprima nazionale a Biografilm Festival – International Celebration of Lives (Bologna, 5-15 giugno 2015).

 L’attesissimo documentario, firmato da Gabriel Clarke e John McKenna, ripercorre la lavorazione del film Le 24 Ore di Le Mans, che vedeva protagonista l’iconico attore statunitense. McQueen, grandissimo appassionato di corse, sia su due che su quattro ruote, era disposto a tutto purché il film incentrato sulla gara più impegnativa del calendario del motorsport a livello mondiale vedesse la luce. Il documentario offre uno spaccato unico del mondo dell’automobilismo su pista negli anni Settanta, grazie al dietro le quinte delle riprese effettuate per la pellicola di Lee H. Katzin durante la 24 Ore di Le Mans del 1970, e restituisce un ritratto singolare del carismatico attore e delle sue vicende pubbliche e private di quel periodo oltre a mostrare footage inedito e le interviste esclusive a Derek Bell, cinque volte vincitore a Le Mans, a David Piper, che perse una gamba durante le riprese e alla co-protagonista di McQueen nel film, Sigi Rauch.

 “Se vogliamo portare avanti questo progetto, dobbiamo farlo nel modo giusto. Nessun escamotage hollywoodiano: nessun colpo di scena orchestrato ad arte, niente lieto fine. E se dobbiamo dedicarlo a una sola corsa, deve trattarsi necessariamente di Le Mans” – Steve McQueen

Steve McQueen: 10 cose che non sai sull’attore

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Steve McQueen: 10 cose che non sai sull’attore

Steve McQueen è uno di quegli attori che ha fatto la storia del cinema con le sue interpretazioni ed è diventato una figura iconica, nel corso del tempo, grazie anche alla sua vita definita spericolata. L’attore ha lavorato sodo per tutta la sua carriera e il pubblico lo ha sempre amato, anche e forse soprattutto dopo la sua morte, proprio per quel sentimento di libertà che esprimeva.

Ecco, allora, dieci cose da sapere su Steve McQueen.

Steve McQueen: i suoi film

1.Ha recitato in celebri film. Il primo vero ruolo al cinema dell’attore si ha in Autopsia di un gangster (1958). Da quel momento recita in Fluido mortale (1958), Sacro e profano (1959), I magnifici sette (1960), L’inferno è per gli eroi (1962), L’inferno è per gli eroi (1962) e La grande fuga (1963). In seguito, lavora in Strano incontro (1963), Cincinnati Kid (1965), Quelli della San Pablo (1966), Il caso Thomas Crown (1968), Bullit (1968) e Le 24 ore di Le Mans (1971). Tra i suoi ultimi lavori vi sono Papillon (1973), L’inferno di cristallo (1974), Il nemico del popolo (1978), Tom Horn (1980) e Il cacciatore di taglie (1980).

2. È stato anche produttore. L’attore, nel corso della carriera, non ha svolto solo l’attività di attore ma ha sperimentato molto volte anche quella di produttore. Nella fattispecie, McQueen ha lavorato alla produzione dei film Nevada Smith (1966 – non accreditato), Il rally dei campioni (1971), Un nemico del popolo (1978) e Tom Horn.

steve mcqueen

Steve McQueen: chi era sua moglie

3. Si è sposato tre volte. L’attore si è sposato per la prima volta nel 1956, a ventisei anni, con la collega Neile Adams, da cui ha avuto i figli Terry Chad. I due hanno poi divorziato nel 1972. Dopo circa un anno dalla separazione, McQueen si è risposato con un’altra collega, Ali MacGraw, dando vita ad una relazione turbolenta che ha portato al divorzio nel 1978, dopo qualche anno di matrimonio. In seguito, si sposato per la terza ed ultima volta, dieci mesi prima di morire, con la modella Barbara Minty. Tra i vari flirt a lui attribuiti, ci sarebbero quelli con le attrici Lauren Hutton e Barbara Leigh.

Steve McQueen e Barbour

4. Ha ispirato una collezione di giacche. Come noto ai suoi fan, McQueen indossava un abito in cotone cerato Barbour International durante le corse, e quel look iconico ha oggi contribuito a ispirare una nuova linea di giacche, t-shirt e bottoni. La The Steve McQueen Collection è dunque dedicata all’attore e alla sua capacità di rendere iconico tutto ciò che indossava.

Steve McQueen e Persol

5. Occhiali che hanno fatto la storia. Di fatto, Steve McQueen è diventato il volto del marchio Persol. La sua prima apparizione con quelli che sono poi diventati i Persol 714 Steve McQueen, è avvenuta nel 1968, quando l’attore arrivò sul set de Il caso Thomas Crown. Da quel momento quel particolare modello di occhiali è diventato un vero e proprio classico, tanto da essere popolarissimi ancora oggi, sempre legati all’immagine di McQueen.

Steve McQueen: la sua morte

6. È morto a soli 50 anni. L’attore, nel 1979, scoprì di essersi ammalato di tumore alla pleura. Da questo cancro l’attore non è mai riuscito a guarire, tanto da morire in una clinica messicana il 7 novembre del 1980, accanto all’ultima moglie e all’istruttore di volo e amico Sammy Mason. Ventiquattro ore prima gli era stata rimossa chirurgicamente una grossa massa metastatica all’addome. Fu cremato e le ceneri furono disperse nell’oceano Pacifico.

7. Si è esposto per molto tempo all’amianto. Con molta probabilità, a causare il formarsi del tumore è stata la continua esposizione di McQueen all’amianto. Questo materiale era infatti spesso impiegato negli ambienti frequentati da McQueen durante la sua vita (navi, studi cinematografici, ambienti motoristici), ma sembrerebbe essere stato presente anche nelle stesse tute da pilota usate da McQueen durante le sue corse.

Steve McQueen Barbour

Steve McQueen era un pilota

 

8. Un passione esagerata per le corse. Oltre che essere conosciuto per il suo talento recitativo, l’attore è diventato un’icona anche per il fatto di essere un gran amatore della gare automobilistiche, tanto da partecipare in prima persona a diverse competizioni. Tra le più famose ci sono quelle delle 12 ore di Sebring e Le 24 di Le Mans.

9. Una vita spericolata. Spesso è così che viene definita la vita dell’attore e non solo in merito al suo carattere turbolento, ma anche in riferimento al fatto che è stato molte volte stuntman di se stesso. Egli, infatti, preferiva fare a meno delle controfigure, e ciò è avvenuto per molti film come Bullitt e La grande fuga.

Steve McQueen: età e altezza

10. Steve McQueen nacque il 24 marzo del 1930 a Beech Grove, nell’Indiana. La sua altezza complessiva consisteva in 177 centimetri.

Fonti: IMDb, Daily Mail, Persol, Barbour

Steve McQueen vuole dirigere Michael Fassbender in un musical

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Steve McQueen vuole dirigere Michael Fassbender in un musical

Una chimera o un nuovo progetto? Michael Fassbender e Steve McQueen potrebbero lavorare per la quarta volta insieme: il regista sogna un musical. Il sodalizio tra Michael Fassbender e Steve McQueen potrebbe continuare in futuro. Dopo aver lavorato insieme a due acclamate pellicole, Hunger nel 2008 e Shame nel 2011, con cui Fassbender si è aggiudicato la Coppa Volpi, Steve McQueen ha rinnovato la sua collaborazione con l’attore feticcio in 12 Years a Slave, presentato in questi giorni al Toronto Film Festival, dove è stato acclamato da pubblico e critica presentandosi come uno dei potenziali protagonisti della prossima stagione di premi.

Intervistato da ThePlaylist, il regista ha parlato del suo ultimo film, soffermandosi infine sul prossimo progetto che vorrebbe realizzare: un musical con Michael Fassbender. Alla domanda del giornalista su un eventuale progetto più leggero dopo un trio impegnativo – che comprende un film sullo sciopero della fame, uno sulla dipendenza dal sesso e infine un’opera epica sulla schiavitù – il regista dichiara: Farò un musical. Voglio fare un musical, ecco cosa voglio. […] Ci sto pensando, voglio fare un musical con Michael. 

Il regista assicura che l’attore è in grado di cantare: Certo, canta benissimo! Oddio, come si chiamava quel tizio? [Inizia a cantare “What a Fool Believes”] Michael McDonald? E’ bravissimo a cantare Michael McDonald.

Infine McQueen dedica parole di elogio a Michael Fassbender: E’ come Mickey Rourke o Gary Oldman, è l’attore più influente della sua generazione. Gli altri vogliono stare con lui, essere come lui, oppure vogliono diventare attori proprio a causa sua. Ecco Michael Fassbender.

12 Years a Slave uscirà negli USA il 18 ottobre e racconta una storia basata sull’autobiografia, datata al 1853, di Solomon Northrup (Chiwetel Ejiofor) un nero libero dello stato di New York, che venne rapito e venduto come schiavo. Di fronte a crudeltà (personificata dal terribile schiavista, interpretato da Michael Fassbender), così come a gentilezze inaspettate, Salomon lotta non solo per rimanere in vita, ma per conservare la sua dignità. Nel dodicesimo anno della sua indimenticabile odissea, un fortuito incontro con un abolizionista canadese (Brad Pitt), cambierà per sempre la sua vita.

Steve McQueen una vita spericolata: 26 e 27 ottobre con Sala Bio

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Lunedì 26 ottobre alle ore 21.00, presso il Cinema Odeon di Bologna, e Martedì 27 ottobre, presso il Cinema Colosseo di Milano, torna Sala Bio, nell’ambito di Be Original, con un’imperdibile evento targato Unipol Biografilm Collection: l’anteprima di Steve McQueen una vita spericolata, il film di Gabriel Clarke e John McKenna, che, ripercorrendo la lavorazione di Le 24 Ore di Le Mans, restituisce un ritratto autentico e per certi versi inedito dell’attore più amato di sempre, Steve McQueen.

L’iconico interprete statunitense, grandissimo appassionato di corse, sia su due che su quattro ruote, era disposto a tutto purché il film incentrato sulla gara più impegnativa del calendario del motorsport a livello mondiale vedesse la luce, anche a mettere a repentaglio la propria carriera.

Il film sarà presentato a Sala Bio in versione originale sottotitolata e proposto in anteprima anche a Sala Bio Roma (Cinema Adriano) e Milano (Cinema Colosseo) martedì 27 ottobre e sarà poi distribuito in sala da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection il 9, il 10 e l’11 novembre, per ricordare l’attore nel trentacinquesimo anniversario della sua scomparsa, avvenuta il 7 novembre del 1980.

STEVE MCQUEEN: UNA VITA SPERICOLATA

(Stati Uniti/2015/112′) di Gabriel Clarke, John McKenna

Steve McQueen aveva un sogno: girare il film definitivo sulle corse automobilistiche, il più realistico, il più coinvolgente. Come avrebbe potuto immaginare che la lavorazione de Le 24 ore di Le Mans gli sarebbe costata così tanto, in termini artistici, economici e umani? Tra divergenze con la troupe, problemi con la sceneggiatura, incidenti e tradimenti, i registi Gabriel Clarke e John McKenna costruiscono – sul filo delle testimonianze di Chad McQueen, figlio di Steve, e degli altri protagonisti di quella storica avventura cinematografica – un film nel film sul circuito dove l’icona della vita spericolata sfrecciò confondendo la finzione con la realtà dell’autodromo. E compongono il ritratto di un uomo lanciato a tutta velocità nell’esistenza e nell’arte.

Uscita italiana: 9 – 10 – 11 novembre (I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection)

Steve McQueen The man & Le Mans: prima clip del film

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Variety ha pubblicato in esclusiva la prima clip del film documentario Steve McQueen The man & Le Mans, che rende omaggio al famoso attore-pilota, presentato al Festival di Cannes questo sabato nella sezione Cannes Classics.

Diretto da Gabriel Clarke e John McKenna, il documentario racconta la realizzazione del film Le Mans di McQueen nel 1970, su le 24 ore di Le Mans, gara che si disputa in Francia. Dopo un periodo di sei mesi, il regista di McQueen, John Sturges, mollò il film, il suo matrimonio crollò a pezzi, e la sua compagnia era sull’orlo del fallimento. E per tutto il tempo era in costante timore per la sua vita, dopo aver appreso che era in cima alla “lista della morte” di Charles Manson.

Il documentario mostra filmati mai visti prima tratti dal film di McQueen. Il figlio, Chad McQueen, che è uno dei principali intervistati nel documentario, sarà a Cannes per presentarlo insieme ai registi.

Fonte

Steve McQueen incontra il pubblico e riceve il premio alla carriera #RFF15

Classe 1969 e londinese di nascita, il regista Steve McQueen è oggi una delle personalità più affascinanti del panorama cinematografico. Formatosi nel mondo della videoarte, egli ha poi debuttato nel cinema nel 2008 con il folgorante Hunger. Sin da quel suo esordio, egli ha introdotto tutti quelli che sono i suoi principali interessi come regista. Dalla forza di volontà al desiderio di resistenza e liberazione, e tutto ciò passando attraverso il corpo. Il corpo denutrito, il corpo oppresso e quello martoriato. Con i successivi Shame e 12 anni schiavo, con il quale vincerà il premio Oscar, McQueen si conferma uno dei nuovi grandi autori della sua generazione. Nel 2018, infine, dopo cinque anni di assenza, torna sul grande schermo con l’heist movie Widows, con protagonista Viola Davis.

Per celebrare quanto fin qui realizzato, a lui è stato conferito il premio alla carriera della 15ª edizione della Festa del Cinema di Roma. In occasione di tale evento, McQueen ha avuto modo di presentare il suo nuovo impegno da regista: la serie antologica Small Axe, il cui titolo si ispira ad un brano di Bob Marley, recitante “se voi siete il grande albero, noi siamo la piccola ascia”. Cinque episodi autoconclusivi incentrati sulla comunità caraibica di Londra tra gli anni Sessanta e Ottanta. Il primo episodio presentato, Red, White and Blue, che ha per protagonista l’attore John Boyega, ha confermato il grande potenziale del progetto, dimostrando ancora una volta le grandi capacità espressive del regista.

Steve McQueen: esiste solo la verità

L’incontro che McQueen tiene con il pubblico si apre naturalmente da lì dove la sua carriera da regista di lungometraggi ha avuto inizio. Con Hunger egli decide di raccontare lo sciopero della fame intrapreso dall’attivista Bobby Sands contro il trattamento riservato ai detenuti. Ad interpretare il protagonista vi è l’attore Michael Fassbender, che diventerà una presenza ricorrente nei film del regista. Particolarità dell’opera, vincitrice della Caméra d’or per la miglior opera prima alla Festival di Cannes, è quella di prevedere lunghissimi piani sequenza. Interrogato su questa scelta stilistica, McQueen dichiara che “l’importante per me è tenere alta la tensione. Quando si stacca da un’inquadratura all’altra, il pubblico tende inevitabilmente a distrarsi, a provare un momento di respiro. Invece non facendo questa scelta, ma dando vita ad un’unica lunga inquadratura, il pubblico rimane inchiodato lì, presente.”.

“Ho deciso di raccontare questa storia – continua il regista – perché riconobbi nel gesto di Sands un grande valore. Ciò che lui ha dimostrato è che tutti noi disponiamo delle possibilità per opporre resistenza in nome della libertà. Ad aprirmi gli occhi a riguardo è stato anche il film Zero in condotta, del regista Jean Vigo. Lo considero il mio film preferito in assoluto, ed è quello che mi ha fatto riflettere sulle cose per cui è importante combattere. Con i miei film cerco proprio di fare questo, di dare ulteriore risalto a queste capacità. La cosa più preziosa che ho imparato facendo cinema, infatti, è che non esiste giusto o sbagliato, esiste solo la verità. Vale la pena correre dei rischi in nome di questo valore.”

L’incontro prosegue poi parlando dei due successivi film di Steve McQueen. Il regista, in seguito alla visione di alcune clip tratte da questi, li introduce dimostrandone la coerenza all’interno del suo percorso cinematografico. “Come per Hungers, anche con Shame e 12 anni schiavo ho cercato il modo migliore per far emergere la verità. Nel primo, i personaggi sono spesso inquadrati di spalle. Impossibilitato a vedere i loro volti, lo spettatore sarà costretto a concentrarsi sulle loro parole, da cui emerge la loro essenza. Per 12 anni schiavo, invece, non mi sono risparmiato nel mostrare le crudeltà che realmente gli schiavi subivano. Trovo che il problema del razzismo possa essere sconfitto solo con il progresso. Sono un fervente sostenitore del progresso. Nessuno vorrebbe trovarsi dalla parte sbagliata della storia.

Dalla videoarte al cinema

Prima di intraprendere la carriera di regista cinematografico, Steve McQueen si è formato come artista, divenendo noto come fotografo e scultore. Grande appassionato di arti figurative, il passaggio dietro la macchina da presa è inevitabile e avviene ben presto. Egli realizza così numerosi cortometraggi, come Bear, Exodus, e Giardini, poi raccolti e presentati alla Biennale di Arti Visive di Venezia. Tale formazione artistica si ritrova anche in tutti i suoi lungometraggi, i quali vantano una grande cura nella composizione della messa in scena. Prima di concludere l’incontro, a McQueen viene a tal proposito chiesto quanto il suo lavoro da artista influenzi quello da regista, e viceversa. “Per quanto per me non vi siano grandi differenze, – risponde il regista – sono consapevole che si tratta di due ambiti molto diversi tra loro.”

“Il cinema è un arte narrativa, – continua poi – per me è molto simile al romanzo da questo punto di vista. L’arte figurativa o la videoarte, invece, sono oggetti molto più simili a dei frammenti. Rimanendo su un paragone letterario, li considero come fossero dei componimenti poetici. Sono due forme comunicative molto diverse, ma alla fine ciò che conta è che siano d’impatto. L’arte, per me, deve essere in grado di suscitare emozioni e riflessioni a prescindere dalla sua forma. A trasmettermi questa concezione è stato anche quello che ritengo il mio film italiano preferito: Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti. Mi ha permesso di comprendere davvero la passione che un film può emanare.” Conclusosi l’incontro, McQueen riceve infine il premio alla carriera, la quale promette però di essere ancora lunga e ricca di successi.

Steve McQueen dirigerà Widows

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Negli ultimi giorni sembrava notizia sicura che il prossimo progetto del regista Steve McQueen sarebbe stato un film incentrato sulla vita dell’attivista Paul Robeson.

Ora, invece, giunge a sorpresa la notizia che il regista starebbe collaborando con la New Regency alla produzione di Widows, pellicola tratta ed adattata dall’omonima mini-serie del 1983.

Steve McQueen scriverà e produrrà il film che ruoterà attorno alla storia di tre donne rimaste vedove dei loro mariti, criminali incalliti, durante la rapina ad un security van. Le tre donne riusciranno a rintracciare la refurtiva, fino a quando scopriranno che uno dei loro mariti è sopravvissuto all’incidente.

Scelta insolita per il regista di 12 Anni Schiavo, che però conferma la sua volontà di non fossilizzarsi su un unico genere cinematografico. La pre-produzione di Widows dovrebbe partire già nelle prossime settimane.

Leggi la recensione di Widows – Eredità Criminale

Fonte: Empire

Steve McQueen dirigerà un documentario sulla Seconda Guerra Mondiale

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È Indiewire ad annunciare il prossimo progetto di Steve McQueen, quest’anno nelle sale con Widows: il regista londinese dirigerà il documentario The Occupied City, ispirato al libro illustrato Atlas of an Occupied City. Amsterdam 1940-1945 curato da sua moglie Bianca Stigter.

Il testo originale segue le tracce della Seconda Guerra Mondiale nella città di Amsterdam guidando il lettore attraverso la capitale olandese durante l’occupazione.

A produrre il film saranno la stessa Stigter (che aveva già lavorato con il marito in Widows e 12 Anni Schiavo, prima vera incursione di McQueen nel genere documentaristico dopo diversi cortometraggi. Insieme a loro anche la casa di produzione olandese Family Affair Films e Lammas Park.

Widows – Eredità Criminale, recensione del film di Steve McQueen

L’ultimo lavoro di McQueen, Widows – Eredità Criminale (distribuito in Italia dalla 20th Century Fox) ha visto il regista tornare dietro la macchina da presa cinque anni dopo l’Oscar di 12 anni schiavo, traducendo sul grande schermo la sceneggiatura di Gyllian Flinn (Gone GirlDark Places), a sua volta ispirata alla serie televisiva Le vedove.

Nel cast della pellicola, uscita nelle sale lo scorso 16 novembre 2018, Viola DavisMichelle RodriguezElizabeth DebickiColin Farrell e Liam Neeson.

Il film racconta la storia di quattro donne che, dopo la morte dei rispettivi mariti  coinvolti nella stessa rapina, decideranno di regolare i conti con i loro assassini.

Fonte: Indiewire

Steve McQueen difende la durata del suo ultimo film: “Avrebbe potuto durare 40 ore”

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Il nuovo documentario di Steve McQueen, Occupied City, dura più di quattro ore, ma il regista pensa che avrebbero potuto durare fino a 40 ore, dato l’argomento. Durante la partecipazione al London Film Festival, McQueen ha detto all’agenzia di stampa della regione PA, tramite Yahoo! News, che il suo nuovo documentario sull’Amsterdam controllata dai nazisti durante la seconda guerra mondiale avrebbe potuto essere anche più lungo dei suoi 262 minuti.

Penso che un’ora e mezza non gli renderebbe un servizio“, ha detto McQueen. “E che le ore sono, è tempo di riflettere su qualcosa che, in effetti, avrebbe potuto durare 24 ore, avrebbe potuto durare 40 ore.” Ha continuato: “E quindi, c’è una situazione in cui abbiamo fatto del nostro meglio con ciò che avevamo per tradurre questa situazione urgente e immediata avvenuta oltre 85 anni fa“.

Di cosa parla la Città Occupata?

“Il passato si scontra con il nostro presente precario nel coraggioso documentario di Steve McQueen Occupied City, basato sul libro Atlas of an Occupied City (Amsterdam 1940-1945) scritto da Bianca Stigter“, si legge nella sinossi ufficiale. “McQueen crea due ritratti intrecciati: uno scavo porta a porta dell’occupazione nazista che ancora infesta la sua città adottiva, e un vivido viaggio attraverso gli ultimi anni di pandemia e protesta. Ciò che emerge è allo stesso tempo devastante e affermativo, una meditazione espansiva sulla memoria, sul tempo e su dove siamo diretti”.

McQueen è noto per aver diretto Shame del 2011, 12 anni schiavo del 2013 e Widows del 2018. Nel 2020, ha anche pubblicato una serie antologica di cinque film, Small Axe, su Prime Video, che include Mangrove, Lovers Rock, Red, White e Blue, Alex Wheatle e Education. Ora sta lavorando a un film ambientato anch’esso sulla Seconda Guerra Mondiale, Blitz, che vedrà protagonista Saoirse Ronan. Dopo essere stato presentato in anteprima al Festival di Cannes nel maggio 2023, Occupied City è stato proiettato anche al Telluride Film Festival in agosto. A24 ha acquisito i diritti per distribuire il documentario, anche se non è stata ancora fissata una data di uscita.

Steve McQueen – Il film perduto in arrivo su Sky Documentaries

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Steve McQueen – Il film perduto in arrivo su Sky Documentaries

Il 28 agosto arriva su Sky Documentaries il docu-film, Steve McQueen – Il film perduto che ricostruisce il progetto di “Day of the Champion”, che non ha mai visto la luce. Nel 1965, il tentativo di Steve McQueen di fare l’ultimo film di F1 è stato abbandonato a metà durante le riprese: questo docufilm cerca di rimetterne insieme i pezzi.

Steve McQueen – Il film perduto, un film Sky Original disponibile su Sky Documentaries (canali 122 e 402) sabato 28 agosto alle 21.15 e anche on demand e in streaming su NOW, ricostruisce il dietro le quinte del film.

Steve McQueen – Il film perduto è disponibile su NOW e anche on demand su Sky. Iscriviti a soli 3 euro per il primo mese e guarda il film e molto altro.

Steve McQueen – Il film perduto, il film

Anche se è morto 40 anni fa, Steve McQueen rimane ancora oggi un’icona di Hollywood. La serie di successi al botteghino di McQueen è stata breve ma impressionante – “The Great Escape”, “Bullitt”, “Papillon” – ma aveva un progetto in casa che lo ispirava molto.

Il film si intitola “Day Of The Champion”, ed è stato girato in Europa tra il 1965 e il 1966. Nessun materiale proveniente dalle sue riprese si pensava fosse sopravvissuto. Fino a pochi mesi fa, quando furono scoperte delle bobine di pellicola a colori 35mm. Questi filmati sono solo una parte di questa storia. Il racconto accende una battaglia tra due grandi studios hollywoodiani, entrambi pronti a fare lo stesso film allo stesso tempo. Il soggetto? Il pericolo e il fascino delle corse automobilistiche di Formula 1. Ma ci sarebbe un solo vincitore.

Accanto al film a colori salvato ci sono centinaia di fotografie on-set, molte delle quali catturano immagini candide e inedite di McQueen stesso.

Il documentario è narrato nella versione originale, dal leggendario presentatore di talk show americano e comico David Letterman. “The King Of Late Night” è un fan di Steve McQueen e porta a questa storia una prospettiva personale. Altre voci che aiutano a portare questa favola della vecchia Hollywood a nuova vita: sono il tre volte campione del mondo di F1 Sir Jackie Stewart e i membri della troupe da “Day Of The Champion” che sono stati chiamati a svelare i segreti delle campagne di Hollywood tra i due film concorrenti.

Anche gli esperti cinematografici James King e la Christina Newland del Guardian offrono prospettive informate, mentre il biografo britannico di McQueen, Richard Sydenham, rivela degli aneddoti inediti circa l’icona di Hollywood, che danno vita a questa storia straordinaria.

Steve Jobs: video intervista a Seth Rogen

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Steve Jobs: video intervista a Seth Rogen

Guarda la video intervista a Seth Rogen, co-protagonista del film Steve Jobs di Danny Boyle con Michael Fassbender nei panni del fondatore della Apple.

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https://www.youtube.com/watch?v=F7H6a3FJhYk&feature=youtu.be

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Steve Jobs, il film

Ricordiamo che Steve Jobs uscirà  il 9 ottobre negli USA. La sceneggiatura, scritta da Aaron Sorkin, verterà attorno a tre principali momenti, corrispondenti al lancio di tre grossi progetti: il Mac, la compagnia NeXT, e l’iMac. La foto che ritrae Michael Fassbender, si riferisce al lancio della della società NeXT creata da Jobs a metà degli anni ’80 dopo essere stato estromesso dalla Apple. Il film, che uscirà in Italia a Gennaio 2016, vede tra i protagonisti Kate Winslet, Sarah Snook, Seth Rogen, Jeff Daniels, Michael Stuhlbarg, Perla Haney-Jardine, Katherine Waterston, Adam Shapiron

Ambientato nel backstage del lancio di tre prodotti iconici culminato nel 1998 con l’inaugurazione dell’iMac, Steve Jobs ci porta dietro le quinte della rivoluzione digitale per dipingere il ritratto intimo di un uomo geniale. Steve Jobs è diretto dal premio Oscar Danny Boyle e scritto dal Premio Oscar Aaron Sorkin, basandosi sulla biografia best-seller del fondatore della Apple, opera di Walter Isaacson. I produttori sono Mark Gordon, Guymon Casady di Film 360, Scott Rudin ed il premio Oscar Christian Colson.

Michael Fassbender interpreta Steve Jobs, il pionieristico fondatore della Apple, mentre l’attrice Premio Oscar Kate Winslet ritrae Joanna Hoffman, ex responsabile marketing di Macintosh. Steve Wozniak, co-fondatore di Apple, è interpretato da Seth Rogen, e Jeff Daniels interpreta l’ex CEO della Apple John Sculley. Il film ha anche come interpreti Katherine Waterston nei panni di Chrisann Brennan, l’ex-fidanzata di Jobs, e Michael Stuhlbarg nel ruolo di Andy Hertzfeld, uno dei membri originali del team addetto allo sviluppo del Macintosh della Apple.

Steve Jobs: trama, cast e curiosità sul film con Michael Fassbender

Era difficile che un uomo visionario e rivoluzionario come Steve Jobs non venisse raccontato al cinema, e infatti nel giro di appena tre anni sono arrivati sul grande schermo ben due film a lui dedicati. Il primo, del 2013, è intitolato Jobs, ed è interpretato tdall’attore Ashton Kutcher. Il secondo, più riuscito ed apprezzato, è invece Steve Jobs, arrivato in sala nel 2015 per la regia di Danny Boyle, premio Oscar per The Millionaire, e scritto da Aaron Sorkin, che aveva già raccontato di un altro celebre innovatore informatico come Mark Zuckerberg in The Social Network. A dar volto al fondatore della Apple è qui l’attore Michael Fassbender.

Sorkin ha basato la propria sceneggiatura sulla biografia autorizzata Steve Jobs, scritta da Walter Isaacson e pubblicata nel 2011, nello stesso anno della scomparsa dell’imprenditore statunitense. Lo sceneggiatore, però, decise di non raccontare l’intera vita di questi, bensì di concentrarsi sul dietro le quinte di tre momenti fondamentali della sua vita. Distanti nello spazio e nel tempo, questi definiscono al meglio la personalità dell’inventore, permettendo un ingresso più intimo in questa e nella sua mente. Presentato in anteprima al Telluride Film Festival, Steve Jobs è stato accolto da pareri particolarmente positivi, che elogiano tanto la costruzione del racconto quanto le interpretazioni dei protagonisti.

Per dar vita alle tre sequenze del film, ambientate in anni diversi, il regista scelse inoltre di girare avvalendosi di pellicola 16mm, 35mm e infine del digitale. Ciò gli permise di sottolineare ulteriormente i progressi tecnologici di ripresa, merito anche delle innovazioni apportate da Jobs. Prima di intraprendere una visione di questo, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative al titolo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla vera storia dietro il film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Steve Jobs: la trama del film

Ambientato rispettivamente nel 1984, nel 1988 e nel 1998, il film ripercorre la presentazione del primo Mac, il lancio di NeXT e il trionfale convegno durante il quale il mondo conobbe il primo iMac. Tre tappe fondamentali per Steve Jobs, attraverso cui arriva a definire il proprio genio e la propria fortuna. Nel dar vita agli istanti che precedono queste importanti rivelazioni al mondo, il racconto permette di entrare in contatto con lo Steve imprenditore e uomo, il quale passa dall’essere un brillante rivoluzionario ad un despota senza scrupoli, da padre reticente a persona fragile a causa di traumi passati. Accanto a lui, i collaboratori di sempre, Joanna Hoffman Steve Wozniak, lo aiuteranno a fondare il proprio impero.

Steve Jobs: il cast del film

Per interpretare il ruolo di Steve Jobs era originariamente stato considerato l’attore Christian Bale, giudicato perfetto per la parte. A pensarla così era anche Michael Fassbender, scelto come sostituto nel momento in cui Bale rinunciò al progetto. Fassbender ammise di essere stato a lungo nel dubbio se accettare o meno, non sentendosi all’altezza del collega. Affascinato dalla figura di Jobs, decise infine di vestirne i panni, conducendo lunghe ricercher per capirlo meglio. Fassbender, tuttavia, raccontò di aver cercato di dar vita ad un’interpretazione personale dell’inventore, non volendo finire con l’imitarlo. La sua performance fu infine così apprezzata da portarlo a guadagnare una nomination all’Oscar come miglior attore.

Accanto a lui, si ritrova Seth Rogen nei panni di Steve Wozniak. Per interpretare questi, l’attore ha speso diverso tempo in compagnia di questi, al fine di conoscerlo e capirlo meglio. Prima di prendere parte al progetto, infatti, non aveva idea di chi fosse Wozniak. La premio Oscar Kate Winslet recita invece nel ruolo di Joanna Hoffman, da lei ardentemente desiderato. Venuta a sapere del progetto, infatti, si è subito messa in contatto con Boyle, dimostrandogli di essere l’interprete giusta per la parte. La Winslet ha infine ottenuto una nomination come miglior attrice non protagonista per la sua performance. Nel film sono poi presenti gli attori Jeff Daniels nei panni di John Sculley, CEO della Apple, Katherie Waterstone in quelli della ex fidanzata di Jobs, e Michael Stuhlbarg in quelli dell’ingegnere Andy Hertzfeld.

Steve Jobs: le differenze tra il film e la vera storia

Pur basandosi sulla biografia autorizzata di Jobs, il film si prende necessariamente alcune libertà, che portano a stravolgere alcuni degli eventi raccontati. Tali modifiche alla realtà, infatti, hanno permesso agli autori di far trasparire in modo più chiaro per il cinema la personalità del protagonista. La scena d’apertura, ambientata nel 1984, dove si ritrova uno Jobs furioso poiché il Macintosh non pronuncia la parola “ciao”, non è infatti mai avvenuta. Il rapporto che il protagonista intrattiene lì con gli altri personaggi permette però di far fuoriuscire alcuni difetti caratteriali di questi. Allo stesso modo, il rapporto presentato tra Jobs e la figlia Lisa Brennan, di cui l’inventore aveva rifiutato la paternità, viene qui raccontata in maniera più edulcorata e sentimentale. Nella realtà, Jobs si riavvicinò alla figlia in maniera differente.

Allo stesso modo, molto diverse sono le vicende relative al lancio del computer NeXT. Contrariamente a quanto avviene nel film, infatti, la Apple non ha sporto denuncia nei confronti di Jobs al momento della promozione del suo nuovo computer, bensì anni prima. Particolarmente rimaneggiato è inoltre il rapporto di Jobs con Wozniak, e molte delle scene che li vedono qui protagonisti non sono mai avvenute. Ugualmente, quasi nessuno dei dialoghi presenti nel film è mai avvenuto. Il film, infatti, è estremamente poco attinente alla realtà degli eventi narrati. Come anticipato, però, l’interesse di Sorkin era quello di utilizzare tre momenti chiave per tentare di raccontare una personalità, anche a costo di tradire l’effettivo svolgimento degli eventi. Ciò non rende però meno godibile il film, che anzi risulta essere particolarmente brillante nella rappresentazione del protagonista.

Steve Jobs: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Steve Jobs grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 30 gennaio alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb, HistoryVsHollywood